I wanna see your eyes, baby

di Clahp
(/viewuser.php?uid=18476)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Baby, my wish is on a wing ***
Capitolo 2: *** Oh baby, hold my hand and guide me to a better day ***



Capitolo 1
*** Baby, my wish is on a wing ***


Accorda, accorda, scivola, scivola, suona, senti l’adrenalina, sorridi, guardi una certa figura dinnanzi a te, le ammicchi, ti senti un gran figo, ti inumidisci le labbra, chiudi gli occhi, fai scivolare ancora le dita e-

 

Accorda, accorda, scivola, scivola, suona, senti l’adrenalina, sorridi, guardi una certa figura dinnanzi a te, le ammicchi, ti senti un gran figo, ti inumidisci le labbra, chiudi gli occhi, fai scivolare ancora le dita e-

«NARUTO, porca miseria!»

Gli altri tre si bloccarono, piccati, e mi guardarono. Ecco, avevo fatto l’ennesima cazzata!

«Hai sbagliato di nuovo! E questa è la terza volta, cazzo!», continuò Temari, furiosa, pestando un piede a terra. «A che diavolo pensi quando suoni?! Devi stare concentrato, altrimenti è tutto inutile! E’ una cosa seria, questa

Deglutii, scocciato, e mi grattai nervosamente la nuca.

«Oh, va be’, scusate tanto.», borbottai; Shikamaru alzò gli occhi al cielo, sbuffò e commentò:

«Naruto, ok, non fa niente, ma se non prendi seriamente questa cosa possiamo anche finirla qui e smettere di perdere tempo.»

Mi girai verso di lui e lo scrutai biecamente.

«Per me è una cosa seria! Ero solo un pochino distratto, ok?», replicai, irritato.

«Ok, ok, ma ora riprendiamo, eh?», sentenziò laconicamente Sasuke, il più infastidito di tutti.

Sbuffai, gli feci una boccaccia -mentre lui era voltato, ovviamente- e ripresi in mano la mia chitarra; concedetti un’ultima fugace occhiata alla figura dinnanzi a me (che non si era accorta di niente, intenta com’era a leggere un libro orribilmente spesso) sorrisi ancora e ricominciai a far scivolare le dita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I wanna see your eyes, baby

 

 

 

-Prima parte-

 [ Baby, my wish is on a wing ]

 

 

 

Mi sbracai sulla sedia, sfibrato, e mi asciugai il sudore sulle tempie.

«Sfinito, eh?», chiese ironicamente la figura che tanto spesso osservavo mentre suonavo, e a causa di cui tanto spesso sbagliavo, immersa ancora nella lettura di quell’alto volume. Arrisi di nuovo e mi avvicinai a lei.

«Sì, abbastanza… Ma tu, Sakura-chan, la smetti di studiare? Sono più di due ore che stai su quel coso! Almeno, guardami!», replicai.

Lei seguitò a non staccare gli occhi da quelle pagine fitte di inchiostro e rispose, asciutta:

«Non posso, baka. Domani ho un esame di anatomia e devo studiare…»

Presi fiato per rispondere, sconvolto da così tanto zelo; ma lei per la prima volta da ore alzò lo sguardo e sentenziò:

«…e dovresti farlo anche tu.»

Rimasi a bocca aperta, spiazzato.

«Sbaglio, o fra due settimane hai un esame?», continuò, cocciuta.

…E ovviamente non sbagliava!

«Sì, ma… Shikamaru ha detto che mi darà una mano e… e comunque, è molto facile! Davvero, non ci vorrà tanto!», balbettai, sudando freddo; lei però alzò pesantemente un sopracciglio e ghignò:

«Facile, certo, dal momento che questa è la terza volta che lo dai, Naruto —o è la quarta? Scusami, è che la memoria dopo un po’ vacilla

Il suo sguardo era talmente minaccioso che istintivamente portai le mani in avanti e deglutii rumorosamente.

«Su, su… che importanza ha? In ogni caso la nostra band va forte e…»

«La vostra band» mi interruppe, mentre i suoi occhi dardeggiavano e le mani fremevano «andrà anche forte, ma tu, cretino, devi seriamente studiare! Hai praticamente perso un anno in cazzeggio e robe varie, ti ricordo! Ne vuoi perdere un altro, o cosa?!», berciò, iraconda, squadrandomi ancora.

Mi morsi vistosamente un labbro e cercai delle parole per replicare… parole che ovviamente non arrivarono -il mio cervello doveva essere in letargo, se mai s’era degnato di funzionare-; lei alzò gli occhi, sbuffò e commentò:

«Naruto… come devo fare io con te? Ah! Sasuke va benissimo, prende tutti trenta, io pure non vado per niente male… e invece tu pensi solo a suonare! Suonare! Ma vuoi costruirti un futuro? Guarda che se non ti impegni adesso, poi sarà tutto inutile!»

«Un futuro! Un futuro! Il mio futuro è la musica, Sakura-chan. Che me ne faccio di tutto il resto?», borbottai, infastidito, guardandola male; lei di tutta risposta socchiuse gli occhi e mi prese una guancia fra le dita, tirandola e torcendola.

«La musica, cretino», parlò, arrabbiata, continuando a shakerare la mia povera pelle «non ti darà il pane, in futuro! Non ti garantirà un posto di lavoro o una sicurezza… lo capisci, questo, sì?»

Abbassai gli occhi, affranto.

«Tu hai ragione, ma… fra due settimane ci sarà quel concorso, Sakura-chan… se vinceremo, potremo seriamente incidere un disco! Lo capisci? E’ da sempre il nostro sogno, questo!», esclamai, riprendendo vigore, e guardandola in modo assai posato; lei, a queste parole, parve addolcirsi.

«Il vostro sogno...?», domandò, guardandomi interrogativamente con quegli splendidi occhi smeraldini.

«Sì. E’ il mio sogno da sempre, Sakura-chan… e non me lo lascerò sfuggire, adesso che siamo così vicini!»

Sorrise bonariamente e distese la mano sulla mia guancia —era una carezza…?

«Che esame devi dare, cretino...?», chiese poi, esalando un pesante respiro.

Io sorrisi: lei non era mai stata così terribile come aveva sempre voluto fintamente farsi ritenere; era una delle persone più buone e meravigliose e belle e intrattabili e irascibili e perfette e incantevoli del mondo, lei, Sakura-chan

«Chimica.»

Ancora una volta, lei sbuffò.

«E va be’. Ti darò una mano io, visto che a quell’esame l’anno scorso ho preso la lode. Ma tu, al termine di questo stupido concorso, non farai altro che studiare… vero?», disse, enfatizzando l’ultima parola con uno sguardo minaccioso.

«Certo! Certo! Grazie, Sakura-chan

Sì… come no…

Lei alzò nuovamente un sopracciglio e parlottò:

«Sarà molto meglio per te, cocco. In ogni caso, ades—»

«Naruto! Forza, dobbiamo ricominciare!», urlò Shikamaru dall’altro lato del garage; mi girai, mi alzai e gridai:

«Ok, ok, arrivo! Sakura-chan, ti saluto! A dopo!»

E lei mi guardò andar via con uno strano sorriso sulle labbra.

 

 

 

*

 

 

 

Eppure… sembrava incredibile che tutto questo fosse vero.

Io, Shikamaru, Sasuke e Sakura ci conoscevamo sin dalle elementari; insieme ad altri ragazzi (Kiba, Ino, Neji, Sai, Hinata, Choji, Shino, Rock Lee, TenTen) formavamo un grande e bel gruppo. Eravamo stati sempre insieme fino alla fine delle medie, dopo di cui avevamo intrapreso licei e vite diverse, ma eravamo continuamente rimasti in contatto.

Noi tre ragazzi avevamo iniziato a suonare verso l’ultimo anno del liceo, sebbene ognuno di noi facesse musica individualmente da molto più tempo; era iniziato tutto come una specie di gioco, ma con il passare del tempo era diventato sempre più un hobby, poi una passione, infine quasi un lavoro. In quei primi tempi, io ero il chitarrista, Sasuke la voce e Shikamaru il batterista; ma un giorno, riunitici in camera di quest’ultimo, iniziammo a ponderare seriamente circa la nostra situazione.

«Abbiamo bisogno di qualcun altro.», iniziò Nara, andando dritto al punto.

Sakura, seduta vicino a me, era intenta a leggere svariati test per l’ammissione alla facoltà di medicina; ghignò un poco e si mise a sedere in maniera più composta. Lei non aveva mai voluto entrare a far parte del gruppo, benché la avessi più volte pregata; diceva che la musica non faceva per lei, e che comunque era ormai troppo tardi per imparare a suonare decentemente. E così assisteva con totale assiduità a tutte le nostre riunioni o incontri in cui litigavamo, suonavamo, ci picchiavamo, ridevamo o semplicemente parlavamo. Insieme a lei, un altro a noi fedelissimo era Choji: il miglior amico di sempre di Shikamaru, che bonariamente sopportava tutte le nostre discussioni o stridii musicali, e che molto spesso ci forniva consigli assai utili; quella volta stava mangiando un panino, come suo solito, e ci stava guardando apaticamente.

Sasuke alzò un sopracciglio.

«Lo pensavo anche io. Mi sono piuttosto stufato di cantare; inoltre la nostra musica sta diventando un po’ troppo soft. Dovremmo puntare a roba più dura, insomma.», disse.

Io li guardai, infastidito e confuso.

«No, no, scusate tanto! Non ne vedo il motivo! Noi tre bastiamo e avanziamo, no? Un altro elemento… non so, minerebbe all’equilibrio del gruppo. E poi –»

«Naruto» mi interruppe seccamente Sakura, continuando con tranquillità a leggere «Sasuke-kun ha perfettamente ragione. E… non per dire, eh, ma un gruppo di soli uomini sembra la classica boyband americana che fa impazzire le ragazzine… Non è molto gratificante, come cosa.»

Shikamaru annuì e confermò; trovatomi in netta minoranza, guardai gli altri, piccato, e sbuffai.

«Ok, ok, avete ragione –forse. Be’, allora… possiamo chiedere a Sai, no? …O Kiba. Anche loro fanno musica, no?»

Sasuke si portò una mano al mento e ponderò.

«Kiba… fa troppo casino, per quello basti -e avanzi- tu. E Sai è troppo poco emotivo… una via di mezzo no, eh, cretino?», pigolò, superiore; lo fulminai con lo sguardo e sbattei un pugno sul tavolino, furioso.

«Senti chi parla, l’emo frustrato del gruppo! E allora, allora… che ne dite di Neji?», replicai, spazientitomi.

Shikamaru rifletté, aspirando una boccata di nicotina.

«Oh, Neji è un po’ una palla, ma potrebbe andare. Choji… perché non entri tu? Potresti essere un ottimo elemento, dico sul serio.», borbottò, girandosi verso l’altro ragazzo; questi però dissentì veracemente.

«No, no, grazie! Troppa fatica, troppo stress. Io voglio una vita piuttosto tranquilla, Shikamaru… mi chiedo, tuttavia, come tu abbia accettato tutto questo.»

L’altro si sbracò sul cuscino su cui era malamente seduto e disse:

«Be’, era iniziato tutto come un gioco… però c’è anche passione, insomma. E oramai, che vuoi farci…? Non posso più tirarmi indietro.», borbottò, fintamente disinteressato, sbadigliando; questo significava che, sebbene suonare fosse un’attività piuttosto stancante, era una sua passione e non vi avrebbe mai rinunciato. Era un ragazzo alquanto bizzarro: ciò che definiva “seccante” o una  “scocciatura” -aggettivi che mi rifilava una decina di volte al giorno, data la mia iperattività- era ciò che gli stava più a cuore.

«Per tornare a galla… Allora, potremmo provare con Nej-»

«Forse voi non avete capito», esclamò Sakura, interrompendolo e guardandoci in maniera piuttosto superba «A voi serve una vocalist. Vi serve una ragazza

Gli altri tre la fissarono assai male, attoniti; ma io sorrisi, raggiante, e le avvolsi un braccio intorno alle spalle con fare molto comprensivo.

«Sakura-chan…! Se tu vuoi entrare a far parte del gruppo, non serve che usi certi mezzi! Potevi anche dirmelo, eh, dal momento che sono io il leader della band!»

Ma -come previsto- le mie guancie furono straziate dall’ennesimo pizzico della giornata; mi portai velocemente una mano alla parte lesa, ma non feci in tempo a gemere che un inaspettato scappellotto si avventò sulla mia povera nuca. Dolorante, piagnucolai, ma i rimproveri degli altri mi bloccarono.

«Ma che hai capito, idiota! Lo dicevo per voi, sai quanto può fregarmene?!», berciò la dolce ragazza, sbuffando.

«Chi sarebbe il leader, cretino?!», urlò a sua volta Sasuke, virilmente offeso e ghignante.

Shikamaru sbuffò per la milionesima volta e si accese abulicamente un’altra sigaretta.

«Quanto casino che fate… In ogni caso, non voglio donne nel gruppo. La maggior parte è composta da ragazzine capricciose e isteriche, non si capisce mai quello che vogliono… una ragazza minerebbe al nostro equilibrio.», brontolò, appoggiandosi alla finestra dietro di sé.

«Non avrei mai creduto che avresti risposto così, eh!», replicò Choji, ridacchiando e guardandolo benevolmente; Sakura sbuffò, indispettita, e commentò:

«La categoria ringrazia, signor Misogino.» Ci guardò ancora, non del tutto sconfitta, e continuò testardamente: «Comunque, io lo dico per voi! Pensateci. I quartetti formati da tre uomini e una donna vanno molto forte, in questi tempi. Se voi aveste una voce femminile decisa e potente, e non la solita ragazzina viziata e con la voce ovattata, sono sicura che sfondereste. Ma se proprio non volete… be’, fate come vi pare.»

Sasuke assunse la sua solita posa pensante -sguardo truce, dita intrecciate davanti al viso ed espressione mortalmente seria- e ponderò.

«Non ha tutti i torti.» ammise infine.

Io mi mordicchiai un labbro, indeciso; ma il batterista scosse la testa, cocciuto.

«No. Non abbiamo bisogno di una donna, vi dico! E poi — AHIA, CAZZO

A farlo urlare era stato un colpo alla nuca provocato da un sasso; evidentemente, qualcuno aveva scagliato quel ciottolo da oltre la finestra -i Nara abitavano al primo piano di una palazzina piuttosto piccola- a cui il ragazzo era appoggiato.

«Allora, signor pesaculo, mi vuoi aprire o no?! E’ un quarto d’ora che suono!»

Ridendo, mi affacciai e notai una ragazza -il qualcuno che aveva colpito così magistralmente la testa del mio amico- che stava per strada.

«Shikamaru, una dolce donzella ti desidera, a quanto pare.», parlottai; l’altro si precipitò vicino a me e deglutì sommessamente.

«Che diavolo vuoi, seccatura?!», urlò.

La biondina, furiosa per il trattamento, sbatté un piede a terra ma riuscì a rimanere calma; fulminò il ragazzo con gli occhi e replicò:

«Vorrei avere indietro il ventaglio che un qualcuno estremamente accaldato mi ha fregato due settimane fa, quando ci siamo visti!»

Il ragazzo sbuffò sonoramente, andò al citofono e aprì.

«Che seccatura, quella donna…», borbottò, grattandosi la testa.

Mi avvicinai a lui e, sghignazzando, gli diedi una poderosa pacca sulla spalla.

«E bravo Shikamaru! Tanto pigro, tanto misogino, e poi fai venire una ragazza a casa! Ma chi è quella belva, eh? Non è neanche male, sai?», dissi, ammiccando maliziosamente; lui mi fulminò con gli occhi e rispose, vagamente rosso in faccia:

«Ma che diavolo dici, cretino! E’ solo Temari, una seccatura con un carattere impossibile, che ho conosciuto qualche mese fa a quella gara di logica cui la scuola mi ha obbligato ad andare.»

«Gara a cui, fra l’altro, l’ho persino battuto.», proclamò la ragazza, appena entrata nella stanza. La squadrammo, confusi, ma lei non diede il minimo segno di timidezza; si avvicinò a Shikamaru e alzò un sopracciglio.

«Il mio ventaglio, dunque?», domandò.

L’altro alzò gli occhi al cielo, rovistò vicino al suo letto ed estrasse una sacca dall’ammasso di cianfrusaglie; la aprì, trovò l’oggetto, glielo porse e commentò:

«Ecco fatto. Contenta? Smetterai di asfissiarmi?»

Lei ghignò, soddisfatta, ed annuì con fare furbo; gli fece una smorfia, ci salutò gentilmente e si voltò per andarsene, ma Sakura la bloccò.

«Scusa, ma tu non venivi a lezione di canto?», domandò, vagamente curiosa.

L’altra si bloccò, si girò e rispose:

«Oh, sì. Ma tu come fai a saperlo?»

Guardammo tutti la nostra amica in maniera assai strana; io alzai un sopracciglio, non capendo ciò che le passasse per la testa. Le donne sono strane, si sa.

Questa sorrise, contenta, e replicò:

«Accompagnavo una mia amica… Ino Yamanaka. Quindi, tu canti

Temari rimase un pochino interdetta; io la guardai adesso sotto una luce diversa. Forse

«Be’, sì… mi piace farlo. Ma perché, scusa?» domandò, alquanto sospettosa.

Incurante della domanda, fissai Shikamaru con uno sguardo molto eloquente; Sasuke fece la medesima cosa ma in maniera assai più discreta. L’altro capì al volo e borbottò:

«NO! No, no! Io questa qui non ce la voglio! Mi farà venire un esaurimento nervoso, litigheremo sempre! Ormai la conosco, ah! No, mi dispiace ma non cedo!»

 

 

*

 

 

 

 

E fu così che Sabaku no Temari, dopo un breve e spettacolare provino, entrò nella nostra band —i “Seven”.

«Ma che razza di nome è?», chiese la vocalist, scettica, quando, qualche mese dopo la sua entrata, Sakura propose quel nome.

«Be’, Naruto, Sasuke e io siamo nella stessa classe, ed è appunto la sezione sette dell’ultimo anno. Shikamaru fuma le sigarette “Shichi”… e poi il sette è il numero preferito da molte persone.»

Temari parve pensarci su; io annuii, convinto.

«Per me va benissimo», asserii, guardando Sakura; lei mi sorrise.

«Per me, un nome vale l’altro», borbottò Sasuke, stiracchiandosi per terra.

«Mh, è un nome banale e fin troppo facile. Ma va be’, se non c’è di meglio…», commentò apaticamente l’ultimo membro del gruppetto -segno che il nome gli piaceva.

La bionda, messa alle strette, sbuffò.

«Oh, va bene, va bene! Vada per “Seven”, allora! Ma non ho mai sentito un nome più stupido, eh!», esclamò, arcigna; ma prese talmente gusto a questo nome che, qualche tempo dopo, incaricò personalmente Sai di decorare la batteria, le chitarre e persino il suo adorato microfono con quello ‘stupido’ nome.

Dalla fine del liceo in poi, iniziammo ad allenarci assiduamente, tutti i giorni. Sasuke, nel frattempo, era passato al basso; la nostra musica era mutata da uno stile prettamente rock ad uno più rock/punk. La voce di Temari si adattava benissimo a questo nostro nuovo tipo di musica: era dura e potente al punto giusto, ma adatta anche a fare acuti in canzoni più tristi. I testi venivano scritti per la maggior parte da lei e Shikamaru; io e Sasuke restavamo a guardare, ignari di come si procedesse.

Continuammo così per tantissimo tempo; eravamo oramai entrati tutti all’università. Sasuke frequentava Giurisprudenza, io e Shikamaru Ingegneria, Choji Economia e la mia Sakura era finalmente riuscita ad entrare a Medicina; Temari, di qualche anno più grande di noi, era a Fisica. Continuavamo comunque ad uscire con i nostri altri amici, da cui non ci eravamo mai davvero separati; alcuni di loro avevano formato una band, e ogni tanto capitava che suonassimo insieme.

Arrivati al secondo anno di università, iniziammo a suonare in qualche locale o pub della nostra città, Osaka; cominciammo a diventare piuttosto famosi, ma non riuscimmo mai a sfondare veramente. Così, qualche mese dopo una nostra sensazionale performance, il gestore di quella locanda -un uomo sulla trentina, scuro e muscoloso, che conoscevamo da molto tempo, di nome Asuma Sarutobi- ci chiamò e ci informò circa un concorso, chiamato “Konoha RockBand Contest”, dedicato a tutte le band emergenti della nostra città.

«Il gruppo vincitore», proclamò, sorridendo con fare molto paterno «riceverà un contratto con una casa discografica. Sapete cosa vuol dire, questo?»

Lo guardammo, allibiti e confusi. Io mi morsi internamente una guancia; scoppiato a ridere per la gioia, sbattei una mano sulla scrivania ed urlai:

«Ma certo che accettiamo! Io non vedo problemi!»

Ma Sasuke, linciandomi con un semplice sguardo, chiese:

«Ovviamente, sappiamo cosa vuol dire. Ma lei, perché ci fa questa proposta? Cosa ci guadagna?»

L’uomo alzò un sopracciglio e lo guardò con malcelato rispetto.

«Perché mia moglie è nel campo della musica: fa la manager, e l’agenzia che ha indetto questo concorso sta cercando gente di talento… e be’, ragazzi, voi ne avete.», rispose, pacato.

Shikamaru spense nervosamente una cicca nel posacenere. Lanciò una fugace occhiata a tutti noi e borbottò:

«E… quando sarebbe, questo concorso?»

Asuma rovistò in un disordinato cassetto della sua malmessa scrivania e dopo un po’ tirò fuori un volantino.

«Eccolo qui. Il concorso inizierà il 15 luglio, fra due mesi. Avrete molto tempo per allenarvi… e io potrei darvi qualche dritta.»

Temari prese il foglio fra le mani, nervosa; la mano le tremava un po’.

«Che ne dite?»

Guardai gli altri. La faccia di ognuno di loro aveva assunto un’espressione tesa e al tempo stesso determinata; io, d’altra parte, non ero da meno. Il sogno della mia vita, l’unica cosa che davvero sarebbe valsa tutte quelle ore di allenamento, le arrabbiature, le sofferenze, i litigi, le bocciature agli esami, gli schiaffi di Sakura-chan, aveva appena bussato alla mia porta… e io non avrei certamente negato.

Deglutii, nervoso; dopo un’altra rapida occhiata agli altri membri, sorrisi e borbottai:

«Quando iniziamo?»

««Uqando «–

 

 

 

*

 

 

 

Nei mesi seguenti, ci allenammo sempre di più e sempre con più passione; avevamo scelto come luogo per le prove il garage di casa Sabaku, che era un luogo molto grande e con un’acustica incredibilmente ottima. Non correvamo il rischio di essere linciati dai suoi genitori, dal momento che la ragazza era orfana e si era recentemente trasferita da una città limitrofa; abitava con i suoi due fratelli che non obiettavano poi troppo la nostra presenza.

Il nostro era un gruppo piuttosto inusuale, in effetti. Temari, io e Sasuke eravamo orfani: lei aveva cresciuto da sola i due fratelli minori, io da bambino ero stato adottato da un vecchio pervertito -che chiamavo argutamente Ero-sennin, ma a cui alla fin fine volevo un gran bene- e Sasuke aveva vissuto i suoi primi cinque anni di vita in un orfanotrofio, poiché i suoi genitori erano misteriosamente morti una decina d’anni prima, ed era poi andato a vivere da un suo giovane zio, Kakashi Hatake. Shikamaru era figlio unico e ripeteva ininterrottamente quanto sua madre fosse rompipalle o suo padre sottomesso; non sembrava molto contento della sua famiglia, eppure avevamo tutti notato quanto vi fosse affezionato.

Io volevo ad ognuno di loro davvero molto bene; erano per me la cosa più simile ad una famiglia che avessi mai avuto. Sasuke, sebbene fosse scorbutico, orgoglioso, superbo, vendicativo e misterioso era molto più che un amico per me: era proprio un fratello. Eravamo cresciuti insieme, e durante le medie e il liceo -anni in cui il destino ci aveva collocati nella medesima classe- il nostro rapporto si era sempre più rafforzato e maturato; e, sebbene il suo carattere assurdo e indomabile non gliel’avesse mai concesso di dire, sapevo istintivamente che per lui era la stessa cosa. Per qualche anno, dalle medie al liceo, aveva iniziato a frequentare gente poco raccomandabile e a fare uso di droghe e di alcool; dopo molti tentativi e svariati scontri fra noi due, però, ero riuscito a portarlo via da quel baratro e a salvarlo. E adesso lui mi era davvero molto grato, anche se non l’avrebbe mai e poi mai ammesso.

Io e Shikamaru eravamo piuttosto diversi: lui era talmente abulico e svogliato da non voler fare altro che osservare le sue adorate nuvole tutto il giorno, io invece ero sempre in movimento e parlavo in continuazione; il più delle volte, quando mi riprendeva, diceva che ero un’enorme scocciatura e che facevo sempre casino -parole che, per chiunque conoscesse anche vagamente Shikamaru Nara, simboleggiavano enorme stima. Se Sasuke era un fratello, lui era il mio migliore amico.

Temari era terribile: orgogliosa e intrinsecamente testarda, avrebbe voluto che si facesse sempre e subito ciò che voleva lei, come lo voleva lei e se lo voleva lei; litigava talmente tanto con il nostro batterista che oramai per noi quei battibecchi rappresentavano la normalità. Sapeva offendere una persona con un semplice sguardo o una battuta ben mirata; non perdeva mai troppo le staffe ed evitava, se possibile, di lasciarsi andare -tranne quando sbagliavo un accordo per la centesima volta: in quei momenti gridava una sequela di improperi piuttosto paurosa. Era una persona cocciuta e tosta, ma amabile a suo modo.

E leibe’, lei era speciale. Sakura-chan era strapiena di difetti: era manesca, irascibile, lunatica, insicura, autoritaria, precisina… ma ai miei occhi era la perfezione assoluta. Quando voleva, sapeva essere dolce e gentile come nessun altro; il più delle volte, s’incaponiva terribilmente riguardo alla mia vita e alle mie scelte e litigavamo, ma alla fin fine era sempre lei quella che aveva ragione, e d’altra parte lo aveva sempre fatto a fin di bene. Il mio.

E io… la ammiravo, la decantavo, la sognavo… e, be’, sì, forse un po’ la amavo. Era tutto per me: perché, anche quando mi rimbeccava e mi strillava contro, anche quando mi menava e aveva torto, quando insomma c’era… io ero felice. E non mi bastava altro.

«Ma quando la smetterai di farti trattare come uno zerbino? Quella là ti sfrutta, altroché.», soleva ripetere Shikamaru, quando io gli decantavo la ragazza dei miei sogni; il più delle volte, però, in seguito a quella frase si mordeva un labbro e borbottava uno “scusa” piuttosto sofferto.

Perché lei, secondo il solito e banale cliché, non aveva mai amato me; anzi, non aveva mai neanche guardato me. Sin dalle elementari, infatti, ella aveva proclamato il suo più incondizionato amore a Sasuke: per lui aveva fatto di tutto, ma da questo non era mai stata guardata in maniera diversa da una semplice amicizia. E io… be’, io la guardavo da lontano, sperando che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato, ma non credendoci mai troppo. Potevo, tuttavia, capirla: ero rozzo, chiacchierone, casinista, stupido, iperattivo… e un tipo tanto perfetto e splendido come lei non avrebbe mai potuto andare bene con uno come me; e poi a lei piacevano i tipi freddi e imperturbabili come Sasuke, avente un carattere opposto al mio. Ultimamente, avevo visto che i due andavano sempre più d’accordo e che fra loro c’era sempre più intesa; perciò, se davvero fosse nato qualcosa… io l’avrei lasciata andare, com’era giusto che fosse. Ma avrei sempre continuato ad osservare quegli occhi smeraldini, splendidi e decisi, anche se probabilmente essi non avrebbero mai risposto con intensità.

D’altra parte, non si dice forse che, se si ama davvero una persona, basta che quella sia felice per essere felici a propria volta? E quello era all’incirca il mio cas

«NARUTO! Di nuovo, cazzo!»

Un colpo di bacchetta arrivò dritto sulla collottola e mi fece imprecare sonoramente. Ma porca miseria!

«Hai sbagliato ancora quell’accordo! Ma vuoi stare più attento?!», disse Temari, furiosa.

Shikamaru, che mi aveva afflitto quel poderoso colpo di bacchetta, sbottò:

«Vuoi piantarla di fare il cretino?! Abbiamo neanche una settimana di tempo e tu continui a sbagliare!»

Lo guardai: era teso e sudato. Mi morsi un labbro e abbassai gli occhi, frustrato. Che palle.

«Naruto» borbottò Sasuke, cercando di rimanere impassibile, quantunque fosse visibilmente innervosito «cerca di non pensare ad altro mentre suoni, ok, cretino? Altrimenti, è tutto inutile. Stiamo solo perdendo tempo.»

Lo squadrai, ansante: quello era una sottospecie di incoraggiamento…? Sasuke aveva capito davvero cosa mi stava passando per la testa…?

Sorrisi; feci un respiro profondo, deglutii e dissi:

«Ok, ok, ricominciamo. Sto più attento, promesso.»

Ma non potei fare a meno di gettare un’ultima velocissima occhiata a quegli occhi verdi, che stranamente mi risposero, brillando più del solito.

 

 

*

 

 

 

 

Accordo, accordo, accordo.

Ok, fin qui tutto facile, tutto regolare.

Temari s’inumidì le labbra, come era solita fare ogni volta prima di cantare, e prese un respiro profondo.

 

Baby I'm standing alone
Wasurenu rainy day
Anata no kage o otte
And It's over Suna no ni
I sigh every night
I scream like a child and cried
Shizuka ni tadayou Sorrow
Please Please god Tsumi o yurushite
I don't need to hide no more
Aoku hikaru e Nagarete 'ku
Just keep going on…

Altro accordo, piuttosto normale; deglutii più e più volte. Quella canzone era perfetta per Temari: serviva una voce piuttosto dura e vivace, che dovesse essere anche flessibile e potente; e la sua sembrava fatta appositamente per cantare quel brano. Shikamaru qualche tempo prima mi aveva detto che l’aveva scritta pensando proprio a lei.

Cavolo…! Mi stavo distraendo ancora.

Idiota, idiota!

Ce la potevo fare. Ce la dovevo fare.

L’accordo che sbagliavo sempre stava per arrivare.


You've got the chance now!
You've got the power!
Kidzuite… So true yourself

I show you my life now
I show you my love now
I show you everything yeah yeah
Baby, don't be afraid!

 

Ok, ok. Calma e sangue freddo! Era qui il pezzo cazzuto. Dovevo farcela, dovevo, dovevo… concentrazione…

Temari mi guardò rapidamente, sorridendo e ammiccando; io sospirai, più tranquillo: l’accordo tanto temuto era riuscito alla perfezione.

 

Baby I'm lying alone
Mezamenu drowning days
Owari no nai my miser–

 

«Ehi, ehi! Che cos’è tutto ‘sto casino?!»

Fummo malamente interrotti da un urlo e da svariati rozzi passi; ci fermammo subito, furiosi, e ci girammo verso l’entrata del garage.

«Ma che cavolo…?!», borbottò Shikamaru, infastidito.

Dal portone, adesso alzato, entrava una gran quantità di luce e di calore; ci parammo subito gli occhi, e delle figure in controluce ci vennero incontro.

«Shika?! Che ci fai tu qui?!», chiese una voce femminile, sbalordita.

Il ragazzo stropicciò gli occhi e riconobbe la ragazza: era Ino, la migliore amica di lui, Choji e Sakura.

«Io sto provando col mio gruppo… E tu, invece?», domandò a sua volta.

La ragazza alzò un sopracciglio e sorrise.

«Be’, noi…», iniziò, ma non finì la frase, poiché Temari aveva individuato un componente del gruppetto a lei decisamente familiare.

«Kankuro! Ti ho detto che provavamo, abbiamo la gara fra cinque giorni, che diavolo ti passa per la testa?!», berciò la ragazza al fratello; questi arretrò, cercando di calmarla, e disse:

«Sorellina, calmati! Noi siamo qui per lo stesso motivo!»

Li squadrai: il gruppo era composto da Ino, Kankuro, Kiba e Neji, e ognuno di loro aveva in mano -effettivamente- uno strumento.

«Che cosa?!», strillò la nostra vocalist, sconcertata.

«Esatto. Anche noi ci siamo iscritti al concorso, e anche noi dobbiamo provare… non te l’avevo detto che suonavo anche io, sorellina?», chiarì Kankuro, sogghignando.

«No. Questo simpatico particolare lo avevi tralasciato. Ma da quando state insieme, voi, eh? E da quando…»

«Oh, insomma», sentenziò Sasuke, avvicinatosi ai nuovi arrivati, e avendo perso la pazienza di cui non era mai stato un grande portatore «noi eravamo qui da prima e noi ora suoniamo. Chiaro?»

Gli altri quattro lo studiarono, sospettosi.

«Sasuke Uchiha, vero?», chiese Kiba, sorridendo furbamente. «L’universitario più bravo di tutta Giurisprudenza, e il bassista più gettonato del momento, eh?»

Mi morsi un labbro: ma che diavolo volevano quei tizi?

…E soprattutto, perché cavolo riconoscevano sempre e solo Sasuke?! Che palle!

«Esatto, sono io. Molto piacere.», borbottò di rimando, sorridendo assai falsamente. Si girò di nuovo verso Kankuro e continuò: «Adesso, possiamo concludere? Abbiamo una certa fretta, noi.», sentenziò, duro e ironico.

Kankuro, che evidentemente non aveva molta voglia di litigare -o che, più probabilmente, non voleva avere contro quella belva della ‘sorellina’, come la chiamava lui-, s’intromise fra i ragazzi e disse:

«Calmi, calmi tutti! Voi state qui da un po’, e ora tocca a noi. Semplice.», dichiarò.

«Be’, sì… ma, teoricamente, il garage è stato prenotato da loro per prima.», obiettò Sakura, che nel frattempo s’era avvicinata a noi e che adesso aveva stampato in faccia un sorriso di superiorità. A quella vista, Ino alzò un sopracciglio e disse:

«Oh, Fronte Spaziosa! E tu da quando ti intendi di musica, eh?», chiese.

«Da molto più tempo di te, InoPig», rispose l’altra; io ridacchiai.

«Ma da quando suoni, di grazia?», chiese ancora la biondona.

Mi avvicinai a Sakura per calmarla, poiché avevo notato che sembrava piuttosto nervosa da come il discorso stesse vertendo; feci per rispondere, ma lei mi precedette ed esclamò:

«Io, in effetti, non faccio parte del gruppo. Li seguo solamente.»

«… E lo fa in maniera splendida. Adesso, in ogni caso, vi lasciamo il garage… contenti?», borbottai, risentito.

Calò il silenzio: ci scrutammo l’un l’altro, sospettosi e carichi di nervosismo.

«Quale sarebbe il vostro nome, comunque?», chiese Temari, alquanto curiosa.

«Midnight Passions» rispose Kiba, soddisfatto.

La ragazza fece schioccare la lingua, piccata; incrociò le braccia al petto e commentò:

«Che nome squallido.»

Ino, ferita nell’orgoglio -di cui Sakura tante volte mi aveva parlato assai male, definendolo in lei fin troppo insito-, le domandò:

«E il vostro, invece?»

«Seven.», rispose Shikamaru, decisamente infastidito dalla situazione; sbuffò, si girò e iniziò a staccare i fili elettrici dalle chitarre.

Temari e Ino, però, erano ancora immobili e si squadravano. Le guardai, ansante: fra loro non scorrevano buoni rapporti, ma non c’erano mai stati veri e propri episodi di rancore o di litigio; le due erano semplicemente fin troppo simili di carattere. Amavano battibeccare per niente o lanciarsi acute frecciatine; e, poiché erano entrambe visceralmente orgogliose e testarde, non avrebbero mai dato la vittoria all’altra.

«Comunque… ok, vi lasciamo il garage. Ma tanto vinceremo noi, fratellino caro.», sentenziò la più grande, rivolgendosi al parente.

L’altro alzò un sopracciglio, nascosto dal pesante trucco e dalle linee viola che aveva in faccia.

«Sicuri? Io starei molto attento.»

Prendemmo i nostri strumenti, feci personalmente loro una grande smorfia e ce ne andammo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*******

Prima parte postata ^^ Spero davvero vi sia piaciuta, è la mia prima AU e sono ancora un po’ dubbiosa su alcune cose… L’ho scritta in un periodo moooolto movimentato per me -l’ho composta infatti in una decina di giorni, mentre finiva scuola, non ero mai a casa, e c’era la mia festa dei 18 XD- quindi non me la sono poi goduta appieno. Come storia mi piace abbastanza, ma non credo sia questo granchè^^ E’ stato comunque veramente divertente scriverla, e probabilmente non sarà la mia prima AU, chissà *_*

 

Comunque! La fanfic si è classificata seconda al concorso “NaruSaku AU” indetto da Coco Lee. Ringrazio la giudice e faccio i complimenti alle altre partecipanti ^^ Non vedo l’ora di leggere le vostre storie! **

Sono molto felice di questa posizione, davvero *_* avevo visto da molto tempo questo contest, ma ovviamente -come mio solito =_=- mi ci sono iscritta e ho pensato alla fanfic all’ultimo momento (una decina di giorni prima che il concorso scadesse, per intenderci, e ho consegnato venti minuti prima della fine XD). L’ispirazione mi è venuta improvvisamente °_° Ero molto indecisa su dove ambientarla, ho pensato di tutto, poi ho visto la copertina di “Corriere Magazine”, dove c’era Bono degli U2 (*_*), e ho avuto l’illuminazione *_* E così, eccomi qua.

 

Piccola nota. La canzone è “Lucy” di Anna Tsuchiya (*__*); trovate testo e traduzione qui [ http://www.kiwi-musume.com/lyrics/tsuchiyaanna/lucy.html ]. Questo vuol dire che dovete immaginare la voce di Temari proprio come quella di Anna^^ Ah, e il riferimento a “Suna” era decisamente voluto XD

La canzone è anche la quarta opening di “Nana”, che io trovo meraviglioso *_* E, sì, qualcosa di Nana c’è in questa fanfic… ^^

La seconda parte, in ogni caso, sarà uppata fra un po’ XD.

 

Vi prego, per cortesia, per favore… commentate. Non sopporto vedere tante letture, tanti preferiti e pochissimi commenti ._. credo sia perlomeno carino esprimere un proprio giudizio, soprattutto se siete anche voi autori! E non vi preoccupate a recensire anche dopo tanto tempo XD fa sempre molto, molto piacere, anche con commenti negativi. Ma, per cortesia, fatelo ^_^ E, cavolo, siamo in estate! Cinque minuti di tempo dedicati a recensire non vi uccideranno mica! ^^’ In ogni caso, risponderò a tutte le vostre recensioni, promesso ^^

 

 

Alla prossima parte, ordunque *_*

 

Edit: come promesso, rispondo alle recensioni! Grazie a tutti *______*

 

@ Shatzy: grazie tante per i complimenti, davvero ^^ In effetti è un po’ una song-fic, ma neanche tanto… è una cosa un po’ strana xD Per quanto riguarda il tuo dubbio: eh, ho scritto in modo un po’ criptico. Dunque, loro si conoscono tutti; se vedi, appena entrano Naruto pensa i loro nomi [“il gruppo era composto da Ino, Kankuro, Kiba e Neji], ma Kiba ha fatto quella battuta perché voleva che Sasuke rispondesse un “Sì, sono io. Tu sei Kiba, il chitarrista più bello/gettonato/nonloso della città!” ^^ Insomma, era un po’ un falso complimento… invece Sasuke dice “tanto piacere” e non aggiunge altro. Mea culpa, ho descritto male ^^ Ti ringrazio tanto per il commento, e spero riuscirai a perdonarmi per quella cosa XDD

 

@ x Saretta x: io AMO NaruSaku *w* Sono così carini! *saltella* ti ringrazio davvero per i complimenti, sono contenta! **

 

@ Lalani: Temari è terribile, schiavizza tutti XD e Shikamaru non può farne a meno. Ho messo anche accenni SasuIno nel secondo cap, spero ti siano piaciuti ** ti ringrazio tanto per i complimenti, sono un brodo di giuggiole XD

 

@ Yuriko chan: addirittura? ** Grazieeeee! ^__^

 

@ simonachan90: io adoro tutte le canzoni di Nana, sono bellissime *-* quando ho avuto l’idea di fare una fanfic musicale ho subito pensato a quel manga, e così ci ho messo le canzoni xD Poi io vedo benissimo la voce potente di Anna Tsuchiya a Temari, quindi… ^^ ti ringrazio tantissssimo per i complimenti!

 

@ bambi: ShikaTema awwwwh >ç< ti ringrazio tanto Rob, davvero **

 

@ Emi_Iino: ti ringrazio un sacco! [scrivo sempre le stesse cose in questi commenti, lo so =_=] Mi fa veramente piacere che ti piaccia, pensa che io non ne sono poi troppo soddisfatta XD Spero ti piaccia anche il 2° cap!

 

@ SakuraHaruno: Temari ha riscosso parecchio successo XD a me piace tantissimo come personaggio, e come vocalist ce la vedo un sacco *_* NaruSaku REGNAAA! Assolutamente, sìsì ù_ù Ehm, mi spiace per il SasuKarin… non mi piace tanto ^^” Spero comunque ti sia piaciuta lo stesso, aspetto un tuo commento! Grazie mille, mi hai fatto sciogliere ^__^

 

@ bravesoul: suoni la chitarra? Che figo *ç* vorrei suonarla anche io, mi piacerebbe tantissimo avere una band *sogna* ^^ Ti ringrazio tanto per il commento sulla caratterizzazione, ma come vedi qualche pecca l’ho fatta XD ho cercato di rimediare, speriamo bene! Grazie ancora! **

 

@ DarkMartyx_93: quando ho pensato alla band, ho voluto subito che fosse equilibrata^^ sono stata un po’ indecisa se mettere Sakura come vocalist al posto di Temari, ma poi volevo troppo mettere ShikaTema, e volevo fare una cosa un po’ diversa, e così eccola XD Il pink è arrivato nel secondo capitolo, spero ti sia piaciuto ** Non preoccuparti per le troppe parti, sono solo due XD Ti ringrazio per i complimenti, e congratulazioni a te per il primo posto! **

 

@ Cleo92: grazie mille *_________* Spero ti piacerà il seguito!

 

@ Fallen Star: a me NaruSaku piace perché sono teneri… non mi piacciono le coppie troppo angst, deve esserci tenerezza quando si sta insieme, ecco ù_ù Ti ringrazio tantissimo per il commento!**

 

 

Se altri volessero commentare, sarei lietissima XD Io risponderò in ogni caso! Spero vi piaccia la seconda parte, l’ho appena uppata *_* Grazie a tutti! ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Oh baby, hold my hand and guide me to a better day ***


-Seconda parte-

 

 

 

 

 

 

 

 

-Seconda parte-

[ Oh baby, hold my hand and guide me to a better day ]

 

 

 

 

 

 

Seduta su quella sedia, squadrandolo e spesso rimproverandolo, lo avevo sempre ammirato. E’ una cosa piuttosto sciocca da dire, e probabilmente non l’avrei mai ammesso davanti a lui; ma, quando vedevo i suoi occhi brillare e la sua bocca arcuarsi al solo parlare di quel sogno -che tante volte io stessa avevo definito stupido- non potevo fare a meno di invidiarlo un po’.

Naruto… era come il sole per me. Era energico, vitale, allegro, spensierato, felice… ed era sempre stato vicino a me, sempre, anche quando lo menavo, quando lo ingiuriavo, o quando decantavo Sasuke davanti a lui. Da quando lo conoscevo aveva un grande, meraviglioso sogno: poter sfondare, un giorno, nel mondo della musica. La prima volta che mi aveva parlato di questo suo progetto, alle medie, lo avevo deriso e avevo detto che, con la sua voce gracchiante e la sua goffaggine, non sarebbe andato da nessuna parte.

«Sasuke-kun, invece, assomiglia molto di più allo stereotipo della rockstar. Lui sì che potrebbe fare carriera, un giorno», avevo aggiunto, altezzosa, guardando trasognante l’altro ragazzo, seduto in disparte rispetto a noi; Naruto aveva replicato che sarebbe diventato davvero bravo, e che avrebbe superato persino lui. Ma io, ancora una volta, non gli avevo creduto.

Con il passare degli anni, però, quello stupido sogno divenne sempre più qualcosa di simile alla realtà: Naruto prendeva lezioni di chitarra elettrica; Naruto era diventato abile; Naruto era incredibilmente bravo. E adesso, quando lo vedevo suonare, ricordavo le mie stesse parole di qualche anno prima e sorridevo amaramente: perché lui aveva davvero avuto coraggio, aveva davvero lottato per il suo sogno… e c’era riuscito. Quei quattro ragazzi erano diventati veramente bravi: io stessa, sebbene avessi seguito il loro sviluppo e li avessi osservati attentamente durante le prove, stentavo a riconoscerli; e, come Shikamaru giustamente ripeteva, se anche non avessero vinto quel concorso non sarebbe importato, poiché essi in un modo o nell’altro avrebbero realizzato il loro sogno.

E io… io li invidiavo tutti, ma invidiavo soprattutto lui. Perché lui aveva questo sogno da sempre e lo avevamo sempre deriso tutti: e invece, alla fine, ce l’aveva fatta. Io, invece, quale sogno avevo…? Nessuno. Proprio nessuno. Alla fine del liceo, volevo entrare a Medicina; adesso che ero al terzo anno e avevo voti eccellenti, volevo diventare un bravo medico e salvare vite umane.

Però, insomma… che razza di sogno era, questo, rispetto a quello dei miei cinque amici? Loro sarebbero divenuti famosi ovunque grazie al loro talento, avrebbero firmato autografi e venduto milioni di dischi; io avrei forse salvato una vita umana, ma sarei rimasta comunque una ragazza bruttina e dalla fronte un po’ troppo ampia.

A dir la verità, spesso Naruto mi aveva offerto di entrare nella band; ma io avevo sempre rifiutato, poiché non capivo granché di musica e giacché oramai era troppo tardi per imparare: Ino e Temari si esercitavano nel canto sin da bambine, Naruto e Sasuke suonavano la chitarra dalle medie e Shikamaru aveva preso confidenza con la batteria da oltre cinque anni. Tuttavia, mi sarebbe davvero piaciuto: avrei veramente amato poter suonare con loro e far parte di un grande e comune sogno. Ma evidentemente era destino che io guardassi questo sogno da lontano e da estranea, e che gioissi di coloro che ne vantavano l’appartenenza.

 

 

 

*

 

 

 

«Dunque, Sakura-chan… domani è il grande giorno.», disse Naruto.

Io lo guardai; lui rideva più del solito, poiché finalmente dopo tanti anni avevo accettato un appuntamento con lui -che poi un appuntamento non era, dal momento che mi aveva semplicemente invitato a bere un caffè al bar davanti casa mia, ma lui lo aveva definito così e io curiosamente non avevo smentito.

«Esatto. Domani farete davvero vedere quanto talento avete.», replicai.

Ero felice; ero davvero felice. L’indomani sarebbe iniziato il ‘Konoha RockBand Contest’ e i Seven avrebbero iniziato subito a suonare: avrebbero dovuto sostenere le eliminatorie. A quel concorso s’erano iscritte più di duecento band della nostra città: la concorrenza sarebbe stata agguerritissima, ma il montepremi era assai alto.

«Tu cosa farai, Sakura-chan?», chiese il ragazzo, dopo un po’.

Mi morsi un labbro.

«Oh, domani dovrete fare semplicemente le eliminatorie… io devo studiare, quindi non posso venire.»

Ci rimase un po’ male.

«Ma tu ci sei sempre stata… senza di te, ci sentiremmo persi!», brontolò, spiazzato.

Mi innervosii: non c’era affatto bisogno di lodarmi così tanto senza un apparente e fondato motivo.

«Ma che dici?! Io non faccio niente, vi osservo solo suonare. Non mi sembra un grande ruolo.», replicai, secca.

Lui sembrò risentito, cosa che mi fece arrabbiare ancor di più: pareva che l’offesa che avevo appena proferito fosse rivolta non a me stessa, ma a lui.

«E invece no. Ci dai sempre ottimi consigli, ci aiuti nello scrivere i testi, ci sproni… il tuo ruolo è molto importante.»

Lo squadrai. Sapevo che aveva una cotta per me sin dalle elementari, ma avevo più volte immaginato che gli fosse passata: e invece da come parlava di me e da come mi elogiava sembrava tutto il contrario. Però… io non meritavo una riconoscenza simile. Avevo iniziato ad apprezzare veramente Naruto solo alla fine delle medie: prima i miei occhi non vedevano altro che Sasuke, che oscurava totalmente la vista dell’altro. Ma, da quando l’Uzumaki aveva salvato l’altro per me da un periodo tremendamente buio -periodo nel quale l’Uchiha aveva iniziato ad usare droghe ed alcool-, la sua figura aveva iniziato a sembrare più… luminosa, più vivace, più essenziale, più… importante.

Ma troppo spesso avevo deriso il suo sogno, e troppo spesso lo avevo confrontato a Sasuke: eppure, lui aveva sempre continuato a rivolgere i suoi occhi verso i miei con la speranza che sarebbe stato, prima o poi, lo stesso. E chissà, ultimamente, forse

«Perché ti butti giù così, Sakura-chan?», chiese tutto d’un tratto, fissandomi.

Arrossii e deglutii sommessamente.

«Cosa…?»

Lui si grattò brevemente una tempia e parve pensare a ciò che doveva dire, roteando un poco gli occhi.

«Tu non sei mai contenta di ciò che fai o di ciò che sei… pretendi un po’ troppo da te stessa.», disse, conciso e diretto come al solito.

M’inumidii le labbra: avrei dovuto essere grata per l’erudita e fine analisi psicologica che aveva fatto, avrei dovuto ringraziarlo per darmi così tanti consigli… eppure, m’inviperii.

«Credo sia piuttosto normale, Narubaka, dal momento che sono circondata da geni musicali strapieni di talento che, con tutta probabilità, sfonderanno nel mondo della musica, mentre invece io non ho niente di particolare.», sibilai, caparbia e velenosa.

Egli ebbe una reazione assai strana: non mi confortò come avrei creduto, né scoppiò a ridere come avrei forse sperato, ma aggrottò le sopracciglia e mi squadrò.

«Ma che… che diavolo dici? Tu… sei così brava all’università, diventerai medico, salverai delle persone, e–»

«Oh, diventerò medico, certo! Ho buoni voti, che bella cosa! Ma, se non te ne sei accorto, non ho niente di particolare! Passo le mie giornate a studiare, studiare, studiare e a guardare i miei migliori amici che diventano ogni giorno più bravi, senza poterli minimamente eguagliare in qualcosa!»

Sorrise debolmente, si fece più vicino e mi prese timidamente la mano.

«Ognuno è bravo in qualcosa… noi siamo bravi in questo, tu in quell’altro. E’ così.», sentenziò, verace.

Mi mordicchiai un labbro: avevo avuto una reazione sinceramente esagerata e adesso me ne vergognavo un po’. Presi respiro e mi calmai; e il calore della mano di Naruto sopra la mia era così totalizzante, stimolante e…

«Ti rendi conto?! Da domani realizzerò il mio sogno! Lo è stato da sempre, ti ricordi? Il mio unico sogno, Sakura-chan! E lo sto per realizzare! In barba a tutti quelli che mi hanno sempre detto che non ce l’avrei fatta, a discapito di tutti quegli idioti che mi hanno deriso! Batteremo pure il gruppo di Kiba, ormai la competizione fra noi è arrivata a livelli assurdi, sai? Ma vinceremo noi, ne sono sicuro!», esclamò, trasognante e sorridente.

Cercai di calmarmi: non era proprio il caso di arrabbiarmi di nuovo, poiché una settimana dopo avrei avuto un esame, lui avrebbe dovuto sostenere una grande prova e il gruppo doveva rimanere calmo… Ma evidentemente l’altro non fu così tanto intelligente da capirlo: e, dopo un buon quarto d’ora in cui decantò tutto ciò che avrebbe comprato quando sarebbe divenuto famoso, e dopo che sciorinò tutte le pazzie che avrebbe fatto quando sarebbe stato miliardario, i miei tanto fragili nervi non ressero più ed esplosi, furiosa.

«NARUTO! Basta, basta! Non ce la faccio più! Tu e questo tuo stupido sogno! Abbiamo capito tutti che diventerai famoso, ricco e desiderato, adesso basta! Stai sempre a parlare della stessa cosa, quando stiamo insieme, sempre! Hai veramente STUFATO, hai capito, idiota?!», urlai, sbattendo collericamente un pugno a terra; nel locale cadde il silenzio e tutti ci fissarono.

«Magari -magari, eh!- si potrebbe tentare qualche altro discorso! Ma no, no, tu devi parlare del tuo stupido sogno, sempre e comunque! Be’, sai che ti dico, EH?! Raccontalo a qualcun altro, io non ci sto più

Naruto mi guardò boccheggiando; e fu quello sguardo deluso e intriso di amarezza a farmi imbestialire di più.

Feci per andarmene, ma lui s’alzò e mi trattenne velocemente per un polso.

«Sakura-chan… calmati… io, io… scusa… non volevo, scusa, sono il solito cretino, ma… io, sai, io ho scritto una canzone, e…»

Sbattei un piede per terra: perché, ancora una volta, era lui quello a scusarsi, ed ancora una volta ero io a non meritare tutta quella riconoscenza, quell’affetto, quella devozione… quell’amore…?

Sentimenti contrastanti mi opprimevano: lui aveva razionalmente torto ad asfissiarmi e a parlare sempre della stessa cosa, ma io ero così frustrata… e così stanca.

«Lo vedi?! Lo stai facendo ancora! Parli ancora di quello! Basta, ti ho detto!», gridai, scotendo violentemente il polso e liberandomi da quella presa.

Lui mi lasciò debolmente andare e io corsi via.

 

 

 

*

 

 

 

Passai le due settimane seguenti isolata dal mondo, portando come scusa il fatto che dovessi studiare; uscii raramente e cercai di evitare gli altri; dopo giorni di reclusione, però, Ino mi venne a trovare.

«Maial-Ino, mi diresti perché sei qui?», chiesi per l’ennesima volta.

Lei si mise seduta più compostamente sul mio letto e ponderò un po’.

«Oh, per darti guaio.», ammise.

«Lo fai già normalmente.»

Mi studiò, pensierosa. Era venuta a casa mia da circa un’ora, e da circa un’ora andava ripetendo che il suo gruppo aveva passato brillantemente tutte le eliminatorie e gli ottavi di finale; aveva poi aggiunto che anche per i Seven era stato lo stesso.

«Come mai non sei andata a vedere il tuo gruppetto, eh?», domandò causticamente dopo qualche minuto di silenzio.

Mi morsi un labbro.

«Devo studiare, Ino. Quella cosa che non fai tu.», sentenziai.

Lei si riassettò i lunghi capelli biondi e commentò:

«Oh, ma adesso proprio non posso! E’ un momento cruciale, per noi! E poi ho così tanto tempo per recuperare!»

E, in effetti, era vero: Ino non studiava davvero molto, ma aveva voti eccellenti all’università -aveva scelto Lingue Europee- e poche assenze, segno che era comunque una persona piuttosto responsabile, a discapito di ciò che voleva mostrare.

«Be’, beata te. Io fra una settimana ho un esame di biochimica, è una cosa assurda! E’ per questo che non esco più, e poi uscire con questo caldo sfianca e...»

«Sakura» mi interruppe, paziente «è successo qualcosa con i tuoi amici?»

Rimasi spiazzata: sembrava più un’affermazione che una domanda. Deglutii.

«Ma no, ma no. Tutto a posto.», ribattei, distogliendo lo sguardo e fissando l’enorme tomo di medicina che tanto in quella settimana mi aveva asfissiato.

«Sicura? Perché gli altri sembravano piuttosto amareggiati, sai. Soprattutto il chitarrista… era un po’ meno idiota del solito. Ha sbagliato parecchi accordi, in una canzone, ma hanno potuto avanti ugualmente e passare le eliminatorie perché gli altri sono riusciti a coprirlo.»

Mi portai una mano alla bocca ed iniziai a mangiucchiare nervosamente le unghie. Cazzo.

«Ah, davvero…?», commentai, cercando di far finta di niente.

«Già. Era un pochino frustrante vedere Shikamaru e Sasuke rimproverarlo, eh.»

Deglutii e mi scrocchiai concitatamente le mani.

«Già, capisco.»

Sospirò rumorosamente, s’alzò dal mio letto e mi venne davanti con fare autoritario.

«Allora, tu e Naruto avete litigato?»

Maledii mentalmente me, la mia incapacità di mentire e quella brutta oca che mi conosceva così bene…

«E va bene -sì, abbiamo litigato. Ok?»

Alzò ancora una volta un sopracciglio.

«Che vi siete detti?»

Urlati, forse…

No, in effetti “detti” era la parola giusta: avevo urlato solo io. Ma avevo un buon motivo per farlo, cavolo!

«Oh, qualcosa di pesante… ma, be’, è lui ad aver torto. Non fa che parlare in continuazione del suo sogno, della sua carriera e dei miliardi che avrà… mi ha un po’ scocciato, ecco.»

Alzando gli occhi al cielo, prese una sedia, la strascicò malamente e ci si sedette sopra.       

«Racconta» ordinò, visibilmente curiosa.

Mi grattai nervosamente un lato del collo, la squadrai e raccontai.

 

 

 

*

 

 

 

Non era una cosa molto bella da fare, né eticamente molto corretta: il mio orgoglio, poi, stava urlando di andarmene immediatamente via di lì, ma la mia coscienza aveva nettamente la meglio e mi permetteva di proseguire fra la gente, continuando a spintonare.

Gli organizzatori del Konoha RockBand Contest - il sindaco della città Tsunade, Kurenai Yuhi, alcuni pezzi grossi di importanti società di dischi e i giudici di gara- avevano predisposto la semifinale del concorso in un enorme locale, sprovvisto di posti a sedere, con un’acustica perfetta e con attrezzature sceniche e auditive fra le più sofisticate. Conoscevo personalmente il sindaco della nostra città, dal momento che la sua allieva più brava -Shizune- era stata mia professoressa di anatomia all’università, ed ero così riuscita ad avere i biglietti di quell’affollatissimo locale il giorno prima della gara. E così adesso ero spintonata da tutte le parti e avevo ricevuto qualche decina di gomitate; cercai di posizionarmi proprio di fronte al palco e ci riuscii; guardai intorno a me e sospirai.

Avevo fatto bene ad andare lì senza dire niente a nessuno…? Razionalmente parlando avevo avuto ragione, dal momento che ero sempre stata con loro -doveva esserci anche Choji in quella bolgia infernale- e che erano i miei migliori amici, ma il mio orgoglio ancora una volta diceva tutt’altra cosa; tuttavia, quando calò il silenzio lo misi dispoticamente a tacere, ringraziando il fatto che (diversamente da Ino) non ero mai stata una persona troppo orgogliosa.

Una voce informò i presenti che la gara avrebbe visto fronteggiare sei band; ognuna di esse avrebbe portato una canzone vivace, una molto lenta e una d’amore; i tre gruppi che avrebbero vinto avrebbero gareggiato dopo una settimana in uno stadio. L’oratrice ci augurò buon divertimento e calò nuovamente il silenzio.

Deglutii: forse ero ancora in tempo per andarmene. Ero proprio davanti al palco e avrei fatto davvero una figura meschina a presentarmi agli altri dopo oltre un mese di totale assenza; ero ancora piuttosto arrabbiata con Naruto, ma i miei sensi di colpa erano pericolosamente inquieti; e se poi…

Uno spettacolare gioco di luci e di colori interruppe i miei pensieri: quattro persone comparvero sul palco. Le guardai: Kiba era alla batteria, Neji alla chitarra, Kankuro alla tastiera e Ino, in posizione avanzata rispetto a loro, aveva un lungo microfono e una chitarra in mano. I ragazzi erano tutti vestiti in maniera piuttosto elegante: indossavano giacche e cravatte, ma avevano i bottoni delle camicie e le cravatte slacciati per dare una sensazione di informalità; la cantante, invece, indossava un vestito bianco avente un ché di antico, pieno di pizzi e di nodi; aveva i capelli sciolti e un trucco leggero, e -dovetti ammetterlo- era bellissima. I ragazzi iniziarono subito a suonare; la melodia era veramente orecchiabile e godibile, piuttosto rock e forte al punto giusto. La mia amica prese un respiro, guardò il pubblico e iniziò a cantare.

 

Mabataki ga kaze wo yobu
Hohoemi ga zawameki wo keshisaru
Anata no me ni sumu tenshi ga sasayaku
Subete ga ima hajimaru to
Can you feel it now?
Can you feel it now?
Nami ni nomikomareta you ni
Pulling on my heart
Pulling on my heart
Iki wo tome te wo nobashite

 

Ino aveva un’espressione seria e matura, ben lontana da quella vanesia e fintamente sciocca che ogni tanto assumeva; era davvero bella e sapeva muoversi benissimo sul palco. Ma era la sua voce ciò che mi stupì di più: pensai che, in effetti, sebbene la accompagnassi a coro praticamente da sempre, non l’avevo mai sentita cantare. La sua voce era molto melodiosa e femminile; sapeva raggiungere acuti perfetti ed arrivare a tonalità molto basse senza fare una piega; suonava anche molto bene la chitarra.

 

Baby, kono sekai wa
Kinou towa chigau
Anata no koto shikai mienai
Baby, my wish on a wing
Kono sora wo saite
Afureru hitotsu no kotoba de…

 

Anche il testo era molto piacevole; la melodia era eccezionale e la coreografia splendida. Mi si strinse il cuore. Gli altri avrebbero saputo fare così bene…? Naruto avrebbe sbagliato…?

Finito il pezzo, si spensero immediatamente le luci; la folla esplose in grida di stupore, ammirazione e lodi; molti invocarono la cantante, altre il batterista; ma quasi subito dopo le luci si riaccesero ed arrivò il turno della canzone lenta. Ino si riassettò velocemente i capelli, mi guardò, ammiccò e mi fece un gran sorriso; Kankuro, nel frattempo, aveva iniziato a suonare un motivetto lento e triste con la tastiera, e dopo un po’ la vocalist intonò.

 

It keeps coming back to me
I remember this pain…
It spreads across my eyes
Everything is dull…

 

Anche questa canzone era fantastica; guardai e riguardai la mia migliore amica, sinceramente ammirata. E invidiosa.

 

Will you hold me now?
Hold me now… My frozen hearth
Kiss my lips and maybe you can take me to your world for now…
I can't be alone right now
Will U hold me now?
Hold me now… My frozen heart
Please make it all go away
Am I ever gonna feel myself again?
I hope I will

 

Anche lei aveva il medesimo sogno di Naruto, e anche lei aveva avuto il suo stesso coraggio a buttarsi in quella folle impresa. E io, in quel momento… la ammirai e la contemplai con tutto il cuore.

Come prima, le luci si spensero, e una quantità maggiore di applausi e grida provennero dalla nostra ala; io sorridevo e sorridevo come un’ebete: Ino e il suo gruppo erano stati semplicemente sensazionali. Qualche rosa, mandata da un gruppo di ragazzini, volò sul palco; ma, come prima, non appena le luci si riaccesero le voci scemarono.

Il chitarrista e la ragazza iniziarono a suonare i propri strumenti; si aggiunse poi Kankuro, e infine Ino cantò.

 

I reached into the sky
Omoi wa todokanakute.
Chiisaku sora ni kieta
Iro toridori no fuusen
I’m alone.
Ikisaki no nai watashi no te wo
Sotto tsunaidekureta
Starless night kako no kage furikaeranai
Kanjitai anata no nukumori
Tears are falling down mayotte mo hanashi wa shinai
Tsunaida anata no te wo

 

E, non appena quest’ultimo splendido brano finì, la folla esplose in grida e grida di gioia; il soffitto e il pavimento parvero tremare a causa dell’intensità del rumore; i ragazzi guardarono il pubblico, estasiati come non mai, fecero un inchino -Ino mandò baci a destra e manca e ammiccò maliziosamente verso alcuni ragazzi che gridavano il suo nome- e se ne andarono, ridendo.

Il secondo gruppo, composto da sole ragazze, fu molto bravo, sebbene non al livello dei Midnight Passions; e così anche il terzo e quarto, composti da soli ragazzi; il quinto però fu il più strano di tutti. Si chiamava “Youth of the nations” ed era composto da Rock Lee, TenTen, Shino e Sai; i quattro facevano musica piuttosto leggera e spensierata, ma alla fin fine i testi erano godibili e l’atmosfera bizzara -Rock Lee si divertiva a ballare in modo piuttosto confuso e strambo fra una pausa e l’altra-, anche se non era del tutto fuori luogo il soprannome di sfigati che i miei amici avevano affibbiato loro; dopo questi, finalmente la voce annunciò il turno dei Seven.

Deglutii; un leggero tocco alla spalla mi fece girare, e mi trovai davanti Choji. Era piuttosto teso anche lui.

«Hai sentito Ino?», gli domandai, cercando di sovrastare il casino intorno a noi «E’ stata bravissima!»

Lui sorrise bonariamente e urlò direttamente nel mio orecchio:

«Oh, sì… è stata brava, hai ragione. Lì dietro» e qui indicò una parte della sala vicino al bar «ci sono Hinata, Gaara, Konohamaru ed altri: è piaciuta a tutti. Ma adesso mi preoccupo per questi qua. Naruto era nervosissimo oggi.»

Non feci in tempo a sentirmi in colpa a dovere che si accesero le luci e apparvero i miei amici. Avevano un’espressione molto seria e molto nervosa; Naruto non faceva che scrutare la folla. I ragazzi erano vestiti in maniera decisamente colorata e avevano pantaloni e gilè con abbinamenti cromatici assai azzardati -arancione e azzurro, giallo e viola, blu e rosso-; indossavano mocassini e berretti eleganti, che li facevano sembrare degli strani scolari liceali. Temari indossava una minigonna a pieghe di fantasia scozzese ma di colori molto sgargianti e una camicia bianca con una cravatta; era truccata piuttosto pesantemente e aveva i capelli biondi sciolti. Era davvero molto carina; la folla lanciò qualche fischio di apprezzamento e poi scese il silenzio.

La chitarra fremette; il batterista iniziò a suonare; fu poi il turno di Sasuke, che aveva un’espressione decisamente seria; quella melodia che tanto spesso avevo sentito risuonò ancora una volta nelle mie orecchie, e Temari iniziò a cantare.

 

I see a perfect sky
I met a perfect guy
Gosh, I fell in love
For the first time baby!
No pleasure without pain -
and this love will heal me
Don't waste a single moment
This day is a gift!
Close your eyes!
Open your mind!
Nothing can be done while just waiting
So breathe words of love!
I want to see your smile!
I want to live in your eyes!
I want to hear your voice!
Because nobody but you…
Sometimes I feel down,
Sometimes I get lost,
Oh baby hold my hand and guide me… to a better day!

 

Ricordavo ancora quanto tempo avevano impiegato per far accettare a Temari un brano del genere.

«Ho scritto questa canzone pensando a te.», aveva borbottato Shikamaru un giorno, consegnandole il testo.

«Oh, anche io, sai?», aveva replicato lei, ghignando.

Shikamaru aveva alzato un sopracciglio e aveva ammiccato, evidentemente compiaciuto.

«Anche tu hai scritto una canzone pensando a me?», aveva chiesto, divertito; l’altra gli si era avvicinata e aveva sorriso furbamente.

«Oh, no. Anche io ho scritto una canzone pensando a me. Tieni.», aveva detto, consegnandogli un altro foglio.

Entrambi lessero brevemente il testo altrui ed entrambi fecero una smorfia di disappunto.

«E’ troppo allegro! Non fa per me, te lo scordi!», aveva replicato lei, piccata; lui però aveva saggiamente annuito e aveva alzato gli occhi al cielo, sbuffando.

«Oh, sapevo perfettamente che avresti risposto così. E invece, mia cara seccatura, questa persona del mio testo è proprio come sei tu: a volte sei scazzata, a volte no. Questa del tuo testoEverybody's raping me, everybody's lying to me/ Everybody's looking at me, everybody's laughing at me / So what! Don't care what people say… è come tu vuoi apparire. Vuoi apparire dura, arcigna e imbronciata: e in verità sei la prima che si scioglie, solo che non lo dai a vedere. Sbaglio?»

Temari aveva negato più e più volte, dicendo che non avrebbe mai ammesso una schifezza del genere in un suo concerto.

Appunto.

 

Close your eyes!
Open your mind!
Nothing can be done while just waiting
So breathe with me!

I want to share your tears!
I want to hear your heart!
I want to live in your eyes!
Oh! Nobody but you!
Sometimes I lose my mind,
Sometimes I want to die,
Oh baby hold my hand and guide me to night…

 

Arrivò la parte suonata: mi alzai in punta di piedi, imprecai sottovoce per una gomitata in pieno petto, maledissi qualcun altro… e lo vidi. Naruto stava suonando con tutta la passione e la voglia di cui fosse capace; sorrideva, rideva e si muoveva come un pazzo, facendo piccoli salti e continuando a muovere velocemente il braccio.

E… a quella vista, mi si sciolse il cuore. Era bravissimo e… be’, estremamente figo.

Il brano finì; la folla esplose. Erano stati veramente eccezionali.

Come le altre volte, le luci si abbassarono per poi rialzarsi; i ragazzi presero un respiro e ricominciarono a suonare, Temari si schiarì la voce e chiuse gli occhi. Io iniziai a sudare freddo per il nervosismo.

 

Asu nante konai yo ni to negatta yoru, kazoekirenai
Yume mo ai mo nakushi ame ni utareta mama naiteru
Kazaritsukenaide kono mama no watashi de ikite yuku tame
Nani ga hitsuyo
Jibun sae shinjirezu nani o shinjitara ii no…
Kotae wa chikasugite mienai
Kuroi namida nagasu
Watashi niwa nanimo nakute kanashisugite.
Kotoba ni sae naranakute
Karadaju ga itamidashite
Taerarenai, hitori dewa

Yonaka ni nakitsukarete egaita jibun ja nai jibun no kao
Yowasa o kakushita mama egao o tsukuru no wa yameyo

 

La voce di Temari era spettacolare; in questa canzone così triste s’imponeva perfettamente e risuonava, dura, nel mio petto. Lo stesso brano era meraviglioso e la melodia stupenda: i tre ragazzi stavano lavorando veramente duro per ottenere quell’effetto così bello.

Quella canzone l’aveva proposta Temari un giorno; giudicandola però troppo triste, l’aveva fatta leggere a Shikamaru, e questi l’aveva un po’ modificata.

«Ma fra la vostra vocalist e Shikamaru c’è qualcosa, vero?», mi aveva chiesto Ino una volta, sorridendo maliziosamente; io avevo alzato il sopracciglio e avevo ponderato.

«Uhm… sai, mi sa proprio di sì. Sei gelosa, forse?», le avevo domandato a mia volta, curiosa.

Lei aveva ponderato un po’.

«Naah, per niente. E’ il mio migliore amico, tutto qui, e gli voglio un bene dell’anima. E poi… uhm», e qui si era fermata a pensare, sorridendo e roteando gli occhi «a me interessa qualcun altro…»

Avevo alzato un sopracciglio e avevo sogghignato.

«Oh, non credo che Sasuke-kun abbia accettato volontariamente il tuo invito ad uscire… probabilmente era ubriaco, o tu l’hai costretto…», avevo replicato.

«E invece no, mia cara! Ha accettato e con sommo grado. Anche se ha borbottato un po’… ma cambierà totalmente idea, fidati.»

Avevo schioccato la lingua e l’avevo squadrata; ero, tuttavia, molto felice per lei.

«Certo, però… stare con quell’arpia… Povero Shikamaru…», aveva borbottato poi, assumendo un’espressione attonita. Aveva poi riflettuto un po’ e aggiunto: «Ma insomma -non dirlo a nessuno, Fronte Spaziosa, o ti faccio fuori- credo che gli ci voglia un tipo come lei. Almeno, schioda il culo e fa qualcosa oltre guardare le nuvole… Temari lo ha messo a stecchetto, eh? Si allena tutti i giorni, cosa che prima non si sarebbe mai sognato di fare.», aveva detto. «Sì, diciamo che gli farà bene questa cosa.», aveva concluso.

I due, in effetti, avevano una corrispondenza invidiabile: bastava uno sguardo -o una smorfia, insomma- per capirsi. Anche in quel momento, mentre Shikamaru era impegnato in un complicato passaggio di batteria, lei lo guardava e lui rispondeva fieramente allo sguardo, sogghignando in maniera palesemente soddisfatta.

Calò il silenzio; le urla e gli applausi si fusero in un unico tremendo frastuono.

Adesso, però, mancava la canzone d’amore… che canzone avrebbero scelto…? Pensai che la più adatta, nonché l’unica di quel genere, fosse Rose: sicuramente avrebbero suonato quella. Le luci si riaccesero e calò il silenzio; io li guardai ancora e ancora, orgogliosa e soddisfatta e arrabbiata con me stessa per essermi persa le eliminatorie.

E, per la prima volta da tanto tempo, incontrai di nuovo quegli occhi azzurri e meravigliosi: Naruto mi stava guardando fisso e aveva l’espressione più matura che gli avessi mai visto in volto.

 

It's been long enough
Now only sunshine could save me
I've still been waiting for you
Who will never come back again
I love you forever…
I can't live without you anymore
I love you forever…
Your body is so cold and so hard
Please come back
Sit beside a fire place,
I remember your warm heart.
Memories filled with plenty of love
And delight with my tears
I always love you
I can't see your face with my tears
Baby, I miss you

 

Rimasi semplicemente sconvolta: la canzone era tanto bella da lasciarmi senza fiato. Temari aveva gli occhi chiusi e un’espressione concentratissima: si muoveva sul palco senza difficoltà e la sua voce raggiungeva acuti altissimi senza problemi. Shikamaru e Sasuke stavano sudando molto e andavano benissimo; ma Naruto… Naruto mi sconvolse più di tutti. Non guardava nemmeno la chitarra mentre suonava: guardava me e sorrideva. Io arrossii e risposi allo sguardo, avida di lui, e sorrisi, sorrisi, sorrisi…

Ricordai le parole che aveva biascicato un mese prima, quando avevamo litigato.

“Non volevo, scusa, sono il solito cretino, ma… io, sai, io ho scritto una canzone, e…”

Il mio cuore si bloccò. Naruto che scriveva una canzone? Di solito i testi venivano redatti dal batterista e dalla vocalist… E la canzone diceva “please, come back” e “baby, I miss you”… e se, e se…?

 

Where are you?
I'm holding a piece of dream that you gave me.
I love you forever…
I can't live without you anymore
I love you forever
Your body is so cold and so hard
I love you forever
Please come back
I love you forever
Please come back
I love you forever...

 

E… oh mio Dio.

Oh mio Dio!

Naruto aveva scritto una canzone.

E l’aveva scritta dedicandola a me.

E io gli avevo urlato tutte quelle cose terribili, mentre lui aveva cercato di farmi calmare… E io avevo infranto quel suo sogno a lungo ricercato… e io ero andata via mentre lui, come al solito, mi elogiava e mi guardava con quegli occhi così belli… E io ero stato solo e tremendamente invidiosa di lui, perché era questo ciò che ero successo.

Io avevo invidiato la sua forza d’animo e il suo coraggio, poiché non ero mai stata capace di sognare o di lottare per qualcosa; e… la colpa era tutta ed esclusivamente mia. E poi, diamine, era vero: io avrei salvato vite, prima o poi… e non era questa una cosa altrettanto meravigliosa?

Così, tutto d’un tratto, mi sentii un mostro: mi ero comportata malissimo con lui, con gli altri, con tutti… che ragazzina idiota e viziata ero stata…

E dunque lo guardai ancora e ancora in quegli occhi spontanei e meravigliosi… e improvvisamente mi resi conto di quanto lui fosse importante per me, di quanto fosse vitale ed essenziale

«Forza, IDIOTA! Realizza questo tuo stupido sogno!», urlai, felice come non mai; lui curvò le labbra e ricominciò a suonare, divertitosi.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

E così, due settimane dopo eravamo in mezzo alla pista di una discoteca, con una spaventosa quantità di alcool nel corpo, e ballavamo come degli assatanati.

«E’ stata una bella botta, eh?», urlai, ghignando, tentando di sovrastare la musica assordante; lui grugnì.

«Oh, lascia perdere. E’ stato semplicemente umiliante.», rispose, contrito. Io risi e continuai a muovermi come una pazza, gridando:

«Chi se lo sarebbe mai aspettato che avrebbero vinto gli “Youth of the nations”?! E pensare che voi non li consideravate minimamente, e che Ino li definiva sfigati! Evidentemente, tanto idioti non lo erano!»

Lui sbuffò.

«Evidentemente no! Secondo me, comunque, erano raccomandati… Eddai, siamo stati mille volte meglio noi!»

Sorrisi, mi fermai e sospirai.

«Be’, in effetti sì. Ma… boh, magari loro avranno eseguito una migliore coreografia. O avranno scelto persone più pertinenti…», urlai, avvicinandomi a lui.

Lui annuì vagamente e continuammo a ballare come due pazzi, avvicinandoci sempre di più; ma, dopo un po’, mi prese un polso e strillò:

«Sakura-chan, quanto diavolo hai bevuto?!»

Io risi ancora e lo abbracciai, seguitando a ballare.

«Oh, un po’! Neanche tanto… qualche bicchierino…»

Lui sorrise, mi prese la mano e ci recammo ai divanetti; lì sprofondai in un puf e guardai gli altri. Il gruppo vincitore aveva dato una festa e aveva invitato tutti in discoteca; i quattro stavano adesso ballando al centro della pista, felici come non mai, e gli altri alla fin fine avevano incassato la sconfitta senza struggersi poi troppo e partecipando ai festeggiamenti. Quella sera avevamo ballato -e bevuto- tutti quanti; adesso eravamo sbracati su alcuni divanetti e ridevamo come dei matti. Sasuke aveva lasciato da parte il suo carattere freddo e impassibile, e adesso non si dimostrava del tutto impassibile alle lunghe e scoperte gambe di Ino, incrociate sopra le sue, mentre lei, con la testa appoggiata alla sua spalla, rideva e parlava; Shikamaru e Temari stavano litigando qualche metro più in là circa chi fosse il colpevole della loro sconfitta; Neji e TenTen dominavano la pista; e io e Naruto avevamo ballato tutta la serata e ci eravamo guardati più e più volte in maniera piuttosto provocante. Una volta finito il concerto delle semifinali, ero corsa da lui e gli avevo urlato quanto la colpa fosse tutta mia e quanto ero stata un’ingrata; lui aveva sorriso e aveva accettato di buon grado le mie scuse.

Naruto sbadigliò e si stiracchiò in modo fin troppo falso per essere minimamente credibile; poi allungò la mano e circondò le mie spalle con un braccio. Arrossì.

«Non mi picchi?», urlò, esitante.

Io ammiccai.

«Oh, è un tentativo di approccio così goffo che non me la sento di stroncarlo.», commentai, tagliente.

«Sì, però… non hai nemmeno tolto il braccio.», fece notare lui, sorridendo.

Mi girai e presi per l’ennesima volta una sua guancia fra le dita -oh, adoravo shakerare per bene la sua povera pelle e sentire le sue lamentele!

«E’ perché mi fai pena, Narubaka. E poi, sono troppo ubriaca per cercare di scrollarti di dosso. E, infine, è per… ringraziarti per ciò che hai fatto.», dissi, guardandolo a mo’ di sfida.

Lui spalancò gli occhi.

«Per… per cosa?!», chiese, spiazzato; io alzai superbamente un sopracciglio e ghignai.

«Oh, la canzone. Pensi che non me ne sia accorta? Era dedicata a me, e l’avevi scritta tu, idiota.», borbottai.

Lui s’imbronciò e mi si avvicinò; io continuai imperterrita a tenere la sua pelle fra le mie dita. La musica -house e veramente molto pesante- continuava a rimbombare nel mio cervello e nella mia cassa toracica.

«Oh, Sakura-chan! Non è vero! …Forse qualche pezzo, ok, ma non tutta. Era fin troppo sentimentale e lacrimosa!»

Appoggiai la mia testa sulla sua spalla, felice come non mai.

«Ma queste smancerie nei miei confronti sono proprio tipiche da te. E sono proprio queste smancerie le cose che più amo.», asserii, bisbigliando sensualmente nel suo orecchio; lui rafforzò la presa sulle mie spalle ed ebbe un brivido.

«Ma… ma a te non piacevano i tipi freddi e distaccati…?», chiese, assolutamente confuso. Risi ancora, allungai le mie gambe sulle sue e risposi:

«Un tempo, forse. Perché, be’… i tipi freddi fanno molto più figo, in effetti. Ma sinceramente preferisco quelli vitali e spontanei… come qualcuno di mia conoscenza.»

Lui ci mise un po’ a capire quello che stavo dicendo; rimase interdetto per alcuni secondi, ragionò a bocca semiaperta in un’espressione piuttosto comica, roteò gli occhi e poi mi guardò. Probabilmente, aveva appena realizzato di non aver capito una mazza del mio comportamento negli ultimi anni.

«Sakura-chan, è una dichiarazione, questa?»

Mi morsi un labbro.

«Oh, no. E’ solo un… incoraggiamento.», ribattei.

E per tutta la serata continuammo a ridere, scherzare e a battibeccare, continuando a guardare uno negli occhi dell’altra.

 

 

 

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

**********

Finita XD

Spero davvero vi sia piaciuta! E’ una parte un po’ più malinconica e piatta rispetto all’altra, è vero, ma io volevo proprio che i due litigassero XD L’ultimo pezzo è quello che mi è piaciuto di più, finalmente un po’ d’allegria! ** Avrei sinceramente voluto ampliarla un po’, ma non ho proprio ispirazione. Forse farò un seguito o scriverò altre parti, non so ^^

 

Coomunque! Ricopio qui il giudizio della giudiciah!

 

Seconda Classificata: 37 punti
“I wanna see your eyes, baby” di Clahp
Grammatica e Stile: 10
Credo di non aver mai dato un punteggio così alto a un concorso. Nessun errore, nemmeno di battitura. Stile perfetto, scorrevole, pulito, senza artifizi inutile. Si legge che è una meraviglia; davvero molto brava, i miei più sinceri complimenti.
Originalità: 7,5
Buona l’idea, ma non esclusiva, diciamo. Ne ho viste tante di fanfic con rock band e simili e la trama del concorso non dico che è scontata, ma nemmeno originale al 100%. Non per questo la fan fiction è brutta, anzi.
Attinenza: 9
Ha molto aiutato il cambio di narratore, è stata una bella mossa. Mostri perfettamente i pensieri di Sakura e Naruto, il loro evolvere dei sentimenti e questo mi è molto piaciuto, brava.
Caratterizzazione: 8,5
Niente da dire, mi sono sembrati tutti abbastanza coerenti con i loro caratteri del manga, per cui non ho da fare obiezioni, se non per il personaggio di Temari: troppo casinista, troppo piantagrane. Onestamente, io me la ricordo come una ragazza che perde le staffe solo per cose veramente serie e che accadono alla sua famiglia; per il resto la vedo pacata e calcolatrice, che non si lascia prendere dalle emozioni tante spesso e tanto volentieri.
Giudizio Personale: 2 [su 5 XD]
Essendo un giudizio personale, non potevo non contare lo ShikaTema. Non tanto per loro due, quanto per la caratterizzazione di Temari, come ti ho spiegato sopra. E’ vero, sono una Mosca Bianca, ma non vuol dire che non sappia caratterizzare un personaggio come Temari. Semplicemente non mi è piaciuta qui e dato che alla fin fine è uno dei personaggi più in rilevanza dopo Naruto e Sakura, ho dovuto tener conto della cosa.

 

 

Comunque, è stata la mia prima AU; qualche errorino l’ho fatto, in effetti ho reso Temari in modo un pochino libero proprio perché ho pensato che potevo permettermelo, dal momento che non sono ninja; e ovviamente ho sbagliato XD Dopo i risultati ho modificato un po’ il suo carattere, soprattutto nella prima parte. Non riesco mai a muoverla come dovrei, mannaggia =_=

Per il resto, sono ampliamente soddisfatta^^ Non me l’aspettavo, dico sul serio. Faccio i complimenti alle altre partecipanti e alle altre podiste^^

 

Ringrazio i 12 (dodici O__O) commentatori del capitolo scorso (_ _) grazie, non avevo mai ricevuto tante recensioni per un capitolo! Ho risposto nel cap scorso; risponderò ad eventuali - e GRADITISSIME =) - recensioni di questo cap qui sotto, così non faccio un commento enorme XD

Ultima cosa: le canzoni, come avrete capito, rispecchiano le band di Nana XD Ho scelto quelle dei Trapnest per il gruppo di Ino, Kiba, Neji e Kankuro, quelle dei Blast per l’altro XD Se la voce di Temari è quella di Nana [alias Anna Tsuchiya, che ADORO], quella di Ino, dunque, è quella di Reira [alias Olivia Lufkin, che AMO]. E Flavia sarà tanto contenta di questa cosa XD

Le canzoni sono, rispettivamente: Wish, Winter Sleep e Starless Night di Olivia Lufkin; Better Day, Kuroi Namida e I love you forever di Anna Tsuchiya. Consiglio vivamente a tutti di sentirle, sono bellissime ^^ Alcune frasi rispecchiano anche lo stato d’animo dei personaggi, l’ho fatto apposta xD Infatti, il titolo della prima parte proviene da Wish e quello della seconda da Better Day. Il titolo della fanfic verrebbe da quest’ultima canzone, ma avevo inteso male le parole XD Pensavo che dicesse “i wanna see your eyes”, invece dice “I wanna live in your eyes”, però come titolo ci stava proprio bene e non volevo cambiarlo... dunque, eccolo qui xD

 

Spero davvero tanto che commenterete! Le recensioni fanno sempre bene *_*

Alla prossima!

 

Clahp

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=374488