A che serve un coltello...se non lo usi?

di Queen FalseHearth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 🌷Capitolo 1🌷 ***
Capitolo 2: *** 🌷 Capitolo 2 🌷 ***
Capitolo 3: *** 🌷 Capitolo 3 🌷 ***



Capitolo 1
*** 🌷Capitolo 1🌷 ***


A che serve un coltello...se non lo usi?

🌷 Capitolo 1 🌷

 

1 Aprile 2018, ore 8:10

Il volto non mostrava segni di sofferenza. Sembrava annoiato, con chiazze di sangue che sporcavano il viso. Gli occhi viola erano ancora aperti, apparentemente impegnati a guardare il cielo; l’ultimo paesaggio che aveva visto prima di esalare l’ultimo respiro. Il corpo era disteso a terra su un prato di sangue, dava l’impressione di un dipinto.
In piedi, dinanzi al cadavere, una ragazza rise.
Lasciò cadere un cacciavite, l’arma del delitto, e mise in tasca un fazzoletto. L’erba l’avrebbe nascosta per lei, non le andava di correre all’inceneritore per cancellare completamente le prove. E poi non c’erano orme digitali sull’attrezzo: la ragazza aveva fatto molta attenzione a tenere nella mano destra un fazzoletto per tutto il tempo. Sarebbe stato più prudente utilizzare i guanti ma non faceva più parte del club di recitazione e rubargli avrebbe richiesto molto tempo.
Del corpo invece…decise di lasciare anche quello. Tanto nessuno sarebbe riuscito a risalire a lei e la conseguenza sarebbe stata solo un urlo terrorizzato di una studentessa scoprendo il corpo senza vita di Oka Ruto. Il suo aspetto timido e trascurato era in contrasto con la bellezza di quel piccolo paesaggio. La natura era silente, l’albero di pesco smise di far nascere i suoi fiori.
Le sue ultime parole erano diventate importanti come la polvere, "... Ti stavo aspettando ... sei qui per uccidermi, giusto? ... Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato ... ma ... solo così sai ... Non andrò giù senza combattere”*.
  
La presidentessa del club dell’Occulto aveva commesso un terribile reato per la sua assassina: aveva un sentimento nei confronti del suo amato Senpai. Quella verme…come si è permessa. Non valeva niente, era solo una strana ragazza fissata con i demoni e fantasmi. Quando un giorno la vide a meno di un metro dal suo lui, esplose di rabbia, il fuoco dell’odio s’addiceva perfettamente ai suoi occhi grigi di ghiaccio.
Era consapevole che non era la prima volta che si sporcava le mani di sangue per proteggere quel ragazzo che tanto amava.
Era dipendente da lui.
Dal suo profumo, dal suo sorriso.
Sapeva che quello che faceva era omicidio. Sapeva che molto probabilmente non aveva diritto di togliere la vita a un altro essere umano.
…Ma non le importava.
L’unica luce della sua vita era Taro Yamada e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerlo dalle persone dell’opposto e stesso sesso.
Qualsiasi cosa.
Lui apparteneva unicamente a lei.
Solo a lei, la ragazza che aveva appena smesso di ridere.

-Ayano! Sei tu?- la voce dietro alle due spalle la obbligò ad avvicinarsi, non poteva far scoprire il cadavere. Raggiunse quel richiamo a passi svelti e sicuri, non prima di aver controllato eventuali macchie di sangue altrui sulla sua divisa. Era pulita.
La protagonista non ci impiegò molto a fingere un’espressione innocente e tranquilla. Era pronta a mostrarsi non esibendo segni di agitazione o di spavento.
Era Koharu Hinata, non aveva seri problemi con lei. Quasi azzardò a definirla adorabile.
-Ciao Ayano~chan!- esplose di gioia vendendo la compagna di classe. Era sempre stata così: trovava la totale felicità con chiunque le fosse simpatico.
-Ciao-
Nessuna delle due sapeva cos’altro aggiungere.
-Andiamo in classe insieme?- propose all’improvviso Koharu Hinata.
-Ok, mi sembra un’ottima idea-
Koharu Hinata, capelli brillanti con frangia verde neon legati in due codini, occhi e mutandine del medesimo colore (quest’ultima informazione l’aveva ricavata per conto di Info-chan: di lei Ayano sapeva tutti i dettagli), bocca e naso piccoli; era molto debole e ogni volta che le veniva inquadrata una fotocamera/cellulare sorrideva ingenuamente.
-Allora….quale club fai parte?- chiese la Social Butterfly mentre camminavano.
-Mi sono iscritta a quello d’arte, quello di teatro non mi piaceva- aggiunse sorridendo, non era difficile fingere di essere felice: era così aveva sempre ingannato Koharu Hinata. E tutti gli altri.
Hinata non era solo un essere umano di sesso femminile che condivideva la stessa classe al liceo per la Yandere, ma la compagna con la quale ha trascorso più tempo: si conoscevano fin dall’asilo e fu lei la prima persona che le divenne amica dopo che Ayano decise di comportarsi normalmente per essere rispettata.
Mentre camminava insieme alla coetanea, si ricordò del suo precedente incontro con la prof di ginnastica, quando il suo grembiule del club d’arte le assicurò di passare innocente.
-…e….il tuo club è utile?-
-Si è molto utile-

25 Marzo 2018, ore 13:35

-È pittura, professoressa- rispose senza timore. Era spaventosamente tranquilla, non sembrava umana; i suoi coetanei avrebbero mostrato agitazione e paura se avessero commesso in brutale omicidio, come lei aveva appena fatto. La camicia da pittore era il suo scudo, non c’era motivo di preoccuparsi o attaccare un adulto.
La professoressa dalla tuta da ginnastica rossa e capelli vivaci si avvicinò attirata da uno strano odore che proveniva dalle vesti della sua alunna. Raggiunse a una sola plausibile conclusione.
-Hai il ciclo?- la mora annuì timidamente per sembrare una vittima della situazione.
-Ah ecco perché hai questo strano odore. Ed io che pensavo avessi ucciso qualcuno!- Ayano non disse nulla suscitando l’imbarazzo della sua professoressa.
-Ah scusa non volevo prenderti in giro…infondo voi del club di arte la usate spesso la vernice rossa, per i tramonti giusto? …Anch’io alla tua età mi dimenticai l’assorbente e i miei compagni mi presero in giro tutto il giorno!- la protagonista non era per nulla interessata a quel piccolo racconto, anzi niente innescava in lei la curiosità. Era solo una perdita di tempo, la prof non aveva motivo di intrattenerla.
-Ti serve un assorbente?- Ayano la fissò negli occhi fingendosi sollevata.

1 Aprile 2018, ore 8:15

-Bello…io invece ho lasciato quello di arti marziali…non sono all’altezza! Stavo pensando di iscrivermi a quello di Fotografia o dell’Occulto…che mi consigli?-
-Fotografia- rispose subito come una macchina -Tu sei una persona troppo allegra per quel genere di cose- …e ho appena ammazzato la presidentessa di quel club e quindi sarà chiuso, pensò.
-Tu dici? Lo so però il fascino dell’oscurità mi attira, però potrebbe essere troppo inquietante ora che ci penso….Allora seguirò il tuo consiglio! Grazie-
-Prego-

1 Aprile 2018, ore 8:30

Era primavera. L’aria era calda e piacevole, i raggi del sole riscaldavano il viso delle diciassettenni. Quel periodo era perfetto per fare una passeggiata, anche piccola.
La classe 2-1 era come sempre illuminata e fresca. La prima lezione della giornata era alle 8:30, in quella mattina solo il banco trova della prima fila, terza colonna, era vuoto.
La professoressa Rino Fuka non potette fulminante con lo sguardo Ayano Aishi come faceva di solito, era raro vedere quell’alunna in orario e addirittura in compagnia di una coetanea. All’appello mancava solo Aoi Ryugoku, ma essendo un membro del consiglio studentesco la prof. ipotizzò che fosse impegnata per faccende serie e quindi iniziò la lezione senza di lei.
Ayano notò che Chojio Tekina (seconda fila, quinta colonna) non si era accorto della scomparsa della presidentessa del suo club, lo capì dal suo modo di tenere gli occhi abbassati: quando scopriva un cadavere tendeva a tenerli alzati sempre in guardia. Era un codardo e incapace di difendersi.
Grazie a Info-chan, la Yandere sapeva tutte le informazioni dei suoi compagni di classe, professoressa inclusa.
La scrivania di Ayano si trovava nella terza fila, terza colonna; era sempre stato il suo posto. Koharu Hinata prese posto vicino a lei con molta calma. Hayato Haruki, la controparte maschile della verde, era già seduto alla sua destra. Sakyu Basu salutò la sorella Inkyu sulla soglia della classe. Chissà cos’era la vita insieme a una sorella, Ayano non ne ha mai avuto una.
Tutti i suoi futili pensieri da normale studentessa ebbero vita breve. Ayano trovò una busta mai vista prima sul suo banco, con su scritto un bigliettino “Per Yandere-Chan”. Nascose il misterioso pacco sulle sue gambe e lo aprì delicatamente dando l’impressione di utilizzare il cellulare. Fece piano, non doveva provocare rumore.  Sorvegliò gli sguardi dei suoi compagni di classe per assicurandosi che non la stessero guardando; Hinata Koharu era impegnata a leggere il tema che aveva svolto per la lezione e Hayato Haruki stava freneticamente mordendo la sua matita perché si era appena accorto di non aver fatto i compiti. Essendo dell’ultima fila, la protagonista non si preoccupò dei suoi compagni seduti alle file più avanti.
 Il contenuto del pacco la lasciò in uno stato che assomigliava al sottoshock. Tutt’a un tratto non era capace di nascondere la busta, non sapeva dove mettere il bigliettino e non aveva la pallida idea di sbarazzarsi di quell’arma.
Prese lentamente la cartella che gettava sempre alla sua sinistra con la sua gamba e infilò il pacco tra i suoi libri. Fece un respiro profondo indirizzando il suo sguardo su un punto del banco. Aveva un’espressione indifferente ma dentro di lei si verificò per la seconda volta il caos (la prima quando aveva conosciuto l’emozione dell’amore incontrando il Senpai). Che fare? Cosa doveva fare? Aspettare la fine delle lezioni per esaminare lo strano dono o agire subito? Almeno aveva già individuato il responsabile.
Non è stata la curiosità o la paura a farle alzare la mano, ma il dubbio di essere scoperta. O peggio: di essere già stata scoperta.
-Prof posso andare in bagno?- chiese la Yandere prendendo dalla sua cartella il misterioso pacco simulando di cercare un assorbente o dei fazzoletti. Non poteva lasciarlo in classe, il pericolo era troppo alto.
-Certo.- Ayano non aveva calcolato le dimensioni del pacco: era troppo grande per infilarlo in tasca. Nonostante la difficoltà non si agitò, bastava nascondere la busta sotto la divisa e fingere di soffrire il mal di pancia. Nessuno si sarebbe accorto del rigonfiamento.
-Ragazzi vi devo comunicare una notizia importante-

Non corse per raggiungere i bagni, ma avrebbe voluto. Quelle del consiglio studentesco sorvegliavano come fossero le guardie reali. Che fastidio. Raggiunse i bagni con il pacco sotto gli indumenti.
La puzza di sigaretta era ancora nell’aria. Molto probabilmente Musume Ronshaku e le sue amiche hanno trascorso la mattina in bagno. Non poteva lamentarsi, era abituata a quel fastidioso odore.
Doveva scegliere con cura il bagno in cui andare, in modo che nessuno possa udire la telefonata che stava per fare. Nell’ultimo bagno a sinistra giaceva il corpo senza vita di un ragazzo, un povero gay di cui ignorava il nome, che si era avvicinato in modo allarmante al suo Senpai. Portarlo nel bagno delle femmine non è stato facile, ma non poteva assassinarlo altrove perché si sarebbe trovato subito.
Si avviò nel bagno vicino e si chiuse nel buio.
Prese dalla tasca il suo telefono e chiamò subito la sua informatrice privata per chiedere spiegazioni di quel gesto azzardato. Chissà perché l’ha fatto: era una che rispettava il suo ruolo e non prendeva iniziativa. La protagonista non aveva mai chiesto un coltello e Info-chan sapeva che odiava essere definita “yandere” in pubblico.
Prima di poterle indirizzare qualsiasi insulto, Info-chan disse all’inizio della chiamata:
-Buon compleanno-
Ogni sua attenzione si focalizzò su quella frase:…il suo compleanno? Aveva dimenticato di averne uno. Quando è stata l’ultima volta che l’ha festeggiato? Ricordava che nel suo soggiorno c’era una sua foto di lei bambina con una torta e i suoi genitori sorridenti che facevano da sfondo. La candelina sul dolce invitante ricoperto di glassa rosa era una. Non ricordava niente dell’evento designato in foto, tuttavia si era accorta che la sua espressione assente era identica a quella che aveva tuttora. Quell’aspetto infantile era in grado di mascherare molto bene il suo gelido sguardo che solo i più attenti riuscirono a intravedere.
Per quanti secondi era rimasta in silenzio? Sul display segnalava che la telefonata era durata quindici secondi. Quindici secondi di puro silenzio.
-Non dovevi farlo. Non dovevi metterlo sul banco. E se l’hanno visto prima che fossi entrata? E se l’hanno aperto? Se hanno già chiamato la polizia perché non faccio parte del club di cucina? Perché non hai scritto per Ayano Aishi? Se non l’hai capito è il mio nome, non mi chiamo Yandere-Chan. E il coltello è troppo grande per metterlo in tasca, a questo non ci avevi pensato? Vuoi farmi scoprire? Perché lo hai fatto?- la tempestò di domande non dandole il tempo di rispondere neanche a una.
Info-chan non disse altro, concluse la telefonata con una semplice frase.
-Buon divertimento-


Rientrò nella sua classe più confusa che mai. Ayano era dritta e composta; aveva lasciato il coltello nel bagno, anche se l’avessero trovato non c’erano ancora impronte digitali. Se l’avesse tenuto con sé per più di cinque minuti sarebbe impazzita.
Si parlava del recente omicidio di una ragazza solare con un seno prosperoso. Ayano sapeva perfettamente chi era l’assassino; Kokona si è trovata sul luogo sbagliato al momento sbagliato.
-…il 25 Marzo Kokona Haruka è stata ritrovata morta in una custodia di chitarra. Era una studentessa della nostra scuola. Che ne pensate?-
Chojio Tekina alzò gli occhi in alto e si guardò le spalle. Da quel momento non ha mai smesso di abbassare gli occhi e di provare ribrezzo.
-Perché parliamo di questo?- chiese Mia Rai, membro del club arti marziali che per orgoglio non toglieva mai la fascia sportiva; seconda fila, terza colonna.
-Perché ho intenzioni di assegnarvi un compito riguardante il genere giallo e vi sto aiutando a raccogliere idee per i vostri brani. Parlate, senza timore-.
Tutti i presenti erano entusiasti all’idea di Rino Fuka, soprattutto Hayato Haruki salvato da un’insufficienza dalla strana morte di una coetanea. Le uniche a non essere veramente interessate erano Ayano e Osana Najimi, ma quest’ultima non lo nascose.
Osana Najiimi, terza fila prima colonna, era sempre rimasta con l’espressione irritata e amara. Anche l’aria che respirava sembrava recarle fastidio. Era una ragazza aggressiva ma dentro di lei batteva un cuore dolce che sorrideva con la presenza del Senpai.
Non temere Osana, penso la Yandere: un giorno non molto lontano cesserai di esistere e smetterai di provare quella sensazione che sembra molto sgradevole.
-Allora? Nessuno parla?-
-L’assassino ha fantasia, su questo non c’è dubbio- affermò Sakyu Basu; capelli viola, occhi gialli, non faceva parte di nessun club e d’era incapace di difendersi. Aveva un prezioso anello d'oro che qualche tempo fa Ayano si divertiva a rubare per far incolpare la ragazza protagonista della lezione.
-Ottima considerazione, nel compito puoi inserire questo commento.-
-È uno studente della scuola!- intervenne Kokoro Momoiro, prima fila, prima colonna. Aveva una grande coda di cavallo bionda e ciocche rosa che si arricciano lungo i lati della sua testa. Non viveva senza cellulare ed era carina quando si metteva in posa. Le piaceva bullizzare e ridicolizzare la gente.
-Potrebbe essere una pista da seguire!- disse la prof.
Kizana Sunobu, la regina del club di recitazione, lasciò cadere delicatamente una rosa rossa sul pavimento. Kizana ha stravaganti codini viola sostenuti da due rose rosse (la sua parrucchiera era molto brava), occhi del medesimo colore, indossa un girocollo nero con una rosa rossa al centro e nessuno si era lamentato del suo look.
-Un assassinio…una damigella in pericolo…un insieme perfetto per uno spettacolo! E ovviamente sarò io la protagonista! È scritto nel destino- sali sul suo banco in attesa che una tiara d’argento e un mazzo di fiori compaiano solo per lei.
-Non è un gioco Sunobu, siediti composta!- disse la prof e la viola obbedì delusa.
-F-faceva parte del club di musica!- intervenne il verde.
-Forse vero, Haruki se tu fossi un investigatore cosa faresti?-
Hayato ci pensò su prima di rispondere, non dimenticandosi di essere osservato dai suoi compagni; il suo grande timore era di dire qualcosa di sciocco davanti a loro.
-…chiederei l’e-elenco degli studenti del club musicale e li interrogherei tutti per chiedere chi avesse il possesso di quella chitarra…cioè custodia!-
-Tekina continua tu-
-cercherei di mettermi in contatto con il fantasma di Haruka per farmi dire chi l’ha assassinata, semplicemente-.
-…Perfetto, vedo che il club dell’Occulto ti ha…aperto la mente, credo. Altre considerazioni?-
-Le piaceva Taro Yamada, lo stesso ragazzo di cui Aishi si è presa una cotta- disse uno attirando l’attenzione della classe.
La protagonista doveva smettere di mostrarsi apatica, si stava colpevolizzando da sola in questo modo. Doveva essere arrabbiata o stupita?
-Quindi se la prossima a schiattare è Osana, sapremo l’identità dell’assassino ahah- commentò un suo amico; aveva lo sguardo curioso ed era interessato alla reazione di Ayano.
Osana continuò con il suo comportamento irritato senza dar peso alle parole del suo compagno di classe. Silenziosa e distratta, vagò indisturbata nel suo mondo senza essere ripresa dalla prof.
-Come fai a essere così infantile e stupido? È ovvio che non centri niente…Ayano hai una cotta per Yamada? Lo sapevo! Ne ero certa! …Comunque non puoi dire certe cose, cresci un po’! E poi Kokona si era fidanzata con un certo Riku, quindi non dire cavolate!- la difese Haruka, dopo aver finito di parlare, si rivolse alla sua amica e le sorrise. Quel sorriso racchiudeva il messaggio “noi ragazze ci dobbiamo aiutare”, che fu ricambiato con apparente affetto e devozione.
A irrompere bruscamente in classe fu la studentessa assente, nonché membro del consiglio studentesco.
Aoi camminava sempre in modo strano e scomposto, quando entrò quasi cadde per la furia che aveva impiegato per aprire la porta.
-Oka Ruto è morta! Qualcuno ha ammazzato una studentessa! Di nuovo! Chi era fuori dalla classe alla prima ora?!- Kizana si nascose sotto il banco urlando paura. Non era una recita. La Yandere spalancò gli occhi in segno di inquietudine.
Info–Chan e il suo gesto azzardato le fecero finire in un brutto guaio.
Tutti avevano gli occhi puntati su di lei.



 

*frase trovata nel profilo della wiki di Yandere simulator.

👑❄ Nota Autrice ❄👑 : non sono esperta del gioco perché lo conosco solo grazie ai video di Keylina NbG e KeNoiaChannel.
Il fatto che Info-Chan regali un coltello alla yandere è inventato a da me e più avanti aggiungerò altre cose di mia inventiva.  …Non mi ha mai interessato questo futile sentimento (amore), ma per la Yandere ho un fatto un’eccezione.
Non mi è venuto altro modo di festeggiare questo stupido San Valentino (anche se la storia si ambienta il 1 aprile del futuro, dettagli) e quindi ho sfruttato questo personaggio molto interessante.
Spero che questo capitolo vi abbia un po’ incuriosito, se volete potete dirmi la vostra opinione senza problemi, ciaooooooo 👑

 

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Capitolo 2
*** 🌷 Capitolo 2 🌷 ***


A che serve un coltello...se non lo usi?

🌷 Capitolo 2 🌷

 

1 Aprile, ore 13.20

Non era previsto che si trovasse lì, in quell’aula del secondo piano. A sperare che il tempo passi più velocemente. La polizia la stava interrogando da molto tempo arrecandole fastidio e noia, l’avevano gentilmente invitato a seguire un interrogatorio subito dopo il loro arrivo e l’aveva trattenuta per cinque ore.
Che palle.
Come se fosse la prima volta che accadeva un omicidio nell’Akademy School.
Se non fosse andata in bagno a causa di Info-chan, sarebbe stata una comune alunna delle superiori; invece era la prima sospettata per l’omicidio di Oka Ruto.
La ragazza inquietante era morta alle 8:40, seconda la polizia: la prima ad aver trovato il suo corpo senza vita è stata quella ficcanaso di Aoi, che, come ha affermato, si trovava in quella zona a quell’orario perché non trovava il cellulare. Forse il suo ruolo nel consiglio studentesco era troppo pesante per lei da farle stare con la testa fra le nuvole, meglio ricordarsi di questo dettaglio: potrebbe tornarle utile.
Ma Oka Ruto era morta prima delle lezioni, e avevano l’assassina davanti agli occhi.
La polizia indirizzava verso la Yandere fastidiose domande e quest’ultima era costretta a fare la ragazza spaventata e agitata, un ruolo che non le addiceva per niente ma che sapeva interpretare. Per sua sfortuna, tremare e annuire erano gli unici modi per uscire da quella scomoda situazione; e se quelli della polizia erano convinti che Oka Ruto fosse morta alle 8:40, non ci avrebbero impiegato molto per reputarla innocente. Erano solo un mucchio d’idioti.
Avevano controllato il suo zaino e non avevano trovato niente di sospetto, tranne un pacchetto di sigarette destinato a Musume Ronshaku in caso le fosse servito un aiuto da quest’ultima.
 A quel punto erano costretti a rilasciarla, a chiedere la sua disponibilità e scusarsi per l’equivoco. Ogni volta che la lasciavano andare, non sorrideva ma si godeva quella piccola vittoria.

Una volta uscita dall’aula vide l’orario e pensò di essere ancora in tempo per provare quell’emozione di cui era dipendente. Doveva solo raggiungere un luogo e avrebbe trovato l’agognata felicità. Il suo Senpai era sul tetto. Doveva vederlo, ne aveva bisogno. Però prima era necessario recuperare il coltello di Info-chan, avrebbe fatto in fretta.
Corse ai bagni fregandosene del regolamento (quando mai l’aveva rispettato se ammazzava gli studenti?) e trovò solo il silenzio. Meglio così.
Arrivata a destinazione, ebbe una piacevole sorpresa nel notare l’arma intatta; doveva essere proprio fortunata se nessuno aveva usufruito di quel bagno, o forse nessuna si era accorta dell’intruso inanimato. Perfetto. Emise un piccolo ghigno soddisfatto e infilò il coltello mutande, con la lama protetta dalla busta. Non le dava fastidio, la gonna della divisa nascondeva molto bene il suo piccolo segreto.
Una volta compiuta la missione, recuperò fiato: non correva dai tempi in cui aveva commesso il suo primo omicidio. All’inizio non era spaventata come un normale essere umano, si sentiva piena e orgogliosa per aver difeso il suo tesoro; ma l’inesperienza le era quasi costato un testimone adulto e non era ancora abbastanza forte da difendersi.
Ayano si diresse verso le scale con il petto pieno d’entusiasmo, perché provava quelle emozioni travolgenti pensando al suo Senpai?  A pensarci non aveva bisogno della risposta, le importava solo vederlo e assaporare quell’istante in cui i suoi occhi si posano sui suoi.
Mentre saliva i gradini nessuno la vide come una sospettata, ma era ritornata una normale ragazza, apparentemente. Con passi felini, si avvicinò al suo obiettivo e il suo cuore ebbe un sussulto: un ragazzo stava mangiando il suo bento in tranquillità.
Lui!
La sua sola presenza la faceva sentire viva. Nel suo cuore entrarono mille emozioni che non riusciva a controllare, quelle di prima erano solo un assaggio. Avrebbe voluto raggiungerlo così vicino per poter sentire il suo respiro, abbracciarlo con tutte le sue forze e posare le sue labbra sulle sue. Aveva bisogno di quel contatto così intimo e meraviglioso, ma non era ancora arrivato il momento.
Prima doveva sbarazzarsi delle sue rivali, e il Senpai avrebbe avuto occhi solo per lei.

1 Aprile, ore 15:40

Era a casa. Solo il silenzio le diede il benvenuto. I suoi genitori erano partiti da qualche settimana, si era abituata alla situazione. Tolse le scarpe nere, posò il suo zaino per terra e si distese sul divano, con il pacco di sushi appena comprato ancora tra le braccia.
Non aveva molta fame e quel giorno era particolarmente pensierosa. Tutto era andato come previsto: aveva compiuto un giusto omicidio senza avere conseguenze e aveva seguito il suo Senpai fino a casa sua per accettarsi che stesse bene. Aveva solo subito quel contrattempo, niente di particolarmente grave. Allora perché si sentiva turbata, in ansia per qualcosa?
Forse era solo stanchezza, ultimamente aveva usufruito di molto energie. Girò il capo e alzò gli occhi su una mensola: era evidentemente impolverata e là risiedeva una foto che non passava inosservata, era del suo primo compleanno. Era posizionata al centro, la foto più importante della casa.
Come al solito ascoltava solo il vuoto della sua anima. Non provava tristezza perché nessuno le ha dimostrato affetto in quel giorno, forse era distratta perché non ha ricevuto attenzioni, doni e canzoni stonate?
Non poteva dire di non aver ricevuto nessun regalo: aveva sempre con sé il coltello di Info-chan, ormai tempestato delle sue orme digitali.
Non aveva mai portato un’arma a casa, non l’ha mai ritenuto necessario. Dimenticò l’inquietudine di prima e immaginò quante vittime poteva mietere con quell’oggetto se qualcuna si fosse avvicinata al suo Senpai.
Impugnò con la sua fredda mano il coltello e osservò con occhi annoiati la lama lucente, la trovò decisamente perfetta. Era affilata, forse è stato forgiato con il metallo più prezioso del paese.
Tutte le sue considerazioni positive potevano rivelarsi inutili: e se si trattasse in realtà del primo coltello che la sua informatrice aveva sottratto nella cucina di sua madre? Info-chan …con una famiglia, suona buffo.
È normale avere una vita privata, si disse Ayano, ma è davvero difficile immaginare quella perfida rossa una comune cittadina, al di fuori della scuola.
Non valeva la pena di pensare ai coltelli e a cosa facesse Info-chan nel tempo libero; doveva svolgere quello stupido tema sul genere giallo e ideare una strategia per eliminare un’altra rivale.

2 Aprile, ore 7:10

-Ayano!-
Solito posto, stessa ora. La Yandere stava perlustrando la zona dell’omicidio per verificare se avessero trovato il cacciavite che aveva gettato volontariamente ieri, quando si presentò davanti una persona che non voleva incontrare.
-Ciao- disse cordialmente, sfoggiando un sorriso tranquillo e un’espressione rilassata.
-Ho saputo che ieri è stato il tuo compleanno! Perché non hai detto niente?-
-Non mi è sembrato il caso….- rispose abbassando gli occhi, sperando che il tempo passi più in fretta: non aveva voglia di dialogare con Koharu Hinata.
-Giusto sono morte due nostre compagne. Ultimamente l’atmosfera è diventata grigia a scuola. Non è che sia il momento adatto, ma i compleanni sono comunque importanti. Sono un evento imperdibile! Forse non volevi festeggiare a causa di Oka Ruto, ma la vita va avanti e acciufferanno l’assassino. Per farti un esempio, il compleanno di mia zia è il 14 marzo, data in cui è morto Stephen Hawking, suo astrologo preferito. Allora lei… - la ragazza dai capelli verdi è un classico esempio di persona che non si vorrebbe mai incontrare la mattina presto: è una macchina inarrestabile di dialogo, che non si sarebbe fermata nel raccontare la sua esperienza neanche con la presenza del diluvio universale. Parlò, parlò, parlò e Ayano si chiese dov’era l’arma che poteva riutilizzare. Aveva lasciato il suo coltello a casa e non aveva armi con sé. Koharu era un ostacolo molto fastidioso.
-… infine decise di invitare tutti e …mi stai ascoltando?-
-Si scusa… stavo pensando che i miei genitori ieri non mi hanno telefonato e mi sono un po’ arra…cioè rattristita-
-I tuoi genitori non ti hanno telefonato? Oh no… sono forse partiti?-
-Sono in America-
-E non hai trascorso il tuo compleanno con qualcuno? Nonni? Amici?- Ayano scosse la testa alla ricerca  di un oggetto affilato o velenoso. Non aveva davvero tempo da perdere, alle 7:15 doveva ricongiungersi con il suo Senpai alla fontana. Perché per la sua coetanea non festeggiare un compleanno è così grave?
-Non ti preoccupare, davvero- fece per girarsi ma Hinata appoggiò la sua mano su quella della compagna fermandola.
-Era mia intenzione farti un regalo perché ti vedevo un po’ giù di morale, quindi lo trasformerò in un regalo di compleanno! Non ti posso garantire nulla purtroppo, ma oggi o domani avrai una piacevole sorpresa, tieniti libera per il pomeriggio!- rise e corse verso la scuola, senza neanche salutarla. Era raggiante e veramente contenta di poter aiutare Ayano, quest’ultima si chiese di che sorpresa potesse trattarsi.
Seguì la sua compagna dentro la scuola, dimenticandosi del cacciavite. Non voleva scoprire che cosa stesse tramando: il suo tono gentile era diventato all’improvviso una specie di calamita per lei. Nessuno aveva usato quelle parole dolci con lei, sperava di sentirle dalle labbra del suo amato Senpai. Poteva imparare molto da una persona con Koharu Hinata, aveva bisogno della sua bontà per stupire Senpai.
Mentre cercava la ragazza dai capelli verdi, una voce femminile attirò la sua attenzione; sentiva urla molto soffocate, forse indicavano rabbia. Poi udì un’altra voce e la raggiunse subito. La conosceva, era la melodia protagonista dei suoi sogni.
Dopo aver attraversato un lungo corridoio, si nascose dietro un angolo e intravede il volto di Osana Najimi. Il rischio di essere vista era alto, ma scoprire che cosa stesse tramando quell’isterica era la sua missione per salvare il Senpai.
Ignorava il motivo della lite, ma il modo in cui la Tsundere indirizzava quelle parole offensive verso il suo amore fece incazzare la Yandere.
Ora basta.

2 Aprile, ore 15:30

La giornata scolastica era finita ma Ayano decise di rimanere, anche se le attività del suo club non erano previste. Nessuno le avrebbe vietato di lasciare la struttura, cosa c’era di più normale di una studentessa che passa ore extra a scuola?
Mentre la diciasettenne si trovava al primo piano, sentì una gran voce presuntuosa provenire dalla porta del Drama Club. Era impossibile non notarla, era simile al ruggito di una leonessa.
-A chi importa se le maschere sono vietate? Un vero artista può sospendere l'incredulità del pubblico senza l'ausilio di oggetti di scena o costumi! Inoltre una maschera avrebbe solo derubato la scuola del privilegio di poter vedere la mia splendida bellezza!- la riconobbe e alzò gli occhi al soffitto pensando di aver fatto la scelta giusta di non entrare in quel club. I guanti, disponibili solo in quel club, non erano essenziali per commettere omicidi.
Corse con il sorriso sulle labbra dimenticandosi della sua cartella, lasciando incustodito il tema del genere giallo dato che la professoressa Rino Fuka era assente. Doveva solo cercarsi un’arma.
Guardò l’orologio e si accorse non di non avere più tempo. Pazienza: poteva strangolare o affogare le sue vittime. Fece un gran respiro e si diresse a ovest.
Dentro la palestra era in corso una partita di calcio. L’unico adulto presente era la professoressa di educazione fisica. Il club dello sport fu finalmente inaugurato e tutti i ragazzi interessati furono chiamati a parteciparvi.
C’era il suo Senpai, il suo raggio di luce.
Non era un ragazzo interessato allo sport e aveva i suoi occhi luminosi sempre nella direzione delle pagine di un libro. Non sapeva i dettagli, ma il suo Senpai si trovava in quel club perché ha perso una scommessa con un suo amico ed è stato obbligato a giocare in squadra. Doveva informarsi chi era il ricattatore, in futuro potrebbe causargli dolore e quindi doveva farlo fuori.
Ayano prese posto nella scalinata, insieme a amici e fidanzate che dedicavano il loro tempo a tifare per i giocatori in campo. 
La partita era già iniziata, i ragazzi si contendevano il pallone. Niente ragazze in vista, poteva stare tranquilla. Erano abili e agili, il club di calcio era conosciuto anche per l’impegno dei suoi studenti.
La palla fu spedita al di fuori del capo diverse volte. Ayano non conosceva le regole, non le era mai interessato il calcio ma intuì che quel pallone doveva stare all’interno di quelle linee rosse che delimitavano la palestra in un grande rettangolo.
Tutti i cacciatori avevano gli occhi puntati sul pallone, gli spettatori sui protagonisti della partita e Ayano sul sedere del suo Senpai.
I suoi movimenti erano perfetti. Erano gli altri che non erano all’altezza. Era il suo campione, faceva ardemente il tifo per lui. Si era accorto della sua presenza? Gli ha dato felicità?
In realtà i movimenti timidi e non convinti di Taro Yamada testimoniavano che quest’ultimo non era abituato a quel mondo popolato solo da calciatori determinati a impossessarsi del pallone.
La Yandere sapeva che non poteva godersi tutta la partita. Avrebbe voluto tanto rimanere, ma non poteva abbandonare il suo piano elaborato ore prima. Si voltò e vide lo sporco viso di Osana incollato sulla sua stessa preda.
Ora o mai più.
Si alzò furtivamente con sguardo assassino. Non riusciva a cambiare espressione facciale, il suo odio era più forte. La sua strategia avrebbe funzionato, quindi poteva fare quello che voleva.
-Osana- disse con voce gelida. La tsundere alzò lo sguardo in direzione nella sua rivale, non sembrava molto felice di vederla.
-Ah sei tu…che vuoi?-
La Yandere rimase in silenzio cercando di soffocare il suo odio per quella maledetta. Tra un po’ avrebbe trovato la pace, era solo questione di minuti.
-Che vuoi? Vedi di sbrigarti che devo assistere alla vittoria di Taro-
Ayano non si era mai accorta dei grandi lucenti codini arancioni di Osana: poteva infilarli con velocità alla macchina di ventilazione dell'aria sul tetto e vedere il suo corpo risucchiato nelle eliche. Che maleducata.
-Osana devo dirti una cosa importante su Taro- la sua reputazione, seppur molto alta*, non avrebbe mai ingannato Osana e quindi doveva ricorrere al suo punto debole. Infatti, sentendo il nome della persona che amava più, il volto della ragazza tramutò accedendosi.
-Che è successo? Un momento…come posso fidarti di te? Riguarda il regalo che voleva farti Hinata?- accavallò le gambe incrociando le braccia e sistemò uno sguardo minaccioso, pronta a ricevere il “prossimo attacco”. Ayano non poteva concedersi il lusso di confondersi e continuò.
-No no…è importante. Per favore seguimi-
-Non puoi dirmelo adesso in questa palestra?- la ragazza dai capelli arancioni si era già insospettita, infondo non era un’oca senza cervello.
-Non qui, qualcuno ci potrebbe sentire- Osana non si fidava della ragazza che aveva davanti, ma era pronta ad aiutare il suo migliore amico in qualunque situazione.
-Ok-
Mancava poco, solo una camminata con Osana Najimi e avrebbe risolto il suo principale problema.

 

 

*dialogo preso dalla wiki .
 **nel gioco Yandere-chan, se ha una reputazione alta, può chiedere a chiunque di seguirla, persino Osana. Ho un po’ cambiato quella “regola” per rendere la storia più realistica e Osana non seguirebbe mai la sua più grande rivale.
D’ora in poi non mi baserò quasi più sulle meccaniche del gioco per il motivo citato qui sopra.

 

 

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Capitolo 3
*** 🌷 Capitolo 3 🌷 ***


A che serve un coltello…se non lo usi?

🌷 Capitolo 3 🌷
(Finale)

2 Aprile, ore 15:40

C’era un po’ di vento in quel giorno d’Aprile. Da lontano si poteva intravedere due ragazze di diciassette anni che camminavano insieme, sembravano amiche. Nessuno poteva sapere che una avrebbe ucciso l’altra a momenti.
Il tempo impetuoso non arrecava fastidio alla giovane Ayano, troppo impegnata a non perdere di vista Osana Najimi.
L’esterno della palestra era molto grande, sembrava non finire mai. Ayano non sapeva dove portarla: molto probabilmente all’interno della scuola c’era qualcuno che potrebbe diventare in testimoni e quel giorno c’era il club di giardinaggio e fotografia. L’unico luogo sicuro era il bagno, affogare Osana era un duo sogno nel cassetto ma con quale scusa poteva condurla lì?
Si pentì di non aver recuperato nessun’arma. Il suo compito tra pochi istanti si sarebbe rivelato difficile quasi impossibile. Non doveva temere: la migliore amica del Senpai era incapace di difendersi.
-dove mi vuoi portare?- Osana si fermò facendosi più sospettosa, più minacciosa mantenendo la sicurezza. Da quando la prudenza era diventata una caratteristica della ragazza dei capelli arancioni?
-Aishi, possiamo parlare anche qui!- esclamò la rivale Tsundere. Ayano fine di non ascoltarla e le prese il polso e la costrinse a seguirla. La violenza era l’unico modo per proseguire. Osana non ebbe il tempo di confondersi e subito pretese spiegazioni. Ayano continuò a camminare con passi di ferro trascinando quel rifiuto umano.
-Aishi!- la stretta di mano della mora era stretta ma Osana riuscì a liberarsi. Il suo controllo le aveva fatto da scudo, si concentrò su quell’energia per affrontarla.
Non riuscendo a formulare una risposta che potesse convincerla e farla tacere, si guardò attorno in attesa di trovare nuove idee. In quel momento la sua mente non ne voleva sapere di elaborare una soluzione, niente.
Istintivamente fece qualche passo indietro, come se davanti a lei ci fosse il predatore dominante e lei fosse solo una piccola formica.
Un oggetto metallico s’intromise nella lenta camminata. Ayano si accorse subito di aver pestato qualcosa, abbassò velocemente gli occhi non dimenticandosi della nemica.
…un coltello?
Era il suo coltello, quello che le ha affidato Info-chan!
Impossibile non riconoscerlo.
In quel momento Ayano aveva incontrato un vecchio amico, e come sempre “chi cerca un amico trova un tesoro”.
Lo stupore fu sostituito con la vendetta, nessuno poteva urlare contro il suo Senpai. Nel frattempo Osana esibì la tipica faccia da leone, arrabbiata anche deforme.
-Allora? Non mi rispondi? Chissà come se la sta cavando Taro- finalmente, non c’era più bisogno che fingesse.
Lesta come un serpente, la sua mano s’impadronì dell’arma e non esitò nel trafiggere il petto di Osana. L’emozione di sottile confusione e stupore non ebbe mai fine, si congelò negli occhi di Osana.
Uccise. Uccise ancora. Non doveva più respirare, la procedura era quella.
Vide Osana cadere. Stecchita. Si, era sicuramente morta.
Emise un ghigno malefico, pian piano si trasformò in una risata di gusto.
Si sentiva bene.
Avrebbe voluto ritornare indietro di cinque minuti, ucciderla di nuovo, questa volta senza un motivo preciso.
Il corpo senza vita di Osana riposava per terra, ancora in attesa della pace. Forse non l’avrebbe mai ottenuta, neanche la sua anima.
Era arrivato il momento di andarsene? Ma come poteva programmare un altro piano se il suo livello di pericolo si era alzato?
Il suo sorriso era puro terrore.
Era diventata un pericolo per tutti, ma se ne fece una ragione. Nessuno ha importanza, niente ha importanza*.
Barcollando, camminò per i corridori lasciando tracce di sangue. Era troppo elettrizzata per la morte della rivale per rendersi conto degli sbagli che stava commettendo…Aveva ucciso Osana, poteva prendere la sua testa e appenderla in camera sua!
Quando stava per ritornare sui suoi passi, sbucò quel ragazzo del club dell’Occulto e suo compagno di classe, Chojo Tekina. I suoi capelli blu notte riflettevano sul suo animo passivo colmo di silenzio.
-Ho parlato con il fantasma di Oka Ruto, mi ha detto che un’energia negativa si è abbattuta su di te. Demone, devi…- gli pugnalò un occhio. Poi un ginocchio. Infine decise di finirlo e gli tagliò la gola con un solo colpo.
Non si voltò per verificare la sua morte, dentro di lei sentiva solo una forte pressione che la costringeva a uccidere. Prossima vittima, quella del club di Drama. Meno rivali ci sono e meglio è, anzi sarebbe perfetto che tutte morissero entro la fine della giornata. Oggi avrebbe fatto una bella pulizia.

Click.

Se non fosse per quel veloce ma forte suono, non si sarebbe mai accorta dell’obiettivo della fotocamera che la stava minacciando. La proprietaria teneva in mano quell’oggetto pericoloso, tremando e piangendo.
Come una vipera in cerca di sangue, Ayano si scagliò verso di lei, quest’ultima indietreggiò spaventata, il terrore le impedì di scappare o di pronunciare aiuto.
La Yandere posizionò il suo nuovo coltello all’altezza del cuore di Koharu Hinata.

3 Aprile ore 21:30

Era ora di andare a dormire, l’indomani aveva bisogno di molta energia per affrontare per il meglio la giornata scolastica. Aveva materie difficili e un’interrogazione a Storia. I suoi genitori non c’erano, il silenzio nella sua abitazione riempiva ogni angolo.
Aveva appena finito di cenare e il suo stato d’animo era calmo. Prima di rifugiarsi nel suo letto doveva sbrigare una faccenda.
In cantina.
Lì una persona la stava aspettando, legata con corde e scotch, che non era molto felice di vederla.
Koharu Hinata non aveva ancora capito la gravità della situazione e si dimenò urlando. Ayano rimase muta e immobile difronte a quell’essere umano che tutte le mattine le rivolgeva un caldo sorriso. Non sapeva cosa farsene di quell’affetto e del legame che tutti chiamano amicizia, lei dipendeva solo dall’amore del Senpai. Il resto era solo polvere.
Tuttavia, per la seconda volta nella sua vita, aveva compiuto un gesto di pietà; il primo l’ha fatto per suo padre che desiderava una figlia normale. Quella scelta di mascherare il suo vuoto l’aveva resa un’ottima attrice e assicurato la compagnia di molte ragazze che non ha mai definito amiche. Aveva anche ingannato Koharu Hinata e non ne fece una colpa.
-Liberami! Liberami cazzo!-
Urlò ancora. Urlò di nuovo.
Ayano la lasciò fare: nessuno l’avrebbe mai udita e chi era lei per zittire una persona destinata a morire?
Avrebbe potuto ucciderla a scuola in modo da sbarazzarsi di uno scomodo testimone.
E invece doveva sopportare il suo sguardo indifeso e le sue grida.
Si chiese ancora perché l’avesse portata a casa sua se doveva sbarazzarsene. Prima di ucciderla definitivamente voleva scoprirlo, anzi doveva sapere perché l’ha risparmiata prima, stava diventando un’ossessione. Che sia questa ciò che gli umani chiamano curiosità?
Koharu Hinata stava tremando e soffriva una fame tremenda. Aveva anche sete e paura. Una pessima giornata. Quando la sua gola non ce la fece più a sopportare la sua ira, fu costretta a tacere. Voleva tornare a casa…al sicuro…nel suo morbido letto, i suoi genitori saranno sicuramente in pensiero.
Ayano non aveva mai visto nel volto della verde così tanta paura, dedusse che la sua vita prima di adesso fosse stata tranquilla. Forse un po’ troppo, non era abituato a quel tipo di situazione.
-Vuoi un po’ d’acqua?- era tutto quello che riuscì a dire, la risposta fu un’occhiata di puro odio. Ayano era una ragazza a cui non piaceva dialogare, non aggiunse altro. Osservò la sua compagna di classe: aveva cambiato espressione, era solo stanca e vulnerabile.
“Fallo ora….ora!”
“No, non ancora”
Non sapeva quanto dolore si provava attraversando la porta della morte, ma gli urli strazianti delle sue vittime dovevano indicare una forte agonia fino alla fine. Voleva davvero evitare tato dolore alla verde? Non riusciva a capire se Koharu avrebbe preferito morire subito o stare in quello stato ancora un po’, ma almeno viva.
-Mi ucciderai come hai fatto con Kokona, assas…sina?- parlò lentamente.
-Come prego?– non le piaceva essere considerata una killer, anche se effettivamente lo era.
-lo so che l’hai uccisa…tutto torna…il nostro compagno di classe a-aveva ragione…perché? Ormai ho capito… che uccidi per quel Taro Yamada!…Sei una yan…yandere.-
Yandere. Stereotipo di personaggio apparentemente dolce, che si rivela ossessionato dalla persona verso cui rivolge le sue attenzioni, spesso di genere amoroso. Un personaggio capace di provare una gelosia brutale e violenta nei confronti di chi lo infastidisce.
Si, lo era.
Non l’ha mai negato.
Il suo Senpai fu il primo a farle provare amore e desiderio, aveva una giusta ragione per uccidere. Nessuno poteva comprendere la sensazione di sentirsi vuoti, Ayano pensava che sarebbe stata rotta per tutta la vita ma il suo Senpai…l’ha salvata. Con un sorriso.
-Perché hai ucciso Kokona?! Anche lei era mia amica! …S-si è fidanzata con Riku S-soma, non era… più un problema. P-perché farla fuori.-
Non poteva dire che Kokona era un testimone di un omicidio, altrimenti Ayano avrebbe dovuto colmare di nuovo il terrore della sua compagna di classe. Nessuno vorrebbe ritrovarsi morto in una custodia di chitarra.
-Non era vero. Si è messa con quel viola per far ingelosire il Senpai- mentì ancora, quando sarà sincera? Probabilmente mai.
-Ho sete e fame- ammise. In realtà non aveva intenzione di chiedere aiuto alla persona meschina che l’ha rapita, ma il suo stomaco non ce la fece più. Anzi non sapeva se Aishi avrebbe soddisfatto la sua richiesta disperata.

Tre minuti.
Tre minuti fu il tempo di prendere un bicchier d’acqua e un pezzo di pane, il pranzo perfetto per un soldato in guerra. La verde aveva le mani libere e si servì da sola. Si sentiva meglio, ma il desiderio di scappare era ancora al centro dei suoi pensieri. Doveva andarsene, non voleva morire come quel ragazzo del club dell’Occulto. Forse era anche lui un testimone. Che cosa aveva fatto di male nella sua vita per meritarsi quest’agonia?
Forse non avrebbe più rivisto l’alba.
Il sentimento della rassegnazione…stava prendendo il sopravvento.
-Non posso salvarla, vero?- disse ormai sentendosi spacciata -ucciderai Osana solo perché ha una cotta per Taro?- annuì acidamente. Sia per aver sentito il nome della rivale e per il modo in cui la verde mostrava confidenza con il Senpai, forse non era il momento di pensare a certe cose.
E poi Osana è già morta, ma preferì non rivelarlo per non causare ulteriore sofferenza alla Social Butterfly. Koharu Hinata…forse non voleva realmente privarle della vita.
-non è…giusto- sussurrò a bassa voce: si trovava per sempre in una cupa cantina.
-Osana….oggi era molto arrabbiata, Taro non se ne accorto. Infondo al centro dei suoi pensieri…c’eri tu- un lampo di luce si creò negli occhi della Yandere. Il suo Senpai…il cuore le batteva a mille.
-Per farti felice volevo regalarti un appuntamento con lui, ho occhio quando qualcuno è innamorato. Se fossi stata più attenta…avrei scoperto persino la tua vera natura-.
Ayano sorrideva. Non era mai stata così felice. Il suo Senpai…il suo Senpai…provava solo gioia.
-Osana oggi era nervosa perché l’ha scoperto. Voleva ucciderti con lo sguardo…metaforicamente-
Hinata notò che Ayano non era più fredda e sembrava persino una normale persona. Si…ancora qualche piccolo sforzo… Ayano stava cedendo. Aveva ancora una possibilità. Forse l’avrebbe liberata!
-Controlla nel mio zaino! C’è il compito giallo che ci ha assegnato la prof., ho scritto su di te! Di Taro! Cercavi l’assassino di Kokona perché temevi che il killer avrebbe ucciso il tuo amore! Ho ammesso di essere una fan della coppia Ayano e Taro, non sono una minaccia. Posso aiutarti a conquistare il suo cuore! Fidati di me!- aveva giocato la sua ultima carta, era il turno del Destino, l’avrebbe salvata o no?
-Koharu, io…- un suono, anzi una canzone, irruppe nella stanza. Si trattava di una canzone in grado di far svegliare la gente con la prima strofa.

-Merda!- esclamò la vittima: era la suoneria del suo cellulare, l’aveva tenuto acceso. Quell’oggetto elettronico era l’unico mezzo in cui la polizia poteva risalire a Koharu Hinata. Non sapeva se far prevalere la felicità o la paura.
Ayano non era un serial killer professionista, quelli erano gli errori dei principianti.
-Merda!-
No no!
Non sapeva cosa fare.
Così la pugnalò.
Con un colpo, al cuore. Sulla lama c’era ancora il sangue di Najimi e di Tekona, non aveva avuto tempo di pulirlo.
Nella cantina solo un cuore era in grado di battere. Era spaesata, ma la felicità non se ne era andata. Era sempre accesa, nessuno aveva premuto l’interruttore che rompeva l’incantesimo. Un giorno avrebbe passato un pomeriggio con il suo Senpai, solo quello era importante.
Dopo aver buttato la spazzatura, andò a dormire.

 

*frase che dice la Yandere nel suo video di presentazione.
👑❄ Nota Autrice ❄👑: E’ stato difficile impersonarmi in una Yandere perché ho dovuto “studiare” il suo modo di uccidere, chi ammazzare e esternare il suo enorme amore verso il suo Senpai. Io non provo quella roba, spero che il mio impegno sia stato sufficiente.

Dedico questo capitolo al mio computer, che è venuto a mancare prima di poter vedere la fine di questa storia. Spero che nel paradiso dei computer possa vedere il mio cammino come scrittrice, lo diventerò anche per commemorare la sua memoria.
Ringrazio per chi abbia letto questi capitoli e spero che il finale non faccia schifo, Ciaooooooo 👑

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