Nunchi(눈치) - L'arte sottile di interpretare gli sguardi e di leggere le emozioni altrui

di Heartakiri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 밤 bam – Notte ***
Capitolo 2: *** 오전 ojeon – Mattino ***



Capitolo 1
*** 밤 bam – Notte ***


 
 
             



밤 bam – Notte





 
Durante i giorni no tutto ciò che lo circondava perdeva il significato che gli avrebbe solitamente attribuito.
Il cibo diventava un ammasso di molecole, la musica un insieme di note e l’amore solo un ormone chiamato ossitocina prodotto dall’ipofisi.
La paura si trasformava in terrore e la quotidianità diventava fonte di ossessioni.
Le interazioni sociali diventavano motivo di angoscia e Yoongi poteva chiaramente sentire la paranoia travestirsi da sensazione strisciante e farsi largo appena sotto la pelle: piccoli insetti gli si infilavano nelle unghie e prendevano possesso delle braccia e del collo, prudendo.

Anche quel giorno le ragioni per tirarsi fuori dal letto si riducevano a zero e ci rimase quindi impigliato dentro. Socchiuse gli occhi il tanto che bastava a guardare la persiana chiusa, chiedendosi se aprirla per far entrare un po’ di luce nella stanza l’avrebbe aiutato a sentire meno buio anche dentro di sé.
Ma al solo pensiero le gambe gli diventarono pesanti: i raggi del giorno non l’avrebbero aiutato e lui non aveva nessuna intenzione di affrontare una delusione.
Non sapendo quanto quello stato di intorpidimento emotivo sarebbe durato quella volta, decise bene di raccogliere intorno a sé tutto il necessario per la mera sopravvivenza, così da non doversi alzare più volte durante la giornata: degli snack salati e dolci (per non rinunciare ad un pasto completo), acqua e perché no, anche del soju, per le emergenze.
Telecomando alla destra, sigarette alla sinistra. Televisore sintonizzato sul canale degli sport perché guardare qualcuno impegnarsi in qualcosa al posto suo lo faceva sentire comunque un po’ partecipe, cellulare accuratamente spento perché di voci ne sentiva già abbastanza così e tapparelle ancora rigorosamente serrate.

E proprio a causa di queste non fu in grado di capire quanto tempo era passato dal momento in cui aveva aperto gli occhi e capito che avrebbe voluto non averli aperti, ed il momento in cui l’incessante battere di un pugno contro la sua porta di casa l’aveva tirato fuori dal loop di semi-coscienza in cui era entrato. Ore? Giorni?
L’acqua era quasi finita, il soju molto prima di lei, insieme ai primi due pacchetti di sigarette.
Il primo tentativo di alzare la schiena per sedersi fu fallimentare: una fitta acuta gli trafisse la testa e lo riportò immediatamente supino. Patetico, pensò.
-Min Yoongi!- urlò la presenza familiare dall’altro lato della parete, che continuava a bussare.
-S-sì…arrivo…- rispose, forse.
L’altro sembrò non averlo sentito, perché l’aveva richiamato altre due, tre volte. O forse era lui a non aver parlato?
Il secondo tentativo fu più ponderato ed assolutamente soddisfacente. Era in piedi.
Incespicando tra confezioni di merendine ed una sostanza che pregò con tutto se stesso non fosse vomito, arrivò alla porta e l’aprì.
La prepotenza con cui la luce entrò d’un tratto in casa sua lo fece subito indietreggiare, un braccio proteso in avanti nell’insulso tentativo di mandarla via.
-Non sei vestito.- constatò l’amico.
Yoongi abbassò di scatto la testa, il che gli procurò l’ennesima fitta e conseguente annebbiamento della vista. Appoggiò una spalla al muro e si prese qualche secondo prima di toccare pigramente il bordo della sua maglietta, evidente dimostrazione della presenza di indumenti.
L’altro capì e precisò: -Non sei vestito bene. Eravamo rimasti che sarei venuto a prenderti alle 7.30 e che tu ti saresti fatto trovare profumato e sorridente.-
Non se lo ricordava. Scrollò le spalle e si impegnò al massimo per srotolare la lingua e chiedere –Perché?-
Jin sospirò, tenendo gli occhi sul soffitto per qualche secondo.
-Il diploma di Jungkook.- dissero all’unisono.
L’immagine del sorriso del ragazzino mentre li invitava gli era apparsa davanti agli occhi nel momento in cui aveva messo a fuoco il bouquet di fiori rosa che lo hyung stringeva tra le dita, procurandogli una nuova fitta, questa volta al petto.
-Vatti a vestire.- gli impose Jin, facendosi strada nel porcile. –Fatti una doccia.- si affrettò a dire quando gli passò di fianco.
-Non sono nelle condizioni di essere pronto in cinque minu..-
-Sono le 6.00.- tagliò corto l’altro, mentre tirava fuori dalla tasca del cappotto un paio di guanti e si guardava intorno, indeciso sul punto da cui iniziare a pulire. –Non mi rispondi al telefono da un paio di giorni. Sapevo.-








***

Allora, allora, allora. Torno con una two chapters-story. Ho deciso di mettere il rating giallo per pura sicurezza, il prossimo capitolo non sarà "dark" (al contrario) ma sono a conoscenza del fatto che possa disturbare alcuni leggere tematiche quali la depressione che però io sto solamente "accarezzando".
E' una Yoonkook che potete interpretare come preferite. E' amore, certo, ma di tipi di amore ne esistono tanti: romantico, fraterno, spirituale. Decidete voi!
"Nunchi" è una parola coreana che fanno parte della mia lista preferita di parole "speciali", intraducibili in altre lingue se non con concetti interi.
E niente, l'altro e ultimo capitolo è già quasi pronto,fatemi sapere se vale la pena postarlo.
Grazie dell'attenzione, buonanotte!

 

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Capitolo 2
*** 오전 ojeon – Mattino ***


오전 ojeon – Mattino






 
La verità era che Jeon Jungkook gli aveva salvato la vita in mille modi diversi e molte più volte di quanto gli andasse bene ammettere. Mentre infilava il dolcevita nero che Jin gli aveva piazzato sulle lenzuola pulite stilò una rapida lista.



Un anno prima erano tutti e sette seduti intorno ad un falò improvvisato, nel loro angolo di paradiso fatto di rifiuti ed oggetti d’arredamento abbandonati.
Jin continuava a mostrare una fotografia del mare, proponendo di tornarci qualche volta. Yoongi era seduto su un divano di pelle nera che avevano recuperato qualche giorno prima, evidentemente buttato via dai precedenti proprietari perché scambiato per tiragraffi dal loro gatto.
Sua madre era morta da poco, era stato sbattuto fuori da scuola, aveva lasciato la casa di suo padre, aveva giurato di non suonare mai più: troppe cose in troppo poco tempo. Stringeva un accendino nella mano sinistra e faceva scivolare ripetutamente il pollice sulla rotellina.
Ogni volta che la fiamma prendeva vita, lo faceva anche il suo desiderio di finirla lì. E più spesso lo faceva, più spesso la pelle del dito raschiava sulla ruota zigrinata, più la sua convinzione si rafforzava. La sua mente si proiettò verso il momento in cui avrebbe cosparso la sua stanza di benzina ed avrebbe usato l’accendino un’ultima volta. Poteva sentire l’odore di bruciato pizzicargli il naso, gli occhi lacrimare, il calore raggiungere le sua gambe.
Poi Jungkook si era mosso.
Inizialmente steso con la testa poggiata sulla sua gamba, si era tirato su ed aveva distrattamente  guardato la fiammella tra le sue mani. Si era avvicinato, e come un bambino capriccioso ci aveva soffiato sopra.
Si erano guardati per qualche secondo: aveva spento la fiamma. Subito dopo era tornato nella posizione iniziale, la testa sulla coscia del maggiore e le gambe poggiate sul braccio del divano.
Yoongi aveva lasciato camera sua ed era tornato davanti al falò, tra i suoi amici, con l’odore di fuoco che gli pizzicava il naso, sì, ma con le fiamme lontane dalle sue gambe, al sicuro sotto il controllo del moro.
Quella era stata la prima volta in cui Jeon Jungkook gli aveva salvato la vita.

La seconda invece aveva avuto luogo a casa sua. Il maknae aveva insistito per fermarsi da lui più degli altri.
A Yoongi aveva dato fastidio. Era nel pieno dei suoi giorni no e voleva solo essere lasciato in pace.
Ma l’aveva nascosto bene, così tanto che nemmeno Kim-la mamma-Seokjin si era preoccupato nel raccogliere le sue cose e dargli la buonanotte. Ma non Jungkook. Lui era rimasto seduto ai piedi del letto a mangiare barrette di cioccolato.
Rimasti soli, l’altro si era alzato ed era andato in bagno senza emettere un suono o un sospiro, niente. Si era alzato ed era andato in bagno. Ma non aveva fatto in tempo a chiudersi la porta dietro che il moro ci si era fiondato dentro, sussurrando: -Suga-hyung?-
Gli aveva circondato il polso e l’aveva riportato in camera, condividendo le sue barrette e costringendolo a lasciare lo Xanax dietro l’anta dello specchio accanto al W.C.
Quando Yoongi, giorni dopo, l’aveva interrogato sul come fosse riuscito a capire cosa stava per succedere, il ragazzino aveva candidamente risposto: -Nunchi!-
Allo sguardo interrogativo del maggiore aveva riso di quella sua risata arrogante ed aveva aggiunto: -è l'arte sottile di interpretare gli sguardi e di leggere le emozioni altrui. E tu sai bene che sono un artista!-

La terza volta si era dovuto beccare un pugno in faccia per essere salvato. Era ubriaco marcio da almeno tre giorni.
Quella sera in particolare gli era venuta voglia di cercar rogne. Ormai stufo dell’insensibilità emotiva che lo attanagliava, aveva deciso di rimediare su quella fisica. Causarsi dolore per sentire qualcosa.
Quindi era scattato verso il vagone del treno abbandonato occupato da Taehyung, che sapeva essere particolarmente irascibile in quei giorni.
Purtroppo, o per fortuna, non fece in tempo a fare due passi che le braccia di Jungkook l’avevano circondato.
Lui l’aveva spinto via con molta più forza di quella che avrebbe voluto usare e per tutta risposta il minore gli aveva regalato una frattura del naso.
Non era stata una ferita letale, ma era stata abbastanza forte da lasciarlo lì, sulle rotaie per tutta la notte, a smaltire l’alcool e la rabbia.
La mattina dopo Taehyung aveva ucciso suo padre.
 
-A che pensi?- Jin lo riportò al presente.
Yoongi scrollò le spalle, guardandosi allo specchio. -Che sono un pabo.- Dopo tutto quello che Jungkook aveva fatto per lui, l’aveva deluso lasciandosi andare non appena il più giovane gli aveva dedicato meno attenzioni per concentrarsi su uno dei giorni più importanti della sua vita. Penoso.
-Ah, su questo non c’è dubbio.- asserì Jin sollevando le sopracciglia. -Hai molto da migliorare.- concluse, vedendo il naso dell’altro storcersi.
Più o meno una mezz’oretta dopo quella conversazione, Namjoon li aveva raggiunti sotto casa, con il resto dei ragazzi già accomodati sui sedili.
Yoongi non era riuscito a placare la sensazione di nausea e il tremolio delle sue mani per tutto il viaggio.
Sceso dalla macchina, dove Jungkook li stava aspettando, aveva iniziato a vedere a macchie: tornare nella scuola che l’aveva deluso, respinto, ripudiato; farsi vedere dai suoi vecchi professori come il fallito che era, peggio, farsi vedere da lui per il fallito che era, mezzo sbronzo, pallido, dimag…-Stai benissimo, Suga-hyung.- maledetto nunchi.
Il sorriso che il giovane maknae gli aveva dedicato subito dopo aveva avuto l’effetto di un infuso di camomilla tiepido utile a spegnere qualsiasi malessere.
La cerimonia, il pranzo, il pomeriggio allo skate park erano trascorsi senza che Yoongi ci avesse fatto caso. A tratti la sua mente aveva iniziato ad allontanarsi un po’ ma era sempre stata brutalmente riportata indietro da una pacca, un sorriso, uno sguardo del neo-diplomato. Poi era calata la notte e, tra i dissensi e gli insulti benevoli dei suoi compagni, Jungkook si era congedato dirigendosi verso la strada di quella che Yoongi riconobbe come il porcile che Jin aveva rimesso in ordine ore prima: casa sua.
Non si fece domande e non ne fece a lui.
 

La mattina dopo Yoongi venne svegliato da uno schianto improvviso e isolato. Aprì gli occhi e scattò in avanti, in tempo per vedere Jungkook in piedi, tra il suo letto e la finestra, che ruotava lentamente la testa per controllare se l’avesse svegliato.
In mano stringeva la tapparella che aveva sradicato dal muro. –La odiavo questa maledetta tapparella.- disse solo.
Quella era la quarta volta che Jeon Jungkook aveva salvato la vita a Min Yoongi.
Lo hyung tornò lentamente a distendersi, i suoi occhi fissi sul ragazzo che, immobile davanti alla finestra, scrutava il cielo.
E si chiese se fosse il sole ad illuminare Jungkook o Jungkook ad illuminare il sole.






***
E niente ragazzi, eccoci qua. Non ho nulla da dire, solo ringrazio chi ha sostenuto (anche silenziosamente) questa mini-fic,
Spero vi sia piaciuta, spero di partorirne altre al più presto... baci baci!

 

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