Un nuovo albo di storie

di DonutGladiator
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tranquillità ***
Capitolo 2: *** Festival ***
Capitolo 3: *** Incontro ***
Capitolo 4: *** Niente ti viene regalato ***
Capitolo 5: *** Errori ***



Capitolo 1
*** Tranquillità ***


Questa storia partecipa al COWT8
Prompt: Sex on the beach
Pairing: Toshinori/Aizawa

 
Al Bar
 
Seduto al tavolo del locale, alzò una mano, chiedendo un’altra birra.
Era stanco, ma dopo tutto quello che era accaduto, aveva bisogno di sprofondare nell’alcool e almeno per un po’, staccare la spina.
Si portò alle labbra il boccale, finendo l’ultimo sorso del liquido ambrato.
-Aizawa! Che coincidenza trovarti qui!-
Per poco la birra non gli andò di traverso nel sentire quella voce.
Pregò che girandosi non si trovasse di fronte l’uomo che temeva di vedere; ma purtroppo le sue preghiere non furono esaudite.
Addio tranquillità.
-Toshinori. Che piacevole sorpresa.- gorgogliò con un tono che di piacevole non aveva nemmeno una piccola traccia.
Il suo collega gli si sedette vicino senza nemmeno chiedergli se potesse e iniziò a guardarsi intorno, alla ricerca di un cameriere per farsi prendere l’ordinazione.
-Non ti avevo mai visto prima in questo bar.- disse, facendogli intendere che lui era un frequentatore abituale.
-Non sono il tipo che ama uscire per bere.- liquidò Shota, sperando gli bastasse.
Toshinori si sbracciò –per poi tossire per lo sforzo- per attirare l’attenzione del cameriere, che riconoscendolo, gli sorrise e volò subito dietro al bancone per preparargli il solito.
Doveva essere un cliente più che conosciuto da quelle parti, perché, per chissà qualche motivo, le persone che prima erano intorno al suo tavolo, si fecero tutte un po’ più distanti.
Non c’era nemmeno da chiedersi il perché.
-Devi uscire e sorridere di più. Come ti ho già detto più volte. Stare sempre a dormire non ti aiuterà a rilassarti. Hai bisogno anche di un po’ di svago. E soprattutto di stare con le persone giuste-
Shota sbuffò e fece un’espressione contrita, per niente soddisfatto nel ricevere consigli da uno come l’altro che, a suo parere, sorrideva anche troppo.
-Ecco la birra. E il suo cocktail.- il cameriere si intromise lasciando sul tavolo i due bicchieri.
Shota osservò il proprio boccale di birra.
Poi, lo sguardo si spostò sul cocktail che era stato richiesto da Toshinori e le sopracciglia si distesero, lasciando spuntare sul viso un sorriso divertito.
-Non credevo fossi tipo da Sex on the Beach.- disse, mantenendo un tono serio nonostante la risata che tentava di quietare.
Toshinori prese lo stuzzicadenti su cui vi era una grossa ciliegia rossa e la mise in bocca, con uno sguardo che era tutto un programma.
Era come se gli stesse dicendo con gli occhi che di lui non sapeva in realtà niente.
-Dovremmo uscire più spesso. Scopriresti un sacco di cose su quello che mi piace.-
Shota recuperò il boccale e prese un sorso, forse troppo a disagio per quelle parole. Una manata improvvisa sulla schiena questa volta gli fece andare la birra di traverso e la sputacchiò tutta in giro, cominciando a tossire.
Odiava quella sua maledetta forza.
-Stavo scherzando! Cos’è quella faccia?!- disse di nuovo il professore, scoppiando in una risata divertita per la reazione dell’altro.
Quando Shota si riprese, accennò un’ombra di sorriso e prese un altro sorso di birra.
Chissà, magari avrebbe assecondato veramente quello scherzo.

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Capitolo 2
*** Festival ***


Questa storia partecipa al COWT8
Prompt: Fuochi d'artificio
Pairing: Tenya/Ochaco
/Izuku



Festival

 
-Ragazzi su, andiamo!- esclamò Ochaco, correndo verso l’ingresso del festival, tutta pimpante e allegra di essere riuscita a convincere Tenya e Izuku a venire con lei.
Izuku le gridò di non andare troppo veloce e di aspettarli, cercando di sbrigarsi senza inciampare nello yukata che l’amico gli aveva prestato, che nonostante all’altro non andasse più bene, per lui era ancora troppo lungo e rischiava ogni volta di inciamparci.
Odiava essere così basso e sperava che la pubertà in qualche modo avrebbe fatto il suo dovere. Magari il più velocemente possibile.
Ochaco si sbracciò un’altra volta, prima di correre attirata da una bancarella vicino l’ingresso che vendeva mele caramellate.
-Sembra così felice…- sussurrò Tenya, mentre arrivavano anche loro alla bancarella e attendevano che pagasse il suo dolce.
-Dopo quanto successo, un momento di tranquillità era necessario per tutti.- sussurrò Izuku ripensando ai fatti di pochi giorni prima con l’Associazione dei Cattivi.
-Ne ho presa una anche per voi!- esclamò Ochaco tornando e porgendo le due mele in più ai ragazzi.
Izuku afferrò la mela imbarazzato, balbettando qualcosa che doveva essere un ringraziamento per la ragazza.
-Grazie.- aggiunse Tenya, sorridendo.
-B-bene! Andiamo a visitare qualche altra cosa! Voglio assolutamente provare il gioco con i fucili a palline!- disse la ragazza, voltandosi e iniziando a camminare per la festa.
Passarono quasi due ore intere a girare per i banchetti, giocando, mangiando e incontrando volti conosciuti che avevano deciso di godersi una piccola pausa dalla scuola.
Quando furono esausti, si sedettero tra l’erba del prato, in un punto poco illuminato fuori dalla zona delle bancarelle e attesero.
-Sei sicuro sia ora Iida?- domandò Ochaco, impaziente.
-Sì, sono anche in ritardo…- bisbigliò il ragazzo, guardando un’altra volta l’orologio, irritato che non rispettassero i giusti tempi.
Ochaco sbuffò e si portò le ginocchia al petto, appoggiandovi la faccia. Annoiata.
-Sono sicuro inizieranno presto.-
Un fischio arrivò alle loro orecchie e, come se avessero sentito le parole di Izuku, i primi fuochi iniziarono a comparire nel cielo notturno, illuminandoli di mille colori.
Ochaco emise un verso allegro e i suoi occhi puntarono al cielo, dove continuavano a spuntare le mille combinazioni dei fuochi e la cascata di luce cadeva verso di loro, che guardavano ammirati lo spettacolo.
-Bellissimi…- sussurrò la ragazza.
Izuku si voltò per un attimo verso di lei, osservando il suo volto illuminato dalla luce dei fuochi e pensò anche lui la stessa cosa.
 

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Capitolo 3
*** Incontro ***


Questa storia partecipa al COWT8
Prompt: Incontro in libreria
Personaggi: Minoru e Kaminari
 
 
Incontro


Minoru si guardò intorno e calò il cappello un po’ più in basso, sperando non ci fosse nessuno che potesse riconoscerlo.
Sapeva che non era propriamente educato indossare cappelli all’interno di spazi chiusi, ma aveva paura che qualcuno dei suoi compagni potesse sbucare da un momento all’altro.
E non la persona che stava aspettando, bensì qualcuno degli altri.
Prese il fumetto svogliatamente, non essendo minimamente interessato a leggerlo e poi attese un tempo che sembrò infinito, ma alla fine, la voce di Kaminari riecheggiò nella libreria.
-Oi! Minoru!- esclamò Denki, alzando una mano in segno di saluto, come se si trovasse in uno spazio aperto, non badando alle persone che leggevano.
-Sssssssssh!- urlò l’altro, irritato per il fatto che non avesse prestato le sue stesse accortezze e stesse girando nella libreria con il volto in bella mostra e il solito temperamento esagitato. Urlando in giro il suo nome tra le altre cose!
-Scusa.- replicò il ragazzo, abbassando il tono di voce e avvicinandosi all’altro.
-Fermati lì.-
Kaminari obbedì all’ordine, poi sospirò e prese un volume, aprendolo distrattamente.
-Mi spieghi tutta questa segretezza a cosa dovrebbe servire? Non verrebbe nessuno dei nostri compagni di classe…-
-È una libreria. Certo che verrebbero.-
-E allora? Anche se ci vedessero, fare quello che dobbiamo fare… non penso farebbero storie.- una volta avervi riflettuto meglio, il ragazzo non era poi così sicuro.
-Senti, merce mia, decisioni mie.-
-Hai ragione. Le hai portate?- domandò, mostrando una banconota da dieci dollari.
Minoru dopo aver guardato con attenzione intorno a loro e accertando che non ci fosse nessuno che riuscisse a vederli in quel punto strategico che aveva scelto con estrema cura, fece spuntare la busta dal giubbotto, annuendo.
I migliori agenti segreti avrebbero fatto un baffo a quella meticolosità.
Mise la busta nel libro che stava facendo finta di leggere e Kaminari, sospirando, fece lo stesso, poi entrambi li rimisero a posto e si scambiarono quindi di posto, prendendo ognuno il libro dell’altro.
Kaminari aprì la busta, curioso e impaziente.
-Vedile a casa.- sussurrò Minoru.
Ovviamente quel suggerimento fu ignorato dall’altro, che sfilò un paio di fotografie e poi nel vederle trasalì, erano proprio quelle che si aspettava.
-Grazie Minoru. Sono un suo grande fan.- disse, rimettendo tutto dentro la busta e facendo un sorriso a 32 denti.
Minoru sogghignò soddisfatto.
-Non dire a nessuno di questo scambio. Noi non ci siamo mai incontrati in libreria. Nessuno ha mai visto quelle foto, ricordatelo.-
Kaminari annuì, poi mise la busta in una tasca e raggiante uscì dalla libreria.
Nessuno seppe mai che Minoru passò delle foto di Mount Lady a Kaminari, quel giorno di ormai mesi prima, in un azione che in qualsiasi film d’azione avrebbero invidiato.

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Capitolo 4
*** Niente ti viene regalato ***


COWT8
Prompt: Crepuscolo
Persoanggi: Katsuki
Niente ti viene regalato


Nessuno avrebbe mai dovuto dirgli che per lui era tutto più semplice perché il suo quirk era forte e allora la sua strada era naturalmente spianata.
Il cielo era ancora scuro e il sole dormiva sotto la linea dell’orizzonte, quando uscì di casa e iniziò a correre, facendo il suo allenamento giornaliero.
Era ancora arrabbiato per le parole che gli erano state rivolte dall’altra sezione.
Non capiva perché le persone dovessero giudicare gli altri senza conoscerli, anche se forse lui era il primo che l’aveva fatto con Deku.
Ma la sezione B, quella dei secondi classificati, delle “riserve”, non si doveva permettere di azzardare il minimo giudizio su di lui, soprattutto perché non avevano ancora avuto modo di conoscere quello che realmente poteva fare.
-Facile con un quirk del genere, cosa ci vuole a essere forti se si riesce a far esplodere tutto?-
Aveva subito reagito a quelle parole, rispondendo alla sua provocazione, ma non gli sembrava che l’altro avesse capito.
Sua madre gli aveva sempre insegnato che se nessuno fa giustizia per te, dopo un tot di volte allora sta a te farti giustizia da solo. La parte del numero di volte in cui doveva sopportare a Bakugo era sempre sfuggita e ogni volta, a ogni offesa, rispondeva con la stessa moneta.
Certo, metteva su una faccia strafottente e con le parole se le cavava, ma tornato a casa ripensava a quello che gli era stato detto, e la maggior parte delle volte faceva male.
Ripensare a quelle parole lo faceva solo innervosire e in quel momento, avrebbe tirato un pugno a qualsiasi cosa gli fosse passata accanto, peccato che in quel punto non ci fossero niente di più che alberi, e non era il caso far scoppiare per sbaglio un incendio.
Urlò per l’irritazione, facendo spaventare un gruppo di piccioni su un ramo e poi riprese a correre.
Si era fatto il culo.
Non aveva mai sponsorizzato l’allenamento che aveva fatto per diventare più forte, per allenare le braccia a sopportare il dolore, per far diventare le sue esplosioni più potenti.
Non aveva detto a nessuno di tutto quello che aveva sopportato per arrivare fino a quel punto, per essere così bravo.
Quindi poteva anche sembrare che non avesse fatto niente e anzi, avesse ricevuto solo fortuna nella sua vita. Soprattutto per chi non riusciva a essere bravo o forte, cercava di giustificare la bravura degli altri liquidandola come fortuna.
Era una cosa che lo faceva infuriare, ma lui non doveva e non voleva dimostrare niente a nessuno, sapeva l’impegno che ci aveva messo e probabilmente anche coloro che oltrepassavano la sua iniziale barriera, capivano quanto sacrificio c’era sotto il suo essere il numero uno, o almeno il provarci.
Il cielo cominciò a tingersi dei colori del crepuscolo: rosa, arancio e giallo si mescolavano al blu della notte, sfidandosi e guadagnando man mano più spazio.
Del sole non c’era ancora nessuna traccia.
Katsuki sospirò e si appoggiò a un tronco, esausto dopo la corsa e per quei continui pensieri.
Era arrivato nel primo punto di stop con più anticipo del previsto. Si mise a sedere e guardò il cielo, ripensando un’altra volta alle parole dello studente dell’altra classe.
Niente era stato facile per lui.
Né avere un simile quirk, né avere un simile carattere.
Ma non si era mai lamentato.
Mentre aspettava il sorgere del sole e il passare del crepuscolo, appuntamento abituale sotto l’albero di mele fuori città, si accorse che anche se avesse voluto, non aveva mai trovato qualcuno con cui poterlo fare senza alcun problema.
Non c’era nessuno per lui da poter chiamare amico.

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Capitolo 5
*** Errori ***


Questa storia partecipa al COWT12
M2: Errare humanum est perseverare autem diabolicum

Pensava di essere una persona solare.
Certo, un po’ burbera, specialmente con chi non meritava il suo rispetto, ma tutto sommato fino alle scuole medie aveva avuto molti amici con cui passare il tempo. Forse però amici non era il termine più adatto. Non li aveva mai più risentiti da quando avevano cambiato scuola...
Lui non li aveva mai cercati, ma nemmeno loro si erano fatti vivi...
Di certo poteva dire che le sue superiori però non erano iniziate nel migliore dei modi, nella sua classe c’era uno strano clima e Deku – quella nullità – non faceva che aggravare continuamente il suo umore, impedendogli di farsi delle vere e proprie amicizie. O almeno era quello che si era ripetuto per tutta la prima parte dell’anno scolastico.
Aveva scacciato tutti coloro che gli si erano avvicinati. Aveva mostrato il suo lato peggiore, allontanando anche chi – forse – avrebbe voluto diventare suo amico. Era ricaduto negli stessi schemi.
In tutto quel tempo una persona stranamente gli era rimasta vicino, ed era la persona che meno si sarebbe aspettato.
Lo aveva trattato male sin dall’asilo e lui continuava a girargli intorno, come la Luna girava intorno alla Terra. Perché quel ragazzino – a lui nettamente inferiore – aveva continuato a stargli addosso e a tentare di raggiungerlo?
Quale masochismo intrinseco provava nell'avvicinarglisi ogni volta?
Gli aveva urlato nuovamente contro quella mattina, in classe, mentre lui diceva una delle sue solite frasi fatte da eroe – la parte che più di lui lo infastidiva.
Bakugo ormai aveva capito perché manteneva quell’atteggiamento nei suoi confronti. Deku aveva qualcosa di diverso dalle altre persone che aveva incontrato, un’aura di bontà che fastidiosamente sprigionava da tutti i pori.
Non aveva mai finto di essere preoccupato per qualcuno, non aveva mai nascosto una subdola intenzione dietro una parola gentile, era sempre stato onesto con se stesso e con gli altri.
Un sempliciotto forse, ma un sempliciotto che lo mandava fuori di testa per il modo in cui si sviliva davanti al prossimo.
Urlargli contro era l’unico modo che conosceva per rispondere a tono a quella fastidiosa gentilezza.
Quella volta però Deku aveva reagito in maniera diversa dal solito.
Sembrava veramente esserci rimasto male per ciò che aveva detto, lasciandolo per una volta senza parole, conscio che forse i suoi modi burberi potevano infastidire – ferire – qualcuno.
Era la prima volta che aveva veramente guardato gli occhi di Deku, prima splendenti, poi abbassarsi al suolo, intristiti dalle sue parole.
Lo aveva ferito, lo aveva ferito e si era per un istante fermato, per poi ridargli le spalle e non pensare più a quello che aveva detto per il resto delle lezioni. Solo all'uscita, notando che scappava via senza dargli nemmeno uno sguardo.
E allora, per una volta, aveva ripensato a quanto gli aveva detto.
Era la verità e a volte, si sa, la verità fa male.
Sai Katsuki, so che tu pensi di essere un ragazzo onesto nel dire sempre ciò che pensi, però, a volte, bisognerebbe pensare ai sentimenti del prossimo… alcune parole, per quanto veritiere, andrebbero levigate, sai, per evitare di ferire qualcuno.
Glielo aveva detto per la prima volta sua madre quando lui le aveva raccontato che aveva fatto piangere Deku per una sua uscita sul suo non avere un quirk. Non aveva mai compreso appieno quelle parole, ma da allora, sua madre, gliele aveva ripetute più volte, in sfumature diverse, quando veniva a conoscenza di alcune sue marachelle.
Lui si era sempre difeso dietro l’essere onesto con tutti ma forse c’era effettivamente qualcosa di sbagliato nel modo in cui si rivolgeva al prossimo, così come stava imparando nel corso di recupero.
Poteva diventare forte quanto voleva, ma se non smussava i lati di quel carattere non avrebbe potuto comunque raggiungere l'obiettivo che si era prefissato sin da bambino.
Non si era ancora stufato nel ricadere sempre negli stessi errori?
Quel suo carattere burbero, quelle parole così oneste da ferire gli altri, l’arroganza, potevano essere levigate. Ci avrebbe provato.
Magari non sarebbe riuscito immediatamente ad andare d’accordo con tutti, ma avrebbe tentato.
Un eroe non deve solo salvare le persone con i fatti, ma anche con le sue parole.
Quella mattina, prima di uscire dal dormitorio, lo aspettò.
Non gli chiese scusa o come stesse, ma rimase al suo fianco per tutto il tragitto, ascoltando assurde teorie e offendendolo solo raramente.
Dal canto suo, Midoriya non disse niente riguardo il giorno prima, dopo un primo momento di confusione nel vederlo sull’uscio e nel fare la strada insieme, decise di approfittare di quell’insolito incontro con il suo Kacchan.
Il sorriso sul volto di Deku era tornato di nuovo a splendere.

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