E poi sei arrivato tu

di jorgemysmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. l'adozione ***
Capitolo 2: *** 2. I fratelli Blanco ***
Capitolo 3: *** 3. Shopping ***
Capitolo 4: *** 4. Ti voglio proteggere ***
Capitolo 5: *** 5. Fantasmi dal passato ***
Capitolo 6: *** 6. così diversi ma così simili ***



Capitolo 1
*** 1. l'adozione ***


1. l'adozione
​"Tini, Tini, c-c'è una coppia che ti vuole incontrare" urla Mercedes, irrompendo nella nostra stanza violentemente. Mi alzo a sedere sul materasso su cui ero sdraiata fino a pochi secondi fa e metto da parte il libro che stavo leggendo.
"Adesso calmati e respira" le dico con la fronte corrucciata, non avendo minimamente capito cosa lei intenda. Mi mordo il labbro inferiore, convincendomi del fatto che ormai qualcuno non può essere qui per volermi adottare. Ho sedici anni ormai e qualsiasi coppia varchi la soglia di quest'istituto è alla ricerca di un bambino piccolo, al massimo di quattro o cinque anni. Mercedes è la figlia di Carmen, la rettrice di quest'istituto, anzi, ad essere sinceri, di quest'orfanotrofio. Lo chiamo istituto perchè trovo orribile la parola orfanotrofio, poichè mi ricorda ogni istante che non ho nessuno che mia ami al mondo.
"Una-una coppia è qui, ha le carte in regola per adottarti e hanno chiesto di te, Tinita" strabuzzo gli occhi, deglutendo nel tentativo di sciogliere il nodo che mi si è formato in gola. Ormai avevo perso la speranza. Avevo visto migliaia di coppie passarmi davanti senza nemmeno degnarmi di uno sguardo, avevo addirittura imparato a fingere di non vederle,  tutte quelle future famiglie felici. Nessuno si era mai fermato a guardarmi fare qualcosa in lontanza, con un grande sorriso stampato sulle labbra e gli occhi pieni di uno strano luccichio, come invece spesso accadeva per i bambini più piccoli che venivano osservati da lontano mentre giocavano con i loro peluche. Ero abituata ad essere io quella che guardava le persone ammirare in lontanza la loro nuova ragione di felicità, ero io quella che se ne stava in un angolino a guardare come tutte le persone si guadagnavano la loro felicità, come vivevano la loro vita.
"Sarà di sicuro uno sbaglio...A-avranno sbagliato nome quando gli hanno chiesto-" cerco di razionalizzare la cosa, non voglio iniziare a credere che dopo tutto quello che ho passato ho ancora la possibilità di avere una famiglia, o qualcosa che le assomigli. Mio padre non merita di essere inserito nella mia famiglia, nemmeno merita di esistere per quanto mi riguarda.
"Nessuno sbaglio Tini, sono venuti un paio di giorni fa a farci visita e oggi si sono presentati da mia madre dicendole che ti volevano nella loro famiglia" il mio cuore si stringe a quelle parole, anche se la malsana idea che quelle persone a me sconosciute possono avere cattive intenzioni mi si presenta davanti agli occhi. "Vogliono incontrarti adesso Tinita, come fai a non capirlo?" deglutisco ancora una volta, alzandomi dopo pochi istanti dal mio letto. Con le mani spingo il tessuto della mia gonna verso il basso, cercando in qualche modo di farlo sembrare perfettamente dritto.
"Di-dici che così vado bene? " dico mordendomi il labbro inferiore e guardando la punta delle mie scarpe. Vedo Mechi annuire con la coda dell'occhio. Lei è l'unica persona, assieme a Carmen, che mi abbia mai amato dopo quello che mi ha fatto mio padre. Loro sono le uniche  a sapere e le uniche che per un certo verso mi possono capire.
"Tu sei sempre perfetta, Tini. Non hai bisogno di niente per essere più bella di quanto già non sei. "sorrido lentamente per la prima volta dopo mesi, mentre pettino velocemente i miei capelli castani con la spazzola che si trova sul cassettone.
"Adesso andiamo, ti staranno di sicuro aspettando. - esordisce- mia madre mi ha detto di correre a chiamarti"aggiunge, spiegandomi finalmente perchè sia qui lei a darmi questa supefacente notizia.
"Aspetta! Co-Come mi dovrei comportare? Cosa dovrei dire?"  chiedo, bloccando la sua mano che stava già abbassando la maniglia della porta dell'ufficio di Carmen. Non so come funzionino queste cose, dal momento che nessuno si è mai interessato a me. Ero troppo grande, come molti avevano detto a bassa voce a Carmen durante alcune visite.
"Non dire niente, semplice. Se ti fanno qualche domada tu rispondi, o al massimo, presentati e di qualcosa su di te, servirà sicuramente a fare colpo su di loro"  annuisco lentamente, memorizzando e ripetendo nella mia mente ciò che Mechi mi ha detto. "Adesso vai, io non posso entrare" annuisco, anche se vorrei che anche lei entrasse con me. Ho così tanta paura che tutto questo sia un grande malinteso che non ho quasi voglia di entrare.
Abbasso con estrema lentezza la maniglia e apro la porta, chiudendola subito dopo alla mie spalle. Do una rapida occhiata alle spalle dei due individui che sono seduti davanti alla scrivania di Carmen, per poi abbassare lo sguardo dritto sul pavimento.
"Martina, ti stavamo giusto aspettando. Vorrei presentarti Alvaro e Cecilia, sono una coppia davvero fantastica che vorrbbe tanto accoglierti nella loro casa" rimango in silenzio mentre sento le sedie scricchiolare e due paia di occhi fissarmi intensamente. "Vi lascio un po' soli, allora" sento Carmen dire, alzo di scatto lo sguardo pietrificata, non so come comportarmi.
"Tu devi essere Martina, tesoro" inizia a dire la donna, che mi pare si chiami Cecilia, quando Carmen è finalmente uscita dalla stanza. Annuisco titubante, quasi non sicura che questo sia il mio stesso nome.
"Noi siamo Alvaro e Cecilia, viviamo qui a Buenos Aires da più di venticinque anni e abbiamo due figli, Lodovica e Jorge. Quando ti abbiamo vista per la prima volta, mentre eri occupata a far giocare tutti quei bambini...ci siamo accorti di voler qualcuno come te nella nostra famiglia" fisso il viso bellissimo di quella donna stupefatta, non posso credere che fra tutti i bambini presenti qui abbiamo scelto proprio me, la più grande ed inutile di tutte.
"E' stato un enorme sollievo per noi sapere che nessun altro in questo momento aveva presentato le carte per la tua adozione" annuisco, mentre volto lo sguardo sull'uomo che ha appena pronunicato queste parole.
"Due figli..." sussurro, non accorgendomi di averlo detto più forte di quanto pensassi. E se a loro non piacessi? Magari si aspettano un piccolo marmocchio da portare al parco il pomeriggio o...o qualcosa di molto diverso da me.
"Si, esatto. Sono sicura che piacerai anche a loro tanto quanto sei piaciuta a noi. Sono stati davvero felici quando hanno saputo che non avevi tre anni, sai, Lodovica ha la tua stessa età e Jorge qualche anno in più"  esordisce Cecilia, facendomi inevitabilmente ridacchiare.
"Prima di firmare qualsiasi carta, però-"  si intromette l'uomo in tono serio, facendo irrigidere anche me, "...vogliamo sapere se ti piacciamo, se tu vuoi far parte della nostra famiglia" dicono entrambi in coro, intrecciando le dita delle loro mani, facendole sembrare una cosa sola. Mi mordo il labbro inferiore non sapendo cosa dire. E' tutto così fantastico e surreale...Come potrei dire di no? Avrò finalmente una VERA famiglia, è praticamente il sogno della mia vita.
"Io...s-si" sussurro in tono basso. Mi sembrano una coppia davvero fantastica e solare, in più Cecilia assomiglia incredibilmente alla mia mamma...
"Oh Dio, che bello! Non pensavamo davvero avresti accettato. Avevo una così tremenda paura di farti una brutta impressione che-" sorrido inevitabilmente, negando con il capo.
"E-ero io quella che aveva paura" dico semplicemente, facendo qualche passo verso la donna che adesso si è alzata in piedi. Proprio mentre sta per fare qualche altro passo verso di me, la porta della stanza si apre di nuovo e Carmen con un aria piuttosto dispiaciuta fa il suo ingresso.
"Mi dispiace dover già terminare l'incontro, ma ho bisogno di una risposta definitiva subito, se volete portarvela a casa oggi stesso" strabuzzo gli occhi, a quanto sapevo, da quando una coppia iniziava le pratiche per l'adozione passavano molti mesi prima che potessero effettivamente prendersi il bambino.
"O-oggi? No-n ci vuole molto più tempo?" chiedo con lo sguardo confuso rivolta a Carmen. Lei sorride semplicemente nella mia direzione negando con il capo.
"I signori cercano già da molti mesi un bambino da accogliere nella loro famiglia, hanno già dimostrato di avere tutte le carte in regola per adottare qualcuno e quindi non ci sono davvero problemi. Manca solo la loro firma sui documenti ufficiali" annuisco lentamente, capendo meglio tutta la situazione.
"Credo sia meglio che tu vada a preparare le valigie, cara. Noi non ci metteremo molto" mi informa Carmen con un sorriso gentile, io annuisco velocemente.
"A dopo, allora" mi sorride caldamente Cecilia. Rispondo allo stesso modo prima di lasciare la stanza. Non mi hanno fatto molte domande, ma credo non lo abbiano fatto perchè anche loro sembravano tesi almeno quanto me. E' stata una prima volta per entrambi. Loro hanno due figli...uno è un ragazzo e-e dovrò passare del tempo con lui, cosa che mi terrorizza a dir poco, mentre-mentre la seconda è una ragazza. Potrei trovare una nuova amica, finalmente.
Quando arrivo più o meno a metà del corridoio mi accorgo di star piangendo e che le mie mani tremano senza controllo, in lontananza noto Mechi appoggiata alla porta della mia stanza. Quando mi vede corre verso di me, stringendo forte le braccia attorne al mio collo.
"Mi dispaice se è andata male, Tini, mi dis-" la blocco, spingendola leggermente indietro dalle spalle, giusto il tanto per poterla guardare dritto negli occhi.
"Mi hanno adottata, Mechi! Mi hanno adottata e non ci posso credere!" urlo iniziando a saltare, con un enorme sorriso dipinto sulle labbra. Anche lei scoppia a piangere, stringendomi più forte.
"Me-me ne devo andare fra poco e-e non ho neppure fatto le valigie, capisci?"  dico non ancora del tutto convinta, facendo sorridere la mia amica. Lei sa da quanto aspettavo questo momento, credo che nessuno lo sappia meglio di lei. Per tutti questi anni lei e la madre sono state la mia seconda famiglia, la mia ancora di salvataggio durante gli anni più burrascosi della mia vita.
"Mi mancherai davvero tanto, lo sai? Come farò senza di te? Potrei morire." ridacchio alle sue parole piuttosto melodrammatiche. Sappiamo entrambe che sono io quella che non potrebbe sopravvivere neppure un giorno da sola.
"Continueremo a vederci, vero?" chiedo in tono basso, sorridendo quando la vedo annuire.
"Ovio che si, non ti sbarazzerai di me tanto facilmente cara"  mi dice "e adesso muoviti, dobbiamo andare a fare le valigie"aggiunge.
--
"Alvaro, togli tu i bagagli di Martina dal bagagliaio?" sento dire da Cecilia quando improvvisamente l'auto si ferma. Alzo la testa da contro il finestrino di scatto, dando una rapida occhiata alla larga strada che si trova davanti a me. Quando volto lo sguardo alla mia destra, proprio mentre Cecilia apre la portiera dal mio lato dell'auto, vedo una grande villetta presentarsi davanti ai miei occhi. Ha un'aria molto semplice e ben curata, la veranda decorata con qualche tocco di colore dato dai fiori e due sdraio a riempire lo spazio vuoto da un'angolo. Davanti ad essa c'è un piccolo prato verde, privo di recinzioni o steccati, l'unica cosa che lo divide è una piccola stradina in sassolini bianchi che porta alle scale della veranda.
"Ti piace, Martina?" mi chiede Cecilia entusiasta non appena metto piede fuori dall'auto.
"E' fantastica" esordisco con aria sbalordita, assomiglia molto ad una di quelle case che si vedono nelle copertine delle riviste. "vi prego, chiamatemi Tini, è così che mi chiamano le persone a cui voglio bene" vedo entrambi sorridere maggiormente a quelle parole, mentre Cecilia mi guarda un po' titubante.
"Posso darti un abbraccio?" a quelle parole mi irrigidisco. Il contatto fisico con le persone mi spaventa. Deglutisco lentamente, abbassando subito dopo lo sguardo.
"Carmen mi ha detto che hai questo piccolo problema e...sappi che nessuno di noi ti giudicherà per questo, noi ti capiamo" annuisco lentamente, leggermente più rassicurata dal fatto che a loro non sia dato fastidio. Per me questo è davvero un problema. Pagherei oro per potermi comportare come una qualsiasi ragazza di sedici anni, che va alle feste con i suoi amici, si diverte, ha un ragazzo e che soprattutto non ha questo tipo di paura. Paura di essere anche solo sfiorata.
"G-Grazie, da-davvero" dico, tirando un piccolo sorriso. Avrei voluto che questo momento non fosse mai arrivato.
"Adesso entriamo, di sicuro Lodovica e Jorge ci staranno aspettando impazienti"  annuisco velocemente, spero di piacere anche a loro.

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Capitolo 2
*** 2. I fratelli Blanco ***


Fisso in silenzio Cecilia cercare le chiavi della porta di casa all'interno della sua borsetta in pelle chiara senza proferire una parola. Alvaro è alle nostre spalle, mentre regge goffamente entrambe le mie due valigie. Vorrei offrirgli una mano, ma ho paura che pensi che io non lo creda capace di reggerle entrambe. "Cara, ti potresti sbrigare? Queste valigie pesano!" si lamenta dopo un paio di minuti l'uomo, facendomi ridacchiare leggermente. "Ecco, ecco. Le ho trovate! Mannggia, si vanno sempre a ficcare in quella piccola tasca..." bobotta fra sè e sè Cecilia, ma non abbastanza piano da non essere sentita da noi due, che scoppiamo a ridere guardandola. Lei falsamente offesa inserisce le chiavi all'interno della serratura e apre finalmente la porta di casa. La vedo spingere con un po' più di forza il pomello della porta, che ovviamente si spalanca del tutto, finendo per sbattere contro il muro. Sbircio curiosa l'interno della casa, senza però varcare la soglia. "Forza Tini, entra pure" annuisco lentamente, facendo un passo all'interno della casa. Il pavimento è interamente in parquet e, alla mia sinistra, sedute sulle scale, noto due figure. Una femminile e una maschile. Devono per forza essere loro: i figli di Alvaro e Cecilia. Ero talmente emozionata durante il tragitto che non ho nemmeno pensato a cosa poter dire una volta che li avrei avuti davanti. Vedo entrambi voltare il capo verso la nostra direzione ed io, quasi di riflesso, abbasso lo sguardo sulla punta delle mie scarpe. Li sento percorrere i pochi scalini che li separavano dal pavimento della stanza che, a quanto ho potuto notare, deve essere il salone principale, per poterci raggiungere. "Jorge, Lodo, lei è Martina" sento Cecilia presentarmi ai due, forse ha notato che io non sono intenzionata a proferire parola. Alzo di poco lo sguardo sulla figura femminile davanti a me, di cui fino a questo momento ho potuto ammirare solo le ballerine e rimango in silenzio. "Ahh, che bello conoscerti! Non vedevo l'ora! Io sono Lodovica, ma tu puoi chiamarmi Lodo" tiro un piccolo sorriso nella sua direzione, guardando solo per una manciata di secondi il suo viso. E' davvero una ragazza carina. Ha il viso piuttosto ovale e degli occhi marroni, lievemente truccati. I suoi capelli sono piuttosto scuri, non so se siano neri o castano scuro, dal momento che l'ho guardata per troppo poco tempo per poterlo capire. Una cosa di cui sono sicura è che è piuttosto bassa e che indossa un vestitino blu con dei pois bianchi piuttosto sgargiante. "Tini..." sussurro mordendomi il labbro inferiore con i denti. Se continuo di questo passo oggi finirò per romperlo. Non so se voglio davvero voltare lo sguardo verso il ragazzo alla sua sinistra, ma in un certo senso credo di esserne obbligata. "Mamma aveva ragione, sei davvero bellissima" all'affermazione della castana arrossisco inevitabilmente, iniziando a torturare le mie unghie. Non credo di essere affatto bellissima, dal momento che esistono molte altre ragazze meglio di me, Lodovica compresa. "Ah, smettila idiota! La stai mettendo in imbarazzo!" una voce roca e bellissima e, vorrei sottolineare bellissima, invade le mie orecchie. Non ho il coraggio di alzare lo sguardo e sì, sono una codarda. Guardare qualcuno negli occhi non ha mai ucciso nessuno Martina, forza! mi urla la mia vocina interiore "Io comunque sono Jorge, il fratello maggiore" a quelle parole prendo un po' di coraggio e alzo del tutto il viso, puntando il mio sguardo in quello del ragazzo sconosciuto. Quando vedo i suoi occhi, il mio respiro si blocca nei miei polmini e uno strano senso di calore nel petto mi stordisce; sono...Sono così dannatamente verdi e limpidi che mi ci potrei specchiare dentro. Abbasso immediatamente lo sguardo, diventando ancora più rossa, mentre il mio cuore quasi esce dalla mia cassa toracica. Vedo una mano allungarsi davanti ai miei occhi, all'indice porta un anello in metallo chiaro e si può chiaramente capire che è di Jorge. Alzo di nuovo lo sguardo esitante, non voglio fare brutta figura con loro e sembrare un bambina capricciosa. Con la mano tremolante tocco la sua, gli lascio giusto il tempo di stringermela per qualche secondo e poi la ritraggo subito, deglutendo a vuoto e con il cuore a mille. Non è successo niente Martina, non è succeso niente. Ripeto a me stessa, cercando di calmare il mio battito cardiaco troppo accellerato. E' così dannatamente difficile fingere che sia tutto normale per me...è davvero complicato fingere di sorridere mentre la persona davanti a te ti fissa con aria stranita per i tuoi modi di fare del tutto innaturali... "Jorge si è offerto di mostrarti la casa e la tua nuova stanza Tini, spero non ti dispiaccia" mi dice Alvaro, evidentemente per smorzare un po' la tensione che stavo provando. Gli sguardi di tutti i presenti sono puntati addosso a me e sinceramente in questo momento vorrei solo diventare invisibile. "Posso farti una domanda?" mi chiede Lodovica quando i loro genitori ci lasciano soli nella stanza. Il mio cuore perde un piccolo battito in quell'istante, forse non le sto simpatica o non si fida di me. "Oh-io...certo che sì" dico, mentre sento lo sguardo di Jorge bruciarmi addosso. Credo che da quando ho messo piede in questa casa mi abbia fatto mille radiografie e conosca ogni minimo dettaglio dei miei vestiti. Lodovica invece è molto più pacata e non si mette a fissarmi per attimi che pargono infiniti. "Perchè Tini?" tiro un sospiro di sollievo e sbuffo un sorriso, era solo questo che voleva chiedermi, allora. Rilasso leggermente i muscoli mentre gratto con le unghie le pellicine della mano sinistra. "Era il nome con cui usava chiamarmi la mia mamma... solo le persone a cui voglio bene o che comunque hanno un forte legame con me mi chiamano in quel modo" dico, tirando un piccolo sorriso al ricordo di mia madre. "Ohw...mi dispiace, non pensavo che-" Lodovica sembra pensare che mi sia intristita parlando di mia madre, ma in realtà non è così. Mi fa stare bene pensare a lei. "Lodo ha il brutto vizio di impicciarsi degli affari degli altri" dice Jorge intervenendo. Io tiro un altro piccolo sorriso osservando la faccia sbigottita di Lodovica. "Non mi ha dato fastidio. Era da molto che nessuno me lo chiedeva" sorrido genuinamente facendo sorridere anche lei, che tira un piccolo buffetto sulla spalla del fratello. "Credo proprio che io e te diventeremo grandi, grandi amiche" ridacchio a quell'affermazione, guardando un punto impreciso dietro la sua figura. "Il tuo sorriso è qualcosa di meraviglioso" sento dire alle mie spalle quando Lodovica mi lascia, salendo su lungo le scale. Riconduco immediatamente quella voce a quella di Jorge ed arrossisco. Non posso credere che un ragazzo bello come lui stia perdendo tempo a far complimenti a me. "ohw...g-grazie?" dico insicura, tirando subito dopo un piccolo sorrisino innocente. Non ho mai avuto un amico maschio, quindi in realtà non so come comportarmi o di cosa parlare. L'amicizia fra ragazze è molto, molto più semplice. "Ti faccio vedere la casa" dice allungando la mano verso di me, forse volendo toccare il mio gomito. Mi sposto di lato prima che lui possa anche solo sfiorarmi, guadagnandomi una piccola occhiata confusa. Cavolo, adesso penserà di aver fatto qualcosa di sbagliato. "Okay, allora...- dice, allungando leggermente l'ultima 'a'- questo come puoi vedere è il salotto" subito dopo la sua affermazione ridacchia, provocando in me la stessa reazione. Sembra davvero un ragazzo simpatico. "Questa la cucina..." sorride, facendo segno di seguirmi fino ad una grande stanza, che ospita appunto la cucina. Un grande isolotto in marmo bianco è posizionato al centro della stanza e i mobiletti sono tutti di un bellissimo tono grigio. "La lavanderia" dice, aprendo una piccola porticina al lato destro della cucina che quasi non avevo notato. "Adesso ti porto a vedere il piano di sopra" mi sorride, regalandomi una di quelle splendide visioni che vedi una volta nella vita. "Oh...da qui si esce per andare nelgiardino sul retro. Là in fondo si trova la piscina" dice quando ripassiamo per il salotto, alla nostra destra una grande porta finestra che da su un girdino altrettanto grande. Per fortuna pensavo ci fosse solo il giardino anteriore... con una piscina poi! "Prima le signore" dice con un enorme sorriso quando arriviamo al primo gradino delle scale. Distende il braccio e fa un piccolo inchino, facendomi ridere leggermente. "Questa è la camera di Lodo, con Lodo dentro." ironizza, spalancando la porta della camera della sorella senza preavviso. Questa salta immediatamente sul letto e toglie le cuffie dalle orecchie, roteando gli occhi al cielo. "Non ti hanno insegnato a bussare, per caso, fratellino?" il suo finto, e voluto, sorrisetto mi fa ridacchiare, facendo sì che Jorge torni a fissarmi con quella sua espressione strana e persa. "No, sorellina. Per fortuna Diego non era qui, no?" vedo la faccia di Lodovica diventare rosso fuoco, al che Jorge quindi la porta soddisfatto e mi indica con la testa la porta accanto, sul fondo del corridoio. "Questa è la stanza dei nostri genitori" rimango leggermente spiazzata a quel 'nostri', poichè non ho ancora elaborato a pieno che Cecilia e Alvaro adesso sono i miei genitori. Non so se Jorge lo abbia detto appositamente o è stato solo un malinteso. "Ora, non fare caso al disordine e copriti gli occhi" ridacchia lui, andando verso la porta al lato opposto del corridoio. Apre la porta entrando per primo, lo vedo grattarsi il retro della nuca imbarazzato mentre varco la soglia della stanza. La camera ha le pareti dipinte di blu e svariate mensole sulla parete sinistra. Sono poggiate varie foto incorniciate, non solo di lui e la sua famiglia ma nache di moto, trofei e medaglie varie. Con la coda dell'occhio noto sul suo comodino un pacchetto di preservativi e invitabilmente mi mordo il labbro inferiore, pensando a quanto siano state fortunate le ragaze che hanno passato anche solo una notte con questo deo greco. Vengo subito distratta da quello che si trova a pochi centimetri da ciò che stavo fissando in precedenza e punto lo sguardo fisso su di essa. "Oh mio-" lo vedo voltare il capo e seguire il mio sguardo, forse non azzeccando ciò che stavo fissando, anche perchè lo vedo sbiancare di colpo e fiondarsi verso il suo comodino. "Cazzo-mi dispiace. Chissà cosa penserai ora di me" dice con uno strano tono di voce, buttando velocemente la scatola bli all'interno del cassettino del comò. "Non mi riferivo a quelli!" dico ridacchiando istintivamente, avvicinandomi al letto di Jorge per potergli indicare la chitarra. "Ho sempre sognato saperne suonare una. In compenso però all'orfanotrofio ho imparato a suonare il piano" lo vedo rilassarsi immeditamente e tornare al mio fianco, mantenendo comunque una leggera distanza. "Non è proprio la stessa cosa" ridacchia, facendo ridere anche me. "Ehy, guarda che lo so bene! Il piano è molto più difficile da suonare" lo vedo voltarsi verso di me con uno strano sorriso sulle labbra, un sorriso più ampio, più bello, più sincero e lo vedo allungare una mano verso la mia guancia. Mi mordo il labbro inferiore abbassando lo sguardo, la mia battaglia contro me stessa sta iniziando. La mia mente mi dice di arretrare, ma il mio cuore mi dice di restare ferma. Lì ferma a bearmi della sensazione della sua mano sul mio corpo. "Scusa-non so che mi è preso" dice di scatto quando io arretro di qualche passo, avendolo visto avvicinare il suo viso al mio. "E' meglio che ti mostri la tua stanza, così ti puoi iniziare a sistemare" si affretta a dire, questa volta tirando un sorriso forzato. "Mamma e papà hanno già iniziato a mettere qualcosa che ricordasse la tua vecchia stanza, ma dalle foto che ho visto, hanno fatto un pessimo lavoro" "Non è così male..." sussurro, iniziando a gironzolare per la stanza. Rispecchia molto di più i miei gusti di un paio di anni fa, l'unica cosa che forse cambierei è il colore delle pareti. Il rosa di cui sono tinteggiate è un po' troppo sgargiante e non mi rispecchia per niente. "Sappi che sei vuoi dar fuoco a questa stanza io sono il primo che ti darà una mano" scoppio a ridere alle sue parole, annuendo velocemente con il capo. "Ti prenderò in considerazione, allora" "Adesso ti lascio sola, avrai un sacco di cose da sistemare. Se dovessi aver bisogno di me sono nella mia stanza" annuisco lenmente, vorrei tanto potergli chiedere di restare ma non ho davvero le motivazioni per farlo. Così mi limito a lasciarlo uscire dalla mia nuova stanza, sognando come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto lui al mio fianco molto tempo prima.

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Capitolo 3
*** 3. Shopping ***


"Avanti..." dico istintivamente quando sento bussare alla porta. Ho appena terminato di sistemare tutti i miei vestiti all'interno dell'armadio e devo dire che sono molto meno di quanto immaginassi. Solo quando li stavo mettendo in valigia sembravano non finire più. "Jorge mi ha detto che stavi sistemando le tue valigie, così ho deciso di fare un salto, sai, per sapere se avevi bisogno di una mano..." Lodovica entra nella mia stanza e chiude la porta alle sue spalle, facendomi un piccolo sorriso. "Ah...beh,grazie per l'offerta ma...ma ho già finito" dico tranquillamente, sistemando le mie valigie nella parte bassa dell'armadio. "Oh beh, in questo caso, ti va di fare qualcosa insieme?" la vedo sorridere nella mia direzione e annuisco istintivamente, potrebbe essere una buona idea. "Fra un paio d'ore arriveranno i miei amici e quelli di mio fratello, ti va di andare a fare un po' di shopping nel frattempo?" a dire la verità non faccio shopping da una vita intera, sono andata un paio di volte con Mechi, ma solo per accompganarla. "Non faccio shopping da una vita " ammetto guardandola "non ti sarei molto d'aiuto" lei mi guarda stupefatta e nega con il capo. "Infatti sarò io la stilista fra le due, tu dovrai solo indossare quello che io sceglierò per te" dice con un sorriso furbetto sulle labbra. "Ti farò diventare la ragazza più sexy che Jorge abbia mai visto" corrugo le sopracciglia alle sue parole, cosa cavolo centra Jorge in tutto questo? "Jorge? Cosa centra tuo fratello?" ridacchio non capendo. Lei si tappa istintivamente la bocca mordendosi il labbro inferiore. "Okay, fai finta che io non abbia mai detto l'ultima frase" dice prendendomi il polso e trascinandomi fuori dalla mia stanza. "No, sul serio - rido- devi spiegarmi cosa centra!" brontolo, mentre lei si limita soltanto ad annuire, facendomi capire che non risponderà mai alla mia domanda. "Cos'è che ti deve spiegare Lodo?" la voce di Jorge mi fa gelare il sangue nelle vene. Non ci avrà per caso sentite parlare di lui, vero? "Uh, ecco. Parli del diavolo e spuntano le corna." dice Lodovica divertita e anche piuttosto sicura di sè stessa guardando il fratello. "Ah-ah. Molto divertente." ribatte lui in tono acido. Sono proprio l'opposto questi due. "Io e Tini usciamo comunque. Dillo a tu a mamma se te lo dovesse chiedere" dice la castana con un falso tono altezzoso, facendo infuriare maggiormente Jorge. "Ci vediamo dopo" "Ehy, ehy, aspetta" sento urlare Jorge dietro di noi "Dove andate?" "al centro commerciale, Jorgito"E dette quelle ultime e poche parole riafferra il mio polso nella sua presa ferrea e mi trascina giù per le scale. Afferra la sua borsetta dall'appendi-abiti e usciamo di casa. "Il centro commerciale è appena fuori dal nostro isolato, quindi non c'è bisogno che chiediamo a mio fratello di accompagnarci lì" annuisco lentamente, iniziando a camminare al suo fianco lungo il marciapiede. "Quindi lui ti porta al centro commerciale quando ne hai bisogno?" chiedo, solo per aprire un discorso. "Dipende. Se vado a quello dove stiamo andando noi, no. Ma se devo andare da qualche altra parte purtroppo mi tocca" dice con fare drammatico, facendomi ridacchiare. "Oh ma dai, perchè purtroppo?" "Vorrai scherzare. Jorge non mi lascia fare nemmeno mezzo metro da sola. E' un rompiscatole e tutto quanto, ma mi protegge da qualsiasi cosa. Diciamo che a volte è un po' snervante, ma fidati che con il tempo, e se glielo permetterai ovviamente, diventerà anche la tua guardia del corpo" le sue parole mi fanno un certo effetto, se Jorge è come dice Lodovica, beh allora mi sarebbe servito qualche anno fa. Ma va bene così, no? "Abbiamo anche la stessa età, per Jorge sarà ancora più facile vederti come la sua sorellina" "Scusa ma, quanti anni ha tuo fratello?" chiedo spontaneamente. E' da quando l'ho visto che mi faccio questa domanda. "Ventuno, ma va ancora in quinta. Sai, la scuola non è il suo forte. Preferisce di gran lunga lo sport" Ventuno? Beh, ventuno sono un po' tantini per me. NO, No. Che cosa sto andando a pensare? Jorge è e potrà essere solo il mio fratellastro. "E tu...?" chiedo per spostare il centro della conversazione su di lei. "Io cosa?" "Che cosa ti piace?" "Diego Domiguez!"urla voltandosi di scatto verso di me con gli occhi a cuoricino. Scoppio istintivamente a ridere mentre lei mi guarda scioccata. "Non intendevo quello!" dico fra una risata e l'altra. "Ehi, l'ho detto a te perchè mi fido! E poi, ad essere obbiettive,non ho alcuna speranza con lui" alle sue parole torno seria, corrucciando le sopracciglia. "E perchè no?" chiedo curiosa. "Beh, punto numero uno: lui è uno dei migliori amici di mio fratello. Punto numero due: è troppo grande per me. Punto numero tre: se Jorge lo venisse a sapere gli staccherebbe l'osso del collo" "E perchè mai dovrebbe farlo?" dico non capendo facendo sospirare lei di riflesso. "Ecco, il punto numero tre si ricollega al punto numero due. Jorge non va oltre i tre anni di differenza. E' categorico su questo. Dice che non posso stare con ragazzi troppo più grandi di me, anche se lui se la fa con ragazze della mia stessa età" le ultime parole confermano quello che pensavo. Jorge è una specie di bad boy con il sorriso angelico e la voce dolce. "Capisco. Comunque se a te piace così tanto non vedo perchè voi non-" "Il problema non è soltanto questo. Lui mi vede da sempre come la sorellina del suo migliore amico, non come Lodovica Blanco. Quando è con lui nemmeno mi rivolge la parola, Jorge gli ha praticamente imposto di non parlarmi" "Questo è ingiusto, se posso dirlo" ammetto, iniziando a vedere in lontanza il centro commerciale. "Puoi dirlo e come. Non ho mai tentato di avvicinarmi a Diego anche perchè non voglio rovinare la sua amicizia con mia fratello. Combinerei un casino enorme se andassi anche solo a letto con lui." sospira affranta. Deve piacerle davvero tanto Diego se tutto questo la fa stare così male. E oltretutto è davvero dolce il fatto che rinunci a lui per non rovinare il rapporto che ha con suo fratello, non tutti sarebbero disposti a rinunciare al proprio amore per il bene altrui. "Okay, basta parlare di cose tristi! Adesso tocca a te dirmi un po' chi ti piace" a quell'afffermazione avvampo leggermente. A me non piace nessuno. Non ho mai, neppure lontanamente, sentito qualcosa per un ragazzo. Credo che se mi innamorassi non me ne accorgerei nemmeno, da tanta è la mia esperienza in campo maschile. "Oh, nessuno." dico velocemente, mentre varchiamo la soglia del centro commerciale e le porte automatiche si aprono al nostro passaggio. Lei strabuzza gli occhi e nega con il capo. "Fidati che sarai single ancora per poco, allora. Sono sicura che c'è qualcuno a cui interessi" il suo tono di voce mi sembra stranamente troppo sicuro, come se la sua non fosse una semplice opinione o supposizione ma una verità. "oh beh, allora fammi conoscere quel qualcuno di cui parli" la provoco, solo per vedere se si riferisce a qualcuno in particolare o è solo una mia stupida impressione. "Dagli tempo. Il principe azzurro si rivela quando meno te lo aspetti." dice, quasi facendomi venire il diabete. Odio quando si parla di principi azzurri e principesse. Sono cose puramente inventate, persone che non esistono e non esisteranno mai. Il - vissero tutti felici e contenti - può esistere solo nelle favole della buonanotte. "Non credo alla storia del principe azzurro" le confesso divertita, facendole alzare le spalle. Entriamo in un piccolo negozio sulla destra, non ho nemmeno il tempo di leggere come si chiama che.. "Allora la tua anima gemella. Chiamala come ti pare, il principio è quello" decido di annuire e chiudere qui il discorso, anche se vorrei tanto sapere a chi si riferiva Lodovica quando mi stava parlando del ragazzo perfetto, sempre che si riferisse a qualcuno eh. "Guarda questa maglia, è assolutamente perfetta per te." urla ad un certo punto, facendo voltare tutti i clienti del negozio. Mi copro leggermente il viso con le mani imbarazzata mentre Lodo mi passa la stampella con la maglia, poi, presumibilmente, va a cercare qualcosa da abbinargli. "Ti piacciono le gonne?" mi chiede ad un tratto, sbucando dal nulla più totale con una stampella su cui è appesa una gonna beige piuttosto corta. "Si, ma non così corte" ammetto, prendendo fra le mani anche il secondo indumento. Mi passa anche una piccola cintura bianca, con un fiocchettino a decorare la chiusura. "Tu inizia ad andarti a provare questi, io nel frattempo cerco un paio di scarpe decenti che si abbinino" annuisco non molto convinta, i vestiti sono tutti molto belli ed il look favoloso, ma il problema è che addosso a me sembrerà, anzi, sarà, tutto orribile. Entro di malavoglia nel camerino e chiudo la porta a chiave, onde evitare episodi imbarazzanti, ed inizio a cambiarmi. Una volta terminato di cambiarmi sblocco la porta, fortunatamente trovando fuori ad aspettarmi Lodo. "Ah, sei perfetta Tinita. Devi assolutamente metterlo dopo. Ora indossa anche i tacchi per vedere se stanno bene con la gonna e la maglia" strabuzzo gli occhi quando mi passa un paio di normalissime scarpe, solo con una zeppa troppa alta per me. Nego subito con il capo. "Mi ucciderò se indosso un paio di queste. Non puoi trovare qualcosa di più...che ne so, basso?" alla mia domanda nega con il capo. "Queste sono quelle più basse che ho trovato e, ovviamente, anche quelle che ci stanno meglio" sospiro non molto convinta, sedendomi sulla piccola panca di fronte al camerino per indossare le scarpe "Come sto?" chiedo alzandomi in piedi, voltandomi verso Lodovica. "Pronta a far cadere tutti ai tuoi piedi, amica."

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Capitolo 4
*** 4. Ti voglio proteggere ***


Il pomeriggio con Lodovica è andato magnificamente, mi ha costretto a comprare un sacco di vestiti come si era prefissata ed adesso stiamo tornando a casa. Avremmo preso volentieri qualcosa da bere al bar, ma da quanto ho capito i suoi amici arrivano tra meno di un'ora e lei deve ancora prepararsi. "Okay, andiamo in camera mia e ci prepariamo. Daccordo?" mi chiede Lodovica mentre apre la porta di casa con le sue chiavi. Annuisco lentamente, mentre mi sforzo per reggere tutte le mie borse e quelle di Lodo. "Mentre tu ti cambi io mi trucco." dice una volta che siamo in camera sua e si è chiusa la porta alle spalle. Non ho molta voglia di indossare gli abiti che abbiamo comprato oggi perchè non mi sento molto a mio agio. Credo non mi stiano bene addosso e che con quelle scarpe mi potrei uccidere. "Che fai lì impalata Tinita? Devi mettere i vestiti che abbiamo comprato per primi" sospiro pesantemente alle sue parole mentre lei con disinvoltura inizia a mettersi l'eyeliner. Questa ragazza mi farà uscire pazza, me lo sento. Tolgo la gonna lunga che indosso e la sostituisco con quella nuova, per poi fare lo stesso con la mia canotta. Al posto delle mie amate calze basse ne indosso un paio rosa a pois bianchi, in uno strano tessuto semi-trasparente che ho comprato con Lodo in un negozietto appena fuori dal centro commerciale. E per finire indosso le scarpe. "Ecco, non ti trovi fantastica?" dice la mora eccitata dopo che ha terminato di truccarsi, guardando verso di me. Alzo le spalle mentre guardo il mio riflesso all'interno dello specchio posto di fianco alla cabina armadio, non sono abituata a vedermi così. "Adesso siediti che ti metto l'eyeliner e il rossetto" "Che? No Lodo, sono ancora più brutta truccata" protesto, guadagnandomi una leggera sberla sul braccio da parte sua. "Non fare la bambina e siediti qui, vedrai che non ti deluderò" sospiro ormai convinta, ho capito che non si può proprio tenere testa a Lodo. Se lei decide una cosa, beh, quella cosa deve essere fatta. "Lodo, Lodo ci sei? I ragazzi sono arrivati" sobbalzo quando sento la voce di Jorge dietro la porta della camera di Lodovica. Lei si sta tranquillamente finendo di sistemare il vestito e non sembra dargli molto peso, quasi come se si aspettasse che andassi io ad aprire. "Tinita, apri a Jorge perfavore" annuisco velocemente alle sue parole e scendo dal letto con un piccolo saltello. Adesso cammino più convinta con queste scarpe, tutto grazie alla mora, che mi ha insegnato come camminare e soprattutto mi ha permesso di fare un po' di pratica mentre si preparava. Prendo un bel respiro e apro la porta della stanza, guardando mutare l'espressione sul viso di Jorge. "Lodovica Blanco vuoi muov- WOW!" urla Jorge quando mi vede. Abbasso la testa istantaneamente, spostandomi di lato per lasciarlo entrare. Fortunatamente arriva subito Lodovica al mio fianco, che mi cinge le spalle e mi da un leggero colpetto con il suo fianco, come per dirmi - alza quella maledetta testa- e la cosa che mi sorprende più di tutto è che lo faccio. "Credo che porterò Tini con me alle feste, d'ora in poi Lodita" lei alza gli occhi al cielo e da un pugno sul petto a Jorge intimandogli di tacere. "Ah-ah come no. L'unico che avrà l'onore di portarla in giro vuoi essere tu? E il suo ragazzo dove lo vuoi lasciare?" alle parole provocatorie di Lodovica perdo un battito. Non può averlo detto sul serio. A Jorge non importa davvero se io ho un ragazzo o meno, giusto? "Hai un ragazzo?" lo sguardo del castano saetta da quello della sorella al mio, facendomi sentire a disagio e lasciandomi senza parole. Le sue espressione è tesa e la mandibola contratta, come se questo fatto lo infastidisse. "Ahh, sta tranquillo fratellone" scoppia a ridere Lodovica, capendo che non mi sto sentendo a mio agio "stavo solo scherzando" aggiunge per chiarire meglio la situazione. "Io vado eh..." dice ad un certo punto, proprio quando nota che io e Jorge ci stiamo fissando da un'eternità. Credo che visti da fuori sembriamo due sconosciuti che si vedono per la prima volta e che non riescono a togliersi gli occhi di dosso. "E se ne va, finalmente" ridacchia Jorge quando Lodovica scompare dal nostro campo visivo. Mi stringo nelle spalle sorridendo leggermente, Lodo è decisamente molto egocentrica e ama stare al centro dell'attenzione ma non la trovo affatto insopportabile. "Sei bellissima" dice mordendosi il labbro inferiore, il suo sguardo vaga silenziosamente lungo il mio corpo, fermandosi più volte sul seno e sulle gambe piuttosto scoperte. Ad un tratto afferra la punta delle mie dita con la sua mano e mi fa fare un giro su me stessa, lasciando così che il tessuto della gonna si alzi, formando un piccolo cerchio. "Decisamente bellissima" dice in un sussurro quasi inudibile, continuando a fissare il mio corpo. Abbasso lo sguardo imbarazzata e rossa in viso, mentre con una mossa veloce libero la mia mano dalla sua presa delicata. Questa maledetta paura purtroppo non se ne andrà mai. "Scendiamo? Ti presento il nostro gruppo" annuisco velocemente, tirando un piccolo sorriso. Lascio che cammini dietro di me, anche se sarei molto più sicura di me stessa con lui davanti a me, a proteggermi dal mondo. "Sei sicuro che piacerò ai tuoi amici?" dico quando arriviamo a metà corridoio, bloccandomi sui miei passi. Io sono completamente diversa da lui e Lodovica, loro sono molto più espansivi, dicono quello che pensano e sono tutto il contrario di me. "Insomma, io non sono come-" "Come noi? Tu sei molto meglio di noi, Martina." sussura lui, mettendosi davanti a me. Stringe delicatamente la mia mano destra nelle sue grandi mani calde, facendomi venire i brividi. "Probabilmente hai vissuto cose che nessuno di noi può immaginare, lo posso capire da come hai paura di essere anche solo sfiorata..." continua a dire, mantenendo lo stesso tono di voce. Il suo pollice percorre la porzione di pelle scoperta del mio braccio destro mentre parla, aumentando i brividi sulla mia pelle. "E'-è solo che..." sussurro guardando dritto nei suoi occhi verdi che mi trasmettono una piccola dose di calma e sicurezza. Mi mordo il labbro inferiore quando lo vedo posare la mano sulla mia guancia, alzando con il pollice e l'indice il mio mento per unire i nostri sguardi. "E io sento che ho bisogno di proteggerti da tutto Martina, da tutto." deglutisco sonoramente alle sue parole, interrompendo in un istante il contatto fisico e visivo con lui. Tutte le persone che mi hanno amato hanno finito per soffrire, ho rovinato la vita a tutti. Non posso permettermi di rovinare anche la vita di Jorge, lui si merita troppo per fermarsi ad aiutare una come me. "Ma-ma non puoi. Finiresti per soffrire" dico con le lacrime agli occhi, mentre lui rimane impassibile. Se solo sapesse... Se sapesse la mia storia probabilmente si vergognerebbe di avermi nella sua famiglia. Chiederebbe ai suoi genitori di non darmi il suo stesso cognome. Non mi guarderebbe più in faccia. "Scendiamo?" dice dopo attimi di silenzio che mi sono sembrati infiniti. Sul suo viso è ricomparso un piccolo sorriso e il suo braccio è teso nella mia direzione. Annuisco e mi metto al suo fianco, lui questa volta non cerca di avere nessun contatto con il mio corpo e questo in parte mi rasserena. "E dovevi vedere come la stava guardando Cande, non puoi assolutamen-" quando arriviamo in fondo alle scale sentiamo Lodovica parlare con una ragazza dai lunghi capelli rossi, ha un abbigliamento un po' strano e colorato e porta una coroncina di fiori sulla testa. Sfortunatamente Jorge la interrompe prima che possa finire la frase, impedendomi di capire a chi si riferiva. "Chi stava guardando chi?" le dice, sedendosi sul bracciolo del divano. Le cinge le spalle con il suo braccio, lasciandomi così in piedi da sola. con la coda dell'occhio noto un'altra ragazza al fianco di quella con i capelli rossi e poi altri cinque ragazzi che mi fissano. "Io non ho detto proprio niente fratellino. Avrai capito male tu" afferma lei con disinvoltura, facendo ridacchiare un ragazzo dai capelli scuri, leggermente mossi, ed il viso furbetto. A quelle parole Jorge rotea gli occhi al cielo e torna al mio fianco, guardando verso tutti i presenti che sono seduti sul divano. "Ragazzi, lei è Tini. Tini - dice voltandosi verso di me con un enorme sorriso- loro sono i nostri amici. Lei è Candelaria, ma tutti la chiamiamo Cande" dice, iniziando ad indicare la ragazza con i capelli rossi. "Piacere" lei di riflesso sorride nella mia direzione. "Poi c'è Alba, che è anche fidanzata con quel tipo lì che si chiama Facundo..." dice indicando prima la ragazza riccia seduta al fianco di Candelaria e poi un ragazzo piuttosto basso con un cappellino in testa e delle cuffie poggiate sulle spalle. "Loro invece sono: Diego..." dice indicandomi il ragazzo di poco fa, "Ruggero..." un ragazzo con un ciuffo molto simile a quello di Jorge e con un sorriso invidiabile. "Nicolas..." indica un ragazzo piuttosto alto e con la barba, i capelli scombussolati e un'aria burlona "...e per finire Samuel." "Piacere" il primo ad alzarsi e ad avvicinarsi a noi è Diego. "Si Diego, ha capito perfettamente chi sei" sbotta Jorge quando l'amico si avvicina a me, con l'intenzione di prendermi la mano. Diego alza le mani verso l'alto come simbolo di resa, tornando al proprio posto. Successivamente anche tutti gli altri si avvicinano per salutarmi, ma stranamente Jorge lascia che mi diano il cinque senza battere ciglio. "Comunque Jorgito ha sbagliato. E' Tinita, non Tini" ridacchio alla sua affermazione, ricordandomi che lei ha detto di avermi trovato un nome ancora più particolare da darmi. "Non è vero" ribatte subito Jorge con un sorrisetto divertito sulle labbra "lei è Tini come io sono Jorge. Sei tu che ti diverti rovinare i nomi degli altri. Jorgito, Tinita, Candelita, Facundito..." scoppio a ridere a quell'affermazione, mentre il volto di Lodo si fa rosso per la rabbia. "Sei di una tale antipatia..." sussura rancorosa mettendosi a braccia conserte, mentre Jorge se la ride con i suoi amici. "Comunque io voglio che Tini faccia parte del gruppo." alle parole di Lodovica mi stringo nelle spalle, puntando lo sguardo sulla punta delle mie nuove scarpe. Sento anche Jorge cingermi le spalle, facendomi venire i brividi. Di nuovo. Mi rivolge un piccolo sguardo rassicurante ed io mi mordo il labbro inferiore, annuendo. Loro non mi vogliono far del male, giusto? Mi posso fidare. "Anche secondo me" dice ad alta voce, attirandomi contro il suo petto. E'...è incredibilmente caldo e accogliente, potrebbe benissimo diventare la mia casa, se solo si potesse. E' morbido e allo stesso tempo duro per via dei suoi muscoli ben marcati, che posso chiaramente sentire anche da sopra la camicia che indossa. "Per noi va bene" esordiscono Candelaria e Alba per prime, con un enorme sorriso che illumina entrambi i loro volti. "Per noi anche. Non vedo quali dovrebbero essere i problemi" dice quello che, se non ricordo male, dovrebbe essere Ruggero. Dopo quella decisione Jorge si va a sedere sul divano, facendo spostare il ragazzo basso con il cappellino che si va a sedere vicino ad Alba, occupando l'ultimo posto libero. Lodovica punta subito il suo sguardo su di me, spingendo leggermente Candelaria per dirle di farmi posto, ma Jorge sembra essere più veloce. "Vieni qui vicino a me, Tini" dice,allungando il braccio sopra lo schienale del divano e spingendo Diego per farmi più spazio. Ovviamente è lui quello che sta al fianco dell'amico, mentre io ho solo lui al mio fianco. Sorrido leggermente nella sua direzione e mi vado a sedere al suo fianco sul divano mentre Lodivica ci guarda con gli occhi a cuoricino, insomma, con quello stesso sguardo che ha fatto quando parlava di Diego. "Posso?" sussura dopo una decina di minuti, quando tutti sono distratti a parlare fra loro. Lo guardo non capendo, così lui fa scivolare il suo braccio dallo schienale del divano alle mie spalle. Deglutisco a vuoto, cosa devo rispondere? In qualche modo devo iniziare a fidarmi di loro, anche perchè adesso sono la mia famiglia. E così facendo annuisco, ignorando quel senso di fastidio alla bocca dello stomaco, senza immaginare che Lodovica ha già qualcosa in serbo per noi due.

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Capitolo 5
*** 5. Fantasmi dal passato ***


"Tini, puoi venire un secondo a darci una mano?" erano più o meno le sei e tutti eravamo ancora seduti sul divano. I ragazzi stavano giocando alla play, mentre Lodovica ci stava facendo strani discorsi su alcune delle ultime tendenze nel campo della moda. "Sì, certo" rispondo subito, vedo Lodovica e Candelaria alzarsi dal loro posto frettolosamente e con aria tesa. Nessuno si volta verso loro due o presta loro la minima attenzione, sono tutti troppo occupati a giocare, mentre Alba e Facundo sono troppo occupati a baciarsi, in un angolo in disparte. A dire il vero io un po' li invidio quei due, non come Lodo che li prende in giro, ritenendoli senza pudore. "Dove vai?" Jorge si volta verso di me quando mi alzo dal mio posto, perdendo di vista il gioco. Sorrido leggermente, pronta a rispondere, ma Lodovica lo fa per me. "Andiamo ad ordinare un paio di pizze per cena. Mi è venuta fame!" dice la mora, mi salta sulle spalle e fa un piccolo sorrisino innocente a Jorge. Quando vede Jorge negare con il capo divertito afferra il mio polso e mi trascina in cucina senza la minima grazia. Una volta arrivate in cucina Cande prende il suo cellulare dalla tasca dei jeans che indossa e chiama la pizzeria. Lodovica invece si siede sul bancone della cucina e mi fissa con uno strano sorrisetto malizioso. "Ho visto come ti guardava mio fratello.."dice maliziosamente dopo attimi che mi sembrano infiniti. Ammica verso di me al termine della frase, attirando anche l'attenzione di Candelaria, che ha appena finito di ordinare le pizze. Anche lei si mette al fianco di Lodovica e si guardano complici. Queste due hano decisamente in mente qualcosa. "E...e come mi guardava?" chiedo, iniziando a sentirmi a disagio disagio. Torturo le mie dita mentre attendo una loro risposta. Entrambe emettono una specie di urletto eccitato guardandosi negli occhi l'un l'altra e poi voltano lo sguardo verso di me. "Come uno cotto, Tinita" a quelle parole sbuffo una risata, adesso capisco perchè hanno un'aria così ridicola...Mi stanno solo prendendo in giro. "Ma che dici cotto, Lodita? Super cotto! Sta per andare a fuoco, il tuo caro fratellino" e di nuovo fanno quello strano urletto, che a me sinceramente fa solo ridere. "Mi state prendendo in giro, spero" ridacchio, dando un pugnetto scherzoso al ginocchio di Lodovica. Devo ammettere che hanno un modo strano di scherzare queste due. "Mai stata più seria in vita mia, Tinita. Jorge non si comporta così bene con una ragazza da troppo tempo..." alzo le sopracciglia, facendo una faccia ancor più divertita. "Confermo. Secondo me tu gli piaci. Gli piaci tanto, si si." nego frettolosamente con il capo quando capisco che sono entrambe serie e convinte di ciò che dicono. "Cos..? No! Magari lui vuole solo essere gentile nei miei confronti" suppongo che in realtà sia così, anche se, ripeto, non ho esperienza in campo maschile e queste due sono pazze. "Ti dico che gli piaci, Martina. Se lui volesse solo essere gentile, ti assicuro che non si comporterebbe così. E non vuole nemmeno fare il fratellino che si preoccupa, perchè non si comporta così nemmeno con me, e fidati che mi tiene sotto mira peggio di un cecchino. Conosco mio fratello da quando sono nata e ti assicuro che...non so, forse ti vede più di una sorella o di un'amica....se capisci cosa intendo" termina la frase facendomi un impacciato occhiolino, mentre Cande annuisce concorde. "Ma è impossibile. Insomma, dai, ci conosciamo da...nemmeno un giorno!" dico, ricordando a Lodovica che siamo praticamente sconosciuti e che alla fine dei conti io sono la sua sorellastra. "Questo non è affatto vero!" dice Lodovica, tappandosi subito dopo la bocca. Ha appena detto qualcosa che non doveva dire, ne sono più che sicura. "Che intendi...?" chiedo curiosa, questa volta guardando anche Candelaria. Anche lei sa qualcosa, me ne accorgo da come si sente anche lei a disagio. "Ehm...di sicuro Lodo avrà sbagliato a parlare, sai come si dice no? Magari a lui pare di conoscerti da una vita e-" "Non ci credo. La scusa non regge. Vi prego, ditemi il perchè Jorge dovrebbe già conoscermi. Prometto che non gliene parlerò. Croce sul cuore" sia Lodovica che Cande si guardano negli occhi, quasi a cercare la conferma di quello che stanno per fare l'una negli occhi dell'altra. "Okay, andiamo in camera mia. Lì non ci sentirà nessuno" annuisco velocemente, adesso sono davvero curiosa e spaventata allo stesso tempo. Jorge potrebbe saper qualcosa del mio passato... Torniamo in salotto e ci dirigiamo verso le scale il più silenziosamente e velocemente possibile, con la coda dell'occhio noto Jorge alzarsi dal divano quando ci vede, mette in pausa la partita ,facendo protestare tutti gli altri, e si dirige verso di noi. Io sono l'ultima delle tre, mentre Lodovica e Candelaria sono già a metà scala. Mi affretto a raggiungerle, facendo si che anche Jorge accelleri il passo per raggiungerci. "Avete ordinato le pizze?" ci chiede con tono calmo. "S-si certo fratellino" balbetta Lodovica, leggermente a disagio. Non è prorpio capace di dissimulare quando qualcosa la riguarda. Jorge corruga la fronte oscillando lo sguardo da lei a me, che sto per qualche strano motivo trattenendo il respiro. "Tutto bene? Siete strane" questa volta interviene Candelaria, fortunatamente salvando la situazione. "Certo che si. Andiamo un momento in camera di Lodo a...cose da ragazze. Sono sicura che a te non importa" a quelle parole lo sguardo di Jorge si posa su di me. Esita leggermente prima di parlare. "Vuoi venire con me di sotto o...?" deglutisco lentamente negando con il capo. "Lodo deve farmi vedere una cosa e- sai com'è...." "Lodovica non sa aspettare!" Cande termina la frase per me, capendo che mi stavo per tradire da sola. Alle nostre parole sembra convincersi del tutto e ci da le spalle, tornando finalmente di sotto con passo svelto. "Hai visto come si è comportato? Ti ha chiesto di scendere con lui!" sussurra Lodovica in tono isterico, come per darmi la conferma che quello che dice non è da psicopatica. "Forza, raccontate" dico dopo essermi seduta sul grande letto della camera di Lodovica. La rossa sta provvedendo a chiudere a chiave la porta mentre la mora si siede al mio fianco. "Quando mamma e papà sono venuti all'orfanotrio...beh, quel giorno c'eravamo anche io e Jorge. Loro erano già venuti una settimana prima e ti avevano visto. Si erano completamente innamorati di te, ma volevano che prima ti vedessimo anche noi di persona per capire se potessimo andare daccordo, anche perchè io e te abbiamo la stessa età e magari avremmo potuto odiarci o roba simile." annuisco, seguendo il filo del discorso. Anche Cande si siede al mio fianco, iniziando a giocherellare con il tessuto della coperta. "Parliamo di più di un mese e mezzo fa, per essere chiari. Quando quel giorno ti abbiamo vista per la prima volta, stavi... stavi giocando con un bambino di quattro o cinque anni, abbiamo visto quanto mamma e papà ti guardavano rapiti e...e anche a noi sei piaciuta. Quel giorno i nostri genitori hanno avviato segretamente le pratiche dell'adozione, dicendo alla rettrice di non dirti niente fino a che tutti i documenti non fossero stati pronti. Mamma e papà andavano ogni domenica all'orfanotrofio per vederti, mentre Jorge, di nascosto, durante la settimana veniva a trovarti. Purtroppo le donne delle pulizie in qualche modo lo trovavano sempre e lo cacciavano prima che ti potesse vedere. Allora lui ha iniziato a nascondersi dietro alle grandi siepi che si trovavano nel giardino, avendo scoperto che passavi molto del tuo tempo all'aria aperta." resto spiazzata a quelle parole. Carmen mi aveva detto che Alvaro e Cecilia mi avevano visto solo una settimana prima per la prima volta. "Non...non capisco" sussurro sconvolta "Carmen mi aveva detto che i tuoi genitori mi avevano visto per la prima volta solo un paio di giorni prima." Lodovica stringe le mie mani fra le sue, cercfando di darmi un po' di conforto. "Volevano portarti a casa lo stesso giorno in cui te lo avrebbero detto. Ma sai che non è questo il punto..." annuisco concorde. Il punto è Jorge. "Il punto è Jorge, non è vero?" lei annuisce vigorosamente. "Jorge ha spinto al massimo affinchè tu venissi a casa al più presto e non mancava giorno in cui non ti venisse a trovare. Ha persino corrotto un bambino per farsi dire dove ti trovavi un giorno!" ridacchio a quelle parole, asciugando delle piccole lacrime che erano sfuggite al mio controllo. "credo che Jorge non ti veda come una sorella, credo che sin dal primo momento in cui ti ha visto ha provato qualcosa di forte per te. Qualcosa che non aveva mai provato prima. Ho provato a parlarci prima del tuo arrivo, per capire se lo potevo aiutare in qualche modo, dal momento che in quel periodo era strano. Gli ho chiesto se la sua ansia aveva qualcosa a che vedere con te e lui mi ha risposto che provava una strana sensazione all'altezza del petto quando ti pensava" a quelle parole mi alzo di scatto dal letto, infilo le dita nei miei capelli e li inizio a tirare. Non può essere vero... "Ma non può provare qualcosa per me..." dico disperata, negando più e più volte con il capo. "Tutte le persone che mi hanno voluto bene hanno finito per soffrire." aggiungo. "Mia madre è morta, per colpa mia" dico scoppiando a piangere. Mi lascio cadere sul pavimento a ginocchioni, quando Lodovica si siede accanto a me e mi abbraccia non faccio niente per fermarla. "Non...non dire questo. Sono sicura che non è stata colpa tua..." nego con il capo velocemente. Lei non mi conosce, non sa qual è il mio passato. Non sa niente di mio padre e di quello che mi ha fatto. Singhiozzo pesantemente quando sento bussare alla porta. Alcuni ricordi di mio padre mi tornano nella mente d'improvviso, trascinandomi via dalla realtà in un soffio e causandomi un forte dolore all'altezza del petto. "Chi è?" sento dire da Candelaria, mentre io mi accascio semplicemente sul petto di Lodovica, desiderando che tutto questo dolore passi il prima possibile. Non credo si possa nemmeno definire dolore, solo tanta malinconia, tristezza, vuoto, paura. Soprattutto paura. [N.A: i testi che inserirò fra |.....| saranno le frasi a cui Martina pensa] |...Sei talmente inutile, idiota. Non meriti nemmeno di essere nata...| Una grossa quantità di ossigeno viene a mancarmi quando risento la voce di mio padre rimbombare nella mia testa e le sue mani sul mio corpo. Tossisco a causa di un po' di saliva che mi va di traverso, mentre sento la voce preoccupata di Lodovica dirmi di calmarmi e che va tutto bene. Ma non va tutto bene, dentro sto morendo lentamente. "Sono Jorge" stranamente fra tutto il caos che c'è nella mia testa riesco ad udire chiaramente la voce di Jorge, che deve essere sicuramente fuori dalla porta ad attendere che qualcuno gli apra. |...Vieni qui ad aiutare il tuò papà Martina, forza...| un altro brutto ricordo si fa spazio nella mia mente, impedendomi di respirare anche questa volta. Improvvisamente sul mio corpo si ripresenta l'orribile sensazione delle mani viscide di quell'essere su di me e quasi per istinto inizio a dimenarmi, cercando di scappare dalla presa di Lodovica. Ad essere precisa in questo momento Lodovica non esiste nella mia mente, ci siamo solo io e mio padre. "Ti prego, ti prego lasciami stare..." singhiozzo ad alta voce, come se ciò che ho appena detto pùò in qualche modo far smettere ai miei ricordi di tormentarmi. "Ti prego..." singhiozzo ancora, prima di sentire dei brividi percorrermi tutta la spina dorsale e delle braccia calde e forti stringermi delicatamente. |...Sii una brava bambina e fai ciò che ti ho insegnato ieri sera...| "Basta...basta..." singhiozzo, coprendomi le orecchie con le mani nel vano tentativo di fermare quella voce schifosa che si insinua nella mia mente. Era da tanto tempo che non ritornavano queste crisi di panico. E' sempre così maledettamente difficile mandare via le voci del passato... "Piccola...piccola ci sono io qui con te adesso, va tutto bene, devi solo respirare, okay?" la voce di Jorge è come un'ancora per me, cerco di fare quello che mi dice, cerco di regolarizzare il mio respiro, senza però riuscirci. "Fallo smettere Jorge, ti prego, fallo smettere" sussurro, riferendomi alla voce di mio padre. Anzi, alla voce dell'uomo che dovrebbe essere mio padre. "Non posso farlo se tu non mi permetti di aiutarti, piccola" singhiozzo a quelle parole, mi dimeno quando sento nuovamente le mani viscide di quell'uomo insinuarsi nel mio interno coscia. Niente di tutto questo è reale, niente di tutto questo è reale. "Lasciami" urlo "Ti ho detto di lasciarmi" la mia voce si fa subito più bassa, mentre sento il rumore di una porta chiudersi e la presa sui miei avambracci farsi più forte e stretta. "Piccola, piccola...adesso mi devi guardare. Devi aprire gli occhi e guardarmi. Ti prometto che adesso passa" finalmente riesco a risentire la voce di Jorge risuonare nella mia testa come una melodia perfetta, mentre la sensazione di un paio di mani sul mio viso si fa strada nel mio corpo. Non riesco a capire se è una sensazione vera o un altro scherzo della mia mente. "Non posso. Non ci riesco" singhiozzo, ritrovandomi nella camera da letto di mio padre. Di nuovo. In questo momento vorrei urlare, ma so che non posso farlo, so che non ne ho le forze. "Si che ci riesci, so che tu sei forte piccola, io lo so..." a quelle parole cerco di calmarmi, cerco di convincere il mio corpo che tutto questo non è reale e che presto sarà tutto finito. "Sì, così. Trova qualcosa per cui vale la pena lottare" oh Jorge, se solo sapessi che quel qualcosa sei tu... Quando riapro lentamente gli occhi un forte odore di menta invade le mie narici e mi trovo stretta contro il petto di Jorge. Allora lui era reale...lui non era frutto della mia immaginazione... Siamo entrambi seduti a terra, lui non accenna neppure per un secondo ad alleggerire la stretta, mentre io non ho le forze di alzare la testa dal suo petto caldo. "Tini...? Tini, Dio, ti prego, dimmi che stai bene" il viso preoccupato di Lodo si presenta davanti alla mia faccia, facendo si che finalmente Jorge mi liberi dalla sua calda stretta. Adesso sento freddo però. Un freddo proprio al centro del petto, all'altezza del mio cuore. O di quello che ne rimane. "I-Io...mi-mi dispiace..." sussurro, tirando su con il naso. Sento entrambe le mani di Jorge posarsi sulle mie guance, facendo voltare il mio viso verso di lui. Lo vedo asciugare con i pollici le mie lacrime e, per quanto possibile, anche il nero del mio trucco completamente sciolto. "Non dirlo neanche per scherzo..." il suo viso è serio e preoccupato mentre pronuncia quelle parole. Sento Lodovica stringermi in un abbraccio da dietro, sospirando leggermente. "Lodo, puoi lasciarci soli?" chiede ad un certo punto Jorge. Lei annuisce in risposta, si alza dal pavimento e esce dalla stanza. Jorge allora inizia ad accarezzare il mio zigomo con il suo pollice guardandomi in silenzio. "Vuoi che ti accompagni in camera tua a riposare?" ci penso su un attimo prima di negare con il capo. L'ultima cosa che voglio è essere trattata come di vetro e soprattutto essere lasciata solo con me stessa. "Sto bene" sussurro, lui in risposta sospira pesantemente. "Preferisci scendere di nuovo di sotto, allora?" annuisco alla sua domanda, provocando un altro suo sopsiro. "No-Non è successo niente, sto bene." dico, cercando di convincerlo. Se riesco a fargli credere che va tutto bene sono a cavallo. In fondo è fattibile. "Non va tutto bene Tini. Non fingere" dice a pochi centimetri dal mio viso. "Non con me."

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Capitolo 6
*** 6. così diversi ma così simili ***


"Tini, sei sicura? Possiamo sempre dire agli altri che eri stanca e che non te la sei proprio sentita di rimanere con noi per cena" tenta ancora una volta di convincermi Lodo mentre finisce di mettermi il rossetto. Dopo che Jorge se ne è andato le ho chiesto di rifarmi il trucco, cercando di nascondere il più possibile i segni del pianto. "sì, Lodo, sono sicura" dico sospirando mentre lei decide soltanto di annuire. "Ecco fatto. Come nuova" sorrido leggermente alla sua affermazione. Finalmente quell'orribile sensazione di lacrime secche se ne è andata dal mio viso. Sento le palpebre pesanti a causa del pianto ma non mi azzardo a dire niente. "Posso?" vedo Cande sbucare da dietro la porta, seguita dal viso famigliare di Jorge. Ha ancora la stessa espressione preoccupata di poco fa. Mi alzo velocemente dal letto di Lodovica e tiro un piccolo sorriso falso, andando al fianco della rossa. "Sono arrivate le pizze?" chiede Lodovica entusiasta, uscendo dalla sua camera per prima, seguita a ruota da Candelaria che la prende per un braccio per fermarla. "Siediti sul divano con me, di sotto." annuisco alla sua affermazione, anche per rassicurarlo e fargli capire che va tutto bene. Io sono abituata a soffrire, non voglio che lui invece inizi a star male per me. Mi sembra di non rivedere i ragazzi da un'eternità, anche se in realtà è passata solo un'ora. Vedo Jorge prendere posto sul divano vuoto e io dopo un paio di secondi faccio lo stesso, avvicinandomi a lui il più possibile. "Tini, per te ho ordinato una pizza con wuster e patatine dato che non sapevo cosa ti piacesse. Spero vada bene lo stesso..." mi dice Cande prima di posare sulle mie gambe il cartone contenente la pizza. Sorrido lentamente. "sì, va bene lo stesso." rispondo gentilmente. Prima di iniziare a mangiare la mia pizza aspettao che anche Jorge e gli altri abbiano la loro, giusto per non sembrare maleducata. Quando il mio sguardo cade sulla pizza di Jorge quasi svengo. La mia pizza preferita è proprio davanti ai miei occhi e non la posso mangiare. "Non fare caso alla pizza di Jorge, lui ha dei gusti orribili" ridacchia Lodo quando nota che non riesco a togliere gli occhi dalla pizza di suo fratello. Mi mordo il labbro inferiore e nego contrariata, la pizza al salamino piccante con le acciughe e le patatine non è affatto orribile. "Parla quella che mangia solo la margherita altrimenti ingrassa" la prende subito in giro Jorge in risposta, dando un grande morso alla sua pizza nel frattempo. "E beh...? Ti sembra una cosa stupida?" chiede lei in tono ovvio, incrociando le braccia al petto. Decido anch'io di iniziare a mangiare la mia pizza quando Lodovica inizia a dire che probabilmente Candelaria ha completamente sbagliato ad ordinare la mia pizza e che va di sicuro cambiata,solo per non darle sazio, ovviamente. "Sì, se calcoli che la maggior parte delle calorie non sono in quello che ci sta sopra ma nella pizza in generale" ridacchio alla risposta di Jorge, fissando in silenzio come Lodovica si limita a fare una faccia offesa ed inizia a mangiare silenziosamente la sua pizza. "Tini, la mangi quella?" mi chiede quello che, se non ricordo male, dovrebbe essere Nicolas, dopo una ventina di minuti. Abbasso lo sguardo sul mio cartone e poi verso quello di tutti gli altri silenziosamente, noto che tutti i ragazzi hanno già terminato la loro cena, Cande, Alba e Lodo sono a più della metà ed io invece ne ho mangiato si e no un quarto. "Nicolas, non posso credere che tu glielo abbia chiesto sul serio!" sbotta subito Jorge, sostenuto subito da Ruggero e Diego. Mando giù il boccone di pizza che stavo masticando prima di parlare, attirando l'attenzione dei quattro. "Prendi pure quella che vuoi, non ho molta fame..." dico in tono basso, prendo fra le mani il cartone della mia pizza e lo allungo sulle sue ginocchia, ovviamente sotto lo sguardo sbigottito di Jorge. "Grazie Tini, ti adoro" si limita a dire lui in risposta, prendendo direttamente il trancio. "Tini, vorrai scherzare. Nico sarebbe capace di mangiare anche te, se solo glielo permettessi" alzo le spalle all'affermazione di Jorge. Meglio che la mangi Nicolas piuttosto che buttarla nella spazzatura. Ormai sono abituata a condividere il mio cibo con almeno due o tre bambini dell'orfanotrofio, quindi la pizza che ho mangiato mi ha saziata almeno per due giorni interi. "Confermo. Una volta gli ho offerto un po' delle mie patatine e lui mi ha ridato il sacchetto completamente vuoto. Non restavano neppure le briciole!" interviene Lodo con tono bambinesco facendo scoppiare tutti a ridere. "Sul serio, mangiala tu, io non ho davvero fame" -- "Buona notte, ragazzi" è ormai mezzanotte quando tutti i ragazzi decidono finalmente di tornare ognuno alla propria casa. "Io vado a nanna, sono stanca morta!" borbotta Lodovica prima di coprire la sua bocca con la mano a causa di un piccolo sbadiglio. "Credo che farò anch'io la stessa cosa..." mi affretto a dire, fingendo un piccolo sbadiglio. Non ho nemmeno un po' di sonno, il mio unico obbiettivo è evitare Jorge. Per tutta la sera ha cercato di trascinarmi da qualche parte per parlare ma io ho sempre trovato qualche scusa. "Tini, aspetta. Possiamo parlare?" mi volto verso di lui mordendomi il labbro inferiore. In questo momento non ho voglia di parlare di quello che è successo. Anzi, credo che non ne avrò mai voglia. "Ehm...sono molto stanca, adesso. Possiamo parlarne domani con più calma?" decido di rimandare tutto a domani, cercando di rimandare anche i miei problemi. Purtroppo per me, però, quelli non si possono rimandare. Bisogna viverseli e basta. "Oh, okay. Daccordo" tira un piccolo sorriso e mi lascia finalmente rifugiare nella mia nuova stanza. Oggi è stato davvero incredibile. Credo che tutto stia accadendo troppo in fretta per essere solo il primo giorno che conosco questa famiglia. Mi fa piacere aver iniziato a legare con Lodovica ed il suo gruppo ma allo stesso tempo vorrei che l'episodio di questa sera non fosse mai capitato. Odio mostrarmi in quel modo e loro neppure mi conoscono. Loro, neppure volendo, potrebbero mai capire cosa provo. Loro non lo hanno vissuto. E' così facile per le persone giudicare senza conoscere, fingersi amici, parlare alle tue spalle, ferirti e poi lasciarti sola con le tue paure. Ho smesso di confidare nelle persone quando ho capito che razza di mostri possono diventare, soprattutto per ottenere un po' di fama. Mi spoglio velocemente dei miei vestiti e prendo dall'armadio il mio vecchio pigiama, che non è altro che una lunga camicia da uomo, mi fa sentire più a mio agio. Mi fa capire che nonostante tutto nella mia vita sta cambiando, io sono sempre la stessa. Sono sempre lo stesso brutto anatroccolo che non potrà mai diventare un cigno. Mi infilo silenziosamente sotto le coperte e chiudo gli occhi. Mi volto a disagio dopo una decina di minuti, c'è troppo silenzio per i miei gusti. Quando ero all'orfanotrofio si sentivano spesso i pianti dei bambini più piccoli, di quelli che volevano il latte o di quelli che avevano fatto un brutto sogno. Le notti in cui non riuscivo a prendere sonno, ovvero quasi sempre, mi recavo nell'ala della struttura dove si trovavano le donne che accudivano i neonati durante la notte. Le aiutavo un po' in tutto, rendendomi utile almeno in qualcosa. Con il tempo ero diventata piuttosto brava e le ragazze si fidavano a lasciarmi cambiare i neonati o a dar loro il latte. 02:33. Non ci possa credere. Non riesco a dormire. Mi metto seduta sul letto con il labbro inferiore stretto fra i denti, accendo la piccola abat-jour che si trova sul mio comodino e fisso le pareti della stanza davanti a me. La mia mente continua ad eleborare ricordi su ricordi e la paura che mio padre possa perseguitarmi anche nel sonno mi impedisce anche di dormire. In questo momento vorrei che qualcuno fosse al mio fianco. Vorrei qualcuno che mi ascoltasse sfogarmi, qualcuno che asciugasse le mie lacrime, qualcuno che mi desse consigli, qualcuno che mi amasse per come sono. Qualcuno che purtroppo non esiste. Sposto le coperte di lato con uno scatto veloce, metto i piedi per terra e mi dirigo verso la porta della mia stanza. Forse se mi siedo un po' sul divano a guardare il fuoco mi addormenterò. So che è un ragionamento stupido, ma ho voglia di farlo. Solitamente mi siedo sul bordo della finestra e guardo il cielo stellato, ma qui non ne ho proprio la possibilità. Prima di dirigermi verso le scale lancio una rapida occhiata alla porta della stanza di Jorge. E' chiusa e da sotto di essa non proviene nessuna luce. Sicuramente anche lui starà già dormendo. Cercando di fare meno rumore possibile volto lo sguardo e cammino lungo il corridoio fino alle scale. Non ho bisogno delle luci per orientarmi, mi basta la luce della luna che entra dalle finestre. Il piacevole ticchettio dei miei piedi che sbattono sul parquet è qualcosa di fantastico, qualcosa di davvero meraviglioso. Mentre scendo le scale lancio una rapida occhiata al fuoco, sorridendo sollevata quando noto che è ancora acceso. Prendo posto sul divano in assoluto silenzio, mi siedo al centro di esso, proprio davanti al fuoco che scoppietta, piego le ginocchia e le porto al mio petto, stringendole con le braccia, e poi appoggio il mento sopra di esse. Punto il mio sguardo sulle fiamme che divampano alla base del fuoco, studio con attenzione come la legna si brucia in fretta, generando quel così bel colore arancione. Mi volto di scatto quando, con la coda dell'occhio, noto una figura immersa nell'ombra alla sinistra del divano. Aguzzo la vista per riuscire ad identificare quella sagoma ma purtroppo non riesco, c'è troppo buio per poter capire. "Che ci fai qui?" rilascio un profondo sospiro che non sapevo di star trattenendo quando sento la voce roca di Jorge invadermi le orecchie. Porto la mano al petto, cercando di regolarizzare il mio battito mentre la sua figura rimane immobile. "Non...Non riuscivo a prendere sonno..." sussurro, tornando a guardare il caminetto leggermente più rassicurata. Pensavo stesse dormendo. "...e come mai?" lo sento sbadigliare nel silenzio della stanza, con la coda dell'occhio lo vedo mettersi una mano nei capelli, probabilmente per grattarseli, e poi prendere posto accanto a me. Alzo le spallle. "Pensieri, ricordi..." lascio intendere a lui il resto della frase. Adesso che è accanto a me, anche lui illuminato dalla fioca luce del fuoco, posso vedere il bellissimo profilo del suo viso prendere i toni dell'arancione, che si mischia alla sua pelle creando un bellissimo contrasto di luci, ombre e colori. Quando anche lui volta lo sguardo verso di me, capendo che lo sto fissando, deglutisco a disagio. "...e-e perchè tu sei sveglio?" chiedo distogliendo lo sguardo dai suoi lineamenti per concentrarmi di nuovo sul fuoco. "C'è una ragazza che da un mese a questa parte mi sta facendo uscire pazzo. Non desidero altro che essere al suo fianco..." inizia a dire, lasciando in sospeso la frase. "..e questo cosa centra?" domando impassibile. Non ha molto senso quello che ha appena detto. "...e non riesco a dormire per colpa sua. Quando mi metto a letto inizio a pensare alle forme del suo corpo, ai lineamenti del suo viso, a quanto sia sensibile... e non riesco più a prendere sonno. Bel casino, eh?" mi dice, voltando lo sguardo dal fuoco a me. Mi mordo il labbro inferiore ferita. Jorge non pensa a me, lui-lui è innamorato di un'altra ragazza, una ragazza fantastica, da come la descrive lui. "Già..." mi limito a dire in un sussurro quasi impercettibile. Sono stata una stupida a credere che a Jorge potessi interessare come qualcosa di più che non una sorellastra. Mi sento così stupida in questo momento... Rimaniamo in quelle posizioni per un tempo indefinito, entrambi in silenzio, entrambi con gli occhi puntati sul camino, entrambi con mille pensieri per la testa. Siamo così simili e allo stesso tempo così diversi... "...com'è stato oggi?" mi chiede da un momento con l'altro in un piccolo sussurro. "diverso." dico io, voltandomi per una frazione di secondo verso di lui. Oggi è stato un nuovo inizio. "...tu sei così diversa dalle altre..." rilascia un piccolo gemito alla fine della frase, lasciandomi del tutto senza parole. "Questa casa è davvero troppo vuota e silenziosa per me..." dico ad un certo punto, tirando un piccolo sospiro nel buio. Vedo con la coda dell'occhio Jorge fissarmi, ma non dico nulla. "Credo che con il tempo ti abituerai" "E' solo che-" non posso dirlo. Non con lui. Non lo conosco abbastanza per potermi confidare "-lascia stare" "No, dimmelo" dice lui in tono serio, ruotando completamente il busto verso di me. Esisto qualche istante prima di rispondere. Non sono obbligata. "...mi sento sola" sussurro mordendomi il labbro inferiore per non piangere. "vieni con me..." sussura anche lui nell'ombra con tono insicuro. Non vedo più il suo viso, dato che si è alzato in piedi, ma solo la sua mano tesa verso il mio corpo. Decido senza pensarci due volte di afferrarla e stringerla, beandomi del calore che emana. Mi lascio trascinare silenziosamente per le scale e poi fino alla sua camera. Anche nell'oscurità il disordine è chiaramente visibile. Lo sento chiudere la porta alle mie spalle e poi posare la sua mano sul mio fianco. Rabbrividisco. "Ti fidi di me...?" il suo respiro caldo si infrange contro il mio collo, posso udire il suo repiro regolare grazie alla punta del suo naso che è appoggiata al mio orecchio e le sue braccia che avvolgono completamente i miei fianchi, facendomi sentire al sicuro e rendendomi al contempo ancora più piccola. Non rispondo alla sua domanda, ma lascio semplicemente che si allontani dalla mia figura e che si stenda a letto. Si posiziona su un fianco e sistema il braccio per lungo sul cuscino, come pronto ad accogliere qualcuno. Lo guardo in silenzio. Lui regge lo sguardo senza proferire parola, i nostri sguardi parlano da soli. Mi mordo il labbro non del tutto convinta, lui è inamorato di un'altra ragazza... Non posso fargli questo. Sospiro, voltandomi di spalle con l'intenzione di andarmene. Fare chiodo scaccia chiodo non è una scelta saggia, soprattutto con me. "Fidati di me, ti prego" la sua richiesta alle mie orecchie arriva più come una supplica, forse per il tono di voce che ha utilizzato. Lui non è come gli altri. Lui è diverso. Lui è speciale. Sento che quando sto con lui non mi può accadere niente, che le sue braccia possono diventare il mio scudo, sento che lui può diventare la mia ancora di salvezza. Cammino sicura di me verso il suo letto e mi sdraio, dandogli le spalle. Mi sposto fino a quando non sento il suo petto aderire alla mia schiena e mi faccio piccola piccola, piegando le ginocchia verso la pancia e posando la guancia sul suo braccio muscoloso. "Ti dispiace se faccio così? E' più comodo" borbotta assonnato dopo un paio di minuti, stringendo i miei fianchi con il braccio libero. "No, è piacevole..." sussurro. Arrossisco subito dopo, per fortuna che ci sono le luci spente in questo momento. Lentamente inizio a sentire gli occhi farsi pesanti ed il sonno arrivare, così, senza esitazione, mi lascio cadere nelle braccia di Morfeo. O per meglio dire, nelle braccia di Jorge.

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