House of Cards

di Bad A p p l e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue: This love is another name for the Devil. ***
Capitolo 2: *** File 01: I am addicted to the prison that is you. ***



Capitolo 1
*** Prologue: This love is another name for the Devil. ***



Prologue: This love is another name for the Devil.


Di recente, Hoseok si chiede spesso cosa sia la normalità.

È sicuro ci sia stato un tempo in cui quel termine non gli suonasse sconosciuto, eppure ora gli sembra una parola buffa, un curioso ammasso di lettere che gli solleticano il palato senza avere un reale significato.

Solo suono, solo nulla.

La consapevolezza gli sfugge tra le dita, tuttavia una cosa è certa, qualunque cosa sia la normalità, tutti loro non lo sono; non che la cosa lo tocchi particolarmente, è abbastanza sicuro che non essere normali non sia necessariamente qualcosa di negativo.

No, non è qualcosa di negativo, ma è qualcosa che il resto del mondo non capirebbe e loro, be’, loro sono Idol, hanno bisogno che gli altri, i fan, li capiscano, ne va della loro sopravvivenza.

Fanno un gioco pericoloso e lo chiamano fanservice, tuttavia la realtà è più semplice, più esposta, più incomprensibile, più sporca. Loro si amano.

A volte si chiede se sia davvero possibile amare sei persone ed essere ricambiato da tutte loro, poi si rende conto che, nel loro caso, non potrebbe essere diverso, non dopo anni e anni passati ad essere l’uno il respiro degli altri.

Hoseok è sicuro, ama ognuno di loro e loro amano lui, eppure c’è quella piccola scintilla, quella minuscola fiamma in più che gli si accende nel petto quando è vicino a Yoongi, quando riesce a farlo sorridere, quando riesce a fargli dimenticare anche solo per un secondo quell’alone scuro di depressione di cui non riesce mai a liberarsi davvero.

Per qualche tempo ha creduto che per Yoongi fosse lo stesso, che lo amasse quanto amava gli altri, ma con quel qualcosa in più. È stato così di sicuro, forse per poco tempo, forse per la durata di un battito di ciglia.

Ora che quel sottile e fragile attimo si è dissolto nel nulla, la fiamma che ha visto nel cuore dell’altro si è assopita.

Yoongi non gliel’ha detto, ovviamente; è quello che non ha peli sulla lingua ma è anche quello che di nascosto si preoccupa per tutti più di chiunque altro, quindi è piuttosto ragionevole pensare che non abbia avuto cuore di dirglielo, tuttavia Hoseok non ha bisogno di parole, basta ciò che i suoi occhi riescono a catturare di giorno in giorno, gli basta vedere come Yoongi sembri libero da ogni catena quando è vicino a Jimin.

Qualcosa in lui si spezza, non può farne a meno, ma li ama – lo ama – così tanto che sa già cosa deve fare, deve allontanarsi un po’, tornare sullo sfondo assieme agli altri e sorridere mentre sanguina.

Sorride, allora, al proprio riflesso nell’enorme specchio che ricopre un’intera parete della sala prove. Sorride e sanguina e poggia una mano su quel dannato specchio, le spalle si incurvano verso il basso e gli sembra quasi di crollare.

Ansima e si dice che è perché sono due ore che prova, senza quasi mai fermarsi.

Qualcosa gli riga le guance e si dice che dev’essere per forza il sudore, solo sudore.

È piena notte e nemmeno la musica riesce a salvarlo e allora affonda e affonda.

Vorrebbe tornare in camera e dormire, per costruirsi un oblio artificiale, ma come potrebbe davvero, dal momento che è con Jimin che condivide la stanza?

La mano poggiata allo specchio si chiude a pugno, flette leggermente il gomito e poi si dà una spinta all’indietro per allontanarsi dal proprio riflesso, improvvisamente nauseante. Sente la strana sensazione di camminare su un filo sottile, quindi non può fare a meno di barcollare un po’ quando si avvicina allo stereo, per poi far ripartire la musica con un gesto secco, pregno di frustrazione.

Ora che hanno presentato il nuovo album, dubita che avrà molte occasioni per esibirsi ancora in Boy Meets Evil, tuttavia continua a ripetizione a ballare su quelle note; si dice che dev’essere perché la coreografia serrata gli impone di concentrarsi solo sul ballo, ma la realtà è che la prima volta in cui Yoongi gli ha detto che è bellissimo quando balla, è stata dopo l’esibizione ai MAMA del 2016.

Quella volta, con lui ha ballato anche Jimin. Jimin, Jimin, sempre Jimin.

Le parole di Yoongi gli sembrano improvvisamente meno reali, un eco distorto.

La testa comincia a pulsargli e i passi si fanno un po’ più feroci, quasi isterici, ma solo un poco, è una delicata variante che sporca l’esecuzione, perché anche nella disperazione sa essere aggraziato.

In effetti quasi nessuno potrebbe rendersi conto della differenza con la coreografia originale.

Quasi nessuno.

« … Hyung…? »

Per l’appunto.




Jungkook non ha un problema.

Jeon Jungkook non ha un fottuto problema.

Crede che l’universo abbia un senso dell’umorismo abbastanza discutibile, ma, nossignore, lui non ha assolutamente alcun problema.

Ha vinto a Sasso, Carta e Forbice, aggiudicandosi l’unica camera singola del nuovo dormitorio, dovrebbe essere felice di avere finalmente un po’ di privacy, di poter dormire senza qualcuno – coff coff, Namjoon hyung, coff, coff – a russargli nelle orecchie con l’intensità di un concerto di tromboni, eppure non è contento nemmeno un po’.

Si rigira per l’ennesima volta nel letto, le lenzuola gli si attorcigliano tra le gambe e lui si arrende al fatto che sta per passare una notte insonne.

L’ennesima.

Sbuffa e si mette seduto di scatto, scalciando via nervosamente le lenzuola, per poi guardarle come se fossero loro la causa di tutti i mali.

Complimenti, Kookie, molto maturo dare la colpa alle lenzuola, davvero”.

Gli sussurra una vocina nella sua mente. È strana, perché è al tempo stesso canzonatoria come sarebbe quella di Yoongi hyung, ma al tempo stesso ha la nota materna di quella di Jin hyung.

Magnifico, la sua stessa mente lo sta prendendo in giro e trattando come un moccioso, senza contare che forse, ma solo forse, iniziare a sentire voci nella propria testa non sia esattamente sintomo di sanità mentale.

Si passa una mano sul viso, pensando al vero problema per distrarsi dall’ipotesi di essere completamente pazzo.

Si sente solo.

Forse è terribilmente infantile, eppure dopo anni passati a dormire con gli altri, a sentire il proprio respiro accompagnato da quello di qualcun altro, questo improvviso silenzio pesa. Rimpiange perfino i concerti molto poco sinfonici di Namjoon.

E, se proprio deve andare fino in fondo in questa sua confessione mentale, è anche arrabbiato a morte con Taehyung.

Lui ha una camera singola, maledizione, ma abbastanza grande da permettere a due persone di passarci la notte, completamente indisturbati… e Tae preferisce restare in camera con Namjoon e il suo eterno russare al posto di raggiungerlo.

Lo odia. Lo ama ma lo odia. Cosa aspetta, l’invito scritto?

Messere Kim Taehyung, è formalmente invitato a passare la notte dal sottoscritto Jeon Jungkook”.

Sbuffa, sentendosi incredibilmente sciocco, ancora un ragazzino rispetto agli altri, sensazione che non lo ha mai davvero lasciato, anche se è innegabilmente cresciuto dal loro debutto.

Si alza dal letto, soppesando le sue possibilità: potrebbe mettersi a giocare ad Overwatch, ma è qualcosa che di solito fa con Tae e questo gli ricorderebbe che l’imbecille è nell’altra stanza a godersi il concerto; si stiracchia, infila i piedi nelle ciabatte e poi cammina svogliatamente verso la sala prove, sicuro di trovarla vuota.

Si sbaglia e rimane a guardare Hobi hyung che balla come se ne andasse della sua vita, che si aggrappa a quei passi con disperazione ma allo stesso tempo li aggredisce con ferocia.

Attende che la canzone finisca, poi si fa avanti, quasi esitante, perché non ha idea di quale sia lo stato mentale di Hoseok, ma una cosa è più che certa: non sta bene.

« … Hyung…? » domanda esitante, inclinando leggermente la testa di lato per osservarlo meglio. Ha il respiro ovviamente pesante ed è affaticato, tuttavia Jungkook sente la strana certezza che non sia solo sudore quello a rigargli le guance.

Hoseok non risponde subito, non ha abbastanza fiato per farlo, quindi Jungkook ha qualche istante in più per intuire cosa stia turbando l’altro. In realtà non gli ci va nemmeno troppo sforzo, è chiara a chiunque la dinamica Hoseok-Yoongi-Jimin, solo che nessuno ha mai avuto abbastanza palle da parlarne.

« Yoongi hyung è uno stupido » offre, quindi, sicuro di trovare un riscontro, riscontro che però avviene in modo diverso da come lo ha immaginato.

Hoseok accenna un sorrisetto quasi canzonatorio ma in senso buono, fraterno. Gli si avvicina e gli scompiglia i capelli, per poi appropriarsi dell’asciugamano che aveva sistemato vicino alla porta e sistemarselo attorno al collo, tirando leggermente indietro la testa.

« Come è stupido anche TaeTae? »

Jungkook sa benissimo cosa sta cercando di fare Hoseok, perché è ciò che fa sempre: se qualcuno si preoccupa per lui, Hobi hyung sorride, fa finta di niente e inizia a pensare ai problemi degli altri, offrendo una consolazione che però non concede mai a se stesso.

Scuote piano la testa, perché questa volta non gli permetterà di farlo, non permetterà a J-Hope di essere la speranza degli altri mentre sprofonda nel nulla.

« Ottimo tentativo, hyung, ci hai provato », gli concede, con un sorrisetto che vorrebbe essere scherzosamente malefico e che in realtà risulta solo preoccupato. Non può farci nulla, se i suoi hyung soffrono, lui soffre. « Ora possiamo parlare di te? »

Hoseok poggia la schiena contro al muro e poi si lascia scivolare verso il basso, fino a ritrovarsi seduto sul pavimento; il più giovane lo prende come un segno di resa e si affretta a sedersi accanto a lui, tuttavia devono passare quasi un paio di minuti prima che l’altro finalmente apra bocca.

« Cosa c’è da dire? Non si può decidere chi amare, è una cosa che accade e basta, no? »

« Direi che noi ne siamo l’esempio lampante » annuisce Jungkook, rabbrividendo un istante nel pensare a tutto quello che rischiano di perdere solo per poter dar retta al cuore.

« Ecco. Allora che diritto potrei mai avere di dire che quello che provano Yoongie e Jiminie sia sbagliato? »

Il più piccolo esita un secondo, perché sa perfettamente che il ragionamento dell’altro non faccia una piega, eppure… « Non sarà sbagliato, ma dovrebbero avere le palle di dirtelo apertamente », dice, incrociando le braccia al petto e arricciando leggermente le labbra in un accenno di broncio che fa sorridere Hoseok di cuore.

È incredibile come il loro Maknae si addossi i problemi degli altri facendoli suoi al punto da starci così male.

« Aaah, sei un coniglietto adorabile, mi viene voglia di pizzicarti le guance! » Esclama con voce più acuta in un tentativo mal riuscito di aegyo, allungando davvero le mani di lato nel tentativo di strapazzare le guance dell’altro. Si ferma prima di raggiungere il bersaglio perché lo sguardo dell’altro è fin troppo chiaro: questa volta non basterà comportarsi da stupido per evitare il discorso.

Sospira e lascia nuovamente cadere le braccia lungo i fianchi. « Kookie, Yoongie non vuole vedermi stare male, lui non vuole mai vedere gli altri stare male e… Jiminie è troppo impegnato a sentirsi in colpa per venire a parlarmi. Non sto dicendo che facciano bene » si affretta ad aggiungere quando Jungkook apre bocca per obbiettare, « Non stanno facendo bene, ma lo sanno anche loro. Probabilmente hanno solo bisogno di tempo ».

« E mentre loro si prendono tempo, tu continuerai a distruggerti pezzo dopo pezzo? »

Hoseok non dice niente, non ce n’è davvero bisogno, entrambi già conoscono la risposta, quindi a Jungkook non rimane che intrecciare le dita della mano con quelle dell’altro e permettergli di poggiare la testa sulla sua spalla, offrendogli il suo supporto, ricordandogli che non è solo.



Note: Ciao a tutti, sono nuova nel fandom, così nuova che sono ancora incartata nella pellicola trasparente :D ( e questa è davvero pessima, tanto che Jin sarebbe fiero di me).

Ma ciancio alle bande, parliamo della storia: tutto parte dal presupposto che io sia una di quelle brutte persone che shippano chiunque con chiunque.

Vedete la mela e la penna immaginarie che ci sono alla vostra destra? Ecco, adesso le shippo (riferimenti ad pen-pineapple-apple-pen puramente casuali).

Quindi sì, tendenzialmente in questa storia i nostri amati BTS stanno tutti assieme, si amano tanto e sono felic- ah, no, giusto, non sono poi così felici perché, per quanto si amino tra loro, inevitabilmente si sono formate delle… uhm, come potrei chiamarle? Preferenze? Massì, chiamiamole preferenze.

Hoseok, come si è visto, ha la crush particolarmente potente per Yoongi che per un periodo ha ricambiato, salvo poi crusharsi(?) a sua volta del Serendipity-Boy.

Il softspot di Kookie è Taehyung, ma TaeTae è stupido (no, tesoro, non è vero, non sei stupido).

E niente, succederanno cose, rimanete sintonizzati, byee.

Uh, dimenticavo! Auguri Hobi! Scusa se ti faccio soffrire, ti prometto che ti succederanno cose belle (O forse no :D)

*Lancia cuoricini volanti a tutti e sparisce*.

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Capitolo 2
*** File 01: I am addicted to the prison that is you. ***



File 01: I am addicted to the prison that is you.


La tazza giace abbandonata sul bancone della cucina, il contenuto ormai abbastanza freddo da risultare quasi imbevibile.

Il caffè in genere è ottimo per svegliarsi a dovere e prepararsi all’ennesima giornata piena di impegni, tuttavia quella bevanda malefica porta anche una certa propensione al nervosismo, cosa di cui Jimin è più che sicuro di non avere alcun bisogno, anzi.

Si è svegliato inquieto quella mattina, inquietudine aumentata a dismisura nel momento in cui si è reso conto che Hoseok hyung non ha passato la notte nella loro stanza.

Inizia a sbocconcellare rapidamente l’ennesimo biscotto, pensando a quanto sia patetico e ipocrita preoccuparsi così tanto per Hoseok quando sa che per un buon cinquanta percento è lui la causa della sua sofferenza.

Il biscotto termina prima del previsto ma lui, prima di rendersene davvero conto, si mordicchia l’interno del labbro fino a farselo quasi sanguinare. Il dolore improvviso lo risveglia e afferra l’ennesimo dolce.

« … ingrasserò… » pigola sconsolato al vuoto di cui è invasa la cucina, tuttavia non smette di mangiare, sfogando in quel modo il nervosismo che gli striscia sottopelle e che, in effetti, sembra affievolirsi leggermente man mano che le mandibole svolgono il loro lavoro.

È quasi tentato di andare ad aprire il frigo alla ricerca di qualcosa per farsi un panino, è certo che quello gli darebbe molta più soddisfazione di un continuo susseguirsi di biscotti praticamente insapori, tuttavia prima ancora che possa attuare il proprio piano o darsi dell’idiota per l’ennesima volta, la porta della cucina si apre e si richiude rapidamente.

Taehyung, che da come è entrato nella stanza sembra avere una gran fretta, non si accorge nemmeno della sua presenza. Si dirige direttamente al frigo, ne spalanca la portiera per poi appropriarsi del cartone del latte. È solo quando si gira alla ricerca di un qualcosa in cui versarlo che i suoi grandi occhi si posano sulla figura di Jimin.

Si immobilizza di conseguenza e i due si guardano a lungo senza una parola, c’è un’atmosfera strana, Taehyung in quel momento gli sembra un bambino che è stato colto con le mani in un vasetto di marmellata.

« Ehm, ciao? » tenta, senza smettere di scrutare con aria incuriosita l’altro, che ancora stringe al petto il cartone del latte.

Nel notare questo, Jimin si accorge che c’è qualcosa di strano nel petto dell’altro, c’è una specie di bitorzolo, come se avesse infilato qualcosa sotto la felpa spessa, un qualcosa che proprio in quel momento inizia a muoversi indispettito per poi… miagolare?

« Tae… »

« Hai sentito male, niente e nessuno ha appena miagolato. »

Jimin si lascia sfuggire un sorriso divertito, per poi avvicinarsi all’altro abbastanza da poter accarezzare il “niente e nessuno” che l’altro nasconde sotto la felpa. Tanto per la cronaca, Niente-e-Nessuno ricambia subito il gesto iniziando a fare delle fusa abbastanza rumorose da indurre Taehyung a guardarsi attorno, reso irrequieto dalla possibilità che qualcuno possa entrare in cucina in qualsiasi istante.

Gli occhi già enormi sono spalancati oltre misura, tanto da fare tenerezza all’altro, che decide di assecondarlo nonostante sappia perfettamente quanto la situazione sia assurda e non sostenibile a lungo termine.

Smette di coccolare quello che è evidentemente un gattino, per poi recuperare una delle ciotole che usano per il riso e fare cenno all’amico di seguirlo.

Lo guida nella propria stanza e richiude la porta alle loro spalle, per poi afferrare il cartone del latte dalle mani dell’altro per versarne un po’ nella ciotola.

« Avanti, fallo uscire, starà soffocando. »

Taehyung lo guarda sospettoso per qualche istante. « Hobi hyung? »

Al ragazzo non rimane che stringersi nelle spalle, anche volendo non saprebbe cosa rispondere. « Non ha passato la notte qui » si limita a dire, incupendosi leggermente.

La risposta, in ogni caso, sembra bastare all’altro, perché tira giù la cerniera della felpa quel tanto che basta a permettere ad un musetto nero di spuntare fuori.

Niente-e-Nessuno ha gli occhioni verdi più adorabilmente grandi ed espressivi che Jimin abbia mai visto e subito sa che saranno la sua rovina, si arrende irrimediabilmente al fatto che non potrà resistere alla tenerezza di quel gattino, consapevolezza che trova ulteriore fondamento nel momento in cui questo decide di saltare giù dal petto di Taehyung per avvicinarsi alla ciotola di latte.

Niente-e-Nessuno annusa con circospezione ciò che gli è stato offerto, per poi iniziare a lappare il contenuto della ciotola una volta convintosi che si tratti di qualcosa di innocuo. Nel frattempo gli occhi di Jimin si spostano nuovamente sulla figura di Taehyung, che ha appoggiato la schiena contro la porta della stanza, come a voler impedire ad Hoseok di entrare all’improvviso, cosa che avrebbe tutto il diritto fare, in effetti.

« Tae, lo sai che non possiamo tenere animali » sospira Jimin, cercando di suonare abbastanza ragionevole. Si dice che, di sicuro, sarebbe riuscito meglio nel suo intento se non fosse già completamente pazzo di Niente-e-Nessuno… a cui, per inciso, devono sbrigarsi a trovare un nome, perché per il ragazzo comincia ad essere deleterio rivolgersi al gatto chiamandolo in quel modo.

« Non possiamo fare un sacco di cose, eppure le facciamo ugualmente » obbietta Taehyung e – maledizione a lui – il suo ragionamento è così sensato che Park rimane qualche istante con la bocca aperta nel tentativo di tirare fuori una replica che, tuttavia, non vuole proprio saperne di fare la sua comparsa. Lo guarda con espressione profondamente offesa, non riuscendo a credere di essersi fatto zittire tanto facilmente.

Be’, il suo più grande “non posso, ma lo faccio ugualmente” risponde al nome di Min Yoongi e Taehyung lo sa benissimo, esattamente come sa quanto sia un tasto abbastanza dolente, Jimin fa fatica a credere che l’altro lo abbia usato contro di lui per potersi tenere un gatto.

Probabilmente intendeva la situazione generale. Tae non userebbe mai l’argomento Yoongi contro di me” si dice, quindi, tornando a serrare le labbra per poi concedersi un lungo sospiro.

« Dove hai intenzione di nasconderlo? » Domanda, passandosi una mano tra i capelli con aria improvvisamente stanca.

« Ci serve Jungkook-ah e la sua camera singola. »

La soluzione geniale di Taehyung, a quella che dovrebbe essere una situazione segreta, è coinvolgere altra gente. Ovviamente.

Adesso Jimin rimpiange disperatamente la tazza di caffè che ha abbandonato in cucina.


[…]



Jin è seduto davanti allo specchio della stanza che condivide con Yoongi. Stranamente non è per un qualche moto di vanità, non questa volta almeno.

Si tasta cautamente la guancia destra, come se avesse paura di vedere una crepa spuntare all’improvviso sul suo volto, proprio come nel video di Blood Sweat & Tears.

Sa perfettamente quanto la cosa sia assolutamente impossibile, tuttavia non può proprio fare a meno di pensarlo dopo aver passato giorni e giorni a tenersi stampato addosso un sorriso che gli è del tutto estraneo in questo periodo. Ha forzato il suo viso in quell’espressione così tanto che ha davvero paura di vedere la sua maschera ricoprirsi improvvisamente di crepe profonde e insanabili.

Scuote la testa, ripetendosi che non accadrà, che non può accadere, poi torna a forzare quel sorriso. All’inizio gli viene abbastanza difficile, ma dopo qualche minuto ottiene un risultato soddisfacente.

Io sto bene, io sto bene, io sto bene, io sto ben-” si ripete mentalmente, come se fosse un mantra, salvo poi essere interrotto dalla voce strascicata di Suga.

« Dovresti smetterla di torturati e dirglielo » suggerisce, avvicinandosi da dietro all’altro ragazzo, abbastanza da venir riflesso nello specchio.

Jin non si gira nemmeno, si limita a guardare qualche rapido istante il riflesso del compagno di stanza.

« Tu sei l’ultima persona che può rimproverarmi il fatto di non parlare » sbotta infine, facendo crollare il sorriso costruito ad arte solo qualche attimo prima.

Yoongi non dice nulla, non fa altro che inarcare un sopracciglio, causando un lieve sospiro all’altro.

« Scusa » sussurra Seokjin, correggendo il tiro. In realtà pensa davvero che Suga non abbia assolutamente nulla da recriminargli, tuttavia sa che discuterne non porterebbe a nulla e l’altro sa essere così ostinatamente cocciuto che gli viene male alla testa solo a pensare di iniziare quella conversazione. « In ogni caso, non ho niente da dire a nessuno. »

Yoongi sbuffa divertito, piegando le labbra un un sogghigno. Questa volta è Jin ad inarcare le sopracciglia e l’altro, in tutta risposta, gli concede uno sguardo di compatimento che gli fa quasi venir voglia di prenderlo a schiaffi. Quasi, perché dopotutto adora il suo compagno di stanza nonostante sia un grandissimo stronzo.

« Hyung, seriamente. Qui tutti sanno i cazzi di tutti… be’, tranne lo stesso Namjoon, evidentemente; è troppo occupato a morire d’infarto ogni volta che qualcuno di noi esagera nel “fanservice” » dice, la sua voce è un curioso miscuglio tra divertimento e noia, tuttavia Seokjin non ci fa troppo caso, è più impegnato a cercare di mantenere a bada i battiti cardiaci dal momento in cui l’altro ha nominato Namjoon.

Non va bene, affatto. Non c’è assolutamente nulla che vada bene se basta semplicemente il nome del loro leader a causargli quella reazione, deve sbrigarsi a mettere un punto fermo alla discussione e tornare a barricarsi dietro la sua maschera, oppure non sopravvivrà alla giornata.

« Parlerò a Namjoon quando tu parlerai ad Hoseok » lo sfida, concedendosi un sorrisetto compiaciuto all’aria improvvisamente sconvolta dell’altro

« Cosa… Come fai a...? »

« Qui tutti sanno i cavoli di tutti, no? » gli ritorce contro, soddisfatto, scegliendo una versione più educata della frase pronunciata prima da Yoongi.

Suga boccheggia qualche istante, per poi digrignare i denti, « Giuro su tutte le tue maledettissime magliette rosa che un giorno di questi vado a dire a Namjoon che sono mesi che ti struggi dietro a lui come una tredicenne alla prima cotta. »

Seokjin ridacchia, fin troppo consapevole del fatto che l’altro non attuerà mai davvero la minaccia. « Ieri sera hai mangiato poco, se non vai a fare colazione non arriverai vivo a questa sera » lo rimprovera bonariamente, mettendo implicitamente in chiaro la chiusura della discussione.

Yoongi esce dalla stanza, borbottando qualcosa di incomprensibile; l’altro si concede una breve risatina per festeggiare la vittoria appena ottenuta, poi torna a concentrarsi sul proprio riflesso.

Non è qualcosa di cui va fiero, tuttavia sapere di non essere l’unico ad affrontare una situazione difficile lo fa sentire un po’ meglio, gli dà la sensazione di non essere solo.

La giornata, forse, non sarà troppo buia.




[…]




Alla fine, lui e Hoseok Hyung si sono addormentati contro il muro della sala prove, con ancora le mani strette tra loro e la testa del maggiore sulla spalla del più piccolo.

Appena ritornati al dormitorio, Hoseok si è prevedibilmente fiondato in bagno per una doccia ristoratrice mentre lui, dopo aver rubato un paio di biscotti dal pacco aperto che ha trovato sul tavolo della cucina, si sta dirigendo verso la propria stanza.

Questo prima di essere afferrato a tradimento per un braccio e trascinato dentro una delle stanza, senza nemmeno il tempo materiale per capire quale. Apre bocca, pronto a protestare in modo sicuramente poco educato, per poi bloccarsi di colpo nello scoprire che ad averlo “rapito” sia stato Taehyung.

Lo guarda perplesso, sentimento che cresce ancora di più nel rendersi conto che quella in cui è stato rinchiuso non sia la stanza di Tae.

Abbassa lo sguardo e vede la figura di Jimin accovacciata sul pavimento, intento a giocare con un gattino completamente nero.

Lo sguardo di Jungkook passa da Jimin a Taehyung per poi tornare a Jimin.

« No. »

Jimin alza lo sguardo su di lui. « Non sai nemmeno cos- » Non fa in tempo a terminare che l’altro prende nuovamente la parola.

« Qualsiasi cosa vi siate messi in testa di fare, non voglio essere coinvolto. » mette in chiaro, incrociando le braccia al petto.

Taehyung inarca le sopracciglia e in quel modo i suoi occhi sembrano ancora più grandi del normale, « Da quand’è che ti tiri indietro in queste cose? »

Preso in contropiede, Jungkook cerca di simulare il cipiglio severo che ha Seokjin dopo le loro bravate peggiori. È abbastanza sicuro che il risultato sia alquanto patetico, perché vede chiaramente Jimin strozzarsi nel tentativo di soffocare una risata.

In realtà il problema è proprio Jimin: Ha arbitrariamente deciso di avercela con lui dopo la chiacchierata di quella notte con Hoseok hyung e, come se non bastasse, gira davvero troppo attorno a Tae, quindi ha deciso di non voler avere niente a che fare in qualcosa che riguarda anche lui.

Questo, però, non lo ammetterà mai ad alta voce perché ormai gli è dolorosamente chiaro il fatto di non avere l’esclusiva su Taehyung. Purtroppo.

Il suddetto, tra l’altro, ha iniziato a guardarlo con aria vagamente supplichevole e lui sa già che non sarà in grado di dirgli no ancora per molto, tuttavia se deve cedere almeno opporrà una strenua resistenza.

« È un gatto, non possiamo tenerlo nascosto. »

« Tu hai una camera singola. »

« Miagolerà. »

« Le pareti sono abbastanza spesse da impedire a tutto il vicinato di sentire Namjoon hyung russare, nessuno sentirà il miagolio. »

Jungkook deve ammettere che quella è decisamente una buona argomentazione, tanto che si ritrova a non sapere cosa rispondere, cosa che dissimula concedendosi un lungo sospiro.

« E per quando saremo in tour? Non possiamo portarcelo dietro e lo sai » dice, una volta recuperate le sue facoltà linguistiche. È sicuro di aver trovato l’argomentazione vincente, salvo poi scoprire che Tae ha una soluzione anche per questo punto.

« Corromperemo qualcuno dello staff in modo che se ne prenda cura, non dovrebbe essere troppo difficile. »

In realtà a Jungkook non sembra una soluzione particolarmente solida, tuttavia si è già stancato di fare l’adulto della situazione, senza contare che gli è balenata una certa idea in testa e forse quel casino può rivelarsi a suo completo vantaggio.

« Bene, perfetto. Però non ho affatto voglia di fare da babysitter al tuo gatto, quindi dovrai passare molto tempo da me per prendertene cura. Puoi usare Overwatch come scusa, non dovrebbe essere troppo complicato, no? »

Jimin sorride furbo, capendo dove vuole arrivare Jungkook, mentre Taehyung inclina la testa di lato, esibendosi in un’espressione vagamente confusa, « Cosa ti fa dire che sia il mio gatto? Potrebbe essere di Jiminie. »

Quel “Jiminie” dà più fastidio a Jungkook di quanto gli piaccia ammettere, tanto da portarlo a passarsi nervosamente la lingua contro l’interno della guancia, in un lieve cenno di stizza, « Perché Jimin hyung è troppo intelligente per imboscare clandestinamente un gatto nel dormitorio » sbotta, più duro di quanto avrebbe voluto essere.

Taehyung incrocia le braccia al petto e mette su un’espressione offesa, tuttavia non obbietta nulla, mentre Jimin ridacchia bofonchiando un « Grazie », senza smettere di giocare pigramente con il gattino.

Il più grande decide di portare la discussione su argomenti decisamente più importanti « Come lo chiamiamo? »

« Gucci! »

Due occhiate perplesse si spostano su Taehyung, anche se sotto sotto sia Jungkook che Jimin non possono dirsi davvero troppo sorpresi. Entrambi stanno per dire qualcosa ma alla fine si arrendono al fatto che se l’altro è riuscito a trascinarli nella follia di nascondere un gatto in dormitorio, di certo non riusciranno a distoglierlo dal dare a quelle povera creaturina un nome assurdo come quello.

« Be’, benvenuto tra i BTS, Gucci… » mormora Jimin, tra l’ironico e lo sconsolato.

Taehyung sembra non prendere in considerazione nemmeno per un momento l’ipotesi che gli altri due possano davvero avere qualcosa da ridire sul nome, quindi borbotta qualcosa circa il controllare che in corridoio non ci sia nessuno, in modo da poter portare Gucci in camera di Jungkook, poi sparisce dietro la porta.

Nella stanza rimangono solo Jungkook, Jimin, Gucci e un improvviso silenzio assordante. Il più piccolo sta per raggiungere fuori Taehyung per assicurarsi che non ci sia davvero nessuno, quando la voce dell’altro lo raggiunge.

« Hey, Kookie, dimmi la verità… ti sembro ingrassato? »

Jungkook si blocca nell’atto di mettere la mano sulla maniglia della porta, per poi girarsi perplesso verso il più grande, non riuscendo a cogliere il motivo di quella domanda improvvisa, soprattutto dal momento che sembra aver aspettato proprio l’assenza di Taehyung per chiederlo.

Tae mentirebbe a prescindere per non farlo stare male” realizza, cosa che non fa che aumentare la sua già profondissima gelosia.

Gli viene in mente che effettivamente negli ultimi tempi Jimin ha iniziato a mangiare più del solito, spesso anche fuori pasto, in maniera nervosa. Per un istante è seriamente tentato di rispondergli di sì, giusto per dare un po’ di libero sfogo alla sua vena vendicativa, poi si ricorda di cosa gli ha detto Hoseok la notte appena trascorsa: Jimin si sente in colpa.

Forse mangiare così tanto è il suo modo di sfogarsi, anzi, dev’essere così per forza.

Accenna un breve sospiro, perché nonostante tutto vuole molto bene all’altro e non potrebbe davvero fare pressione su un punto per lui tanto dolente come quello del peso.

« No, hyung, non sei ingrassato. Stai benissimo come sempre. »

Accenna un sorriso sintetico; sanno tutti e due quanto sia falso, tuttavia decidono che per il momento possa andare bene così.

Possono farselo bastare.





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