Fifty shades of a new life

di Insicura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sprazzi di luci bianche, buoi, ritmo, battiti, mani. La mia vita doveva essere solo questa commistione di elementi. La mia vita doveva proseguire come era andata quella che doveva essere una settimana.

 

Mia madre, Anastasia Steele, dopo aver lasciato mio padre, Christian Grey, si era trasferita in Inghilterra portando solo me con lei, la sua figlioletta Phoebe, lasciando il suo big boy con il padre, come aveva sancito quello stupido giudice del tribunale di Seattle. Mia madre amava idealmente l’Inghilterra, ma dopo averci vissuto alcuni mesi capì che in realtà l’Inghilterra era semplicemente un Nord America più piccolo, ma con del te decisamente migliore. L’ex signora Grey decise quindi di voler vivere una vita completamente diversa: ricca di persone calorose e accoglienti, quindi eccoci qui dopo dieci anni, nella mia bellissima Firenze a vivere la nostra vita ricca di arte e di storia.

 

20/12/2016

 

Una delle condizioni a cui io e mia madre, purtroppo, non potevamo sottrarci era il dover trascorrere le nostre vacanze natalizie negli Stati Uniti. Per me cena della vigilia a casa Grey sulla baia di Seattle, con mio padre e mio fratello  e il giorno dopo a scartare quei regali, frutto solo del consumismo americano, a casa dei nonni Grey e il capodanno passato a casa di nonno Rey.

Quindi eccoci qui, io e mia madre all’aeroporto pronte per imbarcarci nel nostro volo business, offerto gentilmente dalla Grey spa. Io non amavo particolarmente passare tempo con mio padre, era eccessivamente impostato per i miei gusti e lui non apprezzava il modo in cui prendevo la vita, la definiva “una maniera illusionistica di vivere la vita”.

 

Il volo è atterrato a New York per lo scalo prima di giungere a Seattle e sono costretta a salutare mia madre, che prosegue per la Georgia, mentre io per Washington, insieme all’uomo più fidato di mio padre, Taylor; secondo Christian Grey infatti la sua figlioletta, di ormai 18 anni non era ancora in grado di prendere un aereo senza l’aiuto del baby-sitter. Comunque mi era andata bene, Taylor in fondo mi stava simpatico, non era troppo invadente e mi voleva un sacco di bene.

 

Arrivati a Seattle, mio padre ovviamente non mi viene a prendere all’aeroporto, troppo preso dai suoi impegni più importanti di vedere sua figlia, che non vede dalla fine dell’estate ormai. Nel frattempo accendo il telefono che uso quando sono con mio padre, tanto che quando sono con lui devo stare alle sue condizioni, come dice lui… In ogni caso si illumina il display, ma stranamente non trovo un messaggio di mia madre che mi comunicasse il suo arrivo in Georgia, “ strano solitamente mi manda un messaggio non appena atterra, bah… Il volo sarà in ritardo” penso.

 

Arrivata nella fantastica casa di mio padre, mi trovo di fronte mio padre, bianco come un cadavere e mio fratello Theodore che fissa la finestra di camera sua.

Mia madre era morta, il volo sul quale stava viaggiando, era caduto e lei figurava fra i morti.

 

28/01/2017

 

Non tornai a Firenze fino alla fine di gennaio, era stato un mese difficile, ma durante il quale scoprì un lato di mio padre che non conoscevo. Decidemmo che avrei concluso la scuola a Firenze e che sarei andata a frequentare l’università a Seattle. Naturalmente a Firenze non mi lasciò sola, ma con mia zia Mia, sorella di mio padre, che vive a Parigi, ma che si trasferì fino alla fine di maggio, quando avrei finito la scuola americana di Firenze.

 

06/06/207

 

Mio padre in questo periodo si rivelò una persona umana, cosa che non credevo, considerati i suoi precedenti, mi venne incontro e non mi fece sentire sola, ma anzi mi fece sentire amata e protetta ovviamente.Fu così clemente con me da lasciarmi andare a fare il viaggio post diploma con i miei compagni di classe senza nessuna sicurezza, l’unica sua condizione era la scelta dell’alloggio. Non ci andò nemmeno tanto male dato che oltre ad averlo scelto lo pagò anche… Più soldi per noi equivalevano a più alcol in corpo e più divertimento.

 

07/08/2017

 

La vacanza era appena iniziata, dopo un estenuante viaggio, arrivammo nel nostro appartamento, o meglio nei nostri appartamenti, erano magnifici, pieni di luce, con una vista sulla spiaggia della Costa Blanca della Spagna. Dopo aver fatto la spesa, cioè dopo aver comprato quantità sufficienti di tequila da stendere tutto il condomino in cui alloggiavamo, la festa inizia. Dopo esserci sbronzate per bene, io e le mie compagne di viaggio, Vanessa, Elena e Carlotta, gli altri nostri compagni di viaggio erano troppo stanchi per starci dietro ci dirigemmo verso il centro pulsante della città che ci ospitava. Gli spagnoli ne sanno proprio in fatto di festa! Lungo la spiaggia erano presenti centinaia di locali con discoteca annessa, non sapendo noi quale fosse il migliore, ci fondammo nel primo locale a nostra disposizione. Eravamo partite da casa già sbronze e con i soldi necessari solo per il taxi di andata e forse nemmeno di ritorno. Entrate nel locale la musica spagnola si impadronì di noi e non ci lasciò fino alle 5 del mattino, orario di chiusura del locale. La serata, anche se forse sarebbe stato meglio che si fosse interrotta in quel momento, continuò nell’appartamento di questi altri ragazzi italiani, che oltre ad essere estremamente simpatici, erano molto attraenti. Non ricordo molto di quella serata, se non il fatto che mi sono svegliata la mattina seguente con un numero improponibile di telefonate da parte di mio padre ed un messaggio che diceva: “ I trusted you, but I never should have had, I want to find you all back to your flat when I’ll be there!”. L’inglese era già un brutto indizio riguardo a ciò che stava per succedere, ma la realtà fu decisamente peggiore.

Letto il messaggio, cercai di svegliare le altre il più velocemente possibile, quando fummo tutte pronte salutammo gli altri, prendemmo un taxi e arrivammo all’appartamento, ma purtroppo mio padre era già arrivato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La vacanza per me purtroppo finì quella mattina, mio padre mi imbarcò in una aereo diretto a Seattle senza nemmeno farmi salutare la mi amatissima Firenze, ma per fortuna i miei compagni di viaggio ebbero comunque l’opportunità di continuare il viaggio di maturità. Arrivata a Seattle venni a sapere che ero stata seguita da alcuni paparazzi e le loro foto vennero pubblicate in molteplici giornali, se non fosse stato per loro avrei potuto continuare tranquillamente la mia vacanza , invece no. Mi sembra di essere agli arresti domiciliari. Sono costretta ad essere sempre con qualcuno dato che mio padre teme che io possa scappare non si sa dove, dato che non conosco nessuno e nessun luogo a Seattle che potrebbero accogliermi. Ma il peggio è che devo lavorare nella società di mio padre, secondo lui è un buona occasione per passare del tempo insieme, per tenermi d’occhio e per arricchire il mio curriculum, dato che da settembre frequenterò la WSU con un major in finance. Non so bene se la scelta del mio mio major l’abbia fatta mio padre o l’abbia fatta io. L’estate che doveva essere l’estete della mia vita, piena di divertimento e trasgressioni si è trasformata in una estate piena di tedio e noia, con l’unica speranza nell’università. 01/09/17 Finalmente ho riconquistato la mia libertà: ho un appartamento a Portland, la figlia di Mr Grey non può prendere i mezzi pubblici, quindi l’unica soluzione è stata acquistare un appartamento vicino all’università. Non era il cosiddetto appartamento da universitari, era un attico sul grattacielo più bello di Portland e non avevo una coinquilina, ero sola soletta, in realtà questa mia solitudine aveva tanti aspetti positivi. Dopo essere stata accompagnata dalla mia guardia del corpo Luke nella mia nuova “casetta”, lui se ne andò eni lasciò a vivere la mia vita in tutta libertà; ero riuscita a convincere mio padre che non avevo bisogno una guardia del corpo al mio fianco, mio padre mi disse che appena avessi fatto un passo falso mi avrebbe fatto seguire da tutta la sua squadra di bodyguard. 02/09/17 É il mio primo giorno di università, sono molto emozionata di cominciare questo nuovo percorso da sola, anche se mi sarebbe piaciuto frequentare l’università a Firenze con i miei amici di una vita, ma purtroppo nella vita bisogna adeguarsi. Decisi di vestirmi in maniera casual, jeans, camicetta e un paio di sandali, giusto per non dare troppo nell’occhio, già il mio cognome avrebbe attirato troppe attenzioni. La WSU è un’università enorme, credo che mi perderò parecchie volte, non sono molto brava con l’orientamento. Il primo giorno ci sarebbe stato il saluto del rettore alle matricole in aula magna, “non troppo impegnativo, ce la posso fare” penso tra me e me. L’aula è enorme e piena di ragazzi della mia età, ma sembrano tutti superficiali e per nulla adatti a diventare miei amici, ma mi sono ripromessa di non saltare a conclusioni affrettate, “prima di giudicare conosci” penso fra me e me, è ciò che mi avrebbe detto mia madre. Dopo il saluto del rettore, che è durato un’eternità, avevo la giornata libera, dal giorno dopo sarebbero iniziate le lezioni vere e proprie. Decisi di tornare a casa e di chiamare i miei amici di Firenze, mi mancano troppo, ma fortunatamente abbiamo deciso che mi sarebbero venuti a trovare il più presto possibile , in fondo avevo un appartamento libero in cui potevo tranquillamente ospitarli. Vivere da sola aveva i suoi aspetti positivi, ma alle volte la solitudine era troppa e i miei pensieri andavano a mia madre, che mi mancava più di ogni altra cosa al mondo. 2 SETTEMBRE Oggi è il giorno, da oggi si inizia veramente l’università, avrei conosciuto i miei compagni di corso, che per fortuna, erano in maggioranza maschi. Entrata in aula vedo un sacco di ragazzi, che mi ricordano troppo mio padre: impostati, in giacca e cravatta, ma poi chi mai si mette giacca e cravatta per venire all’università. Non credo che questo possa essere il mio mondo, io sono sempre stata una persona più creativa come mia madre, non impostata e rigida come mio padre. Non so ancora perché mi sono iscritta a questa facoltà, boh, i dubbi cominciano ad affiorare. Decido di sedermi in fondo, forse conoscerò qualcuno che non mi ricordi costantemente mio padre. “Piacere Mark” dice dietro di me una voce maschile, mi volto e mi si palesa davanti un ragazzo con un viso simpatico, “ piacere Phoebe” replico e da lì abbiamo iniziato a parlare fino all’inizio della lezione, questo Mark sembra proprio un ragazzo simpatico, potrebbe nascere un’amicizia tra noi, me lo sento. 30 SETTEMBRE Mi sono finalmente ambientata e ho fatto molte amicizie, ho ancora molti dubbi sulla facoltà che sto frequentando, ma penso che in fondo ho cominciato solo da un mese e che con il tempo il mio interesse per l’economia e la finanza aumenterà, per lo meno lo spero. Dato che stasera è il compleanno di Mark, abbiamo deciso di organizzare un festino a casa mia e poi, dato che Charles, un altro ragazzo della nostra compagnia, è riuscito a procurare a tutti dei documenti falsi, forse andremo anche a ballare stasera. Dopo le lezioni mi fiondo a casa, devo assolutamente riordinare prima che arrivino gli altri per la festa a sorpresa, arrivata davanti alla porta d’ingresso del condominio vedo una faccia famigliare. Mi avvicino e mi accorgo che davanti a me ho proprio Luca, il ragazzo con cui mi frequentavo quando vivevo a Firenze; ne sentivo la mancanza non lo metto in dubbio, ma io e lui abbiamo sempre avuto un rapporto abbastanza strano: lui non era fedele e per questo motivo io cercavo sempre di non farmi coinvolgere troppo a livello sentimentale. Appena lo riconosco non riesco a smettere di sorridere, “Luca!!!” urlo, “cosa ci fai qui?”. Lui senza perdere un minuto corre ad abbracciarmi e non si stacca più “Sono venuto a trovarti, mi mancavi troppo” risponde. Ero sbalordita, non riuscivo a credere che lui, un ragazzo per nulla romantico e per nulla un ragazzo che prende l’iniziativa, avesse preso un aereo intercontinentale solo con la speranza di vedermi. “Ti amo Phoebe e sono una stupido perché me ne sono accorto solo dopo aver avvertito la tua assenza, sono serio con te adesso!” mi dice lui. Come fa a dirmi questo? E poi adesso? Viviamo a migliaia di chilometri di distanza e mi dice questo? “Luca, lo sai che anche io provo dei sentimenti sinceri nei tuoi confronti, ma come potrebbe funzionare, come?” lui risponde: “adesso io sono qui, è questo l’importante.” Mi avvicino a lui e gli accarezzo il viso, mi è mancata la sua barbetta e ancor di più i suoi occhi azzurrissimi; dopo esserci guardati negli occhi ci baciamo, il suo odore, la sua presenza mi erano mancati tantissimo e non avrei voluto lasciarli andare mai più. Luca mi ha detto che rimarrà per una settimana e che poi tornerà a Firenze, dato che ha un lavoro in un’azienda e non può prendersi troppi giorni di ferie. Non so bene come gestirò questa situazione, ma ho pensato che vivrò giorno per giorno senza programmare troppo, succederà quel che succederà, per adesso voglio solo godermi la sua presenza ed organizzare una festa da urlo per Mark. Grazie all’aiuto di Luca sono anche riuscita a procurarmi più alcolici del previsto dal momento che lui ha 22 anni, sono molto gasata per questa serata. Alcuni nostri amici intorno alle 21 iniziano ad arrivare, ma la festa ha inizio solo alle 21.30 quando arriva il festeggiato. Mi sto divertendo tantissimo, era da molto tempo che non bevevo, dato che in questo cavolo di Paese non si può bere sotto ai 21 anni, a Firenze ero abituata a bere quasi tutte le sere, era un vero e proprio piacere. Luca ed io ballammo tutta la sera senza mai fermarci, ad un certo punto io ero abbastanza ubriaca e anche lui non scherzava quindi decidemmo di andare in camera da letto, sentivamo entrambi il desiderio di toglierci i vestiti di dosso e fare l’amore, proprio come lo facevamo l’anno prima nella mia casa di Firenze. Mentre stavamo accoccolati nudi sotto le coperte, sento che la musica in salone si spegne e sento una voce maschile che conosco molto bene, cerco in fretta i mie vestiti e corro in salone, l’unica persona che non avrei voluto vedere era di fronte a me con una faccia non incazzata di più. L’unica cosa che riuscì a dire fu: “Ehi papà, che ci fai qui?”.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Christian POV Avevo appena concluso un meeting con dei clienti cinesi ed era andato tutto per il meglio, sono fortuitamente bravo nel mio lavoro. Decisi quindi di andare a casa un po’ prima e di dedicarmi alla palestra, mi sentivo proprio carico e pieno di forze; poi dopo cena sarei andato a cena con mio figlio Theodore, era da molto che non lo vedevo, dal momento che frequenta Harvard ed è quindi più complesso vederlo frequentemente, in ogni caso, stasera sarebbe arrivato a Seattle e sarebbe rimasto per qualche giorno; sarebbe stato bello cenare con entrambi i miei figli stasera. Alla fine il viaggio da Seattle a Portland non era poi così lungo, magari io e Teddy avremmo potuto fare una sorpresa a Phoebe. Decisi che ne avrei parlato con Teddy appena dopo la palestra. Finito il mio allenamento, mi feci una doccia e appena ebbi finito di vestirmi sento le porte dell’ascensore aprirsi. “Papà sono arrivato in anticipo.” sento urlare dalla cucina, sono così contento che sia arrivato in anticipo. “Che bello vederti Teddy! Come stai?” gli chiedo mentre lo abbraccio. “Tutto bene dai, ma alla fine casa mi manca molto,sono contento di rivederti!” fa una piccola pausa e poi dice “e Phoebe dov’è? Speravo di vederla in questi giorni, sai… È dal funerale di mamma che non la vedo ne la sento.” Mi rattrista il fatto che i miei due figli non abbiamo un rapporto troppo stretto, ma effettivamente il fatto che Teddy sia rimasto a vivere con me e che Phoebe sia andata a vivere con sua madre non ha di certo rafforzato il loro rapporto. “Be’ Teddy, stavo pensando di farle una sorpresa e di andarla a trovare a Portland, alla fine non è lontana e dato che sei arrivato in anticipo il tempo non ci manca!” dico io. “È un’idea splendida, faccio una doccia, mi cambio e possiamo partire!”. Phoebe POV Quando vidi mio padre sbiancai, non ci potevo credere, cosa ci faceva qui? E chi è quello di fianco a lui? Teddy? Mio padre dopo attimi di silenzio disse: “ Ti conviene fare uscire tutte queste persone da questa casa il prima possibile Phoebe Grace Grey!”; non era il caso farlo aspettare quindi presi tutte le forze che avevo e urlai. “ MI DISPIACE RAGAZZI, MA LA FESTA È FINITA E DOVETE ANDARVENE” contro ogni pronostico la gente se ne andò in fretta e in furia, me ne sarei voluta andare anche io in quella circostanza. Non mi sentivo molto bene in quel momento, avevo bevuto troppo e questo si poteva intuire dal mio alito, ma anche dalla mia faccia, che era completamente sconvolta. Quando anche l’ultima persona se ne andò e gli unici rimasti eravamo io, mio padre e mio fratello, le uniche parole che uscirono dalla bocca di mio padre furono: “ Vai a metterti qualcosa di decente, torniamo a Seattle!”, avrei voluto ribattere, ma non avevo le forze di affrontare una discussione con mio padre in quel momento. Mi diressi in camera mia e dopo aver aperto la porta vidi Luca sdraiato sul letto ancora completamente addormentato, non si era accorto minimamente di ciò che era successo. Cercai di svegliarlo, senza far capire a mio padre e a mio fratello che c’era un ragazzo completamente nudo sul mio letto, ma a causa della mia ininterrotta goffaggine feci cadere un vaso che c’era sul comodino e il rumore attirò subito l’attenzione di mio padre,c he dopo aver visto Luca sul letto, si avvicinò e gli urlò nell’orecchio: “SVEGLIA!”, Luca senza capire bene cosa stesse succedendo e dopo avermi vista scioccata, dice “ Ci vediamo domani amore?” mio padre rispose al mio posto “Credo che Phoebe avrà altre faccende da sbrigare domani, adesso sei pregato di lasciare al più presto casa mia!” Luca mi lanciò un’occhiata e io gli feci intendere che era meglio se ne andasse di fretta. Luca non ha mai conosciuto mio padre, conosceva mia madre, ma di mio padre aveva sentito solo leggende metropolitane e sarebbe stato meglio così. Luca non sarebbe piaciuto a mio padre e mio padre non sarebbe piaciuto a Luca. Dopo essermi vestita decentemente, mi diressi in macchina e appena salita, calò un silenzio di tomba, al quel punto io mi addormentai, avrei gestito la situazione il mattino seguente. 01 OTTOBRE Mi sveglio, in una che mi è familiare, ma che non riconosco a colpo d’occhio, dopo alcuni minuti realizzo di essere nella mia vecchi stanza di Seattle. Non so se riuscirò a gestire la situazione stamattina.Provo a riaddormentarmi, ma non ci riesco, allora decido di farmi una doccia e di vestirmi da casa, non credo che andrò molto lontano oggi. Dopo essermi resa presentabile decido che è ora di affrontare la situazione, proprio come l’adulta che sono adesso. Scese le scale, mi siedo al bancone della cucina e stranamente non c’è nessuno, ma dopo pochi minuti compare Ms Jones che mi chiedo che voglio per colazione, l’unica cosa che vorrei in questo momento è qualcosa che mi tolga questo gusto tremendo dalla bocca, “mi basta una spremuta d’arancia Gail, grazie.”, lei mi sorride e inizia a prepararmi la spremuta. “Dove sono mio padre e mio fratello?” chiedo, curiosa di sapere la causa della loro assenza, “sono andati entrambi in azienda” risponde “saranno di ritorno fra mezzora circa”. Avrei avuto solo mezzora di pace allora, be’ sarei potuta scappare tranquillamente e non farmi più trovare da mio padre e vivere la mia esistenza in pace, ma mi avrebbe trovata sicuramente, abbandono l’idea e mi sdraio sul divano mentre bevo la mia spremuta d’arancia. Dopo aver finito la mia “colazione” decido di andare in camera mia a cercare il mio telefono, ma non ce n’è traccia, la cerco ovunque, finché lo trovo nell’angolo più nascosto della mia borsa, ho una marea di chiamate e messaggi da Mark, Charles e anche da Luca, non ho nemmeno il momento di leggerle tutte che mio padre, dopo aver messo un piede dentro casa urla: “PHOEBE TI CONVIENE VENIRE NEL MIO UFFICIO ALL’ISTANTE!”. Non è il caso di farlo aspettare, non appena entro nel suo ufficio il suo sguardo mi indica la sedia e non esito a sedermi. “ È inaccettabile ciò che è successo ieri sera, io ti ho dato fiducia anche se ero incerto se concedertela o no e tu mi hai dato la prova che sarebbe stato meglio non dartela.” “Ma…” cerco di replicare io, “Ma un bel niente Phoebe! Hai organizzato una festa nella MIA casa che ho comprato per te, senza nemmeno accennarmelo, c’era alcol, di cui, vorrei farti notare, è vietata la somministrazione negli USA sotto i 21 anni, non siamo in Italia e anche se lo fossimo non accetterei in ogni caso che tu bevessi fino a non capire cosa succede intorno a te, oltre ad esserci alcol, a quella festa ho visto girare sigarette e erba, ti sembra il caso Phoebe? Ti sembra?” Non so cosa rispondergli, non riesco a fare uscire un discorso sensato dalla mia bocca, scuoto la testa e basta. “Inoltre, non avendo più fiducia in te Phoebe, ho controllato come va il tuo percorso universitario, Non hai dato nessun esame fino adesso, NESSUNO! E la frequenza alle lezioni è minima, quasi nulla, cosa stai facendo della tua vita? Hai intenzione di concludere qualcosa?” “ Cosa c’entra l’università adesso?” rispondo io “ C’entra Phoebe c’entra.” “ Non so cosa voglio fare della mia vita, ma so solo che il tuo cazzo di corso in economia e finanza mi fa cagare, non mi entra in testa, lo rigetto; anzi sai cosa ti dico? Voglio ritirarmi dall’università, voglio ripensare bene alla mia scelta e ricominciare il prossimo anno” Ecco sono stata sincera e ho spostato l’argomento dal mio festino all’università, grande mossa Phoebe! Mio padre è sconvolto, dopo pochi attimi dice “Sto facendo portare le tue cose qui a Seattle, non mi fido a lasciarti vivere a Portland, per quanto riguarda l’università, ho già predisposto che tu venga a studiare qui a Seattle, continuando il tuo percorso di studio.” “ E se non lo volessi continuare? E se volessi continuare a vivere a Portland?” “ Non è una questione di quello che vuoi tu, è una questione di ciò che è meglio per te e in questo momento tu non lo sai. Quando sarai qui a Seattle, andrai all’università e quando avrai finito verrai in azienda a studiare e poi torneremo a casa insieme, hai perso tutta la fiducia che avevo in te.” Non ci posso credere, mi ha stravolto la vita in dieci minuti, di nuovo. Sono interdetta. “Ti conviene prepararti, stasera andremo al ballo annuale di beneficienza che organizzano i nonni.” Sono senza parole, mi alzo e me ne esco sbattendo la porta.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Cerco di sbollire la rabbia, ma proprio non riesco, ho bisogno di uscire. Mi metto un paio di leggins, una maglia, una felpa e le scarpe da ginnastica, prendo le cuffiette e scendo le scale. Metto un piede nell’ascensore, ma arriva mio padre “Dove credi di andare?”, “Voglio andare a correre.”, li sembra abbastanza infastidito “Forse prima non ci siamo capiti: non puoi uscire senza il mio consenso. Se vuoi andare a correre, devi venirmelo a dire prima e inoltre deve venire con te anche Sawyer.” Oh bene, ci mancava solo la guardia del corpo, alzo gli occhi al cielo. “Quindi vai a correre, ma devi tornare presto, alle 19 partiamo per andare a casa dei nonni.”, non rispondo, aspetto che Sawyer arrivi e poi esco dall’appartamento. Dopo la corsa mi sento molto meglio, ho sbollito tutta la rabbia che tenevo dentro. Mi faccio una doccia e inizio a prepararmi controvoglia per quel cavolo di ballo di beneficenza: lo scopo era nobile, nulla da dire, ma le persone a quel tipo di party sono troppo come mio padre. Mentre sono in accappatoio, qualcuno bussa alla porta. “Chi è?” “ Sono Theodore, posso entrare?” “Si si entra pure”. Io e mio fratello non abbiamo mai avuto chissà che rapporti, ma mi avrebbe faceva piacere comunque vederlo. “Ciao Teddy come stai?” esordisco io, “bene e sarei stato meglio se non avessi fatto incazzare papà.” “ Non iniziare anche tu Teddy, poi tu non puoi capire, sei sempre stato il figlio perfetto della famiglia.” “ Perfetto, perché non mi sono mai fatto scoprire” dice lui, facendomi l’occhiolino. Sto scoprendo lati nascosti del mio fratellone. “Mi dispiace che non siamo molto legati, Phoebe, ma dato che tu adesso vivi qui,potremmo legare sicuramente di più.” “Si, hai ragione Teddy, anche io voglio costruire un rapporto più forte con te”. Ci abbracciamo, era da un’eternità che non ci abbracciavamo più, qualcosa di positivo è successo in questa giornata. Dopo che Teddy era andato a prepararsi, cerco di decidere cosa mettermi, mio padre mi aveva comprato una quantità sproporzionata di vestiti, quando li avrei dovuti mettere non lo so, ma contento lui, contenti tutti. Alle 19.00 scendo in salotto, con un vestito lungo nero, con tutta la schiena scoperta e un paio di Jimmy Choo anche queste nere, mi padre e mio fratello mi guardano, ma non riesco a decifrare i loro sguardi. “Dato che siamo tutti pronti possiamo andare” dice mio padre. Il ballo stava procedendo e io stavo per prendere sonno, non c’era nemmeno mia zia Mia a rallegrarmi la serata, era ancora a Parigi. Decido di andare a farmi un giro per il parco, stranamente mio padre non ha nulla da ridire. Da piccola mi piaceva tantissimo passeggiare per il parco e andare nella casetta della piscina ancora di più e anche stasera questa è la mia metà, non appena varco la soglia sento un schiamazzi e urla, chi sarà mai, penso fra me e me. “Phoebe, ma sei tu!!” mi dice una voce maschile, mi ci vuole un po’ per riconoscerla, ma appena vedo anche il volto urlo “ Logan, da quanto tempo! Non sapevo ci saresti stato anche tu stasera!”. Logan era un mio amico d’infanzia, passavamo un sacco di tempo insieme da piccoli. Lui è il classico ragazzo di buona famiglia, che sapendo di aver i soldi e le spalle coperte, non si impegna seriamente in nulla. “Cosa ci fai qui? Credevo studiassi a Portland.” “D’ora in poi studierò qui a Seattle e continuerò a vivere con mio padre” dico io con un tono rassegnato, “hai fatto incazzare il paparino?” chiede lui con fare strafottente, io gli faccio una smorfia. “Non ti ho nemmeno presentato i miei amici, loro sono: Matthew, George, Sam e Ryan.” mi dice indicandomi i quattro ragazzi seduti a bordo piscina. “Piacere, io sono Phoebe” dico io. “I tuoi nonni sanno organizzare proprio delle belle feste” dice Matthew, io con una facci un po’ annoiata replico: “Allora significa che non siete mai andati ad una vera festa”, “O forse tu non sai dove trovare il divertimento in queste feste Phoebe” dice subito Logan tirando fuori una pregiata bottiglia di Champagne, presa dal bar della festa. “Sono sbalordita, credevo che voi figli di papà non sapeste divertirvi, invece un po’ ci sapete fare” dico io ridendo. “Phoebe” sento una voce alle mie spalle, è Teddy, “ stiamo per andare, ti conviene venire con me” dice mio fratello con un tono eccessivamente serio. Senza dire nulla vado con lui. “Non ho fatto nulla di male Teddy, li ho incontrati per caso!”, mi guarda cona aria interrogativa e dice “Mi fido di te Phoebe, ma non di quei ragazzi.” Lascio perdere, non ho voglia di approfondire il discorso. Mio padre ci sta aspettando alle macchine, saliamo e torniamo a casa, tutto sommato non è stata una brutta serata. Dopo essermi struccata e messa in pigiama decido che è arrivato il momento di parlare con Luca, ci eravamo scambiati un po’ di messaggi, ma avevo bisogno di parlargli a voce. “Pronto” mi risponde al secondo squillo, “Ehi, scusami per l’altra sera, non volevo che finisse così” “Nemmeno io volevo finisse così, mi manchi già Phoebe” “Anche tu” dopo un attimo di pausa dico “Quando torni a Firenze?” “Sono in aeroporto, sto partendo adesso, devo tornare per il lavoro… Ma tu non appena puoi vieni a trovarmi vero?” “ Se potessi prenderei un aereo con te stasera, ma sono agli arresti domiciliari per quello che è successo l’altra sera e se solo mi azzardassi a chiedere di venire in Italia andrebbe a finire male, me lo sento” le prime lacrime iniziano a scendere, voglio rivedere i suoi occhi azzurri, voglio sentirmi rassicurata di nuovo da un suo abbraccio, ma purtroppo non posso. “Ti amo Phoebe.” rimango scioccata, non me lo aveva mai detto, non lo aveva mai detto a nessuno prima d’ora. “Ti amo anche io Luca.” “ Vedrai che sistemeremo la situazione, stai tranquilla.” Quella notte non riuscì a dormire tranquillamente, mi mancava qualcosa, mi mancava lui. Era una domenica mattina grigia a Seattle ed era ancora più grigia a causa della lontananza di Luca e il tutto in più era aggravato dalla mia quasi assenza di libertà. La giornata passò, mio padre a volte mi lanciava ancora delle frecciatine in merito a ciò che era successo venerdì sera; ad un certo punto mi arriva un messaggio di Luca, che mi avvisa di essere atterrato a Firenze e nulla arriva finalmente ora di cena e poi mi ritiro in camera mia, decido di andare a letto presto: domani avrei iniziato i corsi all’università di Seattle e poi avrei passato il resto della giornata nell’ufficio di mio padre.

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