La maledizione della bestia

di Percyxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno della scoperta ***
Capitolo 2: *** Un rosso ci da delle risposte ***
Capitolo 3: *** Mia mamma è la torcia umana ***
Capitolo 4: *** Una battaglia che lascia il segno ***
Capitolo 5: *** Una giornata che non finisce più ***
Capitolo 6: *** La nascita del cacciatore ***
Capitolo 7: *** Inizia e finisce l'allenamento ***
Capitolo 8: *** Do inizio alla mia fine ***
Capitolo 9: *** L'ignoranza è forza ***



Capitolo 1
*** Il giorno della scoperta ***


                                                                 Nathan

 

Era l’ultima giornata di scuola ed era il giorno in cui io ed il mio amico Ezio andammo in libreria per prendere l’ultimo libro uscito di Peter Johnson. Eravamo ossessionati dalle sue avventure come semidio e sognavamo di essere anche noi semidei, si lo so, è una cosa stupida da desiderare, da dei ragazzi diciassettenni, ci si aspetterebbe altro, ma no, noi volevamo divertirci vivendo incredibili avventure, per quanto incredibilmente pericolose, c’è da dire che la vita normale per noi era fin troppo noiosa e monotona.

Mentre andavamo verso la libreria ammirai la mia città natale, un enorme complesso di strutture, che con effetto onda, dal centro verso la periferia, erano sempre più moderne, il centro città ove era posizionata la libreria era caratterizzato dall’avere quasi tutte le strutture ricoperte da tetti arancioni composti da tegole, la periferia invece era il ritratto della modernità con file e file di pazzi moderni di chi sa che società.

Nel frattempo che io mi godevo la città al mezzogiorno, quel corvino del mio amico mi disse per la millesima volta:- Quanto vorrei essere un semidio!-

- Si lo so Ezio, lo dici ogni volta che parliamo di Peter.- dissi con tono desolato, lo volevo anche io, ma era qualcosa di impossibile, si insomma entrambi eravamo orfani di un genitore mai conosciuto, ma è difficile anche solo sospettare di essere semi divini quando sei sicuro che le divinità greche non esistono.

Arrivammo alla libreria, un edificio di poco separato dalla schiera di case, quasi come se la struttura volesse mettersi in mostra, per il resto non era gran che, un blocco di cemento dipinto bianco pieno di finestre tutte chiuse. Appena entrati riconoscemmo la costante sensazione di caos, per quanto Salvatore, il proprietario, ci provasse a fare ordine il caos rimaneva. Salutammo Salvatore e andammo verso lo scaffale dove eravamo sicuri ci fosse il libro interessato e lo trovammo in più copie, illuminato dal lucernario della libreria, ci avvicinammo e lo sfogliammo. Per aria si percepiva lo strano odore di fragole, strano perché non aveva senso ci fosse quell’odore in una libreria sprovvista di spray per ambienti o altro , io e Ezio ci eravamo ormai abituati a quel odore ed era da mesi ormai che sospettavamo che Salvatore ci nascondesse qualcosa .

Vi erano trentacinque gradi in quel edificio e si sentivano tutti, i miei capelli tenuti in ordine con il sacro potere della pazienza e del gel non avrebbero resistito visto che stavo per grondare sudore, mi voltai verso Ezio e notai subito che anche lui stava soffrendo, a quanto pareva la sua camicia camicia bianca e la mia canottiera nera erano in pericolo, perciò ci sbrigammo ad uscire per andare a prenderci qualcosa di rinfrescante, ma nel preciso istante in cui facemmo un passo la parete alla nostra destra esplose e i vari scaffali saltarono per aria ed entrò dell’aria fresca.

-Siiiiiii, un po' d’aria fresca, posso respirare. - gridò entusiasta.

Ammetto che ,per un attimo, pensai che il tutto fosse ridicolo perché sembrava che la parete fosse crollata a causa della incredibile forza con cui io ed il mio amico poggiammo i nostri piedi, nel tempo che ci misi per metabolizzare ciò che era successo Ezio si avvicino all’apertura e disse: - Nathan non crederai mai a ciò che sto veden… - non finì la frase che un enorme mano che sembrava fatta di pietra lo afferrò e lo tirò fuori.

Tutto ciò in cui credevo crollò non appena mi avvicinai alla parete sfondata, vidi due esseri alti almeno quattro metri, uno era un ciclope, me lo fece intuire il suo unico occhio verde grande quanto un piatto di plastica, il suo corpo era sproporzionato, le sue braccia erano tanto lunghe da arrivare alle ginocchia delle sue corti gambe, era cosi grasso che sono sicuro non riuscisse a vedere i suoi piedi, la sua pelle era colorata di un verde grigiastro ed il suo volto mi ricordava quello di un pugile dopo uno incontro in cui le ha prese di santa ragione, per fortuna che i lunghe capelli rossi gli coprivano parte del volto anche se sembrava avesse un ragno in testa. Il secondo invece fu più facile da capire, era un essere più simile ad umano solo che era fatto in pietra, con una barba leggermente accennata sul volto, due enormi Zaffiri al posto degli occhi e vestito con camicia e pantaloni corti, tutto in pietra.

Poi vidi qualcosa che mi fece impazzire di rabbia, il gigante di pietra stava stritolando Ezio tra le sue mani, prima che potessi reagire però sentì il mio amico urlare di rabbia, dopo di che il suo corpo fu circondato da fulmini e la mano del colosso esplose, causando tantissimo dolore al mostro e facendo cadere il corvino a terra e grazie alla sua solita fortuna, senza rompersi le gambe, ma evidentemente affaticato da qualunque cosa avesse appena fatto. Nel mentre il ciclope tentò di schiacciarlo con il piede, il mio corpo non riuscì più a trattenersi, saltai verso il ciclope, non so perché lo feci, insomma erano tipo otto metri, cioè cosa mi passava per la testa in quel momento? Cosa mi aspettavo? Di saltare otto metri da fermo? Beh ci riuscì, non solo, mentre ero in volo capì la situazione, quindi ne approfittai e atterrai a piedi uniti contro la sua spalla sbilanciandolo e portandolo verso il basso, Ezio capì cosa volevo fare perciò, prima che il mostro mi afferrasse, fece un gesto con la mano, come se volesse lanciare una onda energetica, forse voleva lanciare un fulmine visto che ormai era chiaro li potesse lanciare, invece lancio un onda d’aria, che colpi il grassone sulla gamba su cui teneva tutto il peso e crollo come un sacco di patate perdendo anche i sensi. Intanto che noi buttavamo giù il suo amico, la statua dagli occhi azzurri smise di lagnarsi per la mano ed infuriato andò verso il mio amico con intenti poco amichevoli.

- Userò il tuo sangue per lavarmi i denti stanotte. - disse il mostro pensando di essere minaccioso, ma andiamo, cosa credeva? Che ci saremmo messi a piangere dopo aver scoperto cosa sapevamo fare? Ovvio che no.

- Io no n ci metterei la mano sul fuoco se fossi in te.- rispose il signore dei venti in tono ironico.

- Certo che ti è costato un occhio questo scontro. - dissi ridendo in modo inquietante dopo aver strappato al ciclope il suo unico occhio viscido e buttato via. Anche in questo caso non so perché lo feci, il mio corpo e la mia bocca si muovevano come se fosse un’altra persone a controllarli, tutto questo mi capitava qualche volta ma grazie al cielo nessuno se n’era mai accorto, la cosa era parecchio inquietante, ogni volta che succedeva mi ritrovavo in una stanza ampia cinque metri per cinque, con le pareti coperte di carta da pareti bianca strappata in alcuni punti che facevano intravedere le pareti di colore grigio scuro. Su una parete vi era un enorme televisore che mostrava il punto di vista dei miei occhi ed al centro della stanza una sedia di legno d’ebano.

Ezio si volto di scatto, notai nei suoi occhi paura, curiosamente i suoi occhi erano azzurri invece che castani chiari, questo accadeva quando era furioso o quando faceva sul serio.

- Dai smettiamola con queste pessime battute e buttiamo giù sto tipo- disse Ezio dandomi le spalle ma mantenendo un tono divertito.

- Andiamo! - dissi in modo inquietante, quasi come se il far male a quel mostro mi desse piacere.

Corremmo verso di lui, mi accorsi di essere spaventosamente veloce, più di una macchina da corsa, superai il mio compagno di battaglia andai verso il mio nemico che tento di afferrami, ma che schivai facilmente e che superai di qualche decina di metri. Il gigante si girò verso di me, iniziai di nuovo a correre verso di lui, non capivo cosa volessi fare, ero imprigionato in quella stanza senza porte, il signore dei venti a quanto pare lo capì perché lanciò un’altra onda d’aria talmente forte che fece andare a gambe all’aria il nemico, a quel punto io saltai e mi schiantai, di nuovo a piedi uniti, sulla su testa portandolo a cadere di testa e fracassandosi il cranio.

Sia io che Ezio tirammo un sospiro di sollievo anche se con il fiatone, la stanza intorno a me scomparve e tornai a controllare il mio corpo mentre gli occhi di Ezio tornarono castani.

- Wow, siamo stati grandi - dissi con un sorriso.

- Ora che si fa? - mi chiese affaticato, la risposta ci venne data da macchina nera che si sfracello a terra a due metri da noi, il ciclope si era risvegliato.

- Rivoglio il mio occhio, voglio la mia vendettaaaaaaa! - urlò.

Non fummo cosi stupidi da dargliela, eravamo fin troppo affaticati, va bene difendersi, va bene divertirsi, ma non ha senso rischiare la vita per uccidere un nemico già sconfitto, perciò scivolammo silenziosamente nei vicoli vicini gasati dalla battaglia appena fatta e dai nuovi poteri appena scoperti.


 Vi prego di avvisarmi se vi sono errori grammaticali e non vedo l'ora di leggere i vostri coommenti.

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Capitolo 2
*** Un rosso ci da delle risposte ***


                                                                          Ezio

- Come hai fatto quella roba con i fulmini e l’aria? - mi chiese Nathan con tono curioso mentre riprendeva fiato dopo la lunga corsa.
Volevo essere il più sincero possibile perciò gli dissi – Non lo so, ho perso le staffe e il resto mi è venuto naturale-

- Lo stesso per me, nel momento stesso in cui ti ho visto in pericolo sono esploso di rabbia e tutto ciò che ho fatto era come se fossi nato per farlo.-
Il mio amico era ritornato normale, lo sguardo inquietante era sparito.

- Non so te, ma io sto morendo di caldo, abbiamo corso per almeno venti minuti tra i vicoli, quindi abbiamo di sicuro seminato il ciclope e...che schifo!- disse lanciando per terra una palla sporca di una poltiglia verde, mi ci volle qualche secondo per capire che fosse l’occhio del ciclope, si sono un genio lo so.
- Non lo avevi buttato?- chiesi
- Sì che l’ho fatto!- mi rispose pulendosi la mano con un fazzoletto che gli avevo passato.
- Comunque andiamo a ragionare ad un bar offro io-  continuò lui seccato.
Dopo pochi minuti eravamo già ad un bar a gustarci una cola, seduti vicino ad una finestra, mentre vedevamo al telegiornale il nostro scontro con i due mostri. La cosa strana è che nessuno nel locale vedeva uno scontro assurdo, ma un brutto incidente di macchine. 
Il bar era quanto di meno originale possibile, era identico ai classici bar che si vedono di solito nei film o in qualche rivista.
- Ma chi ha dato la patente a quello?- chiese ironicamente un vecchietto dietro di noi interrompendo   il mio pensiero.
- Siamo semidei.- disse mentre guardava fuori dalla finestra.
- Cosa?- gli chiesi confuso.
- Ho detto che siamo semidei, pensaci, entrambi non abbiamo un padre, entrambi abbiamo sbloccato dei poteri divini e in più abbiamo attirato a noi dei mostri.- disse serio.
Lo fissai per un attimo non aveva tutti i torti, era possibile, ma non so perché ancora dubitavo.
- Molto perspicace, comunque è stato un bel combattimento!- disse un ragazzo alto e dai capelli rossi che si era seduto vicino a noi.
- Scusate se non sono intervenuto, ma volevo edere se ve la sareste cavata con i vostri poteri.- continuò con un sorriso che metteva in mostra la dentatura smagliante.
- Tu sei…?- chiese Nathan alterato senza staccare gli occhi dalla finestra, infatti quando qualcuno interrompeva una discussione a cui lui partecipava si alterava particolarmente, in un certo senso lo capivo, amava parlare, era un vero logorroico.
- Mann, Mann Auferstehen, piacere di conoscervi!- disse.
- Ezio, lui è Nathan-  gli dissi.
- Ora per quanto riguarda ciò che vi è successo sappiate che per voi inizia una breve vita di sofferenze e paura.- disse il rosso con un tono divertito, il mio sesto senso mi gridava che Mann era molto vicino alla follia e lui non sbaglia mai, pensate che una volta ero allo zoo, il mio sesto senso mi aveva avvertito, che se avessi continuato a infilare il braccio nella gabbia degli orsi lo avrei perso, da allora gli ho sempre creduto, sono furbo eh?
Nathan che non lo aveva ancora guardato in faccia, si volto verso di lui e chiese curioso:
- Cosa sono quegli occhi? -
Notai allora, che quelli che all’inizio sembravano dei normalissimi occhi verdi, stavano svanendo come una nebbia e al loro posto vi erano due fari che producevano poca luce, tanto da permettermi di vedere gli ingranaggi che c’erano dietro alla fonte di luce.
- Riesci già a vedere nella foschia? Particolare comunque sono un dono di Efesto, ora però devo farvi un piccolo test, si tratta di una pura formalità ed è molto rapido.- rispose il rosso
- Hai detto Efesto?- chiesi esaltato:- Quindi esistono gli dei greci?- continuai ancora più esaltato
- Ascoltate stare a spiegarvi tutte le cose prenderebbe troppo tempo, avete letto le saghe di Peter Johnson? Perché tutto ciò che c’è scritto è vero, hanno solo cambiato i nomi.- rispose con un tono un po' esasperato , come se quella lunga spiegazione l’avesse fatta un sacco di volte.
- Allora, di che test si tratta?- chiese Nathan, avere la conferma che tutto ciò che avevamo letto nei nostri libri fosse vero gli fece passare la la seccatura e fece crescere la sua curiosità.
Mann ci diede due foglietti, dopo di che ci chiese di provare a leggerli, io ne presi uno e il mio amico l’altro, provai a leggere il mio, capì che era una sola frase ma aveva caratteri che mi ricordavano il greco antico, ma non riuscì a capire cosa ci fosse scritto.
- C’è scritto che sono romano- disse il mio amico, guardai il suo foglietto ed effettivamente vi era scritto: “ Complimenti, sei un semidio romano.”.
- Ha ragione, comunque questo foglio è indecifrabile- dissi.
Mann non aveva ancora parlato, forse voleva creare suspense?
Nathan prese il mio foglietto, presumo per curiosità e lesse cosa c’era scritto poi disse:- Su questo invece c’è scritto che sono greco, è finito il test?- disse il mio amico.
Il sorriso del rosso scomparve e la luce dei suoi occhi diventò molto intensa.
- Questo è strano, non ho mai incontrato qualcuno sia romano che greco, credo che dovremmo andare a casa tua Nathan, tu Ezio sei figlio di Giove e capirai già da solo di essere molto potente.- disse il ragazzo con i fari al posto degli occhi.
Il mio compagno di mille avventure chiese inutilmente perché, ma ne io ne il rosso lo prendemmo sul serio e ci alzammo per pagare, sapere di essere figlio di Giove mi fece scoppiare di gioia, era sempre stato il mio dio preferito, nella mia mente già si creavano idee su come allenare e poi usare i miei poteri, ma la cosa più importante era scoprire di più sul padre del mio amico. 
Il mio amico decise di portarci a casa sua, sentivo che anche lui era curioso sulla faccenda, mi aveva confessato infatti che sua madre non parlava quasi mai di suo padre e quando lo faceva rispondeva a   in modo vago. Pagammo e uscimmo dal bar, il sole era intenso quel giorno ed i capelli nei del mio amico splendevano come se fatti di metallo. La casa di Nathan era vicina, quindi andammo a piedi, erano già l’una del pomeriggio perciò sicuramente sua madre sarebbe stata a casa. Mentre camminavamo feci caso all’abbigliamento di Mann, aveva una canottiera arancione che metteva in mostra i muscoli, portava in spalla una sacca sportiva, aveva degli scarponi neri e dei jeans strappati, le sue braccia erano piene di cicatrici, in più adesso che eravamo tutti in piedi notai quanto Mann fosse enorme in confronto a me, già il mio perennemente pallido amico era più grosso di me, per quanto anche il mio corpo fosse molto allenato, ma Mann lo era ancora di più, la cosa mi dava un incredibile senso di fastidio e mi provocava tanta invidia, si lo so, tutti voi vi chiedereste sarcastici quanto mai potrà essere figo Mann, ma fidatevi, chiunque invidierebbe l’aspetto di Mann, CHIUNQUE.
- Come hai fatto a tenere il nostro passo? Andavamo molto veloci.- chiese Nathan mentre camminava pensieroso davanti a noi e mentre si infilava i foglietti che Mann ci aveva dato nella tasca dei pantaloncini.
- Parkour.- rispose distratto:- Ve lo avrei insegnato ma non ne avete bisogno, mi è bastato vedervi per capire che avete un’agilità sovrumana, sopratutto la tua Nathan, Ezio si fa aiutare dai venti inconsciamente, ma tu no, non ho mai visto questa capacità, però mi fa sospettare qualcosa. La cosa peggiore è che siete potenti, molto, in particolare tu Ezio, come figlio di Giove attirerai molti mostri ma in cambio scoprirai che i tuoi poteri sono molteplici, comunque mi dispiace dirvelo ma rischierete la vita ogni singolo giorno- continuò lui con tono serio e malinconico.
- Quanti ne hai conosciuti come noi?- chiesi al rosso.
- Di potenti pochi, ma sono morti tutti, di meno potenti una decina ma ho perso i contatti con loro e ciò mi tormenta.- rispose il rosso cupo.
Preferì non fare altre domande e feci segno a Nathan  di non  farne neanche lui.
Dopo poco arrivammo a casa del mio amico, viveva al settimo piano di un palazzo abbastanza moderno, di una strana tonalità di verde che lo faceva splendere anche nei giorni più piovosi, quindi ci toccarono un po'  di scale, arrivati alla porta suonammo, sul campanello c’era scritto il cognome di Nathan, Freeman, mai capito il perché di quel cognome inglese visto che la sua famiglia viveva in Italia da generazioni, dubitavo che fosse causato da qualche matrimonio.
Marta, la signora Freeman, che era come una zia per me ci aprì la porta calorosamente, ci fece entrare e senza neanche farci parlare ci prese di peso e ci mise a tavola, era evidente da chi Nathan avesse ereditato la sua forza.
La sua casa era veramente accogliente: le pareti bianche; i mobili neri, i quadri appesi alle pareti raffiguranti paesaggi invernali e l odore perenne di lilla rendevano quel luogo veramente rilassante.
Per me era come una seconda casa ed io e mia madre eravamo ospiti li almeno 3 volte la settimana, in pratica nei giorni in cui i Freeman erano ospiti da noi.
- Nati dovevi dirmelo che avresti portato Ezio e un tuo amico, avrei preparato più cibo.- disse la signora rimproverandolo e tirando fuori una teglia di lasagne più simili al carbone che a del vero e proprio cibo.
- Abbiamo già mangiato. - dissi velocemente, la madre del mio amico era una persona fantastica, ma non aveva alcun talento nel cucinare per quanto ci provasse.
- Allora siete qui per vedervi un film insieme? In più non mi avete presentato il vostro nuovo amico sembra un tipo particolare.- chiese la madre del corvino.
Non avevo il coraggio di rispondere e neanche il mio amico ne aveva intenzione, la mia zia si avvicino preoccupata, era incredibilmente somigliante a suo figlio, stessi capelli neri e occhi cioccolato fondente e stessa pelle pallida.
- Signora mi chiamo Mann, sono qui per conto dei due campi di semidei, dobbiamo parlare del padre di suo figlio.- disse il rosso serio, la luce nei suoi occhi si era per un attimo affievolita, come succede ogni tanto alla fiamma di una candela, forse si pentiva di essere stato cosi diretto.
- Oh no, quindi lo ha scoperto, suppongo che lo stesso valga per te Ezio.- disse amareggiata sedendosi anche lei a tavola.
- Dovete sapere che il tutto è stato causato dalla mia famiglia, i Freeman, e tua madre Ezio è stata coinvolta in questa faccenda di divinità a causa mia.- disse la signora versandosi della limonata dalla brocca che c’era sul tavolo.


Chiedo infinitamente scusa per il troppo tempo che ho impiegato per il secondo capitolo, ma la scuola nell'ultimo è stata un inferno.
Ci si rivede ad un prossimo capitolo che spero io finisca di scrivere il prima possibile.




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Capitolo 3
*** Mia mamma è la torcia umana ***


Nathan

- Allora, tutto iniziò dai 5 figli di Marck Freeman che vissero nel 1200 in Inghilterra. - disse mia madre mentre stringeva tra le mani il suo bicchiere di limonata e osservava il liquido come se fosse chi sa che pozione magica.

- Ma cosa c’entra questo con il padre di Nathan? - chiese Ezio dubbioso.

- C’entra che quelli non erano semplici ragazzi, anche se erano i figli di un contadino desideravano ardentemente: potere, ricchezze e avventure, perciò a 18 anni 4 di loro se ne andarono per il mondo ed ognuno di loro interagi con una mitologia dando vita a potenti famiglie. Il quinto invece rimase con i genitori, perché vide nella piccola proprietà della famiglia del potenziale che sfruttò poi al massimo, arrivando ad avere grandi proprietà. Per aumentare le sue ricchezze non si fece troppi problemi nel’ uccidere e nel rubare, ma anche nel fregare chiunque gli capitasse per le mani con sporchi trucchetti. Lui fu l’unico dei cinque a mantenere il cognome di famiglia e noi Nathan, discendiamo da lui. Ad un certo punto le famiglie dei 5 figli di Marck entrarono in guerra tra loro, ognuna voleva che la sua mitologia prevalesse sulle altre e distruggendole ottenere potere e certo per far scoppiare queste guerre vennero usate delle scuse, come ad esempio finti furti di manufatti. I Freeman che non avevano interagito ne con divinità greche, ne nordiche, ne giapponesi, ne egiziane vennero considerate neutrali ed ogni fazione desiderava accaparrarsi il loro aiuto monetario. Loro ne approfittare ovviamente ed ottennero molti manufatti, così facendo ricavarono talmente tanta magia che senza nessuna parentela divina potevano tener testa alle 4 famiglie. Si stabilirono in Italia perché così potevano raggiungere facilmente le 4 casate e ne 1800 decisero di attaccare contemporaneamente tutte le casate che esistevano, perché si, si erano create anche altre famiglie legate ad altre religioni ancora. Furono sconfitti e decimati e le loro reliquie furono perdute per tutta la nazione. Ora veniamo cacciati come banditi, ma fortunatamente abbiamo imparato ad usare un po' di magia e a nasconderci.

Da pochi anni gli dei hanno abbandonato l’Europa stanchi delle continue guerre e a causa di ciò la magia mutò spaventosamente ed insieme a loro i mostri.

Ora, anche se la nostra famiglia rifiutava per motivi politici qualsiasi mitologia continuava comunque, non si sa perché, ad attirare divinità. Così un giorno tua nonna incontro Efesto che era arrivato in Italia per sperimentare alcune sue macchine e se ne innamoro subito. Dal loro amore nacqui io, con il dono del controllo del fuoco che scoprimmo essere comune nei discendenti europei di mio padre, lui disse che era a causa della magia mutata nel continente.

La mia vita non fu facile, i mostri non erano più quelli di una volta, alcuni smisero di tornare dal tartaro mentre altri iniziarono ad accoppiarsi tra loro dando vita a creature potenti ed orribili, in più dovevo tenere segreti i miei poteri. A questo punto della storia compare tua madre Ezio che conobbi al liceo e che divenne la mia migliore amica, lei mi aiutava e mi copriva sempre quando un mostro mi aggrediva, tutto ciò capitava abbastanza spesso. Pochi anni dopo l’università, mentre camminavamo per la città, incontrammo i vostri padri per caso mentre parlavano, se io rimasi affascinata da tuo padre, Nathan, Alessia invece schifò a pelle tuo padre, Ezio, anche se poi se ne innamorò follemente.

- Come era mia padre?- chiesi curioso.

- Beh è ovvio che tu voglia saperlo Nati, in fondo non lo hai mai conosciuto...- cerco di rispondere mia madre prima che la interrompessi

- Non mi interessa sapere in particolare la sua persona, mi interessa solo capire che divinità era- dissi secco.

- Ah, allora non ho molto da dire su di lui, era bravo a combattere i mostri come ogni dio ed era bravo a fare tutto come ogni dio, ma sopratutto era molto furbo e sapeva come convincere le persone. - disse con tono sognante ma malinconico, la potevo capire, le dispiaceva che non mi importasse quasi nulla di mio padre, la persona di cui si era innamorata, ma la verità era che non ci potevo fare niente, non mi poteva interessare nulla di una persona che non avevo mai conosciuto.

- Credo di aver capito chi è tuo padre Nathan, se è come ha detto tua madre non può che essere Mercurio e così si spiegherebbe la tua velocità e la tua resistenza alle cadute- disse Mann mentre batteva nervosamente le dita a ritmo di quella che mi sembrava “ It’s my life” di Bon Jovi.

- Questo ti rende bravo in tutto – disse Ezio pensieroso, come se cercasse di capire quanto sarei stato utile in una battaglia.

Non aveva senso però, io ero abbastanza maldestro e non ero molto loquace. Non potevo essere figlio di mercurio solo perché ero molto veloce

- Può darsi, ma quello che vorrei sapere, Marta, è se Mercurio ha fatto qualcosa di strano dopo essersene andato, è il dio della scaltrezza e fa sempre in modo che i figli sopravvivano il più possibile. - chiese Mann.

- In verità mi ha lasciato qualchecosa per proteggere Nati e mi disse di dargliele quando sarebbe stato pronto.- Mia madre si alzò andò nella sua camera da letto e torno con un mucchio di panni neri, li pose sul tavolo, ne scoprì uno e sotto di esso vi erano due bellissime spade spezzate che sembravano essere di bronzo, entrambe erano spezzate ma ad occhio dovevano misurare più o meno un metro, quando ancora erano intere, ma ora le lame attaccate alle rispettive else, misuravano poco più di trenta centimetri. La cosa che attirò la mia attenzione furono le scritte sulle else, una diceva “ Spirito” l’altra “Psiche”, intuì fossero i nomi delle spade.

- Però adesso che ci penso i vostri genitori quando nasceste vi presero per un giorno e vi riportarono l’indomani mentre emanavate luce.- disse mia madre guardando me e il mio compagno d'avventura.

- Ehi Ezio con queste ci potremmo difendere nel caso incontrassimo un mostro, mi chiede solo se avremmo il tempo di ripararle.- dissi entusiasta guardando le spade, ma nel momento stesso in cui dissi questa frase ebbi un deja vous: una parete che esplode, il classico suono di un palmo che sbatte fortissimo su un tavolo, un sacco di libri che volano per aria, un sacco di polvere causata da mattoni ridotti a sabbia, la nostra libreria per terra a pezzi ed un enorme pugno coperto di pelliccia nera, grosso quasi quanto quello di quella mattina, che usciva dal muro. Il pugno ritornò fuori dal palazzo e la parete crollò facendoci vedere che sul palazzo era atterrata una manticora dal pelo nero lunga almeno venti metri che ci scrutava a testa in giù.

Ora lo so, voi direte, ma Nathan come facevi a sapere che fosse una manticora, beh punto uno ero abbastanza ferrato sulla mitologia greca da notare anche alcune differenze rispetto alla manticora originale, come ad esempio la tripla coda da scorpione o la stazza esagerata, oppure ancora le orecchie da pipistrello attaccate alla testa umana, punto secondo non poteva essere certo la vicina del piano di sopra che si lamenta per il troppo rumore no?

La bestia ci guardò e fecce scattare le sue tre code che si stavano dimenando per l aria e tento di trapassarci da parte a parte, ma per fortuna Mann schivò il colpo e mia madre alzo il tavolo e lo uso come scudo per difendere me e il mio amico.

Poi la bestia con poca intelligenza tentò di entrare nel soggiorno e il nostro nuovo amico rosso, con molta velocità tirò fuori un fucile d’assalto, lo montò ed iniziò a sparare al mostro, la velocità con cui lo fece era strabiliante, certi movimenti non li scorsi nemmeno.

In pochi secondi Mann aveva già scaricato un caricatore, purtroppo non fece alcun effetto se non infastidire la bestia e farla arretrare di qualche metro.

Io ed Ezio mentre accadeva l’inferno intorno a noi prendemmo rispettivamente Psiche e Spirito e andammo all’attacco provando a tagliare le zampe anteriori del mostro, non avemmo molto successo visto che le lame erano rovinate e corte, ma piano piano riuscimmo a spingerla fuori dall’edificio. Ad un certo punto, quando la bestia tentennò a causa della perdita di equilibrio il figlio di Giove, in modo troppo teatrale, tirò indietro le mani e poi le mosse spostando insieme ad esse tutta l’aria della stanza colpendo così la bestia che si sfracellò a terra.

Pensammo di averla sconfitta, di avercela fatta, ma appena tirammo un sospiro di sollievo, una delle code entro nella stanza e prese mia madre portandola fuori. In quel preciso momento pensai: non potevo stare zitto? Perché non tengo mai la bocca chiusa? Quelle code quanto cazzo sono lunghe?

Mi avvicinai alla parete distrutta ed ebbi un altro deja vous, una persona a cui tenevo in pericolo ed un salto nel vuoto da fare per salvare tale persona.

- MAMMA!- gridai in un misto di terrore e furia.

- Coprimi le spalle!- dissi a Ezio dopo essermi fatto dare Spirito.

- Scherzi? Vengo con te.- mi rispose il corvino, dopo di che ci lanciammo entrambi verso il mostro in un salto della fede.

Ero pronto a combattere, la frenesia dello scontro mi stava prendendo, i sensi si stavano affinando al massimo, ma nel preciso momento in cui mi stavo per scontrare con il dorso alato del mostro accaddero due cose: l’aria mi rallentò la caduta permettendomi di non farmi male e io mi sentì trascinare di nuovo nella stanza mal arredata, a quel punto però, in un impeto di rabbia pensai che io in quel momento non mi sarei tirato indietro e avrei salvato mia madre.

Mia madre però non fu la classica principessa da salvare, si liberò dalla stretta della coda incendiando quest’ultima e atterro senza farsi niente sul dorso dell’animale bruciandolo ovunque passasse. Intanto Mann era sceso dal sesto piano per le scale e continuava a sparare sulla bestia puntando agli occhi.

Io nella furia dell’attacco, mentre Ezio continuava a colpire con scariche elettriche, tagliai alla creatura le sue ali ad una velocità disarmante, ma non mi limitai solo a questo, grazie alla mia incredibile velocità e con tutta la forza che avevo nel corpo, tagliai in un sol colpo tutte e tre le code di cui era munita la bestia e saltai giù insieme a mia madre, anche il mio collega non si limitò però, si alzò in aria in un secondo e come solo Giove poteva fare lanciò il suo fulmine sulla bestia uccidendola.

Lo sforzo del colpo fece svenire il corvino che inizio a precipitare senza sensi, io mi mossi per afferrarlo, ma persi tutte le energie, le gambe mi crollarono, e rotolai a terra ad una velocità moderata, diciamo abbastanza moderata da procurarmi un bel po’ di graffi e distruggermi i vestiti.

Non svenni subito però, vidi infatti Mann prendere al volo Ezio e atterrare di schiena sull’asfalto, scenografico ma molto doloroso pensai, dopo di che vidi la bestia riprendersi e attaccare mia madre, ormai avevo perso anche il controllo del corpo perciò ero costretto a guardare.

Il mostro si avvicinò velocemente alla sua preda, ma essa si ricopri di fiamme e nel momento in cui il mostrò si fermò per afferrarla con i denti, essa sparo una fiamma cosi intensa nella bocca della manticora da ucciderla e da diffondere per tutto il quartiere l’odore di carne arrosto.

- Vedi di morire in fretta, se non lo hai già fatto!- disse la corvina.

La bestia continuò a bruciare anche se ormai mia madre si era allontanata.

- Mann corri a prendere le...- furono le ultime parole che sentì dire da mia madre prima di svenire del tutto.

Chiedo scusa se il capitolo non si leggeva oggi, non ho idea di cosa sia accaduto. Aspetto comunque le vostre recensioni

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Capitolo 4
*** Una battaglia che lascia il segno ***


Ezio

Si lo so, non ho fatto una bella figura a svenire in quel momento così importante, ma ehi, le forze si erano volatilizzate in un attimo, non ebbi nemmeno il momento di accorgermene.
Il risveglio fu strambo, non ero ancora in grado di alzarmi e di camminare , perciò, miconcentrai su cosa mi stava accadendo intorno a me, da quello che vedevo, ero disteso vicino a Nathan nsu un marciapiede, Marta era in ginocchio contollando se il mio amico stesse bene , visto che non si era ancora svegliato.
Intorno a noi macchine bruciavano, i palazzi erano sporchi di cenere, sentì delle grida, suppongo di paura, in lontananza.
Spuntò poi Mann dall entrata dell edificio in cui era era entrato, si fermò un attimo per farci capire che aveva trovato ciò che Marta gli aveva chiesto di andare a prendere.
In quel momento il palazzo iniziò a crollare, il rosso se ne accorse e fece un passo in più salvandosi dalla franaCorse verso di noi, era chiaramente affaticato dallo scontro e dalla rampa di scale appena fatta, i capelli rossi erano bagnati dal sudore e gli calavano sull occhio destro, la maglietta era strappata e il suo braccio sanguinava da un piccolo taglio sul bicipite. Tirò fuori qualcosa che mi stupì,
- Ma cosa...? - tentai di dire, ma lui mi zittì, mi disse che non c era tempo per spiegazioni, tolse fuori dalla sua sacca dei barattoli di Nutella, ne aprì uno, ne prese una cucchiaiata e la fece mangiare a Nathan che iniziò ad aver degli spasmi, per fortuna si svegliò, tossì e si guardo intorno confuso. Il dispensatore di Nutella non perse tempo e fece lo stesso con me, il sapore della nutella mi esplose in bocca, mi sembrava di essere in paradiso, sentì un forte tepore estendersi su tutto il corpo, alla mente mi vennero dei ricordi di infanzia, mi ricordai di un momento in cui durante l inverno, davanti alla stufa, mentre bevevo del the caldo, mia madre mi coccolava e mi raccontava delle storie sul divano.
La Nutella però per qualche motivo iniziò andarmi nei polmoni, ecco che finì per avere degli spasmi e tossire il cacao che mi era finito nelle vie respiratorie. Stavo per insultare il sosia muscolosa di Ed Sheeran, ma capì che non era il tempo per queste cose e in più, ora ero capace di camminare.
- Dobbiamo andare! - disse Marta che fino a quel punto si era occupata di controllare il corvino. Corremmo in un vicolo, Nathan si fermò e si guardò indietro vedendo che la casa in cui aveva vissuto per anni ora gli crollava davanti, mi avvicinai a lui e gli misi una mano sulla spalla, cercai di fargli capire che mi dispiaceva per lui, la distruzione che un solo mostro poteva causare shoccò anche me. L ultima cosa che vedemmo prima di andarcene fu il cadavere della creture che si decomponeva e i suoi resti che diventavano sabbia dorata. Pochi minuti dopo eravamo in macchina.
Quella giornata sembrava un sogno, troppe cose illogiche, per quanto fosse divertente ed entusiasmante all inizio, ora era preoccupante, la casa in cui io e Nathan avevamo giocato per molto tempo ora era ridotta in macerie, non mi stupì che ora il mio amico fosse silenzioso, potevo solo immaginare cosa passasse per la sua testa, odiavo quando era silenzioso proprio perche era segno che soffrisse, anche sestava nel posto davanti dallo specchietto retrovisore vedevo nei suoi occhi accendersi e spegnersi una fiamma di rabbia, l altro Nathan stava tentando in tutti i modi di uscire fuori, ma qualcosa mi diceva che il corvino fosse troppo triste e disperato per rendersene conto.
Marta intanto stava cercando di convincere Mann ad accompagnarci fino all entrata del Labirinto.
La Macchina si muoveva lenta nel traffico e nonostante la valanga di ambulanze che stava andando verso il quartiere della bataglia, nessuno si degno nemmeno di alzare lo sguardo, non so perche me ne stupì, dopo tutto le persone difficilmente si interessano di quello che succede alle persone che stanno loro intorno.
Il mio sguardo finì di nuovo su mio fratello, in quel momento nacque in me un senso di paura, tutto ciò che era capitato a lui, poteva capitare a me, o peggio, perche mia madre era una semplice mortale, la mia esistenza era diventata per lei un pericolocostante, dopo l ennesima ambulanza, il mio pensiero si fermò sulle persone che si erano ferite a causa della battaglia o che potevano essere morte nel crollo del palazzo, mi sentì una merda, ero un ipocrita, avevo giudicato gli altri, ma io stesso potevo aver ucciso qualcuno con i miei fulmini. Guardai subito su Internet le notizie e sì, qualcuno era stato fulminato.
Il senso di colpa mi stava distruggendo, gli occhi mi divennero lucidi, ma prima che potessi collassare in una cascata di lacrime, Mann mi diede una pacca sulla destra distraendomi e salvando quel poco di dignità che mi rimaneva.
- So cosa stai pensando. - sussurrò fissandomi negli occhi, quella specie di fari ora avevano una luce molto più tenue
- Perché hai mai ucciso qualcuno? - dissi in modo frustrato e sarcastico.
La riposta mi shoccò.
- Si, in uno scontro con uno stormo di quelle che sembravano arpie, era un ragazzo che fini proprio in mezzo alla raffica del mio fucile. Con i mostri può capitare, per quanto tu possa impegnarti qualcuno rischierà sempre la vita, ecco perché sono un cacciatore di mostri e aiuto gli semidei, per salvare più persone possibile, vendicare i caduti e per espiare ai miei peccati. - disse con un tono molto triste.
Riuscì a calmarmi e per questo gli fui grato.
Arrivammo a destinazione e scesi dalla macchina, mamma era già li con li ad aspettarci con i bagagli. Le corsi in contro e la abbracciaì, la strinsì forte a me, rimase visibilmente stupita, non ero solito a questo genere di gesti di affetto.
- Appena mi è arrivato l SMS ho preparato le borse - disse mia madre a colei che ormai era una sorella ormai.
Nathan intanto aveva già caricato le borse sulla utilitaria nera, ancora non aveva detto una parola, era talmente scosso che i borsoni non gli pesarono. Mann scese dalla macchina e passo a me e mio fratello le nostre spade che aveva recuperato dal campo di battaglia.
- Dai andiamo vi porterò nel Labirinto e vi Condurrò in America - disse con un sorriso, si era convinto alla fine.
- Aspettate, dateci 10 minuti, è probabile che questa sia l' ultima volta che vedremo questo posto. - dissi.
Il corvino era visibilmente sorpreso da quello che avevo detto, lo presì per un braccio e lo portai in casa, per chi fosse curioso, la mia casa era una villetta in una piccola campagna, eredità dei miei nonni.
- Come mai così sentimentale? - chiese una volta dentro lui, lo guardaì, era chiaro che aveva bisogno di sfogarsi e io uguale, quello che avevo in mente ci avrebbe fatto bene.
- Io ho ucciso delle persone e anche tu molto probabbilmente, tu però sei stato punito con la distruzzione di casa tua, ma io no, perciò ora io e te con le nostre spade la renderemo un casino, così che sia punito e tu ti possa sfogare, non provarci neanche a mentire ti conosco da una vita e stai per crollare, io invece dopo aver distrutto questa casa me ne andrò come se fosse un esilio. - dissi con un tono serio e quasi epico.
- Ne sei sicuro? Non si torna più indietro. - chiese
lo fissai negli occhi e lui capì. La distruzione fu dolorosa ma anche piacevole, avevo distrutto tutto ciò che era mio, ma quella violenza che finalmente poteva uscire era rilassante. Gridammo e imprecammo. Dieci minuti dopo eravamo fuori stanchi e sereni. Uscito da li il mio pensiero era uno solo, avrei vissuto il più possibile, per me e per le persone che avevano perso la vita a causa mia.

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Capitolo 5
*** Una giornata che non finisce più ***


Nathan

Facemmo avanti e indietro per la città, Mann aveva si scoperto delle entrate per il Labirinto, ma con il tempo aveva dimenticato dove fossero.
- Come si fa a dimenticarsi qualcosa di così importante? - Chiese Alessia dopo la settima volta che avevamo cercato a vuoto, la mia zietta aveva ragione, ma preferivo non infierire sul rosso, Mann aveva ormai guadagnato sia la mia fiducia che la mia simpatia, aveva persino portato con se le nostre spade, di cui io me ne ero persino dimenticato.
Mann non le diede ascolto e cercò di nuovo di ricordarsi dove era ubicata almeno una delle entrate.
Dopo altre 2 ore, quando ormai la appena apparsa fiducia per il rosso ormai stava svanendo, riuscimmo a trovarne una. Ammetto che sarebbe stato difficile non vederla, era un tombino che emanava una luce dorata, a fianco al buco vi era un enorme cartello, rosso fluorescente, a forma di freccia,con su scritto a caratteri enormi " Labirinto di Dedalo".
Dopo qualche ora che stavamo viaggiando nella struttura, schivando le fin troppe trappole, guardai lo schermo del mio cellulare, come il sosia muscoloso di un famoso cantante inglese ci aveva detto, non c era campo e non ci sarebbe stato fino al di fuori dell intricato edificio.
- Allora quanto manca? - chiese Ezio.
- Non saprei, potrebbero volerci pochi secondi come giorni interi. - gli rispose la nostra guida senza staccare gli occhi dal corridoio che stavamo percorrendo.
Come avevo letto nei libri il labirinto cambiava continuamente, prima sembrava di fuggire da Alkatraz, poi sembrava di atravversare l enorme sala di un castello inglese, grazie a chiunque ci sia la su, gli occhi di Mann gli permettevano di vedere attraverso il labirinto, scovando trappole e vicoli cechi.
Mann si fermò non appena ci trovammo di fronte ad un bivio.
- Che succede? - chiesi.
- Succede che le entrambe le strade portano ad un uscita, il problema è: Destra o Sinistra? - Disse indicando le due strade.
Beh, non sapendo quale sia quella giusta scegliamo quella con meno trappole. - disse mia madre
- Destra sia allora. - concluse.
Come la nostra guida ci aveva avvisato il labirinto sa essere sadico e perverso e questa volta non si smentì.
Nel momento stesso in cui io, Ezio e Mann prendemmo la via di destra, un muro si alzò da terra separandoci dalle nostre madri.
Noooh! - gridammo all' unisono. In neanche un secondo tirai un pugno con tutta la mia forza, sperando che la forza che mi era arrivata durante il combattimento con la manticora fosse rimasta, ma il risultato fu il rompermi le nocche e le dita della mano e lussarmi polso e gomito. L' onda creata dall'impatto aveva infatto percorso il mio intero corpo fino alle punte dei piedi, la sensazione era simile a quella di un miglione di formicche che si muovono sulla pelle.
Gridai per il dolore lancinante e per la disperazione, in più nell'altra mano mi comparve di nuovo l' occhio del ciclope, che non ci pensai 2 volte a buttare via.
- Cristo, che giornata di merda! - dissi.
Ezio ebbe un'idea simile, mise la mano sulla piccola crepa che si era creata a causa del mio pugno.
- Vediamo se un fulmine aiuta - disse il corvino, dalla sua mano si scatenò un lampo che duro un secondo, a far tremare tutta la struttura fu il tuono che seguì il lampo.
La crepa sparì.
- A quanto pare no. - disse il corvino avvilito cadendo di sedere a terra.
Mann si avvicinò dubbioso alla parete, appoggiò l'orecchio e batte con le nocche su di essa.
- Inutile - disse.
- Ci credo, se il mio pugno e il suo tuono non hanno funzionato era scontato che anche le tue nocche fallissero. - dissi a denti stretti a causa del dolore.
Volevo dire che non riusciremo mai a rompere questo muro, sarebbe come combattere il labirinto stesso - spiegò.
- Puoi spiegarti meglio? - chiese mio fratello.
- Questo muro è spesso massimo 8 cm ed è fatto in quelli che sembrano mattoni di fango, avrebbe dovuto ridurlo in briciole il tuo pugno, Nathanè chiaro che questo edificio ha deciso di separarci da loro.- spiegò.
Ezio fece una lunga inspirazione.
Haaaaaah! - gridò subito prima di una lunga serie di imprecazioni.
Svogliati decidemmo di andare verso l'uscita, schivare le trappole era diventato per me difficile, con il braccio nella pessima situazione in cui era, mi era difficile anche camminare, le dita avevano assunto posizioni innaturali e un pessimo colore, le nocche erano sanguinanti. Il dolore non accennava ad affievolirsi, ad ogni pulsazione mi faceva mancare il fiato. Stringere i denti era l'unica cosa che potevo fare in quel momento per poter stare al passo dei miei amici, si lo so, sembrera strano che io ed Ezio fossimo diventati amici di Mann in un giorno solo, ma ehi, un'esperienza di pre morte crea e fortifica i legami fra le persone.
Mentre camminavamo Ezio continuava a fissarmi il braccio.
- Tranquillo, non fa così male. - mentì per rassicurarlo.
Le ferite sulle nocche iniziavano a bruciare e ogni volta che il braccio si muoveva, un brivido mi percorreva tutto il corpo.
- Tu puoi aiutarlo? - chiese il moro
- Purtroppo no, la sacca con i medicinali e le cure l'aveva tua madre.- rispose sconsolato. - La Nutella potrebbe solo ridargli un po di energie, ma credo che meno ne avrà, meno dolore sentirà. - continuo.
L' uscita era ormai vicina, faceva entrare così tanta luce da non permetterci vedere dove saremo sbucati.
Ci ritrovammo in un bagno pubblico, a quanto pare eravamo usciti da dentro lo sgabuzzino per le scope, in più la scritta uomini sulla porta del bagno ci fece capire che non eravamo ancora usciti dall'Italia.
Il colpo di grazia fu quando uscimmo all'aperto, a quanto pare ci eravamo mossi di 4 isolati dopo tutta quella strada.
Ezio stava per rielencare tutte le imprecazioni che conosceva, ma la suoneria del mio cellulare lo stoppo.
Era una video chiamata ed era di mia madre, per un momento il braccio smise di farmi male.
La conversazione fu breve, ci disse che erano arrivate a Miami e che stavano bene, pianificavano di andare a Nuova Roma.
Beh almeno ora sappiamo che stanno bene, andiamo ora, quel braccio ha bisogno di cure e a casa ho una cassetta del pronto soccorso. - disse il rosso rasserenato che le nostre madri stessero bene.
Lo seguimmo sollevati dall'ultima scoperta.

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Capitolo 6
*** La nascita del cacciatore ***


6 Ezio

L'appartamento di Mann era un disastro, un semplice bilocale più bagno e sarebbe stato anche carino se non fosse stato per i vestiti sporchi in giro, i cartoni di pizza per terra, qualche mobile fuori posto e dei bicchieri rotti per terra.
- Scusate il disordine ma qualche giorno fa mi sono ubriacato dopo aver ucciso un furioso toro con tre corna, sapete io festeggio così. - disse il rosso in tono ironico indicando poi a Nathan dove sedersi.
Mi sedei vicino a lui su una sedia in legno per tenergli compagnia.
- Cosa si dopo che avremo risolto con il mio braccio? - chiese il corvino con tono affaticato al rosso che intanto cercava in giro per la casa la cassetta di pronto soccorso.
- Prima vi allenerò per un pò, poi cercheremo un modo per farvi arrivare in America. - rispose inginocchiandosi davanti a lui con la cassetta appena trovata.
- Via mare è escluso, il Mediterraneo pullula di pericoli. Se userete l 'aereo dovrete pregare che tuo padre Ezio si ricordi di voi per tutto il viaggio, il che è molto improbabile. Se invece sceglierete di camminare ci sono varie opzioni, potete morire e poi cercare di uscire dall ade tramite le due uscite negli USA, si potrebbe riprovare con il labirinto ma è improbabile, a quanto pare le vostre facce gli stanno sul cazzo, la strada più sicura sarebbe viaggare verso lo stretto di Bering e poi scendere dall'Alaska, vi toccherebbe un viaggio lungo qualche mese in cui è certo vi scontrerete con qualche mostro. - continuò il rosso con un elenco poco rassicurante.
- Wow, a sto punto mi sa che rimaniamo qua se queste sono le opzioni per lasciare lo stato. - dissi sconsolato mentre Nathan cercava di fare il duro trattenendo gemiti di dolore.
Dopo qualche minuto Mann diede a Nathan un barattolo della famosa crema alla nocciola e gli disse di finirlo se aveva intenzione di far guarire il braccio velocemente.
- Perchè ci fai continuare a mangiare questa roba? - chiese il corvino guardando l enorme barattolo.
- Perchè all'interno vi è una minuscola parte di nettare che fa guarire gli semidei, per gli umani rimane solo l'ottimo sapore del cibo divino. - disse il sosia di Sheeran mentre ordinava del cibo.
Mentre mangiavamo del sushi e Nathan cercava ancora di finire il barattolo, dopo la decima cucchiaiata aveva ormai la nausea 
- Aaah non di nuovo! - disse Nathan incazzato, aveva di nuovo quell'occhio in mano
- Perchè continua ad apparirmi in mano?  chiese
- Perchè è un trofeo ed essendo un trofeo continuerà ad apparire finche non lo accetterai. - disse Mann andando a cercare qualcosa
- Funziona così con tutti i mostri, lasciano sempre qualcosa, non sempre qualcosa di utile, ti consiglio comunque di tenerlo non si sa mai. - continuò tornando con una scatola di legno
- Ti accetto! - disse Nathan come se parlasse con l'ochio poi lo mise nella scatola e si pulì la mano.
- Come pensi di allenarci? - chiesi
- Vi renderò più resistenti, e cercherò di darvi delle basi di scherma anche se non ne so molto, sono più tipo da come viene viene- rispose 
- Prima vi farò correre come pazzi e poi fi ucciderò di flessioni, dopo si aggiungerà a questo un ventina di duelli al giorno. Fra un mese dovreste avere una forma accetabile. -  continuò.
Il suo piano per l'allenamento era fuori di testa ma se volevamo soppravvivvere era necessario seguirlo.
Finito di mangiare parlammo per un pò, Mann ci raccontò come aveva ucciso arpie, donne serpenti, telchini, mostri dell'orrore e persino una chimera anche se per farlo aveva causato un incendio, per fortuna niente vittime.
- Come hai ottenuto quegli occhi? - chiese Nathan mettendosi più comodo sul divano del rosso, ormai il braccio più che fargli male gli dava solo fastidio anche se aveva rischiato di vomitare dopo tutta la crema ingerita.
L'energumeno si prese un'attimo, come se non gli piacesse ricordare.
- Ero in prima liceo, stavo uscendo da scuola, vidi una ragazza aggredita da un cavallo in un vicolo, sembrava le volesse strapare la gola, la ragazza aveva un anno in più di me mentre il cavallo era bello grosso, corsi verso di lui cercando di dargli una spallata, sapevo che non lo avrei battuto ma avrei guadagnato un po di tempo così che la ragazza potesse scappare, purtroppo gli rimbalzai contro senza fargli neanche perdere un pò l'equilibrio, il cavallo si girò, come infastidito da una mosca
- E tu chi cazzo sei? - chiese irritato e con le iridi che erano diventate rosse.
Aveva lasciato la ragazza, ma ora voleva me, cercai di scappare ma mi prese per lo zaino e mi strattono sbattendomi contro le pareti o per terra, quelle furono le ferite a dar vita alle mie prime cicatrici.
Riusci a liberarmi dallo zaino e afferrai lo prima cosa appuntita che trovai e gliela puntai contro, era un manico di scopa spezzato, è un mistero cosa ci facesse li.
La bestia sputo lo zaino via come se fosse una gomma da masticare, non importa che pesasse una decina di kg.
L'animale mi fisso e inizio a caricare e, in un solo secondo, me la ritrovai di fronte, saltai e le conficcai il manico dritto nel palato, lo scontro mi fece volare via sul tetto dell edificio di fianco e fu allora che, un'antenna per il segnale si conficcò nei mie occhi accecandomi, un dolore e uno shock tremendo, tutto questo per un fottuto cavallo e una maledetta antenna. Gridai, come non avevo mai fatto, d'un tratto ero diventato ceco e provavo un dolore immenso, mi accascia a terra, credo piangendo, poi lo sentì
- Non ancora! Tu non hai finito! Tu hai salvato mia figlia ma non hai ancora ucciso la bestia che ha tentato di ucciderla e che ti ha reso ceco, io, Efesto, il primo e unico fabbro, ti ridarrò la vista. Ora alzati e va mio cacciatore! -
Aprì gli occhi e riuscivo a vedere, anche meglio di prima, ma in modo diverso da prima, come se mi fossi tolto delle lenti, non usciva più sangue, mi alzai e guardai in basso verso il cavallo, ma non era più un cavallo, aveva alcun fattezze di quell animale, aveva un aspetto cadaverico e sembrava perennemente bagnato, ai tempi non lo sapevo ma quello era un kelpi, un mostro della mitologia nordica che vive nelle acque dei fiumi, credo che quello vivevesse nelle fogne. 
Ora che potevo vedere di nuovo nella mia mente era rimasta un'unica idea, vendetta! Scesi dalla scala antincendio qualche piano, poi saltai sulla testa dell'animale che si stava divincolando non riuscendo a togliere quella specie di paletto dal palato, mi aggrappai a quel manico e lo spinsi ancora di più nel profondo, da li inizio una speccie di rodeo con il mostro, che in preda alle crisi inizio a volare in giro per il vicolo, a dimenarsi e a sbattere contro tutto cio che c'era di solido, dopo quelli che sembravano gironi passati a resistere riusci ad attraversare il cervello della bestia che si accascio a terra morta.
Tolsi il manico e glielo conficcai in entrambi gli occhi per andare sul sicuro e per vedicarmi dopo di che urlai, come un animale, come a far capire al mondo che io avevo vinto e lui perso.
La ragzza era li impietrita ma si riprese e mi venne in contro, mi prese per mano e mi portò via.
Da li lei mi raccontò tutto ciò che sapeva sui miti e mi diede il suo numero per rimanere in contatto. Tornai a casa e mia madre rimase impietrita dal mio aspetto, le dissi che ero caduto, tanto non mi avrebbe creduto. Efesto mi fece visita quella notte nei sogni e mi ringraziò, mi fece i complimenti per lo scontro, dopotutto ero un semplice essere umano, mi disse anche che mi riconosceva come suo protetto e che da allora sarei stato considerato come un figlio adottivo, a simbolo di ciò mi laciò gli occhi meccanici come potere per difendermi e mi salutò.
Giorni dopo quando, capì che i mostri erano tutt'intorno a me iniziai la mia cariera da cacciatore. - raccontò il rosso.
Io e Nathan rimannemmo a bocca aperta. Mann trattenne una risata vedendo la nostra reazione.
- Non dovete sorprendervi, a voi toccherà roba ben peggiore e mi sembra che oggi ne abbiate avuto una prova. - disse poi in tono serio.
Guardammo un pò di tv, parlammo un altro pò e poi uno dopo l'altro andammo a dormire.
Quella notte ebbi un incubo, a quanto pare è normale per i semidei, sopratutto quando sono consapevoli di esserlo.
Non era chiaro dove ero, il pavimento era fatto di roccia, come se fossi sulla cima di una montagna, intorno a me la nebbia, che però mi stava lontana almeno due metri e poi una voce
- Eccoti qui figlio della folgore! - sembrava fosse la montagna stessa a parlare.
- CHI SEI? - gridai 
Notai che un'ombra si muoveva intorno a me nascosta dalla nebbia.
- Oh non così in fretta piccolo aquilotto, ce ne è di tempo per scoprirlo e poi manca un mese a quando ti mangerò. - disse prima di ridere
- E come fai ad esserne sicuro? non sai manco dove vivo. - dissi anche se avevo una paura incredibile.
Sei paia di occhi rossi in colonna comparvero nella nebbia in risposta alla mia domanda, come se la mia domanda fosse un insulto.
- Perchè l ho sognato, ho sognato te qui e la mia bocca riempita di carne di semidio ed i miei sogni non sbagliano mai. Noi due siamo connessi e quando sarai nel mio stomaco lo saremmo ancora di più- rispose prima di una risata che fece tremare il pavimento.
Scappai usando il vento per muovermi velocemente ma l'ombra assunse la forma di un cane mostruoso con dodici occhi rossi e dopo aver giocato con me al gatto e il topo mi inghiotti e io mi svegliai.

Salve, è da tanto che non passo di qui, però sono tornato, spero di rimanerci per molto, bye...

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Capitolo 7
*** Inizia e finisce l'allenamento ***


Nathan

Quella notte avrei voluto dormire un pò di più, ma Ezio aveva avuto una visione/sogno e di solito nel caso dei semidei non è mai un caso.
Svegliai Mann e ci facemmo raccontare tutto.
Il nostro allenatore prese una sacca che aveva preparato ore prima e ce la passò.
- Preparatevi!- disse prima di allacciarsi un paio di stivali neri ai piedi. Mi chiesi come facesse a sopportare tutto quel caldo ai piedi.
- Ma è mezzanotte passata. - disse Ezio confuso
- Appunto, avevate un mese per prepararvi prima della visione, ora avete massimo due settimane! - rispose il rosso di rimando prendendo in fretta un altra sacca e riempiendola.
Vista la situazione ci cambiammo e ci dovemmo mettere anche dei pesi da cinque kili per arto.
Da li iniziò l'inferno. Corremo tantissimo, sui tetti per giunta, Mann voleva che padroneggiassimo il prima possibile il movimento in tre dimensioni perciò sì, sui tetti, scalando tetti e saltando tra i palazzi, uscimmo dalla città e arrivammo ad una spiaggia vicina, giù di li venti km ed ancora non era spuntato il sole.
Grazie al cielo io ed Ezio ci eravamo allenati per anni nella corsa. Come faceva invece Mann a stare davanti a noi con uno zaino pieno in spalle? Quanto era allento Mann?
La giornata continuò con molte serie di flessioni, venti scontri corpo a corpo e venti scontri di scherma. Mann ci diede le basi di entrambi ma non essendo un esperto l'unica cosa che potevamo fare era fare pratica.
Per spronaci Mann disse che quello con più vittorie al totale dei quaranta scontri avrebbe cenato mentre l'altro no. Se io ero favorito per lo scontro a pugni Ezio era fin troppo portato per la scherma, colpi veloci e niente movimenti inutuli.
Quella sera fui io a mangiare avendo totalizzato ventuno scontri vinti di cui solo uno di scherma.
- Ti odio razza di gorilla! - disse Ezio incazzato buttandosi sul divano.
- Non è colpa mia se con l'ultimo colpo di bastone ho rotto il tuo. - dissi cercando di scusarmi ma contento di poter mangiare.
- Invece e proprio colpa di quella forza da energumeno, normale che vinci a pugni, mettici anche il fatto che hai rotto la mia arma. - disse irritato prima di finire una bottiglia d'acqua da due litri.
- Niente scuse Ezio! In un combattimneto può succedere che la tua spada si spezzi, impara la lezzione e abbi cura della tua arma, se noti che si sta per spezzare non la usi per parare. - disse lanciandomi il sacchetto di un fastfood.
Guardai dentro un menu intero ed un enorme hamburger a troneggiare su di esso,però mi sentivo in colpa a mangiare da solo tutta quella roba dopo una giornta come quella, tolsi fuori bibita patatine e croisant e
- Oh no! Sono allergico alla senape. - dissi con finto tono scontento prima di lanciare ad Ezio il sacchetto.
- Visto che non voglio morire e giusto che qualcuno lo mangi. - dissi sorridendo, prendendo il pacco di patatine e mettendomi davanti alla tv.
Ezio non era più tanto seccato e a quanto pare nei giorni a seguire entrambi scoprimmo di essere allergici a molte cose: riso, salsa di soia, pollo, latte e altre cose. Le nostre madri ci avvisarono di essere arrivate sane al campo romano, mia zia ci entrò con la benedizione di Giove.
I giorni si susseguirono così, senza che per due settimane ritornassi in quella stanza o senza dimenticare nulla, dopo la prima settimana iniziammo a dare una mano al nostro ospite con la casa, con il lavoro e anche con la caccia, cercammo di evitare il più possibile il ciclope imapazzito che circolava per la città alla ricerca del proprio occhio.
Iniziai a prenderci la mano con la scherma, non stavo più facendo movimenti inutili e anche la resistenza fisica era aumentata, Ezio era diventato bravo a fare a pugni, dove non arrivava con la forza ci metteva l'astuzia e sì, mi ha fatto il culo tante volte, ma fare finta di non sentire dolore ti fa sentire meno umiliato dalla sconfitta, quindi lo feci sempre.
Poi accadde che
- Dobbiamo ripare le nostre armi. - disse Ezio serio puntando verso di me e Mann un pezzo di sushi.
- Sapete che ho ragione, non possiamo affrontare quella cosa senza armi e i nostri poteri non si sono sviluppati un gran che.
- Non saprei, dove pensi di trovare qualcuno che possa forgiare bronzo celeste? - chiesi ancora a bocca aperta.
- Ci sarà tempo per quello, da domani penseremo a come potenziare i vostri poteri, cioè, i tuoi poteri Ezio, quelli di Nathan si svilupperanno con il rafforzamento del corpo. - odiavo quando Mann precisava come io non avessi dei veri poteri se non una forza superiore alla norma ed una velocità simile a quella di una macchina, non sto dicendo che è poca roba, ma se il tuo miglior amico può volare e lanciare fulmini, un pò di invidia ti è concessa no? No???
- E quando lo faremo? L'ultimo giorno? O perchè non in mezzo al combattimento con quella cosa. - disse Ezio cercando di essere serio mentre inzuppava un altro pezzo di sushi.
Mi venne un idea folle ma gia che ne stavamo discutendo tanto valeva dirla
- Il ciclope!- dissi
- COSA???- chiesero entrambi all'unisono.
- Il ciclope. - ripetei 
- Sono degli ottimi fabbri e non lo dice solo la mitologia ma persino Percy Jackson ( si mann ci aveva aggiornato sui veri nomi di tutti), lui ha un fratello ciclope e fabbro. - continuai preso dall'idea
- Intendi chiedere aiuto allo stesso ciclope a cui hai strappato un occhio? - chiese Ezio sarcastico a bocca piena 
- Pensateci, lo teniamo buono con un giuramento sullo stige e in cambio gli diamo quello schifo di occhio.- spiegai
- Senso ha senso, ma è rischioso. - disse prima di guardare il cellulare, Mann chattava spesso con altri semidei, dava consigli e aiutava come poteva ma erano tutti troppo distanti da raggiungere.
- Altri semidei vero?- chiese Ezio preocupato.
- Si, Anna e salva!.- disse contento
- Ora e con gli altri. - continuò, Mann aveva indicato a tutti quelli che conosceva di ragrupparsi così da essere più forti insieme.
- Devi raggiungerli e portarli qui. - dissi 
- Dove vivrebberò? Qui staimo stretti in tre. - chiese il rosso
- A casa mia! anche se distrutta è ancora in piedi, con un pò di pulizie può ospitare almeno una decina di persone. - disse il corvino
- Oppure potresti raggiungerli tu e fare una base li per gli altri semidei- proposi
- E voi che farete?- chiese il nostro mastro
- Noi ti seguiremo ovunque tu andrai! - disse mio fratello alzando le bacchette al cielo
Alche non resistetti, mi alzai salì sul tavolo e gridaì
- OH capitano, mio capitano! - scoppiammo in una risata
- Va bene ragazzi, ripareremo le armi, finiremo di allenarci e poi ci dirigeremo a nord verso gli altri - disse il rosso chiudendo quella discussione
Il resto della serata lo passammo preparandoci perl'indomani e andando a dormire alle sette in punto, cioè capite sono andato a dormire alle sette per due settimane, sì anche questo faceva parte dell'allenamento e sì, era molto umiliante.
Il mattino dopo, zaino in spalla, con dentro le due lame e l'occhio e via alla ricerca del ciclope, correndo come sempre sui tetti, mi chiedevo spesso se tutto cio fosse legale ma poi ogni volta mi ricordavo che cosa stessi facendo e mi sentivo un'idiota.


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Capitolo 8
*** Do inizio alla mia fine ***


Ezio
 
- Siete sicuri ragazzi? - chiese Mann un po' preoccupato.
Per la prima volta da quando era diventato un cacciatore era lui ad andare nella tana del lupo, quindi potevo capire la sua preoccupazione, se le cose fossero andate storte avremmo dovuto affrontarlo ed essendo che il mostro provava un grande astio verso me e Nathan era decine di volte più pericoloso del normale.
- La scelta di farlo è vostra, non posso portarvi per mano all'infinito, voglio solo sapere se vi sentite pronti. - continuò lui cercando di rendersi più chiaro
- Non c'è tempo ed il piano di Nathan sembra solido, senza quelle spade integre non potremo battere quella creatura, qui non si tratta di tagliare le sottili ali di una manticora o di qualche graffio, questa creatura è grossa, o almeno nel mio sogno lo era, e le spade per come sono non riuscirebbero ad attraversare il suo pelo, le spade vanno riparate e lui può farlo.- dissi indicando il mostro che andava in giro delirando di come volesse l'occhio.
Nathan si alzò dal cornicione su cui si era seduto e disse
- Dai, andiamo, o rischiamo di perdercelo. - disse il corvino chiudendo la conversazione.
Lo seguimmo finché non andò a finire in un garage abbandonato dove iniziò a martellare.
Entrammo di soppiatto nel garage, grazie al cielo era fuori dal qualsiasi centro abitato così da evitare possibili vittime. Il mostro martellava e imprecava, non seppi mai cosa stesse costruendo ma era talmente preso da non sentirci entrare.
Fu mio fratello a parlare per primo
- Salve! Si può? - chiese dopo aver sbattuto una chiave inglese contro una macchina come per bussare.
- Questa voce... - disse il mostro - Sei tu! Tu che mi hai strappato l'occhio. - disse lui con la sua voce gutturale.
- E hai portato i tuoi amici.- disse dopo aver annusato l'aria
- Ora vi ucciderò! - disse con tono stranamente calmo prendendo un'immensa mazza e caricando.
- NON FARE UN ALTRO PASSO O RIDUCO IL TUO OCCHIO IN UNA POLTIGLIA! - disse il corvino con una furia tale da spaventare me, Mann e il ciclope che inciampo a causa dello spavento.
Lo guardai, l'altro Nathan era uscito di nuovo, me lo sarei dovuto aspettare, erano già due settimane che era tenuto buono, avvolte l'altro Nathan scompariva a caso senza che accadesse qualcosa, come se inconsciamente si addormentasse.
- SE LO VUOI DOVRAI RIPARARE QUESTE! - disse interrompendo i miei pensieri il corvino e lanciando per terra le spade.
- Come so che non le userete per uccidermi? - chiese il mostro in modo diffidente
- Noi e te faremo un giuramento sullo Stige, fino a domani non potremo ferirci e tu riparerai le nostre spade, ce le darei e noi ti daremo l'occhio, che ne dici? - disse il mio amico con calma.
Il mostro ci pensò su e poi accetto.
- Giuro sullo Stige di rispettare tale accordo. - dicemmo tutti all'unisono, il patto era siglato ed un tuono rimbombo come se il cielo fosse testimone del giuramento, il ciclope gattono in cerca delle spade, le trovò e si mise a lavorare.
Dopo circa venti minuti il ciclope si avvicino e cerco di mostrarcele però lo fece nella direzione sbagliata
- Eccole qui le vostre spade. - disse
- Siamo qui! - disse Nathan spazientito battendo un piede
Il ciclope si girò e ce le mostrò, erano bellissime, si notavano pure degli effetti particolari nel metallo come se contenessero acqua al loro interno, Psiche e Spirito stavano brillando di luce propria, stavo sbavando e non lo sapevo.
Stavamo per prenderle ma il mostro strinse la mano.
-L'occhio!- disse porgendo l'altra mano.
Mann gli poggio la scatola in mano e il ciclope lasciò cadere le spade, dopo di che rimise a posto l'occhio e quanto pare, riusciva di nuovo a vedere, la cosa mi sorprese al quanto, non pensavo che gli occhi per i ciclopi fossero come delle lenti a contatto.
Non perdemmo tempo e sia io che Nathan prendemmo le spade, poi, dopo qualche secondo che stavamo ammirando le spade, le spade ci ustionarono le mani ed istintivamente le facemmo cadere a terra.
- CHE COSA CI HAI FATTO? TU AVEVI GIURATO! - gridò il corvino stringendosi la mano per il dolore.
Mann tirò fuori il suo fucile ed era pronto a far fuoco.
- Io non lo farei se fossi in te, piccolo umano, infrangeresti il giuramento, quelle spade ora portano con loro una maledizione, e sarà quella maledizione ad uccidervi luridi semidei, io non vi ho attaccato e non vi ho ferito, quindi su di me la punizione del giuramento sarà lieve e se anche non lo fosse, se anche fosse mille volte più atroce ne varrà la pena. Ogni giorno sentirete una forte bruciatura che aumenterà di intensione ad ogni giorno e fra quindici giorni l'ustione sarà reale e brucerete vivi. - spiego il mostro con una calma ed una sicurezza che non erano mai state sue.
Guardai la mia mano non c'era alcuna ferita, stava dicendo il vero, quindi avevo solo quindici giorni ancora da vivere, mi prese il panico inizialmente, mille pensieri nel giro di pochi attimi, poi però pensai, ci deve essere una soluzione, le maledizioni posso essere spezzate.
- Come si spezza la maledizione? - chiesi, sperando che fosse abbastanza distratto da dircelo.
- Ah già, se non ve lo dico la maledizione non sarà completa, dovete uccidere la bestia più potente della nazione, mi riferisco a Scilla! - spiego prima che il cielo tuonasse di nuovo e la stanza si riempisse di nebbia.
- E con questo, la maledizione e completa. Potete andare. - disse prima di ridere di gusto, poi si rimise a battere del metallo.
Mann pieno di rabbia lasciò il fucile, lo rimise a p
- No... - disse con voce tremante Nathan 
- Non finisce così - continuò carico di rabbia.
- IO TI UCCIDO! - urlò prendendo Psiche e caricando il mostro.
Usai i venti per fare un salto in avanti e placcarlo ma mi venne difficile tenerlo poi fermo, sembrava andato in berserk, persino il mostro sussulto a causa della scena, gli girai il braccio dietro la schiena ci misi tutto il mio peso sopra per tenerlo fermo. 
- SEI IMPAZZITO? SE GLI FAI QUALCOSA TI TOCCHERA' UNA FINE ORRENDA! - gli gridai tirandoli la testa dai capelli così che lo potessi guardare negli occhi, nel giro di un secondo il vero Nathan tornò.
Mann ci raggiunse e cercò di tranquillizarci dicendoci che avremmo trovato una soluzione a tutto.
Uscimmo da quel garage con il ciclope che stava ancora ridendo, portammo con noi le spade senza farle toccare al rosso per non rischiare di far cadere anche su di lui la maledizione.
- Per... perdonami Ezio per il casino in cui ti ho messo- disse Nathan a testa bassa
- E scusami Mann per la scenata. - finì il corvino
Si sentiva in colpa, li diedi una pacca sulla spalla per fargli capire che non aveva senso esserlo, la colpa era mia, per aver tirato fuori l'idea delle spade. Fu allora che ci pensai, la maledizione si sarebbe conclusa in quindici giorni se non avessimo ucciso Scilla, e mancavano quattordici allo scontro con la bestia, il mio istinto mi dicevano che le due cose erano connesse e sapete cosa penso del mio istinto.
- Voi cosa sapete di, voi sapete cosa? - chiesi cercando di non far tuonare di nuovo.
- Compare per poco nei libri, giusto qualche pagina. - rispose Mann.
- Se non sbaglio era una ninfa che fu trasformata tramite una pozione in un orribile bestia con sei zampe, sei lunghi colli quasi serpentiformi e sei orribili teste di cane. - cercò di ricordare il mio amico.
- Aspetta! Sei teste di cane? Perché non mi suona nuovo? - chiese il rosso.
- Perché quella che ho sognato era una sua rappresentazione! Invece di sei teste, solo una ma con dodici occhi. Avevamo cercato di prepararci per poter affrontare lo scontro e ora lo avevamo confermato. - conclusi, ci ero finalmente arrivato, la bestia aveva ragione, entro quattordici giorni l'avremmo affrontata nel tentativo di ucciderla. Forse, se mi fossi stato zitto sul sogno e non avessi proposto di riparare Spirito e Psiche, avremmo potuto vivercela tranquilla, la mia testa stava scoppiando, Nathan si stava prendendo una colpa che non aveva, tutto a causa mia e della mia stupida bocca.
Gli altri concordarono, vedendo anche la forte emicrania che mi stava venendo e ritornammo a casa del nostro maestro con più problemi di prima.

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Capitolo 9
*** L'ignoranza è forza ***


Nathan

Quella mattina fu uno schifo, prima dovevamo preparaci per salvarci dallo scontro con Scilla, ora dovevamo ucciderla, a quanto pare era pure la creatura più potente della nazione. Tutto questo per quella maledetta stanza in cui continuavo ad entrare, era arrivato il momento di trovare una soluzione a questo problema.
Ci volle poco per tornare a casa di Mann, ci sedemmo sul suo divano, Ezio prese un tubo di patatine e accendemmo la tv.
Il brusio della tv ci aiutò a riflettere e la comicità di un episodio a caso di Big Bang Theory rese meno pesante l'atmosfera.
- Tu Mann devi andare a Nord e raggiungere gli altri, non si sa quanto resisteranno ancora da soli, noi due ci dirigeremo a Sud, abbiamo quindici giorni prima che la maledizione si compi del tutto. - disse il corvino rompendo il ghiaccio e sgranocchiando delle patatine.
- Ma voi morirete da soli. - rispose immediatamente il rosso.
Mi dispiaceva che non avesse molta fiducia in noi, ma dopotutto, lui era un realista e capiva la difficoltà della nostra missione.
- Oh andiamo, sei stato un buon allenatore, anche se hai giusto tre anni in più di noi. - dissi per dar man forte a Ezio e convincere Mann ad andare.
Il rosso si chinò in avanti stanco dopo che lo tartassammo per buoni venti minuti.
- Va bene, a questo punto anche se vi accompagnasi sareste capaci di attaccarmi o peggio pur di rispedirmi indietro, perciò ok, andrò dagli altri, cercate solo di non morire. - disse esasperato.
Io ed Ezio ci demmo un cinque, era bello che nonostante fossimo con la merda fino al collo riuscissimo comunque a divertirci.
Mann per tutto il giorno ci istruì sul primo soccorso, non immaginavo un braccio si potesse rompere in così tanti modi, ma più o meno capì le basi.
Preparammo gli zaini, giusto un cambio di vestiti, qualche confezione di crema alla nocciola e i kit per il pronto soccorso.
Uscimmo insieme a Mann quando ormai il sole stava tramontando, sembrava stesse andando in guerra con la tonnellata di roba che si portava dietro, chiuse a chiave e mise le chiavi sotto lo zerbino, stupido ma efficace a quanto pare come metodo per nascondere le chiavi.
Ci dovemmo subito separare, a quanto pare Mann aveva contattato un amico che lo avrebbe scortato fino  a Milano, mentre noi dovevamo prendere il treno se volevamo raggiungere la Calabria in tempi accettabili.
- Ezio. - dissi camminando sereno.
- Si? - rispose tranquillo, inquietante a ripensarci, eravamo noi o cosa? Come si poteva stare così sereni in una situazione come la nostra?
- Tu hai i soldi per il treno, il cibo e altre necessita? - chiesi come se nulla fosse.
- No. - rispose lui
- Manco io. - conclusi.
Ci fermammo, e dopo qualche secondo per metabolizzare la cosa, ci demmo un fortissimo face palm.
- Come abbiamo fatto a dimenticarci i soldi? - si chiese Ezio incredulo mentre correvamo insieme verso casa sua alla ricerca di qualche spicciolo nei cassetti. 
Non c'era tempo per pensare a quanto eravamo stati idioti, il treno sarebbe partito alle 8 ed erano già le sette e dieci, ci avremmo messo un ora ad andare e tornare.
- Prendi il mio zaino e passami le chiavi di casa tua. - gli dissi.
- Cosa vuoi fare?- mi chiese caricandoselo in spalla e passandomi le chiavi.
- Dove tiene Alessia i soldi?- chiesi di rimando.
- Nella cassaforte, dietro la natura morta vicino al divano in salotto, ma mia madre avrà preso tutto. - mi rispose il corvino sempre più confuso.
- Ci vediamo in stazione. - dissi scattando verso casa sua.
Mi feci un post scriptum di ringraziare Mann per l'allenamento. Ero più veloce di quanto potessi immaginare, tanto che provai, come flash, a correre sulle pareti in salita, non era così facile, nel momento in cui misi il piede sul muro per spingermi in alto la velocità acquisita quasi non mi slogò il ginocchio per l'impatto, riusci però a salire una decina di metri prima di perdere del tutto la spinta.
Da li continuai come il rosso mi aveva insegnato senza neanche trattenere le grida di eccitazione per quello che stavo facendo, a quella altezza e con quella velocità mi sembrava di volare, in una decina di minuti avevo già fatto una decina di km e dopo qualche altro minuto arrivai a casa di Ezio. 
Appena mi fermai il peso dello sforzo si fece sentire, fu però meno di quello che mi aspettassi, nulla più di quello che avrei sentito settimane prima dopo una quindicina di minuti di corsa leggera. 
Entrai in casa e cercai il quadro, era dove me lo ricordavo, spostai quell'orribile natura morta fatta da Alessia, mia zia amava l'arte del dipingere ma era totalmente incapace. La cassaforte era li ma non sapevo la combinazione. Ci pensai su, provai la data di nascita di Ezio e la sua, provai anche le combinazioni più stupide ma niente quella roba non si apriva, provai a chiamare la proprietaria ma non rispondeva, alla fine pensai una sola cosa, l'ignoranza è forza.
Cercai il primo muro vicino e usai tutta la mia forza per scavare nel muro intorno all'obbiettivo con la spada. Appena mi fu possibile la tirai fuori dal muro, fortuna volle che fosse piccola e la scaraventai a terra con tutta la forza in corpo ed essa si aprì. Presi le banconote che ne uscirono, non erano rimasti molti soldi giusto un centinaio di euro dimenticati per la fretta. Guardai il muro sfondato e inspirai a denti stretti
-Scusa zia. - dissi uscendo e chiudendo la porta a chiave.
Scattai di nuovo e dopo una decina di minuti ero arrivato, sudato fradicio, ma arrivato. 
Cercai con lo sguardo Ezio e lo ritrovai, mi stava aspettando vicino ad una colonna guardandosi intorno e controllando l'ora.
- Eccomi - gli dissi avvicinandomi. 
- Ho trovato i soldi. - continuai.
- Come sapevi la combinazione? Manco io la sapevo. -chiese curioso
La domanda mi spiazzò per un secondo, ripensai alla parete sfondata, giorni prima avevamo distrutto casa, ma roba tipo scheggiare mobili e rompere vasi, non sfondare muri.
- Ho tirato ad indovinare. - dissi con un sorriso sforzato per non dare spiegazioni. 
- Prendiamo i biglietti se no rischiamo di dimenticarci anche di questi. - dissi velocemente per cambiare discorso.
Lui mi guardò dubbioso per qualche istante e mi seguì.
Poco dopo stavamo salendo sul treno e mi arrivò una video chiamata, era Alessia, risposi, a quanto pare era stata concessa loro una casa a nuova Roma, Ezio a sentire ciò si fece sfuggire un gesto di soddisfazione.
- Comunque come mai avete chiamato? Sapete che è pericoloso usare troppo i cellulari. - chiese mia madre che apparve da dietro mia zia.
- E' partita per sbaglio, ora dobbiamo andare ci sentiamo tra qualche giorno, vi vogliamo bene, ciaaooo. - dissi velocemente chiudendo poi la chiamata e salendo sul treno con addosso lo sguardo sempre più dubbioso di Ezio.






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