Il mio grosso grasso matrimonio greco

di micchan91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vecchio ***
Capitolo 2: *** Derek ***
Capitolo 3: *** Corso di ceramica ***
Capitolo 4: *** Casa di Derek ***
Capitolo 5: *** Matrimonio ***
Capitolo 6: *** Inviti ***
Capitolo 7: *** Battesimo, pasqua e preparativi ***
Capitolo 8: *** Matrimonio ***



Capitolo 1
*** Vecchio ***


Stiles sospirò e affondò di più nel sedile, incrociando le braccia al petto e fissando la strada bagnata dalla fitta pioggia che cadeva ormai da ore. Accanto a lui suo padre stava guidando tranquillamente, ripetendogli quello che gli diceva da quando aveva quattordici anni.

< Devi trovarti una brava ragazza Stiles, sposarti e avere dei figli. Stai diventando vecchio e tra un po' nessuna ti vorrà più > stava dicendo e il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sentirsi dire di stare diventando vecchi alla veneranda età di diciotto anni era una cosa che solo i figli dei greci potevano provare. La vita di un greco doveva passare in tre punti fondamentali. Trovare una brava ragazza greca, sposarsela e farci dei figli greci, mangiando poi ciò che lei cucinava finchè non morivi...grasso.

Arrivarono alla loro meta pochi minuti più tardi e Stiles aprì lo sportello, fiondandosi sotto la pioggia senza nemmeno prendere l'ombrello e corse verso la porta, aprendola ed entrando nel buio di quello che era il ristorante della famiglia Stilinski. Accese le luci e si portò davanti alla vetrina, osservando il padre parcheggiare la macchina.

Stiles era sempre stato diverso lì, in quella piccola cittadina di Beacon Hills. Fin da bambino era il più esile di tutti e a lui erano vietati cibi ed usanze che tutti gli altri trovavano normali. Ricordava quando a scuola tutti quei ragazzini alti e già ben piazzati si mangiavano le merendine o i loro buonissimi panini e lui aveva le sue...schifezze, le si poteva definire solo così, schifezze che tutti gli altri fissavano storcendo il naso o facendoci battutine sopra.

La cosa che lo distingueva maggiormente dagli altri era che, mentre tutti gli altri bambini il pomeriggio andavano a giocare al parco o facevano le loro attività, lui i suoi pomeriggi li passava alla scuola greca, ad imparare tutto quello che serviva per crescere e diventare un buon greco. Imparavi cose molto importanti lì, come ad esempio "se Nick ha una capra e Maria ne ha nove...quanto ci metteranno a sposarsi?".

La vita gli aveva tolto sua madre molto presto, lasciandolo solo con un padre che per quanto si sforzasse non riusciva ad adempiere a tutti i compiti che di solito faceva sua madre, come cucinare o pulire, per quello ci pensava Melissa, unica donna non greca che aveva conquistato la fiducia di Noah Stilinski e lo aveva salvato innumerevoli volte dal tracollo morale e finanziario. Sorrise nel vederla arrivare e si affrettò ad aprire la porta a lei e a suo padre, stretti sotto l'ombrello di lei. Accese la luce al neon dell'insegna del ristorante e si tolse la giacca bagnata, appendendola all'ingresso. Il suo destino era lavorare nel ristorante di famiglia e non c'era modo di scappare, questo lo sapeva benissimo e così si mise a pulire i tavoli con un sospiro rassegnato. Non che non amasse la sua famiglia sia chiaro, i suoi zii, suo padre e tutti i suoi cugini erano le persone che amava di più al mondo, solo che...a volte...spesso...erano così assillanti!

Ricordava che suo padre quando era piccolo ammorbava tutti i suoi amici con lezioni greche, inventandosi addirittura storie come il fatto che tutte le parole al mondo derivassero da parole greche, persino kimono! Non faceva che parlare e parlare finchè i suoi amici non scappavano. L'unico che riusciva a sopportare gli sproloqui di Noah era Scott, il migliore amico di Stiles da quando erano piccoli, la sua salvezza, il suo ossigeno, la sua unica via di fuga da quel caos che era la sua famiglia.

Comunque lui era ancora single, e niente ragazza voleva dire lavoro doppio nel ristorante, così le sue giornate passavano sempre lì, mattina e sera, pranzo e cena. I suoi cugini si dividevano tra il ristorante e gli altri lavori che avano con le loro consorti e spesso i loro figli correvano per il ristorante, ricordando perennemente a Stiles che doveva sbrigarsi a farsi una famiglia dato che, come diceva sempre suo padre, stava invecchiando.

Alla fine però Stiles era arrivato a compiere venticinque anni ed era ancora single nonostante tutti facessero davvero qualunque cosa fosse in loro potere per potergli trovare la ragazza. Noah aveva addirittura programmato un viaggio nella sua terra natale per potergli trovare una donna da sposare, ma Stiles si era rifiutato scatenando un coro di proteste da parte delle zie.

Il ragazzo sospirò e smise di mettere a posto il bancone dopo aver guardato suo padre con la sorella e il marito seduti al tavolo che parlavano quasi sicuramente di lui. Sbuffò quando sentì la parola "mai" e il suo nome nella stessa frase e afferrò il bustone dell'immondizia per poi uscire a buttarlo, prendendosi un momento per respirare aria fresca e rilassarsi. Avrebbe tanto voluto una vita diversa da quella, più felice e più serena, ma non poteva farci nulla così rientrò e prese la caraffa con il caffè, girando per i tavoli per vedere se qualcuno ne volesse.

Stava versando caffè ad una signora dall'aria gentile quando il campanello della porta suonò, avvertendo l'ingresso di un altro cliente. Stiles si voltò e rimase con la caraffa a mezz'aria mentre la sua bocca si socchiudeva. Un vero dio greco era appena entrato nel suo ristorante e si stava togliendo la giacca. Stiles osservò la barba e gli addominali scolpiti che si intravedevano da sotto la maglia attillata e per un momento si sentì avvampare. Distolse immediatamente lo sguardo e finì di versare il caffè. Sentiva il cuore battergli forsennato e non capiva il perchè. Sapeva di non doverlo fissare, ma alla fine tornò ad osservarlo e i suoi piedi si mossero in automatico, camminando verso di lui. Attraversò la piccola stanza e si fermò accanto al suo tavolo. Il dio greco non era solo e sedeva al tavolo con un ragazzo di colore che alzò un sopracciglio appena notò Stiles fermo e con un'espressione ebete stampata sul viso.

< Si? > chiese e tanto bastò a far riavere Stiles che arrossì lievemente.

< Scusate, mi si era inceppato il cervello. A voi capita mai? > ridacchiò, arrossendo ancora di più quando si accorse di cosa aveva detto.

< Comunque eccomi qui, la vostra statua greca personale > ridacchiò subito dopo e spalancò gli occhi quando il dio greco rise della battuta. Invece di cogliere la palla al balzo e continuare la conversazione, o comunque versargli il caffè come avrebbe dovuto fare, Stiles fece dietro front e si allontanò con il cuore in gola.

< Potrei avere un altro po' di caffè? > chiese il ragazzo di colore e Stiles tornò indietro, ma invece di versarlo a lui lo versò al dio greco senza staccargli gli occhi di dosso. Lui sorrise divertito e alzò la tazzina piena in segno di rigraziamento prima che Stiles scappasse nuovamente via, lasciando il ragazzo che gli aveva chiesto altro caffè a secco. Quello si limitò a rubare la tazza dell'amico per poi alzarsi.

< Andiamo dai > disse mettendosi la giacca.

< Sono appena arrivato > ribattè il dio rubandogli una patata dal piatto e sorridendo soddisfatto.

< Lo so, ma ho lezione. Oggi darò un compito a sorpresa > rispose l'altro, facendo intuire a Stiles che fossero più grandi di quanto sembrassero.

< Anche io oggi ho dato un compito, ma li ho avvertiti per tempo > ridacchiò il dio alzandosi a sua volta e in tutta la sua dignità Stiles si accucciò dietro alla cassa, ma nella sua stupidità lasciò la testa fuori e ben visibile. Il ragazzo di colore si avvicinò e lo guardò perplesso, lasciando poi i soldi accanto alla sua faccia.

< Tieni pure il resto > disse e Stiles gli fece un sorriso tirato ed imbarazzato, poi si rimise dritto ed osservò i due sparire dalla sua vista.

I giorni seguenti il bel dio greco non tornò al ristorante e Stiles riprese la sua vita di sempre. Quel giorno stava controllando l'inventario del negozio e si accorse che c'erano diversi conti sbagliati così chiuse il libro e si avviò nell'ufficio del padre. Lui era seduto alla scrivania che controllava i nuovi menù mentre Melissa puliva l'ufficio. La donna gli sorrise dolcemente e Stiles ricambiò il sorriso per poi avvicinarsi al padre.

< Papà, stavo controllando l'inventario e...ho notato che ci sono molti errori > iniziò titubante mentre il padre non alzava nemmeno lo sguardo su di lui.

< E...si insomma pensavo che potremmo prendere un computer. Tu sai che io sono bravo in informatica, ma ci sono molti programmi che non conosco così...pensavo che potrei seguire qualche corso di informatica > disse torturandosi le mani e a quel punto il padre si voltò verso di lui.

< Ma tu hai già il lavoro qui, non ti serve fare un corso > gli disse e Stiles sospirò piano.

< Lo so ma...> tentò, ma l'uomo scosse la testa.

< Non abbiamo bisogno di un computer e tu non hai bisogno di andare all'università! > esclamò alzandosi e lasciando la stanza. Stiles sbuffò e si sedette sulla poltrona che aveva lasciato l'uomo, sorridendo mestamente a Melissa.

< Sta tranquillo, ci parlo io con lui > gli disse e Stiles le sorrise grato.

< Grazie...so che per lui è difficile allontanarsi da me e non avermi sempre sott'occhio ma...voglio fare anche altro nella mia vita > sospirò e Melissa si avvicinò a lui per accarezzargli la testa.

< Lascia fare a me > gli disse uscendo a sua volta e Stiles diede un piccolo colpetto con la nuca allo schienale. Se c'era qualcuno che poteva convincere suo padre quella era Melissa, sperava solo che ci riuscisse anche quella volta.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Salve! So che ho due long da continuare, ma ieri sera con gli amici per la serata film abbiamo scelto "il mio grosso grasso matrimonio greco"...e niente, manco è iniziato che io già avevo afferrato il portatile e avevo iniziato a scrivere seguendo ciò che accadeva nel film XD

Ovviamente ho modificato diverse cose, soprattutto il fatto che nel film i maschi possono fare ciò che vogliono a differenza delle ragazze....qui invece sono tutti vecchi e zitelli se passano i vent'anni senza essersi almeno fidanzati xD

Spero che vi piaccia, pubblicherò abbastanza rapidamente dato che l'ho finita contemporaneamente alla visione del film, ma non ho tempo per rileggerla, quindi spero di non aver fatto errori troppo brutti!

Baci <3

 

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Capitolo 2
*** Derek ***


Stiles si chiuse l'ultimo bottone della giacca e sorrise osservandosi allo specchio. Il corso sarebbe iniziato tra poco meno di un'ora e lui doveva avviarsi. Melissa aveva convinto il padre a mandarlo e così Stiles tre giorni a settimana aveva delle ore solo per se stesso, ore in cui poteva imparare qualcosa di nuovo e soprattutto conoscere gente nuova.

Il corso stava andando alla grande e Stiles adorava parlare con il suo nuovo gruppo di amici, amici ignari delle sue origini e soprattutto di suo padre. Ogni giorno osservava la bacheca degli annunci affissa all'ingresso dell'università e un giorno l'occhio gli cadde su un volantino di un corso specifico per i computer. Subito lo strappò e lo lesse meglio, sorridendo felice.

< Allora, come sta andando il corso? > gli chiese Melissa, stavano passeggiando per il centro per comprare le cose che servivano per il ristorante e Stiles teneva le pesanti buste piene di cose.

< Alla grande! > esclamò subito Stiles entusiasta. I due avevano una meta ben precisa, l'agenzia di viaggi appartenente a sua zia, la sorella di Noah. Stiles voleva lavorare lì per poter fare il suo tirocinio per quel nuovo corso, "computer e turismo", sarebbe stato emozionante. Melissa gli fece un largo sorriso e i due arrivarono ben presto al negozio. Come ogni zia greca che si rispetti la donna stritolò Stiles in un forte abbraccio e gli baciò più volte le guance, sedendosi poi e ascoltanto attentamente il nipote.

< Quindi zia, in sostanza vorrei lavorare qui per te. Tu avresti più tempo da passare con lo zio, potresti addirittura farti una vacanza e te la prenoterei io! > le disse mentre la donna lo guardava.

< Allora...mi assumi? > chiese speranzoso e quella gli fece un largo sorriso.

< Ma certo! > rispose e il ragazzo si trattenne dal saltare di gioia.

< Grazie! > disse invece dandole un bacio, il bello delle famiglie greche era che ci si aiutava sempre.

< Però bisognerà chiedere a tuo padre > bastarono quelle poche parole a smorzare l'entusiasmo di Stiles che sospirò piano.

< Basterà fargli credere che è una sua idea > ridacchiò Melissa avvicinandosi con aria complice e i tre misero a punto un piano a prova di bomba.

Fu così che il giorno seguente la sorella di Noah si presentò al ristorante. Subito il padrone di casa le offrì qualcosa e si sedettero al tavolo insieme a Melissa.

< Allora...come vanno le cose al negozio? > le chiese distrattamente Melissa.

< Mh, non tanto bene > rispose subito la donna e Noah subito si agitò.

< Le cose vanno male? Hai bisogno di soldi? > le chiese mentre Melissa gli poggiava una mano sul braccio per tranquillizzarlo.

< Ma no...è che lei poverina è sempre sola > disse e Noah alzò un sopracciglio.

< Sola? > chiese e lei annuì.

< I miei figli lavorano alla lavanderia e io sono sempre sola... > disse mentre Stiles si avvicinava al tavolo portando il caffè con il cuore in gola.

< Chiedi a uno di loro di tornare da te > disse Noah, ma Melissa intervenne subito.

< Loro non sanno usare bene il computer > disse incrociando le dita da sotto al lavolo e Noah si fece pensieroso, poi fissò lo sguardo sul figlio e sembrò illuminarsi.

< Stiles! Lui potrebbe venire a lavorare per te e uno dei tuoi figli potrebbe prendere il suo posto qui > disse e Stiles dovette far appello a tutta la sua buona volontà per non lanciare un grido di gioia. Si limitò a sorridere per poi allontanarsi, mettendosi a ballare solo una volta fuori dalla sala.

La settimana seguente iniziò a lavorare all'agenzia di viaggi. Suo padre lo aveva stordito di raccomandazioni e nessuno gli aveva confessato che sarebbe stato solo lì al negozio e non con la costante presenza della zia. Stiles sentiva un'euforia mai sentita prima e prese il lavoro molto seriamente, impegnandosi in ogni cosa che faceva e riuscendoci anche molto bene.

Erano mesi ormai che lavorava lì ed era diventato semplicemente perfetto, faceva telefonate rapide e metteva in ordine i vari documenti con maestria. Un giorno mentre era al lavoro alzò lo sguardo verso la vetrina che dava sulla strada e sgranò gli occhi quando vide il dio greco prendere un hot dog poco lontano. Quello lo notò e i due si fissarono per qualche istante, ma appena il ragazzo più grande distolse lo sguardo per pagare Stiles si gettò sotto la scrivania, dandosi dell'idiota. Quando risbucò l'uomo non c'era più e Stiles sospirò scuotendo la testa, aveva un serio problema. Il giorno seguente però il dio greco tornò, Stiles lo vide passare davanti alla vetrina e rimase immobile finchè non passò, poi però lo rivide comparire pochi istanti dopo e tornare indietro e lo rifece ancora...e ancora...

Stiles sorrise divertito per quel comportamento e quando il telefono squillò rispose un po' distrattamente. Sentì chiaramente il cuore esplodergli quando il dio smise di fare avanti e indietro ed entrò nel negozio. Il ragazzo alzò il dito per chiedergli un momento e finì la chiamata.

< Salve > esclamò con una voce più alta di qualche ottava e tossicchiò per schiarirsela.

< Salve > rispose lui con un sorrisetto e Stiles fissò lo sguardo sulle labbra che spuntavano dalla barba folta. Si alzò in piedi appena si accorse di starlo nuovamente fissando come un ebete.

< Vuole vedere dei deplian? > chiese e con uno scatto marciò verso il mobile dove tenevano tutti i volantini, peccato che avesse ancora le cuffie addosso e che le cuffie fossero collegate con il computer così che venne trascinato all'indietro e cadde a gambe all'aria. Il dio greco si sporse oltre la scrivania e continuò a guardarlo con aria divertita.

< Trovati > mugolò Stiles con le guance bordò e afferrò un volantino che era caduto a terra, sventolandolo come se fosse una bandiera, sentendosi sempre più stupido.

< Io sono Derek comunque > disse l'uomo come se niente fosse e Stiles lo fissò da terra.

< Stiles > rispose lui.

< Vuoi venire a cena con me? > gli chiese all'improvviso Derek e Stiles annuì immediatamente.

< Cena, certo > rispose e Derek gli lasciò scritto il suo numero su un foglio di carta per poi uscire. Stiles rimase sdraiato a terra a fissare il soffitto con un sorriso ebete stampato in faccia, poi prese a ballare direttamente sul pavimento.

Poche sere dopo Stiles si era messo il suo vestito più bello e senza dire niente a suo padre era sgattaiolato fuori per incontrare Derek. Il moro aveva scelto un posticino niente male e quando Stiles lo vide da lontano sentì il cuore battere all'impazzata come ogni volta che lo notava, sembrava ancora di più un dio greco con quel completo che gli fasciava quel fisico perfetto. Stiles prese un lungo respiro e si lisciò la giacca per poi avvicinarsi, ripetendosi come un mantra che erano solo due uomini che andavano a cena fuori, niente di sconveniente o niente di sessuale o che c'entrasse con l'amore...solo un dio greco e lui che andavano a cena fuori in uno dei ristoranti più romantici della città. Degluttì a vuoto e salutò Derek con un sorriso e si sentì arrossire quando quello si chinò per baciargli la mano.

< Sei bellissimo > gli disse e Stiles emise un suono a metà tra un gemito imbarazzato e una risatina.

< Anche tu stai alla grande > disse e Derek gli fece cenno di entrare. I due si sedettero al tavolo e, al contrario di quanto aveva immaginato Stiles, la serata fu piacevolissima. Erano riusciti a parlare senza il minimo imbarazzo, Derek gli aveva parlato del suo lavoro come insegnante e Stiles aveva scoperto che non era così vecchio come pensava per il fatto che insegnava, ma anzi aveva solo pochi anni in più di lui. Nonostante Stiles avesse l'abitudine di parlare troppo quella serata la passò ad ascoltare e a sorridere ai racconti del più grande e non si trattenne dal ridere ogni volta che ne sentiva il bisogno, si sentiva così libero in sua presenza.

< Quindi tu sei greco > disse alla fine Derek e Stiles annuì con un sospiro.

< Purtroppo si > rispose divertito.

< Che ne dici se domani andiamo a mangiare greco? > propose subito Derek, ma il ragazzo scosse la testa.

< Oh, no grazie > ridacchiò.

< Dai, c'è un posto carino...Stilinski qualcosa, ci ho mangiato una volta ed è buonissimo > disse e quel punto Stiles sgranò gli occhi.

< N-No...meglio di no > sussurrò abbassando lo sguardo e Derek lo guardò preoccupato.

< Mio padre gestisce il ristorante > disse per fargli capire il motivo e Derek sembrò illuminarsi.

< Ora mi ricordo dove ti ho già visto! Eri il cameriere! > esclamò e Stiles arrossì.

< Si, era una...fase... > disse, quando lo aveva visto la prima volta era in condizioni pessime, niente capelli sistemati e aria distrutta e depressa.

< Io ti ho trovato bellissimo > ribattè Derek e Stiles tornò a fissarlo con la bocca socchiusa, era la seconda volta che glielo diceva, ma non poteva credere che uno come Derek potesse trovarlo bellissimo. Si morse lievemente il labbro inferiore e ricacciò indietro la gioia che stava provando.

< Beh...grazie > disse sorridendogli.

A fine serata si salutarono con un abbraccio e Derek gli propose di rivedersi. Stiles ovviamente accettò prima ancora che Derek finisse di chiederglielo e tornò a casa con il sorriso più grande che avesse mai fatto stampato in faccia.

Solo una piccola parte di se stava urlando che quella era una cosa sbagliata, che avrebbe dovuto uscire con una bella ragazza, magari con Lydia, e quella parte aveva la voce di suo padre. Il resto di se si stava crogiolando nel tepore che gli aveva lasciato l'abbraccio di Derek, addormentandosi con quegli occhi verdi nella mente.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Ed ecco il secondo capitolo :)

Spero vi sia piaciuto! A presto, baci <3

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Capitolo 3
*** Corso di ceramica ***


Stiles e Derek continuarono ad uscire insieme. Stiles accampava scuse con suo padre che sembrava non accorgersi di nulla, solo Melissa gli lanciava sguardi consapevoli che il ragazzo però evitava abilmente. Era interessante per Stiles sentire com'era la vita quando non eri greco. Derek aveva due sorelle, ma i suoi genitori li lasciavano liberi e tranquilli di poter fare ciò che volevano. Derek aveva seguito la carriera che più gli piaceva ed era andato a vivere da solo all'età di diciotto anni, cosa che Stiles poteva solo sognare finchè fosse rimasto single.

< Quindi hai solo una cugina? > chiese una sera che stavano passeggiando e Derek ridacchiò.

< Perchè, tu quanti ne hai? > gli chiese fermandosi e poggiando i gomiti sul cornicione del ponte che stavano passando per poter osservare l'acqua scura sotto di loro.

< Oh io ne ho ventisette > ridacchiò il ragazzo imitandolo e fissando le piccole onde che si formavano.

< Ventisette? > ripetè Derek ridendo e Stiles annuì.

< Solo di primo grado > aggiunse e il moro lo guardò stupito.

< E come fate a natale? > gli chiese. Stiles a quella domanda alzò gli occhi al cielo con aria divertita.

< E' un vero incubo. Melissa è costretta a cucinare un arrosto enorme! Le mie zie portano ognuna qualcosa da mangiare e ti giuro che potremmo sfamare da soli l'intera cittadina di Beacon Hills con solo ciò che prepara la sorella di mio padre > esclamò facendo ridere Derek.

< Poi mio padre e mio zio litigano per chi deve mangiare il cervello dato che spetta al capofamiglia e mia zia mi insegue per tutta casa con l'occhio dell' agnello infilzato su una forchetta per farmelo mangiare così che avrò fortuna e i miei figli saranno intelligenti > sbuffò divertito e Derek non fece che ridere.

< Dev'essere bello > commentò alla fine e Stiles gli rivolse uno sguardo esasperato e tragico.

< Credimi, non lo è > disse.

< E poi...tutti i greci devono uscire e conoscere solo gente greca, si sposano con altri greci per poter fare figli greci e...tra noi non può funzionare > disse scuotendo la testa e Derek alzò un sopracciglio.

< Non può? > chiese e Stiles sospirò guardandolo.

< Tu sei...bellissimo e meraviglioso ed io credo di essere cotto di te, ma non sei greco e di sicuro non posso dare nipoti a mio padre con te....anche se verrebbero dei bambini davvero belli se prendessero da te > disse tutto di un fiato e Derek sorrise divertito.

< Quindi io ti piaccio > disse e Stiles si bloccò, lo aveva ammesso ad alta voce senza accorgersene, non aveva nemmeno pensato a ciò che stava dicendo mentre lo diceva...

Subito osservò il ragazzo davanti a se con le guance viola d'imbarazzo.

< Non è questo il punto > borbottò.

< Non siamo di due specie diverse Stiles. Sai com'era la mia vita prima di conoscerti? Noiosa. Poi ho conosciuto te e la mia vita è diventata caotica. Con te mi diverto, mi piace parlare con te e sei bellissimo. Non mi interessa se sei un ragazzo e se sei greco > ribattè mentre Stiles lo guardava con aria ebete. Non riuscì comunque a fare o a dire niente che le labbra di Derek erano sulle sue. Stiles chiuse gli occhi e giurò di vedere i fuochi d'artificio mentre assaporava le labbra del suo dio greco. Derek baciava divinamente e la sua barba gli solleticava il viso. Rimasero avvinghiati per diversi minuti e quando si staccarono il cervello di Stiles era completamente fuori uso.

< Non sei greco > riuscì solo a mugolare, ma Derek bloccò qualsiasi altra protesta baciandolo di nuovo.

Le proteste vennero accantonate. Stiles era completamente cotto di Derek e sinceramente la paura che suo padre lo scuoiasse vivo passava in secondo piano quando si baciavano. Ovviamente mantenne tutto segreto continuando a imbastire scuse, dicendo che usciva con Scott o che andava al corso. L'unica persona che sapeva la verità era proprio Scott, Stiles aveva dovuto dirglielo per due motivi, uno perchè era il suo migliore amico e gli diceva tutto e due perchè non lo avrebbe coperto se Stiles non gli avesse detto la verità. Il suo migliore amico comunque sembrava felicissimo per lui, nessuna remora sul fatto che non fosse una bella ragazza quella che lo baciava tutte le sere nella macchina parcheggiata distante qualche metro da casa sua. E Stiles adorava davvero il bacio della buona notte, lo adorava così tanto che ogni volta che lo riceveva la mattina dopo si svegliava con l'aria di uno che aveva appena vinto alla lotteria.

Derek lo andava a trovare anche a lavoro e gli teneva compagnia, anche se di tanto in tanto quando erano soli lo baciava, scatenando in Stiles eccitazione e terrore di essere visti nello stesso istante.

Quella mattina Stiles stava facendo le fotocopie e Derek gli si era messo dietro, baciandogli il collo e sussurrandogli cose maliziose all'orecchio, divertendosi a vederlo arrossire. Fu un colpo di tosse a farli staccare e voltare. Erika, la cugina di Stiles, li osservava con un sorrisetto divertito.

< Ciao corso di ceramica > ridacchiò usando l'ultima scusa che Stiles aveva accampato con suo padre.

< Erika > disse Stiles a mezza voce, ma lei alzò le braccia per far capire che non voleva fare o dire niente.

< Io sono l'ultimo dei tuoi problemi, lo sanno tutti > disse e Stiles sentì il mondo vorticargli intorno.

< T-Tutti? > soffiò e lei annuì.

< Ieri sera mia madre ti ha visto divorargli le labbra ed è subito andata a dirlo a papà che è subito andato a dirlo a tuo padre > gli disse e Stiles sentì chiaramente che stava per avere un attacco di panico. Derek gli strinse la mano e gli sorrise rassicurante.

< Andrà tutto bene > gli disse, ma Stiles non lo stava ascoltando, non faceva che sentire suo padre che gli ripeteva che doveva sposare una donna...greca soprattutto.

< Mi ammazzerà > soffiò mentre chiudeva il negozio e si avviava verso casa con Derek ed Erika. Quando entrò in casa la trovò affollata, come per ogni evento che succedeva la famiglia si riuniva, c'era anche Melissa che subito gli sorrise dolcemente mentre Noah squadrava Derek dalla testa ai piedi e gli faceva un cenno secco di seguirlo in salotto. Stiles si sedette al tavolo della cucina in silenzio, poggiando le mani sulla tovaglia a fiori, la preferita di sua madre, e si mise a guardare il vuoto. Si sentiva male, ma non aveva nemmeno la forza di arrivare in bagno e vomitare come gli chiedeva il suo stomaco. Nell'altra stanza Noah e Derek si stavano fissando e quest'ultimo sembrava molto tranquillo al contrario dell'uomo che non faceva che camminare da un lato all'altro della stanza.

< Tu sei un uomo > proruppe alla fine e Derek sollevò un sopracciglio.

< Si, lo sono > rispose pacato e Noah lo guardò male.

< Quindi che vuoi da mio figlio? Lui deve sposare una brava ragazza greca, darmi dei nipoti > ribattè subito e Derek sospirò piano.

< Non è quello che lui desidera > disse semplicemente, alzando lievemente gli occhi davanti allo sguardo oltraggiato di Noah.

< Questo è esattamente ciò che vuole Stiles! Fino a poco fa aveva una grande cotta per Lydia! > esclamò e Derek sospirò pesantemente. Stiles gli aveva raccontato di Lydia, una ragazza bellissima che lo ignorava palesemente fin da quando erano piccoli e che suo padre aveva convinto una sola volta a venire a casa loro e da quel giorno si era fatto un film, convincendosi che un giorno si sarebbero sposati perchè erano fatti l'uno per l'altra.

< E comunque per uscire con mio figlio avresti dovuto chiedere il mio permesso! > sbottò e Derek sospirò per l'ennesima volta, poi si stampò in faccia un sorriso.

< Posso uscire con suo figlio? > chiese e i due si fissarono per qualche momento.

< No! > esclamò poi Noah e Derek si staccò dal mobile al quale si era poggiato, raggiungendo Stiles in cucina e ignorando le proteste dell'uomo. Si preoccupò non poco dello sguardo vacuo e terrorizzato che gli rivolse il ragazzo e si affrettò a sorridergli rassicurante.

< Ci vediamo domani > gli disse senza nemmeno domandare per fargli capire che lui non se ne sarebbe andato, che non l'avrebbe lasciato solo perchè la sua famiglia non era d'accordo. Per un momento temette che Stiles invece si facesse influenzare dalla famiglia e gli dicesse di no, ma sospirò sollevato quando lo vide annuire seppur impercettibilmente. Si chinò e gli diede un veloce bacio sulla fronte per poi salutare tutti con un cenno della testa e uscire. Gli dispaceva lasciare Stiles da solo, ma sapeva che quella era una cosa che doveva affrontare con la sua famiglia e che lui non c'entrava nulla, anzi rischiava di metterlo ancora più in difficoltà soprattutto perchè di fronte ad atteggiamenti simili perdeva le staffe molto facilmente.

Nel frattempo dentro casa era scoppiato un putiferio.

< Te l'avevo detto io che dovevi dargli una figura materna! Se ti fossi risposato a quest'ora tuo figlio sarebbe fidanzato con una bella ragazza greca e non con un ragazzo! L'hai cresciuto male Noah! > stava sbottando la sorella maggiore e l'uomo le inveiva contro in risposta. Stiles sentiva lo stomaco sottosopra e continuava a fissare il muro, stringendo le mani tra loro fino a far sbiancare le nocche. Era doloroso sentire quelle parole e più di una volta gli salì il vomito mentre l'attacco di panico si faceva sempre più imminente. Alla fine si alzò di scatto facendo strusciare la sedia a terra e tutti si zittirono, osservandolo.

< Io...vado in camera mia > ansimò a corto d'aria e non guardò Melissa per evitare il suo sguardo preoccupato. Si avviò rapido verso la porta.

< Stiles? > lo chiamò quasi con dolcezza sua zia e lui si fermò, ma senza guardarla.

< Le sbandate possono capitare a tutti, ma termina questa pazzia > gli disse e lui si affrettò a correre al piano di sopra e a chiudersi nella sua stanza, scivolando a terra con la schiena poggiata al muro accanto alla porta. Rimase così nella disperata ricerca di ossigeno e non seppe dire dopo quanto qualcuno bussò alla porta.

< Eih > sussurrò Scott sedendosi accanto a lui e senza aspettarsi che Stiles dicesse niente si mise ad accarezzargli il braccio con movimenti lenti, sussurrandogli parole di conforto per aiutarlo a rilassarsi. Dopo qualche minuto lo aiutò ad alzarsi e si misero sul letto. Scott coprì entrambi e passò un braccio attorno al suo corpo, lasciandolo scivolare in un sonno agitato.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Ed ecco che la famiglia ha scoperto di Derek e, ovviamente, nessuno l'ha accettato tranne Melissa e Scott!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Baci <3

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Capitolo 4
*** Casa di Derek ***


La colazione fu fredda, la prima colazione senza urla allegre o battibecchi da quando era morta sua madre. Stiles spiluccò del pane e portò poco e niente alla bocca. Scott era rimasto con lui tutta la notte e aveva deciso addirittura di saltare il lavoro per restargli accanto, preoccupato per l'amico. Per tutta la notte Stiles non aveva fatto che incubi, si era girato e rigirato nel sonno e si era svegliato più volte, probabilmente se non ci fosse stato Scott a stringerlo avrebbe passato la notte a piangere e a cercare disperatamente ossigeno. Il ragazzo sospirò pesantemente e alzò lo sguardo sul suo migliore amico che subito gli sorrise mentre Melissa gli accarezzava i capelli passandogli dietro.

< Oggi verrai con me al ristorante, lavorerai lì da oggi in poi > gli disse serio suo padre e Stiles lasciò cadere la mano sul tavolo con uno scatto.

< No! Io ho il mio lavoro adesso! > esclamò, fronteggiando lo sguardo severo di Noah.

< Sono tuo padre, decido io > ribattè.

< Ho venticinque anni, non puoi decidere per me! > sbottò.

< Smetterò di decidere per te quando ti sarai sposato e avrai una tua casa e una tua famiglia! > sbottò suo padre in risposta e Stiles si alzò di scatto, guardandolo malissimo per poi avviarsi verso la porta.

< Dove credi di andare? > esclamò Noah mentre Stiles prendeva le chiavi dell'agenzia di viaggi.

< Al lavoro > urlò prima di uscire e sbattersi la porta alle spalle, marciando verso il suo posto di lavoro. Non si stupì di trovare Derek davanti alla vetrina ancora chiusa e sospirò rilassato, il solo vederlo lo faceva stare meglio.

< Eih > disse arrivandogli vicino e subito Derek gli prese la mano.

< Eih > ribattè dolcemente.

< Com'è andata? > gli chiese subito dopo e Stiles alzò le spalle.

< Tutto in pieno stile greco. Una tragedia immensa, hanno detto in sostanza che la colpa è di mio padre che non si è risposato quando mia madre è morta > disse e Derek si trattenne dal commentare solo per rispetto nei confronti di Stiles.

< Mi dispiace > disse semplicemente, scansandosi per permettere a Stiles di aprire il negozio.

< Prima o poi sarebbe successo > ribattè Stiles iniziando ad accendere il computer e a sistemare i fogli sparsi sulla sua scrivania.

< Non devi andare in università oggi? > gli chiese poi alzando lo sguardo per osservarlo, Derek era così bello che Stiles non poteva farne a meno.

< Si, sto andando. Volevo solo assicurarmi che fosse tutto apposto tra noi > disse un po' preoccupato e Stiles aggirò la scrivania per avvicinarsi a lui e lo baciò.

< E' tutto apposto > sussurrò abbracciandolo. Per quanto tutto quello gli facesse paura Stiles era sicuro di una cosa, amava Derek Hale ed era la cosa migliore che gli fosse mai capitata in vita sua.

< Ti amo > sussurrò e sentì la presa di Derek serrarsi maggiormente.

< Anche io > si sentì dire e sorrise felice.

< Ci vediamo dopo? > gli chiese Derek e lui annuì.

< A dopo > lo salutò con un ultimo bacio per poi lasciarlo andare al lavoro.

Da quel giorno le giornate di Stiles si divisero in due, con Derek era sereno e felice e nonostante tutto non faceva che ridere, poi rientrava a casa e cadeva in depressione. Suo padre aveva smesso di parlargli ed erano quasi due settimane che non gli rivolgeva la parola, limitandosi a qualche grugnito. Melissa gli diceva di dargli tempo, ma Stiles sapeva quanto poteva essere testardo...o almeno pensava di saperlo.

< Viene qualcuno a cena stasera > queste furono le prime parole che gli rivolse dopo tre settimane mentre gli lanciava le posate da mettere sul tavolo e Stiles sbattè un paio di volte le palpebre chiedendosi chi fosse. Quando però alla porta vide Lydia capì qual'era il gioco di suo padre, gli stava cercando una ragazza. Ovviamente Lydia lo ignorò tutta la serata e Stiles sapeva anche perchè, Lydia era segretamente fidanzata con Jackson Wittermore, un non greco parecchio spocchioso e antipatico che i suoi genitori non avrebbero mai approvato. La serata passò nel silenzio totale, rotto solo dai tentativi di suo padre di aprire una conversazione e Stiles sperò che fosse finita lì, ma la cosa si ripetè ancora e ancora e ancora...ogni sera suo padre invitava una ragazza nuova nella speranza che in Stiles scattasse qualcosa, ma ovviamente al ragazzo non scattava mai niente se non una profonda rabbia.

Quando lo disse a Derek dovette bloccarlo tanto era furioso.

< Ma è una cosa inconcepibile! Deve smetterla! > esclamò e Stiles alzò le spalle.

< Non si rassegnerà mai Derek > gli disse per poi baciarlo.

< Non ci pensare ok? > sospirò poi e si guardò intorno.

< Dove siamo piuttosto? > chiese, erano in macchina e Derek aveva parcheggiato in un quartiere che non conosceva.

< Quella è casa mia > rispose Derek indicandogli un appartamento in un palazzo.

< Oh > soffiò Stiles voltandosi a guardarlo con le guance che iniziavano a tingersi di rosso.

< Vuoi entrare? > chiese poi e Stiles si morse il labbro inferiore per poi annuire. I due scesero dall'auto e Stiles seguì il maggiore su per le scale fino al suo appartamento.

< E' grazioso > disse guardandosi intorno, sobbalzando quando un enorme cane gli venne incontro.

< Wow, sembra un lupo > disse ammirando l'animale che si era avvicinato e lo annusava.

< Lui è il mio cucciolone > ridacchiò Derek mentre il cane si metteva su due zampe e lo salutava scodinzolando.

< Adorabile > ridacchiò Stiles osservandoli e si morse ancora il labbro quando Derek ordinò al cane di andare a cuccia e gli fece cenno di seguirlo.

La camera di Derek era davvero bella. Un enorme letto matrimoniale troneggiava su tutto e Stiles notò che era davvero ordinata a differenza della sua. Si prese qualche istante per guardarsi intorno per poi sedersi sul morbido materasso e sorridere malizioso a Derek, battendo la mano accanto a lui. Derek lo raggiunse e si mise seduto al suo fianco, prendendogli la mano con delicatezza e accarezzandogliela con il pollice.

< Se non ti va possiamo anche solo guardare un film > gli disse, ma venne subito interrotto dalle labbra di Stiles che si avventò su di lui e lo fece cadere di schiena sul letto, facendogli intuire che le sue preoccupazioni erano inutili...

< Senti...che ne diresti di conoscere i miei? > gli chiese Derek mentre lo coccolava, erano entrambi nudi, avvolti dalle coperte morbide e Stiles aveva gli occhi socchiusi e l'aria beata.

< I tuoi genitori? > chiese a mezza voce.

< Si, vogliono conoscerti dato che gli ho parlato così tanto di te > ribattè e Stiles represse uno sbadiglio.

< Ma si, perchè no > soffiò prima di addormentarsi e Derek lo strinse meglio a se. Mandò poi un messaggio a sua madre prima di chiudere gli occhi, addormentandosi a sua volta.

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Capitolo 5
*** Matrimonio ***


Stiles osservò il dito di Derek premere sul campanello con la stessa espressione di qualcuno condannato a morte e Derek ridacchiò.
< Ti adoreranno Stiles > gli disse e il ragazzo passò il peso da un piede all'altro, che cosa gli era passato in mente per accettare? Derek aveva giocato sporco chiedendoglielo dopo il sesso! 
Sentì la serratura della porta aprirsi e poco dopo una donna che somigliava tantissimo a Derek comparì sulla soglia.
< Derek > disse per poi abbracciare il figlio che ricambiò subito la stretta.
< Ciao mamma > disse per poi staccarsi e guardare Stiles, facendo seguire il suo sguardo anche alla donna.
< E lui è Stiles > disse e il ragazzo allungò una mano verso di lei con aria tesa.
< Piacere di conoscerla signora > disse. La donna osservò la sua mano, poi gliela afferrò, ma invece di stringergliela gliela strattonò per farlo avanzare, chiudendo anche lui in un abbraccio. Stiles arrossì lievemente e sorrise.
< Entrate > disse staccandosi e Stiles sospirò felice mentre seguiva Derek e la donna dentro casa. Lì vide altre due ragazze, entrambe molto simili a Derek, erano una famiglia particolarmente bella. La più grande delle due si avvicinò e si presentò dandogli la mano mentre la più piccola lo strinse in un abbraccio come aveva fatto Talia. Stiles incontrò poi il padre di Derek, sembrava molto più serio rispetto alle donne, ma si mostrò molto tranquillo. A nessuno di loro comunque sembrava importare che Derek aveva portato a casa un ragazzo anzichè una ragazza. Si misero a tavola e conversarono per tutto il tempo, fecero diverse domande a Stiles sul suo essere greco e il ragazzo cercò di rispondere senza scendere nei dettagli di quanto fosse pazza la sua famiglia. 
< Ti adorano > ridacchiò Derek mentre erano soli in cucina per prendere il dolce, Stiles si era offerto di aiutare il suo ragazzo solo per non dover restare da solo con la sua famiglia per paura che facessero domande imbarazzanti nel momento in cui mancava Derek.
< Dici? > chiese Stiles afferrando i piatti da dolce che il suo ragazzo gli passava.
< Si, so quando adorano qualcuno. Cora è pazza di te > rispose e Stiles sorrise, la famiglia di Derek gli piaceva tanto.
< E' bello stare a tavola senza urla o altro > disse mentre tornavano dagli altri e Derek ridacchiò, poggiando il dolce al centro del tavolo. Si mise a tagliarlo mentre Stiles si rimetteva seduto dopo aver distribuito i piatti e sorrideva a Talia. Mangiarono il dolce e continuarono a parlare ancora un po'.
< E' stato un vero piacere Stiles, tornate a trovarci quando volete > disse Talia mentre erano sulla porta per poi abbracciarlo. 
< E' stato un vero piacere anche per me Talia > disse Stiles felice.
< Tornerò sicuramente > aggiunse subito, spostandosi per salutare anche Cora. Derek gli accarezzò la schiena e i due si avviarono verso la macchina.
< Adoro la tua famiglia > disse felice mentre si metteva sul sedile e si allacciava la cintura e Derek si sporse per baciarlo. 
< E loro adorano te > ripetè e Stiles sorrise felice, accoccolandosi meglio sul sedile e osservando la radura che gli scorreva davanti agli occhi, i genitori di Derek avevano una villa nel mezzo del bosco e Stiles la trovava meravigliosa. Si ritrovò a pensare che sarebbe stato bello vivere come aveva vissuto Derek, con dei genitori che non ti ossessionavano per farti sposare e avere figli, che non ti mandavano alla scuola per greci e non parlavano solo dei greci e delle tradizioni e della storia familiare. 
< Torniamoci presto > sussurrò chiudendo gli occhi e Derek sorrise soddisfatto.
< Quando vuoi Stiles > gli disse.
La crociata di Noah nel fargli trovare una ragazza ebbe fine dopo due mesi. Stiles aveva continuato ad uscire con Derek, rifugiandosi da lui sempre più spesso per non sentire le lamentele della sua famiglia che continuava a pressarlo per farglielo lasciare e trovarsi una brava ragazza che avrebbe potuto dargli dei figli. 
< Sai, un modo ci sarebbe per far finire i loro tentativi > gli disse un giorno Derek mentre giocherellava con una scatolina. Erano entrambi sul letto di Derek, si erano rivestiti da poco dopo aver fatto l'amore, ma alla fine si erano rimessi giù e Stiles aveva poggiato la nuca sulla sua gamba, mettendosi a leggere il libro che Derek teneva sul comodino. 
< Ah si? Conosci un buon posto dove nascondere una cinquantina di cadaveri? E ricorda che molti dei miei parenti sono belli in carne > ribattè divertito, chiudendo il libro e voltandosi di lato per guardarlo. Derek sorrise divertito e smise di giocare con la scatolina che adesso Stiles osservava con aria curiosa.
< Potremmo sposarci > gli disse il più grande e Stiles sgranò gli occhi.
< Come? > soffiò a mezza voce e Derek si mise seduto, subito imitato dal ragazzo.
< Sposiamoci > gli disse ancora con dolcezza e Stiles continuò a fissarlo con la bocca socchiusa. Non era raro che i greci all'età di Stiles fossero sposati quindi per lui, alla soglia dei ventisei anni, era quasi scontato il matrimonio, ma non credeva che Derek glielo avrebbe mai chiesto. Derek, il sexy professore universitario di soli trent'anni che chiedeva a lui di sposarlo.
< Stai scherzando? > chiese quindi a mezza voce con gli occhi che gli si facevano lucidi e Derek aprì la scatolina, rivelando un semplice anellino d'oro.
< Sposami Stiles > soffiò con amore e a quel punto il ragazzo lasciò cadere le lacrime sulle guance. Derek sorrise e gliele asciugò con delicatezza.
< Mi stai lasciando senza una risposta > disse poi e Stiles annuì senza la forza di parlare.
< Si > riuscì a singhiozzare dopo un po'.
< Fantastico, ti sei meritato questo allora > ridacchiò mettendogli l'anello. Stiles lo fissò sul suo dito per quella che gli sembrò un'eternità, poi gli saltò addosso e lo baciò.
< Allora, dove scappiamo? Hawaii? Italia? > chiese poi e Derek si mise a ridere.
< Non scappiamo Stiles, lo diremo alla mia famiglia e alla tua > disse divertito mentre Stiles scuoteva la testa.
< Ci tengo alla mia vita Derek > ribattè e il moro gli baciò le labbra con dolcezza.
< Ti proteggerò io Stiles > sussurrò stringendolo a se.
La prima persona a cui lo dissero fu Scott che iniziò a saltare di gioia, abbracciando Stiles con foga e dando la mano a Derek, guardandolo poi con aria mortalmente seria.
< Se gli fai del male ti uccido > disse con aria paterna dall alto dei suoi centimetri, arrivava si e no alle spalle di Derek e quest'ultimo dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere e annuì.
< Tranquillo Scott, fare male a Stiles è l'ultima cosa che voglio > disse mentre Stiles sorrideva felice. Anche Melissa ebbe la stessa reazione e anche lei minacciò non tanto velatamente Derek.
< Scusali, si sono fatti influenzare troppo dalla mia famiglia > ridacchiò Stiles mentre Derek gli passava un braccio attorno alle spalle. 
< Li ho trovati adorabili > disse Derek accarezzandogli il braccio con delicatezza.
< Ora tocca ai tuoi > disse Stiles, desideroso solo di rimandare il più possibile di dirlo ai suoi. Derek annuì e anche la sua famiglia ebbe una buona reazione, si congratularono con loro e li abbracciarono forte. 
< Avanti Stiles, dovremmo dirglielo prima o poi > sospirò Derek quando, usciti da casa dei suoi, Stiles disse di non sentirsi bene.
< Lo so, magari dopo il matrimonio...> mugolò a mezza voce, sentiva lo stomaco sottosopra e la nausa che montava.
< Domani...per favore > soffiò poi sotto lo sguardo serio di Derek che sospirò lievemente e annuì.
< Domani > rispose ingranando la marcia e riportandolo a casa. 
Stiles passò la notte a rigirarsi nel letto, sentiva suo padre russare nell'altra stanza e più di una volta ebbe l'istinto di scappare. Noah aveva ripreso a parlargli grazie all'insistenza di Melissa, ma ovviamente non si era ancora fatto andare giù che suo figlio stesse con un ragazzo che non era nemmeno greco. Lo sentiva borbottare spesso maledizioni contro Derek e contro il fato che lo voleva morto di crepacuore prima del previsto e lo sentiva anche lamentarsi del fatto che Stiles non era più lo stesso di prima e che lo stava perdendo, che lo stava abbandonando. Il ragazzo si mise seduto e si passò una mano sul viso, avrebbe distrutto definitivamente suo padre con la storia del matrimonio...Si guardò l'anello che aveva al dito e sorrise dolcemente, lui era veramente felice di sposare Derek, ma era anche consapevole che questo avrebbe fatto stare male suo padre. Da quando la madre era morta per quella bruttissima malattia loro due erano stati inseparabili, Stiles faceva tutto ciò che voleva Noah per non dargli altri dolori e passavano davvero tanto tempo insieme...e ora lui si sarebbe sposato, se ne sarebbe andato via di casa e avrebbe lasciato suo padre da solo. A quel pensiero gli occhi gli si riempirono di lacrime e gli sfuggì un singhiozzo che bloccò con una mano per timore di svegliare l'uomo, lui era sempre molto attento e spesso quando la notte Stiles aveva un incubo e apriva gli occhi lui era lì, sveglio, che lo controllava. Quei pensieri ebbero il potere di farlo piangere ancora più forte e afferrò il telefono, chiamando Derek.
< Pronto? > mugolò il suo ragazzo assonnnato, ma anche preoccupato dato l'orario.
< Non posso...io...non posso > singhiozzò Stiles e sentì il fruscio delle coperte, segno che Derek si era alzato.
< Sto venendo > si sentì dire.
< Ok > soffiò e attaccò la chiamata, poi si alzò e scese di sotto, sedendosi sulla veranda. Derek arrivò pochi minuti più tardi e parcheggiò davanti casa sua. Era ancora in pigiama, usava le tute per dormire e per la fretta non si era nemmeno cambiato. Stiles gli sorrise tra le lacrime mentre lui lo raggiungeva e gli si sedeva accanto, accarezzandogli la schiena. 
< Non posso fare così tanto del male a mio padre Derek > gli disse lui e il maggiore sospirò piano.
< Non vuoi sposarti? > gli chiese, ma Stiles scosse la testa.
< Voglio sposarti più di qualsiasi altra cosa al mondo > gli disse sincero.
< E' solo che ho paura che questo farà troppo male a mio padre, lui ha solo me...> aggiunse giocherellando con l'anello di fidanzamento.
< Se vuoi possiamo aspettare Stiles, ci sposeremo quando ti sentirai pronto > gli disse.
< Voi cosa? > la voce di Noah li fece girare di scatto. L'uomo era sulla porta e li osservava con aria sconvolta, probabilmente si era svegliato già da quando Stiles si era messo a piangere e lo aveva sentito scendere, seguendolo per vedere se era tutto ok.
Stiles sgranò gli occhi e trattenne il fiato.
< Noi ci sposiamo > disse alla fine e si morse il labbro quando tutto ciò che fece Noah fu rientrare in casa e sbattere la porta.
< Papà...> soffiò.


Angolino dell'autrice
Scusatemi il ritardo, ma avevo beatamente scordato di aver pubblicato anche questa XD 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Baci <3

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Capitolo 6
*** Inviti ***


Stiles non ce la faceva più. Erano ore che non sentiva altro che grida e si portò le mani alla testa, massaggiandosi piano le tempie. Al suo fianco Derek ascoltava in religioso silenzio i parenti di Stiles che si urlavano l'uno contro l'altro. Le fazioni erano due, da un parte i "ma si, sono tempi moderni questi" e dall'altra gli "Stiles deve sposare una donna". Stranamente Noah non partecipava alla discussione, aveva solo chiamato sua sorella la notte stessa della confessione e lei aveva chiamato a rapporto tutta la famiglia che il giorno seguente si era presentata a casa Stilinski e aveva attaccato la discussione ignorando il fatto che fosse praticamente l'alba. Con le loro urla avevano svegliato Stiles e Derek che si erano appisolati sul divano...e con loro anche il resto del vicinato. Stiles guardò suo padre che se ne stava seduto sulla poltrona e osservava davanti a se con un'espressione spenta.

< Stiles caro, sono certa che una donna la trovi, non serve buttarti su un uomo > gli disse una delle zie e lui sospirò piano.

< Io amo Derek > ribattè semplicemente, scatenando un'altra discussione ancora più accesa.

< Non ce la faccio più > soffiò dopo un po' chiudendo gli occhi.

< Andiamocene allora > disse Derek, ma Stiles scosse la testa.

< Dovremmo scappare come minimo in Messico per scampare da questa discussione > borbottò.

< Beh, ho sempre voluto visitare il Messico > ridacchiò Derek, strappandogli un sorriso. Stiles cercò la sua mano da sotto il tavolo e gliela strinse forte, Derek era l'unica cosa che gli stava impedendo di cadere in mille pezzi in quel momento.

Le parole che volavano nella stanza si facevano però sempre più dure e sempre più dolorose e Stiles sentiva il petto chiuso in una morsa finchè Melissa non bloccò tutti con un "basta". Dovette portare la voce parecchi decibel sopra il normale per sovrastare quel coro di voci, ma riuscì nella sua impresa e tutti si zittirono. La donna li guardò tutti con aria seria.

< Se Stiles ha scelto di sposare Derek voi potete solo che accettarlo! > esclamò voltandosi verso Noah.

< Non è sempre stata la sua felicità ciò che volevi? > gli chiese e l'uomo distolse lo sguardo.

< Non così > soffiò semplicemente e Stiles prese un lungo respiro.

< Papà...io amo davvero Derek...ti prego > disse, ma Noah si ostinò a non guardarlo.

< Andate via tutti > disse alla fine e i vari parenti tentarono di rimettere in piedi la discussione, ma lui li zittì con un cenno della mano.

< Fuori > ripetè serio e tutti si avviarono verso la porta, borbottando a mezza voce che Noah era davvero un burbero e che erano lì solo per aiutare. Alla fine rimasero solo Noah, Stiles, Derek e Melissa. Il capofamiglia sospirò e si alzò dalla sedia, avvicinandosi a Derek.

< Tu ami mio figlio? > gli chiese e Derek annuì immediatamente.

< Lo renderò l'uomo più felice al mondo, sono disposto anche a convertirmi se necessario > disse subito con sincerità e i due si guardarono negli occhi per diversi minuti, poi Noah senza dire nulla uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Subito Stiles sospirò sconsolato e Melissa gli accarezzò i capelli.

< Andrà bene, lui ti vuole bene come a nessun altro su questo mondo e che Derek ti ama e ti rispetta si vede lontano miglia, lasciagli solo tempo ok? > gli disse e Stiles annuì a testa bassa, poggiandosi poi contro Derek che gli accarezzò piano il braccio e gli baciò la testa.

Nelle settimane successive Noah disse un totale di dieci parole in tutto, Stiles non riusciva a comunicare con lui mentre i suoi parenti non facevano che chiamare e chiamare per sapere dei cambiamenti. Stiles aveva quasi perso le speranze finchè una mattina suo padre non gli mise davanti delle buste mentre lui faceva colazione. Il ragazzo le prese sperando non fosse qualche suo altro tentativo di fargli conoscere delle ragazze, ma si gelò sul posto quando vide che erano gli inviti stampati per il suo matrimonio, col suo nome e quello di Derek. Il ragazzo continuò a fissarli in silenzio, poi si voltò verso suo padre che lo osservava imbarazzato.

< Me li ha fatti un amico....è greco e lo sai che i greci fanno le cose meglio degli altri > borbottò e Stiles si alzò di scatto, facendo quasi cadere la sedia a terra per abbracciarlo. I due rimasero stretti a lungo, poi Stiles si staccò e riprese l'invito tra le mani per poterlo rileggere.

< Aspetta...papà... > disse dopo qualche istante.

< Il cognome di Derek è sbagliato! > esclamò, per la felicità prima non l'aveva notato.

< Hale, Hape....che differenza fa? > esclamò suo padre in risposta e Stiles spalancò occhi e bocca.

< Che differenza fa?! Papà maledizione! Questo è perchè devi sempre far fare le cose ai tuoi amici! Quanto ci hai risparmiato eh?! Maledizione ora toccherà rifarli tutti! > quasi urlò camminando avanti e indietro per la cucina.

< Basterà correggerli a mano > sbuffò suo padre, scatenando una vera sceneggiata greca, una classica scena nelle loro famiglie. Quando Derek e Melissa entrarono in cucina diverse ore dopo infatti la trovarono piena di gente, con Stiles in mezzo che urlava a tutti e i vari parenti che cercavano di trovare una soluzione a questo cognome scritto male mentre i vari fogli degli inviti modificati svolazzavano da una parte all'altra della cucina, sospinti dalle mani gesticolanti di decine di persone.

< Ecco, ora posso darti ufficialmente il benvenuto in famiglia > ridacchiò Melissa di fronte all'aria smarrita e divertita di Derek che fino a quel momento non aveva mai visto il suo ragazzo pienamente immerso in una discussione. Derek sorrise e ridacchiò.

< E' questo che mi aspetta quando litigheremo io e lui? > chiese guardando Melissa e lei annuì semplicemente con un sorrisetto, osservando Stiles che schiaffeggiava il padre con il cartoncino dell'invito, inveendogli contro in greco.

< Bene, cercherò di essere sempre accondiscendente > rise, poi avanzò e si avvicinò a Stiles che subito si voltò verso di lui, arrossendo lievemente per essere stato visto in quelle condizioni.

< Su, possiamo modificarlo a penna > disse afferrando l'invito per osservarlo.

< Io lo trovo molto bello > aggiunse sorridendo e per un attimo credette di aver placato l'animo di Stiles che fissò l'invito in silenzio, ma mezzo secondo dopo lo lanciò via.

< Ma a penna fa schifo! Io pretendo degli inviti nuovi! Li faremo fare da qualcuno che non sia greco! > esclamò per fare un dispetto al padre che subito si mise ad urlare che solo un greco poteva fare gli inviti per il loro matrimonio.

La discussione andò avanti per molto, molto, molto tempo e quando finalmente nella cucina tornò il silenzio Derek temette di sentirsi fischiare le orecchie. Adesso erano solo lui e Stiles e quest'ultimo se ne stava seduto al tavolo, fissando l'invito con aria truce.

< Insomma...a che servono poi gli inviti? > borbottò poggiandolo sul tavolo.

< Credo a far sapere a tutti che ci sposiamo > ridacchiò Derek sedendosi accanto a lui e Stiles poggiò la guancia sulla sua spalla.

< Non basta un sms? > chiese.

< Ed sms sia > ribattè subito Derek.

< Mi stai assecondando Derek? > chiese subito il ragazzo con un sorrisetto nonostante il tono piccato.

< Assolutamente si. Non discuterò mai con te. Mai > rispose il moro e Stiles ridacchiò, alzando la testa per poterlo baciare.

< Scusa, la mia famiglia è un caos > disse, ma Derek lo strinse subito a se.

< Lo so, e la amo per questo...e ti amo per questo > disse baciandolo ancora e Stiles sorrise contro le sue labbra, ce n'era voluto di tempo, ma sentiva che finalmente le cose stavano andando al loro posto.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Dopo secoli ho aggiornato, ma avevo un blocco e non riuscivo a terminare questo capitolo > < Spero che vi piaccia anche se breve!

Baci <3

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Capitolo 7
*** Battesimo, pasqua e preparativi ***


Oddio, non doveva trovare quella cosa eccitante, proprio no... 
Stiles osservò il fisico scultoreo di Derek, gocciolante d'acqua, i suoi capelli ancora perfetti nonostante fossero bagnati e lasciò andare un sospiro tremulo...il suo futuro marito era dannatamente sexy...e lui si stava eccitando ad un maledetto battesimo!
< Stiles > ridacchiò Scott mettendogli una mano sulla coscia per placare la sua gamba, il ragazzo stava facendo tremare tutta la panchina.
< Scusa > soffiò Stiles cercando di far stare buona la gamba, ma iniziando a mordicchiarsi le unghie mentre fissava Derek sorridergli un po' in imbarazzo, in mutande  dentro una piscina di gomma, davanti a tutta la sua famiglia mentre si faceva battezzare, e questo solo per compiacere il padre di Stiles. 
< Da un momento all'altro afferrerà un asciugamano e se ne andrà, dicendo che non ne valgo assolutamente la pena > soffiò staccandosi una pellicina coi denti. Alla fine avevano deciso di sposarsi nella chiesa greco ortodossa così da trovare un buon compromesso con Noah, ma Stiles se ne stava ampliamente pentendo.
< Non dire sciocchezze, ne vali sempre la pena > sussurrò Scott in risposta e Stiles non potè fare a meno di sorridergli dolcemente. Poi accompagnò Derek nella sala accanto per aiutarlo ad asciugarsi e a rivestirsi, senza riuscire a smettere di sorridergli con amore.
< Grazie > soffiò alla fine prendendogli la mano.
< Sono greco anche io ora > ridacchiò lui facendogli un baciamano.
< Mi dispiace tu abbia dovuto fare tutto questo... > sospirò ancora Stiles mortificato, ma Derek scosse la testa.
< Sono felice di averlo fatto, e poi ora le mie sorelle hanno finalmente un video per ricattarmi, le hai rese molto felici > rise e Stiles si ritrovò a ridere a sua volta, tirandoselo addosso per baciarlo dolcemente.
< Mi farò fare una copia del video, non si sa mai > disse poi malizioso sulle sue labbra e Derek rise di nuovo, passando la barba umida sul suo volto, facendolo urlare divertito. 

< Derek, davvero non credo tu voglia stare qui > mugolò Stiles per l'ennesima volta, sistemando le uova nei cestini al ristorante, avrebbero festeggiato la pasqua tutti insieme, come era tradizione, infatti suo padre, Melissa e tutti gli altri erano in cucina a preparare quintali di cibo.
< E io ti dico di si > ridacchiò per l'ennesima volta Derek aiutandolo.
< Ma ci saranno tutti! E per tutti intendo tutti tutti! Tu fino ad ora hai conosciuto la minima parte dei parenti, quella che vive qui, non tutti gli altri > gemette guardandolo negli occhi.
< Mi sta bene, e poi ci sposeremo, devo conoscerli no? > rise, ma Stiles non potè ribattere che un'orda di gente si riversò nel ristorante.
< Dov'è mio nipote?! > esclamò una delle tante zie correndo ad abbracciare Stiles.
< Eccolo! Stiles sei fidanzato! Nessuno di noi credeva di vedere questo giorno! Mai! E dico davero mai eh? Tesoro diglielo anche tu che non avremmo mai creduto di vederlo fidanzato! > esclamò ad un tono così alto e così acuto che i poveri timpani di Derek tremarono per un momento. Stiles le rivolse un sorriso tirato, ma le sue parole si persero nella folla che esclamava quasi contemporaneamente frasi come "no no, nessuno di noi pensava di vederti sposato!". Derek riuscì a notare Stiles mimare col labiale "scappa finchè sei in tempo" e rise, avvicinandosi meglio a lui, preparandosi a venire sommerso dai suoi parenti.
< Eccolo il fortunato! Ma che gran pezzo di maschio! Noah non ci aveva detto che ti eri trovato un così bel ragazzo! Tutta quella tragedia...e noi credevamo fosse un uomo brutto! > urlò la zia che aveva parlato per prima e Derek si trovò a dover rispondere a milioni di domande sulla sua vita, su Stiles e sul suo lavoro. Ovviamente notava anche quel gruppo di parenti che li guardavano malissimo, segno che non avevano accettato ne che fosse uomo, ne che non fosse greco, ma decise di ignorarli, felice che comunque parte della famiglia, ma soprattutto il padre di Stiles, avessero accettato la cosa. Per fortuna poco dopo dalla cucina iniziarono ad uscire i primi piatti, anche se chiamarli piatti era un eufemismo, infatti erano interi pentoloni pieni di tutto il ben di dio che si potesse immaginare e Derek si chiese come potesse Stiles essere così magro se ogni volta quello era il menù. Alla fine Stiles gli accarezzò il braccio e gli sorrise.
< Vuoi lottare tu o lotto io per te? > ridacchiò e Derek lo guardò con un sopracciglio alzato, ma Stiles si limitò a indicare col naso la folla accalcata attorno al cibo, a quanto pareva era a buffet e avvicinarsi ai vassoi sembrava impossibile.
< Non mi sentirei un vero uomo se mandassi te > rispose degluttendo a vuoto per un attimo, ne aveva fatte di cose complicate, ma quello sembrava batterle tutte. Stiles ridacchiò e gli passò un piatto vuoto.
< Καλή τύχη > disse facendogli l'occhiolino, poi si avviò come se niente fosse verso la folla, riuscendo abilmente a oltrepassare tutti. Derek strinse un momento il piatto, poi sospirò.
< Buona fortuna un cavolo, questo è un incubo > soffiò divertito tra se e se e tentò di seguire Stiles, ma non arrivò nemmeno a due metri dal cibo che venne bloccato da una delle cugine di Stiles, poi da una zia, poi da un'altra cugina. Il tutto con in sottofondo la musica che rendeva difficile capire ciò che dicevano, misto alle chiacchere in greco delle donne, così fitte da rendere impossibile anche solo intuire cosa stessero dicendo, per quanto le lezioni di greco di Stiles fossero state molto accurate. Alla fine vide un piatto bello pieno comparirgli davanti al viso e si voltò sorridendo, credendo ci fosse Stiles a porgerglielo, ma si trovò davanti il suo futuro suocero con un bel grugno stampato in faccia.
< Mangia > disse perentorio.
< Mio figlio si sta godendo la scena > sbuffò poi e Derek notò Stiles che li fissava col suo bel piatto pieno, seduto accanto a Scott poco lontano da loro. Afferrò il piatto, ringraziando Noah in greco e quello si allontanò borbottando in greco qualcosa che a Derek non sembravano complimenti.
< Gli piaci > ridacchiò Stiles nuovamente accanto a lui.
< Non è vero, ma grazie per la bugia > rise lanciandosi in bocca una pallina di formaggio.
< Dovrò addestrarti per le prossime feste > disse alla fine Stiles osservandolo con un sorrisetto divertito e Derek si ritrovò ad annuire, fissando il cibo così lontano e irraggiungibile e chiedendosi se lo avrebbe mai preso con le sue stesse mani. Alla fine la festa passò caotica e divertente proprio come Derek se l'era immaginata, era strano e in un certo senso difficile abituarsi, ma non avrebbe cambiato quei momenti per niente al mondo. Osservò Stiles ballare coi parenti, rimase piegato in due dalle risate per minuti interi quando la zia tentò di far mangiare a Stiles l'occhio del coniglio per "figli sani e intelligenti" col suo ragazzo che gridava con voce acuta che lui non li avrebbe generati dei figli, si sentì scaldare il cuore quando Stiles urlò che sarebbero stati bravi genitori anche senza il maledetto occhio del coniglio e quando alla sera lo salutò con un bacio e lo osservò, con le guance rosse per il vino, il ballo e la felicità capì che quella era assolutamente la scelta più giusta che avesse potuto fare in tutta la sua vita. 
Nelle settimane successive il digestivo fu il migliore amico di Derek, ogni volta che andava a casa di Stiles per organizzare il matrimonio si ritrovava a mangiare quella che per lui era una cena di natale. Non serviva a nulla dire di essere pieno, di non avere fame, di non volere nulla, c'era sempre qualcuno che ti metteva davanti un piatto di qualcosa o che ti metteva in mano un biscotto o un pezzo di torta.
< Diventerai grasso > ridacchiò Laura mentre Derek si osservava allo specchio con aria critica e sinceramente anche un po' preoccupata, i pantaloni sembravano più attillati del solito.
< Stiles mi ha assicurato che dopo il matrimonio smetteranno > ribattè Derek, anche se il suo tono era più proccupato che divertito. 
< Vado a correre > sbuffò poi, guardando la sorella che se la rideva con un'occhiataccia nemmeno troppo convincente...sperò solo di non entrare rotolando al loro matrimonio.

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Capitolo 8
*** Matrimonio ***


La mattina del grande giorno era finalmente arrivata. 
Stiles stava facendo un sogno meraviglioso, pieno di calma, amore e felicità, sogno che venne interrotto da grida disumane provenienti dalla sua stanza. Il ragazzo aprì gli occhi di scatto e balzò seduto col cuore che partiva a razzo e mugolò infastidito quando si trovò davanti venti donne, tutte della sua famiglia, che cercavano di comunicare con lui tramite urletti incomprensibili e raggiungibili solo dall'udito dei cani.
< Si è svegliato lo sposo! > urlò una di loro e Stiles sentì chiaramente altre urla dal piano di sotto, segno che la casa era  più piena del solito.
< Buongiorno > mugugnò Stiles con un sorrisetto, vedendo poi entrare Melissa e Scott e supplicandoli con lo sguardo di fare qualcosa. Solitamente nella sua famiglia la sposa veniva vestita, truccata e acconciata dalle zie, ma lui non era la sposa maledizione!
< Su su, lasciategli almeno il tempo di svegliarsi del tutto > ridacchiò Melissa bonariamente e riuscì miracolosamente a mandarle tutte fuori, chiudendo poi la porta a chiave.
< Prima o poi capirò il tuo segreto, riesci sempre a farti ubbidire da tutti > ridacchiò Stiles mettendo i piedi fuori dal letto per poi venire stritolato in un abbraccio di Scott.
< Non ci credo che ti sposi > mugolò sulla sua spalla e Stiles ridacchiò, dandogli una pacca amichevole sulla schiena.
< E invece...il miracolo è compiuto! > rise, poi si voltò verso Melissa.
< Come regalo di nozze voglio un corso accelerato su come cacciare i miei parenti dalla stanza senza lamentele > disse serio, poi aprì l'armadio e sospirò felice, il suo completo da sposo lo attendeva. 
Alla fine un po' con delle scuse, un po' con l'autorità di Melissa, le grida, gli urletti e i consigli non richiesti rimasero per tutto il tempo della preparazione fuori dalla stanza e Stiles ringraziò mentalmente più e più volte il non essere una ragazza, loro si che vengono stressate nel giorno del matrimonio, senza contare che le fanno vestire come una meringa.
< Stai benissimo > gli disse Melissa alla fine, guardandolo con amore e sistemandogli delicatamente il fiore appuntato alla giacca e Stiles la abbracciò forte.
< Grazie mamma > soffiò bassissimo, sorridendo quando sentì una mano della donna accarezzargli delicatamente i capelli, attenta a non spettinarlo.
< Andiamo ora o faremo tardi > disse staccandosi da lui con gli occhi lucidi e Stiles si voltò verso Scott.
< Dici che riesco a calarmi dalla finestra senza sporcare il vestito? > chiese facendolo ridere, ma Melissa aveva già aperto la porta e una marea di gente era entrata e si era stretta a Stiles, iniziando ad urlare complimenti, a toccarlo e a cercare di sistemare ciò che ritenevano andasse sistemato.
Stiles riuscì miracolosamente ad arrivare alla macchina tutto integro, senza acconciature strane, velo in testa o altre proposte indecenti.
Si lasciò andare ad un sospiro rilassato e quando raggiunsero la chiesa sorrise dolcemente al padre, già lì e rigido come un pezzo di legno.
< Papà > lo chiamò avvicinandosi e sorrise commosso quando lo vide con gli occhi lucidi di emozione.
< Mio figlio si sposa > sussurrò l'uomo quando furono vicini, aggiustandogli delicatamente la cravatta.
< Tua madre sarebbe così fiera di te > aggiunse e Stiles dovette trattenere le lacrime o sarebbe entrato in chiesa con due occhi rossi da far paura. Si limitò a stringere forte suo padre, mugolando un "ti voglio bene" sulla sua spalla. 
< Andiamo dai > sussurrò Noah dandogli il braccio e Stiles ci si aggrappò forte, stava per entrare in chiesa e sposarsi con Derek Hale...sperava solo che non fosse un sogno e che di lì a poco si sarebbe svegliato nel suo letto, tutto solo e triste.
Ma non era un sogno... Derek era già lì ad aspettarlo e gli fece uno dei più bei sorrisi che Stiles gli avesse mai visto fare. Il povero Noah quasi dovette correre per stare al passo del figlio, che come aveva visto Derek aveva accelerato, ignorando i vari parenti sputare dietro di lui per "allontanare il malocchio", ma facendo un grande sorriso alla famiglia di Derek, che per fortuna era stata ampliamente informata di ogni possibile tradizione e stranezza della famiglia di Stiles la prima volta che Noah li aveva invitati  a casa per una "cenetta intima per conoscerci", una cenetta che alla fine aveva contato più di 60 persone. Per fortuna la famiglia di Derek era fantastica, si erano ambientati subito, non avevano giudicato e anzi, sembravano molto felici di stare in quel marasma di gente, loro che per tutta la vita erano stati quasi soli. Stiles non avrebbe mai capito come sia loro che Derek potevano adorare tutto quello, ma era felicissimo che avessero accettato la sua strana e chiassosa famiglia senza battere ciglio.
< Eih > soffiò quando fu vicino a Derek e quello gli prese la mano.
< Eih > soffiò a sua volta.
< Sei bellissimo > si dissero poi nello stesso istante e Stiles storse il naso con aria divertita.
< Io? Ma ti sei visto allo specchio prima di uscire di casa? > ridacchiò, ma Derek non rispose, bloccò semplicemente il fiume di parole che stava per sgorgare dalle labbra del più piccolo con un bacio, staccandosi quando sentì il prete tossicchiare.
< Solitamente il bacio viene dopo > disse bonariamente facendoli arrossire.
< Vogliamo iniziare? > chiese poi ed entrambi annuirono felici.
La cerimonia fu bella, toccante come molti matrimoni sanno essere e Stiles non fece che prendere dei bei respiri per non piangere, fallendo miseramente quando fecero i loro primi passi da uomini sposati, come da tradizione. 
< Per fortuna che non sei truccato > lo prese in giro Derek quando furono nella limousine che li avrebbe portati alla festa e Stiles si strofinò gli occhi arrossati di pianto.
< Avremo solo foto orrende nel nostro album > piagnucolò e Derek si mise a ridere, passandogli delicatamente la mano sulla guancia.
< Esiste photoshop Stiles > gli disse e si trattenne dallo scoppiare a ridere quando il suo neomarito lo guardò offeso.
< La cosa giusta da dire era "non è vero Stiles, sei bellissimo lo stesso anche con gli occhi rossi" > borbottò cercando di fare l'offeso, ma lanciò un urletto divertito quando Derek gli si lanciò addosso per baciarlo.
< Sei sempre bellissimo Stiles, anche con degli occhi da strafatto > ridacchiò quando si staccarono, ridendo ancora più forte quando Stiles gli tirò un pugno giocoso sul fianco. I due continuarono a baciarsi con Derek letteralmente sdraiato su Stiles, a sua volta sdraiato sul sedile, e non si accorsero che la macchina si era fermata e che qualcuno aveva aperto lo sportello finchè non furono interrotti per la seconda volta da qualcuno che tossicchiava alle loro spalle. Si staccarono rapidamente e tentarono di darsi un contegno, fissando con le guance in fiamme il padre di Stiles, Scott e gran parte dei parenti guardarli chi con un sorrisetto, chi sconvolto. 
< Mio nipote è un tipo caliente! > urlò uno degli zii prima che i due venissero fatti scendere tra le esclamazioni di gioia. 
La festa fu esattamente come Stiles e Derek se l'erano immaginata, piena di cibo, chiassosa e allegra. I due non potevano sedersi nemmeno per un istante che venivano chiamati da qualche parente, non potevano rifiutare cibo o un bicchiere di alcolico da nessuno senza che questo iniziasse ad urlare che avrebbe portato male e che Stiles aveva già avuto la fortuna di trovare qualcuno che se lo prendesse, non voleva finire lasciato! 
Derek temette di non riuscire più a respirare per le risate quando per l'ennesima volta la zia di Stiles tentò di infilare l'occhio del coniglio in bocca al ragazzo e rimase ad osservare un uomo fatto e finito, vestito da sposo, correre per tutta la sala ricevimenti urlando come una ragazzina, inseguito da una donna in tacchi alti e vestita in maniera improponibile e piena di pizzi, fiocchi e merletti. Ovviamente alla fine vinse la zia e Stiles tornò accanto a Derek, piagnucolando su quanto gli facesse schifo quella cosa. 
Al discorso parlarono in molti e Stiles finì miseramente in lacrime per la seconda volta quando parlò suo padre, finalmente l'uomo sembrava felice e sereno con il matrimonio, era felice per Stiles e si vedeva...un po' meno per il fatto che non avrebbe avuto nipoti, ma i due sposi avrebbero avuto tempo per spiegargli che il loro prossimo passo era quello di fare richiesta di adozione...una cosa per volta però. Alla fine poi quando Noah diede il suo regalo alla coppia le lacrime di Stiles non facevano che scendere copiose sulle guance.
< Ci hanno comprato una casa > sussurrò Derek leggendo la lettera e Stiles annuì, gettandosi poi tra le braccia del padre. La commozione fu molta, fino a quando Stiles non vide che la casa era letteralmente attaccata a quella del padre.
< Un po' di privacy! Giusto un po'! E' chiedere troppo?! Sappi che la venderò e me ne comprerò un'altra lontana, lontanissima! > esclamò e Derek sospirò divertito quando si scatenò la classica tragedia greca da matrimonio, così l'aveva chiamata Melissa.
Quando finalmente la festa finì stava albeggiando, i vari parenti avevano salutato e rinnovato i loro auguri ed erano barcollati fuori, diretti alle loro case e Stiles e Derek si trovarono seduti sui gradini all'esterno della sala.
< Si può morire per troppo ballo? > mugolò Derek e Stiles sorrise.
< No, ci ho provato anni fa, pensi di morire...ma non muori > ridacchiò massaggiandogli una gamba.
< Andiamo a casa dai... > disse poi alzandosi.
< Non vedo l'ora di togliermi questo vestito di dosso > mugolò stanco e decisamente brillo.
< Oh anche io non vedo l'ora di toglierti questo vestito di dosso > ghignò Derek malizioso, ma quando entrarono a casa fecero giusto in tempo a togliersi le scarpe, la giacca e a slacciarsi la camicia che crollarono sul letto, svegliandosi solo dopo quasi quindici ore, sorridendosi come due sciocchi. 
E quel sorriso se lo stamparono in faccia ogni giorno per i successivi anni, il loro amore più forte che mai soprattutto quando il tribunale diversi anni dopo dal loro matrimonio li aveva chiamati e aveva affidato loro un bellissimo neonato che era stato abbandonato. Sei anni dopo toccava al piccolo Eli andare alla scuola greca.
< Ma papà io voglio entrare negli scout > piagnucolava ogni volta e Stiles gli faceva un sorriso di scuse, conosceva bene la sensazione che si provava.
< Lo so tesoro, ma ti prometto che potrai sposare chi vuoi > gli diceva ogni volta facendolo sbuffare, in fondo a sei anni non gli importava poi molto del matrimonio. 
< Dai andiamo, quando esci da lì ti portiamo a mangiare un gelato > gli prometteva come sempre Derek ed Eli sorrideva felice, prendendo la mano di entrambi i genitori e stringendogliela forte e Stiles e Derek si guardavano per un istante con amore, poi uscivano di casa e come sempre, ogni giorno, puntalissimi, si trovavano faccia a faccia con Noah e tutto il parentame vario che gli faceva un largo sorriso e augurava ad Eli una buona scuola, perchè in fondo Stiles non aveva mai attuato la sua minaccia di vendere casa e prenderla altrove, minaccia che ribadiva ogni volta che i suoi parenti diventavano troppo assillanti, ma Derek sapeva che non li avrebbe mai lasciati per niente al mondo e infondo anche lui iniziava ad affezionarsi a quella vita sempre piena di gente, di urla e di mal di testa, una vita piena d'amore.
< Basta! Vendo casa, stavolta la vendo sul serio! > e fu con questo grido che Derek salì in macchina, ridacchiando e partendo senza Stiles, conscio che al suo ritorno dopo aver portato Eli a scuola li avrebbe trovati ancora così e come ogni volta avrebbe avuto una fantastica scusa per portare Stiles in camera da letto e aiutarlo " a ritrovare la calma". 
< Ricorda sempre Eli, mai contraddire tuo padre, mai > ridacchiò mettendo in moto, ringraziando per l'ennesima volta il destino per avergli fatto incontrare Stiles Stilinski e tutta la sua famiglia.
< Lo so papà, ma guarda che anche tu sei così eh... > borbottò Eli con aria divertita e Derek ridacchiò tra se e se, in fondo a stare coi greci si imparano diverse cose, prima tra tutte litigare...l'importante poi era fare pace.


Angolino dell'autrice
Finalmente l'ho finita! E' stata dura trovare il tempo sia per riguardare il finale del film (che non ricordavo minimamente) sia per scrivere, ma ce l'ho fatta XD
Spero che vi sia piaciuta, in questo periodo sto cercando di trovare almeno dieci minuti per finire tutte le fict in sospeso (e le altre che avevo iniziato e non ancora pubblicato) e spero di finirle tutte in tempi brevi! 
A presto, baci <3

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