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di biatris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anno nuovo... ***
Capitolo 2: *** Programmi per la serata? ***
Capitolo 3: *** Incontrollabile, incontrollata ***
Capitolo 4: *** spiegarsi, chiarirsi, confidarsi ***
Capitolo 5: *** incontro ravvicinato ***
Capitolo 6: *** I postumi di una sbornia ***
Capitolo 7: *** Congelato ***
Capitolo 8: *** Problemi ***
Capitolo 9: *** Ospedale ***
Capitolo 10: *** Ritorno a scuola ***
Capitolo 11: *** Pettegolezzi ***
Capitolo 12: *** La bolla esplode ***
Capitolo 13: *** Interrogatori ***
Capitolo 14: *** Edera ***
Capitolo 15: *** Family ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Anno nuovo... ***


I riferimenti a fatti, luoghi o persone sono puramente casuali. La storia è di mia invenzione.
Buona lettura


CLAIRE POV

Lo guardò. Poi lo riguardò. Era il ragazzo più bello che avesse mai visto: moro, capelli corti mossi, occhi scuri, ciglia lunghissime. Anche il fisico era proporzionato.
Si riscosse. Sarà anche stato il ragazzo più bello che avesse mai visto, ma sarebbe stato suo alunno. E nonostante la sua giovane età Claire era pur sempre un'insegnante con dei principi.
-Buongiorno. Sono Claire Biagiotti e sarò la vostra professoressa di italiano almeno fino alla fine dell'anno- esordì.
Notò che nessuno parlava. Le colleghe l'avevano già messa in guardia sulle abitudini poco scolastiche della classe terza D. Evidentemente almeno per il primo giorno avevano deciso di stare tranquilli.
-Gradirei che vi presentiate, così spero di imparare prima i vostri nomi- disse allora Claire
La prima a presentarsi fu una ragazza in prima fila
-Mi chiamo Silvia e ho sedici anni. Abito a Roma, ho due fratelli più grandi e...Devo dire altro?- chiese la ragazza.
-Come vuoi, se vuoi dire qualcosa sui tuoi gusti...- sorrise Claire.
-Mi piace sciare e andare a correre col mio cane- rispose Silvia.
-Bene, andiamo avanti- disse allora Claire.
Proseguirono nel giro di presentazioni. Quando arrivarono a lui Claire stette molto attenta a memorizzare il suo nome.


 
GIACOMO POV
 
Giacomo non amava la scuola. Era stato bocciato due volte al liceo classico più prestigioso di Roma, ma il padre avrebbe voluto che lui rilevasse la sua attività, perciò lo aveva iscritto in quella nuova scuola privata che ormai era sulla bocca di tutti. Sembrava fosse valida e sarebbe comunque stato più facile che in una statale.
Entrò in classe e si sedette in fondo. Tanto sapeva che sarebbe stato spostato davanti non appena i docenti avessero capito il tipo che era.
Entrò l'insegnante di italiano. Giacomo la guardò. Rimase un attimo di stucco. Era molto giovane. Gli era stato detto che nelle scuole private i professori erano spesso giovani, ma non si aspettava così tanto. La donna, o ragazza forse, avrà avuto si e no ventiquattro anni. Era bella, pensò Giacomo, molto bella. Non era particolarmente alta, ma aveva un fisico minuto ben proporzionato. I suoi capelli erano lunghi, ma non troppo, e mori e aveva due occhi azzurri con un taglio molto particolare. Era decisamente il suo tipo. Si chiamava Claire Biagiotti. Forse avrebbe studiato italiano almeno un po', pensò Giacomo.
Mentre pensava era arrivato il suo turno di presentarsi.
-Sono Giacomo e ho diciotto anni- disse -Frequento questa scuola da quest'anno, prima andavo al Giulio Cesare-
La donna sorrise e annuì.
-Vuoi dire qualcos’altro? - chiese
-Abito a Roma e mi piace dormire- aggiunse.


 
CLAIRE POV
 
Claire ascoltò le presentazioni dei ragazzi. Nonostante le descrizioni dei colleghi le sembrò che il potenziale fosse buono. Erano dei ragazzi normali con interessi vari. Le piacevano.
Dal momento che avevano due ore di lezione iniziò a fare un'introduzione al programma. Spiegò gli argomenti che avrebbero affrontato e in che modo.
-Domande?-chiese poi.
I ragazzi si guardarono e qualcuno scosse la testa.
Solo in quel momento Claire si accorse di una cosa: Giacomo dormiva.
Aveva la testa appoggiata sulle braccia conserte sul banco e dormiva. Si avvicinò al suo banco.
-Giacomo, cosa stai facendo? - chiese
Il ragazzo aprì gli occhi e alzò la testa. La guardò. Per un secondo fu quasi intimorita dal suo sguardo, poi si ricordò di essere l'insegnante.
-Se credi che le mie lezioni siano noiose puoi tranquillamente uscire già dalla prossima volta. A me non interessa che voi stiate zitti e non facciate baccano, a me interessa che voi siate attenti. Se devi dormire puoi farlo fuori dalla mia aula- lo sgridò.
Il ragazzo non sembrò particolarmente sconvolto dalle sue parole.
-Mi scusi- rispose solo.

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Capitolo 2
*** Programmi per la serata? ***


CLAIRE POV
 
Dopo due settimane di scuola Claire era già disperata. Tra programmazioni, lezioni e riunioni pomeridiane di vario tipo non aveva un minuto libero. Fortunatamente aveva trovato casa recentemente in centro a Roma, a due passi dalla scuola, altrimenti non ce l'avrebbe fatta.
La decisione di andare a vivere da sola era stata quasi obbligata. Dopo un anno passato in Belgio a lavorare e dopo le vicende che aveva vissuto al suo ritorno non era più riuscita a vivere bene con i suoi genitori, così aveva affittato il monolocale non appena aveva trovato un lavoro.
Quella mattina entrava a scuola per le 8.00. il mercoledì era una giornata impegnativa, aveva sei ore di lezione. Incontrò alcuni alunni che entravano come lei. Salutò. Era preoccupata. Alla prima ora avrebbe dovuto affrontare la terza D.
Claire era diventata consapevole dell'ambiente di quella classe dopo la prima settimana. Faticava a gestire il caos, anche se continuava a ritenere che generalmente fossero ragazzi con del potenziale.
Prese i libri e il registro e si accinse a salire le scale. Mentre saliva alle sue spalle sentì una voce.
-Buongiorno, prof!- disse qualcuno.
Si girò. Era Giacomo.
-Buongiorno Giacomo! Tutto bene?- rispose lei.
Aveva iniziato a conoscerlo meglio. Non era stupido, pensò, era solo molto pigro e senza nessun interesse per la scuola.
-Tutto bene- rispose lui.
Entrò in classe e fece la sua ora di lezione. Al solito, dovette essere più cattiva di quello che avrebbe voluto. Mise una nota ad Alessandro, il ragazzo più agitato della classe, e ritirò due telefoni cellulari, uno dei quali a Giacomo. Sarebbero rimasti in segreteria per i successivi tre giorni, poi avrebbero potuto ritirarlo i genitori.
Meno male che tra due giorni era venerdì, si disse.
 
 
GIACOMO POV
 
Due giorni dopo Giacomo tornò a casa con Giada e Giovanni. Erano amici fin dall'asilo e si erano ritrovati per caso allo stesso liceo. Giada era in classe con lui. Giacomo la riteneva una delle ragazze più belle che conoscesse, ma non avrebbe mai nemmeno tentato di rovinare quell'amicizia unica che li legava.
Giovanni invece era un ragazzo molto solo che frequentava la quarta F. Gli amici erano la sua famiglia.
-Meno male che è venerdì- disse Giada.
-Davvero- rispose Giovanni.
-Che facciamo stasera?- chiese domandò allora Giada.
- Mah, si potrebbe andare a ballare...- disse Giovanni – Io è un sacco che non ci vado...-
- In effetti è un'idea...Devo sentire anche Liuk- rispose Giada. Luca, Liuk, era il suo ragazzo. Anch'egli faceva parte della compagnia, ma frequentava un liceo scientifico statale di Roma.
- Ok, sentilo.- intervenne Giacomo -A proposito, io sono senza cell- aggiunse poi.
Giovanni lo guardò perplesso.
- Lascia perdere, mercoledì la Biagiotti me l'ha ritirato e i miei hanno deciso che la scuola se lo può tenere anche durante il week end- spiegò Giacomo.
Giovanni rise.
- Come cazzo hai fatto a farti ritirare il cell dalla Biagiotti? Quella è buona come il pane...- disse.
-Sì va beh, voi siete tranquilli...E poi oggi era stra incazzosa!- intervenne Giada -Per me non scopa abbastanza!-
Gli altri due risero.
- Povera donna- disse Giovanni –In ogni caso c'è sempre Jack, se lei volesse...-
Giacomo arrossì. Non pensava che i suoi amici si sarebbero mai accorti di come la guardava.
-Ma dai, è una prof!- si difese lui.
- Cosa vuol dire?- chiese Giada – E' giovane e ammettiamo pure che è carina...-
- Sì, ma non ci proverei mai con una prof! Non sono un masochista!- disse Giacomo scandalizzato.
Giada rise, poi però obiettò.
- Io dico che nel privato quella è una che ci sta. Poi va beh, è più grande, ma se ci pensi considerato che tu hai diciannove anni e lei ne avrà al massimo ventiquattro...-
-Ne ha ventisei...- la fermò Giacomo.
Gli altri due lo fissarono curiosi.
-Come lo sai?- chiese Giovanni.
-L'ho cercata su Facebook. Ha anche un gatto, ma non credo sia fidanzata...- spiegò.
I due amici guardarono Giacomo. Giada sbuffò.
-Jack, lo sai che ti comporti come una ragazzina alla sua prima cotta?- chiese poi.
Lo sapeva, eccome se lo sapeva. Se ne era reso conto quando aveva scoperto che sapere tutto di lei era la cosa che voleva più di tutto.
-Sono fottuto, vero?- chiese dopo un attimo.
 
 
CLAIRE POV
 
Quella sera Claire sarebbe andata con gli amici a ballare. Erano anni che non ci andava. Aveva avuto una storia durata tre anni con un ragazzo, Marco. Era finita indipendentemente dal loro volere. Marco era stato vittima di un incidente sei mesi prima e non c'era stato scampo. Claire era appena tornata dal Belgio. Marco stava uscendo dal lavoro e mentre aspettava l'autobus che lo avrebbe portato alla stazione un folle in automobile era salito sul marciapiede uccidendo lui e altre tre persone. Claire era stata male per mesi. Poi aveva deciso che era ora di ricominciare a vivere e lo aveva fatto cercando casa da sola in un'altra città.
Durante gli anni in cui era fidanzata non era mai andata a ballare, a Marco non piaceva e lei non ne sentiva il bisogno. Ora però i suoi amici lo avevano proposto, era tanto che non ci andava e voleva vederli, perciò aveva accettato.
Si lavò, aprì l'armadio e cercò qualcosa da mettere. Avrebbe fatto caldo in discoteca. Scelse un vestito corto a fiori legato dietro al collo. Lo aveva comprato da poco e non lo aveva mai messo. Lo provò. Le stava bene. In effetti Marco le diceva sempre che lei sarebbe stata bene con tutto ed era quasi vero. Aveva un fisico minuto abbastanza asciutto, perciò con un minimo di attenzione non era difficile trovare qualcosa che le stesse bene. Provò un paio di décolleté nere, ma non le piacque l'abbinamento. Poi trovò le sue espadrillas beige. Le aveva comprate anni prima al mare e ora erano tornate di moda. Ottimo, stavano benissimo ed erano pure comode nonostante gli otto centimetri di zeppa. Era pronta.
Sara passò a prenderla poco dopo. Salì in macchina.
-Wow, come siamo eleganti. Conquiste stasera?- chiese.
Claire rise. Anche Sara era strizzata in un mini vestitino che lasciava ben poco all'immaginazione.
-Parla lei...- le rispose.
Passarono poi a prendere Elisa e Lucia. Infine raggiunsero gli altri direttamente in discoteca.
Quando arrivarono erano in ritardo. Al solito, Elisa ci aveva messo troppo tempo a prepararsi.
-Scommetto che è colpa della bruna- disse Luigi, un ragazzo alto e magro che Claire conosceva dalle scuole elementari.
-Scommetti bene- rise Claire. Poi lo baciò sulla guancia.
-Non ti sembra un po' corto il vestitino?- le disse sottovoce Luigi.
Claire sorrise. Da quando stava con Marco aveva dimenticato com'era Luigi in versione fratello maggiore. Scosse la testa.
-Gigi, ho ventisei anni!- disse.
L'altro sospirò e sorrise.
-Lo sai che per me siete le mie sorelline!- rispose.
Entrarono nel locale. A Claire piacque. Era affollato, ma c'era una zona con dei tavolini, uno dei quali era stato riservato per  loro da Giulio, un po' fuori dalla pista da ballo. Avrebbero così potuto riposarsi ogni tanto.
Elisa e Sara la trascinarono subito in pista. Anche gli altri si unirono a loro.
 
 
GIACOMO POV
 
Giacomo salì sulla macchina di Giada e sorrise.
- Buonasera- disse baciandole la guancia -Conquiste stasera?-
Giada sorrise e scosse le spalle. Amava metterla in imbarazzo. E poi con quel vestitino così provocante non era difficile. Anche se sapeva che Giada teneva molto a Luca, era abbastanza convinto che non sarebbe durata. I due erano troppo diversi. Avrebbe dovuto tenerla d'occhio. Dopotutto era un po' la sua sorellina.
Passarono a prendere Giovanni. Gli altri avevano detto tutti di non avere voglia e Luca, il ragazzo di Giada, aveva un impegno. Sarebbero andati a ballare solo loro tre, come ai vecchi tempi.
-Non trovate indecente che io debba guidare perché voi due non avete la patente?- chiese Giada.
-Non guardare me, sai che i miei finché non finirò il liceo non me la fanno fare...- disse Giacomo.
-Appunto Jack, studia! A trent'anni sarai ancora qui a farti scarrozzare dalle donne!- rispose lei ridendo.
Risero tutti. A Giacomo piaceva uscire con loro anche per questo. Ridevano dei loro problemi e tutto diventava più leggero.
Erano arrivati alla discoteca. Pagarono l'ingresso ed entrarono. Avevano scelto il posto con cura. Non volevano entrare in un covo di ragazzini urlanti, né di trentenni. Lì non ci erano mai stati, ma da quel che si diceva era frequentata sia da diciottenni che da gente un po' più adulta. In effetti quando entrarono si accorsero che c'era un po' di tutto. Giovanni indicò dei tavolini.
-Possiamo anche sederci quando siamo stanchi. Il posto mi pare buono- urlò a Giacomo, che annuì.
Si diressero verso la pista. Fu allora che la vide.
-Cazzo- esclamò.
Giovanni, che non aveva capito, si girò verso Giacomo.
-Che problema c'è?- chiese.
Poi seguì lo sguardo dell'amico e vide la professoressa.
-Cazzo!- esclamò a sua volta.
Giacomo pensò che in quella parola ci fosse tutto quello che si poteva dire. Era bella e quel vestito metteva in risalto le sue forme, alle quali i jeans e le magliette che metteva a scuola non davano giustizia.
Giada, accorgendosi anche lei del motivo dello sgomento dei due, rise.
-Io l'ho detto che la Biagiotti ci sta un casino!- disse -Jack, puoi provarci stasera, non sei a scuola!-
L'altro rise e scosse la testa.
-Sai che non lo farei mai- rispose.
Giada rise. Non è che lei ci credesse molto.
Iniziarono a ballare. Mentre ballava Giacomo osservava Claire. Era bellissima e di questo si erano accorti diversi ragazzi. Certo, si disse, quel vestitino non lasciava molto spazio all'immaginazione...
Vide qualcuno avvicinarsi e abbracciarla, doveva essere un suo amico. Ne fu geloso. Avrebbe voluto essere al suo posto. Eppure non sembrava esserci più che amicizia tra i due. I due ballarono insieme un po', poi lui si spostò e ballò con un'altra ragazza. Subito però il suo posto venne preso da un altro uomo. Era come una calamita. Lei inizialmente continuò a ballare, ma quando quello le strinse i fianchi lei si allontanò. Lui la seguì, ma era evidente che Claire non lo voleva vicino.
Prima ancora di accorgersene Giacomo si trovò vicino a lei.
 

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Capitolo 3
*** Incontrollabile, incontrollata ***


CLAIRE POV
 
Ballava. Si sentiva bene. Le piaceva la sensazione di libertà che le dava. Luigi le si avvicinò e ballarono insieme. Poi lui si spostò vicino a Lucia e lei continuò il suo ballo. Si avvicinò un ragazzo e ballò un po' con lui.
-Qual è il tuo nome bellezza?- le chiese.
Claire non rispose. Non le piaceva il tono in cui l'aveva detto. Cercò di allontanarsi, ma lui le mise le mani sui fianchi. Avrebbe voluto fuggire.
Poi si sentì prendere un polso e tirare. Si ritrovò faccia a faccia con Giacomo. Sussultò.
-Buonasera!- le sorrise.
A Claire parve che fosse arrossito, ma forse era solo la luce dei neon.
-Ciao!- gli rispose. Lei era arrossita invece, ne era sicura.
Stettero un attimo in silenzio, vicini, continuando a ballare.
-Grazie- disse poi Claire.
Doveva urlare, non le piaceva. Ma voleva ringraziarlo di averlo liberato della piovra che tentava di baciarla. Avrebbe solo voluto poter parlare con più riservatezza.
-Ti va di uscire un attimo?- gli chiese.
Giacomo annuì.
Si sedettero sul muretto all'esterno della discoteca. Stettero in silenzio.
- Grazie per prima. Odio quando si appiccicano così.- disse Claire.
Giacomo rise.
-Se si veste così la cosa non mi stupisce più di tanto- le rispose.
Claire lo fissò. Stava criticando il suo modo di vestire?
-Non mi fraintenda, sta benissimo. È che noi uomini cadiamo facilmente in tentazione- sorrise Giacomo -Di niente comunque. Sa, non mi aspettavo di trovarla qui- disse.
Lei rise. Nemmeno lei in realtà si aspettava di trovare degli alunni lì.
- Ma questo perché, secondo voi, noi non abbiamo una vita sociale al di fuori della scuola...- ribatté.
- No, non è vero, io non penso questo...Solo è...Strano – disse Giacomo.
Claire lo guardò e sorrise. In effetti tutto quello era strano, pensò. Andare in discoteca, ballare con un alunno, parlare con lui come fosse un amico...
- Sei qui con gli altri?- chiese Claire.
- Solo Giada e Gio- rispose lui -Ogni tanto ci piace uscire solo noi tre, ci conosciamo da sempre...-
Claire annuì. Anche lei, Sara e Lucia lo facevano ogni tanto.
-E lei con chi è qui?- chiese Giacomo.
Claire pensò che quel “lei” stonava troppo in quel contesto.
-Dammi del tu, per piacere. Non siamo a scuola...- rise -Sono qui con degli amici comunque-
-Non aveva paura di incontrare qualcuno di noi? Nel senso, dei suoi alunni...- chiese allora Giacomo.
-Lo immaginavo, ma speravo di no. Ormai dovunque vada sembra ci siano miei alunni...- sorrise lei -Fra trent'anni non riuscirò più a muovermi, saranno ovunque...-
Risero. Claire avrebbe voluto dirgli che non aveva paura di incontrare alunni, aveva avuto paura di incontrare lui. Ma in effetti ora essere lì a parlare sembrava così normale. Rabbrividì.
-Ha freddo?- chiese Giacomo.
-Solo un po'- sussurrò lei.
Prima ancora di rendersene conto Claire si trovò le braccia di Giacomo che la circondavano.
-Giacomo, cosa..?-
-Shhhh- la zittì lui -Hai freddo, ti riscaldo- le sorrise.
-Ma tu, io...-cercò di ribattere Claire -Non è conveniente...-
Giacomo sorrise.
-Perché, il tuo vestitino lo é?- chiese poi -E poi l'hai detto tu, non siamo a scuola...-
Claire si zittì. Non aveva tutti i torti, pensò. Aveva messo apposta quel vestito per attirare l'attenzione. Certo, non avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione con un alunno. Stette ferma, beandosi delle attenzioni di quel giovane uomo. Era sbagliato, lo sapeva, ma non sarebbe riuscita ad allontanarsi e questo lo sapeva ancora meglio.
 
GIOVANNI E GIADA POV
 
Giovanni e Giada stavano ballando da due ore. Ma dove cavolo era finito Giacomo? Si chiese la ragazza. Si guardò intorno e non lo vide. Sarà uscito, pensò. Vide Giovanni avvicinarsi. Doveva aver bevuto parecchio, come al solito, ma sembrava ancora abbastanza lucido.
-Giada, dov'è Jack?- chiese.
-Bella domanda! Non ne ho idea...- rispose lei.
L'altro si avvicinò di più e sorrise.
-Avrà beccato...-suggerì.
Giada rise. Probabilmente era così, pensò. Dopotutto Giacomo era un bel ragazzo, non era strano che facesse conquiste.
-Ti va di uscire un attimo? Mi manca un po' l'aria- chiese Giovanni.
-Certo, andiamo- acconsentì l'amica.
Si diressero all'uscita. La frescura della sera su una vera boccata d'ossigeno per i due.
-Stavo morendo di caldo- disse Giovanni.
-Io pure- sorrise Giada.
Fu in quel momento che la ragazza si accorse di loro. Quello era di sicuro Giacomo. E quella seduta sul muretto con lui sembrava la Biagiotti. Anzi, era lei, ne era sicura.
-Gio, prevedo guai in vista- disse Giada.
L'amico, che essendo girato non poteva vedere i due, la fissò.
-Cosa intendi con guai?- chiese -In che senso?-
-Guardali- disse Giada facendo girare l'amico.
Giovanni vide i due e sospirò.
-Grossi guai. Grossissimi guai.- concordò.
 
 
GIACOMO POV
 
Giacomo guardò Claire immobile tra le sue braccia. Avrebbe voluto baciarla, ma non voleva rovinare tutto. Sapeva che inevitabilmente una loro relazione avrebbe portato complicazioni a scuola. Probabilmente Claire, che comunque era una donna con una certa maturità, sarebbe riuscita a tenere il tutto fuori da scuola, ma lui non era certo di riuscirci. Era per quello che si ostinava a darle del lei. Era per quello che si limitava a stringerla tra le braccia.
Claire si girò e lo fissò. Avrebbe dato un braccio per sapere cosa stava pensando in quel momento, si disse Giacomo. Ma non ce ne fu bisogno.
-E' tutto così strano- disse infatti Claire.
Giacomo annuì. Aveva perfettamente ragione. Ma doveva dirglielo. Non poteva lasciare andare avanti le cose come capitava.
-Claire, io...- iniziò, ma si bloccò.
Cosa avrebbe dovuto dire? Che non voleva una relazione perché aveva paura di non sapersi controllare?
-Cosa c'è?- sorrise lei incoraggiandolo a parlare.
Giacomo sospirò. Prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.
-Io non credo di saper gestire questa...- non sapeva nemmeno come chiamarla -Questa cosa che c'è tra di noi- disse alla fine -Cioè, non fraintendermi, a me tu, lei piace, però non saprei come fare, come comportarmi...-
Claire rise e Giacomo rimase ancora una volta affascinato dalla sua risata.
-Ti capisco, non preoccuparti. Nemmeno io so bene come gestire la “cosa” in realtà.-disse Claire calcando sulla parola “cosa”- Dopotutto se ci pensi non ho che qualche anno più di te. E nemmeno io credo di essere in grado di controllare questa cosa completamente. Senza contare che non avevo mai nemmeno pensato che fosse possibile- disse Claire -Però tu mi piaci, è innegabile, io mi sento attratta da te e questo credo lo abbiano capito anche i tuoi amici laggiù- aggiunse poi facendo riferimento a Giovanni e Giada che li fissavano.
Giacomo, che non li aveva notati, arrossì.
-Ehi, non preoccuparti, loro capiranno- sorrise Claire.
Giacomo sospirò. Sperava che i suoi amici avrebbero capito. Ma Claire aveva sintetizzato benissimo quello che anche lui provava.
-Io...Cosa facciamo?- chiese allora il ragazzo.
Non voleva rinunciare a lei. Non ora che sapeva che lei ricambiava.
Claire scosse le spalle. Poi all'improvviso lo baciò.
 
 
CLAIRE POV
 
Lo stava baciando. Non era riuscita a trattenersi. Aveva detto chiaramente di non essere in grado di controllare la cosa, ma allora perché lo aveva baciato? In effetti Giacomo aveva risposto. La coerenza non era il loro forte. Si staccarono.
- Scusa- arrossì Claire -Sono un'incoerente-
Giacomo sorrise.
-Siamo due incoerenti- sussurrò -Ma al momento la cosa non mi dispiace-
Claire sorrise e lo baciò di nuovo.
Si staccarono senza fiato.
-Ho voluto baciarti dalla prima volta che ti ho visto- disse Claire.
Era vero. Una delle prime cose che aveva pensato era come sarebbe stato baciare quelle labbra perfette. Non avrebbe mai pensato che un giorno questa sua fantasia sarebbe diventata realtà.
-Ora mi hai avuto- sorrise lui.
Claire sospirò. In fondo lui era un ragazzino, era ovvio che per lui fosse naturale.
-Non è così semplice- disse -Un bacio non ti consegna nelle mie mani-
Giacomo sorrise. Era ancora più bello quando sorrideva, si disse Claire.
-Se tu lo vuoi sì- obiettò -In fondo l'hai detto tu, non ci sono che pochi anni a separarci.-
Claire annuì. Era vero, lo aveva detto lei. E lo pensava seriamente. Sperava che un giorno avrebbero potuto stare insieme alla luce del sole. Eppure lo conosceva così poco, si disse. Ma forse aveva ragione lui, il ragazzino. Avrebbe dovuto vivere la vita in maniera più semplice. Tutti avrebbero dovuto farlo.
-Giacomo, tu hai diciotto anni, io ventisei- gli fece notare però.
-Ne ho quasi diciannove- la corresse lui.
-Rimani comunque mio alunno- ribatté lei.
-Lo so- ammise lui -Ma non credo che ci sia un'età per queste cose.-
Claire sospirò. No, non c'era. Dall'altra parte però la società imponeva dei tabù. E lei era la sua insegnante.
-Giacomo io...- si fermò. Non sapeva cosa dire.
Come doveva comportarsi? Avrebbe voluto scappare.
-Quando avrai deciso, quando sarai venuta a patti con la tua coscienza io sarò qua ad aspettarti- le disse il ragazzo alla fine sospirando.
Claire lo guardò. Le sorrise, con quel sorriso che lei adorava. Ricambiò.
-Grazie- disse solo.

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Capitolo 4
*** spiegarsi, chiarirsi, confidarsi ***


 
GIACOMO POV
 
Aveva iniziato lui il discorso, non poteva aspettare che qualcuno gli chiedesse qualcosa.
-So che mi avete visto- aveva detto.
-Se ti consola al tuo posto non so come mi sarei comportato- rispose Giovanni -Ma stai attento, molto attento-
Giacomo si stupì. Si aspettava di dover litigare, di doversi difendere da accuse, ma non una risposta di quel genere.
-Gio ha ragione- confermò Giada -Ti stai cacciando nella tana del lupo. Poi è vero, sei abbastanza grande per sapere cosa fare. Ricorda solo che non voglio raccoglierti col cucchiaino.-
Giacomo sorrise e annuì. Forse Claire aveva ragione, i suoi amici lo avrebbero capito e sostenuto comunque.
-Mi impegnerò perché non accada- sorrise.
-Sarà meglio- borbottò Giovanni -Sarà anche una gran gnocca, ma se ti fa soffrire la ammazzo, a costo di rimetterci pure l'anno-
Risero. Giacomo si disse che era fortunato ad avere degli amici così.
-E tra l’altro ricordati che tu sei suo alunno. È pericoloso quello che fate – aggiunse Giada.
Giacomo annuì pensieroso.
-Credi che non lo sappia? – domandò – Non hai idea di quanto ci abbia pensato. Spero solo che la cosa non si complichi più di così. –
Giada annuì. Poteva capire quanto Giacomo fosse impensierito. Sperò solo che tutto si risolvesse per il meglio.
 
 
CLAIRE POV
 
Era già lunedì. Claire si chiedeva come fosse possibile che il tempo durante il week end passasse così in fretta.
La sua giornata scolastica iniziava con un'ora in prima H. la sua classe peggiore, a suo parere. Se c'era una cosa che non sopportava era la maleducazione, e in prima H erano quasi tutti maleducati.
Entrò in classe in modalità tiranno, al solito.
-Aprite il libro a pagina 45. Pozzi, togli lo zaino dal banco, voglio vederti in faccia.- disse.
Il ragazzo rimproverato sbuffò e ubbidì. Gli altri intanto ascoltavano in silenzio.
La lezione si svolse senza intoppi per la prima mezz'ora. Poi qualcuno bussò.
-Avanti- disse Claire.
La porta si aprì e la testa di Giacomo fece capolino.
-Buongiorno, prof- salutò.
Claire istintivamente sorrise.
-Buongiorno Giacomo. Ti serve qualcosa?- chiese.
Il ragazzo sembrò in imbarazzo.
-Avrei bisogno di parlare un attimo con lei- disse.
Claire annuì. Aveva l'impressione che quello che Giacomo dovesse dire non era conveniente all'ambiente classe.
-Ora ho lezione. Se mi cerchi dopo ho un'ora buca- gli disse.
Giacomo arricciò il naso.
-Dopo ho la Miccio, non credo mi farà uscire- rispose.
Claire sorrise. Sapeva che Maria Miccio era vista come un Cerbero dai suoi studenti.
-Non preoccuparti, vado io da Maria ad avvisarla- disse al ragazzo.
-Ok. Grazie. A dopo prof.- salutò -arrivederci-
Claire rispose al saluto.
Quando si girò verso la classe venticinque paia di occhi erano puntati su di lei, o così le sembrò. Certo, il rapporto che aveva con la prima H era puramente formale e limitato alla classe, si disse, per loro doveva essere strano vederla parlare così con un alunno.
Continuò la lezione.
 
 
GIACOMO POV
 
Un'ora dopo Giacomo aveva visto Claire parlare con la Miccio e poi la donna era entrata in classe dicendogli che poteva uscire.
Claire lo attendeva fuori dalla porta.
-Cosa dovevi dirmi?- gli chiese.
Senza preamboli, era da lei. Era anche per questo che gli piaceva: diretta e sintetica.
-Io...- si bloccò.
Era sicuro di doverle dire qualcosa, ma all'improvviso non sapeva più cosa. Era quello l'effetto che gli faceva?
-Giacomo? Tutto bene?- chiese allora Claire.
Lui sospirò e scosse la testa.
-No.- disse -Non va bene, sono così confuso...Io...   Non ci riesco, non riesco a capirti. Non riesco a capirmi. Non so cosa voglio, non so più come comportarmi con te qui a scuola, fuori da scuola...-
Ci era riuscito. Aveva più o meno espresso quel groviglio di sentimenti che lo attanagliava. Non ebbe la forza di guardare in faccia la ragazza.
Sentì Claire sospirare.
-Giacomo- lo chiamò lei -Guardami-
Lui alzò la testa e fissò i suoi occhi azzurrissimi.
-Non vergognarti di quello che provi, mai- gli disse lei -Io sono confusa quanto te. Non so dove ci porterà questa storia, ma spero che tu non abbia mai da rimproverarti nulla-
Giacomo la ascoltò. Aveva ragione. Forse pensava troppo, si disse. Sorrise e annuì.
-Hai ragione- concordò -Io...posso chiamarti Claire?- chiese poi.
-E' il mio nome- sorrise lei.
Lui la fissò. Era vero.
-Claire, tu mi piaci- le disse -Credo di essermi innamorato di te-
Lei lo fissò. Inspirò. Cercò di metabolizzare le parole di Giacomo. Poi gli sorrise.
-Vai in classe ora- disse poi -O la Miccio ti darà per disperso...-
Giacomo sorrise.
-Non mi dispiacerebbe in realtà- disse.
Risero entrambi.
-Ciao!- la salutò.
-Ciao!- rispose lei.

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Capitolo 5
*** incontro ravvicinato ***


 
CLAIRE POV
 
Dopo le quattro ore di scuola del lunedì Claire usciva sempre distrutta. I ragazzini di prima la conciavano davvero male, pensò. Oltrepassò il cancello e imboccò a piedi la pista ciclabile che la portava a casa.
Sapeva che a quell'ora Giacomo e i suoi amici non erano ancora andati a casa, ma dentro di sé sperava che non fossero ancora lì. Purtroppo per lei non fu così. Si avvicinò lentamente.
-Buongiorno prof!- la salutò Carlo, uno dei suoi alunni di seconda, seguito a ruota da altri.
-Buongiorno!- salutò lei.
Sperava che Giacomo non dicesse nulla. Anche questa volta si sbagliava.
-Tutto bene?- chiese.
Claire lo fissò. In quello sguardo c'erano più di mille parole. Claire lo sapeva, ma, dallo sguardo che le restituì, anche Giacomo lo sapeva.
-Tutto bene- disse alla fine lei.
-Prof, è bravo il Jack a scuola?- chiese allora Riccardo, uno degli alunni della scuola di un'altra sezione.
-Se studiasse lo sarebbe di sicuro!- sorrise lei.
L'altro rise. Giacomo invece arrossì.
-Eh dai, l'ultima verifica è andata bene!- disse poi.
Claire rise. Era andata bene perché lei aveva finto di non vedere i bigliettini che lui aveva sotto il banco.
-Certo, non ho mica detto che non è vero. Solo che le somme si tireranno a fine quadrimestre!- disse.
Giacomo annuì.
-Vero. Però sempre meglio partire bene...- disse.
Claire sorrise.
-Ovviamente- rispose -Buona giornata allora, io vado-
-Buona giornata, prof!- la salutarono i ragazzi.
Era andata, anche il lunedì era passato. Era sopravvissuta.
 
 
GIACOMO POV
 
Aveva appena finito di pranzare quando suonò il campanello. Chi poteva essere?
-Chi è?- rispose.
-Giacomo- disse una voce.
Come cavolo sapeva dove abitasse? Si disse. Poi però ci pensò. Gli sarebbe bastato seguirla fino a casa, non era difficile. Dopotutto abitava vicino alla scuola.
Fece un respiro profondo e aprì. Non poteva fare altro. Poi uscì sul pianerottolo delle scale ad aspettare il ragazzo. Lo vide arrivare e salutò.
-Ciao- sorrise.
Lui rispose al sorriso.
-Ciao- disse avvicinandosi.
Entrarono in casa. Claire chiuse la porta. La baciò. Lei lo lasciò fare. Gli piaceva quando lui prendeva l'iniziativa, le sembrava di essere meno colpevole. Le sembrava anche che lui fosse molto più grande dei suoi quasi diciannove anni. Entrarono in casa.
-Perché sei venuto?- chiese Claire.
Lui strinse le spalle.
-Non lo so- rispose -Sentivo che dovevo farlo-
Claire sorrise. Avrebbe sorriso in eterno quando era con lui, se solo avesse potuto. Si fissarono. Poi, prima di poter ragionare, Claire si sporse e lo baciò ancora una volta. Fu un bacio lento, passionale, più intenso di quelli che si scambiavano di solito. Quando finì non si separarono del tutto.
-Vorrei fare l'amore con te- disse Claire.
Forse era un azzardo, ma voleva provarci. Probabilmente se ne sarebbe pentita, ma preferiva il pentimento al rimpianto.
Giacomo sorrise e annuì. Poi la baciò di nuovo.
Si spostarono nella camera di Claire continuando a baciarsi freneticamente, quasi fosse aria per loro. Giacomo spinse la ragazza sul letto. Le tolse la camicetta e si tolse la maglia. Poi le slacciò il reggiseno. Le accarezzò il seno e Claire rabbrividì.
-Hai freddo?- le chiese.
-No, continua- ansimò lei.
Finirono di spogliarsi. Quando furono nudi Claire osservò il ragazzo, i suoi addominali, la sua pelle chiara. Era davvero bello.
-Sei bellissimo- gli disse.
Giacomo arrossì.
-Grazie- disse -Anche tu lo sei-
Si baciarono di nuovo, scoprendosi l'un l'altro. Eccitandosi l'un l'altro.
Quando però Claire provò ad andare fino in fondo sentì che c'era qualcosa di strano.
-Tutto bene?- chiese preoccupata.
Giacomo arrossì.
-Sì, è solo che...- tartagliò.
Solo allora Claire capì. Doveva essere la sua prima volta. Si stupì, aveva dato per scontato che lui avesse esperienza. Giacomo era un ragazzo estroverso e non si sarebbe stupita se avesse avuto diverse fidanzate.
-Sono la prima?- sussurrò dolcemente.
Lui annuì cercando di nascondere la testa contro il cuscino. Le faceva una tenerezza infinita. Decise di prendere il controllo della situazione. Lo baciò e si mise a cavalcioni su di lui, per iniziare quello che di lì a poco avrebbe portato entrambi al culmine del piacere.

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Capitolo 6
*** I postumi di una sbornia ***


 
GIACOMO POV
 
Giacomo guardava la donna appisolata al suo fianco. Era bellissima. Ed era stata sua. Aveva fatto l'amore per la prima volta con quella donna fantastica. Gli sembrava di vivere in un sogno e aveva una paura immensa di svegliarsi e scoprire che quello che aveva vissuto non era realtà. Dall'altra parte aveva paura di quello che la realtà poteva riservargli. Si era cacciato in una situazione che, oltre ad avere un risvolto proibito, lo rendeva psicologicamente turbato.
Claire si svegliò in quell’istante.
-Buongiorno- la salutò con un sorriso.
-Buongiorno- rispose lei.
Si fissarono, poi scoppiarono a ridere.
-Non rido di te- mise in chiaro Giacomo.
-Nemmeno io rido di te- rispose lei -Come stai?- chiese poi.
-Bene- le rispose.
Si fissarono a lungo. Cosa avrebbe dovuto dire? Si chiese Claire. Come avrebbe dovuto comportarsi?
-Giacomo, io...- iniziò, ma non seppe come proseguire.
-Non sono pentito- le rispose lui.
Ok, già questo la toglieva da un mare di guai.
-Nemmeno io- gli rispose -Solo che mi domando come dovremo comportarci ora-
Giacomo sospirò.
-Non ne ho idea- ammise -Fosse per me non nasconderei nemmeno la cosa, ma credo che per il bene del tuo lavoro sia il caso di non dirlo troppo in giro...-
Claire sorrise. Aveva perfettamente ragione. Dall'altra parte si chiedeva se sarebbe stata capace di nascondere la cosa per altri due anni.
-Però penso di dirlo a Gio e a Giada- aggiunse Giacomo.
Claire annuì. Se lo aspettava. Dopotutto il ragazzo era ancora molto giovane, non poteva aspettarsi che portasse tutto quel peso da solo sulle spalle.
-Va bene. Io al momento credo che lo terrò per me.- rispose sorridendo.
 
 
GIOVANNI E GIADA POV
 
Quando Giovanni e Giada, il giorno successivo, videro arrivare Giacomo, in ritardo come al solito, capirono subito che qualcosa era cambiato.
-Jack, cos'è quel sorrisetto sul tuo viso?- chiese Giada.
Era sempre stata un'ottima osservatrice, si disse Giacomo, non poteva veramente pensare di nasconderle nulla.
-Non ora- le rispose -Gio, cos'hai alla prima ora?- chiese poi -Noi abbiamo spagnolo. Possiamo saltare, tanto quella interroga e ci ha già sentito-
Giovanni alzò le spalle.
-Io ho matematica, credo spieghi- disse.
-Bar?- domandò allora Giada.
Dopo quindici minuti erano tutti e tre seduti su una sedia del bar della stazione. Abbastanza vicino a scuola da entrare alla seconda ora, ma abbastanza lontano a non farsi vedere dai professori, pensò Giacomo.
-Allora?- chiese Giada.
Era sempre la solita pettegola, pensò il ragazzo. Sospirò.
-Ieri sono andato a casa sua- esordì.
-Aspetta, aspetta…Come sapevi dove abita?- chiese allora Giovanni -Ci sei andato a letto?-
Diretto come al solito, pensò Giacomo. Ora come faceva a rispondere?
-Io...- sopirò -Non è così semplice. Cioè sì, ci sono andato a letto, ma...-
-Ci sei andato a letto.- ripeté Giada -Mi sembra un buon punto di partenza. Almeno sappiamo che le piaci.-
-Va beh, questo lo sapevo anch'io- disse irritato Giacomo -Me l'aveva detto! Ma non è solo questo.-
-No? E cos'è allora?- chiese Giada.
-Io...Non è stato solo sesso- disse Giacomo -Non per me almeno.-
Giada sospirò. Giacomo aveva l'impressione che l'amica pensasse di parlare con un lattante.
-Jack, tu sei innamorato di lei?- chiese infatti lei.
-Io...Credo di sì- ammise lui.
-Jack, ma lei cosa pensa?- intervenne allora Giovanni.
Bella domanda, si disse Giacomo.
-E' stata lei a dirmi che voleva fare l'amore- spiegò -Ma anche lei non sa bene come comportarsi. Sai com'è, rimane la mia prof...-
Giovanni annuì.
-Credo che lei ci tenga davvero- disse -Solo che poveretta, la capisco, non sa cosa fare. Immagino che rischiare di essere licenziata per una storia con uno studente non fosse nei suoi piani. Tra l'altro mi dicono che la Biagiotti avesse un ragazzo fino a sei mesi fa, poi lui è morto in un incidente. Non deve aver avuto un periodo facile...-
-La Biagiotti?- chiese allora Giada.
-Sì, me l'ha detto Lorenzo, che sua sorella la conosce perché esce con lei- spiegò Giovanni -Lei te ne ha parlato?- chiese poi a Giacomo.
Lui scosse la testa. Era un po’ dispiaciuto di non averlo saputo da lei, ma poteva capirla.
-No. Ma non mi stupisce che non lo abbia fatto. Dopotutto come hai detto tu non deve aver passato un bel periodo. E poi nemmeno io le ho detto di mia madre.-
Giacomo aveva perso la madre quando aveva dieci anni. Era morta di malattia, ma solo pochi amici ne erano a conoscenza. Da allora lui viveva con il padre e da qualche anno con la nuova compagna di suo padre, Alina, una donna di origini russe. Giacomo la trovava molto simpatica e l'aveva accettata di buon grado, ben sapendo che lei non avrebbe mai cercato di sostituirsi a sua madre.
-Ma ora cosa pensi di fare?- chiese Giada.
-Non lo so- sospirò Giacomo -Sinceramente sono un po' confuso, non so bene cosa fare. Di sicuro però non posso fare finta di niente.-
-Questo mi sembra scontato- rispose Giada.
-C'è un altro problema- aggiunse poi Giacomo
Giada lo fissò.
-Sarebbe?- chiese.
-Beh, ecco, io...Non credo di avervene mai parlato, però...- fece una pausa, sospirò -E' stata la mia prima volta- concluse poi.
I due amici lo fissarono immobili. Giovanni fu il primo a riprendersi.
-Jack?- chiese- Come sarebbe la prima volta? Eri vergine?-
Giacomo arrossì, sospirò e annuì.
-Credevo lo sapeste...- bisbigliò.
Giada scosse la testa.
-No. Cioè, non è un problema, o meglio, non è un problema che tu lo fossi, è un problema che tu l'abbia fatto la prima volta con lei forse...Cioè, credo che lei sia una donna adulta, magari non le interessa. Ma poi lei lo sa?- domandò infine.
Giacomo annuì.
-L'ha capito- disse.
-E come ha reagito?- si informò Giovanni.
-Beh…Diciamo che ha preso lei le redini del gioco- disse Giacomo con una punta d'imbarazzo.
Giada sorrise.
-Sapevo che in fondo quella donna era una grande- esclamò -E comunque com'è stato?- chiese.
Giacomo fece un sorriso che esprimeva a pieno quello che sentiva.
-Fantastico- ammise tra le esclamazioni degli amici.
 
 
GIACOMO POV
 
Erano passati due giorni e a Giacomo sembravano millenni. Perché lei non gli parlava? Si sentiva come se avesse i postumi di una sbornia. Era estremamente confuso.
Stava uscendo dalla classe per l'intervallo quando la vide in corridoio.
-Giacomo, avrei bisogno di parlarti- gli disse.
Ecco, era arrivato il momento.
-Certo, mi dica- rispose.
Sperava di poter parlare lì, alla presenza degli altri.
-Vieni in aula professori tra cinque minuti, così intanto sistemo le mie cose- disse invece lei.
-Ok- sospirò lui, poi vedendola carica di libri fu mosso a compassione -Se vuole l’aiuto a portare giù tutto- disse.
Claire sorrise.
-Sei un tesoro Giacomo, grazie- rispose dandogli il dizionario che teneva in bilico con la mano destra.
Giacomo arrossì, prese il dizionario e un paio di altri libri.
-Ma prof, quante classi ha?- chiese poi.
-Sette- rispose lei -Ma il problema è che oggi ho sei ore in sei classi e in alcune ho bisogno di due libri-
Giacomo sorrise e scosse la testa. Non le avrebbe mai detto che per la metà degli alunni le ore di italiano erano inutili. 
Arrivarono in aula professori, depositarono il tutto, poi Claire lo fissò.
-Vieni- disse- Ti offro un caffè per sdebitarmi-
Uscirono dall'aula, ma Claire invece che dirigersi alla macchinetta del caffè fece una deviazione verso la sala colloqui. Era l'intervallo, perciò non ci sarebbe stato nessuno, pensò Giacomo, era in trappola.
Claire chiuse la porta.
 
 
CLAIRE POV
 
Non sapeva cosa dirgli. Dopotutto lui era ancora un bambino almeno in quel senso. Era confusa.
-Volevi dirmi qualcosa?- le chiese.
Claire sospirò. Non voleva ferirlo, ma non sapeva come altro fare.
-Giacomo, io...- esordì, ma non riuscì a proseguire.
Il ragazzo non parlava. Sarebbe stato più facile se avesse detto qualcosa, si disse Claire.
-Giacomo, non possiamo andare avanti così- disse infine.
Credette di vederlo barcollare. Poi, inaspettatamente, il ragazzo parlò.
-Lo sapevo che sarebbe finita così. Non so cosa mi aspettassi di diverso- disse.
Claire sospirò. Era proprio quello che avrebbe voluto evitare.
-Giacomo, non fraintendermi, tu mi piaci, ma io...- si bloccò. Non aveva la forza di proseguire. Come poteva dirgli che non si sentiva pronta per un nuovo inizio dopo? Si sentiva estremamente vulnerabile.
Giacomo però annuì.
-Claire, non preoccuparti- le disse -So del tuo fidanzato. Cioè, ex...- si bloccò.
Claire sospirò. Sapeva che prima o poi qualcuno sarebbe venuto a saperlo e non le dispiaceva per non averlo dovuto dire lei al ragazzo. Non sarebbe stato facile rivivere tutto.
-Giacomo, io...- si fermò, poi riprese -Non credo di essere pronta a riprovarci. Non ancora- disse.
Il ragazzo annuì. In fondo la capiva, non doveva essere semplice rassegnarsi a riprovare. Non dopo che un pazzo le aveva portato via il suo grande amore.
-Certo- le rispose -Io comunque sarò qui- sorrise poi.
La donna annuì, poi si avvicinò e lo abbracciò.
-Grazie- disse solo.

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Capitolo 7
*** Congelato ***


 
GIACOMO POV
 
Erano passati quarantasette giorni. Quarantasette stramaledettissimi giorni, pensò Giacomo, dall'ultima volta che si erano parlati fuori da scuola.  Ormai era novembre ed iniziava a fare freddo. Quella mattina entrò in classe in ritardo, come al solito.
-Giacomo, pensi di poter fare quello che vuoi in questa scuola?- lo accolse la voce di Claire -Sono le otto e un quarto. Ora per piacere esci e vai in bidelleria. Entrerai alla seconda ora-
Giacomo guardò la donna perplesso. Non era da lei fare cose del genere.
-Prof, ma io...- tentò di protestare inutilmente.
-Le regole non sono diverse per te rispetto agli altri- disse solo lei.
Non gli rimaneva altro che andare in bidelleria, si disse Giacomo. Sospirò e scese al piano terra.
Mentre scendeva le scale un paio di professori salivano. Non erano suoi docenti, ma aveva un'idea di chi fossero.
-Va beh, io non so come faccia- disse uno dei due -Io al posto suo sarei già scoppiata...-
Non sapeva di chi parlassero, ma potevano tranquillamente parlare di Claire. Dopotutto la poverina aveva appena finito di urlare e sicuramente i due l’avevano sentita, vista anche la porta aperta.
Proseguì fino al pian terreno.
 
 
CLAIRE POV
 
Che cavolo le era preso? Si chiese Claire. Non aveva mai reagito così, ma quando Giacomo era entrato non era più stata padrona di sé stessa.
Certo, in fondo sapeva bene perché. L'aver scoperto di essere...oddio, non riusciva nemmeno a dirlo, di aspettare un bambino, la aveva sconvolta. E il bambino era suo, sicuramente, innegabilmente, inspiegabilmente. Si chiese ancora una volta come fosse stato possibile. Una volta sola era successo, si disse. Una di troppo, aggiunse la sua mente.
Si ripromise di parlargli il più in fretta possibile.
Proseguì con la lezione. Quando finì sistemò le sue cose. Vide Giacomo, prese un lungo respiro e gli disse
-Giacomo, potrei parlarti un attimo?-
Il ragazzo annuì e la seguì fuori dall'aula. Dopotutto non avrebbe potuto fare altrimenti. Era sempre una sua insegnante. Incontrarono il collega dell'ora successiva.
-Mi prendo un attimo Giacomo- disse.
L'uomo annuì. Claire portò il ragazzo in un'aula vuota.
Giacomo la fissava. Avrebbe voluto sapere cosa stava pensando.
Giacomo- esordì -Io...-
Cosa poteva dirgli? Il ragazzo continuava a fissarla.
-Prof, tutto bene?- chiese.
Per Claire fu troppo. Scoppiò a piangere disperatamente. Non riusciva a smettere. Non riusciva nemmeno più a respirare.
Il ragazzo ebbe paura. La guardava. Le si avvicinò. Poi la abbracciò in silenzio e la tenne stretta finché lei non fu calma.
-Ti va di dirmi cosa c'è?- le chiese piano.
Claire sospirò, poi tutto d'un botto disse.
-Sono incinta.-
 
 
GIACOMO POV
 
Giacomo era congelato sul posto. Claire era incinta. E presumibilmente il padre era lui. Cosa avrebbe dovuto fare? Come avrebbero fatto a gestire tutto? E cosa sarebbe successo se qualcuno lo avesse saputo? Era reato probabilmente. Si sentiva troppo piccolo per una cosa così grande. Dopotutto era ancora un ragazzino, andava ancora a scuola...
Si riscosse quando sentì Claire muoversi.
-Io...Non dovevo dirtelo...- farfugliò.
Cercò di scappare, ma Giacomo fu più veloce. La prese per un polso.
-Claire, che cosa stai dicendo? - le chiese -Certo che dovevi dirmelo! Tu aspetti un bambino! Tu aspetti il nostro bambino! Sei spaventata, anch'io lo sono, ma non ti lascerò affrontare tutto da sola!- disse deciso.
Claire lo fissò. Si asciugò le lacrime.
-Giacomo, io...Tu sei ancora un bambino...- disse.
Giacomo sorrise. Era incredibile come cercasse di proteggerlo anche in quella situazione assurda.
-Claire, sono un bambino che ha fatto una cosa da grandi. E ora ne pago le conseguenze da grandi. Non voglio lasciarti sola. E non voglio scappare dalle conseguenze delle mie azioni! E' anche il mio bambino, è il nostro bambino! - disse.
Claire sorrise tra le lacrime.
-Io...Grazie Giacomo- sussurrò.
Il ragazzo scosse la testa.
-Non avrai davvero pensato che ti lasciassi da sola ad affrontare tutto? - chiese.
Claire alzò le spalle. L’aveva pensato. E in fondo lui ne avrebbe avuto tutto il diritto. Aveva solo diciotto anni, si disse.
Giacomo la abbracciò.
-Come pensi di dirlo a tutti?- le chiese poi -Cioè, pensi di rendere pubblico quello che c'è stato tra di noi?-
Claire sospirò.
-Non ne ho idea. Non sapevo nemmeno come dirlo a te- ammise -Ma per ora e finché si riesce vorrei tenerlo per me, o meglio per noi. -
Giacomo annuì. Era d'accordo.
-Ora vado, mi daranno per disperso- le sorrise.
Claire annuì.
-Certo, ti accompagno in classe, mi prendo la responsabilità. - disse Claire facendogli strada.
 
 
CLAIRE POV
 
Quando Claire aprì la porta della terza D le sembrò che entrambi gli occhi di ognuno dei suoi alunni fossero puntati su di lei. Si domandò quanto ci sarebbe voluto perché tutti lo sapessero. Sperava che questo non sarebbe mai successo, ma la vedeva difficile.
-Scusami Maurizio, ho preso un attimo Giacomo perché c'era un piccolo problema- disse al collega.
Maurizio annuì e sorrise.
-Certo Claire, non preoccuparti, tanto non credo che se fosse stato in classe sarebbe stato molto diverso, vero Amati?- disse al ragazzo.
Giacomo sorrise un po' in imbarazzo ed andò a sedersi. In effetti il docente aveva ragione. Ma lui non ci fece caso. Non riusciva a togliersi quella parola dalla testa: incinta. Si sentiva come un condannato a morte in attesa del boia.
Claire invece uscì dall'aula. Quando chiuse la porta sospirò di sollievo. Forse sarebbe riuscita ad arrivare alla fine dell'anno. Forse.

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Capitolo 8
*** Problemi ***


CLAIRE POV
 
Erano passate cinque settimane da quando Claire aveva scoperto di essere incinta. Cinque settimane durante le quali aveva iniziato a soffrire di nausee mattutine e vomito; cinque settimane durante le quali Giacomo era spesso andato a casa sua, avevano parlato, discusso del bambino, cercato di capire come comportarsi con qualcosa che era, evidentemente, più grande di loro senza pertanto arrivare a nessuna conclusione.
Quel giorno Claire era entrata alla seconda ora. Aveva lezione in quarta F, la sua classe preferita. Inizialmente non aveva trovato molta affinità con la classe, ma alla fine erano riusciti ad instaurare un ottimo rapporto. Stava spiegando quando sentì la prima fitta al ventre.
-Prof, tutto bene?- chiese Giovanni, l'amico di Giacomo, che frequentava la quarta F.
-Sì- disse lei -Era solo un giramento di testa.-
Giovanni la fissò.
-Le vado a prendere dell'acqua e zucchero?- chiese poi.
Claire scosse la testa.
-No, non preoccuparti, ho delle caramelle alla liquirizia- rispose.
Continuò a fare lezione per un po', ma dopo circa quindici minuti un dolore lancinante le prese il basso ventre. Sbiancò.
-Profe? Sta bene?- chiese Luca, un altro ragazzo.
Claire fece per rispondere, ma non vide più nulla.
 
 
GIOVANNI POV
 
Giovanni vide Claire accasciarsi sulla sedia e si alzò di scatto.
-Luca, vieni, aiutami- chiese al compagno accanto.
L'altro si alzò e fecero per spostare l'insegnante, mentre nella stanza era calato il silenzio.
-Tecla, chiama qualcuno!- disse poi ad una compagna.
La ragazza corse fuori dalla classe a cercare aiuto, mentre Giovanni, Luca e Augusto, un altro compagno, spostavano Claire.
Improvvisamente però si accorsero di qualcosa.
-Cazzo- disse Giovanni.
-Che c'è?- chiese allarmato Augusto.
-Sangue- rispose il primo.
-Cazzo, è vero- imprecò Luca -Ma da dove viene? Era seduta, non ha sbattuto la testa...-
In quell'istante la professoressa Lanciano, la preside, entrò in classe velocemente cercando di riportare ordine.
-Buongiorno ragazzi. Mi ha chiamato Tecla. Non fatevi prendere dal panico. Ho già avvisato l'ambulanza. Come sta la prof?- chiese.
Giovanni guardò la donna.
-L’abbiamo messa sulla sedia, sanguina, ma non capiamo da dove- disse.
La donna si avvicinò, spostò Claire e aiutò i ragazzi a farla stendere a terra, poi controllò.
-Non ci sono ferite esterne- disse -Ma non possiamo fare nulla finché non arriva l'ambulanza. Da quanto è incosciente?- chiese poi preoccupata.
-Cinque minuti circa- disse Augusto.
-Claire? Mi senti?- chiamò inutilmente la preside.
-Stava bene prima?- chiese allora la donna.
-Sembrava di sì. Poi ha detto che le girava la testa e dopo poco è svenuta- spiegò Giovanni.
La professoressa Lanciano annuì.
L'ambulanza arrivò rapidamente. Ai medici fu riferito l'accaduto, ma vollero che tutti uscissero dalla stanza. Quando le condizioni di Claire furono più stabili la caricarono in ambulanza per portarla in ospedale.
Un dottore parlò alla preside.
-La portiamo in ospedale, sembra abbia avuto un'emorragia- spiegò -Speriamo di riuscire a salvare lei e il bambino-
La donna ammutolì.
-Bambino?- chiese poi.
-La sua collega era incinta, non lo sapeva?- chiese poi.
La preside scosse la testa.
-Credo non lo sapesse nemmeno lei- rispose -O se lo sapeva era da molto poco. Devo venire con lei?- chiese poi.
L'uomo sospirò.
-È meglio che ci sia qualcuno, ma capisco che dobbiate anche avvisare la famiglia...-
La donna annuì.
-Ha ragione. Aspetti che lo dico al mio vicario- disse prima di spiegare velocemente ad un collega, evidentemente il vicario, cosa fare. Dopodiché seguì il medico in ambulanza.

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Capitolo 9
*** Ospedale ***


GIACOMO POV
 
Quando suonò la campanella dell'intervallo Giacomo uscì ed andò, insieme a Giada, verso la classe di Giovanni. Non fece nemmeno in tempo ad arrivare che quello gli corse incontro.
-Jack, devo parlarti- disse serio.
Giacomo annuì. Non capiva cosa ci fosse di così grave da necessitare quel tono.
-Hanno portato la Biagiotti, cioè, Claire, in ospedale- disse.
-Come in ospedale?- chiese lui spaventato -Cosa è successo?-
-Non lo so, cioè sì, lo so, ma solo in parte. È svenuta in classe da noi, solo che non rinveniva e poi perdeva sangue...- disse Giovanni ancora scosso.
-Cazzo- sospirò Giacomo -Ha picchiato la testa quindi? - chiese poi.
-E' proprio questo il punto! - disse Giovanni – Era seduta, non è caduta! Non sappiamo da dove perdesse sangue.-
Giacomo si portò una mano nei capelli.
-Oddio. Il bambino sta bene? -Chiese poi.
Giovanni e Giada, che aveva ascoltato in silenzio fino ad allora, lo fissarono.
-Bambino? - chiesero.
Giacomo si stropicciò gli occhi e annuì. Ora avrebbe dovuto dirglielo. Certo non pensava che sarebbe avvenuto in questo modo.
-Claire è incinta- ammise -Del nostro bambino.-
Giovanni guardò l'amico, incerto se strigliarlo per bene o fargli i complimenti per essersi cacciato in un tale casino. Poi scosse la testa e lo abbracciò.
-Mi spiace Jack, spero stia bene- disse solo.
Giacomo annuì, poi si diresse verso le scale.
-Dove vai Jack?- chiese inutilmente Giada mentre lei e Giovanni cercavano di inseguirla.
 
 
VICEPRESIDE PROF. VILLADORO POV
 
Il vicepreside, proprio mentre stava riappendendo il telefono senza aver trovato nessuno al numero dei genitori di Claire, si vide arrivare una furia in uniforme scolastica.
-Amati, cosa la porta a disturbare in questo modo poco ortodosso?- chiese l'uomo irritato.
-Mi scusi. Come sta Claire?- chiese allora Giacomo.
L'uomo lo fissò.
-La professoressa Biagiotti è in ospedale al momento- disse calcando sulla parola “professoressa” -C'è qualche problema?- chiese poi.
Giacomo si ritrovò senza sapere cosa dire.
-Io...- sospirò. E ora come ne sarebbe venuto fuori?
-Giacomo, vuoi dirmi qualcosa?- chiese allora il vice preside.
Giacomo notò che lo aveva chiamato per nome dandogli del tu. Pensò che fosse la prima volta.
-Professore, io, ecco...La professoressa Biagiotti mi è stata molto vicino ultimamente, volevo sapere come stesse- disse.
L'uomo annuì. Spesso era capitato che i docenti stessero vicini agli alunni problematici come Giacomo. E dopotutto Claire veniva da una situazione essa stessa problematica, perciò non lo stupiva che avesse aiutato il ragazzo.
-Capisco- disse -Spero, come lei, che stia bene. Quando avrò notizie dall'ospedale ve le comunicherò. Al momento la preside è con lei.-
-Grazie- sussurrò Giacomo.
L'uomo fece un cenno con la testa.
-Giacomo- lo chiamò poi un'altra volta.
Il ragazzo alzò la testa guardando l'uomo negli occhi.
-C'è altro che dovrei sapere?- chiese allora l'insegnante.
Giacomo soppesò le possibilità. Se Claire era in ospedale avrebbero comunque scoperto che lei era incinta. Dirlo era tradirla. Dirlo però poteva voler dire salvargli la vita.
-Claire...La professoressa Biagiotti era...è incinta- disse in un soffio Giacomo.
L'uomo annuì.
-Questo lo abbiamo saputo, ce l'hanno detto i medici. Sperano di salvare sia lei che il bambino. In realtà ci chiedevamo se la professoressa lo sapesse- rispose.
Giacomo annuì.
-Lo sapeva da poche settimane, un mese forse- confermò -Sembrava andare tutto bene, perciò non ne aveva ancora parlato con nessuno. E poi Claire non...Non è sposata- aggiunse Giacomo -Non voleva fare scalpore-
L'uomo sorrise.
-Capisco. Purtroppo credo che i suoi piani verranno forzatamente riadattati- disse -Ma mi chiedevo una cosa- disse poi guardando Giacomo.
Il ragazzo annuì.
-Dica-
-Lei sembra abbastanza in confidenza con la professoressa Biagiotti- considerò il vice preside -Ha per caso idea di come rintracciarne il compagno? Credo sia giusto che sappia del suo malore-
Fu come se il mondo cadesse addosso a Giacomo. In effetti aveva quasi dimenticato quanto la loro relazione fosse clandestina e proibita.
-Io...- cosa avrebbe dovuto dire? – Lei non ha un compagno – disse solo.
L'uomo continuò a fissarlo.
-Giacomo?- lo chiamò.
Il ragazzo sospirò.
-Il padre del bambino lo sa già- disse in un sussurro.
L'uomo sospirò. Doveva aver capito tutto dal primo momento.
-Giacomo, dimmi che mi sbaglio. Il bambino è tuo- disse poi con una voce che risultava incredula perfino a sé stesso.
Giacomo annuì piano, senza dire nulla. Non ce ne fu bisogno.
-Non sbaglia- disse poi.
L'uomo sospirò pesantemente e si sedette sulla propria sedia.
-Giacomo- esordì -Posso essere sincero?- chiese.
L'altro sorrise tristemente e annuì. Avrebbe pensato tutto tranne ad una reazione così tranquilla da parte del preside. Era già meglio di come aveva sperato.
-Non so come aiutarvi- disse però l'uomo -O meglio, vorrei aiutarvi ma non posso. Mi spiego. Tu capirai che noi non possiamo tollerare una relazione tra insegnante e alunno. Tuttavia capisco che la differenza d'età tra te e la professoressa Biagiotti sia minima, condizione che normalmente non si verifica. Sarei davvero contento se voi lo foste insieme, ma ho paura che quando si saprà al di fuori di queste quattro mura si scatenerà il putiferio. C’è una legge che dice…-
Giacomo ascoltò in silenzio, poi annuì.
-Lo so- lo interruppe Giacomo -Per questo io e Claire abbiamo pensato di non dire nulla. O meglio, lei avrà il bambino, ma tutto ciò rimarrà fuori da scuola, almeno finché io non avrò finito la quinta-
L'uomo sorrise. Sapeva che Giacomo non era stupido e Claire, per quanto poco la conoscesse, sembrava altrettanto intelligente.
-Capisco. E credete di farcela?- domandò.
Giacomo scosse le spalle.
-Non ne ho idea, ma ci proveremo. E poi non vorrei mai che Claire perdesse il lavoro per causa mia. Piuttosto cambio scuola un'altra volta- disse.
L'uomo sorrise.
-Spero proprio che non ce ne sia bisogno- disse.
Giacomo annuì. Durante la conversazione si era progressivamente calmato. Parlare era stato come togliersi un peso dalla coscienza. Stava per tornare in classe quando suonò il telefono e il vice preside gli fece cenno di rimanere.
L'uomo rispose.
-Sì...sì, certo. Meno male. Ok, vediamo cosa fare. Sì per ora i ragazzi hanno supplenza. Lo immagino. No, non ho potuto, non c'era nessuno. Sì, poi quando torni qui dobbiamo parlare...Ti spiegherò. Ok, a dopo-
Quando riagganciò un sorriso si formò sul volto del vice preside mentre guardava Giacomo.
-Fuori pericolo. Entrambi- disse.
Giacomo sospirò sorridendo.
 
 
CLAIRE POV
 
Quando Claire aprì gli occhi vide tutto bianco. Poi lentamente mise a fuoco attorno a sé. Nella stanza c'era un altro letto, ma era vuoto. I muri erano verde chiarissimo e c'erano due armadi dello stesso colore. Doveva trovarsi in ospedale, pensò. Lentamente ripercorse il filo dei suoi pensieri. L'ultima cosa che ricordava era di essere stata seduta in classe.
-Signorina Biagiotti? Signorina Biagiotti? Come sta? Mi sente?- qualcuno la stava chiamando.
Mise a fuoco la donna in camice che le stava a fianco. Doveva essere un medico o un'infermiera.
-Sì, la sento- disse.
Faceva fatica a parlare. Si sentiva la gola secca.
-Buongiorno- sorrise la donna -Vuole qualcosa da bere?- chiese poi.
Lei annuì.
Poco dopo la donna le porse un bicchiere d'acqua. Bevve.
-Dove mi trovo?- chiese poi.
-E' all'ospedale del Bambino Gesù- spiegò la donna -Si ricorda cosa è successo?-
Claire scosse la testa.
-Mi ricordo di essere stata a scuola. Ero in quarta a fare lezione. Ho mandato un ragazzo a prendermi l'acqua. Poi ricordo solo il nero.- disse.
L'infermiera annuì.
-Ci hanno chiamato dalla scuola- confermò -L'abbiamo portata qui in ambulanza. Ha avuto un'emorragia e abbiamo dovuto operarla.- spiegò ancora l'infermiera.
Claire annuì. Poi all'improvviso ricordò.
-Come sta il mio bambino?- chiese speranzosa.
Non avrebbe sopportato di perderlo. Non anche lui.
La donna sorrise.
-Non si preoccupi, è tutto sotto controllo- disse -Il bambino sta bene. O forse la bambina, dovrei dire-
Claire sospirò di sollievo e sorrise.
-Grazie- disse.
La donna sorrise e annuì.
-La lascio riposare. Se ha bisogno il campanello è sopra di me. Io sono Giulia.- disse.
-Ok. Io sono Claire, dammi pure del tu, Giulia- disse.
-Va bene, a dopo- salutò l'altra prima di uscire dalla camera.
 
 
GIACOMO POV
 
Giacomo aveva aspettato Giada e Giovanni fuori da scuola. Quando erano arrivati aveva detto solo di voler andare in ospedale.
I due amici, sapendo di non avere alcuna possibilità di fargli cambiare idea, decisero di accompagnarlo.
-Jack, stai calmo, se il Villadoro ha detto che sta bene vuol dire che è vero...- Giovanni cercò di calmare l'amico.
-Lo so Gio, ma non posso perdonarmi di non esserci stato quando lei aveva bisogno di me- disse Giacomo.
Giada sospirò. Quando voleva Giacomo era irragionevole.
-Mica eri a divertirti! Eri in classe!- disse.
Quando arrivarono in ospedale i tre si recarono subito all'accettazione.
-Buongiorno, mi sa dire dov'è ricoverata la signora Claire Biagiotti?- chiese alla signora paffuta dell'accoglienza.
La donna, accomodante, annuì.
-Aspetti che guardo. Ecco, ginecologia, quarto piano, di fianco alla maternità- disse -Prenda quelle scale e arriverà diritto davanti alla porta-
I ragazzi ringraziarono e si diressero velocemente alle scale.
Quando entrarono in reparto li avvolse il classico odore di ospedale. Un'infermiera stava percorrendo il corridoio.
-Mi scusi- la fermò Giacomo -Mi sa dire dove si trova Claire Biagiotti? Dovrebbe essere ricoverata qui...-
-Sì, certo, Claire è nella stanza 406. Sono appena uscita dalla sua camera, credo sia ancora sveglia- disse la donna con un sorriso -Voi siete parenti?-
Giovanni scosse la testa.
-No, siamo suoi...-Si bloccò. Cosa avrebbe dovuto dire?
-Siamo suoi studenti- intervenne Giada -La prof era da noi quando è svenuta. -
Non avevano mentito dopotutto.
L'infermiera annuì e sorrise. Ormai erano arrivati.
-Ecco, questa è la camera. Di solito non facciamo entrare più di due persone alla volta, ma farò un'eccezione per voi. Dovrei chiedervi anche un piacere- disse poi.
-Certo, mi dica- disse Giacomo.
-Voi avete idea di come contattare i parenti? Non so genitori, fidanzato...Sapete se la scuola ha già chiamato? - domandò.
Giacomo sospirò.
-Possiamo chiedere a scuola. Loro avranno tutti i numeri credo. Probabilmente hanno anche già chiamato. -
La donna annuì.
-Grazie- sorrise -Vi lascio andare-
 
 
CLAIRE POV
 
Claire si stava addormentando quando si aprì la porta. Si girò lentamente. Le faceva male tutto. Le sembrava che le fosse passato sopra un tir. Poi vide Giacomo con i suoi due amici. Cercò di sorridere, ma temette che il suo risultasse solo come una smorfia.
-Ciao- disse.
Giacomo si avvicinò. Le aveva fatto impressione lì, sdraiata e attaccata a tutte quelle macchine, intubata e con la flebo. Ma vederla cosciente era un sollievo.
-Ciao- le sorrise -Come stai?-
Domanda idiota, pensò subito dopo averla fatta.
Claire però sorrise.
-Sono stata meglio- disse.
Giacomo allora le si avvicinò di più e le baciò la fronte.
-Non preoccuparti, è tutto finito, state tutti e due bene ora- disse.
-Tutte e due- lo corresse lei con un sorriso.
Giacomo la fissò non capendo, poi anche lui sorrise.
-Quindi è una bambina- disse.
Lei annuì.
-Posso chiederti una cosa?- le disse allora il ragazzo.
-Dimmi- si sforzò di sorridere lei.
-Quando starai meglio ti va di...Cioè, se vuoi, di dirlo a mio padre?- chiese.
Claire sorrise e annuì.
-Certo, glielo diremo- disse piano.
Poi Claire guardò Giovanni e Giada.
-Devo dedurne che voi sappiate tutto- disse.
I ragazzi confermarono.
-Ma non è un problema- disse poi Giovanni -Se Jack è felice lo siamo anche noi. E mi pare di capire che lo sia- disse guardando l'amico, che sorrise.
Claire sospirò, poi sbadigliò.
-Scusate- si schermì.
Giacomo capì che forse era il momento di lasciarla riposare.
-Dormi Claire, ne avrai bisogno – le sorrise.
Lei fece un cenno con la testa.
-Grazie – sussurrò prima di chiudere gli occhi un’altra volta.
Giacomo e i due amici aspettarono che si fosse addormentata prima di lasciarla.

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Capitolo 10
*** Ritorno a scuola ***


CLAIRE POV
 
Claire rimase in ospedale un'intera settimana e, con suo stupore, quasi tutti i colleghi e parecchi alunni andarono a farle visita. Proprio per questo motivo tenere segreta la sua relazione con Giacomo diventò a volte molto difficile.
Quando, la settimana successiva, si presentò a scuola i suoi colleghi le avevano preparato una festa di bentornato e in aula professori la accolse una buonissima torta al cioccolato con sopra la scritta “Immagino la tua voglia di mangiarmi...” in riferimento alle cosiddette “voglie” della gravidanza.
Claire rise e ne prese una fetta, che mangiò con gusto. Tutti i colleghi si congratularono con lei, anche se stettero tutti molto attenti a non fare assolutamente nessuna domanda su chi fosse il padre del bambino. Dopotutto la stragrande maggioranza dei colleghi sapeva del suo recente passato e nessuno voleva immischiarsi in una storia che probabilmente sarebbe stata fin troppo complicata. Claire ne fu grata.
La giornata scolastica di Claire iniziò poco dopo e proprio con l'ultima classe che aveva visto prima di stare male, la quarta F.
Quando entrò in classe i ragazzi la accolsero con un applauso.
-Buongiorno! Come sta?- chiese Giovanni.
Claire sorrise.
-Bene, grazie. Voi come state?- chiese poi.
I ragazzi risposero che tutti stavano bene, così Claire iniziò a spiegare.
 
La sua prima settimana di scuola dopo l'accaduto passò in fretta. Ormai era venerdì e presto sarebbe arrivato il week end.
-Claire, posso parlarti?- si sentì chiamare mentre prendeva una brioche al bar.
Si girò per vedere chi fosse e vide Mario Villadoro, il collega che ricopriva il ruolo di vicepreside.
-Certo, dimmi pure- gli sorrise.
L'uomo si guardò intorno.
-Preferirei parlarti nel mio ufficio-disse piano.
Claire rimase un po' perplessa, ma annuì. Sperò solo che non fossero brutte notizie.
L'uomo però sembrava tranquillo e, dopo averle pagato la brioche, la precedette in ufficio.
Quando ebbe chiuso la porta dietro di lei la fece accomodare.
-Siediti pure Claire, non voglio farti stare in piedi...-sorrise.
Lei scosse la testa, ma si sedette.
-Non era un problema per me comunque, non ancora per lo meno- sorrise.
L'uomo annuì.
-È giusto a proposito di questo che volevo parlarti- esordì poi -Come stai? Ho saputo che è una bambina...-
Claire annuì.
-Sì, è una femmina. Sto bene ora.- disse.
-Pensi di riuscire a lavorare a pieno ritmo ancora per qualche mese?- le chiese poi.
-Sì, non credo di avere problemi- rispose lei -Almeno se tutto dovesse continuare come in questi giorni.-
-Bene- sorrise lui -Avremo tempo di cercare un supplente allora...In ogni caso se hai problemi di salute non farti scrupoli. E, a proposito, conosci qualcuno che a tuo parere potrebbe sostituirti nelle tue classi?- chiese l'uomo.
Claire ci pensò.
-Al momento non mi viene in mente nessuno, ma ci penserò- disse.
-Bene- rispose l'uomo.
Poi sembrò titubante.
-C'è un'altra cosa che volevo chiederti- disse infine.
-Certo, dimmi pure- rispose lei.
-Come l'ha presa Giacomo? Cioè, voglio dire, so che non dovrei neppure saperlo, ma non fargliene una colpa se me l'ha detto, poveretto, quando sei stata male era disperato...In ogni caso credi che sarà in grado di gestire la cosa finché non sarà fuori di qui? - le chiese.
Claire sospirò. Immaginava che Mario sapesse, aveva notato che era sempre molto attento ad alunni e colleghi e immaginava che, dopo l'accaduto, si sarebbe informato.
-Sinceramente non lo so. Non so se sarà in grado di gestire la cosa, in realtà non so nemmeno se sarò in grado di gestirla io, lui è poco più di un ragazzino...In ogni caso io amo Giacomo e sono pronta a sostenerlo qualunque siano le sue scelte. - disse infine stupendo perfino sé stessa.
Mario sorrise. Sapeva di avere davanti una donna forte.
-Lo immaginavo. Stagli vicino, ne avrà bisogno. In fondo Giacomo sembra forte, ma ha un passato pesante alle spalle.- disse l'uomo.
Claire lo fissò confusa.
-La donna che vive con il padre di Giacomo non è sua madre- spiegò Mario -La madre di Giacomo è morta quando lui aveva solo dieci anni...-
Claire sospirò e annuì. Le spiaceva che, dopo tutto quello che avevano passato, Giacomo non le avesse detto nulla, ma immaginava anche che per lui non dovesse essere semplice accettare di condividere quei ricordi.
-Capisco. Non mi stupisce che Giacomo non mi abbia detto nulla, non deve essere facile per lui...-
Mario annuì tristemente.
-No, infatti, ma speravo te lo avesse detto, anche se immaginavo che potesse non averlo fatto. Io conosco Giacomo fin da quando faceva la prima al Giulio Cesare, lavoravo là, e sono venuto a saperlo solo per caso...In ogni caso è un ragazzo forte, supererà anche questa con il tuo aiuto- disse poi.
Claire annuì.
-Io di sicuro farò tutto il possibile perché la cosa non pesi su di lui- disse.
Mario annuì.
-Puoi contare sul mio aiuto e la mia discrezione, Claire- affermò.
Lei sorrise.
-Grazie- disse solo prima di salutare e uscire dall'ufficio poiché aveva lezione.
 
I mesi successivi passarono in fretta. Claire a volte si sentiva una mongolfiera, ma Giacomo faceva di tutto per non farle fare sforzi. Ci furono dei momenti in cui si chiese perfino come fosse possibile che nessuno avesse notato quanto il ragazzo la aiutasse a scuola.
Infine, con suo grande dispiacere, arrivò il momento di lasciare l'insegnamento e di dedicarsi con tutta sé stessa a quella nuova creatura che stava arrivando.
 

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Capitolo 11
*** Pettegolezzi ***


GIACOMO POV
Ora che Claire era a casa in maternità per Giacomo la scuola era diventata un supplizio. Non che prima la amasse alla follia, ma almeno lei rendeva le lezioni più divertenti. E poi doveva ammetterlo: era veramente brava. Quando spiegava Claire perfino lui riusciva a capire e a ricordare le lezioni, il che, come aveva fatto gentilmente notare Giada un giorno, aveva dell’incredibile.
Ora invece era arrivata una supplente che doveva avere pochi anni più di Claire, ma che per lui era mortalmente noiosa.
Si diresse verso la sua classe sperando che le due ore di italiano passassero in fretta.
Quando però passò davanti alla seconda C vide alcune ragazzine osservarlo e confabulare e gli sembrò che stessero parlando di lui, la stessa cosa successe davanti alla terza A. pensò che fosse solo il frutto della sua immaginazione, ma quando entrò in classe si trovò tutti gli occhi puntati addosso. Fissò i sui compagni: Giulia, la pettegola della classe, lo guardava con un sorrisetto che non prospettava nulla di buono; Silvia invece, sempre silenziosa, aveva più un’aria compassionevole; la maggior parte delle ragazze sembrava curiosa e infine c’erano i ragazzi, almeno loro sembravano indifferenti.
-Che cosa sta succedendo?- chiese con aria insospettita.
In principio nessuno rispose. Poi qualcuno parlò finalmente.
-Jack, è vero?- chiese Lorenzo, uno dei compagni con cui aveva legato di più.
-Vero cosa?- chiese – arrivo e tutti mi fissano, ora tu mi chiedi se va tutto bene, ma non so di cosa tu stia parlando!-
Lorenzo annuì.
-Ok, calmati Jack. Siediti.- ordinò.
Giacomo non capiva dove volesse andare a parare, ma l’amico sembrava seriamente preoccupato.
Si sedette e Lorenzo, Lollo per gli amici, si mise sulla sedia al suo fianco. I compagni li circondarono e si sedettero, chi sui banchi e chi sulle sedie. Nessuno parlava e a Giacomo sembrò quasi surreale. Era incredibile, di solito nemmeno riuscivano a fare le assemblee di classe senza urlarsi addosso.
-Jack, qualcuno ha messo in giro delle voci- iniziò Lollo – Dicono che tu abbia avuto una storia con la Biagiotti. E’ vero?-
Giacomo pensò di negare fino alla morte.
-Ci sono in giro un sacco di voci, non vedo perché dovreste ascoltare quelle su di me e la Biagiotti…- si difese.
Silvia sospirò.
-Perché qualcuno ieri ha postato questa, Jack- disse la ragazza a bassa voce mostrandogli il telefono cellulare.
Giacomo guardò la foto che Silvia gli stava mostrando. Trasalì. Era innegabilmente lui. E l’altra era Claire, senza dubbio. E si stavano baciando. La foto doveva essere stata scattata mesi prima, quando ancora faceva caldo. Giacomo ammutolì.
-Non è come sembra- disse Giacomo allora.
Gli altri lo fissarono.
-Cioè, si è come sembra, ma c’è dell’altro- aggiunse allora.
Mario, un compagno che di solito era sempre molto tranquillo, intervenne.
-Jack, tu sai chi è il padre del bambino della Biagiotti?- chiese.
Giacomo sospirò. Ormai non avrebbe più potuto nascondere nulla, ma decise che doveva fidarsi fino in fondo.
-Posso fidarmi di voi?- chiese.
Li guardò uno a uno in faccia, tutti e venti. Ognuno di loro annuì.
-Ho iniziato a frequentare Claire, cioè la Biagiotti, per caso. Una sera siamo usciti io, Giada e Gio e l’abbiamo trovata in discoteca. Ci siamo parlati fuori da scuola, è stato diverso. Poi ci sono stati altri episodi. Alla fine abbiamo iniziato questa…- nemmeno sapeva come spiegarsi – Abbiamo iniziato a vederci- concluse.
Lorenzo lo fissò. Stavano tutti aspettando che rispondesse alla loro domanda, ma nessuno voleva metterli fretta.
-La bambina di Claire è mia- sospirò infine.
Nessuno parlò. Giacomo non sapeva se fosse perché nessuno aveva nulla da dire o perché nessuno sapeva come comportarsi.
-Mi occuperò della bambina- sottolineò poi -Anche se questo dovesse causarmi un sacco di grane. Ma Claire le darà il suo cognome- concluse.
Lorenzo annuì.
-Sai che se diventasse pubblica la cosa Claire avrebbe finito di insegnare?- chiese poi.
Giacomo si allarmò.
-Non avrete intenzione di dirlo in giro?- chiese, più aggressivo di quanto intendesse essere.
-Ma neanche per sogno!- disse allora Lorenzo – Verrebbe fuori un casino, ci manca solo quello. Più che altro però la voce è girata ormai…-
Giulia allora intervenne.
-A questo posso pensarci io- disse.
Giacomo la fissò.
-E come?- chiese.
Lei sorrise.
-La gente si dimentica presto delle cose. Fammi mettere in giro un altro pettegolezzo e vedrai che tu sparirai dalla bocca della gente-
Giacomo scosse la testa.
-Non sono così convinto, ma se vuoi puoi provarci. Io penso solo che morirò di vergogna quando uscirò la prossima volta dalla classe- disse.
Mario scosse le spalle.
-Tanto sta arrivando la Dell’Oro, hai due ore per non pensarci- disse vedendo arrivare la supplente di italiano.

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Capitolo 12
*** La bolla esplode ***


CLAIRE POV
 
Stava guardando la televisione quando il campanello suonò.
Andò ad aprire. Era Giacomo. Si aspettava di vederlo, ma erano d’accordo che sarebbe passato nel tardo pomeriggio ed erano solo le tre.
-Ciao!- lo salutò con un sorriso -Ti aspettavo più tardi. Come stai?-
Giacomo sospirò.
-Abbastanza bene. Posso entrare?-
Le sembrò strano, agitato in un certo modo.
-Certo, vieni- gli disse.
Entrarono in cucina.
-Ti va qualcosa?- chiese poi Claire.
-No, grazie. E’ che ho bisogno di parlarti- le rispose il ragazzo.
Claire annuì.
-L’avevo capito. Dimmi- lo invitò.
Giacomo sospirò. Come poteva spiegarle quello che stava accadendo?
-Claire, stamattina sono arrivato a scuola e mi sono trovato mezza scuola che parlava di me, di noi- spiegò.
Claire lo fissò.
-Cosa vuoi dirmi?- chiese poi.
-Qualcuno ci ha fotografato tempo fa. Ora hanno fatto girare la foto- disse – Ne ho parlato con i miei compagni. Giulia mi ha detto che secondo lei se facciamo girare un altro pettegolezzo si dimenticheranno di questo. Io lo spero, ma non ne sono sicuro. E sinceramente non saprei cosa fare se dovesse venire fuori qualcos’altro-
Claire lo ascoltò. Non rispose subito. Cosa avrebbe dovuto dire?
-Jack, tu cosa pensi di fare?- domandò poi.
Lui la guardò.
-In che senso?- chiese.
-Pensi ancora di occuparti della bambina dopo che sarà nata?- disse Claire.
Giacomo la fissò quasi oltraggiato.
-Certo che sì! Non avrai pensato che ti lasciassi da sola! Va bene i problemi, ma non mi sottrarrò a questa responsabilità!-
Claire sorrise. Giacomo non sarebbe mai cambiato.
-Non mi aspettavo che tu rispondessi diversamente, ma volevo una conferma- disse.
Lui annuì.
-In ogni caso prima o poi questa cosa dovremo affrontarla. Vediamo se se ne dimenticano, altrimenti decidiamo come comportarci- disse Claire.
Il ragazzo annuì. Poi le si avvicinò, si sedette al suo fianco e la abbracciò posando la bocca sulla sua pancia, ormai enorme, per baciarla.
-Vi amo. Entrambe- disse.
Claire sorrise accarezzandogli i capelli.
-Lo so- disse.
 
 
GIACOMO POV
 
Erano passate due settimane da quando i compagni gli avevano riferito dei pettegolezzi, eppure la situazione era cambiata poco. Nemmeno le voci che Giulia aveva sparso su alcuni dei ragazzi più popolari della scuola erano riuscite a prendere il posto dei pettegolezzi su di lui e Claire.
Inoltre il fatto che Claire fosse in maternità non era certo di aiuto, in quanto non poteva nemmeno difendersi.
Quella mattina Giacomo entrò in classe più nervoso del solito. Non ne poteva più di tutta quella tensione. Quando l’insegnante di inglese lo richiamò per l’ennesima volta esplose.
-Ma lei ce l’ha con me? Si stanno facendo tutti gli affari loro e lei si preoccupa solo di me!- urlò.
La donna lo fissò alterata.
-Dunque, per prima cosa con questa risposta ti sei guadagnato una bella nota. Secondariamente non ho intenzione di vederti più nella mia classe, quindi fuori da quella porta!-
Giacomo sbuffò, poi si alzò e uscì sbattendo la porta.
Fece appena in tempo a chiuderla prima di sentire la voce del vicepreside Villadoro poco lontano.
-Giacomo, avevo giusto bisogno di te. Posso parlarti?- chiese.
Il ragazzo fissò l’uomo. Probabilmente aveva sentito la sfuriata della prof e l’aveva visto uscire.
-Se la prof è d’accordo dopo che mi ha sbattuto fuori per me va bene. Io tanto con quella lì non ci torno in classe- rispose.
L’uomo sorrise.
-Aspetta un secondo- disse prima di entrare in classe.
Dopo pochi attimi ne uscì.
-Vieni Giacomo, andiamo nel mio ufficio- lo invitò a seguirlo.
 
Quando entrarono nell’ufficio Mario Villadoro fece cenno a Giacomo di sedersi e lui ubbidì.
-Giacomo, sarò sincero. Siamo davanti ad un problema ben più grande di noi- esordì.
Il ragazzo lo guardò, deglutì.
-Cosa vuole dirmi professore?- chiese.
-Questa mattina è arrivata una lettera dal provveditorato per Claire. Ne è arrivata una identica in presidenza. Dice che un gruppo di persone, di genitori, ha denunciato la professoressa Biagiotti per molestie su un alunno. Non hanno fatto il nome dell’alunno, né si sanno i nomi di chi ha denunciato, ma hanno portato delle prove. Il provveditorato ha sospeso Claire dall’insegnamento fino ad accertamenti- spiegò il vicepreside.
Giacomo ascoltò con attenzione.
-Possono farlo?- chiese poi.
-Possono- sospirò l’uomo -Non ne ho ancora parlato con Claire. Non sono nemmeno sicuro che le sia arrivata una lettera a casa. Sinceramente eviterei volentieri di essere la persona che deve comunicarle la cosa, ma la chiamerò il prima possibile. Intanto però voglio sapere se tu hai un’idea su cosa fare, perché io non ne ho- ammise.
Giacomo apprezzò ancora una volta la franchezza dell’uomo e decise che avrebbe ricambiato con la stessa moneta.
-Non lo so. Se mi dà l’autorizzazione la chiamo subito. Io comunque non ho nessuna intenzione di mollare Claire in questa situazione. Dovessi pure cambiare scuola per non essere più suo alunno lo farei. Io la amo- disse.
L’uomo annuì.
-Capisco. In ogni caso la chiamerò io fra poco. Se vuoi rimani. Sentiamo Claire come pensa di gestire la cosa e decidiamo cosa fare. Per il momento possiamo solo sperare che la cosa si risolva per il meglio, ma devo avvertirti, c’è il serio pericolo che finisca per vie legali. E in tal caso dobbiamo essere pronti a tutto.-
Giacomo annuì.
Lui ormai era pronto a tutto.
 
 
CLAIRE POV
 
Rileggeva quella lettera per la trecentesima volta. Quando Mario l’aveva chiamata era andata subito a scuola. Non sapeva nemmeno come ci era arrivata. E non riusciva a credere a quello che aveva letto: sospesa dall’insegnamento. Avevano chiamato in provveditorato chiedendo delucidazioni e, dopo aver parlato con diverse persone di innumerevoli uffici di altrettante istituzioni erano stati informati del fatto che l’inchiesta era partita d’ufficio. La denuncia sembrava essere partita da un genitore di prima, la classe con cui Claire aveva più problemi, ed in questi casi erano solitamente le autorità giudiziarie a far partire l’inchiesta.
Poche ore dopo, Claire si era trovata a rileggere quella lettera più e più volte davanti a due avvocati, il suo e quello che la stava accusando, che le chiedevano spiegazioni.
Sospirò per l’ennesima volta.
-Non credo di dover dare delle spiegazioni- disse – Non ho molestato nessun ragazzo. L’accusa è infondata-
L’uomo la fissò.
-Ci sono delle prove di questo- disse.
Claire scosse la testa.
-Ci sono delle prove che io abbia baciato un ragazzo una sera d’estate. Non è nemmeno chiaro che sia io, l’immagine è sgranata. In ogni caso vi dico che sì, lo sono e quel ragazzo era pienamente consenziente e maggiorenne. Non ho molestato uno studente- concluse.
L’uomo davanti a lei la fissò.
-Può provare che fosse consenziente?- chiese allora.
Claire scosse la testa. No, lei non poteva. Solo Giacomo avrebbe potuto provarlo.
-No. Ma chiedetelo a lui- disse -Si chiama Giacomo Amati-
L’uomo davanti a lei annuì.
-Non si preoccupi, glielo chiederemo.-
 

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Capitolo 13
*** Interrogatori ***


 
PROF. VILLADORO POV
 
Quando aveva ricevuto e letto la lettera era rimasto interdetto. Non aveva la minima idea di come affrontare la situazione sotto nessun punto di vista. Non sapeva come dirlo alla preside, non sapeva come dirlo a Claire, sempre che lei non avesse già ricevuto una missiva uguale a quella recapitata a scuola, non sapeva nemmeno come spiegarlo a Giacomo.
Ora che erano passate alcune ore, dopo che aveva informato, non senza perplessità, chi di dovere, si sedette finalmente alla sua scrivania a riflettere.
Non era sicuro di aver fatto la cosa giusta, ma aveva autorizzato Giacomo a raggiungere Claire in questura dopo aver ricevuto una telefonata in cui si chiedeva esplicitamente di lui. E ora non restava che aspettare.
 
 
GIACOMO POV
 
Quando il professor Villadoro gli aveva detto che in questura chiedevano di lui, Giacomo si era precipitato là. Ora però si stava chiedendo cosa avrebbe dovuto fare
-Lei è il signor Amati?- chiese un uomo entrando nella sala d’aspetto dove lo avevano fatto accomodare.
-Sì, dov’è Claire?- chiese allora lui -Sta bene?-
L’uomo lo fissò.
-Mi segua- disse solo.
Detto ciò Giacomo si trovò a fare come detto, procedendo verso una stanza in fondo al corridoio. Quando entrò vi trovò due uomini. Il primo era corpulento e biondo, mentre l’altro, più minuto, era un uomo sulla cinquantina. Fu quest’ultimo a parlare.
-Si accomodi- disse -Vorremmo farle qualche domanda-
Giacomo, ben sapendo di non poter fare a meno di rispondere, ubbidì.
-Lei conosce Claire Biagiotti?- chiese allora il biondo.
-Certo, è la mia professoressa di italiano- rispose Giacomo.
-Bene. Lei sa che la professoressa è incinta, vero?-riprese l’uomo.
Giacomo sbuffò. Era ridicolo, Claire era in maternità!
-Mi scusi, non per farle notare l’ovvio, ma Claire è in maternità da giorni…- disse.
-Ha ragione- sorrise l’uomo -Lei chiama tutti i suoi docenti per nome?- chiese poi.
Giacomo scosse la testa.
-No- disse solo.
Sapeva di non dover dire nulla di più perché avrebbero cercato di travisare le sue parole. In più non si sentiva in dovere di dare spiegazioni a nessuno.
-Lei ha un buon rapporto con la sua insegnante?-  allora l’uomo.
-Molto buono- disse Giacomo -La Biagiotti è la miglior cosa che ci potesse capitare.-
L’altro annuì.
-Certo- disse -La professoressa l’ha mai costretta a fare qualcosa contro la sua volontà?- intervenne allora il più piccolo.
Giacomo pensò a come rispondere.
-Se fare qualcosa contro la mia volontà è inteso studiare sì, non mi piace studiare e Claire tiene molto al fatto che i suoi studenti imparino qualcosa. Altrimenti no, mai. Se mi sta chiedendo se Claire mi ha mai molestata la risposta è sicuramente no. Tutto quello che ho fatto l’ho fatto di mia iniziativa e lo rifarei.-
L’uomo lo guardò e Giacomo si sentì ispezionato.
-Bene. Mi segua- disse allora il biondo.
Giacomo seguì i due uomini fuori dalla stanza, per un corridoio, verso un’altra stanza. Quando entrò vide Claire e le corse incontro.
 
 
CLAIRE POV
 
Quando la porta si aprì vide Giacomo correrle incontro esclamando il suo nome. La strinse in un abbraccio che valeva più di mille parole. Quando la lasciò rimase vicino.
-Come stai?- le chiese Giacomo.
Claire scosse le spalle.
-Bene, non preoccuparti. Sono stati gentili. Sono solo un po’ confusa. Tutto questo è successo così in fretta…- disse.
Giacomo sorrise tristemente. La capiva, per lui era lo stesso.
-Non preoccuparti, ne verremo fuori. E io ci sarò sempre per te- sussurrò poi baciandole la fronte.
I due uomini che avevano accompagnato Giacomo lì si fecero notare.
-Ehm, avremmo bisogno di farvi qualche domanda- disse quello biondo.
Claire annuì.
-Potete chiedermi qualunque cosa, non ho nulla da nascondere a lui- fu la sua risposta.
Giacomo le sorrise.
Le chiesero le cose più disparate, ma a tutte Claire diede una risposta. Giacomo non parlò, se non per sottolineare che lui non era costretto a fare nulla. Stettero in quella stanza per ore, mangiarono pure, al punto che Claire non avrebbe saputo dire se era ancora giorno oppure se era arrivata la sera. Quando fu data loro l’autorizzazione ad uscire non avrebbe saputo dire quante ore erano passate.
Pensò solo che sperava di uscire da quella storia il più in fretta possibile. Ormai mancava poco alla nascita della bambina e ancora meno alle vacanze estive. Si disse che forse la soluzione poteva essere semplicemente lasciare il lavoro in quella scuola per andare in un’altra. Dopotutto in quel caso Giacomo non sarebbe più stato suo alunno. Sospirò. Dopotutto non le restava che vedere come sarebbero andate le cose.

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Capitolo 14
*** Edera ***


 
GIACOMO POV
 
Avrebbe fatto qualunque cosa per tirarla fuori di lì. In fondo se Claire era colpevole lui non lo era di meno. Ed erano entrambi maggiorenni.
Quando diedero loro l’autorizzazione per uscire, con la clausola di rimanere nei paraggi, Giacomo sospirò di sollievo. Forse se la sarebbero cavata.
Un uomo fece loro strada. Avevano appena messo un piede fuori dalla questura quando Giacomo sentì un lamento provenire dalla bocca della donna al suo fianco.
-Claire?- chiese -Tutto bene?-
La donna lo fissò e scosse la testa.
-Non credo. Portami in ospedale. Credo mi si siano rotte le acque- disse.
Giacomo la fissò e deglutì.
-Cosa?- chiese.
Sapeva che sarebbe successo, ma era ancora presto, non se lo aspettava prima di un mese.
-Jack- sussurrò Claire aggrappandosi a lui e riscuotendolo dai suoi pensieri.
Giacomo la prese sotto braccio.
-Vieni, cerchiamo aiuto- disse.
 
 
CLAIRE POV
 
Era presto. Non doveva succedere così presto, ma probabilmente lo stress aveva contribuito a tutto quello. Si aggrappò a Giacomo, che la accompagnò ancora una volta all’interno della questura.
-Aiuto! Abbiamo bisogno di un’ambulanza! - urlò il ragazzo.
Un portiere all’entrata dell’edificio li vide e fece sedere Claire su una sedia. Poi chiamò l’ambulanza.
Claire pensò che un’attesa non le era mai sembrata così lunga. Iniziava a sentire parecchio dolore.
Non era sicura di quanto tempo fosse passato quando, finalmente, fu caricata in ambulanza, ma di sicuro sperava di terminare quel travaglio il prima possibile. Non era una abituata a lamentarsi, anche perché la sua soglia del dolore era abbastanza alta, ma in quel momento si sentiva veramente male. D’un tratto le sembrò tutto molto più confuso. Dovevano essere arrivati in ospedale, si sentì trasportare al di fuori dell’ambulanza. Poi però sentì qualcuno urlare che c’era del sangue. Si sentiva debole. Infine non vide più nulla.
 
GIACOMO POV
 
Quando portarono via Claire in ambulanza l’unica cosa sensata da fare gli era sembrata seguire l’ambulanza. Certo, sarebbe stato semplice se non fossero stati nel bel mezzo di un caso giudiziario e se la persona con cui avevano appena parlato non avesse detto di stare nei paraggi. Alla fine si decise. Non sarebbe cambiato nulla se fosse andato in ospedale. Nessuno sarebbe morto e probabilmente anche per il giudice le cose sarebbero rimaste uguali. Per Claire però potevano cambiare. Si affrettò e prese il primo taxi disponibile con l’ordine di portarlo in ospedale nel più breve tempo possibile.
 
Entrò di corsa. La donna alla reception lo accolse con un sorriso.
-In cosa posso aiutarla?- chiese.
-Claire Biagiotti. Dovrebbe essere arrivata in ambulanza. È incinta. Cioè, forse ora non più. Le si erano rotte le acque…- rispose.
La donna annuì, poi digitò qualcosa al computer.
-Certo. È arrivata pochi minuti fa. È in sala parto. Al terzo piano sulla destra. Può prendere l’ascensore lì…- disse la donna indicando, inutilmente, sulla sinistra.
Giacomo era già corso su per le scale a perdifiato.
Quando arrivò davanti alla sala parto un infermiere stava uscendo. Aveva il camice sporco di sangue.  Giacomo lo fissò.
-Lei è qui per Claire Biagiotti?- chiese l’uomo.
-Sono il padre della bambina- rispose lui.
-Abbiamo dovuto portarla in sala operatoria. Ci sono state complicazioni, ha perso molto sangue, ma dovremmo riuscire ad arginare l’emorragia. Se non dovessero insorgere altri problemi fra poco potrebbe abbracciare la sua bambina- disse l’uomo ancora -Venga con me.-
Giacomo seguì l’infermiere fino all’ascensore. Entrarono insieme.
-Dove stiamo andando?- chiese.
-In sala operatoria- spiegò l’altro -Non la faranno entrare, ma appena la bambina sarà nata lei potrà vederla. E non appena la madre starà meglio la faremo entrare.-
Giacomo annuì. Era preoccupato per Claire e per la bambina. E se Claire non fosse sopravvissuta? Si rifiutò di pensare all’evenienza.
 
Rimase nel corridoio del quinto piano per un tempo che a lui parve infinito. In realtà guardando l’orologio si accorse che era passata solo mezz’ora. Era come se tutto fosse rallentato.
Poi all’improvviso una donna uscì portando un fagotto in braccio. Giacomo la fissò.
-Lei è il marito di Claire Biagiotti?- chiese.
Lui sorrise.
-Non sono il marito, ma sono il padre della bambina- disse.
La donna annuì avvicinandosi. Poi gliela mostrò sorridendo.
-Tenga, la prenda in braccio- disse.
Il ragazzo osservò il fagottino e si sentì tremendamente in imbarazzo. Non sapeva nemmeno da che parte iniziare a prendere in braccio quella creaturina.
La donna sorrise.
-Ecco, guardi- disse posandogliela in braccio con la testa appoggiata al gomito.
Giacomo sorrise.
-E’ bellissima- disse.
La donna annuì.
-E’ vero. Avrei una domanda da farle. Sa, la madre è ancora incosciente..-
-Edera- disse Giacomo immaginando cosa volesse chiedere -Si chiamerà Edera.-

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Capitolo 15
*** Family ***


GIACOMO POV
 
Erano passate quasi due ore e nessuno accennava ad uscire da quella maledetta sala operatoria. Le infermiere avevano preso Edera per lavarla e sistemarla.
Giacomo sospirò per la centesima volta. Non ce la faceva più ad aspettare.
All’improvviso qualcosa lo fece sobbalzare. Il suo telefono stava suonando. Un numero sconosciuto.
-Pronto?- rispose.
-Buongiorno, lei è il signor Giacomo Amati?- chiese una voce dall’altro lato del telefono.
-Sono io- rispose Giacomo – Chi è lei?-
-Buongiorno- disse l’uomo -Sono il giudice De Sanctis. Mi è stato affidato il caso suo e della signora Biagiotti-
Giacomo sospirò. Certo, il tribunale. Lo aveva dimenticato.
-Sì, certo. Senta, non è che la posso richiamare?- chiese poi -Perché Claire è in ospedale, ha partorito e al momento non sta affatto bene. È in sala operatoria e non è nemmeno cosciente…-
L’uomo dall’altro lato del telefono lo ascoltò, poi rispose.
-Capisco. Pensavo non dovesse partorire per altre tre settimane…-
Giacomo annuì.
-Non lo dica a me… Credo sia stato lo stress…-
Il giudice sembrò pensarci, poi disse
-Senta, mi pare che al momento voi abbiate decisamente altro di cui occuparvi. Per questa situazione andrà fissata un’udienza. A questo punto possiamo fare tra un paio di mesi. Voi avete già contattato degli avvocati vero?-
Giacomo sospirò. Nemmeno ci avevano pensato.
-Credo sia successo tutto così in fretta…Non abbiamo neanche avuto il tempo di pensare- ammise. L'altra volta però credo ce ne avessero assegnati due.
-Capisco- disse l’uomo -Allora ve ne assegneremo uno d’ufficio. Faccia così. Entro la settimana prossima passi in tribunale. Chieda di me, il giudice Antonio De Sanctis. Io intanto mi assicurerò che lei abbia un avvocato e così la sua -l’uomo sembrò cercare la parola adatta -e così Claire – concluse infine. -Dopotutto in questi casi credo che sia giusto fare il bene del bambino-
Giacomo annuì. Era felice di aver trovato qualcuno che lo sostenesse. Ora rimaneva solo da capire quanto tempo ci avrebbe messo Claire a riprendersi.
-Lei è gentile, grazie. Passerò da voi- disse Giacomo.
-Bene, arrivederci- rispose l’uomo -E…Congratulazioni-
-Grazie- rispose Giacomo realizzando per la prima volta di essere diventato padre.
 
Quando un dottore sporci di sangue uscì dalla sala operatoria Giacomo gli andò incontro.
-Come sta Claire?- chiese.
L’uomo sospirò.
-Lei è il padre del bambino?- chiese.
-Sì- disse il ragazzo.
-Mi spiace dirle che Claire è ancora grave. Al momento è incosciente. Ha perso molto sangue. Le prossime ore saranno cruciali- disse onestamente il medico.
Giacomo scosse la testa.
-Non morirà vero?- chiese.
L’uomo deglutì.
-Per ora non posso dare una risposta a questa domanda. Stiamo facendo tutto il possibile-
Giacomo annuì. Apprezzava la sincerità, ma si sentiva incapace di gestire la situazione.
 
PROF VILLADORO POV
 
Il prof. Villadoro aspettava invano notizie da ore. Credeva che Giacomo lo avrebbe chiamato almeno per far sapere se andava tutto bene. Decise infine di farsi sentire lui. Compose il numero di cellulare di Claire. Non raggiungibile. Decise allora di chiamare Giacomo. Non avrebbe dovuto nemmeno avere il suo numero, ma dopo quello che era successo nei mesi scorsi aveva preferito tenerlo. Squillava.
-Pronto?- disse la voce al di là del telefono.
-Giacomo?- chiese l’uomo -Sono il prof Villadoro- si presentò.
-Prof!- disse Giacomo -Scusi, è che tra tutto il casino mi sono dimenticato…-
-Casino?-chiese l’uomo.
Giacomo sospirò.
-Sono in ospedale- disse -Claire ha avuto la bambina in anticipo. Abbiamo avuto delle complicazioni e ora è incosciente.-
L’uomo si allarmò.
-Ma sta bene?-chiese.
Giacomo sospirò.
-Vorrei poter dire di sì, ma…-
-Arrivo- lo interruppe l’uomo.
 
Quando il professor Villadoro uscì da casa sua era notte ormai. Avrebbe voluto prendere l’automobile, ma pensò che fosse più veloce inforcare la motocicletta. Così, nonostante l’ora, partì.
Dopo pochi minuti era davanti all’ospedale. Scese, inserì l’antifurto e si recò alla reception. Entrare negli ospedali gli faceva sempre uno strano effetto. Chiese notizie di Claire Biagiotti e, quando gli furono fornite, salì  al piano.
Entrò dalla porta automatica e vide Giacomo da lontano. Si avvicinò. Probabilmente il ragazzo non si era nemmeno accorto del suo arrivo, era di spalle.
-Giacomo- chiamò.
Lui si girò.
-Professore- salutò.
Sembrava sconvolto. L’uomo non lo aveva mai visto così. Lo raggiunse.
-Come stai?- chiese.
Lui sospirò.
-Sinceramente? Non lo so- ammise – Pensavo che la nascita di Edera sarebbe stato un evento felice, ma ora non so proprio come sentirmi. Se Claire dovesse…-
Si fermò. L’uomo pensò che probabilmente Giacomo non aveva nemmeno il coraggio di dire cosa sarebbe potuto accadere.
-Giacomo, tuo padre sa che sei qui?- chiese allora il preside.
Il ragazzo trasalì. Era probabile che non avesse nemmeno pensato di chiamare i suoi parenti.
-Vai a chiamare e spiega cosa sta succedendo-sorrise l’uomo -Sto qui io- disse.
 
GIACOMO POV
 
Non aveva nemmeno pensato di avvertire casa, si maledì facendo il numero Giacomo.
-Papà- disse non appena qualcuno ripose.
-Jack! Sono Alina, tuo papà era preoccupato! Dove sei?- disse la donna che ora viveva con suo padre.
Giacomo deglutì.
-Alina, senti, lasciami spiegare e non interrompermi per piacere. Non è successo nulla di grave- disse.
La donna sembrò pensarci un secondo.
-Se me lo dici così mi preoccupo…- disse.
Giacomo sospirò.
-Alina, sono in ospedale. Io sto bene, non preoccuparti. Stamattina però è successo un casino. Ero a scuola, ma poi ho dovuto andare da Claire in tribunale poi le si sono rotte le acque e è nata Edera…-
-Aspetta- lo interruppe la donna -Mi stai dicendo che sei diventato papà?- chiese.
Giacomo sorrise. Detto così faceva uno strano effetto.
-Beh, sì, direi di sì- disse.
-Jack, ma è fantastico!- esclamò la donna.
-Alina, fammi finire…- disse allora Giacomo.
Lei si preoccupò.
-Qualcosa non va? Come sta Edera?- chiese.
-Lei bene- rispose Giacomo -Ma Claire non sta affatto bene, è incosciente.-
Ci fu un attimo di silenzio al di là del telefono.
-Parlo con tuo padre e arriviamo- disse la donna allora.
-Grazie- rispose Giacomo -Vi aspetto in ospedale al Bambin Gesù, siamo al quinto piano.-
Arriviamo- disse la donna.
 
GIADA POV
 
Giada era preoccupata. Quando Villadoro l’aveva chiamata in vicepresidenza pensava di avere fatto l’ennesima cosa sbagliata. Poi aveva spiegato che Claire doveva comparire davanti al giudice e così Giacomo. Ne aveva parlato con Giovanni e insieme avevano convenuto di non disturbarlo. Probabilmente aveva di meglio da fare il loro amico a quell’ora.
Poi però Giacomo non si era più fatto sentire. Ormai erano due giorni che non mandava nemmeno un messaggio e questo la faceva stare in ansia.
-Gio, io gli scrivo- disse.
Giovanni guardò giada e annuì. Sapeva che la ragazza era molto ansiosa e comunque doveva aver già deciso.
-Al massimo non ti risponde- considerò.
Giada allora scrisse un breve messaggio, solo due righe.
“Jack come va? Villadoro ci ha detto della denuncia. Stai bene?”
Per un po’ nessuno rispose, poi il telefono squillò.
-Jack!- rispose Giada.
-Giada sto bene- disse lui -E’ che è successo tutto così in fretta…Quando siamo usciti dal tribunale a Giada si sono rotte le acque e siamo venuti in ospedale…-
La ragazza lo fermò stupita
-Vuoi dirmi che è nata Edera?- chiese.
Dall’altra parte del telefono ci fu un momento di silenzio.
-Sì, è nata- disse poi Giacomo -Però…-
Giada si preoccupò. Quella frase detta in quel modo triste non era da Giacomo. Lui non vedeva l’ora che la loro bambina nascesse.
-Come sta Claire?- chiese.
-Lei è…Non sta bene. Ci sono state complicazioni e l’hanno portata in sala operatoria. Non è ancora cosciente…-
Claire sospirò.
-Vengo con Gio- disse solo.
 
GIACOMO POV
 
Quando Giacomo chiuse la chiamata vide suo padre arrivare con Alina, Giada e Giovanni. Pensò di essere molto fortunato. In fondo non tutti potevano vantare una famiglia come la sua. I quattro si avvicinarono.
-Ciao- salutò con un sorriso un po’ triste.
Suo padre lo abbracciò. Non era una cosa che faceva spesso da quando la madre di Giacomo era morta. Poi l’uomo salutò il professor Villadoro, che si era fermato con Giacomo tutto il tempo.
Anche Alina abbracciò il ragazzo.
-Abbiamo incontrato Giada e Giovanni qui fuori- spiegò la donna -Come sta?- chiese poi riferita a Claire.
-Stabile- disse Giacomo -I dottori dicono che se si sveglierà nei prossimi giorni potrebbe riprendersi del tutto-
Gli altri annuirono.
-Edera è qui?- chiese poi il padre di Giacomo.
Il ragazzo sorrise.
-No, venite, l’hanno portata al nido. È al piano di sotto. Intanto possiamo scendere, anche perché per ora non ci fanno entrare da Claire…-
 
Scesero tutti al piano di sotto. Quando furono entrati Giacomo parlò con un’infermiera spiegando la situazione. La donna, già messa a conoscenza della situazione, sorrise.
-Certo, venite. Tra poco Edera dovrebbe svegliarsi per mangiare. Se vuole le faccio preparare il biberon. Siccome la madre al momento non poteva allattarla la procedura prevede il latte artificiale e potrebbe darglielo lei.-
Giacomo annuì. Non sapeva se si sentiva in grado, ma avrebbe dovuto imparare. Tanto valeva iniziare subito.
 
Furono fatti accomodare in una saletta e la donna portò il latte e la bambina.
-Ecco, vede, la tenga così- mostrò a Giacomo.
Il ragazzo sorrise. Quella creatura era la sua bambina. Gli sembrava bellissima.
-E’ stupenda- disse allora suo padre.
Giacomo sorrise.
-Lo è- confermò porgendo il biberon alla piccola.
Giacomo approfittò del tempo del pasto di Edera per aggiornare tutti s quanto fosse successo. Gli altri ascoltarono in silenzio. Alla fine la prima a parlare fu Alina.
-Credo che alla fine ne usciremo. Intanto dobbiamo solo farci forza. Claire è forte e ce la farà-
Giacomo sorrise. Lo credeva anche lui, anche perché non poteva sopportare l’idea di perderla.
 

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


GIACOMO POV
Erano passati giorni da quando era andato in ospedale con Claire. Da quando era nata Edera.
Erano stati giorni difficili. Giorni di pianti e di sconforto. Giorni in cui il più piccolo miglioramento era stato accolto con gioia, fino ad arrivare finalmente al risveglio di Claire, che era sembrato quasi prodigioso.
Ed intanto Edera era cresciuta e Giacomo iniziava a diventare quel papà che non avrebbe mai pensato di essere fino a pochi mesi prima. Ora la bambina era bellissima, pensò, e Claire stava meglio.
Avrebbero avuto la prima udienza in tribunale l’indomani. Sperava che sarebbe stata anche l’ultima. In fondo perché complicare le cose? A lui sembrava tutto così chiaro. Loro due stavano bene insieme non ci sarebbe stato motivo di dividerli. Claire non ci sarebbe stata. Non le era stato dato il consenso per lasciare l’ospedale, ma comunque l’avvocato di Giacomo era passato a registrare le sue dichiarazioni.
Giacomo che stava ancora chiedendo come fosse finito in tutta quella confusione. Giacomo che, ora che Claire stava meglio e Edera cresceva, si disse che tutto sarebbe finito per il meglio.
Giacomo che attraversò per l’ennesima volta la porta dell’ospedale insieme a suo padre, che in quei giorni gli era sempre stato vicino, e ad Alina, la donna che lo aveva aiutato come una mamma senza pretendere di prenderne il posto.
-Credi che ne verremo fuori?- domandò al padre.
L’uomo gli sorrise.
-Credo che alla fine il giudice, se è un uomo ragionevole, capirà- disse poi.
 
 
CLAIRE POV
Non avrebbe potuto andare all’udienza, lo sapeva. Eppure, non era preoccupata. Se chi si trovava dall’altra parte del banco del giudice avesse guardato attentamente non avrebbe avuto dubbi. Giacomo era lì con lei, con la sua, la loro bambina. Ed era felice, glielo si leggeva negli occhi. Giacomo non avrebbe voluto essere al fianco di nessun’altra donna e, di sicuro, nessuno avrebbe potuto pensarlo costretto con Claire.
Si sistemò sul letto e riprese a leggere il suo libro. Era tranquilla.
 
 
IL GIORNO SEGUENTE
 
GIACOMO POV
L’udienza era stata sorprendentemente breve. Ancora non riusciva a capacitarsene. Se gli avessero detto di guardare indietro e dire come fossero arrivati fin lì non lo avrebbe saputo fare.
Eppure ora era felice. Ora poteva andare da Claire e raccontarle che, finalmente, erano una famiglia. Poteva dirle che quell’uomo che all’inizio li aveva tanto intimoriti aveva detto loro che in fondo se si amavano nessuno poteva impedire il formarsi della loro famiglia. Poteva informarla che Edera era ufficialmente anche la sua bambina, anche se avrebbe comunque portato il cognome di sua madre, di quella mamma che tanto aveva lottato per lei.
Attraversò la porta dell’ospedale e salì al secondo piano, dove avevano portato Claire quando le sue condizioni erano migliorate.
Entrò nella stanza. Claire leggeva. Insieme a lei c’era Edera in un lettino. Dormiva.
-Ciao- gli sorrise.
Lui la fissò. Era bellissima.
Poi le si avvicinò e la abbracciò.
-Come è andata?- chiese lei insicura.
Giacomo allora si sciolse in un sorriso.
-Bene- disse -Ora possiamo essere una famiglia-
La donna lo strinse di più, commossa.
-Ti amo- disse -L’ho sempre fatto. Lo siamo sempre stati in fondo.-
-Ti amo anch’io- sorrise lui.
Era vero. Ora avrebbero vissuto la loro vita, tra alti e bassi, circondati da quelle persone che erano diventate la loro famiglia.
La fissò.
-Credo di avere qualcosa per te…- le disse poi.
Claire lo guardò proprio mentre lui toglieva dalla tasca una scatolina di velluto blu. Si coprì la bocca con le mani.
-Forse così sapranno che non sei disponibile e eviteremo altri guai- le sorrise.
Claire si gettò di slancio verso di lui. Lo baciò. e proprio mentre venivano interrotti da un pianto infantile Giacomo pensò che non c’era nessun uomo al mondo più fortunato di lui.

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