Dai diamanti non nasce niente.

di Born_Villain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Armonia e solitudine ***
Capitolo 2: *** Una visita inaspettata ***
Capitolo 3: *** Incidenti notturni ***
Capitolo 4: *** Autolesionismo ***



Capitolo 1
*** Prologo: Armonia e solitudine ***


Via del campo c’è una graziosa,

Gli occhi grandi color di foglia,

Tutta notte sta sulla soglia,

Vende a tutti la stessa rosa.

 

Sulle alte cime delle montagne, la neve si stava già pian piano sciogliendo, dando spazio a quella che si prospettava essere una primavera meravigliosa e, mentre il sole già pungente sovrastava i grandi campi, la pace continuava a regnare incontrastata su quel bellissimo pianeta chiamato Terra, quel piccolo angolo di paradiso sul quale si era ritrovato, contro ogni sua più rosea aspettativa, a vivere.

E, mentre, nelle cuffiette regalatogli-senza motivo, oppure per semplice riguardo nei suoi confronti, o magari per chiedergli silenziosamente scusa per una qualche discussione alla quale, ormai, avrebbe dovuto essere abituata- da Bulma, echeggiava quella melodia meravigliosa, suonata e cantata da uno dei terrestri più pieni di talento e d’intelligenza che lui avesse mai avuto il piacere di-anche se indirettamente- conoscere, lui se ne stava lì, poggiato ad una roccia, ad osservare l’orizzonte, con il dolce vento primaverile che gli passava tra i lunghi ed ordinati capelli corvini, e che gli donava pace e tranquillità.

Sospirò.

 

Via del campo c’è una bambina,

Con le labbra color rugiada,

Gli occhi grigi come la strada,

Nascon fiori dove cammina.

 

Abbassò gli occhi, puntandoli sul ruscello che, poco lontano, scorreva indisturbato, portandosi dietro i ramoscelli secchi, caduti dai salici piangenti che, a causa della loro buffa conformazione, solleticavano la sua superficie, infastidendolo esattamente come il mondo infastidiva lui.

In un certo senso, si sentiva un po’ come i ruscelli a primavera che, dopo aver passato un freddo inverno in solitudine, si ritrovavano a dover accogliere animali assetati e salici risvegliati dal loro temporaneo sonno.

Era così strano, il ciclo della vita.

Un istante prima sei qualcuno, e l’istante dopo ti ritrovi a domandarti che senso abbia la tua esistenza, o semplicemente ti chiedi chi tu sia davvero, e se il peso che ti porti dietro la schiena ne valga veramente la candela.

Queste tre domande, Vegeta se le faceva spesso, ultimamente.

Aveva passato tutta la sua infanzia in un mondo totalmente diverso da quello in cui si trovava in quel momento, ed alle volte, sdraiato nel buio della sua stanza, a guardare un soffitto che, a causa dell’oscurità, non vedeva davvero, si ritrovava a chiedersi se davvero quell’esistenza così miserevole in cui viveva non gli pesasse... se, in quelli che sarebbero dovuti essere gli anni più spensierati e tranquilli della sua vita, lui non si fosse continuato a convincersi che sì, la sua storia era cominciata nel sangue e che sì, si sarebbe conclusa nello stesso modo.

Era davvero così?

Oppure la sua mente da adolescente problematico stava cominciando a cambiare d’improvviso le cose, sconvolgendole all’inverosimile?

 

Via del campo c’è una puttana,

Gli occhi grandi color di foglia,

Se di amarla ti vien la voglia,

Basta prenderla per la mano

 

e ti sembra di andar lontano,

Lei ti guarda con un sorriso,

Non credevi che il paradiso,

Fosse solo lì al primo piano.

 

Ricordava come se fosse successo ieri, e non l’anno prima, come prologo di strani ed imprevedibili eventi che lo avevano aiutato a maturare il suo pensiero, ad accrescere la sua coscienza e la sua conoscenza, il momento in cui aveva incontrato per la prima volta Kaharoth, il suo alter ego, la persona che più gli somigliava nell’universo, ma che al contempo rappresentava come un riflesso di uno specchio maledetto.

Aveva guardato in quei grandi occhi scuri così simili ad i suoi, e non era riuscito a provare semplice astio, ma aveva saputo guardare attraverso sé stesso, aveva saputo pensare, forse per la prima volta nella sua vita, veramente con la sua testa, e non con quella di un sanguinario killer programmato per distruggere ed uccidere, nato per sporcare le proprie regali mani del sangue altrui.

Quel giorno, la sua infantile mente, aveva iniziato a crescere, e le nuvole grigie che sovrastavano il ciel sereno del suo animo, avevano iniziato a disciogliersi, in una pioggia calda ma rumorosa... ed i suoi diciassette anni, avevano davvero cominciato a gravare sulla sua giovane schiena costellata di cicatrici.

Quel giorno, aveva capito che tutte le cicatrici che aveva sul corpo, non avrebbero mai raggiunto il numero di quelle che aveva nell’animo... aveva capito che avrebbe dovuto ribellarsi a quella miserevole esistenza, prima che fosse troppo tardi.

Troppo tardi... come lo era stato per Radish.

O per Nappa.

O per suo padre.

 

Via del campo ci va un illuso,

A pregarla di maritare,

A vederla salir le scale,

Fino a quando il balcone ha chiuso.

 

Per lui non era troppo tardi, non lo era mai stato.

Per tutto il tempo si era creduto sconfitto, senza speranze, di fronte ad un mostro più grande di lui, di fronte ad un mondo più grande di lui.

Si era sentito così piccolo ed indifeso, così impotente, così sottomesso, che quasi ci aveva fatto l’abitudine.

 

Pensava queste cose mentre si guardava attorno, studiando bene ogni creatura che, indisturbata e silenziosa, gli passava accanto. Dagli uccelli, agli scoiattoli, alle semplici ma bellissime farfalle dai colori variopinti che, coraggiose, risorgevano, aprendo gli occhi in quei primissimi giorni di primavera. 

E capiva che non c’era niente di meglio di ciò.

Nulla, neanche la guerra, neppure la distruzione, avrebbe superato un momento di simile pace, di simile bellezza... nulla lo avrebbe appagato di più.

No... neanche rivedere Kaharoth, probabilmente.

Nonostante lo volesse terribilmente fronteggiare di nuovo, al momento, voleva soltanto stare lì, solo con sé stesso, a chiedersi per quale motivo non si fosse ribellato prima alla furia di Freezer, per quale motivo avesse aspettato tanto.

Cominciava a pensare addirittura che il suo titolo di principe, probabilmente non era poi così pesante da portare... e cominciava a pensare davvero di essere un nobile, cominciava davvero a sentirsi onorato di appartenere ad una razza estinta.

Perché i saiyan erano stati forti.

Perché i saiyan erano stati grandi.

Sospirò di nuovo.

E chiuse gli occhi.

 

 

Ama e ridi se amor risponde,

Piangi forte se non ti sente,

 

Dai diamanti non nasce niente,

Dal letame nascono i fior.

 

****

 

Angolo autrice:

Dunque... buonasera.

Dato che era un po’ che non mi facevo sentire su questo sito, beh, ho pensato di proporre il remake di una ff che pubblicai sempre qui tempo fa, in cui si vede appunto questo giovanissimo Vegeta, appena uscito da una traumatica gita su Namecc ed appena resuscitato con l’aiuto delle sfere, lottare con il suo passato e convivere con il suo presente, aiutato ovviamente dal nostro benamato Son Goku.

Dimenticate Cell, dimenticate Trunks, dimenticate Goten ed anche la storiella d’amore tra Bulma e Vegeta... roba vecchia.

Questo capitolo è scritto sulle note di una delle mie canzoni preferite in assoluto, ovvero Via del campo, del grandissimo Fabrizio De Andrè, eroe morto troppo presto a mio parere, ed alcuni dei testi del quale si sposano perfettamente con il personaggio tormentato di Vegeta.

Altro da dire? Non credo.

Spero che piaccia, e che qualcuno mi caghi, come sempre lmao

Detto questo, vi saluto e ringrazio~

Alla prossima!

 

-Villain

 

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Capitolo 2
*** Una visita inaspettata ***


Aveva sentito tardi la sveglia quella mattina, e se n’era fatta una colpa per tutte le ore successive, dato che era lunedì, ed aveva montagne intere di lavoro da fare. Come se non bastasse, suo padre si era buscato un bel raffreddore, ed era costretto sotto le coperte calde, accudito dalle mani magiche della sua biondissima e bellissima moglie, mentre lei, che si era appena lasciata con Yamcha in seguito ad una discussione anche troppo accesa-e vorrei anche vedere, quel bastardo le aveva messo le corna sotto il suo stesso tetto... era tanto se non aveva ancora chiesto a Junior o a Vegeta di farlo a pezzi e spargerli nello spazio-, avrebbe dovuto mettersi la sua tuta da lavoro tutta sporca ed incrostata di olio motore e grasso, e darsi da fare.

Voleva finire di sistemare la Gravity Room, distrutta da Vegeta un’ennesima volta, e di costruire una delle sue amate ed innovative moto volanti entro quella sera, ed inoltre voleva anche, in qualche modo, rendersi utile per aiutare suo padre, che odiava starsene con le mani in mano e non poter fumare a causa del raffreddore.

Accidenti a quell’uomo... glielo aveva detto mille volte, che fumare avrebbe solo che rovinato la sua povera salute, e che ormai non era più certo un ragazzino, avrebbe dovuto riguardarsi un po’ di più. Ma quello non voleva sentire ragioni, e continuava imperterrito a fare di testa sua.

E lei, stupida, che si preoccupava anche!

Sbuffò, scendendo in cucina solo per farsi un panino che avrebbe poi mangiato a pranzo, per poi andarsi a chiudere nel suo laboratorio, con l’intenzione di non uscirne fino all’ora di cena.

 

Peccato che non sarebbe proprio andata come sperava.

 

Infatti, soltanto due ore dopo essersi messa al lavoro, aveva sentito bussare alla porta del laboratorio, ed aveva sentito cinguettare allegramente sua madre.

“Bulma, tesoro!” aveva esclamato infatti la donna “Ci sono visite per te!”

Visite per lei?

In un primo momento si chiese chi potesse essere, dato che raramente qualcuno veniva a trovarla, e raramente si dimenticava di aver invitato qualcuno per il pomeriggio. Pensò poi che potesse trattarsi di Crilin, o di Gohan... erano così cari, la chiamavano al telefono tutte le settimane per sentire come stava e come se la passava, e non si sarebbe stupita di trovarsi davanti uno di loro due, dirigendosi verso la porta d’ingresso, decisamente impresentabile per un ospite.

Ma alla fine, era un ospite inaspettato, no?

Rimase decisamente sorpresa, nel trovarsi invece davanti la moglie del suo migliore amico che, con un sorriso, era entrata in casa senza fare complimenti, esclamando: “Buongiorno, cara! In forma come sempre, vedo!”

“Buongiorno, Chichi.” rispose lei, lasciandola entrare e prendendo al volo il manicaretto che la donna aveva educatamente portato, come ogni volta che andava a trovare qualcuno.

Che cosa volesse Chichi da lei, era un mistero che avrebbe presto risolto. Non si sentivano mai... Bulma non sapeva neanche se considerarla un’amica, figuriamoci.

E poi, non era una tipa da visite: tutte le volte che la mora si rivolgeva a Bulma, quest’ultima sapeva che in realtà c’era sotto qualcosa.

Così la fece accomodare in salotto, senza troppi convenevoli.

 

“Perdonami la tuta da lavoro, ma non ti aspettavo.” disse, sorridente, sedendosi su una delle poltrone, mentre l’altra si accomodava sul divano “È stata proprio una sorpresa trovarti alla porta! A cosa devo il piacere della tua visita?”

“Vedi, tesoro, sono venuta da te perché so che sei la persona più adatta per il discorso che mi troverò a fare.” incalzò Chichi “Tu sei la migliore amica di Goku, e chi meglio di te potrebbe darmi dei consigli riguardo questa situazione?”

Maledetta Chichi... perché, tutte le volte che parlava, doveva mettersi a fare quei dannati giri di parole?

Era un lato di quella donna che Bulma veramente non sopportava, anche se, effettivamente, la moglie del suo migliore amico, non era in generale molto simpatica, e non andava a genio a moltissime persone, oltre lei.

“Spiegati meglio.” le disse dunque, mentre Bunny Brief metteva sul tavolo the e pasticcini ed usciva cinguettando allegramente dalla stanza, come fosse obbligata ogni volta ad offrire qualcosa a qualcuno.

Comunque, Chichi sembrò apprezzarlo, e cominciò a spiegare soltanto dopo essersi spazzata via un bel bignè alla crema: “Bulma cara, io sono spossata, non ce la faccio veramente più.

Mio marito, oltre a non prendersi le proprie responsabilità di padre, continua a sparire chissà dove... prima nell’aldilà, adesso nello spazio. Io non so più che fare... non provo più assolutamente nulla per lui, e anzi, ho cominciato addirittura a... frequentarmi... ma sì, diciamo così, con un altro uomo, un collega di una mia cara amica che ci ha presentati. Insomma, questo ragazzo è molto simpatico, e soprattutto fa per me. 

Quindi, io... per evitare, sì, insomma, di prendere in giro, in qualche modo, mio marito, beh... stavo pensando di... ecco... divorziare. Tu che ne pensi?“

Quella domanda aveva lasciato la turchina a metà tra il sorpreso ed il divertito, dato che, nel suo profondo, lei sapeva che Chichi e Goku non erano mai stati fatti l’uno per l’altra, ma al contrario, l’affetto che la donna provava per il saiyan era quasi platonico... come se considerasse il marito una sorta di appoggio emotivo, un’ancora a cui aggrapparsi quando si sentiva sola o triste, non di certo come la persona con cui era felice di passare il resto della propria vita. Bulma sapeva che prima o poi, il momento della separazione, per una coppia come loro due, sarebbe arrivato.

E forse era meglio così.

È per questo che, prendendo anche lei un bignè dal vassoio e cominciando a gustarselo, disse alla sua amica: “Io non posso fare niente, se non consigliarti di ponderare bene su questa decisione. Fortunatamente, Gohan ha già quasi sette anni, ed è un bambino forte ed intelligente, quindi lui non rappresenterebbe di certo un problema, se tu volessi davvero divorziare da Goku... resta però il fatto che dovrai accettare la decisione di tuo figlio, se deciderà di rimanere con il padre. So che nutri un affetto molto grande nei suoi confronti, e che separarti da lui anche solo per poco ti distrugge, e ti preoccupa.

Ma... non potrai costringere Gohan, in quel caso, capisci?”

“Conosco già la decisione del mio Gohan... in fondo, è pur sempre mio figlio.” disse la mora, abbassando la testa come rassegnata “Credo proprio me ne farò una ragione, e mi accontenterò delle sue visite occasionali a casa di mio padre. Non voglio continuare a passare la mia vita correndo dietro ad un uomo che non c’è mai, sono giovane e voglio un vero uomo al mio fianco.

Tu sei una donna come me, e so che mi capirai, ascoltando queste parole, quindi ti ringrazio per avermi ascoltata, Bulma cara. Ti ringrazio moltissimo.”

La turchina le sorrise, compassionevole.

In fondo, ciò che diceva Chichi era perfettamente comprensibile da una donna, ed era vero che Goku, come marito, non era stato altrettanto buono come invece lo era stato come guerriero, ma era anche vero che non si poteva dire fosse stato un padre irresponsabile... la cosa più importante, per il giovane saiyan, era proprio Gohan, il sangue del suo sangue. Goku amava suo figlio più della sua stessa vita, e questo Bulma, come anche Crilin e tutti gli altri, lo sapevano meglio di chiunque.

Quindi non era stata capace di dare totalmente ragione a Chichi, nonostante, come donna e come moglie, la sua amica avesse tutte le ragioni del mondo per sentirsi offesa e delusa da un marito che l’aveva sposata solo per rimanere fedele ad una promessa fatta da bambino. Anche se, effettivamente, sotto questa luce anche Chichi poteva risultare un po’ infantile ed egoista... ed era questo, che Bulma non aveva mai accettato, del loro matrimonio.

Quei due non si amavano, e quindi andava bene che si lasciassero.

O almeno, questo era il suo pensiero.

 

Proprio in quel momento, nell’attimo in cui la moglie di Goku stava per lasciare l’abitazione dell’amica, fece il suo ingresso un Vegeta molto tranquillo e nel suo, intento a smanettare sul lettore mp3 che Bulma gli aveva regalato come pegno di pace dopo la loro ennesima discussione.

Ci voleva così poco, a far contento un ragazzino. Si sentiva la donna più forte del mondo, in quei momenti.

 

“Te lo tieni ancora dentro casa?“ le chiese Chichi, dopo averlo fatto passare senza che lui le rivolgesse anche solo uno sguardo, come del resto faceva con chiunque incontrasse “Non hai paura che distrugga tutto?”

“Ma cosa vuoi che distrugga...” rispose la turchina, guardandolo salire le scale e far finta di non aver sentito l’altra commentare sul suo conto “Se preso dal verso giusto, può diventare la persona più docile del mondo.”

“Che strano, Bulma.” commentò Chichi “In un primo momento, pensavo saresti riuscita addirittura a portartelo a letto.”

“Non mi occupo di adolescenti disturbati, amica mia. Sono una donna adulta ed intelligente, fortunatamente.” si fermò all’ingresso, permettendo all’altra di uscire e le rivolse un sorriso “Allora alla prossima! È stato un piacere fare quattro chiacchiere con te, Chichi!”

“Già, anche per me.” rispose “Ci vediamo, Bulma cara!”

E le porte automatiche si chiusero, dividendo definitivamente le loro strade e permettendo alla bella turchina di tornare al suo lavoro. Anche se prima, voleva proprio chiedere a Vegeta come se la passasse col suo nuovo mp3, e sentirsi orgogliosa del proprio lavoro di scienziata e meccanica per l’ennesima volta.

Così, gonfiandosi come un pavone e sfoderando un larghissimo sorriso, si diresse nella direzione in cui era andato il giovane principe dei saiyan, raggiungendolo a passo deciso in men che non si dica, dato che, assorto nei propri pensieri, si era dimenticato persino come in realtà camminasse un principe. 

“Hey, buongiorno!” esclamò, parandoglisi davanti ed estraendo gli auricolari dalle sue regali orecchie “Vedo che ti piace! Non hai neanche risposto ad i commenti di Chichi, per essere impegnato da quell’mp3!”

“Non perdo tempo a rispondere ai commenti di una racchia isterica.” rispose, arricciando il naso ed indurendo lo sguardo “Non è certo perché ero impegnato col tuo stupido emmeppicoso terrestre. Tsk.”

“Beh, se non ti piace puoi sempre restituirmelo.”

“COME OSI CERCARE DI DARMI ORDINI?! IO SONO IL PRINCIPE DEI SAIYAN, DONNACCIA MALEDETTA!” le aveva urlato contro, smanacciando come un’isterica viziata “E ADESSO TOGLITI DI MEZZO! DEVO ANDARE AD ALLENARMI!”

Ridendo, Bulma uscì di scena, rassegnandosi al noioso copione che racchiudeva le loro quotidiane conversazioni. Sembravano quasi due fratelli, nati e cresciuti sotto lo stesso tetto, e che passavano le giornate a bisticciare.

L’aspetto fisico, però, avrebbe smentito quell’idea a chiunque lo avesse guardati dall’esterno.

 

Dopo essersi fatta una grassa risata, si diresse nuovamente nel suo laboratorio, chiudendocisi davvero dentro fino alla fine della giornata, e lasciando un po’ di respiro anche al principe dei saiyan, che poté allenarsi senza interruzioni e senza discussioni.

 

****

 

Angolo autrice:

 

Hi everyone~

Sono tornata(di già? lol) con il primo capitolo di questo remake.

Dunque dunque, Chichi si è presentata a casa Brief con una notizia(quasi) sconcertante, ed ha avuto il suo(quasi) primo incontro ravvicinato del terzo tipo con un Vegeta intento ad ascoltare infida musica terrestre(lmao).

Insomma, ci stiamo avvicinando sempre più al punto che tutti immaginiamo e conosciamo: il divorzio dei coniugi Son(E MENOMALE, AGGIUNGEREI).

Ma Goku, in tutto ciò? Quand’è che tornerà?

Speriamo tutti(soprattutto Vegeta) presto, dato che senza lui non è mai la stessa cosa.

Nel frattempo, io vi saluto di nuovo, e vi mando tanti cuoricini!

Alla prossima~

 

-Villain

 

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Capitolo 3
*** Incidenti notturni ***


Era notte fonda, quando Bulma si era ritrovata a svegliarsi all’improvviso, infastidita dal suono di uno strano allarme, un allarme che, al momento dello squillo, non aveva riconosciuto.

Era quello proveniente dalla Gravity Room.

Allarmata, la giovane si alzò in fretta e furia dal letto, infilandosi una vestaglia e correndo fuori dalla sua stanza, con tutta l’intenzione di fare una bella lavata di testa a quello stupido scimmione che, a quanto pareva, aveva fatto di nuovo un danno alla macchina.

Ma le sue intenzioni di correre a discutere con il principe dei saiyan cessarono, quando lo vide uscire dalla sua camera, voltandosi nella sua direzione e chiedendo, visibilmente irritato: “Che cosa diavolo sta succedendo, donna? Che cos’è quello strano suono?”

“Ma come, tu sei qui?!” Bulma aveva improvvisamente assunto un colorito pallido e, presa dal panico, cominciò a correre in direzione della porta d’ingresso, per dirigersi nella Gravity Room, sperando che nessuno lì dentro si fosse fatto del male.

Cacciò un urlo di orrore quando, aprendo le porte della speciale navicella, trovò la gravità impostata al massimo di settecento, ed il piccolo Gohan, in uniforme da combattimento, accasciato al suolo, agonizzante, che cercava invano di tirarsi su, mentre il sudore grondava fuori dai suoi vestiti.

Non osò entrare, ma chiamò Vegeta a gran voce, implorandolo di raggiungerla, perché stava succedendo qualcosa di brutto.

Il principe dei saiyan, incuriosito da ciò che potesse aver causato nella donna una reazione simile, e spinto dal desiderio di scoprirlo, la raggiunse in tutta calma, rimanendo anche lui visibilmente sorpreso, nel vedere il figlio di Kaharoth lì... che diavolo era saltato in mente a quel moccioso? Erano proprio una famiglia di imbecilli. Senza scomporsi, a quel punto, entrò nella stanza gravitazionale e rimise tutto a posto, dando al bambino, dolorante e, probabilmente, anche con alcune costole rotte, un po’ di respiro.

Bulma, ancora in stato di shock, corse incontro al figlio del suo migliore amico, prendendolo in braccio, quasi in lacrime.

“Gohan! Gohan, piccolo, cosa hai fatto?! Accidenti... devo portarlo in casa!”

Corse in casa, portando immediatamente il bambino in una delle infermerie ed adagiandolo su un lettino, cercando, con tutta la calma di cui disponeva, di sincerarsi delle sue condizioni... pessime, da come constatò poi, scoppiando a piangere.

Cos’avrebbe detto a Chichi? Probabilmente la donna non si sarebbe nemmeno più fidata di lei, e l’avrebbe additata come irresponsabile, incolpando probabilmente anche suo padre, l’ideatore di quella macchina, e Vegeta, colui che era esperto nell’utilizzarla.

Non voleva arrivare a quel punto... quindi decise che, per quella notte, non avrebbe né risposto alle chiamate dell’amica, né avrebbe osato telefonarle, perché non sapeva in alcun modo come affrontare un discorso con lei, al momento.

Il piccolo Gohan, privo di sensi ed ancora sdraiato sul lettino dell’infermeria, presentava gravi lesioni ad i muscoli ed aveva due vertebre fratturate, senza contare le costole incrinate e tutto il sudore che ancora scendeva lungo tutto il suo corpo.

Prese un bel respiro, un calmante, e telefonò a casa del maestro Muten, sperando con tutto il cuore che, a quell’ora di notte, il vecchio le rispondesse.

 

Fortunatamente Crilin, che si era alzato a quell’ora per fare qualche allenamento di routine, di quelli che si fanno generalmente una volta al mese, le rispose quasi subito e, allarmato dal tono della ragazza di parlare, le chiese immediatamente se avesse urgente bisogno di qualcosa.

“Crilin, te ne prego, portami subito dei fagioli Senzu! So che sembra una richiesta strana, ma-”

“Bulma, me lo spiegherai dopo.” la interruppe “Volo subito da te! Cercherò di essere il più veloce possibile, stai tranquilla!”

A quel punto, mise giù il telefono e, rassegnata, decise che sarebbe stato meglio aspettare, senza fare altro. Anche perché non c’era altro che lei potesse fare, in quel frangente... aveva dato al piccolo degli antidolorifici, ma i fagioli magici del gatto Balzar, in quel momento, erano la soluzione migliore.

Così andò in cucina a farsi del latte caldo... l’avrebbe aiutata a calmarsi, e prepararlo l’avrebbe temporaneamente distratta dallo stato di paura in cui si trovava.

“Hey, Vegeta, ne vuoi un po’?” aveva chiesto al ragazzo che, ormai incapace di prendere nuovamente sonno, si era messo alla finestra, a guardare l’orizzonte, e capendo che di lì a poco avrebbe cominciato a piovere.

Lui neanche l’aveva guardata, dandole silenziosamente una risposta negativa... odiava quella robaccia bianca che i terrestri chiamavano latte. Sul suo pianeta, il nutrimento per i marmocchi veniva dato dalle macchine. Guai a chi profanava le mammelle delle donne, erano considerate divine e portatrici di buona sorte, dai fanatici religiosi del suo popolo, e suo padre, il re di tutti i saiyan, era uno di loro, anzi, uno dei loro principali esponenti.

“Accidenti a quel bambino...” commentò, versando il latte in una tazza e cominciando a berlo a piccoli sorsi, prendendo dei bei respiri tra un sorso e l’altro “Chissà cosa l’ha portato solo a pensare di entrare in quella macchina infernale! Non è che Chichi-”

“È stato un incosciente.” la interruppe Vegeta, sempre alla finestra “Come cazzo gli è saltato in mente? Avrebbe potuto morire.”

“Pensi che io non lo sappia?! Sono andata nel panico! Sua madre non me lo perdonerebbe mai, se lo venisse a sapere!”

“Tsk...” il ragazzo si voltò nella sua direzione “Una madre normale non perdonerebbe il figlio, ma questa qui al figlio imbecille gliele fa passare tutte lisce, e usa gli altri come capro espiatorio.”

Bulma rimase sorpresa da come Vegeta, arrivato sulla Terra da relativamente poco e che aveva visto Chichi soltanto due o tre volte fino a quel momento, avesse capito così bene come fosse fatta quella donna, ed avesse compreso altrettanto bene che nessuna madre realmente pronta per esserlo, avrebbe incolpato mai una poveraccia innocente per le malefatte e gli sbagli del figlio. Persino lui, che avrebbe dovuto pensarla con la stessa mente del ragazzino apparentemente innocente, aveva capito che erano i genitori ad essere responsabili del comportamento del bambino.

 

Proprio in quel momento, Crilin, col fiatone e con in mano il sacchetto contenente i Senzu, entrò in casa e, senza troppi convenevoli, corse da Bulma, chiedendo immediatamente: “Cosa è successo qui?”

“Dammi questi cosi!” sbraitò la ragazza, strappandoglieli dalle mani e correndo in infermeria da Gohan “Gohan, svegliati! Devi mangiare questo, per favore!”

Il ragazzo senza capelli, scioccato, aspettò che Vegeta lo affiancasse, prima di chiedergli: “Cosa è successo a Gohan?”

“Non lo so.” gli rispose il principe ”E anche se lo sapessi, non mi riguarda. E non riguarda neanche te.”

Crilin rimase offeso e sorpreso allo stesso tempo da quelle parole, offeso perché erano parole crudeli, per una persona che sapeva cosa fossero valori come l’amicizia o l’amore, sorpreso perché non si aspettava una risposta da Vegeta, maleducato ed insolente com’era.

Strinse i pugni e, alzando leggermente la voce, ma non troppo per rispetto di chi, in quella casa, stava dormendo, gli disse: “Beh, non è certo colpa mia, se tu non sai cosa vuol dire la parola ‘preoccupazione’! Non sono certo io che penso sempre a me stesso, sei tu! E dovresti imparare ad essere un po’ più educato, non trovi?!”

“Hey, voi due.” incalzò la turchina, che aveva appena somministrato a Gohan un paio di fagioli magici, notando che le sue condizioni si stavano pian piano stabilizzando, e rincuorandosi al pensiero che presto il bambino sarebbe stato nuovamente bene “Vi sembra il momento per fare certe discussioni? Qui c’è una persona che sta male, e di certo voi avrete qualcos’altro da fare, no? 

Crilin, ti ringrazio di cuore per essere corso qui a quest’ora, ma se vuoi, adesso puoi anche prendere una delle stanze degli ospiti e riposarti... sta per piovere, e non vorrei che tornando in volo, ti ammalassi anche tu.

Vegeta, tu... perché non te ne torni a dormire, invece di star qui a rompere?”

“A rompere IO?!” ribatté il principe, sorpreso da quelle parole “Ma se io ho addirittura dato una mano! Avrei potuto lasciare a morire quel marmocchio nella Gravity Room, sai?! Tu lo sai meglio di tutti che ne sarei capace, maledetta donna!”

“Già... litigheremo domani, eh? Adesso andiamocene tutti a dormire.” si voltò in direzione del figlio del suo migliore amico “Io, per stanotte, starò qui con Gohan... buonanotte, ragazzi. Grazie.”

“Umpf... ma guarda tu questa.” commentò il più giovane dei tre, girando i tacchi e tornandosene a dormire, contrariato riguardo... più o meno tutta la faccenda.

 

 

Infuriava la tempesta nella Città del Nord, quando apparvero in scena tre individui misteriosi, che non sembravano presagire nulla di buono, sulla sommità di uno dei palazzi più alti della metropoli.

“Aaah... accidenti a questa pioggia.” commentò l’unica donna del gruppo, tirando su il cappuccio del suo lungo mantello nero “Non fa bene alla pelle. Speriamo che su questo pianeta non piova troppo, eh ragazzi?”

“Scusi...” la interpellò uno dei due uomini, alle sue spalle “Chi siamo venuti a cercare di preciso, su questa palla d’acqua insignificante?”

“Che domande fai, Ziagar?” gli chiese lei, sorridendo “Siamo venuti a cercare il figlio di Vegeta... no?”

 

***

 

Angolo autrice:

 

Un nuovo nemico è appena apparso in scena.

Chi saranno questi individui misteriosi?

A quanto pare, ce l’hanno con Vegeta(PADRE Vegeta), e sono venuti a cercare Vegeta(FIGLIO Vegeta)... ma a che scopo?

Ebbene sì, appariranno nuovi personaggi, e non solo questi tre.

E udite udite il nostro Gohan si è appena provocato gravi danni al fisico... e anche al cervello, a quanto pare!

Cosa sarà successo al bambino, per portarlo a compiere un gesto tanto efferato?

E Vegeta(FIGLIO) conoscerà i nemici di Vegeta(PADRE)?

A queste domande, risponderemo probabilmente nel prossimo capitolo.

Nel frattempo, vi mando un grosso bacio!

Alla prossima <3

 

-Villain

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Capitolo 4
*** Autolesionismo ***


Aprì gli occhi, trovandosi con la vista quasi totalmente appannata, e con le braccia e le gambe leggermente indolenziti. Aveva un gran mal di testa, ed era sdraiato in un bagno di sudore.

Non che ricordasse molto della notte precedente... ma il poco che ricordava, gli dilaniava il cuore, e gli aveva fatto così male, che per un attimo aveva sperato di morire di qualche male terribile. Anzi, lo aveva desiderato così tanto, che era volato fino alla Capsule Corporation, entrando senza permesso nella Gravity Room che il principe dei saiyan, ormai residente sulla Terra da un po’, utilizzava per i suoi allenamenti.

Quando si alzò a sedere, notò la migliore amica di suo padre, nonché colei che aveva migliorato quella sofisticata macchina e che aveva inventato molti altri aggeggini meravigliosamente utili, dormire su una sedia di fianco al lettino sul quale si trovava lui... probabilmente, la povera Bulma si era preoccupata così tanto, da rimanere a vegliare su di lui per tutta la notte, crollando infine.

Era proprio una ragazza d’oro.

 

Si alzò da quel lettino silenziosamente, uscendo dall’infermeria senza osare svegliarla, pensando che la turchina si sarebbe meritata un bel po’ di riposo.

Ma aveva una fame terribile, per cui si diresse in direzione dell’odore di dolce che proveniva dalla cucina, trovando proprio lì la signora Bunny Brief, che canticchiando, preparava una succulenta colazione, probabilmente conscia che in casa c’era qualcun altro, oltre loro.

Quando lo vide, si precipitò immediatamente da lui “Gohan, piccolo mio! Ho sentito da Vegeta ciò che è successo stanotte! Oh mio Dio, tesoro, va tutto bene?”

“V-Vegeta?”

Lo sorprendeva molto di più il fatto che Vegeta fosse uno di quelli che sapevano dell’evento di quella notte e che lo avesse addirittura comunicato ai due coniugi, piuttosto che il fatto che fosse davvero ancora vivo, dopo aver portato la gravità ad un livello così alto, in quella stanza.

Senza aggiungere altro, e rivolgendo un dolce sorriso alla bella signora, corse in direzione dell’uscita, andandomene in cortile e sorprendendo suo padre e Crilin parlottare sotto un albero.

Appena lo vide, Goku gli corse incontro, con aria preoccupata.

“Figliolo, tutto bene?” lo sollevò da terra, abbracciandolo, mentre il bambino, stremato, scoppiava in un pianto isterico, stringendosi al padre con una forza sovrumana, ed infilando le unghie nella sua tuta arancione “Gohan...”

“Papà! Scusami! Non... non volevo creare tanti problemi!”

 

Nel frattempo il principe dei saiyan, sudato e con addosso una tuta ormai quasi da buttare, era uscito dalla Gravity Room, tirando su il cappuccio dell felpa e addentando un pezzo di dolce che aveva rubato dal frigo prima che la signora Brief se ne accorgesse.

Quella donna era veramente una totale idiota, ma faceva dei dolci straordinari, troppo buoni per non essere mangiati, e c’era da dire che avesse anche una bella dose di coraggio, dato che, a parte suo marito, era l’unica che non lo aveva mai guardato con il terrore negli occhi, neanche quando lo aveva visto per la prima volta, dopo la brutta esperienza che lui, Kaharoth e i terrestri avevano avuto su Namecc... e c’era da dire, che aveva anche preso a trattarlo come un figlio, e di questo, lui per primo se n’era accorto.

Aveva guardato in direzione dell’ingresso di casa, ed aveva notato la scenetta padre-figlio tra Kaharoth e il moccioso, che lo fece andare in bestia, oltre che disgustarlo.

Quello stupido avrebbe dovuto punire il figlio, primo per aver attentato alla propria vita, secondo per aver disturbato delle persone durante la notte, terzo per aver rovinato il funzionamento della Gravity Room a causa del sovraccarico di energia.

Ma, nonostante ciò, sospirò, reprimendo la rabbia e continuando a mangiare in silenzio.

Poi, decise di dirigersi verso l’unico balcone con la finestra ancora aperta, in modo da entrare in casa senza essere disturbato da nessuno, né da Kaharoth, né da suo figlio, né tantomeno da quella donna fastidiosa che era la madre di Bulma. Ma decise comunque di raggiungere quest’ultima in infermeria, per darle una svegliata ed avvertirla di una cosa che, lei le aveva chiesto in seguito alla discussione avvenuta quella mattina presto, prima che crollasse dal sonno.

“Hey, donna.” bisbigliò, aprendo piano la porta “Donna! Svegliati!”

Prese ad avvicinarsi alla sedia, in modo da farsi sentire meglio, ed alzò la voce, chiamandola di nuovo “Maledetta cornacchia! Muoviti a svegliarti, io a quest’ora dovrei essere a farmi una doccia! Puzzo, porca puttana!”

Lei aprì piano gli occhi, stropicciandoseli con pigrizia e sbadigliando, per poi chiedere: “Cosa è successo?”

“Kaharoth è tornato.” le disse, senza troppi convenevoli “È qua fuori.”

Subito, il sonno le passò.

Era palesemente felice del ritorno del suo migliore amico, e fece per alzarsi, con l’intenzione di correre fuori a salutarlo, ma Vegeta la spinse di nuovo sulla sedia, asserendo: “Non ho finito.”

“Eh?” lo sguardo della turchina si fece confuso “Voglio andare da Goku, sono mesi che non lo vedo, muoviti! Maledetto scimmione.”

“Pare che il figlio abbia fatto quel danno di proposito.” continuò “Non so cosa sia successo, fatto sta che adesso il mocciosetto sta piangendo, e Kaharoth sta lì come un idiota.”

“Mmmh...” Bulma abbassò la testa “Devo parlare con Goku di questo... perché credo di capire il motivo per il quale Gohan ha deciso di venire qua a-”

“Ha palesemente tentato il suicidio, il piccoletto.” la interruppe lui, gelido “Lo sai, no?”

“Vegeta, i bambini prendono parecchio esempio dagli adolescenti.” disse lei, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta della stanza “Tu rappresenti un esempio da seguire per Gohan, perché sei veramente pochissimo più grande di lui... per favore, se ti capitasse l’occasione, mi faresti il piacere di parlarci?”

“Tsk...” la seguì fuori dall’infermeria, soltanto per andarsene in camera e darsi una lavata “Solo se mi si presentasse l’occasione davanti agli occhi. Anche se... beh, ne dubito.”

 

 

“Goku!”

Si voltò in direzione della porta d’ingresso di casa Brief, vedendo la sua migliore amica, colei che aveva dato l’inizio alla sua vita zeppa di avventure, la sua adorata Bulma, corrergli incontro, con un larghissimo sorriso sulle labbra, ed una grande preoccupazione negli occhi azzurri.

Mise giù per un minuto suo figlio, ancora piangente, soltanto per accoglierla con un abbraccio, e cercare di non farla cadere, dopo averla presa al volo, contento anche lui di vederla.

“Bulma, che bello rivederti!” esclamò, sorridendole e mettendola poi giù, solo per tornare dal suo Gohan e stringerlo nuovamente tra le braccia, tentando in tutti i modi di farlo calmare “Era da un bel po’ di tempo che mancavo da casa, e come vedi, la mia assenza non ha fatto bene per niente a molte persone.“

Vide la turchina avvicinarsi a lui e Gohan, e mettere una mano sulla testa del bambino, chiamandolo per nome, per poi chiedergli: “Te la senti di lasciare tuo padre da solo con me per un po’? Vorrei parlargli di una cosa..”

Il bimbo annuì, dando la possibilità a suo padre di metterlo giù, e di allontanarsi con la sua cara amica d’infanzia, per parlare di chissà quali problemi da adulti.

 

“Non mi aspettavo di doverti salutare in questo modo, amico mio.“ disse lei, senza troppi giri di parole “Non me l’aspettavo davvero, e se devo essere sincera, la cosa non mi piace affatto.”

“Lo so, Bulma.” il giovane saiyan stava cercando in tutti i modi di sembrare forte in quelle circostanze, e di non scoppiare in lacrime, dato che già ci aveva pensato il suo povero figlio a farlo “Non me l’aspettavo, non me l’aspettavo davvero e forse non la supererò mai, ma devo farlo. È per il bene di Gohan.”

“E così è successo davvero...” la turchina abbassò lo sguardo “Mi spiace, ma non riesco ad essere triste... ci sto provando, Goku, davvero, a fingere che la cosa mi dispiaccia almeno un pochino, ma non mi dispiace affatto, e tutto ciò mi porta a pensare di essere una pessima amica.

Goku, tu... riesci a capire che quella donna non ti ha mai amato, vero? E che tu non hai mai amato lei?”

“Bulma, io non so neanche cosa sia l’amore... in quel senso.” rispose “Non so cosa significhi amare una persona e scegliere di tenerla con sé tutta la vita, non so neanche se io sia in grado di provare un sentimento del genere, io...” abbassò la testa “Non lo so.” 

La giovane donna, sorridendogli amorevolmente, quasi come una madre farebbe con il proprio bambino, gli mise una mano sulla spalla, e cominciò a dire: “Amico mio, nessuno, finché non troverà la persona della sua vita, può dire di sapere cosa sia l’amore in quel senso... tant’è vero, che neanche io lo so, anche se pensavo finalmente di aver capito. Devi solo dare tempo al tempo, e qualcosa di bello ti capiterà... presto.

Sei una delle persone più meravigliose che io abbia mai incontrato, semplicemente, non eri fatto per una come Chichi, e lei non era fatta per uno come te. Non c’era storia. Solo una stupidissima promessa fatta da bambini, che lei aveva preso, probabilmente, troppo seriamente.

Ed ora, guarda dove siete finiti. Con un bambino in lacrime, perché non siete stati in grado di portare avanti un matrimonio che non si sarebbe dovuto fare.

Non ti sto rimproverando, Goku, non lo farei mai. Solo... sto cercando di farti ragionare.”

 

 

“Hey, Kaharoth!” lo aveva chiamato, mentre si dirigevano verso la Città del Nord “Dobbiamo muoverci. Puoi ancora usare il teletrasporto, no?”

“Purtroppo temo di no, amico mio. Dobbiamo arrivarci volando.”

“Tsk. Accidenti.”

 

Angolo autrice

OKAY

MI SCUSO PER LA LUNGHISSIMA ASSENZA E PER IL CORTISSIMO CAPITOLO, MA LA SCUOLA E IL LAVORO MI DISTRUGGONO OKS.

Niente, stavolta non sono in vena di chiacchierate nel mio angolino

Quindi tralasciamo le mie chiacchiere inutili e... alla prossima :)

 

-Villain

 

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