Eisenvald

di Shiryu_Emindon21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le Origini ***
Capitolo 2: *** Shiryu Silver ***
Capitolo 3: *** Il Cacciatore di Angeli ***
Capitolo 4: *** L'Accademia Eisenvald ***



Capitolo 1
*** Le Origini ***


Secoli e Secoli si susseguirono dalla creazione del mondo, e gli stolti umani, creature nate dall'ingegno divino, cercarono di estinguere il mondo fantastico che popolava la mente dei piccoli. Armati di strane armi riuscivano a disintegrare corpo ed anima di tutti questi esseri viventi che non appartenevano al loro mondo - o almeno così pensavano-. Streghe, Maghi, Orchi, Nani, Fate nessuno si salvava dalla loro furia. Eppure, nonostante molti di loro compissero queste azioni a causa della paura, altri invece seguivano una fede che consideravano incrollabile, verso una Dea che voleva solo la distruzione; A causa di un'insensata guerra, gli avi delle creature magiche decisero di ritirarsi dal mondo umano, istituendone uno parallelo dove potessero vivere e per i discendenti venne istituita un'Accademia, chiama Eisenvald, dove riunirli per insegnar loro tutto ciò che c'era bisogno di sapere sia sul mondo magico che su quello umano, in modo che nemmeno il loro passato, diverso ma allo stesso tempo simile venisse dimenticato. Ma i sistemi di controllo dell'epoca non bastarono ad impedire che alcuni esseri magici violassero il confine che legava il mondo reale e quello fantastico, curiosi di sapere cosa si nascondesse dall'altra parte, ed iniziando a vivere tra gli esseri umani creando addirittura delle relazioni dalle quali nacquero dei mezzosangue; ma gli umani, discendenti di quei cacciatori i quali per anni avevano instillato la paura nelle menti degli esseri magici, avevano conservato una specie di sesto senso e, nonostante non possedessero più quelle armi di distruzione di massa, riuscivano a percepire quando altri, a loro somiglianti, in realtà non erano completamente umani e li schernivano, abbandonavano, oppure evitavano facendo in modo che questi Eredi della Magia non potessero più vivere tranquillamente in quella parte di mondo, così dopo anni di lamentele, riunioni e lotte psicologiche con i Quattro Pilastri, esseri con poteri inimmaginabili, i quali avevano il compito di vegliare sul mondo parallelo, la terra di Encervis, si decise di permettere che anche i Mezzosangue potessero passare da un mondo all'altro per poter studiare in quest'Accademia: l'accordo prevedeva che per tutto l'anno scolastico, gli studenti provenienti dal mondo umano, vivessero nei dormitori dell'accademia così che nessun altro umano potesse avere modo di seguirli e scoprire quel luogo di pace ed armonia. Ora vi starete chiedendo da dove venga tutta questa conoscenza e credetemi le vostre domande avranno una risposta, ma ci arriveremo pian piano mentre questa stessa storia prenderà forma pagina dopo pagina, per cui sedetevi comodi ed ascoltate ciò che sto per raccontarvi... 

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Fine del capitolo, spero vi incuriosisca e sproni a leggere il seguito

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Capitolo 2
*** Shiryu Silver ***


- Cavolo che noia... -

Sussurrò Shiryu mentre, come ogni giorno da quasi sei mesi, era seduto al suo banco di scuola a seguire quelle noiose lezioni, tenute da altrettanti noiosi professori, in particolare quel giorno avrebbe dovuto ascoltare la lezione di Storia dove si stava parlando di Luigi XIV e della sua rapida ascesa al potere, rapida quanto il suo conseguente declino e la sua morte alla ghigliottina 

- Hai ragione -

Rispose quindi il suo compagno di banco Jean-Pierre, un ragazzo proveniente dalla Francia, i cui genitori si erano trasferiti in America, proprio come quelli dello stesso Shiryu il quale, però, proveniva dall'Egitto, e motivo per cui i due erano subito riusciti a fare amicizia. Ma nonostante avessero cercato di far attenzione e non farsi sentire il professore, un uomo alto e allampanato, con degli occhiali dalle grosse lenti tonde che ingigantivano i suoi occhi azzurri, rendendolo alquanto buffo, i capelli castani ma con evidenti accenni di vecchiaia, dati dai ciuffi ormai grigi ed un'altrettanta evidente calvizie testimoniata dal fatto che ormai sulla cima della testa era completamente privo di capelli e che i rimanenti prendevano posto tutt'attorno a quell'area priva di qualsivoglia pelo, li aveva visti comunque e, battendo la mano sul banco così da far sussultare l'intera classe, si alzò senza nemmeno chiedere di cosa stessero parlando, dicendo alquanto alterato

- Silver, Moore andate immediatamente in presidenza! -

I due rimasero alquanto sorpresi visto che avevano fatto di tutto per non farsi sentire ma poiché non era la prima volta che capitava un fatto del genere con questo nuovo professore, del quale cominciavano a pensare che non fosse per nulla umano, si diressero verso la porta della classe, aprendola ed uscendo per poi dirigersi verso la presidenza, mentre Shiryu disse al suo "compagno d'avventure"

- Te lo ripeto ancora una volta, per me quell'uomo non è umano, da quando ha sostituito Madame Tuvorre, non riusciamo più a dirci qualcosa che veniamo subito spediti dal preside, almeno con lei le ore passavano proprio perché riuscivamo a scherzare di tanto in tanto -

- Già è vero, e la cosa più strana è che quella donna se ne sia andata in vacanza per poi comunicare che sarebbe andata in pensione anticipatamente, a lei piaceva tantissimo insegnare e mi sembra davvero strano che una persona del genere decida di andare in pensione senza nemmeno aver raggiunto i sessant'anni -

Mentre ribadivano quei pensieri che già una volta si erano comunicati, erano arrivati davanti la porta del preside così Shiryu bussò ricevendo in risposta il permesso di entrare. Ma quando il preside, un uomo completamente differente dal loro attuale professore visto che era una persona a cui piaceva moltissimo mangiare, cosa deducibile dalla vistosa pancia, facendolo quasi assomigliare ad una sfera con le gambe, rendendo il suo elegante vestito, più simile ad una camicia di forza, nel bel mezzo dei suoi impegni, alzò i suoi verdi occhi su di loro riconoscendoli, si portò una mano alla fronte massaggiandosela

- Di nuovo voi? Non vi è bastata la punizione dello scorso venerdì? -

- Ma Signor Preside, in realtà questa volta non avevamo disturbato gli altri compagni di classe, non è colpa nostra se il professor Von Haugst ha un udito migliore di quello dei cani -

Il professore rimase in silenzio qualche minuto per poi rispondere 

- Bè... in effetti sul fatto che sembra avere un udito sopraffino devo darvi ragione e, nonostante non abbia ancora digerito il fatto che alla scorsa riunione tra me e i professori, mi abbia interrotto più di una volta mentre parlavo, rimane il fatto che questa è una scuola e non potete distrarvi durante le lezioni, quindi rimarrete qui fuori fino al suono della campana -

I due ragazzi stavano per ribattere ancora ma poi ci pensarono qualche secondo e decisero di non dire nulla e fare come gli era stato chiesto: uscirono dalla stanza e si sedettero sulle poltrone, utilizzate da chi, di solito, era in attesa di entrare in presidenza, e rimasero davanti la stanza per tutta la mezz'ora successiva della lezione del loro professore, quindi suonata la campana, i due rientrarono in classe per seguire l'ultima lezione di quella giornata, per poi tornare finalmente a casa; Shiryu viveva fin da piccolo con gli zii materni: la zia era una donnina secca e allampanata a cui piaceva vestire delle lunghe vesti a pois, infatti se si apriva l'armadio nella sua camera vi si poteva trovare questo genere di vestito in diverse varietà di colori, portava i capelli corvini, e con accenni dell'età avanzata, sempre chiusi in una crocchia sciogliendoli solo quando si faceva la doccia, per poi pettinarli anche per un'ora; lo zio invece era un omone grosso, con le spalle ben piazzate ed un visibile accenno di pancia, i capelli color marrone sempre in ordine e pettinati in uno stile che ricordava molto le buffe mascotte delle società che vendono le ciambelle, e vestiva con delle camicie bianche a quadri rossi, coperte da una salopette che lo faceva sembrare uno di quei vecchi uomini che lavoravano nelle fabbriche; a quest'ultimo piaceva molto occuparsi di automobili d'epoca per rimetterle a nuovo e per questo aveva aperto un'officina in cui faceva anche da fabbro per riprodurre dei pezzi di automobili troppo danneggiati per poter essere aggiustati.

Ora so che vi state chiedendo come mai il ragazzo non vive con i suoi genitori e la verità, anche se triste, è che purtroppo la madre morì qualche anno dopo averlo dato alla luce, mentre il padre era stato dato per disperso pochi anni prima, dopo che lo affidò, per l'appunto, agli zii, per partire in una spedizione in Sud America, la quale avrebbe dovuto fruttargli un bel po' di soldi che avrebbero dovuto garantire sia a lui che al ragazzo, una vita agiata per svariati anni.

Una volta arrivato in casa, dopo aver messo la cartella nella sua camera, andò subito a lavarsi le mani in bagno e poi scese in cucina per preparare la tavola, visto che il pranzo era quasi pronto, quando sentì il vocione dello zio alquanto divertito, che discuteva con un'altra persona ma senza riuscire a capire chi mai potesse esser stato invitato a casa loro in quella giornata, visto che di rado ricevevano delle visite

- Ehy Ragazzo! Vieni subito qui, c'è qualcuno che vorrebbe parlarti! -

Così si rivolse poi improvvisamente suo zio a lui mentre stava varcando la soglia del salone, il quale era a sua volta collegato ad una piccola cucina, vedendo prima di tutto suo zio seduto come sempre sulla sua poltrona preferita, la quale era posizionata in modo che lui potesse sia vedere la tv, che parlare con degli eventuali ospiti ed allo stesso tempo avere anche uno sguardo verso la soglia che divideva il salone dall'ingresso e vedere chi stava per arrivare; e poi notò la poltrona, subito di fronte a quella dello zio, occupata da un'altra persona ed anche se la sua mente gli aveva suggerito chi potesse essere, ne ebbe la conferma solo dopo che, salutato lo zio, si avvicinò ai due

- Shiryu, è un piacere vederti anche dopo l'orario scolastico -

Non poteva crederci era proprio il professor Von Haugst; Perché era lì? Come faceva a conoscere la sua famiglia? E soprattutto quali erano le sue intenzioni? sperava davvero che non fosse lì solo per ribadire di tutte le volte che lo aveva mandato dal preside, anche se gli zii lo sapevano, un conto era sentirlo raccontare dalla bocca di un ragazzo ed un conto era se lo diceva un professore

- Professore...buon pomeriggio, come mai si trova qui? -

- Ero solo passato a salutare il mio amico Jonathan, ma i tuoi zii hanno insistito che mi trattenessi per pranzo -

- A... amico? -

Il ragazzo rimase stupito da quelle parole mentre la sua mente iniziava a cercare una spiegazione che fosse pertinente a quella notizia, senza riuscire a dire nulla, quando dalla cucina arrivò la zia con un grosso pentolone fumante che poggiò sul tavolo, interrompendo il flusso di pensieri del ragazzo

- Ragazzi, per favore, una cosa per volta, è meglio che cominciate dal principio altrimenti rischiate solo di confondergli le idee, e poi venite a tavola che il pranzo è pronto -

Senza dire nulla più i tre si accomodarono al tavolo, mentre la zia era andata in cucina per prendere un mestolo che utilizzò, una volta tornata nel salotto, per dare una mescolata alla pietanza e, dopo aver invitato i maschi a passarle i piatti, li riempì con una buona porzione di riso

- Mmh...riso al curry, Evelyne oggi hai deciso di fare le cose in grande -

- Bè con un ospite come te, non potevo permettermi di cucinare i soliti piatti di verdure e poi è da un po' di settimane che questi due qui non mangiano qualcosa di più corposo visto che entrambi sono a dieta -

Mentre la zia si riempiva il piatto a sua volta per poi sedersi a tavola, il professor Von Haugst prese di nuovo parola

- So che la tua mente brulica di domande, e ti prometto che avrai le risposte, tutto a tempo debito, ma ora iniziamo dal principio: Molti secoli fa, umani e creature fatate vivevano insieme ed in totale armonia gli uni con gli altri, rispettavano le regole vigenti fra le due razze e tutto sembrava procedere per il meglio, ma improvvisamente vi fu una rottura nell'equilibrio quando un umano, addentratosi nel tempio dedicato alla Dea che avrebbe dovuto proteggerli, ebbe davanti a se la manifestazione fisica di quest'ultima, e non avendo mai assistito ad un tale fenomeno, egli venne sedotto e tentato dalle parole della divina, la quale lo convinse che la loro convivenza pacifica con gli Esseri Magici era solo un'illusione e che molto presto sarebbe scoppiata una rivolta da parte di quest'ultimi, forti delle loro abilità impossibili da contrastare per un umano; così la Dea mise a disposizione, della razza umana, il suo esercito di Angeli e con tale forza, gli uomini, convinti dal primo di loro ormai controllato dalla divinità, attaccarono gli Esseri Magici. Ma questi, bisognosi di ritrovare il loro equilibrio con la natura, decisero di dividere i due mondi, creandone uno loro in una realtà parallela al mondo umano. Dopo questi fatti venne istituito un Concilio della Magia dove gli anziani di ognuna delle razze, chiamati i Quattro Pilastri, avrebbero dovuto istituire delle regole per impedire che gli Esseri Magici provassero a varcare il portale che divideva il loro mondo da quello umano, la terra di Encervis, ma ciò non bastò ad impedire che la curiosità dei nuovi nascituri, i quali fin dalla tenera età avevano solo ascoltato le storie riguardanti il mondo degli umani, provassero comunque a contravvenire alle regole ed in poco tempo fu di nuovo il caos a farla da padrone in quel mondo. Difatti questi esseri dotati di magia vennero presto travolti dal sentimento dell'amore e si unirono carnalmente con gli umani, creando la stirpe dei Mezzosangue. All'inizio il Concilio reagì acidamente alla situazione e decise che per punizione ai figli Mezzosangue sarebbe stato proibito l'accesso ad Encervis, ove era stata istituita l'Accademia di Eisenvald, la quale avrebbe insegnato a tutti coloro che ancora vivevano in quella terra, ciò che era dato sapere sugli umani -

Shiryu ascoltò con interesse quella storia, eppure continuava a chiedersi come mai il suo professore sapesse tutte quelle informazioni e soprattutto il motivo per il quale lo stava raccontando proprio a lui, così dopo l'ennesimo boccone di riso, lo interruppe e prese parola

- Devo ammettere che questa storia è davvero interessante ma... cosa centro io in tutto questo? - 

- Stavo giusto arrivando alla conclusione ma visto che, come a scuola, vuoi le risponde nell'immediato... In sintesi tu non sei umano, sei un Mezzosangue ed è arrivato il momento che anche tu vada All'accademia Eisenvald e ti riunisca ai tuoi simili -

- Io un... cosa? -

Il ragazzo non riusciva a credere a quelle parole e la sua mente cercava di riprendere un poco di compostezza così che potesse porre altre domande visto che, in quel momento soprattutto, un dubbio era subito sorto nella sua mente

- Mettiamo che io creda pure a questa storia, e non ci credo, lei stesso ha detto prima che a noi Mezzosangue non è permesso tornare nel nostro mondo, come può pretendere che io ora vada lì? -

- Stavo per dirtelo ma tu mi hai interrotto per chiedermi perché te la stessi narrando... Comunque, in parole povere, nonostante le rigide regole del Concilio della Magia gli umani sembrano aver conservato un insito ed innato senso di caccia, quella stessa... abilità, se così vogliamo chiamarla, con cui gli uomini nel passato avevano quasi portato all'estinzione gli Esseri Magici, e che ora scatena reazioni di bullismo e denigrazione verso tutti i Mezzosangue che vivono in questo mondo celando la propria identità, così il Concilio, memore della quasi avvenuta estinzione del popolo magico, decise infine di concedere ai Mezzosangue di entrare ad Encervis per tutto l'anno scolastico, ma senza poter far ritorno in questo mondo, se non alla fine del percorso accademico annuale -

Nonostante quella spiegazione, il ragazzo ancora non era riuscito ad assimilare tutte le informazioni ricevute in poco meno di un quarto d'ora, così alla fine del pranzo, durante il quale il professore Von Haugst e lo zio di Shiryu avevano continuato a chiacchierare amichevolmente, dato che non si vedevano da molto tempo, l'uomo dall'accentuata calvizie si alzò ringraziando sia Jonathan che Evelyn e poi si rivolse a Shiryu stesso

- Tra una settimana inizierà il nuovo anno scolastico e tu dovrai dirigerti all'Accademia, ma voglio darti un aiuto, da domani vieni a casa mia e ti insegnerò le conoscenze base del Regno di Encervis, così quando entrerai in quel Mondo, non ti sentirai completamente spaesato -

- Ma professore come farò a venire da lei se devo andare a scuola? -

- Non preoccuparti penserò io a questo e Shiryu... Non chiamarmi più Professore, chiamami... Lorand -

E salutati ancora una volta gli zii del ragazzo, l'anziano uomo uscì dalla porta di casa lasciando il ragazzo, dalla carnagione scura, con molti dubbi ancora irrisolti. 
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Ed ecco il secondo Capitolo, spero anche questa volta che vi sproni a leggere

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Capitolo 3
*** Il Cacciatore di Angeli ***


Era primo mattino ed il sole si stava appena apprestando ad illuminare la città con la sua luce, quello era l’orario preferito di Shiryu, nessun rumore, niente grida di altri ragazzi, poco traffico e i pullman per la scuola che iniziavano a passare ogni venti minuti. Di solito quello era il momento in cui lui si svegliava, gli piaceva essere il primo a girare per casa, senza nessuno che faceva domande, solo pace e tranquillità, inoltre il fatto che da quel giorno non sarebbe più dovuto andare a scuola, per ritrovarsi con il professor Van Haugst, rendeva quel momento ancora più rilassante. Il ragazzo andò in bagno e si apprestò a fare la doccia, si vestì con una maglia di cotone bianca ed un paio di jeans blue, si sistemò i capelli arruffati dalla notte e scese a far colazione con il solito tè caldo ed un paio di biscotti al cioccolato. Quindi scrisse una lettera ai suoi zii in cui diceva loro che sarebbe tornato il pomeriggio tardi e la lasciò sul tavolo, per poi uscire silenziosamente di casa, anche se il termine silenzioso non era proprio quello adatto alla loro porta di casa, la quale emetteva un orribile cigolio ogni volta che la si apriva, anche se lo si faceva lentamente, anzi aprirla lentamente rendeva quel rumore ancora più forte, così decise di aprirla di botto, senza farla sbattere, eliminando buona parte del cigolio e lo stesso fece quando la richiuse alle sue spalle. La casa del professore, a quanto gli aveva spiegato il giorno prima lo zio, non distava chissà quanti chilometri dalla sua, cosa che gli fece domandare se era una coincidenza o se era stato voluto da Lorand stesso; una volta arrivato al civico poté notare un cancelletto di colore bianco ai cui lati vi era una alta siepe, la quale seguiva l'intero percorso intorno alla villa, formando un arco direttamente sopra al cancello ed impediva di osservare il giardino dall'esterno; stranamente il cancello risultava aperto, ma non si fece troppe domande, se quell’uomo veniva davvero da un altro mondo, molto probabilmente già sapeva che era arrivato, così entrò richiudendo il cancelletto alle sue spalle con sonoro schiocco che gli fece capire fosse scattato il meccanismo di chiusura e si apprestò alla porta: essa era completamente di legno, tranne per i sostegni rinforzati e mostrava un classico pomello tondo con una serratura al di sotto, ed infine un batacchio dalla classica forma di testa di leone che teneva un anello la cui parte più bassa era rinforzata in acciaio laccato d’oro, la prese e con essa simulò il suono del bussare, tre colpi esatti, e dall’interno si sentirono dei passi, non erano pesanti ma allo stesso tempo non era di certo leggeri, sicuramente se in quel momento fossero passare delle macchine sarebbe stato comunque impossibile sentirli, ed ecco che ai passi seguì la voce perfettamente riconoscibile dell’anziano uomo che, mentre si apprestava a raggiungere la porta, disse un “arrivo”, seguito a sua volta dal rumore di catenacci che venivano sbloccati e la conseguente apertura della porta. Lui era vestito con una lunga tunica nera, simile a quelle portate dai monaci, a maniche larghe, aveva dei guanti neri a mezzo dito ed un paio di scarpe nere, dalla punta tonda, in pelle, che sembrava uscite direttamente dagli anni ottanta.

- Pensavo non saresti più venuto, perfetto entra e vai dritto per di la, troverai il salone, siediti sulla poltrona, io arrivo tra poco, sto preparando una tisana -
Disse indicando a Shiryu un corridoio poco distante da loro, che passava proprio sotto delle scale a muro che portavano al piano superiore, ed una volta percorso quel corridoio trovò il salotto, come gli aveva detto Lorand, si sedette sulla poltrona che dava le spalle al corridoio, davanti alla quale vi era un piccolo tavolo e dalla parte opposta un lungo divano con penisola. L’anziano uomo arrivò poco dopo con una brocca di tisana calda, ne versò un poco nelle due tazze, vi mise lo zucchero e ne offrì una al ragazzo, il quale l’accettò volentieri bevendola pian piano, ed aspettando che il suo interlocutore dicesse qualcosa

- Immagino tu ricordi ancora ciò che ti ho raccontato ieri sera… bè figliolo, devi sapere che quella è solo una parte di tutta la storia; E’ vero, non appena Ilias riuscì a soggiogare la razza umana, sembrava che per tutti gli altri Esseri Magici, compresi i Demoni, fosse la fine, ma ciò non avvenne poiché uno di quegli uomini decise di ribellarsi al suo strapotere e per fare ciò gli venne affidata un’arma leggendaria, in grado di assorbire completamente il potere degli Angeli e così cancellare la loro esistenza. Il nome di quest’uomo era Heinrich Pendragon: Costui dovette superare dodici prove per poter avere la piena fiducia del Consiglio dei Saggi, ma quando riuscì nell’impresa, gli venne concessa una semi immortalità, poiché il compito del quale si era preso carico, avrebbe occupato gran parte della sua vita… Questo è ciò che posso dirti, il resto, se vorrai, dovrai scoprirlo da solo. Approposito ti piace la tisana? -
Il ragazzo aveva ascoltato ogni parola di Lorand senza mai interromperlo, anche se non riusciva completamente a capire perché gli avesse raccontato proprio quel fatto, ma a quanto pare faceva parte della storia di Encervis, quindi cercò di memorizzare più informazioni possibili. Alla conclusione di quella prima spiegazione il ragazzo si sentì porre la domanda sulla tisana ed annuì sorridendo

- Bene ne sono contento, allora in questi giorni che passerai con me, te ne farò trovare sempre una tazza piena -
L’anziano uomo gli sorrise a sua volta e poi proseguì nella sua spiegazione, infondo gli aveva detto che quel giorno gli avrebbe dato le nozioni base sugli esseri viventi di Encervis in modo da potersi muovere in quel luogo senza incorrere in situazioni di pericolo: gli parlò di Elfi, Draghi, Fauni, Centauri ed altre creature di cui aveva sentito parlare solo nelle fiabe che aveva letto fin dalla più tenera età e, in quel momento, si rese conto che, se tali storie esistevano, non era solo per mera fantasia di chi scriveva, ma perché, come già gli era stato detto, gli uomini avevano ancora memoria del loro passato, nonostante esso fosse ormai quasi completamente offuscato, e allora non poté che chiedersi se questa perdita di memoria fosse dovuta al compito affidato ad Heinrich o ad una volontà di Ilias, nel momento in cui quest’ultima si rese conto che il suo piano non sarebbe andato a buon fine. La giornata passò molto in fretta, grazie all’anziano uomo che seppe dargli quelle nozioni senza annoiarlo, a differenza di quando era in classe, inoltre il ragazzo pranzò da Lorand, e rimase da lui fino a prima dell’orario di cena. Quando sull’orologio a pendolo scoccarono le sette di sera, annunciate dal suono del rintocco dell’orologio, L’uomo concluse la sua prima lezione e disse a Shiryu di tornare a casa per riposarsi, ma non prima di avergli dato un libro: esso recava come titolo “Il Cacciatore di Angeli” e Lorand gli chiese di leggerlo con molta attenzione fino alla fine della settimana, quando sarebbe partito, quindi lo accompagnò alla porta e lo salutò osservandolo uscire dal cancello. Quella seria Shiryu cenò con i suoi zii e spiegò loro, in modo abbastanza sbrigativo, ciò che L’anziano uomo gli aveva insegnato quello stesso giorno, quindi aiutò a sparecchiare, si preparò per la notte e si sdraiò sul letto accendendo la piccola lampada da notte che aveva sulla scrivania e che collocò alla fine di essa, poiché nella disposizione della sua stanza, il letto era attaccato al muro e poggiato ad uno dei lati della scrivania, quindi aprì il libro ed iniziò a leggere dal primo capitolo “Cronache di un Eroe”.

Il giorno dopo Shiryu si svegliò, ancora una volta, presto, nonostante la sera avesse letto quasi la metà di tutto il libro facendo anche abbastanza tardi, ed ancora una volta si recò da Lorand prima che i suoi zii si svegliassero. Quel giorno l’anziano uomo decise di dedicarlo alla prima lezione di combattimento con l’arma bianca: una volta arrivato lo condusse sul retro della casa, dove Shiryu si rese conto che le storie sulla magia sembravano essere sempre più reali, dato che dall’interno quel luogo era grande almeno quanto un campo di calcio, mentre il giorno prima, dall’esterno della casa, gli era sembrato un semplice giardino, uguale a tutti quelli delle case adiacenti

- Ma come… -
fu tutto quello che riuscì a dire ancora sbalordito da quella vista: erba tagliata e curata senza nemmeno un’erbaccia e solo degli alberi da frutta come arance, mandarini, banane la facevano da padroni in quel posto quasi paradisiaco

- Un semplice incantesimo di illusione, gli umani avranno ancora un istinto innato, ma a quanto pare i loro occhi sono facili da soggiogare invece -
E detto ciò l’anziano uomo, assicuratosi di avere l’attenzione di Shiryu in conseguenza alla risposta alla sua domanda, gli lanciò un fodero in cui vi era una spada, intimandogli di prenderla al volo, cosa che il ragazzo riuscì a fare anche se un poco goffamente, quindi dopo essersi messo la propria spada al fianco, insegnò a farlo anche a Shiryu, per poi intimargli ancora di estrarla, insegnandogli anche alcune posizione utilizzate solitamente dagli spadaccini, come la posizione frontale, quella del dente di cinghiale e della porta di ferro mezzana, che erano le principali. Una volta sicuro che il ragazzo le avesse apprese alla perfezione, cosa che avvenne in meno tempo, rispetto a quanto si era prefissato, quindi decise di testare le sue nuove abilità, anche perché solo in quel modo Shiryu avrebbe memorizzato ancora meglio i vari movimenti.

- Bene ed ora simuliamo un verso scontro all’arma bianca, però ricorda che anche se è una simulazione non mi tratterrò, altrimenti non imparerai mai a riflettere sotto pressione -
E non appena ebbe finito di pronunciare quelle parole, scattò verso il ragazzo, eseguendo un fendente, prendendolo alla sprovvista e costringendolo a compiere uno scatto all’indietro, invece di eseguire uno dei movimenti insegnatagli dall’anziano uomo, il quale però si aspettò quella reazione e senza perdere tempo, poggiò una mano a terra eseguendo una spazzata con la gamba destra, facendo perdere equilibrio a Shiryu che cadde a terra rovinosamente, ritrovandosi la punta della spada del suo maestro puntata contro ancora prima che potesse riprendersi

- E questo succede quando non ci si concentra abbastanza, forza ora rialzati e ricominciamo, ma questa volta sarai tu ad attaccarmi, così ti farò vedere come ci si deve muovere -
Ribadì ancora l’anziano uomo per poi allontanarsi dal ragazzo, assumendo la posizione frontale ed aspettando una sua mossa: Shiryu si rimise in piedi e raccolse la sua spada, per poi assumere a sua volta la posizione frontale osservando il suo maestro, decise che prima di attaccare si sarebbe mosso verso destra, ma con sua sorpresa si rese conto che Lorand non si muoveva assieme a lui tenendogli lo sguardo addosso, ma che era rimasto fermo in quella posizione. Così decise di prenderlo alle spalle e compì a sua volta uno scatto verso l’uomo eseguendo un fendente, ma un movimento rapido e deciso fu quello del suo maestro che roteò la spada attorno alla propria figura intercettando la lama del ragazzo prima che essa lo colpisse alla spalla destra, riuscendo anche ad allontanare il ragazzo da se con quel semplice impatto, grazie al quale deviò il corpo del ragazzo verso il terreno alla sua sinistra e mentre ciò avveniva, roteò ancora una volta su se stesso, pronto a colpirlo con un fendente dal basso verso l’alto, ma ciò che accadde in quel momento lo lasciò sorpreso in quanto Shiryu riuscì a bloccare il suo fendente, deviandolo come aveva fatto lui poco prima e poi, quasi istintivamente, come aveva notato nel suo sguardo, ne stava eseguendo un altro che avrebbe dovuto colpirlo dall’alto della spalla sinistra, scendendo diagonalmente verso il fianco destro, puntando al suo collo; riconobbe all’istante quella mossa e sorrise, ancora più sorpreso che il ragazzo ne avesse memorizzato i movimenti solamente leggendoli, ma proprio perché conosceva quella tecnica non si lasciò prendere alla sprovvisa e si abbassò leggermente evitando il colpo per poi scattare verso il ragazzo che gli era alquanto vicino, colpendolo al petto con una gomitata e facendogli perdere ancora una volta l’equilibrio così da farlo cadere a terra, non prima di averlo disarmato con un semplice colpo della sua arma contro quella di lui

- Sorprendente, allora il libro lo stai leggendo davvero, mi congratulo con te, non è facile imparare ad eseguire quella tecnica con quella rapidità e precisione -
disse mentre batteva le mani per poi offrirgliene una per aiutarlo a rialzarsi

- Mi ha dato il compito di leggerlo quel libro, mi sembra abbastanza ovvio che lo avrei fatto, non crede? -
Disse lui sorridendo a sua volta ai complimenti di Lorand, mentre veniva aiutato a rimettersi in piedi

- Non ne ero completamente convinto, visto come ti comportavi a scuola, ma comunque quelle tecniche che stai leggendo nel libro, ricorda che sono pericolose se chi le esegue non sa padroneggiarle bene, quindi ti chiederei il favore di non usarle così alla leggera come stavi facendo poc’anzi e, dato che sembri portato naturalmente ad impararle, vorrà dire che fino a venerdì ti insegnerò io il modo esatto per eseguirle, poi sarà tuo compito migliorarti da solo e soprattutto non utilizzarle fino a quando non sarà giunto il momento -
Gli rispose l’anziano uomo osservandolo, ora, con sguardo più serio, mentre il suo interlocutore annuì dopo alcuni secondi di esitazione.

Il resto del pomeriggio lo passarono a continuare ad allenarsi sulle altre posizioni di combattimento alla spada, quindi Shiryu tornò ancora una volta a casa, raccontando brevemente del suo allenamento agli zii, che come al solito gli avevano chiesto informazioni sulla giornata, quindi si fece una doccia e si mise sul letto per riprendere a leggere il libro. _____________________________________________________________________________________________________________________ 
E anche il terzo capitolo è fatto, spero vi piaccia, da questo momento le cose si faranno più interessanti

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Capitolo 4
*** L'Accademia Eisenvald ***


Gli ultimi cinque giorni passarono abbastanza velocemente: ogni mattina Lorand accoglieva Shiryu con una tazza di tisana e poi riprendevano ad allenarsi insieme con la spada, in poco tempo il ragazzo riuscì ad imparare posizioni, mosse e stili che un normale essere umano avrebbe impiegato tempo ad apprendere e fu un fatto di cui si sorprese anche lo stesso Lorand dato che lui stesso impiegato molto tempo prima di impararle a sua volta, nonostante anche lui fosse un Essere Magico.
I giorni passarono velocemente e la notte del settimo giorno, una domenica passata ancora una volta ad allenarsi, Shiryu era tornato a casa per preparare la valigia con il necessario per un anno passato lontano da casa, nel mentre i suoi zii stavano preparando la cena come sempre, solo che quella sarebbe stata l’ultima prima di rivederlo ancora. Appena ebbe finito, lasciò la valigia vicino alla porta e raggiunse i suoi familiari mangiando con loro, fu una serata allegra, poi arrivò il momento, i due accompagnarono il ragazzo alla porta, sembravano una coppia di genitori, e infondo un po’ lo erano dato che lo avevano cresciuto come un figlio 

- Lo sapete che ci rivedremo e non è un addio vero? -
disse il ragazzo cercando di sdrammatizzare un po’ quel momento 

- Certo che si, cosa ti credi? Però stai comunque attento intesi? -
rispose lo zio con il solito fare un po’ burbero, ma Shiryu notò che aveva gli occhi lucidi e cercava solo di nasconderlo, mentre la zia sorrideva comprensiva dello stato d’animo di suo marito. 

Ma prima che il ragazzo uscisse di casa gli diede un pacco regalo: era morbido al tatto e lui ringraziò entrambi aprendolo e vedendo che era una sciarpa invernale, sorrise ancora e se la mise attorno al collo dato che quella sera faceva particolarmente freddo. Dopo di che li salutò ancora e si diresse verso la casa di Lorand il quale lo accolse per poi accompagnarlo nel giardino che fino a quel giorno era stato utilizzato da entrambi come punto di allenamento. Poco distante da loro, l’anziano uomo, aveva preparato una piattaforma circolare che si teneva ancorata a terra tramite dei supporti rettangolari, così allo sguardo confuso del ragazzo, si lasciò sfuggire una piccola risata 

- Quello è il cilindro di teletrasporto, ti porterà ad Encervis e li ti sarà detto come raggiungere l’accademia - 

- Lei non viene? - 

- Ho… delle cose da finire qui e poi verrò anche io, non preoccuparti, ora preparati fra pochi minuti verrai teletrasportato -
E detto ciò si allontanò di qualche metro dalla piattaforma mentre lentamente la base di essa, ove erano poggiati i piedi di Shiryu, iniziò ad illuminarsi dando il via al trasporto spaziotemporale, fin quando un’accecante raggio, di forma cilindrica, scaturì dalla piattaforma, verso il cielo investendo il ragazzo che fu costretto a coprirsi il viso con le mani mentre l’ambiente intorno a se svanì velocemente. 

Quando il bagliore accecante si affievolì, ed i suoi occhi si furono abituati all’oscurità, Shiryu si rese conto di trovarsi in quella che sembrava una stanza non molto larga: si mosse carponi all’interno di essa, fino a quando non trovò l’interruttore, quindi accese la luce e si rese conto che sembrava come una specie di grande spogliatoio, e che vi erano degli appendiabiti a muro sui quali erano appese varie cose, fra cui una divisa formata da una camicia bianca con una giacca nera, i cui bottoni erano dorati, seguita da dei pantaloni del medesimo colore, una cravatta a strisce diagonali gialle e blu e delle scarpe sportive, inoltre sulla giacca vi era un taschino al quale era stato applicato uno stemma raffigurante un serpente che, girando su se stesso, si mangiava la coda, l’uroboros come aveva letto in alcuni libri della biblioteca dei suoi zii. Inoltre trovò un biglietto che riportava un messaggio di benvenuto: 

Benvenuto giovane Mezzosangue, in questo momento si trova nella terra di Encervis. Come avrà già potuto notare le abbiamo lasciato la divisa della nostra Accademia, la preghiamo di indossarla prima di recarsi ai cancelli d’ingresso di modo che le nostre guardie possano riconoscervi e lasciarvi entrare. In allegato troverà anche delle nuove scarpe da noi ideate: premendo il pulsante a lato di esse attiverà le rotelle disposte orizzontalmente al di sotto della suola, che faranno diventare dei pattini, le vostre scarpe, permettendole di raggiungere più in fretta la nostra accademia. Le ricordiamo inoltre che esse sono state fatte su misura per lei, quindi è altamente consigliato non perderle, una volta avuta la sua stanza vi troverà delle scarpe sostitutive per potersi muovere all’interno della nostra Accademia. Le ricordiamo, infine, che la cena di benvenuto inizierà alle otto in punto.
Cordiali Saluti Dott.ssa Hibridge 

Shiryu osservò l’orologio sopra gli attaccapanni a muro rendendosi conto che mancavano venti minuti all’inizio della cena, dato che erano le sette e quaranta di sera, quindi si cambiò velocemente e depositò i suoi vestiti nel baule alle sue spalle, per mettersi le scarpe ed uscire dalla stanza, ed una volta all’esterno rimase rapito dal meraviglioso paesaggio che si presentava davanti ai suoi occhi: un’intera distesa di alberi rigogliosi che proseguiva per chilometri fino all’orizzonte ove non gli era possibile vedere oltre. Mentre si guardava intorno, si rese conto che fra alcuni di quegli alberi si potevano notare delle costruzioni dai tetti puntiformi, che non tardò a riconoscere come facenti parti dell’Accademia, così attivò subito le scarpe, che come gli era stato scritto nella lettera, divennero dei pattini e, ringraziando mentalmente il suo amico Jean-Pierre per averlo costretto ad imparare come utilizzarli, si diresse subito verso la struttura davanti a lui, seguendo il sentiero che s’inoltrò nella foresta. Mentre si avvicinava sempre più ad essa, notò intorno a lui altri ragazzi che si stavano dirigendo in quel luogo nello stesso modo, ma una distrazione di troppo non gli fece notare la persona che gli aveva tagliato la strada e si scontro con essa, finendo entrambi a terra. Una volta ripresosi, chiese subito scusa al suo interlocutore, al quale porse la mano per aiutarlo ad alzarsi, aiuto che l’altro non rifiutò andando quindi ad osservarlo, o sarebbe stato meglio dire osservarla, dato che riconobbe subito dopo che era una ragazza: Era più bassa di lui, non più alta di un metro e sessanta, aveva dei capelli verde smeraldo così come i suoi occhi, un fisico asciutto che non mostrava alcuna curva tipica delle ragazze ed indossava l’uniforme femminile formata da una maglia corta bianca, coperta da una giacca uguale alla sua ma più corta, dei pantaloncini corti e le stesse scarpe sportive, con le caratteristiche rotelle; inoltre aveva una presa molto forte. Non appena fu in piedi la ragazza lo osservò incrociando le braccia ed accennando appena un sorriso 

- Non preoccuparti, è stata anche colpa mia che ti ho tagliato la strada. Comunque ora devo andare, ci si vede in giro -
Shiryu la osservò qualche secondo, per poi agire d’impulso fermandola 

- Ehy tu aspetta! Stai andando all’Accademia no? Andiamoci insieme, tanto anche io mi sto dirigendo li - 
La ragazza lo osservò qualche secondo e poi fece spallucce, seguendolo non appena Shiryu riprese a muoversi verso la struttura, ormai non più così distante dalla loro posizione. 

Quando arrivarono all’entrata principale, un enorme portone in legno rinforzato da dei cardini in ferro e acciaio e ricoperto da un’enorme muraglia di mattoni, che circondava la gigantesca Accademia, vide le guardie che gli erano state accennate nella lettera, le quali fermavano ogni nuovo arrivato, chiedendogli nome e cognome. Dopo svariati minuti, finalmente, toccò a loro e, alla richiesta di nome e cognome, da parte dei due uomini vestiti in armatura, simile a quella dei Romani dell’epoca di Cesare Augusto, i due risposero subito 

- Shiryu Silver - 
- Nemia Gaia - 

La guardia abbassò lo sguardo sul tacquino e poi gli fece cenno di proseguire passando il ponte di legno che avevano di fronte, il quale attraversava un lago, e dava su una piazza con una fontana, alle spalle della quale, dalla posizione in cui si trovavano loro, vi era il portone d’ingresso già aperto per permettere ai ragazzi di entrare. 

- Quindi, da quanto ho capito, hai saputo all’ultimo momento che saresti dovuto venire a studiare e vivere in quest’Accademia, ed in più non hai ancora la minima idea di quale creatura tu sia -

Il ragazzo osservò la sua nuova amica incuriosito, aveva praticamente riassunto la sua attuale situazione, pur avendo a disposizione poche informazioni date da lui, e ciò lo aveva sorpreso non poco, aveva un’intelligenza fuori dal comune, ed era molto brava nell’analizzare il suo interlocutore, erano caratteristiche vantaggiose sul campo di battaglia.
Nel mentre che procedevano verso l’enorme scalinata davanti a loro, la quale portava al piano superiore, dove vi era la sala delle riunioni, nella quale gli era stato gentilmente richiesto di dirigersi, si dovettero fermare, come tutto il gruppo che già si trovava all’interno prima di loro, poiché vi erano alcuni ragazzi, che Shiryu non tardò a riconoscere come studenti del secondo anno, data la loro divisa, differente da quella che indossavano in quel momento. Ma la cosa più sorprendente non era tanto che il gruppo si fosse bloccato creando una specie di muro che impediva a chiunque di passare e dirigersi alle scale, ma tutti loro, soprattutto i ragazzi, avevano un’espressione adorante verso queste figure, così con molta pazienza, Shiryu si fece spazio in quel muro di persone riuscendo finalmente a raggiungere le prime file e solo in quel momento, quando i suoi occhi poterono vedere ciò che stava succedendo, comprese: 

- Eddai Bambolina stasera c’è una luna magnifica, vieni a vederla con me, sono sicuro che ci divertiremo -
Disse uno dei due avvicinandosi all’altra e mettendogli un braccio attorno alle spalle, per poi ritrovarsi pochi secondi dopo scaraventato a terra dall’altra persona che lo aveva afferrato per il polso, sollevandolo senza alcuna fatica, per poi rispondergli con voce seria ed alterata 

- Ti ho già detto che non devi chiamarmi più Bambola… e no, non verrò a vedere la luna con te Kyle, ora se non ti spiace, vado nell’aula riunioni per accogliere i nuovi studenti, bye bye -
Il ragazzo si rialzò dolorante, massaggiandosi la schiena, per poi osservare il gruppetto di neo-studenti che ancora lo scrutavano dopo ciò che era appena accaduto, così emise un verso di sdegno 

- Tsk… che cosa avete da guardare? Andate nella sala riunioni anche voi forza! -
Disse prima di andarsene, seguendo l’altra ragazza che era già svanita dopo aver salito le scale, le stesse che pochi secondi dopo percorsero anche Shiryu e Nemia insieme a tutto il gruppo con il quale si erano riuniti.

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