Silver lights di Tinkerbell92 (/viewuser.php?uid=236997)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** M.S.V.E. - Missione Salvataggio Vacanze Estive ***
Capitolo 3: *** Il posto giusto ***
Capitolo 4: *** Quella simpatica casetta (di sanguisughe) nel bosco ***
Capitolo 5: *** Tramonto di sangue ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
SILVER
LIGHTS
-
Prologo -
Lo
scricchiolio delle ossa, il fiume di fiamme nelle vene.
Il feroce ringhio di dolore si trasformò gradualmente in un
grido umano, mentre la folta peluria color bronzo scompariva e lei
crollava esanime e nuda, accartocciandosi su sé stessa sopra
un pavimento di terra e aghi di pino.
Nascose il volto nell’incavo delle braccia, stringendo forte
tra le dita i lunghi capelli rossi, lordi di foglie e
sporcizia.
Restò ferma in quella posa per un indefinibile lasso di
tempo: ansimava, singhiozzava, la testa le doleva in modo
insopportabile e pareva volesse scoppiare.
Un opprimente oblio oscurava ogni ricordo delle ore precedenti,
aumentando il senso d’angoscia che si agitava incessante nel
suo piccolo petto di quindicenne.
Un odore pungente e famigliare le solleticò le narici:
sciolse lentamente la posizione fetale in cui si era rannicchiata e,
tremando, osservò con orrore le macchie di sangue rappreso
che insudiciavano le sue braccia. Cercò quindi di mettersi
seduta, anche se i capogiri le rendevano difficile qualsiasi movimento,
ed ebbe un singulto quando si rese conto che quelle stesse chiazze
vermiglie, alcune incrostate, altre più fresche, erano
sparse generosamente su tutto il suo corpo, in particolare su collo,
seno e addome. E non solo.
Passò il dorso della mano sulle labbra, anche se quel
retrogusto ferroso che le torturava le papille anticipava in modo
chiaro ciò che avrebbe visto: una tremolante scia cremisi
impressa sulla porzione di pelle entrata a contatto con la bocca.
Le lacrime cominciarono a sgorgare da sole, l’angoscia si
agitava nel suo stomaco come una grossa e rabbiosa massa di energia
oscura, mentre un terrificante pensiero si faceva strada nella sua
mente.
“Questo sangue
non è mio.”
Si rannicchiò nuovamente su sé stessa,
guardandosi attorno con fare sconvolto e spaesato, il corpo minuto
scosso dai singhiozzi.
Riuscì a formulare poche parole prima di scoppiare in un
pianto isterico.
- Che cosa ho
fatto… che cosa ho fatto…
***
Angolo
dell’Autrice: Come promesso, ecco qui una nuova
storia sulla saga di Twilight!
Visto che contiene collegamenti con la mia precedente fan fiction
“Milady”
(che è da revisionare) ho deciso di mettere entrambi i
racconti in una serie/raccolta.
Considerato che i personaggi principali saranno i mutaforma Quileute e
i licantropi veri e propri (che nella saga sono chiamati
“Figli della Luna” se non sbaglio), non considero
strettamente necessario aver letto Milady per capire
qualcosa, cercherò di essere più chiara possibile
per quanto riguarda i personaggi che ho introdotto lì e che
appariranno in Silver
Lights, in modo che non vi tocchi saltare da una parte
all'altra chiedendo "Ma questo chi è?"
Poi, dato che il punto di vista dei libri è principalmente
quello di Bella e che ci sono ancora molte cose sconosciute sulla
natura di licantropi e mutaforma, mi prenderò qualche
piccola licenza artistica, o meglio, darò sfogo ad alcune
interpretazioni che ho prodotto rileggendo il POV di Jacob e
informandomi qua e là. Comunque, nonostante abbia intenzione
di inserire qualche invenzione personale, cercherò di non
renderla troppo pesante, né di stravolgere il canon.
Lavorerò su cose “non dette”, ecco.
Vi faccio inoltre un piccolo AVVISO: nessuno dei personaggi
è totalmente al sicuro, nemmeno quelli della saga originale.
Chiaro, non ho intenzione di fare stragi, ma spero non ve la prenderete
troppo nel caso uccidessi qualche vostro beneamino. Non sarà
per sadismo, io uccido personaggi solo quando penso sia utile ai fini
della trama.
Detto questo, spero che il prologo vi abbia incuriosito *passa palla di
fieno*, è tratto naturalmente da una scena futura. Cercherò di pubblicare presto il primo capitolo.
Grazie a tutti per aver letto
Tinkerbell92
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Capitolo 2 *** M.S.V.E. - Missione Salvataggio Vacanze Estive ***
SILVER
LIGHTS
Capitolo I
"M.S.V.E. - Missione
Salvataggio Vacanze Estive"
Le vacanze estive non erano
incominciate nel migliore dei modi: di punto in bianco, dopo anni e
anni di onorato servizio, le tubature di casa Anywayah avevano deciso
di entrare in sciopero, facendo saltare tutti i meravigliosi programmi
per i mesi successivi.
Amelia Mooney osservava il disastro dall’alto della scalinata
che conduceva al piano inferiore, stringendo le dita attorno al manico
del proprio bagaglio: le sembrava quasi di assistere dal vivo a una
scena del film Titanic,
mancavano soltanto i quadri che galleggiavano a pelo d’acqua,
Leonardo Di Caprio morente e i commenti molesti di Adahi come: “Spostati e
fa’ spazio anche a lui, brutta culona!”
L’intero salotto allagato, la taverna completamente
inagibile. Di sicuro almeno tre tubature erano fuori controllo.
- Sei sicura di aver preso tutto? – domandò
apprensiva Nimel, avanzando faticosamente con gli stivaletti da pioggia
ai piedi, i lunghi capelli neri raccolti in uno spettinatissimo
chignon. – Ti basta quella valigia?
- Non mi manca nulla – la rassicurò la piccola,
senza la minima intenzione di scendere le scale. - Da quale finestra
posso uscire?
- Da quella di camera mia – rispose la maggiore, sfilandosi
gli stivaletti e raggiungendola rapidamente. – È
la più vicina.
Calarono insieme il bagaglio dal davanzale, facendolo atterrare nelle
mani sicure di Quidel che attendeva di sotto, dopodiché,
l’affascinante Alfa del clan Anywayah osservò il
volto pallido della figliastra con un sorriso, serrando le lunghe dita
sulle sue piccole spalle.
Il sole metteva in risalto la sua bellissima carnagione color bronzo,
mentre il suo viso, caratterizzato dai lineamenti tipici del popolo
Cherokee, era ingentilito da un’espressione serena e
benevola.
- Telefonami, quando puoi – si raccomandò.
– E cerca di non combinare casini.
- Promesso – rispose la quindicenne con aria convincente.
– O almeno, ci proverò.
Nimel alzò gli occhi scuri al soffitto, trattenendo una
risata: - Già, immaginavo.
Si scambiarono un dolce ma vigoroso abbraccio, dopodiché la
minore scavalcò il davanzale e saltò di sotto,
atterrando con leggerezza sul prato ben curato.
Essere un licantropo comportava enormi vantaggi: fosse stata una
persona normale non sarebbe di certo uscita integra da quel balzo nel
vuoto.
Quidel, il primo dei tre fratelli di Nimel, attendeva già in
macchina, accomodato sul sedile del guidatore; Honaw, il secondo, stava
chiudendo il bagagliaio dove aveva caricato la valigia della ragazzina,
mentre Adahi, il terzo, bighellonava appoggiato pigramente al cofano
dell’auto.
Amy salutò gli ultimi due lasciandosi stritolare dalle loro
braccia lunghe e muscolose, dopodiché scivolò sul
sedile anteriore della vettura, accendendo la radio e allacciando la
cintura.
Quidel si scompigliò i capelli scuri con fare disinvolto,
poi mise in moto l’amato veicolo e uscì dal
vialetto di casa, immettendosi in strada.
- Destinazione: casa Turner! – annunciò
allegro. – Chissà che almeno le tue
vacanze siano salve, piccola.
- Starò bene – assicurò lei, osservando
il paesaggio scorrere rapido oltre il finestrino. – Ho
proprio voglia di rivedere Liv e la sua famiglia… stare a
contatto con qualcuno a cui non devi nascondere nulla… ah, e
mi piacerebbe riuscire a conoscere i nostri cugini di La Push!
- Cugini? – rise il giovane, imboccando
l’autostrada.
Amy annuì convinta: - Sono la razza più simile a
noi, spero che anche loro vogliano incontrarmi. Uno dei capi della
riserva è amico della madre di Liv, le chiederò
di mettere una buona parola per me.
- Beh, in questo caso, occhio all’imprinting, bimba
– scherzò Quidel, mentre alla radio partivano le
note coinvolgenti di Take
on me.
- Non ho ancora quindici anni e mezzo, sarò immune almeno
fino a Dicembre – replicò la ragazzina, facendo la
linguaccia e alzando il volume.
Amava la sua famiglia. Nimel e i suoi fratelli si erano presi cura di
lei da quando aveva otto anni, ignorando le occhiate perplesse che la
gente rivolgeva vedendoli insieme a quella bambina tanto diversa da
loro dal punto di vista fisico.
“Siamo
praticamente uguali, alla luce della luna piena”
ripeteva spesso la bella leader. “E
per altri aspetti, siamo uguali anche a loro, alla gente comune, a
quelli che ci lanciano occhiate confuse e prendono le
distanze.”
Per un attimo, Amy si domandò spontaneamente se anche i
mutaforma Quileute condividessero una simile filosofia, se
l’avrebbero accolta senza problemi o se avrebbero…
preso le distanze.
“Take ooon
meee… take meeee ooon…”
Doveva prepararsi ad accettare qualsiasi opzione, aspettarsi
l’incomprensione e la paura altrui che avrebbe sempre
incontrato sul proprio cammino.
Poggiò la fronte contro il finestrino, osservando le altre
auto che sfrecciavano nelle corsie parallele, provando a immaginare le
storie personali dei conducenti e i passeggeri seduti accanto a loro o
accomodati sui sedili posteriori.
“I’ll
be gooone… in a day or twooo!”
La casa dei Turner si trovava al confine occidentale della
città di Forks, a una ventina di chilometri dal mare; era una
villetta dalle mura color panna, provvista di un grazioso giardino su
cui era stata posta una grande piscina gonfiabile.
Il cancello era aperto: Amy scese dalla macchina con un grande sorriso,
correndo subito ad abbracciare la ragazza bionda che attendeva in piedi
sul vialetto.
- Liv! – strillò, affondando il viso nei capelli
color miele dell’amica. – Mi sei mancata tantissimo!
- La cosa è reciproca, tesoro – rise
l’altra. – Ho calcolato l’ora del tuo
arrivo, commettendo un errore di un minuto e quaranta secondi. Mi
è bastato per vincere la scommessa con Jul.
- Errore di quattro minuti e trenta – annunciò un
giovanotto allampanato, raggiungendo le due ragazze tenendo in mano un
cronometro. – Pensavo avreste trovato più traffico.
- Ciao Jul! – lo salutò la rossa con entusiasmo,
gettandogli le braccia al collo. – Allora, avete ancora
intenzione di provare a entrare a Seattle, l’anno prossimo?
- Già, speriamo solo di non cominciare di nuovo a competere
con i voti.
- Speranze vane – commentò Liv, facendo cenno a
Quidel di raggiungerli.
Olivia e Julian Turner erano la coppia di gemelli più
stravagante che Amy avesse mai incontrato. Avevano due anni
più di lei, erano entrambi biondi, pallidi e con gli occhi
azzurri, ma fisicamente si trovavano agli antipodi: lui era alto e
secco, si nascondeva dentro magliette troppo grandi ed era costretto a
indossare sempre una cintura per impedire che i jeans gli scivolassero
fino alle caviglie; lei superava di poco il metro e sessanta, aveva un
seno e un fondoschiena piuttosto generosi e, quando sorrideva, scavava
un paio di graziose fossette nelle guance morbide e piene.
Erano sempre stati i primi della classe e spesso si divertivano a
gareggiare e scommettere su qualsiasi cosa.
- Oh, ben arrivati! – salutò Jenny Turner, la
madre dei due ragazzi, affacciandosi dalla soglia d’ingresso.
– Com’è stato il viaggio?
- Relativamente tranquillo – rispose Amy, permettendo alla
donna di stamparle due baci sulle gote. – Due ore in
compagnia della musica degli anni Ottanta.
- Uh, adesso divento malinconica – sorrise la donna.
– Roger arriverà stasera, stiamo avendo parecchio
da fare al bar, in questi giorni… ehi, Quidel,
perché non ti unisci a noi per pranzo?
- Ah, tranquilla, non voglio disturbare – replicò
il trentenne dai capelli neri. – Il viaggio non mi ha
stancato…
- Suvvia, insisto – lo interruppe Mrs Turner, allungandogli
un paio di buffetti sulla spalla muscolosa. – Abbiamo i
nostri panini speciali.
- In questo caso, non posso proprio dire di no – rise il Beta
del branco Anywayah, posando il bagaglio di Amy all’ingresso.
La quindicenne dai capelli rossi si guardò attorno con un
sorriso, infilando le mani nelle tasche dei jeans: il salotto, con la
grande libreria e il divano con penisola, era sempre stato una certezza,
non un singolo mobile era stato spostato o cambiato nel corso degli
anni.
- Ti porto la valigia in camera, Amy –disse Jul,
mentre Liv le piazzava in mano alcune vecchie fotografie.
- Non vedevo l’ora di mostrartele! Ti ho sentita
così entusiasta al telefono, quando ti ho parlato della
riserva e dei mutaforma…
- Non ci posso credere! – esclamò la
ragazzina, soffermandosi a lungo sull’ultima foto. Le
immagini dai colori un po’ sbiaditi ritraevano tre persone
sedute su un grande telo da pic-nic: una di loro era una ragazza bionda
sui vent’anni dall’aria famigliare, mentre accanto
a lei sorridevano due giovani dai lineamenti tipici dei nativi
americani, uno con i capelli lunghi e neri, l’altro, poco
più vecchio, con un cappello da cacciatore.
- Jenny, questa sei tu!
- Già.
La donna si avvicinò, indicando i due che la affiancavano in
quel ritratto scattato molti anni prima: - Questo con il cappello
è Harry, purtroppo mancato qualche anno fa, mentre lui
è Billy. L’ex compagna di mio padre era una
Quileute, quindi ho vissuto alla riserva per un po’. Posso
essere considerata un membro onorario, diciamo.
- E… da quanto si è formato il branco
di… mutaforma? – domandò Amy,
trattenendo a stento l’eccitazione. – Da quando
hanno cominciato a trasformarsi di nuovo?
- Mmmh… Billy mi ha detto che la prima trasformazione
è avvenuta tre o quattro anni fa. Il boom però
è stato nel 2006, quando dei… Freddi con cattive
intenzioni hanno messo piede da queste parti.
Il suo tono assunse una nota di disprezzo non appena
pronunciò la parola “Freddi”.
Amy scambiò una rapida occhiata con Quidel, il quale
replicò con una smorfia: persino una famiglia tollerante e
mentalmente aperta come la loro mal sopportava la razza dei vampiri.
- Pensi che… sarebbero contenti di conoscermi? –
domandò la piccola rossa, restituendo le foto alla
proprietaria.
Jenny piegò l’angolo destro delle labbra verso
l’alto: - In genere i Quileute sono molto cauti, soprattutto
da quando devono mantenere il segreto sulla nuova generazione di
mutaforma, però posso provare a fare una telefonata a Billy.
- Aiuto i ragazzi a preparare la tavola – si offrì
Quidel, mentre la signora Turner tirava fuori il cellulare, componendo
rapidamente il numero di casa del vecchio amico.
Amy attese con impazienza, appoggiata con una spalla allo stipite della
porta della cucina. Dietro di lei, Jul sistemava con cura una tovaglia
dai motivi floreali sul tavolo da pranzo, scambiando un sorriso con il ragazzo
più grande, che posizionava i piatti di fronte a ogni sedia.
- Tranquilla, sono sicura che anche loro saranno curiosi di conoscerti
– sussurrò Liv all’amica, battendole un
paio di volte la piccola mano sulla spalla.
Si udì una breve serie di squilli ovattati, poi, una voce
maschile e profonda rispose: - Pronto?
Il cuore cominciò a battere all’impazzata nel
petto della giovane Figlia della Luna.
- Ciao Billy, sono Jenny – rispose Mrs Turner. – Ti
disturbo?
- Ciao, Jenny!
Il tono neutrale e un po’ cupo dell’uomo
mutò all’improvviso, assumendo una colorazione
più amichevole: - Nessun disturbo, come stai?
- Tutto bene, tu?
- Non c’è male, direi. Quest’estate
avrò a casa sia Jake che Rachel e, forse, ad Agosto
verrà a trovarmi anche Becky. I tuoi figli come stanno?
- Oh, loro stanno benone. A proposito di questo, per tre mesi
avrò a casa un’ospite speciale, un'amica di mia
figlia… ricordi Nimel Anywayah, Billy?
Dall’altro capo del telefono, l’uomo ebbe qualche
istante di esitazione: - Anywayah… sì,
è la nipote del vecchio Diwali… Figli della Luna,
giusto?
- Esatto. Ospiterò la sua figliastra per l’estate.
Si chiama Amy e le piacerebbe molto conoscere i ragazzi. Sarebbe un
problema se, qualche volta, facesse visita alla riserva? Ha con
sé tutte le… precauzioni necessarie. Sai, le
sue… medicine.
Seguirono alcuni istanti di silenzio, durante i quali la più
piccola del clan Anywayah cercò di scaricare la tensione
stringendo i pugni e mormorando a filo di voce: - Ti prego… ti
prego… ti prego…
Finalmente, Billy riprese a parlare, strappandole un sussulto: -
D’accordo, non c’è problema. Jake
passerà a prenderla oggi pomeriggio, se volete.
- Fantastico, così non dovrà stare chiusa qui
mentre Liv e Jul studiano! Grazie mille Billy, a presto!
Mentre Jenny chiudeva la chiamata, Amy si lasciò sfuggire un
gridolino di eccitazione, saltando e battendo le mani come una bambina.
- Non posso crederci! Grazie, grazie, grazie Jenny!
- A quanto pare conoscerai i “cugini” –
sorrise Quidel, circondando le spalle della rossa con il braccio.
– Salutali da parte nostra. E mi raccomando: occhio
all’imprinting! – ripeté, scoppiando a
ridere non appena lei gli mostrò il dito medio come risposta.
- Sedete pure, comincio a scaldare i sandwiches – li
invitò Jenny, alzando il coperchio di una grande piastra
posta accanto ai fornelli. – Quidel ha due ore di strada da
fare, sarà meglio mangiare presto.
Era passata circa un’ora e mezza da quando il secondo per
età tra i quattro fratelli Anywayah era partito, dopo aver
salutato la nipote con un lungo abbraccio.
Amy guardava impaziente fuori dalla finestra, attendendo che
un’auto si fermasse davanti al cancello di casa; Liv sedeva
sul divano con un libro aperto sulle ginocchia, mentre Jul si era
sistemato in cucina, chino sul testo di Filosofia con le cuffiette
dell’Mp3 infilate nelle orecchie.
- Secondo te quando arriverà il figlio di Billy? –
domandò la rossa a un certo punto. – E se per caso
si fosse dimenticato? E se non dovessi piacere a lui e ai suoi
compagni? E se…
- Amore mio, rilassati – la interruppe Liv, trattenendo una
risata. – Fai un bel respiro, vedrai che andrà
tutto bene.
La quindicenne si morse un labbro, dubbiosa, quando
un’auto grigia rallentò gradualmente, fino ad
arrestarsi di fronte a casa Turner. Il volto di Amy si
illuminò, mentre le portiere anteriori si spalancavano
lentamente.
- Sono arrivati! Sono arrivati!
Jenny uscì tempestivamente dallo sgabuzzino in cui stava
riponendo alcuni scatoloni con le decorazioni estive per il bar,
alzò il citofono schiacciando il pulsante per aprire il
cancello e, subito dopo, spalancò la porta di casa,
accogliendo il giovane Quileute con un sorriso.
- Ciao Jake! Vieni, tesoro, posso darti un bacio? Sarà
almeno un anno che non ti vedo! Oh, hai portato anche la tua piccola
amica!
Amy si fermò a metà strada tra il salotto e
l’ingresso, osservando la scena in silenzio, troppo
emozionata per riuscire a spicciare una singola parola.
Il figlio di Billy era un ragazzo alto e attraente, sui diciotto anni:
portava i lucidi capelli neri tagliati molto corti e indossava un paio
di jeans e una semplice camicia, il cui tessuto si tendeva appena a
livello dei pettorali e dei muscoli della braccia.
Non era solo: accanto a lui, c’era una ragazzina di circa
tredici o quattordici anni, molto carina, con i capelli rossicci che
scendevano in boccoli armoniosi fin sotto le costole e gli
occhi di un intenso marrone scuro, simile al cioccolato. Era abbigliata
con una t-shirt bianca, con la stampa di Avril Lavigne sul davanti, e
una gonnellina nera che scendeva fino a metà coscia.
- Ness ha insistito per venire – disse Jake, indicando colei
che lo accompagnava, per poi volgere lo sguardo verso la quindicenne
che lo fissava impalata a pochi metri di distanza. –Tu devi
essere Amy. Piacere, Jacob.
Le tese la grande mano calda che, dopo aver ricevuto una piccola spinta
da parte di Liv, Amy si affrettò a stringere, cercando di
controllare invano il tremore.
- Il… piacere è mio… ehm…
credo di avere la mano un tantino sudata –
balbettò imbarazzatissima. – Sono…
emozionata. Io… a dire il vero non pensavo avrei mai
conosciuto dei… cugini.
Il diciottenne sorrise con fare gentile: - Anche noi siamo ansiosi di
conoscerti. Non capita spesso di incontrare dei Figli della Luna, da
queste parti.
- Non preoccuparti per la mano sudata – fece eco la
ragazzina, Ness, posando due baci sulle guance della rossa. –
Sappiamo bene che a volte le emozioni possono giocare…
qualche scherzetto, giusto Jake? Comunque, io sono Renesmee, ma puoi
chiamarmi Ness.
- Ciao, Ness… - rispose Amy, esitando. – Hai
uno…
Stava per dire “strano odore”, ma,
all’improvviso, una seria di immagini provenienti
dall’esterno cominciarono a vorticarle nella testa, formando
un unico messaggio: “Non
dirlo ad alta voce. Loro sanno qualcosa, ma anche i muri hanno le
orecchie”.
Quel “loro” si riferiva chiaramente ai Turner,
così la giovane lupa si schiarì la voce,
improvvisando: - Hai un… buon profumo…
- Ti ringrazio, è la nuova fragranza di… Avril
Lavigne – rispose l'altra, rivolgendole di nascosto uno
sguardo d’intesa.
- Oh, certo, Avril Lavigne, ecco, mi pareva di averla già
sentita!
- Volete qualcosa da bere, ragazzi? – domandò Jul,
affacciandosi dalla soglia della cucina. – Fa parecchio caldo
e qui abbiamo un sacco di roba fresca da offrire.
- Volentieri! – si illuminò la strana tredicenne,
prima che Jacob avesse il tempo di replicare qualcosa. –
Jake, beviamo qualcosa, vero? Mi sta venendo una sete tremenda!
- D’accordo, d’accordo – rise il
mutaforma, mentre la piccola amica gli si aggrappava al braccio,
stringendosi a lui con fare affettuoso. - Ness non fa mai complimenti
– spiegò poi, rivolto alla famiglia Turner.
- Ehi, loro lo sanno, Jake? Lo sanno già? –
trillò Renesmee, mentre prendevano posto attorno al tavolo
della cucina. – Billy gliel’ha detto?
C’era un qualcosa di strano nel modo in cui i due nuovi
arrivati si rapportavano tra loro, una specie di complicità
che all’occhio attento di un licantropo, che fosse mutaforma
o Figlio della Luna, significava una cosa sola: imprinting.
Amy li osservò in silenzio, cercando di capire quale segreto
celasse la curiosa adolescente: la bellezza eterea e quella specie di
potere speciale, cioè l’abilità nel
mostrare immagini attraverso il tocco, ricordavano
caratteristiche tipiche dei vampiri, eppure, il calore umano
che emanava e il battito del suo piccolo cuore la differenziavano non
poco dall’immortale razza succhiasangue.
- Detto cosa? – s’interessò Jenny,
tirando diverse bevande fuori dal frigo e scuotendo la figliastra di
Nimel dai propri pensieri.
Jake abbassò lo sguardo, sorridendo, mentre
l’oggetto del suo imprinting lo scuoteva con fare impaziente:
- Non credo che siano in molti a saperlo…
- Jake diventa zio! – annunciò allora Ness,
estasiata.
- Oh! – replicò Mrs Turner con aria adorante.
– Che cosa meravigliosa, Jake! Rachel o Rebecca?
- Rachel – disse lui, versando della Coca Cola nel proprio
bicchiere. – È stato un po’ inaspettato,
a dire il vero. La notizia ha già fatto il giro della
riserva, ma all’esterno lo sanno in pochi, visto che
siamo ancora alle prime settimane.
- Sono così contenta per voi, tesoro, stasera
chiamerò di nuovo Billy – rispose Jenny, passando
una bottiglia di tè alla pesca alla figlia.
Amy guardò alla propria destra, dove Ness
ricambiò il suo sguardo con un sorriso. Senza dare
nell’occhio, la misteriosa ragazzina allungò la
mano sotto il tavolo, posandola su quella della quindicenne dai capelli
rossi.
Seguì un’altra vivida serie di immagini, al
termine delle quali una risposta inaspettata si impresse
nell’incredula mente del membro più giovane del
branco Anywayah.
“Metà
vampiro, metà umana”.
***
Angolo
dell’Autrice: Ecco il primo capitolo in cui
appaiono anche Jake e Nessie.
Il POV principale
sarà quello di Amy, ma penso che ne userò anche
altri durante il corso della storia, in modo da avere diverse
prospettive.
Naturalmente, si
verrà a scoprire come lei sia venuta a conoscenza della
natura dei ragazzi Quileute, come mai non sia stata informata prima dai
componenti della famiglia Turner, cosa sono le sue
“medicine” e cose varie, incluse alcune mie licenze
riguardo le caratteristiche dei Figli della Luna.
Nel prossimo capitolo
ci sposteremo alla riserva, sinceramente non vedo l’ora, i
mutaforma sono il mio gruppetto preferito.
Spero che abbiate
apprezzato la lettura e che i personaggi della saga siano IC.
Alla prossima!
Tinkerbell92
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Capitolo 3 *** Il posto giusto ***
SILVER
LIGHTS
Capitolo II
"Il posto
giusto"
- Che ne
dici, vuoi una piccola anteprima oppure preferisci l’effetto
sorpresa?
C’era una
luce quasi spiritata nei grandi occhi scuri di Ness, mentre il trio di
creature sovrannaturali scendeva dall’auto e si incamminava
lungo un sentierino di terra battuta che lambiva il limitare di un
folto boschetto.
Amy
rifletté un secondo sulla domanda, lisciandosi nervosamente
i capelli e le pieghe degli abiti: da un lato avrebbe preferito un
incontro diretto con i giovani Quileute, dall’altro temeva
che la piccola mezzosangue si sarebbe offesa se avesse rifiutato la sua
proposta.
- Non saprei
– mormorò infine. – Solitamente
preferisco giocare a carte coperte… ma se vuoi mostrarmi
qualcosa…
- Compromesso: passale
qualche immagine dei branchi senza specificare i nomi o fornire
dettagli specifici – suggerì Jake, scompigliando
affettuosamente i capelli della futura compagna.
- I branchi? Al
plurale? – domandò perplessa Amy, mentre Renesmee
le posava la minuta manina sulla guancia.
La carrellata di
ricordi passò rapida nella mente della rossa: giovani
slanciati, muscolosi e dalla pelle color ruggine sorridevano seduti
attorno a un falò, poi correvano dietro a un pallone da
calcio sulla spiaggia, poi assumevano le sembianze di grossi lupi dal
pelo soffice…
- Oh… ora
capisco… - mormorò la ragazzina non
appena il cortometraggio mentale cessò,
lasciandole la mente sgombra. – La convivenza tra branchi con
due Alfa diversi nello stesso territorio è facilitata dalla
presenza delle femmine…
- Le femmine?
– ripeté Jacob, camminando con le mani infilate
nelle tasche dei jeans. – Intendi le compagne, o…
- Le nostre razze
condividono alcune caratteristiche: la presenza di almeno una femmina
in branchi diversi di Figli della Luna garantisce maggiori
possibilità di convivenza tra gli Alfa che, in caso
contrario, avvertirebbero l’istinto di lottare per la
supremazia del territorio. La cosa non vale soltanto se a fronteggiarsi
sono due femmine Alfa prive di altre compagne. È per via del
meccanismo di connessione che lega le componenti femminili appartenenti
a clan diversi.
- Connessione?
I lineamenti del
figlio di Billy Black si distesero in un sorriso di consapevolezza: -
Ah! Ora comincio a capire diverse cose! Dovrai spiegare questa cosa
anche ai ragazzi, sai, è da un po’ che ci
scervelliamo su un enorme mistero… oh, eccoci arrivati!
Il sentiero terminava
di fronte a un ampio spiazzo d’erba smeraldina, delimitato da
una lunga staccionata: dalla parte opposta, un nutrito gruppo di
persone chiacchierava allegramente. Qualcuno sedeva attorno ai tavoli
in legno disposti in due ordinate file da tre, qualcuno giocava a
calcio, qualcuno si rincorreva per poi fingere di inciampare e rotolare
sul prato.
Per poco, Amy non si
strozzò con la saliva: si sforzò di mostrare una
certa naturalezza mentre seguiva Jake e Ness sull’erba ancora
umida, anche se le gambe parevano esser diventate due colonne di
piombo. Serrò a pugno le mani tremanti, maledicendo
mentalmente la propria enorme emotività, e quasi
sobbalzò quando i mutaforma si accorsero del loro arrivo
salutando con uno sguaiato “Ehiii!”
Uno di loro,
più alto di Jacob ma meno robusto, li raggiunse di corsa,
ignorando l’amico e tendendole subito la mano dalle lunghe
dita: - Ciao, piacere, sono Embry!
- Ciao…
ehm, sono Amy – balbettò la rossa scambiando il
gesto di cortesia, pur sentendosi stranita dallo sguardo carico
d’aspettativa che il ragazzo più grande le stava
rivolgendo, fissandola negli occhi con insistenza.
Passarono diversi
secondi, poi, l’entusiasmo di Embry si spense lentamente e la
sua espressione mutò in un sorriso imbarazzato: - Okay, come
non detto… altra figura di merda da aggiungere alla
lista…
- Stai un pochino
esagerando ultimamente, non trovi? – lo punzecchiò
Jake, dandogli una pacca sulla spalla. – Pensavo che la
reazione della barista in spiaggia ti fosse servita di
lezione…
- Jake, non essere
cattivo! – lo rimproverò Renesmee. – Sai
quanto gli pesi questa storia dell’imprinting, dopo quello
che è successo con Sheela…
- Imprinting?
– ripeté la quindicenne dalla chioma fulva.
– Tu stavi cercando di avere l’imprinting con me?
- Scusami, non volevo
metterti a disagio… è… una lunga
storia… - sospirò il diciottenne, abbassando lo
sguardo. – Giuro che non avevo cattive intenzioni…
- Oh, è
tutto a posto. In realtà ti sarebbe andata male comunque,
visto che noi Figli della Luna siamo immuni all’imprinting
fino ai quindici anni e mezzo…
- Ah, davvero?
– si animò improvvisamente il mutaforma.
– E… per curiosità, tu quanti anni hai?
Amy si
lasciò sfuggire una piccola risata, avvertendo che la
tensione si stava miracolosamente allentando, visto che, anche
impegnandosi, difficilmente avrebbe fatto una figura più
imbarazzante del proprio interlocutore.
- Quindici da
circa… tre settimane. Fino a metà dicembre
sarò fuori portata.
- Mh…
Embry parve riflettere
per qualche secondo: - Direi di lasciar perdere. Potremmo far finta che
questo dialogo penoso non sia mai avvenuto?
- Embry! –
chiamò uno dei ragazzi accomodati ai tavoli. – Hai
finito di molestare ogni ragazza nuova che vedi? Porta subito qui le
tue chiappe da stalker!
- È tutto a
posto – gli sussurrò Amy, allungandogli un
buffetto sul braccio, al quale il giovane lupo rispose con un sorriso
di gratitudine.
- Ti racconteremo la
brutta avventura di Embry con calma – le promise Ness, mentre
si avvicinavano al folto e chiassoso gruppetto.
Il più alto
e robusto tra loro, che doveva essere sicuramente il secondo Alfa, fu
il primo ad accogliere la nuova arrivata: aveva lineamenti duri ma in
qualche modo gradevoli, superava senza dubbio i due metri
d’altezza e portava sulle enormi spalle muscolose un bambino
di circa un anno, che rideva aggrappandosi alle sue orecchie.
- Benvenuta
– disse, con voce profonda e virile. – Io sono Sam,
primo mutaforma della nuova generazione e Alfa del branco Uley. E
lui… - il suo tono assunse una nota paterna e affettuosa
quando indicò il piccolo Quileute che aveva iniziato a
tirargli i capelli. – Lui è Levi.
- Chiamato anche
“Piccolo Tornado” – soggiunse una donna
di media altezza, che portava la lunga chioma nera raccolta in una
treccia. Una parte del suo volto era sfigurata da terribili cicatrici,
ma il suo sorriso gentile aiutava in qualche modo a distogliere
l’attenzione dal turpe sfregio.
- Lei è mia
moglie, Emily – spiegò Sam, mentre Amy scambiava
una cortese stretta di mano con la ragazza più grande.
- Spero che tu abbia
una buona memoria, perché dovrai imparare un sacco di volti
e nomi – continuò quella, posando con delicatezza
una mano dietro la schiena della rossa e invitandola verso il resto del
gruppo. – E che ti piacciano i muffin.
- Oh…
sì, sì mi piacciono i muffin…
- Dovrai sbrigarti
prima che finiscano, allora! – sorrise un ragazzo slanciato
con le orecchie un po’ a sventola, lo stesso che aveva
richiamato Embry all’ordine poco prima. Indossava una felpa
grigia senza maniche e sedeva scompostamente su una delle panche
parallele ai tavoli, tenendo sulle ginocchia una ragazza bassa e minuta
più o meno della stessa età, con i capelli
tagliati all’altezza delle spalle.
- Loro sono Jared e
Kim – li presentò Sam. – Jared
è il Beta del mio branco.
- Puoi chiamarmi Jerry
– sorrise il mutaforma, tendendo il lungo braccio verso Amy,
in modo che potessero stringersi la mano.
- Oppure puoi
chiamarlo anche Jar Jar Binks – s’intromise una
giovane donna, strappando a Kim una risatina. Raggiungeva senza
problemi il metro e ottanta e indossava una semplice canotta verdemare
e dei pantaloncini.
Amy la riconobbe
grazie ai ricordi che le aveva passato Renesmee: si trattava della
femmina che si era unita al branco l’anno prima. Nelle
immagini di lei che precedevano la trasformazione, aveva visto una
ragazza sulla ventina con i capelli lunghi fino alla vita e gli
occhiali da vista tondi incollati al naso; adesso i capelli le
arrivavano a malapena alle scapole, ma gli occhiali, il volto esotico e
affascinante e il sorriso furbo erano rimasti gli stessi.
- Questa spina nel
fianco è Nadie – scherzò Jared, dandole
una pacca affettuosa sulla gamba. – Meglio nota come
Quattrocchi. Lei e i suoi fratelli, Blake e Hunter, sono tra gli ultimi
acquisti del branco Uley.
Indicò con
un cenno della testa due ragazzini sui quindici anni, uno alto e
atletico, l’altro basso e massiccio.
- Non sapevo che i
mutaforma potessero avere problemi di vista –
osservò la Figlia della Luna, rivolgendo uno sguardo
interrogativo a Jake che le aveva appena circondato le spalle con il
braccio. – Credevo che dopo la trasformazione il vostro corpo
modificasse le varie imperfezioni…
- A quanto pare non
è così – replicò Nadie.
– Da lupo, in realtà, vedo benissimo, ma quando
torno umana sono orba come una talpa.
- Non mi sorprenderei
se c’entrasse il fatto di essere femmina –
borbottò una bellissima ragazza seduta direttamente
sull’erba del prato. – Niente ciclo, nessun difetto
migliorato…
- Ma chi lo vuole il
ciclo, Leah! – rise sguaiata la mutaforma dai capelli lunghi,
inginocchiandosi accanto all’amica e abbracciandola a
tradimento. – Fanculo ciclo, crampi e vestiti macchiati!
- Leah è la
mia Beta – spiegò Jacob con un sorriso.
– Non farti spaventare dai suoi modi poco garbati, Amy, non
morde.
- Quasi mai
– scherzò un ragazzino sui sedici anni, alzandosi
dalla panca su cui sedeva e avvicinandosi alla rossa. – Ciao,
io sono Seth, è un piacere conoscerti.
- Il piacere
è mio – sorrise Amy, facendo scorrere lo sguardo
da lui alla giovane imbronciata. – Vi somigliate molto, siete
fratelli, vero?
- Purtroppo!
– esclamò Seth, per poi scoppiare a ridere e
spostarsi verso la sorella, la quale finse di rifiutare i suoi assalti
affettuosi.
- Direi di procedere
per ordine, altrimenti la nostra nuova amica potrebbe impazzire
– propose Renesmee, strappando un cenno di assenso a una
ragazza sui ventidue anni che sedeva poco distante da Jared e Kim.
Poggiava la testa sulla spalla muscolosa di un attraente Quileute,
più giovane di qualche anno e abbigliato con
un’attillata canotta nera.
Quando lo sguardo di
lei incontrò quello di Jacob, ci fu subito uno scambio di
linguacce che fece intuire alla piccola Mooney
l’identità della fanciulla.
- Tu sei Rachel?
- Esatto –
rispose quella, mostrando una bella fila di denti bianchi. –
Sono la sorella dello zuccone che è venuto a prenderti.
Spero non ti abbia fatto venire la nausea per come guida…
- Gnè
gnè! – fece eco il figlio minore di Billy Black.
– Ma sentila! Mi sorprende che tu non abbia ancora
vomitato, girando in macchina con Paul!
- Che vorresti dire?
– lo sfidò il ragazzo con la canotta nera.
– Io guido benissimo! Non farmi fare brutta figura davanti
alla ragazzina!
- Tanto, prima o poi,
brutta figura la farai comunque perché sei un caso perso!
Seguì un
attimo di silenzio, durante il quale Amy parve avvertire una certa
tensione. Poi, il giovane di nome Paul scoppiò a ridere,
stringendo affettuosamente a sé la sorella
dell’amico.
- Sei un idiota, Jake.
Secondo me l’abbiamo già spaventata abbastanza, da
domani non vorrà più vederci.
- Oh, no, davvero,
mi… mi piacete moltissimo! – si allarmò
Amy, rilassandosi quando lui le strizzò l’occhio.
- Tranquilla,
ragazzina. L’unico pericolo qui è Rachel, in
realtà: non abbiamo mai visto dei Figli della Luna e lei ha
il viziaccio di mettersi a studiare tutto quello che non
conosce… se ti chiede di farle da cavia, dille di no.
- Lo…
terrò a mente – sorrise la quindicenne, mentre
Rachel allungava una pacca sulla spalla del fidanzato, fingendosi
offesa. – E… congratulazioni, ho saputo della
gravidanza…
- Ti ringrazio
– replicò la maggiore dei fratelli Black,
ricevendo un bacio sulla guancia da parte del compagno che la fissava
adorante. – Immagino te l’abbia detto
Ness…
- Colpevole!
– trillò la mezzosangue, illuminandosi non appena
un ragazzo Quileute si avvicinò, tenendo un braccio una
bambina sui cinque anni. Era un po’ più basso
rispetto agli altri, ma, in compenso, era anche uno tra i
più muscolosi.
- Lui è
Quil, e lei è Claire!
- Ciao Quil, ciao
Claire – salutò Amy, divertita dal modo in cui la
piccolina le fissava i capelli. – Spero di ricordarmi tutti i
vostri nomi…
- Evita di scambiarmi
con Paul, per il resto mi andrà bene qualsiasi cosa
– scherzò Quil, ricevendo un’alzata di
dito medio da parte del compagno chiamato in causa.
- Ariel! –
esclamò a un certo punto Claire, indicando la nuova arrivata
con il ditino. – Quil, lei è Ariel!
- In effetti
è vero, somigli alla sirenetta, Amy – convenne
lui. – Dopo Pocahontas e Mulan – aggiunse,
riferendosi a Nadie e Leah. – Adesso abbiamo anche Ariel!
- Anche alla tua
sorellina piacciono i film Disney? – domandò la
rossa con un sorrisetto.
Seguì un
breve silenzio imbarazzato, interrotto da una sguaiata sghignazzata da
parte di alcuni membri dei due branchi.
Quil si
schiarì la voce, abbassando appena lo sguardo: -
Ehm… veramente Claire non è la mia
sorellina… o meglio, non proprio…
-Oh… OH!
Le guance di Amy
divennero paonazze: - Scusa io non… giuro che non ho
pregiudizi, so come funziona… non intendevo…
- Non preoccuparti,
c’è chi ha fatto di peggio, giusto, Jake?
Jacob rispose alla
provocazione dell’amico con una smorfia, indicando poi con un
cenno della testa un gruppetto di ragazzini più piccoli, che
potevano avere al massimo quattordici anni.
- Concludiamo le
presentazioni: i membri più giovani del mio branco sono
Elijah, Johnny e Ben, quelli del branco di Sam invece sono Brady,
Collin, Leo, Wyatt, Aris e Kai. Mentre lui – aggiunse, con lo
sguardo rivolto a un adolescente minuto dalla pelle chiara, il naso
lentigginoso e i morbidi ricci castani chiari. – Lui
è Sean, il ragazzo di Collin. Il loro è stato
l’ultimo imprinting tra quelli avvenuti finora.
Sean
arrossì appena, abbassando gli occhi azzurri, e fece per
mormorare qualcosa quando il suo cellulare squillò,
facendolo sussultare. Guardò lo schermo con aria apprensiva,
dopodiché si alzò, scusandosi, e si
allontanò di qualche passo dal gruppetto.
Calò subito
un silenzio opprimente: Jake fece cenno a Amy di non fiatare, mentre il
piccolo rispondeva con vocina tremante: - Pronto? Ciao,
papà…
I volti dei presenti
si contrassero in un’espressione di rabbia e odio. Collin
inspirò a fondo, serrando i pugni sopra il tavolo.
-
Sì… sì, sono fuori casa,
sono… in spiaggia… - balbettò il
giovanotto lentigginoso, mentendo. – Certo, sarò a
casa per l’ora di cena… ti… ti preparo
qualcosa? Oh… va bene… a dopo…
- Fottuto stronzo
– ringhiò Nadie, una volta che Sean ebbe
riagganciato. – Non si rende nemmeno conto di quanto il
figlio abbia paura di lui? Lo costringe a nascondergli le cose per
evitare reazioni violente! Certo, la mia famiglia potrebbe essere
protagonista di una soap opera, probabilmente non dovrei neanche
parlare, ma raramente ho conosciuto un genitore peggiore di…
questo.
- Se il signor
Halloran sapesse che il figlio ha una relazione omosessuale darebbe di
matto – spiegò Jake a una stupita Amy. –
Non è un tipo molto ragionevole…
- Sbaglio o
l’atmosfera si sta incupendo? – osservò
il mutaforma di nome Brady, che doveva essere il migliore amico di
Collin a giudicare dal modo in cui l’aveva tenuto calmo
durante la telefonata. – Perché non andiamo da
qualche parte a fare qualcosa?
- Che ne dite di un
tuffo dalla scogliera? – propose allegro Seth. – Tu
sai nuotare, Amy?
- Oh, sì,
sì, non ho portato il costume, ma…
- Per quello non ci
sarebbe problema, considerato che hai più o meno la taglia
di Becky – disse Rachel, alzandosi in piedi e raccogliendo i
morbidi capelli neri in una coda. – Ma, se posso, ti
sconsiglio vivamente di tuffarti da lì con un semplice
costume addosso, a meno che non sia intero: lo perderesti di sicuro.
Possiamo darti dei pantaloncini e una canotta, piuttosto.
- Oh…
La rossa
abbozzò un sorrisetto: - In questo caso, vada pure per
pantaloncini e canotta.
Il vento sibilava tra
le fronte degli alberi, accompagnando lo schianto delle onde ai piedi
dell’altissima scogliera.
Amy avvertì
un brivido di eccitazione, mentre cercava di domare i capelli ribelli
che seguivano gli spostamenti d’aria, spiaccicandosi sul suo
viso: probabilmente avrebbe passato la serata a districare un
impressionante groviglio di nodi, eppure, l’idea di
divertirsi in modo quasi pericoloso, insieme a qualcuno simile a lei,
pareva un compromesso più che accettabile.
Apprezzava la
compagnia delle amicizie umane, però raramente le era
capitato di sentirsi così libera, sicura… nel
posto giusto.
Guardò con
un sorriso i giovani Quileute che ridevano e scherzavano tra loro,
sfidandosi a compiere i tuffi più improbabili; nella
spiaggia sottostante, Rachel, Emily, il piccolo Levi, Claire e Wyatt
sedevano su ampi teli colorati, tenendo lo sguardo rivolto verso
l’alto, in direzione degli spericolati tuffatori. Il vento
portava con sé alcuni strascichi dei loro discorsi, ma
l’udito sviluppato dei giovani lupi permetteva di afferrare
più o meno ogni parola.
- Guarda, ora si tuffa
papà! – disse Emily al figlioletto, nel momento in
cui Sam si posizionava sul bordo del precipizio. L’imponente
Alfa agitò la mano in cenno di saluto, dopodiché
eseguì uno spettacolare tuffo di testa, a cui seguirono gli
applausi entusiasti degli spettatori.
- Tocca a noi ora!
– annunciò Jared, prendendo in braccio Kim che
aveva deciso di seguirli in quell’adrenalinica impresa.
– Pronta, amore?
- Sicuro –
balbettò lei, con una risatina nervosa.
- Cerca di ricordare
che le orecchie mi servono ancora – scherzò lui,
prendendo la rincorsa e saltando nel vuoto, accompagnato per tutta la
durata della caduta dagli strilli di lei, scissa tra il divertimento e
il terrore.
- Qualcuno
dovrà mettere presto l’apparecchio acustico
– ironizzò Jake, preparandosi a seguire gli amici
che si stavano già spostando a nuoto per permettere al resto
del branco di tuffarsi in tutta tranquillità.
Un sorrisetto furbo
illuminò il volto del giovane Alfa non appena il suo sguardo
si posò sulla sorella che lo fissava imbronciata dal basso.
- Prima del tuffo
voglio fare un piccolo annuncio – sogghignò,
esibendosi in una cantilena irrisoria. – Rachel non
può tuffarsi perché è incinta, Rachel
non può tuffarsi perché è incinta!
- Me la paghi!
– strillò lei in risposta, alzando il dito medio.
La vendetta non
tardò ad arrivare: prima che il figlio di Billy Black
riuscisse ad accorgersi di qualcosa, Paul gli diede una piccola spinta,
impedendogli di portare a termine l’acrobazia che si stava
pregustando da tempo.
Renesmee attese che
l’eco del “Bastardooo!”
gridato a pieni polmoni dal diciottenne scemasse, per poi seguire
l’amico nella caduta, ridendo.
Amy
incrociò le braccia, il volto illuminato da un sorriso,
affascinata dal modo in cui i prestanti mutaforma interagivano tra
loro. Dopo che il terzo in comando del branco Uley si fu tuffato,
eseguendo in volo diverse capriole, Nadie si posizionò sul
ciglio, facendo cenno ai lupi più giovani di passare. Per un
attimo, alla piccolina del branco Anywayah parve di scorgere un barlume
di apprensione negli occhi della mutaforma dai capelli lunghi.
- Avanti, mocciosi,
tocca a voi. Se vi fate male stupidamente scendo di sotto e ve ne
faccio il doppio.
Blake, Hunter, Leo,
Aris, Kai, Elijah, Johnny e Ben formarono una lunga fila orizzontale,
per poi lanciarsi nel vuoto in perfetta sincronia.
- Se ci vedessi meglio
senza i tuoi fondi di bottiglia, potresti fare la bagnina, Nad
– scherzò Embry, mentre Leah si faceva avanti,
seguendo i ragazzini con un elegante tuffo di testa. – Vedi
qualcosa, adesso?
- Mmmh…
allontanati un po’ – rispose ironica la bella lupa,
strizzando istintivamente le palpebre. – Bene, in questo
momento, di te ne vedo due.
I ragazzi rimasti
sulla scogliera scoppiarono a ridere, osservando poi il salto nel vuoto
della giovane dalle gambe lunghe.
- Perché
Wyatt è rimasto di sotto? – domandò a
un certo punto Amy, attendendo che Embry e Quil si tuffassero per
accaparrarsi il prossimo turno. – Resta a proteggere chi
aspetta in spiaggia oppure…
- Diciamo che unisce
l’utile al dilettevole – replicò Seth,
che le stava a fianco. – Wyatt soffre di vertigini in modo
spaventoso. Quando si trasforma in lupo riesce più o meno a
tollerare le altezze, pur con qualche piccola difficoltà, ma
in forma umana non ce la fa proprio. Soffre molto per questa cosa,
anche se cerca di non darlo a vedere…
- Immagino…
Dietro di loro, Brady
e Collin avevano preso per mano il giovane Sean Halloran, il quale
cercava di ostentare un atteggiamento intrepido, pur essendo pallido in
volto e palesemente terrorizzato.
Con la sua carnagione
bianchissima, ancora più chiara di quella di Amy, e il suo
fisico gracile, spiccava come un faro in mezzo a quei ragazzotti
robusti e abbronzati.
- Non sei costretto a
farlo, se non te la senti – mormorò il suo
fidanzato con tono comprensivo. – Davvero, non devi
dimostrarmi nulla…
- Io… io
voglio farlo – replicò l’altro,
ostinato. – Posso farcela, davvero…
Brady gli
scompigliò i ricci castani con fare fraterno: - La prima
volta è sempre la più difficile. Cerca solo di
tenere i piedi ben puntati, così eviterai di spaccarti una
gamba…
- Oh, tu sì
che sai come rassicurare qualcuno! – ironizzò il
suo inseparabile compagno di squadra.
- Volete…
ehm, provare ora? – domandò Amy, facendosi da
parte. – Via il dente, via il dolore, no?
Collin e Brady si
scambiarono un cenno d’intesa e Sean, dopo aver riflettuto
per qualche istante, sospirò: - Forse è
meglio… questa attesa mi sta uccidendo…
Senza sciogliere la
stretta delle mani, i tre ragazzini presero la rincorsa e, tendendo le
braccia in modo da essere ben distaccati, si lanciarono nel vuoto,
sprofondando poi tra le onde.
Amy sbirciò
di sotto, attendendo che il trio di coetanei si fosse spostato, poi
scambiò un’occhiata interrogativa con Seth.
- Ehi, voi due
lassù! Che state combinando soli soletti? –
gridò Jared, strappando una risata sguaiata a tutti gli
altri.
- Il mio compagno di
branco, Adahi, si troverebbe benissimo tra loro –
commentò ironica la rossa, fissando il giovane licantropo
negli occhi scuri e gentili.
Seth le sorrise,
scuotendo la testa: - Fanno sempre così. Comunque, se vuoi,
vai prima tu.
- Ti ringrazio.
La quindicenne
lisciò un paio di volte le pieghe della canotta verde
gentilmente imprestata dalla famiglia Black, assicurò che
gli shorts fossero ben abbottonati, poi portò le
punte dei piedi sull’orlo dell’alto precipizio e si
diede lo slancio, lasciandosi sfuggire un gridolino eccitato.
Per un attimo le parve
quasi di volare, mentre il vento sempre più violento
l’accompagnava nella caduta: tempo di prendere il respiro,
poi l’impatto con l’acqua. Si trovò
immersa in un refrigerante liquido verdeblu, mentre milioni di
bollicine le solleticavano il corpo. Riemerse con un paio di bracciate,
unendosi presto alle risate dei due branchi.
- Che te ne pare,
piccoletta? – sogghignò Embry, nuotandole accanto.
– Noi mutaforma sappiamo come divertirci!
- La tua leader ti
porta mai in posti simili? – soggiunse Jake, facendo una
linguaccia alla sorella che li aveva appena raggiunti a nuoto.
Amy aprì la
bocca per rispondere che sì, qualche volta era si era
tuffata da alte scogliere con Nimel e gli altri, anche se, per qualche
motivo, raramente aveva provato un’emozione intensa come quel
giorno, ma venne interrotta dal grido “Bombaaa!” e
dalla successiva ondata che la investì in pieno viso.
Sputò
l’acqua salata tossicchiando, mentre Seth riemergeva ridendo,
gli occhi neri illuminati da una luce giocosa.
- Ops…
- Me ne hai fatta bere
almeno un litro! – esclamò lei, fingendosi offesa.
– Adesso devi pagare!
- Ah, è
così?
Quasi
all’unisono, i due ragazzini cominciarono a schizzarsi a
vicenda, aumentando sempre più
l’intensità del moto dell’acqua, facendo
presto la doccia anche i mutaforma che si trovavano più
vicini.
Quando decisero di
darci un taglio, ormai faticavano a respirare per le risa.
- Uuuh ma guardate che
carini! – tubò Jared, dispettoso. –
Comincia con la gara di schizzi e finisce con la gara di bacetti!
- Oh, ma piantala,
Jerry! – lo rimbrottò Nadie, piazzandogli a
tradimento una manata d’acqua in pieno volto. – Ci
pensate già tu e la nana a farci alzare la glicemia.
- E quando saremo
sposati vi faremo venire il diabete, a tutti quanti! –
scherzò Kim, per poi voltarsi verso Amy con un sorriso
radioso. – Ci sposiamo ad Aprile!
- Oh, che cosa carina,
congratulazioni!
Jared fece per
rispondere qualcosa, quando la voce allarmata di Wyatt portò
tutti a voltarsi in direzione della spiaggia.
- Ragazzi, emergenza!
Senza perdere tempo, i
mutaforma nuotarono rapidamente per raggiungerlo, alcuni con i
rispettivi partner umani aggrappati alla schiena.
Sam fu il primo a
fiondarsi fuori dall’acqua, seguito a ruota da Quil che prese
tempestivamente Claire in braccio.
- Che succede?
– domandò l’Alfa, dopo essersi
assicurato che moglie e figlio stessero bene. – Cosa
hai…
Il vento
portò un odore insolito e sgradevole alle sensibili narici
dei licantropi. Embry starnutì disgustato: -
Vampiri…
- Cosa? Vampiri qui?
Nel nostro territorio? – si stupì Rachel.
– Hanno intenzione di suicidarsi o cosa?
- Non sono miei
parenti – assicurò Ness, stringendosi
istintivamente al braccio di Jake, mentre Jared partiva subito in
avanscoperta con i membri più giovani del branco
Uley.
- Non è che
magari la Segretaria si è portata dietro una scorta,
stavolta? – ipotizzò Nadie, rivolgendosi alla
piccola mezzosangue. – Se non sbaglio, dovrebbe arrivare
oggi, no?
- Non credo, Emma
arriva sempre da sola… e di sicuro, nessuno dei suoi
compagni è tanto stupido da avventurarsi in queste
zone… forse potrei andare a chiedere alla zia Alice se ha
visto qualcosa di strano…
- Visita dai Cullen,
ottima idea! – esclamò entusiasta Seth.
– Ehi, Amy, ti andrebbe di conoscere la famiglia di Ness?
- Oh, andiamo,
moccioso, vuoi veramente portare la nuova arrivata a intossicarsi con
la puzza dei vampiri? – lo interruppe Paul, affrettandosi
subito ad aggiungere. – Ah, ehm, senza offesa, Ness,
è solo per l’odore… a loro non
è gradito il nostro e…
- Lo so, non
preoccuparti – lo rassicurò la ragazzina,
strizzandosi i capelli bagnati.
- Ormai siamo abituati
alle gaffe di Paul – fece eco Jacob, beccandosi
un’occhiataccia da parte della sorella.
- Ah, tu non mi pare
sia messo tanto meglio – replicò calmo
l’altro. – Ma penso che la ragazzina ormai
avrà capito con chi ha a che fare, giusto?
Amy emise una piccola
risatina quando il ragazzo più grande le strizzò
l’occhio con un sorrisetto complice, cercando di non far caso
allo strano calore che le era appena affiorato sulle guance.
- Se voi quattro
volete andare dai Cullen fate pure – disse Sam, interrompendo
il siparietto. – Io e gli altri nel frattempo raggiungeremo
Jared. E se posso dare un suggerimento, farei restare qualcuno qui a
proteggere le ragazze, Sean e i bambini…
- Ci penso io
– si offrì Quil, ricevendo un cenno di assenso da
parte di Jake, che si premurò poi di affidare a Leah il
comando del proprio branco.
Sotto lo
sguardo ammirato della rossa, i mutaforma restanti assunsero
l’aspetto di enormi e possenti lupi dal pelo folto e di
svariati colori.
- Sì, direi
che è uno spettacolo che non si vede tutti i giorni
– commentò Jacob, dando una pacca amichevole sulle
spalle della quindicenne. – Asciughiamoci e saltiamo in
macchina, scommetto che non vedi l’ora di conoscere la
famiglia di Ness.
- Si può
sapere come hai fatto a trovarti invischiato con dei vampiri?
– domandò incuriosita Amy, afferrando al volo
l’asciugamano che le aveva appena passato Rachel e
cominciando a strofinarsi i capelli. – Sì, sempre
senza offesa per Ness… ma mi sembra un tantino…
strano…
- Oh, ma i Cullen sono
fantastici! – sorrise Seth, infilando una canotta nera e
larga. – Anche se sono vampiri secondo me ti piaceranno
molto, vedrai!
- Ammetto che non sono
male per essere dei succhiasangue – sorrise Jake,
scompigliando affettuosamente la chioma di Renesmee. – E per
quanto riguarda la tua domanda, Amy… è una lunga
storia. Magari te la racconteremo strada facendo…
***
Angolo
dell’Autrice: Ok, mi è venuto un
capitolo enorme e forse pesante e noioso, tanti personaggi da gestire.
Cioè, a me non è pesato scriverlo
perché amo i Quileute ma non so se voi l’abbiate
apprezzato XD
Spero che i prossimi
vi piacciano di più (a dire il vero, non so nemmeno se la
storia stia piacendo visto che non ho ricevuto recensioni, quindi mi
baso su supposizioni personali XD)
Ho cominciato anche ad
introdurre alcune mie elaborazioni che spero siano gradite:
innanzitutto, io sono abbastanza d’accordo con la teoria di
Billy Black riguardo la funzione dell’imprinting (rendere il
lupo/la lupa più forte), mentre rigetto totalmente quella di
Sam (basata sulla riproduzione), che è stata palesemente
smentita dalla coppia Jacob/Renesmee (perché dubito
fortemente possano avere dei figli); ecco perché ho deciso
di esplorare anche un imprinting tra due persone dello stesso sesso (e
non sarà l’unico), anche perché, tra
l’altro, mi pare impossibile che tutti i personaggi siano
etero, non lo trovo realistico.
Ho voluto giocare
anche con un po’ di idee per rendere più
interessante la trama, come il fatto che i Figli della Luna siano
immuni all’imprinting fino a una certa età e la
questione della presenza di femmine in più branchi, che
verrà spiegata più avanti.
E ho anche aggiunto
nuovi personaggi che spero vi piaceranno.
Insomma, se vi va
fatemi sapere cosa ne pensate, grazie per aver letto.
Tinkerbell92
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Capitolo 4 *** Quella simpatica casetta (di sanguisughe) nel bosco ***
SILVER
LIGHTS
Capitolo III
"Quella simpatica
casetta (di sanguisughe) nel bosco"
La casa dei vampiri si trovava in una zona isolata, ben
nascosta dalla vegetazione di una grande foresta. Non che Amy si fosse
aspettata diversamente, nessun succhiasangue con un minimo di cervello
si sarebbe sognato di abitare in città.
Sferzate d’aria tiepida entravano con violenza
nell’abitacolo attraverso i finestrini abbassati,
scompigliando i capelli della ragazzina e asciugandoli alla male e
peggio.
- Carlisle ha salvato molte vite, per ora è
l’unico vampiro ammesso alla riserva, oltre a Bella e alla
Segretaria. – spiegò Seth, che da diversi minuti
decantava le lodi della famiglia Cullen con la nuova amica. –
Beh, la Segretaria a dire il vero ha il permesso di entrare solo in
poche zone e solo quando c’è Ness. Secondo me,
però, dovremmo permettere a tutti loro di farci
visita… magari in determinati giorni?
- Non esageriamo adesso – replicò Jake, tenendo
gli occhi incollati alla strada. – Il dottore è
utile, Bella è nostra amica da tempo e la
Segretaria fa parte di un accordo eccezionale che evita
problemi con i succhiasangue italiani. Questo non significa che la
riserva sia diventata “Vampire
Friendly”.
- Almeno Esme? – insistette il ragazzino – Esme
è una persona dolcissima e innocua!
- Sai, Seth – li interruppe la quindicenne, sorridendo al
giovane lupo accomodato sul sedile posteriore accanto a lei.
– Non ho mai visto un licantropo tanto devoto nei confronti
di un gruppo di vampiri.
- Seth valuta gli altri per come sono dentro, non si fa frenare da
leggi antiche o aspetto esteriore. – rispose Renesmee,
osservando i due ragazzi attraverso il riflesso dello specchietto
frontale. – Io personalmente lo ammiro. Nemmeno mio padre e i
miei zii hanno una mente aperta come la sua, all’inizio
ricambiavano senza problemi l’odio dei mutaforma, quasi fosse
un istinto naturale.
- Beh… tecnicamente, questo è un
istinto
naturale… - replicò Amy, perplessa.
Il ragionamento non faceva una piega, eppure le risultava difficile
seppellire la punta di pregiudizio che provava nei confronti dei
Cullen. Certo, erano diversi dai comuni succhiasangue e, in
più, facevano parte della famiglia di Jake, seppur in modo
un tantino strano e contorto, ma restavano comunque vampiri.
Il vento portò presto con sé lo scroscio
tranquillo delle acque del fiume Calawah, unito a uno sgradevole odore
che si fece man mano sempre più pungente.
Non appena Jacob arrestò l’auto nei pressi di una
grande casa rettangolare, tinta di bianco e abbellita da enormi
vetrate, il fetore era divenuto talmente insopportabile che la rossa
trattenne a stento un conato. Osservò stupita i due compagni
mutaforma, domandandosi come facessero a respirare quella roba senza
vomitare, e, un po’ titubante, scese dal veicolo stringendo
le labbra e arricciando il naso.
“Sarò
poco aperta di mente, ma questa puzza è
rivoltante… non mi piacciono le sanguisughe… e
poi il padre di Renesmee legge pure nel pensiero, che cosa
fastidiosa!”
- Ciao, ragazzi! – salutò un vampiro alto e biondo
dallo sguardo gentile, che attendeva ai piedi dei gradini che
conducevano all’ingresso dell’abitazione.
– Edward naturalmente ci ha informati dell’arrivo
della vostra nuova amica.
Una donna minuta dai capelli scuri lo affiancava, sorridendo con fare
accogliente. Come il compagno, le sue iridi erano color ambra.
Colui che doveva essere sicuramente il dottor Cullen tese la mano
pallida verso Amy che, dopo un secondo di esitazione,
ricambiò la stretta, sforzandosi di ignorare il gelo di
quelle dita quasi perfette e reprimendo l’istinto di fuggire
in bagno per lavarsi le mani con almeno un litro di sapone.
Normalmente non si sarebbe fatta problemi nel mostrarsi scortese con
delle sanguisughe ambulanti, ma i modi di quell’uomo erano
così pacati e sinceri da impedirle nel modo più
categorico qualsiasi accenno di maleducazione o disprezzo.
- Molto piacere, io sono Carlisle, il nonno di Ness.
- A-Amelia Mooney… Clan Anywayah…
- E io sono Esme, la nonna. – fece eco la bella vampira.
– Suppongo tu non sia abituata al nostro odore, mi dispiace
molto. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, però, non farti
problemi a chiedere.
Una stranissima sensazione colpì la quindicenne allo
stomaco, forte come un pugno: le sembrava impossibile, eppure stava
provando del senso di colpa nei confronti di una coppia di nemici
naturali.
Il dottore era cortese, buono, aperto di mente, non si leggeva una
singola scintilla di disgusto o pregiudizio nei suoi occhi dorati. Era
maledettamente umano.
Esme poi… la dolcezza con cui si era rivolta a colei che
avrebbe dovuto disprezzare, lo sguardo caloroso e
comprensivo…
Amy pensò immediatamente alle madri premurose delle
pubblicità in tv, tutte intente a giocare e coccolare i loro
bambini. Seppur nell’inconscio e senza aver qualcosa da
rimproverare a Nimel, lei aveva sempre invidiato quei bambini.
Cercò goffamente di mentire, borbottando qualcosa come “L’odore non
è così pessimo…”,
quando la porta di casa si spalancò e sette persone (sette
vampiri) contribuirono a rendere l’aria ancora più
irrespirabile. Una coppia scese i gradini per raggiungere i nuovi
arrivati, mentre gli altri, due maschi e due femmine, si limitarono a
poggiarsi sulla balconata in vetro e legno, osservando la scena.
- Ciao ragazzi! – salutò allegro Seth,
l’unico capace di mostrare allegria in una situazione simile.
Jake si lasciò abbracciare dalla giovane donna con i capelli
lunghi che era scesa insieme al compagno per salutare, mentre con
quest’ultimo il figlio di Billy Black si limitò a
scambiare un piccolo cenno.
- Amy, loro sono mamma e papà – trillò
Ness, indicando la coppia che affiancava Carlisle ed Esme. –
Mentre quelli in alto sono i miei zii: Emmett, Rose, Alice e Jasper.
- Molto piacere, Amelia – disse il vampiro identificato come
Edward, padre della piccola mezzosangue. – Non serve che tu
stringa la mano con me, se non ti va, comprendo il tuo disagio.
- Dopotutto, leggi nel pensiero – borbottò la
ragazzina con poco entusiasmo.
Bella, la madre di Renesmee nonché, secondo ciò
che le avevano raccontato in auto, ex interesse amoroso di Jacob, si
mostrò meno riluttante rispetto al marito
nell’avvicinarsi alla nuova arrivata, forse conscia che i
residui dell’odore di lupo sui vestiti avrebbero reso il suo
aroma meno rivoltante.
- Immagino che non ti piaccia affatto l’idea di qualcuno che
entra nella tua testa – sorrise. – Se vuoi, posso
proteggere i tuoi pensieri finché starai qui. Edward non lo
fa apposta, naturalmente, anzi, non sai quante volte vorrebbe prendersi
una pausa. Il mio potere speciale può fare al caso nostro.
- Se… se non è un problema, allora, ti chiederei
di usarlo.
Isabella allargò il sorriso, poi, una strana, invisibile,
energia fuoriuscì dal suo corpo snello, avvolgendo la Figlia
della Luna in una cupola protettiva.
Edward annuì, assumendo un’espressione rilassata:
- Sei isolata, adesso. E non solo dalla mia telepatia, ma da qualsiasi
attacco mentale.
- Ti ringrazio – mugolò la rossa, rivolta alla
graziosa vampira.
Una nuova folata di vento acre e pungente precedette l’arrivo
di una ragazza bassa e dallo sguardo vispo, che uscì rapida
da casa e in pochi secondi affiancò Carlisle, osservando con
curiosità la piccola lupa dalla chioma fulva.
- Scusate il ritardo, volevo assolutamente finire il mio lavoretto
prima di conoscere la nuova amica di Jake e Seth.
Amy scambiò un’occhiata confusa con i due
mutaforma, poiché nessuno le aveva parlato di un decimo
membro della famiglia Cullen.
Nonostante non fosse più in grado di leggerle nel pensiero,
a Edward bastò un’occhiata per capire la sua
perplessità: - No, non ci siamo allargati di recente. Iryn
è soltanto un’ospite.
- Una cara amica che ha chiesto il nostro aiuto per cambiare dieta
– aggiunse Carlisle, accarezzando con fare affettuoso la
chioma castana della fanciulla.
Iryn tese la mano verso Amy, che, ormai in automatico, la strinse
appena: gli occhi della vampira non erano dorati come quelli dei
Cullen, né cremisi come la maggior parte della sua specie;
presentavano invece una calda tonalità arancione.
- Sto imparando a nutrirmi col sangue di animali –
spiegò con un sorriso a trentadue denti. – Questo
tipo di dieta mi ha sempre incuriosita e finalmente mi sono decisa a
metterla in pratica. La mia compagna pensa sia un’enorme
stronzata, testuali parole, ma pazienza, ognuna lascia libera
l’altra di compiere le proprie scelte.
- A proposito della tua compagna – si intromise Jake,
scuotendosi all’improvviso come da un lungo sonno.
– Siamo venuti qui per parlarvi di una cosa che è
accaduta poco fa…
- Un vampiro nel vostro territorio, giusto? – lo
anticipò Edward, leggendogli nella mente. – Uno o
più vampiri…
- Non si tratta sicuramente di Clary – disse subito Iryn,
scuotendo la testa. – Lei non si avventurerebbe mai nella
vostra riserva, è troppo schizzinosa, non sopporterebbe il
vostro odore. Non le interessa immischiarsi nelle faccende dei lupi e,
cosa più importante, se fosse nei paraggi lo saprei.
L’ultima volta che ci siamo sentite stava a
Portland.
- Senza contare – soggiunse la Cullen minuta dai capelli
scuri che osservava con gli altri la scena dalla balconata. –
Che avrei predetto le sue mosse. Clarice resterà a Portland
fino a domani.
- La Segretaria non è ancora arrivata? –
domandò Jacob, guardandosi attorno. – Non mi pare
di avvertire la sua presenza qui…
La ragazza veggente, che doveva per forza essere “zia
Alice”, fece un cenno negativo con il capo. – Emma
arriverà tra pochi istanti. E di certo, nemmeno lei
bazzicherebbe a caso in territorio Quileute, non è tipo da
ignorare un accordo.
- In questo caso, potremmo avere un problema…
Carlisle aprì la bocca per aggiungere qualcosa (forse per
invitare tutti dentro a discuterne davanti a una bella tazza di
tè al sangue di cervo, come pensò ironicamente
Amy), quando l’ennesima maleodorante folata
preannunciò l’entrata in scena di un altro vampiro.
“Dieci in una
giornata!” pensò la Figlia della
Luna, storcendo il naso.
“Questi saranno anche diversi, però ora
basta… se ne arrivano altri è la volta buona che
soffoco…”
Mentre valutava seriamente l’idea di trattenere il respiro
per dare un po’ di tregua alle proprie narici, Amy
osservò con diffidenza la nuova arrivata.
Era una ragazza sui vent’anni, con i capelli castani raccolti
dietro la nuca e gli occhi vermigli, dello stesso colore del sangue.
Sotto una lunga cappa scura indossava un elegante tailleur grigio
chiaro con pantaloni e, all’attaccatura
dell’anulare della mano sinistra, portava una fede in oro
bianco dall’aria costosa.
“Sì,
senza dubbio si tratta della Segretaria”
pensò la piccola Mooney, mentre Renesmee correva ad
abbracciare la giovane donna. Scambiò una rapida occhiata
con Seth, che annuì sorridendo.
- Ben arrivata, Emma, spero che il tragitto sia stato tranquillo. Il
tuo bagaglio è arrivato ieri, abbiamo già
sistemato tutto. – disse Carlisle, in tono accogliente.
- Stessa stanza, stesso arredamento – soggiunse Esme.
– La libreria si è un pochino ampliata, di certo
ti farà piacere. L’unica nota dolente, purtroppo,
resta il cibo…
- Ammetto che il vitto non è mai stato tra i miei preferiti
– replicò la Segretaria, il cui accento presentava
una leggerissima inflessione britannica. – Ma si tratta solo
di un paio di mesi, posso resistere.
- Sai che non ti giudicheremo se volessi andare a caccia in…
territori non protetti – assicurò Edward,
strappando alla ragazza un sorriso comprensivo.
- Lo so, ma sono abituata ad adattarmi alle situazioni. Casa vostra,
regole vostre.
Mentre la Segretaria scambiava qualche convenevole con i restanti
membri della famiglia, Amy fece cadere lo sguardo sul medaglione che
portava appeso al collo: aveva la forma di un triangolo rovesciato,
forgiato in oro, con due grossi rubini, uno di forma ovale,
l’altro romboidale, incastonati alle
estremità. Al centro del triangolo c’era uno
stemma diviso in quattro, con due coppie di figure identiche: un albero
e un uccello in volo.
Un ringhio spontaneo risalì lungo la gola della quindicenne,
mentre gli occhi verdi s’iniettavano di odio: la figura che
modellava la forma del ciondolo non era un triangolo, era una V.
- Volturi! – sibilò, mostrando i denti.
– È una Volturi!
Un’espressione allarmata si dipinse sui volti dei presenti,
fatta eccezione proprio per la giovane chiamata in causa, la quale si
limitò ad alzare un sopracciglio, lasciando trapelare un
filo di sorpresa.
- Una Figlia della Luna?
- Amy, stai calma, la conosciamo – cercò di
rassicurare Seth, posando con fare incerto una mano sulla spalla della
rossa. – Non ci farà del male…
- Il suo clan – sputò la ragazzina, furibonda.
– La sua famiglia ha decimato la mia razza! E tutto
perché uno dei capi è stato tanto idiota da
rischiare di finire dritto in bocca a uno di noi! Si meritava di essere
sbranato, sputato e poi bruciato, quel maledetto coglione!
Le invettive di Amy furono seguite da alcuni istanti di silenzio, poi,
la Segrataria, si sfilò la cappa con flemma, passando le
dita sulle pieghe: - Caius ha una personalità irragionevole,
impulsiva, violenta e pure parecchio ignorante. Comprendo
l’odio della ragazzina. Probabilmente darebbe di matto se
sapesse che una Figlia della Luna bazzica da queste parti. Comunque
– aggiunse, non appena i due mutaforma trasalirono.
– Dubito che Aro gli riferirà qualcosa, quando mi
leggerà nella mente per ottenere un resoconto della
situazione. Al momento, è impegnato con importanti
trattative che lo stanno entusiasmando come un bambino la mattina di
Natale. Non ha alcun interesse né voglia di creare problemi
ad altri clan.
- Ragazzi, che ne dite di portare Amy a fare un giretto qui intorno,
mentre Emma dà un’occhiata alla sua stanza per
vedere se tutto è a posto? – propose
immediatamente Carlisle, per evitare che la situazione degenerasse.
- Mi sembra una buona idea – asserì Jacob,
circondando le spalle della rossa con un braccio. – Bella,
vieni con noi?
- Voglio venire anch’io! – sorrise malizioso uno
dei quattro zii di Renesmee, quello grosso con i capelli scuri,
scendendo dalla balconata con un balzo. – Insomma, finalmente
Seth ci ha presentato una fidanzata, voglio conoscerla!
- Cos… Emmett, Amy non è la mia fidanzata!
– arrossì il ragazzino, mentre Iryn affiancava il
gruppetto saltellando in direzione del bosco.
- Suvvia, arrivi qui con una fanciulla più o meno della tua
età e di razza affine, non dirmi che non hai fatto nemmeno
un pensierino…
- Piantala, Emmett – lo ammonì Bella sorridendo,
per poi voltarsi verso la Figlia della Luna che osservava la
vegetazione attorno a sé con aria rabbuiata. – Mi
dispiace che la presenza di Emma ti abbia turbata. Lei viene qui ogni
estate per circa due mesi, per studiare Ness e rassicurare Aro sul
fatto che non sia pericolosa. Ti assicuro che i membri della sua
famiglia non sono tutti crudeli come Caius: lei stessa è
estremamente ragionevole e non è raro che gli vada contro,
anche direttamente, approfittando della propria posizione privilegiata.
Marcus, il terzo leader, l’ha adottata più di un
secolo fa, il che la rende quasi intoccabile.
- La mia Clary faceva parte dei Volturi, ma poi se n'è andata
– s’intromise Iryn, saltando su un albero vicino e
aguzzando la vista in direzione dell’orizzonte. –
Sua sorella le ha chiesto di tornare più volte, ma lei si
è rifiutata. Non ama lavorare in gruppo, è sempre
stata un… lupo solitario.
Abbozzò un sorrisetto alla propria battuta: - Mi ci sono
voluti anni prima di convincerla ad accettarmi nella sua vita. Era
uscita piuttosto scottata dalla sua precedente relazione e non voleva
nessuno tra i piedi…
Si fermarono nei pressi delle rive del fiume Calawah, dove Amy si
sedette sulla sponda con aria pensierosa.
Ness spinse a tradimento Emmett, che finse goffamente di finire in
acqua, mulinando le braccia con fare teatrale. Jake e Iryn si unirono a
loro in un gioco di schizzi e spinte.
“Che
situazione…” pensò la
quindicenne, stringendo le ginocchia al petto. “Forse non
sarò aperta di mente, ma come possono chiedermi di abituarmi
subito a tutto questo? Potevo forse trovare accettabile
l’idea di una relazione di reciproca cortesia e sopportazione
con i succhiasangue “vegetariani”… ma
una Volturi… una Volturi dagli occhi rossi… per
quanto possa essere tranquilla e ragionevole, resta
sempre…”
Seth si sedette accanto a lei, mentre Bella si limitò ad
affiancarli restando in piedi.
- Sei molto a disagio? – domandò il ragazzo con
aria mortificata. – Mi dispiace, forse non avrei dovuto
insistere… a volte mi dimentico che sono io a rappresentare
un’eccezione, riguardo i rapporti con i vampiri…
- No, è… tutto a posto, più o meno
– sospirò lei. – Credo di dovermi
solo… abituare…
- Non preoccuparti se non ti piace il nostro odore o se non ti stiamo
simpatici – soggiunse la madre di Ness, portando una ciocca
di capelli castani dietro l’orecchio. –
È normale da parte tua. Anzi, in realtà sei stata
molto meno scortese di molti ragazzi Quileute: non è stato
facile imparare a sopportarsi a vicenda, per loro e per i Cullen. E
dubito che il rapporto tra i branchi e il clan possa trasformarsi in
amore.
La rossa restò in silenzio per qualche istante, poi
provò a cambiare discorso: - State diventando una specie di
scuola per vampiri che vogliono diventare vegetariani? –
domandò, indicando Iryn con un cenno della testa.
– Ne state convertendo molti?
Bella si lasciò sfuggire una risatina leggera: -
L’estate scorsa abbiamo aiutato un ragazzo di Austin; Iryn
è la seconda a essersi rivolta a Carlisle per il cambio di
dieta: sta imparando piuttosto velocemente.
- La cosa che fa un po’ ridere, è che da noi,
invece, i ragazzi hanno provato a convincere Nadie a diventare
carnivora – rise Seth. – Almeno nei momenti in cui
è trasformata. Ma non c’è stato nulla
da fare, si è sempre rifiutata di cacciare e anche solo di
assaggiare una preda catturata. Durante i giorni di ronda
più intensi, quando restiamo trasformati anche per intere
giornate, è piuttosto comico vedere i branchi che si nutrono
di cervi o alci, mentre lei si limita a bacche, piante e radici. Che,
pure lei l’ha ammesso, per “Lupa
Nadie”hanno un sapore orribile. Abbiamo anche provato a
trasmetterle le nostre sensazioni, ma non c’è
stato verso, è più cocciuta di mia sorella quando
si mette in testa qualcosa. Ah, chiariamoci, non abbiamo nulla contro
la dieta vegetariana, solo pensiamo le farebbe meglio fare uno strappo
alla regola quando fa le ronde, visto che la carne dovrebbe darle
più energia.
- A proposito della trasmissione di pensieri e sensazioni –
lo interruppe Bella, sedendosi. – Siete riusciti a capire
come mai i vostri due branchi hanno ripreso a comunicare?
Il giovane Clearwater si voltò verso Amy con un sorriso: -
Lei potrebbe avere la risposta. Cosa avevi detto riguardo la presenza
di femmine in branchi diversi?
La rossa si schiarì la voce, tenendo lo sguardo fisso sulla
punta delle proprie scarpe: - Beh… immagino che la
connessione si sia riattivata quando Nadie si è unita a
Sam… ma che non funzioni sempre…
- Esatto! – esclamò Jake, immerso nel fiume fino
alla vita, senza distogliere troppo l’attenzione dal gioco.
- Ecco, quando Leah e Nadie sono vicine e in forma lupesca, scatta un
meccanismo particolare che permette di connettere i pensieri di tutti i
lupi appartenenti ai loro branchi. Naturalmente, questo non accade
quando una delle due si trova in forma umana, oppure la distanza che le
separa è troppo grande.
- Quale sarebbe il raggio d’azione? –
domandò Seth, sempre più entusiasta. –
Quanto possono allontanarsi prima che la connessione si interrompa?
Amy ci pensò su: - Da quanto mi è stato
detto… circa una cinquantina di chilometri… ma
dipende anche dal legame emotivo tra le due femmine, dalla forza della
loro mente… ci sono diverse variabili.
- Dovremmo dire subito questa cosa agli altri! –
esclamò il sedicenne, voltandosi di scatto non appena
avvertì un fruscio alle proprie spalle.
Amy lo imitò: a pochi metri da loro, Alice, la Cullen minuta
simile a un folletto, osservava il gruppo con aria preoccupata.
- Che c’è, Alice? – si
allarmò Bella, alzandosi in piedi e raggiungendo la cognata
in un battito di ciglia. – Hai visto qualcosa?
- Riguarda i vampiri intrusi? – fece eco Jake, uscendo
dall’acqua.
La ragazza annuì, puntando gli occhi color ambra sui
presenti per squadrare i loro volti, uno a uno.
- Ho visto alcuni membri di un piccolo clan all’interno di
una grotta nascosta, ai confini del territorio Quileute. Purtroppo non
sono riuscita a individuarne la posizione… e oltre a loro,
c’è qualcun altro che sta per giungere da queste
parti…
- Chi?
- Non lo so… - sospirò affranta la vampira.
– Ho visto solo i suoi abiti neri e il ciondolo che porta al
collo: sembrava… una specie di fiala… il suo
volto era protetto da una strana nebbia, reso sbiadito…
credo abbia i capelli rossi e gli occhi cremisi… ed era
piuttosto alta… ma la nebbia che l’avvolgeva
era… era…
Il suo viso etereo si serrò in una smorfia di orrore, mentre
reprimeva a stento un brivido.
- Zia Alice, cosa c’era di tanto brutto in quella nebbia?
– domandò Ness, afferrandole una mano.
La brunetta serrò forte le labbra tra loro, poi
sospirò: - Facce… c’erano delle
facce…
- Ah eccoli, sono tornati!
Jake parcheggiò l’auto grigia nei pressi di una
piccola casa in legno dipinta di rosso, dove attendevano Sam, Jared,
Paul, Nadie e un uomo dai capelli lunghi adagiato su una sedia a
rotelle.
- Ehi, piccoletta, com’è andata con le sansguis-
ehm, i Cullen? – sghignazzò il terzo in comando
del branco Uley, correggendosi immediatamente non appena
incrociò lo sguardo di Ness.
Amy incrociò le braccia, dando una piccola alzata di spalle.
Gettò una rapida occhiata alla propria destra, per
controllare l’espressione di Seth, poi abbozzò un
sorrisetto forzato: - Sono stati… gentili. Hanno cercato di
mettermi a mio agio… di certo non sono come gli altri
vampiri…
- Stava andando tutto discretamente finché non è
arrivata la Segretaria – commentò Jacob, mentre
l’uomo in sedia a rotelle cominciava a spingersi verso di
loro. – L’odio che corre tra Figli della Luna e
Volturi è difficile da ignorare.
- Direi non a torto – disse lo strano signore di mezza
età, osservando il volto di Amy con un’espressione
incuriosita.
La quindicenne pensò immediatamente alla foto mostratale
dalla signora Turner e alla voce udita al telefono: - Lei è
Billy?
- Sono io – rispose quello, stringendole la mano. –
Puoi darmi del Tu.
- Le sono… cioè, ti sono veramente
grata per avermi dato l’opportunità di conoscere
il vostro branco…
- Tempo qualche giorno e fuggirai a gambe levate – rise
Jared, strappando un piccolo ghigno ai presenti.
Billy Black alzò lo sguardo verso il cielo con aria quasi
assorta: - A dire il vero, ragazza mia, credo che questa
sarà una grande opportunità per tutti: so che il
vecchio Diwali, nonno della tua matrigna, e la stessa Nimel hanno a
lungo studiato i meccanismi che regolano la natura dei Figli della
Luna, e che alcuni di questi meccanismi sono condivisi anche dalla
nostra razza. L’isolamento è un’arma a
doppio taglio: si resta al sicuro ma si limita anche la
possibilità di apprendere. Ci sono misteri a cui non siamo
ancora riusciti a trovare soluzioni concrete, interpretandoli solo
attraverso teorie…
- Beh… le mie conoscenze non sono infallibili –
mormorò la rossa. – Però… se
posso esservi utile…
- Certo che poi esserci utile! – disse allegro Seth, che
pareva aver superato in fretta la delusione riguardo il non proprio
roseo incontro a casa Cullen. – Spiega a Sam il motivo per
cui i branchi riescono nuovamente a connettersi col pensiero!
Amy esitò, fissando un po’ intimidita
l’imponente Alfa. Aveva sempre avuto problemi a esporre un
argomento di fronte a più persone, non a caso, detestava le
interrogazioni scolastiche quasi quanto i membri della famiglia Volturi.
- La presenza di almeno una femmina in due o più
branchi diversi rende possibile la comunicazione –
ripeté. – A patto che le femmine siano
trasformate. Più si allontaneranno l’una
dall’altra, più la connessione si
indebolirà, fino a sparire. Almeno… con i Figli
della Luna funziona così…
- Bene, ecco un mistero svelato – commentò
soddisfatto Sam. – Qualcuno a dire il vero aveva
già avuto dei sospetti, ma, essendo Leah e Nadie le prime
femmine mutaforma della storia Quileute, non potevamo basarci su
certezze assolute.
Jared scompigliò affettuosamente i lunghi capelli della
compagna di branco: - Allora servi a qualcosa, eh, Quattrocchi? Non sei
solo un’inutile zavorra Mangiabacche mandata
dall’Inferno per tormentarmi…
- Non metterei la mano sul fuoco riguardo l’ultima
affermazione, Jerry – replicò l’altra
sarcastica, gettando occhiate apprensive verso il bosco.
– I mocciosi non sono ancora tornati…
- Sono certo che stiano bene – provò a
rassicurarla Billy. – Ci fossero stati problemi, qualcuno
avrebbe lanciato l’allarme.
La ragazza si morse il labbro dubbiosa, riducendo a due sottili fessure
gli occhi scuri e obliqui dietro le spesse lenti tonde: -
Sam… sarei più tranquilla se potessi
controllare…
Il leader del branco Uley annuì con fare comprensivo,
così la giovane mutaforma si tolse gli occhiali, affidandoli
a Jared, strizzando le palpebre non appena si voltò in
direzione della quindicenne dai capelli rossi: - È stato un
piacere, Amy, spero tornerai presto.
- La cosa è reciproca – sorrise la ragazzina,
osservando la bella Quileute rimuovere rapidamente la canotta verde e
sbottonare i pantaloncini mentre correva in direzione della fitta boscaglia.
La trasformazione fu rapida ed elegante: un’imponente lupa
dal pelo color marrone scuro, simile al cioccolato fondente,
sparì tra la vegetazione con un paio di lunghissimi balzi.
Billy abbozzò un sorriso: - Credo che i giovani del branco
abbiano trovato una seconda madre. Raramente ho visto un istinto di
protezione forte come quello di Nadie.
- Io credo che spesso esageri – borbottò Paul.
– Voglio dire, saranno dei mocciosi ma sono comunque dei
guerrieri mutaforma, nati per combattere avversari come i vampiri. Non
sono dei cuccioli di labrador che bevono ancora il latte e si reggono a
malapena sulle zampe…
Sam assunse un’espressione intenerita: - Penso che qualche
anno fa avrei condiviso la tua opinione… ma da quando sono
diventato padre, posso dire di capire il suo punto di vista.
- Questo significa che tra meno di otto mesi mi trasformerò
in una specie di chioccia rompipalle e apprensiva? –
inorridì il giovane Lahote, beccandosi un pugno sul braccio
da parte di Jacob.
- Nah, secondo me resterai il solito idiota. Ma te lo meriteresti per
aver messo incinta la mia sorellina.
Prima che l’altro avesse il tempo di replicare qualcosa,
Jared si frappose tra i due, giocherellando con le stanghette degli
occhiali di Nadie: - Avete scoperto qualcosa dai Cullen, riguardo il
vampiro che abbiamo fiutato nel nostro territorio?
- Oh, sì! – esclamò Seth. –
Come previsto, non si tratta di una loro conoscenza, ma Alice ha avuto
una visione che potrebbe fornirci una pista: ha visto un piccolo clan
rintanato in una grotta segreta al limitare dei nostri confini,
inoltre, c’è un individuo solitario, una femmina,
in avvicinamento. Non l’ha vista in faccia, ma ci ha
descritto una persona alta, con i capelli rossi, vestita di nero e con
una specie di fiala appesa al collo.
- Suppongo non si sappia nulla riguardo l’ubicazione della
grotta… - rifletté Sam. – Beh,
vorrà dire che scandaglieremo i confini da cima a fondo.
Direi di cominciare subito, ci aspetta un lavoro piuttosto lungo.
Amy… temo che dobbiamo salutarci, per oggi, ma speriamo tu
abbia voglia di farci visita presto.
- Ho tutti i pomeriggi liberi da lunedì a venerdì
– rispose la rossa. – Liv e Juls studiano, quindi
la mia alternativa è uscire o fare i compiti per le
vacanze…
- I compiti puoi portarli anche qui – sorrise Seth.
– Perché non vieni anche domani?
Cioè… può venire anche domani, Billy?
Il capo della riserva annuì con fare benevolo: -
Può venire ogni volta che vuole.
- Allora… a domani – balbettò la
ragazzina, contenendo a fatica l’entusiasmo.
Salutò i mutaforma facendosi abbracciare a turno da ognuno
di loro: Sam le diede la sensazione di essersi appena stretta a una
montagna, mentre con Jared le parve di serrare le braccia minute
attorno al tronco di un albero alto e affusolato.
Paul, dopo averla stretta a sé, le posò anche un
rapido bacio sulla guancia, salutandola con un: - Ti aspettiamo domani,
piccoletta.
Le gote della ragazzina divennero bollenti, esattamente
com’era accaduto qualche ora prima in spiaggia,
così cercò di mascherare l’imbarazzo
stringendosi a Jake, il quale promise di tornare entro due
ore per riportarla a casa.
Infine, scambiò un lungo abbraccio con Seth, permettendogli
di affondare il viso nella sua chioma vermiglia e scompigliata. La
superava in altezza di quasi venti centimetri, dandole modo di poggiare
comodamente il volto contro la sua spalla robusta.
- Mi dispiace per com’è andata dai
Cullen… - sussurrò Amy, serrando forte le dita
sulla stoffa della sua lunga canotta. - Non volevo spegnere il tuo
entusiasmo…
- È tutto a posto. Magari la prossima volta andrà
meglio. E in ogni caso, non preoccuparti, non sei obbligata a trovare
simpatici tutti i miei amici…
La situazione aveva un che di dolce e strano allo stesso tempo: Amy
conosceva quei ragazzi da neanche un giorno, eppure percepiva un legame
piuttosto forte che la univa a loro, quasi fossero tutti suoi amici di
vecchia data, separati da lei per qualche anno e, finalmente,
ritrovati.
- Ehm, ehm, a qualcuno serve una stanza?
La voce di Jared portò i due giovani licantropi a separarsi,
non prima però di essersi scambiati a vicenda due baci ai
lati del volto. Con un paio di falcate, Seth raggiunse rapidamente i
compagni, che accelerarono gradualmente l’andatura,
spogliandosi e trasformandosi nel giro di una manciata di secondi.
Ness osservò divertita la reazione lievemente imbarazzata di
Amy alla vista dei fondoschiena dei cinque ragazzi, poi
inforcò gli occhiali di Nadie che le aveva affidato Jared e,
con le braccia tese in avanti, barcollò verso la casa dei
Black, domandando: - Come ti è sembrato il tuo primo
pomeriggio con i cugini mutaforma?
La rossa si strinse nelle braccia, scavando due graziose fossette nelle
guance pallide: - Sai… forse ti sembrerà strano,
ma mi sono sentita fin da subito… in famiglia.
Non… non avevo mai provato una sensazione del genere con
persone estranee…
- Io, a dire il vero lo trovo comprensibile – sorrise Billy,
invitandola con un cenno a seguirlo. – Intanto che aspettiamo
Jake, ti andrebbe di entrare da noi a bere qualcosa?
***
Angolo
dell’Autrice: Lo so, questi due capitoli sono
stati lunghi e pesanti, ammetto che detesto i cosiddetti
“capitoli di passaggio”, in cui vengono presentati
i vari personaggi (che qui tra l’altro sono numerosissimi).
Spero davvero di non avervi annoiati.
Probabilmente, chi ha letto “Milady”
avrà drizzato le orecchie quando è apparsa
Emma e quando è stata nominata Clary. E forse anche
più avanti, quando Alice ha parlato della sua
visione… e sì, sono entrati in scena i Cullen.
Iryn è un personaggio della mia amica Marina94.
Ringrazio Horse_
per aver inserito la storia tra le Preferite, Magaskawee
per averla messa tra le Seguite e bellaswan_edwardcullen
per avermi lasciato un commento lo scorso capitolo (primo commento
ricevuto in questa storia). Ve l’ho già detto in
privato ma lo ripeto, mi avete dato una gioia, visto che pensavo che la
storia non piacesse a nessuno.
Grazie anche a chiunque si sia fermato a leggere arrivando fino in
fondo.
PICCOLO AVVISO: Nella mia storia, come ho opportunamente inserito nella
sezione “Tipo di coppia”, esplorerò
diversi tipi di relazioni e orientamenti sessuali, come faccio in quasi
ogni mio racconto. Pertanto, a chiunque si senta infastidito/a da
questo fatto, consiglio di smettere di leggere.
Nella saga ci sono state presentate soltanto coppie etero (a meno che
la memoria non mi inganni), spero quindi che i lettori non ci trovino
nulla di male se, oltre a quelle, ne inserirò qualcuna di
tipo diverso, di cui sì, faranno parte anche un paio di
personaggi già esistenti.
E, ancora, sì, la questione della connessione tra branchi
grazie alle femmine è una mia invenzione, spero la
apprezziate perché mi servirà più
avanti.
Ah e, ehm… dal prossimo capitolo si entrerà nel
vivo dell’azione e quindi nessun personaggio sarà
più al sicuro. Spero non mi odierete troppo (sì,
mi odierete, ma pazienza).
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va, alla prossima!
Tinkerbell92
|
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Capitolo 5 *** Tramonto di sangue ***
SILVER LIGHTS
Capitolo IV
"Tramonto di
sangue"
Erano trascorsi ormai dieci giorni da quando Amy era arrivata
a Forks e ogni pomeriggio, fatta eccezione per il weekend, aveva fatto
visita ai ragazzi della riserva.
- Liv, hai visto il
mio cellulare da qualche parte?
La stanza in cui
dormivano le due ragazze era un trionfo di disordine: pareva quasi che
un uragano fosse passato lasciando sulla propria scia letti sfatti,
vestiti sparsi ovunque e libri poggiati in ogni dove.
Una vibrazione
famigliare spinse la ragazzina a scostare le lenzuola del proprio
giaciglio: - Non importa, l’ho trovato!
La schermata
quadrangolare emetteva un flebile bagliore. Amy, ancora in biancheria
intima, si lasciò cadere sul materasso, facendosi sfuggire
un sorriso: Seth le aveva appena mandato un messaggio, avvisandola di
vestirsi più comoda possibile.
- L’hai
trovato?
Liv fece capolino dal
bagno, il corpo avvolto da un telo rosa e i capelli bagnati sparsi
sulle spalle. I lineamenti morbidi della bionda assunsero
un’espressione maliziosa: - Chi di loro ti ha scritto?
- È Seth
– rispose la Figlia della Luna, ricambiando lo sguardo furbo
dell’amica con un leggero cipiglio. – Piantala.
- Piantala di fare
cosa?
Prima che Amy potesse
replicare, il telefono vibrò nuovamente: Jake la avvisava di
essere appena partito.
- Finisco di
prepararmi – annunciò. – Suppongo che
oggi vogliano fare qualcosa di particolarmente movimentato.
- Fate ogni giorno
qualcosa di movimentato – osservò Liv. –
Ieri addirittura i gavettoni alle cascate!
- Ieri era il
compleanno di Quil – si giustificò la rossa con un
debole sorriso. – E faceva parecchio caldo…
La diciassettenne dai
capelli color miele le lanciò una t-shirt bianca con il
disegno di un unicorno: - Guarda che sono contenta se ti diverti con i
tuoi… simili. Prima o poi mi piacerebbe passare un
pomeriggio alla riserva, anche se probabilmente le loro
attività mi ucciderebbero…
- Nah, i loro
imprinting umani ce la fanno benissimo, quindi penso che tu e Juls
sopravvivereste. – replicò Amy, infilando la
maglietta e un paio di pantaloncini neri.
Una quindicina di
minuti più tardi, Renesmee le inviò un messaggio,
annunciando che sarebbero arrivati di lì a breve. La rossa
si fiondò fuori dalla camera, scendendo le scale
rapidamente, con una scarpa ancora slacciata.
Per poco non si
scontrò con l’uomo alto e biondo che nello stesso
momento usciva dalla cucina con un vassoio incartato stretto tra le
mani.
- Ops, attenzione!
- Scusami, Roger!
– esclamò la quindicenne. – Cosa
c’è qui sotto? L’odore è
buonissimo!
Il padre dei gemelli
Turner sorrise, porgendole il cabaret: - Regalino per i tuoi amici. Ho
sentito che ieri è stato il compleanno di uno di loro.
- E che sono dei
mangioni – aggiunse Liv, raggiungendo il piano inferiore con
i capelli ancora bagnati. – Hanno confermato per sabato sera?
- Sì,
sì – rispose il barista allampanato. - Mi ha
chiamato il ragazzo con la voce grossa, ieri… Sam, giusto?
Hanno prenotato diversi tavolini in terrazza.
- Spero non ci
finiscano le scorte – ironizzò la biondina, dando
un buffetto sulla gamba dell’amica.
- Il vero pericolo
è Paul, quando si tratta di mangiare –
ridacchiò Amy, abbassando lo sguardo sulla carta color
salmone che avvolgeva il contenuto del vassoio. Il suono famigliare di
un clacson la fece illuminare: - Oh, è qui Jake!
- Ehi, lupacchiotta,
non così in fretta – la bloccò Liv,
indicandole con un cenno la scarpa ancora slacciata, per poi
inginocchiarsi e rimediare con un fiocco a doppio nodo. – Non
vorrai piantare il naso sul vialetto e rischiare di far volare via il
cibo?
- Anche se cadesse,
sono sicura che lo mangerebbero lo stesso –
ironizzò la ragazzina dalla chioma fulva, dando un bacio
sulla guancia dell’amica non appena ella si
rialzò. – Grazie, Livvy. E grazie, Roger, ci
vediamo stasera!
La casa dei Cameron
era una tra le più grandi in tutta la riserva: uno spazioso
edificio in legno, con due piani e una taverna, situato in una zona un
po’ isolata. Di fronte all’abitazione si estendeva
un ampio spiazzo d’erba, che terminava circa un chilometro
più avanti ai piedi di un monte roccioso, costellato di alti
sempreverdi.
Come previsto, il
cabaret del signor Turner, contenente piccoli tramezzini, paninetti e
brioches salate, fu vuotato nel giro di qualche minuto, esattamente
come tutti i vassoi posti sul grande tavolino apparecchiato
all’esterno.
- Immagino che abbiate
organizzato spesso delle feste qui – ipotizzò Amy,
rivolgendosi a Jared che sedeva alla sua sinistra sulla comoda panca di
legno. – C’è un sacco di spazio.
- Oh puoi scommetterci
– replicò il mutaforma con aria furba. –
Soprattutto quando mamma e papà non c’erano,
giusto?
- Feste segrete da
paura! – soggiunse un ragazzo Quileute sui
trent’anni che poco prima si era presentato come Zach, figlio
maggiore del signor Cameron. Era un tipo alto e attraente, con i
capelli corti e scuri, che indossava un’uniforme estiva da
poliziotto e un paio di occhialetti rettangolari dalla montatura nera.
Quel giorno era
presente anche la sorella ventunenne, Maysie, che in quel momento era
impegnata a mandare messaggi col telefono: alle parole dei fratelli
alzò per un attimo lo sguardo dallo schermo, mostrando le
meravigliose quanto insolite iridi color nocciola, annuì
appena e chinò nuovamente la testa, riprendendo a digitare
sulla tastiera.
- Ehi, vi
ricordate quella volta che abbiamo rischiato di mandare a fuoco la
cantina perché Paul e Jake avevano fatto quella stupida
scommessa? – rise Embry, dando il gomito a Maysie, che lo
badò appena. – Che giorno era? Halloween?
- No, era il tuo
compleanno – replicò Nadie, scompigliandogli i
capelli. – Però Zachy aveva già
iniziato a tirar fuori le decorazioni.
- Sempre meglio
prendersi per tempo – sorrise il ragazzo più
grande, dando un’occhiata all’orologio. –
Cosa che dovrei fare anche in questo momento: vi saluto, ragazzi, tra
poco inizia il mio turno. È stato un piacere, Amy.
- Anche per me
– replicò la ragazzina, alzandosi in piedi e
lasciandosi stampare due baci sulle guance.
Fece quindi vagare lo
sguardo lunga la vasta area del giardino, dove i licantropi
più giovani, insieme a Sean e Ness, stavano giocando a
calcio, capitanati da Leah e Jake.
Attorno al tavolo,
oltre a lei e i fratelli Cameron, sedevano Sam, Emily, Embry e Kim,
mentre i restanti membri del branco avevano preferito accomodarsi
sull’erba fresca e ben curata.
Per qualche minuto
regnò una quiete quasi irreale, movimentata soltanto dalle
grida dei giovani calciatori, poi, Sam si schiarì la voce,
dando una controllata sotto al tavolo dove il piccolo Levi si era
rintanato: - Non è da voi essere così silenziosi,
ragazzi. Devo preoccuparmi?
- Io mi sto rompendo
le palle – replicò Paul, sdraiato pigramente sul
prato, con la nuca poggiata sulle gambe di Rachel. – Facciamo
qualcosa di spericolato e stupido?
- Come saltare dal
tetto? – propose Kim con un ghigno.
Jared le rivolse
un’occhiata piacevolmente sorpresa: - Cominci a imparare,
tesoro! May, dove sono i paletti per il telo elastico?
- Oh, merda!
– esclamò la ragazza, alzando gli occhi al cielo
con un sorrisetto. – Se la mamma trova altre buche nel prato
ti ammazza, Jerry, lo sai?
- E noi le copriremo
prima che torni! – replicò il fratello minore,
fiondandosi in casa alla velocità della luce, per poi
tornare trionfante con quattro grossi paletti di legno levigato.
- Paul, evita le
battute sui paletti di frassino e i vampiri – si
raccomandò Sam, lanciando un’occhiata in direzione
di Renesmee, mentre il suo beta cominciava a piantare i sostegni nel
terreno. Una volta completata l’opera, Jared
afferrò il grosso telo bianco che Maysie gli aveva appena
portato, annodando le quattro estremità a ciascuno dei
paletti, costruendo un tappeto elastico improvvisato.
La partita di calcio
venne immediatamente interrotta: i giocatori si fiondarono con
entusiasmo verso la nuova attrazione, discutendo su chi dovesse
lanciarsi dal tetto per primo: naturalmente, i licantropi e Renesmee
avrebbero potuto atterrare sull’erba senza problemi, il telo
era stato sistemato soprattutto per gli imprinting umani.
A differenza del
pomeriggio alla scogliera, tutti quanti, eccetto Wyatt, parteciparono
al gioco: memore delle prese in giro del fratello minore, Rachel si
fece avanti, pretendendo di saltare per prima.
- Siamo sicuri che
quel lenzuolo reggerà? – sussurrò Amy,
sporgendosi verso l’orecchio di Seth. – Avete
già fatto questa cosa altre volte?
- Non preoccuparti,
è fatto apposta. Sam l’ha collaudato di persona
– sorrise il giovane lupo. – Allora, vogliamo fare
questo salto?
La rossa
annuì, afferrando la mano dell’amico e prendendo
la rincorsa verso la casa: quando furono sufficientemente vicini, si
diedero lo slancio, compiendo un enorme salto che li portò
quasi a raggiungere il tetto. Quasi.
Per alcuni secondi,
restarono entrambi appesi al cornicione con le rispettive mani libere,
senza sciogliere la stretta che legava le loro dita.
Si guardarono,
sorridendo, e per un momento Amy avvertì una strana
sensazione farsi strada all’interno del suo stomaco, per poi
risalire verso il petto. Era una specie di calore, intenso ma
piacevole, che continuò a salire, più su, fino ad
affiorare alle sue guance di adolescente.
- Sarà
meglio sbrigarsi, prima che Jared cominci a fare i suoi soliti commenti
– ridacchiò Seth, portando l’amica ad
annuire.
Dischiusero la presa
che univa le loro mani e si issarono sul tetto
dell’abitazione, prendendosi qualche istante per ammirare la
vista che si parava innanzi ai loro occhi. Verso destra si potevano
scorgere alcune casette in legno degli abitanti della riserva, a
sinistra lo sguardo si perdeva lungo il fianco di imponenti alture.
Sean Halloran si era
appena lanciato di sotto, atterrando sul telo in posizione semiseduta.
Per la prima volta, Amy lo vide ridere di gusto, con le guance
lentigginose arrossate e le lacrime che scivolavano lungo la sua pelle
chiara.
- Mi sembra
più rilassato ultimamente –
osservò la quindicenne, rivolta all’amico
Quileute. – Quando sono arrivata, una settimana fa,
c’era sempre un velo di tristezza nel suo sguardo.
- Suo padre non
è in casa, in questi giorni – sussurrò
Brady, che li aveva appena raggiunti. – Sarà a
Washington fino a domenica sera.
- Quindi Sean
è a casa da solo con la madre? –
azzardò Amy. – Lei com’è?
È più comprensiva?
Brady e Seth
irrigidirono i lineamenti, scambiandosi un’occhiata
eloquente. Il più giovane lasciò che Embry
saltasse giù al posto suo, in modo da poter rispondere alla
domanda con calma e discrezione.
- La madre di Sean
è morta quando lui era piccolo. Quando suo padre resta fuori
città per lavoro di solito lascia la propria zia a prendersi
cura del figlio. È una brava donna, anche se un
po’ sorda e svampita.
- Oh… non
sapevo che Sean avesse perso sua madre – mormorò
la figliastra di Nimel. – Anche io ho perso la mia.
- Che le è
successo? – domandò Seth, sfiorandole la spalla
con una carezza.
Amy esitò,
mordendosi la lingua. Concentrò per pochi istanti
l’attenzione su Jake, che eseguì un elegante
salto, atterrando direttamente sull’erba dopo aver compiuto
una decina di capriole a mezz’aria, poi diede
un’alzata di spalle: - Diciamo che era malata. Preferisco non
parlarne. Ora saltiamo, l’atmosfera si sta incupendo, non
trovate?
I giovani lupi
annuirono con un sorriso, mentre lei si esibiva in un inchino teatrale:
- Stavolta, prima voi, messeri.
I due ridacchiarono,
per poi lanciarsi insieme, quasi in sincronia. Atterrarono a qualche
metro dal telo, rotolando sul prato e prendendosi in giro a vicenda su
quanto schifo avesse fatto il salto dell’altro.
Amy prese un profondo
respiro, poi, quando lo spiazzo sottostante fu sufficientemente
sgombro, fletté le gambe e saltò nel vuoto,
lasciandosi sfuggire un gridolino eccitato. Superò il
lenzuolo bianco, i capelli rossi che fluttuavano in tutte le direzioni,
poi, quando posò le suole delle scarpe a terra,
sfruttò lo slanciò per ruotare sulla spalla
destra, facendo diverse capriole.
Quando si
fermò, aveva le guance paonazze e le mancava il fiato per le
risate.
Doveva farlo di nuovo.
Avvertì uno
spostamento d’aria e subito dopo Ness atterrò a
circa un metro da lei, voltandosi con un sorriso: - Non smetterei mai
di fare queste cose!
- A chi lo dici!
– replicò la quindicenne, alzandosi in piedi e
correndo insieme alla mezzosangue verso l’abitazione. Si
sentì dispiaciuta per Wyatt, che sedeva in disparte,
giocherellando col cellulare di Maysie: al palese senso di frustrazione
che si leggeva nel suo sguardo per non riuscire a superare la paura
dell’altezza, si sommava l’idea di perdersi tutto
il divertimento, oltre a una buona occasione di sfogo.
Perché,
almeno dal punto di vista di Amy, saltare nel vuoto, librarsi
nell’aria dandosi l’illusione di volare, anche solo
per qualche secondo, donava un senso di liberazione assoluta, una pausa
da tutto il resto.
Libertà.
Il gioco era durato
circa due ore: i giovani lupi e la piccola mezzosangue sarebbero stati
capaci di continuare fino a notte fonda, ma gli imprinting umani non
erano dello stesso parere.
Tolto il telo e
rimossi i paletti, coprendo accuratamente le quattro buche impresse nel
terreno, l’atmosfera gioiosa e adrenalinica aveva lasciato il
posto a una piacevole quiete.
Alle sei del
pomeriggio, Sam interruppe la seconda partita di calcio afferrando il
pallone e schiarendosi la voce: - Bene, è il momento della
ronda serale: Hunter, Blake, Leo, Wyatt, Aris e Kai. Voi seguirete
Nadie nel territorio sud-orientale. Vi daremo il cambio alle dieci.
- Embry invece
condurrà Elijah, Johnny e Ben a Nord-Ovest –
stabilì Jake. – Cambio alla stessa ora.
- Stanno mandando i
membri più giovani, oggi – osservò Amy,
mentre i mutaforma si spogliavano per assumere il consueto aspetto di
enormi canidi. Leah annuì, poggiando sul tavolo gli occhiali
di Nadie: - La situazione si sta facendo spinosa. Proprio ieri, Zach ha
detto a Jared che sono stati trovati i corpi di due motociclisti
abbandonati in un vicolo.
- Corpi dissanguati
– s’intromise Quil, tenendo d’occhio
Claire che si rotolava allegramente sul prato. –
L’omicidio è avvenuto attorno alle quattro di
mattina. Per questo preferiamo essere noi veterani a fare la guardia di
notte. Mi spiace solo per Embry e Nadie, oggi tocca a loro fare il
doppio turno.
- È
necessario – replicò Sam, lanciando
un’occhiata amorevole alla moglie che sedeva sul prato con il
piccolo Levi stretto al petto. – Finché non
riusciremo a scovare questi maledetti intrusi nessuno sarà
al sicuro. Bene, nell’attesa… a qualcuno va di
fare qualche tiro?
- Solo se non mi
venite addosso – rispose Maysie, affidando il cellulare a
Kim. – Non voglio andare a lavoro con le costole rotte.
- Che ne dici, Amy?
– propose Renesmee, saltellando sul posto con fare impaziente.
La rossa
scambiò una rapida occhiata con Seth, che le sorrise.
- D’accordo.
Raggiunse i prestanti
giovani che già stavano modificando le squadre, anche se una
strana sensazione cominciò a farsi strada nel suo petto,
sempre più insistente. Si guardò attorno,
provando a tendere al massimo i propri sensi, senza però
riuscire a individuare la fonte del proprio disagio.
“È
strano” pensò. “Che sta succedendo?
Perché ho l’impressione che qualcuno ci
stia… spiando?”
Gettò uno
sguardo al resto del gruppo, che pareva avvertire nulla di insolito, e
già la ragazzina cominciava a domandarsi se non si stesse
rimbambendo per colpa del caldo o delle troppe capriole, fino a quando
Jake non aggrottò la fronte, come avesse udito un rumore
sospetto.
- Ehi,
cos’è quella roba che brilla?
La voce di Kim
portò i lupi e Renesmee a voltarsi: la ragazza sedeva su una
della panche parallele al tavolo di legno e indicava qualcosa in
direzione della boscaglia che s’inerpicava su una delle
alture rocciose adiacenti alla riserva.
Amy aguzzò
la vista, cercando di dare un contorno a quel curioso punto di luce,
senza ottenere alcun risultato. Strano… pareva quasi una
piccola stella seminascosta dalla folta chioma dei pini.
E poi, accadde tutto
in fretta, nel giro di una manciata di secondi: il puntino luminoso si
ingrandì, per poi assottigliarsi, avvicinandosi a ritmo di
un sibilo acuto, sempre più sottile, sempre più
vicino, come una freccia scagliata in direzione del piccolo Levi che in
quel momento sedeva sul prato.
- NO!
Un gemito strozzato,
il terribile rumore del ferro mortale e tagliente che penetra la carne,
passando da una parte all’altra. L’odore pungente
del sangue.
Amelia Mooney
sentì il respiro mozzarsi in gola, i suoi occhi verdi si
spalancarono mentre annaspava in cerca di aria, troppo incredula,
troppo sconvolta dalla scena terrificante, assurda, che si parava
innanzi al suo sguardo attonito.
Non era
possibile… non stava accadendo davvero…
Levi alzò
gli occhioni scuri, sorridendo al volto della madre che lo sovrastava,
reggendosi a fatica sulle braccia, il corpo trafitto da una lunga
freccia argentata che penetrava nella schiena per spuntare dalla parte
opposta, leggermente a destra rispetto lo sterno.
Una macchia scura
cominciò ad allargarsi lentamente, insudiciando la parte
superiore dell’abito della Quileute.
- EMILYYY!
La voce strozzata di
Leah provocò un brusco risveglio ai sensi della piccola lupa
dai capelli rossi, che si soffocò con la saliva mentre la
vice di Jake correva a inginocchiarsi accanto alla cugina, seguita a
ruota da Sam.
Emily
boccheggiò, cercando di ricambiare il sorriso allegro del
figlio, aggrappandosi poi spasmodicamente al braccio del compagno, che
la strinse a sé, parlando rapidamente, pregandola di restare
con lui.
Renesmee
tirò fuori il proprio cellulare, componendo il numero di
Carlisle e attendendo con ansia la risposta, quando una seconda freccia
si piantò nel tavolo, nel punto in cui, pochi istanti prima,
c’era la mano di Kim.
- Merda! Correte
dentro, subito! – sbraitò Leah, rivolta alle
ragazze umane e a Sean, il quale mormorò il nome del
fidanzato non appena quello, insieme a Brady, si trasformò,
cominciando a correre in direzione delle montagne, ululando.
- Dentro, dentro!
– incitò Maysie, sospingendo Kim e il ragazzino
oltre la soglia di casa, per poi tornare indietro, prendere Levi tra le
braccia e portarlo al sicuro.
Rachel
strisciò sotto il tavolo, per poi avvicinarsi a Emily,
ancora inerte tra le braccia di Sam: - Fatemi vedere – disse,
trasalendo non appena si rese conto della gravità della
ferita.
- Nonno sta arrivando!
– urlò Renesmee tra le lacrime. – Tra
poco sarà qui, e…
- ATTENTE!
Una terza freccia si
conficcò dietro la spalla di Quil, che aveva prontamente
fatto da scudo a Claire, scelta come nuovo bersaglio dal misterioso
arciere.
Fu a quel punto che
Amy riuscì a scuotersi dalla sensazione di gelo che aveva
immobilizzato il suo corpo, correndo in direzione
dell’abitazione e chinandosi accanto al giovane mutaforma dal
fisico massiccio, il quale, dopo aver estratto da solo il dardo dalla
propria carne, sospinse delicatamente la bambina verso di lei.
- Portala al sicuro,
io sto già guarendo.
Cercando di ignorare
il tremore alle gambe, Amy obbedì, prendendo in braccio
Claire e riparandosi dietro al tavolino di legno, tendendo le orecchie
per udire il sibilo di ulteriori frecce.
Con la bimba stretta
al petto, gettò un’occhiata disperata al trio
radunato attorno a una Emily morente, mentre Jared, Quil e Seth
assumevano la forma lupesca, ululando e attendendo un cenno da parte
dei compagni già partiti in avanscoperta.
La risposta non
tardò ad arrivare: il lupo allampanato dal pelo color sabbia
scambiò una rapida occhiata con l’amica dai
capelli rossi, per poi seguire di corsa gli altri due, rapidi e
silenziosi come il vento.
Jake li
imitò, mutando il proprio aspetto, ma non corse via: con un
balzo riuscì ad afferrare una freccia tra le fauci,
spezzandola in due.
- Emily…
- Rachel, amore,
và dentro casa!
- Emily resisti, sta
arrivando il dottore!
Altri due
sibili: questa volta i dardi erano stati scagliati contro Rachel. Paul
le fece evitare il primo, stringendola a sé e rotolando di
lato sull’erba, mentre Nessie prese al volo il secondo a mani
nude, eseguendo un’elegante piroetta.
Gli unici totalmente
estranei a quanto stava accadendo erano Leah e Sam, che cercavano in
tutti i modi di convincere Emily a resistere.
La donna volse il viso
sfregiato in direzione della cugina, rivolgendole uno sguardo benevolo,
poi, guardò il marito, sorrise e utilizzò le
ultime forze per passargli il palmo della mano sul volto dai tratti
marcati, salutandolo con una delicata carezza.
I suoi lineamenti
infine si distesero, il braccio ricadde inerte sul grembo, la testa
ciondolò di lato, trovando sostegno contro il petto
muscoloso di Sam.
Leah lanciò
un grido di rabbia e dolore, balzando in piedi, si trasformò
facendo esplodere i vestiti e cominciò a correre rapida
verso le montagne, lasciando profondi solchi nel terreno con le unghie
affilate.
Con le lacrime agli
occhi, Rachel si convinse finalmente a entrare in casa, dove venne
accolta da una disperata Kim, che si gettò tra le sue
braccia, singhiozzando.
Ancora troppo
sconvolta per parlare, Amy sbirciò oltre il tavolo,
ansimando. Claire cercò di attirare la sua attenzione, le
domandò cosa fosse successo a zia Emily, ma ogni richiamo
della bambina incontrò un muro di silenzio.
“Cosa
posso dirti, Claire? Come posso dirtelo?”
- Amy!
Renesmee si
accucciò accanto all’amica, scuotendole una
spalla: - Vai dentro, ti copriamo io e Jake!
La rossa
annuì, anche se quel semplice movimento le costò
uno sforzò immane, e si alzò, correndo in
direzione dell’uscio spalancato.
In quella frazione di
tempo riuscì a scorgere Paul che avvolgeva il corpo di Emily
nel telo utilizzato poco prima per saltare dal tetto, a cogliere tutta
l’incredulità e tutto il dolore nello sguardo di
Sam, che si alzò in piedi, senza dire nulla, per poi
trasformarsi e fuggire via, lasciandosi alle spalle tutto quanto,
proprio nell’istante in cui Carlisle Cullen faceva la sua
comparsa, i bei lineamenti serrati in un’espressione triste.
Non appena si
ritrovò al sicuro all’interno della dimora dei
Cameron, Amy si fermò a piè pari, il busto
leggermente chinato in avanti, le braccia ancora serrate attorno alla
piccola Claire. Si rese conto di essersi scordata di respirare soltanto
quando qualcuno, Rachel, le posò una mano sulla spalla.
Si guardò
attorno, stordita, ancora incapace di credere a quanto i suoi occhi
avessero appena visto: Sean era accasciato sul divano, il volto
nascosto tra le mani; Kim singhiozzava disperata, inginocchiata sul
pavimento in legno, mentre Maysie camminava nervosamente avanti e
indietro, parlando al telefono con il fratellastro. Si passò
le dita tra i capelli e Amy notò che la sua mano stava
tremando.
In un certo senso,
riuscì a comprendere lo stato d’animo di tutti i
presenti, incluso quello di Levi, che pareva piuttosto disorientato.
Il mondo dei Figli
della Luna era insidioso e violento, come quello dei mutaforma, eppure
questa era una nozione che Amelia Mooney aveva appreso soltanto
leggendo qualche libro o ascoltando i racconti di Nimel. Mai, mai fino
ad allora si era dovuta scontrare con una simile realtà, mai
aveva assistito a un omicidio, mai aveva udito il battito di un cuore
scemare lentamente fino a fermarsi, il vibrare di un respiro cadere nel
silenzio.
Non conosceva Emily
Young come gli abitanti della riserva, eppure era rimasta colpita dalla
sua gentilezza e dal modo in cui tanto volentieri si occupava degli
altri.
Pensò ai
pochi ricordi condivisi con lei, poi al piccolo Levi e, per finire,
allo sguardo di Sam, lo sguardo di una persona distrutta, spezzata,
dilaniata.
Travolta dalla nuova,
terribile consapevolezza, schiacciata da pensieri angoscianti, Amy
crollò in ginocchio, scoppiando in un pianto quasi isterico.
Ciuffi di capelli
rossi le scivolarono davanti al viso, mentre la luce del sole che
filtrava attraverso ogni singolo crine colorò la sua visuale
con un brillante arancione vivo.
Ad Amy, tuttavia, non
sembrò affatto che il mondo si fosse appena tinto di
arancio: tutto ciò che vide fu rosso, rosso cremisi.
Rosso sangue.
***
Angolo
dell’Autrice: Beh, che devo dire, scusate per
il ritardo e soprattutto per l’omicidio di Emily * si ripara
dietro lo schermo del pc dagli oggetti che i lettori le scagliano
contro *
Spero non ce
l’abbiate troppo con me, vi assicuro che nulla è
accaduto invano o per caso, nemmeno la comparsa dei due fratelli di
Jared (Maysie appartiene, come Iryn, a Marina94,
mentre Zach è stato creato un po’ da entrambe).
Come al solito, colgo l'occasione per ringraziare: Liv Feather
e Magaskawee che seguono la
storia; Miss_Bathoryyy98 che
l'ha messa tra le Ricordate; Alerug, blacsugar, Horse_,
lolaele e max85 che l'hanno messa
tra le Preferite e ancora Liv Feather
per aver recensito lo scorso capitolo.
Vi chiederei di non
insultarmi in recensione, ma immagino sia una speranza vana, pazienza.
Allo stesso modo non posso convincervi a continuare a seguire la
storia, anche se naturalmente mi dispiacerebbe se qualcuno la
abbandonasse.
Chiedo ancora perdono
e spero vogliate ancora seguirmi.
Grazie per aver letto!
Tinkerbell92
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