In his eyes I saw a Light

di Attendre et esperer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ... the first time we met {Capitolo 01} ***
Capitolo 2: *** I missed you so much {Capitolo 02} ***
Capitolo 3: *** Be in my Embrace {Capitolo 03} ***
Capitolo 4: *** Ai catalani {Capitolo 04 - Bonus Chapter/Prequel} ***



Capitolo 1
*** ... the first time we met {Capitolo 01} ***


Edmond aveva cinque anni quando incontrò Fernand per la prima volta. Quel bambino, di soli due anni più grande, cullava un pargoletto tra le proprie braccia, incredibilmente protettivo al punto da risultare persino scontroso verso chiunque potesse avvicinarsi a loro.
Edmond si sorprese allora da quanta delicatezza egli dimostrasse nel sorreggere l’infante, decidendo in seguito di approcciarlo, chiedendo di poter guardare la creatura che tanto godeva di quelle attenzioni. Fernand in un primo momento indietreggiò ma poi, anche se con leggera riluttanza, acconsentì ad Edmond di guardare oltre le fasciature che coprivano in gran parte quel corpicino. Risultò trattarsi di una bambina di nome Mercédès, cugina di Fernand, di ben tre anni più piccola di Edmond.
Ella aprì i suoi enormi occhi scuri, sorridendo ai due bambini. Il viso di Fernand s’illuminò a quella visione e quello fu il momento in cui Edmond capì che non lo avrebbe mai lasciato andare.

Fu così che il trio si formò, con Edmond che a stento riusciva a contenere la gioia nel petto appena adocchiava i suoi nuovi amici al mercato di Marsiglia, con Fernand che tentava di esprimersi a sufficienza in francese e la piccola Mercédès a malapena capace di camminare senza una mano che la sorreggesse.

Edmond aveva otto anni quando il più grande dei tre incominciò a crescere sempre più protettivo nei confronti suoi e in quelli della cuginetta di cinque anni: Fernand non permetteva loro di uscire a giocare una volta tramontato il Sole, quando tutto era più buio ed il rischio d’incontrare vecchi e donne ubriachi era particolarmente alto, irremovibile persino nel concedere loro di avvicinarsi alla zona del porto.
In un certo senso Edmond si sentiva felice: sua madre li aveva lasciati da tre mesi ormai ed il povero padre Louis era troppo impegnato ad annegare nel proprio dolore che concedere al figlio le giuste attenzioni. Fernand invece riuscì a donare al più giovane le premure che necessitava, risultando alle volte persino esagerato, tanto da ricevere le proteste di Mercédès, la quale spesso sfuggiva per non dover sopportare quel suo lato così asfissiante.

Edmond aveva tredici anni quando baciò Mercédès per la prima volta. Solo per divertirsi, disse lei, mentre la sua risata echeggiava per la stanza e la luce del giorno faceva brillare il suo sguardo vivace. Fernand si trovava con loro in quel momento e, con sarcasmo ed una leggera punta di crudeltà, derise l’amico per aver rifiutato sulle prime di concederle quel bacio. Il ragazzo più giovane non poteva comprendere, o forse non voleva proprio capire, come mai il ragazzo catalano sembrò così infastidito quando i due separarono le loro labbra, ma subito liquidò la cosa come se nulla fosse.
Dopotutto Fernand risultava spesso di pessimo umore, era la normalità per lui.

A diciassette anni concesse il suo vero primo bacio, molto più piacevole e spontaneo. Sorprendentemente non fu con Mercédès, come sempre si era immaginato, bensì con Fernand; il giorno dopo Edmond sarebbe partito per il suo primo viaggio a bordo della Pharaon, di proprietà dell’armatore Morrel, e desiderava dare un degno saluto all’amico.
Non seppe mai come passarono da un litigio furioso al baciarsi con ardore, con Edmond adagiato sopra le lenzuola e la bocca passionale del catalano sulla propria, le lingue che danzavano vorticosamente, a ritmo delle mani che carezzavano il corpo dell’altro con fare impacciato tra gemiti sommessi.

Quando tornò sei mesi dopo, stravolto dalla fatica ed esausto come mai in vita sua, i suoi amici lo aspettavano con impazienza al quartiere portuale, a braccetto, Mercédès con sorriso radioso e Fernand con occhi che brillavano al Sole di Marsiglia.





Note della Traduttrice:
Grazie d'esser giunti fin qui! Nonostante possa far storcere il naso per gli appassionati del libro un pairing simile, la reputo una storia meravigliosa nella sua semplicità, senza pretese, che mi ha saputo donare dolci emozioni. Con una situazione simile, Fernand ed Edmond potevano diventare davvero una bella coppia, a discapito della canonicità che entrambi hanno con Mercédès, dopotutto a père Dumas non è mai dispiaciuto trattare di personaggi dalla "diversa sessualità" ;)
Qui il link alla storia originale: https://monte-cristo-incorrect-quotes.tumblr.com/post/170456818587/youngfernand-and-edmond-in-a-what-if-which-they

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Capitolo 2
*** I missed you so much {Capitolo 02} ***


Edmond fece ritorno sei mesi dopo, esausto ed affaticato, la tristezza che si mischiava al senso di nausea che attorcigliava lo stomaco in una potente morsa. Gli occhi stanchi non ne potevano più di vedere solo mare all’orizzonte e la gola incominciò a detestare il gusto salato che il vento portava con sé.
Ciò che invece stringeva il cuore era tristezza e ricordi non appena vide Marsiglia, nel mentre che le lacrime uscivano senza riguardi.
Nessuno marinaio  si burlò delle sue condizioni, conoscevano benissimo quella sensazione.

Notò presto, tra i popolani riunitisi al molo ad accogliere la nave mercantile, Mercédès e Fernand  che, a braccetto, attendevano con ansia il suo ritorno. A differenza della ragazza, il più grande non esibì sorriso di alcuna natura – ormai Edmond aveva imparato a non offendersi per quel suo tratto così riservato – soprattutto dopo aver notato come invece brillavano i suoi occhi.

Il capitano Leclère non lasciò andare il giovane finché non conclusero i dovuti controlli, assicurandosi che ogni cosa fosse dove doveva essere, finché il carico de Le Pharaon  non fosse stato al sicuro.
Il marinaio allora obbedì senza fare pressioni, conosceva benissimo i due catalani e sapeva che lo avrebbero atteso anche per ore se fosse stato necessario, proprio come lo hanno aspettato in questi sei lunghi mesi.

Quando finalmente poté rimettere piede a terra, Mercédès corse rapida da lui, prendendogli le mani e sorridendo con la gioia che sempre la contraddistingueva.
“Quanto ci sei mancato!” esclamò, all’apice della felicità. “Oh, Edmond! Quanto abbiamo sofferto la tua mancanza!  Non ci lasciare mai più, hai capito? Mai più, per il nostro bene! Perché ci sei mancato troppo!”
“E io voi” rispose con un sorriso rivolto a Fernand, il quale s’incamminò per raggiungerli “Presto, torniamo a casa” disse Edmond,  afferrandoli per il braccio, troppo logoro per provare qualcosa se non sollievo e malinconia.

“Guardati, sei distrutto” affermò il più grande in tono grave “Fermati a casa nostra. Mia madre avrà pronti per te cibo e bevande. Oh, e perché no, rimani anche per la notte.”

“Ho bisogno di rivedere mio padre prima”

“Oh! Ma lui non è qui adesso!” cinguettò Mercédès, senza allentare la presa su di lui. Ella stringeva la mano ad entrambi, camminando fra i due ragazzi – orgogliosa nel suo passo deciso, le piccole lentiggini sulle spalle abbronzate invisibili al Sole che tramontava, i capelli color del carbone raccolti in una treccia – la stessa con cui lei amava modellare la chioma di Edmond quando quest’ultimoda bambini permetteva ancora ai suoi capelli di crescere. Fernand, a differenza della cugina, sfoggiava un atteggiamento più quieto; lo sguardo sempre schivo e serio, illuminato occasionalmente da un leggero sorriso.

“E dove si trova?” chiese il giovane marinaio, continuando a fissare il catalano. L’ hombre davanti a lui ora era diventato più alto – dovette ammettere – osservando i tratti del viso essersi fatti più maturi ed  il petto più ampio. Era bello, senza ombra di dubbio.

“E’ partito per Avignon, se rimembro correttamente” rispose Mondego, rinnovandogli ancora una volta l’invito a passare la notte da loro, posando con fermezza gli occhi su quelli di Edmond, il quale, inaspettatamente, sentì le guance bruciare.

“Oh, per favore accetta, Edmond! Ci sei mancato così tanto e non possiamo lasciarti da solo! Vieni da noi a narraci i luoghi che hai visitato, le meraviglie che hai visto! Sarà come ascoltare una storia dalle Les milles et une nuit!” le sue preghiere non trovarono fine finché egli non fu costretto ad accettare; facendole battere le mani per la contentezza, mentre Fernand rideva piano vicino a loro.
Edmond era contento, nonostante la stanchezza e la nausea che prepotente lo seguiva ad ogni passo, nonostante sentisse forte la mancanza di suo padre.

 


Quattro ore dopo, l’intera abitazione era caduta nel silenzio del dolce riposo. Edmond venne ospitato nella camera dell’amico  – Madame Mondego aveva insistito che egli si cibasse di qualche boccone, che si ristorasse con acqua pura, e magari uscire per una passeggiata, in modo tale da coricarsi poi a letto  – eppure anche con ciò il ragazzo non riusciva a cadere tra le braccia di Morfeo.

C’era qualcosa che tormentava la sua mente – qualcosa di cui avrebbe voluto parlare, avendo però timore nel menzionarla. Non voleva affrontare la verità, desiderava solo starsene al sicuro, ad ascoltare nel silenzio della stanza il respiro calmo e pesante del compagno, ma allo stesso tempo vorrebbe svegliare Fernand perché è spaventato dai suoi pensieri e  –

“Dormi” la voce del più grande arrivò stanca e roca alle sue orecchie “Smettila di pensare, Edmond, e dormi”

“Non ci riesco” rispose in un sussurro “Mi sei mancato” aggiunse, le parole uscirono dalle sue labbra come un lamento infantile, tentando di soffocare la sensazione di abbandono e lontananza che aveva avvertito per tutto quel lungo viaggio.

Fernand rimase in silenzio per qualche attimo, e nel buio Edmond udì le lenzuola scostarsi ed il letto cigolare per il movimento improvviso, e subito un’ondata di sollievo sommerse il suo cuore. Riusciva a respirare senza affanno ora, spostando il proprio peso di lato per far spazio al giovane.

Appena il più grande s’introdusse sotto le coperte, Edmond si premette contro il suo petto, desiderioso di quella vicinanza, sospirando nuovamente. Fernand allora avvolse le braccia attorno alla vita del marinaio, tenendolo stretto a sé, protetto e confortato mentre le  labbra del maggiore premevano contro la sua fronte e poi sulla guancia bronzea. Una terza volta Edmond si lasciò scappare un sospiro, stavolta di gradimento.

“Sono qui adesso” sussurrò, le palpebre ormai in procinto di chiudersi “Perdonami se sono stato lontano per tutto questo tempo”

“Va bene così” mormorò Fernand “Anch’io sono qui. Dormi ora”

“Non te ne andrai via”  Non era nemmeno una domanda, ma un’assoluta affermazione, eppure egli ugualmente rispose:

“No. Dormi”











Angolo della Traduttrice: A chiunque sia giunto fin qui a leggere, grazie di cuore.
Link alla storia originale: https://monte-cristo-incorrect-quotes.tumblr.com/post/171130690972/your-roommate-is-crushing-on-me-and-my-roommate

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Capitolo 3
*** Be in my Embrace {Capitolo 03} ***


“Abbracciami”

“Cos – ? No! Non te ne serve nessuno di abbraccio, non sei nemmeno giù d’umore!”

“E’ vero, ma…” rispose Edmond con impazienza “abbracciami comunque! Oppure lascia che sia io ad abbracciarti, ne abbiamo bisogno entrambi”

“Non è vero! No, Edmond, va via. Nessuno dei due ne ha bisogno. Siamo adulti ormai, e una simile intimità fisica  non –“

“Oh, oh intimità fisica! “ una voce femminile, ben nota, arrivò gentile, e con una leggera punta d’ironia, dalla stanza accanto “Dove hai imparato un simile linguaggio così formale, Fernand?”

“Dovresti essere già a dormire, Mercédès” le disse di rimando il cugino, ed Edmond non riuscì a trattenersi dal ridacchiare “Da nessuna parte, lo conosco e basta”
“Certo, come no” rispose lei,  sottolineando con esasperazione quelle ultime parole, e Fernand sbuffò infastidito per la sua insolenza. “Intimità fisica…” mormorò ancora una volta, ruotando esasperata gli occhi scuri al suono della voce di Fernand che la intimava a coricarsi nel proprio letto.

Il silenzio tornò ad essere padrone, e con calma il catalano si lasciò di nuovo andare al sonno, anche se conscio che sarà costretto a risvegliarsi nuovamente fra qualche ora, per attendere ai suoi doveri – e fu proprio la voce del marsigliese a ricordarglielo.

“Abbracciami” sussurrò, divertimento e speranza nella parola che esprimeva quella piccola richiesta.

 “No.”

“Per favore…? Mi sei mancato”

“Lo hai già detto, Edmond. Non siamo più bambini, perciò non dovremmo passare tutto il nostro tempo in un modo così infantile”

“Ti prego.”

“Smettila di lamentarti e –  “

“E allora abbracciami!”

Fernand sospirò, frustrato, irritato – eppure compiaciuto. Entrambi sapevano che si sarebbe rassegnato da lì a poco e che, arrendevole, avrebbe accettato di venire soffocato tra le braccia di Edmond, come ogni singola volta, anche dopo la più furiosa delle liti. Nonostante ciò, sotto sotto Fernand ci godeva  nel farlo aspettare e penare. Perciò rimase in silenzio per qualche attimo, disteso sul proprio letto, per poi sbuffare sonoramente.

Mercédès, nell’altra stanza, sogghignò, mentre Edmond, pieno d’entusiasmo, si gettò nel giaciglio accanto al proprio, da lui, mozzandogli il respiro, ma facendolo anche ridere debolmente, abbracciando con trasporto il giovane marinaio e tenendolo stretto contro il proprio petto.

“Visto?” disse quest’ultimo “non è forse piacevole?”

“Per niente, sei sudato ed appiccicoso. Non mi piace affatto”

“Stai spudoratamente mentendo” ribatté ancora Mercédès “eri solito abbracciarci ogni momento possibile quando eravamo bambini”

“Esatto, da bambini” Schioccò la lingua “E mi pare che non lo siamo più, o sbaglio?”

“Oh taci, per favore!” replicò la ragazza, parole seguite per un breve istante da un leggero fruscio ed un rumore di passi, che facevan coro alle risate di Edmond soffocate sul collo del più grande; improvvisamente la porta si spalancò, rivelando Mercédès sulla soglia, i pugni chiusi posati sui fianchi magri.

“Oh no” replicò Fernand.

“Oh sì” disse invece Edmond, aprendo le braccia come un caloroso invito, sorridendole e ricevendone di rimando uno altrettanto complice.

Ora quel piccolo letto era occupato da tre di loro, con Fernand in mezzo – ridendo e sogghignando, mentre il ragazzo più grande, a finto malincuore, li teneva a sé.










Angolo della Traduttrice: A chiunque sia giunto fin qui a leggere, grazie di cuore.
Link alla storia originale: https://monte-cristo-incorrect-quotes.tumblr.com/post/171600567177/ok-but-what-about-a-what-if-where-edmond-dant%C3%A8s
Non immaginate il divertimento nel tradurre questa raccolta, è dolce e allo stesso tempo divertente ;) Anche se si tratta di una storia molto più semplice rispetto ai canoni originali del libro, in qualche modo riesce a lasciare il segno per come è scritta, vero?
Also, grumpy Fernand can be very adorable.
Nato dal prompt: {Ok, but what about a What if? where Edmond Dantès is a thirsty-for-hugs person and Fernand is like “bro, we are already grown up people, isn’t this too childish for us?” but he failed miserably bc it can’t help with Edmond and at the end the sailor wins for being hugged/to hug. Anyway, Mercédès doesn’t even try to say no to him, she likes hugs as well. Mondego, you can’t escape from that, just give up and let these two hug you.}

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Capitolo 4
*** Ai catalani {Capitolo 04 - Bonus Chapter/Prequel} ***


Da diverse generazioni la famiglia Mondego e gli Herrera tramandavano ai loro discendenti un stretto rapporto di amicizia e rispetto reciproco. Vista quella vicinanza, non ci fu da sorprendersi quando un matrimonio nacque tra i due cognomi, tra Luz, figlia dei Mondego, ed Hector, un esponente degli Herrera. Il fratello di lei, Alfonso, sposò invece una donna proveniente da un’altra famiglia, che portava il nome di  Soledad, la quale non molto tempo dopo diede alla luce un bambino.

Entrambe le famiglie abitavano a Marsiglia da molto tempo ormai, perciò ella pensò che dare al figlio un nome di pronuncia francese, come Fernand, lo avrebbe facilitato nel fare amicizia tra i bambini del paese, inconsapevole che un nome non potrebbe mai sradicare da solo le proprie origini.

Così suo figlio passò i primi tre anni della propria vita in solitudine. Non era sua vera intenzione mostrarsi  imbronciato, timido e costantemente irritato, forse avrebbe potuto farsi alcuni amici, ma spronarlo a uscire e giocare risultava come uno sforzo inutile.
Il piccolo era molto legato ai propri genitori, molto più della maggior parte dei suoi coetanei. Forse era quell’affetto nei confronti di sua madre che, in seguito, lo avrebbe portato a fare tutto il possibile per provvedere ai suoi bisogni e a far crescere in lui un forte senso di onore verso la famiglia.

E poi un lieto giorno la piccola e dolce Mercédès Herrera nacque e Fernand finalmente smise di isolarsi nel proprio mondo, cancellando anche il broncio che era solito dipingere le sue labbra. Dapprima si avvicinò alla neonata con cautela, probabilmente intimorito da Hector, uomo dallo sguardo severo e dai gesti spesso privi d’affetto. La dolce Luz allora propose al bambino di tentare e prendere il braccio la nascitura, e dopo quel giorno, non ne passò uno in cui Fernand non andasse in quella casa, anche solo per un minuto, per baciare le guance soffici di Mercédès e sentirla ridere per il gesto.

Quando Alfonso Mondego morì, nessuno poteva provvedere alla salute della moglie o del figlio, se non dopo qualche tempo Luz e suo marito Hector. Soledad andò a vivere con loro, aiutando la cognata nella cura della casa e lasciando i due bambini giocare per conto loro.

Quando Mercédès ebbe due anni, si unì alle loro scappatelle (che più che tali consistevano semplicemente nell’occupare il piccolo giardino che sorgeva dietro la loro casa) un bambino di Marsiglia, che conquistò presto le due famiglie col suo sorriso luminoso e l’atteggiamento solare. Non seppero mai perché quella volta egli scelse proprio i due catalani come compagnia, però fu sincero, gentile, ed il padre, Louis Dantès, era un uomo di tutto rispetto, perciò padre e figlio furono presto accolti, all’inizio con un po’ di titubanza ma subito dopo come membri della famiglia.

Il bambino si chiamava Edmond, e Mercédès crebbe amandolo con tutto il cuore.
Lo stesso fu per Fernand, per la felicità di Luz.








Angolo della Traduttrice: A chiunque sia giunto fin qui a leggere, grazie di cuore.
Link alla storia originale: https://monte-cristo-incorrect-quotes.tumblr.com/post/170538738642/maybe-something-about-fernands-parents-or
I nomi usati in questo racconto per i coniugi Herrera e Mondego non sono canonici, poiché nel libro non vengono mai menzionati, così come il loro aspetto.
Per chi è sconosciuto ad alcune delle dinamiche del libro, è doveroso spiegare che esso è ambientato principalmente in Francia e all’inizio veniamo catapultati proprio nella città portuale di Marsiglia, in cui si svolge l’inizio della storia. Vicino al paese, viene accennato fin da subito, vi sorge un villaggio catalano fondato secoli prima da dei coloni provenienti dalla Spagna. Proprio in esso, chiamato Las Catalans (Tradotto nella versione italiana come “Ai Catalani”, da qui il nome del capitolo), vi nacquero Fernand e Mercédès. Le persone residenti al villaggio non si mischiavano troppo coi marsigliesi (ecco spiegata la titubanza iniziale delle due famiglie ad accogliere i Dantès, due francesi, in casa loro; oppure la loro sorpresa nel vedere che un bambino di Marsiglia aveva scelto due catalani come compagni di gioco), sposandosi quasi ed esclusivamente solo fra loro per conservare le tradizioni, il sangue e le radici della loro terra d’origine, arrivando ad unirsi in matrimonio e in amore anche fra cugini.  Nella realtà del romanzo infatti Fernand e Mercédès si sposeranno e avranno anche un figlio, Albèrt. Vorrei comunque evitare di leggere commenti (se mai ci saranno) offensivi e discriminatori sull’incesto, in quanto al tempo c’erano delle ragioni dietro a questo gesto ed un commento pieno solamente di odio e basta mi sembra abbastanza inutile. Si può anche non essere d’accordo (io un po' per via delle conseguenze che può avere un possibile figlio di due consanguinei, ma se si tratta di amarsi e basta non ne faccio troppo uno scandalo ahahah), ma non essere volgari ed incivili. Grazie per la comprensione.

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