Il principe sulla fetta di bacon

di greyscale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 : OLIVIO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 : SOFIA ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 : OLIVIO ***


Una dozzina di camicie viaggiano come pendolari tra l'armadio e la lavanderia dell'isolato. Stipate in sacchetti, strapazzate dal luna park della centrifuga, stirate, portate a spalla come bandiere, nell'armadio e di nuovo in giro. Le giacche fanno i turni mezze storte sugli attaccapanni. Beige da topo di biblioteca che si è perso in un morlacco di storie. Blu notte per le giornate eleganti. Carta da zucchero per il miele di corbezzolo di un'estate ormai quasi fuggita.

Nelle giornate di brezza e di sole Olivio avvolge un fazzoletto al collo e inforca i suoi vecchi Ray-Ban. La suola bianca dei suoi mocassini blu sembra calcare la passerella di una barca senza porticciolo né meta. Il mare è da qualche parte, a due ore di autostrada.

Olivio infila la chiave nella serratura rumorosa come quella di una torre. Alle 18.00 in punto rimette il naso tra i muri bianchi del suo bilocale in affitto. Colonia di contenitori e lattine è il suo frigorifero, il comparto del ghiaccio stipato di piatti pronti. Di una donna non un fiato, ma il sospiro. Discreto, ma pertinace, come il battito del cuore, o della goccia di Chopin.

L'amplificatore in sala e le eleganti casse color ciliegio sono più di un polveroso status symbol. I suoi transistor caldi e generosi danno carne a serie tv di dubbia qualità e a qualche B-movie. Ma ogni tanto hanno l’onore di suonare della grande musica.

Clic. Gold und Silber di Franz Lehár. Musica per un ballo, di quelli con pulzelle di seta in bianco e uomini-pinguino. Il timpano baldanzoso batte rotondo nel subwoofer. Gonne di schiuma del mare volteggiano sulla conchiglie di Citera. Tintinna, sussurra suadente l’alta frequenza e infrange la banalità del suono.

Delizioso languore. O forse è solo la mantecatura del risotto ai porcini. Un-due-tre, il cucchiaio di silicone danza come un principe tra i chicchi del Carnaroli. Olivio si fa spazio sul tavolo tra libri e carte alla rinfusa, mette le posate in scena sulla tovaglietta americana nera e si improvvisa esigente gourmet.

L'appetito pareggia con l'autocritica, il cuoco con Cenerentola. A fine partita la casseruola rotondetta galleggia tra le bollicine del detersivo. La musica riempie la stanza, ma nessun amplificatore ha saputo trasformarla in una rimessa per la zucca a quattro ruote.

Una delle cose belle di lavorare in una biblioteca è stare in mezzo ai libri. Sai che scoperta. Ma se per spoilerare una storia basta internet, alcune sorprese sono squisitamente analogiche. Il biglietto del bus del lontano 1994 appena timbrato e ibernato nelle pagine ingiallite di un bestseller di Belva Plain. Mille lire con l'effigie policroma di Maria Montessori dimenticate in una pagina a caso. Labbra stampate nel lipgloss rosa pallidissimo sulla quarta di copertina de La guerra dei cioccolatini. Chissà, poi, se le era piaciuto.

Argomento degno di nota, poi, è la vita sociale. Altro che Formentera e Lovoo: la nuova frontiera sibila tra i tavoli e fa capolino silente tra gli scaffali. Il neo-Casanova conosce la Classificazione Dewey e gioca la sua battaglia navale sulle classi migliori:

000 Generalità – vecchie enciclopedie
100 Filosofia – studentesse e aspiranti psicologhe
200 Religione – posti liberi
300 Scienze sociali – universitarie, alternative
400 Linguistica – studentesse che traducono le versioni
500-600 Scienze pure e applicate – posti liberi, qualche nerd
700 Arte – tante ragazze (libroni belli!)
800 Letteratura – studentesse che copiano le versioni dai classici tradotti
900 Geografia e Storia – c’è di tutto ed è sempre pieno
NARRATIVA – potterhead, lettrici forti
GIORNALI – vecchietti
CAFFETTERIA – cazzeggio e volantini delle feste

Olivio, maggiordomo e navigatore, si aggira sornione col carrello del bibliotecario tra i tavoli schivando i fili tesi dei laptop in carica. Lui la sa lunga e per cenni invita a più miti bisbigli.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 : SOFIA ***


Olivio siede su uno sgabello sbilenco quando Sofia arriva. Alzatosi le va incontro, il passo felpato di noia. Lei ha dei meravigliosi capelli castani, lunghi e lisci sulla schiena vestita di una morbida giacchetta antracite. La guarda un istante, prende la cartellina e lei lo segue su per le scale.

Ciao, come stai?
Bene, grazie – risponde – e lei?
Olivio è interdetto. Avrebbe preferito che quel lei glielo avesse detto uno sconosciuto per strada o il cassiere al supermercato, dove lo prendevano per un ragazzo cresciuto.
Lei è un cippo degno del confine elvetico.
Poco convinto risponde: ti-prego-dammi-del-tu.
Sofia annuisce un secondo.
Prego, continua aprendole la porta.

L’ufficio di Olivio è appartato dalla sala e ha una scrivania un po’ spoglia, sebbene sia sovraccarica di un grande schermo LCD, il telefono e un anfiteatro di carte e cancelleria. Nessuna tazza con un meme o una battuta idiota. Né c’è nemmeno la solita piantina triste. Solo pratiche e un bicchierino accartocciato dimenticato da qualche pausa caffè.
Prego, accomodati pure.
Sofia poggia la giacca sulla spalliera e si siede un po’ in punta.
Olivio le sorride senza esagerare. Le appenderebbe la giacca sull’attaccapanni se non fosse esagerato. Prende con calma la cartellina con la pratica e la apre.
Dunque, Sofia, 19 anni, hai finito la quarta. Psicopedagogico, è corretto?
Sì.
Lo sa. Ha programmato ogni attività pensando al suo percorso e dopo aver chiesto informazioni a un’amica insegnante.
Olivio ama i convenevoli. Si aggiusta il colletto della camicia piquet e le porge una Bic blu mezza scarica.

Onciale postmoderna, leggermente inclinata a destra, primo quarto del secolo XXI. Sofia firma con lettere morbide come palloncini, chiare e un po’ naif di chi non ha sottoscritto che biglietti di auguri e missive amorose. Sempre che ancora si usino.
Ha deciso di stare due mesi per un tirocinio estivo. Trecento ore e una po’ d’aria nuova in cambio di tre righe su un resumé mezza pagina Arial 14.
Grazie.
Con delicatezza Olivio riprende la penna.
(Scusa per averti fatta venire qui. Potevi andare al mare. Almeno tu.)

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