Un amore spezzato

di Lady Atena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di scuola. ***
Capitolo 2: *** La Prom Queen. ***
Capitolo 3: *** Innamorarsi ***
Capitolo 4: *** Questione di abbracci ***
Capitolo 5: *** Litigi ***
Capitolo 6: *** Al telefono. ***
Capitolo 7: *** Il bacio con Mochida. ***
Capitolo 8: *** Chiarimenti ***
Capitolo 9: *** Essere normali. ***
Capitolo 10: *** L'agenda ***
Capitolo 11: *** La caduta ***
Capitolo 12: *** Mai più insieme ***
Capitolo 13: *** Una pena da scontare. ***
Capitolo 14: *** Ricordi confusi ***



Capitolo 1
*** Primo giorno di scuola. ***


Un quieto sole primaverile splendeva nel cielo, l’odore di ciliegi riempiva l’aria della cittadina di Namimori, e petali dei fiori fluttuavano nell’aria.
Kyoko avanzava lungo il vialetto, circondato da membri del Comitato Disciplinare in divisa nera, camminando accanto ad Hana.
“Sono così felice di fare le medie con te!” esclamò Kyoko.
Hana le sorrise appena, la borsa della scuola gettata sulla spalla.
“Quello che mi preoccupa è quel Hibari”, disse, “ho sentito da alcune senpai del secondo che è terribile”.
Kyoko lanciò uno sguardo al cancello, dove Kyoya squadrava con fare attento tutti quelli che varcavano la soglia del giardino della scuola. Kyoko mugugnò un assenso, sospirando.
Nii-chan dice che è violento all’estremo se qualcuno infrange le regole”.
La campanella risuonò, i ragazzi più grandi si affrettarono lungo le scale e Hana fece cenno a Kyoko di seguirla con il capo.
“Meglio non sperimentare!”.
Kyoko annuì, le corse dietro e sentì un forte tonfo alle sue spalle. Si fermò sul terzo gradino della scalinata prima della porta, si voltò e spalancò gli occhi. Un giovane dai capelli neri stava a un passo da dove il tonfa di Kyoya aveva lasciato un solco sul viale.
Molti ragazzi e ragazze si erano fermati a guardare, il vociferare degli studenti le arrivava confuso alle orecchie.
“Quello è Yamamoto”, fece Hana, dal gradino sopra Kyoko, “alle volte è venuto a consegnare il bento a mio padre, ordiniamo sempre dal locale di suo padre”.
Kyoko si sporse per guardare, il giovane Yamamoto teneva le labbra sporte e guardava il buco sul vialetto con la fronte aggrottata.
“Ehi!”, esclamò Yamamoto, “potevi fare male a qualcuno!”.
Kyoya sollevò lentamente il capo con gli occhi socchiusi, più di uno studente si coprì gli occhi e molti trattennero il fiato. I membri del Comitato Disciplinare erano radunati tutti a ventaglio attorno a Hibari.
“Carnivoro”, sibilò Kyoya, “sei in ritardo. Verrai morso a morte”.
Yamamoto portò le mani dietro la testa con un ampio sorriso sul volto.
“Non è colpa mia! Un ragazzino è stato investito da un camion a due strade da qui, e ho dovuto aspettare l’ambulanza!” esclamò.
Kyoya aggrottò la fronte, guardò verso uno dei componenti del Comitato Disciplinare.
“Tetsuya?” chiese.
Tetsuya si chinò verso di lui, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Kyoya assottigliò le labbra, rinfoderò i tonfa e si fece da parte.
“A quanto pare hai detto la verità. Sei giustificato” disse.
Molti ragazzi fischiarono ammirati, alcune ragazze emisero degli strilletti e più di uno rise. Yamamoto sorrise ampiamente, fece un inchino.
“Grazie mille, Principe di Namimori!” esclamò.
Entrò, corse lungo il viale e superò Kyoko saltando i gradini, entrando nella scuola. Kyoko lo seguì con lo sguardo, arrossì e sorrise.
“È davvero carino” mormorò.
Hana inarcò un sopracciglio, grugnì e la prese sottobraccio.
“È un babbuino, come tutti gli uomini” borbottò.
Kyoko rise, le due entrarono insieme agli altri studenti.

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Capitolo 2
*** La Prom Queen. ***


La campanella che segnava la ricreazione risuonò nei corridoi, che immediatamente si riempirono di giovani studenti intenti a chiacchierare ad alta voce tra loro. Kyoko corse nel corridoio, superando Hana.
“Kyoko!” chiamò Hana.
Kyoko corse tra i giovani nel corridoio, raggiunse gli armadietti, dove Yamamoto era circondato da un gruppetto di ragazzi del secondo anno.
“Y-Yamamoto-san!” chiamò.
Yamamoto si voltò verso di lei, la guardò dal basso verso l’alto battendo le palpebre e le sorrise.
“Ah! La sorella di Sasagawa!”.
Kyoko sobbalzò, incassando il capo tra le spalle, e arrossì sotto lo sguardo del gruppetto che circondava Yamamoto. Deglutì, accennando un sorriso dolce.
“Conosci nii-san?”, chiese, “alle volte può essere molto estremo, mi dispiace se ti ha dato problemi”.
Yamamoto negò, con un ampio sorriso sul volto.
“Nah! Ci siamo incontrati qualche settimana prima della scuola perché volevo entrare nel club di boxe, e ogni tanto lo incrocio quando faccio la corsa mattutina, ma mi è parso simpatico!”.
Uno dei ragazzi rise, passandosi la mano tra i capelli neri spettinati.
“Mi meraviglia che Sasagawa ne sia uscito intero, Boss!”.
Kyoko alzò la guardia, socchiuse gli occhi marroni e avanzò, a labbra strette.
Nii-san è il miglior combattente di boxe del mondo!”, ringhiò, “se dici di nuovo una cosa del genere, ti metterò al tappeto io!”.
Il ragazzo guardò Kyoko, passò la spada di kendo che teneva in mano da una spalla all’altra e sogghignò.
Fiorellino, non credo riusciresti a –”.
Un destro lo colpì in bocca, facendolo cadere ai piedi di un altro del gruppo, che sbiancò.
“Capitano!” strillò.
Yamamoto scoppiò a ridere, tirò su l’amico e si mise tra lui e Kyoko.
Mah, mah, non serve litigare. Se la Prom Queen dice che suo fratello è il migliore, noi le crediamo!”.
Guardò l’amico, gli sorrise ampiamente ad occhi chiusi.
“No, Mochida-senpai?”.
Mochida si massaggiò il mento, annuì e sbuffò.
“Sì, Boss” borbottò.
Kyoko abbassò la guardia, sorrise e intrecciò le mani sulla corta gonna della divisa scolastica.
“Meno male! Odio combattere fuori dal ring!”.
Yamamoto si girò, fece un inchino socchiudendo gli occhi castani.
“Io sono Yamamoto Takeshi, e intendo diventare il Capitano del club di baseball!”, esclamò, “e tu?”.
Kyoko arrossì, abbassò il capo facendo oscillare i capelli castano chiaro attorno al volto.
“Sasagawa Kyoko”, disse, “voglio fare la cheerleader”.
“Con quel destro?!” sbottò Mochida.
Kyoko mugugnò con gli occhi puntati sulle proprie scarpe, Yamamoto sorrise e le sollevò il capo con gentilezza.
“Sarai una Prom Queen perfetta” promise.

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Capitolo 3
*** Innamorarsi ***


Un fresco vento primaverile faceva ondeggiare gli alberi e l’erba del giardino della scuola. Kyoko era seduta all’ombra di un albero, accanto ad Hana e un altro gruppo di ragazzine. I bento di fronte a loro erano mezzi vuoti, l’erba su cui stavano piena di briciole e frammenti di riso e salse.
“È una settimana che ad ogni ricreazione e dopo scuola corri da Yamamoto”, fece Hana, “non ti sarai presa una cotta?!”.
Kyoko arrossì, nascondendo il capo dietro un onigiri. Un’altra ragazzina rise frivola, passandosi la mano tra i capelli biondi.
“Ti capisco, Kyoko-chan!”, esclamò, “è un figo assurdo!”.
Una giovane con gli occhiali deglutì arrossendo, mandò giù un po’ di acqua e incassò il capo tra le spalle.
“È anche intelligente. Ha superato nei voti anche quelli di terza media”.
Un’altra dai capelli castani sbuffò, stendendo le gambe sull’erba.
“Chissenefrega se è bello e intelligente! Ha sfidato Hibari-san ed è vivo! Per me è un eroe!”.
Hana digrignò i denti, si passò la mano tra i capelli mossi e morse un pezzo di hosomaki.
“Bah”, borbottò, mentre masticava, “è un pericolo, ve lo dico io!”.
Kyoko negò, mettendosi seduta sulle ginocchia.
“Non è vero”, disse, “aiuta il padre con le consegne del negozio, ed è sempre gentile con tutti”.
La giovane bionda annuì, prendendo del sashimi dal proprio bento.
“Questo è vero”, fece, “quello sfigato di Ichiro è a casa da due giorni con il raffreddore e lui gli ha portato i compiti, anche se nessuno voleva farlo”.
Quella con gli occhiali deglutì ancora, spingendoseli sul naso.
“Esce con quelli di secondo, anche con quel ragazzo grasso da morire”.
La castana sorrise ampiamente, prendendo una bottiglia d’acqua.
“Insomma. Bello, intelligente, gentile, coraggioso …”, elencò, “ditemi un pregio che non ha!”.
Hana roteò gli occhi, pulendosi le mani con una pezzetta.
“La modestia” borbottò.
Kyoko ridacchiò, chiudendo il proprio bento.
“Non è lui a vantarsi, sono gli altri che lo idolatrano” la corresse.
Hana grugnì, mise quel che restava del suo pranzo in borsa e si alzò in piedi.
“Bah. Secondo me uno così perfetto deve essere come minimo un serial killer, in segreto”.
La bionda sorrise, ripose nella scatola del suo pranzo i fazzolettini e i contenitori delle salse vuoti.
“Sarebbe anche meglio”.
Kyoko scosse il capo, si alzò e si sporse sulle punte, intravedendo Yamamoto e il suo gruppetto uscire verso il giardino. Mise tutte le sue cose in borsa, la strinse in spalla.
“Voi parlate, io vado da lui!”.
Hana aprì la bocca per protestare, ma Kyoko era già corsa via sorridendo con le guance rosse.

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Capitolo 4
*** Questione di abbracci ***


Il tramonto tingeva di rosso le strade di Namimori, i lampioni si accendevano lentamente lungo la via. Kyoko sorrideva appena, stringendo la cartella, camminando di fianco a Yamamoto, che teneva la propria sulla spalla, mentre nell’altra mano faceva roteare la mazza da baseball.
“Sono stato promosso Capitano!”, annunciò, “ci ho mezzo ben tre mesi, ma ne è valsa la pena!”.
Kyoko si tolse una ciocca castana dal viso, le guance rosse.
“Non è un risultato da poco”, disse, “nii-san impiegò sei mesi per farsi nominare Capitano del club di kendo, e quando ne uscì ci volle addirittura un anno prima che diventasse Capitano del club di boxe!”.
Yamamoto mugugnò, sporgendo le labbra.
“Oh? Che strano! Mochida-senpai è stato nominato Capitano due settimane prima di me!”.
Kyoko sgranò gli occhi spalancando la bocca.
“Dev’essere bravissimo, nel kendo!”.
Yamamoto ridacchiò, strinse il manico della mazza a mo’ di spada e finse un affondo.
“Immagino non sia diverso dal baseball, alla fine!”.
Kyoko rise, scosse il capo e si morse il labbro.
“Sarebbe come paragonare la boxe alla kick boxing! Non c’entrano niente, Yamamoto-san!”.
Yamamoto scrollò le spalle con un sorriso, gli occhi chiusi.
“Beh! Non ne capisco niente io di spada!”.
Sporse le labbra sollevando gli occhi al cielo arancione, dove piccole nuvole volteggiavano attorno al sole.
“Anche se in realtà Mochida-senpai non mi ha mai battuto in niente!”.
Kyoko lo guardò battendo incuriosita le palpebre, le ciglia le fremevano e sentiva le guance scottare.
“Lo conosci da tanto?”.
Yamamoto annuì, sorridendo ampiamente.
“Dall’asilo! Ha questo vizio di abbracciare le persone senza avvisare!”.
Kyoko ridacchiò, si morse il labbro coperto da un leggero lucidalabbra.
“Non ti piacciono gli abbracci?”.
Yamamoto mugugnò, si ticchettò la mazza da baseball sulla spalla.
“Diciamo che mi piace più darli, che riceverli!”.
Kyoko deglutì, prese fiato e gli si mise davanti.
“Puoi abbracciare me!”.
Yamamoto la guardò, batté le palpebre e sorrise. Lasciò cadere la mazza e la borsa, la abbracciò e la strinse al petto bollente.
“La mia coraggiosa Prom Queen” sussurrò.

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Capitolo 5
*** Litigi ***


Sedute al tavolo della pasticceria, Kyoko e Hana stavano dividendo una torta alla panna.
“Ci siamo fidanzati” annunciò Kyoko, con un sorriso raggiante sul volto.
Hana sputò l’aranciata che stava bevendo, sbatté il bicchiere sul tavolo e la guardò stupita.
“Tu e Yamamoto?!”.
Kyoko abbassò il capo, gli occhi liquidi, mentre con la forchetta schiacciava un po’ di torta nel piatto.
“Pensavo che la mia migliore amica sarebbe stata contenta per me”, protestò, “già nii-san si è arrabbiato, perché dice che Yamamoto-san è estremamente sospetto come tipo”.
Hana grugnì, sistemandosi una ciocca mossa dietro l’orecchio.
“Beh, per una volta quel baka ha ragione”, dichiarò, “Yamamoto è pericoloso. Non hai sentito cos’ha detto Kurina-chan?”.
Kyoko sollevò lo sguardo, negò con il capo e Hana sospirò.
“Pare sia stato a letto con lei e poi quando ormai Kurina-chan era cotta, lui l’abbia lasciata”, si morse il labbro, “Kurina-chan si è gettata dalla finestra di camera sua”.
Kyoko sgranò gli occhi, lasciò cadere la forchetta e si alzò in piedi di scatto.
“Non osare insinuare che il mio ragazzo farebbe cose così orribili!”, strillò, facendo girare alcune persone nella pasticceria, “Yamamoto-san è la persona più gentile e protettiva del mondo, e non è stato con nessun altra!”.
Hana strinse le labbra abbassando il capo.
< Kurina-chan non è stata l’unica, ma come posso dirtelo, se già hai reagito così male? > si chiese.
Kyoko prese la borsa, sbatté sul tavolo dei soldi e se ne andò.

 

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Capitolo 6
*** Al telefono. ***


Stesa sul letto di camera sua, con il telefono all’orecchio, Kyoko singhiozzava copiosamente.
“E … e poi anche … anche Hiroko-chan ha detto … ha detto …”.
Yamamoto, dall’altro capo del telefono, sospirò.
“Io … so di non averlo fatto, ma … mi sento in colpa comunque” ammise.
Kyoko si asciugò delle lacrime con un fazzoletto, tirando le coperte a fiorellini sopra la testa.
“Non devi … devi sentirti in colpa”, tirò su con il naso, “se sono solo voci”.
Yamamoto mugugnò un assenso.
“Lo so, ma … è come fossi stato io …”.
Sospirò di nuovo.
“Forse dovrei andare a trovarle. Fare qualcosa per loro”.
Kyoko annuì, deglutì ricacciando indietro altre lacrime.
“Dovresti andarci … anche solo per dirgli che … che non sei stato tu”.
Kyoko sentiva il respiro di Yamamoto, mentre lui restava in silenzio. La ragazza sospirò, si umettò le labbra.
“Takeshi … non è colpa tua”.
“Mnh” fece Yamamoto.
Kyoko si rannicchiò, stringendo forte il telefono contro l’orecchio, il volto umido.
“A-alcune volte eri con me … mentre si dice che eri con loro”.
“Lo so”.
Kyoko sorrise appena, chiudendo gli occhi.
“Io lo so che non sei stato tu”.
Yamamoto sospirò.
“Credo tu sia l’unica, Prom Queen”.

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Capitolo 7
*** Il bacio con Mochida. ***


“Boss!” urlò Mochida.
Yamamoto si voltò verso di lui, fermandosi nel mezzo della strada, di fianco ad un giardinetto dove alcuni bambini giocavano sorvegliati dai genitori. Mochida corse fino a Yamamoto, gli cadde in ginocchio ai piedi e abbassò il capo toccando terra con la fronte.
“Giuro che non l’ho toccata io, la tua Prom Queen!” strillò.
Yamamoto sgranò gli occhi, si mise in ginocchio e guardò Mochida.
“Cosa? Che è successo a Kyoko?”.
Mochida sollevò il capo, gli occhi neri dilatati.
“Eh?”.
Yamamoto infilò la mano in tasca, tirò fuori il cellulare e Mochida sgranò gli occhi, gli prese il polso tremando appena.
“No, Boss!”, strillò, “non è vero niente! Non sono stato io!”.
Yamamoto lo guardò, guardò il cellulare e notò dei messaggi. Strinse le labbra, assottigliò gli occhi castani, che scintillarono di rosso.
“Kensuke. Cos’è successo?” chiese.
Mochida trattenne il fiato, in ginocchio sulla strada.
“Dicono che ho baciato la tua Prom Queen!”, esclamò, “cioè, lei lo ha detto! Ma io non la toccherei mai! È roba tua!”.
Yamamoto strinse il cellulare, lo sentì scricchiolare e allentò di scatto la presa. Prese un respiro profondo, nuvole nere si stavano radunando all’orizzonte. Takeshi si alzò, deglutì e prese qualche altro respiro, calmando il battito.
“Ti credo”, decise, “ma Kyoko non è roba di nessuno”.
Mochida sorrise ampiamente, si inchinò di nuovo.
“Grazie, Boss!”.
Yamamoto sospirò, alzò gli occhi al cielo e strinse le labbra.
< Forse mio padre ha ragione. Il mondo, fuori dalle mura di casa, non vuole altro che distruggerti > pensò.

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Capitolo 8
*** Chiarimenti ***


Seduti su una panchina nel parco, Kyoko teneva la mano di Takeshi, che le sorrideva appena. Kyoko arrossì, sfiorandosi le labbra.
“Quindi … era una sorta di falso?”.
Takeshi annuì, le mise due dita sulle labbra e socchiuse gli occhi.
“So che può sembrarti assurdo, ma … ti giuro che Mochida-senpai preferirebbe la peggiore morte a toccare te”.
Kyoko ridacchiò guardandolo di sottecchi, gli strinse la mano sentendo i calli di Takeshi sotto le dita sottili.
“Credo che con te sia lo stesso, vero?”.
Takeshi rise forte, scosse il capo e lo piegò, con gli occhi chiusi.
“Io non uccido, Prom Queen!”, esclamò, “se lo facessi, ferirei un sacco di persone a cui tengo!”.
La guardò, le poggiò la mano sulla guancia.
“Compresa te”.
Kyoko negò, mise la propria mano su quella di Takeshi.
“Non mi faresti paura lo stesso”, assicurò, “avresti ucciso per difendere qualcuno, conoscendoti”.
Takeshi abbassò il capo, osservando fisso le assi della panchina di legno.
< Mi fa quasi credere che tutte le colpe che sento non mi appartengano davvero >, pensò, < e che forse potrei avere qualcosa. Essere qualcuno davvero >.
Kyoko lo guardò, batté le palpebre e si sporse verso di lui.
“Takeshi. Io sono una cheerleader che potrebbe partecipare ai pesi piuma di boxe domani stesso”, disse, “non vedo perché tu non dovresti essere un giocatore di baseball serial killer, o perché non potrebbe esserci un falso Mochida che cerca di baciarmi”.
Takeshi sollevò lo sguardo, le sorrise e le poggiò un bacio a fior di labbra.
“Mi dispiace solo mi abbia battuto sul tempo”.
Kyoko sorrise appena, arrossì e gli prese le mani.
“Avrai altri primati” promise.

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Capitolo 9
*** Essere normali. ***


Dietro al bancone del Taki Sushi, Tsuyoshi affettava con maestria del pesce, facendo volteggiare i coltelli in aria. Takeshi si teneva a distanza, sulla porta.
“Sono quasi sei mesi che sto con la Prom Queen”, disse, “forse potrei presentartela”.
Tsuyoshi sorrise, mentre i filetti perfettamente tagliati si andavano ad allineare sul tavolo da lavoro.
“Non mi hai ancora detto il nome”, fece notare, “e comunque mi pare non sia di lei che scrivi sui tuoi quaderni”.
Takeshi ridacchiò, passandosi la mano tra i capelli.
“Ah. Quello di cui scrivo è Sawada”, disse, “a quanto pare è il ragazzo per cui ho chiamato l’ambulanza il primo giorno di scuola, ma lui non se lo ricorda”.
Si infilò le scarpe, ticchettando contro il legno per assicurarsi fossero infilate.
“Ultimamente, c’è uno strano tizio che lo spia e gli fa le foto”, continuò, “è un hitman di basso livello, e un mafioso italiano”.
I coltelli caddero dalle mani di Tsuyoshi, l’uomo era in terra con diversi tagli sulle mani. Takeshi sgranò gli occhi, corse verso il retro del bancone e s’inginocchiò.
“Papà?!”.
Tsuyoshi si massaggiò la testa coperta dalla bandana bianca, sollevò gli occhi e li socchiuse.
“Quante volte ti ho detto di non parlare di quelle cose con tanta leggerezza?” chiese.
Takeshi gonfiò le guance, sbuffò e annuì. Aiutò il padre a rialzarsi, si chinò e prese da sotto il bancone una cassetta del pronto soccorso, mettendola sul tavolo da lavoro.
“Va bene, va bene! Cerca solo di non farti male ogni volta!”.
Tsuyoshi scosse il capo, prendendo a disinfettare e fasciare le ferite sanguinanti. Sospirò, diede un buffetto al figlio.
“Sei un bravo ragazzo, Takeshi, ma devi cercare di –”.
“– Essere normale. Lo so”.
Tsuyoshi annuì, Takeshi squadrò le ferite fasciate, ne sistemò una e annuì soddisfatto. Mise a posto la cassetta del pronto soccorso, raccolse i coltelli, li mise sul tavolo e corse verso la porta.
“Ora vado, o la Prom Queen mi sgriderà!”.
Tsuyoshi afferrò un coltello, lo agitò in segno di saluto e Takeshi uscì, facendo sbattere la porta scorrevole dietro di sé.

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Capitolo 10
*** L'agenda ***


Lungo la strada di casa, Kyoko teneva stretta la cartella contro la gonna, camminando di fianco a Takeshi.
“Io e Hana abbiamo fatto pace, alla fine”, disse, “anche se a lei non piace questa storia che tu venga visto tradirmi, o che io venga vista baciare Mochida-senpai”.
Sospirò, abbassando il capo.
“Non ho il coraggio di dirle dei falsi, non mi crederebbe”.
Takeshi le sorrise, la cartella su una spalla.
“Certo che ti crederebbe!”, esclamò, “sono certo che ha sentito cose più assurde!”.
Kyoko mugugnò poco convinta, e Takeshi ridacchiò.
“Beh, comunque, ho segnato tutti i dati che abbiamo raccolto nella mia agenda, e vedrai che riusciremo a farli smettere!”.
Kyoko sollevò il capo con un sorriso, annuì decisa.
“Siamo fortunati che tua madre avesse già così tanti appunti!”.
Takeshi si passò una mano tra i capelli, sospirò sollevando il capo al cielo.
“Mamma era grandiosa”, ammise, “poi sono successe un sacco di cose strane. Molte le ho già risolte, e scritte in un altro quaderno, ma di molte mi mancano i dati o comunque anche se le ho già risolte non conosco le persone a cui dire le soluzioni”.
Kyoko ridacchiò, si sistemò i capelli castani chiari e lo guardò divertita.
“È strano risolvere dei problemi per sconosciuti” disse.
Takeshi scrollò le spalle, la cartella ondeggiava dietro di lui.
“Beh, a me non dispiace. La pioggia perfetta, la perla nera e altri sembrano simpatici”.
Kyoko arrossì, allungò una mano verso di lui e Takeshi gliela strinse. Kyoko sorrise dolce.
“Non crederò mai che una persona che risolve i problemi di perfetti sconosciuti possa fare quelle cose crudeli a delle ragazzine” disse.
Takeshi arrossì, abbassò il capo e chiuse gli occhi, lasciandosi guidare lungo la strada da lei.

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Capitolo 11
*** La caduta ***


Hana guardò poco convinta Kyoko, che stava salendo le scale per il terrazzo.
“Quel posto è vietato”, disse Hana, “è anche chiuso”.
Kyoko negò, continuando a salire, seguita a distanza dall’altra.
“Takeshi ha detto che ha trovato una soluzione ai nostri problemi, ma che era meglio parlarne in privato prima degli allenamenti”.
Hana sbuffò, roteò gli occhi.
“La soluzione ai vostri problemi è che lui smetta di tradirti e far suicidare ragazzine!”.
Kyoko si girò verso di lei di scatto, a pugni stretti.
“Non è stato lui! E non è Mochida a baciarmi!” strillò.
Hana scosse il capo.
“Come fa a incantarti così? Anche tuo fratello ha detto che sei estremamente fuori di testa, se non sbaglio!”.
Kyoko singhiozzò, ingoiò le lacrime e deglutì con forza.
“Lui ha solo paura io faccia i suoi errori! Ma io non voglio andare a fare strani addestramenti in posti assurdi, voglio solo vedere il mio ragazzo sul tetto della scuola!”.
Hana negò con forza, si voltò e scese le scale.
“Io vado a chiamare Hibari-san” sancì.
Kyoko digrignò i denti, salì di corsa le scale e aprì la porta del tetto. Sorrise vedendo Takeshi poggiato alla rete, il ragazzo si girò e Kyoko sgranò gli occhi castani. Il falso Takeshi avanzò, aveva gli occhi blu persico e i capelli neri brillavano di riflessi rossi, il corpo longilineo risaltava stretto nella divisa scolastica.
< Non è lui > capì Kyoko.
La porta dietro di lei si chiuse, il giovane le si avvicinò e l’afferrò per la vita, stringendola a sé.
“Qualcosa non va, reginetta?” chiese.
Kyoko si dimenò, gli mise le mani sulle spalle e lo spinse.
“Non sei Takeshi!”, strillò, “sei quel tizio che mi tormenta con l’aspetto di Mochida-senpai!”.
Il giovane batté le palpebre, passandole la mano sulla schiena.
“Ma che dici! Certo che sono io!”.
Kyoko negò, lo spintonò e gli tirò un pugno, facendolo atterrare.
“Takeshi li sa schivare i miei pugni!” urlò.
Il ragazzo rise, si trasformò in Mochida e si alzò in piedi, mentre il labbro sanguinante si rigenerava.
“Una cosa che odio”, disse, “sono i ragazzini troppo svegli”.
Kyoko corse alla porta, provò ripetutamente ad aprirla. La creatura l’afferrò, la trascinò fino alla rete e Kyoko sgranò gli occhi, vedendo che era spaccata. La creatura la baciò con foga, Kyoko gli morse la lingua e la creatura con l’aspetto di Mochida la strinse più forte. Si scostò, sogghignò e la premette contro la rete. Avvolse una parte del giardino con una barriera e tenne Kyoko sospesa.
“Così, nessuno se ne accorgerà per un po’” disse.
Kyoko si dimenava, il volto pallido. La creatura sogghignò, le prese il cellulare dalla tasca e riprese l’aspetto di Takeshi.
Sayoonara, Prom Queen” disse.
La lasciò cadere di sotto.

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Capitolo 12
*** Mai più insieme ***


Hana e Kyoya stavano sulla cima delle scale. Kyoko uscì, li guardò con le lacrime che le rigavano il viso.
“Mi ha lasciata” sussurrò.
Kyoya strinse le labbra.
“Questo non è un problema mio”, disse, “mi assicurerò di sigillare il terrazzo. Kurokawa, ti affido Sasagawa”.
Hana annuì, abbracciò Kyoko e la portò con sé. Kyoko abbassò il capo, sogghignò.
< Perfetto. La barriera impedisce di vedere che la vera Kyoko è caduta di sotto, e ora non mi resta che lasciare Takeshi senza che nessuno lo sappia, e lui verrà accusato di aver fatto buttare la povera, innocente, Reginetta della scuola > pensò la finta Kyoko.
Si asciugò le lacrime, alzò il capo.
“Vorrei andare in bagno da sola, Hana” sussurrò.
Hana strinse le labbra, sospirò e annuì.
“Ti aspetto fuori, però” disse.
Kyoko annuì, e si lasciò condurre in bagno. Entrò, chiuse la porta lasciando Hana fuori ed entrò in uno dei cubicoli con i wc. Tirò fuori il cellulare e compose il numero di Takeshi.
“Kyoko? Che succede?” chiese il giovane.
“Sei già agli allenamenti?” domandò lei.
Sentì un mugugno in negazione.
“Sono negli spogliatoi, ancora non è arrivato nessuno”, rise, “ho finito presto il resto delle cose che dovevo fare, e ora sono in anticipo! Faccio sempre così”.
La finta Kyoko emise un basso sospiro.
“Takeshi … io non penso di poter continuare così”.
Sentì uno schiocco, sogghignò.
“Ta-Takeshi?” domandò, fingendo una voce tremante.
“… Sì, Prom Queen?”.
La finta Kyoko si sedette sulla tazza, accavallando le gambe.
“Tutta questa storia delle ragazze che si suicidano … e poi Mochida­-senpai che non mi lascia mai in pace … falsi o no, non credo di poter continuare”.
Takeshi respirava piano, senza parlare. La finta Kyoko si guardava le unghie della mano, mentre parlava.
“E poi … insomma, sai che sono brava con la boxe, ma invece hai sempre preferito io facessi la cheerleader … non mi hai mai incoraggiata a seguire le mie vere doti …”.
“Io … tu … avevi detto che non volevi … per … per Ryohei-senpai”.
La finta Kyoko tirò ampiamente su con il naso.
“Ecco! Appunto! Ti preoccupi di quello che vogliono tutti, di quello che fanno tutti, dei problemi di tutti! Ti rendi conto che così è … è come non preoccuparsi di nessuno? È come se ti importasse di me e di Ryohei allo stesso livello! Sono la tua ragazza, non dovrei essere prima di lui?”.
Sentì Takeshi deglutire.
“Lo sei, ma … era quello che volevi!”.
La finta Kyoko simulò una serie di singhiozzi.
“Basta! Basta, non voglio sentire più una parola. Al ballo della scuola vacci da solo!”.
Chiuse la chiamata, sogghignò e uscì dal bagno.

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Capitolo 13
*** Una pena da scontare. ***


“YAMAMOTO!” strillò Hana.
Takeshi si girò con gli occhi dilatati, alzò le mani e Hana lo sbatté contro gli armadietti. I ragazzini che li circondavano urlarono, alcuni corsero via ed altri fecero cerchio attorno a loro. Takeshi rimase immobile, Hana teneva la parte metallica della cartella contro il suo collo, arrossando la pelle.
“Come hai potuto! Sapevi che Kyoko dipendeva da te!”.
Takeshi batté le palpebre, sentì i sensi di colpa fargli annodare lo stomaco, percepiva un vuoto all’altezza del cuore e la gola secca. Hana gli premette con più forza la cartella al collo, il manico di metallo tagliò la pelle del collo di Yamamoto.
“Si è buttata due ore dopo che l’hai lasciata, lo sai vero?”, ringhiò Hana, “ha subito danni celebrali! Potrebbe non sopravvivere”.
Takeshi sgranò gli occhi, boccheggiò. Hana gli tirò una ginocchiata facendolo piegare in avanti.
“Lei voleva solo venire al ballo con te! Non le importava dei tradimenti, delle scappatelle!”.
Hibari si fece largo tra la folla, bloccò un pugno di Hana con il tonfa.
“Ora basta. Yamamoto Takeshi risponderà alla giustizia di Namimori” disse, atono.
Hana ringhiò, lo lasciò e Takeshi cadde in terra. Kyoya si chinò, lo guardò ad occhi socchiusi.
“Sei stato tu?” domandò.
Takeshi gemette di dolore, si piegò in avanti portandosi le mani tra i capelli.
“È tutta colpa mia” ammise.
Kyoya strinse le labbra, sospirò e lo tirò su.
“Credo tu stia già scontando la tua pena, Yamamoto Takeshi”.

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Capitolo 14
*** Ricordi confusi ***


Lievi raggi del sole filtravano dalle tende bianche dell’ospedale, illuminando appena il lettino dove Kyoko era stesa, con la testa fasciata. Hana stava seduta di fianco a lei.
“Quindi non ti ricordi nulla?” chiese Hana.
Kyoko negò, gli occhi castani erano vacui e le labbra schiuse.
“Cosa dovrei ricordare?”.
Hana sospirò, accavallando le gambe.
“Sei andata sul tetto per incontrare Yamamoto …” provò.
Kyoko aggrottò la fronte, socchiudendo gli occhi.
 
Un giovane moro stava di spalle a lei, con una mano poggiata alla rete piegata che delimitava il balcone. Il giovane senza volto si voltò, si vedeva solo il suo sorriso smagliante.
 
Kyoko annuì lentamente, la testa le pulsava e sentiva il capo pesante.
“Io … credo di sì”.
Hana si umettò le labbra, piegandosi verso di lei.
“Kyoko … ricordi di essere caduta?”.
Kyoko si portò la mano alla fronte, massaggiando le tempie.
 
Vedeva il vuoto sotto di lei, il giovane moro stava sopra di lei, la guardava penzolare con un sogghigno.
 
Kyoko sgranò gli occhi e afferrò la maglia di Hana con entrambe le mani.
“È stato lui! Lui era lì!”.
Hana spalancò le iridi nere, la strinse per le spalle.
“Quando ti sei buttata era lì? Quel bastardo …”.
Kyoko annuì con foga, era pallida.
“Era lì! Era lì!”.
Un’infermiera entrò, staccò Hana da Kyoko e la spinse all’indietro.
“La sta facendo agitare troppo! Ha già subito danni celebrali!” strillò l’infermiera.
Takeshi, sul bordo della finestra, si fece di lato.
< Tutti pensano sia stato io > pensò.
Guardò di sotto, si morse il labbro allungando una gamba nel vuoto e scosse il capo, tornando sul davanzale.
 < No, non oggi. Oggi devo subire la punizione di Kyoya, non quella che decido io > si disse.
Balzò su una scaletta esterna che conduceva al tetto, si arrampicò e rientrò nell’ospedale.

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