You Look Perfect Tonight

di SofyTrancy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


[QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T INDETTO DA LANDE DI FANDOM.]
 

I
 

Quando l'orologio appeso alla parete batté le 10, Edea Lee, erede al trono di Eternia, sentì una forte stretta al cuore.

Solo un'ora.

Solo un'ora e la vita che aveva vissuto fino a quel momento sarebbe completamente finita.

Posò uno sguardo allo specchio, distogliendolo immediatamente non appena sentì le lacrime minacciare di uscire dai suoi occhi.

Il lungo abito di raso che aveva indosso era stato realizzato per adattarsi al meglio alla sua figura e risaltarne la sua incredibile bellezza. Il corpetto, caratterizzato dall'ampia scollatura rotonda che lasciava ben poco all'immaginazione, valorizzava la sua vita stretta e minuta, slanciandone anche la figura, per poi aprirsi in una meravigliosa e ampia gonna. Il tutto era ricoperto da un leggerissimo strato di tessuto rosa chiaro che si intonava alla sua pelle candida.

«Osa piangere e vedrai cosa ti succede.»”

Queste erano state le parole che poco prima le aveva rivolto il re quando l'aveva incontrata per la colazione.

«Oggi è un gran giorno Edea, e non voglio che tu lo rovini.»

«Sì, padre.»”

«Sì, padre...» ripeté nuovamente con un fil di voce.

Da quando era morta sua madre, quelle erano le uniche due parole che la ragazza poteva dire a quell'uomo.

Le aveva pronunciate quando l'aveva rimproverata per aver fatto amicizia con i bambini del borgo.

Le aveva pronunciate quando le aveva proposto di farle incontrare il principe del regno vicino.

Le aveva pronunciate quando l'aveva chiusa nel castello, per far sì che non si innamorasse di nessun ragazzo “inadatto” alla famiglia.

Le aveva pronunciate quando l'aveva promessa a quell'odioso principe.

Le aveva pronunciate quella stessa mattina, il giorno del suo matrimonio.

Più la consapevolezza si faceva strada dentro di lei, più sentiva il respiro mancarle.

«Sei bellissima Edea.»

Quella voce gentile la fece sussultare.

Alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti la sua ancella di fiducia.

«Agnès...» sussurrò, osservando la ragazza dai lunghi capelli castani sorriderle e avvicinarsi a lei, per poi sedersi sul letto.

«Sono sicura che andrà tutto bene. Io sarò con te.» le disse, prendendole le mani e stringendole tra le sue.

Edea singhiozzò leggermente e abbracciò la ragazza accanto a lei.

Agnès le accarezzò la testa, stando attenta a non rovinarle l'elaborata pettinatura.

«Non ti lascerò mai sola, te lo prometto.– la rassicurò, continuando a sorriderle –Ora vieni, finisco di truccarti. La cerimonia sta per iniziare.»

La principessa di Eternia alzò lo sguardo, asciugandosi leggermente gli occhi.

Non era il momento di piangere.

Oramai il dado era tratto.

 

La gente intorno all'enorme chiesa era così tanta che Edea credette di poter svenire da un momento all'altro, mentre osservava il tutto dalla piccola finestra della carrozza in cui si trovava.

«Sei pronta?» le chiese Agnès, seduta di fronte a lei.

Non sarò mai pronta” pensò la ragazza, deglutendo.

«Sì, andiamo.» rispose, ignorando quella piccola vocina nella sua testa che la invitava a correre via.

Agnès aprì la portiera della carrozza e aiutò Edea a scendere, sistemandole poi il vestito.

«Ricorda, qualsiasi cosa succeda, io sarò sempre lì con te.» le disse nuovamente, stringendo la sua mano in quella della principessa.

Edea sorrise e stava per risponderle quando una delle guardie si intromise.

«E' ora di andare principessa, ci segua.»

La ragazza annuì e iniziò a incamminarsi verso l'entrata della chiesa, continuando a tenere Agnès per mano mentre le guardie la scortavano e la folla intorno a loro alzava la voce.

«Eccola!»

«E' la principessa!»

«E' bellissima come sempre vero?»

«Anche il suo futuro marito è veramente stupendo sapete, quanto vorrei essere al suo posto!»

Edea aprì la bocca, intenzionata a dire un “«Te lo cedo volentieri.»” quando sentì il gomito della sua ancella colpirla leggermente.

Cavolo se sapeva leggerle nel pensiero quella.

Continuarono a camminare sui grossi mattoni di pietra, finché non arrivarono proprio di fronte all'entrata dove Brave Lee, il re, le aspettava.

Non appena Edea lo vide, lasciò andare la mano dell'altra.

Anche se ad Agnès non importava, se suo padre le avesse viste mano nella mano lui avrebbe sicuramente rimproverato l'ancella, arrivando addirittura a picchiarla per aver osato prendere troppa confidenza con la principessa e questo Edea non poteva permetterlo.

«Sei davvero splendida Edea.– esordì l'uomo, passando una mano sulla spalla di sua figlia –Sono sicuro che il principe ne sarà contento.»

La ragazza sentì un brivido scenderle lungo la schiena semi-scoperta, dove erano ben visibili i lacci che tenevano chiuso il corsetto.

Se fino a quel momento aveva solo pensato che quel vestito così casto ma allo stesso tempo leggermente provocante lo avesse ideato quel pervertito del suo futuro sposo, ora ne era completamente certa.

«Tu,– disse poi con tono di disprezzo, osservando Agnès –mettile il velo, dobbiamo entrare in chiesa adesso.»

L'ancella annuì e posizionò il velo sulla testa della principessa.

«Non avere paura. Ci sono io con te.» sussurrò di nuovo per calmarla e per non farsi sentire dal re.

«Grazie.» rispose Edea.

«Andiamo e vedi di sorridere al tuo sposo.»

La ragazza afferrò il braccio del padre e sentì l'organo iniziare a suonare.

Ci siamo.”

Fece un bel respiro, cercando di tranquillizzarsi il più possibile. Poi, entrò nella chiesa, venendo circondata immediatamente da almeno un migliaio di persone, molte di più di quelle che si trovavano all'esterno.

L'organo continuava a suonare la ballata nuziale, ma Edea era troppo in ansia per poter anche solo riconoscerne una nota.

Visi di persone che mai aveva visto in vita sua le apparivano oltre il velo e, nonostante i loro volti fossero stupiti per la sua bellezza, a lei parvero solo tremende belve pronte a divorarla.

Si voltò verso Agnès che, con le mani congiunte al petto, continuava a sorriderle in modo rassicurante.

«Ci sono io con te.»”

Edea iniziò a ripetersi quelle parole, ringraziando mentalmente la ragazza che l'aveva da sempre aiutata.

Ma tutta la calma che era riuscita ad accumulare scomparve quando vide lui.

Il principe di Caldis, Ringabel Dim, la guardava con il suo solito fare a dongiovanni con un leggero sorrisetto dipinto sul volto.

Ok, doveva ammetterlo, chiunque vedendolo anche solo per un minuto avrebbe voluto essere la sua sposa. Il ragazzo, che aveva ben cinque anni più di lei, era di una bellezza quasi strabiliante. Il viso era terribilmente affascinante e attraente, così come tutta la sua figura; gli occhi color nocciola erano capaci di catturare anche i cuori più difficili, mentre le sue labbra rosee potevano attirare chiunque.

Per quanto cercasse di nasconderlo, anche Edea era caduta vittima del suo fascino all'inizio. Poi lui aveva aperto bocca e dopo due minuti la ragazza aveva voluto solo ammazzarlo, ma questa è un'altra storia.

«Stai d'incanto con quel vestito dolcezza.» le sussurrò all'orecchio con la sua voce sensuale, quando lei si avvicinò.

«Non provarci con me Dim.» rispose Edea, scostandosi e sussultando leggermente quando lo sentì posare una mano sul suo sedere.

Digrignò i denti, trattenendosi dal metterlo K.O. lì, in una chiesa.

Poi, mentre nel suo cuore ogni speranza di salvezza scompariva, ascoltò il resto della cerimonia e quando fu il suo turno, nonostante la voglia di fuggire e mettersi al sicuro, rispose con un secco e quasi impercettibile: «Lo voglio».

 

«Ti stai divertendo mia signora?»

Agnès osservò la sua amica roteare gli occhi.

Molto probabilmente era stufa di stare in compagnia di quel ragazzo...

«Per niente.» rispose prevedibilmente lei, con tono secco.

L'albino sbuffò leggermente e l'ancella poté scorgere un minimo senso di rassegnazione sul suo volto.

Si trovavano alla tavola più grossa nella grande sala del castello di Eternia, luogo in cui si stava tenendo il banchetto in onore dei nuovi sposi. Ma a quanto pareva la sposa stessa non aveva alcuna voglia di stare lì. Doveva trovare qualcosa per risollevarle l'umore e in fretta.

«Principessa, ha bisogno di qualcosa? Se vuole posso andare a prendergliela.» chiese gentilmente Tiz Arrior, il maggiordomo del principe.

Agnès gli fu grata per aver tentato di salvare la situazione, evidentemente era più abituata di lei a risolvere problemi del genere.

«Non preoccuparti, grazie lo stesso.» gli disse Edea, sorridendogli leggermente.

«Andiamo! E' il nostro matrimonio, non ti va di ballare?» si intromise nuovamente Ringabel, mostrando il solito sorrisetto malizioso.

«No.» altra risposta secca.

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, alzandosi e afferrando l'altra per un braccio.

Agnès si alzò dal suo posto, pronta a intervenire.

«Lasci andare la principessa, per favore.»

«Dai, almeno proviamoci.» insistette lui, ignorandola.

«Ti ho detto di no!» Edea strattonò il suo braccio, liberandosi facilmente dalla presa.

«Edea va tutto ben-» la domanda dell'ancella fu interrotta da una voce tuonante.

«Edea! Cosa stai facendo?!»

Brave Lee stava guardando nella loro direzione, gli occhi arrabbiati puntati su Edea.

«Non ti avevo detto di comportarti bene?»

Agnès vide la principessa fare un passo indietro, abbassare lo sguardo e iniziare leggermente a tremare.

Al che fece un passo avanti, nonostante avesse imparato durante tutti quegli anni che non era mai una buona cosa fare arrabbiare il re.

«La principessa non ha fatto niente sua maestà!– disse, frapponendosi tra l'uomo e Edea –Si è solo sentita a disagio e per questo ha reagito in quel mod...»

Uno schiaffo la colpì in pieno viso facendole perdere l'equilibrio.

«Agnès!» la voce della sua amica le arrivò alle orecchie.

«Come osi rispondere con quel tono al tuo signore!?» ringhiò l'uomo, alzando nuovamente la mano.

La ragazza chiuse gli occhi, pronta al colpo che di lì a poco sarebbe giunto.

Ma quello non arrivò.

«Non le sembra che sia lei a non comportarsi bene, sua maestà?»

Agnès aprì gli occhi, incredula.

Ringabel Dim aveva afferrato il braccio del re e lo teneva fermo a mezz'aria.

«P-principe!» iniziò a balbettare l'uomo, voltandosi verso di lui.

Ringabel lo lasciò, un'espressione quasi disgustata e che Agnès non gli aveva mai visto prima si era dipinta sul suo volto.

«La colpa è stata mia, sono stato io a importunare Edea e quindi né lei né la sua ancella hanno fatto niente di sbagliato.– disse, mentre anche gli ospiti che non si erano ancora accorti di quel che era successo si zittiranno –Per questo, le chiedo di non rimproverarle.»

Il re sbuffò, sentendosi gli sguardi di tutti addosso.

«Vi chiedo perdono, evidentemente ho esagerato.» ringhiò, allontanandosi e tornando a parlare con altri nobili provenienti da tutto il mondo, non senza aver prima lanciato uno sguardo terribile a sua figlia e all'ancella.

«Va tutto bene?»

Senza che Agnès se ne rendesse conto, Tiz si era abbassato al suo livello e le aveva teso la mano.

La ragazza annuì leggermente, afferrandola e facendosi tirare su.

«Agnès ma che ti è preso?– Edea si fiondò al suo fianco, mettendole una mano sulla guancia colpita –Non dovevi farlo! Sapevi a cosa saresti andata incontro...»

La ragazza sorrise.

«Ma tu eri in difficoltà Edea, non potevo non aiutarti. Te l'ho promesso ricordi?– rispose, per poi voltarsi verso il principe –Mi scuso terribilmente per il disagio che le ho arrecato principe, non intendevo crearle così tanti problemi.»

Inaspettatamente, l'espressione di Ringabel si addolcì.

«Figurati, è mio dovere difendere sia Edea sia te da adesso in poi. Quindi non devi scusarti, vai a mettere qualcosa di freddo sulla faccia piuttosto, prima che si gonfi.»

«Venga, l'accompagno io. Non vorrei che il suo bellissimo viso ne risenta.» si intromise Tiz.

Agnès arrossì vistosamente, colta alla sprovvista sia per la gentilezza che le avevano dimostrato, sia per le parole utilizzate da quel ragazzo.

«G-grazie...» bofonchiò, facendo un piccolo inchino verso il principe e seguendo poi il maggiordomo, lasciando da soli i due sposi.

 

«Ti ringrazio per quello che hai fatto.»

Quando Ringabel sentì quelle parole uscire dalla bocca della ragazza al suo fianco, rimase leggermente incredulo.

«Figurati. Ripeto, è il mio dovere.» rispose, voltandosi verso di lei.

Il suo cuore perse quasi un battito.

Se già gli era sembrato strano che la principessa l'avesse ringraziato, vederla senza quell'espressione terribilmente imbronciata in volto andava contro ogni sua immaginazione.

Non che adesso trasparisse chissà che felicità sul suo volto, ma era sempre un passo avanti.

«Tiz si occuperà di lei, quindi non c'è da preoccuparsi.– continuò, mostrandole nuovamente il suo solito sorriso –Quindi che facciamo? Balliamo o no?»

Edea sbuffò, scuotendo la testa.

«Dopo che abbiamo ballato mi lascerai un po' in pace?» chiese, con il tono scontroso di prima (anche se Ringabel fu convinto di sentire un accento leggermente scherzoso nella sua voce).

«Come desidera mio angelo.» rispose lui, facendole il baciamano.

La principessa scosse nuovamente la testa, mettendogli poi una mano sulla spalla.

Lui posizionò la sua sul suo fianco, facendola “involontariamente” scivolare un po' più in basso.

«Vuoi che ti stacchi quella mano a morsi?»

«Scusa mi è scivolata.» ridacchiò, rimettendola al posto giusto.

Iniziarono a danzare, seguendo le note del valzer che l'orchestra stava suonato.

«Non sei male a ballare.– constatò Edea, quasi sorridendo –Pensavo molto peggio.»

«Non sottovalutare tuo marito.» rispose lui, vedendola rabbuiarsi una volta pronunciata quell'ultima parola.

Deficiente. Deficiente. Deficiente!”

«Da quanto vi conoscete tu e... Agnès, giusto?» disse per cercare di salvarsi e cambiare discorso.

«Da quando eravamo piccole.– iniziò la principessa –Era una povera ragazzina orfana che viveva da sola per strada, quindi l'ho accolta molto volentieri. Fortunatamente mia madre era ancora viva, o mio padre non me lo avrebbe mai permesso...»

«Anche io mi sono conosciuto in modo simile con Tiz.» si intromise nuovamente, cercando di non far tornare in mente alla ragazza ricordi troppo tristi.

Lei alzò lo sguardo, aprendo la bocca per dire qualcosa ma fu interrotta sul nascere.

«Sua maestà!»

La musica si fermò.

Edea e Ringabel si voltarono di scatto, in tempo per vedere Brave accasciarsi al suolo, una freccia piantata nella schiena.

«Padre!» urlò la ragazza, iniziando a correre verso l'uomo, ma l'albino l'afferrò per un braccio.

«Il re è stato ucciso.» una voce sovrastò le varie grida dei presenti e tutti si voltarono verso l'alto.

Un uomo coperto in volto si trovava sulla cima delle scale, un arco nella mano destra.

Ringabel sentì un brivido corrergli lungo la schiena.

«Edea, dobbiamo scappare!» gridò, strattonando la ragazza che, inerme, continuava ad osservare il corpo del padre a terra.

«E ora toccherà agli sposi e a tutti coloro che sono dalla loro parte.» continuò l'uomo e il principe fu convinto di vederlo sorridere da sotto la maschera.

Poi il buio calò e alcune grida riecheggiarono nella sala.

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Capitolo 2
*** II ***


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PROMPT: Medieval!AU
II

«Grazie mille per avermi accompagnata, ma sul serio, posso fare da sola.»

Agnès aveva detto quelle parole, sorridendo in modo gentile al maggiordomo di fronte a lei.

«Si figuri, Ringabel dice sempre di non lasciare le ragazze in difficoltà.»

Lì per lì rimase abbastanza sorpresa di poterlo sentire parlare di un principe senza far precedere il suo nome da nessun onorifico.

Ok, anche per lei e Edea era così, ma erano praticamente un'eccezione alla regola; in più, se erano in pubblico l'ancella evitava di chiamare la principessa col suo nome...

«Le fa male?»

La mano che Tiz posò sulla sua guancia la riportò alla realtà, facendola leggermente sussultare.

«N-no.» rispose, arrossendo vistosamente.

Perché quel ragazzo le faceva quell'effetto? Eppure non era mai successo prima che si imbarazzasse per così poco.

«Meno male,– il sorriso, che si dipinse sulle labbra di lui, le fece quasi perdere un battito –tenga, ci metta sopra questo. Sono sicuro che così anche il minimo gonfiore passerà.» aggiunse poi, tendendole una pezza bagnata.

«G-grazie.» balbettò lei, afferrandola.

Sentì Tiz soffocare leggermente una risata.

Quanto doveva sembrare patetica in quel momento? Completamente rossa in volto, con lo sguardo rivolto verso il basso e la voce che gli tremava...

«Chiedo scusa, ma siete davvero carina.»

Quelle parole la presero completamente alla sprovvista.

Sentì la sua situazione peggiorare drasticamente, mentre il ragazzo di fronte a lei ridacchiava.

Lei voltò la testa, indignata.

«Mi scusi, non sono riuscito a resistere.– disse lui, continuando comunque a ridere leggermente –Io sono Tiz Arrior.»

Agnès guardò con la punta dell'occhio la mano che il ragazzo le aveva teso.

La afferrò, continuando a tenere il piccolo broncio che si era formato involontariamente sulle sue labbra (e che stava facendo tornare il ragazzo a ridere).

«Agnès Oblige.» rispose, accorgendosi solo in quel momento che anche lei stava ridacchiando.

«Piacere di fare la sua conoscenza.» il ragazzo si inchinò leggermente, facendole il baciamano.

«Dammi il tu.» disse lei, cercando di ignorare il fatto che aveva appena rischiato di rimanerci secca. Non si fanno queste cose senza preavviso.

Tiz rimase leggermente interdetto, per poi tornare a sorriderle.

«Va bene.– rispose, lasciandole andare la mano –Che ne dici se facciamo un giro? Ringabel e la principessa così potrebbero passare un po' di tempo da soli e migliorare il loro rapporto...»

«Non credo Edea sia tanto felice di ciò.» rispose lei, secca.

Tiz sbuffò, passandosi una mano nei capelli e per un secondo Agnès credette di avere davanti il principe e non il suo maggiordomo.

A pensarci bene molte cose che quel ragazzo faceva ricalcavano le azioni del principe, come se stesse cercando di imitarlo.

«E se ti dicessi che voglio solo passare del tempo con te?» propose, con un beffardo sorriso sulle labbra.

La ragazza lo guardò, alzando lo sguardo al cielo.

Sì, lo stava palesemente imitando; ma non è che questo le dispiacesse così tanto.

Stava per rispondere, quando delle grida colsero la loro attenzione.

Agnès vide il volto di Tiz farsi immediatamente serio, mentre si rendeva conto di quel che stava accadendo.

«Dobbiamo correre da Ringabel e dalla principessa!» urlò, afferrando il braccio di Agnès, prima che la luce cessasse di illuminare la sala.

 

«E ora toccherà agli sposi e a tutti coloro che sono dalla loro parte.»

Edea non aveva neanche fatto caso a quelle parole.

Era rimasta ferma, a fissare il corpo di suo padre che giaceva al suolo.

Avrebbe voluto gridare e andare da lui, ma Ringabel glielo impedì, afferrandola per un braccio e iniziando a correre dalla parte opposta, mentre le luci della sala si spensero di colpo.

Urla e grida le arrivavano alle orecchie ma non riusciva bene a capire da dove provenissero, seguite poi da forti colpi di corpi che cadevano a terra.

Era come essere in mezzo ad una carneficina.

Un brivido le corse lungo la schiena e si sentì mancare, mentre si rendeva conto che l'esempio che aveva usato come metro di paragone doveva essere la realtà.

«Ringabel, dove stiamo andando?! Mio padre è di là!» urlò, cercando di riconoscere qualche forma nel buio, ma i suoi occhi non erano ancora abituati a quella situazione di cecità.

Sentì la presa del ragazzo farsi più forte sul suo braccio, mentre aumentava la velocità.

Il principe si buttò a terra, trascinando la ragazza dietro di sé e afferrandola al volo per non farla cadere. Poi, infilò sotto uno dei tavoli.

«Ringab...» provò a ripetere lei, riuscendo finalmente a riconoscere la sua figura.

Il ragazzo le mise una mano sulla bocca, avvicinandosi a lei.

«Se ci trovano ci ammazzano.» le sussurrò all'orecchio, la voce sensibilmente preoccupata.

Edea rimase pietrificata.

Ma... cos'è che stava succedendo?

Perché era andata a finire così?

Solo in quel momento si accorse di stare piangendo.

Non sapeva quando aveva iniziato, ma ora che se ne era resa conto sarebbe stato difficile smettere.

«Trovate e uccidete la principessa e il principe!»

Quelle parole furono così riconoscibili sopra le urla che le arrivavano dalla sala che la ragazza ebbe la paura che chi le avesse pronunciate si trovasse a pochi centimetri da loro.

«Ora, con calma, spiegami dove è una vita di uscita.» Ringabel le sussurrò sempre all'orecchio, mentre cercava di nascondere la paura che stava provando per calmare la ragazza.

Edea scosse la testa, impaurita.

«N-non lo so, il portone principale sarà sicuramente bloccato...»

Sentiva il suo cuore andare così veloce che credette di poterlo sentire esplodere da un momento all'altro.

Non riusciva a smettere di tremare, né poteva fare niente per le lacrime che continuavano ad uscire dai suoi occhi.

«N-non voglio m-morire...»

Sentì due forti braccia che la afferravano e la stringevano.

«Calmati, non moriremo.– il principe le sussurrò quelle parole, cercando di usare un tono più dolce e gentile possibile –Te lo prometto, ok? Usciremo da qui insieme. Ora dimmi dove dobbiamo andare.»

Edea iniziò a calmarsi, stringendo anche lei il corpo del ragazzo.

Non doveva arrendersi in quel momento.

Doveva vivere.

«Il giardino,– disse, decisa –possiamo passare dal giardino. Ma...»

Lui la guardò interdetto, liberandosi dall'abbraccio.

«Ma?»

«Agnès e Tiz??»

Per la prima volta da quando tutto quello era successo, la ragazza aveva visto gli occhi di Ringabel spalancarsi completamente e mostrare un'enorme paura.

«Tiz non sa usare una spada... non può difendersi...» sussurrò, lo sguardo fisso verso di lei.

«Andiamo a cercarli.– propose Edea, ritrovando tutto il coraggio che aveva perduto una volta ripensato all’amica che sicuramente stava tremando dalla paura da qualche parte –E poi usciamo da qui tutti insieme.»

Il principe annuì, e la ragazza afferrò l’orlo del meraviglioso vestito che aveva indosso, tirandolo con forza e strappando la gonna.

Le dispiaceva un po’, ma almeno così le sarebbe stato più facile correre…

«Devo dire che così stai meglio di prima, hai delle gambe stupende.»

Il commento di Ringabel fu seguito da un leggero pugno da parte della ragazza che, stizzita, si chiedeva come fosse possibile che il ragazzo potesse scherzare in un momento del genere.

Ringabel estrasse la spada che aveva nel fodero legato alla cintura, preparandosi a entrare nella mischia.

Intorno a loro non sembravano esserci molti nemici, quindi potevano uscire allo scoperto e iniziare a combattere per la loro vita e quella dei loro due servitori.

«Il piano è: io combatto, tu stai dietro di me. Siamo d'accordo?» disse il principe, puntando i suoi occhi nocciola in quelli blu di lei.

Edea alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

«Semmai il contrario.»

Lui alzò un sopracciglio, interdetto.

«Mi pareva di averti di non sottovalutare tuo marito.»

«E tu vedi di non sottovalutare tua moglie.»

Quella risposta lo spiazzò letteralmente e, quando trovò il modo con cui ribattere, era ormai troppo tardi: la ragazza gli aveva già preso la spada dalle mani ed era uscita dal loro nascondiglio.

 

Quando le urla si fecero più vicine, Tiz iniziò sul serio ad andare nel panico.

«Tiz, cosa sta succedendo?!»

Il ragazzo si voltò verso Agnès che, ansimando, stava cercando di riprendere il fiato perso per la corsa improvvisa di poco prima.

Sinceramente non sapeva neanche in che sala si fosse precipitato né se stessero davvero andando nella direzione giusta, ma non aveva avuto quella consapevolezza fino a quel momento.

«Non lo so...– rispose, mentre l’ansia si faceva sempre più strada dentro di lui –Penso qualcuno stia cercando di uccidere Ringabel e la principessa. Dobbiamo andare ad aiutarli…»

L’ancella lo guardò impietrita, gli occhi che mostravano la paura sempre maggiore.

Tutto insieme, le urla che provenivano dal corridoio oltre il portone cessarono.

Tiz non ci pensò due volte e, senza lasciare la mano di Agnès, si fiondò nel piccolo sgabuzzino accanto a loro, chiudendosi dentro.

«Che f-»

Mise una mano sulla bocca della ragazza e solo un secondo dopo il portone della sala si spalancò.

«Uccidete tutte le persone che trovate.»

Una voce profonda e dal tono crudele ruppe il silenzio che era calato.

Tiz sentì la ragazza sussultare sotto al suo colpo.

La vide tremare con forza, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

Doveva riuscire a calmarla in qualche modo, doveva tranquillizzarla… ma come?

Per quanto tentasse, in quel momento non riusciva minimamente a comportarsi come faceva di solito.

Non era capace di utilizzare il linguaggio raffinato che aveva imparato da Ringabel.

Non era in grado di comportarsi come lui.

E se Ringabel fosse già…?”

Senza rendersene conto, Tiz iniziò a tremare.

No, non poteva essere vero.

Ringabel era molto più forte di lui, non poteva essere stato sconfitto.

Non ci poteva credere.

Il piccolo singhiozzo di Agnès lo riportò alla realtà e Tiz tornò a guardarla.

Dire che era terrorizzata era un eufemismo. Il suo corpo era scosso fortemente e le lacrime le bagnavano le guance.

Che stupido.

Doveva trovare coraggio.

Doveva farlo almeno per lei.

Ringabel sicuramente l’avrebbe fatto.

Posò la mano libera sulla testa di lei, accarezzandola dolcemente.

Voleva dirle che tutto sarebbe andato bene, che sicuramente sarebbero usciti da lì insieme a Ringabel e alla principessa, che non avrebbe permesso che qualcuno le facesse del male.

Quando stava per aprire bocca però, la porta dello sgabuzzino si spalancò e due uomini apparvero di fronte a loro.

 

Ringabel non sapeva cosa dire.

Di fronte a lui Edea continuava a far ruotare la spada, colpendo quanti più nemici possibile.

Possibile che quella fosse la stessa ragazza che fino a poco prima stava tremando e piangendo sotto allo stesso tavolo dal quale lui la stava osservando?

«Allora che aspetti? Non credo ce ne siano altri.»

Inutile negarlo.

Quella ragazza era perfetta.

Il principe uscì dal suo nascondiglio e rubò una delle spade dei nemici oramai a terra.

«Lasciane qualcuno anche a me, principessa.» scherzò, facendo ruotare l’arma tra le dita.

«Se riuscite a stare al mio passo, principe.» rispose lei, sorridendogli, per poi iniziare a correre verso il corridoio che Agnès e Tiz avevano imboccato alcuni minuti prima.

Ringabel la seguì, senza fiatare.

Nonostante il buio gli impedisse di vedere in maniera chiara, poteva facilmente immaginare la sua figura in quel momento.

Il vestito strappato che metteva in mostra le sue bellissime gambe, i capelli scompigliati che svolazzavano nell’aria, i suoi bellissimi occhi che dovevano essere tornati a mostrare la sua solita ferocia…

Gli piaceva quel suo aspetto. Oh sì, che gli piaceva.

Se già prima pensava che Edea potesse essere la ragazza perfetta per lui, adesso ne era sicuramente certo.

Il rumore di alcuni passi lo riscosse dai suoi pensieri, e Ringabel si voltò di scatto, colpendo due nemici che cercavano di colpirli da dietro.

Non era il momento per distrarsi.

Dovevano trovare Agnès e Tiz e poi scappare da lì, il prima possibile.

«Dove possono essere andati?» le domandò, riconoscendo che lei doveva saperne sicuramente di più di quel castello.

«Li troveremo presto, avranno provato a venire da noi. Quindi devono trovarsi in questo corridoio o in una delle sale prima. Speriamo solo non siano stati già trovati dai nostri nemici…»

Il tono della voce della principessa cambiò leggermente sull’ultima frase e Ringabel sentì un brivido corrergli lungo la schiena.

No.

Erano sicuramente vivi.

Un urlo di dolore riempì il silenzio del corridoio e i due sussultarono.

Il ragazzo sentì il mondo crollare.

Sarebbe stato in grado di riconoscere quella voce ovunque.

Edea accelerò, entrando immediatamente nella stanza da dove proveniva quella voce.

Poi si fermò, osservando la scena di fronte a lei.

Tiz era in ginocchio, il braccio destro intorno al fianco sinistro dove si poteva notare una grossa chiazza di sangue e un nemico che sorrideva di fronte a lui.

«Tiz!»

La voce rotta di Agnès arrivò alle loro orecchie.

Era poco lontano, tenuta ferma da due uomini.

«Stai ferma ragazzina, dopo che ci saremo divertiti con te, farai la sua stessa fine.»

La ragazza sussultò, ricominciando a dimenarsi.

«Lasciatemi!» urlò, ricevendo come risposta un colpo allo stomaco.

Edea aprì la bocca, pronta a intervenire.

«Lasciateli immediatamente.»

La voce ferma di Ringabel la bloccò.

Quando la udì, Tiz alzò immediatamente lo sguardo.

Poi, il suo volto spaventato si rilassò, non appena i suoi occhi incontrarono quelli del principe.

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