Lei, lui e Chat

di Annarella11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** sorrisi ***
Capitolo 2: *** Di te ***
Capitolo 3: *** Sentimenti nascosti ***
Capitolo 4: *** Lettera ***
Capitolo 5: *** Quel ragazzo ***
Capitolo 6: *** Paura ***
Capitolo 7: *** A te ***
Capitolo 8: *** Terra e mare ***
Capitolo 9: *** Goffa ***



Capitolo 1
*** sorrisi ***


La città era un vortice di luci, il riflesso della Senna al chiaro di luna stregava lo sguardo e la brezza leggera di maggio ammaliava i sensi; non avrei più visto Parigi con gli stessi occhi.
Mi voltai a ringraziare Chat Noir per avermi mostrato quello scorcio segreto, ma lui era perso a guardare le stelle.
- sembri triste, a cosa pensi?-
Un soffio , forse un sospiro.
- oggi è l'anniversario della scomparsa di mia madre-
- ...a..io, non lo sapevo, mi dispice-
Sì voltò a guardarmi, la luce dei lampioni gli illuminava appena il viso.
- ti manca molto,vero?-
Annuì.
- non devi essere triste per me princess, non mi piace vederti triste; E poi se qualcuno ci vedesse ora che figura ci farei? Il micio più affascinante di tutta Parigi che non riesce a far divertire una bella ragazza!-
Mi scappò un sorriso e gli si illuminò il volto, soddisfatto.
- sai c'è una cosa che non ti ho detto-
- m?-
- non sono passato per caso sta sera, volevo stare un pò con te.-
Rimasi sorpresa.
- p ..perchè? -
- ...perché adoro il tuo sorriso, mi ricorda quello di mia madre.-
E mi sorrise anche lui, il sorriso più bello del mondo.

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Capitolo 2
*** Di te ***


-Ma cosa ci vieni a fare sempre alla mia finestra!?-
Reazione esagerata, se n'era accorta subito, ma quel tono le uscì fuori da solo, senza poterci fare niente.
-... nervosette oggi- constato' il randagio oltre il vetro.
Si sentì subito in colpa, ma era troppo irascibile in quel momento, ed ammettere di aver esagerato era fuori discussione.
- Chat non è giornata, va via!-
Il gatto non si mosse , ma restò immobile a guardarla attraverso la finestra; sembrava teso, e... preoccupato.
- Non è andata bene?-
Marinette non rispose, seduta alla scrivania di spalle.
Chat non poté trattenere un sospiro; passandosi le mani tra i capelli, si sdraio' sul terrazzo e...attese.

Lo osservava di sottecchi, sfogliando nervosamente il malcapitato libro sulla scrivania.
Se c'era una cosa che la faceva arrabbiare era proprio quella sua passiva insistenza, dannatamente felina.
La finestra si aprì.
- Entra.-
Chat girò lo sguardo, ma lei non c'era, si era già voltata e tornava a sedersi.
Marinette poté sentire ogni rumore del gatto che si faceva largo nella stanza, stranamente goffo.
Silenzio.
Ancora silenzio.
Non gli disse nulla, voleva che togliesse il disturbo da solo, ma una mano sulla spalla la fece sobbalzare; quando si era avvicinato così?
- Che cosa è successo princess? -
- Niente, proprio niente.-
L'ostinazione fatta persona, ma perchè cel'aveva tanto con lui?
-...mi dispiace, non pensavo che ti avrebbe rifiutata, ....non lo credevo possibile. -
- Non sono stata rifiutata, ti senti meglio? Ora lasciami sola.-
- Senti princess, si vede lontano un miglio che hai bisogno di conforto, per te ci sono sempre stato in questi ultimi mesi, e ieri sera poi sembravi così felice di aver preso quella decisione! Perché adesso mi cacci via?-
Lei si voltò non riuscendo a trattenersi dallo sconforto.
- Perché è colpa tua!-
Non doveva dirlo dannazione! Lui cosa poteva saperne? Possibile fosse così difficile per lei trattenere la propria frustrazione? Iniziò a blaterare:
- V...volevo dire....si che, insomma, che mi hai spinto tu a farlo, poi non l'ho fatto ,ma comunque mi sono sentita obbligata...-
- ?-
- Cioè non obbligata...in dovere ecco! In dovere nei tuoi confronti, per la tua insistenza.-
Ma cosa si stava inventando?
- Io ti avevo solo detto che mi sembrava inutile, se non stupido, tenere questa cotta segreta, e che sarebbe stato molto più proficuo per te se avessi invitato questo ragazzo ad uscire; almeno avresti conosciuto i suoi sentimenti!-
- Questo lo so, te l'ho già detto. -
- E allora?-
- Allora...senti non è che puoi venire qui quando ti pare e farmi un interrogatorio, va bene?! Sono fatti miei.-
Tra i due si era alzato un muro e aggirarlo sarebbe stato difficile, ma Chat Noir portava un potere tutt'altro che diplomatico... quel muro lo avrebbe abbattuto.

Mari non se l'aspettava davvero; il calore di quell'abbraccio, forte e gentile allo stesso tempo, fece sciogliere il suo dolore, rigandole il volto di lacrime.
- Ma perchè sei così Chat? Perché? -
- Princess, per favore, cos'è successo?-
Non poteva più vederla in quello stato, soffriva molto, forse anche per colpa sua; ma la causa principale era ovviamente quell'idiota di cui s'era invaghita e che avrebbe tanto voluto picchiare! Se solo gli avesse rivelato chi diavolo fosse.
- Chi è questo tipo? Dimmelo, magari posso darti una mano.-
- Ho fatto un casino Chat....-
Ormai la ragazza non poteva più smettere di piangere, e cominciava a chiedersi come avesse fatto finora il suo corpo a contenere tutte quelle lacrime.
-Ti prego, Mari, guardami.-
Non ci riusciva, non riusciva a guardarlo in faccia, si vergognava fino a tal punto?
-Chat....non ce l'ho fatta...sono... innamorata...-
-Ma si, per questo avresti dovuto parlargli comun...-
- ..di te.-

L'abbraccio divenne rigido, cosa aveva detto?!
- ... è? -
Se prima le lacrime le avevano bloccato le parole adesso le fecero uscire tutte d'un fiato.
- Lasciami! Esci da quella finestra!-
Si liberò da quel abbraccio ormai vuoto e spinse Chat Noir, forte, colpendolo a pugni chiusi sul petto, fino a raggiungere la finestra. Non voleva vederlo mai più , non poteva vederlo. E adesso lui poteva capire perché.
Ad un passo dalla maniglia non riuscì più a muoversi; lui l'aveva fermata, aveva fermato la furia delle sue mani.
Non si era mai accorto prima di quanto fossero delicate e piccole quelle mani, mai prima di temere di ferirle portandosele al cuore, tenendole premute al petto; ora non sarebbe andata via....e lui nemmeno.

- Mari ...baciami.-
Lei non rispose, né con le labbra né con il corpo, immobile davanti a lui lo fissava.
Il ragazzo si chinò sulla ragazza, le labbra si sfiorarono...
- No!-
Si spinse lontano da lui.
- Mari...-
No, era tutto sbagliato, tutto!
- Ti prego.... va via.... non voglio farti pietà .....ti prego.-
Pigolava appena piangendo.
Lo stava supplicando...Marinette stava supplicando proprio lui ... la sua Mari.
- Ma princess come potresti? Io t ...tu...-
Che razza di eroe era se tremava anche solo a pensarlo!?
- Tu mi piaci...molto.-
Il sangue gli salì tanto velocemente alle guance che quasi gli andarono a fuoco.
-Sei un ipocrita!-
Quei laghi blu tornarono tempesta.
- Non è me che vuoi, e non diventerò la sostituta di qualcun'altra, figurarsi di Ladybug!-
Si liberò da lui e lo spinse fuori, chiudendogli dietro la finestra.
-Maledetto il giorno in cui t'ho fatto entrare!-

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Capitolo 3
*** Sentimenti nascosti ***


Era iniziata bene quella giornata. Solo l'ansia per ciò che voleva fare poteva averle dato la capacità di alzarsi in tempo; si era preparata con calma, scegliendo una maglietta in particolare, che si intonava bene al colore dei suoi occhi; adorava come le stava quella maglietta, come le aveva detto Chat Noir, era Perrrrrfetta.
Una colazione veloce, senza macchiare né lei né il pavimento, incredibile! Zaino in spalla, un bacio lanciato ai suoi affaccendati genitori e subito fuori.

Rideva ancora per il buffo apprezzamento del gatto nero e non si accorse di essere già all'ingresso dell'istituto. In perfetto orario! Alya e Nino non erano ancora arrivati, e neanche il suo Adrian... oh Adrian!
Accidenti solo a pensarci sentiva le gambe molli! Un bel respiro su....e poi non voleva tradire la promessa fatta a Chaton; avrebbe aspettato all'ingresso, ce la poteva fare!
Intanto un paio di studenti dietro di lei commentavano un film:
- Hai visto che colpo di scena alla fine? -
-Troppo forte! Ma devo dire che il primo episodio l'ho trovato più bello; c'era più azione e la trama mi sembrava più adatta ad un film di supereroi.-
Chissa forse un giorno anche lei e Chat Noir sarebbero stati i protagonisti di un film, ... chi avrebbe interpretato ladybug?
Non la moretta della serie che vedeva sua madre! Quella non la sopportava, sembrava la sorella di Cloè.
Al pensiero che la stessa compagna di classe, con tutti gli agganci che poteva avere, non avrebbe potuto interpretare il suo alterego senza annerire i suoi venerati capelli, le venne da saltellare dalla soddisfazione.
Certo era che non avrebbe considerato nessuna all'altezza di interpretare l'eroina in rosso, ad eccezione di sé stessa si intende, ma lei non recitava.
E Chat?
I ragazzi continuavano:
-Si, anche secondo me hanno esagerato con la storia d'amore. -
Già ...di sicuro il film sugli eroi di Parigi sarebbe stato romantico e melenso; al solo pensiero si rabbuiò, ma perchè tutti erano convinti che stessero insieme?
Però... se poi, come nel progetto di classe, il protagonista maschile l'avesse interpretato Adrien, lo avrebbe dato un bacio a Chat?... in effetti, anche Chat ...ma a cosa stava pensando!?
- Marinette tutto bene?-
In quel subbuglio di pensieri in cui stava annaspando non si era accorta dell'arrivo del modello, proprio adesso!
- È! Ah..Adrian, n..no, cioè si! Si tutto bene ehehe-
- Come mai già qui?...Aspetti qualcuno?-
Il biondo accompagnò la domanda con un sorrisetto divertito, diverso dal solito.
- Chi io? Nono!...solo Alya, come sempre.-
- ...ok , io intanto entro, ci vediamo in classe.-
- o..ok- Rispose gentile, e con uno sguardo ebete sulla faccia guardò il ragazzo andare via fino a perderlo di vista.
Colpita e affondata, dannazione!
Doveva sfruttare l'intervallo, forza Marinette, forza!

Le ore si susseguivano lente, e avrebbe volentieri usato il Lucky Charme pur di far correre più in fretta le lancette dell'orologio, e magari far finire anche bene la giornata; ma lei era una paladina responsabile e non avrebbe mai usato i suoi poteri per scopi personali, cosa che invece un randagio di sua conoscenza faceva spesso e senza pudore ...quanto lo invidiava adesso!
Mancavano solo quindici minuti all'intervallo, e stava per spezzare la matita che teneva in mano e che sarebbe dovuta servire a stemperare la tensione.
Aaaah, così non andava bene, per niente!
Decise di cambiare le sorti della sua lapis facendole disegnare uno schizzo. L'abito era semisportivo, maschile e completamente nero; aveva aggiunto solo qualche dettaglio in verde, per mettere in risalto siluette e polsini e su un modello biondo come Adrian sarebbe stato benissimo; avrebbe voluto aggiungere qualche accessorio, ma quale? Un bastone? No, troppo classico... un cappello? Le veniva in mente solo la sua bombetta, e non andava bene; forse una maschera... le ricordava qualcuno...oddio!
- Marinette, tu non vieni?-
Sta volta fu la voce di Alya a ridestarla dai suoi pensieri; l'intervallo era suonato, Adrian era già uscito con Nino e neanche Alya sapeva dove fossero andati. Allora era una congiura!
Basta, doveva fare qualcosa; di questo passo non sarebbe riuscita a parlargli neanche all'uscita della scuola!

Un'intuizione la colpì rientrando in classe. L' insegnante era già alla lavagna e chiese a tutti di accomodarsi per riprendere la lezione; Adrian era al suo posto, e sarebbe passata accanto a lui per arrivare al banco. Non poteva certo dichiararsi così, ma poteva fargli una richiesta.
Era giunta accanto a lui; esitò un attimo col piede sospeso, incerta se prendere le scale, raggiungere il banco e darsi una sonora manata sulla fronte per la frustrazione, o fermarsi sul primo gradino e rivorgergli la parola.
Una battuta del portatore della sfortuna le tornò alla mente:
- Conoscendoti come ti conosco ora, scommetto che avrai voglia di scappare a gambe levate! -
No Chat, sta volta Marinette non torna indietro.
- A..Adrian scusami, ...d..dopo la lezione puoi aspettarmi?...-
Gli occhi di tutta la classe erano puntati su di lei, poteva sentirli.
- Mi servono degli appunti!- Si affrettò ad aggiungere, come a volersi giustificare.
Il ragazzo la guardò perplesso.
- Va bene.-

Ce l'aveva fatta! Insomma, doveva ancora dichiararsi e tutto, ma ora era certa che ci sarebbe riuscita! Come si dice, chi ben comincia....
Alla faccia di quel gattaccio!
Era suonata anche l'ultima campanella; aspettò all'uscita insieme ad Alya che intanto le infondeva coraggio:
-Brava marinette! Mi raccomando dopo voglio sapere tutti i dettagli!-
- Alya non so neanche se riuscirò a mettere insieme tutte le parole!-
- Certo che ci riuscirai, andrà benissimo.-
- L'ansia mi sta uccidendo! Ti ricordo che potrei anche non piacergli, e se poi lo metto in imbarazzo? Non voglio che ci resti male, forse non dovrei farlo?!-
Ormai parlava a raffica; l'amica prontamente intervenne:
- Al massimo potrà sentirsi lusingato, e comunque devi farlo Marinette! Per rispetto dei sentimenti che provi.-
E per non sentire più quel randagio sparlare d'amore, ma questo Alya non poteva saperlo.
- E se invece fosse solo una cotta? Un giorno ci lasceremo e io gli avrei rubato i mesi, che dico? I giorni migliori della sua vita! Mi odierà per sempre.-
- Marinette... non esagerare.-
- Ma sul serio, tu come eri sicura dei tuoi sentimenti per Nino?-
- Beh, non passavo tutto il giorno ad usarlo come modello per le mie creazioni come fai tu, ma comunque era sempre nei miei pensieri; con l'amore è così, non puoi farci niente, in un modo o nell'altro pensi sempre a lui. Quindi, direi che sei a posto.-
- ...penso sempre a lui.-
- Si. -
Marì sbiancò.
- Marinette ora devo scappare, fammi sapere ok?-
Non le rispose, si limitò a salutarla con la mano.
- Eccomi, scusa se ti ho fatto aspettare, cosa volevi dirmi?-
Adrian era arrivato, ma era troppo tardi.




grazie a tutti i miei lettori! Questo è un breve flashback su cosa era successo prima del secondo capitolo; secondo me non scorre proprio benissimo, mi raccomando se potete scrivetemi e commentate! Le vostre opinioni sono tutte ben accette e ...siate spietati!
il prossimo capitolo sarà il seguito del secondo. Ciaociao

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Capitolo 4
*** Lettera ***


Come faceva a spiegarle?
Lì, fuori, nel vento che si alzava a tarda sera, Chat Noir osservava la donna che amava attraverso il suo riflesso nel vetro. La ragazza piangeva, per lui, a causa sua.
Era uno stupido. Non sarebbe mai dovuto andare da lei, e lo sapeva; Ladybug glielo aveva ripetuto mille volte.
Doveva rimediare subito al suo errore.
Guardò di nuovo marinette, strinse i pugni...e andò via.

Erano già passati cinque giorni, e Chat Noir non venne più a trovarla.
Il rimorso per quello che gli aveva rivelato non la abbandonava mai, cosa le era preso? Non bastava averlo già rifiutato nei panni dell'eroina? Doveva cacciarlo via anche nei panni di Marinette? Perchè poi? Perchè era gelosa di se stassa?
Ma era così, lo sapeva; era la rivale di sé stessa e non avrebbe retto il paragone senza maschera. Era questo quindi che le bruciava, non era Chat il problema, era lei.
Cominciò ad essere in pensiero per il suo partner. Senza attacchi delle akuma non aveva modo di sincerarsi che stesse bene; sapeva che, a dispetto del suo carattere esuberante, era un tipo solitario e riflessivo, molto, e questo la preoccupava. In fondo, anche lui portava una maschera.
Anzi, era tutta colpa della maschera! La rabbia continuava ad avvamparle nel petto; era stata la trama di sfrontatezza e irriverenza che formavano quella maschera a farle abbassare la guardia, e si era chinata a guardare oltre, dentro i suoi occhi; erano gentili i suoi sguardi, onesti e ingenui qualche volta. Proprio per aver osservato, compreso e condiviso gli sguardi sotto quella maschera si erano ritrovati in quella situazione.
...Adesso cosa doveva fare?

Quella notte anche il sonno cominciò a lasciarla sola per permetterle di pensare.
Le persone a lei più vicine si stavano rendendo conto che qualcosa la turbata; ad eccezione di Alya, che era l'unica ad avere almeno mezza motivazione per tanto malumore, tutti annaspavano nel buio e iniziava a percepire la loro preoccupazione.
Addirittura Adrien le si era avvicinato per chiederle spiegazioni! In circostanze diverse avrebbe fatto i salti di gioia e perso le parole dall'emozione, ma invece ... invece c'era Chat, che non c'era, appunto, e tutto l'entusiasmo svanì lasciando il posto ad una sfilza di scuse e ringraziamenti imbastiti con un sorriso gentile.
Non immaginava che innamorarsi sarebbe stato tanto tonificante! ...che dire, almeno dal gatto aveva imparato il sarcasmo.
Si spostò sulla schiena ad osservare le stelle oltre il vetro, o meglio quei due barlumi appena visibili che il riverbero delle luci di Parigi non era ancora riuscito a coprire, e lo vide; un foglio si muoveva mosso dal vento, ad un angolo della finestra.

- Maledetto ipocrita... -
Una lacrima, lenta, le rigò la guancia.
- Marinette non ti arrabbiare...la sua è una decisione molto coscenziosa.-
Si certo, solo perchè lei sembrava piccola e indifesa lui poteva diventare un cavaliere senza macchia e senza paura, come no!
- Ma vorrai scherzare! Ti rendi conto di cosa ha avuto il coraggio di scrivermi? Con me, cioè con Ladybug, non si è mai fatto neanche la metà di tutti questi scrupoli.-
Tikky non sapeva bene come far calmare la ragazza, ma continuò:
- Io credo che voglia solo proteggerti, i suoi motivi sono giusti e tu da eroina li hai sempre condivisi, anzi gli hai sempre rimproverato di non essere altrettanto attento;-
Sentì una morsa allo stomaco, la sua coscienza probabilmente reclamava il suo spazio .
- In fondo non saresti stata peggio se non ti avesse detto niente?-
Ci pensò su... questo era vero, doveva ammetterlo.
- Ma perchè cerchi sempre di farmi ragionare? Qualche volta vorrei tanto potermi arrabbiare senza sensi di colpa. Tutti possono avere una sola coscienza da ignorare ed io invece ne ho due,-
E fece una tenera linguaccia alla piccola amica che rise divertita.
- ...Però non è giusto.- Aggiunse poi a voce bassa. Tikky comprendeva il suo dolore.
- Non ti abbattere, in fondo non è del tutto vero quello che dice sul biglietto, in realtà tu cel'hai un modo per rivederlo.-
E le strizzò l'occhietto nero con aria complice.
Aveva ragione...Ladybug poteva rivederlo! Per carità, questo significava di certo che un'altra akuma stava terrorizzando la città, ma volle ignorare questo piccolo dettaglio. Ma si, chi se ne frega! Non era mica colpa sua.
- Hai ragione Tikky! Come sempre.-
e le diede un sonoro bacio sulla fronte, facendo diventare la dea rossa, se possibile, ancora più rossa. Poi rilesse la lettera che aveva tra le mani:

"Mia dolce Princess,
Devo chiederti perdono; adesso sono consapevole di averti causato confusione e disagio. È stato fatto senza intenzione, devi credermi. Neanche io fino a ieri ero realmente consapevole del mio affetto nei tuoi confronti e tutto ciò che ti ho detto, ogni parola, era dettata dal cuore.
Proprio per questo sono costretto a ferirti un'ultima volta; non posso più rivederti, per il tuo bene e per la tua sicurezza. La colpa è mia, non avrei mai dovuto iniziare la nostra amicizia, non con indosso la maschera. Perdonami ti prego.
tuo Chat Noir."

- Saprò cosa fare.-

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Capitolo 5
*** Quel ragazzo ***


- Ciao ciao farfallina.-
Quante volte gliel'aveva sentito dire, per fortuna, dopo ogni battaglia; e quante volte ancora avrebbe ascoltato quella frase? Non c'era di che essere felici.
Ladybug stese il braccio verso di lui per porgergli il pugno chiuso, come ogni volta.
- Ben fatto! - gli disse,
ma Chat Noir non aveva voglia di festeggiare, e ricambiò il gesto con poca convinzione.
- Chat...cos'hai?-
Aveva combattuto con più caparbietà del solito e dovevano a lui la vittoria sta volta, tantè che il suo miraculous avrebbe presto iniziato a suonare.
- Niente di grave Mylady, qualche volta anche i gatti hanno le pulci, tutto qui-
Rispose col suo solito fare sornione , ma sta volta risultava meno allegro e più amaro; se ne era accorto anche lui.
Ladybug lo fissava, cercava le parole?
- Senti Chaton...-
- Mylady, avrei una richiesta da farti.-
- ...Che richiesta?-
La guardò con serietà assoluta.
- Da oggi faccio giuramento di dedicare tutte le mie energie alla cattura di Le Papillon, con o senza maschera, senza risparmiarmi. Mylady, conosco la tua caparbietà, ma ho bisogno di sentirtelo dire...sei con me?-
I suoi occhi da gatto dovevano essere davvero penetranti se l'eroina era stata costretta ad abbassare lo sguardo. Che si fosse sbagliato su di lei?
- ...Parigi non dovrà più avere bisogno di noi.- Aggiunse il felino.
- E mai più ne avrà Chaton.-
Ladybug gli tese una mano con orgoglio; l'aveva resa fiera di essere la sua partner, ne era sicuro; la stinse forte con la sua a sigillare il patto. Quella semplice risposta bastò a rallegrargli l'umore, insieme ce l'avrebbero fatta!
Finché lei non lo sorprese.
- Tu mi ami ancora?-
Questa domanda dalla sua insettina non se la sarebbe mai aspettata, non con quello sguardo pieno di speranza. Aveva cambiato idea? E adesso? Il destino stava giocando con lui?
- Mylady...-
Ora pareva preoccupata, non riusciva a decifrarla.
Il miraculous suonò.
- ...Devo andare.-
Le prese una mano e se la portò alle labbra.
- Sarai sempre il mio idolo ...-
Un bacio sulle nocche, alzò gli occhi su di lei.
- ...ma nulla di più. -
Allungò il bastone e saltò via, fra i tetti della città.

Cosa avrà voluto dirgli con quella domanda?
Mentre correva verso casa, agile quanto un felino vero, cercava le risposte a tutte le domande che nascevano da quel'unica che Ladybug gli aveva fatto.
Perchè adesso? Il ragazzo che amava non la ricambiava? Oppure qualcosa era mutato in lei tanto da tornare sui suoi passi? Ma cosa? Una sua azione forse? Se si non se ne era reso conto, ma soprattutto non era voluta. Ora c'era Marinette...
Marinette che le mancava da morire, Marinette che non poteva avere, Marinette che amava anche qualcun altro, come la sua lady; e se fosse tornato troppo tardi?
Smise di correre.
Guardò in direzione della casa della ragazza; non poteva...non Chat Noir.
- Plagg detrasformami.-

Sapeva che come Adrian aveva poche speranze di conquistarla, aveva già creato troppo caos dividendo in due il suo cuore, ora non poteva rischiare di pezzarglielo in tre; sperava però di poter degnamente sostituire il confidente che era stato per lei Chat Noir, ed aiutarla a superare questo momento difficile... difficile per entrambi.... era assurdo! Non c'è l'avrebbe mai fatta! A malapena dormiva da quando l'aveva lasciata in quel modo, figurarsi se adesso le faceva anche da motivatore personale per farle dimenticare se stesso, e magari conquistare il suo rivale! Ancora ignoto per giunta... ma chi diavolo era?
Rimuginava tutto questo davanti alla vetrina della pasticceria. Basta! Doveva rivederla! E si decise ad entrare.
- Buongiorno signora.- disse rivolto alla signora DupainCheng.
- Buongiorno a lei, se non sbaglio tu sei un compagno di classe di Marinette non è vero? Adrien, se non ricordo male.-
- Si signora.-
- Guarda è appena uscita con Alya e Nino, sono andati incontro all'altro ragazzo che non conosceva la strada.-
Come l'altro ragazzo!? Quel ragazzo?
- Però dovrebbero rientrare tra poco. Se vuoi li puoi aspettare, intanto ti offro una bella tazza di cioccolata calda. Dove andate di bello? Al cinema?-
Lo disse con un sorriso dolce, gentile, lo stesso di sua figlia.
L'avrebbe visto, e avrebbe visto lei con lui, che gli sorrideva, con quel sorriso...era troppo.
- Io...no grazie, ero passato solo per un saluto, sa giravo da queste parti...arrivederci!-
Chiuse la porta dietro di sé e andò via il più in fretta possibile.
Non l'avrebbe persa... la stava già perdendo.






miei cari lettori, abbiate fede.

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Capitolo 6
*** Paura ***



- E quindi siete andati al cinema ieri...-
Lo disse come se nulla fosse, la cosa più naturale del mondo.
- Alya mi ha costretto a sorbire due ore di film strappalacrime! Non sai che noia bro. -
- Dai sarà stato bello passare un pò di tempo insieme, tu e lei da soli...-
Il biondo buttò la frase lì, con nonchalance, e attese .
- Si magari! Alya ha voluto invitare anche Marinette e...eee niente una seccatura.-
Si vedeva lontano un miglio che Nino non voleva dirgli qualcosa; continuò a sondare il terreno.
- Mi dispiace per Marinette, si sarà trovata in imbarazzo a fare da terzo incomodo...se ci fossi stato io ti avrei fatto compagnia e avremmo lasciato le ragazze alle loro confidenze...-
Nonchalance Adrian, nonchalance!
- ...Èèè ssiii ...,veramente bro c'era anche un amico di Alya; volevo chiamarti, ma lei ha insistito per far conoscere a Marinette gente nuova; dice che ultimamente è triste e voleva tirarla un pò su di morale.-
Quelle parole nutrirono al contempo i suoi sensi di colpa ed il suo malumore.
-...Si, l'ho notato.-
Doveva fare qualcosa per nascondere lo sconforto nella sua voce o Nino l'avrebbe colto e gli avrebbe fatto domande, scomode sicuramente.
Gente nuova...forse non era lui.
- ...Ma dimmi ha funzionato? Questo ragazzo insomma...le piace?-
Adrian così ti farai scoprire, per la miseria!
- Cioè, non che mi importi! Era per sapere, ... l'ha fatta divertire? Intendevo dire, l'ha distratta dai suoi problemi!? Con noi non ne ha voluto parlare, ricordi? Ehehe-
Ci mancava solo la risatina isterica, santo cielo!
- Non saprei bro, mi è sembrata abbastanza allegra.-
Come allegra? Nino, ti prego, devi essere più specifico!
D'improvviso l'amico lo guardò con un sorrisetto sfacciato.
- Bro, sei sicuro che non ti interessa?-
- Cosa?-
- Marinette.-
Dannazione!
- Certo che no! Ma che dici! Ero solo preoccupato.-
- Eri preoccupato.-
- Si e allora?! Adesso non si può essere preoccupati?-
- ...Cooomunque, questo ragazzo si chiama Thomas, è dell'ultimo anno, e non è neanche la prima volta che si vedono; ma tanto a te non interessa.-
Nino non seppe scegliere se Adrian aveva la faccia di uno a cui si erano fermate le rotelle, o a cui giravano troppo in fretta.
- Adrian, tu mi hai dato sempre molti buoni consigli, lascia che adesso te ne dia uno io: sii sincero e dille tutto.
A domani bro.-
E lo lasciò lì, in mezzo al corridoio della scuola.

Plagg non era mai stato tanto preoccupato per Adrian; era parecchio che non lo vedeva mangiare e cominciava ad esaurire le scuse per convincerlo ad ingoiare anche una sola briciola di pane; tutto senza che il ragazzo si rendesse conto delle sue ansie, si intende.
Da quando quel suo amico tutto cuffie gli aveva spiattellato come stavano le cose non era più riuscito a farsi rivolgere la parola dal suo pupillo. Ma che razza di amici aveva!?
Poi, come stavano le cose, in realtà, non lo aveva ben capito neanche lui; questo Thomas era da temere o no? Era la cotta storica della ragazza o un nuovo pretendente? E se era il famoso rivale, Marinette stava aspettando lui, e non solo Alya, quella mattina fuori dalla scuola? Durante l'intervallo non poteva averlo incontrato; l'avevano spiata tutto il tempo!
Nonostante millenni di esperienza non ci stava raccapezzando niente.
Adrian era seduto davanti alla scrivania e fissava i libri chiusi da una buona mezz'ora; Plagg provò con un ultimo tentativo, anche se gli sarebbe costato caro:
- Bleea! Ehi! Questo camembert è orrendo! Adrian, hai preso una fornitura andata a male! Sei il solito imbranato...cos'è, non mi credi? Assaggia!-
- ...Plagg...-
Lo spiritello drizzò le orecchie, che avesse funzionato?
- Che c'è!-
- ...ho paura.-
Due lacrime rigarono il viso del biondo che tratteneva i singhiozzi.
L'irriverenza di Plagg venne meno.
- Adrian...non temere...-
Il piccolo gatto nero si avvicinò e abbracciò forte il ragazzo che lo strinse a se.
- ...Ci sono io qui, andrà tutto bene. Ora stammi a sentire.-

Marinette non dormiva; era stanca, ma troppo felice per riuscirci... e si sentiva un pò in colpa; usare la sua doppia identità forse non era stato corretto nei confronti di Chat Noir, ma in fondo anche lui non le aveva lasciato altro modo per confrontarsi con lui, e aveva ancora altre domande da fargli.
Ora sapeva che non amava Ladybug! Quindi forse era vero che amava Marinette; com'è strano dover sperare che un ragazzo non ti ami per poterlo amare. Con Adrian, fino a pochi giorni prima, aveva sperato tutto il contrario. Chissà se il modello era ancora preoccupato per lei? E Chat?...Cosa staranno pensando adesso entrambi?
La luna piena illuminava la stanza proiettando le ombre della finestra sul letto...e la vide, la sagoma di un gatto, coprire di oscurità le lenzuola.
- Buonasera Prrrrincess, hai mai provato a contare i gatti? Sembra che concili il sonno.-



Ai miei lettori: nel prossimo capitolo si riparte da qui.

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Capitolo 7
*** A te ***



Non poteva crederci, era tornato!
- Chat Noir!-
- Proprio io, ma chère.-
Corse alla finestra, ma ci ripensò; non si meritava tanto entusiasmo; si fermò con la mano sulla maniglia.
- Sai che dovrei lasciarti là fuori?-
- Lasceresti un povero micio al freddo e al gelo? Non sarebbe degno di una principessa.-
Evidentemente, anche la sua ironia era tornata.
- Si da il caso che questo micio abbia deciso di abbandonarla la sua principessa, senza interpellarla nè avvisarla prima.-
- Ti ho scritto un biglietto.-
Lo sguardo della ragazza lo fulminò.
- Va bene! Va bene! Sono stato un idiota. Touchè. -
- Così va meglio.-
- Ora posso entrare?-
- E venire meno alla parola data? Sei sicuro che il tuo ego non starebbe più al sicuro là fuori?-
Voleva essere severa, ma non riusciva più a reprimere il sorriso; e lui lo vide, il suo bellissimo sorriso...di felicità si può morire?
- E rischiare di farti prendere freddo mentre mi ammiri in tutto il mio splendore? Certo che no Princess, sarei più contento sapendoti al calduccio nel tuo letto, fra le mie braccia; la tua comodità prima di tutto! -
E sfoderò il suo solito ghigno da copertina; sembrava proprio un gatto.
- Ma non mi dire, sai ti vedo benissimo anche da qui.-
Lo salutò con la mano ridendo.
...Quanto era bella?
- ...Mi sei mancata.-
Glielo disse con una voce nuova; non stava scerzando, si vedeva che era felice.
- Anche tu...-
Gli aprì e lo fece entrare.


Il gatto saltò giù dalla finestra e si avvicinò subito alla ragazza, l'atteggiamento insolito e lo sguardo strano; quegli occhi...cosa volevano dirle? Cosa voleva da lei?
Le tornarono alla mente tutti i suoi dubbi.
- ...Chat, non ti fidi di me?-
Il randagio soppesò la domanda.
- Certo che mi fido di te, Princess.-
- Da quello che avevi scritto sul biglietto non sembrava.-
- ?-
- La tua identità, hai paura che io possa scoprirla; per questo sei andato via?-
Era sveglia la sua Marì.
- ...In realta è il contrario, -
Si mise ad osservare le loro ombre sul pavimento, la luna era davvero splendida quella sera.
-Vorrei tanto, tanto, togliermi la maschera per te Marinette, ma non posso; per questo ho deciso di non vederti più. Tu meriti un uomo che possa stare al tuo fianco Marì, non uno sconosciuto.-
Qualcosa le morse lo stomaco.
- Con la tua Ladybug non ti sei fatto tanti problemi...-
Dannazione! Ancora era gelosa di se stessa!?
Il gatto ricordava bene le ultime parole della ragazza prima di venir cacciato via.
- Con lei è diverso...-
Sembrò trattenere il fiato. Prese la ragazza per mano e la fece sedere sul letto accanto a lui.
- Vedi Marinette, so che mi pentirò di avertelo detto, ma...noi già ci conoscevamo; nella vita di tutti i giorni intendo, insomma... tu mi conosci.-
Cosa aveva detto!!??
-Sul serio!?-
Non ci poteva credere, conosceva Chat Noir...avrebbe potuto associare un volto a quella maschera, non doveva accadere!
Il gatto nero sembrò accorgersene.
- Non è una conoscenza molto approfondita la nostra, non ti preoccupare; però... bhè, in effetti, ci vediamo quasi ogni giorno. - disse imbarazzato.
- Ma come fa a non essere approfondita!? Ogni giorno santo cielo! -
Era basita. Si rendeva conto di cosa aveva detto?! Chi conosceva di altrettanto idiota? ...No Marinette, non pensarci, non. ci. devi. pensare.
Chat si giustificò.
- Senza la maschera sono un ragazzo...diverso; sono sempre stato timido e molto solo, mi sento spesso in difficoltà a dover interagire con le altre persone, anche se lo desidero; forse per questo non abbiamo una vera e propria conoscenza; ti confesso che, quando ho visto come te la cavavi tu, mi sono sentito meno imbranato.-
E le fece una smorfia divertita.
- Ehi!-
Il randagio scoppiò a ridere.
Timido e solo... e se fosse Nath?! Ma allora il suo miraculous altera anche il colore dei capelli! Tikky non le aveva detto niente!...no, non poteva essere.
Forse un cliente della pasticceria... basta Marì!
- È stata proprio la tua goffagine a farmi interessare a te sai. -
- Davvero?-
- All'inizio non mi ero accorto che mi piacessi tanto; se solo me ne fossi reso subito conto...forse adesso avremmo avuto una chance.-
Il randagio abbassò lo sguardo; si sentiva in colpa, si vedeva. Non voleva che si torturasse così a causa sua.
- Perchè pensi che non possiamo averne una?-
- Non ora Princess... Le Papillon è un nemico difficile da sconfiggere; abbiamo pochissime notizie, mentre lui...-
Era stanco di combattere senza vedere una fine; si passò una mano sul viso, dagli occhi alla fronte.
Sembrava così frustrato. Lei lo capiva bene.
- ..sa sempre come metterci in difficoltà; può attaccarci quando vuole, mentre io non so nemmeno da dove cominciare a cercarlo!-
Avrebbe voluto dirglielo, avrebbe voluto dirgli che era stanca quanto lui.
- Ora capisci? Quanto saresti in pericolo stando vicino a me ogni giorno? Non posso rischiare che si serva di te, e ti faccia del male.-
L'orgoglio della ragazza tornò a rivendicare la sua parte: perchè col suo alterego non si faceva problemi? Nei panni di Marinette sembrava tanto debole?
- Ma allora Ladybug?-
Doveva chiarire una volta per tutte.
- Lei è un'ottima alleata... non temevo di rivelarle la mia identità perchè sono convinto che non ci conosciamo, non come conosco te almeno, e forse avremmo aumentato le nostre capacità; ma aveva ragione, è pericoloso.-
Guardò la ragazza.
- Marinette, è vero, stimo Ladybug al punto che le affiderei la mia vita,-
Le si avvicinò e le prese le mani fra le proprie.
- Ma è a te che affiderei il mio cuore.-
Alla ragazza si illuminò il viso... finché non capì.
Ti prego Chat, non dinuovo.
- Quindi...questo è un addio?-
Il randagio annuì. Era molto più doloroso di quanto non avesse immaginato.
Le strinse di più le mani.
- Marì, ti prometto che un giorno, quando Le Papillon sarà sconfitto, tornerò da te, e lo farò senza maschera; ma anche tu devi farmi una promessa.-
- Cosa? -
- Vai avanti con la tua vita.-
...Come poteva chiederle una cosa del genere?
- Ma ...non posso.-
- Ci vorrà del tempo Marì,... non mi puoi aspettare.-
Sapeva che era vero, non potevano farci niente. Calde lacrime caddero sul costume del ragazzo. Un abbraccio fu l'unica cosa a poterli consolare.






Ai miei carissimi lettori: sono lieta di annunciarvi che i prossimi saranno gli ultimi due capitoli, è stato bello scrivere per voi.
Ps : si ripartirà da qui.

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Capitolo 8
*** Terra e mare ***


Il pianto fu lungo e liberatorio, e sembrava non potesse finire mai, ma si esaurì, a dispetto dei loro cuori che ancora piangevano, e purtroppo anche quell'abbraccio dovette finire; Chat Noir provò a ricomporsi.
- Accidenti,.. non ero venuto per farti piangere..volevo farti sorridere..sono proprio un disastro.-
Ad entrambi venne da ridere, mentre ancora si asciugavano il viso e reprimevano i singhiozzi.
- Mi era sembrato di capire.. che fra i due ..il vero disastro fossi io, non avevi detto così?-
- Ahahah goffa, non disastro; soprattutto quando mangi.-
- Che cosa?-
- Non far finta di niente, ti macchi sempre e sbricioli dappertutto, lo sai.-
Rieccoci con quella faccia sorniona.
- Io non sbriciolo!- disse poco convinta.
- Princess, sei Hansel e Gretel messi insieme!-
La ragazza scoppiò letteralmente a ridere; le lacrime ormai erano dimenticate e la vide di nuovo col sorriso, il suo sorriso... i suoi occhi... le sue labbra...le sue labbra, sapevano di grano, di grano maturo della casa di campagna della madre... l'avrebbe abbandonato anche lei... un altro bacio Marì, non mandarmi via senza un altro bacio.
Al bacio ne seguì un altro, e un altro ancora; come si colgono i fiori nei campi, il successivo è più bello del precedente e non si riesce a smettere di sceglierli con cura e farli propri, finchè Il bouquet non stordisce per il suo profumo.
Sì, Marinette sapeva di fiori e di speranze, di attese, di boccioli di rose rosse; boccioli celati ai sensi, nascosti... proibiti da cogliere.
Le mani gli bruciavano, la ragazza era troppo vicina, troppo; sapeva che l'aveva trascinata a se per assaporarla meglio, ma non si era reso conto delle conseguenze; si fermò scottato, per allontanarla.
- Devo andare, subito.-
- ...Chat...l'ultimo bacio...ti prego.-
Che male può fare un bacio? Solo un altro...solo un altro fiore...un altro stelo...un altro petalo...le mani ricoperte di polline.


Erano giunti al bivio; si ricordò di sé, di chi era e di chi non era...un estraneo agli occhi di Marì.
-Sei sicura?-
Lo sguardo che le rivolse valeva più di mille convinzioni, era caldo e dolce, pieno di protezione, di preoccupazione, e d'amore, solo per lei.
Sentì quello sguardo controllare tutto dei suoi occhi, qualsiasi accenno al dubbio o alla paura sarebbe stato raccolto come un diniego e accolto senza delusione né rimorso, forse addirittura voluto. Ora sapeva di poter essere amata solo da lui.
- Si!-
I suoi occhi blu brillavano e il suono del suo assenso risuonò limpido nella stanza semi buia; il suo viso quasi fece invidia alla luna che li osservava.
Come poteva non amare una donna così? Le rivolse un tenero sorriso, come se in quel frangente il più vulnerabile fra i due fosse lui e non lei, e la baciò di nuovo, sta volta un bacio leggero, morbido, a fior di labbra.
- Allora chiudi gli occhi.- Le disse, e passò la mano sulle palpebre di lei, toccandole appena le ciglia, che si abbassarono sicure. Tutto del suo corpo femminile, rilassato e seducente, esprimeva fiducia in lui; gli abiti di lei giacevano a terra, petali caduti; sulle lenzuola rimase un candido bocciolo.
La trasformazione si annulò, ed il ragazzo si sentì nudo avendo ancora i vestiti addosso, tremante davanti a quegli occhi che non potevano guardarlo.
Marinette cercò la sua mano e la strinse, percependo il suo timore. Un sussurro soffiò caldo nel cuore di Adrian:
- Chat, ti amo.-
Era la prima volta che glielo diceva, ma sarebbe stata anche l'unica.
Sentì il compagno prenderle entrambe le mani e portarsele alle labbra per baciarle, per baciare ogni angolo di quelle mani che lui tanto amava.
- Ti amo anch'io. -
La voce bassa, ferma, sicura. Non c'era più timore in lui, solo orgoglio e gratitudine per aver ricevuto un dono così grande.


Si tolse in fretta i vestiti, vele ammainate, e pose le mani della ragazza sul suo viso; voleva mostrarle tutto del suo corpo, lei ne aveva diritto, anche se non poteva vedere; le sue dita affusolate sarebbero state i suoi occhi e lui le avrebbe guidate, come orsa minore i naviganti.
Dalla fronte al mento poté sentire la sua pelle, la barba recente, rasata dal mattino, le solleticò i palmi; passò ai lobi, e ai suoi capelli ormai selvaggi... alla sua nuca; non potè resistere, lo abbassò su di lei e gli rubò un bacio profondo.
Il ragazzo si risollevò in ginocchio e riprese quelle mani per scenderle lungo il collo tonico, la clavicola, gli ampi pettorali.. indugiò sullo sterno, quelle dita avevano quasi timore di scoprire quella terra nuova, lo sentiva. Tornò a baciarle...dovevano essere quelle dita a segnare la rotta, le mani che le manovravano erano solo i mozzi che eseguivano gli ordini del loro capitano, nulla più di due sottoposti pronti ad ubbidire.
Le mani delicate tornarono a toccare le lande già esplorate, muscolose, attraenti; si spinsero oltre, lungo tutta la schiena, costola a costola...divennero audaci.
Glutei sodi e tesi aveva il suo Chaton, e inguinali scolpiti, cosce adiacenti alle sue...più forti delle sue... doveva essere bellissimo.
Aveva paura di farsi male, tutta questa storia le avrebbe fatto male al cuore, ne era certa, ma il dolore sarebbe stato più grande senza...prese coraggio e proseguì.


Baci, baci, e ancora baci; di polline profumato fu intrisa l'aria, si sparse di nuovo sulle loro mani, e rugiada salata sulla loro pelle, saliva sui loro corpi, carezze d'amore. In un abbraccio pieno di desiderio entrambi trovarono una strada nuova da percorrere e lentamente la rotta fu perduta; la ragazza morse un gemito di dolore sull'addome scultoreo; Adrian la strinse forte a se, i corpi uniti, le teste una accanto all'altra sulle spalle amiche, per sentire i suoi sospiri, il suo dolore, percepire il suo battito, e donarle il suo...e per farle aprire gli occhi, se voleva; ora non poteva vederlo in volto... quanto avrebbe voluto vedere i suoi occhi adesso.
La corrente del mare li travolse, le onde si infransero su di lei, scogliera candida di sabbia bagnata, ancora e ancora, di più, sempre più forti, sempre più alte, come le loro voci... e la tempesta li scosse fino all'ultimo tuono.


- Come farò senza di te Marì?-
La salsedine ricopriva i loro corpi, ancora uniti in quell'abbraccio. Lei terra, lui mare.
- Chat... non mi vedrai, ma sarò sempre al tuo fianco, te lo prometto.-
Si strinse a lui, come ad obbligarlo a non andare via, ma la luna era spenta ormai, le tenebre avanzavano nella stanza ed il sonno la trovò già ad occhi chiusi, portandola via; ora era Chat a dover andare.
La guardò dormire per l'ultima volta, mentre si reggeva agile al telaio della finestra, di nuovo felino.
- Princess...non fare promesse che non puoi mantenere.-
Le lanciò un bacio e saltò giù, l'aria a dividere di nuovo i due elementi, ma ci sarebbe sempre stato prato in fiore negli occhi di lui, e oceano in tempesta in quelli di lei.





ciao a tutti! Tra pochi giorni ill prossimo ed ultimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Goffa ***



Sapeva che da quel giorno sarebbero stati due estranei, ma come faceva? Come faceva a non guardarla tutto il tempo?
Quello che era venuto a salutarla in classe doveva essere Thomas, ne era sicuro.
L'invidia lo fece diventare di sale, non riuscì neanche ad alzarsi dal banco; rimase lì, davanti a loro che si scambiavano commenti sull'uscita del giorno precedente, a fissarli come un gatto, a rivendicare con gli occhi la sua proprietà.
Quale proprietà poi? L'accaduto della notte precedente era così surreale da sembrare impalpabile alla coscienza, un sogno dissolto come nebbia al sole.
Eppure era accaduto, con tutte le sue conseguenze; ora Marì era una donna, lui l'aveva resa una donna, e lei aveva reso lui un uomo...ma non si vedeva; nulla agli occhi di un estraneo era cambiato nella ragazza, che sembrava ancora tale; e lui di certo non si sentiva la forza di un uomo; piuttosto si sentiva fuori posto, surclassato, un micio alle prime armi sostituito da un rivale più forte di lui.
Era geloso, dannatamente geloso!
La ragazza si sentì osservata e d'istinto guardò Adrian; beccato!
Il ragazzo corse ai ripari gettando lo sguardo sul banco insieme a tutta la testa, fingendo di leggere un quaderno che non c'era; per l'imbarazzo della svista si tuffò letteralmente nello zaino a rovistare Dio solo sa cosa.
Se ne sarà accorta?
Dopo una manciata di secondi sentì che tornava a parlare col rivale, l'altro felino, che ripensandoci aveva più diritto di rivendicare la ragazza di lui, dato che Marinette lo aveva già scelto da tempo come suo compagno...
Di sottecchi rialzò lo sguardo su di lei...
Sembrava davvero che nulla fosse cambiato ... lo aveva già dimenticato?
Una mano sulla spalla lo fece saltare.
- Bro, tutto bene?-
- S..si!...-
Guardò di nuovo la coppia.
- ...Si, tutto bene. ...Vado un attimo in bagno.-
- Adrian, aspetta.-
ma non lo ascoltò, e passò fra i due, lanciando uno sguardo di sfida al ragazzo mentre li divideva.
Un giorno sarebbe tornato, e allora avrebbe saputo a chi apparteneva il cuore di Marì. Intanto, a quel tizio, conveniva stare attento.


Si sciacquò più volte il viso di fronte allo specchio del bagno; mentre ancora gli scorreva via l'acqua dal mento si osservò, pallido e teso.
- Un giorno alla volta Adrian.-
Inspirò.
Espirò.
- È già un giorno in meno.-
Sentì una leggera pressione sul suo petto; al sicuro sotto la giacca Plagg lo stava abbracciando. Per fortuna c'era lui.
Lo sentì bisbigliare.
- Devi avere pazienza Adrian,... sai Marinette è stata davvero coraggiosa. Dovresti pensare a quanto ti ha donato invece di stare qui a frignare; tu almeno puoi rivederla! Cerca di essere felice invece di piangerti addosso.-
Quella ramanzina suonò veramente strana, era dolcezza la sfumatura nella sua voce? Plagg che cercava di tirarlo su, incredibile; ma era vero, non doveva essere egoista...non avrebbe mai dimenticato quella notte e, ne era sicuro, neanche lei.
Si sentì un pò sollevato. Poteva sempre osservarla ogni giorno, spasimanti presenti o meno, e vegliare su di lei; non se lo doveva dimenticare.
La porta del bagno cigolò ed il profilo di Nino apparve riflesso sullo specchio, lo sguardo più serio che gli avesse mai visto.
- Dovresti parlarle invece di fare il cretino.-
Il suo caro amico,... non poteva immaginare. Si asciugò il viso.
- Hai ragione. Ti prometto che lo farò Nino, ma non oggi. Ho bisogno di più tempo.-
Molto più tempo.


La lezione era finita, così come il giorno di scuola; il primo di tanti, penosi, altri.
Non ne poteva più di stare accanto a Nino e alla sua morale su cosa doveva o non doveva fare; Si scostò dal banco senza controllare e urtò qualcuno, che a sua volta fece cadere dei fogli, formando una piccola pioggia di carta sulle scale...Marinette!
- Scusa! Non mi ero accorto che eri già scesa,...-
Si abbassò subito a raccogliere le pozzanghere bianche. Lei lo seguì.
- Nono! F..faccio io figurati...sono pro... -
- ...sono proprio un disastro.-
Marinette lo guardò in modo diverso...era diversa; fu come rivederla, su quel letto, prima che chiudesse gli occhi...con quel sorriso.
...Era lui?...Oddio! Poteva essere!... Proprio lui!
- Touchè.- disse lei con un fil di voce.
- Come? -
- ....N..no niente.- e gli sorrise di nuovo; era bellissima con quelle guance accese.
Riprese i fogli che il biondo aveva raccolto.
- S..senti Adrian, ...mi chiedevo...già da un pò veramente...ti andrebbe di uscire con me?-
Adrian non riusciva a crederci... tutti i tasselli trovarono d'improvviso il loro posto; una volta tornato a casa doveva ricordarsi di picchiarlo quell'idiota, adesso che sapeva chi era. Si, era proprio un idiota.
Sfoderò il suo sorriso migliore; anzi, venne a galla da solo, sollevando gli angoli delle sue labbra come le onde con l'alta marea.
- Ogni giorno ad ogni ora, Pr...-
Attento Adrian, non rovinare tutto.
- Cioè! P..proooprio... proprio adesso, avevo voglia di un gelato! Si.-
Rilassati Adrian! Ricordati di respirare.
- ...Posso offrirtene uno, ma petite fleur?-
Lo sguardo di Marì era indecifrabile... non ci aveva ripensato vero?!
La ragazza gli rivolse un sorriso bellissimo.
- ...Con piacere!-


Il sole di giugno illuminava le strade.
- Ahahah sul serio?-
- Certo. -
Rispose ilare la ragazza, assaggiando subito dopo il pistacchio del suo cono a tre gusti.
- Naa, non ci posso credere.-
Il ragazzo cercava di non macchiare i vestiti col cioccolato; il suo gelato ormai gocciolava copiosamente, ma gli stava bene così; preferiva fosse il caldo a mangiarlo al posto suo, per non perdersi neanche una parola della sua compagnia inaspettata. Quanto era bello poter parlare con lei.
- E invece è così.- sorrise con la bocca macchiata di verde, continuando a camminare.
- Quindi vuoi farmi credere che sei riuscita a rovesciare i cereali dalla ciotola, che a sua volta ha colpito un'arancia, che rotolando ha buttato giù il cartone del latte versandolo su tutto il pavimento, e che ci sei scivolata sopra finendo con la ciotola in testa?!-
- Dovevo afferrarmi a qualcosa! Purtroppo la mia mano ha pensato che fosse più vicina la ciotola del tavolo, anche se non era altrettanto salda.-
E rise divertita, la lingua bianca di vaniglia. Era talmente buffa che non potè resistere e rise anche lui.
- Ahahahahah, Marinette, sei incredibile!-
- Goffa.-
Adrian smise di camminare, e anche la ragazza, che non lo guardava in viso.
Quella parola... e quel tono...
- ...Come?-
- Il termine giusto è goffa...non trovi? -
Gli rivolse ancora lo sguardo, sereno, ma non più indecifrabile; adesso lui sapeva cosa stava cercando.
- Si, hai ragione...-
Si avvicinò all'orecchio di lei.
- ...è Perrrfetto.-
La ragazza arrossì vistosamente nascondendosi dietro la cialda; sbucava appena il suo dolcissimo sorriso.
- Mademoiselle, vogliamo andare?- Le disse lui e le porse galantemente il gomito, a cui lei si strinse timida prima di riprendere la strada.
- Puoi chiamarmi princess, se vuoi.-
- Va bene. Princess...-
- Si?-
- ...È bello conoscerti di nuovo.-
La ragazza guardò davanti a se con aria vaga.
- Non capisco di cosa stai parlando, è la prima volta che usciamo io e te.-
E gli fece l'occhiolino; il ragazzo stette al gioco, un gioco che sarebbe stato molto lungo.
- Certo Princess!-
Poi la ragazza, avvicinandosi un pò di più, aggiunse a bassa voce:
- ...Ma fa piacere anche a me.-
E continuarono la loro passeggiata, abbracciati l'uno all'altra, scambiandosi i coni di volta in volta per assaggiarne i gusti, e sorridendosi teneramente, senza aggiungere altro.


Fine.




Grazie a tutti! Spero che la mia ff vi sia piaciuta, tra l'altro era anche la prima in assoluto e ne sono abbastanza soddisfatta, ma voglio il vostro parere! Aspetto quindi i vostri commenti ;)

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