Sai mantenere un segreto?

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Katakuri x Ichiji ***
Capitolo 2: *** Aokiji x Akainu ***
Capitolo 3: *** Bartolomeo x Cavendish ***



Capitolo 1
*** Katakuri x Ichiji ***






SAI MANTENERE UN SEGRETO?
 
 

 
Sbocconcellò la ciambellina con calma, assaporandone l'aroma alla cannella con la dovuta attenzione.
Con un colpo di lingua si ripulì le labbra sporche di zucchero filato, non staccando mai gli occhi dal compagno.
Ichiji se ne stava zitto, la bocca appena appoggiata alla tazza di the fumante mentre gli occhi cerulei si perdevano sulla condensa calda della teiera, rincorrendo i suoi nebulosi pensieri.
Qualcosa lo turbava, e se qualcosa turbava Ichiji, turbava anche Katakuri.
Con mano ferma, prese la tua tazza, non staccando gli occhi di dosso al compagno, le pupille chiare fisse ad analizzare i movimenti secchi del rosso e quel suo zigzagare gli occhi dalla tavola imbandita a lui.
La calma della colazione in bilico su quel silenzio mal tenuto.
-Ichiji- chiamò pragmatico il rosso, incapace di prevedere cosa lo turbasse.
Il rosso sospirò, la bevanda anglofona non ancora sorseggiata.
Inutile continuare la sceneggiata: Katakuri aveva l’abilità mefistofelica di prevedere ogni cosa, anche il futuro a volte, e Ichiji non poteva nascondere ancora a lungo il cruccio che lo infastidiva.
Prese un respiro profondo prima di parlare.
-Mia sorella ci ha invitato al suo matrimonio- sbottò scocciato.
Katakuri metabolizzò lentamente le sue parole, digerendole lentamente e con estrema calma.
- Ci ha invitato al suo matrimonio?- inarcò un sopracciglio perplesso, l’incredulità vibrante nel suo tono.
Entrambi? Loro due? Perch...
-Si- sbuffò nuovamente lo Vinsmoke -Si sposa con un energumeno irrascibile- roteò gli occhi al soffitto della cucina -Almeno ha avuto il buon gusto di sceglierlo ramato!- sghignazzò.
Katakuri non si espresse.
Davvero?
Davvero voleva sorvolare così sul fatto che sua sorella, la sua fosse chiaro! Non una delle sue innumerevoli consanguinee, avesse invitato entrambi al suo matrimonio come coppia.
Il che era ridicolo dato che la loro relazione era segreta!
Segreta!
Assolutamente, ufficialmente, ufficiosamente e a rigor di tabù segreta!
Per quanto una convivenza di quasi un anno lo fosse.
- Ci?- chiese ancora - Io e te?- specificò l'ovvio.
-Si, io e te- ribadì l'altro.
-Come coppia...- proseguì lento.
- Mi pare ovvio- ghignò Ichiji, quasi fiero di essere accoppiato a lui alla luce del sole.
Katakuri accavallò le gambe, il suo disappunto non molto celato sul viso scuro.
-E come fa, di grazia, tua sorella Reiju a sapere di noi?- si trattenne dal ringhiare.
Perché era ovvio che qualche uccellino gliel’avesse spifferato, e sperava che quel sopracitato uccellino non fosse di piumaggio rosso e dagli occhi azzurri se non voleva ritrovarsi spiumato e possibilmente morto.
Ichiji si zittì, il corpo rigido e la mente azzerata.
Eccolo, il vero problema.
Il motivo del suo viso cupo.
-Non vuoi saperlo- borbottò giocherellando con la tazza ancora colma di the.
-E tu non vuoi un mese di astinenza dal sesso- minacciò lieve l'altro, le dita che tamburellavano sul tavolo.
Ichiji assottigliò di rimando lo sguardo, la minaccia bruciante nel petto.
Oh era così? Giocava la carta del sciopero del sesso?
Oh bhe, se voleva le armi pesanti...
-Durante la nostra ultima conversazione tramite skype sei passato dietro le mie spalle- parlò secco.
-Cosa assolutamente normale dato che abito qui- rimbeccò l'altro.
La scusa della convivenza per motivi di lavoro reggeva ancora, ne era certo.
Sua sorella Pudding credeva ciecamente che lui e Ichiji necessitassero di quella vicinanza per il lavoro aziendale che condividevano.
E se ci credeva lei, così abile nel gioco degli specchi, chiunque altro avrebbe creduto a quel luccichio per allocchi.
Si, assolutamente.
Nessuno sapeva, nessuno dubitava e nessuno sospettava nulla.
Allora perché il suo ramato compagno sogghignava con così tanta spavalderia?
-Nudo?- sghignazzò Ichiji, leggendogli quasi il pensiero - Con le chiappe al vento e proclamando che ti dovevo un servizietto?-
Oh…
Quel pomeriggio intendeva?
Proprio quelo in cui avevano dato libero sfogo a ogni libido e limite imposto dalla civiltà?
Katakuri rimase zitto.
Lo sguardo cremisi fisso sul compagno, le labbra sigillate.
Con calma prese tra le dita una nuova ciambellina, portandola con relativa tranquillità alla bocca.
Cercò di ricomporsi, il ricordo ben inciso nella memoria di quel lontano pomeriggio in cui Ichiji aveva abbandonato le lenzuola del letto per la settimanale chiacchierata con la sorella, promettendogli però il suo ritorno.
-Non…- tossicchiò in cerca di assicurazioni.
-Non l’ha detto a nessuno- parlò sintetico Ichiji, in una brusca rassicurazione.
Accennò un sorriso divertito, allungando la mano ad accarezzare quella del vermiglio.
-Ma ci terrebbe davvero che tu mi accompagnassi al suo matrimonio- aggiunse speranzoso.
Katakuri studiò con occhio attento la sua mano intrecciata a quella del rosso, prima di stringerla annuendo.
-Dovremo comprare  a Reiju un bel regalo- affermò lapidario -Bello e costoso-
Ichiji ghignò riprendendo la colazione.
Non vedeva l'ora arrivasse la data del matrimonio della sorella.

 

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Capitolo 2
*** Aokiji x Akainu ***






-Uhuhuh… interessante-
La penna scricchiolò nel pungo di Sakazuki, la vena sulla fronte aumentò di spessore e il sigaro, fumante non solo di braci, perse un po’ di consistenza andando a bruciare il documento che l’ammiraglio stava firmando.
-… daaaavvero interessante- cantilenò ancora Borsalino, camminando con le sue ampie falcate attorno alla scrivania del collega.
Era tutta la mattina che continuava a tormentare il collega, accerchiandolo come un avvoltoio e gracchiando con la sua voce strascicata quelle maledette vocali ampie e fastidiose.
-Siiingolareeee!-
Molleggiò sulle lunghe gambe e si acquattò curioso alle spalle dell’imponente ammiraglio del magma, studiandolo con occhi brillanti e zigzagando da spalla a spalla dell’uomo.
-Uhm uhm… uhm uhm…-
La pazienza non era stata donata con abbondanza ad Adainu, e se il loro terzo compare Aokiji sembrava potesse dormire nonostante gli uggiolii continui del detentore del frutto Pika Pika, la mascherina azzurra calata sugli occhi, le gambe accavallate sulla scrivania e le braccia penzoloni dalla sedia su sui era stravaccato, il focoso cane rosso non sarebbe stato in grado di controllarsi per altri soli cinque secondi per l’eccessiva vicinanza dello spilungone alla sua persona.
Kizaru era troppo vicino, troppo rumoroso e troppo fastidioso.
Lo sentì ancheggiare dietro la sua sedia, in studio di chissà che cosa della sua figura, gli uggiolii chetati improvvisamente.
Forse si era finalmente stancato di tormentarlo.
Ora avrebbe potuto tornare a lavorare tranquillamente, per una buon volta.
Prese un profondo respiro, riempiendosi i polmoni di tabacco, tornando chino sulle proprie pratiche dopo una breve occhiata al collega riccioluto e addormentato davanti a lui.
La penna scivolava sul rapporto, permettendo a Sakazuki di immergersi nella lettura e raccogliere informazioni su…
-Davvero curiosooo!- si sporse eccessivamente sulla spalla di Sakazuki Borsalino, premendo con forza un polpastrello contro la gola del compare -È un succhiotto questo Saka-kun?-
Un pugno rovente si schiantò sulla scrivania incenerendo il ripiano in mogano, mentre la sedia dell’ammiraglio divampava sgretolandosi in cenere e facendo allontanare in lievi saltelli il divertito Borsalino.
-Kizaru!-  vociò baritonale e stoico Akainu, piegando appena lo sguardo al collega.
-Siiii?- zampettò fin davanti la scrivania del moro, sedendosi placido su ciò che rimaneva del ripiano.
Le tempie di Akainu erano un mandala di vene pulsanti e spesse, rosse come magma e roventi per la rabbia.
-Smettila di invadere il mio spazio vitale- ringhiò –Sto lavorando… io!-
-Ohhhh, ma che bravo!- lo burlò ignorando volutamente la frecciatina rivolta a lui, e alla sua scrivania ricolma di scartoffie incompiute, e a Kuzan un cui pigro occhio si era socchiuso risvegliato dallo scompiglio causato dai colleghi.
-Non volevo di certo disturbarti- si prese un ginocchio tra i palmi, iniziando a dondolare –Solo che sono così curiosoooo…-
-Di cosa?- grugnì dal naso Sakazuki, spolverando la lieve cenerina che ricopriva la sua scrivania.
Non sarebbe mai riuscito ad abituarsi al tono strascicato e perennemente canzonatorio del collega.
Mai!
Perché doveva lavorare con certi elementi in torno?
Passasse la presenza pigra e scansafatiche di Aojiki, almeno lui non disturbava il suo operato. Ma Borsalino?
Perché? Perché non poteva avere un ufficio tutto suo, lontano da lui, molto, molto lontano…
-Oh ma della tua nuova fiamma- si sporse verso di lui la scimmia.
-Fiamma?-
La mascella di Adainu si serrò con forza, scricchiolando quasi alle parole del compare.
Ecco, ci mancava solo quello!
-Non fare il timido!- inclinò il capo Borsalino –I succhiotti son ben evidenti e poi… cammini in modo strano o sbaglio?-
Il basso ringhio del cane rosso aumentò di qualche decibel, acquistando note aggressive.
-Che cosa cerchi di insinuare Borsalino?- richiamò il collega, notando Kuzan sedersi composto e grattarsi il capo mosso, il copri occhi metà alzato e metà abbassato sul lato destro del viso.
-Dev’essere una tipina niente maaaale- continuò imperterrito l’ammiraglio –Per tenerti testa e per lasciare certi segni…- si accostò nuovamente al moro, socchiudendo gli occhi -Di un po’- arricciò le labbra carnose –Ti lega al letto?-
Il secondo pugno mancò di poco la giacca color oro di Kizaru che con un agile balzello si scansò da ciò che rimaneva della scrivania di Sakazuki, andandosi a sedere con eleganza su quella di Aokiji.
-Timidone!- l’additò cantilenando –Se non ne vuoi parlarne basta dirlo- roterò gli occhi all’indietro posandoli su Kuzan –Parleremo di quella di Aojiki-
L’uomo di ghiaccio sollevò l’occhio libero dalla fascia sul collega, trattenendo a stento uno sbadiglio.
-Che cosa vuoi sapere?- lo guardò con sguardo laconico, ignorando l’aumento di temperatura della stanza.
-Anche la tua dev’essere una donna particolare - oscillò il capo, scrutando i numerosi morsi che accerchiavano il collo del riccioluto.
-Abbastanza- mormorò quello, reggendosi il capo con una mano, i ringhi di Sakazuki che rimbombavano mentre cerava di sistemare le sue cartelle bruciacchiate.
-Uhhh! E come la descriverestiii?- s’informò curioso.
Kuzan schioccò le labbra, gli occhi chiusi a riflettere prima di sorridere e riaprigli con occhi liquidi.
-Vulcanica- commentò deciso –Pericolosa e calda come lava. Anzi…- schioccò le labbra in un sorriso ancor più divertito –Magna-
-Ohhhh! Una vera donna focos…-
-Questo è un ufficio della marina!- sbraitò Adainu, al limite di ogni sopportazione, le mani fumanti contro il ripiano della sua scrivania –Se volte spettegolare e prendere il thé come due comari, andatevene altrove: MA NON QUI!-
Kizaru sbuffò, gli occhi al soffitto e un lieve saltello per scendere dallo scrittoio di Kuzan.
-Ooook!- sollevò le mani in segno di resa –Andrò a pettegolare con Hina- prese la porta dell’ufficio, dando le spalle ai due colleghi –Magari anche lei ha qualche novità…- lanciò un’occhiata dietro di sé.
-Buon divertimentooooo!-  ridacchiò prima di chiudersi la porta dietro le spalle.
Il crepitio della porta accompagnò le vocali strascicate di Kizaru allontanarsi lungo il corridoio, mentre lievi imprecazioni contro la sua persona gli venivano dedicate da Sakazuki.
Il silenzio tornò sovrano dell’ufficio.
Solamente le braci della scrivania di Akainu osavano crepitare, zittite con una pesante manata dell’uomo.
-È tutta colpa tua!- additò Aokiji, tornato comodo sulla sua sedia, le gambe ben rilassate sopra i plichi di relazioni da controllare.
-Tu e la tua dannata mania di mordere- si allentò il colletto della camicia, accarezzandosi per sbaglio i succhiotti che gli segnavano la gola.
Borsalino era un impiccione nato, e di certo se avesse avuto la certezza di ciò che intercorreva tra i suoi due colleghi non si sarebbe fatto scrupoli nel divulgare dettagli e pettegolezzi in ogni base della Marina al di là e al di qua di Marine Ford.
Circospezione era la parola chiave nella loro relazione.
Circospezione e segretezza
Certo se Kuzan si fosse almeno impegnato un minimo nell’essere discreto, limitandosi a lievi morsi invece che a vere e proprie zannate sulla sua pelle bronzea…
-Come se fossi l’unico- sbadigliò Aokiji, abbassandosi la mascherina sugli occhi.
-Tsk!- tornò a sedersi l’ammiraglio, riaccendendosi un sigaro –Ti avevo detto o no di stare attento?-
-Certo- borbottò l’altro, appisolandosi –E l’ho fatto…- sbadigliò sopra a un sorriso divertito -… sono stato molto attento che si vedessero-
 
 



















ANGOLO DELL’AUTORE:
È una semplice flash senza pretese né senso.
Una Akainu x Aokiji con quel pizzico di Kizaru che non guasta mai.
BadWrong Ship dite? Si, assolutamente, ma è tuta colpa di Veghetia e delle sue fan art.
Ambientata per Marine Ford, quando i due amanti erano ancora in buoni rapporti,  spero vi abbia almeno strappato un sorriso.
Buon Crak&Sfiga Ship’s Day!
 
 

 

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Capitolo 3
*** Bartolomeo x Cavendish ***


 


Aprì la porta con cautela, indugiando sull’uscio timoroso.
Doveva entrare, non poteva temporeggiare.
Sapeva, sapeva che lui aveva notato la sua scomparsa prolungata e rimandare l’irrimandabile era uno sforzo inutile.
Con la mano tremante ancorata alla maniglia, prese un respiro profondo e oltrepassò la porta di casa.
-Sono tornat…- cercò di annunciarsi, ma fallì.
-A-AH! ECCOTI DI RITORNO MALEDETTO!-
Una furia tutta bigodini e riccioli biondi si avventò su di lui, atterrandolo nel salotto di casa e facendogli battere la chioma verde contro il mobiletto delle chiavi.
-Traditore!!!- lo prese per la giugulare la furia bionda, sbatacchiandolo di qua e di là con forza, le unghie conficcate nella pelle lievemente scura.
-Ca… cough… Cave…-
-Come?!?- frignava la massa scomposta di bigodini biondi, lacrimando sulla maschera di bellezza al cetriolo e alghe di Guam –Come hai potuto?!?!-
Sentiva gli occhi lacrimargli per la mancanza d’aria, e a nulla serviva stingere i polsi di quella checca isterica che lo sovrastava con la sua esile mole ballonzolante sullo stomaco, massacrandogli le costole e sbattendo con la fibbia degli short di alta moda contro la fasciatura.
Bartolomeo in fin dei conti lo doveva sapere: se ami e convivi con una Dramma Queen come Cavendish, questa prima o poi ti ammazza.
Molto più probabile nel prima, che nel poi.
-Cappellone fedifrago!-  mollò la presa d’un tratto il biondo, incrociando le braccia al petto e fulminando, dietro le crespature ancora molli della maschera di bellezza, il compagno paonazzo sotto di lui.
-Spero che tu abbia una valida scusa per ciò che hai fatto!- strillò acuto.
-Per ciò che ho fatto non so, ma per il tuo omicidio credo che mi daranno per buona l’attenuante di “Era una checca isterica e pazza”! – respirò afono, sollevando il labbro superiore a mostrare i canini accentuati in una smorfia rabbiosa.
-C’è poco da scherzare Mr. Cannibal- sibilò Cavendish, incurvandosi a gocciolare con la maschera sulla camicia a quadrettoni del verde –Come pensi di difenderti?-
-Ma si può sapere di che parli?!?- sbottò esasperato, scalcandosi di dosso il biondo e  facendolo rovinare a terra.
-Hai usato troppa lacca e ti si è suicidato il cervello?!?- si alzò frettoloso, tamponando il fianco sinistro, tastando da sopra il tessuto della camicia se non ci fossero perdite.
Sembrava che tutto fosse apposto.
-Non fare il finto tonto con me sai!- lo prese per un orecchio Cavendish –Sai benissimo che non devi toccarlo! È mio, e solo mio!-
-Ma cos… AHIA!- si piegò in due dal dolore –Piantala, piantala!!!-
-Quando abbiamo deciso di convivere le regole sono state prese da entrambi: io non toccavo la tua squallida raccolta di musica e tu non toccavi i miei prodotti per i capelli!-
Si portò al viso quello del compagno, premendo la guancia impomatata su quella ruvida di barba di Bartolomeo.
-Non hai alcuna scusante- sibilò rabbioso.
-Dannazione Cavendish: si può sapere che stai blaterando!?- ringhiò, staccandosi dal biondo e ripulendosi il pircing del naso unto di maschera di bellezza.
-Del mio balsamo fiori di arancio e succo di mandragola!- strillò il biondo, stringendo i pungi lungo i fianchi e pestando i piedi a terra intirizzito.
-L’hai usato! Usato e finito!- pestò ancora una volta i piedi a terra, a sottolineare la sua indignazione –Non hai nemmeno gettato il barattolo, lasciandolo vuoto nel box doccia! Sei un animale! Un incivile dai capelli color sedano! Tu sei…
-Sicuro di non averlo finito tu la scora settimana?-
Gli occhi dardeggianti di Cavendish si posarono funesti su Bartolomeo, disseminandolo dalla punta del ciuffo smeraldino fino alla punta degli stivaletti punk neri che indossava.
-Come osi?!- tornò a fronteggiarlo petto contro petto, premendogli sul fianco e strappandogli un gemito sommesso.
-Stai forse insinuando che avrei finito io il balsamo, dimenticandomi di gettare il barattolo? Osi insinuare tanto?!?-
-Non sarebbe la prima volta- sbuffò, scivolando da lui –E poi ne hai un ripiano pieno in bagno di quella brodaglia, perché ti lamenti tanto?!?-
-Perché lo hai usato tu!- tornò a pressarlo, rincorrendolo per la casa.
-Ma mi hai visto!?- ruotò su se tesso Bartolomeo, ritrovandosi faccia a faccia con l’amante –Ti sembra che abbia bisogno delle tue porcherie per i miei bellissimi capelli?- si passò una mano sulla chioma verde, ghignando –Sei tu quello che ha bisogno di bigodini, balsamo e sangue di rana-
-Succo di mandragola!- lo corresse con tono acuto.
-Quel che è!- sbuffò stanco, massaggiandosi il fianco e dirigendosi sul divano.
Faceva un gran male, e la benda gli irritava la pelle.
Si gettò sul divano a faccia in giù, sospirando pesantemente.
Sapeva che Cavendish, brontolante che girava per casa ancora offeso, gli avrebbe fatto il terzo grado, ma credeva che glielo avrebbe fatto per il ritardo con cui era rincasato non per la sua maledetta fissazione per i capelli e i suoi prodotti da Barbie mancata.
Chiuse gli cocchi, una mano premuta sul fianco coperto e l’altra penzoloni giù dal divano.
Stava per appisolasi quando percepì le dita affusolate di Cavendish arruffargli il ciuffo alto.
-Che hai?- chiese piano vedendolo stanco e sofferente.
L’arrabbiatura per il presunto furto di cosmetici passata in secondo piano.
-Giornata pesante a lavoro- rispose in un mugugno con le labbra premute sul cuscino.
-Uhm- storse il nasino a punta il biondo –Sei in ritardo di quasi tre ore…- rifletté, facendo tremare la schiena di Bartolomeo.
Eccola, eccola che tornava quella fottuta paura delle domande del compagno.
-Dove sei stato?- smise di accarezzarlo.
-Ehm…- si schiacciò ancor di più al divano -… ho bevuto qualcosa con Rufy senpai-
Cavendish strinse la presa al petto della braccia.
Bartolomeo aveva tanti pregi, ma non quello di mentire purtroppo.
-Rufy senpai eh?- non celò una nota di gelosia e dubbio fondato.
-Ma non era in vacanza con i suoi fratelli…?- si addossò con il braccio piegato sullo schiena del divano, reggendosi il capo con la mano.
L’ennesimo brivido freddo attraversò il corpo di Bartolomeo, scuotendolo.
-Ehm… si si!- si votò a pancia in su a fronteggiare il compagno –Intendevo a bere per Rufy senpai, partito coi fratelli!-
Cavendish lo fissò a lungo, la maschera di bellezza ormai assorbita che lasciva la pelle del biondo lucente e morbida, ma che non celava il suo scetticismo.
-Uhm…- si avvicinò pericolosamente al verde, ancora steso sul divano e gravando su di lui con la punta del naso alzata.
Odiava che Bartolomeo gli nascondesse qualcosa.
Non dovevano esserci segreti tra di loro, e sapere che il suo compagno ancora non si fidava totalmente di lui lo mandava in bestia, trasformandolo quasi in un’altra persona priva di senno e raziocinio.
-Tu…- fece vibrare il naso -… puzzi di crema idratante per bambini-
-Come?!- si schiarì la gola, cercando di calare la nota acuta che la voce aveva assunto –Oh, eh… sarà la mia nuova crema idratante viso-
-Tu non usi creme idratanti!- lo bloccò sul divano,  le braccia tese ai lati del viso e il naso ancora in cerca di indizi.
I suoi  occhi cerulei vagavano sul viso sudaticcio di Bartolomeo, scendendo sulla camicia a quadrettoni fino a quella mano premuta con insistenza al fianco sinistro.
Sgranò le pupille trattenendo a stento un uggiolio.
-Oh mio… togliti la camicia!- ordinò, bisognoso della conferma definitiva.
-Oh Blondie- sghignazzò Bartolomeo, alzandosi con una spalla e mezzo busto –Lo vorrei fare tanto anch’io ma sai, oggi a lavoro è stata buna giornataccia e…-
-Oh taci, stupido fissato!- lo ricacciò contro il divano –Togliti la camicia e mostra che hai fatto!-
Bartolomeo ringhiò, gli occhi fissi sul compagno, testardo a non lasciargli l’ennesima vittoria.
-No!- sputò –Non è niente, non…-
-Bartolomeo Cannibal!- lo richiamò con durezza, le braccia tornate al petto in una stretta severa –Muoviti!-
Un’imprecazione lasciò le labbra del verde che sbuffando si sfilò di dosso la camicia, gettandola sul tappeto persiano del salotto.
-Contento?- sbottò, un braccio tornato penzoloni dal divano l’altro piegato sugli occhi.
Cavendish trattene piano il respiro.
Con dita leggere, come già aveva fatto in passato, tracciò il bordo candido della garza sterile che copriva il fianco di Bartolomeo, scivolando per gran parte sotto alla cintura dei jeans neri, seguendo di certo l’osso pelvico e la pelle bronzea che si tendeva sopra.
-Tu…- trattenne la rabbia –Razza di stupido! Un tatuaggio! Un nuovo tatuaggio!-
Si alzò rapido dal divano,  gli occhi infuocati puntati sull’espressione colpevole del compagno.
-Come ti è saltato in mente?!?-
-Ehm… sorpresa?- tentò.
-Sorpresa un paio di palle!- alzò le mani al cielo, esasperato –Perché non l’hai detto subito?!? Pensavo ti fossi ferito a lavoro o peggio!- si passò una mano sul volto, roteando gli occhi al soffitto –E perché diamine hai i jeans stretti proprio sopra la garza?!? Ma ti si deve dire tutto?!? Così si irrita la pelle!-
-Che dovevo fare?!?- sbottò fissandolo scomparire verso la cucina –Andarmene in giro con le braghe calate?-
-Un paio di pantaloni morbidi no?- tornò il biondo, reggendo del ghiaccio nelle mani.
Con stizza si sfilò i bigodini, liberando poi il bacino del verde e premendo sulla garza stretta il ghiaccio.
La sensazione fredda giovò presto alla pelle costretta di Bartolomeo, che liberò un leggero mugugno di piacere.
-Perché non me l’hai detto?- sbuffò offeso Cavendish –Perché tutti questi segreti?-
-Doveva essere una sorpresa- gli massaggiò un polso, cerando di rincuorarlo –Tu ami le sorprese-
- Bhè non mi piacciono se ti costringono a tenermi le cose nascoste!- abbassò il lembo dei jeans, sfiorando la benda e fissandola scendere verso l’interno del bacino e sfiorando il bordo abbassato dei boxer.
-Ma le sorprese per esserlo devono essere segrete…-  sollevò un sopracciglio.
Il suo ragazzo era davvero contorto a volte.
-Umpf! Abbi la decenza di tacere almeno-addossò il mento alla mano libera dal curare il fianco del verde -O rovinerai l‘effetto rilassante della mia maschera di bellezza: non posso innervosirmi!-
-Oh pardon madmuaselle- sghignazzò Bartolomeo, continuando ad accarezzargli il braccio con cui lo medicava.
Le gote di Cavendish si arrossarono appena, ma celò facilmente l’ilarità per la battuta e il piacere dei tocchi del compagno con un nasino stizzito e altezzoso.
-Posso almeno sapere che diamine ti sei tatuato addosso questa volta?- sbottò acido –Oltre  all’anello blu  sul petto che ti sei fatto? Un “I love Rufy senpai”?-
-Geloso?- lo punzecchiò.
-Ovvio che no!- gonfiò le guance –Allora? Me lo dici si o no?-
-Ovvio che no- gli tirò una linguaccia facendogli il verso, facendo tintinnare un piercing –Tra due settimane lo vedrai-
-Tra due settimane è il mio compleanno!- sbottò ancora offeso per i segreto che il verde non voleva rivelargli.
-Avrai due motivi per trepidare nell’attesa allora- sghignazzò.
La mano di Cavendish tremò, e ben presto il ghiaccio sintetico finì contro il volto di Bartolomeo e non più sul suo fianco.
-Trepida anche tu allora, in attesa di rivedere le mie chiappe!- strillò, per poi pestare i piedi a terra furioso –Ecco! Mi hi fatto innervosire! Ora dovrò rimettermi quella brodaglia in faccia: ti detesto Bartolomeo Cannibal, tu e i tuoi segreti!-
-Si si , ti amo anch’io- si rilassò contro il divano il verde, sghignazzando a ogni imprecazione che il biondo gli dedicava mentre si agitava nel bagno del primo piano.
Sospirò, guardando il soffitto.
Poteva andargli peggio, conoscendolo.
Chissà che avrebbe fatto quella dramma queen mancata quando avrebbe scoperto che si era tatuato il suo nome a formare una rosa sul suo fianco?
-… sarà divertente…- sghignazzò, speranzoso che quelle due settimane passassero in fretta

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