Digimon: Reverse

di KuroiGungnir
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vs. Ogremon ***
Capitolo 2: *** Vs. Meramon ***



Capitolo 1
*** Vs. Ogremon ***


Reverse cap. 1
Lo stadio era esaltato.

Lo scontro fra i due digimon ad ogni colpo che si scambiavano scaldava sempre di più la folla, la quale cominciò a lanciare urla dagli spalti o si mise ad appendere striscioni che incitavano una o l'altra parte.

L'uomo leone saltellò dietro di se e l'osso tenuto dall'orco che gli fungeva da arma rimbalzò contro il terreno, facendo barcollare il suo padrone. Leomon estrasse il pugnale da dietro di lui ed alzò le braccia all'altezza del collo, forse aspettandosi una carica da parte dell'avversario. Ogremon scosse la testa e, stordito dall'attacco non andato a buon fine, grignò - come solo un animale rabbioso sapeva fare - quindi si lanciò, puntando le corna contro l'avversario quasi fosse un toro da corrida.

In risposta Leomon abbassò la testa e, con un rapido movimento della mano, fendette la spalla dell'eterno rivale, facendone cadere il braccio a terra e cambiandone i colori dal verde che contraddistingueva il digimon ad un blù che lo rese simile ad un ologramma.

Il tamer di Ogremon, un ragazzino sulla decina d'anni, tremolò e delle carte gli caddero di mano mentre pronunciava insulti verso Kamui, che intanto teneva stretta nella mano destra una carta e nella sinistra un oggetto rosso di forma rettangolare con un piccolo schermo, dei tasti ed ai lati un lettore magnetico dove strisciare le varie carte. Kamui sorrise, beffansosi dell'imminente sconfitta dell'avversario ed avvicinando fra loro i due oggetti che teneva in entrambe le mani, per poi strisciare la carta sulla fessura magnetica. «Digimodificati! Carta della velocità!».

Una piccola sfera d'elettricità blu avvolse le mani del ragazzo che non se ne curò molto, andando invece a controllare che Leomon avesse ricevuto l'input della carta - segnalato dall'ingrossamenro di muscoli che stava effettivamente avvenendo. Leomon si portò in avanti, pestando l'arena col piede destro, si lanciò verso l'avversario e gli riapparì a pochi palmi dal naso, pronto ad affondare un pugno nello stomaco di Ogremon, il quale sputò la saliva che gli rimaneva in bocca ed emise un verso simile a quello di un cane bastonato quando venne proiettato verso il muro della sua parte dell'arena, dal quale si intravidero crepe e piccoli massi in procinto di cadere nella zona dell'impatto.

Un pannello olografico posto sul tetto dello stadio segnalò la vittoria per Kamui e Leomon, il quale - comprimendosi in un raggio blu - tornò dentro dal digivice del tamer che, dopo aver salutato la folla e fatto il giro dell'arena, se né andò con un sorriso di orgoglio in faccia mentre canticchiava una canzoncina proveniente da una delle tante serie animate dei digimon. «E così ce l'abbiamo fatta, eh?».

«Grazie a te, Kamui». Fu la risposta proveniente dall'interno del digivice che Kamui si era appena portato davanti alla faccia. «Ma per oggi basta. Andiamo a riposarci!». Elecmon Annuì da dentro il dispositivo e lo spense, permettendo al suo tamer di godere un momento di solitudine prima dell'intervista.



«Kotori, potresti portarmi i fogli che stanno sul retro, per favore?».
La prima cosa che Haruka udì mentre varcava la porta a scorrimento automatico per entrare alla D.A.T.S fu il capo sezione che, come al solito, stava chiedendo alla sua assistente di procurargli qualcosa che si era dimenticato di prendere e - quasi fosse automatica la cosa - la ragazza seduta nel banco accanto alla scrivania di lui annuì senza proferir parola e si alzò, dirigendosi verso il retro della base per prendere il materiale richiesto. «Buon giorno, capo sezione».
Haruka decise di farsi notare con un breve inchino ma contrariamente alle sue aspettative l'unica cosa che ricevette fu solo un "giorno" detto pigramente ed un alzata di mano da parte dell'uomo interessato, quasi come se l'arrivo di Haruka in quel posto fosse ormai una cosa normale dato che da cinque mesi aveva cominciato a lavorare come volontario alle dipendenze dell'agenzia. Non che si aspettasse chissà che, si ribadì, ma proprio perché era ormai un membro dell'agenzia da tanto che si aspettava un saluto più caloroso di questo.

Sospirò e prese posto in un banco davanti alla scrivania, accese il PC mentre il rumore di una porta dietro di lui che si chiudeva attirò la sua attenzione, mostrando una Kotori che reggeva una pila di scartoffie fra le braccia e le trasportava fino alla scrivania con passo così lento da voler quasi essere preciso - come se non volesse far cadere nulla. «Oh, giorno Haruka».

Lo notò solo dopo aver adempiuto al suo compito e lo salutò con tono neutrale come era suo solito fare, e seppur Haruka cercasse di ricambiare il saluto di lei con un sorriso tenuto su a forza era sicuro che come maschera non bastasse per non far trapelare il suo fastidio. «Giorno, Kotori».

Tornò a fissare il PC gonfiando e sgonfiando le guance in continuazione mentre le dita erano intente a tamburellare il pad tattile del computer che sostituiva il mouse, mentre attendeva che la scritta "caricamento" su sfondo nero potesse far spazio ai campi di inserimento del codice utente e della password del suo account - cosa che avvenne pochi secondi dopo, quando Haruka emise un "finalmente" con tono seccato ed inserì il necessario per iniziare a lavorare.

«Perché per ora solo casi così piccoli come "ricerca di digimon senza tamer" o "lotte fra digimon non autorizzate"? Non possiamo puntare più in alto?». Fu l'unica cosa che Haruka riuscì a dire scrollando la web page della D.A.T.S.

«Non lamentarti, Haruka». Da dietro il tono di rimprovero di Thomas avvertì il ragazzo. «È tutto ciò che abbiamo, per ora. Dobbiamo accontentarci di questo». Fu la conclusione a cui giunse l'uomo. Era vero che non potevano ottenere incarichi importanti come se nulla fosse, ma se non si fossero cimentati in qualcosa di più importante come avrebbero fatto ad ottenere prestigio?

«Tu che ne pensi Kotori?». Tentò di ottenere appoggio dalla collega, ma girandosi notò che non vi fu alcuna risposta da parte sua, ma al contrario stava continuando a riempire fogli su fogli come se nulla fosse - quasi fosse contenta di fare questo tipo di lavoro. Un sospiro di Haruka tentò di chiudere la cosa, ed il ragazzo cercò di tornare al suo lavoro cercando di ignorare il resto, quando si sentì il rumore di una sedia cadere da dietro.

«Oh, cazzo!». Il capo sezione urlò quasi ne andasse della sua stessa vita, nel suo volto si potevano notare le sopracciglia corrucciate e la bocca spalancata, come se stesse accadendo qualcosa di incredibile. Si ricompose e lanciò due occhiate ad Haruka e Kotori. «Voi due. Alla zona dello stadio, subito!».

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Capitolo 2
*** Vs. Meramon ***


Capitolo 2
L'intervista finiì più presto del solito.
Ormai Kamui era sicuro che le domande che gli venivano poste fossero all'incirca sempre le stesse, come per esempio: Ti sei preparato per affrontare un avversario simile? Oppure, come pensavi di uscire da una situazione così difficile? Diede un'occhiata al digivice burst appena estratto dalla tracolla. L'orologio interno segnava le cinque e mezza del pomeriggio, e dopo un'attenta riflessione decise che non ce l'avrebbe fatta a comprare le carte che avrebbe voluto, così iniziò a dirigersi verso la stazione.

Poco prima di entrare in stazione, un trillio lo invitò a riprendere in mano il dispositivo. «Beh, quella di oggi è stata una vittoria abbastanza facile, no?» fu una vocetta a parlare.
Kamui iniziò a frugare dentroi propri effetti personali.
Solo dopo qualche secondo in cui la mano toccava vari oggetti si decise a tirare fuori un paio di auricolari bianchi che collegò al digivice senza nemmeno guardare dove il buco veniva infilato.. «Uhm... non saprei mica...». Kamui rimase un attimo in silenzio, prima di dire:  «Nonostante ti sia ritrovato davanti la tua nemesi naturale?».

«Ma ce l'abbiamo fatta lo stesso, no?» ribadì il digimon. Era pur vero - secondo Kamui - che il tamer avversario era inesperto.
Il digimon gli era parso non volersi arrendere,tanto che aveva cercato ogni apertura nella strategia ideata da loro due.

Il tamer decise di non rispondere alla domanda di Elecmon, tenendo tutte le considerazioni fatte dentro la sua testa mentre entrava all'interno della stazione. Nonostante le volte in cui l'avesse utilizzata per i vari spostamenti casa-scuola, trovava impressionante la coda di pendolari che a quell'ora si radunava per i vari spostamenti - specialmente per il fatto che si trattasse di un giorno feriale. 
E, come ogni volta, cominciò a comporre il solito messaggio per non far stare in pensiero i nonni.

«Elecmon, apri-». "DLine" avrebbe voluto dire, ma non ce ne fu il tempo. Il boato di un'esplosione attirò l'attenzione dei presenti, incluso lui, e nel giro di pochi secondi una nebbia grigia invase tutta la stazione. Oscurando la vista del tamer, che rimase immobile - preso da una strana sensazione di disagio e da un leggero deja-vu. Dove aveva già visto una scena simile?

«Che diamine succede, Kamu-chan!?».
«Nebbia dappertutto, ed inoltre prima c'è stato uno strano cigolio provenire dalla rotaia!».

Fu allora che gli tornò in mente che quella situazione non gli era affatto nuova. "Digimon Tamers" difatti, utilizzava lo stesso identico metodo per la bioemersione.
Kamui si precipitò verso la strada, sperando che quell'ipotesi non si rivelasse vera. Se si trattava davvero di un digimon, allora sarebbe stato meglio stare il più lontano possibile da luoghi affollati, ma non appena si guardò dietro notò che l'entrata della stazione era in preda alle fiamme, dalle quali emerse un essere bipede completamente fatto di fuoco che si dirigeva verso il parco vicino.

Corse per un'altra cinquantina di metri, fino a che non vide il parco davanti a sé, solo allora decise di fermarsi. Il digimon stava avanzando proprio verso di lui e si rese conto che se lo avesse lasciato passare avrebbe potuto dar fuoco a tutto con la sua sola presenza. Doveva fermarlo, si disse, ma sentiva che né le mani e né i piedi rispondevano ai suoi comandi.
Non poteva far altro che fissare il digimon davanti a lui pensando al fatto che non era in grado di fare nulla per fermarlo.

A quel punto accorse di non poter far altro che imprecare, ed in più, i lamenti provenienti dal suo Digivice non lo aiutavano a capire cosa avrebbe dovuro fare. Anche se avesse chiamato la polizia sarebbe passato troppo tempo fra la chiamata e il loro arrivo.

«Kamui!». Il ragazzo, in risposta all'urlo del digimon, tornò in sé.
«Non se ne parla nemmeno, Elecmon-».
«Ma-».
«Ma se quel coso ti fa fuori, tu sei inabilitato per mezz'ora al combattimento». Kamui si sentì stupido solo pensando al fatto che stesse ribadendo una regola abbastanza scontata sui combattimenti non autorizzati. Possibile che non fosse nemmeno passata per la testa di Elecmon?
«E se invece vinciamo!?».

Il ringhio del grosso digimon fece tornare i due alla realltà, notando come ora fosse proprio in mezzo alla strada ed a pochi passi da loro. Il tamer digrignò i denti ed estrasse delle carte dal fodero posto sulla cintura.
«Sai che sicuramente perderemo, sì?».
«Sì, ma se non altro lo rallentiamo» rispose, come se avesse avuto la risposta pronta.
«Elecmon! Realize!»

Fra il tamer ed il digimon apparve una luce blu a forma di cupola, che una volta dissolta lasciò il posto ad Elecmon, il quale si poggiò su tutte e quattro le zampe e aprì la coda a mo' di ventaglio, pronto a lanciare i suoi stessi peli come artigli affilati. Vedere il digimon davanti a lui lo rassicurò. Forse era perché c'era qualcuno che lo stava proteggendo, ma non sentiva più i suoi arti tesi o bloccati come prima.

"Una strategia. Come posso rallentare quel digimon?" pensò, per poi scuotere la testa. "Devo prima capire chi è!". Premette il tasto destro del Digivice per due volte di seguito e - non appena la schermata con su scritto "scan" apparve, puntò il dispositivo verso l'essere fiammeggiante.

«Meramon. Digimon di livello campione. Le sue mosse principali sono: Burning Fist, Cremision Flame e Heat wave». In risposta a ciò Elecmon annuì, prima di evitare una palla di fuoco diretta a lui e che esplose poco dietro al posto dove si trovava prima.

«Elecmon! Limitati a schivare i suoi attacchi, per ora!» gli ordinò, mentre aprì il portacarte ed esaminò il mazzo che si ritrovava. Pensò al fatto che Meramon avesse mosse riguardanti il combattimento corpo a corpo, mosse a distanza e ad area. Elecmon, d'altro canto, possedeva solo mosse a distanza e nemmeno troppo potenti. Dunque doveva pensare ad un modo per evitare che le mosse del digimon avversario arrivassero al parco e ad una strategia che gli consentisse di amplificare il suo potere d'attacco.

Il rumore di un qualcosa che veniva scagliato contro un edificio fece riprendere Kamui dalla serie di pensieri in cui era intrapploato - vedendo come Elecmon fosse stato spedito verso il muro con una forza tale da far sembare che vi si fosse incollato. Il tamer strinse i denti, conscio del fatto che non potesse andare lì a prenderlo, o sarebbe finito abbrustolito pure lui. Pensò invece ad un modo per contrastare Meramon.

Rinforzo, Ipervelocità e Salto, queste le ultime tre carte che scorse prima di riguardare da capo il mazzo con una foga tale da non riuscire a leggere i nomi dei vari oggetti o attacchi rappresentati. «Dai, dai. Fa che ci sia qualche carta buona!» imprecò, continuando a far scorrere il mazzo fra le dita fino a quando la carta "moltiplicazione" non apparve, facendogli venire un'idea.

Notò come Elecmon si fosse rialzato, correndo verso l'entrata della stazione e come Meramon lo stesse puntualmente attaccando con palle di fuoco che lo prendevano di striscio, quasi fossero lanciate ad un ritmo ben preciso. Si convinse che fosse quello il momento giusto.

«Elecmon, mi senti?»
«Forte e chiaro, Kamui!». Sorprendentemente, la voce del digimon non era incrinata da segni di stanchezza, affaticamento o dolore. Cosa che fece emettere un sospriro di sollievo al tamer.
«Dunque, ascolta bene! Io utilizzerò la carta della moltiplicazione per fare in modo che Meramon venga distratto dalle varie copie mentre tu scorrazzerai per l'intera strada in modo che i suoi attacchi colpiscano solo l'asfalto. Chiaro?».

Un "Okay" fu l'unica risposta che ricevette prima di vedere il quadrupede rosso girare intorno al digimon fiamma mentre - come previsto - tutti i suoi colpi finirono per formare delle crepe sulla strada a pochi metri da lui. Vide poi lo stesso digimon ruggire - forse a causa della differenza di velocità fra i due.

Kamui, a quel punto, fece strisciare una carta nel lato destro del digivice. «Digimodificati! Carta della moltiplicazione!». Non appena il solito bagliore blu svanì dalle mani del ragazzo, il digimon cominciò a lasciarsi dietro varie copie di sé stesso che iniziarono a correre in moto circolare, formando una serie di anelli l'uno più piccolo dell'altro che Meramon tentava puntualmente di colpire ma che non venivano minimamente scalfiti dagli attacchi del suddetto, facendo nascere un leggero ghigno nella faccia del tamer - ormai convinto della loro vittoria.

Il ragazzo estrasse nuovamente una carta e la strisciò sul digivice. «Ed ora, il gran finale! Digimodificati! Tuono!». I vari Elecmon sparsi per i cerchi si fermarono ed allontanarono dal Meramon nemico, iniziando ad essere avvolti da una luce gialla che in pochi secondi divenne più grossa e vivida fino a quando non scaricarono un raggio contro il digimon, facendo in modo che l'attacco di Elecmon abbagliasse il posto per una decina di secondi.

Non appena fu possibile tornare a vedere, Kamui notò il digimon steso a terra, intento ad emanare un ultimo ruggito prima di vedere il suo corpo scomporsi in cubetti bianchi, che fluttuarono in aria per qualche secondo fino a quando non si diressero tutti verso l'Elecmon che in quel momento era più vicino a lui e scomparvero una volta toccato il suo corpo assieme alle varie copie.

Il tamer si trascinò fino ad una panchina del parco e vi si sedette, guidato solo dall'inerzia e sentendosi ormai liberato da un grosso peso. «Ce l'abbiamo fatta, vero?».
«Sì, ce l'abbiamo fatta». Rispose Elecmon prima di accucciarsi fra le sue gambe.  
 
Il digivice squillò, catturando l'attenzione di entrambi. «Mi fa molto piacere che ci sia qualcuno che sia riuscito a decriptare questo codice». Iniziò così una voce metallica, dal timbro femminile e maturo. Ad occhio e croce - pensò Kamui - non avrà avuto più di vent'anni. «Tu, ragazzo o ragazza che hai avuto tanto coraggio da battere un digimon con le tue sole forze, ti chiedo aiuto per poter salvare digiworld dal chaos che sta per incombere su entrambi i mondi». La donna prese una pausa, lasciando il tempo per permettere al ragazzo e al digimon di strabuzzare gli occhi.

«A questo proposito, non sarai solo. Il programma che hai scaricato - il programma Reverse - ti sarà d'aiuto in questa impresa, consentendo a te ed al tuo partner digitale di accedere ad un potere mai visto. Io purtroppo non posso combattere adesso, per questo sto chiedendo aiuto a voi che avete instaurato il legame con il vostro digimon fin dall'infanzia e che saprete sicuramente far uso del potere che vi ho donato». Dal digivice si levò un suono simile a quello di chi soffia su un citofono e dal quale si poteva percepire un velo di tristezza provenire da chi parlasse. «Scusate se ho dovuto rivolgermi a voi, ma siete gli unici esseri umani di cui mi possa fidare, e spero che questo compito non porti solo dolori».

Un suono acuto - durato per circa qualche secondo - segnalò la fine del messaggio registrato. Kamui ed Elecmon non poterono far altro che guardarsi a vicenda, ma prima che potessero provare a dire qualcosa vennero fermati da un qualcosa che ticchettò sulle spalle del ragazzo.

«Scusate l'interruzione, ma abbiamo visto quanto avete fatto e - in quanto agenti della D.A.T.S - dobbiamo scortarvi in centrale per capire meglio quanto accaduto». Fu una ragazza a parlare. L'aspetto fisico faceva intuire che avesse all'incirca l'età di Kamui che, non appena la vide, rimase a fissarla per qualche secondo. La divisa che portava addosso era una camicia blu scuro che riusciva a mettere in risalto un seno abbastanza formoso e che terminava in corrispondenza del girovita. La pelle chiara, accompagnata dai capelli dello stesso colore fece imbambiolare il ragazzo per qualche altro minuto, per poi venir scosso da uno schiocco di dita proveniente da dietro la ragazza.

«Ti sarei molto grato se la smettessi di importunare la mia collega con il solo sguardo, Shiina». L'oggetto del richiamo spostò lo sguardo dietro la ragazza, trovandovi dietro una persona, anch'essa della sua stessa età. I capelli castani ed arruffati ma che - in qualche modo - parevano ben ordinati, uniti agli occhiali da vista rosso fuoco che portava lo resero immediatamente riconoscibile, al ché Kamui - non appena capì chi fosse - trattenne un urlo portandosi le mani davanti alla bocca.

Il ragazzo in questione sospirò, girandosi in modo da non incrociare lo sguardo con Kamui, che nel mentre provò a ridacchiare, ed agitando una mano in segno di saluto.

«Ciao Haruka, come va?».

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