Sometimes all you need is to save the world

di Adhafera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 The girl who fell from the sky ***
Capitolo 2: *** 2. A weird Girl who sees Weird things ***



Capitolo 1
*** 1 The girl who fell from the sky ***


ffv7

Refia... Refia rispondimi!”


Luneth? Arc? Ingus? Siete voi vero?”


La giovane guerriera della Luce attorno a sé non vedeva niente...nè luce né oscurità, non vedeva suo padre, non vedeva Kazus circondata dalle montagne, non vedeva i suoi amici, il suo trio di scalmanati con i quali aveva salvato il mondo. Era sola in un limbo, sola a parte una voce calda e distante che continuava a chiamarla.


Refia, rispondimi ti prego... devi farlo!”
“Chi sei? Ti prego dimmi chi sei... dimmi dove sono... perché sono sola?”

Non ricordi Refia? Sei precipitata”

le orecchie le fischiavano da morire, la testa doleva assieme a tutto il resto, ma quello doveva essere un buon segno, se sentiva dolore allora era viva, e se era viva allora doveva capire dove diavolo si trovasse. I ricordi inizavano a riaffiorare era su un' aeronave... l' aeronave di Cid e stava andando a Sasune sorvolando i Monti Parmeni, Cid l' aveva avvertita che le eliche di quel nuovo modello gli stavano dando dei problemi ma lei non gli aveva dato ascolto, doveva necessariamente raggiungere il castelli di Sasune con largo anticipo in maniera tale da poter dare una mano al suo amici, ad Ingus che si doveva sposare...

Avrei dovuto controllare le eliche, avrei dovuto ascoltare Cid”
“Non avere paura Refia, ciò che è accaduto è accaduto per un motivo”
“CHI DIAMINE SEI TU? Io voglio andare a casa”

improvvisamente da quel nulla dal quale era circondata vide emergere una figura illuminata , lunghi capelli biondissimi, quali bianchi, un sorriso dolce coem quello di una sorella maggiore e due occhi tristissimi...Aria

Per qualche strano motivo la sacerdotessa del cristallo dell' aria la guardava e le sorrideva immersa anche lei in quel nulla che le stava togliendo il respiro.

Anche se tu avessi controllato le eliche non sarebbe cambiato niente Refia, tu sei qui perché ci devi essere, qualcuno ha bisogno del tuo aiuto, se la guerriera che rappresenta l' affetto e le persone che abitano qui hanno un disperato bisogno di affetto... ma ti devi svegliare”
“Cosa stai dicendo Aria? E dove sono gli altri... qualsiasi sia il problema di questo luogo avrò bisogno deli altri guerrieri della luce” ...avrò bisogno di Luneth.

Questa volta i tuoi amici non potranno stare con te, sono passati anni da quando avete salvato non solo il mondo ma anche il vostro continente nascosto, sei maturata e sei diventata forte, e questo mondo ha bisogno di te Refia”


Svegliati


Svegliati! Mocciosa svegliati che cavolo fai in mezzo alla strada?”

Improvvisamente non era più circondata dal nulla, poteva distinguere odori e suoni che si mischiavano in una caotica danza alla quale doveva dare ancora un significato, strabuzzò gli occhi cercando di mettere a fuoco il luogo che la circondava e nonappena iniziò a comprendere quanto grave era la sua situazione deisderò svenire di nuovo, per sempre magari, strani veivoli metallici sfrecciavano attorno a lei facendo un rumore assordante, era cirocndata da persone vestite in modo strano e tutt' attorno aveva una città dal cielo grigio e dalle case grigie illuminata da stranissime luci


Non ho mai visto la magia fare cose del genere... dove diamine sono?


Sentì una mano afferrarle il braccio e tirarla su e si rese conto di essere ancora mezza sdraiata su quella che doveva essere una strada, ma era sola, soltanto lei e le sue dage di Mythril rinfoderate, non vi era segno della sua aeronave e tanto meno dei monti Parmeni, la consapevolezza aveva iniziato a soffocarla... quello non era di certo il continente fluttuante, il sapore della bile le riempì la bocca e istinitvamente strattonò via il braccio dal quale la stavano sorreggendo per accasciarsi di nuovo in mezzo alla strada e permettere al suo organismo di sfogarsi su quella superficie granitica che stava occupando

Per Dio che schifo! Sei anche ubriaca mocciosa? I ragazzini al giorno d' oggi sono davvero dei perdenti, mi hai sentito? Devi levarti da mezzo alla strada adesso se non vuoi finire investita da qualcuno! Forza levati dai piedi!”

Refia fece per alzarsi, quell' uomo per quanto burbero aveva ragione, non poteva stare lì, ma non poteva neanche girare a vuoto senza una meta, non sapeva dove si trovava e non sapeva se c'era un modo per tornare a casa, non era sicura di cosa fosse successo e non era sicuro che la conversazione con Aria fosse avvenuta per davvero o fsse solo uno scherzo del suo subconscio per proteggerla dall' attacco di panico che avrebbe sicuramente avuto se si fosse svegliata senza prima vedere un volto amico, improvvisamente la folla attorno a lei iniziò a sciogliersi e arrivarono due individui divisa con uno strano casco e quelle che a giudicare dalle occhiate che ricevevano dovevano essere armi, ma che razza di armi erano? Non erano spade, non erano dage, sicuramente non servivano per praticare la magia eppure incutevano timore, lei stessa sentì la mano tremare, il suo corpo aveva già capito quello che il suo cervello doveva ancora elaborare, con ogni probabilità lei non era sicuro.

Che avete da urlare? Cosa diamine sta succedendo qui?”
“N-niente signore... è solo questa ragazza, crediamo stia male era svenuta sull' asfalto, non sappiamo se stia bene o meno... sembra parecchio convusa o parecchio stupida”

Refia stava per cedere al suo istinto di ripsondere a quell' uomo ma uno dei due in divisa le si piazzò immediatamente davanti, il casco copriva perfino gli occhi e leinon era sicuro in che modo avrebbe dovuto rapportarsi a quell' individuo.

Documenti prego”

C-che cosa?”

Ecco... contenta Aria? Adesso sono sì che sono fregata

Documenti signorina, nome, settore di residenza, occupazione...cose così”
“I-io mi chiamo Refia, vengo da Kazus e-”
“Forse sarebbe meglio portarla in ospedale, guardala è coperta di vomito e non capisce niente di quello che le dici”
“Come facciamo a portarla in ospedale se non sappiamo manco da quale settore provenga? Sono appena entrato in fanteria non voglio casini inutili perché una mocciosa ubriacona ha perso i documenti e farfuglia di cose inutili”

Refia rimase ad ascoltarli spaventata e anche leggermente arrabbiata, lei aveva salvato il mondo per diamine, come si permettevano a darle dell' ubriacona?

Hey ragazzina da quale settore vieni? Hai un contatto di emergenza? E che cosa tieni nascosto là?”
istintivamente la ragazza portò le mani verso le daghe con l' intenzione di mostrarle al suo interlocutore, sarebbe andato tutto bene se uno dei passanti non avesse iniziato ad urlarle contro mettendo in allarme anche le persone circostanti

Sono armi! Sono armi! È una terrorista di Wutai!”

Cos- NO! Non sono una terrorista!”

Forza fai vedere qua”
il Fante faceva saltare lo sguardo dalla daga a lei a lei alla daga, così per una buona manciata di secondi che alla guerriera della luce sembravano infiniti.

Dimmi tu se doveva capitare proprio a me dannazione.

Hai il porto d' armi?”
“Il cosa?”
“Dai smettila! Non ti sa dire da dove cavolo viene e secondo te sa dirti se ha il porto d' armi? Guardala vestita com'è e coperta di vomito questa qui può venire solo dai bassi fondi, rigettiamola lì e tanti saluti!”

Smettila di dire cazzate, una civile in possesso di armi in luogo pubblico non è una nostra competenza, te lo immagini se è davvero una terrorista e noi la ributtassimo nei bassifondi come se niente fosse? Anche io non ci tengo a perdere il lavoro, la portiamo da quei cazzo di Turk e vedranno loro cosa fare”
“Portarmi da chi?”
“Dai Turk mocciosa, sei davvero nei casini adesso, chi diamine va in giro con due cazzo di spade in pieno giorno in centro città? Credi di essere un cazzo di SOLDIER? Se perdo il lavoro a cusa tua il vomito sarà l' ultimo dei tuoi problemi”

In vita sua nessuno le si era rivolto in modo tanto scurrile, neanche suo padre nei suoi momenti peggiori, quel luogo era davvero uno schifo, puzzava più del suo vomito era grigio, inquinato e pieno di maleducati, neanche i quattro cristalli assieme lo avrebbero potuto salvare da tutto quel degrado, voleva solo tornarsene a casa e farla finita.

Sono daghe non spade... dove diamine sono capitata?”
i due soldati la osservarono forse addirittura più perplessi di prima e Refia non poteva dargli torto, le sue condizioni dovevano essere davvero pietose, una diciottenne mingherlina coi vestiti sporchi, i capelli rossicci appiccicati dal sudore e la faccia piena di vomito... sperava solo che almeno i suoi amici stessero bene, non si sarebbe mai perdonata di essersi persa il matrimonio di Ingus, cosa avrebbero pensato tutti? La stavano almeno cercando? Improvvisamente venne nuovamente afferrata da qualcuno i due in divisa la condussero via senza dirle una parola e più camminava piùlasciava che il suo sguardo vagasse allas coperta di quella bizzarra città, più grande di qualsiasi altra città avesse mai visto... e decisamente più tetra. Non c'erano piante accanto a lei, vedeva invece una miriade di luci artificiali, la testa le pulsava da morire e inizava a sentire lo stomaco contraersi, non sapeva se per paura o per semplice fame, ma le faceva paura.

Improvvisamente i due si bloccarono di fronte a un edificio incredibilmente imponente e luminoso, non aveva mai pensato che il vetro potesse essere usato per creare cose così meravigliose, vide i due parlare con qualcuno all' ingresso vestito nel medesimo modo che dopo qualche minuto permise loro di entrare, quel palazzo era un labirinto di corridoi e anditi bianchi, un via vai di persone in divise diverse, alcuni sembravano soldati come quelli che la stavano scortando, altri avevano degli strani completi bianchi e neri e altri ancora tute che variavano dal blu al viola spesso accompagnati da spade poderosissime... a Ingus e Luneth sarebbero piaciute così tanto.

Quando tornerò a casa gliene porterò due per farmi perdonare.

Si fermò di fronte a una porta che si aprì immediatamente dopo l' insistente bussare di uno degli uomini che la accompagnavano, dall' altro lato della porta li aspettava un uomo vestito con una delle divise che aveva visto entrando per la volta, un uomo alto e magrolino vestito di bainco e di nero anche se aveva un' aria molto più trasandata degli altri che aveva scorto in mezzo ai corridoi, quei capelli rossi erano davvero troppo lunghi e notò i due con lei fissargli di continuo gli orecchini... comprese che non dovevano essere un' usunza comune.

Allora, lei deve essere la terrorista ubriaca che terrorizza Midgar con il suo vomito dico bene?”
“è stata trovata in mezzo alla strada in stato confusionale... era armata e priva di porto d' armi e documenti... non è una nostra competenza”

Sì, sì ho capito, adesso le facciamo un bell' interrogatorio così capiamo da dove diamine viene, bene signori grazie per rovinato la mia pausa pranzo da qui ci penso io”

Signor sì signore”

I due portarono una mano alla testa e Refia comprese dai toni che doveva essere una specie di manifestazione di saluto, non si erano inchinati per cui magari quell' uomo non era un loro superiore ma preferiva non dare niente per scontato.

Bene terrorista! Siamo soli adesso, io mi chiamo Reno e ti suggerisco di evitare di prendermi per il culo come hai fatto con quei due, allora dove sono i tuoi documenti, da dove vieni e perch<è vai in giro armata anziché andare all' università o uscire con i tuoi amici?”

la ragazza prese un respiro profond guardandosi attorno, forse farsi portare lì non era stata dopotutto una buona idea, era ancora scossa e confusa, magari avrebbe dovuto davvero fingere qualche problema di salute e farsi portare in ospedale, ora era bloccata lì con uno sconosciuto che aveva un' aria del tutto poco rassicurante e che sembrava aver perso la pazienza cn ancora prima di averla vista, fece un respiro profondo, decidendo di rispondere il più onestamente possibile, se fosse andata male al massimo l' avrebbero spedita da un guaritore o da un mago e avrebbe comunque avuto le sue risposte.

Mi chiamo Refia, vengo da Kazus e-”
“Sì sì questo lo hai detto anche a quegli idioti di Fanti, lo sai qual è il problema Refia?”

Refia sentiva il sudore freddo colarle dalle tempie, seguiva la mano dell' uomo che andava dritta nelle tasche dei pantaloni dalle quali tirò fuori una strana macchinetta piatta e sottile che si illuminò sotto il tocco delle sue dita, le cose bizzarre sembravano non avere mai fine.

Questo è il nostro continente e non c'è traccia di nessun luogo noto come Kazus, per non parlare del fatto che Refia è in assoluto il nome più strano che io abbia mai sentito..hey che cavolo fai?”
in uno scatto fulmineo la ragazza si lanciò contro l' uomo afferrando la strana tavoletta, con le dita muoveva e studiava la mappa che le mostrava, niente Ur, niente Kazus, niente Canaan, niente Susane, era come se il suo mondo fosse completamente andato, svanito senza lasciare traccia.

Dov'è? Dov'è il continente fluttuante?”

stava urlando, era disperata, gli occhi erano pieni di lacrime, le guance dovevano essersi arrossate per l' ira e l' uomo di fronte a lei la osservava sempre più sconvolto

Ora calmati, non vogliamo diventare violenti, metti il mio tablet giù e siediti”

Refia non se lo fece ripetere due volte, mise il tablet sul pavimento ma non appena Reno si chinò per raccoglierlo si lanciò verso la porta tentando di aprirla, come immaginava era chiusa a chiave, iniziò a colpirla ripetutamente mettendoci sempre più forza, quella situazione non le piaceva, quel posto non le piaceva

Ho detto che non dobbiamo essere violenti”

presa com'era dal suo tentativo di evasione non si accorse dell' uomo che la afferrò per le spalle impedendole di colpire la porta, cercò di sfruttare la situazione a suo vantaggio e facendo leva col bacino iniziò a sferrare dei calci poderosi alla porta.

Ti ho detto di smetterla! Si può sapere cosa ti ha fatto uscire così tanto di testa?”
ma lei non si fermava, quando finalmente riuscì a danneggiare la serratura della porta sferrà una testata al naso del suo carceriere, non era forte data la poca distanza e la posizione davvero scomoda ma era abbastanza per prenderlo alla sprovvista e fargli allentare la presa permettendole di sgusciare via dalle sue braccia e sfrecciare fuori dalla stanza dell' interrogatorio

HEY SOCIOPATICA! HAI DISTRUTTO UNA FOTTUTA PORTA A CALCI SCEMA? CHI DEVE PAGARE PER RIPARARLA ADESSO?”

si lasciò le urla di quell' uomo dai capelli innaturalmente rossi per sfrecciare in mezzo ai corridoi, non si ricordava da che parte era venuta e non sapeva dove diamine stesse andando

Devo uscire devo uscire devo uscire devo uscire …

Si guardava attorno spaesata e confusa, quei corridoio erano tutti uguali, il vetro e le superfici liscie riflettevano la sua immagine mostrandole quanto effettivamente apparisse confusa e fuori di testa

forse ha ragione quel tizio, magari sono davvero una sociopatica.

Eppure qualcosa di familiare comparve davvero di fronte a lei, da una delle stanze adiacenti venne fuori una lunghissima chioma argentea e lei sapeva bene quanto quel colore di capelli fosse raro, conosceva una sola persona che lo avesse e anche se erano più lunghi ti quanto ricordasse voleva crederci, voleva credere che in qualche modo i suoi amici erano venuti a prenderla, che l' avessero trovata.

Luneth!”

gli corse incontro pervasa finalmente da un sentimento di calore e sicurezza, doveva essere lui per forza

Luneth non hai idea di quanto io sia contenta di vederti”

gli afferrò la mano ma il volto che si ritrovò di fronte non era quello che si aspettava, era più freddo di quello del suo amico e privo dei suoi profondi occhi viola... non era lui, non era Luneth e lei era ancora sola, sola e in trappola perché il tizio che l' aveva interrogata fino a quel momento era di nuovo partito alla carica

Signorina si fermi per amor del cielo! Sephiroth... Generale tienimela ferma lì per favore”

istintivamente cercò di riprendere la sua corsa ma veloce come un lampo l' uomo coi capelli argentati che aveva erroneamente fermato le piazzò davanti la lama più lunga e affilata che avesse mai visto

Stai ferma se non ti vuoi fare del male e smettila di fare tutto questo casino”

fece per cambiare direzione ma Reno, l' uomo dai capelli innaturalmente rossi e alcuni dei Fanti che aveva visto entrando le sbarravano la strada e non avevano alcuna intenzione di lasciarla passare.

Si può sapere che diavolo ti è preso? Fai sempre così? Cielo se fossi tuo padre ti sculaccerei dalla mattina alla sera, mascalzona che non sei altro!”

suo padre, il suo burbero maniscalco, chissà se sapeva che era scomparsa, chissà se la stava cercando, era svanito tutto, il suo continente, i suoi amici, la sua città

ho perso ogni cosa...è tutto sparito”

le lacrime inizarono a scendere nuovamente, non le sarebbe pesato granché se gli altri fossero stati con lei, ma così da sola, non sapeva cosa fare.

Cosa è sparito signorina? Cerchi d darsi una calmata e un contegno, respiri e...CAZZO NO!”

una scossa elettrica le pervase le viscere, sentì le ginocchiasciogliersi e i sensi abbandonarla un' altra volta.


Refia? Refia puoi sentirmi?”

Oh non di nuovo... non di nuovo!”
“Refia devi stare svegliarti!”

Aria...dove sono, ti prego dimmi dove sono, dimmi come faccio a contattare Luneth, Arc Ingus, io non posso stare da sola, non sono abituata a..a...a...”

A prenderti cura di te stessa e non degli altri? Refia questa è la tua missione per adesso, non sei sola, ma devi stare attenta... trova il pilota! Sarà lui ad aiutarti”

Pilota? Quale pilota? Non so manco dove sono il continente è sparito! Casa è sparita”
“Tu sei a casa Refia, quello è il tuo mondo, solo in un tempo distante, ha bisogno di te, ha bisogno del tuo affetto e ne ha bisogno adesso, non puoi mollare senza neanche aver iniziato! Tre persone hanno bisogno della tua luce oppure per il mondo sarà la fine”

Non lo posso fare da sola ti prego, rimandami a casa, tornerò con gli altri e sistemeremo assieme quello che vuoi Aria... non lasciarmi qui da sola”
“Sii forte guerriera della luce... questo è il tuo destino per ora, trova il pilota!”

Che cosa aveva in mente professor Hojo? Poteva ammazzarla con quel taser dannazione!”

Era nuovamente cirocndata da voci ovattate, sentiva sotto di sé una strana senzazione di morbido e di pulito, e ancora una volta le voci che sentiva non erano quelle dei suoi amici, stava davvero per impazzire.

oh no, questo non è come quello di cui sono muniti i fanti, lo usiamo sui Chockobo in fase di addestramento è estremamente delicato”
“Delicato un corno! Siamo qui da mezz' ora e non ha ancora ripreso conoscienza, e come se non bastasse ha distrutto la serratura di una porta a calci, che giornata di merda... a proposito grazie Generale! L' abbiamo inseguita per sei piani, sguscia via come un' anguilla questa dannata mocciosa”
“Si può sapere chi è?”

Refia riconobbe le voci dei due uomini incontrati precedentemente... il carceriere e il rovinapiani con katana e capelli argentati, ne dedusse che doveva ancora trovarsi in quel bizzarro edificio.

Non ne abbiamo idea, due Fanti l' hanno trovata stamattina mezza svenuta in mezzo alla strada armata, ubriaca,senza documenti e senza porto d' armi, ha passato tutto il tempo a farneticare di continenti fluttuanti e città inesistenti”
“E anziché portarla in un ospedale voi l' aete portata qui?”
“Ma che ne so! Hanno detto che poteva venire da Wutai e così abbiamo pensato di portarla qui per interrogarla, non sappiamo manco di quale settore sia”

Refia iniziò a respirare normalmente, e strabuzzò leggermente gli occhi, mise a fuoco una stanza bianca quasi quanto il resto dell' edificio e un' altra strana macchina che produceva delle ondine colorare proprio accanto a quello che doveva essere il letto dove era posata.

Ben svegliata miss!”

si girò verso le tre figure che la stavano osservando, due note e una che doveva essere il professor Hojo nominato all' inizio

I suoi parametri ora sono regolari ma nel giro di una giornata ha avuto due attacchi di panico quindi le consiglio di starsene buona e seduta qui”

ma anziché dare ascolto alle parole dell' uomo in camice bianco Refia scattò immediatamente in su rendendosi subito conto che qualcosa teneva le sue braccia saldamente legate al lettino.

Non si preoccupi, è solo una piccola precauzione...sa nel caso in ci dovesse decidere di distruggere qualche altra porta.

Le abbiamo fatto dei prelievi di sangue, e le analisi usciranno tra qualche giorno, fino ad allora devo chiederle di stare distesa e di non creare ulteriori problemi... bene, Reno, Sephiroth io torno ai miei esperimenti... fate in modo che di questa storia si parli il meno possibile”

La ragazza seguì con lo sguardo la figura del medico che si allontanava per poi ricominciare a studiare l' ambiente circostante.

Hai fatto un gran be trambusto sai?”
“Mi dispiace... ero spaventata”

Il mio naso non la pensa allo stesso dannata mocciosa”

Sono desolata, sono davvero dispiaciuta... ero veramente confusa oggi, non so bene cosa mi sia successo e anche a te...”

si voltò verso l' uomo dai capelli argentati sperando che il suo sguardo fosse abbastanza per espirmere profonda desolazione

Ti ho scambiato per qualcun altro, se questo dovesse averti creato dei problemi mi scuso ancora di più”

Sephiroth osservava quella strana ragazza con tutto il disprezzo di cui era capace, non solo aveva turbato la pace dell'edificio dove lavorava ma aveva turbato anche la sua e lui quello non lo poteva proprio tollerare, una matta scalmanata ecco cos'era.

Potrei chiedere dove sono le mie daghe? E se potrei riaverle indietro?”
“Le tue daghe sono in armeria, le abbiamo fatte analizzare, che razza di metallo straordinario hai usato per forgiarle?”
“Mythril..è abbastanza comune nel luogo da cui vengo”
sia Reno che Sephiroth la osservavano perplessi e assoluatemnte stralunati quella matta che aveva la colpa di aver distrutto oltre alle porte di Shinra anche i loro piani per la giornata

Il luogo da cui vieni? Il continente fluttuante?”
“Esatto!”
“Per la miseria ragazza, devono averti colpito in testa veramente forte, forza riposati, io devo andare a fare rapporto, cerca di non rompere nessuna porta mentre noi non ci siamo”
Refia osssrvò i due allontanarsi, quel luogo era davvero strano, e la gente che lo abitava lo era ancora di più, gelidi, ecco com' erano, gelidi e quell' bellimbusto argentato ne era la rpva lampante ancora non riusciva a credere di averlo scambiato per Luneth, stava di fatto che doveva necessariamente uscire da quel posto, casa o non casa, continente fluttuante o meno se ciò che aveva detto Aria era vero lei doveva mettersi necessariamente al lavoro. Non sapeva neanche da dove iniziare ma di certo non poteva starsene incatenata a un letto, iniziò a studiare le manette che la tenevano ferma, se avesse avuto la magia sarebbe stato tutto più semplice.

Io non mi agiterei tanto se fossi in te”

la ragazza levò lo sguardo sul suo interlocutore rendendosi conto per la prima volta non non essere la sola ad essere in cura, un giovane uomo la guardava di sottecchi dall' altro lato della stanza con il volto mezzo nascosto da un libro, riuscì a leggerne solo il titolo : Loveless

Come diamine sei finita in una clinica per SOLDIER? Sembri una civile”

Sono stata rinvenuta in mezzo alla strada in stato di shock, armata e senza documenti... e ho fatto a pezzi una porta e il naso di un, come diamine si chiamano, di un Turk... ho sentito due Fanti che lo chiamavano così, e poi sono stata messa ko da una scossa elettrica”

il ragazzo abbassò il libro cheteneva in mano e iniziò ad osservarla con più attenzione, a Genesis non era mai capitato di avere gente interessante nelle stanze delle sue analisi, e visto il tempo che ci passava dentro la cosa gli pesava parecchio, già in missione doveva sopportare gente taciturna come Sephiroth e ignorante come Angeal, due individui che non capivano il valore della cultura, di Loveless per essere chiari, ma da quando anche la compagnia delle sale mediche aveva iniziato a deluderlo aveva praticamente smesso di parlare con coloro che non fossero Hojo o Hollander

Aspetta tu sei quella che farneticava di continenti fluttuanti! Ho sentito Reno parlarne prima, fingevo di dormire per evitare Sephiroth ma ho compreso qualcosa, devi aver preso una bella botta!”
Refia ripensò all' incidente in aeronave e al bizzarro luogo nel quale si era risvegliata e istintivamente sorrise

Non immagini neanche quanto!”

Comunicazione a tutte le unitò militari in ascolto, informiamo che: la rivolta in Wutai è stata in parte sedata grazie al lavoro costante e impeccabile di uno dei nostri migliori piloti

Piloti?”

La ragazza scattò immediatamente prestando subito attenzione alla voce che usciva da degli strani apparecchi neri installati sui mur

Non dirmi che non sai niente neppure della guerra!”
“No io-”
La professionalità di Cid Highwind ha permesso di sedare aprte della ribellione, questo è un giorno importante per la Shinra e per il continente Orientale!

Trova il pilota... ma certo!”

Cosa è certo?”

Genesis come faccio a chiamare un medico?”

Se continui ad agitarti così oltre al medico chiamerai qui anche l' esercito... rilassati mocciosa”

Niente succede mai per caso, e il fatto che Aria le avesse comuicato di trovare un pilota e che in quel mondo assurdo e pieno di grigiore ci fosse non solo un pilota, ma un pilota che si chiamasse Cid, come il suo Cid era il segno che cercava per cominciare a darsi da fare, il suo flusso di pensieri fu interrotto da un' infermiera che entrò di corsa nella sua stanza

Che succede qui? Miss non avrà mica cercato di levarsi le manette? Guardi che polsi?”

Io volevo dire che in effetti avrei un contatto di emergenza”
“Oh davvero?”
“Sì avrei bisogno di incontrare subito Cid Highwind... il pilota”

A sentire quel nome Genesis per poco non si soffocò con i versi di lovless ancora impastati nella lingua.

A che cavolo pensa questa socnsiderata?

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Capitolo 2
*** 2. A weird Girl who sees Weird things ***


A Cid la guerra non piaceva, non gli era mai piaciuta e non gli sarebbe mai piaciuta, per questo quando gli avevano comunicato che la Shinra aveva bisogno di lui a Midgard per risolvere una questione personale e gli alti ufficiali dell’esercito, che esistevano grazie alla Shinra, gli avevano permesso di allontanarsi dalla linea di fuoco per qualche giorno lui non se lo era fatto ripetere due volte, aveva abbandonato il fastidioso processo di glorificazione delle sue imprese ed aveva accettato la convocazione. Sperava, che il suo apparente motivo personale per tornare nel continente Orientale, a Midgard, per la Shinra, fosse legato al programma di esplorazione spaziale nel quale stava mettendo tutte se stesso, programma che costituiva la ragione principale per la quale rimaneva nell’esercito e che gli avrebbe permesso di diventare il primo uomo ad andare nello spazio. Il suo arrivo a Midgard ovviamente polverizzò le sue aspettative.
“150,000 Gil…per la maniglia di una porta”
“Maniglia, serratura e sistema per il riconoscimento delle impronte digitali”
Reno lo guardava sorridente, uno di quei sorrisi tesi e strafottenti che gente tronfia come i Turks amava esibire in alternativa all’unica espressione che i loro muscoli facciali gli concedevano, ossia l’arrogante indifferenza. Lo avevano convocato insomma, per chiedergli dei soldi, per riparare una porta, porta che lui era abbastanza sicuro di non aver distrutto. Si passò nervosamente una mano in faccia, premendo le dita sulle palpebre degli occhi, sperando che una volta rimosse rivelassero una ben diversa situazione rispetto a quella che stava vivendo… cosa che ovviamente non accadde.
“Reno…ripetimi ancora una volta perché sono qui…perché se volevate farmi incazzare potevate farlo lasciandomi al fronte”
Sedendosi svogliatamente in una delle poltroncine della sala da briefing il Turk gli passò un fascicolo, la fotografia di una ragazzina, probabilmente ancora teenager, dai capelli rossi osservava seria l’obbiettivo della macchina fotografica, a parte questo il niente, niente data di nascita, niente cognome, niente provenienza, un fantasma. La domanda però rimaneva, perché lo avevano convocato per risolvere il casino creato da un fantasma?
“Tu sei assolutamente certo di non avere idea di chi possa essere”
“L’assoluto non esiste…ma sì, sono abbastanza sicuro di non averla mai vista”
“L’abbiamo trovata giorni fa, girovagava in stato confusionale ed armata per il una via cittadina…per farla breve dopo che ha sfondato una porta a calci l’abbiamo portata nell’infermeria SOLDIER, il problema che non può stare là…e non può stare in un Ospedale Civile da cui potrebbe andarsene quando le pare”
Le domande più che diminuire aumentavano a vista d’occhio e Cid iniziava ad essere seriamente irritato dall’elusività dell’interlocutore
“E di grazia… si può sapere perché questo non sarebbe possibile? È un’adolescente che problemi vuoi che possa creare?”
“Per me possono anche gettarla nei bassifondi e non farmela vedere mai più…ma uno dei nostri scienziati ha sviluppato, come dire…un interesse nei suoi confronti. Non possiamo trattenerla con la forza, cioè potremmo, ma ci sarebbero complicazioni legate a testimoni che sarebbe difficile risolvere in una città come Midgard”
Reno si alzò e fece per venirgli incontro, per qualche motivo Cid sentì l’impellente necessità di indietreggiare, credeva di aver capito dove stavano andando a parare ed era sicuro di non volerci avere niente a che fare.
“Ma se lei venisse con te…pensaci: Lei ottiene quello che vuole, esce da qui, incontra te eccetera eccetera. Anche noi otteniamo quello che vogliamo” “Quello che io voglio e quello che il vostro scienziato vuole sono cose molto diverse…ammiro quello che la Shinra ha ottenuto col progresso scientifico, ma non sono altrettanto sicuro di ammirare quello che fanno alle persone, buona giornata Reno”
“Avrai i finanziamenti”
Ed ecco che lo avevano in pugno, perché la verità era quella, a Cid non piaceva la guerra ma l’avrebbe combattuta se ciò avesse significato realizzare il suo obbiettivo, a Cid non andavano a genio tutte le cose che la Shinra nascondeva sotto il tappeto del progresso energetico, ma quel progresso energetico era quello che serviva a lui per il suo programma, e si sentì sporco quando realizzò che lui stava per accettare.
Guardò attentamente il viso serio con gli occhi determinati della ragazza della foto, che aveva il suo nome per ricevere aiuto e che si era forse messa in una situazione peggiore di quella di prima.
“…vogliono farle del male?”
Reno scrollò le spalle distrattamente accendendosi una sigaretta, facendo sfoggio di tutta la noncuranza di cui era capace, mettendo il pilota ancora più a disagio.
“Nah… Hojo ogni tanto se ne esce con qualche nuova mania, ma non credo che sia niente di grave…senti tu tienila qualche settimana, procurale dei documenti e roba del genere, basta che ti renda disponibile a riportarla qui ad un certo punto…tutto qua, non la vogliamo mica vivisezionare”
Una volta sentito il nome dello scienziato Cid non fu così certo che la vivisezione potesse essere esclusa con tanta disinvoltura… non era bene restare disinvolti quando era coinvolto Hojo perfino lui che era solo un pilota alla fine dei conti se ne rendeva conto. Si stava infilando nella fossa dei leoni.
“Va bene… portami da questa tizia”
Le sue parole fecero sprizzare l’eccitazione di Reno per tutta la stanza e quando quello fece avvicinarsi si sentì in dovere di utilizzare il suo braccio come fisica unità di misura minima di distanza da mantenere.
“Ma voglio i finanziamenti”
“Ahahahahahahahahahah ma certo che avrai i finanziamenti, domani al più tardi… ah amico, credevo che saremmo rimasti qui tutto il santo giorno, non sai che sollievo aver risolto tutto”
Cid gli sorrise di rimando, lui il sollievo non lo sentiva, e non sentiva manco di aver risolto niente, sentiva solo una soffocante sensazione di pesantezza e vertigine.
 
***    
 
“Uff…”
Avanti e indietro…avanti e indietro
“Uffff…”
“Che diavolo ti prende adesso?”
L’esasperazione, ecco cosa le prendeva, Refia era confinata in quella stanza dal giorno dell’incidente, quattro giorni esatti, il secondo giorno era riuscita a convincere l’infermiera a levarle la manetta che la teneva ancorata al lettino per permetterle di camminare almeno un po’, ma non poteva uscire, non poteva parlare con nessuno e non poteva capire nulla di quel luogo, in realtà grazie a Genesis qualcosa l’aveva compresa, aveva compreso che era in grado di leggere esempio, cosa non da poco, aveva scoperto che la valuta usata era la stessa del suo continente, quindi non solo poteva leggere ma poteva anche contare, e aveva anche scoperto che prelevare il sangue alle persone era diventato l’equivalente dell’usare incantesimi di magia bianca per capire qualcosa delle persone, il come però le era ancora sconosciuto. Eppure, nonostante le scoperte di quei giorni, era annoiata, impaziente e spazientita.
Voleva uscire, voleva capire di più, voleva capire che accidenti il cristallo dell’acqua si aspettasse da lei e soprattutto, voleva capire al più presto se quello strano viaggio avesse disturbato le sue capacità magiche, poteva ancora usare la magia senza i cristalli? E se no, come avrebbe fatto a compiere qualsiasi cosa il cristallo si aspettasse da lei? E come se non bastasse nessuno si azzardava manco senza farlo apposta a farle avere notizie né del Cid di quel luogo né dei cosiddetti esami che si ostinavano a farle, la tenevano insomma in una bolla
“Uffaaaaaaa”
Si gettò sul suo lettino soffocando un urlo esasperato sul cuscino, salvo poi rendersi conto, rialzata la testa, che il suo alquanto peculiare compagno di stanza la osservava con un cipiglio irritato, mentre rileggeva, di nuovo, lo stesso libro che aveva in mano da quando l’avevano portata lì.
“Mi ripeto…che cazzo hai ragazzina?”
“Innanzitutto sii più educato”
“Non sei mia madre”
“In secondo luogo… io non credo che la nostra differenza di età sia tale da permetterti di chiamarmi ragazzina”
Il giovane la osservò con così tanta serietà che Refia sperò per un momento che volesse condividere con lei qualcosa di davvero rilevante.
“Ora ascoltami bene, tra noi due esiste un abisso intellettuale per il quale io sono un colto ventenne e tu una creatura che non ha ancora lasciato il ventre materno”
Ovviamente Refia si sbagliava, si soffermò ad osservarlo ancora per poco, per poi ributtarsi sul letto a faccia in su, il soffitto era piacevole da guardare, il soffitto non era né scurrile né tronfio… il soffitto era un alleato.
“Sono stufa di stare qui dentro, sono giorni che non posso fare niente, non sono affatto abituata a non fare niente”
“Ah si vede che sei ancora una ragazzina, non conosci le fatiche del lavoro e le avversità della vita, altrimenti ti godresti questa breve pausa o quantomeno cercheresti di non rovinarla agli altri”
Il cipiglio indispettito della ragazza fece ridacchiare Genesis in un modo così canzonatorio che non sfuggì alla sua interlocutrice.
“Senza offesa compagno allettato, tu non hai proprio l’aspetto di uno che ha dovuto faticare per ottenere qualcosa nella vita”
Col braccio fece cenno agli oggetti personali del ragazzo, vestiti di buona fattura, libri ben rilegati, una spada di fattezze davvero considerevoli, non di certo ciarpame qualsiasi, soddisfatta si sedette accavallando le gambe, certa che quello fosse il momento buono per un’altra considerazione.
“E non mi pare neanche che tu sia ridotto così male da dover continuare a stare qua…”
Il ragazzo ridacchiò di nuovo, una specie di singhiozzo più che una risata vera e propria in cui Refia, che di persone ne aveva incontrate tante nella sua breve vita, riuscì a leggere tutta l’autocommiserazione del mondo, si rese conto che le sue parole avevano riempito la stanza di tensione, che la strafottenza di Genesis aveva lasciato spazio a una strana e inquietante tristezza…anzi, non era tristezza, l’azzurro degli occhi del giovane non le era mai sembrato così acceso, era rabbia.
“Hai ragione, non dovrei essere qui…dovrei stare bene, ma il mio corpo continua a fallire”
Il rumore di vetro e plastica tintinnanti le riempì le orecchie ma fu certa di non aver mai visto un pugno muoversi così fulmineo contro qualcosa, e pensò a quanto poteva fare male lo scontro delle nocche contro la superficie fredda e solida vetro.
Fallire
Si avvicinò al ragazzo improvvisamente seria, e si costrinse a mostrarsi forte ed impavida, e gentile, gli posò una mano su quella dolorante del compagno di stanza cercando un contatto visivo che però non arrivava.
“Fammi vedere”
“Non c’è niente da vedere”
“Fammi vedere cosa ti è successo… nessun corpo fallisce”
Non alzò la voce e non diede segno di rabbia, di paura o di compassione, sapeva quanto quelle cose potessero ferire chi era convinto di fallire, non serviva compassione, serviva determinazione, lo aveva imparato da Ingus ad essere determinata e aveva imparato anche ad essere intimidatoria. Forse per curiosità e forse per esasperazione Genesis si alzò la manica del camice dell’altro braccio, quello che non poteva muovere salvo provare dolorosissime fitte, e che per qualche motivo, nonostante le cure e nonostante la superficialità della ferita non accennava a migliorare.
“è solo superficiale ma…”
“è magia”
Refia si trovò di fronte quella che era chiaramente una ferita da un incantesimo del fuoco, ma ciò che la fece sussultare furono le piaghe che per qualche motivo ricoprivano, piaghe causate da qualcosa di interiore e malsano, poggiò una mano sulla ferita aspettandosi di percepire quello, magia, ma le sensazioni che provò la disturbarono così tanto che la ritrasse immediatamente, c’era un vuoto in quel braccio che non comprendeva, sentì l’odore di un pianeta che soffriva…fisicamente. Qualsiasi cosa Aria voleva che lei facesse lì improvvisamente la terrorizzò.
“Che cosa avete fatto?”
Genesis la osservò più confuso che mai, la vedeva ferita quasi come se quello che accadeva al suo braccio le appartenesse, una ragazza che parlava in modo strano e che faceva cose strane…e che a quanto pareva, capiva cose strane.
“Non è magia…è Materia Mako”
“Mako? Non non può essere questo è chiaramente un incantesimo del fuoco”
Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, la porta dell’infermeria si spalancò di botto rivelando una ragazza del personale medico accompagnata da un uomo che non poteva essere troppo più grande di Genesis e che per refia aveva tratti familiari ma un’età davvero inaspettata.
“Sei tu Refia?”
“…Cid?”
“Sono venuto a prenderti…forza andiamo…tu hai un bel po’ di cose da spiegarmi, inclusa la tua identità”
Non era il Cid che conosceva, non c’era saggezza nei suoi occhi, non c’era la comprensione di una vita già vissuta, qualcosa in lui era estremamente acerbo…come avrebbe fatto uno spirito così acerbo ad aiutarla? Si voltò verso Genesis che sembrava in quel momento più confuso di lei, ma che le rivolse un sorriso quasi incoraggiante.
“Beh che aspetti? Sono venuti a prenderti” le fece uno strano cenno con la mano intimandole di andarsene, e presa com’era dal bisogno di uscire da quel posto e dalla necessità di capire quel mondo a Refia non passò nemmeno per la testa l’idea di rimanere, ma qualcosa la voleva fare davvero.
“Tu sei sempre qui?”
“Finché non mi lasciano andare”
“Tornerò a trovarti”
Gli sorrise nel modo più caldo che conosceva, anche lei voleva essere rassicurante…lei era quella rassicurante.
“Sempre che ti facciano passare”
“Troverò io un modo”
E con quelle parole si lasciò quella stanza alle spalle, osservò Cid per decidere come interpretare la sua indifferenza, ma quando l’uomo la strattonò via per il braccio, Refia provò un timore di pericolo quali reverenziale, e comprese che anche se stava uscendo da quel luogo, di certo non era ancora al sicuro.
 
***    
“Allora…l’hanno lasciata andare?”
“Sì signore…ma come ci avevano già confermato resterà assieme a un memebro del nostro esercito, per cui non sparirà del tutto, sarà facile da rintracciare”
Lo scienziato ridacchiò passando i suoi fascicoli a quello che era apparentemente il nuovo membro del suo laboratorio, per concentrarsi nuovamente su cose più interessanti.
Quell’incidente di Midgard di era rivelato il più grosso colpo di fortuna per i suoi esperimenti da circa vent’anni, quella strana ragazza aveva la possibilità rivoluzionare il suo intero lavoro. Non si sarebbe più dovuto accontentare di cellule solitarie e corpi fallimentari, il sangue di quella ragazza poteva rivoluzionare ogni cosa.
“Posso chiederle signore che cosa è così interessante di questa ragazza?”
“Oh stavo solo seguendo dei test…sarebbe un peccato lasciarli a metà”
Un vero peccato, soprattutto quando quel sangue e il resto degli esami che le avevano fatto fare rivelavano cose così interessanti. Quella ragazza non aveva mai respirato aria inquinata, ma a suo dire veniva da una città, le retine dei suoi occhi non erano abituate a luce artificiale e più di ogni altra cosa il suo sangue era legato alla vitalità del pianeta…alla magia, alla materia, al mako… In una maniera simbiotica e perfetta che lui, in anni di esperimenti falliti o sull’orlo del fallimento, non aveva mai visto in nessuno, niente di quegli esami si era rivelato noioso, era come osservare una creatura intoccata da spazio e tempo… un Antico.
 

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