Life is about more than just surviving

di Heda_Lexa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** caoitolo 14 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


prologo

Una lama le marchiava la pelle e urla disumane uscivano dalla sua bocca. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era il dolore. Dolore. Tanto dolore.
 
Lexa si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore. L’ennesimo incubo aveva disturbato il suo sonno. Si guardò intorno e capì di essere al sicuro nella sua stanza ad Hogwarts. Si alzò dal letto e prese la foto che teneva sul comodino; ritraeva lei e suo padre Gustus. Una lacrima le rigò il volto al ricordo di suo padre. Gustus era un uomo imponente, con la barba lunga e lo sguardo severo, ma quando stava con lei diventava sempre dolce e premuroso.
“Chissà se ora sarebbe fiero di me” penso Lexa appoggiando la foto sul comodino. Si asciugò subito le lacrime e si rimise a letto nella speranza di riprendere sonno. Il giorno seguente avrebbe avuto una giornata molto impegnativa: sarebbero arrivati tutti gli studenti di Hogwarts. Nonostante la sua giovane età era stata assunta come insegnante di difesa contro le arti oscure e non poteva di certo deludere le aspettative del preside Kane.
Lexa però sapeva bene che il suo compito principale era un altro e avrebbe portato a termine la sua missione a qualunque costo.
 
 
Clarke fissava il soffitto da almeno un’ora ascoltando il costante ticchettio dell’orologio di suo padre appoggiato sul comodino. Si voltò a guardare Raven e Octavia che, a differenza sua, dormivano beatamente. Un piccolo sorriso le increspò le labbra a quella vista. Raven e O’ erano come sorelle per lei; si erano incontrate sul treno per Hogwarts il primo anno e da quel momento non si erano più lasciate. Si erano sempre supportate a vicenda e, sebbene Raven fosse stata smistata in Corvonero, Clarke e O’, che erano entrambe Grifondoro, non l’avevano mai esclusa. Dopo il primo anno la madre di Raven venne uccisa da degli spacciatori e Abby e Jake l’accolsero nella loro casa. Successivamente anche O’ e suo fratello Bellamy erano andati a vivere da Clarke, in seguito alla morte prematura della madre.
Il flusso di pensieri di Clarke fu interrotto dall’ingresso teatrale di Jasper e Monty.
“Sveglia bellezze! Non vorrete mica perdere il treno proprio l’ultimo anno.” Urlò Jasper mentre Monty iniziò ad aprire le tende per far entrare luce nella stanza.
“La colazione è pronta” urlò Abby dal piano di sotto.
“Se questo vi pare il modo di svegliare le persone”  brontolò Raven. Con fatica riuscirono a far alzare Raven e in pochi minuti scesero tutti di corsa per fare colazione. In cucina trovarono Wells e Bellamy. Mangiarono tutto il ben di Dio che aveva preparato Abby e poi presero tutti i bagagli per andare. Bellamy salutò tutta la comitiva, in particolar modo O’ e si diresse al ministero dove lavorava come auror.
Arrivati a King’s Cross tutti salutarono Abby e iniziarono a montare sul vagone; Clarke rimase un po’ indietro per poter parlare con sua madre.
“Mamma stai attenta… lo sai che ora non è più sicuro neanche andare in giro..”
“Clarke – la interruppe Abby- so badare a me stessa. Te devi stare attenta. Hogwarts non è più sicura come un tempo e stai lontana dai figli dei mangiamorte. Se hai qualche problema parla con Marcus; è il preside ma sai che per te avrà sempre tempo”  “ va bene mamma, ora devo andare. Ricordati di scrivermi tutte le settimane” le disse Clarke baciandola su una guancia prima di montare sul vagone.
Il treno partì e, nonostante le stupide battute di Jasper e Monty e le risate di Raven e Octavia, Clarke non riusciva ad essere spensierata. Hogwarts non era più un posto sicuro e sua madre era rimasta da sola. Suo padre non era più lì a proteggerle. Era morto. E ora c’era la guerra.



 

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


La sala grande era gremita di studenti eccitati per l’inizio del nuovo anno ad Hogwarts.
“Innanzitutto vorrei dare un caloroso benvenuto agli studenti del primo anno – disse il preside Kane, mentre un grosso applauso si levò dalle tavolate degli studenti- tra poco ci sarà lo smistamento e ognuno di voi finirà in una delle quattro case. Ricordatevi sempre che qualsiasi vostra azione potrà far guadagnare punti alla vostra casa, oppure farglieli perdere. Prima dello smistamento però devo fare un paio di annunci. Come tutti ben sapete il mondo magico è in guerra; Nia è tornata – a sentir pronunciare quel nome tutti gli studenti iniziarono a bisbigliare tra loro ma Kane li zittì subito- e i suoi seguaci stanno aumentando. Nessun posto è più sicuro, per questo noi professori abbiamo deciso di intensificare la sorveglianza all’interno del castello. Alcuni auror verranno periodicamente e il coprifuoco è alle nove, subito dopo la cena. Inoltre per prepararvi a quello che c’è fuori abbiamo deciso di affidare la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure ad una nuova insegnante: Lexa Woods.”
Lexa, che fino a quel momento aveva osservato gli studenti, notando i sorrisi beffardi della maggior parte dei serpeverde quando Kane aveva pronunciato il nome di NIa, si alzò in piedi e mentre scrutava la sala incontrò due occhi blu. Quegli occhi blu. Avrebbe potuto riconoscerli ovunque.
 
“Lexa mi senti? Brava tieni gli occhi aperti, non ti addormentare. Ti portiamo fuori di qui ora, ma devi resistere.” Lexa aprì gli occhi e vide solo blu. Un blu bellissimo con qualche venatura di grigio e per la prima volta dopo cinque mesi si sentì al sicuro. “Costia….” La voce le uscì come un sussuro, “ Costia sta bene, è venuta anche lei. C’è anche Anya ma ora non preoccuparti siamo venuti a salvarti, va tutto bene. Ora ti libero e ce ne andiamo da qui.” La figura iniziò a spezzare le catene intorno ai polsi e alle caviglia di Lexa che le avevano lasciato profondi tagli nella pelle e la prese in braccio. Non appena uscirono dalla cella si ritrovarono nel bel mezzo della battaglia: la squadra che era stata inviata per salvare Lexa stava combattendo con i mangiamorte guidati da Nia. Incantesimi e maledizioni venivano scagliati da una parte all’altra del corridoio. Lexa guardò per l’ultima volta quegli occhi blu, “mi dispiace” sussurrò prima di chiedere gli occhi.
 
Lexa si riprese dal suo flusso di ricordi e distolse lo sguardo da quegli occhi, poi parlò: “ Salve a tutti. Come ha detto il preside Kane io sarò la vostra insegnate di Difesa contro le Arti Oscure per questo anno. Sono sicura che faremo grandi cose insieme.” Detto questo si rimise a sedere e lo smistamento ebbe inizio.
“Io non l’ho mai vista- disse O’ a Clarke- secondo te ha frequentato un’altra scuola?”
 “Non lo so O’ però è strano, Marcus ha sempre cercato insegnanti che avevano studiato ad Hogwarts” Clarke continuò a fissare la figura della sua professoressa; da quando si era alzata per parlare e i loro occhi si erano incrociati non era riuscita a smettere di guardarla. Era bellissima, i suoi occhi erano bellissimi, nonostante la tristezza che lasciavano trasparire. Clarke si chiese il perché di quella tristezza e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di far ridere quella ragazza bellissima.
 
 
 Erano passati tre giorni e Clarke e Octavia quella mattina avevano la loro prima lezione di difesa contro le arti oscure. Entrambe erano molto entusiaste di assistere alla prima lezione della professoressa Woods, Raven, Jasper, Monty e Wells l’avevano avuta il giorno prima e ne erano rimasti entusiasti, non avevano fatto altro che parlare di quanto fosse sexy, brava, misteriosa e intrigante la nuova professoressa. L’unico problema era dover condividere la lezione con i serpeverde.
Arrivati davanti l’aula O’ corse a salutare Lincoln con un dolce bacio a fior di labbra.
“Traditore” sussurò subito Ontari. “Fottiti Ontari…” Lincoln zittì subito O’ che era già pronta a iniziare una discussione con la ragazza che inevitabilmente sarebbe finita con uno scontro. Murphy però fece lo sgambetto a Lincoln mentre stavano entrando in classe che fece scattare O’ che scagliò subito un incantesimo contro di lui. Nel giro di pochi secondi la classe era nel caos più totale. Murphy, Emori e Ontari fronteggiavano O’, Lincoln e Clarke che inevitabilmente si era schierata al fianco della sua amica.
“Ora basta!” una voce tuonò all’interno dell’aula e tutti si voltarono nella sua direzione trovandosi davanti la professoressa Woods. “ Devo dire che da voi ragazzi dell’ultimo anno mi aspettavo un po’ più di maturità. I quattro ragazzi serpeverde mi raggiungeranno nel mio ufficio al termine di questa lezione, mentre Blake e Griffin verranno stasera prima dell’ora di cena. Ora iniziamo la lezione.” Con un colpo di bacchetta sistemò l’aula, mentre tutti presero posto ai banchi tra gli sbuffi di dissenso di Ontari che lanciava occhiatacce a Clarke e O’. La lezione fu molto interessante e Clarke e  O’ rimasero davvero stupite dalla quantità di incantesimi conoscesse la loro insegnante, nonostante la sua giovane età. Clarke però rimase anche colpita dalla perfezione dei lineamenti della sua professoressa, non aveva mai visto una persona così bella ma anche così distaccata da tutto e tutti.
 
“Ei ragazze come è andata ? Non è fantastica?” chiese Raven appena Clarke e O’ si sedettero al tavolo della sala grande per pranzare. “ Si lei è bravissima, solo che per colpa di Murphy ci siamo già prese una punizione” rispose Clarke avvilita. “Pensa a Lincoln che deve stare in punizione con i serpeverde” intervenne O’ . “Questo è mooolto peggio, però guardate il lato positivo, potete stare un’ora da sole con quella bomba sexy. Se volete ci vado io al vostro posto in punizione. Potrei farmi anche sculacciare.” disse Jasper facendo ridere tutta la comitiva, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Maya, la sua ragazza. Dopo il pranzo si divisero tutti per andare alle rispettive lezioni e una volta finite Clarke e O’ si diressero verso lo studio della professoressa Woods. Bussarono e una voce dall’interno le raggiunse “entrate… buonasera ragazze, accomodatevi pure. Per stasera non ci sarà nessuna punizione- O’ e Clarke si scambiarono uno sguardo sorpreso, poi Lexa continuò- ma se succederà un’altra volta sarò costretta a punirvi. Non dovete cedere alle provocazioni, soprattutto in questo momento delicato. Fuori c’è la guerra e nemmeno Hogwarts è più sicura come un tempo. Non potete permettervi di farvi distrarre da queste stupidaggini, dovete rimanere concentrate ed essere sempre ponte a qualunque cosa. Voi due siete molto dotate, siete brave, imparate in fretta…. Dovete quindi proteggere anche chi non è bravo come voi.” Lexa fissò le due ragazze per qualche secondo, poi O’ le chiese “ Lei ha mai frequentato Hogwarts?” “ no” “ e allora come fa a dire che non è più sicura come un tempo se non c’è mai stata ? e poi perché non ha frequentato questa scuola?” “ io so molte cose signorina Blake, molte di più di quanto lei posso mai immaginare… il perché non ho mai frequentato Hogwarts non è affar suo in ogni caso.” Lexa era ritornata la persona fredda di sempre e congedò distaccatamente le due ragazze.
“O’ ma tu non ce la fai mai a stare zitta eh ?!”
“ scusa Clarke mi è venuta spontanea la domanda. Comunque hai visto come ha cambiato subito espressione? Sembrava fosse diventata di ghiaccio”
“eh già…. No O’ ho dimenticato il le pergamene sul tavolo, le avevo tirate fuori pensando dovessimo trascrivere delle frasi. Mi accompagni a riprenderle?”
 “ Certo ma muoviamoci che ho fame e se arriviamo tardi Brian e Nate finiranno tutto il cibo.”
 Arrivate davanti alla porta stavano per bussare quando sentirono delle voci provenire dall’interno.
“Lexa fuori la situazione sta degenerando, abbiamo parlato fino ad ora con il preside Kane. Nia sta portando sempre più persone dalla sua parte e i massacri sono all’ordine del giorno” disse una voce sconosciuta alle due ragazze.
“ il ministero sta facendo il possibile, ma è dura. Abbiamo perso tanti auror l’anno scorso quando….” Una seconda voce fu interrotta da Lexa “ so benissimo quello che è successo l’anno scorso. Per colpa mia sono morti cinque auror.”
“Lexa sai benissimo che non è per colpa tua- continuò la prima voce- e chi ha deciso di prendere parte a quella missione era consapevole dei rischi. Ora noi dobbiamo andare, ci aspettano al ministero. Lexa … stai attenta e mi raccomando fai quello per cui sei venuta, niente di più niente di meno, e lo so che lo vorresti fare, te lo leggo in faccia, ma stai lontana dalla figlia di Jake. Nessuno deve sapere come è morto, men che mai la figlia. Insegnale a proteggersi e basta, non le devi niente di più di quanto devi agli altri tuoi studenti. Non farti coinvolgere, lo sai che lo dico per te.”
“si Anya lo so tranquilla; quando tutto questo sarà finito dovrò sparire quindi… comunque state attente e scrivetemi. Ciao Anya. Indra”
 Clarke e O’ si nascosero appena in tempo dietro ad una statua quando Indra e Anya uscirono dall’ufficio di Lexa. Le due ragazze si scambiarono uno sguardo sorpreso e confuso allo stesso tempo senza riuscire a dire una parola.
Nessuna delle tre quella sera andò a cena, troppo prese dai pensieri che invadevano le loro menti.
 
 
 
 
Salve a tutti… questo è il primo capitolo della mia prima storia. Ho sempre amato Harry Potter e amo le Clexa, così ho deciso di scrivere questa storia. Fatemi sapere se è una storia che vi interessa oppure no, sennò è inutile continuare la storia se non interessa a nessuno. Grazie per aver letto fin qui.
May we meet again.

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


“Costia fermati non riesco a starti dietro… “
“Dai Lexa muoviti non sto andando poi così veloce sei te  che sei lenta.”
“Se tu non mi avessi bendata potrei essere più veloce!”
“Te l’ho detto è una sorpresa e comunque siamo arrivate puoi levarti la benda.”
Lexa sentì Costia avvicinarsi alla sua schiena e posare delicatamente le sue mani sui suoi fianchi mentre lei si sfilava la benda dagli occhi e ciò che vide la lasciò senza fiato: un’infinità di candele in un prato enorme posizionate in modo da formare una casa.
“Costia io….” Lexa fu interrotta dall’altra ragazza immediatamente “Shhh Lexa ascoltami prima di dire qualsiasi cosa. Io sono un auror ormai da 2 anni e tu beh… sei tu … per quanto mi piaccia essere vicine di casa credo sia giunto il momento di andare a vivere insieme. Stiamo insieme da quando tu avevi quindici anni e io diciotto, sono già quattro anni. Io ti amo e voglio costruire qualcosa di importante con te. Questa potrebbe essere la nostra casa e…. “ questa volta fu Lexa a zittire Costia dandole un bacio sulla labbra. Quando si staccarono Lexa accarezzò il viso della sua amata, “ tutto questo…. È bellissimo. Non ho parole… mi hai stupito – Lexa fece una breve pausa guardando le candele posizionate sul prato – si si si. Voglio venire a vivere con te. Anche io ti amo Costia, non sai quanto.” Lexa baciò nuovamente Costia, ma questa volta con molta più passione e desiderio. Le loro lingue si cercavano e si incontravano in una danza senza fine e le loro mani vagavano per i loro corpi. Lexa si tolse la camicetta e iniziò a sbottonare i pantaloni di Costia….
 
Lexa uscì dal pensatoio e iniziò a cambiarsi. Rivedere i momenti passati con le persone che amava, quando tutto era ancora semplice, la rilassava ma le metteva addosso anche molta tristezza e malinconia. Sapeva benissimo che la sua vita non sarebbe mai potuta tornare normale, non che prima lo fosse del tutto, ma almeno un tempo non era tormentata dai sensi di colpa, dai ricordi e dai suoi demoni. L’incontro con Anya e Indra, avvenuto una settimana prima, l’aveva scossa e rivivere il passato riusciva in qualche modo a farle dimenticare il presente. La cosa però che aveva disturbato di più Lexa quella settimana era il comportamento di Clarke. Da quando l’aveva vista per la prima volta  nella sala grande qualcosa dentro di lei era cambiato: la cercava per i corridoi e durante le cene cercava sempre di incontrare il suo sguardo per potersi immergere nell’oceano dei suoi occhi. Dopo la punizione però Clarke non si era più presentata alle sue lezioni e quando le aveva riportato i fogli di pergamene era stata fredda e distante. Non aveva interagito molto con la ragazza, ma da come si comportava con i suoi amici aveva capito che Clarke non era così, era solare, allegra e generosa nonostante quello che le fosse capitato. Prese la maglietta dal letto ma prima di indossarla si fermò a osservare la sua figura riflessa nello specchio: le cicatrici ricoprivano gran parte della sua schiena, del suo petto e della sua pancia e l’avanbraccio sinistro era quasi interamente occupato dal marchio nero, il simbolo di Nia. Distolse subito lo sguardo, si vestì e si diresse verso l’ufficio del preside.
 
 
Clarke fissava il cibo nel suo piatto senza riuscire a mangiare nulla. Era passata già una settimana da quando lei e O’ avevano sentito parlare la professoressa Woods con le due donne. Avevano fatto un po’ di ricerche ed erano arrivate a sapere che Indra e Anya erano due delle più potenti auror degli ultimi tempi e avevano lavorato molto con suo padre. Anya aveva parlato di una connessione tra la morte del padre e Lexa, ma nonostante le estenuanti ricerche non vi erano notizie della sua professoressa. Era un fantasma. L’unica cosa che erano riuscite a scoprire era che Anya e Lexa erano sorelle, anche se non si assomigliavano per nulla, e questo rendeva ancora più misteriosa la minore tra le sorelle. Perché non hai studiato ad Hogwarts? Dove sei stata in tutti questi anni ? e cosa c’entri tu con la morte di mio padre?
“Clarke è una settimana che sei pensierosa, c’è qualcosa che non va ?” disse Wells interrompendo i pensieri della ragazza.
“Si è vero da quando tu e O’ siete tornate dalla punizione della Woods siete strane” si intromise Raven che guardava con preoccupazione le sue amiche.
“Niente ragazzi… non ho niente sono solo un po’ stanca e preoccupata per mia madre, ora che è sola…”disse Clarke sperando che i suoi amici ci credessero. Lei e O’ avevano deciso di non dire niente a nessuno finché non fossero riuscite a scoprire qualcosa. Prima che qualcun altro potesse prendere la parola arrivò Aden, un ragazzino del primo anno, che disse a Clarke che era richiesta nell’ufficio del preside. Salutò i suoi amici e si diresse da Marcus.
 
“Clarke ciao, entra pure accomodati.” Disse Marcus non appena vide Clarke sulla porta.
“Preside Kane..” salutò Clarke ma Marcus la interruppe subito “Sai che puoi chiamarmi Marcus quando siamo in privato. Ricordati che ti cambiavo i pannolini quando eri piccola – una leggera risata uscì dalla sua bocca, ma si ricompose subito- senti ti ho fatta chiamare perché la professoressa Woods mi ha detto che è una settimana che salti le sue lezioni. È successo qualcosa durante la sua ora che ti ha infastidito?  Non farti problemi a parlare con me, ma guardiamo di risolvere la questione, non puoi saltare le lezioni di difesa contro le arti oscure, soprattutto in questo periodo.”
“Com’è morto mio padre Marcus ? e non dirmi che non sai di preciso cosa è successo e che stava inseguendo un gruppo di seguaci di Nia tanto so che non è la verità. Ho sentito la professoressa Woods parlare con due auror l’altra settimana e una delle due ha detto qualcosa sul fatto che Lexa c’entra con la sua morte. Ho fatto delle ricerche e oltre a Gina e mio padre quel giorno morirono altri tre auror, tra cui i genitori della professoressa Woods. Lei è coinvolta non è vero?!” Clarke si rese conto che stava urlando e calde lacrime scendevano dai suoi occhi e prima che Marcus potesse rispondere una voce alle sue spalle la fece sussultare “ erano i primi mesi di guerra, e gli attacchi dei mangiamorte erano molti. Non mi sorprende che i miei genitori siano morti il solito giorno di tuo padre- Lexa entrò nell’ufficio di Kane mentre quest’ultimo la fissava intensamente per farle capire che non doveva dire niente di compromettente e Clarke la guardava con uno sguardo pieno di rabbia- In ogni caso non è molto educato origliare conversazioni altrui. È vero Anya stava parlando di tuo padre, ma solo perché lo conosceva, lavoravano insieme. Almeno quando si origlia lo si dovrebbe fare bene. Ad ogni modo io non ho mai avuto l’onore di conoscere Jake, ma so chi era. Uno tra i migliori auror degli ultimi tempi, dovresti essere fiera di lui” Lexa fissava Clarke con quello sguardo apatico e glaciale che la caratterizzava da un po’ di tempo ormai, senza lasciar trasparire nessuna emozione, anche se dentro di lei il suo cuore scoppiava alla vista di Clarke in lacrime.
“Lo sono “ rispose prontamente Clarke continuando a guardare negli occhi la professoressa e in quel momento avvertì una strana sensazione, come se le fosse mancato sprofondare in quegli occhi. Distolse subito  lo sguardo per concentrarsi e riprese a parlare “ Non credo di aver sentito male e non credo sia solo una coincidenza. Scoprirò cosa è successo a mio padre, dovessi anche metterci tutta la vita. In ogni caso mi scusi se ho saltato le sue lezioni, non succederà più” detto questo si alzò e uscì dall’ufficio.
“Non deve assolutamente sapere quello che è successo a Jake- disse Marcus preoccupato- se lei scoprisse il motivo per cui lui si trovava lì capirebbe che Gina è morta per lo stesso motivo e potrebbe dirlo a Bellamy.…il tuo segreto non sarebbe più al sicuro…”
“Marcus- lo interruppe Lexa- devi stare tranquillo, nessuno scoprirà niente. Non c’è niente di scritto, nessun  documento, quella missione non è mai esistita. Cercherò di tenerla d’occhio in ogni caso, non si sa mai. Potrebbe mettersi nei guai se continua a cercare.”
“Lexa ricordati che lei è una tua studentessa… Clarke è una ragazza molto affascinante, ma tu…. Non puoi. Ho visto come l’hai guardata quando le parlavi, anche se tieni la tua maschera io so cosa provi in realtà, ti conosco, e ho visto anche come la osservi durante la cena. Non so se vuoi solo proteggerla perché ti senti in colpa per Jake o quando la cerchi con lo sguardo lo fai per altro ma non puoi. Titus… è un essere spregevole, ma in questo momento ti chiedo di ricordare ciò che ha provato a insegnarti per cinque mesi: la testa sopra il cuore, l’amore è debolezza,…”
“Ora basta!- urlò Lexa- so benissimo qual è il mio compito qui dentro e so benissimo che Clarke è una mia studentessa. So anche che non posso instaurare legami perché le persone vicino a me muoiono! Una ad una…. Tutte quante. Voglio solo proteggerla, non ho potuto fare niente per salvare suo padre, non succederà anche con lei. Ora se vuoi scusarmi devo andare a lezione” Lexa uscì dallo studio del preside più confusa che mai. È vero voleva proteggere Clarke ma solo perché si sentiva in debito con suo padre? Mentre la sua mente era piena di pensieri si trovò di fronte alla sua aula. Era arrivata con un quarto d’ora d’anticipo e decise di entrare per iniziare a preparare la lezione ma quando entrò vide l’ultima cosa che si aspettava di vedere: Clarke seduta sugli scalini posizionati tra i banchini e la cattedra con le ginocchia rannicchiate al petto scossa dai singhiozzi. Lexa si avvicinò piano piano e si sedette accanto alla ragazza. Le posò una mano sulla spalla e a quel contatto un brivido percorse entrambe le loro schiene. Clarke alzò la testa e quando riconobbe la figura al suo fianco si usciugò velocemente le lacrime e fece per andarsene ma la mano di Lexa le afferrò il braccio per fermarla e i suoi occhi si inchiodarono a quelli dell’altra. Clarke pensò che non aveva mai visto degli occhi così belli, erano di un verde intenso, con sfumature di verde smeraldo; qualcosa di veramente straordinario. Si destò subito dai quei pensieri e fece per andarsene ma la presa di Lexa era ben salda.
“Lasciami andare!” urlò Clarke.
“E così siamo passati a darmi del tu eh ?”disse con un ghigno divertito Lexa.
“Mi lasci non voglio passare più tempo con lei dello stretto necessario!”
“Clarke ti prego…. Aspetta un attimo” sussurrò Lexa; la mano ormai non tratteneva più Clarke che però era rimasta immobile.
“Chi sei tu?”
“Lexa Woods…”
“No- la interruppe Clarke- chi sei tu veramente? Di te non c’è traccia, solo uno stupido certificato di nascita. Non hai frequentato nessuna scuola, niente di niente. Sono sicura che c’entri qualcosa con la morte di mio padre… ora capisco anche tutti i racconti vaghi da parte del ministero sulla sua morte; non era la verità.” Clarke fece una pausa ma Lexa non sembrava intenzionata a darle una risposta così continuò “ sei così misteriosa.. fredda e glaciale.. distaccata dal resto del mondo come se non provassi sentimenti… quando ti ho vista per la prima volta io… non sono riuscita a capirti e io sono brava a capire le persone, ma tu..”
“Clarke- questa volta fu Lexa a interrompere la ragazza- io… ci sono tante cose di me che nessuno sa. E credimi quando ti dico che mi dispiace non poter dare delle risposte alle tue domande, ma non posso. So che tuo padre era un grand’uomo, ma questo immagino che tu lo sappia già. Io non l’ho mai conosciuto ma da quello che si dice di lui tu hai ereditato la parte migliore di lui: il coraggio, la tenacia, la gentilezza…. E gli occhi. Penso che gli occhi siano la cosa più bella che potesse donarti.”
“Come fai a sapere tutte queste cose se dici di non aver mai conosciuto mio padre?”
“Le so e basta Clarke… come ho detto a Octavia, so molte più cose di quanto possiate immaginare.”
“Quanti anni hai?” chiese Clarke senza neanche rendersene conto.
“20…”
“Dici di sapere un sacco di cose ma hai solo vent’anni…. e il tuo sguardo.. i tuoi occhi e il tuo viso mostrano una sofferenza…come se tu avessi visto chissà quali orrori e avessi perso delle persone care. Come è possibile ? Hai solo vent’anni”
“ Invece sei molto brava a leggere le persone Clarke… hai ragione, ho visto cose che una persona non vorrebbe vedere neanche nei suoi peggiori incubi e tutta la mia conoscenza non mi è servita. In quei momenti sapere tutti quegli incantesimi non mi ha permesso di proteggermi perché non ero pronta. Ma quegli orrori stanno arrivando e vorrei che tu fossi pronta quando lo faranno. Posso insegnarti se vuoi.. e ogni tanto potrei rispondere a qualche tua domanda.”
“Davvero lo faresti?” chiese Clarke sorpresa.
“Certo”
E per la prima volta Clarke vide il volto di Lexa tagliato da un sorriso e non poté fare a meno di pensare che fosse la cosa più bella che avesse mai visto. In quel momento tutti i dubbi su di lei, sulla sua sincerità che le erano venuti dopo aver sentito la conversazione tra lei, Indra e Anya svanirono. In quel momento tutti i suoi pensieri erano concentrati solo sul quel sorriso e su quei magnifici occhi verdi. 


Salve a tutti !
Il passato di Lexa piano piano sta venendo a galla, ma sembra essere pieno di sofferenza... Clarke decide di fidarsi della sua professoressa, farà bene ??
Nel prossimo capitolo torneranno alcuni personaggi e ne arriveranno di nuovi.
Grazie a chi a letto fin qui.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se vie è piaciuto o no. Le critiche sono ben accette.
May we meet again.

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
Che cosa ho fatto?! A cosa diavolo stavo pensando ?!! Anya mi ucciderà quando glielo dirò.. proporle di fare delle lezioni private e di rispondere anche a delle sue domande…
Lexa camminava in su e in giù nella sua stanza da almeno un’ora maledicendosi mentalmente per quella sua stupida proposta. Aveva per un attimo messo il cuore davanti alla testa e guarda cosa combinava. Non riusciva proprio a capacitarsi della sua stupidaggine. In fondo però sapeva di aver fatto la cosa giusta. Clarke era speciale e lei doveva proteggerla a qualunque costo. Prese dal cassetto una foto di lei e Costia e si sentì in colpa. Anche se solo per pochi attimi oggi, mentre era con Clarke, aveva dimenticato la sua amata. Si asciugò una lacrima e decise di mettersi a letto con la speranza di dimenticare, anche solo per poche ore, la sua vita.
 
 
“Clarke svegliati, siamo in ritardo- urlò Octavia dal bagno- Harper puoi tirarla giù dal letto per favore”
“ con molto piacere” rispose la ragazza ridendo mentre scopriva Clarke.
“Mi alzo, mi alzo… mamma mia è domenica e non si può dormire in santa pace neanche fino alle 9!” si lamentò Clarke.
“ Dobbiamo fare un sacco di cose oggi e lo sai bene.. se ieri sera invece di fissare il soffitto avessi dormito….” Rispose stizzita O’.
“Non riuscivo a dormire” protestò Clarke. Addormentarsi era stato impossibile, mille pensieri, dubbi e domande le affollavano la mente.
Una volte pronte andarono tutte e tre a studiare in biblioteca con Raven e Maya, poi per l’ora di pranzo si diressero all’esterno del castello.
“Raven ma sei sicura che possiamo? Non voglio far perdere punti a Tassorosso” disse Maya preoccupata.
“Si stai tranquilla ho chiesto a Kane e ci ha dato l’ok. Ha detto che tanto oggi sarebbero venuti degli auror a controllare il castello quindi daranno un’occhiata anche a noi” rispose Raven.
Quando arrivarono trovarono tutti i ragazzi che avevano già sistemato i teli sul prato e i cestini del cibo.
“Ma voi non studiate mai?” domandò Clarke
“Lo studio non fa per me… sono troppo bello per essere anche intelligente” disse Jasper che scatenò subito una risata generale.
Quel giorno avevano deciso di pranzare tutti insieme prima di andare a vedere la partita di quidditch che vedeva avversari serpeverde e grifondoro.
Clarke si guardò in torno e un sorriso le spuntò sulle labbra; Wells, Monty, Jasper, Lincoln, Brian, Nate, Harper, Octavia, Raven e Maya si scambiavano battute e le risate risuonavano nell’aria. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, in cui non c’era la guerra e nessuno di loro aveva sofferto a causa di essa. Quasi tutti in quella comitiva aveva perso qualcuno che amava a causa dei mangiamorte, ma in quel momento il dolore e la tristezza non erano i benvenuti. Per quel giorno avrebbero solo riso e scherzato.
“Smettete di essere così innamorati, mi fate venire il voltastomaco!” disse Raven a Octavia che stava baciando Lincoln.
“Sei solo gelosa perché tu non hai nessuno” rispose Clarke ridendo.
“Sapete benissimo che l’amore non fa per me… non voglio mica diventare così…” Raven fece una faccia disgustata che scatenò una risata generale.
“Quando troverai la persona giusta capirai…” disse Nate guardando Brian e dandogli un bacio a fior di labbra.
“Mi mancava tutto questo- disse Wells- ridere, scherzare… passare un giorno spensierati senza preoccuparci di cosa c’è là fuori. Pensavo che venendo ad Hogwarts le cose fossero diverse, ma anche qui sono tutti molto tesi… il professor Pike è insopportabile.. e io che pensavo che fosse mio padre quello ansioso e complottista.”
“Pike sembra sul punto di avere una crisi nervosa- disse Lincoln – poi ci odia noi serpeverde.. l’altro giorno ha iniziato a fare un elenco di tutti i maghi oscuri che appartenevano a serpeverde… alla fine non abbiamo preparato neanche una pozione:”
“Beh però è vero, quasi tutti i maghi oscuri sono serpeverde.” Disse Maya guadagnandosi un’occhiataccia da parte di O’.
Clarke cercò subito di evitare una discussione tra le due intervenendo: “ Pike è peggiorato da quando sua moglie è stata uccisa dai seguaci di Nia… ma credo che, nel caso ci attaccassero, farà di tutto per proteggerci.. “
Lincoln stava per rispondere ma fu interrotto da Monty: “ Ei guardate… credo che quelle siano i due auror che sono venuti a controllare il castello..”
“Mazza che figa quella bionda!” disse subito Jasper e tutti inevitabilmente risero nel vedere la faccia contrariata di Maya.
“E perché la professoressa Woods sta andando verso di loro ?” chiese Harper.
Tutti si voltarono nella direzione da cui proveniva la loro professoressa iniziando a fissare le tre donne.
 
 
Lexa si incamminò verso Anya e Indra.
“Sentite così tanto la mia mancanza?” disse Lexa sorridendo.
“Non siamo venute per te sorellina- rispose subito Anya- comunque credo che Clarke ti stia rendendo la vita difficile a quanto ho sentito.”
“Ho già risolto tutto- disse Lexa omettendo il fatto che le avrebbe fatto lezioni private- la prossima volta dovremmo fare più attenzione… “ un boato interruppe Lexa che voltandosi vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere: un gruppo di mangiamorte era riuscito ad entrare ad Hogwarts e stava attaccando un gruppo di ragazzi. Poi la vide: una folta chioma bionda. Clarke. No no no. Non può accaderle niente.
E come un fulmine iniziò a correre in direzione dello scontro seguita a ruota da Anya e Indra.
 
 
 
Incantesimi e maledizioni venivano scagliati in ogni direzione e il prato sembrava essere diventato un campo di battaglia. O’ e Lincoln combattevano spalla a spalla contro due mangiamorte incappucciati e nonostante fossero molto bravi i seguaci di Nia li stavano per sopraffare. Quando entrambi erano alle strette qualcuno si affiancò a loro; Octavia si voltò per un attimo e vide Indra schiantare un mangiamorte e iniziare a combattere con l’altro, così iniziò ad attaccare anche lei, insieme a Lincoln.
Raven, Monty e Harper erano stati accerchiati, e per loro le cose stavano per mettersi male, quando videro due mangiamorte cadere a terra e arrivare in loro soccorso l’auror che poco prima stava parlando con Lexa.
Gli altri ragazzi stavano tutti combattendo vicino, quando ad un certo punto Clarke fu scaraventata lontano. Due mangiamorte si avvicinarono a lei e si tolsero il cappuccio mostrandosi: Echo e Roan.
Clarke li fissò mentre la paura iniziava a farsi strada dentro di lei; Echo e Roan erano i più fedeli seguaci di Nia e anche i più spietati.
“E così tu saresti la figlia di Jake –disse Echo- tuo padre è sempre stato una spina nel fianco per Nia, sia sedici anni fa, sia quando è tornata. È stato veramente bello ucciderlo. Vero Roan?”
“Oh certo. Piangeva come una femminuccia…”
Clarke non fece finire di parlare Roan e si scagliò contro di lui con tutti gli incantesimi che conosceva.
“Crucio!” Echo colpì con la maledizione senza perdono Clarke che cadde a terra e iniziò a contorcersi dal dolore.
“Sectumsempra” Lexa scagliò la meldizione contro Echo, che per difendersi smise di concentrarsi su Clarke, e si posizionò davanti alla ragazza per proteggerla.
“Guarda chi si rivede- disse Roan- speravamo tanto di incontrarti e Nia ci ha dato precise indicazioni su di te. Portati da lei viva.”
“Chissà magari ci permetterà di divertirci come l’anno scorso- si intromise Echo- o magari potresti decidere una volta per tutte di unirti a noi. Nia è rimasta molto delusa dal tuo comportamento.. ha detto che io sarei stata la…”
Lexa interruppe Echo iniziando a scagliare maledizioni contro di lei e Roan che risposero immediatamente e anche Clarke si unì al combattimento dimostrando di essere la figlia di suo padre.
Nel frattempo i professori e alcuni studenti erano accorsi in aiuto e stavano duellando contro i mangiamorte. Ad un tratto nel cielo si formò il marchio nero e tutti i seguaci di Nia si ritirarono.
Lexa si girò subito verso Clarke e prese il suo viso tra le mani.
“Stai bene ? Sei ferita? Clarke rispondimi!”
Clarke fissò Lexa per un secondo con uno sguardo vuoto, poi ritornò in sé e disse “ Si sto bene, sto bene. Ma cosa voleva dire Echo ?Che cosa intendeva quando…. “
“Clarke non è il momento ora per le domande. Tu stai bene e questo è l’importante. Ora andiamo dagli altri.” Mentre le mani di Lexa lasciavano il viso di Clarke quest’ultima le afferrò il polso.
“Cosa sono queste cicatrici?!”
Lexa si sciolse subito dalla morsa della ragazza e si coprì meglio con la manica. ”Non sono affari tuoi! Ora torniamo dagli altri.”
Lexa si voltò e iniziò a camminare verso quello che poco prima era diventato un campo di battaglia con Clarke che la seguiva sempre più confusa.
Quello che videro le lasciò senza parole: quattro mangiamorte erano riversi a terra senza vita, mentre alcuni ragazzi erano feriti gravemente.
Raven perdeva sangue da una gamba e stava diventando sempre più pallida, così Anya la prese in braccio e corse verso l’infermeria. Harper e Maya erano ferite, ma non sembrava essere nulla di grave.
Lincoln invece era ricoperto di sangue e non sembrava dare segni di vita; allo stesso modo Wells.
Octavia piangeva inginocchiata di fronte a Lincoln quando fu spostata da Indra e da Kane che presero il ragazzo per portarlo in infermeria, mentre Jaha prese suo figlio e seguì gli altri.
 
 
 
 
 
Dopo ore che sembrarono interminabili la porta dell’infermeria si aprì e uscirono Jakson e Abby, che erano stati chiamati di urgenza dal San Mungo, insieme a madama Chips. Tutti li guardarono con aria preoccupata e Abby iniziò a parlare.
“Lincoln è fuori pericolo- Octavia tirò subito un sospiro di sollievo e lacrime di gioia iniziarono a scenderle lungo il viso- Raven ha perso molto sangue e le condizioni della sua gamba non sono delle migliori, dovremo aspettare e vedere quando si sveglierà. Wells invece è in una situazione critica e io e Jakson riteniamo che sia meglio trasferirlo al San Mungo.
“Voglio vederlo” disse subito Jaha.
“Certo Thelonious- rispose Abby-può entrare solo una persona per paziente.”
“Io vado da Lincoln” disse subito O’
“Io vorrei tenere d’occhio Raven se non è un problema” si propose Anya.
Nessuno rispose così intervenne Jacson “ No va bene, è meglio che i ragazzi vadano a riposarsi”
“Tornate tutti nei vostri dormitori- disse il preside Kane- e non uscite per nessuna ragione. Domani mattina terremo un discorso nella sala grande.” Detto questo tutti i ragazzi iniziarono a dirigersi verso i propri dormitori cercando di farsi forza l’un l’altro.
“Clarke dove vai?! Hai sentito il preside dobbiamo tornare nei nostri alloggi…” disse Harper.
“Voglio parlare con mia madre torno subito”
Clarke tornò verso l’infermeria quando sentì la voce di sua madre provenire da un corridoio vicino.
“hanno detto niente ?” chiese Abby.
“No fortunatamente niente di compromettente- Clarke riconobbe la voce di Lexa- però ci siamo andati vicino.. quando sono arrivata stavano parlando di Jake e poi Echo stava per rivelare il mio segreto.”
“L’importante è che non l’abbia fatto-disse Marcus- nessuno deve sapere che tu sei la figlia di Nia… “
A Clarke si gelò il sangue e non riuscì più a sentire quello che stavano dicendo. L’unica cosa che riusciva a fare in quel momento era cercare di metabolizzare quella notizia.
Lexa era la figlia di Nia. Nia, la più potente e spietata strega oscura di tutti i tempi aveva una figlia. Lexa.




Rieccosi qua! il segreto di Lexa è stato svelato. Chissà ora come reagirà Clarke.. Nel prossimo capitolo il passato di Lexa verrà fuori e non solo. In questo capitolo abbiamo visto Echo e Roan. Chissà che cosa hanno fatto alla nostra amata professoressa e che ruolo avranno in futuro. Grazie a chi è arrivato a leggere fin qui e se vi va lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
May we meet again.

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
“Papà ho paura.. cosa sta succedendo?”
“Tranquilla amore andrà tutto bene.. tu stai dietro di me. Arriveranno presto a salvarci. Qualunque cosa accada tu devi promettermi che sarai coraggiosa ..hai capito Lexa?” disse Gustus prendendo il viso della figlia tra le mani.
“Si papà te lo prometto sarò coraggiosa come mi hai insegnato. Ma perché la mamma vuole farci del male ? Noi le vogliamo tanto bene.”
“Lexa la mamma è cambiata…. Non so come mai vuole farci male ma stai tranquilla, con me non ti succederà niente- altri boati fecero sobbalzare Lexa che si rifugiò tra le braccia del padre- amore mio ricordati che io ti amo e che sarò sempre con te..” copiose lacrime iniziarono a rigare le guance della piccola Lexa e i singhiozzi scuotevano il suo corpicino.
“Papà non voglio che vai via.. mi avevi detto che saremo stati insieme per sempre.”
“ Si tesoro mio e staremo insieme per sempre.. ogni volta che tu sentirai la mia mancanza sappi che puoi sempre trovarmi qui dentro” la mano di Gustus si posò sul petto della figlia all’altezza del cuore, poi un altro boato li fece trasalire. Rumori di passi si avvicinavano sempre di più. Gustus fece un ultimo sorriso alla figlia poi si alzò e si posizionò davanti a lei per proteggerla. Una figura apparve dall’ombra.
“Ci rivediamo Gustus- disse Nia- pensavi davvero di poter nasconderti per sempre? Avresti dovuto saperlo che ti avrei trovato”
“Nia ti prego, siamo la tua famiglia… Lexa è tua figlia..”
“Non mi interessa- urlò Nia- io voglio il potere, è la cosa che desidero di più al mondo e voi siete solo d’intralcio. L’amore è debolezza e io non sono debole”
“Nia ascoltami per favore.. se vuoi uccidere me va bene, ma Lexa…ha solo 4 anni, è una bambina ed è innocente.”

“Credi davvero che potrei lasciarla vivere?- la risata di Nia risuonò nella stanza- non voglio di sicuro avere a che fare con una marmocchia… ho fatto un errore cinque anni fa quando decisi che potevo amarti e diventare la strega più potente e temuta del mondo… non sbaglierò ancora”
“Mamma..-la voce di Lexa uscì come un sussurro- io ti voglio bene.. perché tu non me ne vuoi?”
Gustus tirò Lexa ancora più indietro e tirò fuori la bacchetta, ma fu troppo lento. Nia anticipò la sua mossa e lanciò la maledizione senza perdono : “ Avada Kedavra!”
Un bagliore verde invase la stanza poi tutto divenne buio.
Passarono minuti che a Lexa sembrarono ore… era rannicchiata accanto al corpo di suo padre e le sue piccole manine accarezzavano il viso dell’uomo.
“ Papà ti prego svegliati… ho paura papà” un rumore di passi la fece sobbalzare e si rifugiò sotto al tavolo ormai distrutto. Tre figure si avvicinarono lentamente al corpo di Gustus.
“No no no.. siamo arrivati troppo tardi. Gustus, Gustus rispondimi” un uomo scuoteva il corpo inerme di Gustus.
“Marcus calmati.. è morto… ora dobbiamo trovare Lexa, sperando che sia ancora viva” disse una donna.
“Ehi Lexa- un terzo uomo aveva notato sotto il tavolo la bambina- siamo amici del tuo papà perché non vieni fuori così controlliamo se stai bene?” Lexa lo guardò titubante poi si voltò verso la donna che le fece un sorriso rassicurante così decise di fidarsi.
“Io mi chiamo Laurel- disse la donna prendendo in braccio la piccola- e lui è mio marito Nyko.. mentre questo signore è Marcus” Lexa era molto spaesata e confusa.
“Il mio papà starà bene ? Ho provato a svegliarlo ma non mi risponde...”
“Il tuo papà Lexa è andato in un posto bellissimo.. ma ora non ti preoccupare ci siamo noi qui con te- disse Marcus- dovremmo portarla all’ordine e consultarci con gli altri… Nyko manda un messaggio a tutti; tra un‘ora al quartier generale”
 
Lexa si svegliò di soprassalto. Come al solito aveva avuto un sonno agitato. Si alzò dal letto e si vestì velocemente, poi si diresse verso la sala grande dove il preside avrebbe tenuto un discorso agli studenti.
 
 
Lincoln si svegliò e quando si rese conto che non si sentiva più un braccio si agitò subito, ma non appena capì il motivo un sorriso spuntò sulle sue labbra. Octavia si era addormentata con metà del suo corpo sopra di lui. Le toccò dolcemente i capelli per svegliarla e sussurrò: “ Octavia..”
La ragazza alzò la testa di scatto e non appena vide che Lincoln era sveglio saltò dalla sedia e lo abbracciò con entusiasmo.
“Piano piano…” disse il ragazzo.
“Oddio scusami non volevo..”
“Tranquilla amore non è niente”
“Ho avuta tanta paura- iniziò O’- pensavo di averti perso per sempre..”
“Non vado da nessuna parte lo sai.. non senza di te”
Lincoln diede un dolce bacio alla sua ragazza poi O’ gli disse: “ dovresti riposare ancora un po’, io adesso devo passare dal dormitorio a farmi una doccia, poi il preside Kane terrà un discorso nella sala grande. Torno da te non appena ha finito. Va bene ?”
“Certo” Lincoln diede un ultimo bacio ad O’, poi la guardò uscire dall’infermeria. Era stato molto fortunato a trovare O’, era una ragazza fantastica, piena di vita e che non aveva mai avuto pregiudizi su di lui solo perché era un serpeverde. Si addormentò cullato dai ricordi dei momenti passati con O’ e con un sorriso sulle labbra.
 
 
 
Qualche letto più in là Anya fissava Raven ancora addormentata. Per tutta la notte non era riuscita a dormire per la paura che potesse sentirsi male. Era strano, Anya non si era mai preoccupata per nessuno che non fosse Lexa, ma non riusciva a smettere di preoccuparsi per quella ragazza che aveva rischiato la sua vita per salvarla. Mentre era assorta nei suoi pensieri vide la mano di Raven muoversi leggermente e i suoi occhi aprirsi e chiudersi.
“Raven mi senti ? Sei svegli?” sussurrò Anya.
“Dove sono ??” chiese Raven confusa aprendo sempre di più gli occhi e guardandosi intorno.
“Sei in infermeria. Ieri sei stata ferita durante l’attacco dei mangiamorte, te lo ricordi ?”
“Si si ora ricordo.. tu chi sei ?”
“Io sono Anya, sono un auror. Ero di turno a controllare il castello quando hanno attaccato così sono intervenuta…”
“Ah si ora ricordo- la interruppe Raven- non mi sento la gamba, Anya perché non mi sento la gamba?” chiese la ragazza spaventata.
“Ieri sei stata ferita alla gamba e Abby si è presa cura di te, ma per capire l’entità del danno dovevamo aspettare finché tu non ti fossi svegliata.. aspettami qui la vado a chiamare.”
Anya si allontanò dal letto di Raven e incontrò madama Chips.
“Scusi potrebbe dare qualcosa a Raven per farla riaddormentare?”
“Certo nessun problema, arrivo subito.”
Anya tornò dalla ragazza che la guardava sempre più spaesata e spaventata.
“tranquilla Raven ora madama Chips ti darà qualcosa per il dolore.. io adesso devo andare, Marcus deve tenere un discorso agli studenti. Appena sarà finito Abby verrà a visitarti. Ora riposati” Anya le sorrise poi si girò per andarsene quando la voce della ragazza la fece voltare.
“Tornerai ? A trovarmi intendo..” disse Raven un po’ imbarazzata.
“Certo, tornerò.”
 
 
“Ehi Lexa fermati…” Anya vide la sorella nel corridoio mentre si dirigeva alla sala grande.
“Anya… come stai?”
“Io bene, sono rimasta a tenere sotto controllo Raven questa notte.. volevo venire a parlarti..”
“Tranquilla- la interruppe Lexa- Marcus ha indetto una riunione dopo il discorso agli studenti..”
“Saranno presenti tutti ?”
“Quelli ancora in vita sì… poi le nuove reclute come te e me.” Una leggera risata le uscì dalla bocca e Anya la guardò esterrefatta.
“oh mamma te che ridi.. dovrei segnarmelo… in ogni caso noi non siamo nuove reclute..sono contenta che l’ordine si riunisca… è da un po’ che non ci incontriamo tutti insieme..”
“Eh già..” entrarono nella sala grande e si separarono andando a sedersi ai rispettivi posti.
 
 
Gli studenti erano molto agitati, parlavano tra loro creando un assordante rumorio in tutta la stanza.
Clarke vide entrare di corsa O’ che si buttò letteralmente accanto a lei e Harper.
“Lincoln si è svegliato..”
“Menomale!- la interruppe Clarke- Raven e Wells invece?”
“Wells è stato trasferito stanotte al San Mungo… ho sentito Jakson e Abby parlare con Jaha e hanno detto che le sue condizioni erano gravi.. Raven stamani era sempre addormentata.. comunque ho parlato con madama Chips, ha detto che dopo il discorso Abby visiterà Lincoln e Raven e poi ci dirà se possono ricevere visite” disse O’.
“Bene bene, devo anche parlare con mia madre… “
“Per..” la domanda di O’ fu interrotta dalla voce del preside Kane.
“Silenzio per favore.. vi ho fatti riunire tutti qui perché come sapete ieri pomeriggio un gruppo di mangiamorte ha attaccato degli studenti. A questo proposito vorrei ringraziare Indra e Anya, le due auror che sono intervenute, e la professoressa Woods. Senza il loro aiuto sicuramente sarebbe finita peggio. In ogni caso ieri sera i professori, insieme al ministro della magia, che tra poco prenderà la parola, abbiamo deciso che un gruppo di auror rimarrà nel castello per assicurare una maggiore sicurezza. Potete rivolgervi a loro in ogni momento.”
Mentre Lexa scrutava gli auror seduti dall’altro lato della stanza il suo cuore perse un battito quando incontrò con lo sguardo l’ultima persona che si aspettava di vedere. Una miriadi di pensieri e paure iniziarono ad affollarsi nella sua testa, ma quando i suoi occhi incontrarono il blu dell’oceano si calmò subito. Inconsciamente, in un attimo di smarrimento, aveva cercato l’unica persona che la tranquillizzava. Lo sguardo di Clarke però era strano, confuso ma anche duro, come se fosse spaventata e arrabbiata allo stesso tempo. La voce di Marcus la fece tronare subito alla realtà.
“inoltre le lezioni della professoressa Woods si terranno in maniera differente. Farete solo un’ora di teoria, mentre le quattro ore restanti duellerete tra voi e imparerete gli incantesimi più difficili. Durante queste ore a rotazione ci sarà un auror che vi seguirà insieme alla professoressa. Ora lascio la parola al ministro della magia.”
Luna strinse la mano a Marcus e osservò i ragazzi di fronte a lei. Tutti la guardavano con ammirazione e stupore. In effetti era molto giovane; a soli 26 anni era diventata ministro della magia e la sua fama come combattente la precedeva. Non a caso aveva vinto il torneo tre maghi tenutosi durante il suo ultimo anno a Hogwarts.
“Buongiorno ragazzi. Devo essere sincera, avrei preferito tornare ad Hogwarts in circostanze migliori, ma la situazione è questa e bisogna prenderne atto. In quanto ministro della magia mi sono consultata con il preside Kane e insieme abbiamo deciso ciò che lui prima vi ha spiegato. D’ora in poi ci saranno molti cambiamenti; prima di tutto oggi non ci saranno lezioni… al termine di questa riunione ognuno di voi andrà nel proprio dormitorio e i caposcuola attenderanno di essere chiamati. Vi illustreremo tutti i cambiamenti che riferirete ai vostri compagni. Confido molto nei ragazzi dell’ultimo anno. Se la guerra arriverà ad Hogwarts temo che anche voi dovrete combattere, quindi impegnatevi e cercate di migliorare per proteggervi a vicenda. Per ora è tutto. Tornate ai vostri dormitori.”
Detto questo tutti gli studenti si alzarono e si diressero all’ingresso della sala grande mentre i professori e gli auror uscivano dall’ingresso secondario. Mentre Lexa  stava camminando dietro agli altri professori si sentì afferrare per un braccio.
“lex..professoressa Woods… devo parlarle è urgente” disse Clarke tenendo saldamente Lexa.
“Ora non posso Clarke… dobbiamo consultarci…” rispose Lexa balbettando.
“Allora stasera verrò da lei..”
“Clarke..” Lexa provò a interrompere la ragazza ma Clarke era determinata e a sua volta interruppe la sua professoressa.
“Mi aveva promesso delle lezioni private.. e credo che in questo momento solo lei può insegnarmi a difendermi meglio.. poi parleremo.. davvero è importante”
“va bene allora a stasera.. vieni subito dopo la cena e se incontri qualcuno digli che ti ho chiamata io”
Clarke annuì e si diresse verso il dormitorio con un senso di felicità che non provava da tanto tempo. Toccarla, guardarla negli occhi, parlarle le smuoveva dentro sempre una miriade di emozioni. Clarke però aveva anche paura di questa felicità che inevitabilmente era collegata a Lexa… doveva parlare con lei e ottenere delle risposte. Doveva capire veramente chi era quella ragazza misteriosa anche se aveva il terrore di quello che avrebbe potuto scoprire.  




Salve a tutti ! Rieccoci con un nuovo capitolo. Prima di tutto vorrei ringraziare chi continua a seguire la storia e chi recensisce. Mi fa sempre molto piacere saperecosa pensate.
In questo capitolo la storia è rimasta un po' in stand by.. ho deciso di soffermrmi sui personaggi secondari e sulle loro relazioni. Chissà cosa combineranno Anya e raven. abbiamo visto un po' del passato di Lexa, quando ancora era una bambina nnocente e tra poco ci sarà l'incontro con Clarke... cosa succederà.?? lo scopriremo presto..
May we meet again.

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
“Sedetevi per favore- disse Marcus quando tutti entrarono nella stanza- finalmente l’ordine si riunisce al completo.”
“Marcus non perdiamo tempo in convenevoli- lo interruppe subito Luna- la situazione sta peggiorando e io non voglio continuare questa guerra ancora per molto. Dobbiamo uccidere Nia il prima possibile.”
“Sai che è difficile avvicinarsi a Nia.. i suoi seguaci la proteggono molto bene, inoltre lascia poche volte la sua dimora,  nella quale è impossibile entrare.” Disse Lexa scontrandosi con lo sguardo duro del ministro della magia.
“Com’è che te sai tutte queste cose? Non è che sei una spia di tua madre?” disse sprezzante Pike.
“Non ti azzardare…” Anya prese subito le difese di sua sorella e s alzò dalla sedia con uno scatto.
“Ora basta- Abby interruppe la discussione sul nascere- dobbiamo ricordarci che stiamo tutti dalla stessa parte. Se non rimaniamo uniti non avremo alcuna possibilità contro Nia. Se non lo volete fare per voi stessi fatelo per chi è morto credendo nella nostra causa. Onoriamo la loro memoria.” Abby fece una breve pausa guardando uno a uno i presenti, poi riprese: “ allora come abbiamo detto gli auror che rimarranno al castello sono: Anya, Indra, Sinclair, David, Bellamy che ci raggiungerà domani e Julianne- tutti quelli nominati annuirono all’unisono-Bellamy non sa dell’ordine ne di quello che è successo veramente a Gina quindi guardate di essere discreti. Per quanto riguarda tuo marito Julianne allora è deciso a rimanere al ministero?”
“Si Abby ho provato a convincerlo a venire qui ma preferisce rimanere con Luna… poi ha detto che siamo già troppi auror …” un leggero sorriso le spuntò sulle labbra prima di tornare seria e ascoltare ciò che Abby doveva ancora dire.
“ Va bene. Luna, quindi tu starai con Ned, se ci sono delle novità su qualsiasi cosa informateci. Per quanto riguarda i professori, Pike, Marcus e Lexa dovrete tenere sotto controllo i ragazzi. Tehlonious tu cosa vuoi fare? Se vuoi stare accanto a tuo figlio in questo momento…”
“No-Abby fu interrotta da Jaha- continuerò a insegnare… appena avrò finito le mie lezioni verrò al San Mungo e starò con lui..”
“Ok… per quanto riguarda me e Jakson faremo avanti e indietro tra l’ospedale e Hogwarts… avete capito tutti quali sono i vostri ruoli ? Ricordatevi che probabilmente alla fine anche i ragazzi dovranno combattere… devono essere pronti. E mi raccomando… restiamo uniti.”
Tutti fecero cenni di assenso quando Abby terminò il discorso poi si alzarono per dirigersi ognuno a svolgere i loro compiti. Prima che Lexa potesse uscire Abby la fermò.
“Lexa… vorrei che tu ricordassi che non è colpa tua… non ascoltare Pike, non ha ancora superato la morte della moglie… e non sentirti in colpa per quello che è successo ieri… inoltre vorrei chiederti due cose. Prima di tutto parla con Julianne, lei non ce l’ha con te per quello che è successo.. e poi ti prego di prenderti cura di mia figlia. So che puoi farlo, puoi proteggerla..”
“Lo farò Abby… ora devo andare”
Detto questo Lexa si diresse nel suo studio e Abby raggiunse l’infermeria dove visitò Lincoln e Raven.
Quando uscì trovò Clarke e O’ ad aspettarla.
“ragazze mie venite qui” disse Abby stringendole in un abbraccio.
“Come stanno mamma?”
“Lincoln sta bene…domani verrà dimesso… per quanto riguarda Raven… mi dispiace ma la sua gamba non tornerà mai più come prima”
Octavia e Clarke si guardarono stupite poi O’ ritrovò le parole e disse:” Ma come è potuto succedere? E ora come farà? Ma può camminare?”
“Calma calma Octavia- la interruppe Abby- credo che potrà tornare  a camminare, ho già in mente un paio di cose, ma devo prima consultarmi con Jakson ed essere sicura che funzioni. Non voglio darle false speranze. Ora andate da lei ha bisogno di voi.”
“Mamma io ho bisogno di parlarti..” disse Clarke.
“Amore ora non posso devo parlare con Marcus… domani mattina torno al San Mungo ma tornerò tra un paio di giorni per controllare Raven e  parleremo.” Abby diede un ultimo abbraccio alle due ragazze e poi si allontanò.
Clarke e O’ entrarono in infermeria e trovarono Raven raggomitolata nel suo letto scossa dai singhiozzi. Passarono tutto il giorno  a consolarla, poi per l’ora di cena, quando si era calmata, salutarono lei e Lincoln e si diressero nella sala grande.
 
 
Durante la cena Lexa aveva i nervi a fior di pelle. Era in tensione per il fatto di dover incontrare Clarke; non era mai stata sola con la ragazza prima d’ora e aveva paura di combinare un casino. Le domande che avrebbe potuto farle erano infinite e Lexa non sapeva proprio come uscire da quella situazione. Anya, che era seduta accanto a lei, vide lo stato di agitazione della sorella, così le chiese:” Ehi Lexa tutto bene ? Ti vedo strana.”
“Si si sono solo un po’ nervosa per la situazione in cui ci troviamo.-mentì- Pike mi odia, crede che sia colpa mia se la moglie è morta… poi con Julianne qui.. non ci ho più parlato dopo il funerale.. non so come gestire la situazione.”
“Ehi frena. Pike è un coglione. Lo è sempre stato e sempre lo sarà. Ti ricordi quando mamma ci raccontava delle stronzate che faceva? Quando mi sono unita all’ordine cinque anni fa sua moglie era ancora viva ed era uguale a come è adesso. Per quanto riguarda Julianne sai che lei non ti odia per quello che è successo a Costia. Quando scoprimmo dove ti tenevano prigioniera tutti quelli che sono venuti si sono offerti volontari e Costia è stata la prima. Ti amava tantissimo e avrebbe fatto di tutto per salvarti.”
“Mi dispiace Anya. Guarda quante persone hanno perso la vita per me. Quante famiglie sono state distrutte. Abby ha perso suo marito e Clarke suo padre, Julianne e Ned la loro unica figlia, Gina si stava per sposare con Blake e i nostri genitori… voi mi avete accolta in casa vostra e io…”
“Lexa- la interruppe Anya- i sensi di colpa non ti porteranno da nessuna parte. Devi smetterla di farti del male. Non puoi salvare tutti, è un dato di fatto. Bisogna solo andare avanti. Sono sicura che i nostri genitori sono fieri di noi e delle persone che siamo diventate…adesso scusami ma devo andare.”
“Dove vai così in fretta ?” un ghigno beffardo le si era formato sulle labbra.
“Vado a vedere come sta Raven..” disse Anya un po’ imbarazzata.
“Ah si eh.. e brava la mia sorellina”
“sta zitta” Anya si allontanò di fretta per non sentire altri commenti di Lexa e raggiunse l’infermeria.
Una volta arrivata trovò Raven in lacrime.
“Che cosa ci fai qui?” chiese cercando di smettere di piangere asciugandosi le lacrime.
“Ti avevo detto che sarei tornata a trovarti.. Abby mi ha detto della tua gamba. Mi dispiace. Non avresti dovuto prendere quella maledizione per me”
“non è stata una mossa molto intelligente. Forse il cappello parlante si è sbagliato a mettermi in corvonero.” Un leggero sorriso spuntò sulle labbra di Raven.
“Sei molto bella quando sorridi… dovresti farlo sempre” le guance di Raven si colorarono di un leggero rosso, poi il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore.
“Cosa c’è?” chiese Anya preoccupata.
“Niente solo una fitta alla gamba”
“Aspetta- Anya scoprì Raven e si mise a sedere sul letto iniziando a massaggiarle la gamba- va un po’ meglio?”
“Si, decisamente” le due ragazze si scambiarono sorrisi imbarazzati per tutta la sera mentre Anya continuava il massaggio, fino a quando Raven non si addormentò. Anya la coprì delicatamente, poi si avviò verso la sua stanza.
 
 
 
Dopo la cena Clarke sgattaiolò via dal dormitorio e si avviò verso l’ufficio di Lexa. L’ansia la stava divorando e non aveva la minima idea di cosa avrebbe fatto una volta trovatasi di fronte alla sua professoressa. Fortunatamente non incontrò nessuno durante il tragitto e arrivata davanti alla porta prese un profondo respiro ed entrò. Lexa era seduta alla sua scrivania intenta a leggere una lettera. Non appena la vide piegò la pergamena e la ripose in un cassetto.
“Ciao Clarke”
“Ciao Lex.. ehm salve  professoressa Woods”
“Puoi chiamarmi Lexa quando siamo da sole” disse Lexa sorridendo vedendo l’imbarazzo di Clarke.
“oh ok… sai è strano ma non riesco a considerarti come una mia professoressa… non fraintendere, intendo che in qualche modo mi sento legata a te.. non so è difficile da spiegare”
“Ho capito cosa intendi- Lexa rimase per un attimo in silenzio, ma quando vide che Clarke stava per dire qualcosa riprese- allora io direi di iniziare. Prima facciamo un po’ di lezione poi se vuoi puoi farmi una domanda.”
“Si certo.”
Le due ore successive passarono velocemente tra un incantesimo e l’altro e Clarke si dimostrò un’alunna davvero capace.
“No il braccio non lo devi muovere così tanto” disse Lexa posizionandosi alle spalle della ragazza e prendendo la mano di Clarke nella sua. A quel contatto un brivido percorse i corpi delle due ragazze e prima che Lexa potesse spiegare a Clarke quale era il movimento giusto quest’ultima si girò, prese il viso dell’altra tra le mani e la baciò. Fu un bacio dolce, delicato ma allo stesso tempo intenso, come se entrambe stessero aspettando quel momento da una vita. Le loro lingue si cercarono e si trovarono, ma quando Clarke spinse ancora di più a sé Lexa quest’ultima si staccò. Clarke rimase immobile a fissare la ragazza che adesso le dava le spalle. Fece per dire qualcosa ma Lexa la precedette.
“Va via.”
“Lexa aspetta..” provò a dire Clarke ma Lexa la interruppe nuovamente.
“Va via Clarke.”
“No Lexa ora tu mi ascolterai. Ti ho baciato perché provo qualcosa per te. Provo qualcosa per te da quando ti ho vista per la prima volta e i nostri sguardi si sono incrociati. Sento che c’è un profondo legame tra di noi, ma allo stesso tempo non riesco a fidarmi di te. Sei misteriosa, non ti fai avvicinare da nessuno, ma hai permesso a me di farlo. Voglio sapere perché ?” il tono di Clarke si era man mano alzato e stava quasi urlando.
“Non c’è nessun perché. Ho fatto un errore, non avrei dovuto proporti di fare queste lezioni private. Ora è meglio se te ne vai.”
“Girati Lexa. Guardami negli occhi. Non ho ancora finito.” Lexa si voltò lentamente e inchiodò i suoi occhi in quelli di Clarke.
“Non sono stata abbastanza chiara ? Ti ho detto che te ne devi andare!” il cuore di Lexa stava scoppiando. Aveva desiderato tanto baciare Clarke e l’emozione provata poco prima era indescrivibile, ma sapeva che doveva lasciarla andare per il suo bene. Doveva tenerla lontana da lei per proteggerla.
“Non era così che doveva andare, ma non mi dai altra scelta. Tu sei la figlia di Nia?” Lexa rimase immobile per un secondo. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Clarke non poteva aver scoperto il suo segreto.
Si ricompose subito e disse:” Stai delirando..”
“Smettila di mentirmi Lexa! Ho sentito mia madre parlare con te e Marcus. Dimmi la verità”
Lexa non sapeva cosa dire. Era pietrificata.
“Lexa ti prego.. fidati di me.” Clarke si avvicinò alla ragazza sfiorandole la mano, ma Lexa interruppe subito il contatto scansandosi.
“Mi fido di te Clarke…. Si è vero mia madre è Nia. Non credo ci sia bisogno di spiegarti il perché nessuno deve saperlo. E credo che tu ora capisca perché devi stare lontana da me.”
“No Lexa questo non lo capisco. Io voglio far parte della tua vita..”
“No Clarke- Lexa la zittì. Il suo tono di voce ora era alterato- nessuno può far parte della mia vita! Devi stare lontana da me! Tu non mi conosci, non sai cosa sono in grado di fare. Se tu sapessi quello che ho fatto non riusciresti neppure a guardarmi in faccia!”
“Non ci credo. Tu sei una brava persona Lexa”
“No non lo sono Clarke. Dovresti accettarlo prima di rimanere delusa veramente. Vuoi sapere come è morto tuo padre? È morto a causa mia. Era in quel posto per me e l’hanno ucciso. Le persone che si avvicinano a me muoiono Clarke. Vuoi fare la fine di tuo padre?!” gli occhi di Clarke erano pieni di lacrime che le scendevano lungo le guance. Guardò per un’ultima volta Lexa poi si voltò e corse via.
Si diresse verso l’ufficio di Marcus dove sperava di trovare sua madre e infatti quando aprì la porta trovò i due intenti a parlare. Abby si precipitò subito dalla figlia non appena la vide in lacrime ma Clarke la spinse via e iniziò a urlarle contro.
“Perché mi hai mentito? Perché hai mentito sulla morte di papà?!”
“Clarke non so di cosa tu stia parlando..” provò a dire Abby ma Clarke la bloccò subito.
“Smettetela di mentirmi! Sono stanca di tutto questo. Ho scoperto tutto. Ho scoperto che Lexa è la figlia di Nia e mi ha detto che papà è morto per causa sua. È la verità?!”
Marcus e Abby si scambiarono uno sguardo pieno di paura poi Abby si avvicinò alla figlia e le disse:” Clarke ti prego calmati. Siediti e parliamone.”
“Non voglio sedermi! Voglio sapere la verità!”
“Va bene –disse Marcus- ma è una storia lunga quindi ti consiglio di sederti.” Presero tutti e tre posto a sedere e Abby incominciò a raccontare:” Tutto iniziò quando noi eravamo ad Hogwarts. Io incontrai tuo padre e molti altri ragazzi. Eravamo un bel gruppo e stavamo sempre insieme.. quando noi eravamo al quarto anno Nia era all’ultimo e già era molto famosa a scuola per le sue manie di grandezza e potere. Quando uscì da Hogwarts divenne sempre più forte iniziò a cercare seguaci. Il così detto “periodo del terrore” iniziò quando noi eravamo all’ultimo anno. Una volta usciti da scuola il professor Silente, che era preside, ci chiese di unirci a lui e ad altri studenti nell’ordine della fenice, per combattere Nia. Noi naturalmente accettammo e l’ordine era formato da: io e tuo padre, Marcus e Vera, Thelonious e sua moglie, Nyko e Laurel, Julianne e Ned, Pike e sua moglie, Sinclair, Indra, i genitori di Luna, di Nate e di Monty. Dopo due anni di guerra Silente convocò l’ordine in via eccezionale. Quando arrivammo era insieme a Gustus.
Gustus era il ragazzo di Nia ai tempi di Hogwarts, ma una volta usciti di lui non si era più sentito parlare. Pensavamo fosse morto. Gustus era andato a chiedere aiuto a Silente e non era solo. Con lui aveva una bambina di circa un anno. Nia voleva uccidere suo marito e la sua stessa figlia. Così il compito dell’ordine divenne quello di proteggere Lexa a qualunque costo. La guerra continuò per altri 3 anni e l’ordine perse  Vera, la madre di Nate e la moglie di Thelonious che avevano dato alla luce un anno prima Nate e  Wells. Alla fine Nia scoprì dove Gustus si era nascosto con Lexa, li raggiunse, ma quando lo uccise anche lei fu in parte colpita dalla maledizione. Marcus, Nyko e Laurel trovarono Lexa tra le macerie della casa e quest’ultimi decisero che si sarebbero presi cura di lei. Le cancellammo la memoria e le creammo falsi ricordi della sua infanzia. Visse tranquillamente fino agli undici anni con la sua nuova famiglia che comprendeva anche Anya. Intanto Silente era morto e Marcus aveva preso il suo  posto come preside. Lei non poteva venire ad Hogwarts e inoltre  la sua mente iniziò a tirare fuori dei ricordi di quando era piccola. Così alla fine le raccontammo la verità. Passarono gli anni,  lei studiava in casa, seguita da Indra, ma l’anno scorso fu trovata e catturata dai seguaci di Nia che utilizzarono il suo sangue per ridarle un corpo. Dopo cinque mesi scoprimmo dove la tenevano prigioniera e così tuo padre, Indra, Nyko, Laurel, Anya, Costia e Gina presero parte ad una missione di salvataggio. Costia era la figlia di Julianne e Ned e si unì all’ordine non appena divenne un auror, proprio come Anya e Gina. Da quella missione tornarono solo Indra e Anya.- Abby fece una pausa poi riprese- ora sai come è morto tuo padre.” Clarke rimase in silenzio cercando di metabolizzare tutte le informazioni che aveva appena appreso poi Marcus parlò:” Clarke nessuno deve saperlo..”
“Lo so..-disse Clarke-perché Bellamy non si è mai unito all’ordine?”
“Bellamy è una testa calda- disse Marcus- e non possiamo rischiare che qualcuno mandi tutto all’aria.”
Clarke annuì mentre fissava il vuoto, poi chiese:
“…che cosa le hanno fatto durante quei mesi ?”
“Questo devi chiederlo a lei Clarke… noi non possiamo dirtelo.” Rispose Abby, che nel mentre si alzò e abbracciò la figlia.
“Mi dispiace di averti mentito..”
“Tranquilla mamma lo capisco.. ora vado a dormire. È stata una giornata impegnativa.”
Clarke non si addormentò facilmente, il suo cervello non voleva saperne dismettere di lavorare, e l’ultima cosa a cui riuscì a pensare prima di addormentarsi fu il bacio tra lei e Lexa.
 
 
 
Non appena Clarke uscì dallo studio Lexa lasciò andare tutte le lacrime che stava reprimendo. Baciare Clarke era stata la cosa più bella che le fosse mai capitata e trattarla in quel modo le aveva spezzato il cuore. Ma lei sapeva che era la cosa giusta per Clarke. Prese la foto di suo padre e il vetro fu bagnato dalle lacrime che cadevano dagli occhi di Lexa.
“Mi dispiace papà. So che ti ho deluso. Mi hai sempre detto di essere coraggiosa, ma questa volta non posso. Io devo proteggerla. Mi dispiace… “
Lexa si addormentò con la foto del padre ancora stretta tra le braccia, con le lacrime che le rigavano le guance e con il pensiero di una vita con Clarke che sapeva non avrebbe mai potuto avere.
 
 
 
 
Salve a tutti! Vi regalo questo capitolo perché la prossima settimana sarò un po’ impegnata quindi non so quando potrò riaggiornare. Finalmente è arrivato il bacio tra Clarke e Lexa, ma quest’ultima ha rifiutato la  ragazza. Chissà se riuscirà ad andare avanti e se capirà che anche lei merita di essere felice.  Abbiamo inoltre  scoperto il passato di Lexa grazie a Abby, anche se quest’ultima non è entrata molto nel dettaglio, chissà se Clarke proverà a chiedere a Lexa per saperne di più. So che il capitolo è molto lungo, ma non volevo lasciare questioni a metà. Spero che vi sia piaciuto e se vi va lasciate una recensione.
May we meet again.

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
Erano passati tre mesi da quando Clarke aveva scoperto la verità su Lexa. Inizialmente aveva tentato di parlare con lei poiché il racconto di sua madre era stato molto frettoloso e tante cose non le erano ancora chiare, ma Lexa non ne voleva sapere. Era sempre di fretta e ogni volta che Clarke si avvicinava si dileguava.
Alla fine aveva ceduto e aveva smesso di provarci. Sapeva che Lexa aveva bisogno di tempo e chissà, forse un giorno si sarebbe fidata di lei a tal punto da raccontarle tutto ciò che le era successo.
 
 
I ragazzi si erano riuniti in biblioteca per parlare e salutarsi, dato che era l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale e molti sarebbero tornati a casa.
“Clarke ma allora noi cosa facciamo? Hai parlato con Abby?” chiese Raven. Loro non sapevano ancora se sarebbero tornate a casa o se sarebbero rimaste a Hogwarts.
“Si ci ho parlato stamani. Ha detto che dobbiamo rimanere qua. Lei sarà molto impegnata al San Mungo, con tutti gli attacchi che ci sono stati negli ultimi tempi ci sono un sacco di feriti, ma ogni tanto verrà a Hogwarts.”disse Clarke, che era contenta di poter rimanere al castello. Sperava che con la fine delle lezioni avrebbe potuto parlare con Lexa.
“Molto bene “ disse Octavia guardando Lincoln e stringendolo ancora di più a sé.
“Secondo me è solo felice di poter continuare ad allenarsi con Indra “ disse Monty ridendo.
Indra, infatti, in quei mesi aveva addestrato duramente Octavia, spesso le dava lezioni private e la ragazza era diventata davvero molto brava.
“Ragazzi per noi è l’ora di andare… abbiamo l’ultima lezione di difesa contro le arti oscure.” Disse Nate.
Tutti si alzarono e iniziarono a salutarsi a vicenda, dato che i ragazzi che sarebbero tornati a casa avrebbero preso il treno presto, saltando così la lezione.
Nate diede un bacio a Brian.
“Stai attento mi raccomando”
“Certo amore” gli rispose Brian abbracciandolo.
Si salutarono tutti e Monty, Harper, Jasper, Maya e Brian si diressero a fare i bagagli.
Il resto del gruppo invece si divise prima di raggiungere la lezione della professoressa Woods.
 
 
Raven camminava nel corridoio zoppicando quando una mano le afferrò un braccio  e la tirò dentro ad una stanza.
“Anya mi hai spaventata!” disse Raven con il cuore in gola.
“Era proprio questo il mio intento”
Anya si sporse verso la ragazza e le diede un dolce bacio.
“Volevo salutarti, devo andare via due giorni.”
“Stai attenta Anya…” disse Raven preoccupata.
“Come sempre tesoro.”
Si scambiarono un ultimo bacio, poi entrambe presero strade diverse. Raven si girò un’ultima volta per guardare la sua ragazza e un sorriso le spuntò sulle labbra.
“Se continui a fissarmi così non riuscirò a studiare.” disse Raven alzando la testa dai libri per guardare Anya.
“Lo sai che mi piace guardarti. Comunque ora devo andare, ti aspetto stasera.” Anya diede un bacio sulla guancia alla ragazza, poi si voltò e si diresse verso l’uscita della biblioteca.
Era passato circa un mese dall’incidente e Anya era stata molto premurosa nei confronti di Raven. L’aveva consolata nei momenti brutti, la faceva ridere nei momenti più spensierati e l’aveva aiutata durante la riabilitazione. Abby. infatti, aveva costruito un tutore per Raven che le permetteva di camminare, anche se non come prima. Ogni sera Rraven raggiungeva l’auror nelle sue stanze; Anya le faceva sempre un massaggio alla gamba e parlavano del più e del meno. Come tutte le sere, quindi, la ragazza si diresse verso l’ala riservata agli auror. Arrivata davanti alla stanza di Anya bussò delicatamente, entrò e trovò la ragazza sdraiata sul letto.
“Pensavo stasera non saresti venuta..”
“Scusa ma ho fatto più fatica ad uscire dal dormitorio senza farmi vedere da nessuno.” Disse Raven sedendosi sul letto.
“Dai allunga questa gamba così ti faccio un bel massaggio”
“Non devi farlo per forza… possiamo anche solo parlare stasera.”
“Non lo faccio perché mi sento obbligata… lo faccio perché lo voglio.” Le due ragazze si sorrisero imbarazzate. Dopo un paio d’ore Raven disse: “Sarà meglio che vada.. si è fatto tardi.”
“Certo… allora ti rimetto il tutore.” Anya allungò la mano verso il tutore e così facendo sfiorò quella di Raven. Si guardarono per un momento, poi la più grande prese coraggio e baciò l’altra. Fu un bacio dolce e delicato; quando Anya pose fine al bacio guardò l’altra negli occhi e disse:” la guerra sta distruggendo il mondo magico…e sappiamo entrambe che non risparmierà neanche Hogwarts. Non voglio sprecare quelli che potrebbero essere gli ultimi mesi della mia vita. Voglio viverli a pieno.. e lo voglio fare con te.”
Raven fissava sbalordita l’altra ragazza, poi dopo un attimo di esitazione disse: “ Anche io voglio viverli con te.”
 
 
Nel frattempo Clarke aveva raggiunto Niylah nella sala grande.
“Finalmente sei arrivata-disse Niylah- non ci speravo più.”
“Scusa ma ero con gli altri.”
Niylah diede un bacio a Clarke.
“Mi mancherai…” disse Niylah
“Sono solo due settimane, non è tanto.”
“Lo so, è solo che mi sarebbe piaciuto passare il Natale con te… poi la sera della vigilia c’è anche la festa…”
“Sarà per il prossimo anno Niyla.. comunque ora devo andare, ho l’ultima lezione… stai attenta fuori.” Clarke diede un leggero bacio a Niyla prima di voltarsi e dirigersi verso l’esterno del castello.
Aveva deciso di dare una possibilità alla ragazza un mesetto prima.
Ci teneva molto a lei, ma non come a Lexa. Tutte le volte che si baciavano Clarke cercava di immaginare che ci fosse Lexa al poto di Niylah e anche se sapeva che non era giusto provare a stare con lei per dimenticare la sua professoressa, sperava che un giorno Niylah le sarebbe bastata.
 
 
Lexa stava aspettando che tutti i ragazzi arrivassero per iniziare la lezione quando vide avvicinarsi Julianne.
“Ciao Julianne.. hai bisogno di qualcosa?” chiese imbarazzata.
“No oggi sostituisco Anya. Luna aveva bisogno di un paio di auror per un lavoretto e così sono andati Anya e Sinclair. Spero che la cosa non ti disturbi.”
“No no assolutamente- Lexa rimase un attimo in silenzio poi riprese- dato che siamo tutti direi di iniziare.”
La prima ora passò in un soffio anche se i ragazzi erano già stremati. Ad un certo punto Clarke sentì qualcuno avvicinarsi alle sue spalle e quando sentì il suo tocco un brivido le percorse tutta la schiena.
Lexa prese la mano di Clarke nella sua, proprio come tre mesi prima, e le disse:
“Devi muovere meno la bacchetta… così… ecco brava. Ora prova da sola.”
Lexa si staccò mal volentieri da quel contatto. Le era mancata Clarke e in quei mesi aveva dovuto fare appello a tutto il suo autocontrollo per stare lontana dalla ragazza. Clarke riuscì nell’incantesimo e si voltò verso Lexa sorridendo, ma la professoressa aveva indossato nuovamente la sua maschera e senza degnarla di uno sguardo andò da altri ragazzi.
Dopo un po’ iniziarono i duelli. Lexa stava combattendo contro un ragazzo di tassorosso che, per l’ennesima volta, fu colpito al petto da un incantesimo e finì a terra.
“Alzati! forza- urlò Lexa- in battaglia saresti già morto! Pensi che i tuoi nemici aspetteranno che tu ti sia ripreso?”
Il ragazzo era distrutto e provò a rialzarsi, ma non ci riuscì. Raven allora intervenne: “Non crede di essere un po’ troppo dura professoressa?”
“Voi credete che i miei modi siano duri, ma è così che sopravviviamo.” Disse Lexa.
“Forse la vita dovrebbe essere più della mera sopravvivenza. Non meritiamo di meglio?” chiese Clarke inchiodando i suoi occhi blu in quelli della professoressa. Lexa mantenne il contatto visivo per qualche secondo, tutti intorno a loro le stavano fissando, poi abbassò lo sguardo e sussurrò: ” forse sì.”
“La lezione per oggi è finita- si intromise Julianne- continuate a esercitarvi e, dato che rimarrete a scuola durante le vacanze, se volete noi auror e la professoressa Woods saremo sempre disponibili per darvi una mano. Ora andate.”
Tutti si diressero verso i propri alloggi e Clarke si girò un ultima volta verso Lexa. I loro occhi si incrociarono e in quel momento il cielo si perse nella foresta e viceversa. Clarke sentì il cuore stringersi nel vedere tutta la tristezza di quello sguardo, poi fu richiamata da O’ e si voltò definitivamente.
 
 
“Lexa posso parlarti?” chiese Julianne mentre Lexa si stava allontanando.
“Certo.. ovvio” rispose la ragazza un po’ imbarazzata.
Si sedettero su una panchina lì vicino e Julianne tirò fuori una fotografia dalla tasca dei pantaloni.
“Ho trovato questa foto mentre facevo i bagagli per venire qua circa tre mesi fa… ero entrata nella camera di Costia e l’ho vista sotto a un mucchio di libri. Ho visto mia figlia felice molte volte… ma quando era con te… la sua felicità era indescrivibile e questa foto lo dimostra.  Per lei fu difficile quando tu scomparisti. Non sapeva se eri viva o no e questo la distruggeva. Quando hanno scoperto dove ti trovavi ho provato in tutti i modi a convincerla a non prendere parte alla missione, ma lei non ne voleva sapere…”
“Julianne..”provò a interromperla Lexa, ma la donna continuò.
“Fammi finire Lexa… per lei tu eri l’amore della sua vita. E sono davvero contenta che prima di morire abbia provato queste emozioni…- la donna fece una lunga pausa, poi continuò-  lei rimarrà per sempre mia figlia, io non posso andare avanti, non posso superarla, ma tu puoi. Puoi trovare un nuovo grande amore. Ho visto come guardi Clarke, come la cerchi con lo sguardo, ma anche come la eviti. Non farlo Lexa. Tu meriti di essere felice. Quindi lascia andare il passato e perdona. Perdona Costia per essersene andata troppo presto e per averti lasciato sola. Perdona te stessa per averla odiata per essere morta e lascia andare il senso di colpa. La sua morte non è colpa tua. E soprattutto perdona Clarke per averti fatto riscoprire quelle emozioni, per averti fatto provare di nuovo cosa si prova ad amare e ad essere amati.  Perdona, Lexa.. e vai avanti. Hai una vita davanti a te e meriti di essere felice.” Julianne guardò Lexa con gli occhi lucidi.
“Andare avanti non significa dimenticare.. Costia sarà sempre parte di te e questo nessuno potrà mai cambiarlo. Dai una possibilità a Clarke. Costia vorrebbe la tua felicità.” La donna si alzò e fece una carezza sul viso di Lexa e se ne andò. La ragazza rese in mano la foto che la donna aveva lasciato sulla panchina. Ritraeva lei e Costia sorridenti. L’aveva scattata durante la loro prima vacanza insieme. Calde lacrime iniziarono a rigarle il viso e i ricordi dei momenti passati con Costia gli invasero la mente. Che cosa devo fare??! Pensò Lexa.
Salve a tutti! Rieccoci qua con un nuovo capitolo. Anya si sta prendendo cura di Raven e la loro relazione sembra andare a gonfie vele. Lexa invece non ne vuole sapere di aprire il suo cuore a Clarke. Chissà se con il discorso di Julianne cambierà idea. A Clarke invece Niylah basterà ?
Se vi va lasciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate del capitolo…
 
May we meet again.

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Vi consiglio di ascoltare questa canzone ( https://www.youtube.com/watch?v=VxNllYdEleQ ) quando arriverete al punto del ballo. Merita tanto!!!
 
CAPITOLO 7
 
La vigilia di Natale era arrivata e i ragazzi rimasti si stavano preparando per andare alla festa.
“Allora Raven vuoi dirci chi è il ragazzo misterioso che ti ha invitato alla festa?” O’ aveva fatto quella domanda almeno venti volte da quando Raven aveva rifiutato l’invito di Clarke per andare alla festa insieme come amiche.
“Ti ho detto che quando verrà vedrai… sei proprio insistente.” Rispose Raven seccata.
“Siamo nervose eh… hai paura che non approveremo? “ chiese Clarke prendendo in giro l’amica.
“Non sono nervosa, sono solo stanca di rispondere sempre alle stesse domande.”  Raven in realtà era molto nervosa. Da quando Anya le aveva chiesto di andare alla festa insieme era costantemente in ansia. Chissà cosa avrebbero detto gli altri studenti e i professori; ma la preoccupazione maggiore per Raven era la professoressa Woods. Cosa le avrebbe fatto se avesse spezzato il cuore di sua sorella?
“Come sto?” chiese la ragazza non appena ebbe finito di sistemarsi i capelli per distrarsi da tutti quei pensieri.
“Wow Raven… devi essere proprio cotta per farti così bella.” Disse O’ stupita. Raven non era mai stata il tipo da vestiti e trucchi, ma quella sera aveva deciso di fare un’eccezione.
Aveva indossato un vestito rosso senza spalline, che le metteva in risalto il seno; davanti le arrivava sopra le ginocchia, mentre dietro era più lungo, fino alle caviglie e indossava un paio di stivali neri, poiché per lei era impossibile indossare i tacchi. I capelli erano sciolti  e le ricadevano sulle spalle e si era data un filo di matita che le metteva in risalto gli occhi.
“Questo vestito però non copre il tutore…”
“Raven stai benissimo- la interruppe Clarke- sei veramente bellissima. Sono sicura che chiunque sia il tuo accompagnatore non se ne accorgerà neanche. Sarà troppo incantato dalla tua bellezza.”
“Grazie Clarke…” le due ragazzi si abbracciarono e un attimo dopo furono investite da Octavia.
“Ehi non potete escludermi così dagli abbracci di gruppo!” le tre scoppiarono in una risata, poi O’, tornando seria, disse: “ Clarke vorrei ricordarti che tu devi andare alla festa con Bellamy.”
“Già… va beh non sarà poi così male.”
“Clarke lui è innamorato di te.. da quando Gina è morta ha occhi solo per te. Poi se non ricordo male ha già provato a baciarti.” Disse Raven sogghignando.
“Ragazze quante volte ve lo devo dire… Bellamy non è innamorato di me. Per me è come un fratello. Abbiamo condiviso la casa per quattro anni. e quando ha provato a baciarmi lo ha fatto solo perché stava male per la morte di Gina. In quel momento voleva solo distrarsi dalla realtà.”
“Si certo credici.” Disse O’.
In quel momento qualcuno bussò alla porta e O’ corse subito ad aprire. Quando mise a fuoco la persona che aveva davanti rimase pietrificata.
“Ciao, sono venuta a prendere Raven.” Disse Anya, facendo riprendere Octavia.
“ehmm.. si certo arriva subito. Se vuoi entrare…”
“Volentieri. Grazie.”
Quando Anya entrò Clarke rimase di sasso, ma fortunatamente si riprese dubito evitando di fare la figura dell’idiota. Quando Raven uscì dal bagno rimase a bocca aperta alla vista della sua ragazza.
Anya indossava un pantalone beige attillato che le risaltava il fondoschiena con una camicia nera dentro ai pantaloni un po’ sbottonata. Un paio di tacchi neri e un po’ di mascara sulle ciclia.
“Sei bellissima.” Disse Raven a bocca aperta.
“Tu lo sei.” Rispose subito Anya.
Clarke e O’ fissavano la scena a bocca aperta, incapaci di proferire parola. Poi Anya porse la mano a Raven che la prese saldamente.
“Allora  ragazze ci vediamo giù alla festa. È stato un piacere conoscervi” Disse Anya mentre si dirigeva alla porta, mano nella mano con Raven.   
 
“Hai visto anche tu quello che ho visto io o sono impazzita?” chiese O’ scioccata non appena la porta si chiuse.
“Credo di aver visto quello che hai visto te….. wow sono sorpresa- Clarke rimase un attimo senza parole poi continuò- non me l’aspettavo davvero. In ogni caso non ho mai visto Raven così felice. Sono davvero contenta per lei.”
“Si hai ragione… comunque domani dovrà rispondere a un bel po’ di domande. “
La conversazione fu interrotta quando le due ragazze sentirono bussare alla porta.
“ Clarke come sto?” chiese O’ in ansia.
“Stai benissimo, non devi preoccuparti. Lincoln è pazzo di te.” Disse Clarke sorridendo mentre andava ad aprire la porta. Salutò Bellamy e Lincoln e quest’ultimo si diresse subito a dare un bacio alla sua ragazza.
“Sei bellissima.”
Octavia aveva optato per un tubino nero e un paio di tacchi dello stesso colore e aveva raccolto i capelli in una coda alta. I due ragazzi invece indossavano entrambi uno smoking nero con la camicia bianca.
Bellamy diede un bacio sulla guancia a Clarke e poi si diressero verso la sala grande.
Quando arrivarono la festa era già iniziata, studenti, insegnati e auror ballavano e chiacchieravano tra loro.
Il gruppo si avvicinò a Raven e Anya, intente a bere un drink.
“Raven alla fine sei riuscita a convincere Kane a farti mettere la musica con la tecnologia babbana.” Disse Clarke ridendo.
“Avevi dei dubbi? Questa musica è molto meglio…sarebbe stato devastante con un’orchestra magica.” Rispose Raven sogghignando.
Nonostante vivesse ormai nel mondo magico da tanto tempo, Raven amava la tecnologia e tutto ciò che la riguardava e riusciva ogni anno a portare ad Hogwarts, di nascosto, qualche aggeggio babbano. Aveva dovuto pregare il preside per giorni per farle utilizzare la console per la musica, ma alla fine era riuscita a convincerlo.
Anya e Raven finirono il drink e si diressero verso la pista da ballo e così fecero anche le altre due coppie.
Bellamy poggiò le mani sui fianchi di Clarke e la condusse in una danza lenta.
“Sei davvero molto bella stasera Clarke.”
“Grazie, anche tu stai molto bene.” Clarke si sentiva un po’ a disagio. Per lei Bellamy era come il fratello maggiore che non aveva mai avuto e il pensiero che lui potesse provare qualcosa per lei la metteva in difficoltà. La serata passava tranquilla, tra balli, drink e chiacchierate, ma Clarke  aveva un pensiero fisso: Lexa non c’era. Per tutta la serata l’aveva cercata con lo sguardo senza mai trovarla. Quando ormai aveva perso le speranze, la vide. Clarke rimase a bocca aperta di fronte a quella bellezza. Lexa indossava un paio di pantaloni blu attillati e una camicia bianca che le fasciava le forme e metteva in risalto i suoi muscoli; aveva un paio di mocassini marrone chiaro e i capelli non erano legati con mille treccine, come li portava di solito, ma erano sciolti e le ricadevano su una spalla. I loro occhi si incontrarono e Clarke distolse subito lo sguardo imbarazzata, con la speranza che Lexa non si fosse accorta che la stava fissando. Bellamy le propose un altro ballo e lei a malincuore accettò. Avrebbe tanto voluto ballare con Lexa, e per tutto il tempo a seguire non smise di cercarla con lo sguardo senza farsi notare.
 
 
 
Il letto di Lexa era ricoperto da vestiti, sembrava quasi che fosse diventato il suo nuovo armadio.  Era più di un’ora che si vestiva, si guardava allo specchio e si cambiava. Inizialmente aveva deciso di non andare alla festa, ma sua sorella l’aveva quasi minacciata e lei di certo non voleva farla arrabbiare. Dopo l’ennesimo completo gettato sul letto optò per i pantaloni blu e la camicia bianca. Non era mai stata un tipo difficile per vestirsi, ma stasera ci sarebbe stata anche Clarke e, anche se non voleva ammetterlo, voleva farsi bella per lei. Una volta finito di sistemarsi i capelli uscì dalla sua stanza e si avviò verso la sala grande. Quando arrivò la festa era già iniziata da molto e alcuni ragazzi erano già un po’ brilli. Inconsciamente si mise a cercare con lo sguardo l’unica persona che desiderava vedere. Quando i suoi occhi incontrarono la sua figura rimase a bocca aperte. Clarke indossava un vestito celeste, con venature blu scuro ,che le metteva in risalto gli occhi, con una scollatura perfetta per il suo seno e aveva un paio di tacchi sempre blu scuro. I capelli le ricadevano sulle spalle e incorniciavano il suo viso d’angelo. Lexa pensò di non aver mai visto una persona così bella in tutta la sua vita. Incrociò il suo sguardo con quello della ragazza per un secondo, ma lo distolse subito imbarazzata. Un sorriso però le spuntò sulle labbra: aveva notato che anche Clarke si era fermata a guardarla. Si diresse verso il bancone dei drink e si mise a bere, cercando di tenere a bada la sua irritazione alla vista di Bellamy che toccava e ballava con Clarke. Scambiò qualche parola con i suoi colleghi e con Marcus per distrarsi, ma la cosa non sembrava funzionare.
 
 
“Devo andare un attimo in bagno, torno subito.” Clarke non riusciva a smettere di pensare a Lexa. Era stata tutta la sera ad osservarla, ma questo non le bastava. Voleva parlarle, ballare con lei, toccarla e anche baciarla. Soprattutto baciarla. Uscì dalla sala grande e si diresse verso il bagno quando una mano l’afferrò e la spinse dentro un’aula vuota. Fece per difendersi, ma nel voltarsi si accorse chi aveva davanti.
“Lexa..” la sua voce uscì come un sussurro.
“scusami non volevo spaventarti… solo che.. ecco non potevo andarmene dalla festa senza prima averti chiesto di ballare, ma farlo davanti a tutti, con tua madre poi, non mi sembrava il caso… quindi… mi concederesti questo ballo ?”
Clarke rimase in silenzio per qualche secondo, cercando di metabolizzare quello che era appena successo.
“Certo, con molto piacere.”
Lexa regalò a Clarke uno dei suoi rari sorrisi e, forse anche per questo motivo, la ragazza lo trovò bellissimo.
Posò le mani sui fianchi di Clarke, che strinse a sua volta le  braccia intorno al collo di Lexa.
“Sei bellissima.” Clarke notò subito la differenza tra quello che aveva provato a sentir pronunciare quelle parole da Bellamy e a sentirle pronunciare da Lexa. Un brivido le percorse tutto il corpo e il suo cuore aveva accelerato i suoi battiti. Il tocco delle mani di Lexa sui suoi fianchi era così delicato che sarebbe potuta rimanere in quella posizione per sempre. La musica, che dalla sala grande si sentiva fino a lì, partì e Lexa iniziò a muoversi, mentre il verde annegava nell’azzurro , e l’azzurro si perdeva nel verde.
Lexa strinse ancora di più a sé Clarke quando le parole della canzone iniziarono.
 
 
Heart beats fast                                                                       
colors and promises
how to be brave, how can I love when
I’m afraid to fall
but watching you stand alone
all of my doubt suddenly goes away somehow
one step closer
I have died everyday waiting for you
Darling don’t be afraid I have loved you
for a thousand years, I’ll love you for a thousand more
 
Le due ragazze continuavano a ballare, sempre più vicine e entrambe non poterono fare a meno di pensare che quella canzone fosse stata scritta proprio per loro. Il cuore di Clarke batteva sempre più forte e non riusciva a smettere di guardare la ragazza bellissima che aveva di fronte. Lexa, dopo aver ascoltato la prima strofa, si ritrovò a pensare di voler essere coraggiosa per la sua Clarke e come diceva la canzone, tutti i suoi dubbi e le sue paure svanivano quando il suo sguardo si posava sulla ragazza.
 
Time stands still
beauty in all she is
I will be brave,
I will not let anything take away
what’s standing in front of me
every breath, every hour has come to this
one step closer
 
“Non voglio lasciarti andare Clarke..”pensò Lexa
 
I have died everyday waiting for you
Darling don’t be afraid I have loved you
for a thousand years, I’ll love you for a thousand more
All along I believed I will find you
time has brought your heart to me, I have loved you
for a thousand years, I’ll love you for a thousand more
 
 
Clarke strinse ancora di più a sè Lexa e appoggiò la testa nell’incavo della sua spalla. Una lacrima le rigò la guancia, ma continuò a farsi cullare, con la speranza che quel momento non finisse mai.
 
One step closer, one step closer
 
I have died everyday waiting for you
Darling don’t be afraid I have loved you
for a thousand years, I’ll love you for a thousand more
All along I believed I will find you
time has brought your heart to me, I have loved you
for a thousand years, I’ll love you for a thousand more
 
 
Mentre la melodia scemava Lexa spostò I capelli di Clarke che le erano ricaduti sul viso e notò la lacrima sul volto della ragazza.
“Perché stai piangendo?” le chiese mentre le sciugava il volto.
“Stare qui con te stasera è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata… quando sono con te mi dimentico di tutto e le emozioni che provo sono indescrivibili- Clarke alzò la testa per guardare lexa negli occhi, ma i loro corpi rimasero uniti- vorrei che fosse più semplice.. vorrei che non ci fosse la guerra, vorrei avere una vita piena di questi momenti con te… vorrei te Lexa… lo vorrei tanto. Fidati di me… ti prego.”
Lexa si avvicinò ancora di più a Clarke, i loro respiri si mescolarono e finalmente le loro bocche si incontrarono di nuovo. Fu un bacio estremamente dolce e delicato. Quando si staccarono per riprendere fiato Clarke appoggiò la sua fronte su quella di Lexa.
“Mi fido di te Clarke.. e anch’io vorrei che fosse tutto più semplice, ma non lo è. Io voglio proteggerti, non riesco neanche a sopportare l’idea che ti potrebbe succedere qualcosa per causa mia…”
“Shhh- la interruppe Clarke- non possiamo sempre proteggere le persone che amiamo Lexa… ti chiedo solo di darci una possibilità. Apriti con me .. proviamoci.. io non voglio vivere von i rimorsi.. tu?”
“No, non lo voglio nemmeno io..- Lexa prese il viso di Clarke tra le mani e la baciò delicatamente- ci sto provando, credimi... Buonanotte Clarke.”
Lexa si allontanò dalla ragazza, mentre ogni fibra del suo corpo e della sua mente le dicevano di non farlo, e uscì dall’aula per dirigersi verso la sua stanza.
Clarke rimase immobile per diversi minuti, poi decise di tornare al suo dormitorio. Quando si mise a letto un sorriso le si stampò sul volto e il ricordo del ballo con Lexa la cullò durante tutto il suo sonno.  
 
 
 
 
Salve a tutti! Prima di tutto vorrei ringraziare tutti quelli che continuano a seguire la storia e in particolar modo quelli che dedicano un minuto del loro tempo per recensire. Mi fa sempre molto piacere sapere cosa ne pensate. In questo capitolo la storia in sé non è andata avanti, ma ho deciso di soffermarmi sui rapporti tra i personaggi. Raven ha reso pubblica la sua relazione con Anya e sembra che sia O’ che Clarke l’abbiano presa bene. Lexa ha finalmente preso un po’ di coraggio e dopo tre mesi è riuscita a interagire di nuovo con Clarke. Vedremo ora se farà passi indietro o se deciderà di intraprendere questa strada con Clarke. Spero vi sia piaciuto il capitolo.
May we meet again. 

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 
La sala grande era stata pulita dagli elfi domestici in tempo record e la mattina di Natale era già addobbata e pronta per il pranzo natalizio. Per i pochi studenti che erano rimasti a scuola era stato apparecchiato un unico tavolo, così da agevolare i rapporti tra le case, soprattutto tra grifondoro e serpeverde.
Il castello quella mattina era nel più completo silenzio, come se il mondo si fosse fermato; in realtà tutti gli studenti erano sempre nel mondo dei sogni a causa delle ore piccole fatte la sera precedente. Solo poche persone erano sveglie in quel momento, e una di esse era Clarke. Si era seduta sul davanzale della finestra ammirando il paesaggio fuori. La neve aveva ricoperto il giardino e il portico del castello rendendo il tutto ancora più surreale. Amava la neve, quando era piccola  passava intere giornate fuori di casa a rotolarcisi dentro e a fare pupazzi di neve.
 
“Tieni amore, metti il naso al pupazzo.” Disse Abby guardando la figlia che saltellava felice nella neve. Clarke prese la carota e la posizionò nel centro della testa del pupazzo di neve, poi ridendo disse:” è venuto proprio bello! Non vedo l’ora di farlo vedere a papà.” Abby le sorrise poi l’abbracciò, ma neanche un attimo dopo si ritrovarono tutte e due sommerse dalla neve.
“Eccole le mie ragazze.” Jack era tornato da lavoro prima e si era buttato addosso alle due per sommergerle nella neve.
“Papà papà ti piace il pupazzo che abbiamo fatto io e la mamma ?” chiese Clarke tutta contenta.
“è bellissimo tesoro. Devo dire però che vi trovo piuttosto asciutte voi due…” un sorriso beffardo gli si disegnò sul volto e in un secondo aveva preso una manciata di neve e l’aveva tirata addosso alla piccola Clarke. In un attimo tutti e tre iniziarono a lanciarsi palle di neve, a rincorrersi e a rotolarsi per terre, mentre le loro risate risuonavano in tutto l’isolato.
 
Clarke si ridestò dai suoi pensieri quando sentì la porta del dormitorio aprirsi ed entrarono una dietro l’altra Raven e Octavia.
“Notte di fuoco immagino..” disse Clarke ridendo.
“Sta zitta” la riprese subito Raven tirandole gli stivali che aveva in mano.
“Raven guarda che non ci siamo dimenticate con chi sei andata ieri alla festa… dopo ti aspetta un bell’interrogatorio.” La ragazza sbuffò guardando di traverso O’ e poi si diresse in bagno a farsi una doccia.
“Clarke ma ieri sera che fine hai fatto? Hai detto che saresti andata in bagno e poi non sei più tornata. Bellamy ti ha cercata ovunque.”
“Scusa O’, ma non stavo tanto bene, così ho preferito tornare in camera.” Clarke si mise a sistemare il letto, distogliendo lo sguardo, con la speranza che l’amica non si accorgesse che stava mentendo. Al ricordo di quello che era realmente successo la sera prima le spuntò un sorriso sulle labbra, ma cercò di ricomporsi subito. “ In ogni caso, voi fino a che ora siete rimasti?”
“Pensi di farmela Griffin? Ormai ti conosco e lo so quando menti… non so cosa è successo ieri sera, ma dal sorriso ebete che ti è appena spuntato sulla faccia deduco qualcosa di interessante. Quando vorrai sai che sono qui per ascoltarti. – Octavia fece una pausa guardando l’espressione di Clarke diventare subito sorpresa e terrorizzata- tranquilla comunque, non dirò niente a Bellamy.”
“Non è successo niente, davvero….” La conversazione fu interrotta dall’ingresso di Raven nella stanza.
“Ragazze che dite ci scambiamo ora i regali di Natale?” chiese mentre si vestiva.
Le altre due ragazze annuirono, presero i rispettivi pacchetti e se li scambiarono.
Raven iniziò a saltare di gioia, quando vide che le sue amiche le avevano regalato due libri di meccanica babbana, e le abbracciò con forza ripetendo la parola grazie per almeno cento volte.
“Wow- O’ fissava i suoi regali con la bocca aperta- siete veramente fantastiche. Grazie “ tra le mani teneva una divisa da guerriera e una tintura per gli occhi. Molto tempo addietro i figli delle famiglie purosangue entravano a far parte dell’esercito magico ed era tradizione tramandare di generazione in generazione i vestiari da guerra. L’esercito poi era stato sciolto e erano nati gli auror. Molti di esse,  che appartenevano a queste famiglie, indossavano questi indumenti durante i loro turni. Vi erano alcuni negozi che ne producevano ancora, ma erano molto rari e Clarke e Raven avevano dovuto cercare in mezza Diagon Alley per trovarlo. Inoltre i guerrieri si dipingevano sempre il viso prima di ogni battaglia; O’ era sempre stata affascinata da queste storie e aveva sempre desiderato vivere in quell’epoca per arruolarsi nell’esercito. Lincoln, che discendeva da una di queste famiglie, aveva la sua divisa e si era creato il suo tatuaggio da guerra e Octavia lo invidiava un po’ per questo.
“Non vedo l’ora di farli vedere a Lincoln…grazie ragazze.”
Clarke finì di staccare il suo e anche lei rimase senza parole. Le avevano regalato un maglione che desiderava da tempo, ma soprattutto una cornice con al suo interno una foto raffigurante lei, suo padre, sua madre, O’ e Raven. Quest’ultima prese la parola per prima e disse:” quest’anno è il primo natale senza Jake…anche se non è né mio padre né quello di O’ per noi lui è stato molto importante… ci ha accolto in casa sua e ci ha trattato come se fossimo sue figlie.. sappiamo che il dolore che abbiamo provato noi per la sua morte non potrà mai essere paragonato al tuo… noi abbiamo voluto regalarti questa foto perché è l’ultima che abbiamo fatto tutti insieme…siamo tutti felici, lui era felice.. noi vogliamo ricordarlo così… “ a Raven si spezzò la voce mentre le lacrime spingevano per uscire, così si girò verso O’ per farla continuare, ma anche lei stava lottando con le sue lacrime.
“Grazie ragazze… è un pensiero davvero molto bello da parte vostra. Sono molto fortunata ad avervi nella mia vita.” Le lacrime di Clarke scivolavano già sulle sue guance e si avvicinò alla sue amiche per abbracciarle. Rimasero in quella posizione per un po’, poi finirono di prepararsi e si diressero verso la sala grande per il pranzo di Natale.
 
La giornata passò velocemente, dopo il pranzo i ragazzi uscirono fuori per farsi la guerra con le palle di neve e alcuni professori e alcuni auror si unirono a loro. Verso sera O’ e Lincoln andarono a fare una passeggiata e così fecero anche Raven e Anya. Clarke decise quindi di tornare al suo dormitorio, ma mentre stava percorrendo i corridoi una voce la raggiunse e la fece fermare.
“Clarke aspetta… “ Lexa stava camminando a passo svelto verso di lei. Clarke si voltò e rimase in silenzio a fissarla non sapendo cosa dire.
“Ecco io … ti ho fatto un regalo…”
“Lexa non avresti dovuto… io non ti ho fatto niente, non ci hanno mai fatto andare a Hogsmide e ..” Lexa interruppe subito la ragazza.
“Non ti preoccupare.. non è importante.. –Lexa porse il suo pacchetto a Clarke- spero ti piaccia.”
Clarke prese il regalo e, con un po’ di imbarazzo, iniziò a scartarlo. Quando vide il contenuto rimase a bocca aperta: tra le mani teneva un set di colori con un’infinità di pennelli di tutte le dimensioni.
“Tua madre mi raccontò di questa tua passione e mi disse anche che hai smesso di dipingere dopo che tuo padre è morto… beh spero che troverai di nuovo l’ispirazione..”
“Grazie..” sussurrò Clarke. Il pensiero che Lexa sapesse ciò che le piaceva fare e che le avesse regalato i colori e i pennelli la stava mandando in confusione. Si aspettava altri tre mesi di silenzio dopo la serata precedente e invece lei era lì, con le sue paure e i suoi dubbi, ma era lì.
“Clarke poi vorrei chiederti una cosa…. Domani l’altro vorrei portarti in un posto… so che è un giorno particolare per te, ma mi farebbe piacere se tu accettassi… ti aspetterò nel mio ufficio alle 5 del pomeriggio. Buon Natale.” Detto questo Lexa si sporse e diede un bacio sull’angolo della bocca di Clarke, poi si girò e si incamminò verso le sue stanze, lasciando Clarke imbambolata nel mezzo al corridoio incapace di muoversi.
Erano quasi le 5 del 27 dicembre e Lexa camminava avanti e indietro nella sua stanza. L’ansia la stava travolgendo, aveva paura  che Clarke non venisse. Guadava l’orologio ogni due secondi e quando le lancette segnarono le 5 in punto iniziò a fissare la porta. Dopo venti minuti di attesa si convinse che non sarebbe venuta. Stava per smaterializzarsi quando sentì cigolare la porta. Non appena si girò la vide.
“Pensavo non saresti venuta..”
“L’ho pensato anche io… ma poi ho cambiato idea.. anche se io non potrei uscire dal castello Lexa…”
“Tranquilla non lo saprà nessuno.. ora vieni qui accanto a me e prendi il mio braccio.”
Clarke si avvicinò e, con il cuore a duemila, prese il braccio di Lexa. In un secondo si smaterializzarono e si ritrovarono in un posto che Clarke riconobbe subito.
“Vieni seguimi….- Lexa iniziò a camminare e si fermò davanti ad una lapide ben curata e piena di fiori- so che Marcus non ti ha dato il permesso di uscire per venirlo a trovare nemmeno oggi… “ Lexa si voltò verso Clarke che fissava la foto di suo padre con uno sguardo pieno di dolore.
“Io non l’ho mai conosciuto… fino a un anno fa erano pochi i membri dell’ordine con cui interagivo.. ma lui mi ha salvato la vita Clarke.. è entrato nella mia cella e mi ha liberato, mi ha portato via da quell’incubo. Io… non potrò mai ringraziarlo abbastanza. Gli sono immensamente grata, non solo perché mi ha salvato, ma perché facendolo mi ha dato la possibilità di incontrare te.” Clarke a quelle parole alzò lo sguardo verso Lexa e si immerse nei suoi occhi verdi, dove sapeva di poter trovare un po’ di conforto. Senza pensarci allungò la mano e prese quella di Lexa che, nonostante un primo sussulto di stupore, non lasciò la presa.
Clarke tirò fuori la bacchetta, fece un piccolo movimento e davanti a sé si formò una ghirlanda di fiori che si andò a posare davanti alla lapide.
“Mi manca ogni giorno… tutti mi dicevano che con il tempo il dolore sarebbe passato, ma non è così. Ogni giorno quando mi alzo sento questo vuoto nel cuore e so che nessuno mai potrà riempirlo…”
“Il dolore non andrà mai via Clarke.. sarà sempre presente, ogni giorno della tua vita.. con il tempo imparerai a conviverci. “ Clarke strinse ancora di più la mano di Lexa nella sua e appoggiò la sua testa sulla spalla dell’altra. Rimasero in quella posizione per un po’ di tempo, poi Lexa disse: “ vorrei mostrarti altre cose, te la senti?”
“Si certo.” Clarke diede un ultimo sguardo alla lapide del padre poi si voltò e si incamminò mano nella mano con Lexa all’interno del cimitero.
Si ritrovarono davanti a due lapidi uguali. Lexa si inginocchiò e sistemò i fiori che vi erano appoggiati mostrando quindi i nomi incisi sul marmo: Nyko e Laurel Woods.
“Loro sono i miei genitori… o meglio, i miei genitori adottivi. Quando mia madre uccise mio padre loro mi trovarono e decisero di prendersi cura di me. L’ordine decise di cancellarmi la memoria e mi impiantarono finti ricordi, quindi fino agli undici anni credevo davvero che loro fossero i miei genitori e Anya mia sorella. Quando scoprì la verità mi arrabbiai moltissimo all’inizio, ma poi ho capito che loro lo avevano fatto per proteggermi… e in ogni caso erano a tutti gli effetti la mia famiglia. Presero tutti e tre parte alla missione per salvarmi, ma solo Anya tornò viva. Mi sento sempre in colpa per questo… se non fosse stato per me mia sorella avrebbe ancora le persone più importanti della sua vita..” Lexa abbassò lo sguardo, ma Clarke le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardarla negli occhi.
“Non è colpa tua Lexa. Loro hanno deciso di prendere parte a quella missione.. e Anya adesso non avrebbe te se loro fossero sempre vivi. Erano a tutti gli effetti i tuoi genitori e hanno dato la vita per salvarti. Credo che non ci sia un altro gesto al mondo che ti dimostri quanto loro ti amassero come questo.”Lexa fece un timido sorriso, poi le riprese la mano e riprese a camminare. Mentre si avvicinavano alla lapide Clarke capì immediatamente di chi si trattava dall’irrigidimento di Lexa.
“Lei è Costia…era la mia ragazza- una lacrima bagnò il viso di Lexa- era la mia vicina di casa… i suoi genitori fanno parte dell’ordine, Julianne ora è a Hogwarts. Lei si unì all’ordine non appena divenne auror. Era più grande di me…noi dovevamo andare a vivere insieme… stavamo costruendo la nostra casa.. poi mi rapirono.” La voce di Lexa si spezzò e Clarke la strinse a sé in un abbraccio.
“mi dispiace Lexa.. mi dispiace perché ti sono successe tutte queste cose orribili e non te le meritavi.. non te le meritavi.. tu sei una brava persona. Sono sicura che Costia è fiera di te, ovunque lei sia.
Clarke asciugò le lacrime che rigavano il volto di Lexa e le diede un bacio sulla fonte, sapendo che nessuno avrebbe potuto vederle. Nascosto da un albero però, Bellamy, che era andato a trovare Gina, le stava osservando.
 
“Sarà meglio tornare, si è fatto tardi….” Disse Lexa e Clarke annuì. Si smaterializzarono e si ritrovarono in camera di Lexa.
“Grazie di esseri aperta con me…” Clarke fece per andarsene ma Lexa la prese per un braccio e la baciò. Il bacio era intenso e pieno di desiderio, ma allo stesso tempo dolce e delicato. Le mani di Clarke iniziarono a esplorare il corpo di Lexa, fino ad arrivare sul suo seno. Un gemito di piacere uscì dalla bocca di Lexa che spinse ancora di più a sé Clarke.
“Sei…. Sicura?” chiese Lexa tra un bacio e l’altro. Clarke le morse il labbro inferiore e Lexa interpretò questo gesto come un sì. Sfilò la maglietta a Clarke e si fermò un attimo a contemplarla.
“Sei bellissima” Lexa diede un piccolo bacio sulle labbra alla ragazza, poi scese sulla mandibola, sul collo, sulla clavicola fino ad arrivare al seno. Tolse il reggiseno a Clarke e la fece stendere sul letto. Si tolse la maglietta e baciò ogni centimetro del suo corpo. Lexa fu dolce con Clarke, la amò per tutta la notte e si fece amare da Clarke. Si addormentarono alle prime luci dell’alba l’una nelle braccia dell’altra, con una felicità e una gioia che non provavano da molto tempo.
 
 
 
 
Salve a tutti…
Lexa ha deciso di aprirsi con Clarke e di mostrarle un po’ del suo passato, anche si ci sono ancora molte cose da svelare. Alla fine Lexa si è anche lasciata andare e si è concessa totalmente a Clarke. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se vi va lasciate pure una recensione. Vi avviso che il prossimo capitolo non potrà arrivare prima di 10/15 giorni perché vado in vacanza.
May we meet again.

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


CAPITOLO 9


Le mani di Clarke scivolarono sulla schiena nuda di Lexa, ma, a differenza di quello che si aspettava la ragazza, la pelle di Lexa non era liscia. Clarke sentiva sotto ai suoi polpastrelli le cicatrici che ricoprivano la sua schiena ; interruppe il bacio e le sue mani scivolarono sul suo addome, anch’esso ricoperto da cicatrici.
“Clarke…” Lexa sospirò e cercò di afferrare le mani di Clarke che sfioravano ogni segno che marchiava la sua pelle, ma Clarke riuscì a bloccarle i polsi, rivedendo così le cicatrici che aveva già visto durante l’attacco a Hogwarts. I loro occhi si scontrarono e rimasero a fissarsi per un tempo indefinito e in un attimo Clarke si sentì morire. Vedere quello sguardo velato dal dolore e dalla vergogna e quelle cicatrici che ricoprivano la maggior parte del suo corpo le fece stringere il cuore. Una rabbia incontrollabile si impossessò di lei, ma la voce di Lexa la fece ritornare alla realtà.
“Clarke…. Non..”
“Shhhh..” Clarke si perse un’altra volta in quegli occhi meravigliosi, poi la sua bocca si appoggiò sul polso di Lexa che teneva ancora in mano e lasciò dei piccoli baci su ogni cicatrice, per poi passare all’altro.
 
 
Clarke si svegliò quando un raggio di sole le colpì il viso, aprì e chiuse gli occhi più volte per abituarsi alla luce e sbadigliò sonoramente. Quando fu completamente sveglia quello che vide la lasciò senza fiato. Lexa le dava le spalle, i capelli le ricadevano lungo la schiena nuda, sulla quale vi era un tatuaggio che Clarke non aveva mai visto prima. La spalla si alzava e si abbassava in sintonia con il suo respiro regolare e sul bicipite vi era un altro tatuaggio. Clarke fece scorrere le dita lungo il braccio di Lexa, poi lungo tutta la sua schiena seguendo la linea del tatuaggio.
Lexa sentì la mano di Clarke scivolare sulla sue pelle e piccoli baci depositarsi lungo la sua spalla.
“Buongiorno…”
“Scusa non volevo svegliarti..”
“Tranquilla, è stato un bel risveglio. Era da tanto tempo che non dormivo così bene…”
“che cosa significa questo tatuaggio?”  Lexa rimase un attimo titubante, ma alla fine decise di aprirsi.
“ il cerchio in alto rappresenta la vita e le linee che lo interrompono sono gli ostacoli che incontriamo. Ogni cerchio rappresenta una persona importante della mia vita. Quello più grande è per mio padre, i tre cerchi piccoli vicini a quello sono per Laurel, Nyko e Anya, mentre i tre in basso rappresentano Costia, Indra e….l’ultimo non è importante. I segni che uniscono il primo cerchio con gli altri sono una lingua antica. C’è scritto: "se guardi il cielo e fissi una stella, se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore, non è freddo ma è solo amore."Io e mio padre ci mettevamo spesso a guardare le stelle sul tetto di casa nostra. Lui conosceva tutte le costellazioni e mi ha trasmesso questa passione. Ogni sera prima di stenderci sul telo mi recitava questa poesia e mi dava un bacio sulla fronte.” Sul volto di Lexa spuntò un sorriso malinconico, si girò verso Clarke e iniziò a carezzarle la guancia.
“Il significato del tuo tatuaggio è bellissimo… tuo padre doveva essere un uomo eccezionale. Sono sicura che ovunque lui sia ora è fiero della donna che sei diventata.”
“No io non credo proprio…” Lexa interruppe il contatto e si alzò dal letto. Iniziò a vestirsi ma prima che potesse infilarsi la maglia Clarke le bloccò il polso.
“Aspetta Lexa..” girando il braccio della ragazza per farla voltare Clarke notò il marchio nero sull’avambraccio sinistro.
“Perché hai il marchio di Nia?”  chiese Clarke mentre la paura iniziava a prendere il sopravvento.
“è una storia lunga..” Lexa fece per liberarsi dalla presa di Clarke ma la ragazza non era intenzionata a cedere.
“No Lexa fermati. Non puoi fuggire ogni volta. Io voglio conoscerti, voglio sapere chi sei e voglio potermi fidare di te.- Clarke fece scivolare la sua mano su una cicatrice sull’addome di Lexa, fece scorrere le dita su tutta la sua lunghezza, poi inchiodò i suoi occhi in quelli della ragazza- che cosa ti hanno fatto?”
“Clarke…ti prego.. non voglio che poi tu mi guardi con compassione e che tu provi pena per me…”
“Non lo farò Lexa, non lo farò. Voglio solo… voglio far parte della tua vita..”
Lexa fissò la ragazza davanti a lei. Aveva davvero un grande cuore e in più occasioni glielo aveva dimostrato. Voleva anche lei che Clarke facesse parte della sua vita, ma il gioco valeva la candela? se avessero vinto la guerra lei probabilmente sarebbe dovuta sparire, lasciando Clarke. Tutti quei pensieri furono interrotti dalla mano di Clarke che si appoggiò sulla sua guancia e tutte le sue paure svanirono con quel tocco delicato.
“Sediamoci- si sedettero sul letto e si guardarono intensamente negli occhi- sei sicura Clarke?”
“Si” Clarke non riuscì a dire niente di più, l’ansia e la paura di scoprire il passato di Lexa la stavano travolgendo.
“Ok allora chiudi gli occhi e prendi la mia mano.” Clarke fece come richiesto e in un attimo si ritrovò in un altro posto.
 
La stanza era buia, illuminata solo dalla luce delle fiaccole che si trovavano nel corridoio. Al centro di essa si trovava Lexa, incatenata a mani e piedi. La testa le ricadeva in avanti e sotto di lei vi era una pozza di sangue. Clarke fece per avvicinarsi ma lo scatto di una serratura e il rumore di passi sulle scale la fecero immobilizzare. Si guardò intorno cercando qualcosa con cui nascondersi quando una mano afferrò la sua; si voltò di scatto e vide Lexa di fianco a lei.
“è solo un ricordo.. non siamo realmente qui. Non possono farti niente.”
Clarke non fece in tempo a rispondere che la porta della cella si aprì ed entrarono due figure: Echo e Roan.
Quest’ultimo si avvicinò a Lexa, l’afferrò per i capelli e iniziò a strattonarla per svegliarla. Gli occhi della ragazza si aprirono piano piano e Roan mollò la presa lasciando che la testa di Lexa cadesse all’indietro.
“è l’ora del divertimento” sulla faccia di Echo si disegnò un ghigno malefico mentre posizionava sul tavolo una busta pieni di attrezzi per la tortura. Sfilò un coltello e si avvcinò a Lexa.
“Vediamo un po’… oggi direi di iniziare dalla schiena.”
Clarke vide lexa irrigidirsi e stringere tra le mani le catene. Il coltello scivolò sulla sua pelle e la risata di Echo si mischiò all’urlo disumano di Lexa. Roan si avvicinò e marchiò l’addome di lexa con un tizzone incandescente.
“Crucio” Echo aveva scagliato la maledizione cruciato contro Lexa che si dimenava e urlava.  
Le torture continuarono per un tempo che a Clarke parve interminabile. Il sangue colava dal corpo di Lexa e si aggiungeva alla pozza di sangue sotto di lei. Roan tirò un ultimo pugno nello stomaco della ragazza prima di andarsene.
“ Se guardi il cielo…. e fissi una stella….. se senti dei brividi… sotto la pelle….non coprirti…. non cercare …calore…. non è freddo… ma è…. solo amore” Lexa ripeteva queste parole a oltranza mentre calde lacrime le rigavano il volto.
Clarke fece per avvicinarsi ma in un attimo il ricordo cambiò e si ritrovò in una grande stanza priva di arredamento con il pavimento di marmo nero. In fondo alla sala vi era uno scranno sulla quale era seduta una donna. Capelli biondi e occhi color ghiaccio, sulla sua faccia vi erano strane cicatrici e segni bianchi. Aveva un portamento regale e alla sua destra si trovavano Echo e Roan mentre alla sua sinistra un uomo con uno strano tatuaggio sul capo che Clarke non aveva mai visto. Davanti alla donna, per terra, vi era Lexa e i mangiamorte erano in piedi ai lati della stanza.  Lexa aveva solo una fascia a coprirle il seno e un paio di pantaloni tutti strappati a causa delle torture. Le mani erano legate dietro la schiena da delle catene e se non fosse stato per il lieve movimento delle spalle che si alzavano a tempo con il suo flebile respiro si poteva pensare che fosse morta. Nia si alzò dal suo trono e si diresse verso la figlia, si abbassò e la prese per i capelli portandole a essere faccia a faccia. La scrutò con disgusto e la lasciò cadere all’indietro mentre si rialzava.
“Siamo qui oggi riuniti per assistere all’ascensione di mia figlia. Oggi Lexa riceverà il marchio nero e diventerà una di noi. Per molti anni i miei seguaci più fedeli l’hanno cercata per riuscire a ridarmi un corpo e a riacquistare la forza e il potere di un tempo. Non è stata un’impresa facile, Kane l’aveva nascosta bene, ma come sapete, l’amore è debolezza, e grazie a questo siamo riuscite a trovarla…. direi che abbiamo parlato anche troppo.  Echo , Roan.”
I due mangiamorte si avvicinarono a Lexa, la misero in ginocchio, le sciolsero le catene e le bloccarono il braccio sinistro. Nia tirò fuori la bacchetta e la poggiò sull’avambraccio di Lexa: il marchio nero si formò mentre quest’ultima si dimenava e cercava in ogni modo di liberarsi. Quando il marchio fu completo Nia tornò a sedersi sul trono e ordinò ai suoi scagnozzi di riportare Lexa in cella.
 
Clarke si ritrovò di nuovo nella stanza di Lexa, le loro mani ancora intrecciate. Alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli della professoressa. Con la mano libera accarezzò la guancia di Lexa che si lasciò cullare dai brividi che il tocco di Clarke le provocava.
“La sconfiggeremo Lexa.. vinceremo questa guerra….non potrà più farti del male.”
“Lo spero davvero” un triste sorriso spuntò sulle labbra di Lexa. 
“Sei stata molto forte, non credo che altri sarebbero sopravvissuti a tutto questo. Una madre non dovrebbe neanche pensare di fare una cosa del genere alla propria figlia.”
“Lei non è mai stata una madre.. il potere è l’unica cosa che le interessa e farebbe qualunque cosa pur di ottenerlo.”
“Come hanno fatto a trovarti?” chiese Clarke senza neanche pensarci e si maledisse subito per questa sua mancanza di tatto. Lexa si era già confidata tanto, probabilmente nessuno oltre a sua sorella sapeva cose così intime di lei, e se continuava a tirare la corda avrebbe rischiato di farla allontanare di nuovo.
“è una storia lunga Clarke. Ora devo andare Anya mi sta aspettando. Starò via qualche giorno, ma tornerò prima che tu inizi a sentire la mia mancanza- un leggero sorriso spuntò sulle sue labbra- è meglio se torni anche tu al dormitorio o si domanderanno dove sei finita.”
“Dove andrai?”
“è top secret, non posso dirti niente, ma stai tranquilla, non è nulla di pericoloso.” Lexa si sporse e diede un bacio sulla guancia a Clarke, poi si sistemò la camicia nera e uscì senza dire una parola.
 
 
 
“Mi vuoi almeno dire quanto starai via?”
“Raven smettila di domandarmelo ti ho detto che non lo so.” Anya si alzò dal letto scocciata e iniziò a prepararsi.
“Perché non mi hai detto niente prima? Potevi almeno parlarmene..”
“Non ero sicura di partire.” Raven si alzò dal letto e raggiunse la sua ragazza, l’abbracciò da dietro e iniziò a darle piccoli baci sulla spalla.
“Scusami.. lo sai che mi preoccupo quando devi andare in missione.” Anya si voltò e circondò la vita di Raven con le sua braccia.
“Non devi preoccuparti, tornerò sempre da te.” La distanza tra le due venne azzerata e le loro labbra si incontrarono per l’ennesima volta. Anya si staccò dolcemente e lasciò un bacio sulla fronte di Raven prima di voltarsi e uscire dalla stanza.
 
 
Lexa stava aspettando Anya da un po’ quando la vide arrivare di corsa.
“Alla buon’ora eh”
“Scusami Lex.. ho avuto un contrattempo..” disse Anya tutta affannata dalla corsa.
“e il tuo contrattempo si chiama Raven?” chiese Lexa divertita.  
“Può darsi..” un enorme sorriso si disegnò sul volto di Anya.
“Non ti ho mai vista così felice An.. ti meriti tutta la felicità di questo mondo… è molto fortunata ad averti.”
“Io sono fortunata… molto fortunata.- Anya rimase un attimo in silenzio poi riprese- sono sicura che troverai anche te la tua felicità.”
“Magari un giorno…”
“Lexa ma sei sicura di quello che stiamo per fare? Se non fosse solo una stupida storiella? Se fosse vero ?”
“Se fosse vero ne prenderemo atto e ne subiremo le conseguenze.. ma devo sapere. Lo devo a me stessa, a te, a mio padre, ai nostri genitori e a Costia… questa guerra sta facendo troppi morti… dobbiamo fermare tutto questo.. costi quel che costi.”
“Sai che ti seguirò ovunque sorellina. Se te sei pronta lo sono anche io. Andiamo.” Le due ragazze si presero per mano, si guardarono per un istante e poi si smaterializzarono.
 
 
 
“Clarke… Clarke! Fermati” Raven stava camminando più veloce che poteva per raggiungere l’altra ragazza che sembrava non sentirla proprio.
“Raven scusami non ti avevo sentito.”
“L’ho visto.. ma perché sei in giro a quest’ora?” il panico prese possesso di Clarke, sapeva di non riuscire a mentire ma non poteva dire a Raven cosa era successo con Lexa.
“Ehmm mi sono svegliata presto stamani e ho fatto un giro…” Clarke stava per iniziare a balbettare, ma Raven non sembrava davvero interessata alla sua risposta.
“Ho capito.. ieri sera io e O’ non ti abbiamo vista rientrare, ma noi poi siamo rimaste a dormire fuori.. è stato un problema per te dormire da sola?”
“oh ..ehm.. nono ho immaginato che foste con Lincoln e Anya… a proposito come va con lei? Con queste feste non abbiamo avuto modo di parlare molto.. ”Clarke cercò subito di sviare il discorso e Raven non se lo fece ripetere due volte.
“Bene bene lei è fantastica.. solo che stamani è partita per una missione top secret e non mi ha voluto dire niente.. cerca sempre di sminuire le cose ma io mi preoccupo lo stesso.”
“Credo che lo faccia per farti stare più tranquilla.. comunque andiamo a fare colazione così mi racconti tutte le cose. Sono molto curiosa di sapere come è andata tra voi due.” Raven alzò gli occhi al cielo mentre Clarke rideva e insieme si diressero verso la sala grande.
 
 
 
 
Erano passati 6 giorni da quando Lexa e Anya erano partite e nessuno aveva avuto più sue notizie. Clarke cercava di non farsi vedere troppo preoccupata per non destare sospetti ma dentro di lei la paura cresceva sempre di più. Ogni tanto chiedeva qualcosa a sua madre per conto di Raven ma le risposte erano sempre molto vaghe.
Quella mattina si trovava in camera da sola e mentre sistemava le sue cose vide i pennelli e i colori che le aveva regalato Lexa. Ci pensò a lungo e alla fine decise di provare a dipingere qualcosa, come ai vecchi tempi. Il pennello andava in su e in giù sulla tela e la mano sembrava avere vita propria. Dopo un tempo indeterminabile Clarke fissò il dipinto di fronte a sé: raffigurava Lexa di spalle, i capelli che le ricadevano su una spalla e la testa inclinata di lato. Sulla schiena era stato raffigurato con estrema attenzione il suo tatuaggio e tutte le cicatrici che Clarke ricordava di aver visto. lo sguardo era un po’ triste, come sempre era quello di Lexa, e il verde dei suoi occhi illuminava il dipinto.
Clarke sentì dei passi in corridoio e si apprestò a far sparire quel disegno. Non appena ebbe nascosto il tutto entrarono in camera O’ e Raven.
“Clarke sei pronta? Tua madre ci sta aspettando..” Disse O’
“Si arrivo subito.” La ragazza si sistemò i capelli e si levò qualche residuo di colore dalle mani, poi raggiunse le sue amiche e si diressero da Abby.
Marcus aveva dato il permesso alla donna di portare le tre ragazze fuori per un giorno prima della fine delle vacanze, così da farle stare insieme per un po’ di tempo.
“Ciao mamma..”
“Ciao Abby” dissero all’unisono le tre ragazze.
“Ciao ragazze mie.. siete pronte?” le tre annuirono e entrarono una a una nel camino dell’ufficio di Marcus per ritrovarsi a Diagon Alley.
La giornata passò tranquilla e spensierata, Abby aveva comprato dei regali di Natale in ritardo a tutte e tre poiché era stata sommersa dal lavoro e non aveva mai avuto tempo.
“Che dite, si va a mangiare qualcosa per cena e poi torniamo ad Hogwarts?”
“si potrebbe andare a quel pub vicino al negozio di Olivander?” chiese O’
“Certo andiamo.” Il gruppo si diresse verso il pub, ma quando erano vicine un forte boato fece tremare la terra e in un attimo fu il caos.
 
 
 
 
Lexa e Anya entrarono di corsa al San Mungo e si misero alla ricerca di Abby. Quando la videro la raggiunsero di corsa.
“Abby … cosa è successo? Come sta Raven?” Anya era molto tesa e il suo viso era una maschera di terrore.
“Anya calmati… Raven sta bene..solo qualche livido e qualche taglio.. c’è stato un attacco dei mangiamorte a Diagon Alley  e noi ci siamo finite in mezzo. Ma perché voi siete tornate? Avevate una missione.”
“La missione è stata portata a termine, siamo arrivate a Hogwarts poco dopo che ve ne siete andate e quando Marcus ci ha detto qualcosa su quello che è successo siamo venute qua.- Lexa cercava di sembrare più calma possibile ma dentro di sé impazziva all’idea di non sapere come stava Clarke- Octavia e Clarke stanno bene?”
“Octavia sì, Clarke durante l’attacco è stata colpita da un incantesimo e durante la caduta ha picchiato la testa… potremo capire l’entità del danno solo quando si sveglierà..” a quelle parole Lexa si sentì morire.
“Posso vederla?” chiese in un sussurro e sia Abby che Anya le lanciarono uno sguardo confuso, poi la prima annuì e l’accompagnò alla porta della camera di Clarke.
Quando fu da sola si sedette sul bordo del letto e con una mano accarezzò i capelli e la fronte di Clarke. La sua pelle era pallida e fredda e il suo respiro era molto debole. Lexa si avvicinò alla ragazza e le diede un bacio sulla fronte mentre una lacrima ricadeva dal viso di Lexa su quello di Clarke.
“Torna da me ti prego..”
Lexa sentì il cigolio della porta e si alzò giusto in tempo per non farsi vedere in lacrime sul letto di Clarke da Nylha.
“Professoressa Woods che cosa ci fa qui?”
“Ho saputo quello che è successo e il preside Kane mi ha mandato a controllare l’ospedale poiché sarebbe potuto essere un bersaglio. Nel frattempo ho fatto una visita alle mie studentesse per vedere come stavano..- Lexa guardava con perplessità la ragazza che si avvicinava sempre di più al letto di Clarke- te invece cosa ci fai qui? Non sapevo che tu e la signorina Griffin vi conosceste così bene..”
“Clarke è la mia ragazza….”
Lexa non ascoltò nient’altro di quello che Niylah le disse. La ragazza a cui aveva aperto il cuore le aveva mentito. Il suo mondo con tutte le sue certezze crollarono in quell’istante.
 
 
 
 
 
Salve a tutti! Scusate l’enorme ritardo, credevo di riuscire a pubblicare tra una vacanza e l’altra ma purtroppo non è stato così. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se vi va lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
May we meet again.

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Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
Anya bussò delicatamente alla porta della stanza di Raven ed entrò senza aspettare il permesso. Non appena vide la ragazza sdraiata su quel letto di ospedale i ricordi dell’attacco a Hogwarts le tornarono alla mente. Si sedette delicatamente sul letto e iniziò a carezzarle i capelli. Raven aprì gli occhi e non appena  vide Anya un sorriso le spuntò sulle labbra.
“Non posso stare via qualche giorno che ti ritrovo in queste condizioni..” cercò di sdrammatizzare la ragazza.
“L’ho fatto a posta, così ora dato che sono in convalescenza mi farai le coccole senza che io debba rifarle a te.”
“Beh se volevi le coccole bastava dirlo, avremmo trovato un compromesso.” Disse Anya ridendo.
Le due si guardarono intensamente negli occhi poi Anya si abbassò e diede un bacio sulla fronte a Raven.
“Mi sono spaventata tantissimo quando ho saputo dell’attacco.. ho avuto paura di perderti davvero.”
“Sai che non vado da nessuna parte, non senza di te.- Raven strinse la mano della sua ragazza per dare più forza alle sue parole- come è andata la missione? “
“ Purtroppo è andata bene, abbiamo trovato quello che cercavamo.”
“Perché purtroppo? Non è una cosa positiva?” chiese Raven confusa.
“In questo caso no. Comunque non posso parlarne. Dai vieni qui che ti faccio un po’ le coccole.” Anya si stese accanto alla ragazza iniziando a farle dolci grattini sulle braccia e dandole piccoli baci sulle spalle.
 
 
Niylah stringeva la mano di Clarke mentre osservava il volto della ragazza. Erano passate diverse ore da quando era arrivata al san Mungo e non aveva lasciato mai Clarke da sola. Vide gli occhi della ragazza provare ad aprirsi e iniziò a chiamarla per essere sicura che si stesse svegliando. Quando dalla bocca di Clarke uscì un suono si alzò di scatto e andò a chiamare Abby.
La donna corse subito nella camera della figlia.
“Clarke? Clarke mi senti?”
“Mamma…..- la voce era poco più che un sussurro- non urlare….ho mal di testa..” Sul viso di Abby si disegnò un enorme sorriso e baciò la fronte di Clarke.
“Scusami tesoro hai ragione.”
Le ore successive passarono in fretta e Abby fece tutti gli esami a Clarke costatando che la ragazza non aveva subito alcun danno grave o permanente.
Niylah aveva deciso di passare la notte in ospedale e aveva tenuto compagnia a Clarke per tutto il tempo. Quest’ultima però non aveva smesso per un attimo di chiedersi se Lexa fosse tornata dalla missione. Doveva veramente parlare con Niylah. Teneva molto alla ragazza ma non l’amava. Sapeva in cuor suo che non ci sarebbe mai riuscita e gli ultimi giorni passati con Lexa erano stati straordinari. Non poteva rischiare di rovinare tutto e perdere Lexa di nuovo; il giorno seguente avrebbe lasciato Niylah.
 
La mattina arrivò e Abby costrinse Clarke a fare nuovi accertamenti, così fino all’ora di pranzo fu trasportata da una parte all’altra dell’ospedale. Quando rientrò in camera trovò Niylah ad aspettarla.
“Tua madre vuole proprio essere sicura che tu sia sana al 100%” la ragazza rise mentre si avvicinava a Clarke per darle un leggero bacio sulle labbra.
“Ah comunque ho saputo che Raven è andata al ballo con la sorella della professoressa Woods… menomale ho incontrato Octavia stamani e mi ha un po’ aggiornato perché tu nelle tue lettere non hai detto praticamente niente…”
“Scusami hai ragione, non ci ho pensato..” Clarke era sempre più in ansia, non sapeva come fare a lasciare Niylah. Era davvero una brava ragazza e non si meritava di soffrire per colpa sua.
“Senti Niylah…”
“Ah poi ieri ho visto la professoressa Woods- Clarke fu interrotta dall’altra ragazza- era venuta a controllare come stessi… sembrava un po’ scossa. Poi mi ha chiesto che cosa ci facessi qui e quando le ho detto che sono la tua ragazza è tipo andata in una specie di trance e se ne è andata di corsa… magari è innamorata di te ahaahha” la risata di Niylah si diffuse in tutta la stanza mentre Clarke la fissava a bocca aperta incapace di proferire parola. Quando riuscì a ricomporsi disse:” Cosa? Hai detto alla professoressa Woods che stiamo insieme?”
“Certo, non ci vedo niente di male… perché?”
“ehhmm- Clarke era nel panico più totale. Aveva combinato un casino e ora doveva rimediare assolutamente- senti Niylah mi dispiace ma io credo che sia meglio chiuderla qui… io ci tengo a te ma ho capito che non provo quello che tu provi per me…” Clarke stava torturando il lenzuolo con le sue mani e i suoi occhi vagavano in ogni punto della stanza poiché non riusciva a guardare l’altra ragazza negli occhi.
Niylah fissò Clarke per qualche secondo poi la sua espressione cambiò da sconvolta a stupita.
“Oh…. Ora capisco… spero tu sappia quello che stai facendo Clarke.. tranquilla non dirò a nessuno il tuo segreto.” Detto questo prese le sue cose e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Clarke si mise le mani nei capelli cercando di placare la disperazione che sentiva farsi strada dentro di lei. Aveva combinato un guaio e adesso non era sicura di poter rimediare.
 
 
Dopo un paio di giorni Clarke fu dimessa e tornò ad Hogwarts in tempo per la fine delle vacanze invernali. Quando arrivò in camera trovò Raven che portava via le sue cose, poiché con la fine delle vacanze sarebbe dovuta tornare nel suo dormitorio.
Mentre Harper e O’ erano in biblioteca a finire i compiti trovò sotto al letto il dipinto  che aveva fatto il giorno dell’incidente. Si perse nell’ammirare gli occhi di Lexa e decise di prendere in mano la situazione e andare a parlare con la sua professoressa. Arrivò davanti al suo ufficio e dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non fare dietro front. Bussò e aprì piano la porta.
Lexa alzò lo sguardo dalle pergamene che stava leggendo e non appena vide Clarke i suoi occhi divennero due fessure e la rabbia iniziò a crescere dentro di lei.
“Vattene via…subito.” Il suo tono non ammetteva repliche e il suo viso sembrava essere di ghiaccio.
“Lexa aspetta ho bisogno di parlarti” dalla voce di Clarke traspariva tutto il suo rammarico per quanto successo.
“Io non voglio sentirti ! tornatene dalla tua ragazza.”
“Ho fatto uno sbaglio Lexa, permettimi di rimediare… con Niylah non era nulla di serio, l’ho lasciata. Non è con lei che voglio stare, è con te,”
“Ti ho detto che non mi interessa! Io mi sono aperta con te, ti ho mostrato il mio passato e tu mi ricambi mentendomi?” Lexa si era alzata e aveva sbattuto il pugno sul tavolo facendo sobbalzare Clarke.
“Ti prego Lexa…” Clarke non fece in tempo a finire la frase che la voce di Lexa sovrastò la sua.
“Ti ho detto di andartene! Vattene ! Tra noi non ci sarà altro che un rapporto alunna-insegnate… ed è meglio così. Non voglio rischiare di perdere il posto per una come te.” Le parole di Lexa trafissero Clarke come mille spade. Le lacrime iniziarono a spingere per uscire, così uscì di corsa dallo studio e si rifugiò sotto il porticato a piangere. Lexa invece in uno scatto d’ira scaraventò a terra tutto ciò che si trovava sulla scrivania e mise a soqquadro l’intera stanza.
 
 
Bellamy camminava per la  scuola quando vide Clarke piangere sotto al porticato. Si avvicinò alla ragazza e le mise una mano sulla spalla.
“Ehi Clarke che succede?”
“Niente”  cercò di asciugarsi le lacrime ma esse sembravano non voler smettere di scendere.
“Sai che con me puoi parlare di tutto. Non voglio vederti stare male.”
“Ho fatto un casino Bell… per una volta nella mia vita stavo bene, ero felice, ma come al solito ho rovinato tutto..”
“Ehi ehi… tu non rovini le cose belle mi hai capito? Vedrai che tutto si sistemerà” Bellamy si avvicinò ancora di più alla ragazza e l’abbracciò fino a che non si fu calmata.
 
 
Anya entrò nell’ufficio della sorella e quando vide tutto quel casino e Lexa seduta in un angolo a fissare il vuoto decise che la ramanzina avrebbe potuto aspettare.
“Che cosa è successo qui?” Lexa alzò lo sguardo verso la sorella, poi tornò a fissare il vuoto
“Niente..”
“Non mi pare non sia successo niente.. comunque alzati che tra poco abbiamo la riunione con i membri dell’ordine per aggiornarli sulla nostra ultima missione..” il tono di Anya era scocciato e Lexa non poté fare a meno di accorgersene.
“Sei in anticipo… che cosa volevi dirmi in realtà?” Anya ci pensò un attimo, poi decise di tirare fuori tutti i suoi sospetti.
“Ti avevo detto di fare una cosa, una sola cosa… ma naturalmente tu non ascolti mai. Dimmi che mi sto sbagliando, dimmi che non hai una relazione clandestina con la figlia di Jake!” Lexa non rispose e Anya interpretò il suo silenzio per un sì.
“sei impazzita? Lei è una tua studentessa! Sai cosa succederebbe se si venisse a sapere di questa vostra relazione? Verresti cacciata! Lexa dobbiamo sconfiggere Nia! Questa è l’unica cosa che conta.. non puoi permetterti distrazioni…” Lexa , che fino a quel momento aveva fissato il vuoto davanti a sé, si girò di scatto verso la sorella.
“tu puoi avere la tua bella relazione e stare con la persona che ami e io no?! State tutti a dirmi quello che devo fare, ma nessuno mai mi chiede cosa vorrei fare. So che la priorità in questo momento è sconfiggere mia madre! Io più di tutti voglio vederla morta!- Lexa stava urlando sempre più forte- sono stufa di tutto. sono stufa di questa vita!”
“Lexa scusami io non intendevo…”
“Lascia perdere… so cosa intendevi.. comunque non c’è nessun problema perché è finita…”
Anya rimase un attimo sconcertata, poi capì il perché di tutto quel casino e capì quanto veramente Lexa tenesse a Clarke.
“Mi dispiace Lexa… veramente- si fermò un attimo, poi guardando la sorella disse- ma non potrebbe essere Lei?
Un sorriso amaro spuntò sulle labbra di Lexa.
“Sono sicura che è Lei… nel mio cuore non c’è posto per nessun altro adesso..”
“Credi che dovremmo dirlo agli altri? Insomma alla fine se si tratta di Clarke dovrebbero saperlo, almeno Abby..”
“No, lo hai detto tu stessa, se si venisse a sapere della mia relazione con Clarke me ne dovrei andare e questo non è possibile. Devo restare qui. Mostriamo loro cosa abbiamo trovato e basta.”
“Okay come vuoi tu… andiamo dai.”
Le due sorelle si incamminarono verso l’ufficio del preside per incontrare gli altri membri dell’ordine.
 
“Heda e Wanheda insieme combatteranno
Quando le tenebre sulla terra torneranno
Una sola scelta porrà fine al male
O il mondo cadrà in un caos abissale
Le uniche in grado di riportare la luce
In un unico cuore si sono fuse
Il bene trionferà
Se l’anima nera, il sacrificio finale compirà”

Nella stanza  calò il silenzio.  C’era uno spiraglio di speranza, c’era una possibilità in più di sconfiggere Nia, ma il prezzo sarebbe stato alto. Julianne prese la parola per prima.
“Le profezie possono essere interpretate in molti modi Lexa… non è detto che finisca così.. poi non sappiamo chi è Wanheda.”
“Credo proprio che invece sarà così… ma va bene veramente. Se mia madre morirà va bene così.”
“Non è detto che sia tu colei che si sacrificherà.. poi come ha detto Julianne dobbiamo cercare di capire chi sia Wanheda” disse Marcus.
“La profezia dice “anima nera” ; la mia anima è più che nera… in ogni caso veramente va bene così.. ora se volete scusarmi sono stanca e domani riprenderanno le lezioni, quindi andrei a letto. Cercheremo di capire chi è Wanheda più avanti” Tutti gli altri annuirono e si alzarono per andarsene in silenzio, poiché erano sempre scioccati da quanto scoperto. Ognuno si diresse verso le proprie stanze e quando Lexa era quasi arrivata alla sua si sentì tirare per un braccio e finì attaccata alla parete mentre una mano le stringeva sul collo. Luna strinse ancora di più la presa portando Lexa a dimenarsi per cercare un po’ di ossigeno.
“A me non va bene! Tu ti sacrificherai e passerai per l’eroina, ma non lo sei! Avrei tanto voluto ucciderti io alla fine della guerra… ma chissà magari sarà sempre possibile. Oppure potrei scoprire chi è Wanheda e ucciderla; a quanto pare lei è il tuo nuovo amore- un sorriso malefico si disegnò sul volto del ministro della magia- sappi che combattiamo dalla stessa parte ma questo non fa di noi due alleate. Io non ho dimenticato quello che hai fatto! E ti giuro che li vendicherò, fosse l’ultima cosa che faccio!” Luna lasciò la presa dal collo della professoressa e scomparve nel buio del corridoio, lasciando Lexa immobile, mentre la sua mente vagava nei terribili ricordi del passato.
 
 
 
 
Salve a tutti! Clarke ha combinato un bel casino e Lexa non sembra intenzionata a perdonarla. Luna non sembra essere molto contenta della profezia e pare che non veda l’ora di uccidere Lexa. Chi sa che piega prenderanno gli eventi da qui in avanti.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

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Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
Le settimane passavano velocemente e il mondo magico era sempre più nel caos. L’esercito di Nia era sempre più numeroso e minaccioso e molte famiglie avevano deciso di scappare e rifugiarsi in America.
Molti studenti erano stati portati via dai genitori poiché non ritenevano Hogwarts un posto sicuro.
Le tensioni però non vi erano solo fuori dal castello, ma anche all’interno. Pike era sempre più ostile nei confronti di Lexa e così anche Luna. Il ministro trascurava le sue mansioni e si recava spesso a Hogwarts nella speranza di capire chi fosse Wanheda. Il suo desiderio di vendetta l’aveva resa cieca di fronte alla guerra in corso. Gli auror erano sempre più preoccupati perché sapevano che, continuando così, il ministero sarebbe presto caduto in mano ai mangiamorte.
 
Clarke ogni giorno cercava di trovare un buon motivo per alzarsi dal letto, ma era sempre più difficile. Lexa non le aveva più rivolto la parola e il suo sguardo, che prima era dolce e amorevole nei suoi confronti, ora era freddo e distaccato. Il suo baule era pieno di dipinti dei suoi occhi, dei suoi tatuaggi, del suo corpo e di loro. Quello era l’unico modo per poter riavere indietro Lexa per un po’, ma quando il quadro era terminato la magia se ne andava e doveva fare i conti con la cruda realtà : Lexa la odiava e non l’avrebbe mai riavuta con se.
 
Abby continuava ad andare avanti e indietro nell’ufficio di Marcus, ripensando alle parole dette poco prima dall’uomo.
“Ne sei proprio sicuro?”
“Ho fatto molte ricerche e sono giunto a questa conclusione..”
“Da quanto tempo lo sai?”
Marcus non rispose, guardò Abby con aria colpevole, ma rimase in silenzio.
“Lo sai da tutto questo tempo e non hai detto niente all’ordine? Perché?”
“Non volevo che questa informazione finisse nelle mani sbagliate.. se si venisse a sapere perderemo l’unica possibilità contro Nia..”
“Lexa..” Abby venne interrotta dall’uomo.
“No, lei non può ancora saperlo..”
“Ma..”
“Niente ma Abby. Considero Lexa come una figlia lo sai, ma al momento non possiamo. Sai che lei farebbe di tutto per salvare il mondo magico, ma bisogna aspettare che Nia e il suo esercito siano indeboliti.. sennò sarà stato tutto inutile.”
Abby fissò Marcus per qualche secondo, poi si avvicinò a lui e lo abbracciò.
“Hai ragione… è solo che la vita è stata così ingiusta con lei… è solo una ragazzina e…” delle lacrime scivolarono sulle guance di Abby e Marcus la strinse ancora di più a se nell’abbbraccio.
“La profezia..”
“Si, ora la profezia ha un senso.” La interruppe Marcus.
Il momento fu interrotto da un incessante bussare alla porta.
“Avanti” disse Marcus appena si staccò da Abby.
Anya, Indra e Sinclair entrarono di corsa nell’ufficio del preside e la seconda prese la parola.
“Marcus il ministero è stato attaccato !” l’agitazione era palpabile nelle sue parole.
Gli occhi di Marcus furono attraversati dal terrore.
“Cosa ?! Dov’è Luna?”
“è partita stamani per una missione segreta e non riusciamo a rintracciarla- disse Anya- il ministero è stato circondato e non sappiamo cosa stiano aspettando per attaccare. Gli auror lì presenti hanno chiesto aiuto, sono in numero troppo inferiore. Ci sarà un massacro se non interveniamo.”
“Convocate tutti i professori e gli auror in sala grande tra 20 minuti. Pronti per combattere. Rimarranno qui alla scuola Abby, Julianne e Jaha. Le lezioni per oggi sono sospese. Voglio anche tutti gli studenti lì. Devono essere al sicuro. Andate andate!” Marcus diede tutte le indicazioni come un ottimo leader, poi si diresse verso la sala grande con Abby, mentre gli altri andavano a convocare tutti.
 
Anya entrò come una furia nella stanza di Lexa che era intenta a leggere delle vecchie pergamene.
“Lexa preparati, il ministero è stato attaccato, Marcus ci vuole tra 20 minuti in sala grande pronti per combattere.” Lexa non fece in tempo a rispondere che Anya se ne era già andata via sbattendo la porta.
Si alzò velocemente e aprì il baule dove teneva il vestiario da guerra. Si vestì velocemente e decise di non indossare lo strascico rosso, simbolo dell’Heda, poiché nessuno sapeva chi era in realtà e si diresse allo specchio per il trucco. Appena fu pronta uscì e si diresse verso la Sala Grande.
 
 
Anya uscì di corsa dalla stanza di Lexa e come un fulmine si diresse nel dormitorio di Raven. I ragazzi però erano già diretti verso la Sala Grande, così afferrò Raven per un braccio e la spinse in un aula vuota.
“Anya quante volte ti ho..” Raven fu zittita dalle labbra di Anya che premettero con forza contro le sue.
“Non ho molto tempo, il ministero è stato attaccato e tra poco devo partire, tu devi stare attenta, Hogwarts rimarrà scoperta e potrebbe essere attaccata. Ricordati cosa devi fare in quel caso. Io ti raggiungerò al luogo stabilito. Hai capito?”
“Ma..”
“Hai capito Raven?!”
“Si ho capito”
“Bene- Anya diede un ultimo bacio a Raven- Ti amo.” Poi si voltò e se ne andò.
Raven rimase immobile, incapace di realizzare che Anya le avesse detto “Ti amo”. Glielo aveva sempre dimostrato con i fatti, ma non glielo aveva mai detto. In quel momento però non poté gioire a pieno, poiché la paura di perderla era troppa, così uscì dalla stanza e si rimise in fila insieme agli altri studenti.
 
 
La Sala Grande non era più piena come un tempo, le tavolate che ospitavano gli studenti erano per metà vuoti ed erano rimasti solo studenti dell’ultimo anno, del sesto e qualcuno del quinto e del quarto. Clarke era seduta accanto a O’ e si guardava in torno alla ricerca di Lexa, ma di lei non vi era traccia.
In quel momento entrò Anya, vestita da guerriera con tre trecce che le partivano dalla nuca e i capelli sotto che le ricadevano sulle spalle. Gli occhi erano contornati di nero e sembrava ancora più intimidatoria di quanto già non sembrasse. Gli studenti la guardarono con ammirazione e paura mentre si recava al suo posto e la Sala fu invasa da sussurri e bisbigli. Anya prese posto accanto a Indra, anche lei vestita e truccata per combattere. Lo scalpore che aveva suscitato Anya fu niente in confronto a quello che provocò Lexa. i pantaloni neri, stretti alle sue gambe grazie a delle cinghie, gli stivali altri fino al ginocchio, la maglia nera, anch’essa con le cinghie, che le ricadeva dietro fino a metà gamba, dandole un senso di regalità, i capelli tirati indietro e legati in mille treccine e il trucco che ricopriva tutta la parte degli occhi e le colava giù come fossero lacrime la rendevano  terrificante. Clarke rimase incantata al suo passaggio. Lo sguardo fiero  e distaccato e il portamento regale la rendevano superiore.
Clarke non le staccò gli occhi di dosso finché non si sedette al suo posto e Marcus prese la parola.
“Il ministero è stato attaccato, noi professori e gli auror andremo ad aiutare e cercheremo di respingere l’attacco dei mangiamorti. Con voi rimarranno Abby, il professor Jaha e Julianne. Dormirete tutti insieme in sala grande e starete qui fino al nostro rientro.”
Marcus si voltò e la stanza fu invasa nuovamente da mille brusii, fino a che tutti i professori e gli auror si smaterializzarono davanti a loro facendo calare il silenzio.
 
 
Quando arrivarono al ministero la battaglia era già iniziata. Si buttarono tutti nella mischia e iniziarono a combattere spostandosi tra corridoi e stanze, distruggendo qualsiasi cosa. La battaglia sembrava alquanto paritaria e i caduti si iniziavano a contare da entrambe le parti.
Ad un certo punto un suono, come quello del rullo di tamburi, si propagò per tutto il campo di battaglia. Lexa si voltò in direzione del rumore e vide Roan, dall’altra parte del corridoio, che la guardava con un sorriso beffardo per poi girarsi verso Anya che si trovava molto vicina a lui.
 
 
Nella Sala Grande un boato fece scatenare il panico tra gli studenti. Mentre tutti cercavano riparo sotto i tavoli sulla porta si aprì  quello che all’apparenza poteva sembrare un portale. In un attimo però tutti capirono di cosa si trattava: le immagini della battaglia si susseguivano una dietro l’altra.
Clarke si avvicinò alla porta, seguita dagli altri ragazzi, e il suo cuore si fermò quando vide Lexa sporca di sangue, il suo sguardo pieno di terrore mentre guardava l’irreparabile.
 
 
Roan si voltò vero Anya che stava combattendo con un mangiamorte, sfilò dalla cintura un pugnale e non appena il suo alleato fu caduto a terra prese la mira e lanciò.
“ANYA!!” Lexa urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e iniziò a correre, incurante di ciò che le accadeva intorno. 
Anya si voltò giusto in tempo per vedere la sorella correrle incontro, quando il pugnale le trafisse lo stomaco. Le sue mani andarono istintivamente a toccare il pugnale e in un attimo si imbrattarono di sangue fresco. Guardò Roan negli occhi e poi cadde. Lexa l’afferrò un attimo prima che toccasse terra, gli occhi già umidi e la voce tremante.
“Anya…. Resisti”
“Lex..” Anya iniziò a tossire sangue e il suo sguardo si affievoliva sempre di più.
“Ce la farai… andrà tutto bene Anya devi solo resistere.” La rabbia si stava impadronendo di Lexa, si guardò intorno e quando vide un auror passarle vicino lo afferrò per un  braccio.
“Portala a Hogwarts immediatamente! Da Abby!- il suo tono era minaccioso e l’auror la guardava intimorita- se muore sappi che ti ucciderò con le mie stesse mani. Non importa quanto lontano tu scapperai, io ti troverò!!” l’uomo annuì spaventato, prese Anya in braccio e corse via.
 
 
Raven urlò. Quando vide Anya cadere a terra il suo cuore si frantumò in mille pezzi. Aveva sempre paura quando partiva per una missione, ma fino a quel momento era sempre tornata. Forse inconsciamente pensava che non le sarebbe successo niente; invece ora la vedeva a terra, tra le braccia di Lexa, ricoperta di sangue. Calde lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance e le sue gambe cedettero. Clarke la prese al volo e iniziò a scuoterla.
“Raven guardami- Clarke prese il volto dell’amica tra le mani e la costrinse a guardarla negli occhi- va tutto bene la stanno portando qui. Abby la salverà” Raven annuì timidamente.
Abby intanto stava dando ordini per sistemare la Sala Grande come infermeria, poiché non voleva lasciare i ragazzi da soli.
Intanto la battaglia andava avanti e Clarke, dopo aver adagiato Raven su una panca, tornò a vedere cosa stava succedendo al ministero.
 
 
Lexa si alzò lentamente, lo sguardo pieno di odio e di rabbia. Nel momento esatto in cui aveva visto il pugnale trafiggere il ventre di Anya aveva capito che non valeva più la pena lottare. Doveva lasciarla andare. E lo aveva fatto. Tutta la sua oscurità, nascosta nei meandri del suo cuore e della sua mente, uscì come una bestia rabbiosa e affamata. Voleva uccidere, voleva vendicarsi, e questa volta non avrebbe fatto niente per controllarsi. Si diresse verso Roan, ma molti nemici li dividevano. Un mangiamorte correva verso di lei, così alzò la mano e l’uomo si alzò da terra tenendosi la gola, come se una mano invisibile lo stesse strangolando. Lexa chiuse il pugno, il collo dell'uomo si spezzò e il suo corpo senza vita cadde a terra. I seguaci di sua madre avanzavano coraggiosi verso di lei, ma nessuno era alla sua altezza. Cadevano a terra inermi come birilli. Nella mischia una ragazza di scagliò contro di lei e nella colluttazione il cappuccio le si sfilò dalla testa mostrandone il volto: Ontari. Lexa riconobbe la sua ex studentessa, che aveva lasciato la scuola poche settimane prima e, come sospettava, si era unita alla sorella per servire Nia.
Il ricordo di Echo, del dolore che le aveva provocato, offuscarono ancora di più la mente di Lexa che, incurante del fatto che Ontari avesse solo 17 anni, le si scagliò contro e dopo averla disarmata le scagliò la maledizione senza perdono. Il corpo di Ontari cadde riverso a terra, ma lei non ci badò nemmeno, passò al nemico successivo e poi a quello successivo ancora.
Quando Lexa si apprestò a combattere contro Roan intorno a lei si potevano contare quasi un centinaio di cadaveri.
 
I ragazzi a Hogwarts guardavano inorriditi e spaventati il massacro che Lexa aveva compiuto. Clarke guardava inorridita, ma non spaventata. Sapeva che Lexa non era così. Si incolpò anche di tutto quello. Forse se Lexa avesse avuto lei accanto, se avesse saputo che c’era qualcuno che l’amava e che l’aspettava non si sarebbe lasciata travolgere da quella oscurità.  I suoi pensieri furono interrotti dall’ingresso, dalla porta secondaria, dell’auror con Anya in braccio. Vide correre Raven verso di lei mentre sua madre l’adagiava su un lettino improvvisato e tirava le tende per non far vedere niente a nessuno. Octavia si sedette accanto a Raven con Lincoln e molti ragazzi della loro compagnia, ma Clarke non riuscì a spostarsi. Doveva vedere Lexa, doveva guardarla mentre pregava che non si facesse ammazzare, ma in quel momento accadde una cosa che fece spostare tutti gli occhi sulla battaglia.
 
 
 
Lexa fissava Roan, la sua faccia non lasciava più trasparire alcun sentimento, aveva indossato la sua maschera di superiorità.
Roan invece rideva beffardo. Quando Lexa stava per fare la prima mossa una voce si propagò all’interno del corridoio, mentre gli auror rimasti e i professori di Hogwarts, che stavano combattendo nelle altre stanze, entrarono nel corridoio mentre venivano circondati.
 
“Il ministero è caduto- tutti riconobbero la voce di Nia- e il mondo magico presto farà la stessa fine. Tutti avete visto quello che è successo qui. Avete visto di cosa è capace la vostra Heda”
I presenti nella stanza iniziarono a guardarsi confusi e a fissare Lexa. A Hogwarts gli studenti non capivano a cosa si riferiva Nia, tranne Octavia, che conosceva tutto ciò che riguardava l’esercito magico e le famiglie purosangue.
Nia continuò:” Sì, lei è la vostra Heda- una risata malefica prese il posto delle parole- siete davvero sicuri di volervi far guidare da lei? Alla fine tutti sappiamo che i figli ereditano molto dai genitori.”
 Marcus non aspettò che Nia finisse la frase, afferrò Lexa per un braccio e si smaterializzò, mentre tutti gli altri lo imitavano.
 
Si smaterializzarono nella Sala Grande e tutti gli studenti si allontanarono per paura di Lexa.
Marcus prese subito la parola: “ gli studenti vadano in biblioteca con il professor Jaha e Julianne, gli altri restino qui, Abby ci rimetterà in sesto.
I ragazzi si allontanarono e appena furono fuori tutti iniziarono a parlare e fare domande uno sopra l’altro.
“Cosa voleva dire Nia?”
“Chi è lei ?”
“Silenzio!” urlò Marcus. “Tutte le spiegazioni verranno date quando sarà il momento. Ora chi ha bisogno di cure rimanga qui, il resto vada a contattare il mondo magico, dobbiamo capire quanto è grave la situazione. E cercate il ministro ! Non può essere svanita nel nulla!”
 
Tutti obbedirono e in molti lasciarono la sala grande.
Lexa si era seduta su una panca, si fissava le mani tremanti incapace di muoversi o di dire una parola. Abby uscì dalla stanza improvvisata per curare Anya e le si avvicinò.
“Lexa- la ragazza alzò la testa- Anya per ora è viva, ma le prossima 24 ore saranno decisive. Lei è forte, vedrai che se la caverà.” Lexa annuì, poi si voltò verso Marcus.
“I ragazzi devono combattere se vogliamo avere una possibilità.”
“lo so- Marcus fece una pausa- convochiamo tutti tra 30 minuti”
Indra arrivò di corsa verso il gruppo e cercando di non farsi sentire da nessuno disse: “ Abbiamo un problema, non solo i ragazzi a Hogwarts hanno visto quello che è successo, tutto il mondo magico. In molti hanno capito… il segreto di Lexa non è più un segreto.”
“Non ha importanza ormai, stiamo arrivando alla resa dei conti” Lexa era calma, troppo calma, come se non fosse veramente lì.
 
 
In biblioteca Octavia si avvicinò a Clrke, Lincoln, Maya, Jasper, Monty, Nate, Harper, Brian e Raven.
“So cosa voleva dire Nia- tutti la guardarono incuriositi, tranne Clarke. – Nia ha definito Lexa come Heda. Nell’antichità il comandante dell’esercito prendeva il nome di Heda, solo chi apparteneva alla famiglia “reale” poteva diventare comandante. La famiglia reale era quella dei Natblida, l’ultimo discendente, o almeno così credevo, era Gustus Natblida. Naturalmente quando lui nacque l’esercito era già stato sciolto quindi non è mai diventato comandante. Si dice che sia morto poco dopo che finì gli studi a Hogwarts, ucciso da Nia. Ma credo che non sia andata proprio così. Lui e Nia stavano insieme. Se lui non fosse morto subito? Io credo che Lexa sia la figlia di Nia e Gustus. Questo spiegherebbe le sue parole.” Tutti si guardarono esterrefatti e consapevoli che ciò che aveva detto O’ non era poi così inverosimile.
Non riuscirono a commentare che Sinclair entrò in biblioteca dicendo che erano attesi in Sala Grande.
 
 
Pike si incontrò con Bellamy nel suo studio.
“Ti ho fatto venire qui perché quello che sto per dirti è molto importante e non possiamo permetterci che qualcuno ci senta- incominciò il professore- Ti ho chiamato qui per dirti una cosa molto importante. Ti dirò la verità sulla morte della tua fidanzata.”
Bellamy sgranò gli occhi, non capiva. Quale verità?
 Le parole di Pike attraversarono la sua mente mentre la rabbia cresceva sempre di più dentro di lui.
 
Erano tutti nella Sala Grande ansiosi di capire cosa stava succedendo. Marcus si guardò intorno notando l’assenza di Bellamy e Pike, ma decise di iniziare lo stesso.
“Vi ho riuniti tutti qui perché il ministero è caduto e in questo momento stiamo perdendo la guerra. Sono arrivato ad una conclusione. Non è stato facile per me prendere questa decisione ma credo che sia l’unica possibilità che abbiamo. Gli studenti maggiorenni, se vorranno, potranno combattere quando ce ne sarà bisogno. Per i minorenni le scelte sono due: tornare a casa o rimanere qui e addestrarsi per combattere. Non ci saranno più lezioni d’ora in poi, poiché se non vinciamo questa guerra non ci sarà più niente.”
La porta della Sala Grande si aprì con violenza ed entrarono Bellamy e Pike. Il primo era accecato dalla rabbia, così si cagliò contro Lexa e la scaraventò a terra, lontana da lui.
“Tu! Per colpa tua Gina è morta!” si avvicinò e le tirò un calcio nello stomaco. Kane e Sinclair afferrarono prontamente Bellamy, mentre abby, Julianne e Indra corsero verso Lexa.
Bellamy si dimenò e iniziò a urlare: “è la figlia di Nia! Perché non lo hai detto subito se non hai niente da nascondere?!” Marcus e Sinclair cercavano di far stare zitto Bellamy, ma ormai il danno era stato fatto. Sussurri e bisbigli si alzarono dalle tavolate degli studenti e dal tavolo allestito per gli auror che erano scappati dal ministero, mentre le tre donne cercarono di aiutare Lexa ad alzarsi, ma Lexa gridò di dolore e si accasciò nuovamente a terra.
Clarke guardò la scena inorridita, fece per alzarsi, ma Octavia la trattenne per un braccio. Tutti erano incapaci di capire cosa stava succedendo. Lexa continuò a dimenarsi per diversi minuti, poi le sue grida terminarono. Rimase immobile per qualche secondo, poi si alzò lentamente. Sul volto un sorriso beffardo, gli occhi erano diventati neri.  Guardò tutti i presenti in stanza e poi parlò, ma non con la sua voce.
“Vi ucciderò tutti.” Era la voce di Nia.
 
Un’ora prima
“Il piano ha funzionato, ho fatto la mia parte, ora voglio ciò che mi spetta.”
“Non avere fretta. Hai fatto un buon lavoro, tutti hanno visto quello che è in grado di fare Lexa e presto tutti capiranno chi è in realtà. Ce la consegneranno di loro spontanea volontà e a quel punto tu potrai ucciderla se proprio ci tieni tanto.” Disse Nia
“Non vedo l’ora.” Luna si voltò e se ne andò, mentre Nia pregustava già la vittoria.
 
 
 
 
 
Salve a tutti! So che sono in clamoroso ritardo ad aggiornare, così ho scritto un capitolo abbastanza lungo nella speranza che mi perdoniate ;)
In questo capitolo succedono parecchie cose e la trama è andata parecchio avanti. So che non ci sono scene Clexa, ma mi farò perdonare tranquilli.
Alla fine il dialogo tra Luna e Nia è avvenuto dopo la caduta del ministero e prima della scena finale.
Spero che vi sia piaciuto e se vi va lasciate una recensione per dirmi i vostri pareri.
May we meet again.

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Capitolo 13
*** capitolo 12 ***


Nel capitolo precedente…
La porta della Sala Grande si aprì con violenza ed entrarono Bellamy e Pike. Il primo era accecato dalla rabbia, così si scagliò contro Lexa e la scaraventò a terra, lontana da lui.
“Tu! Per colpa tua Gina è morta!” si avvicinò e le tirò un calcio nello stomaco. Kane e Sinclair afferrarono prontamente Bellamy, mentre abby, Julianne e Indra corsero verso Lexa.
Bellamy si dimenò e iniziò a urlare: “è la figlia di Nia! Perché non lo hai detto subito se non hai niente da nascondere?!” Marcus e Sinclair cercavano di far stare zitto Bellamy, ma ormai il danno era stato fatto. Sussurri e bisbigli si alzarono dalle tavolate degli studenti e dal tavolo allestito per gli auror che erano scappati dal ministero, mentre le tre donne cercarono di aiutare Lexa ad alzarsi, ma Lexa gridò di dolore e si accasciò nuovamente a terra.
Clarke guardò la scena inorridita, fece per alzarsi, ma Octavia la trattenne per un braccio. Tutti erano incapaci di capire cosa stava succedendo. Lexa continuò a dimenarsi per diversi minuti, poi le sue grida terminarono. Rimase immobile per qualche secondo, poi si alzò lentamente. Sul volto un sorriso beffardo, gli occhi erano diventati neri.  Guardò tutti i presenti in stanza e poi parlò, ma non con la sua voce.
“Vi ucciderò tutti.” Era la voce di Nia.
 
CAPITOLO 12
 
Tutti si alzarono in preda alla paura e cercarono di mettere più distanza possibile tra loro e Lexa; gli studenti si nascosero dietro il tavolo dei professori mentre questi ultimi e gli auror gli si posizionarono davanti per proteggerli. Lexa aveva afferrato Indra e l’aveva scaraventata sul tavolo dei Tassorosso, poi come una furia si era scagliata sul resto dei presenti. Incantesimi di ogni tipo vennero scagliati contro la giovane professoressa che, dopo un tentativo iniziale di respingere il controllo di sua madre, non era più se stessa.
“Lexa- Marcus cercò di far tornare la ragazza- Lexa guardami..” tutti si fermarono e Lexa si voltò verso l’uomo. “ so che sei lì dentro, lo so che ci sei. Combatti. Puoi farcela.”
“Siete così ingenui- un sorriso beffardo le si disegnò sul volto- questo è ciò che veramente è, io la sto solo aiutando a essere se stessa. D’altronde è questo che una brava madre deve fare no?” la voce di Nia era terrificante, piena di odio e di disprezzo nei confronti di chi si trovava in quella stanza.
Gli studenti e molti altri presenti rimasero scioccati da ciò che Nia aveva appena detto.
Octavia si voltò a guardare Clarke.
“Tu lo sapevi già non è vero? Non dirmi che i miei sospetti su una tua relazione con la professoressa Woods sono fondati.”
Clarke si voltò e in quell’istante capì cosa doveva fare.
“Lei non è come sua madre, è una brava persona… Lexa è speciale.” Si voltò e iniziò a spostarsi lungo il muro mentre Octavia e il resto del gruppo cercavano di fermarla inutilmente. Riuscì a percorrere una buona parte della sala grande senza essere notata con Lexa che le dava le spalle. Si avvicinò sempre di più, mentre gli auror e i prof cercavano di distrarre Lexa. Abby cercò di schivare i colpi di Lexa per arrivare da sua figlia, ma un incantesimo le colpì il fianco e sbatté contro il muro.
Clarke era sempre più vicina, poteva sentire il respiro affannoso di Lexa, si muoveva con cautela cercando di controllare il panico che si stava facendo strada dentro di lei.
Senza pensare  si scagliò su Lexa che cadde a terra, la bacchetta le scivolò di mano e nel tentativo di riprenderla iniziò a colpire Clarke con calci e pugni. Marcus e gli altri accorsero per bloccare la giovane professoressa, ma quando furono molto vicini una barriera invisibile gli impedì di raggiungerle. Le due ragazze continuavano a colpirsi, Lexa riuscì a liberarsi dalla stretta di Clarke e ad alzarsi, ma quest’ultima la seguì a ruota e la immobilizzò al muro. 
Successe tutto in un attimo. I loro sguardi si incrociano, come tante altre volte, ma questa volta quello di Lexa era vuoto, privo di ogni sentimento; Lexa provò a divincolarsi, ma la stretta di Clarke era forte e quando quest’ultima le bloccò il braccio, toccandole il marchio, con la sua mano, si ritrovò catapultata  in un altro posto.
 
L’erba sotto le sue mani era morbida e di un verde acceso e poco più in là vi era una famiglia che faceva un pic-nic. Clarke si avvicinò con cautela e riconobbe subito Nia, molto più giovane e non ancora trasformata dalla magia oscura. Accanto a lei riconobbe Gustus e vicino a loro vi era una piccola Lexa che correva e giocava con la palla.
“Mamma mamma gioca con me!”
“Si tesoro” Nia si alzò e iniziò a rincorrere Lexa con la palla per poi afferrarla e farle fare l’aeroplanino. Gustus osservava la scena divertito, poi si alzò e prese in braccio Nia, le fece fare una giravolta e poi le posò un delicato bacio sulle labbra.
La scena cambiò e questa volta Clarke si trovò sul tetto di una casa.
Dalla botola della mansarda uscì Marcus e Lexa, ormai adolescente, si voltò fulminandolo con lo sguardo.
“Vattene via Marcus, non voglio più vederti.”
“Lexa prima di andarmene vorrei parlarti, provare a spiegarti. Poi se non avrai ancora cambiato idea me ne andrò e non mi farò più vedere. Va bene? – Lexa annuì- ti abbiamo cancellato la memoria per il tuo bene. Io non credo che tua madre sia morta quella notte e i suoi seguaci sono sempre fedeli a lei. Dovevamo nasconderti, nemmeno il ministero sa della tua esistenza. Non sono riuscito a proteggere tuo padre, non potevo permettermi di fallire anche con te. Sei come una figlia per me. Non devi pensare neanche per un istante che Indra, io e i tuoi genitori non ti vogliamo bene. È vero, ti abbiamo mentito su chi sei, ma mai sui nostri sentimenti nei tuoi confronti. So che Laurel e Nyko ti hanno raccontato tutto, dell’ordine e di tua madre, ma se hai delle domande sono qui per risponderti.” Lexa non fiatò. Lo sguardo dritto verso il vuoto. Marcus fece per alzarsi, ma Lexa gli afferrò un braccio.
“ Ricordo tutto. Tutto quello che voi avete cancellato ora lo ricordo… era buona con me, mi voleva bene. Era una buona madre…” le parole furono interrotte da forti singhiozzi, mentre calde lacrime le rigavano il volto.
Marcus la strinse tra le sue braccia e le posò un dolce bacio sulla testa.
“lo so.. lo so.”
La scena cambiò ancora,  Clarke vide un piccolo ricordo della famiglia di Anya e Lexa intenti a scambiarsi i regali di Natale. Poi cambiò del tutto e si ritrovò in una cella.
“L’amore è debolezza!- l’uomo pelato con lo strano tatuaggio sullo scalpo girava intorno a Lexa, appesa per i polsi con delle catene- essere comandante significa essere soli. Ripeti!”
Lexa iniziò a dimenarsi e l’uomo scagliò la maledizione cruciatos contro di lei.
“Ripeti ho detto!”
Il ricordo si trasformò.
“Avada Kedavra” lexa pronunciò quelle parole e un fascio di luce verde fuoriuscì dalla sua bacchetta. Una bambina poco più in la di lei cadde a terra riversa; lo sguardo vuoto, spento, fissava il niente, proprio come quello di Lexa.
 
Un forte dolore alle tempie fece riaprire gli occhi a Clarke, si trovò nella stessa posizione, una mano in torno al collo di Lexa e l’altra che le immobilizzava un braccio. Si guardarono negli occhi e questa volta Clarke seppe di star guardando la sua Lexa. la ragazza lasciò la presa cautamente e sorresse Lexa nella sua caduta verso il pavimento. Inginocchiate, una di fronte all’altra.
Lexa boccheggiava e dopo aver guardato Clarke un’ultima volta svenne.
Il caos riempì la sala grande, tra chi voleva uccidere la giovane professoressa, chi era entrato nel panico e chi cercava di difenderla. Marcus fece prevalere la sua autorità e fece calmare gli animi. Nel giro di pochi minuti tutti erano stati mandati altrove, gli studenti nelle loro camere, gli auror nelle camere rimaste libere nel castello e i professori si occuparono di riparare i danni. Lexa fu portata in infermeria e venne indetta una riunione dell’ordine. Luna era rimasta nascosta dietro una porta semiaperta della sala grande e aveva visto tutto. arrivò alla riunione e fu subito aggredita.
“Dove cavolo eri finita? Il  ministero è caduto per colpa tua!” urlò Marcus.
“Calmati Kane, ti ricordo che tra tutti qui sono io la persona più importante… ero a fare quello che nessuno di voi ha mai avuto il coraggio di fare. Ho cercato di stringere un accordo con Nia.”
“Cosa?!” tutti si guardarono stupefatti, mentre attendevano una risposta.
“Si, ma non sono riuscita a concludere molto. Comunque, ora che il ministero è caduto dovremmo presupporre che Hogwarts sarà il prossimo bersaglio.”
“Si” rispose Abby.
“Bene.. che cosa avete intenzione di fare con Lexa?” chiesa il ministro.
“diremo la verità, tutto il mondo magico saprà. Così potremo chiudere questa storia e concentrarci sulla guerra.”
“molto bene Marcus. Direi che è meglio che tutti vadano a fare il loro dovere.” Disse Luna congedando tutti i presenti.
 
 
 
Clarke fissava il soffitto quando sentì la mano di O’ scuoterla.
“Clarke alzati e vieni con me.”
“Cosa? Dove dobbiamo andare?” chiese la ragazza confusa.
“Non fare domande.”
Clarke seguì lei e Harper per i corridoi della scuola ed entrarono in un’aula dove ad aspettarle c’erano gli altri ragazzi della comitiva.
“Clarke vorremmo avere delle spiegazioni… e abbiamo pensato che tu sia l’unica che può darcele.”
La ragazza sospirò, poi decise di fidarsi dei suoi amici e iniziò a parlare.
Raccontò tutto quello che sapeva su Lexa cercando di non entrare troppo nei particolari, facendo capire che Lexa era una brava persona.
“… lei non è come sua madre, credetemi. Perdonatemi se non vi ho mai detto nulla, ma l’ho fatto per proteggere Lexa.”
“Ora si spiega tutto..” disse Monty.
“Tutti noi abbiamo perso delle persone care- continuò Clarke- ma non è colpa sua. Non possiamo condannarla per le atrocità commesse da sua madre.”
“Ha ragione Clarke- disse Lincoln- io so cosa vuol dire essere giudicato sulla base di pregiudizi e non è una cosa bella. Bisogna essere giudicati per le nostre azioni, non per quelle di altri. La professoressa Woods ci ha sempre protetti e ha sempre cercato di insegnarci al meglio tutto ciò che ci sarebbe potuto servire, quindi io sono dalla sua parte.”
“Anche io.”
“si hai ragione.”
“Pure io” molte voci si sovrastarono l’una con l’altra in risposte d’assenso a tutto ciò che era stato detto.
“Clarke voi due state insieme?” chiese Raven, che fino ad ora era stata in silenzio, ancora sconvolta e sotto shock per Anya.
“No, io e Lexa non siamo mai state insieme.. ci siamo avvicinate e allontanate ma ho sempre fatto solo casini, quindi no.” Clarke abbassò lo sguardo.
“Okay, per stasera direi che può bastare. Ci vediamo domani ragazzi. Cercate di dormire.” Disse Harper e tutti uscirono dalla stanza e si diressero verso i loro dormitori.
 
“Io devo andare da Lexa” disse Clarke alle sue compagne di stanza.
“Va bene, ma fai attenzione.” Le tre si salutarono e presero direzioni differenti.
 
 
 
 
“Bellamy aspettò che sua sorella, Harper e Clarke fossero uscite dalla stanza e vi si intrufolò. Iniziò a cercare tra le cose di Clarke qualcosa che potesse confermare la sua teoria e non appena aprì il suo baule tutto divenne chiarissimo. Iniziò a sfogliare i disegni, poi, sentendo un rumore, ne prese qualcuno e si divincolò,
 
 
 
Clarke entrò di soppiatto in infermeria e si mise a cercare il letto di Lexa. ne superò un paio vuoti, poi passò davanti ad Anya. Anche al buio si poteva vedere chiaramente la sua pelle pallida e imperlata di sudore. Non aveva mai parlato direttamente con lei, ma vedeva il modo in cui rendeva felice Raven e l’amore incondizionato verso Lexa , e sperò con tutto il suo cuore che si svegliasse. Continuò la sua ricerca e alla fine trovò il letto di Lexa. Non appena si avvicinò la ragazza aprì gli occhi. Si guardarono, come solo loro sapevano fare. Lexa tese una mano verso Clarke, che l’afferrò prontamente e si lasciò guidare nell’abbraccio che entrambe aspettavano da tempo. Quando si staccarono Clarke fece il primo passo e baciò Lexa.
“Mi dispiace averti mentito. Mi dispiace di averti fatto soffrire.. “iniziò a balbettare la ragazza.
“Shhhh- la interruppe Lexa- tu mi hai salvata. Se non ci fossi stata tu non so cosa sarei stata in grado di fare. Grazie.”
Le due si guardarono intensamente, mentre le loro mani posavano dolci carezze sui loro visi.
“Devo parlarti Lexa.”
“Anche io… devi dirti delle cose.. cose che forse non ti piaceranno."
 



Salve a tutti.
scusate l'immenso ritardo, lo so sono imperdonabile.. ma l'inizio dell'università e la pallavolo non mi hanno fatto avere un minuto libero. Per quanto riguarda la storia, la vita di Anya è appesa a un filo. Riuscirà a salvarsi o ci abbandonerà? Lexa sembra essere convinta a perdonare Clarke per averla salvata dal controllo di sua madre. ma che ne sarà di lei adesso che tutti sanno il suo segreto? Luna sembra essere molot determinata a voler uccidere Lexa, anche se il motivo non è ancora chiaro. spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero anche di aggiornare un po' prima la prossima volta.
May we meet again.

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Capitolo 14
*** capitolo 13 ***


CAPITOLO  13
 
“Qui non possiamo parlare, ci sono alcuni auror rimasti feriti durante la battaglia al ministero e alcuni feriti da me- Lexa abbassò lo sguardo sentendosi in colpa di quanto accaduto- vieni cerchiamo un’aula vuota.”
“Ma riesci a camminare?” chiese Clarke preoccupata.
“Sì, seguimi.” Lexa si alzò dal letto dell’infermeria e si diresse verso la porta. Passando accanto al letto di Anya si fermò a guardarla, ma distolse subito lo sguardo e riprese a camminare. Arrivarono in un’aula vuota e si mise seduta su una sedia.
“Voglio iniziare io Lexa- disse prontamente Clarke e l’altra annuì- so che ho sbagliato… un sacco di volte con te.- Clarke fece una lunga pausa, poi si fece coraggio e riprese a parlare guardando Lexa negli occhi- Quando ti ho visto la prima volta nella sala grande durante lo smistamento qualcosa dentro di me è scattato. Non ho mai creduto all’amore a prima vista, ma forse con te è successo. Venivo da un periodo difficile, tu lo sai bene. Mio padre era la persona più importante della mia vita e perderlo è stato devastante. Sentivo sempre questo costante dolore al petto, ma da quando sei arrivata tu si è alleviato... Il nostro rapporto è sempre stato rincorrerci, prenderci e allontanarci. Non voglio questo per me… non voglio questo per noi. Non so cosa provi tu per me ma io provo qualcosa di forte e il fatto di averti lontana mi sta distruggendo lentamente giorno per giorno. Quando abbiamo fatto l’amore è stato il giorno più bello della mia vita.. e quando ti sei aperta con me mi sono sentita importante…per te. Io voglio essere importante per te Lexa.”
“Tu sei importante per me Clarke.. lo sei stata da quando ti ho vista durante lo smistamento. Inizialmente ho cercato di convincermi che tenevo a te solo perché mi sentivo responsabile per Jake, ma poi ho dovuto fare i conti con la realtà. Provo qualcosa per te, ma sono la tua professoressa. Se si venisse a sapere cosa è successo tra noi mi caccerebbero e non posso permetterlo.”
“Pensi davvero che in questo momento ti manderebbero via? Non ci sono più lezioni, gli studenti se ne sono quasi tutti andati. Hogwarts è uno dei pochi posti che non è caduto in mano ai mangiamorte. Non è più una scuola.”
“Lo so, ma qui ci sono molte persone che mi odiano e che si appiglierebbero a tutto pur di vendermi a mia madre…  comunque volevo dirti che mi dispiace, forse ho esagerato dopo che ho scoperto che tu e Nylah stavate insieme. D’altro canto io ti ho respinta nel peggiore dei modi e ti ho fatto male. Un’altra cosa di cui non mi perdonerò mai…. Ho perso troppe persone che amavo e la persona che mi dovrebbe proteggere e amare incondizionatamente vuole uccidermi da quando sono piccola. Non ho fiducia negli altri e… “
“Mi dispiace Lexa.. veramente. Perdonami se puoi.”
“Certo che ti perdono Clarke… tu mi hai salvata oggi. Non so però se tu riuscirai a perdonare me per quello che sto per dirti.” Lexa fece una lunga pausa e Clarke le si avvicinò prendendole le mani tra le sue.
“ io vorrei davvero provarci con te Clarke… vorrei svegliarmi la mattina e sapere che c’è qualcuno che mi sta aspettando.. vorrei renderti felici questi giorni, nonostante la guerra. Vorrei poter ritagliare del tempo per noi, portarti a fare una passeggiata intorno ad Hogwarts, farti vedere le stelle dalla torre di astronomia, farti il solletico mentre siamo nel letto e fare l’amore con te….- Lexa abbassò lo sguardo, consapevole che quello che avrebbe detto avrebbe distrutto tutto ciò che si era creato con Clarke-Ma io morirò Clarke.”
“Che cosa vuoi dire Lexa?” Clarke si allontanò da lei, lo sguardo spaurito. Lexa cercò di avvicinarsi nuovamente alla ragazza, ma Clarke si allontanò , come se il solo toccarla le avrebbe potuto provocare dolore. Lexa allora riprese a parlare, la voce tremante e lo sguardo già pieno di dolore.
“Ci era giunta voce di una profezia e io ed Anya siamo andate a indagare. Sfortunatamente, o fortunatamente, abbiamo trovato quello che cercavamo. La profezia dice questo:
 
Heda e Wanheda insieme combatteranno
Quando le tenebre sulla terra torneranno
Una sola scelta porrà fine al male
O il mondo cadrà in un caos abissale
Le uniche in grado di riportare la luce
In un unico cuore si sono fuse
Il bene trionferà
Se l’anima nera, il sacrificio finale compirà.
Lexa finì di recitare la profezia e aspettò la risposta di Clarke.
“Dice anima nera, non Lexa. Non è detto che sia tu. E cosa vuol dire Whaneda?”
“Comandante della morte.”
“allora non sono io.. non ho mai ucciso nessuno.. quindi c’è qualcun’altro nel tuo cuore.”
“No Clarke…nel mio cuore c’è posto solo per te…solo per te… ma ora sai. Io non posso offrirti niente Clarke.. non c’è un futuro per me dopo questa guerra. Non c’è futuro per noi.”
“Non mi importa- la interruppe bruscamente Clarke e avvicinandosi nuovamente a lei.- non mi importa se non c’è un futuro per noi. Io voglio te. Ora. Voglio viverti, voglio conoscerti, voglio abbattere i tuoi muri e voglio farlo ora. Tra vent’anni non voglio guardarmi indietro e provare rimpianto per non aver avuto il coraggio di stare con te. Bisogna vivere il presente.- delle lacrime iniziarono a rigare le guance di Clarke e Lexa gliele asciugò- mi si spezzerà il cuore, lo so. Ma mi si spezzerebbe di più se tu mi allontanassi adesso.”
“Okay- anche Lexa  lasciò andare le lacrime che stava trattenendo- staremo bene. Tu starai bene.”
Si baciarono. Dopo tanto tempo le loro  bocche si sfiorarono di nuovo. Fu un bacio timido all’inizio, poi sempre più passionale; le loro lingue si toccarono e iniziarono una danza senza fine.
“Devo tornare in infermeria” disse Lexa sulle labbra di Clarke.
“Si..lo so. Andiamo”
Le due si incamminarono e arrivate davanti alla porta dell’infermeria si salutarono con un dolce bacio.
“Tornerò domani a trovarti.” Disse Clarke e Lexa fece un segno d’assenso con la testa prima di voltarsi e entrare.
Lexa, prima di tornare a letto si fermò da Anya; si sedette sulla sedia e prese la sua mano tra le sue.
“Anya- la voce rotta dal pianto- ti prego non mollare. Sei sempre stata la più forte tra noi due; non puoi cedere adesso. Ho bisogno di te. Non posso fare quello che devo fare senza di te. Raven ha bisogno di te. Tutti abbiamo bisogno di te. Ti prego non lasciarmi.” Lexa fu scossa da singhiozzi e alla fine si addormentò sulla sedia con la testa sul letto di Anya.
 
 
Una mano scuoteva il corpo di Lexa che, essendo in dormiveglia, si svegliò subito.
“Lexa dobbiamo parlare- disse Marcus- seguimi.”
Lo seguì in silenzio, osservando che la luce non entrava ancora dalle finestre del castello, quindi doveva essere ancora notte.
Entrò nell’ufficio del preside e vi trovò tutti i membri dell’ordine e Bellamy.
“vorrei dire due parole prima..-iniziò Lexa- mi dispiace per quanto è accaduto. È successo già altre volte che mia madre prendesse il controllo della mia mente, ma credevo che adesso sarei riuscita a fermarla. Indra, Abby mi dispiace avervi fatto del male.”
“Stai tranquilla Lexa.. non è colpa tua.” Disse Indra.
“ho riflettuto molto in queste poche ore che ci siamo concessi per riposare e sono giunto ad una conclusione- iniziò Marcus- domani parleremo a tutti gli studenti e gli auror e cercheremo di comunicare il tutto al mondo magico. Riveleremo la vera identità di Lexa e spiegheremo il minimo indispensabile.  Lexa, tu sei come una figlia per me, lo sai; sono sicuro che guiderai il nostro “esercito” nel migliore dei modi.” Lexa spalancò gli occhi stupita e così tutti gli altri.
“Tu non farai niente di tutto ciò- disse Luna piena di rabbia- io sono il ministro della magia e lei è un pericolo per la nostra incolumità…” Marcus non fece finire la frase a Luna che l’attaccò subito.
“Tu non sei niente! Dove eri allora quando il ministero è caduto?! Dove eri quando la tua gente aveva bisogno della tua protezione?! Hogwarts è il mio castello, io sono il preside e uno dei primi membri dell’ordine della fenice. Qui dentro comando io. Cederò il mio potere a Lexa. Lei è l’unica che conosce davvero Nia e l’unica che può farci vincere questa guerra. Chi non è d’accordo può andarsene.”
Nella stanza calò il silenzio.
“Direi che siamo tutti d’accordo, ora uscite tutti dal mio ufficio. Tra tre ore in sala grande.”
“Ho una cosa da dire.” Bellamy si alzò in piedi. “ Ho trovato questi ieri sera.” I disegni che Clarke aveva dipinto furono mostrati a tutti. Per la seconda volta in pochi secondi il silenzio calò.
“Io..” Lexa provò a dire qualcosa ma le parole le morirono in gola.
“Hai avuto una storia con una tua studentessa Lexa?!” urlò Bellamy. Tutti gli occhi si puntarono su lei.
“No!”
“Queste immagini sembrano dire il contrario! Come fa Clarke a sapere dei tuoi tatuaggi?!”
“Sei entrato nella camera di Clarke?!” urlò Abby.
“Si perché avevo dei sospetti! Ho vista Lexa e Clarke al cimitero il giorno dell’anniversario della morte di Gina. E nessuno di voi può negare quello che è successo stasera.”
“Lexa cosa hai da dire?” Abby si girò verso Lexa, mentre tutti gli altri restarono ammutoliti.
“Io e Clarke…. Ci siamo avvicinate. Ma non si può dire che abbiamo avuto una relazione. Sapevo bene qual era la mia posizione e così le ho detto che non ci sarebbe stato niente tra noi.”
“Ma ci sei andata a letto!” Abby fulminò Bellamy con lo sguardo non appena finì di pronunciare quella frase.
“Non importa- disse Abby- non importa. Tutto quello che è successo prima non conta più. Hogwarts, come scuola, non esiste più. Lexa non è più un’insegnate, come nessun’altro. Dobbiamo concentrarci sulla guerra imminente.”
“Ma..”
“Bellamy taci.” Urlò Marcus. “Non hai fatto altro che casini in queste ultime ore. Non voglio più sentir parlare di questa storia. Ora andate!” lentamente tutti uscirono in silenzio.
“Io e te dobbiamo parlare.” Disse Abby a Lexa quando le passò accanto.
La stanza si svuotò e rimasero solo Lexa e Marcus.
“Grazie per avermi difeso.”
“L’ho fatto perché siamo in un momento di crisi. Se Nia vince la guerra saremo tutti morti. Ti avevo avvertita, ma tu non mi hai dato ascolto!”
“Lo so, scusami.”
“Non ti scusare. Purtroppo l’amore non si può comandare- Marcus fece un profondo respiro-ora va. Domani sarà una giornata altrettanto lunga.”
“sei sicuro di quello che stai facendo?”
“Si Lexa, sono sicuro. Credo che sia giunto il momento di ricreare l’esercito. E tu sei la loro Heda.”
“Ho piena fiducia in te Marcus e nelle tue decisioni.” Disse Lexa mentre si aggirava per l’ufficio. Sullo scaffale davanti a lei vie era appoggiato il cappello parlante; lo sfiorò con la punta delle dita.
“Ho sempre fantasticato su Hogwarts. Quando mia sorella tornava a casa per le vacanze raccontava sempre storie fantastiche. Così la notte prima di addormentarmi facevo finta di essere una studente e mi immaginavo tutto quello che avrei fatto qui. Sono sicura che però avrei dato una delusione ai miei genitori dopo lo smistamento. Sicuramente sarei stata Serpeverde.”
“il cappello parlante guarda nell’animo della persona su cui si poggia, non in quella dei suoi genitori Lexa. tu non sei come tua madre, ricordatelo.”
“Sai anche tu quello che ho fatto Marcus, ho ucciso persone innocenti, ho sterminato famiglie.. ho assassinato una bambina di 6 anni.”
“Non eri tu e lo sappiamo. Non sentirti in colpa per cose che tua madre ti ha costretto a fare…. Ora vai a dormire che tra poco dovremo alzarci. Buonanotte.”
“Buonanotte Kane.”
 
 
 
La sala grande si riempì in fretta. Erano solo le 8.00 di mattina ma nessuno era riuscito a dormire bene quella notte.
I professori erano seduti tutti ai loro posti, compresa Lexa, gli studenti avevano occupato solo due tavoli, lasciando gli altri agli auror che avevano alloggiato lì per quella notte.
Marcus si alzò in piedi e Indra fece l’incantesimo che avrebbe permesso a tutto il mondo magico di sentire quello che il preside Kane aveva da dire.
“So che ci troviamo in una situazione difficile, quindi ho deciso di spiegarvi molte cose…”
 
Clarke smise di ascoltare una storia che ormai aveva sentito già troppe volte.
“Perché non mi hai mai detto niente? Avevamo iniziato a fare ricerche insieme e dopo l’ennesimo vicolo ceco avevamo deciso di smettere. Perché non mi ha detto che avevi scoperto cosa era successo veramente a Jake? Non ti fidavi di me?” chiese O’ a Clarke.
“Certo che mi fidavo Octavia..solo che era una cosa segreta.. e poi Lexa si era aperta con me, non potevo tradire la sua fiducia.”
“ Ora capisco i singhiozzi nel letto.. avrei potuto aiutarti a superarla se me lo avessi permesso.”
“Lo so O’, lo so. Mi dispiace di avervi tenuto fuori… non succederà più.”
La voce di Marcus interruppe il loro discorso.
“…. Ho deciso che l’esercito sarà riformato e a guidarlo sarà la nostra Heda. Lexa Natblida.”
Numerosi bisbigli si sparsero per tutta la sala, ma furono subito zittiti dalle parole di Lexa.
“Vorrei prima di tutto scusarmi per quello che è successo ieri sera. Ma credo che rimuginare sul passato non ci porterà a niente. L’esercito è stato formato di nuovo, quindi chiunque voglia farne parte dovrà solo dirlo. Di questo dovrete riferire a Julianne, indra e Sinclair. Ora lascio la parola nuovamente al preside Kane per ulteriori informazioni di cui avrete bisogno.”
La riunione durò ancora un’oretta, poi ognuno fu mandato nelle proprie stanze per prendere le proprie cose e cambiare alloggio.
Raven, una volta portata la sua roba nel dormitorio dei Grifondoro si diresse in infermeria.
Quando arrivò, Anya era sempre nelle stesse condizioni.
“Anya non so se puoi sentirmi, ma volevo dirti una cosa… Ti amo. Mi dispiace se non te l’ho mai detto, ma avevo paura che fosse troppo presto. Anche se sono quasi sei mesi che stiamo insieme; forse non è poi così presto. Ti prego Anya torna da me.. ho bisogno di te..”
“anche io l’ho detto un po’ tardi forse..” la voce di Anya era poco più di un sussurro.
“ANYA!! Oh mio dio sei sveglia!” Raven si buttò addosso alla sua ragazza per abbracciarla.
“Ehi ehi piano..”
“Oddio scusa, hai ragione. Ti ho fatto male ?”
“No tranquilla… comunque volevo dirti che sono stati i sei mesi più belli di tutta la mia vita.”
“Anche i miei.. ti amo Anya.”
“Ti amo Raven.”
Raven passò un paio d’ore in infermeria, controllò che Abby e Jackson facessero bene il loro lavoro e una volta che accertarono che si stava riprendendo abbastanza bene tornò in camera per lascarla riposare.
 
Quando entrò Clarke, O’, Maya e Harper erano sedute sul letto a parlare.  Non appena la videro che piangeva si bloccarono immediatamente.
“An-Anya … si è svegliata.
“Oh mio dio- gridò Octavia- ma sei matta ad entrare così? Pensavo fosse morta!”
Una risata generale fece scendere un po’ la tensione e tutte andarono ad abbracciare la ragazza.
“Raven siamo andate a iscriverci nell’esercito e abbiamo dato anche il tuo nome come ci avevi chiesto.”
“Grazie Clarke.”
“Ragazze- iniziò Maya- pensate davvero che la guerra arriverà fino a qui?”
“Si Maya..penso che sia già arrivata.” Rispose Raven.
 
 
Lexa si diresse di corsa in infermeria non appena seppe che sua sorella si era svegliata; non appena arrivò al suo letto le si buttò addosso per abbracciarla.
“Ahia!”
“Scusami scusami..”
“tranquilla sto bene.. tra te e Raven non so chi sia peggio. Entrambe volete uccidermi per caso?”
“Vedo che stai già più che bene è !”
“Non mi lamento!” le due si misero a ridere.
“Oh nonono … non farmi ridere che mi tirano i punti…oioia che dolore.” Lexa si mise a ridere ancora di più portando sua sorella a ridere e a star male allo stesso tempo. Passarono un paio d’ore insieme, po Lexa torno nella sua stanza lasciando riposare Anya.
 
 
 
“Avanti” Lexa alzò lo sguardo dalle pergamene che stava leggendo e vide Abby entrare nella sua camera.
“Abby io..” provò a parlare ma Abby la zittì con uno sguardo.
“Non voglio sapere cosa è successo tra te e mia figlia. Siete entrambe grandi e responsabili per prendere le vostre decisioni e pagarne le conseguenze. Se non ci fosse stata la guerra saresti stata cacciata…- la donna fece una breve pausa poi riprese- di certo non intendevo questo quando ti ho detto di prenderti cura di mia figlia…-Lexa abbassò lo sguardo a queste parole- sai che la profezia si avvererà. Non far soffrire Clarke inutilmente.”
“Clarke lo sa.. gliel’ho detto ieri sera. Noi non siamo mai state insieme veramente… mi ha detto che non vuole avere rimpianti. Che anche se morirò vuole vivermi adesso.”
“La scelta è sua.. ma sai cosa dice anche la profezia. So che siamo in guerra ma… Wanheda.. non voglio che perda la sua innocenza.”
“Farò di tutto perché ciò non accada Abby.”
“Lo so Lexa… sono felice per voi. Vi meritate entrambe un po’ di felicità. Buonanotte.”
“Buonanotte Abby.”
 
 
Dopo circa dieci minuti dall’uscita di Abby la porta della camera di Lexa si aprì nuovamente e una timida Clarke si introdusse all’interno della stanza.
“Ciao Clarke..” Lexa si alzò dalla sedia per dare un leggero bacio alla ragazza.
“sono passata a salutarti.. oggi non abbiamo avuto tempo nemmeno di un saluto e volevo vederti.”
“mi fa piacere che tu sia passata.. come sai non sarebbe tanto appropriato se venissi io nella tua camera..” un leggero sorriso si disegnò sul viso di entrambe.
"Mia madre mi ha detto quello che ha fatto Bellamy.. è stata una conversazione molto imbarazzante devo dire... comunque domani andrò a parlare con lui."
"Se fosse stato un periodo normale sarei stata cacciata."
"Ma non siamo in un perodo normale.."
"già.."
“mi sono offerta volontaria nell’esercito.” Disse Clarke di punto in bianco mentre girovagava per la stanza.
“Non posso dire di essere contenta, ma non mi aspettavo altro da te Clarke.”
“Posso farti una domanda?”
“Si”
“Chi era quella bambina che hai ucciso?”
Lexa rimase un attimo spiazzata dalla domanda, poi si mise a sedere sul letto e Clarke la imitò.
“Ho fatto delle cose terribili .. tu non mi hai mai creduto, ma te l’ho sempre detto. Sono più simile a mia madre di quanto voglia veramente ammettere. Per questo so che la profezia si riferisce a me. La mia anima è nera….”
“No Lex…” provò a interromperla Clarke, ma l’altra la fermò prima che potesse continuare.
“Si Clarke… quando mia madre mi rapì cercò di farmi entrare nei mangiamorte di mia spontanea volontà. Quando vide che il mio rifiuto era categorico mi fece torturare e poi iniziò a controllarmi la mente. A volte però, quando quei ricordi ritornano, non sono sicura che lei mi controllasse sempre. Credo che in alcuni momenti il mio lato oscuro semplicemente usciva e mia madre non aveva più bisogno di controllarmi. Ho ucciso per conto di mia madre… donne, uomini, bambini. Non c’era distinzione.”
Lexa distolse lo sguardo da quello di Clarke, mentre la vergogna e i sensi di colpa iniziarono a farsi strada dentro di lei.
“Tu non sei persona cattiva Lexa. Sei una persona buona a cui sono capitate cose cattive. E poi il mondo non si divide in persone buone e mangiamorti. Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi. Ciò che conta è da che parte scegliamo di agire. È questo quello che siamo.* Ricordatelo sempre Lexa.”
“non so come fai Clarke a vedere sempre il buono nelle persone.”
“vedo il buono in te Lexa. Perché vedo te. Non quello che vuoi far vedere alla gente, ma quello che sei veramente. Io ti vedo.” Una lacrima scese lungo la guancia di Lexa e le sue labbra cercarono disperatamente quelle della sua amante. Il bacio era pieno di necessità e disperazione.
“Resta con me stanotte.” Supplicò Lexa tra un bacio e l’altro.
“Resterei con te per sempre.” Rispose Clarke. 





Luna entrò nella sala del trono di Nia.
"Avevi detto che te l'avrebbero consegnata di loro spontanea volontà! invece l'hanno eletta comandante dell'esercito! Mi avevi promesso che avrei potuto ucciderla!"
"Abbassa i toni ragazza... posso ucciderti schioccando le dita.- disse Nia fredda- i piani non sono andati come speravo, ma ci saranno altre occasioni. se non ti va bene il nostro accordo finisce qui."
"Ti do tempo 10 giorni. sennò la ucciderò per conto mio."
"Non osare darmi ordini ragazzina! e adesso vattene prima che mi venga voglia di ucciderti."
Luna uscì dalla stanza piiù infuriata che mai. l'odio nei confronti di Lexa cresceva giorno per giorno e il suo desiderio di vendetta stava diventando incontrollabile.


*citazione di Sirius Balck da harry potter.
Salve a tutti.
mi scuso per il ritardo nella pubblicazione, ma gli esami si avvicinano e devo studiare!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Bellamy ha fatto lo stronzo, ma non gli è andata molto bene. Luna è sempre più disposta a tutto pur di uccidere Lexa e l'amore tra Clarke e Lexa sembra finalmente essere nato. 
grazie per chi continua a leggere.
May we meet again.

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Capitolo 15
*** caoitolo 14 ***


CAPITOLO 14
 
I giorni passavano lenti, monotoni. Nia non aveva più attaccato e il mondo magico stava con il fiato sospeso nell’attesa della sua prossima mossa. I ragazzi che avevano deciso di rimanere a Hogwarts si allenavano ogni giorno, senza sosta. Nessuno voleva vederli morire. Anya si era ripresa del tutto ed aveva ripreso ad addestrare i ragazzi.  Lexa aveva mandato pattuglie in tutti i luoghi che sua madre non aveva ancora conquistato e passava le giornate chiusa nel suo ufficio a cercare un piano per vincere la guerra. Vi era sempre un via vai continuo di auror e insegnanti che l’aggiornava su ciò che succedeva al di fuori di Hogwarts.
Bellamy e Clarke avevano avuto un duro confronto su quanto successo. Era stata dura per Bellamy ricevere l’ennesimo rifiuto da parte di Clarke dopo che aveva dichiarato i suoi sentimenti, ma alla fine erano riusciti a chiarirsi e Bellamy aveva promesso che non avrebbe fatto più nulla per ostacolare la sua relazione con Lexa. Voleva solo che lei fosse felice, e se lo era con Lexa lo avrebbe accettato.
 
“Mi ha appena contattato il ministro americano. Hanno deciso di non aiutarci in questa guerra.” Disse Marcus.
“me lo aspettavo.. non vogliono dichiarare guerra aperta a mia madre per paura. Li capisco.- Lexa guardò pensierosa l’uomo di fronte a lei- Tranquillo Marcus, ce la faremo anche senza il loro aiuto.”
Kane annuì, il viso stanco e la barba non curata lo facevano sembrare più vecchio di quanto fosse realmente.
“Dovresti riposarti.. sei allo stremo.” Disse Lexa sinceramente preoccupata per Marcus.
“Sì hai ragione… anche tu però dovresti staccare per un po’ la spina..”
“Sì.. mi sono presa la serata libera. Finisco e poi chiudo tutto fino a domani mattina.”
Marcus annuì e se ne andò lasciando la ragazza a finire di leggere le ultime pergamene. Dopo una ventina di minuti la Heda chiuse tutto, si fece una doccia veloce e si incamminò verso la sala grande.
Vide Clarke seduta con i suoi amici; sembrava così spensierata e allegra che per un attimo pensò di non disturbarla.
Mentre era indecisa se andarsene o no Clarke si girò e la vide. Un ampio sorriso si stampò sul viso della ragazza che le fece segno con la mano di raggiungerla.
“Ciao ragazzi.” Disse Lexa un po’ imbarazzata.
“buonasera professoressa.”
“Vi ho già detto che non sono più una vostra professoressa, potete chiamarmi Lexa.”
I ragazzi annuirono imbarazzati, poi Clarke interruppe il silenzio che si era creato.
“Come mai sei venuta qua Lexa?”
“ehm.. volevo chiederti se ti andrebbe di venire con me.. volevo mostrarti una cosa.”
“Oh.. si certo. Volentieri.. allora ragazzi ci vediamo, buona serata.” Clarke si alzò mentre gli altri le salutavano, poi seguì Lexa. Camminarono per i corridoi di Hogwarts e, nonostante le continue domande di Clarke, Lexa si  rifiutò di dirle dove la stava portando.
“Ma questa non è la strada per la torre di astronomia?” chiese Clarke sempre più curiosa.
Lexa rimase in silenzio. Salirono gli ultimi scalini ed effettivamente si ritrovarono in cima alla torre di astronomia.
Una coperta era stesa sul pavimento con sopra un cestino da pic nic. Introno le candele rendevano l’atmosfera molto romantica.
“Ti avevo detto che mi sarebbe piaciuto portarti a vedere le stelle…” Clarke interruppe Lexa prendendo il suo viso tra le sue mani e dandole un delicato bacio a stampo.
“è tutto bellissimo.. grazie.”
Le due ragazze si stesero sulla coperta, mangiarono ciò che Lexa aveva fatto preparare dagli elfi in cucina e osservarono le stelle. Lexa mostrava a Clarke le costellazioni, spiegandole i diversi significati e raccontandole le storie e i miti che si celavano dietro a quello spettacolo che l’universo aveva offerto alla Terra. Fecero l’amore, più volte, sotto le stelle; il calore dei loro corpi che contrastava il freddo della notte, la loro felicità che contrastava il dolore della guerra.
 
 
 
 
 
Indra correva tra i corridoi del castello, il panico nei suoi occhi e il terrore nella sua voce quando  spiegò a Lexa cosa era appena successo dopo che era arrivata nel suo ufficio.
“il gruppo che hai inviato a Mount Wheter è stato catturato. Jasper Jordan è riuscito a scappare. Ci ha appena avvisati tramite gufo.”
Lexa imprecò, poi si calmò e ordinò a Indra di mandare qualcuno a recuperare il ragazzo e di convocare tutti nella sala grande immediatamente.
 
Negli ultimi periodi avevano avuto contatti con la setta dei Wallace,  una piccola comunità stanziata a Mount Wheter. Avevano avuto dei problemi per via della guerra in atto e Lexa non aveva esitato a mandare aiuti. D’altra parte Dante, il capo, e il preside Kane avevano stretto rapporti negli anni passati; gli alunni del sesto anno andavano nella comunità per qualche giorno così che imparassero senza stare sui libri ma dall’esperienze quotidiane.  Un paio di giorni prima avevano mandato un messaggio di aiuto e Marcus e Abby si erano offerti volontari e avevano preso una squadra con loro, ma a quanto pare le cose non erano andate secondo i piani.
 
 
 
Heda incuteva terrore dall’alto dei gradini della sala grande con il suo portamento regale e il suo abbigliamento da guerra. La sua voce era ferma e decisa mentre spiegava il piano che in poco tempo aveva  ideato per salvare i suoi compagni.
Tutti coloro che erano stati scelti per la missione di salvataggio si preparano per combattere e partirono.
 
 
Mentre volavano sulle scope Clarke si avvicinò a Lexa che stava guidando la spedizione.
“Mount Wheter è sempre stato neutrale.. perché schierarsi ora dalla parte di Nia?”
“Non lo so Clarke.. il presidente di quella setta avrà visto un’opportunità di sopravvivenza maggiore se si fosse schierata con mia madre.. ma ora dobbiamo solo essere concentrati sul salvare tutti loro e riportarli a casa..”
“Ho già perso mio padre, non posso perdere anche mia madre..” una lacrima solitaria rigò la guancia di Clarke.
“Non accadrà. Te lo prometto.”
 
 
Tutti avanzavano piano, nascosti nel bosco. Arrivarono a una ventina di metri dall’ingresso sigillato di Mount Wheter.
“Indra, tu e Octavia guidate il gruppo B. Aspettate il segnale. Entrate solo dopo averlo sentito.” Entrambe annuirono e si diressero con la loro squadra verso i tunnel sotterranei.
“Anya e Raven andate alla diga. Sapete cosa dovete fare.-le due si allontanarono lasciando l’ultima squadra da sola. - lanciamo la bomba che ha creato Raven e una volta che la porta si sarà aperta entriamo. Voi tre rimarrete qui a controllare-disse Lexa rivolgendosi all’auror Miller, Lincoln e Sinclair- e manderete il segnale che siamo dentro. Io ho il corno per il segnale della ritirata se dovesse succedere qualcosa. Se lo sentite scappate. Avete capito tutto?- il gruppo, formato da studenti e da auror annuì- iniziamo.”
Lexa lanciò la bomba che esplose non appena toccò la porta blindata. Ci fu un boato e poi solo silenzio.
Tutti controllarono che non ci fosse nessun nemico pronto ad attaccarli e una volta che furono sicuri Lexa, Bellamy, Monty e Clarke iniziarono a correre verso l’ingresso.
Dopo appena due passi una miriade di incantesimi si abbatté su di loro, e ciò li costrinse a tornare al riparo con gli altri.
Passarono diversi minuti, ma nessuno riusciva a percorrere quei metri che li separava dalla porta.
“Copritemi, passerò da dietro e li attaccherò alle spalle così potrete entrare.” Disse Lexa.
“Vengo con te- il padre di Miller si fece avanti- mio figlio è là dentro devo fare qualcosa per salvarlo.”
“Okay allora noi andiamo.”
Lexa strinse la mano di Clarke, poi si girò andandosene mentre gli altri iniziarono a lanciare incantesimi di contrattacco.
 Dopo pochi minuti gli incantesimi lanciati contro di loro cessarono, così Monty, Clarke e Bellamy riuscirono ad entrare a Mount Wheter.
Camminavano furtivi per i corridoi, ma stranamente non trovarono nessuna guardia a controllare.  Erano quasi arrivati alla sala di controllo quando sentirono il segnale della ritirata.
“No.. non possiamo ritirarci ora.” Il panico stava prendendo il sopravvento su Clarke.
“Clarke dobbiamo andarcene. Lexa ci ha detto che avrebbe suonato il corno solo in caso di emergenza. Dobbiamo scappare prima che ci prendano e ci uccidano.” Disse Bellamy, anche lui sempre più spaventato.
“No! Non posso lasciare mia madre a morire. Lei è la mia famiglia.”
“C’è Harper… non posso lasciarla. Non ora che ha bisogno di me.” Disse Monty.
Il silenzio calò tra di loro.
“Troveremo un modo di farcela anche senza Lexa- disse Bellamy convinto- forza andiamo. “
Tutti e tre proseguirono per i corridoi, l’ansia li stava divorando e la paura di non uscire più da quel posto cresceva sempre di più.
 
 
Nel tunnel
 Il segnale di ritirata rimbombò nei tunnel facendo trasalire tutta la squadra.
Indra, che era a capo del gruppo, non si fece prendere dal panico e ordinò a tutti di ritirarsi.
“ma non possiamo lasciarli morire.. sono i nostri amici.. Abby, lei è stata come una madre per me. Non possiamo abbandonarli.” Octavia non sembrava disposta ad abbandonare la missione.
“Non lo vorrei fare nemmeno io, ma questi sono gli ordini di Heda. Torneremo a prenderli.”
“No indra, io non scapperò.  Se voi volete andare andatevene. Io resto.”
“Octavia!- Indra era sempre più arrabbiata-  tu sei un soldato. Questo è un ordine e devi obbedire.”
“No.” Lo sguardo di Octavia era sempre più duro e la tensione tra le due era arrivata a livelli estremi.
“Se decidi di restare morirai.”
“io non me ne vado.”
Indra guardò un’ultima volta la ragazza, poi si voltò e insieme al resto della squadra scomparve nel tunnel.
Octavia entrò all’interno di Mount Wheter, con la sola paura di perdere le persone che amava a farle compagnia.
 
 
 
Alla diga
Raven e anya avevano appena messo al tappeto l’ultima guardia quando il segnale della ritirata arrivò dritto alle loro orecchie.
“no… non possiamo ritirarci ora.” Raven si girò terrorizzata verso Anya.
“Andiamocene Raven. noi in ogni caso non avremmo potuto fare più niente.”
“Ma li lasceremo a morire.”
“Dobbiamo andare ora Rae.”
“vai tu.. io non posso andarmene.” Raven si girò per dirigersi verso l’entrata di Mount Wheter.
“Perdonami Rae.” Sussurrò Anya, poi le si avvicinò, l’afferrò per un braccio e si smaterializzò vicino a Hogwarts.
 
 
 
Dentro Mount Wheter
 
Clarke, Bellamy e Monty  avevano trovato colui che fino a pochi mesi prima era il capo di quella setta, Dante Wallace. Lo avevano preso come ostaggio e si erano diretti alla stanza di controllo.
Una volta dentro Monty iniziò a controllare tutti gli scaffali per cercare qualcosa di utile da utilizzare.
“Dante ti prego ferma tuo figlio. Perché sta facendo questo?” chiese Clarke mentre lo teneva sotto tiro.
“facciamo ciò che è necessario per far sopravvivere la nostra gente.” Rispose Dante freddo.
“Ma noi vi abbiamo aiutato.. ogni volta che in questi mesi avete avuto bisogno di qualcosa il preside Kane vi ha sempre dato una mano.”
“Lo so Clarke.. ma alcune volte bisogna fare delle scelte…”
Wallace fu interrotto dall’apertura di quello che sembrava un portale su una delle pareti mostrndo la faccia del figlio Cage.
“Clarke.. che piacere vederti… sapevo che saresti diventata una leader..” una risata perversa uscì dalla bocca di Cage.
“Cage lascia andare i prigionieri.. potremmo trovare un accordo e dimenticare questa assurda storia.” Disse Clarke cercando di essere più convincente possibile.
“Mi dispiace Clarke ma non posso.. ho già un accordo molto vantaggioso. Vattene finché sei in tempo.”
Clarke guardò Bellamy e Monty, poi capì cosa doveva fare.
“Lasciali andare o ucciderò tuo padre.”  Clarke puntò la bacchetta contro Dante mentre fissava con sguardo deciso il figlio.
“Non oseresti..”
“te lo ripeto un’ultima volta Cage.. liberali o uccido tuo padre.” Clarke era sempre più determinata.
“Padre…- lo sguardo del figlio era sofferente- mi dispiace, non  posso.”
“Lo so figliolo.. proteggi la nostra gen..”
“Avada Kedavra!” Clarke lanciò la maledizione senza perdono. Il corpo di Dante cadde a terra con un tonfo sordo, gli occhi ancora spalancati.
“Nooo!!” la faccia di Cage si era trasformata in una smorfia di dolore; non si aspettava che Clarke andasse fino in fondo. Quello che assomigliava ad un portale si chiuse immediatamente lasciando i tre ragazzi da soli.
Clarke tremava fissando il cadavere davanti ai suoi occhi; Bellamy le si avvicinò e la strinse a sé.
“Potrei aver trovato qualcosa.. ma potrebbe portare a gravi conseguenze.” Disse Monty che aveva continuato la sua ricerca.
Gli altri due lo incitarono a parlare.
“Da questi scritti si capisce che sono malati.. tutti quanti. Hanno fatto un incantesimo di protezione che filtra l’aria. Se respirano aria non filtrata muoiono. Hanno fatto degli studi, su umani. Hanno trovato una cura ma hanno bisogno di maghi sani.”
“allora le sparizioni qui vicino non erano opere di Nia. Erano loro.” Disse Bellamy sorpreso.
La loro conversazione fu interrotta da Cage che si era di nuovo messo in contatto con loro.
“Guarda Clarke. Guarda morire i tuoi amici. E per prima toccherà a tua madre.” Cage era ormai fuori di sé. La ragazza vide la madre incatenata a un letto che urlava e si dimenava mentre un grosso coltello le veniva infilato in un ginocchio. Marcus urlava, implorando di lasciarla andare. Nello stesso momento dietro si aprì la porta dove venivano tenuti prigionieri mostrando i civili che mangiavano tranquillamente ai tavoli della sala da pranzo. Octavia entrò dalla porta, due guardie che la trattenevano di peso. Il viso pieno di escoriazione e una gamba che le sanguinava. Venne incatenata al muro insieme agli altri.
“No..” Bellamy sussultò alla vista della sorella.  Si girò verso Clarke che guardava inorridita la madre mentre veniva torturata.
“Cage sappiamo che siete malati- disse Clarke appena si fu ripresa-  se li lasci andare vi aiuteremo.”
“non si torna più indietro Clarke.”
La ragazza si voltò verso Monty. “ sei sicuro che il contro incantesimo funzionerà?”
“si” disse sicuro il ragazzo.
Clarke guardò Bellamy negli occhi per avere il suo appoggio. Quella decisione avrebbe portato alla morte di centinaia di persone innocenti.
Il  ragazzo le prese la mano.
“è mia sorella. È una mia responsabilità.”
All’unisono estrassero le bacchette e recitarono l’incantesimo.
Videro le guardie presenti iniziare a contorcersi dal dolore mentre la loro pelle deperiva.
Tutti e tre uscirono da quella stanza e si diressero a corsa verso la sala da pranzo. Mentre stavano uscendo sentirono il grido disperato e pieno di rabbia di Cage.
Non appena arrivarono lo spettacolo che si porse loro davanti era orribile. Uomini, donne e bambini erano a terra, morti, con la pelle deformata. Superarono i cadaveri in silenzio ed entrarono nella stanza dove erano tenuti prigionieri i loro amici.
Le guardie erano a terra prive di vita, ma di Cage non vi era traccia. Liberarono tutti e Clarke si diresse subito da sua madre.
Si abbracciarono intensamente, mentre entrambe piangevano di gioia.
“Cage è scappato.” Disse Harper mentre Monty la liberava.
Marcus prese Abby in braccio e la portò fuori.  Quando tutti furono liberati uscirono dal monte dove persone innocenti  avevano perso la vita per un motivo che Clarke e nessun altro aveva ancora capito.  
Una volta usciti trovarono Lincoln e Sinclair che, non vedendoli uscire, avevano deciso di non ritirarsi.
“avete visto Cage?” chiese Clarke.
“No..siete i primi che vediamo.” Disse Sinclair.
Lincoln non appena vide O’ in quelle condizioni si assicurò subito che stesse bene e poi la fece montare sulla scopa dietro di lui.
Anche il  resto del gruppo che faceva parte della missione di recupero montò sulle scope e caricò gli altri.
Dopo un paio di ore arrivarono ad Hogwarts.
Furono accolti dagli auror, dai professori e dagli studenti non appena entrarono dentro al castello.
I ragazzi abbracciarono i loro amici e Raven corse incontro a Clarke e Octavia e dopo averle abbracciate si fiondò su Abby chiedendole perdono per averla abbandonata.
“Come avete fatto?!” chiesa Indra stupita dalla riuscita dell’impresa.
Tutti si guardarono un po’ indugiando poi Clarke prese la parola.
“Dov’è Lexa?”
“E dov’è mio padre?” chiese Nate.
Il silenzio calò tra i professori e fu di nuovo Indra a parlare.
“quando siamo arrivati al castello dopo esserci ritirati è arrivata una lettera da parte della nostra Heda dove spiegava il piano che aveva attuato con sua madre per farci uccidere a Mount Wheter.
Ci ha traditi.”
 
 
 
 
 
 
Dimora di Nia, poco dopo il rientro a Hogwarts.
“Non mi aspettavo tutto ciò.. ma possiamo sempre sfruttare tutto quanto a nostro vantaggio.  Radunate le truppe e mettete in moto l’esercito. Tra poco il mondo magico sarà mio.”

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