I'm not afraid

di tyurru_chan
(/viewuser.php?uid=79042)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** For Love ***
Capitolo 2: *** For Fear ***
Capitolo 3: *** For Pride ***
Capitolo 4: *** For Justice ***
Capitolo 5: *** Only for her ***



Capitolo 1
*** For Love ***


“L’amore è importate, Anders! Come puoi…”
“Non in questo luogo, non in guerra. Ti amo più di ogni altra cosa al mondo, ma ci sono cose più importanti, anche di noi due.”
 
-Perché non riesce a comprendere?-
-No, non desiderare che lei comprenda, che veda tutto questo.-
 
I pensieri ammonitori dello spirito insito in sé eran sempre più assordanti, una cantilena continua ad accompagnare ogni suo gesto, sempre più irrazionale. Giustizia emergeva a tratti, impaziente, a volte con vigorosa prepotenza, spavaldo nel mozzargli il respiro, per poi riprender fiato dopo una lunga apnea.
Cosa stesse divenendo, mutando ogni aspetto, al punto da non riconoscerne più il tratto.
 
“Desidero solo proteggerti. Da tutto questo, e anche da me stesso.”
“Anders… e chi proteggerà te?”
 
 
 [Kirkwall - Notte]

Un tocco lieve a sfiorarla, avvertì un dolce respiro solleticarle il viso; lo scoppiettio del focolare era l’unico rumore ad udirsi nell’ampia camera da letto della tenuta degli Amell.
“Mi fai il solletico così!”
Rimproverò scherzosamente la padrona di casa, ammonendo per gioco il proprio amante, dedito a qualche fugace coccola notturna, dopo tanta passione appena conclusa.
“Ah-ah! Mai vista una donna lamentarsi per eccesso di attenzioni dopo il sesso.”
Il mago rispose per le rime, ponendo una scia di baci sulla linea della clavicola, le forme di lei in parte nascoste dalle lenzuola, ma ne conosceva bene ogni forma, senza bisogno di scoprirle.
Un gemito leggero si perse nella stanza e l’uomo sorrise vittorioso nell’udirla. Nell’intimità a volte, appariva simile ad un docile gattino in preda alle fusa, mostrandosi oltremodo fiera all’infuori di quel contesto. E per il creatore, nessuno più di lui amava i gatti in ogni loro aspetto e carattere, rendendo il tutto ancor più inebriante.
“Sei stanca?” esordì infine, carezzandone un braccio con le dita. In tutta risposta, ella si strinse ancor più alla sua presa, sprofondando contro il suo petto.
“No. Ma inizia a diventare sempre più difficile nascondere tutti questi segni sul corpo che ti diverti a lasciarmi per gioco.”
Un sorriso malizioso, seguito da una linguaccia impudente a lui rivolta.
“Un motivo in più per impedire ad altri uomini di guardarti. Sei così incredibilmente bella, Hawke…”
“E tu un impertinente adulatore.”
Un bacio quieto a zittire altre infondate proteste, un tocco ricercato, privo di malizia. In quella ricercata intimità ogni problema svaniva; la notte recava conforto e reciproco sostegno.
L’amava così tanto da esserne spaventato.
Da se stesso, e da Giustizia.
 
Non ho paura.
“Hai visto ciò che sono. Dovresti averne, amore mio.”
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** For Fear ***


[Kirkwall - Città oscura]
 
“Dottore, sto così male. Curami!”
 
Una scenata derisoria ripetuta altrettante volte, seguita da un velato mormorio di sdegno e curiosità dai vari pazienti in attesa nel rifugio.
Il mago inspirò profondamente; provò ad appellarsi ad ogni personale proposito di buonsenso e non porsi in maniera sconveniente davanti alla sua ospite, così tragicamente assidua nelle sue visite ultimamente.
“Isabela, te l’ho già detto. Se continui a concederti a persone di ogni specie e dalla dubbia igiene io non posso fare miracoli ogni volta.” Un alzata di spalle, l’ennesimo ammonimento inutile mentre le prescriveva delle erbe per un particolare unguento.
La donna parve rifletterci per un istante, per poi rispondere a tono beffardo  un “Ma la magia non serve a questo?”
Un sospiro rassegnato, avrebbe voluto controbattere, ma l’avvenente piratessa  gli voltò le spalle su due piedi, congedandosi con naturale sensualità, i passi ammiccanti che non sfuggirono a molti dei rifugiati rapiti da tanta bellezza.
In quello stesso istante la sua amata varcò la soglia, incrociando Isabela per un istante, il tanto bastava per sentirle bofonchiare qualcosa a tratti fra loro di sfuggita.
 “Non voglio saperlo” si pronunciò lei, rifiutando di approfondire l’imbarazzante questione. Come Anders curasse certi casi erano davvero cose al limite della sua conoscenza.
“Vorrei poter dire lo stesso.”
Il mago ridacchiò sommessamente, versò dell’acqua in un catino per ripulirsi i palmi impiastricciati dalle varie sostanze da lui usate per le cure. Hawke prese a contemplarlo pensierosa, avvicinandosi a passo leggero, come a timore di disturbarlo più del dovuto.
Amava osservarlo, a volte.
Condividerlo con una certa piratessa, invece, era fuori questione.
 “Hai del tempo per me?” bisbigliò suadente, un istinto di difesa nel rivendicare il proprio territorio impunemente avvicinato da altre.
“Tutto il tempo del mondo, amore mio.”
Cercò di avvinghiarla a sé, ma lei sfuggì alla sua presa con un sorriso complice. Sfuggente ed aggraziata, quanto un felino in cerca di attenzioni ma con i suoi giusti spazi, e nessuno più di lui era pronto a soddisfare ogni suo desiderio.
Una lieve scossa improvvisa ai suoi pensieri e lo spirito lo ammonì come sempre per tali futilità forvianti.
“Magari tra un po’…” si corresse con un colpo di tosse accennato.
Ella smorfiò appena contrariata, pose un delicato bacio su una guancia di rimando ad acconsentirne la richiesta di lasciarlo ai suoi doveri di guaritore.
“Ti aspetto alla taverna allora, non esagerare come tuo solito.”
Un sussurro carico di promesse, Anders sospirò arrendevole, portando lo sguardo verso il basso. La ciotolina di latte che era solita lasciare nei pressi del rifugio speranzoso era ancora intatta, prese a scrutarla nostalgico.
 
“Non otterrai nulla da tutto questo. Se non autoinfliggerti altro dolore.”
“Lo so. Ma è anche per lei che devo riuscirci.”
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** For Pride ***


“Sei una terribile distrazione, Hawke”
Si era pronunciato a tono, rassegnato come suo solito per lo più, dopo aver ceduto alle richieste della propria amata nell'accompagnarla venendo meno ad altri suoi doveri.
Come sempre.
 
“Una terribile, seppur incredibilmente splendida, distrazione.”
 
Avrebbe precisato volentieri; impegnato nel concentrare un tenue fascio di luce curativo azzurrino tra le proprie mani, il fianco di lei esposto alle sue cure. Era rimasta scioccamente ferita in uno degli scontri contro alcuni schiavisti sulla costa.
Una smorfia di disappunto, non fosse stato per il dolore pulsante, più che certo, ella gli avrebbe risposto per le rime senza peli sulla lingua.
Era schietta, forse anche troppo a suo parere.
“So badare a me stessa, non trattarmi come una bambina!”
Anders accennò un sorriso, iniziando a fasciare l’orrido taglio a deturpare quella pelle chiara di sua intima conoscenza.
“A volte lo sei.”
“Ehi…!”
Picchiettò contraria contro il petto di quell’impudente, una finta indignazione le comparve sul viso.
Poteva anche lasciarlo vincere, ma non sempre.
E su quel dato argomento era difficile spuntarla, soprattutto quando vi era di mezzo sempre…
“Fenris. Ti piace proprio così tanto dedicarti alle sue richieste e ai suoi problemi, eh?”
Toccato sul personale, per l’appunto.
La stretta sul bendaggio si fece più serrata, un lamento le sfuggì, lui di rimando si scusò anche se con poca convinzione. A quanto pare un lato permaloso, anche se ben nascosto, ce l’aveva anche lui.
“Dedico molto più tempo ad un certo qualcuno.”
“Ah, si?”
“Anche se questo qualcuno mi riempie casa di manifesti e passa il tempo a lamentarsi su altri ipotetici uomini.”
“Potrei anche offendermi.”
Ella ridacchiò di gusto, una risata soave per nulla sgarbata, sollevandosi infine sulle ginocchia e risistemandosi a dovere il drappo di vestiario scoperto e sporco di sangue. Il dolore si era attenuato e la ferita rimarginata, potevano riprendere il cammino.
Anders continuava a scrutarla contrariato, lasciò malvolentieri la presa per riprendere una dovuta debita distanza di circostanza. Dal sentiero, poco distanti, l’elfo in questione e il nano dei Tethras li attendevano visibilmente impazienti.
“Mi farò perdonare, promesso.”
Annuì infine, punzecchiandolo di rito a dovere. Ma il mago non era in vena di assecondarne i soliti capricci amorevoli.
“Mi preoccupo solo per te, amore mio, lo sai.”
Ella parve rifletterci un istante, uno sguardo criptico a incrociarne il suo, stanco da tempo dal susseguirsi degli eventi.
“Lo so.”
“Hawke, io non…”
Ma lei lo zittì con un cenno, due dita a posarsi sulla bocca dell’uomo, il quale trattenne il respiro a quel gesto inaspettato.
Poté scorgere ancora una volta il suo dissenso fra quegli splendidi occhi incantevoli a cui non gli riusciva di negare nulla.
Un profondo sospiro ed annuì, senza aggiungere altro che non fosse già stato detto.
 
Il mio amore è davvero la cosa più giusta per te?
“Non vorrei essere al fianco di nessun’altro, solo con te.”
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** For Justice ***


[Kirkwall - Notte]
 
“Asp… aspetta, non… ah!”
Un urlo soffocato contro l’impudente palmo ruvido della mano del suo amante; gli occhi azzurri annebbiati, suoni ovattati, incapace di ulteriori proteste a suo discapito.
Di rado, riusciva nell’intento di turbarla o persino sottometterla a sè. Venir presa in modo così esasperante negli ultimi tempi, quei tocchi frettolosi, impazienti, un che di prepotente nei suoi gesti, per nulla affettuosi come suo fare.
A volte, le sorgeva il dubbio si trattasse dello spirito di Giustizia, al culmine della sua infinità ostilità nei suoi riguardi, colui che la possedeva sotto quelle coperte di lino e il letto sfatto, impregnato del sudore di entrambi.
Un ennesimo gemito strappato, le sue suppliche inascoltate ancora una volta, uno forte spasmo piacevole misto al dolore, portandola ad aggrapparsi con più forza a quelle spalle ampie, fino a graffiarne la cute.
Il mago se ne accorse, riprendendo il controllo delle proprie azioni per qualche secondo, uno sguardo colpevole lo attraversò nel suo intimo.
“Perdonami…”
Mormorò infine, lasciandosi serrare da quel forte abbraccio, ricercando un minimo di razionalità perduta.
 
Non desiderava ferirla, eppure tutta quella rabbia sfociava in qualcosa di malsano e incontrollabile.
 
 
“Ti amo.”
 
Una perplessa Hawke si volse in direzione del proprio amante a quell’inaspettata dichiarazione; un sorriso di rimando, intenta nel suo a rivestirsi con dovuta parsimoniosa e calma. Anders la contemplava dallo scrittoio, poco distante.
“…Lo so.”
Si pronunciò infine, uno sguardo dolce in risposta, benché peccasse di un accennato imbarazzo nel tono.
Le dedicava di frequente una sconsiderata dolcezza disarmante, che non sempre le riusciva di gestire. Un’innata stucchevole audacia, sin dalla prima notte passata insieme.
“Sei di nuovo stato sveglio su quei manifesti?” divagò abilmente, abbandonando il confortevole materasso per avvicinarlo a passo lento e controllato.
Le prime luci dell’alba a far capolino dalle finestre socchiuse. Tendine di un bianco semplice ne filtravano la visuale, eppure l’uomo non parve farci caso più di tanto intento nel suo lavoro.
“Non volevo svegliarti. E… volevo che tu sapessi, sempre, che ciò che provo per te è immutato.”
Non demorse dalla questione, riponendo nella boccetta d’inchiostro il piumato pennino imbevuto di un nero pece profondo. Una pausa di riflessione, uno stacco dovuto.
Gli occhi color nocciola rivolti verso quei fogli stropicciati, sparsi per tutto il mobilio.
“Lo so.”
Ripeté lei. Braccia esili ma decise l’avvolsero in un abbraccio gentile, un tocco pacato, da cui ella poté percepire dalla schiena del suo amato i tremiti della stanchezza accumulata negli ultimi giorni, da quelle spalle ampie ed esauste.
Non dormiva quasi per niente, e restava fuoricasa più del dovuto.
 
Lontano da lei.
 
“Qualsiasi cosa accada, non desidero recarti ulteriore problemi. Ti proteggerò da lui.”
Hawke comprese a tratti che era un ammonimento riferito a Giustizia. Negli anni di convivenza il disaccordo era divenuto talmente palese che era impensabile ignorarlo.
“Non temere, io sono qui. Non devi proteggermi da nulla. Ora torna a letto, riposa almeno un po’… con me.”
Un invito di conforto, a cui quell’ampia schiena rigida acconsentì senza protesta, abbandonandosi alle sue carezze.
 
“Solo per un altro po’, vorrei che tutto questo non avesse mai fine.”
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Only for her ***


“Non durerà per sempre tutto questo.”
 Ripeteva a se stesso ogni giorno, ad ogni incontro, ogni momento speso accanto a lei e non per la causa.
 
-Eppure non desideri rinunciarci. – Giustizia lo ammoniva, puntualmente.
E il tempo passava, veloce, implacabile. Anders tendeva spesso a crogiolarsi beato, tra illusioni melliflue di vane speranze. Seppur ogni sua convinzione rischiava di crollare in frantumi da un giorno all’altro.
Sei anni erano passati, avrebbero potuto trovarlo, rinchiuderlo o peggio ucciderlo, prima di aver compiuto ciò che si era prefissato.
“Puoi controllarlo, ne sono certa” aveva affermato Hawke con un candido sorriso, ricolmo di dolcezza, distogliendolo da amari pensieri; come ad aver letto nei suoi pensieri cosa lo attanagliasse.
Lei credeva davvero in quelle parole, non erano frasi vuote o circostanziali.
In tutta risposta egli ne carezzò gentilmente il viso, soffermandosi su quel lieve rossore accennato degli zigomi. Un fischiettio canzonatorio di sottofondo da parte di qualche cliente troppo ubriaco della taverna, ruppe il momento di ricercata condivisione fra loro.
Anders sospirò a sua volta, seccato dall’infernale baccano.
Non che il luogo fosse il più consono per un tale momento.
“Non farti carico dei miei fardelli, hai già troppo a cui pensare, mia adorata Campionessa .” liquidò la faccenda abilmente, ma era consapevole non fosse sufficiente.
Persino lui stesso faticava a riconoscersi in quegli ultimi mesi. A volte arrivava a provare vuoti di memoria costanti, dimenticando cosa stesse facendo o ritrovandosi in luoghi di cui non ricordava l’ubicazione. E più i maghi venivano oppressi dai templari e più ogni sua limite iniziava a cedere.
Lei era, probabilmente, la sua unica ancora di certezze in quell’ingarbugliato problema.
 
“Aiutami.”
 
“Anders, stai bene?”
“Si.”
Negò a se stesso, nuovamente, ogni contatto. Eppure, raggelò sul posto a quell’improvvisa debolezza che aveva appena attraversato interiormente il suo cuore.
 
“Smetti di tergiversare. Agisci. Ciò che deve esser compiuto non puoi rimandarlo per sempre!”
“No… non ancora.”
 
Un oppressione continua, sempre più forte su di lui.
Illudeva se stesso, ancora una volta. E mancava poco, molto poco alla fine.
 
 
[- Epilogo]
 
“Anders… che cosa hai fatto?”
“Ciò che andava fatto. Non vi è più compromesso, solo il caos.”
“…”
“Vieni con me, Hawke. Fuggiamo insieme da tutto questo.”
 
Una supplica insperata, un sussurro che si perse nel fragore incessante degli scontri sottostanti la forca. La chiesa distrutta in un cumulo di macerie, la città messa a ferro e fuoco dai templari.
Eppure, nulla lo spaventava più dello scorgere la possibilità di una scintilla d’odio da colei per cui aveva dato tutto.
 
-Nulla sarebbe stato sufficiente a redimerlo delle sue azioni. –
 
“Così sarà, allora. Restiamo insieme, fino alla fine.”
Nessuna titubanza da parte di lei, solo uno sguardo ricolmo di malinconia; non desiderava recargli altrettanto dolore di quanto non se ne fosse già procurato da sé, né di rinunciare ad ogni cosa.
Lei era fatta così. Decisa, come il primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati, la prima notte passata insieme di nascosto, svelando reciproci languidi sentimenti e un comune desiderio di affrontare assieme ogni avversità data da quella scelta di convivenza.
 
“Fin tanto sarai al mio fianco non avrò timore di nulla, ne di me stesso, ne delle conseguenze che tutto ciò comporterà.
Lotteremo per un mondo in cui i nostri figli saranno liberi, non oppressi da insulse regole imposte. E un giorno, anche se lontano, potranno esserci due persone come noi, libere di amarsi senza alcun timore verso la magia.”
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3750077