Prologo
La
primavera era arrivata come suo solito portando il verde acceso
dell’era e i favolosi colori dei fiori appena sbocciati,
insieme al piacevole calore che permetteva agli abitanti di Beacon
Hills di passare più tempo all’aperto, magari ad oziare
lasciando scorrere indisturbato il tempo senza preoccuparsene,
godendosi i raggi del Sole carezzare le palpebre chiuse, accompagnati
dal leggero vento proveniente da ovest che portava l’odore
salmastro dell’Oceano Pacifico, creando un’atmosfera
paradisiaca.
La
città era divisa in ben sette sezioni, ognuna con la propria
famiglia fondatrice da cui prendevano il nome. Nella parte più
esterna, vicino al confine con Riverside, c’erano i licantropi
appartenenti al clan Hale. Si preoccupavano di proteggere la città,
sorvegliando il Nemeton ed erano i maggior distributori di beni di
prima necessità sfruttando il territorio fertile di cui
disponevano. L’Alpha era Thalia Hale, maritata a Sebastian
Hale, ed era un’omega dal cuore d’oro, ma severa con chi
meritasse una bella punizione. La coppia aveva tre figli: Laura, la
più grande, era un’alpha legata ad un omega del suo clan
di nome Hector Sullivan ed era in attesa del loro primo bambino alla
giovane età di ventuno anni. Il secondo genito era un altro
alpha, ma a differenza della sorella non si era ancora legato
nonostante fosse un senior alla Beacon Hills High School,
contrariamente a molti suoi coetanei, ma non poteva farci nulla se in
due anni non aveva trovato la sua anima gemella anche se in realtà
aveva una cotta segreta di cui solamente Laura era a conoscenza.
L’ultima degli Hale era Cora, di appena sedici anni, in attesa
di scoprire la sua natura che si sarebbe rivelata ben sette giorni
dopo l’equinozio di primavera, così come lo era stato
per tutti.
A
confinare con gli Hale si trovava il clan Martin, molto conosciuto
per la forza di carattere dell’alpha Natalie che aveva superato
egregiamente l’abbandono del suo omega, che era scappato con un
altro alpha di un’altra città. Il suo clan si occupava
dell’istruzione, dagli asili nido alla piccola università,
dalle autoscuole a qualsiasi altro posto si potesse imparare
qualcosa. L’erede del clan era Lydia, la sola ed unica, di cui
tutti attendevano impazientemente di scoprire la sua natura, sperando
in un’alpha forte quanto la madre.
Più
piccolo era il clan McCall che si occupava di curare gli ammalati e
prestare soccorso a chi in difficoltà. Il loro alpha aveva
abbandonato Beacon Hills per trasferirsi in Virginia, lasciando la
compagna omega Melissa da sola con il loro unico figlio Scott. Il
ragazzo era stato Morso da Thalia Hale per porre fine ai suoi
insopportabili dolori dovuti agli attacchi d’asma e la donna
non aveva preteso il giovane nel suo territorio, ma solamente
l’intervento di quest’ultimo in caso di necessità,
sfruttando la sua nuova forza sovrannaturale e Melissa – con le
lacrime agli occhi – aveva accettato, felice di vedere suo
figlio star bene.
Il
clan Argent non aveva sempre goduto di buona fama, soprattutto a
causa di Gerard e Kate Argent che avevano commesso crimini
indicibili, portando alla morte l’omega Victoria, la compagna
dell’alpha ora in carica del clan Christopher, lasciandolo solo
con la figlia adolescente Allison. Si occupavano del rifornimento di
armi e prodotti contro esseri sovrannaturali, ovviamente per
quest’ultimi la vendita era più rigida, preceduta da
un’accurata indagine sul cliente per evitare che faccia del
male a degli innocenti, come era successo in passato, causando non
pochi problemi.
Il
clan Raeken era il secondo ed ultimo clan ad essere composto
principalmente da esseri sovrannaturali. Erano tutti alquanto
bizzarri e si occupavano di ricerche in campo scientifico, facendo
strani esperimenti. La famiglia portante aveva provato delle
procedure sui loro stessi figli, causando la morte della più
piccola e dando al ragazzo – Theo – il DNA di un lupo
mannaro e quello di un coyote mannaro.
Del
tribunale se ne occupava il clan Whittermore, abili avvocati e onesti
giudici che si assicuravano che tutti avessero quel che meritavano,
seguendo solo ed unicamente a via che avrebbe portato loro alla
verità. La coppia che doveva occuparsi di protrarre la
dinastia sfortunatamente aveva avuto dei problemi nel concepire un
bambino, scoprendo successivamente che l’alpha non era in grado
di poter inseminare la propria omega, costringendo loro ad adottare
un bambino di nome Jackson, con la speranza che al suo sedicesimo
anno di vita si rivelasse un alpha.
Infine,
c’erano quelli del clan Stilinski, il loro alpha era Noah, lo
sceriffo, il quale insieme ai suoi agenti si preoccupava di far
regnare l’ordine nella cittadina californiana e si occupava
dell’amministrazione dei fondi dati dallo Stato e i contributi
dei cittadini, investendoli in progetti per migliorare la loro
comunità e offrendo assistenza ai più bisognosi, dando
loro due pasti caldi al giorno e riparo durante i mesi freddi in un
locale riscaldato. La moglie di Noah, Claudia, era morta a causa di
una malattia poco prima del nono compleanno di loro figlio Stiles,
lasciando l’intero clan con un vuoto nel petto, nostalgici
dell’amorevole compagna del loro alpha. Ora attendevano tutti
con trepidante ansia di conoscere la natura del rampollo Stilinski.
♠♠♠
Stiles
muoveva le dita in maniera nervosa sopra le proprie ginocchia coperte
dalla lunga tunica bianca. Il fuoco accesso accanto al Nemeton non
emetteva abbastanza calore e poco importava che fosse già
primavera, di notte nella foresta faceva troppo freddo e lui non lo
sopportava.
Sentiva
lo stomaco attorcigliarsi e l’incredibile voglia di vomitare
farsi sempre più pesante mentre la fila scorreva e mancavano
sempre meno persone fino a lui. Quello doveva essere il giorno più
bello per tutti, il giorno in cui si scopriva la propria natura, il
giorno della Rivelazione. Peccato che Stiles sentiva l’impulso
di darsela a gambe e non farsi vedere mai più, aveva talmente
tanto paura di deludere suo nonno paterno che avrebbe preferito
spacciarsi per morto e scappare in Messico. Tutta la città era
praticamente alle sue spalle, in attesa di scoprire i nuovi alpha ed
omega della città, così che quelli ancora non legati
potessero fare una prima selezione.
Si
sentiva come carne al macello, erano tutti emozionati in maniera
ridicola, contenti in maniera esagerata e Stiles voleva solamente
riversare la sua cena sul manto erboso della riserva e magari
aspettare altri venti anni prima di scoprire cosa fosse.
Doveva essere un alpha, tutto il clan se lo aspettava, eppure dentro
di lui sentiva questa cosa che gli diceva che nope, non era
assolutamente un alpha. Forse tutti avrebbero dovuto capirlo in base
a piccole cose, come dal fatto che nessun alpha sapesse cucinare, era
proprio come una maledizione, non importava quante lezioni di cucina
un alpha prendesse, avrebbe bruciato anche l’acqua in una
pentola. Non era uno stereotipo, era proprio un dato di fatto, un
qualcosa che aveva deciso il Nemeton. Gli alpha non potevano cucinare
se non per il proprio compagno o famiglia. Stiles era molto certo di
aver cucinato talmente tanti pasti e dolci per il suo clan da mettere
bene in chiaro che forse, proprio forse, sarebbe uscito omega o al
massimo beta. Eppure suo nonno si ostinava a dire che gli Stilinski
erano tutti alpha, che la sua dote culinaria fosse solo fortuna, che
appena dopo il giorno della Rivelazione avrebbe iniziato a bruciare
anche le uova bollite.
Guardò
nella direzione del suo clan cercando lo sguardo di suo padre, lui
era molto più comprensivo, non gli importava nulla dello
status, gli bastava sapere che Stiles stesse bene e che trovasse una
persona che lo amasse veramente. Più volte aveva litigato con
il suo stesso padre per la pressione che metteva al figlio, ma a lui
poco importava. Gli Stilinski erano alpha, punto e basta.
Guardò
nuovamente la fila rendendosi conto che fosse il turno di Scott. Il
ragazzo posò come da tradizione una mano contro la corteccia
del Nemeton e questo si illuminò di rosso facendo vibrare le
foglie e la sua tunica prese lo stesso colore segnandolo come un
alpha. Ora, Stiles era veramente contento per lui, l’amico
aveva sempre detto di voler essere un alpha per proteggere sua madre
al meglio e trovare qualcuno di cui prendersi cura, ma soprattutto
perché non voleva essere un omega come Allison Argent. La
rampolla della più famosa figlia di cacciatori era un anno più
grande rispetto a loro, ma frequentava il loro stesso anno in quanto
aveva perso un anno dopo la tragica morte della madre. Scott era
veramente senza speranze, Stiles glielo avrebbe ricordato più
tardi, perché erano due esponenti delle famiglie fondatrici e
non c’era alcuna chance per loro di poter metter su famiglia.
Avrebbe creato caos in città e Stiles non voleva certo vivere
nel bel mezzo di una guerra, aveva già abbastanza drammi a cui
pensare.
Si
morse il labbro facendo vagare lo sguardo verso il clan Hale,
adocchiando Derek nella sua tunica rossa. Tutti gli alpha e gli omega
non legati dovevano indossare la loro tunica nel giorno della
Rivelazione in quanto, dopo che tutti i neo sedicenni fossero stati
decretati per la loro natura, gli omega si sarebbero dovuti mettere
in fila nella loro tunica gialla e a quel punto gli alpha interessati
si sarebbero messi dietro di loro. Derek Hale in ben due anni non
aveva mai fatto parte di una fila, rimanendo immobile al suo posto
esplicitando che nessuno gli interessasse. Era un vero peccato,
perché Stiles lo trovava dannatamente attraente e nessuno
sarebbe riuscito a batterlo per la mano di un omega. Era praticamente
il ragazzo perfetto, ottimi voti a scuola, in pugno una borsa di
studio per il MIT e capitano della squadra di basket e partecipante
dei tornei di scacchi tra le scuole della California. Ma, come aveva
detto in precedenza, anche la sua infatuazione era totalmente
inutile, che fosse uscito alpha od omega, Derek non era alla sua
portata perché un Hale. Sì, suo nonno lo avrebbe ucciso
se avesse anche solo pensato per un secondo di Legarsi a qualcuno che
non facesse parte del proprio clan.
La
fila scorse velocemente e prima di quanto si aspettasse fu il suo
turno. Si alzò sentendo le gambe molli come gelatina e rischiò
veramente di vomitare. Guardò il padre che sorrise
incoraggiante mentre il nonno indicava il suo polso. Lì, c’era
un braccialetto rosso, un regalo come portafortuna per far sì
che il Nemeton si illuminasse di quel colore. Guardò Derek che
sembrava improvvisamente incuriosito, smettendo di parlare con sua
sorella Laura e questo lo fece sentire doppiamente a disagio. Mosse
il primo passo cerando di non vomitare, era certo che il Nemeton non
avrebbe apprezzato avere i suoi succhi gastrici tra le radici.
Allungò
la mano e a pochi centimetri si girò nuovamente cercando lo
sguardo di Scott, solamente lui sapeva quanto temesse il giudizio, di
quanto fosse importante per la sua sopravvivenza nel clan che fosse
un alpha. Il McCall alzò i pollici in alto, rassicurandolo che
sarebbe andato tutto bene.
Poi,
spinto dall’occhiataccia di Deaton, il coordinatore e custode
del Nemeton, posò la mano contro la corteccia dell’albero
e… non successe niente. Nessuna illuminazione, la sua tunica
rimase bianca, e tutti iniziarono a borbottare chiedendosi se fosse
difettoso e no, Stiles non poteva esserlo. Sapevano tutti
quello che succedeva ai difettosi: venivano spediti in Australia e lì
conducevano una vita praticamente rudimentale. Non voleva
assolutamente finire lì.
Deaton
si avvicinò e gli guardò la mano come se quello potesse
essere il problema « C’è qualcosa che non va,
ragazzo? » domandò guardandolo con i suoi penetranti
occhi blu da beta. Stiles sbuffò una risata e riuscì a
sussurrare una risposta « Lei che crede? » e okay, era
un’altra domanda, ma valeva come risposta. Deaton alzò
gli occhi al cielo e prendendo un fazzoletto gli pulì la mano
dal sudore « Stiles, devi essere tranquillo o il Nemeton non
riuscirà a riconoscerti. Svuota la mente e posa nuovamente la
mano. » ordinò facendo tre passi indietro. Il giovane
tornò a guardare l’albero e prese un profondo respiro
pensando che era meglio omega che difettoso. Scrollò le spalle
e posò nuovamente la mano contro la corteccia, la quale si
illuminò di un caldo giallo facendo tremare il terreno. La
tunica divenne dello stesso colore decretando definitivamente lo
status del giovane Stilinski.
Guardò
verso suo padre e lo vide sorridere, gli occhi lucidi e uno sguardo
fiero mentre suo nonno era leggermente su tutte le furie.
Poteva benissimo leggere le sue labbra mentre chiedeva al figlio cosa
diavolo ti sorridi? Tuo figlio è un disastro! e Stiles
dovette mordersi il labbro per non piangere. Non che gli importasse
tanto del nonno, ma non voleva che suo padre venisse trattato in
questo modo, era stufo di essere la causa delle loro liti e ora chi
lo avrebbe più sentito al nonno. Svogliatamente si mise in
fila con gli altri omega e attese pazientemente che finissero tutti,
scambiando sguardi con Scott che gli diceva di non preoccuparsi, che
tutto sarebbe andato per il meglio.
«
Alpha, scegliete chi volete corteggiare. » ordinò Deaton
una volta che tutti furono benedetti – o maledetti, nel caso di
Stiles – dal Nemeton. Il ragazzo guardò gli alpha farsi
strada e mettersi educatamente in fila dietro alla persona che
volevano corteggiare, quasi si strozzò con la sua saliva
quando vide Scott mettersi dietro ad Allison e Jackson Whittermore il
primo dietro a Lydia Martin. Oddio, ci sarebbe stata una guerra e lui
sarebbe finito in mezzo, non c’erano dubbi.
Notò
con dispiacere che nessuno era dietro di lui, ma non si aspettava
nulla, nessuno gli aveva mai dedicato attenzione e le figure che
faceva a scuola lo avevano catalogato come un iperattivo combina
guai, nessun alpha voleva un combina guai.
Alzò
gli occhi al cielo ripetendosi che non doveva piangere, che non era
quello il momento, che poteva aspettare fino al rientro a casa nella
privacy di camera sua. Era così umiliate stare lì fermo
e venire scartato da tutti, nessuno del suo clan si era messo
dietro di lui e non sapeva veramente cosa pensare. Solitamente i
figli dei fondatori avevano il maggior numero di pretendenti, proprio
come Lydia che sfoggiava al suo seguito come minimo venti alpha.
Deaton
si schiarì la gola « Questi sono gli ultimi secondi per
entrare nelle file. » annunciò agli alpha ancora fermi,
magari cercando di convincere qualcuno ad avere pietà del
povero Stilinski che stava facendo la figura dell’idiota, come
al solito. Stiles aveva ormai perso le speranze e si ritrovò a
pensare in automatico a come sarebbe stato doloroso il suo primo
calore senza un alpha ad aiutarlo. Certo, non aveva pensato di
accontentarsi del primo che passa, aveva anche pianificato che i
primi calori gli avrebbe passati da solo, ma così faceva molto
più male perché oltre ad essere un disastro di figlio
era anche un disastro di omega che non voleva nessuno. Si morse il
labbro guardando nuovamente verso il clan Hale e corrugò la
fronte quando non vide più Derek al fianco di Laura. Guardò
le altre file, cercando di scorgere chi fosse il fortunato o
fortunata che avesse conquistato il moro, ma non lo vide. Scrollò
le spalle e Deaton segnò la fine del giorno della Rivelazione,
andandosene subito dopo, lasciando che gli omega salutassero uno ad
uno i loro pretendenti.
Stiles
calciò un ramoscello, pronto a tornare dal suo clan, ben
sapendo che tra una settimana sarebbero tornati tutti lì in
quanto ci sarebbe stata una seconda selezione e forse qualcuno per
quel momento si sarebbe deciso a voler corteggiare il povero
Stilinski. Marciò a testa bassa fino ad arrivare da suo padre,
il quale lo strinse subito in un abbraccio, una mano posata sopra la
testa per rassicurarlo che andava tutto bene e che non c’era
alcuna fretta di trovare un alpha.
Suo
nonno invece non perse tempo per farlo sentire in colpa per una cosa
di cui non aveva il controllo « Sei una disgrazia, ragazzo,
doveva abortire tua madre invece di mettere al mondo una cosa come
te. Il nostro clan vedrà la rovina sotto la tua guida, uno
schifoso omega. » e a rendere ancora tutto peggiore fu
Noah che proprio non sopportava come il padre parlava al figlio, fin
da quando si era legato a Claudia suo padre era diventato acido e non
gli andava bene niente « Ne parliamo quando torniamo a casa,
ora siamo in pubblico. » disse a denti stretti lo sceriffo
provando a contenersi per il bene di suo figlio nel non dare un pugno
allo stesso uomo grazie il cui era al mondo. Dovette infilarsi le
unghie nei palmi per non urlare nemmeno a tutti quegli stupidi che si
stavano facendo sfuggire il suo adorabile Stiles, il ragazzo migliore
di Beacon Hills, a suo parere. Non imparziale, ma pur sempre un
parere.
«
Io aspetto Scott, poi torno a casa. » mormorò il ragazzo
ricevendo uno sguardo stanco dal padre, ma acconsentì
ugualmente anche se ora doveva stare più attento nel girare di
notte. Sfortunatamente dopo la Rivelazione l’odore degli omega
diventava come una calamita per gli alpha non legati e poco importava
se fosse l’essere più ripugnante sulla faccia della
Terra, quell’alpha avrebbe voluto lui solo in base al suo
odore.
Una
volta solo, dopo l’ennesimo sguardo di disappunto da parte del
nonno, Stiles andò a sedersi su un tronco adibito a panchina,
attendendo silenziosamente che Scott salutasse come da rito la sua
bella Allison. Buttò un’occhiata a Chris Argent e
Melissa, ma nessuno dei due sembrava particolarmente turbato, al
contrario della Martin che stava inveendo contro i genitori di
Jackson. Provò a cercare Derek, sentendo il cuore stringersi
al pensiero di aver perso qualunque chance con lui, ma più
guardava tra la folla di ragazzi e più gli faceva male la
testa, innervosito dal fatto che non riuscisse a vederlo. Alzò
lo sguardo verso il cielo stellato, osservando quella più
luminosa sorridendo dolcemente credendola sua madre che lo guardava,
avrebbe continuato a contemplarlo se qualcuno non si fosse seduto al
suo fianco.
Quasi
gli prese un colpo quando vide Derek Hale, tunica rossa e occhi verdi
smeraldo, proprio seduto al suo fianco. Teneva un pugno chiuso teso
verso di lui e Stiles capì che forse doveva metterci la sua
mano sotto. L’alpha lasciò cadere un oggetto piccolo,
dalle dimensioni di una nocciolina, e quando Stiles guardò
meglio notò essere un portachiavi a forma di Yoda.
Alzò
lo sguardo incontrando quello di Derek in una muta domanda, lo stava
forse corteggiando? Se era così perché non era entrato
nelle fila come tutti gli altri, invece di fargli fare la figura
dell’imbecille che nessuno voleva? Era realmente confuso,
quella sera stava diventando un incubo sempre peggiore e non sapeva
come svegliarsi.
«
So di essere un Hale » disse calmo il più grande,
schiarendo ogni sillaba « ma vorrei realmente corteggiarti. »
e, oh, Stiles ne rimase piacevolmente colpito. Il ragazzo dei suoi
sogni – il ragazzo per cui aveva sperato di essere un omega
– gli stava dicendo che era interessato a lui.
Doveva
star sognando, per forza.
|