Breath of the love

di AlberoSaggio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1: Wake up ***
Capitolo 2: *** Cap 2: It's dangerous to go alone ***
Capitolo 3: *** Cap 3: Incontro ***
Capitolo 4: *** Cap. 4: Avvertimenti ***
Capitolo 5: *** Mipha ***
Capitolo 6: *** Cap 6: Song of Time ***
Capitolo 7: *** Cap 7: Song of the storm ***



Capitolo 1
*** Cap. 1: Wake up ***


"Link.

Link, svegliati."
"...sei tu papi?"
"No, Link, mi dispiace, non sono Arn. Sono Rhoam, re di Hyrule."
Link, alzandosi dal letto, vide tre imponenti figure di fronte a lui. Due indossavano l'armatura dei cavalieri reali, la stessa di suo padre. La terza, aveva delle vesti lussuose, una folta barba bianca e portava una corona sul capo.
"Buongiorno signore, cosa vuole? Se cerca il mio papi, lui è..."
La figura barbuta lo interruppe "Andato in missione con gli altri cavalieri. Lo so, Link, gliel'ho ordinato io di andare. E per colpa mia, lui... Lui..."
 La voce del vecchio si spezzò "Lui è morto."
"..."
"Nel deserto Gerudo, quando eravamo oramai in prossimità del Bazar Arsur un gruppo di Yiga ci assaliti. Ci siamo difesi strenuamente, ma durante lo scontro tuo padre si è sacrificato per difendermi. Mi dispiace profondamente, e come re di Hyrule mi assumo tutta la responsabilità..."
"TI ODIO!!!!!!!"
Link si alzò di scatto dal letto e corse fuori, lontano da quella terribile notizia.
"No Link, aspetta, dove stai andando? Ti prego fermati! Guardie, andate a prenderlo."
Qualche minuto dopo, le due guardie tornarono trascinando Link, che scalciava e urlava per cercare di scappare "Lasciatemi! LASCIATEMI! Devo andare da mio papà, il re cattivo l'ha lasciato indietro e devo andare a salvarlo!"
Il re si inginocchiò, per guardarlo dritto negli occhi "Link... Guardami."
"..."
"Link, tuo padre Arn era uno dei miei migliori cavalieri, ed un mio grande amico. Da quando sua moglie, tua madre, è morta, tu eri la sua ragione di vita, ma il suo stupido giuramento di fedeltà lo ha portato a prendere un attacco che era indirizzato a me. Il suo gesto mi ha salvato, e mi ha dato la possibilità di eliminare il suo assassino. Tuttavia, getterei volentieri ora la mia vita..."
"Sire, che state dicendo?"
"...se questo significasse riportare indietro tuo padre? Link, mi stai ascoltando?"
"..."
"Purtroppo, senza più genitori, non hai un posto dove stare. Ti accoglierei volentieri nel mio castello, ma mia moglie si è già opposta, e la caserma militare non è decisamente il posto adatto ad un bambino di 9 anni. Ho già parlato con il re degli Zora, nostri alleati. Anche lui era un buon amico di tuo padre, e ha acconsentito a ospitarti nel tuo palazzo fino a che non sarai abbastanza grande da iscriverti all'accademia e diventare un soldato forte e coraggioso come Arn. Che ne dici, Link? Sarà come vivere una grande avventura, andando in un luogo completamente nuovo per un po' di tempo non trovi?"
Il re concluse con il discorso con un sorriso forzato, che doveva sembrare incoraggiante di fronte all'amarezza del momento.
"..."
Rialzandosi in piedi, il re infine addottò un tono di voce più serio, che non ammetteva repliche "Ora prepara le tue cose, partirai oggi stesso per il villaggio degli Zora. Sono sicuro che ti piacerà, è immerso nella natura, circondato da fiumi, laghi, cascate e boschi, insomma il luogo ideale per un ragazzino dallo spirito selvaggio come il tuo."
Ma Link aveva smesso di ascoltare da un pezzo. Mentre le lacrime gli rigavano il volto, nella sua mente c'era spazio per un solo pensiero: "Il mio papi è morto."

Nota dell'autore: Erano mesi che avevo in mente questa storia, fin dal momento in cui ho visto la cutscene di Mipha e Link su Va Ruta, ma solo di recente ho pensato di metterla per iscritto. Man mano che scrivevo, ho iniziato a chiedermi se altri avrebbero avuto piacere di leggere i miei deliri, e quindi ecco qui! Spero che l'introduzione vi abbia incuriosito almeno un po', cercherò di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile. Nel frattempo, sentitevi liberi di esprimere qualsiasi commento.

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Capitolo 2
*** Cap 2: It's dangerous to go alone ***


"HYAAAAAAAAAAAAA"
Link urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre il suo bastone si spezzava contro l'albero su cui l'aveva sbattuto. Ne raccolse un altro, e riprese a colpire l'albero, immaginando di colpire l'assassino di suo padre. Ogni giorno, da quando era arrivato nella regione di Ranel, scappava dalla sua stanza, eludeva le guardie del castello e della città, e andava nel bosco vicino ad esercitarsi alla lotta, usando un ramo raccolto per terra come se fosse una spada e gli alberi come avversari. Ogni giorno il suo avversario cambiava: oggi il perfido assassino, ieri le guardie che lo avevano afferrato mentre stava scappando via dal re cattivo, il giorno precedente lo stesso re che aveva ammesso di essere la causa della morte di suo padre.

Il giorno stesso in cui aveva ricevuto la notizia, una carovana l'aveva portato fino al villaggio degli Zora, dove ad accoglierlo c'erano creature stranissime che non aveva mai visto: sembravano hylian come lui, ma avevano una gigantesca pinna di pesce attaccata alla testa, delle squame colorate al posto della pelle e i denti aguzzi; le guardie li chiamavano Zora, e un paio di loro dimostravano un certo disprezzo per quegli strani esseri.
La città pure era completamente diversa al borgo di Hyrule che Link aveva visitato tanto spesso: le case erano senza porte e senza vetri alle finestre, di un materiale grigio-azzurro, lo stesso della gigantesca struttura su cui si poggiavano, che si sollevava dal fondo del lago. Il pavimento del ponte dal quale si accedeva al villaggio era semitrasparente, così poteva vedere l'inizio del fiume Zora, che più ad ovest, al confine tra le terre di Ranel e la piana di Hyrule, cambiava nome in fiume Hylia. Al centro del villaggio c'era una gigantesca piazza con al centro una fontana, ai cui lati partivano delle scalinate che portavano fino ad un grande palazzo, che sovrastava l'intera zona, e la cui facciata era un gigantesco pesce la cui bocca costituiva anche l'ingresso al palazzo stesso, mentre dai lati della piazza e del palazzo partivano numerose cascate che andavano a gettarsi nel lago sottostante.
Lì aveva incontrato il re di quelle strane creature, dalle scaglie bianche e viola, grasso e alto almeno 6 metri, il quale, a quanto pareva, si chiamava Dorefan. Ai piedi del trono, un altro Zora dalle scaglie verdi aveva la testa enorme e schiacciata, e per questo Link lo trovò molto buffo nonostante lo sguardo severo. Fece finta di ascoltare il discorso che fece il grosso re, dal quale capì solo che era un grande amico di suo padre, che era dispiaciuto quanto lui per la sua perdita, e che gli proibiva di abbandonare il castello senza scorta. Niente che a Link interessasse, nessuno poteva comprendere il suo dolore e nessuno poteva aiutarlo a dimenticare la rabbia che provava.

Mentre l'ennesimo bastone si rompeva tra le sue mani, Link udì un rumore alle sue spalle. Un cinghiale uscì dal folto della foresta, caricandolo. Gettandosi di lato schivò il primo attacco, ma venne preso dal secondo. Sentì un dolore lancinante alla gamba mentre volava via a causa dell'impatto. Il cinghiale si girò, pronto a caricarlo per la terza e ultima volta, mentre Link piangeva in silenzio, pronto a raggiungere suo padre. Quando la bestia iniziò a correre contro di lui chiuse gli occhi.

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Capitolo 3
*** Cap 3: Incontro ***


Riaprì gli occhi.
Il cinghiale giaceva davanti a lui, immobile, con uno squarcio sul fianco dal quale sgorgava il suo sangue. Di fianco al cinghiale giaceva abbandonato un pesante tridente, decorato con preziosi gioielli, i denti sporchi dello stesso sangue che macchiava l'erba intorno alla bestia morta. E al suo fianco, china sulla sua gamba rotta, un'ombra.
La gamba gli prudeva, ma quel prurito stava nascondendo il dolore alla gamba, che si affievoliva sempre di più. Stringendo gli occhi, cercò di inquadrare meglio la figura che gli era accanto, e che probabilmente gli aveva salvato la vita.
Era alta quanto lui, la sua testa aveva il profilo tipico di uno zora; la sua coda, tuttavia, era notevolmente più lunga del normale, dato che gli arrivava fino alla vita. Le sue scaglie erano per lo più rosse e bianche, ma alcune apparivano azzurre e gialle. Sul capo portava un diadema, mentre il suo corpo era parzialmente coperto da una fascia bianca. Dalle sue mani, aperte sopra la ferita, emanava un tenuo bagliore. Rimase ad osservare quello zora in silenzio.
Dopo che ebbe ritratto le mani, il bagliore, il prurito e il dolore cessarono tutti assieme. Istintivamente, Link piegò la gamba, e il gesto avvenne con naturalezza, come se non si fosse mai rotta. Guardò stupito lo zora, che era già girato verso di lui, sorridente. Le labbra erano rosse e sottili, mentre il suo sguardo rifletteva un numero incredibile di emozioni: paura, apprensione, tensione, fatica, felicità, curiosità, imbarazzo, regalità. Guardandolo negli occhi, Link si rese conto di una cosa: era una ragazza.
"Il tuo nome è Link giusto? Sei il ragazzo hylian che è arrivato nel nostro regno qualche giorno fa, vero?"
La sua voce tremava un po', come se per pronunciare quella frase avesse impiegato tutte le sue forze, ma era comunque chiara e dolce.
Silenzio.
"Ecco io... Sono felice che tu ora stia bene. Adesso penso sia meglio che me ne vada, sei venuto fin qui per rimanere da solo del resto, giusto? Spero di rivederti presto."
Lei si alzò, e, recuperata l'arma, iniziò ad allontanarsi. Si girò per rivolgere a Link un ultimo sguardo, come se aspettasse qualcosa, per poi sparire definitivamente tra gli alberi.
Link sentì qualcosa corrergli lungo il volto. Si toccò la guancia, trovandola bagnata. In breve tempo, le lacrime diventarono un flusso ininterrotto. Pianse tutta la propria debolezza, la propria rabbia, la propria paura, il proprio dolore.


Nota dell'autore: con l'uscita del dlc "La ballata dei campioni", ho potuto constatare che il passato "ufficiale" di Link e Mipha è leggermente diverso da quello che ho pensato e sto scrivendo io, a cominciare dal periodo e le condizioni del loro primo incontro. Tuttavia non modificherò quello che ho già scritto e anche alcuni capitoli futuri potrebbero contraddire le informazioni fornite dal gioco, limitandomi ad integrare altri fatti che vengono raccontati nel dlc, poichè altrimenti sarei costretto a riscrivere tutto daccapo. A questo punto, prendete pure questa fanfiction come una "realtà alternativa" a quella del gioco, e scegliete poi quale delle due ballate preferite. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Cap. 4: Avvertimenti ***


Quella sera Link non dormì, e la mattina seguente non si alzò dal letto.
Una folla di domande gli riempiva la mente, offuscando ogni altro pensiero o ragione, ieri stava davvero per morire? Come mai era stato così debole? Che cosa aveva ottenuto da quel suo "allenamento"? Cosa penserebbe di lui suo padre se lo avesse visto comportarsi come nell'ultima settimana? E poi, martellante, soverchiante, indelebile, il ricordo di quegli occhi. Quegli occhi dorati che l'avevano protetto, guarito, salvato. E lui, idiota, non era riuscito a dire nulla, per cui ora non sapeva nemmeno il nome di quella ragazza, non era riuscito a ringraziarla. 


Toc toc
"..."

Toc toc
"..."

"C'è nessuno?"
La porta si aprì lentamente, mentre una giovane zora entrava.
Link, credendo fosse lei, si gettò di scatto verso la sedia dove aveva lasciato i vestiti, nella vana speranza di riuscire a vestirsi prima di essere visto in mutande. Tutto quello che riuscì a fare fu cadere dal letto e sbattere la testa contro la stessa sedia. Rialzandosi osservò meglio la ragazza: non era lei.  Le assomigliava, ma era leggermente più alta e le scaglie di una sfumatura appena differente; inoltre il suo sorriso in quel momento trasmetteva una grande gioia e simpatia, ma non era minimamente come il suo.
"Oh, quindi il signorino è presente oggi! Niente fuga mattutina?"
"..."
"Tranquillo, nessuno ce l'ha con te per le tue uscite quotidiane, re Dorephan se le aspettava persino. Sono sorpresa piuttosto di trovarti davvero qui per la prima volta."
"Quindi sei già venuta qui...?"
"Chi pensavi ti portasse la cena che trovavi sempre sul comodino al tuo arrivo? Passavo anche per portarti il pranzo, ma ovviamente mi toccava riportarlo sempre indietro freddo e intatto, mia madre era sempre molto triste di dover buttare via quel cibo. Comunque io sono Kodah, molto piacere"
Link le strinse riluttante la mano che lei stava tendendo "Li-Link"
"Linlin? Uh, curioso come nome, ma chi sono io per giudicare? Piacere di conoscerti Linlin"
"N-no, a dire il vero è solo L..."
"Koooooooooooooodaaaaaaaaaaaaaah"
"Oh oh, questa è sicuramente mia madre che mi chiama per aiutarla. Devo andare Linlin, ma se non scappi ancora ci vediamo stasera, ciaoooo" 
"Kooooooooodaaaaaah" Lei corse fuori sbattendo la porta dietro di sé.
"Ciao" rispose Link alla porta chiusa.

"E così, Link, vorresti essere allenato nell'arte della guerra"
Re Dorephan osservò Link con attenzione.
"S-sì!"
"Perchè?"
Questa domanda colse il giovane alla sprovvista. Perchè? Come mai voleva saperlo? E perchè lui voleva imparare a combattere? Il suo obiettivo era sempre stato combattere fianco a fianco col padre, ma ora?
"Voglio imparare a combattere per prepararmi all'accademia militare, per finirla in fretta e arruolarmi nell'esercito il prima possibile"
"E perchè vuoi arruolarti nell'esercito? Così dopo potrai dare la caccia all'assassino di tuo padre? È la vendetta che cerchi? Link, non credere che io sia uno sciocco, so delle tue uscite nel bosco, e della rabbia che hai dentro di te. Una rabbia comprensibile, ma pericolosa e distruttiva, capace di portare anche te alla morte. Dimmi se ora avessi in mano una spada, e davanti a te ci fosse, inerme, l'assassino, cosa faresti? Te lo leggo negli occhi, caleresti la lama per eliminarlo. Ed è sbagliato. Non per l'atto di uccidere in sè, ma per il piacere che ne trarresti. Il desiderio di uccidere, la sete di sangue e di vendetta, la rabbia incontrollata, sono questi i semi che fanno germogliare l'oscurita nel cuore della gente. E dopo che quel fiore maligno è sbocciato, tra l'uomo malvagio e il giovane ragazzo spaventato sparisce ogni differenza, e il secondo si trasforma in ciò che voleva eliminare. Quindi Link, te lo chiedo un'ultima volta, perchè vorresti imparare come si toglie una vita?"
Link era spaventato, spaventato dall'intuito di quell'uomo, il re aveva pienamente ragione. In quel momento avrebbe davvero consumato la propria vendetta senza problemi se ne avesse avuta l'occasione. Tuttavia... Non era questo il motivo per cui fin da piccolo guardava estasiato quegli uomini (uno in particolare) e le loro luminose armature, non era questo quello per cui combatteva suo padre. 
"Per proteggere la vita di molte più persone. Voglio che il mio scudo blocchi le trame dell'oscurità, voglio che la mia spada difenda chi non può farlo da solo. Voglio che nessun altro ragazzo di Hyrule viva la perdita che ho subito io, voglio aiutare il prossimo. Voglio anche la vendetta, ma voglio pure liberarmi da questo desiderio, sapendo che non è ciò che mio padre vorrebbe per me. Voglio renderlo orgoglioso, anche se non è più qui per vedermi diventare il paladino della giustizia."
"Molto bene Link. Il tuo allenamento inizierà domani."

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Capitolo 5
*** Mipha ***


La mattina dopo Link si presentò al luogo indicatogli, un'ala del palazzo che non aveva mai notato, consistente solo di un lungo corridoio con un'unica, piccola, anonima porta in fondo. Aprì la porta e la vide.
Identica al giorno del loro primo incontro, emanava al contempo grazia e potenza mentre agitava il tridente. Ogni movimento era veloce, preciso, elegante, si avvicinava con dei brevi, rapidi passi, schivava con una piroetta, accompagnava l'affondo con tutto il corpo, come se stesse intrecciando una danza mortale, la cui musica era cantata dal lieve rumore dei suoi piedi sul pavimento. Gli avversari immaginari perivano istantaneamente sotto ai suoi colpi, mentre i loro futili attacchi non riuscivano mai a raggiungerla. Link era estasiato, conquistato da quello spettacolo. L'esercizio di concluse con una capriola all'indietro, il tridente piantato nel terreno. 
Lei si avvicinò a Link, con sul volto il dolce sorriso che il giovane aveva rivisto decine di volte nella sua mente. "Ciao Link"
"..."
"M-mi dispiace non averti salutato prima, ma non potevo interrompere l'allenamento e..."
Una lacrima solitaria scese lungo la guancia di Link, ancora incapace di parlare.
Lei arrossì, e fissando il pavimento disse "Ecco... Sono felice che tu ti sia ripreso perfettamente, e non potevo lasciare che l'ospite di mio padre morisse lì... Oh, ma io non mi sono ancora presentata! Il mio nome è Mipha, principessa degli Zora, lieta di fare la tua conoscenza."
Link rimase a bocca aperta. Una principessa! Una VERA principessa era lì, di fronte a lui, e gli stava parlando. Anche ad Hyrule c'era una principessa, circa della sua età anche lei, di nome Zelda, ma sembrava non avesse mai lasciato il castello se non in rare, segrete occasioni. Invece questa principessa era reale, gli stava parlando e gli aveva persino salvato la vita! Abbassò anche lui lo sguardo, sentendosi inadeguato a stare insieme a lei.
Mipha, notando il suo imbarazzo, intervenne subito "N-non serve che mi tratti da tale però! Fin da quando ero piccola, sia per le mie origini sia per il mio dono, non ho mai avuto un amico, nessuno mi ha mai rivolto direttamente la parola se non i miei genitori, il mio tutore e te. Quindi, per favore, puoi essere mio amico?"
Link alzò lentamente lo sguardo. Incrociò per un attimo i suoi occhi, lucidi e speranzosi, prima che entrambi distogliessero di nuovo lo sguardo.
"M-ma certo. Anche io non ho mai avuto amici, vivendo fuori città da solo con mio padre, quindi posso capire come ci si sente. Da questo momento in poi, saremo amici per tutta la vita" concluse con un sorriso un po' tirato, nervoso per l'impegno preso ma al contempo felice.
Gli occhi della zora si illuminarono di gioia.

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Capitolo 6
*** Cap 6: Song of Time ***


In quel momento, entrò uno zora in armatura. Mipha scappò fuori, balbettando qualcosa sul fatto di essere in ritardo e salutando il suo nuovo amico agitando entrambe le braccia.
Iniziò quindi l'addestramento di Link.
Non se l'aspettava così. Nella sua immaginazione, l'istruttore gli consegnava una spada e iniziava a combattere con lui, urlandogli consigli e, al termine dello sparring, perdeva apposta lasciandosi disarmare. Nella realtà, Link si trovò a correre per la stanza, a fare flessioni e piegamenti e qualsiasi altra cosa tranne toccare una lama. Tutto quello che ottenne quando chiese quando si sarebbero esercitati con le armi fu un ghigno. Si domandò se anche Mipha da piccola avesse dovuto fare quelle cose prima di poter usare quel tridente.
La sera, quando Kodah gli portò la cena, chiaccherarono un po' su ciò che avevano fatto durante la giornata, ma lui nascose l'incontro con la principessa.
Il giorno dopo rivide Mipha, e lei rise dei suoi dubbi sul suo addestramento. "Non preoccuparti" disse "Damien sa quello che fa, gli esercizi che ti fa fare ti saranno indispensabili più avanti."
Link borbottò qualche lamentela, impaziente.

Si stabilì così questa sorta di routine, in cui al mattino incontrava Mipha, passava l'intero giorno ad allenarsi e la sera lui e Kodah si raccontavano a vicenda le giornate. Nei fine settimana, al posto dell'allenamento, prese a girare il regno, scoprendosi ammirato del paesaggio che gli stagliava di fronte. Una volta lui e Mipha fecero assieme un picnic sulla cima della cascata alle spalle del regno; lui dovendo scalare la parete rocciosa impiegò molte ore in più rispetto alla sua amica che era capace di risalire le cascate con un semplice guizzo, ma una volta giunti in cima, poterono godere assieme della vista di tutte le terre di Ranel. Lei si offrì inoltre di insegnargli a nuotare, mentre lui ricambiò raccontandogli delle terre di Hyrule e della propria razza.

Passarono i mesi, e finalmente giunse per Link il momento di impugnare la sua prima arma. Più che altro era un bastone di metallo con le estremità imbottite, ma almeno era un inizio. Tornava a letto colmo di lividi che faceva del suo meglio per nascondere a Kodah, mentre il giorno seguente Mipha li notava immediatamente e li guariva col suo misterioso potere. Per il suo compleanno, re Dorephan gli donò un pugnale, che lui decise di mettere subito alla prova in una delle sue uscite nel bosco; tuttavia quando si trovò faccia a muso con il suo più grande rivale, un cinghiale uguale a quello di un anno prima, non sfoderò nemmeno l'arma: la bestia alla sola vista del giovane scappò, lasciando in lui il sentimento dolceamaro della vittoria. La sua forza era stata riconosciuta, ma non aveva avuto modo di provarla. Esplorò più volte i boschi, addentrandosi sempre di più, arrampicandosi sugli alberi e lanciandosi dalla loro cima. Di tanto in tanto incontrava degli accampamenti di bokoblin, evitandoli il più delle volte, ma certe volte si infiltrava al loro interno per rubare del cibo, e, se veniva scoperto, riusciva comunque a fuggire; per pura coincidenza, quando accadeva alla sera andava a trovare Mipha, e rimaneva per lungo tempo insieme a lei che gli curava le ferite mentre lo sgridava per il rischio inutile che aveva corso.

Passarono gli anni, e arrivò per il maestro il momento di ammettere di non poter insegnare più nulla a Link: ormai era esperto quanto lui con la lancia, e anzi aveva inventato le proprie tecniche ed il proprio stile di combattimento. Riusciva a calcolare alla perfezione le distanze, tenendosi appena entro il raggio d'azione dell'avversario, e con un agile salto ne schivava ogni attacco per poi sorprenderlo con un assalto a sorpresa. Se il nemico provava ad avvicinarsi, riusciva ad usare alla perfezione l'intera estensione dell'arma per mantenere la distanza. Iniziò quindi a confrontarsi con altri soldati, e dopo aver vinto con tutti loro (conscio comunque del fatto che i suoi avversari non si stessero impegnando al massimo, vista la sua giovane età), iniziò a confrontarsi con Mipha. Ogni loro incontro assomigliava più ad una coreografia di danza che ad un combattimento, tra salti, piroette, affondi, spazzate, cariche e grida di battaglia; all'inizio era sempre la zora ad avere la meglio, ma ben presto il giovane raggiunse il suo livello di abilità e da allora gli scontri si fecero sempre più intensi, ma tutti quanti conclusi in pareggio, con entrambe le parti che cadevano a terra esauste.

La sera prima del suo dodicesimo compleanno, lui e Mipha erano seduti sul bordo del precipizio alle spalle del castello, la fragorosa cascata in parte, e il tramonto di fronte a loro.
"Domattina all'alba io partirò"
La zora, sorpresa, si girò di scatto "Cosa?"
"Domani avrò dodici anni, il che vuol dire che potrò iscrivermi all'accademia militare. Potrò realizzare il mio sogno."
"Ma qui hai già imparato a combattere, sei già diventato forte. Qui hai tutto, maestri, amici, i miei genitori, che oramai ti considerano parte della famiglia, e... hai me. Cosa ti manca?" I suoi occhi si fecero lucidi mentre parlava, l'ultima domanda uscì come un singhiozzo.
"Hai ragione, qui ho tutto, ma... Se non divento un cavaliere reale di Hyrule non potrò mai seguire le orme di mio padre. Fin da piccolo il mio sogno è stato arruolarmi nell'esercito e combattere al suo fianco. Ora non potrò più farlo, ma posso portare in alto il suo nome, dimostrandomi il suo degno erede, ma solo se mi vado all'accademia militare. Gli anni passati qui sono stati i più belli della mia vita, e non li scambierei con nulla al mondo. Ma è giunto per me il momento di andare avanti e tornare nella mia terra natale per realizzare quel sogno."
Mipha era ormai sul punto di scoppiare in lacrime, ma si trattenne. Invece scattò in piedi e disse "Allora salutami ora, non voglio vederti partire domani. E promettimi che quando avrai finito con questa storia tornerai da me, e sarai lo stesso Link di cui... di cui sono amica ora!"
Anche Link si alzò, e stringendola in un abbraccio, rispose "Te lo prometto."

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Capitolo 7
*** Cap 7: Song of the storm ***


Come promesso, il giorno seguente dopo Mipha non venne a salutarlo. All'alba, al confine del villaggio c'erano tutti gli altri amici di Link, il re con sua moglie, Kodah, il suo maestro d'armi, alcuni soldati con cui aveva legato. Al termine dei saluti, e della ramanzina di Kodah, Link e la sua scorta partirono alla volta del castello di Hyrule.
Un istante dopo averlo visto sparire dietro il profilo della montagna, Mipha si allontanò dalla finestra e pianse, pianse fino a non avere più lacrime.


"Dunque, ragazzino" la voce del comandante si caricò di disprezzo nel pronunciare quell'ultima parola "in sostanza io dovrei accoglerti nella mia caserma gratis perchè il tuo paparino prima di crepare occupava questa stessa poltrona. Giusto?"
Il comandante Raaghostekom era l'incarnazione dello stereotipo della "guardia cattiva": grasso, pelato, attaccato alla sua posizione sociale, vanaglorioso e xenofobo. Durante l'intera che aveva passato a parlare con lui, Link sentì il proprio disgusto crescere costantemente. 'È davvero quest'essere il capo del miglior corpo militare di tutta Hyrule?' si chiese.
"NO"
Alle spalle del giovane, una voce rimbombò forte ed autorevole "Lo prenderai perchè te lo ordino io."
"Vostra maestà..." sibilò il comandante "quale onore. Essendo un suo ordine, allora accoglierò il ragazzino più che volentieri. Certo, non prometto di far nulla per trattenerlo quando deciderà di mollare..." Pronunciò quelle ultime parole fissando Link dritto negli occhi, uno sguardo di sfida mista ad odio negli occhi.
Fu così che per Link iniziarono i peggiori anni della sua vita. Non un giorno di pausa, non un momento libero, il comandante ed i suoi diretti subordinati approfittavano di ogni scusa per tartassarlo, umiliarlo, sfinirlo e, infine, convincerlo ad andarsene. Ma Link sopportava. Non poteva permettersi di rinunciare, il peso di troppe promesse lo trascinava attraverso quel mare di angherie: a suo padre, a se stesso, a re Roham e re Dorefan, a Kodah e, soprattutto, a Mipha. Imparò l'arte della spada, in tutte le sue forme, padroneggiando sopra a tutte quella ad una mano; superò in breve tempo ogni maestro nel tiro con l'arco, e si destreggiò nell'equitazione rivelandosi un talento naturale nel fare immediatamente amicizia con qualsiasi destriero. Imparò anche che l'esercito non era quell'insieme di eroi senza macchia e senza paura che immaginava da piccolo, e che, al contrario, la stragande maggioranza dei suoi soldati erano esattamente come il comandante, solo meno ambiziosi o troppo timorosi per mettersi alla prova. Più volte passò notti insonni a scontare punizioni scaturite dalla sua "insoburdinazione" (la quale, il più delle volte, era in realtà un eccessivo zelo nello sconfiggere un superiore durante un duello di allenamento), ed altrettante volte il suo temperamento focoso lo portò a giocarsi il pasto per quel giorno. Ma Link non si fermò mai, e assorbiva come una spugna ogni informazione, marchiando a fuoco nella propria mente ogni istante passato in quella bolgia. Non mancarono comunque dei rari momenti di sollievo, grazie all'intervento dei rari, preziosi, cavalieri che (come suo padre) spiccavano in mezzo alla massa come candidi fiori in una palude.
Passarono quindi due anni, quando Link ricevette una lettera quanto mai inaspettata: scritta dal re di Hyrule in persona, lo pregava di presentarsi al Tempio del Tempo l'indomani. Lo rassicurava riguardo ai suoi superiori, già a conoscenza di tutto, e sulla cavalcatura che avrebbe trovato all'uscita della caserma, già equipaggiata con tutto il necessario per affrontare il viaggio di mezza giornata.

Il giorno seguente, Link raggiunse il luogo indicatogli. La cattedrale era enorme, una volta probabilmente di un bianco accecante, ora di una tonalità più spenta e sporca; anche il giardino di fronte alla monumentale facciata trasmetteva l'impressione di un antico splendore, perduto a causa dell'incuria e dell'abbandono. Non appena Link sfiorò uno dei due gigantechi portoni, entrambi si schiusero verso l'interno, senza emettere un suono. Lo spettacolo che si parò di fronte agli occhi di Link era senza eguali, ogni centimetro del Tempio era un'ode ai miti e alle leggende di Hyrule: il mosaico a pavimento raccontava la storia della creazione del mondo, ad opera delle tre dee Din, Farore e Nayru. Il soffitto affrescato rappresentava la discesa dei primi Hylia dal loro regno sopra le nuvole sul suolo, guidati da un giovane in divisa verde che brandiva una spada luminosa. Lo stesso giovane (o altri coi suoi stessi vestiti? Chi lo sa?) veniva immortalato dei quadri e nelle statue che si alternavano lungo le pareti della navata: ora intento a suonare un'ocarina, poi a bordo di un vascello, più avanti con un curioso cappello dotato di occhi e becco. Link possedeva pochi ricordi a riguardo, ma suo padre un tempo gli raccontava delle favole popolari aventi come protagonista un giovane che, col suo coraggio, fermava le forze del male.
In fondo all'edificio, la statua della dea Hylia troneggiava su tutta la sala. Era una rappresentazione estremamente semplice, come appena sbozzata dal blocco unico di roccia nel quale era stata scolpita, e per questo appariva in estremo contrasto con la ricchezza e il livello di dettaglio delle opere circostanti. Di fronte ad essa, il re, e un piedistallo all'interno del quale era incastonata una spada. Link la riconobbe all'istante, era identica alla spada brandita da molti dei giovani (o spesso dallo stesso?) celebrati in quel tempio; forse dopotutto non erano solo racconti di fantasia...
"Link, avvicinati" gli intimò il re, la cui voce solenne rimbombò nella sala. "Questo un tempo era il luogo di culto più importante dell'intera Hyrule. Le cronache dicono che sia in questo esatto punto che le dee piantarono il seme che diede origine al mondo, e che in questo punto i nostri antenati discesero dal paradiso. In questo luogo tutti i tempi e tutti i luoghi convergono, e, con la giusta sensibilità, si può udire l'eco di epoche lontane... E tutto ciò culmina in quel piedistallo. Prova ora ad estrarre la spada"
Link, stordito, obbedì. Afferrò l'elsa con entrambe le mani, e, immediatamente, avvertì il peso della prova. Una morsa gli strinse il cuore, la sua schiena si piegò sotto la spinta di un'invisibile macigno, l'aria faceva fatica a fluire dentro i suoi polmoni. Ma lui non mollò, e infuse ogni stilla di determinazione che aveva nella spada, cercando quasi di comunicare con lei. Chiuse gli occhi, digrignando i denti. 
CHIN
Con il suono più simile a quello di una campana di cristallo che dello scorrimento dell'acciaio sulla pietra, la spada uscì dal suo basamento, e contemporaneamente Link fu libero della pressione che lo stava schiacciando. La sollevò in aria, quindi la agitò per saggiarne l'equilibrio e la potenza. La spada rispose ai suoi desideri, muovendosì leggera e veloce, quasi come se fosse spuntata dalla mano di Link, piuttosto che stretta nel suo pugno. Mentre la osservava, gli parve di udire una sorta di canto, una voce femminile provenire dall'arma, un debole sussurro che svanì immediatamente.
"Quella, Link, è la Spada Suprema" disse sottovoce l'anziano sovrano "la lama creata dalla dea Hylia e forgiata nelle fiamme delle sue ancelle, col potere di esorcizzare ogni male e schiudere le porte dei mondi... E il fatto che tu sia riuscito ad estrarla significa due cose: come da tempo temevamo, il Male sta per tornare ad Hyrule, e tu, Link, sei il Campione prescelto per affrontare la sua incarnazione più pura, la maledizione che affligge questa terra da centinaia di migliaia di anni. La Calamità Ganon."
"Ma come... come posso essere io? Ci dev'essere uno sbaglio! Sono un orfano figlio di un soldato, non posso riuscire da solo a combattere..."
"Non sarai solo. Come diecimila anni fa, i popoli di Hyrule si uniranno per porre un unico fronte compatto contro il nemico. Tu sei il campione Hylian, ma ognuno degli altri quattro popoli con cui condividiamo il nostro regno ha già selezionato il proprio rappresentante, che ti assisterà nella terribile battaglia che ci aspetta. E infine, mia figlia, Zelda, come le sue antenate prima di lei, userà i suoi divini poteri per sigillare le tenebre sconfitte. Tra sette giorni sarà lei, alla presenza degli altri Campioni, a officiare la cerimonia che ti onorerà come paladino della nostra terra."
Link un nuovo peso precipitò su Link, molto più gravoso di quello di pochi minuti prima: il peso della responsabilità, di tutte le vite del regno che ora dipendevano da lui.
"Ho inoltre un'ultima richiesta da farti, stavolta in qualità di padre: mia figlia non ha ancora risvegliato il suo potere, pertanto ho deciso di farle compiere dei pellegrinaggi nei luoghi sacri del regno, nella speranza che essi la guidino verso la realizzazione della sua missione. Tuttavia è ancora giovane, ha la tua stessa età, ma a differenza tua ha poca esperienza dei pericoli del mondo esterno. Potresti, per favore, proteggerla?"
Link fissò dritto negli occhi il re, o meglio, l'anziano vecchio preoccupato per le sorti della sua erede. "Lo farò. La difenderò con la mia stessa vita."

Nota dell'autore: eeeeeeeeeeeeee sono passati quasi due mesi dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia, lo so. Ma per farmi perdonare, ecco due capitoli belli densi in un colpo solo! Finora questa fanfiction si è concentrata sulla giovinezza di Link, ma ora, dopo un paio di fast forward, finalmente entreremo nel vivo della storia d'amore. Promesso!

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