Tutte le donne di Andrè

di Chocolat95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La rondine ***
Capitolo 2: *** La quercia ***
Capitolo 3: *** La tempesta ***
Capitolo 4: *** La rosa ***
Capitolo 5: *** La brezza ***
Capitolo 6: *** Il girasole ***



Capitolo 1
*** La rondine ***


Isabelle è stata la prima che ho conosciuto però se mi chiedessero il primo ricordo che ho di lei, non saprei rispondere. Neppure sull’ultimo. So solo che c’è sempre stata, la mia mente è piena di immagini di noi due insieme.

Quando stavamo nella nostra piccola casa, si prendeva sempre cura di me, con pazienza, gentilezza e qualche volta anche con severità. Ma anche se la facevo arrabbiare, bastava poco a farla tornare dolce come prima.
Non avevamo tante cose, neppure da mangiare, ma quelle che mi preparava, mi sembravano sempre le più buone del mondo e solo ora mi rendo conto che se le chiedevo qualcosa in particolare, faceva di tutto per accontentarmi,  dopo ho scoperto quanto le costasse.

Anche lo stare con me, sempre, in qualsiasi momento glielo chiedessi… seppur stanca non mi negava mai la sua compagnia, quando la portavo a correre sui prati attorno a casa e a rotolarci nei fiori, o a raccogliere i frutti e mangiarli coi piedi a bagno. Se volevo tuffarmi tra le foglie o fare gli angeli di neve.

E io ci stavo bene, pensavo sarebbe durata per sempre, invece alla fine di un’estate, insieme alle rondini se n’è andata anche lei…
Io non c’ero ma non ricordo il perché, so solo che sul momento ero convinto sarebbe tornata insieme a loro, ma non è stato così…
E’ per questo che quando guardo quei piccoli uccellini, piango e sorrido, perché mi ricordano lei, e ora che ci penso, ho sempre creduto che uno di loro fosse lei.

Isabelle… spesso non ricordavo neanche che si chiamasse così…  io la chiamavo solo “mamma”.






 

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Capitolo 2
*** La quercia ***


La prima volta che vidi la signora Marie mi provocò un certo timore, era sempre vestita di scuro e aveva un’aria piuttosto seria. Veniva spesso da noi perché la mamma la conosceva e non passò molto perché feci anche io la sua conoscenza.

Prese infatti a portarmi spesso con sé nella grande villa dove lavorava presso dei signori molto importanti che mettevano una gran soggezione a guardarli, come pure la loro dimora. E quando si trovava lì diventava molto rigida, severa con tutti con me soprattutto, specialmente quando decise di insegnarmi le buone maniere. io non ne capivo lo scopo, ero già stato educato piuttosto bene, non sentivo il bisogno di ulteriori insegnamenti, ma a sentir lei non era abbastanza. Non comprendevo, non sarei dovuto rimanere anche io lì quindi trovavo una perdita di tempo il suo affannarsi ad impartirmi  l’etichetta. Ma in breve fui smentito perché ad un certo punto della mia vita quel castello divenne anche la mia di casa.

E a quel fatto si accompagnò un mutamento nel suo atteggiamento verso di me, si rivelò assai più comprensiva e protettiva di come l’avevo vista la prima volta. Finì col diventare il mio rifugio… come l’ombra di una grande quercia nelle calde giornate di luglio.
Anche se tutta l’immensa fortuna che mi era capitata, di cui presi coscienza solo crescendo, al momento la pagavo a suon di mestolate.

Ho sempre odiato quel dannato mestolo che si portava sempre appresso, ma non ho mai più incontrato nessuno che sapesse usarlo per picchiare la gente come per cucinare con tutto l’amore del mondo, non ho mai ritrovato nessun’altra che sapesse usarlo come mia nonna.



 

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Capitolo 3
*** La tempesta ***


Quando la incontrai la prima volta, non feci la conoscenza di una bambina ma di una furia. Era la creatura del suo genere più impestata che avessi mai conosciuto. Il nostro non fu un incontro, fu uno scontro, nel vero senso della parola, mi lanciò in mano un’arma che nemmeno pensavo fosse legale far tenere a persone così piccole. E col tempo non è certo migliorata, di atteggiamento dico, perché nell’uso di quell’arnese era la migliore.

Come diventò la migliore in praticamente tutte le cose che faceva. Sembrava naturale per lei, come se in verità fosse stata lei stessa ad inventarle. Ma più di tutto  ammiravo il suo animo fiero e determinato con cui eseguiva ogni  compito e situazione. Non esisteva il riposo, prima il dovere poi la tua vita. O la tua vita per il tuo dovere. Era come vivere in un uragano che però lei sapeva perfettamente come gestire. Come ogni cosa del resto.

Tranne il cuore. Quello no, pareva le fosse sconosciuto. O almeno così dava ad intendere.
Nessuno glielo aveva insegnato. Non era necessario.
Ma sapevo benissimo che le cose stavano diversamente.

Se veramente non avesse avuto un cuore, non ci sarebbero state così tante persone che anche a distanza di tempo si erano rese conto di averla presa a modello, a ispirazione, a parte integrante della loro vita di cui forse non potevano più fare a meno. Come me.

Ma se veramente non avesse avuto un cuore, avevo comunque la soluzione; le avrei insegnato io a trovarlo e ad usarlo, semplicemente seguendo il mio. Perché il mio batteva forte, da tanto tempo, per quella donna meravigliosa che era Oscar.



 

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Capitolo 4
*** La rosa ***


La prima impressione che ebbi di lei fu che era bella, bella come la stagione che l’aveva portata lì e delicata come un fiore che comincia appena a sbocciare. Sembrava ancora una bambina ma nel suo cuore era già ben consapevole di essere nata al di sopra di tutti, come le rose nascono al di sopra di ogni fiore.

Era ingenua, con l’aia di chi deve volar via da un momento all’altro ma al contempo salda nel suo ruolo che mai una volta perse di vista. Anche se la giovane età all’inizio fece ben la sua parte. Era volubile, sfuggente, sempre alla ricerca di qualcosa che non pareva trovare mai e assolutamente poco disposta ad accontentarsi. Le avevano dato tutto ma sentiva di non avere nulla.

Eravamo i perfetti opposti io e lei, e anche spazialmente parlando non saremmo dovuti stare così vicini invece fu proprio questo che mi capitò, poterla osservare ad una distanza molto ravvicinata. Ed è un’esperienza che conserverò sempre perché mai avrei pensato di poter scoprire quanto una persona nasconda dentro di sé.
Era proprio come una rosa, ogni delicato petalo in realtà ne nasconde un altro che pare della stessa identica sfumatura ma solo osservandolo da vicino si può notare la differenza. E più cresceva più la corolla si ingrandiva, e più il cuore veniva nascosto.

 Perché era così, viva e vera. Ma nel posto sbagliato.
E per andare avanti aveva imparato a proteggersi non con le spine ma con le sete.

Elegante. Come solo Maria Antonietta sapeva essere. 



 

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Capitolo 5
*** La brezza ***


Non rimase molto tempo a casa nostra, in realtà non era neppure qui che supponeva di arrivare, ma ripensando al tutto, credo sia stata una fortuna. Per lei, dato che rischiava di gettarsi in un abisso per una sciocchezza, ma anche per noi, perché portò una ventata di aria fresca e ingenuità che a quel castello mancava da tempo.

Non che fosse un luogo abitato da persone questionabili, solo troppo abituate alle consuetudini ormai immutate da lungo tempo. E invece lei portò la sua piccola rivoluzione. E lo fece molto delicatamente, come la brezza primaverile accarezza l’erba che sta appena tornando verde. Ecco quando penso a lei è proprio questa l’immagine che mi viene in mente. Un vento leggero, che annuncia cambiamenti, porta dolci speranze senza nessuna pretesa.

E come la primavera durante la quale abbondano le piogge rigeneratrici, anche i suoi grandi occhi erano spesso pieni di lacrime. Ci prendevamo spesso gioco di lei per questo. Con grande affetto però.
Ho sempre pensato a lei come ad una sorellina minore, tutti in casa credo la vedessero così. L’ultima arrivata, piccolina, da vezzeggiare e coccolare come da un po’ non si faceva. O forse non si era mai fatto.

Era fragile, leggera e delicata, sempre in procinto di volare via insieme al suo vento, ma con una pistola in mano, anche la dolce Rosalie era diventata in grado di sparare.

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Capitolo 6
*** Il girasole ***


“E adesso basta”, furono queste le parole con cui decidemmo di iniziare una storia completamente diversa.

Ce ne andammo, decisi a dimenticare tutto, a lasciare indietro ogni cosa che non fosse noi due. Non stavamo abbandonando nessuno, stavamo facendo pace con noi stessi e con le nostre vite. Troppe cose ci eravamo negati e adesso non avevamo più intenzione di perdere nulla. Ci parve già un miracolo che non ci fossimo persi a vicenda.

Nulla importava più, avremmo custodito i ricordi del passato mentre aprivamo il cuore e la mente a ciò che il futuro ci riservava.
Come Marianne, ad esempio.

La sua vita si intrecciò alla nostra mentre ancora pensavamo a tutt’altro ma fu un bene, che sia giunta così all’improvviso, senza permesso, senza preavviso. Era quello che ci serviva, esattamente quello che volevamo e lo capimmo subito.

È bella e radiosa, come i girasoli tra i quali ama tanto giocare e che ancora non riesce a superare in altezza. Il mio cuore si riempie di gioia quando la guardo, con quel viso che cambia espressione ad ogni battito di ciglia. Una gioia ancora più grande di quella che già pensavo di aver raggiunto, di meritare ma che con lei cambia ogni giorno, ogni giorno si fa nuova e diversa.

Marianne è arrivata per insegnarmi cosa sia la felicità di una vita che va avanti quando hai tra le braccia una figlia.

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