Dalla Cina al Tuo Cuore

di Yuphie_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Verso l'Oriente (?) ***
Capitolo 2: *** Preoccupazioni di Madre ***
Capitolo 3: *** L'Amore in Una Foto ***
Capitolo 4: *** L'inizio della Verità ***
Capitolo 5: *** Svelato il Mistero ***
Capitolo 6: *** Un Gatto in Azione ***
Capitolo 7: *** Una Vecchietta Sorprendente ***
Capitolo 8: *** Al Tuo Cuore ***



Capitolo 1
*** Verso l'Oriente (?) ***


Angolino della Robh: Eccomi di nuovo sul fandom di Miraculous! <3
Stavolta vengo fuori con una long, abbastanza particolare se posso dire, ma vi spiego: prima di tutto non contiene nessun riferimento alla seconda stagione ancora in corso a parte il menzionamento della nonna paterna di Marinette, Papillon è stato sconfitto ma non ha scoperto l'identità di Chat Noir e Lady Bug, quest'ultima gli ha suggerito di parlare dei suoi problemi con il maestro Fu e così Gabriel ha fatto, iniziando a trattare meglio quella povera farfallina di Nooroo.
Dette le cose fondamentali, come sempre, spero di non essere caduta troppo nell'ooc, scusate se trovate errori grammaticali, purtroppo anche rivedendo i capitoli certe volte mi scappano ç.ç.
Come ultimissima cosa... provate a scoprire i nuovi personaggi, l'indizio c'è, vediamo chi ci arriva per prima :3 .
Buona lettura a tutte! <3


“In Cina?!”
Urlò Adrien incredulo. Incredulo ed entusiasta se doveva specificare.
Quando suo padre l’aveva convocato nel suo studio era rimasto sorpreso, di solito a quell’ora, e in tutto il giorno in generale, della sera il padre era impegnato e lui cenava sempre da solo con Nathalie che gli stilava la lista dei programmi del giorno seguente; quella sera invece no, Gabriel aveva interrotto la sua cena e l’aveva portato nel suo studio dove gli aveva dato la notizia del successo della nuova linea lanciata alcuni mesi prima e del viaggio promozionale che avrebbero fatto per il book.
In Cina.
“Non è la prima volta che partiamo per fare un set fotografico, ma questa volta volevo provare qualcosa di diverso e penso che la Cina come sfondo possa aiutare a far risaltare ancora di più i nuovi vestiti”
Spiegò Gabriel.
“E’…E’ meraviglioso! Quando partiamo?”
Domandò il biondo.
Era il modello principale del padre quindi era sicuro che sarebbe partito anche lui insieme, e aveva ragione. Gabriel voleva assolutamente portare il figlio con lui in quel viaggio, ma c’era un piccolo problema.
“La settimana prossima”
“…Oh”
La settimana prossima ci sarebbe stato il suo compleanno.
Così com’era salita, la sua eccitazione scemò fino a ridursi a un briciolo di polvere; aveva già progettato con Nino una festa, non grandissima e rumorosa, ma ci teneva a festeggiare con i suoi amici, ci stava fantasticando sopra da quando avevano iniziato a parlarne, ma a quanto pare avrebbe dovuto dare la brutta notizia all’amico.
Niente festa neanche quell’anno.
Vedendo lo sguardo afflitto del ragazzo puntato a terra, Nathalie tossì un paio di volte, attirando l’attenzione del suo capo su di lei.
Gabriel la guardò e poi sospirò, addolcendo un poco lo sguardo posato sul figlio.
“Potresti… portare un amico”
Il biondo alzò gli occhi di scatto.
“Visto che ci sarà il tuo compleanno… ho pensato che potresti portare un amico che può farti compagnia, tutte le spese saranno pagate da noi e tu potrai divertirti…nei limiti mi raccomando, e con la tua guardia del corpo al seguito, su questo non voglio sentire discussioni”
L’uomo stava cercando di cambiare, anche grazie ai consigli di Nooroo e del maestro Fu, ma certe cose non riusciva ancora a farle passare, tipo la iperprotettività verso Adrien.
Ma per il ragazzo quello era già un bel passo avanti.
Un nuovo sorriso gli spuntò sul volto, facendo sorridere il padre a sua volta; si alzò di scatto e andò ad abbracciare l’uomo.
“Oh grazie, grazie mille papà! Ti prometto che non faremo nulla di male, te lo giuro su… su… su qualunque cosa tu voglia, oh non vedo l’ora di dirlo a Nino!”
Urlò il ragazzo, nuovamente fuori di sé dalla felicità, correndo poi fuori dallo studio saltando come un matto.
Gabriel sentì il cuore scaldarsi vedendo il figlio così felice.
“Ha fatto un buon lavoro”
Gli annuì Nathalie, anche lei sorridendo.
“Grazie”

“Andremo in Cina! In Cina! Riesci a crederci?! Ooooh non vedo l’ora!”
Urlò Adrien, buttandosi di peso sul letto.
“Abbiamo capito, non fare la ragazzina alla prima cotta e a proposito di cotta, che dirai a Lady Bug?”
Chiese Plagg, uscendo da sotto la camicia del biondo.
“Non ci sono più molti pericoli a Parigi dopo la sconfitta di Papillon, può cavarsela da sola, che dici?”
Sorrise il ragazzo, mettendosi seduto a gambe incrociate per poter guardare in faccia il piccolo gatto nero.
“Potrebbe si, infondo è sempre stata lei la prima eroina”
“Sono troppo contento per poter cascare nella tua ironia”
Ghignò Adrien, dandogli un buffetto con l’indice sulla fronte.
Il kwami rise e andò a prendere una fetta di camembert.
“Quindi…Nino?”
Chiese poi, mangiucchiando.
“Si, sarà gasatissimo!”
“Oh, lo sarà di certo ma sei sicuro di voler invitare lui?”
Il biondo lo guardò interrogativamente.
“Chi dovrei invitare sennò scusa?”
“Non lo so ~”
“Plagg”
“Beh si, un’idea forse ce l’avrei”
“Sentiamo”
Sorrise Adrien, inclinando di poco il viso.
“C’è una tua compagnuccia di classe che, se non mi sbaglio, se proprio non mi sbaglio…avrebbe metà discendenza cinese... no?”
Domandò il kwami, sbattendo gli occhietti.
Il biondo pensò un attimo ai suoi compagni, dopo alcuni secondi gli vennero in mente due occhi azzurri limpidissimi.
“Marinette!”
“Oh, si chiama così?~”
Chiese ancora il gattino, facendo lo gnorri mentre si concentrava sul formaggio.
Il biondo lo ignorò per riflettere: la ragazza aveva il doppio cognome perché la madre era cinese, ma non parlava mai di quel lato della sua famiglia… almeno per quanto ne sapeva lui, le conversazioni tra loro erano migliorate –lei non balbettava più-  ma di certo non si apriva con lui come faceva con Alya, per quel che ne poteva sapere Mari poteva visitare la Cina ogni anno per andare a trovare i nonni materni.
“Non lo so…”
Mormorò alla fine, ancora pensieroso.
“Eddai, quella ragazza ti ha aiutato e sostenuto abbastanza volte da meritarsi un regalo da parte tua, non credi?”
Insistette il gatto nero.
“In effetti Marinette è davvero fantastica”
Ammise il ragazzo.
“E perché non farglielo capire allora?”
“Già… perché no”
Si arrese Adrien sorridendo, stendendosi sul materasso e pensando a come far quella proposta alla compagna di classe.
Plagg intanto ritornò al suo camembert, ridendosela un poco sotto i baffi, così avrebbe potuto parlare con Tikki in tranquillità per qualche giorno.

“In Cina?! Lei?! Con te?!”
Urlò Chloè indignata, indicando adesso Adrien, adesso Marinette.
Il ragazzo appena entrato in classe, per prima cosa, era andato a parlare con Nino sperando che l’amico non se la prendesse troppo ma quello era stato felice di quella novità per lui e gli aveva augurato di divertirsi e di prendersi cura di Mari, questo detto con un sorrisino malizioso che Adrien aveva ignorato per cercare la suddetta citata.
L’aveva trovata che parlava con Alya mentre teneva in mano una rivista di moda di suo padre, aveva sorriso il ragazzo e le aveva chiesto con gentilezza se potevano parlare un attimo in privato, Marinette rossa in viso, lo aveva seguito.
Seguiti di nascosto da una Chloè che aveva assistito alla scena e che appena aveva sentito quella proposta aveva strillato attirando l’attenzione dell’intera classe su Adrien e Marinette.
Il biondo si grattò la nuca in imbarazzo.
“Beh si, visto che Marinette è per metà cinese ho pensato che potesse fargli piacere fare visita ai suoi nonni, no Mari-…Marinette?”
La ragazza non sembrava entusiasta come lui, Plagg e Nino avevano sperato, anzi, aveva lo sguardo basso rivolto al pavimento, niente sorriso sul volto come prima, niente scoppi di felicità, solo…tristezza? Questa cosa sembrava lasciar perplessa anche Alya che si avvicinò all’amica.
“Mari tutto bene? …Hai sentito che notizia fantastica?”
“Si … davvero fantastica”
Bisbigliò la ragazza.
“Marinette?”
La chiamò Adrien.
Lei gli fece un piccolo sorriso poi corse a prendere lo zaino, mettendoselo in spalla.
“Ti ringrazio davvero…tanto per l’offerta, ma ne dovrò con parlare con i miei… adesso scusatemi ma… non mi sento molto bene improvvisamente… credo che tornerò a casa a riposare… grazie ancora!”
E scappò via prima che Alya potesse fermarla.
La castana guardò la porta dell’aula sconsolata.
“L’ho forse offesa?”
Le chiese Adrien.
“Non lo so davvero, stasera proverò a chiamarla”
Rispose Alya.
Adrien annuì ma entrambi non riuscirono a concentrarsi sulla lezioni, preoccupati per la loro amica. Aggiungendo il fatto che Chloè continuava a dire che doveva essere lei ad andare in Cina e a tentare di far cambiare idea al biondo… si può dire che quella non fu una buona giornata per Adrien.

“Perché non hai risposto ad Adrien? Un’occasione del genere non ti ricapiterà più… e poi è la Cina!”
Chiese Tikki, appoggiandosi al braccio dell’amica sdraiata sulla chaise lounge.
Ma Marinette non rispose.
Teneva gli occhi chiusi e il cuscino stretto contro il viso.
“Marinette?”
Ancora la ragazza non gli rispose.
La piccola kwami cercò di farsi più vicina per poterle vedere il viso ma non ci riuscì, le braccia erano strette come cinghie intorno al cuscino. Provò allora a farglielo sollevare ma ci rinunciò quando vide la schiena scossa da un respiro irregolare.
Si appoggiò sulla testa e le diede un bacio lì, sperando che Marinette capisse che lei era lì per restarle accanto.

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Capitolo 2
*** Preoccupazioni di Madre ***


Angolino della Robh: Oh buonasera!
Perdonate il ritardo, il capitolo doveva essere pubblicato ieri sera ma per emergenze famigliari lo pubblico stasera; ne approfitto anche per dire una cosa, la storia è finita, completa, quindi i capitoli verrano pubblicati con molta regolarità, precisamente ogni giovedì se mi è possibile, comunque non mancherò una settimana u.u .
Passando alla storia, in quante sono curiose del perchè Marinette ha rifiutato la proposta del suo bel Adrien? Eheh, amiche mie, il mistero s'infittisce u.u
Spero vi piaccia anche questo, buona lettura <3


Gabriel Agreste, dopo la sconfitta del suo alter-ego Papillon e il discorso fatto con Lady Bug, stava cercando di cambiare le sue abitudini, grazie anche alle discussioni fatte con il Maestro Fu come gli aveva suggerito la supereroina, e ai consigli di Nooroo, che ora prendeva sempre in considerazione. Cercava di passare più tempo con Adrien, trattandolo in maniera decisamente più civile e con più calore, come un padre dovrebbe fare.
Quella volta, però, era davvero confuso e le vecchie abitudini stavano tendendo ad emergere.
Adrien gli stava chiedendo aiuto, fin qui nulla di male.
Ma gli stava chiedendo aiuto per convincere la sua compagna di classe, tale Marinette se aveva capito bene, ad andare in Cina con loro.
Gabriel, sinceramente, non vedeva il problema, poteva sempre chiedere a un altro compagno di classe, quello che aveva sempre le cuffie per esempio, se la ragazza avesse rifiutato alla fine; stava anche per dirglielo quando, per fortuna, Nathalie intervenne a favore del biondo più piccolo.

Nooroo, nascosto in una tasca interna della giacca, pensò, in contemporanea con Plagg, che quella donna aveva decisamente bisogno di un aumento di stipendio.

“Marinette Dupain-Cheng è la ragazza che ha vinto il suo concorso della bombetta se si ricorda bene signore, ha detto lei stesso che aveva del potenziale, questo potrebbe essere uno stage per la signorina, potrebbe migliorare sotto la sua ala e un giorno, magari finite le scuole, potrebbe anche venire a lavorare per lei”
Disse la segretaria, guardando di sfuggita la sua cartelletta.
Adrien la guardò con adorazione mentre Gabriel ponderò quel discorso; ora ricordava meglio quella ragazzina e doveva ammettere si, che aveva un bel talento, magari stando al suo fianco sarebbe potuta sbocciare come un fiore in primavera.
Annuì.
“Non esageriamo ora con le ipotesi per il futuro, però sarebbe curioso vedere come quella ragazza reagirebbe nel fulcro del mondo della moda”
“Quindi mi aiuterai a convincerla?!”
Saltò su Adrien, pregandolo con gli occhi.
“Ti aiuterò”
Sorrise il padre, facendo un cenno alla guardia del corpo e passandogli un foglietto.
Lo avrebbe mandato a prendere l’intera famiglia, magari con l’appoggio dei genitori sarebbe stato molto più facile convincere Marinette ad accettare quella proposta.
“Si! Sei grande papà!”
Urlò il ragazzo, alzando la mano.
Gabriel gliela guardò come se quella parte del suo corpo fosse appena stata infettata da un essere alieno*, ma un colpo di tosse gli fece portare l’attenzione su Nathalie che batté le mani facendogli intendere cosa fare; l’uomo allora alzò la mano e la batté su quella del figlio, ancora parecchio stranito.
Il ragazzo rise poi abbracciò il padre. Ecco, a quello Gabriel aveva già imparato come rispondere.

“E’ la prima volta che saliamo su una macchina così lussuosa come questa, non siete eccitate come me?”
Chiese Tom, smettendo di osservare fuori dal finestrino per guardare i suoi tesori più preziosi: sua moglie e sua figlia.
Quando era venuto a prenderli quello strano omone, alla sua piccola Marinette era venuto un colpo e stava per scappare ma quello l’aveva bloccata, passandogli il foglio dell’invito del signor Agreste verso tutta la sua famiglia.
Lì la corvina era stata costretta ad arrendersi e ora era stretta tra lui e Sabine.
Tom vedeva che la sua bambina aveva un’espressione triste sul volto da un paio di giorni, la moglie gli aveva suggerito di stare tranquillo, Marinette era un’adolescente e aveva i problemi tipici della sua età, che avrebbe risolto lei stessa con calma. L’uomo le aveva dato ragione, ma questo non significava che non avrebbe potuto tentare di consolarla.
“Chi s’immaginava di fare un’esperienza simile, eh tesoro?”
Chiese ancora, abbracciandola per le spalle.
“Già”
Rispose mogia la corvina, immaginando già perché erano stati convocati a Villa Agreste.
Anche la madre gli avvolse il braccio intorno alle spalle, lasciandole un bacio sulla tempia; Marinette si appoggiò a lei, chiudendo gli occhi per il resto del viaggio.
Tom guardò Sabine preoccupato ma questa scosse la testa, dopotutto stavano andando a casa del primo amore di loro figlia, era normale che la ragazza fosse preoccupata a modo suo.
L’omone annuì ma strinse un po’ di più la sua piccola Marinette.

Quando arrivarono il primo che venne loro incontro fu Adrien.
“Marinette!”
Urlò il biondo, correndole incontro con un sorriso dolcissimo che fece fare una capriola al cuore della ragazza.
“C-Cia-o A-Adrien”
Balbettò lei, abbozzando un sorriso.
Nonostante la preoccupazione recente e imminente, era contenta di vederlo, era contenta che avesse pensato a lei per quel viaggio, era contenta per l’opportunità che aveva ma… guardò sua madre con cipiglio triste mentre quella andò a salutare il biondo abbracciandolo.
“Ragazzo mio, spero che tu non ci abbia fatto venire tutti qui per chiedere la mano della mia piccola”
Scherzò Tom, dandogli una pacca sulla spalla.
“Papà!”
Urlò quella, andando a fuoco.
“Stia tranquillo signor Dupain, Mari è ancora tutta sua”
Rise anche Adrien, mentre Gabriel faceva la sua comparsa scendendo le scale.
“Sono felice che abbiate accettato il mio invito signori Dupain”
“Dupain-Cheng papà, Mari ha il doppio cognome”
Bisbigliò il biondo.
“Oh, perdonate la gaffe”
“Non si preoccupi signor Agreste”
“Mi sembrava giusto dare spazio anche alle origini di mia moglie”
Disse Tom con un sorriso, contraccambiato immediatamente da Sabine.
Gabriel si perse un attimo ad osservare quegli sguardi innamorati e per un attimo sentì la tristezza salirgli nel petto, ma si riprese immediatamente poggiando una mano sulla spalla del figlio.
“Comunque io sono Gabriel Agreste, il padre di Adrien”
“Io sono Tom, questa è mia moglie Sabine e questa, beh è la mia piccola Marinette”
La ‘piccola’ Marinette era rimasta in silenzio fino a quel momento, vuoi per la preoccupazione della discussione che stava per nascere, vuoi per il batticuore di avere il tuo amore vicino, vuoi per lo stupore di avere il tuo mito davanti a te, che sapeva essere pure il suo ex nemico, ma proprio non riusciva a dire niente, infatti salutò Gabriel con un cenno del capo.
L’uomo restò per un attimo interdetto, da come se la ricordava e da come ne parlava Adrien, Marinette era molto più solare ed energica.
Che la proposta di andare in Cina l’avesse scombussolata così tanto? Beh, l’avrebbe scoperto da lì a poco, pensò vedendo il cenno che gli faceva Nathalie da lontano.
“Bene signori, se non vi dispiace seguirmi, io e Adrien avremmo una proposta di cui parlarvi”
I due coniugi annuirono e iniziarono a seguire l’uomo, mentre Marinette rimase indietro.
“Ehi, guarda che ti perdi se non stai attenta”
Le andò vicino Adrien.
“Ci avete fatto venire qui per parlare del viaggio?”
“…Si”
Confessò il biondo.
“Diciamo che ho voluto giocare un po’ sporco e quindi ho coinvolto mio padre… però ci tengo tanto che tu venga con me, con noi, pensaci davvero Mari, è una grande occasione anche dal punto di vista del lavoro, puoi osservare mio padre sul campo, possiamo andare a divertirci insieme, potremo fare un sacco di cose!”
Le prese una mano.
“Per favore Marinette”
Citata ragazza era ormai in brodo di giuggiole, persa nel mondo dei sogni e ci sarebbe rimasta se non fosse stato per Tikki che, con un leggero colpo alla borsetta, la risvegliò dalla trance in cui era caduta; sbatté gli occhi per riprendersi del tutto, e fissò quelli di Adrien, così seri e così dolci che la fecero sciogliere.
Gli strinse la mano di rimando e si lasciò condurre nel salone dove i loro genitori li stavano aspettando.

“Allora, come mai tutte queste cerimonie?”
Chiese Tom, seduto a capotavola.
Dall’altra parte stava Gabriel che, con un colpo di tosse, iniziò a parlare, a spiegare un attimo del suo lavoro, del successo che aveva avuto la nuova linea e del prossimo book che avevano intenzione di fare; i due coniugi ascoltarono in silenzio, nonostante già sapessero quelle informazioni grazie alla figlia, poi però arrivò il punto dolente.
“Per fare le foto del book avremo pensato a un viaggio in Cina e, visto che settimana prossima ci sarà il compleanno di Adrien, ho pensato che mio figlio avrebbe potuto portare un amico… un’amica se vogliamo essere precisi, la scelta di Adrien è caduta su vostra figlia Marinette”
Sabine sgranò gli occhi, portandoli immediatamente sulla figlia.
“Marinette però ha detto che avrebbe dovuto parlarne prima con voi, ma dallo sgomento di sua moglie, immagino che non lo abbia fatto, dico bene?”
“Beh…no, questa per noi è… una sorpresa”
Bisbigliò Tom.
“Capisco allora il vostro stupore ma, e non parlo solo per mio figlio che mi ha chiesto un favore, piacerebbe molto anche a me avere la ragazza al nostro fianco, immagino che sappiate che vostra figlia abbia del talento nella moda e potrebbe fare questo viaggio prendendolo come una specie di stage che la possa preparare al futuro e-“
“No!”
Urlò Sabine, alzandosi.
“Marinette non verrà in Cina, assolutamente no, ve lo proibisco, ve lo… io…”
“Mamma!”
La corvina si alzò immediatamente seguita da Tom quando videro Sabine prendersi la testa tra le mani. La ragazza andò ad abbracciarla e la donna se la strinse forte addosso mentre Tom le accarezzava i capelli.
Tutto questo si svolgeva sotto gli occhi attoniti degli Agreste. Mai, entrambi, avrebbero immaginato che la situazione peggiorasse così, e ora Adrien capiva perché Mari aveva avuto tutte quelle reticenze il giorno prima a scuola.
Gabriel chiamò con la mano Nathalie e la donna non tardò ad avvicinarsi a Sabine.
“Signora venga con me, la porto in un’altra stanza a calmarsi”
Sabine annuì ma non volle staccarsi da Marinette e quindi portò la figlia con sé, Tom invece si risedette dov’era prima.
“Scusate mia moglie… è un po’ difficile per lei staccarsi da Marinette… ma ditemi, raccontatemi altro del viaggio”
Mormorò.
Gabriel guardò suo figlio, ma quello stava ancora guardando preoccupato l’uscita presa dalle due corvine.

“Vi lascio da sole, se avete bisogno di qualcosa io sono subito qui fuori”
Bisbigliò Nathalie, lasciando il vassoio con i bicchieri di acqua sul tavolino davanti alle due.
“La ringrazio”
Sorrise debolmente Marinette, ricambiata dalla castana che uscì chiudendo la porta della stanza dietro di sé.
Sabine prese un bicchiere e bevve alcuni sorsi prima di abbassare l’oggetto, tenendolo tra le mani, fissando il liquido trasparente.
“Perché non me ne hai parlato, Marinette?”
“Non volevo farti preoccupare…”
“Adesso è anche peggio!”
La ragazza sussultò, raramente sua madre le urlava contro.
“Mi dispiace! Credimi, l’unica cosa che non volevo è farti stare male mamma; sono stata sorpresa anch’io di questa proposta, è capitata all’improvviso e non…non sono riuscita a parlartene ieri, eri così tranquilla con papà”
Cercò di spiegarle Marinette, prendendole le mani nelle sue, togliendole il bicchiere di mano.
Sabine guardò la figlia negli occhi, sospirò e poi l’abbracciò stretta.
“Marinette… la mia piccola Marinette”
“Mamma”
La corvina si staccò per guardarla di nuovo negli occhi.
“Non sono più piccola, ho quattordici anni”
“Con questo vuoi dirmi che hai intenzione di accettare?”
Tirò a indovinare la donna, e il silenzio della figlia le diede la conferma.
“Marinette, sai benissimo come la penso, non ti do il permesso di andare, sarebbe troppo”
“Troppo? Mamma sono grande ormai, posso cavarmela e poi non è detto che lo incontrerei; prima di vietarmi il viaggio prova a pensare alle cose positive”
“L’unica cosa a cui riesco pensare adesso è solo che potresti rimanere ferita”
“Sono rimasta ferita molte volte mamma, eppure adesso sono qua, in piedi… e ti chiedo di pensarci”
Sabine le accarezzò la guancia.
“Da quando sei cresciuta così in fretta?”
“Da quanto tu e papà avete iniziato ad avere fiducia in me”
“Noi abbiamo sempre avuto fiducia in te”
Le sorrise e Marinette di rimando, mentre Sabine continuava ad accarezzarla.
“Certo che Adrien deve piacerti davvero tanto se vieni addirittura a discuterne con me”
La corvina sgranò gli occhi e in due secondi diventò di un bel rosso pomodoro, agitandosi come una matta.
“Non lo faccio solo per Adrien! Certo stare con lui sarà bellissimo…ma non penso solo a quello! Certo che no, per chi mi hai presa! Sarò assolutamente professionale, assolutamente!”
Sabine scoppiò a ridere.
“Mi mancheranno queste cose quando sarai via…”
“Allora posso?!”
Domandò Marinette, con gli occhi che iniziarono a brillare.
La madre le annuì in conferma, ma divenne seria un attimo dopo.
“Però devi promettermi che se accadrà qualcosa, qualunque cosa-“
“Ti avviserò, parlerò con il signor Agreste e cercherò di risolvere la situazione o di stare lontana da quel posto”
Promise la ragazza.
“Molto bene, allora andiamo a dare la risposta al signor Agreste”
Le due si alzarono e si diressero verso la porta, aprendola si ritrovarono davanti il giovane Adrien che con uno scattò si allontanò di dieci passi buoni.
“Giuro che non ho origliato niente!”
Urlò, stendendo le braccia in avanti come a chiedere pietà.
“Sarà meglio per te ragazzo”
Disse Sabine, fingendosi arrabbiata.
“Adesso io torno a parlare con tuo padre; Marinette, pensaci tu a lui”
“Eh?”
La corvina guardò la madre molto perplessa mentre questa si allontanava, occuparsi di Adrien? Lei? Magari… Marinette si perse nel mondo dei suoi sogni, dove c’era si Adrien ma con l’aggiunta dei loro tre adorabili figlioletti, cane, gatto e l’immancabile criceto ovviamente.
Mentre lei era nel suo mondo, il ragazzo citato nei sogni si avvicinò velocemente a lei e l’abbracciò stretta per poi sollevarla in aria e iniziare a girare su sé stesso, ridendo.
“Andiamo in Cina!”
Urlò fuori di sé dalla felicità.
“Menomale che non aveva origliato”
Bisbigliò Nathalie, lì vicino, con un mezzo sorriso.
Ma parlando di felicità: Marinette era in piena crisi di felicità mistica, rigida in tutto il corpo ma letteralmente in paradiso, il sorriso da ebete in volto non c’era ma un’espressione beata che non le si sarebbe tolta molto facilmente. Sarebbe andata in Cina con Adrien, sarebbe andata in Cina con Adrien!

Una settima dopo esatta, il giorno del compleanno del giovane Agreste, Marinette partì davvero con Adrien per la Cina, lasciando per la prima volta i genitori che rimasero a guardare fino a che la figlia non s’imbarcò.
“Credi davvero che andrà tutto bene, Tom?”
Chiese Sabine, per la prima volta lei quella insicura nella coppia.
“Abbi fiducia in Marinette”
Le sorrise il marito, stringendola a sé.
La corvina annuì, ma la preoccupazione non riusciva a togliersela dal petto.
 

* Una piccola dedica alla mia migliore amica che mi ha costretta a vedere un anime dove veramente un alieno s'infila nel braccio di un ragazzo, tale Kiseiju xD non mi ha entusiasmata molto, però lo consiglio a chi piace il genere azione/fantascienza :3

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Capitolo 3
*** L'Amore in Una Foto ***


Angolino della Robh: Oh buonasera!
Sono arrivata con un altro capitolo, questo sarà un pò di passaggio, nel senso che non ci saranno molte informazioni nascoste sul perchè Marinette non voleva andare in Cina, in compenso però ci sarà tanto tanto fluff <3.
Spero vi possa piacere, buona lettura! <3

Spero di essere stata abbastanza brava a descrivere i vestiti ^^''''' nel caso avvisatemi e vi mando una foto via mp ^^'''''


Ci misero un bel po’ di ore ad arrivare a Pechino, la città della Cina in cui sarebbero stati per tutto il tempo del set fotografico, e Marinette, non abituata ai viaggi a lunga distanza, rimase un po’ destabilizzata dalla differenza di sette ore che avevano la Francia e la Cina.
Appeni scesi dall’aereo iniziò a stropicciarsi gli occhi, sentendo la stanchezza e le ossa che le dolevano per tutte quelle ore passate in aereo.
“E’ stancante il jet leg lo so credimi, però è meglio che stai sveglia fino a quando non diventa sera sennò domani sarà peggio”
Le suggerì Adrien mettendole un braccio intorno alle spalle e stringendola un po’ a sé, sorridendole e facendole infine l’occhiolino; a quell’abbraccio Marinette si svegliò immediatamente, irrigidendosi e facendo una mezza risata isterica per calmarsi, ma avrebbe seguito comunque il suo consiglio, e poi adesso il cuore le batteva così forte che il sonno le era completamente passato.

La corvina seguì il ragazzo e tutto l’entourage fuori dall’aeroporto, rimanendo meravigliata dalla metropoli che iniziava a stagliarsi tutto davanti e intorno a lei, tutto così grande rispetto alla panetteria dov’era nata e cresciuta… eppure, in qualche modo, lei apparteneva anche quello; si scambiò un’occhiata di nascosto con Tikki, sempre nascosta nella borsa, e si sorrisero.
“Stanno arrivando le macchine signore”
Informò Nathalie, rivolta a Gabriel che annuì.
“Le macchine?”
Domandò la ragazza.
Adrien, che la teneva ancora stretta per non perderla e per tenerla sotto la sua ala protettiva visto che l’aveva invitata lui, le annuì.
“L’aeroporto dista 20 km dal centro di Pechino, noi siamo diretti lì, nelle prime due suddivisioni della città”
“Oh… forse avrei dovuto informarmi come te”
Mormorò Marinette, in imbarazzo.
“Ma figurati! Tu sei qui in vacanza, devi solo goderti il paesaggio e le attrazioni, ti porterò in un sacco di posti vedrai!”
Le promise il biondo, fiducioso.

Ma i suoi piani vennero completamente stravolti.

Certo, per il paesaggio si godettero entrambi il paesaggio visto dal finestrino della macchina, i due ebbero per tutto il tempo gli occhi spalancati nel vedere quella città completamente nuova, s’indicarono anche a vicenda certe cose strane che li fecero ridere come bambini, Marinette per fortuna ora completamente a suo agio con soddisfazione di Adrien.
A quanto pare era davvero la prima volta per la ragazza in Cina, e voleva stupirla! Quella ragazza era meravigliosa, dolce e disponibile con tutti, Plagg gli aveva dato un ottimo suggerimento quando gli aveva messo in testa il suo nome e, giurava sul suo onore di… Chat Noir (?), che avrebbe mantenuto la sua promessa e l’avrebbe portato ovunque avrebbe voluto, avrebbero iniziato subito dopo il check-in in albergo.

… L’avrebbe fatto se non l’avessero rapito per iniziare subito con le foto.

“Dobbiamo proprio iniziare oggi?”
Chiese, ancora, Adrien, afflosciato sulla sedia del trucco.
“Se non iniziamo oggi, partiremo in ritardo e lei non potrebbe avere delle giornate libere”
Spiegò Nathalie, al suo fianco.
“Capisco”
Sospirò il biondo, lanciando un’occhiata all’amica.
Marinette era in piedi vicino al tavolo dei book, circondata da fotografi e Gabriel chini sul tavolo, le mani in mano, che guardava un po’ di qua e un po’ di là; quando intercettò il suo sguardo lo salutò leggermente con la mano.
“Si starà annoiando di sicuro”
Disse il biondo, triste per non aver potuto rispettare subito le sue intenzioni.
“Il signor Agreste rimedierà”
“Lo spero…”

Gabriel rimediò davvero, aveva intenzioni fin da subito di coinvolgere Marinette a un certo punto, e quel punto era quando furono arrivati tutti i vestiti che lui aveva scelto, adesso voleva mettere alla prova alla ragazza e la chiamò con un cenno della mano.
“Ma… dice a me?”
Bisbigliò Mari alla sua kwami.
“Ci sei solo tu da questa parte”
Le rispose Tikki, sempre sottovoce.
“Dici che dovrei andare?”
Chiese tremante.
Un punto era osservare il suo idolo al lavoro, insomma già quello era un sogno che si realizzava, ma… avvicinarsi? Perché? Che aveva fatto di sbagliato? Si era mossa?
“Marinette”
Alla chiamata del proprio nome dovette avvicinarsi per forza.
“Vieni qui davanti con me”
Le disse, mettendole una mano sulla schiena per metterla davanti ai vestiti.
“Quale combinazione sceglieresti per mettere in risalto Adrien?”
“Sinceramente gli starebbero bene tutti, lui è…perfetto”
Finì con un sospiro.
Gabriel dovette reprimere una risata, così quella ragazza era una delle tanti fan di suo figlio, chissà se lui se n’era accorto.
“Ma se tu dovessi scegliere, quali sceglieresti”
Insistette l’uomo.
Marinette ritornò sull’attenti e guardò i vestiti.
“Posso?”
Chiese, allungando la mano.
“Naturalmente”
Allora la ragazza si mise a scandagliare con cura, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata al biondo che stava venendo truccato insieme agli altri modelli.
“Direi d’iniziare con questo”
Tirò fuori dei semplici pantaloni neri e una maglia, bianca, che aveva la tipica allacciatura cinese e una fantasia dorata sui bordi delle maniche e sul fine della maglia.
“E’ un look semplice ma la fantasia ricorda il colore dei capelli di Adrien, e il bianco credo che valorizzi molto il trucco leggero che ha sul viso, il pantalone nero è un tocco elegante che va sempre bene e che lo fa sembrare maturo”
Finì, girandosi verso lo stilista.
Quello si stava accarezzando il mento pensoso, ma poi le accennò un sorriso, la corvina ci aveva visto giusto, lui aveva sempre pensato che il bianco risaltasse il figlio.
Marinette quasi non ci credette quando Gabriel prese i vestiti che lei aveva scelto e li consegnò al figlio per farlo andare a cambiare.
“Sei stata bravissima!”
Le disse Tikki, facendo uscire un attimo la testolina per sorriderle raggiante.
“Non puoi capire quanto sono felice”
Le rispose Mari, poggiandosi una mano sul petto in corrispondenza del cuore.

In seguito, Gabriel la chiamò ancora per chiederle consiglio e Marinette quasi si sbizzarrì con i capi che aveva sott’occhio: dopo il look semplice, fecero indossare ad Adrien un costume tipico del circo ma entrambi decisero che non gli donava per niente e passarono a qualcosa di più elegante e tipico, i colori passavano dal bianco, al nero e anche all’azzurro e i tessuti si alternavano da quelli raffinati, che veniva usati per i vestiti che riprendevano quelli dei principi, a quelli semplici che, concordavano entrambi, donavano molto di più al ragazzo.
Adrien osservava tutto quello ed era felice di vedere l’amica entusiasta, però decise che mancava ancora qualcosa e ne parlò con Nathalie e il padre, quest’ultimo accettò ridendo e fece uscire fuori gli abiti femminili mentre la castana portava Marinette a farsi prendere le misure e, successivamente, al trucco.
“M-Ma io che c’entro?”
Urlò nel panico mentre delle aiutanti la svestivano e le mettevano addosso il tipico vestito tradizionale cinese che si vedeva spesso indosso alle ragazze e alle donne, con l’allacciatura che scendeva dal collo fino all’incavo della spalla. Per l’occasione era di un bel rosa pastello, colore preferito di Marinette che aveva fornito Adrien che, per l’occasione, aveva indossato nuovamente il primo outfit.
“Su Mari, sarà divertente fidati!”
Le assicurò il biondo, trascinandola sul set.
Siccome la vedeva ancora titubante, fu lui a metterla in posa posizionandola in diagonale, mani unite davanti a lei come se stesse pregando, dopo anche lui si mise nella stessa posa, facendo in modo di toccare con la sua spalla sinistra quella destra della ragazza.
Ma Marinette era troppo tesa per sorridere.
“Prova a pensare che sia carnevale”
Le suggerì il biondo.
“A carnevale non mi facevano foto dei fotografi professionisti”
“Vero… allora prova a pensare che siano tutti in mutande”
A quell’affermazione Marinette non poté evitare di ridere e il fotografo catturò quella risata.
La corvina rimase abbagliata dal flash e sbatté le palpebre perplessa, si girò verso Adrien e quello le annuì.
“Fai vedere a tutti quanto è bello il tuo sorriso”
Le disse, ma il fotografo si accontentò anche della sfumatura rosata che presero le gote della ragazza.

Dopo quel vestito gliene fecero provare altri: la versione dello stesso vestito ma lungo e rosso, uno con il corpetto con le maniche corte bianco e blu e la gonna lunga bianca che sfumava nel blu, e alcuni erano vestiti tipici delle principesse cinesi.
Secondo Adrien erano proprio quelli a donare alla ragazza e Gabriel era d’accordo, le fecero parecchi scatti, aggiungendo anche dei fiori tra i capelli della ragazza, e lo stilista pensò davvero di mettere alcuni suoi scatti sul book.
Il massimo della giornata fu quando fecero vestire Adrien da moschettiere, si erano portati alcuni vestiti della vecchia Francia per poterli mettere a confronto con quelli della vecchia Cina, e Marinette da principessa. Il biondo era in ginocchio davanti all’amica teneva una mano sul cuore mentre con l’altra teneva una mano di Mari e le faceva il baciamano, l’altra mano della corvina era invece nascosta dalla manica lunga del vestito e la ragazza la teneva davanti al volto imbarazzata.
Quella fu l’unica foto che venne fatta sviluppare subito e in men che non si dica, Marinette quella stessa sera, nella sua stanza d’albergo, teneva in mano la sua copia guardandola meravigliata.
“Sono davvero io?”
Chiese per sicurezza alla sua kwami.
Tikki, seduta comodamente sulla sua spalla, le annuì con un sorriso che non finiva più.
“Questa è la dimostrazione tangibile di quanto tu sia bella Marinette”
“Ma… forse è il trucco dai”
“Oh ma per favore! Sei assolutamente favolosa! E poi, hai posato con Adrien”
Aggiunse maliziosa, la piccola coccinella, vedendo la sua protetta andare in brodo di giuggiole pensando al biondo.
“E’ stato assolutamente fantastico… ma sono stata anche professionale! Si, assolutamente professionale, come promesso a mamma!”
Finì riprendendosi, incrociando le braccia sotto al seno e facendo ridere Tikki.
Vennero interrotte da un bussare alla porta.
“Marinette? Stai già dormendo?”
Chiese la voce di Adrien che mandò la ragazza nel panico più totale, ma riuscì a riprendersi in tempo record e a far nascondere Tikki nella borsa per poter andare ad aprir la porta.
“S-Si?”
Chiese, abbozzando un sorriso.
“E’ tempo di rispettare la mia promessa”
Annunciò Adrien, allungando la mano verso di lei.
E Marinette la prese incantata.

“Dove stiamo andando di preciso?”
Gli chiese, una volta che furono solo loro due in macchina con la guardia del corpo del ragazzo al volante.
Adrien le sorrise.
“Ho scoperto che a qualche km di distanza dall’albergo c’è il ristorante di tuo zio, sarebbe bello rincontrarlo, non credi?”
“Lo zio Wan! Oh, sarebbe assolutamente fanta-“
Le parole le morirono in gola quando un pensiero le passò per la testa, le parole di sua madre e una vecchia foto le fecero aggrottare la fronte preoccupata.
“Marinette?”
La richiamò il biondo, il sorriso spento come quello della corvina.
“Eh? Ah, si! Si… sarebbe davvero bello andare a fargli visita”
Mormorò lei, ritornando ad abbassare lo sguardo.
Lui rimase a guardarla per qualche minuto poi le prese una mano e la strinse forte nella sua.
“Stai pensando al motivo per cui non volevi venire?”
“Io-“
“Non voglio obbligarti a parlarne se non vuoi ovviamente, voglio solo farti sapere che… io ci sono, okay? Sono vicino a te in questo viaggio, e lo sarò anche a scuola, quindi stai tranquilla, non sei sola”
“G-Grazie”
Bisbigliò Marinette, guardandolo negli occhi, le gote rosate e il cuore che batteva come un tamburo.
“Nulla, va un po’ meglio?”
Poteva forse dirgli che le aveva appena fatto venire i crampi allo stomaco per l’imbarazzo e la felicità?
“Si, meglio”
Ovviamente no, però si rilassò contro il sedile e decise di godersi il viaggio, alla destinazione ci avrebbe pensato poi.
Nella macchina cadde il silenzio ma le mani rimasero intrecciate, l’unica cosa che si sentiva era il rumore del traffico e se Marinette osservava affascinata la moltitudine di luci di fuori, Adrien si lasciò cullare dal rumore e dal movimento della macchina e, senza accorgersene, chiuse gli occhi e, alcuni minuti dopo, si addormentò.
La ragazza se ne accorse solo quando la presa sulla sua mano diventò debole, si girò verso di lui ma, a causa di una curva, se lo vide arrivare addosso e si ritrovò con la testa del ragazzo sulle gambe. Un attimo di sgomento e poi lo sguardo della corvina si addolcì.
“E’ meglio se torniamo in albergo”
Mormorò alla guardia del corpo che, vedendo dallo specchietto il suo padroncino addormentato, annuì e svoltò per tornare indietro.
Nel frattempo Marinette osservava il viso del suo primo amore, allungò una mano titubante e alla fine prese ad accarezzargli la guancia per poi infilarla tra quei raggi di sole che il ragazzo si trovava come capelli, chissà se Adrien sapeva quante emozioni le aveva fatto provare in un giorno solo, chissà se aveva capito cosa rappresentava per lei; la corvina non voleva farsi false speranze, però le parole che Adrien le aveva detto in quella macchina le rimasero nel cuore e l’aiutarono ad entrare nel mondo dei sogni una volta ritornata nella sua stanza, cullandola come una ninna nanna.

Tikki aprì gli occhi, si avvicinò a Marinette e vide che la ragazza dormiva profondamente, le lasciò un bacio sulla guancia poi volò verso la finestra, ci passò attraverso e salì in alto fino a raggiungere il tetto dell’albergo. Lì, seduti su una ringhiera, l’aspettavano Plagg e Nooroo, il primo con l’immancabile camembert.
“Come hai fatto a trovarlo?”
Chiese stupita, la coccinella.
“Adrien ha chiesto a Gabriel di portare una scorta”
Le chiarì il kwami della farfalla.
“Non mi sarei mosso senza il mio formaggio”
Aggiunse il gatto nero.
Tikki sospirò ma poi si andò a sedere in mezzo ai due amici.
“Allora, sei riuscita a scoprire come mai la tua bimba non voleva venire?”
Chiese poi il kwami della distruzione, dando un morso alla fetta.
“No, non me ne ha voluto parlare ancora, sono abbastanza preoccupata per lei”
“E’ la prima volta che ci capita, un portatore che non vuole parlare con il proprio kwami, sarà una cosa grande”
“Smettila di farmi preoccupare!”
Sbottò la coccinella, dandogli una manata sulla testa.
“Attenta al camembert!”
“Vedrai che prima o poi Marinette ne parlerà con te, se Gabriel si è aperto con me vuol dire che c’è speranza per tutti”
Scherzò Nooroo, mettendo una manina sulla spalla della coccinella.
“Approposito, hai notizie?”
Il kwami della farfalla scosse la testa.
“Il miraculous del pavone non dà ancora segnali”
“E il maestro Fu ha detto di non preoccuparci immagino”
Ipotizzò Tikki, sospirando al movimento positivo della testa dell’amico.
“Quanti problemi per noi piccoli kwami, ce la passavamo meglio quando ce la dormivamo”
Sbottò Plagg.
Gli altri due si guardarono negli occhi, potrebbero passare anche altri millenni ma il gatto nero non sarebbe mai cambiato… e, siccome era il kwami della sfortuna, gli cadde il camembert per sbaglio.
“Eresiaaaaaaaaaa!”
Tikki e Nooroo scoppiarono a ridere, infondo sarebbe stata una bella vacanza anche per loro.

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Capitolo 4
*** L'inizio della Verità ***


Angolino della Robh: Oh buonasera a tutte! Questa volta sarò un pò sbrigativa perchè succedono tante cose, dico solo che ci sarà tanto fluff e che finalmente sarà svelato il pezzo importante ovvero perchè Marinette non sarebbe voluta andare in Cina, quindi mi raccomando, leggete fino alla fine u.u .
Ne approfitto anche per augurarvi una Buona Pasqua <3.
Buona lettura <3.

 

Adrien si catapultò nella sala del ristorante con i capelli ancora spettinati del sonno e i vestiti spiegazzati, ispezionò con lo sguardo tutta la sala fino a trovare una chioma corvina con riflessi blu a lui famigliare e corse spedito verso di lei.
“Marinette!”
La ragazza, che stava per addentare tranquilla il suo croissant, sobbalzò leggermente a causa dell’urlo.
“Marinette”
Ripeté il ragazzo, arrivando davanti a lei.
“Scusami, scusami, scusami! Mi sono addormentato come uno scemo ieri sera e non siamo potuti andare da tuo zio, perdonami!”
“O-Oh tranquillo, non fa niente, eri carinis- cioè! Dovevi essere davvero stanchissimo per crollare in quel modo”
“Ma ti avevo fatto una promessa!”
“Adrien, davvero, non fa niente”
Sorrise Marinette, cercando di tranquillizzarlo. Che cosa buffa che fosse lei a farlo per una volta.
“Sarà per un’altra volta, adesso ti sta chiamando la signorina Nathalie”
Gli fece notare, indicando la castana con un dito.
Adrien si girò verso quella direzione e vide che effettivamente Nathalie sembrava aver bisogno di lui, sospirò tornando a guardare l’amica.
“Non muoverti dall’albergo, oggi rispetterò assolutamente la mia promessa!”
Detto questo, si voltò e corse dalla donna.
La corvina rimase a fissarlo, inclinando un po’ la testa e facendo una mezza smorfia.
“Cosa succede?”
Le mormorò Tikki, facendo spuntare la testolina dalla borsa; la ragazza le passò un biscotto con gocce di cioccolato prima di risponderle.
“Non sembra anche a te che i capelli di Adrien, spettinati, assomiglino a quelli di Chat Noir?”
“Beh… in effetti ci assomiglia molto”
Bisbigliò la piccola coccinella, rifugiandosi di nuovo nella borsetta con il biscotto, nascondendo dietro di esso una risata.
Forse quella era la volta buona che la sua protetta avrebbe aperto finalmente gli occhi.
“No, impossibile, mi sarò sicuramente sbagliata”
O forse no.

“Adrien…”
“E’ solo un giorno… per adesso, andiamo Nathalie! Ci sono molti altri modelli qui con noi, potete facilmente fare a meno di me per un po’, gliel’ho promesso e ho tutta l’intenzione di rispettare la mia promessa quindi cancella tutti gli impegni che ho per oggi, anche quelli con mio padre se necessario”
La castana osservò attentamente il ragazzo davanti a lei e alla fine sospirò.
“Ne parlerò con il signor Agreste”
“Si! Grazie mille Nathalie!”
“Quella donna ha bisogno di un aumento sul serio”
Gli bisbigliò Plagg.
Ma Adrien era già corso via nuovamente, urlando alla compagna di classe.
“Marinette aspettami nell’atrio tra dieci minuti!”

Dieci minuti dopo erano nell’atrio, Adrien sistemato e curato come sempre, che guardavano i vari dépliant delle attrazioni turistiche.
“Allora, da dove vuoi incominciare?”
Le chiese Adrien.
“Non saprei davvero, ci sono così tante cose da vedere”
“Iniziamo da quella più famosa allora”
Propose il ragazzo, prendendo un volantino in particolare, sorridendo quando vide gli occhi azzurri di Mari illuminarsi.

La prese per le spalle e l’accompagnò fino all’auto, dove li stava aspettando la sua guardia del corpo. Ci volle del tempo per arrivare fino in provincia ma quando arrivarono lo spettacolo che si parò davanti a loro mozzò ad entrambi il fiato.
La Grande Muraglia Cinese era imponente, molto più della Tour Eiffel, lunga quasi 9.000 km e loro avevano la grandissima occasione di poter visitarla per un pezzo.
“Andiamo dai!”
Adrien le prese la mano e si misero in fila per poter accedere all’ingresso, ovviamente con guardia del corpo al seguito. Ma quello non smorzò assolutamente l’entusiasmo dei due che si divertirono un sacco, quella sezione della Muraglia era una di quelle particolarmente famose e Marinette fece tantissime foto con il cellulare che inviò ad Alya e ai suoi genitori, lei e Adrien si fecero anche alcuni selfie dove la ragazza appariva sempre con le gote rosse ma con un sorriso che non finiva più. Riuscirono a fare anche alcuni scatti alla guardia che quando li sorprese riuscì a fare anche un piccolo sorriso, cosa che fece rimanere di sasso entrambi, soprattutto Adrien, insomma non l’aveva mai visto sorridere! Ora che ci pensava, non sapeva neanche il suo nome… cercò allora d’indagare ma quello non parlò, come sempre.
Il ragazzo mise su un broncio così adorabile che Marinette non poté evitare di fargli una foto di nascosto, ormai era diventata bravissime a farle, soprattutto grazie a quella santa di Alya.
Un’altra foto da aggiungere alla sua collezione~… non che fosse una stalker o cosa eh, semplicemente Adrien era un modello e non fargli foto era un’occasione sprecata, così si giustificava sempre Marinette, facendo ridere chi l’ascoltava, che fosse la migliore amica o la sua adorabile kwami.


Fecero un giro turistico di un’ora poi tornarono tutti e tre alla macchina, il tempo di arrivare di ritornare in centro ed era già ora di pranzo.

Adrien voleva tenere il meglio per la sera quindi decise di portare l’amica a una sala del thè dove assistettero al Gong Fu Cha, ovvero un cerimonia del thè che un maestro preparò direttamente al loro tavolo, lasciando poi ai due ragazzi degli stuzzichini da poter sgranocchiare.
“Ti stai divertendo?”
Chiese il biondo, osservando attentamente Marinette che soffiava sulla sua tazza.
La ragazza gli rispose solo dopo aver assaggiato il thè.
“Decisamente! E questo thè è davvero buonissimo, mia madre lo fa buono ma questo è davvero insuperabile”
Sorrise prendendo un altro sorso.
“Ne sono contento e spero che adesso non ti sia pentita della tua scelta”
Marinette si bloccò qualche secondo poi, dopo aver dato un’occhiata in giro, scatenando la curiosità del biondo, poggiò la sua tazza e gli sorrise annuendo.
“Sono davvero felice di essere venuta alla fine, assistere a tuo padre ieri, durante il suo lavoro, è stato un sogno che si realizzava”
“E adesso puoi vantarti di avere anche un futuro da modella”
Le fece l’occhiolino lui, prendendo uno stuzzichino.
“Non esageriamo…”
“Eri semplicemente meravigliosa! Specialmente con quel vestito da principessa rosa, dovrò chiedere aiuto a Ivan e Kim per proteggerti dai tuoi fan”
“Ma quali fan…”
Ridacchiò nervosa lei, nascondendo la faccia rossa dietro la tazza ripresa poco prima.
“Non sminuirti Marinette, sei una ragazza bellissima”
Pessima idea quella di bere un sorso per calmarsi, pensò in quel momento la corvina dandosi dei poderosi colpi sul petto per sventare il rischio di soffocamento.
“Mari?!”
Adrien si alzò dal suo posto per andare ad aiutarla ma quella lo fece fermare alzandosi a sua volta.
“Sto bene… benissimo! Devo- devo solo andare un attimo in bagno!”
E scappò via prima che il ragazzo potesse dire o fare altro.
“Ho detto qualcosa di strano?”
Chiese il biondo al suo kwami, ritornando al suo posto; Plagg si sporse leggermente dalla camicia bianca e lo guardò ormai senza più speranze.
“Hai ancora molto da imparare sulle donne, ragazzino”
Nello stesso istante, anche Tikki stava avendo a che fare con la sua bambina in bagno.
“Adrien ha detto che sono bellissima, Adrien ha detto che sono bellissima, Adrien ha detto che sono bellissima!”
Urlò Marinette, tenendosi le mani sulle gote rossissime, allo specchio del bagno.
“Tutte le volte che te l’ho detto io non contano, vero?”
Chiese la kwami rossa.
“Bellissima! Ti rendi conto?!”
“Immagino di no…”
Sospirò la kwami, ma con un sorriso in volto, poi volò dal bordo del lavandino fino alla guancia della corvina e si accoccolò contro, facendole capire quanto era contenta per lei, e Marinette se la premette contro di rimando.
“Sono la ragazza più felice del mondo!”
Quella felicità scemò un poco quando, tornata al tavolo, Adrien le chiese con voce seria se poteva chiederle una cosa, Marinette ovviamente si era immaginata di tutto, rimanendo delusa quando il ragazzo le chiese solamente di mantenere il segreto sui loro pasti che non rientravano nella sua dieta con suo padre; ci rimase male si, ma quant’era carino Adrien con gli occhi imploranti!

Il pomeriggio il ragazzo diede via libera a Marinette e quella, per tornare anche nelle vicinanze dell’albergo e non far arrabbiare il signor Agreste, decise di passarlo all’insegna dello shopping di souvenir. Entrarono in dei negozietti tipici e la ragazza prese un gattino bianco con la zampetta alzata per suo padre, così da poterlo esporre in negozio, una borsetta bianca con dei ricami rossi per sua madre e delle bacchette da usare come ferma-capelli per Alya; la corvina si fermò a guardare delle splendide lanterne di carta quando si sentì poggiare tra i capelli qualcosa, si voltò incuriosita e si ritrovò davanti Adrien con uno specchio in mano: il ragazzo le fece vedere che le aveva messo sui capelli una molletta con sopra un fiore di loto.
“Non è giusto che non ti porti dietro niente di questo viaggio”
Sorrise Adrien.
Marinette ridacchiò nervosa portandosi una cioccia dietro l’orecchio, lei voleva comprare per sé delle stoffe da usare in seguito ma quel regalo inaspettato valeva molto di più.
Per contraccambiare però, Mari comprò al ragazzo un braccialetto con perle verdi simile alla giada e ne approfittò anche per comprare una piccola perlina rossa per Tikki che apprezzò molto; Plagg, che aveva osservato quel gesto, si andò a lamentare con Adrien per avere anche lui un souvenir, souvenir che non venne apprezzato come quello della coccinella, che se ne faceva lui di un portachiavi  con un gatto?! Lui era un gatto! Stavolta fu Tikki, che aveva spiato di nascosto, a ridere.
Alla fine del pomeriggio Marinette decise di comprare lo stesso alcune stoffe con dei ricami che le avevano già fatto venire qualche idea che avrebbe poi abbozzato sul suo quaderno quella sera, mentre Adrien comprò un paio di monete portafortuna e una la diede ancora a Mari che volle prendere qualcos’altro anche lei al ragazzo ma quello la trascinò via prima che potesse farlo.
Alcuni minuti più tardi si ritrovarono di nuovo in macchina, direzione ristorante dello zio di Marinette, ma la corvina era sul piede di guerra (?).
“Voglio farti un altro regalo”
“Ma non serve Mari”
“Mi avete pagato tutto il viaggio, oggi mi hai fatto altri due regali, non è giusto!”
“Stai tranquilla, non serve che mi ripaghi! Averti con me è già tanto”
A quella frase Marinette si zittì, mettendosi seduta rigida.
“Cosa non fai a questa ragazza”
Bisbigliò Plagg al ragazzo che, ovviamente, non capì e sorrise alla sua compagna di classe.

Dopo un viaggio tutto rigido per la povera ragazza, arrivarono al ristorante dove, poco dopo l’entrata c’era la figura famigliare del cuoco.
“Marinette!”
Urlò l’uomo, allargando le braccia.
“Zio Wan!”
La ragazza ci si buttò volentieri, lasciandosi abbracciare e abbracciando.
“Sono molto, molto contento che tu essere qui”
Le disse il cuoco, accarezzandole un poco la testa prima di staccarsi dalla nipote.
“Hai fatto passo grande per venire, sono fiero di te”
“Grazie zio Wan”
Gli occhi della ragazza si fecero un poco lucidi, Adrien le si fece vicino non capendo bene il discorso dei due famigliari, prima che potesse collegare le cose, però, il cuoco ringraziò anche lui, salutandolo con calore, come se fosse anche lui uno di famiglia.
“Venite ora, io preparato un menù speciale per voi”
Wan poggiò le mani sulla schiena dei ragazzi per spingerli nella sala dove aveva preparato un tavolo apposito per loro due ma un urlo che lo chiamava gli fece riportare l’attenzione sull’entrata.
“Oh no, no, no, no”
I due non capirono cosa intendesse ma Marinette lo scoprì presto, appena incrociò due occhi azzurri, limpidi come lo erano i suoi, e non poté fare a meno di sussultare, aveva appena fatto in tempo a rilassarsi…
L’unico che ancora non ci stava capendo proprio niente era Adrien che fissava come gli altri due quel signore anziano, vestito con abiti tradizionali, che avanzava con il suo bastone e l’aria severa puntata sui due parenti.
Il vecchio signore fece un segno con la testa al cuoco, per dirgli di spostarsi, quello tentennò ma al secondo richiamo si spostò, lasciando Marinette in bella vista al giudizio dell’anziano che la squadrò da capo a piedi.
“Wan Cheng Shifu che succede?”
Domandò Adrien ma Wan non parlò, piuttosto fu l’anziano a riprendere la parola e chiese, in cinese, alla corvina cosa ci facesse lì, ma Marinette non sapeva il cinese e quindi non capì né quello che le venne chiesto né rispondere alla domanda.
“Ti ha chiesto che cosa ci fai qui”
Intervenne il biondo, a suo favore, andandole vicino.
“P-Puoi dirgli che-“
Ma l’anziano non fece finire la ragazza, sbattendo con forza il bastone per terra. Guardò Marinette con sguardo molto feroce e si avvicinò a lei fino ad arrivarle a un soffio dal viso, iniziando a parlarle di nuovo nonostante avesse capito che lei non avrebbe saputo rispondere; Adrien invece capì benissimo, l’anziano disse alla sua compagna di classe che era una spregiudicata a trovarsi lì e non sapere nemmeno la sua lingua natia, il ragazzo intendeva chiedere spiegazioni per la corvina ma l’uomo alzò la mano con l’intento di schiaffeggiare Marinette, il biondo intervenne subito e gli blocco il braccio.
“Ehi, che modi sono?!”
Protestò ad alta voce ma Mari gli fece abbassare le mani.
“Lascialo stare Adrien”
“Ma… Mari…”
“N-Non ti preoccupare, lo conosco… non ho più fame scusa”
Bisbigliò la ragazza, prima di superarli e correre fuori dal ristorante, ignorando la guardia del corpo e continuare a correre verso un posto più isolato.
Anche l’anziano se ne andò, dopo aver lanciato due occhiatacce ad Adrien e a Wan e sbuffando; fu allora che il ragazzo si voltò verso il cuoco.
“Wan Cheng Shifu mi può spiegare cosa diamine è appena successo?!”
“Io- Io non potere”
“Quell’uomo stava per aggredire Marinette! E perché le ha dato della spregiudicata? Come si conoscono… è per colpa sua che Mari non voleva venire in Cina?”
“Adrien sono cose che riguardano famiglia”
Il biondo sgranò gli occhi.
“Famiglia? Quindi quello è…?”
Il cuoco annuì.
“Qiang Cheng, padre Sabine, nonno Marinette”
“Ma… se è il nonno, perché voleva schiaffeggiarla?”
“Essere cose private queste”
“Mi ascolti, ho invitato io Mari a venire qui, sono stato io ad insistere quando non voleva, le ho detto io di poter stare tranquilla quando evidentemente non era così, voglio assumermi le mie responsabilità e voglio aiutare Marinette, quella ragazza meravigliosa non deve soffrire, non lo permetterò”
Vedendo la risolutezza del discorso del ragazzo, il cuoco sospirò e gli fece cenno di seguirlo, andarono fino in cucina e si sedettero in un posto abbastanza appartato.
“Tu sapere Sabine essere cinese”
Adrien annuì.
“Ma tu non sapere perché andata in Francia”
“Credo per un viaggio turistico, no?”
Wan scosse la testa.
“No era per visita, Sabine essere scappata in Francia”

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Capitolo 5
*** Svelato il Mistero ***


Angolino della Robh: Oh buonasera!
Come avete passato Pasqua e Pasquetta? Io mi sono fatta un giro con la mia famiglia nella splendida Firenze, dove spero tanto di tornare ><.
Passando alla fiction, finalmente in questo capitolo scoprirete tutta la verità quindi non perdetevelo! u.u
Buona lettura <3


Adrien aveva gli occhi completamente sgranati.
“Scappata?”
Il cuoco annuì.
“Sai che io non parlare molto bene francese, ti dispiace se però continuare a parlare in questa lingua? No volere che altri sentano cose di famiglia”
“Certamente, non c’è problema maestro”
Il biondo si avvicinò di più, per sentire meglio.
“Ricorda però, io dire questo te solo perché tu essere amico di Marinette”
Adrien annuì, quindi Wan iniziò a raccontare.

La famiglia Cheng era sempre stata tradizionalista, legata profondamente alle sue origini.
Quando Qiang seppe che la moglie Fen partorì una figlia femmina rimase leggermente deluso, lui si aspettava un maschio sicuro, ma quando la piccola Sabine iniziò a crescere, Qiang iniziò a vedere quale splendido fiore di loto aveva in casa.
La ragazza aveva lunghi capelli neri con dei riflessi che sembravano blu, il viso dolce a forma di cuore incorniciato da essi, il corpo iniziò a sbocciare nell’adolescenza e da quel momento il padre decise che la figlia avrebbe incominciato a studiare in casa, per far si che i ragazzi non la tenessero troppo d’occhio, nonostante la moglie fosse contraria.
Lei, al contrario del marito, vedeva la sofferenza di Sabine nel restare rinchiusa.
Il peggio arrivò quando Qiang organizzò il suo matrimonio con un ragazzo, figlio di un suo conoscente, che Sabine incontrò solo un paio di volte; lì la ragazza raggiunse il suo limite di sopportazione, voleva bene al padre e non l’aveva mai contraddetto ma quello per lei era davvero troppo. Così iniziò a cercare disperatamente una soluzione e alla fine propose al padre quello che fece passare per un viaggio di studio in Francia, il ragazzo che avrebbe sposato sarebbe diventato il capo di un’ azienda e sua moglie non poteva sfigurare, questo disse al padre per convincerlo a lasciarla andare e, per fortuna, Qiang le diede il suo consenso e la lasciò andare non sospettando niente, forse solo Fen immaginava che non avrebbe rivisto tanto presto la sua adorata figlia.

Sabine arrivò a Parigi, era da sola, libera finalmente ma sola e ammise con se stessa che aveva molta paura: paura che suo padre avrebbe scoperto cosa aveva architettato, paura che la venisse a riprendere e la costringesse a sposare quel ragazzo, paura di non riuscire a cavarsela da sola dopo tutto quel tempo passato chiusa nella protezione di casa sua.
Durante la programmazione del viaggio aveva messo qualcosa da parte e qualcosa le aveva dato suo padre ma non le sarebbe bastato per vivere, così decise di rimboccarsi le maniche.
Con fatica cercò un appartamento con un affitto abbastanza basso, cosa non facile nella capitale francese, e quando lo trovò… beh, nel profondo sperava di poterlo lasciare presto, poi toccò al lavoro e fu lì che la fortuna iniziò a girare un po’ anche per lei: vide un cartello attaccato alla finestra di una panetteria, entrò e trovò un ragazzo, Tom.
Era già un po’ robusto come ragazzo, si trascurava un po’ per poter portare avanti la panetteria da solo, lavorava come un matto per non farsela portare via dalla banca, e quando vide Sabine per la prima volta per lui fu un po’ come un colpo di fulmine.
L’accettò come assistente e le insegnò come preparare il pane, i dolci e, grazie a Sabine, Tom iniziò ad aggiungere anche delle ricette cinesi, aumentando un po’ la clientela che non faceva male a nessuno dei due. Grazie allo stipendio che Tom le dava, Sabine riuscì a lasciare quel piccolo posto che si era trovata all’inizio e prese in affitto un appartamento un po’ più decente, e per ringraziare quel ragazzo così dolce e impacciato lo invitò a uscire con lei una sera, chiedendogli di farle da cicerone per le vie di Parigi.
Stettero fuori tutta la notte quella volta, imparando a conoscersi con piccole domande e iniziando a piacersi con piccoli sorrisi e carezze leggere date alle mani che si sfioravano ogni tanto.
I due si misero insieme un paio di mesi dopo, un anno dopo Sabine lasciò il suo appartamento e andò a convivere con Tom nella casa sopra la panetteria, aspettarono altri tre anni e poi si sposarono.
Sabine in tutto quel tempo non si mise mai in contatto con casa sua in Cina, aveva cambiato anche numero di cellulare nonostante il senso di colpa molto grande nel suo cuore, tanto quanto lo era il senso di libertà e felicità che provava.
Riprese i contatti con loro solo quando lei e Tom toccarono il picco della felicità quando lei diede alla luce la loro bambina, la loro Marinette ma, come aveva immaginato, era troppo tardi: il padre era furioso, aveva tradito la sua fiducia, aveva portato disonore sulla loro famiglia non sposando il ragazzo scelto per lei ma sposando uno sconosciuto, uno straniero e facendoci pure un figlio.
Qiang calmò l’animo furioso solo quando scoprì che il bambino che aveva avuto Sabine era una femmina, pensò e propose una soluzione alla figlia, nonostante la moglie fosse in disaccordo, per rimediare al disonore, ovvero-.

“Mamma doveva portarmi in Cina, lasciarmi ai nonni, così da farmi crescere con una buona educazione e sposare il nipote, il figlio del fratello, del ragazzo che avrebbe dovuto sposare mamma anni prima”
Sospirò Marinette, seduta su una panchina in un parco, con Tikki che l’ascoltava attentamente seduta sulla sua spalla.
“I miei genitori si rifiutarono categoricamente, mamma specialmente se la prese a cuore, mi raccontò papà, e urlò per la prima volta con nonno dicendogli che non mi avrebbe mai fatto fare la vita che aveva fatto lei prima di andare in Francia. Nonno si arrabbiò ancora di più e mia nonna, la madre di mio padre, tentò di fare di paciere; venne qua in Cina, conobbe nonno e nonna e cercò di spiegare loro i sentimenti che provavano papà e soprattutto mamma, gli propose un viaggio che avrebbe pagato lei fino a Parigi almeno per conoscermi, mia nonna che abita qui avrebbe accettato volentieri, ma mio nonno non volle sentire ragioni. La scacciò, dicendole di portare un ultimo messaggio a mia madre, visto che aveva scelto quella vita, non avrebbe dovuto mai più tornare in Cina e soprattutto io non avrei mai dovuto metterci piede… e da allora non ci sono stati più contatti”
Finì la ragazza, guardando per terra.
“Oh, Marinette”
Bisbigliò Tikki, stringendosi alla ragazza.
“Quindi era per questo che non volevi venire”
“Già… ma sai, oltre al fatto del mio sogno di voler entrare nel mondo della moda, oltre al fatto che sarei stata vicina ad Adrien, ho pensato che come Lady Bug ne ho passate davvero tante e ne sono sempre uscita in piedi, perfino nello scontro finale con Papillon, eravamo messe entrambe un po’ male ma sono riuscita a tornare a casa sulle mie gambe, a testa alta, sapendo di aver fatto la cosa giusta. Venire qui per me è stata la cosa giusta, lo penso e lo so, ma vedere mio nonno nel ristorante dello zio Wan… mi sentivo cedere le gambe”
“Non eri semplicemente pronta, è una cosa normale visto tutte le cose che ci stanno dietro”
“Credevo di essere abbastanza forte per potercela fare però…”
“Marinette tu sei forte, ma questa è una questione molto più complicata di tutte le prove che hai affrontato sia come Lady Bug che come Marinette, hai ancora del tempo per stare qui e sono sicura che se vuoi potrai risolverla, con calma e con coraggio, e io sarò sempre qui vicino a te”
La kwami riuscì a strappare un sorriso alla ragazza che la prese tra le mani e se la strinse contro il petto.
“Non so davvero come farei senza di te, Tikki, ti voglio tanto bene”
“Ti voglio tanto bene anch’io, Marinette”
Le due si lasciarono sfuggire qualche lacrima, restando abbracciate ma la piccola dea rossa sentì dei passi avvicinarsi e quindi si dovette staccare per forza dalla compagna per andare a nascondersi nella borsetta rosa.

La ragazza ebbe il tempo solo per asciugarsi il viso che si vide spuntare Adrien all’entrata del parco con il fiatone.
“Marinette!”
“E-Ehi”
Tentò di sorridere lei, alzandosi dalla panchina per raggiungerlo.
“Scusa se sono scappata, non… non volevo farti preoccupare”
Adrien, invece di risponderle, la prese per le spalle e se la strinse forte al petto lasciandola sgomenta.
“Ti ho fatta soffrire, mi dispiace così tanto Marinette, io non… non sapevo ma non dovevo insistere nel farti venire, dovevo rispettare la tua scelta, non-non volevo farti soffrire, mi dispiace”
Ad ogni parola stringeva la ragazza sempre più, come per proteggerla dal nonno o da qualsiasi altri pericolo che Marinette avrebbe potuto correre.
Alla ragazza vennero di nuovo le lacrime agli occhi, ma li chiuse scuotendo la testa.
“Non è assolutamente colpa tua, sono io che ho deciso di venire alla fine… solo, posso chiederti di tornare in albergo? Non è stata proprio una bella serata”
Il biondo le annuì, accarezzandole una guancia per darle conforto… per confortarla la confortò ma le mandò in tilt il cuore, facendole venire mezzo infarto per quel contatto, il più profondo che abbia avuto con il ragazzo. Adrien per completare la cosa l’abbracciò per le spalle e rimase così fin quando arrivarono la macchina, lì spostò la mano sulla schiena per spingerla piano dentro, una volta in albergo l’accompagnò fino alla sua stanza.
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami, non farti problemi”
“Grazie ma credo proprio che l’unica cosa che farò sarà andare a letto”
“Allora buona notte Marinette”
“Buona notte Adrien”

“Ehm… Vuoi restare qui ancora per molto? Un certo kwami qui inizia ad avere fame visto che abbiamo saltato la cena per ovvie ragioni”
Plagg spuntò da sotto la camicia bianca del ragazzo e lo trovò con gli occhi fissi sulla porta chiusa della stanza della compagna di classe.
“Yuh uuuuuuh, Adrien? Ho seriamente bisogno di camembert!”
Ma il ragazzo non si muoveva.
“Oh andiamo, anche restando qua cosa pensi di fare? Almeno andiamo in stanza”
“…Andiamo”
Adrien iniziò a muoversi lentamente e si rinchiuse anche lui nella sua stanza, si tolse le scarpe e le lanciò vicino alla sedia per poi lasciarsi cadere a faccia in giù sul letto.
Plagg andò a rovistare in valigia e, dopo aver trovato vittorioso il suo formaggio, si andò a sedere sulla schiena del compagno, che si lamentò leggermente per via della puzza.
“So cosa stai pensando, sei triste per la bimba, effettivamente la sua storia è molto infelice e so che vorresti fare qualcosa per lei, ma cosa potresti fare? Insomma mica puoi andare dal nonno e urlargli contro che è uno stupido perché Marinette è una ragazza fantastica, meravigliosa, dolce e lui non può neanche immaginare che grandissimo errore ha fatto a perdersi tutta la vita di sua nipote, non puoi nemmeno trascinarlo fino all’albergo e costringerlo a incontrare la bambina e fargli capire a forza quanto ha sbagliato per tutto questo tempo, sai che figura?”
Mentre Plagg continuava a parlare, assorto nel suo mangiucchiare il camembert, Adrien aveva lentamente alzato la testa dal cuscino, le orecchie drizzate e lo sguardo attento.
In un secondo scattò, girandosi e tirandosi in piedi mentre Plagg rotolava per terra.
“Ehi!”
Borbottò il gatto, rialzandosi volando, stava anche per dirgli altro ma vide quel dannato sorriso alla Chat Noir sul volto del biondo, che poi aveva imparato da lui, e in un istante capì cosa gli stesse passando per la testa.
“Plagg, sei un genio!”
Come volevasi dimostrare…
“Oh no! No, no e poi no! Non puoi assolutamente fare una cosa del genere!”
“Certo che posso! Sono o non sono Chat Noir?”
“Ma fammi il piacere!”
“Sei stato tu a proporlo”
“Io stavo blaterando, la cosa è diversa”
“Devo aiutarla in qualche modo!”
“Oh certo, se non fosse per un piccolo, semplice e discutibile dettaglio… non sono affari tuoi!”
“L’ho fatta venire io qui!”
“Ha accettato lei alla fine!”
“Il minimo che posso fare è aiutarla, questione chiusa! Rimpinzati di camembert, domani avremo da fare!”
Decise il biondo, ora con il sorriso.
“Mi chiedo perché apro la bocca, certe volte”
Sospirò Plagg invece, ormai rassegnato; e dire che Tikki glielo aveva detto spesso in quei millenni di tenere chiusa la sua boccaccia.

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Capitolo 6
*** Un Gatto in Azione ***


Angolino della Robh: Oh Buonasera, buonasera, buonasera.
Stasera sono di fretta quindi dico solo che... il titolo centra parecchio, tutta qua xD.
Buona lettura <3

 

I due ripresero il discorso e Plagg riuscì a prendersi una piccola vittoria: invece di agire subito l’indomani, Adrien avrebbe aspettato alcuni giorni, per ragionare su cosa dire al nonno appena l’avrebbe visto. Il gattino nero aveva ragione, non poteva andare da lui e trascinarlo all’albergo da Marinette e il biondo dovette per forza ammetterlo.
Così aspettarono un paio di giorni, fingendo che tutto andasse normalmente, andarono a fare i servizi fotografici e Adrien fece in modo che Marinette non stesse mai sola e che si divertisse abbastanza, fortunatamente sembrava che la ragazza volesse lasciarsi alle spalle l’episodio del nonno e aveva sempre il sorriso sulle labbra, specialmente quando prendeva appunti sui consigli che le dava Gabrie.
Vedendola, Plagg provò a ribattere sul loro piano ma Adrien non si smosse dalla sua decisione, il suo kwami aveva ragione a dire che non erano affari suoi ma era stato lui a insistere che la compagna lo seguisse, se non fosse stato per lui, Marinette sarebbe rimasta a Parigi e non avrebbe mai dovuto fare quel brutto incontro. Si sentiva in dovere di rimediare.

Quindi, il giorno prestabilito iniziò la sua recita.
“Mi sento davvero male Nathalie…”
Bisbigliò, fingendo la voce rauca, imbacuccato nelle coperte del letto.
La segretaria informò immediatamente il padre, poi poggiò la cartelletta con gli impegni e toccò la fronte del ragazzo.
“Non credo abbia la febbre, cosa si sente di preciso?”
“Mi fanno male tutte le ossa e ho lo stomaco sottosopra”
In quel momento arrivarono Gabriel e Marinette, la corvina si tenne sulla porta mentre il padre entrò subito nella stanza.
“Cosa succede?”
“Non mi sento bene papà”
Finse ancora, Adrien, socchiudendo gli occhi.
Gabriel l’osservò un paio di minuti, poi gli accarezzò leggermente i capelli della frangia dandogli, infine, la schiena.
“Nathalie cancelli immediatamente tutti gli impegni di Adrien per i prossimi giorni, finché non si sentirà meglio starà qua in camera, la tua guardia del corpo starà qua fuori, se hai bisogno di qualcosa chiedi a lui, se ti senti peggio chiamami immediatamente okay?”
“Okay, grazie papà”
L’uomo annuì e lasciò la stanza seguito dalla segretaria e in quel momento entrò Marinette a passo incerto.
“Posso fare qualcosa per te? Magari posso restare e mettermi in un angolino così puoi riposare ma avresti comunque un po’ di compagnia”
Propose la ragazza, ma il biondo scosse la testa.
“Non ti ho invitata per farti restare chiusa in camera con me, vai con papà, divertiti e cogli questa grande occasione, io starò qui tranquillo”
“Ma-“
“Niente ma Mari”
Adrien le prese una mano e la strinse.
“Non sono sul punto di morte”
La prese sul ridere e poi le sorrise.
“Stai tranquilla”
“Va bene… per qualsiasi cosa chiama però”
“Si zietta Mari”
“Ehi!”
I due scoppiarono a ridere e poi Marinette lasciò la camera, chiudendola dietro di sé.

Adrien aspettò almeno una quindicina di minuti, per essere sicuro che i tre se ne fossero andati anche dell’albergo poi si alzò di scatto, si diresse alla porta e cercò di chiuderla silenziosamente a chiave, poi si girò sorridente verso il proprio kwami che sbucò da sotto il cuscino.
“Sei ancora convinto?”
“Decisamente”
“E va bene allora”
Sospirò Plagg.
Adrien ampliò il sorriso e allungò il braccio con la mano stretta a pugno, dove risplendeva l’anello.
“Plagg, trasformami!”

Dopo alcuni istanti, uscendo da una luccicante luce verde, Chat Noir apparve nella stanza e, aprendo nella finestra, uscì e iniziò a correre e saltare per raggiungere la sua prima meta.
Gli occorse un po’ di tempo ma alla fine riuscì a raggiungere il ristorante di Wan Cheng Shifu.
Atterrò in piedi in una piccola vietta e sciolse con la trasformazione, nascondendo poi Plagg sotto la camicia bianca.
“Riuscirai a farlo parlare?”
Chiese il gattino.
“Se sono riuscito a farmi raccontare la storia della madre di Marinette, forse riesco anche a farmi dire l’indirizzo dei nonni”
“Io continuo a dire che è una pessima idea”
“E io continuo a dire che è una mia responsabilità”
Il kwami sbuffò e si nascose mentre il ragazzo entrava nel ristorante.
Un cameriere gli si avvicinò subito per informarlo che a quell’ora erano ancora chiusi ma Adrien, parlando in fluente mandarino, gli chiese dove fosse Wan Shifu, che aveva un assoluto bisogno di parlargli e che era un amico della nipote di quest’ultimo; forse fu l’ultima informazione a convincere il cameriere ma fatto sta che lo portò subito dal cuoco senza fare altre storie.
“Adrien!”
Lo accolse Wan in cucina, con un sorriso che il biondo ricambiò immediatamente prima di ritornare serio e avvicinarsi con passo duro all’uomo.
“Mi dispiace disturbarla quando il ristorante è ancora chiuso ma ho bisogno di un’informazione importante”
“Centrare Marinette?”
Il ragazzo annuì, facendo sospirare il cuoco.
“Adrien io avere già raccontato troppo a te”
“Lo so e sono onorato della sua fiducia, ma ho bisogno che si fidi di me ancora un’altra volta, la prego, voglio solo difendere Mari”
“Tu sapere cosa andare in contro?”
“Perfettamente”
“Allora supporre che andare bene… cosa vuoi sapere?”
Il ragazzo chiese l’indirizzo dei nonni della ragazza e Wan glielo scrisse su un foglietto,  per poi spiegarli esattamente dove si trovava e che aspetto avesse la casa, così da non sbagliare.
Adrien lo ringraziò un sacco di volte poi corse fuori dal ristorante, nascondendosi nuovamente nella vietta usata prima dove Plagg uscì fuori dal suo nascondiglio.
“E’ parecchio lontano da quel che ho capito, non so se avrò energie per il ritorno”
“Ci ho pensato tranquillo”
Gli fece l’occhiolino e tirò fuori dalla tasca dietro dei jeans una scatola di camembert.
“Ora ragioniamo gattino!”
A quel punto si trasformò nuovamente, e iniziò a correre saltare e ad aiutarsi con il bastone.

Non seppe dire quanto ci mise di preciso ma alla fine arrivò davanti alla casetta che gli aveva  descritto il cuoco. Andò subito a nascondersi per sciogliere la trasformazione e il gattino si appoggiò stanco sulla sua spalla.
“Tieni, te lo sei ampiamente meritato”
“Almeno lo ammetti”
Adrien tirò fuori il formaggio puzzolente e a Plagg s’illuminarono gli occhi, agguantò subito la fettina e la finì in un paio di secondi, chiedendone subito un’altra, venendo accontentato, ma stavolta per mangiarlo si andò a nascondere nella camicia del ragazzo.
“Se senti che dico o faccio qualcosa di stupido, dammi un pizzicotto okay?”
“Oh~ ricordati che me lo hai detto tu”
“E forse me ne pentirò”
Bisbigliò il ragazzo mentre usciva dal nascondiglio e ritornava davanti alla casetta.

Era una casa tradizionale, non troppo grande ma si stagliava su due piani, era in legno e circondata da parecchi fiori colorati; quest’ultima cosa fece sorridere Adrien, sarebbero piaciuti un sacco a Marinette tutti quei fiori, era sicuro che li avrebbe aggiunti a parecchie delle sue creazioni.
Ma poi si riconcentrò sul suo obbiettivo, prese un grosso respiro, ripassò il discorso che aveva provato in quei giorni con Plagg e si avvicinò alla porta, suonando il campanello con decisione.
Era pronto per affrontare il nonno di Marinette.
Non era per niente pronto ad affrontare la nonnA di Marinette.
E fu proprio lei, Fen Cheng, ad aprire la porta di casa, chiedendogli con voce delicata e gentile cosa volesse, Adrien però si concesse qualche secondo per guardarla: l’anziana indossava dei pantaloni bianchi comodi e una tradizionale maglia cinese –con i bottoni a lato del collo- di un rosa pastello chiaro, sopra teneva uno scialle per proteggersi dal leggero venticello che c’era da quelle parti, i lunghi capelli erano stretti in uno chignon e avevano ancora qualche riflesso corvino/blu che fecero capire al ragazzo da chi li avessero ereditati Sabine e Marinette, gli occhi erano di un nocciola gentile, tutto il contrario dell’azzurro ghiaccio del marito.
Dopo averla analizzata, Adrien si riprese con un colpetto di tosse e la salutò poggiando il pugno chiuso contro la mano e, parlando in mandarino, disse alla donna di dover parlare urgentemente con suo marito. A quella richiesta fu Fen a rimanere sorpresa e chiese spiegazioni; tentando di non coinvolgerla disse che erano per questioni famigliari importanti, ma al pizzicotto di Plagg capì di aver detto una stupidata, infatti la donna aggrottò la fronte per poi squadrarlo da capo e piedi per poi chiedergli da dove venisse, Adrien non ebbe altra scelta che dirle la verità e, con sua sorpresa, Fen iniziò a parlare un corretto francese.
“Tu… Tu vieni da Parigi? E dimmi, dimmi ti prego, per caso conosci un certo Tom Dupain? O una donna chiamata Sabine? Lavorano in una panetteria… o forse una ragazza, dovrebbe avere la tua stessa età, lei… lei si chiama-“
“Marinette”
Finì Adrien.
“Marinette… tu la conosci?”
“Sono un suo compagno di classe, ed è di lei il motivo per cui dovrei parlare con suo marito”
“P-Perché? Le è successo qualcosa? Sta male?!”
Domandò Fen, agitandosi, e aggrappandosi con le mani alle braccia del biondo.
“No, no, assolutamente no, sta benissimo, il fatto signora è che… Marinette si trova qui”
Adrien non era pronto ad affrontare la nonna di Marinette e quando la donna gli scoppiò a piangere sul petto si ritrovò ancora più impreparato di prima.

Il biondo, tenendola stretta, riportò l’anziana in casa e, seguendo le sue indicazioni, la portò nel salotto e la fece sedere sul comodo divano che c’era davanti alla tv, si sedette di fianco a lei e le accarezzò la schiena per farla calmare. Ci vollero un paio di minuti poi Fen tirò fuori da una tasca dei pantaloni un fazzoletto e se lo passò delicatamente sul viso.
“Mi dispiace, non volevo farla reagire in questo modo…”
“Oh ragazzo mio, non ti devi assolutamente scusare, mi hai appena dato la notizia più bella che ricevo da quattordici anni a questa parte”
Rispose l’anziana, mettendo via il fazzoletto e alzandosi per andare a prendere una foto chiusa in un cofanetto su un mobile lì vicino; quando tornò a sedersi la fece vedere ad Adrien: ritraeva una piccola neonata coperta con una copertina rosa, le gote rosse, un sorriso sul volto mentre allungava le braccia in alto, alcuni ciuffi neri con riflessi blu e un paio di occhioni azzurri che era impossibile non riconoscere.
“Marinette”
Disse Adrien, lasciandosi andare a un sorriso.
“Questa è l’unica foto che ho di lei, ce la portò la madre di Tom, Qiang avrebbe voluto buttarla ma per fortuna sono riuscita a salvarla”
Mormorò l’anziana, accarezzando il profilo della foto.
“La mia piccola nipotina… la mia Marinette adesso è qui, quasi non ci credo sai? L’ho sognato tante volte ma non ci avevo mai sperato davvero, Sabine vuole molto bene a sua figlia e fa bene a proteggerla da Qiang, avrei dovuto farlo io stessa con Sabine quando lei era giovane…”
“Perché è così duro con loro? Quando ha visto Marinette la voleva schiaffeggiare”
“Perché per la nostra famiglia è molto importante la tradizione, quella stupida tradizione che portò lontano mia figlia e che porterà via anche Marinette prima che possa incontrarla e dirle che le voglio un bene dell’anima”
Bisbigliò addolorata l’anziana, stringendo a sé la foto, poi si girò a guardare Adrien negli occhi e gli prese una mano per stringergliela.
“Ti prego, prima che si allontani di nuovo da me, porta qui Marinette, ti prego”
“Io volevo prima parlare con suo marito in realtà…”
“Non ho mai visto mia nipote, questa potrebbe essere la mia unica occasione”
A quelle parole il cuore di Adrien si strinse forte in una morsa.
“Non so se vorrà venire…”
“Portale questo”
L’anziana si alzò e si diresse allo stesso cofanetto dove estrasse un fermaglio delicato, con sopra posato un fiore di loto e decorato con delle perline colorate, lo consegnò nelle mani del ragazzo.
“E’ un cimelio di famiglia”
Spiegò.
“Portala da me, ti prego”

Molte ore dopo, in piena notte, Adrien si ritrovava davanti la porta dalla camera di Marinette dopo aver finto per tutto il giorno di stare male.
Nella mano stringeva delicatamente il fermaglio.
“Beh? Ti fermi proprio ora?”
Chiese Plagg.
Il biondo indurì lo sguardo.
“Hai ragione”
“Lo stai dicendo un po’ troppe volte in questi giorni, mi fai quasi paura”
Ma Adrien aveva già bussato ed era già entrato di soppiatto.
“Mari devo assolutamente par-woah!”
“kyaaaaaaaah!”
…Il ragazzo era entrato proprio mentre la corvina si stava cambiando per mettersi il pigiama.
Adrien si affrettò a girarsi verso la porta, mentre Marinette finì di mettersi il pigiama in tutta fretta, finendo anche per inciampare nei pantaloni e finire per terra.
“M-Mari?”
“Sto bene! Sto bene, benissimo! Puoi girarti adesso…”
Ripresi dall’imbarazzo, non tanto per Marinette ma cercò di rimanere calma, si sedettero sul letto della ragazza dove Adrien consegnò il fermaglio nelle mani della corvina.
“Un altro regalo? Ma Adrien-“
“E’ un cimelio di famiglia… della tua famiglia per intenderci”
Marinette sgranò gli occhi.
“So che non erano affari miei e che non dovevo intromettermi ma volevo parlare con tuo nonno per… costringerlo, in qualche modo a chiederti scusa per quello successo l’altra sera ma quando sono arrivato c’era tua nonna e... mi ha chiesto di portarti da lei. Vuole vederti Marinette, disperatamente, l’unica cosa che ha di te è una tua foto di quando eri neonata e non vuole perdere questa occasione”
“Io-Io non capisco… perché fai tutto questo? Non eri obbligato a niente”
“Ma ti ho costretto io a venire qui”
“Ho accetto io, di mia spontanea volontà”
“Solo su mia insistenza!”
Marinette aprì la bocca per ribattere ma finì per sospirare,  il ragazzo si avvicinò a lei sul letto e le accarezzò i capelli sciolti, facendola arrossire.
“Tu sai che io capisco com’è la situazione quando manca una parte della tua famiglia… pensaci okay? Riguardo tua nonna. Io ti starò accanto qualunque decisione prenderai”
Le baciò la guancia e se ne andò dalla stanza.

A quel punto Tikki uscì dal nascondiglio della borsetta e volò fino al volto della compagna; Marinette  si stava accarezzando la guancia, guardando il fermaglio che teneva in mano.
“Hai già in mente cosa fare?”
Chiese delicatamente la kwami.
La ragazza alzò lo sguardo e scosse piano la testa.
“Sono molto confusa Tikki, non conosco quella donna”
“Ma lei vuole conoscere te, sei sua nipote Marinette, può essere una straordinaria occasione per entrambe”
Quando Mari non rispose, la coccinella si avvicinò fino ad abbracciarle la mano che non aveva ancora tolto dalla guancia.
“L’importante è che tu non abbia nessun rimpianto una volta ripartita”
Marinette le lasciò un bacio sulla testolina rossa poi si soffermò di nuovo a guardare il fermaglio, accarezzandolo delicatamente con il pollice.

Il giorno dopo, Adrien fu svegliato da Plagg che gli tirava con insistenza una ciocca di capelli.
“P-Plagg?”
“C’è qualcuno che sta bussando alla porta da cinque minuti”
Lo informò il gatto nero.
Non era proprio vero, ma non poteva certo dirgli che quella notte aveva parlato con Tikki.
Mezzo assonnato, il biondo andò ad aprire e si ritrovò davanti Marinette, già pronta e con lo sguardo determinato.
“Fammi strada per favore”
Annunciò, facendo sorridere il ragazzo.


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Capitolo 7
*** Una Vecchietta Sorprendente ***


Angolino della Robh: Buonasera buonasera buonasera a tutte voi.
Ho da darvi una piccola informazione... questo è il penultimo capitolo! Eh si, settimana prossima sarà il nostro ultimo appuntamento, ma sono sicura che vi mancherò (?) u.u.
Parliamo del capitolo però, in quante aspettano l'incontro tra Fen e Marinette? Vi confesso che io ci ho tenuto davvero tantissimo a scriverlo perchè avevo un meraviglioso rapporto con la mia nonna materna e questo capitolo mi ha fatta tornare un pò indietro negli anni ^^, ma se pensate che sia Fen la vecchietta del titolo... eheh, vi sbagliate! Per scoprire, leggete u.u <3
Buona lettura <3

 

Marinette si stava tormentando le mani da quando erano saliti in macchina, Adrien avrebbe voluto trovare un metodo per farla rilassare ma sembrava che la sua mano che le accarezzava la spalla la stava solo irrigidendo di più.
“Sicura di non volerne parlare? O riposare?”
La corvina scosse fortemente la testa; voleva concentrarsi su cosa dire alla donna che non aveva mai conosciuto, voleva fare buona impressione, soprattutto non voleva deluderla, non voleva spezzare l’immagine che la nonna aveva di lei.
Adrien le sorrise teneramente.
Il ragazzo abbassò lo sguardo sul fermaglio che Mari aveva appoggiato in mezzo a loro, non azzardandosi più a guardarlo come se anche quell’oggetto le mettesse ansia, lo prese e, aiutandosi con due mani, si sporse verso lei e glielo sistemò in mezzo ai capelli, cogliendola di sorpresa.
“Sono sicuro che andrà tutto bene”
Le mormorò, facendole l’occhiolino.
Marinette arrossì, ora il suo problema più urgente era far calmare il suo cuore che batteva come un tamburo nel suo petto.

Dopo un paio di ore, dove riuscirono anche a riposare mentre la guardia del corpo del ragazzo continuava a guidare spiandoli di tanto in tanto, arrivarono davanti alla casetta che il biondo aveva visitato solo il giorno prima. Come Adrien sospettava, Marinette spalancò gli occhi meravigliata, con un bellissimo sorriso sul volto, a vedere quei fiori colorati.
“Credo proprio che li curi tua nonna, sai?”
La corvina si girò verso di lui, mantenendo il sorriso e il ragazzo le fece cenno di avvicinarsi alla porta.
“Pronta?”
La ragazza chiuse gli occhi, prese un grosso respiro e annuì.
“Pronta”

Andò avanti lei per prima, mentre Adrien chiedeva alla sua guardia di restare ad aspettarli e di non intervenire se sentiva delle urla provenire dalla casa, casomai ci fosse stato anche Qiang, poi seguì Marinette che si era fermata davanti alla porta; quando lo vide accanto a sé, prese coraggio e suonò il campanello e poi aspettarono.
Pochissimi secondi dopo la porta si spalancò di colpo e Fen si affacciò affannata, uno sguardo e si portò le mani sulla bocca, soffocando un singhiozzo, poi afferrò la ragazza che aveva davanti a sé e se la strinse forte addosso, ripetendo il suo nome come una ninna nanna che si cantava a un neonato. La corvina venne prese alla sprovvista e s’irrigidì d’istinto come prima in macchina, ma un leggero profumo iniziò a calmarla quasi subito.
Profumo di rosa, come quello di sua mamma.
Chiuse gli occhi e alzò le braccia, andando a stringere forte anche lei il corpo dell’anziana che iniziò a piangere più forte.
“La mia Marinette…”
“Sono qui nonna, sono qui”

Ci volle un po’ alla donna per calmarsi, entrambi i ragazzi dovettero assicurarla che non era un sogno, Marinette era davvero lì davanti a lei e aveva intenzione di passare più tempo possibile insieme.
Solo dopo essersi asciugata tutte le lacrime, Fen li fece entrare per farli accomodare in salotto dove chiese scusa ad Adrien ma voleva passare del tempo da sola con sua nipote; il ragazzo annuì, alzandosi dal divano per andare in macchina ma Fen lo spinse di nuovo a sedersi e gli chiese di aspettare solo qualche minuto e scomparve rapidamente in un’altra stanza.
Il biondo si girò verso la corvina.
“Allora, come ti senti per adesso”
“Come appena scesa da una montagna russa”
Confessò sinceramente Mari, guardandosi intorno nel salotto.
“Credo sia normale…e…”
“E lei mi sembra assolutamente meravigliosa”
Commentò, sfiorandosi il fermaglio tra i capelli con un sorriso felice.
Adrien fu contento di quella risposta e le strinse la mano libera.
“Oh…posso interrompere?”
Chiese Fen, tornando in stanza con un vassoio.
“No-Non c’è niente da interrompere, figurati!”
Urlò Marinette, schizzandosi lontanissimo dal ragazzo, le guance imporporate.
Gli altri due la guardarono perplessi, ma poi l’anziana si fece scappare una risatina, capendo all’istante. Avrebbe fatto in modo di lasciarli soli in un secondo momento, adesso voleva essere egoista e voleva tenere Marinette con sé per un po’; poggiò il vassoio sul tavolino.
“Ti ho portato del thè e qualcosa da sgranocchiare intanto che io e Marinette stiamo da sole”
Al ragazzo s’illuminarono gli occhi davanti a quelle leccornie.
“Non so davvero come ringraziarla!”
“Sai bene che sono io a dover ringraziare te”
Sorrise Fen, guardando la ragazza.
Marinette ricambiò lo sguardo con un sorriso, e afferrò la mano che la nonna le porgeva, seguendola fuori dal salotto e su per le scale che le portarono al secondo piano.

Adrien le degnò di un piccolo sguardo poi si concentrò solo sui dolcetti che c’erano sul vassoio, gemendo di piacere al primo morso, attirando l’attenzione del gattino nero che uscì da sotto la camicia.
“Sai, tutto sembra più buono quando hai la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta”
Rise Adrien, tornando all’attacco con un secondo dolcetto.
“Ma per favore, niente è meglio del camembert”
“Ne sei davvero sicuro?”
Chiese il biondo con un ghigno, mettendogli davanti agli occhietti verdi del suo kwami un dolcetto.
Plagg resistette giusto un minuto… un record per lui, prima di volare e prendere quell’offerta per iniziare a mangiucchiarsela di gusto sotto le risate del suo compagno.

“Questa era di Sabine”
Mormorò piano Fen, aprendo una porta del corridoio.
L’anziana fece entrare per prima la ragazza e Marinette iniziò immediatamente a curiosare, iniziando con il tastare con tocco delicato la carta da parati violetta con sopra stampati dei fiori di lavanda, andò poi ad accarezzare la coperta di lana fatta a maglia sul letto, fece vagare gli occhi sulla sedia a dondolo, dove c’erano posate sopra alcune bambole di porcellana, la scrivania piena di libri, l’armadio dove vi erano attacchi sopra parecchie foto, andò ad accarezzare anche quelle, vedendo una giovane Sabine ritratta in esse.
“Aveva i capelli lunghi”
Mormorò meravigliata, non sapeva quella cosa di sua madre, l’aveva sempre vista con i capelli corti.
“Nella mia famiglia è un quasi un dovere tenerli molto lunghi”
La informò Fen, avvicinandosi a lei ma Marinette la guardò triste.
“Io non li ho tanto lunghi”
Tolse il fermaglio e sciolse i codini, lasciando liberi i capelli che le arrivavano poco sotto le spalle.
“Mi dispiace non rispettare anche questa nostra tradizione”
Bisbigliò poi.
Fen scosse con fare duro il capo e prese il volto della nipote tra le mani per far incrociare i loro sguardi.
“Al diavolo le tradizioni! Al diavolo il sangue misto! Credimi Marinette, sarà che ti vedo per la prima volta, sarà che sono tua nonna, ma io adesso, qui in questo momento, ti vedo assolutamente perfetta”
Finì l’anziana, passando i pollici sulle guance della ragazza.
Mari si accoccolò un attimo contro una delle sue mani, poi si staccò per tornare a farsi i codini ma Fen la fermò.
“Posso? Sai, li facevo sempre a tua madre quando era piccola”
“Perché no”
Le due si sorrisero complici, poi Fen accompagnò la ragazza fino alla piccola toletta che Sabine teneva in camera per pettinarsi i capelli la mattina e la sera, la fece sedere davanti allo specchio e aprì il cofanetto viola che c’era sul tavolino, pieno di monili per i capelli.
“Erano anche questi di mamma? Sei sicura che posso? Magari dovrei chiamarla prima per chiedere il permesso…”
L’anziana le mise le mani sulle spalle e abbassò il volto per appoggiarlo sulla spalla di Marinette.
“Tesoro mio, sono sicurissima che tua madre sarebbe d’accordo nel vederti con questi indosso”
E prese la spazzola prima che la nipote iniziasse a protestare ancora, iniziando a spazzolarle con calma e dolcezza i capelli.
“E poi voglio vederti con alcuni vestiti che ho qui, non sono anche quelli di tua madre tranquilla… sai, ogni anno compro sempre un paio di vestiti ripromettendomi sempre di spedirteli appena possibile, ma quando arriva la sera e mi stendo di fianco a tuo nonno…”
La corvina alzò una mano e andò a stringere forte quella della parente che gliela prese e gliela baciò con dolcezza.
“Tuo nonno non è sempre stato così duro, fidati, quando l’ho conosciuto io era tutta un’altra persona, ma poi… beh… suo padre è morto e lui ha dovuto prendere in mano la responsabilità di capofamiglia e negli anni si è trasformato nell’uomo che fece fuggire via nostra figlia, credimi però Marinette, lui ha sempre voluto bene a Sabine e ha sempre voluto il meglio per lei”
La ragazza annuì, e quello incentivò l’anziana a continuare a parlare, così iniziò a raccontarle di Qiang, di lei e di Sabine da giovane.
Ogni parola che usciva dalle labbra di sua nonna, per Marinette era estremamente preziosa.

“Aaah~ dovresti avere anche tu un paio di questi cuscini nella tua stanza, sono così comodi~”
Mormorò Plagg, stiracchiandosi su un cuscino del divano.
“Ah si? E rinunceresti davvero al tuo bellissimo cuscino che tra l’altro profuma, o meglio puzza, di camembert?”
Ghignò Adrien, vedendo che il kwami alzò di scattò la testolina nera per iniziare a pensare a quella scelta difficilissima. Purtroppo per il ragazzo, però, non si può ingannare facilmente un piccolo dio che ha molti più anni di te.
“Tu comprami un cuscino nuovo, poi ci penso io a farlo a farlo profumare di camembert”
“Oh non vorrai di nuovo-“
“Metterci sotto un pezzo di formaggio e farlo stagionare così che possa assorbire tutto il profumo? Assolutamente si, mio piccolo gattino”
Il biondo si sbatté una mano sulla faccia.
“Perché ho parlato”
Plagg sorrise vittorioso, svolazzandogli intorno alla testa, ma, sentendo rumore improvviso della porta, andò immediatamente a nascondersi sotto la camicia del compagno mentre lui si alzava di scatto.
Dopo poco si vide davanti Qiang Cheng in persona, appena rientrato a casa, che sgranò gli occhi, riconoscendo lui come il ragazzo che era vicino alla nipote quella sera al ristorante di Wan.
L’anziano indurì lo sguardo e si avvicinò a lui a passo deciso, il bastone che sbatteva sul pavimento coperto dai tappeti.
“Cosa ci fai in casa mia, ragazzino?!”
Urlò in mandarino.
“Sono qui per rendere felice due persone”
Gli rispose a modo il biondo, fronteggiandolo.
“Du-Hai osato portare in casa mia quella ragazza?! Quella disonorevole spregiudicata?!”
“Quella spregiudicata, come la chiama lei, è sua nipote e merita di incontrare la sua famiglia!”
“Non fa parte della nostra famiglia e la decisione l’ha presa sua madre!”
“Sua madre è sua figlia! Come può parlare in questo modo di sua figlia e di sua nipote? Se solo le conoscesse-“
“Io conoscevo mia figlia! Ma ormai è morta”
“Cosa?!”
“Esattamente, è morta quando è fuggita da casa sua e dai suoi doveri, ormai io non ho più una figlia e soprattutto non ho una nipote”
“E non le importa dei sentimenti di sua figlia?”
“A lei è importato dei miei, quando è scappata via?!”
“Qiang!”
L’anziano si voltò e vide sua moglie insieme a Marinette.
“Fen!”
Ribatté avvicinandosi alla moglie, ma il biondo lo superò e andò a mettersi davanti all’amica e all’anziana per proteggerle dalla furia dell’uomo.

Marinette però superò Adrien e si mise davanti al nonno, alzando il mento e fissandolo dritto negli occhi, facendo restare sorpresi il biondo e la nonna; nonostante questo Qiang non la degnò di uno sguardo e fece di nuovo per avvicinarsi alla moglie ma Marinette si mise di nuovo sul suo cammino, Qiang la schivò ma la corvina ancora si mise davanti a lui, l’anziano provò ancora e ancora fallì, fu costretto ad arrendersi e con uno sbuffo, si arrese a guardare Marinette.
A guardarla bene… era carina, con quei vestiti e quello scialle, i capelli legati in una treccia laterale e il fermaglio di famiglia tra di essi, le ricordava la sua Sabine e per un momento addolcì lo sguardo, ma solo per un momento, poi i suoi occhi tornarono ad essere di ghiaccio.
“Spostati dalla mia strada”
Le disse in mandarino e Fen sbuffò, guadagnandosi uno sguardo indignato da parte del marito.
“Parlale in francese Qiang, sappiamo entrambi che lo parli e lo capisci”
Pronunciò con tono autoritario queste parole, l’anziana, ma l’altro rimase impassibile davanti alla nipote che iniziò il suo discorso.
“Allora parlo io”
Fece un passo verso di lui che non indietreggiò.
“Ora so che mi capisci quindi Adrien, per favore, non tradurre nemmeno una parola di quello che dico”
“Va bene, Mari”
“Tu… tu sei un uomo freddo, hai fatto soffrire mia madre come non avrebbe mai dovuto soffrire, l’hai rinchiusa qui, come una specie di suora di clausura, le hai scelto un marito come se lei fosse solo un pezzo di carne e non tua figlia!”
A quelle accuse, Qiang emise si un passo indietro ma Marinette addolcì lo sguardo.
“Ma nonna mi ha raccontato di te questo pomeriggio, mi ha raccontato dell’uomo che eri prima di prendere in mano la famiglia, dell’uomo che aveva tanti progetti e che non badava alle tradizioni, quindi ti chiedo perché? Perché hai voluto cambiare così tanto? Per il bisnonno? Per non tradire le sue aspettative? Beh ti dirò una cosa adesso, hai deluso aspettative più grandi, hai deluso tua figlia e tua moglie. Mamma per ritrovare la pace ha dovuto scappare così lontano… certo, anche lei ha le sue colpe perché poteva chiamare nonna, ma prova a pensare, cos’avresti fatto tu, stretto in una gabbia? Ci saresti rimasto? Io spero che la risposta sia no, spero che dentro di te ci sia ancora l’uomo di cui mi ha parlato nonna, l’uomo che io desidero conoscere e chiamare con affetto nonno, se così non fosse mi sta bene ma non lascerò andare nonna ora che l’ho trovata, quindi preparati a vedermi qui ogni giorno perché ho intenzione di farle visita finché rimarremmo qui”
A fine discorso la corvina riprese fiato e fece dei passi indietro per andare a stringere la mano di Fen, che ricambiò la stretta con energia e si fece avanti anche lei.
“Finché io sarò in vita Qiang, non mi vieterai più di vedere nostra nipote, te lo giuro sulla tomba dei nostri antenati”
Il volto dell’anziano, da prima pallido, divenne paonazzo e guardò incollerito la giovane.
“Tu”
Sibillò, ma stavolta in francese, mentre Adrien si metteva nuovamente davanti a Marinette.
“Come osi venire in casa mia e-“
“E ha davvero un bel coraggio la bambina, devo ammetterlo, tutto sacco della nostra famiglia”

I due ragazzi si voltarono immediatamente al suono di quella voce sconosciuta, vedendo una vecchietta bassina vestita con un maglione che sembrava avvolgerla tutta e un paio di pantaloni della tuta, che si aggrappava al corrimano delle scale.
“Giovanotto, si tu, proprio tu, aiutami un po’”
Disse allungando una mano al biondo che corse ad aiutarla a scendere gli ultimi scalini e a portarla lei in salotto, dove la vecchietta si sedette soddisfatta sulla poltrona.
“Oh ora va molto meglio”
“Mamma, cosa ci fai alzata?”
Domandò Qiang avvicinandosi preoccupato.
“Mamma?”
Chiese Marinette sbalordita, girandosi verso Fen e poi verso Adrien.
“Ho una bisnonna?!”
Il ragazzo alzò le spalle, stupito quanto lei, lui aveva conosciuto solo la nonna il giorno prima; ma la vecchietta a quell’affermazione rise e batté le mani sui braccioli della poltrona.
“Ci puoi scommettere tesoro che hai una bisnonna! Noi Cheng siamo piuttosto longevi, io sono Ai mia cara, la mamma di questo testone, mentre tu dovresti essere la figlia di Sabine vero? Vieni qui, fatti vedere, fatti vedere”
“Ma-“
“Oh, sta zitto Qiang”
Sbuffò Ai, facendo ridere la nuora.
Marinette si avvicinò e la vecchietta la squadrò ben bene, facendole fare un giro su sé stessa.
“Mi sono svegliata dal mio riposino a causa di alcune urla, sono scesa a vedere e ho sentito il tuo discorso, devo dirti figliola cara, hai avuto molto coraggio per andare contro il capofamiglia”
Indicò con il cenno del capo suo figlio.
“E mi sei piaciuta un sacco!”
Stavolta anche Adrien rise insieme a Fen, mentre Qiang rimaneva basito.
“A guardarti sembri proprio un bel gioiello, voglio assolutamente conoscerti di più quindi vieni in questa casa quando vuoi, non vedo assolutamente l’ora di prendere un bel thè con te e Fen e parlare di Sabine e di cose da donne”
Sorrise Ai, prendendola per mano, facendo sorridere Marinette che poi andò ad abbracciare stretta sua nonna mentre Qiang abbandonava la stanza.
“Oh, borbottone”
Sospirò la vecchietta facendo ridere Adrien che si era avvicinato a lei per presentarsi ma Ai lo sorprese, pungolandogli il fianco con il gomito.
“Scommetto che i figli che farete tu e la mia nipotina saranno bellissimi”
… Il biondo quasi si strozzò con la saliva.
Insomma! Lui era innamorato di Lady Bug! Anche se Marinette gliel’aveva ricordata parecchio durante il suo discorso… ma magari era stata solo una sua impressione, no?

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Capitolo 8
*** Al Tuo Cuore ***


Angolino della Robh: Buonasera!
E così siamo giunte all'ultimo capitolo di questa storia, devo dire che sono molto felice di essere riuscita a scriverla in modo leggero e sono ancora più felice nel vedere che è piaciuta anche a voi ^^ ringrazio davvero moltissimo chi ha letto e recensito, chi ha solo letto, chi mi ha seguito per tutto il tempo, siete state davvero meravigliose ragazze <3. Non so se scriverò ancora su Miraculous perchè ora sono in fissa con un certo nanetto con la passione per la pulizia (il caro Levi di Shingeki no Kyojin xD), ma chi lo sa, la seconda stagione potrà portarmi una nuova ispirazione ^^.
Ringrazio ancora di cuore tutte quante <3.
Buona lettura <3

 

La domanda era arrivata in modo del tutto inaspettato.


Marinette, come promesso alla nonna e alla bisnonna, aveva continuato a far loro visita ogni giorno, scusandosi con il signor Agreste ma quello le aveva risposto di non preoccuparsi, anzi, ne aveva approfittato per fare delle foto anche davanti a tutti i fiori di Fen, che anche lui trovava meravigliosi.
In quei giorni nonna e nipote avevano recuperato tanto, soprattutto quando Marinette aveva telefonato a Sabine, lei e Fen erano scoppiate a piangere a sentire la voce reciproca e, la corvina scommetteva, che suo nonno non fosse passato lì per caso quando questo succedeva e Sabine, come se avesse percepito che anche il padre fosse lì ad ascoltarla, disse che voleva loro ancora molto bene.
Qiang se n’era andato dopo quella frase, ma il giorno dopo, i suoi atteggiamenti nei confronti di Marinette erano leggermente cambiati.

Se prima la ignorava e basta, quel giorno iniziò a parlarle, solo per riprenderla, ma era comunque un inizio, confermò Ai, aggiungendo poi che quel lato lo aveva sicuramente preso da suo marito.
Giorno dopo giorno, le cose migliorarono e una mattina, mentre la ragazza aspettava sua nonna disegnando sul suo quaderno in salotto, Qiang le si sedette accanto e, guardando di sbieco cosa stesse facendo la nipote e schiarendosi la gola, le mormorò che quella gonna sarebbe stata bene di colore turchese, Marinette rimase un attimo sorpresa ma poi gli sorrise e gli disse che avrebbe provato a trovare una stoffa di quel colore, facendo sorridere per pochi secondi anche Qiang.

Fu così che la ragazza scoprì che, il sogno segreto di suo nonno da giovane, era diventare un artista e i due si avvicinarono ancora di più, con gioia di Sabine, Fen e Ai.
L’avvicinamento fu tale, che un giorno, seduti alla scrivania della camera di Sabine, Qiang propose a Marinette di restare ancora, sapendo che quello era uno degli ultimi giorni della permanenza della nipote.
“Non- Non intendo per tutta la vita, sia chiaro, sei giovane… hai la scuola e le tue amicizie ma… insomma a Fen farebbe piacere se tu rimanessi ancora un po’, le ricordi molto Sabine e- … farebbe piacere anche a me, ho quattordici anni da recuperare, almeno con te”
Confessò con, Marinette ci avrebbe quasi scommesso, del leggero rossore a colorargli le gote.

Marinette non aveva risposto quel giorno, non lo aveva fatto il giorno dopo ed era arrivata a quella sera, con ancora il dubbio in testa, alla festa che i suoi nonni avevano organizzato in casa per tutte le persone che avevano partecipato al servizio fotografico che, il giorno seguente, sarebbero rientrate a Parigi.
La ragazza era vestita con un vestito morbido, senza maniche che le si stringeva sotto al seno per poi aprirsi in morbido tulle nel sotto, uno chignon le legava i capelli stretti sulla nuca e, in quel momento, stava seduta in un angolo del giardino abbastanza appartato, circondata dai giacinti piantati da sua nonna, con la domanda che ancora le ronzava in testa.
“Non hai ancora trovato risposta?”
Domandò Tikki, appoggiandosi sulla sua spalla.
“Non proprio…”
“Ascolta il tuo cuore Marinette”
“E’ proprio quello che è confuso”
Mormorò la ragazza.
La kwami avrebbe voluto rispondere ma dovette volare subito a nascondersi perché Adrien si fece largo tra i fiori, spuntando davanti alla ragazza con un sorriso e un bicchiere di succo in mano.
“Ecco dov’eri finita, la tua bisnonna ti sta cercando”
Le disse sedendosi accanto a lei e porgendole il bicchiere.
“Grazie…”
“Sei pensierosa in questi giorni”
Le fece notare il biondo.
“Ho un pensiero fisso nella testa in effetti”
“Posso aiutarti?”
Marinette si voltò verso di lui e lo guardò dritto negli occhi, cercando di trovare la risposta alla sua domanda in quegli occhi verdi in cui avrebbe voluto perdersi per tutta la vita. Si avvicinò lentamente al volto di Adrien e lui la lasciò fare, ipnotizzato anche lui dagli occhi della ragazza, e Marinette gli lasciò un piccolo bacio all’angolo della bocca, facendo sgranare gli occhi al ragazzo.
“Ma-“
“Resterò qui”
“Cosa?!”
“Nonno mi ha proposto di restare per un po’, credo proprio che accetterò”
“Ma- Ma noi ci… ci…”
“Mi serviva per capire in effetti”
Rise un poco istericamente la ragazza, stringendo forte il bicchiere.
“Scusa per l’imbarazzo”
Aggiunse.
“Per quanto resterai?”
Domandò invece Adrien.
“Non per tanto, non voglio perdere molti giorni di scuola, ma abbastanza per sentirmi… bene”
“Bene?”
“Con loro, ho tanto ancora da recuperare e anche loro, credo sia per questo che nonno mi ha proposto di rimanere”
Il biondo sospirò.
“Credo che non posso proprio impedirtelo, infondo è la tua famiglia… ma tornerai, vero?”
“Promesso”
“Presto?”
Domandò Adrien, avvicinando il viso.
“Presto”
Promise ancora Marinette, avvicinandosi a sua volta.
I due si scambiarono un piccolo bacio innocente, un leggero sfioramento di labbra per sigillare quella promessa.
Non accorgendosi delle due donne che li stavano osservando, nascoste tra i fiori.
“Giuro sui nostri antenati che io vedrò i piccoletti di quei due, fosse l’ultima cosa che faccio!”
Borbottò Ai, facendo ridere Fen che dovette premersi una mano sulla bocca per non farle scoprire e rovinare così il momento dei due.
 
 
 



Marinette aprì stancamente gli occhi, sentendo che il peso sul suo petto era ancora lì, sorrise e alzò la mano sinistra, quella su cui scintillava la fede, per accarezzare quella piccola schiena che si alzava e si abbassava, al ritmo con il respiro di quel piccolo esserino a cui aveva dato la vita poche ore prima.
Sentì presto un’altra mano aggiungersi alla sua e, alzando lo sguardo, vide il sorriso di suo marito.
“E’ perfetto”
Mormorò Adrien, abbassandosi su di lei per baciarle la fronte.
“Sei stata bravissima”
“Anche quando ti ho morso la mano?”
Rise piano Marinette.
“Soprattutto in quel momento, insettina”
“Quanto avrei voluto poter ridere liberamente”
Rise Plagg.
“Oh smettila, voi maschi non potete capire certe cose”
Borbottò Tikki, alzandosi dalla spalla della compagna e volando fino al kwami nero.
I due umani risero vedendo i kwami bisticciare ma un altro suono attirò la loro attenzione, e Marinette si mise bene in braccio il loro piccolo che aveva aperto anche lui gli occhi.
Adrien gli prese una manina e l’accarezzò teneramente.
“Ai aveva proprio ragione, sai?”
“Uhm?”
L’uomo guardò con amore sconfinato la moglie negli occhi.
“Il nostro bambino è bellissimo”
Adrien la baciò con tenerezza, facendo uscire una lacrima dagli occhi di Marinette.
“Se continuano così dovremo occuparci noi del piccoletto”
Borbottò Plagg, andando a sedersi sulla pancina del piccolo coperto con la sua copertina azzurra insieme all’amica che, guardando il bambino che guardava a sua volta verso i genitori, sorrise.
“Hanno ancora del tempo da recuperare visto quello sprecato”
“Se avessimo potuto par-“
“Ogni cosa ha il suo tempo”
“Non citarmi la vecchietta adesso”

La vecchietta in questione, Ai, era fuori dalla stanza, sulla sua carrozzina, che aspettava di vedere il suo nipotino.
L’aveva detto lei che sarebbe campata fino a vedere i figli di Adrien e Marinette!

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