Mum

di Dreamer In Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nostalgica ***
Capitolo 2: *** Affamata ***
Capitolo 3: *** Ricercata ***
Capitolo 4: *** Fiera ***
Capitolo 5: *** Usata ***
Capitolo 6: *** Innamorata ***
Capitolo 7: *** Determinata ***



Capitolo 1
*** Nostalgica ***


Nostalgica
 
Makino - un presente fatto di ricordi.
 
La donna guardava assorta, dalla finestra della sua stanza, le onde dell’oceano infrangersi sulla battigia. Le braccia erano strette al petto alla ricerca di un po’ di calore. La causa di quel brivido non era certo il freddo ma la sensazione di vuoto che, nelle notti come quelle, la coglieva improvvisamente, appiccicandosi insistente alle sue ossa.
I ricordi si rincorrevano nella sua mente, aggrappati a immagini lontane ma mai sbiadite: a braccia muscolose e abbronzate che la stringevano a sè con quel ghigno malizioso che le aveva fatto battere il cuore, a quella risata cristallina che irruente e improvvisa arrivava per riempire la stanza di gioia, a quello sguardo fermo e glaciale che aveva persino fatto desistere un re del mare a divorare un ragazzino.
Sospirò flebile nella paura di produrre un qualsiasi rumore - per lo più singhiozzi strozzati - e svegliare il bambino che dormiva tranquillo nel letto dietro di lei.
Mai avrebbe creduto che la sua esistenza si sarebbe intrecciata con uno dei pirati più temuti dell’intero mondo – uno dei quattro imperatori, per giunta. Mai avrebbe immaginato che se ne sarebbe innamorata così perdutamente.
Con un sorriso triste si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Per undici anni aveva aspettato di rivederlo, nella promessa solenne che sarebbe tornato in quell’angolo di mare solo per lei. Il tempo era trascorso lentamente ed era stato difficile riprendere la solita routine, riscoprire sulle proprie labbra un vero sorriso sincero che non portasse la nostalgia del ricordo di lui. E quando aveva ormai cominciato a perdere le speranze, l’uomo era tornato: più maturo anche se sempre un po’ sbarazzino e fedelmente innamorato. Shanks era stato, era e sarebbe stato l’unico. Quella dolce consapevolezza però portava anche l’amarezza di un addio troppo precipitoso, la certezza che non l’avrebbe mai più rivisto e la determinazione di chi avrebbe portato avanti - fatto crescere - la sua eredità.
Distolse lo sguardo dallo sconfinato oceano per rivolgere al suo bambino uno sguardo di sconfinato amore. I capelli rossi ricadevano spettinati su una fronte piccola e una boccuccia in perenne suzione.
Prese il piccolo tra le braccia e lo cullò al seno. Rufy era il frutto del loro amore; era il loro tesoro più grande e lei se ne sarebbe presa cura.

 

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Capitolo 2
*** Affamata ***


 
Affamata
Big Mum - la ricerca della pace

Una rabbia cieca non gli permetteva di respirare normalmente mentre la sua bocca sapeva solo ripetere le parole ‘torta nuziale’ all’infinito.
La sua caccia era stata lunga, persino il corpo ne aveva subite le conseguenze - un deterioramento per la mancanza di zuccheri - ma da quando sotto il suo naso era passato l’odore inebriante della torta perfetta, il suo istinto era crollato nel caos più totale. Solo un barlume di coscienza le permetteva di cogliere cosa le succedeva attorno per direzionare i colpi e incitare Zeus a continuare l’avanzata.
Big Mum era arrabbiata, furibonda, affamata: mai qualcuno aveva osato sfidarla così apertamente; mai nessuno aveva osato colpirla proprio nel cuore del suo regno; mai era arrivata a desiderare tanto qualcosa quanto desiderava quella maledetta – deliziosa - torta nuziale. Avrebbe distrutto la Germa 66, Capone Bege, Chiffon e i Mugiwara: uccisi, massacrati, fatti a brandelli, magari messi come ingrediente segreto in qualche succosa pietanza. L’avrebbe fatto, davvero, ma prima doveva mangiare quel dolce, doveva raggiungere quella prelibatezza che dondolava per via delle onde sul ponte della nave di Bege.
Sentiva nell’aria l’odore – zucchero e panna – di cambiamento che incombeva sulla sua intera esistenza e non vedeva l’ora di assaggiarlo.
Era sempre stata irrequieta, insoddisfatta, insaziabile, alla continua ricerca della pace. Tutto era cominciato con l’abbandono dei suoi genitori dovuto alla sua stazza e alla potenza sovrumana che faticava a gestire. Carmel era riuscita a placare i suoi interminabili pianti, sopperendo alla sua fame insaziabile e consolandola con parabole di accoglienza e uguaglianza. In quegli scenari, la diversità che l’aveva marchiata fin da bambina diventava la sua forza e nel suo cuore nacque il desiderio di riunire attorno a sè persone che condividessero i suoi ideali e che fossero i rappresentanti di ogni stranezza esistente al mondo. Con la determinazione nel realizzare quel nobile proposito e con la scomparsa della sua madrina a motivarla, era diventata una coraggiosa piratessa, aveva pian piano conquistato terre e popoli, collezionato mostri che come lei erano stato derisi ed etichettati. Gli uomini, poi, erano pane per i suoi denti: stupidi, devoti, fragili tra le sue mani potenti, utili solo per creare una famiglia. Si era circondata di figli – ottantacinque – che l’amavano e la rispettavano in nome del legame di sangue che avevano. L’Impero che aveva creato era grande, vasto ma… c’era qualcosa che non andava.
La sua vita era stata gloriosa ma in quei ricordi, nel pensiero del suo sogno realizzato, c’era sempre un piccolo minuscolo tarlo che la assillava, che non le lasciava godere di quel che aveva tanto da spingerla a pretendere sempre di più.
Era diventata affamata. Affamata di dolci. Affamata di conquiste. Affamata di uomini. Affamata di dolci. Affamata di figli. Affamata di persone. Affamata di dolci. Affamata di potere. Affamata di dolci, dolci, dolci…
In più di sessant'anni di vita non era mai riuscita a soddisfare quella sensazione e solo ora, con il profumo del dolce più buono del mondo sotto il naso, capiva che nulla sarebbe stato più lo stesso. Avrebbe trovato finalmente la pace, anche se voleva dire morire.




Angolo dell'autrice: 
​mi permetto di fare qualche appunto. Come potete notare, questo capitolo  è legato alle ultime pubblicazioni del manga. Lo stesso varrà per altre One Shot. 
​Big Mum è un personaggio molto complesso e soprattutto è sociopatica: le ripetizioni sono fortemente volute e, comunque, si tratta di un testo introspettivo. L'ipotesi che muoia è solo una mia interpretazione, spero che Oda si inventi qualcosa di meglio, ma credo che quando Big Mum mangerà quella torta assisteremo a qualcosa di fenomenale. 
Fatemi sapere che ne pensate.

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Capitolo 3
*** Ricercata ***


Ricercata
 
Olvia - la fiducia nel futuro
 
Olvia osservava assorta la sua bambina. Era cresciuta così tanto in sei anni. Il suo corpo era minuto e magro ma era comunque slanciata per la sua età; indossava un abitino nero semplice, senza fronzoli. I capelli scuri le ricadevano sul viso in una frangia regolare: i lineamenti erano simili ai suoi e rendevano Robin molto graziosa. Gli occhi blu, poi, lucidi dalle lacrime, trasmettevano il sollievo del loro ricongiungimento e la tristezza, forse anche con una vena accusatoria, di quella lontananza forzata. Olvia aveva abbandonato sua figlia, condannandola alla solitudine e al disprezzo. Avrebbe dovuto starle accanto mentre cresceva, insegnarle a vivere, proteggerla da chi l’aveva chiamato ‘mostro’ solo per colpa della sua diversità così lampante agli occhi di chiunque. Perché Robin era intelligente, si capiva da quell’espressione vigile che la caratterizzava. E Olvia sapeva fin troppo bene quanto potesse fare paura alle persone ciò che non conoscevano: cercavano di distruggerlo, psicologicamente o fisicamente; che si trattasse solo di una bambina o di un intero regno poco importava.
Lo scoppio dell’ennesima bomba la riportò alla realtà. Le piccole braccia di Robin la strinsero convulsamente, si aggrapparono a lei, mentre dietro di loro l’Albero della conoscenza crepitava tra le fiamme. Le urla degli archeologi che cercavano di salvare preziosi tomi riecheggiavano nella radura, insieme al boato dei primi colpi di cannone del Buster call. Secoli di ricerche cancellati in un secondo, ideali di libertà e conoscenza rasi al suolo in pochi istanti. Olvia aveva lottato tutta la vita contro l’ignoranza e, per l’ennesima volta, doveva assistere a quella strage. Cancellare come una macchia di muffa cento anni di storia non era abbastanza per il governo. Ora, radeva al suolo anche l’unico baluardo di studiosi che avrebbero potuto mettere luce su quel lontano secolo.
La forza le venne meno: non era più sicura che fosse Robin quella alla ricerca di conforto. Nonostante, di fatto, fosse un’estranea, sua figlia aveva deciso di riconoscerla come madre e quel pensiero non faceva altro che commuoverla. Avrebbe voluto passare l’eternità in quell’abbraccio, sentire attorno a se il calore che poteva dare l’avere una famiglia. Sarebbero scappate insieme da quell’apocalisse, si sarebbero rifatte una vita, vagando da un’isola all’altra perché, dopotutto, era una ricercata… le sfuggì un singulto dalle labbra. Non avrebbe mai più potuto provare la pace della quotidianità.
Osservò Robin ancora per un attimo, scorgendo nelle sue iridi scure determinazione. Lei era diventata un’archeologa per renderla fiera e farsi accettare. Sapeva quali erano i sacrifici della ricerca, quali erano le fatiche e le gioie dello studio, l’elettricità che si respirava nell’aria quando un nuovo tassello veniva posizionato nel grande quadro della storia. L’intera vita di Olvia era stata così, quello era il suo credo, ciò su cui aveva deciso di investire, arrivando persino ad abbandonare sua figlia. Sì, Robin sapeva tutto questo, e forse un giorno avrebbe capito la sua scelta.
Se per lei non c’era più speranza, sua figlia sarebbe stata il suo futuro, il futuro di tutti loro, il futuro di Ohara.
La strinse a se un ultima volta, prima di lasciarla andare e affidarla a Saul.
- Sopravvivi, Robin. –
 
 
Nico Robin si scostò una ciocca di capelli dal viso mentre sulle labbra sottili si dipingeva un sorriso timido. La figura che veniva riflessa nello specchio era sempre più simile a quella di sua madre. Avrebbe voluto dirle tante cose ma c’era un unico pensiero di cui aveva preso davvero coscienza. Circondata dai suoi nakama, aveva fatto molto di più che sopravvivere: aveva cominciato a vivere e a capire cosa significava avere speranza nel futuro.





Angolo dell'autrice: 
​scusate il leggero ritardo. Oggi tocca a vecchi flashback risalenti alla saga di Enies Lobby. La One Shot non è molto fedele ai fatti ma lasciatemi la licenza poetica. Robin ha un'intera isola, con relativo albero della conoscenza prieno di libri, da portarsi sulla schiena. Ammetto che non è una dei miei nakama preferiti ma la sua storia è tra le più toccanti e la sua personalità estremamente complessa. Olvia, poi, che si trova a dover scegliere tra sua figlia e salvare quel che rimane di antichi regni... non è propriola madre dell'anno ma, insomma, chi lotta per degli ideali deve essere pronto a sacrificare la propria vita, anche per dare un esempio alle generazioni future. #respectforOlvia 
Aspetto di sentire il vostro parere in merito, 
​Dreamer In Love

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Capitolo 4
*** Fiera ***


Fiera
 
Curly Dadan – un delicato mazzolino di fiori 
 
Mani grosse e callose stringevano al petto un delicato mazzolino di fiori raccolti in un prato alle pendici della montagna. La scalata era stata faticosa ma sapeva che per quel panorama ne era valsa la pena. Infatti, dopo una decina di passi sul sentiero, la foresta si aprì su una radura in erba a picco sull’oceano. Nel mezzo, un tubo in metallo era impiantato a fondo nel terreno. Subito, gli occhi castani si riempirono di lacrime. Dadan si avvicinò lentamente allo spoglio simulacro che si era creata per piangere Ace. S’inginocchiò con un tonfo sordo a pochi centimetri e con dita tramanti staccò i fiori secchi che aveva fissato al palo nella visita precedente. Legò i nuovi e rimase a fissare quella composizione per un po’ mentre il rumore dei suoi singhiozzi veniva portato via dal vento forte proveniente dal mare.
Quando si era trovata tra le braccia quel fagotto rosato di bambino, l’aveva sentito chiaramente - anche se non lo avrebbe mai ammesso - : il suo cuore, duro e rude, si era subito fatto di burro. Lo aveva visto crescere selvaggio e libero nella foresta; Ace era diffidente e scontroso ma dalla determinazione di ferro. Lo aveva visto aprirsi in un sorriso infantile quando Rufy era entrato nelle loro vite; lo aveva sentito ridere e diventare un bel ragazzo pronto a realizzare il sogno di prendere il mare e finalmente trovare la propria identità. Si era fatto velocemente un nome, aveva trovato una ciurma e aveva giurato fedeltà a uno dei pirati più potenti del Grande Blu. Garp l’aveva rassicurata che con Barbabianca sarebbe stato al sicuro.
Sospirò, sconfortata. Erano passati due anni ma la morte di Ace era una ferita che ancora faticava a sanare. Forse avrebbe dovuto impedirgli di partire? Eppure, come sarebbe riuscita a frenare la voglia di ribalta che suo figlio aveva sempre manifestato?
La vita era sempre stata fin troppo dura con Ace che, comunque, aveva sempre avuto la forza di combattere. Anche nel suo ultimo respiro, aveva fatto ciò in cui credeva: essere libero e sacrificarsi per le persone che amava. Era fiera di lui. E di nuovo gli occhi le divennero lucidi.



Angolo dell'autrice: 
​scusate il ritardo ma la settimana di Pasqua è stata piuttosto impegnativa. Penso che Dadan abbia una fragilità insepressa commovente.  Non è una vera madre ed è anche abbastanza rozza, decisamente non affettuosa, ma ha perso quello che considerava un figlio. Fatemi sapere cosa pensate di questo personaggio.
Alla prossima settimana, 
​Dreamer In Love

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Capitolo 5
*** Usata ***


Usata
 
Sora - splendida e coinvolgente umanità.
 
Il cestino davanti a lei conteneva una vera e propria poltiglia. Riuscì a distinguere involtini di primavera, del pesce e alcune banane. Il bambino davanti a lei, nascosto sotto il cappuccio per l’imbarazzo, accampava scuse per giustificare quell’esperimento culinario fallito. Era di una tenerezza infinita. Sora sorrise e annunciò l’intenzione di mangiare, sotto lo sguardo esterrefatto di Sanji e della sua domestica. Masticò brevemente il pastume che era riuscita ad afferrare con la forchetta e sentenziò che era buonissimo. Insomma, quella roba era davvero rivoltante ma l’espressione che lesse sul volto di suo figlio la ricompensò pienamente: occhi chiari spalancati di meraviglia e fierezza, gote rosse piene di vita e un sorriso a ventisei denti straripante di orgoglio e soddisfazione.
Come poteva solo pensare Judge di privare i loro figli di simili emozioni?
Era stata usata da suo marito per fare esperimenti genetici, per rendere i loro bambini, che avrebbero dovuto essere creature nate da un atto d’amore, dei soldati perfetti e crudeli, con capacità sovraumane. Si era ribellata, certo, a quelle angherie ma le sue urla e le sue proteste non potevano nulla in quei laboratori asettici e davanti alla determinazione del re della Germa66 nel realizzare il suo sogno. L’unico frutto di quel tentativo di disertare era stato Sanji che era, a detta di suo padre, normale nonostante il suo potenziale genetico fosse al pari dei fratelli. Quel bambino era la sua piccola rivincita contro un matrimonio combinato, un consorte dispotico ed esperimenti scientifici moralmente discutibili. Quel bambino era la cosa più bella che le fosse capitata e avrebbe dato adito a tutte le sue forze, anche se da un piccolo letto di ospedale, per renderlo una persona buona e gentile. Non poteva permettere che cancellassero tutta quella splendida e coinvolgente umanità.
 
 
Il suono alle sue spalle era di per sé disgustoso: sferragliare di denti, sputacchiare di cibo e saliva, grugniti animaleschi. Rufy non era certo elegante dei modi, men che meno nel mangiare ma Sanji non riusciva a fare a meno di guardarlo di sottecchi. Gli aveva dato in mano una disgustosa poltiglia, rovinata per la caduta e dall’acqua battente che si riversava da ore sul suolo di Whole Cake Island. Ed ecco che il viso del capitano si aprì in un sorriso luminoso.  
- Buonissimo! –, esclamò entusiasta, prima di ricominciare ad abbuffarsi.
Sanji sapeva che stava mentendo. Non riusciva proprio a tollerare che la sua cucina fosse elogiata quando non lo meritava; come non meritava quella sconfinata fiducia, di riabbracciare i suoi nakama e di rimettere piede sulla Sunny. Eppure Rufy era lì, ad accoglierlo a braccia aperte e ad attenderlo con un sorriso. Era la prova vivente che, a dispetto di quello in cui credeva la Germa66, l’altruismo, la generosità, l’empatia e l’amicizia erano ciò che rendevano davvero grande e forte un uomo.
Odiava Rufy perché in quel momento gli stava sbattendo in faccia tutto ciò in cui lui stesso credeva e perché gli stava chiedendo di tornare, riunirsi a lui nella loro avventura. Non desiderava altro, davvero, ma era proprio in nome di quei valori che doveva salvare la sua famiglia biologica, anche se l’aveva ripudiato.
- Non ho la forza di scappare via da qui. -, ammise, infine, mentre le lacrime cominciavano a rigargli le guance mischiandosi alla pioggia.
Doveva voltare le spalle a chi lo aveva salvato, alla sua famiglia. -
- Tu sei fatto così, giusto? Noi siamo qui per te! Distruggiamo insieme questa cerimonia di nozze. –
Si era dimenticato, però, che non era solo, non lo sarebbe stato mai più. Quelle persone - Rufy, Zoro, Robin, Nami, Chopper, Usopp, Brook, Franky - , come Zef e sua mamma Sora, l’avevano salvato da un mondo che gli chiedeva di essere qualcosa che non era e non poteva essere; l’avevano sempre fatto sentire speciale; avevano accolto il suo sogno, le sue debolezze e la sua umanità e non c’era nulla di più bello.  
 



Angolo dell'autrice: 
​sono molto affezionata a questo capitolo. E' nato spontaneo e racchiude uno dei concetti a cui io credo di più: come l'amore e l'affetto possano diventare un ancora di salvezza per se stessi e per gli altri; come le debolezze (se così si possono considerare) siano ciò che rende unica e speciale ogni persona. Sono idealista? Assolutamente sì ma ho bisogno di credere in un mondo potenzialmente migliore di quello che è. I due paragrafi fanno riferimento a due episodi del manga che si trovano a neanche una decina di capitoli di distanza l'uno dall'altro (841 e 856). Sinceramente, la maggior parte delle informazioni sulla madre di Sanji le ho trovate su internet: magari ho letto male io e non mi ricordo ma non mi risulta (se non nell'anime) che Sora prenda un "antidoto" per rendere Sanji normale contro il volere di Judge. Comunque, anche da quel piccolo flashback si capiscono molte cose e ho comunque immaginato che Sora mal sopportasse le idee del marito. La seconda parte è tratta dal dialogo tra Rufy e Sanji nel momento del loro ricongiungimento. Rufy ha tanti difetti eh ma quando se ne esce con queste cose si percepisce fino in fondo la profondità del suo personaggio. Con semplici parole riesce a far sentire le persone capite, accettate e serene. Riesce a far brillare gli altri, spingerli ad superare i propri limiti, a migliorarsi e ad abbassare le maschere che portano. Un'altra sua perla su Sanji è nel capitolo 900 ma non sta a me trattarla in questa ff. 
Ok, mi sono dilungata un po' troppo. Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e attendo di sapere cosa ne pensate. 
Grazie mille, 
​Dreamer In Love
 

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Capitolo 6
*** Innamorata ***


Innamorata
 
Portuguese D. Rouge – il miracolo più bello del mondo.
 
Era solo una sensazione, un prurito fastidioso e costante che le suggeriva che qualcosa era cambiato in lei: il seno era cresciuto, insieme alla costante voglia di fragole e la pancia si era leggermente gonfiata. Roger ipotizzò fosse solo ingrassata, per poi scoppiare a ridere in modo così tonante e potente da quasi spaventarla. La prese, infine, tra le sue braccia e la strinse forte.
- Quindi diventeremo genitori. -, le sussurrò all’orecchio.
Quando Rouge alzò lo sguardo per sorridergli e annuire trovò il Re dei pirati in lacrime dalla felicità.
La donna sorrise teneramente e, con dita delicate, asciugò le gocce di pianto che rigavano il volto magro di Roger. Era innamorata persa di quell’uomo che, poco meno di un anno prima, aveva conosciuto in una locanda al porto. Aveva cominciato a corteggiarla in maniera spudorata e imbarazzante ma alla fine era riuscito a farla cedere. Gol D. Roger era così: otteneva tutto ciò che voleva. E la sua voglia di vivere, nonostante la malattia lo stesse dilaniando, era imprudente, coraggiosa e contagiosa. Avrebbe sempre fatto a modo suo, anche con l’angelo della morte alle calcagna.
Rouge lo sapeva che nel giro di qualche mese quel quadro idilliaco sarebbe finito, che non poteva fermare gli ideali e la volontà dell’uomo più libero del mondo. Per quel momento, però, si sarebbe goduta quegli attimi speciali per serbare un ricordo puro del loro amore; un amore che aveva fatto sbocciare in lei una nuova vita nel miracolo più bello del mondo. La marina, i nemici, l’abbandono, la disperazione, la morte e il tempo non sarebbero mai riusciti a far venire meno il suo entusiasmo e l’affetto incondizionato che già provava per il figlio non ancora nato. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, anche sacrificare la propria vita. Diede una tirata di baffi a Roger per avvicinarlo a sé e posare un bacio sulle sue labbra ruvide che sapevano di salsedine e birra. Era innamorata persa di quell’uomo. Era innamorata persa di suo figlio.




Angolo dell'autrice: 
​scusate il ritardo: settimana lavoratica intensa. Ho il pc che sbarella per il caldo quindi non mi dilungo troppo. Spero di avervi mostrato uno scorcio un po' diverso di Rouge: la sua volontà e la sua determinazione hanno salvato suo figlio dalla marina,  roba che Re Erode scansate proprio. Si è sacrificata per lui. Ma prima di tutto ciò era una ragazza innamorata e anche se Oda non ci ha mai mostrato cosa sia successo in quell'anno prima dell'esecuzione di Roger penso siano stati davvero felici insieme. Fatemi sapere che ne pensate. 
​Dreamer In Love

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Capitolo 7
*** Determinata ***


Determinata
 
Charlotte Chiffon  - A differenza di…
 
Charlotte LinLin, alias Big Mum, non era certo conosciuta per le sue maniere premurose e affettuose, nonostante avesse messo al mondo ben ottantacinque figli che, dopotutto, la rispettavano. Ovviamente, non erano nemmeno stati allevati da lei, troppo impegnata a conquistare i mari, ad accumulare nuove razze e rarità e a fare capricci per qualche dolcetto, ma era riuscita a trasmettere ai suoi eredi dei chiari valori: ogni mezzo è lecito per avere potere e soddisfare i propri desideri. Per questo, Charlotte Chiffon stava godendo alla vista del totale caos in cui era piombata Whole Cake Island dopo la dipartita dei Mugiwara. Era quello che sua madre si meritava.
Certo, Big Mum era loro alle calcagna, probabilmente li avrebbe uccisi se solo fosse riuscita a catturarli, ma Capone Bege era più che intenzionato a evitare che ciò accadesse. La donna seguiva ammirata i movimenti del marito che faceva avanti e indietro sul ponte della nave per dare ordini, sbraitare e lamentarsi di quel piano folle. Chiffon aveva insistito per fare da diversivo a Nami e ai suoi nakama e lui l’aveva ascoltata. Dopotutto, almeno su quel punto, avrebbe dovuto ringraziare sua madre LinLin: l’aveva obbligata a sposare un pirata che era un uomo d’onore, la rispettava e la teneva in considerazione. Non poteva dire di aver trovato il vero amore, come desiderava così tanto la sua gemella Laura, ma si sentiva bene al suo fianco, protetta, e il loro bambino era diventato la sua gioia più grande. A differenza di Big Mum però, non lo avrebbe mai sacrificato per farsi degli alleati o picchiato perché dall’aspetto troppo simile a chi l’aveva delusa. Gli avrebbe insegnato a seguire i suoi sogni; a rispettare chi lo aveva messo al mondo, non attraverso la paura ma grazie l’affetto che i suoi genitori gli avrebbero sempre dimostrato; a credere nell’amicizia e nella gratitudine.
Charlotte LinLin aveva fatto di tutto per soggiogare i suoi figli e tenerli stretti a sé; Charlotte Chiffon avrebbe fatto di tutto per far felice suo figlio e renderlo libero.

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