Haven't you heard what becomes of curious minds?

di CuriousMind
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


 

 HAVEN'T YOU HEARD WHAT BECOMES OF CURIOUS MINDS?


CAPITOLO PRIMO.
 

"Oggi è il 24 Settembre, io sono Stiles Stilinski ed esattamente sei giorni fa sono morto. Ma poi mi è accaduta una cosa meravigliosa...e ho ricominciato a vivere."

« Derek Hale ti sta fissando  » esclamò Scott sorridendo malizioso.

Arrossii, trovando decisamente interessante il caffè che stavo preparando.

« Ti sta nuovamente fissando  » ribadì, ora ridendo.

« Chi? Derek? Quel Derek Hale?  » scossi la testa contrariato « Forse hai sbagliato persona  » affermai convinto.

« Guarda tu stesso  » mi incoraggiò, indicandomi con la testa il punto in cui si trovava Derek.

In effetti era vero. Non appena puntai lo sguardo al suo tavolo, incrociai due occhi verdi, belli da mozzare il fiato. Distolsi immediatamente lo sguardo, imbarazzato ma lusingato da quella, seppur piccola, attenzione. 

« Forse hai ragione  » bisbigliai a Scott che faceva spallucce come se volesse dire 'ho sempre ragione, io' .

« Ma  » continuai « Probabilmente mi ha riconosciuto come quel tizio che gli sta vicino nella classe di biologia  »

Sbuffò « Con te è inutile parlare  » disse allontanandosi.

Ridacchiai, servendo il caffè al tavolo cinque.

E poi, accadde tutto in fretta, troppo in fretta.

Non mi accorsi della lite che stava avvenendo nel locale, fino a quando un tizio cacciò dalla tasca del giubbotto una pistola. Mi pietrificai, incapace di dire e fare qualsiasi cosa. Intorno a me si scatenò il putiferio : chi urlava, chi scappava, chi si nascondeva sotto ai tavoli.

« Stiles  » urlò Scott « Stiles, cazzo, scappa  »

Ma non lo ascoltai, troppo occupato ad osservare il tizio con la pistola premere il grilletto e sparare colpi a caso.
Cercai di scappare, ma era troppo tardi, un colpo fu sparato nella mia direzione e mi ritrovai a terra, privo di sensi.

Passarono minuti, forse ore quando sentii una mano accarezzarmi i capelli e una voce ansiosa chiamare il mio nome : « Stiles  » diceva « Stiles, guardami negli occhi  » continuava.

Volevo scoprire a chi apparteneva quella voce, ma non riuscivo a fare nulla.

« Stiles, per favore, guardami  » mi pregava lo sconosciuto.

Cercai di aprire gli occhi, sforzandomi un po' di più, e subito incontrai quelli agitati di Derek Hale.

« Bravo Stiles, continua a guardarmi, non chiudere gli occhi  » disse a bassa voce, toccandomi con la mano destra il ventre mentre con l'altra continuava ad accarezzarmi la testa.

Fu strano: un attimo prima guardavo fisso gli occhi verdi di Derek, quello dopo mi ritrovai a camminare su un prato. Da solo. Probabilmente stavo sognando o semplicemente stavo morendo. Girovagai con lo sguardo, notando dei bambini giocare. Ora che ci pensavo, quello era il parco dove andavo sempre a giocare da piccolo. Che posto strano per il trapasso.
Continuai a guardare i bambini giocare tra di loro, finché il mio sguardo non venne catturato da un ragazzino seduto su un tronco. Mi avvicinai, curioso. Non appena lo misi a fuoco, mi pietrificai. Cavoli, quello ero io da piccolo...Ma la cosa più strana era come se stessi guardando ciò che mi circondava con gli occhi di qualcun altro e allora capii: stavo rivivendo un ricordo di Derek. Forse sono pazzo oppure no ma riuscivo a sentire tutto quello che lui stava provando. Riuscivo a percepire la sua solitudine. Per la prima volta vedevo realmente chi era Derek Hale... E vedevo me stesso come lui mi vedeva. E la cosa più sorprendente era che, ai suoi occhi, io ero bellissimo...

Spalancai gli occhi sentendo Derek chiamarmi preoccupato. Sembrava mi stesse ripetendo qualcosa da tanto tempo.

« Hai capito?  » 

Aggrottai la fronte, confuso.

« Cosa?  » balbettai.

« Stiles non ti hanno sparato, sei solo svenuto dalla paura, ok?  » mi spiegò preoccupato.

« Ma che stai dicendo?  » chiesi. Fino a prova contraria avevo visto il tizio sparare verso di me.

Non mi rispose, si allontanò da me prendendo tra le mani una bottiglia di ketchup. 

La ruppe, versando il contenuto sulla mia camicia.

Lo guardai scettico : che minchia stava facendo? Mi porse la mano e , afferrandola, mi aiutò ad alzarmi.

Lo fissai ancora più confuso. Ricambiò lo sguardo, sussurrandomi :  
« Sei solo svenuto  »

Stavo per ribattere ma mi anticipò. : « Ti prego  » implorò.

E poi scappò.

Sapevo che c'era qualcosa di strano e allo stesso tempo terrificante su tutto quello che era successo, soprattutto quando scoprii la sera stessa dopo essere tornato a casa dal commissariato un'impronta di una mano sul ventre...Nello stesso punto in cui avevo sentito il tocco di Derek.



Buonasera a tutte!
Come va?
Non sono nuova su questo sito. Qualche anno fa, con un altro account, bazzicavo qui, scrivendo delle storie.
Sono nuova però su questo fandom. Nel senso che non ho mai scritto di Derek e Stiles. 
Questa storia l'avevo iniziata a scrivere qualche anno fa, prendo spunto da una serie tv "Roswell" (non so se la conoscente, nel dubbio vi consiglio di guardarvela) . Impazzisco per quella serie e quindi sognando un po' ad occhi aperti ho pensato di scrivere una storia Sterek ispirandomi al telefilm.
Avevo il desiderio di leggere di un Derek alieno...
Spero di non essere troppo banale e di non annoiarvi.

Vi auguro buona lettura e attendo vostri commenti :)
A presto,
CuriousMind.


 

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo. ***


 




27 SETTEMBRE.
Mi chiamo Stiles Stilinski e non potrò mai più guardare le stelle come prima... Anzi credo che non guarderò più niente come prima!
Che intendeva Derek Hale quando ha detto "Ci vedremo a scuola"? Intendeva "Non riuscirò a respirare finchè non ci rivedremo" o era soltanto qualcosa che uno dice tanto per non star zitto...? E che starà pensando in questo momento? Sarà anche lui ossessionato, torturato... Passerà da una notte insonne all'altra chiedendosi come andrà a finire fra noi?
...Da quando ho saputo di Isaac e Lydia Hale ho riflettuto molto sui segreti. Per ogni persona che ha un segreto ce n'è un altra che vuole conoscere quel segreto...
A volte avere un segreto ti fa sentire isolato dagli altri... Ma un segreto può darti anche la sensazione di avere qualcosa in comune con qualcun altro...
E ora perfino io, Stiles Stilinski, il più normale ragazzo di questa città, con una vita banalissima... Perfino io ho qualcosa da nascondere...*

12 ore prima.

Ancora non mi capacitavo di tutto ciò che era successo il giorno prima. Diamine, ero morto! Morto. Ed invece quel Derek Hale riteneva che io fossi semplicemente svenuto. Certo, è facile per chi segue la scena da esterno, ma io il colpo della pistola l'avevo visto essere puntato verso di me. Non credo di aver perso le capacità intelletive in un nanosecondo. E se, effetivamente, fossi realmente svenuto e la testa mi stava giocando qualche brutto scherzo? D'altronde il panico e l'agitazione di ciò che era successo può farti perdere il senno e la capicità di intendere, no?
Ma allora cosa rappresentava quell'impronta argentata sul mio ventre? Un biglietto di sola andata per l'inferno? Un simbolo di riconoscimento dei non-morti? Credo di poter impazzire.

"Stiles, mio Dio, cosa ci fai qui?" 

Mi girai verso Scott guardandolo scettico : " Seguo le lezioni" risposi calmo.

Spalancò gli occhi esterrefatto e toccandomi con una mano la spalla mi urlò contro : " Sei per caso, impazzito? Nelle tue condizioni non puoi stare qui ma in un bel letto a riposarti!" 

Spostai la sua mano e : " Sto bene! Non vedi?" dissi annoiato "Sono tutto intero e senza un minimo graffio".

"Ma che "intero"...tu hai perso la testa, altrochè" affermò "Torna a casa. Ora" mi ordinò puntandomi un dito contro.

"Scotty, per favore, sto bene ok?" .

 Non riuscii a convincerlo e alzando gli occhi al cielo continuai ad ascoltare tutte le sue "raccomandazioni". Fino a che non suonò la campana segnalando l'inizio delle lezioni. Con un saluto strascicato , sviai Scott e i suoi tentativi di farmi ritornare a casa e corsi verso l'aula di biologia. Presi il libro e cominciai a sottolineare frasi senza realmente coglierne il senso, pensando insistentemente all'accaduto di ieri pomeriggio. Al suo sguardo così disperato , al suo tocco. 

"Buongiorno, ragazzi" esordì il professore Harris " e grazie , signor Hale per averci degnato della sua presenza oggi" continuò sarcastico.

Alzai di scatto la testa, notando solo ora che Derek si fosse seduto alla mia sinistra, guardandomi costantemente di sottecchi.

"Oggi faremo un esperimento, ragazzi" riprese il discorso il professore " e lavorerete con il vostro compagno di banco"

Bene, fantastico! 

"Quelli alla mia destra prepareranno un vetrino con un campione vegetale, mentre quelli alla mia sinistra esamineranno un tamponcino che si passeranno nella bocca" 

Fanastico, fantastico! pensai mentre sentii Derek irrigidirsi e dopo avermi lanciato un veloce occhiata , si alzò e, togliendosi la matita con la quale stava giocando in bocca , farfugliò di dover andare in bagno al professore. Dopo un cenno di assenso di ques'ultimo, scappò letteralmente dall'aula.
Era uno strano modo di comportarsi, ma non ci pensai più di tanto , iniziando a strofinare ripetutamente il tampone della mia saliva sul vetrino, aggiungendo poi una goccia d'acqua e il colorante blu di Metilene.** Coprii il tutto con un vetrino copri-oggetto e comincia ad osservarlo al microscopio. Sapevo cosa avrei visto, dal momento che il professore lo aveva spiegato il giorno prima. Nucleo, citoplasma e mitocondri erano presenti numerosi e di forma irregolare, con un colore tendente al rosa. Soddisfatto, volsi lo sguardo all'interno dell'aula aspettando che anche gli altri finissero, finchè non soffermai l'attenzione sulla matita che poco prima era nella bocca di Derek. La curiosità mi mangiò vivo e prima di cambiare idea, la presi e feci lo stesso procedimento utilizzato con il mio campione. Un volta osservato al microscopio, sibilai innoridito.Quelle non erano cellule animali , erano troppo di forma regolare, sembrava non ci fosse distinzione tra nucleo e mitocondri, Ma la cosa davvero strana era il colore: verde.  Assurdo e "Impossibile" sussurrai, grattandomi il retro della nuca.

Non appena si concluse la lezione e mentre ancora confuso passeggiavo per  i corridori della scuola, intravidi Derek salutare con un cenno della mano Isaac e Lydia per poi proseguire nell'aula di musica.

Dovevo assolutamente parlargli.

"Stiles? Stiles? Ecco dov'eri finito! Stiles? Hey! Sto parlando con te..." no, ti prego, ora no Scott!

"Scusa Scotty, d-devo andare...Ci vediamo dopo!" dissi correndo verso quell'aula.

"Ed ora dove cacchio vai?" domandò. 

Mi limitai ad un cenno con una mano per mandarlo via. Presi un profondo respiro ed aprii la porta dell'aula.
Derek Hale in tutto il suo splendore era seduto sul pianoforte posto al centro della stanza e mi fissava, come se sapesse che ,in qualche modo, io l'avrei seguito.
Mi immobilizzai, ora in imbarazzo. E volevo anche parlargli, si come no...
Passarano alcuni minuti fissandoci a vicenda e non appena provai ad avvicinarmi, Derek si alzò e si spostò ancora più lontano. Da me.
Inclinai la testa cercando di capire il motivo e non arrivando ad una conclusione , decisi di iniziare a parlare per primo.

"C-ciao" balbettai, toccandomi i capelli con fare nervoso.

"Ciao, Stiles" Sospirò lui. E Dio, il mio nome sussurrato con la sua voce sembra non so quale canzone angelica .

"Io...Io devo parlarti!" presi coraggio, avanzando ancora di un passo verso di lui.

"Lo so" disse deciso.

Ebbene, perchè non parlava allora?

Lo guardai - sperando che non notasse il mio sguardo adorante, che di sicuro è a dir poco imbarazzante- aspettando che continuasse.

"Senti, se è per ieri...Già lo sai. Sei svenuto, ti ho afferrato prima che potessi sbattere la testa a terra ed è finita lì" continuò guardandomi fisso negli occhi.

Convincente il ragazzo, ma non per me.

"Certo, ti credo! Allora come me lo spieghi questo?" domandai, alzandomi di colpo la maglietta per fargli notare quell' impronta.
Arrossii sotto il suo sguardo, pentendomi improvvisamente di  aver compiuto quel gesto.
Restò in silenzio, fissandomi il ventre poi abbassò gli occhi e "Oh" sospirò.

"Senti, Derek, ho esaminato le tue cellule dalla matita che ti eri messo in bocca" cominciai, guardando il suo sguardo farsi sempre più incredulo...O impaurito? "E' una cosa molta strana e mi sto sforzando di essere tranquillo, immaginano di star sbagliando, ma ecco...Le tue cellul- ...le tue cellule non erano normali" balbettai nervoso.

"Ma forse mi sto sbagliando, anzi, sicuramente mi sto sbagliando e sto iperventilando senza motivo e...E siamo qui e sto facendo sicuramente la figura dello stupido ficcanaso che non si fa mai gli affaracci suoi" sproloquiai senza sosta.
Non sentendo risposta, fissai lo sguardo su Derek, immobile e serio. Come se quello che avevo scoperto in laboratorio fosse realmente una cosa vera.

"Perchè mi sto sbagliando, vero Derek?" volevo assolutamente avere una conferma.

Non rispose e quando stavo per iniziare a sentirmi ancora più uno stupido "No" mormorò.

"No, cosa?" 

"Non stai sbagliando" rispose rassegnato.

Spaventato, feci un passo indietro, allontandandomi " Non capisco" sussurrai " Ti prego" deglutii "Aiutami a capire...Cosa sei tu?"

Derek si passo distrattamente un mano tra i capelli , poi fissandomi dritto negli occhi "Mhh, io non sono di queste parti" rispose semplicemente.

Annuii lentamente " Da dove vieni?" gli chiesi, notando che si era zittito di nuovo.

"Io sono...I-io vengo dal Nord" spiegò chiudendo gli occhi.

"Dal Nord? E questo che significa? Sei di New York?" chiesi confuso.

"No, no..."rispose "Dal Nord" affermò di nuovo, indicando con un dito il soffitto.

"Canada?" provai a indovinare " Alaska?"

Scosse la testa, alzando il dito ancorà più in alto.
Lo fissai ancora confuso e bè, se non è l'Alaska, sarà l'Antartide oppure verrà da Marte o da Saturno. Derek come se stesse capendo gli ingranaggi o direi gli stupidi pensieri del mio cervello, iniziò ad annuire.

"Marte?" domandai " Ma dai, è impossibile"

"In realtà il nostro pianeta si chiama Antar" specificò.

"Sei un alieno?" spalancai gli occhi e poi " Nostro?"
 
"Si, il mio, di Isaac e Lydia"rispose, guardandomi aspettando una mia reazione.

"Oddio, no...Non è possibile" mormorai avvicinandomi alla porta.

"Stiles" disse avvicinandosi "E' tutto vero e merda, i ragazzi mi lincerebbero se solo sapessero che ti ho rivelato il nostro segreto" continuò , passandosi le dita tra i capelli.

"Stiles" mormorò dolcemente, notando che non reagivo più " Non ti voglio far del male...Ieri, avevi ragione, ieri stavi morendo, ma sono riuscito a salvarti, vedi io ho questa specie di potere che..." scosse la testa "no, questo non è importante".

"I-io...ho bisogno d'aria" bisbigliai finalmente. Troppe informazioni. Tante, davvero.

"Stiles, per favore, non farne parola con nessuno, neanche con Scott" mi disse spaventato. "Non hai idea di cosa potrebbe succeddere".

Annuii incapace di proferire altre parole e mi diressi verso l'uscita.

Ma ancor prima di aprire la porta sentii il suo fiato sul collo : "Ti prego, non farne parola con nessuno, posso fidarmi?" sussurrò provocandomi brividi su tutta la schiena.

"S-si" balbettai.

"Sei importante per..." sospirò vicino al mio orecchio "...Per me, Stiles! Ci vedremo a scuola" finì per poi allontanarsi velocemente da me.

Ancora scosso, uscii dall'aula.
Questo era un gran problema. Un dannatissimo problema con gli occhi verdi come una foresta e una voce da far venire i brividi.


* Frasi tratte dal diario segreto di Liz Parker (personaggio principale del telefilm Roswell)
** Procedimento ( studiato via internet, posso anche aver sbagliato qualcosa, eh!) per analizzare campioni di saliva.

Buon pomeriggio !
Sono contenta delle visite ricevute per il primo capitolo, spero di incuriosirvi man mano che la storia prenda vita.
Per alcune scene prendo in modo assoluto spunto dal telefilm, ovviamente cambiando situazioni e dialoghi.
Per quanto riguarda i personaggi, mi piace questo Alien!Derek, con la speranza di non renderlo troppo OOC.
Sarà una bella sfida, ma mi mancava tantissimo scrivere quindi sono ben accetta a tutto.
Scusate eventuali e/orrori. Provvederò poi a correggerli.
Un abbraccio, 
A.



 

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