Sunflowers.

di Claire_Elen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-Introduzione. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-Raining. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-Introduzione. ***


‘’Vincent aveva degl’occhi magnetici.
Potevi scorgerci un mondo in quegl’occhi azzurro cielo, ma la maggior parte delle persone si soffermava a dare solo una sbirciata e poi andava avanti per la sua strada, nessuno si era mai premurato di capire veramente che persona fosse.’’
 
 
Auvers era un paese nella Francia dove non era mai accaduto nulla e non sarebbe mai accaduto nulla.
La maggior parte delle persone si limitavano a vivere la propria vita giusto quel che bastava per andare avanti giornalmente, nessuno di loro si preoccupava mai se i vicini avevano abbastanza grano per arrivare al domani e specialmente, nessuna chiacchera rimaneva mai nascosta agl’occhi di quei bigotti paesani, o almeno, la stra grande maggioranza delle cose.
Claire stava pulendo i bicchieri alle dodici del 12 aprile 1890 in una piccola taverna all’angolo della strada quando incontrò per la prima volta l’uomo che il mondo un giorno avrebbe conosciuto e amato e stimato.
L’aveva visto sedersi all’angolo del bar insieme ad un gruppo di amici fra cui essa aveva riconosciuto esserci un pittore di nome Manet, e la prima cosa che ella notò furono i suoi capelli rossi, così brizzolati e lunghi che sembravano non venir spazzolati da giorni e gli occhi azzurro cielo fissati su una pergamena scarabocchiata, era chiaro che se era stato lui a disegnarci sopra l’avesse fatto con grande velocità e rabbia, perché si distinguevano i tratti sbavati e marcati.
Claire fece il giro del bar per andare a servire i signori, fra i quali nel frattempo uno di loro aveva sottratto allo straniero il foglio e lo stava guardando, mentre quest’ultimo si allungava arrabbiato per farselo restituire.
<< Stai sempre a disegnare su questi fogli, Vincent! Smettila di disegnare per un minuto! >>
Lo sentì dire, mentre l’uomo che rispondeva al nome di Vincent afferrò il foglio e lo strappò dalle dita dell’uomo, che dal canto suo tornò ad appoggiare la schiena alla sedia e si attorcigliò i baffoni grigi intorno all’indice, pensieroso.
<< Desiderate qualcosa da bere? >>
<< Un bicchiere di vino rosso della casa, per favore. >>
<< E uno d’assenzio leggero, se è possibile. >>
Disse lo straniero, alzando gli occhi chiari su quelli scuri della ragazza e studiandola per brevi istanti mentre ella arrossiva debolmente e annuiva, andando nuovamente dietro al bancone.
Lo vide girare il foglio e iniziare a disegnare qualcosa di nuovo, non si sarebbe mai immaginata che proprio in quel momento Vincent stava facendo il suo ritratto intento ad asciugare bicchieri, con i capelli neri e qualche ciocca che, grazie ad un misto di tintura e alcool, era riuscita a colorarsi di blu e che gli ricordavano i suoi amati colori che usava per dipingere la notte.
Quando lei portò l’ordine al tavolo posò il bicchiere colmo di liquido verde accanto a lui e notò per la prima volta il proprio ritratto, restandone innamorata dal primo sguardo.
<< Oh? Siete stato gentile a ritrarmi! E’ un notevole schizzo. >>
Sussultando per quell’affermazione Vincent si grattò la nuca e fece un debole cenno timido con la testa, sorridendo mentre si accendeva la pipa e ingoiava tutto d’un fiato il bicchiere d’assenzio.
<< Il mondo è pieno di ispirazioni, basta solo coglierle con l’occhio giusto. >>
Claire annuì ignorando quasi del tutto i signori e riprendendosi quando uno di questi tossì per attirare l’attenzione e lei posò il vino sul tavolo.
<< Siete qui da molto.. signor? >>
<< Vincent. Vincent Van Gogh. >>
<< Olandese, presumo. Siete di passaggio? >>
<< Veramente ho tutta l’intenzione di fermarmi un paio di mesi per dipingere per lavoro. >>
<< Capisco. Avete già da alloggiare, signore? >>
<< Pensavo di accompagnarmi con questi signori al loro ostello, ma se avete una sistemazione migliore potrei pensarci. >>
<< Sì, affittiamo camere. Non so se siano adatte alle vostre..esigenze, ma dovrei averne una. >>
<< Quanto costa? >>
Gli occhi scuri di lei indugiarono sul suo viso e poi aprì un sorriso gentile, facendosi da parte perché si alzasse e vedendo per la prima volta valigia, cavalletto e tele che si era portato dietro per dipingere.
<< Venite con me, ve la mostro subito. >>
Vincent si alzò per seguirla fino al piano di sopra, mentre salivano i gradini di legno vecchio e logorato.
<< Immagino siate in viaggio per Parigi. Molti artisti sono diretti lì, di questi tempi. >>
<< Ho degli amici impressionisti lì, ma in realtà sono appena stato a Parigi, e vi potrebbe rincuorare sapere che non ho alcun desiderio o fretta di recarmi ancora lì. Mi piace la tranquillità e la comodità. >>
<< Bisogni che spero possiate trovare qui. >>
Disse, aprendogli la porta di una camera in legno semplice, in cui l'unica cosa veramente attraente era una finestra che dava sulla strada e sui campi di grano e una scrivania graziosa, sulla quale più tardi avrebbe visto Vincent stesso scrivere delle lettere.
Il letto era grande abbastanza per una persona e dalla finestra entrava un breve fascio di luce, tutto il resto era illuminato a candele.
<< Qui andrà benissimo. >>
Annunciò, posando goffamente le tele in un angolo della stanza e girandosi verso di lei per darle il denaro che lei gli aveva chiesto per il soggiorno.
<< Vi prego di mettere l’assenzio nel mio conto, signorina?..>>
<< Claire. Mi chiamo Claire Mason. >>
<< Molto piacere di conoscervi ufficialmente, dunque.
Vi chiamerò se mi servirà qualcosa. >>
<< Mi trovate al piano di sotto. >>



[Ngh-
spero che come primo capitolo possa andare bene, è da quando ho visto Loving Vincent che mi è venuta voglia di scrivere questa storia e l’ho trovata originale, per dare un po’ di colore alla vita del mio pittore preferito.
Al prossimo capitolo! <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-Raining. ***


La mattina seguente, Claire si alzò mentre un raggio di sole le illuminava il viso e si stiracchiò, faceva veramente caldo per essere solo ad Aprile inoltrato e i corvi gracchiavano fuori dalla finestra, appoggiati sui pali dei campi di grano.
Buttò le coperte di lato e si grattò i capelli colorati mentre indossava un vestito azzurro acqua e scendeva, legandosi il grembiule nero in vita e trovando suo padre accanto all’uscita che discuteva con un signore mentre sorseggiavano un caffè caldo.
Quando quest’ultimo la vide girò il viso e si chinò per baciarle la guancia morbida, mentre lei gli accarezzava affettuosamente la spalla e si inchinava al suo cliente, anch’esso cliente d’arte di famiglia.
Suo padre si era sempre appassionato di arte insieme a sua madre ma non avevano avuto molta fortuna, per cui avevano avviato quella locanda per ripagare i debiti e intanto facevano i mercanti d’arte, comprando e vendendo le tele e i colori.
Alcuni degli impressionisti che spesso facevano tappa lì si erano fermati per comprare le pitture, lei ricordava bene lo sfrontato Renèè che si faceva sempre beffe degl’altri pittori e, nonostante anche la sua forma d’arte fosse ammirevole, i suoi vizi di bere e di andare a prostitute rovinavano completamente la sua persona agl’occhi degl’altri.
Proprio mentre stava per rientrare sentì suo padre chiamarla e dirle di andare a portare la colazione agl’ospiti che alloggiavano lì ma, sfortunatamente per gli affari, l’ultimo e il loro solo cliente da molto tempo era proprio il signor Van Gogh.
Prese il vassoio con della frutta e del pane tostato e salì le scale dove, proprio la sera prima, era salita insieme a lui e una volta arrivata davanti alla sua camera bussò un paio di volte, non udendo nient’altro che un sonoro russare proveniente dalla stanza.
Bussò un paio di volte ancora e poi aprì la porta socchiusa, trovandolo che russava a pancia in su vestito con dei pantaloni a righe e una maglia bianca sporco che probabilmente usava per dormire.
Sorrise debolmente e appoggiò il vassoio sulla scrivania già in disordine, le gocce di pioggia cadevano e rimbombavano sul vetro sottile della finestra, nonostante facesse un caldo afoso nella stanza.
Quando la socchiuse lo sentì svegliarsi di colpo e guardarsi intorno, con le ciglia bagnate per le lacrime della notte appiccicate alle palpebre e vide i suoi occhi chiari puntarsi immediatamente su di lei, mentre sussultava e lei faceva lo stesso.
<< Scusate, signor Van Gogh, non intendevo spaventarla- le ho portato la colazione. >>
<< Vincent, per lei. La ringrazio, solo..non l’ho sentita entrare. >>
<< Perdonate l’intrusione. >>
Claire abbassò appena la testa nonostante sulle sue labbra a cuore fosse stampato un sorriso divertito e lui parve ricambiare l’ombra di quel sorriso, non sembrava molto contrariato di vederla lì con lui.
<< Mi piacciono molto i suoi capelli. >>
Disse, prima che lei potesse fare la sua uscita e scendere al piano di sotto.
<< Come dite? >>
<< Si, i vostri capelli..sono particolari. >>
<< Oh, la ringrazio. >>
Diresse lo sguardo sulle pareti nelle quali, non sapeva come, Vincent aveva appeso dei cavi e aveva messo due quadri freschi ad asciugare.
<< Li avete fatti stanotte prima di dormire? >>
<< In realtà non ho avuto molto tempo, il mio mestiere mi tiene molto sveglio. >>
<< Devono valere una fortuna! Sono certa che molti apprezzeranno. >>
Il suo sguardo passò dal gioioso al triste, rabbuiando l’espressione e tirando le rughe sulla fronte pallida.
<< In realtà non ho mai venduto un mio quadro. A quanto pare contano solo per me. >>
<< Io trovo che siano stupendi, evidentemente la gente non ha gusto per l’arte. >>
Si avvicinò ad un dipinto che aveva fatto che raffigurava dei fiori bianchi su una tela azzurra e ammirò meravigliata le manate di pittura rabbiosa e violenta su ogni punto, era come se avesse voluto calcare sulla meraviglia di quei fiori.
<< Vi piacciono i fiori, signor Van Gogh—ehm, Vincent? >>
<< Mi piace tutto ciò che può catturare la mia attenzione e raffigurare su tela.
Ma certe cose sono molto rare da trovare e al tempo stesso, devono considerarsi molto fortunate perché io le rappresenti.
Sei gentile..la gentilezza è ben gradita. >>
Scorse gli occhi castano scuro su di lui e aprì un debole sorriso, mentre lasciava che lui si gustasse la colazione in pace e arrivò al piano di sotto.
Il resto della mattinata passò lentamente, di raro arrivavano stranieri per bere un caffè o un bicchiere di assenzio, ancor più rari erano quelli che sostavano per lunghi periodi, come l’uomo brizzolato al piano di sopra.
Fù all’incirca all’ora del pranzo che ci furono i primi movimenti, quando Vincent scese le scale con la tela sotto braccio, prontamente vestito con il suo cappello di paglia sulla testa e annunciò che sarebbe uscito per dipingere.
Dapprima l’idea che dipingesse sotto la pioggia la fece ridere, poi però nel vederlo così risoluto fece il giro del bancone e fù lì che lo vide posizionare il cavalletto appena fuori la tettoia della terrazza, appoggiando la tela sotto la pioggia.
<< SIGNOR VINCENT, MA CHE STATE FACENDO! >>
Urlò, andando sotto la pioggia insieme a lui che aveva già stilato le prime pennellate di colore e reggendo l’ombrello per coprirlo, mentre quest’ultimo rideva di gusto e girava la tela perché lei l’ammirasse.
<< Non c’è nulla che sia più bello di un panorama sotto la pioggia, guardate, guardate che meraviglia! >>
E fece portare lo sguardo di Claire lungo il panorama circostante, in cui il sole era uscito con un raggio e colpiva la collina ricoperta di cipressi, illuminando tutto intorno ad essi.
Mentre lei reggeva l’ombrello e ammirava il paesotto immerso da quella luce lui dipingeva freneticamente, era così appassionato in quello che faceva che si poteva notare una scintilla di pazzia nei suoi occhi.
Fù proprio dopo aver visto quella scintilla, che Claire capì quanto Vincent fosse speciale.
 

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