La Sorella Dalton

di LadyDP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riunione e fuga. ***
Capitolo 2: *** Ancora quei quattro. ***
Capitolo 3: *** Di nuovo in Affari. ***
Capitolo 4: *** Una betola miliardaria ***
Capitolo 5: *** Una richiesta bizzarra ***
Capitolo 6: *** Mi avevano in pugno ***
Capitolo 7: *** Sorella nei Guai ***



Capitolo 1
*** Riunione e fuga. ***


“Avete sentito qualcosa, fratelli?”

 

Jack si guardava intorno dal basso della sua branda.

“Che cosa?” esclamò Averell, sobbalzando sul letto, stringendo il cuscino tra le braccia.

 

“Niente, Averell. Non cominciare con le tue solite fissazioni sui fantasmi.”

 

“E se stavolta non fosse solo un topolino?”

 

Joe capì che avrebbe dovuto alzarsi per fare finta di controllare in giro, e rassicurare il fratello minore.

 

Dopo aver osservato gli angoli della cella senza troppa convinzione, decise di completare la scenetta dando un’occhiata attraverso la fessura della porta, con l’ausilio di uno sgabello.

 

“Visto? Non c’è assolutamente nient..”

 

Joe si bloccò, ad occhi spalancati, fissando qualcosa di misterioso.

 

“..perchè non parli più, Joe?” tremò Averell.

 

L’altro saltellò più volte sullo sgabello, fino a distruggerlo, tanto era innervosito.

 

“Un altro prigioniero sta fuggendo!” sbraitò.

 

“Ah sì? Beato lui” commentò William.

 

“Non urlare, Jack. Le guardie potrebbero sentirti, non sarebbe carino nei suoi confronti dare l’allarme” gli fece notare Jack.

 

“Non pensavo che qualcuno di quegli allocchi fosse così astuto da riuscire a svignarsela, anche se potrei aver visto male...

 

AVERELL!”

 

Il richiamato scattò sull’attenti in un battibaleno.

 

“Prendimi in braccio e fammi ricontrollare la fessura!”

 

Averell obbedì.

 

 

“..non vedo più nessuno”

 

“Magari se ne è andato. Avrà avuto paura di essere scoperto.” ipotizzò Jack.

 

“Non si sa mai che qui abbiano l’orecchio fino.” concordò una voce femminile, dal di fuori.

 

Joe si rivoltò verso la fessura. Ancora il niente.

 

“Chi ha parlato?” chiese.

 

“CHI HA PARLAT” urlò, ma venne interrotto da un sassolino che gli arrivò proprio dritto in mezzo alla fronte.

 

Un paio di occhi neri sbucarono finalmente dalla fessura.

 

“La prossima volta sarà un proiettile” disse il loro proprietario.

 

Nessuno dei fratelli riusciva a decifrare chi fosse.

 

Di certo non era uno dei detenuti.

 

“..Wendy?” disse Averell, sorpreso.

 

“Wendy??” dissero William e Jack all’unisono, come illuminati da quell’intuizione.

 

“WENDY!”esclamò Joe, al culmine della goia.

 

“Sei venuta per farci evadere?!” chiese speranzoso.

 

“Oh, la mia sorellina adorata! Presto, liberami da questa gabbia per topi!”

 

“Non così in fretta, nanerottolo.

 

Non sarà così facile.”

 

“Che vuoi dire?”


“Io sono qui per darvi una mano, non per portarvi la pappa pronta.”

 

Joe incrociò le braccia, accigliato.

 

“Condivido il mio cervello con altre tre persone, come pretendi che dovrei fare?”

 

“Non l’ho capita” disse Jack.

 

“Io sì, purtroppo” commentò William, roteando gli occhi.

 

Wendy sbuffò, poi sorrise. “Va bene, per stavolta faremo uno strappo alla regola di mamma”

 

Un vero criminale evade da solo” decantò Joe.

 

Un pappamolle si fa aprire la porta” continuò lei, per poi appunto spalancargliela, lasciandoli uscire.

 

Wendy Dalton era una ragazza alta un po' meno di William ma un po' più di Jack, aveva corti capelli neri con un ciuffo selvaggio sulla fronte, due occhi neri ed uno sguardo sicuro.

Era una ragazza affascinante, al contrario dei fratelli, con un corpo atletico e perfetto, seppur fosse molto magra.

Indossava un lungo vestito giallo, un fiocco dietro ai capelli dello stesso colore ed una collana choker con smeraldo verde pendente, e portava due lunghi guanti neri aderenti.

 

“Abbracci dopo, Averell” disse, bloccando subito l’affettuoso fratello.

 

Il gruppetto uscì dall’entrata principale (non che ce ne fossero altre) e ci misero anche una certa calma.

 

I fratelli Dalton si sentivano tranquilli tutte le volte che erano con la loro sorellina.

E c’era un motivo molto semplice.

 

 

Appena usciti, Wendy si premurò persino di chidere la porta, facendo appunto un gran rumore.

 

Questo allarmò e mobilitò immediatamente tutto il personale del penitenziario.

 

Joe, Jack, William ed Averell erano già sul carro, quando si accorsero di questo.

 

Wendy stava sogghignando soddisfatta.

 

“Odio le sue manie di protagonismo” commentò William.

 

“Deve proprio farlo ogni volta?” continuò Jack.

 

“SILENZIO! Adoro quando lo fa, lasciatemi guardare” disse Joe ammirato, poggiando il mento sulle mani e i gomiti sulle ginocchia, che erano piegate su lui stesso.

 

 

Wendy estrasse due pistole da sotto la gonna, da dentro le calze.

 

Appena le guardie, il direttore e la sua assistente uscirono, finse di disperarsi.

 

“Signorina, che cosa succede?” chiese Peabody, preoccupato.

 

“Questi mascalzoni le hanno fatto del male?”

 

“Oh no..” si asciugò una lacrima che in realtà non c’era.

 

“..piango per voi.” disse, finalmente puntando le pistole verso di loro, e sparando, così veloce che se ne accorsero in ritardo, così in ritardo che intanto Wendy aveva già preso le redini del carro ed era filata via.

 

 

 

“Mi sei mancata, sai?” disse Joe, incantato da lei.

 

“Anche tu” e gli diede un bacio sulla guancia.

 

“Ehi, e a me niente?” chiese Averell, sbucando dalla tenda del carro.

 

La abbracciò da dietro, stringendola come un orsacchiotto.

 

 

“..ok,levamelo di dosso ora” disse, con espressione contrariata.

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Capitolo 2
*** Ancora quei quattro. ***


“Non avrei mai pensato che sarebbe successo, davvero” disse il direttor Peabody.

 

“Li ho sempre considerati quattro allocchi patentati, e poi, all’improvviso, ieri notte è apparsa quella strana ragazza, armata di tutto punto, che li ha aiutati a fuggire.”

 

“Sapete chi fosse?”

 

“No, ed è anche per questo che ci ho chiamato.

 

Pensavo che potevate recuperare quei manigoldi, ed insieme scoprire chi fosse quella donnaccia.

 

Chi lo sa, magari è della stessa risma di loro quattro.”

 

“Ho capito. C’è altro?”

 

La signorina Betty sorrideva, con le guancia arrossate, incantata da quell’uomo che stava parlando col suo capo.

 

“Apparte la direzione verso cui sono scappati, che vi indicherò a breve, non so dirvi altro.” disse il direttore, alzandosi in piedi.

 

Si avvicinò alla porta per aprirla, ma miss Betty lo precedette, spingendolo via col didietro.

 

Spalancò la porta e fece un piccolo inchino, tenendo tra le dita un lembo del suo vestito, e sorridendo a 32 denti.

 

“Prego, mister Lucky!” cinguettò, con voce d’usignolo.

 

“..grazie” disse, osservando il direttore, ribaltato su sé stesso. Uno dopo l’altro,uscirono tutti.

 

 

 

 

“Dunque, approssimativamente, pressapoco, circa direi che sono andati da quella parte.

 

Oh, perché non segue le impronte dei cavalli, già che c’è? Vanno nella stessa direzione!” notò il direttore, una volta usciti all’aperto.

 

“Che brillante intuizione, direttore” osservò Miss Betty.

 

“Modestamente”

 

Lucky Luke osservò le imrponte degli zoccoli.

 

“Bè, non risucirò a capire molto stando qui a fissarle.

 

Jolly, vecchio mio, ti avevo promesso che non te l’avrei detto più, ma..

 

Sella in schiena, Andiamo a prendere i Dalton!” esclamò il cow-boy, saltando in groppa.

 

“Buon viaggio, mister Lucky! Mi faccia sapere al più presto quello che scoprirà!” disse il direttore.

 

Luke alzò la mano in segno di saluto, e fece sì con la testa, poi si abbassò il cappello e si mise in bocca una sigaretta.

 

 

Questo fece inspiegabilmente svenire Miss Betty, tra le braccia delle due guardie.

 

“Che ragazzo affascinante!” commentò una.

 

 

Il cow-boy partì al galoppo.

 

 

 

 

 

“Sembrava fosse finita, ma quei quattro tornano sempre, in qualche modo. Vero, Jolly?”

 

“Già. Questo lavoro non lo può fare proprio nessun altro!” commentò il cavallo, sghignazzando.

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Capitolo 3
*** Di nuovo in Affari. ***


“La mia barca ha portato un carico pieno-pieno-pieno di..” recitò Averell.

 

I fratelli sembravano esasperati.

 

“..Animali!”

 

“..ippopotamo” disse William.

 

“..cane” disse Jack.

 

“..pantera nera” disse Wendy.

 

“..e tu, Joe? Guarda che se non dici niente, vinco io!” disse Averell divertito, sfregandosi le mani.

 

“Io dico che tra poco ti do in pasto ai fennec” commentò il fratello.

 

“FENNEC! Molto bene, Joe!” applaudì l’altro.

 

“Continuiamo.

 

La mia barca ha portato un carico pieno-pieno-pieno di..”

 

Wendy notò che Joe stava ufficialmente per scoppiare, quindi decide di attaccare con un altro discorso.

 

“Sapete cosa mi ha portato a lasciare la mia bella vita da criminale solitaria, per tornare in affari con voi quattro balordi?” chiese.

 

 

“Che cosa?” chiesero sollevati Jack, Joe e William.

 

“Aspetta, tu vorresti tornare in affari con noi?” chiese Averell.

 

“E chi te lo fa fare?” ridacchiò William.

 

“Mi sembra che per voi la vita non vada avanti granchè bene, vero?” chiese, sapendo bene quello che diceva.

 

“Apparte i fini moralistici, cosa porti come motivazione?” disse Joe.

 

“Bè..avrei un pianucolo carino carino e bello ambiziosetto che però purtroppo non posso portare a termine da sola. Mi servono giuste altre otto braccia e un cervellino in più non fa mai male, vero, Joe?”

 

“Arriva al punto”

 

“Mi sono dunque ricordata di avere una folta rete di fratelli in quel buco di posto che chiamano penitenziario, che già da tempo prevedevo di andare a recuperare..”

 

“..prima o poi” continuò Joe, divertito, grattandosi la schiena.

 

“Quando avrei avuto un attimo di tempo. E questa sembrava l’occasione giusta”

 

Wendy porse la mano a Joe, in segno di accordo.

 

“Credi che ti stringa la mano senza nemmeno sapere quanto” disse Joe.

 

“Diciamo qualche miliardino a testa”

 

Gli altri tre le strinsero alla mano all’unisono.

 

“Mi sta cadendo il braccio a suon di aspettarti, Joe” disse la sorella, ancora con la mano in sospeso.

 

Joe la afferrò e tirò la ragazza verso di sé, guardandola negli occhi.

 

“Ricorda che sei in famiglia.

 

Non voglio uno dei tuoi soliti imbrogli, per quanto li adori quando li fai alle altre persone”

 

“Ho rispetto solo per la famiglia, io. Per voi e per la mamma”

 

 

“Così sì che parliamo la stessa lingua” disse l’altro, lasciandole la mano.

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Capitolo 4
*** Una betola miliardaria ***


Jolly Jumper nitrì insofferente.

 

Non era più abitutato a quell lunghe scaprinate attraverso i deserti, a rincorrere delle inanimate impronte di zoccoli di altri cavalli.

 

“Coraggio, vecchio mio. Stiamo parlando dei fratelli Dalton.

Di sicuro avranno combinato qualche guaio da qualche parte qui intorno.

 

Non possono essere lontani” disse, ma nemmeno lui scorgeva segni di civiltà da nessuna parte.

 

Cominciò ad asciugarsi la fronte.

 

Non lo ricordava così caldo, il pieno sole di mezzogiorno, accompagnato da scarsa acqua e da nient’altro che il nulla.

 

Eh sì, la vita da cow-boy in pensione e da fido destriero ritirato a vita privata li aveva abituati troppo bene. Ma erano decisi a dare il massimo, nella loro ultima performance.

 

Dopotutto, non potevano lasciare che proprio i Dalton l’avessero vinta, alla fine.

 

 


Finalmente, all’orizzonte, riuscì a vedere l’ombra di un paesetto.

 

 

Sperò non si trattasse di un miraggio.

 

Un tempo aveva l’occhio allenato per riconoscere queste cose, ma ora anche la vista gli sembrava parecchio balorda.

 

°°°

 

“...”

 

“..e che cosa dovremmo fare qui?” chiese Jack, che dall’alto del suo acume aveva capito che quella non era certo una banca da miliardi.

 

Una baracca, che di ricco aveva solo l’insegna, con nemmeno la porta che stava in piedi.

 

Erano nella cittadina più ridicola che avessero mai visto.

 

Nessun ladro avrebbe mai puntato ad un obiettivo così misero.

 

Eppure, loro erano lì.

 

“Se è uno scherzo, sorellina, ti consiglio di smetterla subito e di venire al vero e serio nocciolo della questione” disse Joe, incrociando le dita delle mani, con aria leggermente irritata ma con un sorriso forzato sul volto.

 

“Bè, diciamo che forse quando ho detto che avremmo tirato su qualche miliardino, ho esagerato” rivelò lei.

 

 

“Non ci tiriamo su nemmeno i soldi per il gelato” disse William.

 

“Si può sapere perché ci hai fatto uscire da un luogo dove avevamo vitto e alloggio gratis per venire a rubare da questa betola?” disse Averell.

 

“Non esagerate ora, fratelli. L’evasione è un dono sacro, il punto è che mi sfugge PERCHÈ DIAVOLO SIAMO QUI!!” urlò Joe in faccia alla sorella, che incrociò le braccia accigliata.

 

“E va bene, vi dirò la verità” si arrese.

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Capitolo 5
*** Una richiesta bizzarra ***


“CHE COSA?!” esclamò Joe, scandalizzato, alzandosi in piedi.

 

Erano seduti al tavolo di un saloon.

 

I fratelli avevano tutti la bocca coperta con le mani.

 

Sembrava avessero appena ascoltato la più grande eresia in parole mai esistita.

 

 

Wendy aveva lo sguardo basso.

 

“E perché vorresti farti arr..” stette per chiedere Averell.

 

“NON .. lo dire” lo fermò Joe, tappandosi le orecchie sofferente.

 

“Sì, voglio farmi arrestare.

Che c’è di strano?” disse, facendo una risatina isterica.

 

I fratelli sembravano pressochè confusi.

 

“Solo chi non vuole partire per la guerra, si fa arrestare.

 

Tu per quale guerra dovresti partire?” chiese Joe, disprezzante.

 

Wendy sbuffò e si distese sulla sedia con braccia incrociate.

 

 

“Fatelo e basta, vi prego.

Ho persino scelto una città con poche persone, per non avere via di scampo tra la folla, ma da sola non riesco a finire dentro, dovete aiutarmi a non fare più colpi perfetti” li pregò, pretendendo di ottenere ciò che voleva senza spiegarne il motivo.

 

“Quindi noi ti danneggeremmo?” intuì brillantemente Averell.

 

“Sì, esatto! Credete di riuscirci entro stasera?” chiese, speranzosa e radiosa.

 

Joe si alzò per andarsene.

 

“Ubriaca alle dieci di mattina”

 

I fratelli fecero per seguirlo.

 

“Fermi. Non volevo farvelo sapere, ma stasera vi mostrerò perché voglio andare dentro” si arrese.

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Capitolo 6
*** Mi avevano in pugno ***


Lucky Luke entrò nel saloon-era tardi e dovette arrendersi al fatto che i viaggi continuati giorno-notte non facevano più né per lui né per Jolly.

 

Si appoggiò al bancone del bar. Non sarebbe stato difficile scovare i Dalton da qualche parte lì dentro, ma erano davvero così allocchi da mostrare le loro facce in giro, in un luogo pubblico?

 

Intanto, quattro uomini travestiti, uno più basso dell’altro, con degli occhialoni giganti, dei cappottoni verdi e dei cappelloni che coprivano nell’insieme tutto tranne gli occhi, appunto, sedevano proprio al tavolo dietro alla schiena di Luke.

 

 

“Che ora è?” chiese Averell, a bassa voce.

 

“Ora di comprarsi un orologio, Averell” disse Joe, controllando dal suo.

 

“Wendy dovrebbe arrivare adesso. Ma non so dove sia stata fin’ora”

 

 

 

Ed ora, signori e signore, la perla del nostro locale, il diamante di quest’umile betola che voi chiamate locanda,

 

 

miss Wendy Dalton

 

Il sipario si aprì.

 

I fratelli, ma anche Lucky Luke, a sentire quel cognome, si voltarono.

 

Su uno sgabello, vestita di rossi abiti succinti che davano limitato spazio all’immaginazione,

truccata di tutto punto, con un fiocco rosso tra i capelli, c’era proprio lei.

 

 

E cantava.

 

“Che diamine sta facendo?” chiese Joe, confuso e irritato.

 

“Ora salgo e gliene dico quattrUMPF”

 

Due gorilla che stavano appostati dinanzi al palco lo bloccarono.

 

“Si guarda ma non si tocca, nanerottolo”

 

“Per quel che ne penso, non si guarda nemmeno” disse, tirandosi su le maniche.

 

Iniziò una rissa proprio sotto al palco tra i due.

 

 

Wendy si bloccò, ma l’altro gorilla le intimò minaccioso di proseguire.

 

Joe lo notò e divenne sospettoso.

 

A quel punto, Lucky Luke intervenne per fermare lo scontro, ma il cappello di Joe era caduto e la sua identità rivelata.

 

 

“Joe?!”

 

 

“DIAMINE, C’È LUCKY LUKE! GAMBE FRATELLI!” esclamò Jack, guidando gli altri fuori.

 

 

Joe, però, era ormai in pasto a Luke e ai gorilla, e in tutto questo cominciò a notare qualche commento ben poco contenuto nei confronti di sua sorella.

 

In quello, Joe vide apparire dinanzi a sé una sedia, che colpì in seguenza prima Lucky Luke, e poi i gorilla.

 

Era stata Wendy.

 

Joe le prese la mano e i due si diressero verso l’uscita.

 

“Che fai, piccoletto, te la porti via?” disse un tipo dall’aria poco raccomandabile, all’entrata.

 

Non furono risparmiati cazzotti.

 

Ma intanto Wendy era rimasta indietro.

 

“Abbiamo la strada spianata, Wendy. Ho steso il..”

 

La ragazza era seduta vicino a Lucky Luke, con una sedia in mano, pronta in caso si risvegliassero i suoi due sorvegliatori. Ma era evidente che aspettava di essere arrestata per quello che aveva fatto.

 

 

Aveva trovato la sua occasione.

 

 

Joe si avvicinò a lei. Le luci si erano abbassate, sembrava quasi un locale tranquillo ora, se ne erano andati quasi tutti, forse spaventati.

 

“Ti tenevano in pugno, vero?” chiese il fratello.

 

“Ho fatto un colpo con loro, hanno preso il loro capo, ma sostengono che sia colpa mia.

Mi minacciano di uccidermi, se non guadagno i soldi della cauzione facendo, bè.. questo” spiegò in velocità.

 

“Quindi meglio la galera” intuì infine.

 

 

“Vattene, Joe. Il cow-boy si sta svegliando” sospirò lei.

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Capitolo 7
*** Sorella nei Guai ***


“Non posso credere che tu glielo abbia lasciato fare, Joe” disse William.

 

“È nostra sorella! Avresti dovuto costringerla a scappare!” rincarò Jacl.

 

“Dove sono i tuoi attributi?” chiesero in coro.

 

“I miei ATTRIBUTI?!” esclamò Joe irritato, e all’unisono con lui Averell disse

 

“I suoi ATTRIBUTI?!”

 

“Siamo stati i primi a scappare alla prima difficoltà, come vi permettete di prendervela con Joe, che è stato l’unico a rimanere per difendere Wendy?!” disse Averell, alzandosi in piedi.

 

Il piccolo appartamento che avevano affittato con qualche soldo rubato che aveva regalato loro Wendy aveva solo quattro letti e un tavolo, con quattro sedie.

 

I fratelli abbassarono lo sguardo e cominciarono a grattarsi il collo, pieni di vergogna.

 

Joe incrociava le braccie, pensieroso.

 

“Dobbiamo farla evadere noi, stavolta” disse.

 

“Esatto, prendiamo le armi di Wendy e..” disse Averell, ma William lo fermò con una mano.

 

“Non sappiamo nemmeno se le faranno un processo. Le gaurdie non la conoscono, non sanno nemmeno che esiste, non sanno quello che ha fatto prima, penseranno che sia una ragazza onesta. Una donna contro tre uomini, sembra solo un tentativo di difesa. Forse la lasceranno libera” disse.

 

“Bè, non lo sapremo mai se restiamo qui seduti” disse Joe “Prima andiamo a prendere Wendy, ovunque lei sia, e poi facciamo fuori i suoi ricattatori” continuò, caricando una pistola.

 

“A me sta bene” disse Averell, improvvisamente minaccioso e carico, armato di tutto punto.

 

Jack e William non l’avevano mai visto così, e nemmeno Joe, ma a lui non dispiaceva affatto.

 

°°°

 

“Signorina, non credo che le faranno nemmeno un processo, per quello che ha fatto.

 

Però si lasci dire che il suo cognome non fa una bella figura, quindi potrei sbagliarmi” disse Luke, che brandiva le redini di Jolly, sul quale sedeva a mani legate la scaltra Dalton.

 

“Cosa significa? Che solo perché mi chiamo Dalton, mi sbatteranno in galera?” chiese lei, fingendosi infastidita e offesa per questo.

 

“Se riesce a dimostrare che non ha alcun legame coi quattro criminali allora la lasceranno andare senza problemi. Ce l’ha un attestato di nascita con sé?” chiese il cow-boy, da sotto il cappello.

 

Luke aveva già sospettato che la presenza della Dalton nello stesso saloon in cui si muoveva Joe non era una coincidenza, soprattutto in seguito alla segnalazione di Peabody.

 

“Certo che ce l’ho. Farò arrivare mio padre da New York, se servirà” disse, recitando alla perfezione. Ovviamente suo padre era morto, e sicuramente non era di New York.

 

Si era inventata un legame con la grande città per sembrare rcicca e rispettabile.

 

“Benissimo” rispose lui, mettendosi la sigaretta appena accesa in bocca.

 

Luke si voltò leggermente verso dietro, per squadrare il volto della ragazza.

 

Quella ragazza doveva essere imparentata coi Dalton.

Pur essendo più bella, la somiglianza era tremenda.

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