Diaspro Sanguigno

di FairySweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eco senza Cuore ***
Capitolo 2: *** Giuramento ***
Capitolo 3: *** Eliotropio ***
Capitolo 4: *** Briciole di Luce ***
Capitolo 5: *** Resta qui ***
Capitolo 6: *** Bucaneve ***
Capitolo 7: *** Nenia ***
Capitolo 8: *** Goccia di Vita ***



Capitolo 1
*** Eco senza Cuore ***


Giovani cuori, prima di aprirvi la porta della mia storia, ci tengo a dirvi che l'ordine temporale del mio mondo è lievemente variato rispetto all'originale ma come sempre, se avete qualsiasi tipo di domande sono pronta a rispondervi. Buona lettura Cuori ...                         



                                                                     Eco senza Cuore 




“Fai rumore quando pensi” sorrise senza staccare gli occhi dal paesaggio che scorreva al suo fianco.
Miglia e miglia di silenzioso deserto puntellato di stelle, il niente decorato dai diamanti e quell'uomo che guidava da ore senza nemmeno mostrarle quanta stanchezza aveva dentro.
“Va tutto bene?” “Sto bene” “Cosa mi nascondi?” “Mulder ...” si voltò verso di lui abbozzando un leggerissimo sorriso “ … la smetti?” “Di fare cosa?” domandò divertito “Questo” “Sono solo preoccupato” “Abbiamo chiuso questo caso due ore fa, sono stanca e ...” “Hai mal di testa” “Non studiarmi, non sono un x-files” la mano dell'uomo si posò tra le sue, le dita intrecciate assieme come un bambino indifeso “Cosa mi nascondi?” “Niente” bugiarda, poteva quasi sentire il proprio cervello urlare quell'unica parola: bugiarda.
Come un eco selvaggio, un eco senza cuore che rimbombava nella testa come un mantra lontano, una bugia, una mezza verità.
Era rimasta sveglia tutta la notte a leggere e rileggere quelle poche righe scure, una routine che due volte l'anno si era imposta per la tranquillità di sua madre, per la propria e per quella di Mulder.
Esami che le regalavano sempre lo stesso esito e che la costringevano a sorridere ma quella busta così simile alle altre, custodiva dentro un macigno di pietra tanto pesante da toglierle il respiro.
Quel cancro che anni addietro l'aveva quasi strappata alle braccia di Mulder era tornato, quella paura, quel dolore violento che provava ogni volta che lo guardava negli occhi, ogni volta che si nascondeva per piangere, era tutto lì, tutto chiuso in quelle fottute cinque righe che in pochi secondi avevano distrutto nuovamente tutta la sua vita.
Era troppo stanca per affrontare di nuovo una cosa del genere, stanca per fingere di essere forte.
Così, aveva passato tutta la notte sveglia permettendo alla sé stessa immaginaria di avere quella forza, di arrabbiarsi con Dio e di chiedersi continuamente: Perché adesso? Perché di nuovo a me? Perché?.
Era terrorizzata, aveva una paura folle di confidare quella piccola verità a Mulder.
L'aveva già visto in passato, aveva ascoltato le sue lacrime, le domande nascoste nei suoi occhi, la sua paura e l'odio profondo nei confronti di qualcosa, di qualcuno che l'aveva ferita nel corpo e nell'anima.
Aveva lottato con tutta sé stessa contro quel male e forse, grazie a Dio o grazie alla quintessenza del male era guarita.
Mulder non l'aveva lasciata da sola nemmeno per un attimo, nonostante la terapia, il sangue che insolente scendeva dal naso, la rabbia che spesso aveva riversato su di lui, era rimasto al suo fianco, forte e silenzioso come una roccia nascondendole la stanchezza dietro al sorriso, le lacrime dietro alle parole allegre e spensierate ma gli leggeva bene dentro ormai e quando tutto sembrava essere stato solo un brutto sogno, il pensiero di poter avere qualcosa di simile all'amore era diventato reale.
La piccola Dana dentro di sé, aveva autorizzato il cuore a battere più forte, a cercare un modo per convincere quei baci a diventare più profondi, per convincere quelle mani ad accarezzarla perché non era fatta di cristallo, non più ormai.
Avevano trovato un'equilibrio, un modo per amarsi nonostante il male, le cospirazioni, l'odore acre del fumo di sigaretta, i continui viaggi e i pochi attimi rubati per sé stessi ma adesso, dopo due anni, quel brutto sogno era riapparso costringendola ad annaspare.
Strinse più forte la mano di Mulder tornando a spiare il paesaggio oltre il vetro “Skinner ci ha dato due giorni d'esonero” “Perché?” “Quest'ultimo caso è stato piuttosto pesante” annuì appena sospirando “Forse così quel fastidioso mal di testa che cerchi di nascondermi passerà” sfilò la mano da quelle di Dana tornando a concentrarsi sulla strada “Hai fame? C'è una stazione di servizio tra qualche miglio” “No” “Dana ...” “Ho solo bisogno di dormire un po' tutto qui” chiuse gli occhi allontanandolo dai suoi pensieri ma per quanto provasse a nascondergli le mille domande e le mille paura che si portava dentro, quegli occhi verdi come il mare le entravano nell'anima, li sentiva addosso, bruciavano ogni centimetro della sua pelle scavando solchi profondi.
Il suo sguardo era uno specchio profondo dove riusciva a trovare sé stessa, la sua voce era in grado di calmarla, di riportarla con i piedi per terra ancorandola alla realtà ma amare Mulder era faticoso.
Lui non era un uomo come gli altri, non aveva niente di comune o normale.
Era uno spirito libero come il vento che guardava con aria di sfida il mondo là fuori e soprattutto, non aveva paura di restare solo con sé stesso.
Mulder era fuoco puro che non temeva le costrizioni e distruggeva ogni cosa se imprigionato ma come il fuoco, aveva le sue debolezze.
Non mostrava a nessuno il proprio cuore, il suo passato era tutto ciò che lo costringeva ad immaginare un futuro e in quel domani, Samantha sarebbe stata al suo fianco, il mondo salvo e la giustizia incoronata unica regina.
Nessuno era autorizzato ad avvicinarsi ai suoi sentimenti e a lei soltanto, aveva regalato le chiavi della propria anima.
Lei sola poteva amarlo, lei sola era in grado di calmare la corsa folle dei suoi pensieri, era la sua debolezza lo sapeva bene ma se da un lato questa cosa le regalava amore dall'altra strappava ogni certezza mettendo in pericolo la sicurezza di una vita normale.
Prima o poi gli avrebbe raccontato la verità, aveva solo bisogno di qualche attimo ancora, qualche giorno per affogare nei suoi baci, nei suoi abbracci, per chiudere fuori tutto il mondo da sé stessa e dimenticare anche solo per pochi attimi, l'unico futuro possibile, l'unica fine che questo cancro le avrebbe regalato.



“Che ci fa qui agente?” “Sistemavo l'archivio signore” “Sbaglio o le ho dato due giorni di riposo?” “Non sto andando da nessuna parte” ribatté allegro chiudendo il fascicolo “So che il vostro ultimo caso non è stato così semplice” “Venti bambini uccisi per riti satanici? No signore, una passeggiata” Skinner tossicchiò avvicinandosi alla scrivania “Perché è qui?” “Ho solo bisogno … mi serve un diversivo signore” si passò una mano tra i capelli cercando di ignorare il bisogno impellente di chiamarla, di ascoltare la sua voce e di decifrarne le parole nascoste “È forse accaduto qualcosa?” “Non lo so” si strinse la testa tra le mani cacciando via ogni pensiero “Mi dia retta, si faccia un giro, il mondo non è tutto così brutto” “Ho visto il mondo là fuori signore ...” si alzò dalla sedia abbandonando il fascicolo sulla scrivania “ … ecco perché sto meglio qui dentro” “Ciò non toglie nulla al fatto che le ho dato un ordine” “Ecco perché non discuto e vado via” prese la giacca e facendo l'occhiolino al suo superiore uscì dall'ufficio lasciandosi alle spalle un uomo confuso.
C'era qualcosa che non andava, lo sentiva dentro, nel cuore, nell'anima, sulla pelle.
Dana lo teneva lontano, lo faceva spesso quando aveva bisogno di respirare, di ripulire i pensieri e le energie ma questa volta era diverso, c'era qualcosa di diverso che lo faceva impazzire.
Ci era già passato, aveva già visto quel maldestro tentativo di rendere “normale” un mostro orrendo e non aveva alcuna voglia di affrontarlo di nuovo.
L'aveva persa così tante volte ormai da perderne il conto.
Forse era così, forse la perdeva ogni giorno un po' di più quando si allontanava da lei, quando preferiva il mondo sconclusionato del paranormale alla sua compagnia, quando la trascinava in qualche folle incarico mettendola in pericolo, la perdeva quando faceva l'amore con lei fingendo che il mondo intero non esistesse.
Quante volte aveva chiesto a quel Dio in cui non credeva un miracolo? Lei era il suo mondo, il suo porto sicuro nella nebbia, la luce che teneva lontano gli incubi costringendolo a crescere, a diventare un uomo e ad accettare lentamente la scomparsa di quella sorella tanto amata che l'aveva costretto a folli viaggi.
Samantha era il suo angelo, così la chiamava Dana, il suo piccolo angelo che da lassù lo avrebbe protetto e guidato.
Basta con le corse folli, basta con le lunghe notti insonni a torturare i pensieri, a sviscerare ricordi nel tentativo di correggere la memoria di un bambino di dodici anni.
Era accaduto ed era stato terribile, aveva cambiato per sempre un giovane cuore che forse oggi sarebbe stato immensamente più felice ma era un ricordo e viveva nel passato.
Non aveva bisogno di quel ricordo adesso, tutto quello che voleva era guardarla negli occhi e ascoltare dalle sue labbra la verità perché c'erano parole che temeva e a cui non era preparato, parole che rifiutava dal profondo del cuore e che se rese reali, avrebbero ucciso di nuovo l'immagine stupenda che aveva del domani.


 

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Capitolo 2
*** Giuramento ***


                                                                                        Giuramento





“Sei impegnata?” “No, entra” le sfiorò il volto sorridendo, sentiva sotto le dita la pelle umida per la doccia, il respiro delicato, quello sguardo colmo di domande che non era mai uscito dalla sua mente “Mi mancavi” “Mi hai lasciata qualche ora fa” “E che vuol dire?” ribatté divertito lasciando la giacca sul divano “Hai riposato?” “Mi sento meglio” sussurrò Dana prendendo dall'armadietto due tazze “Vuoi del caffè? L'ho appena fatto” annuì appena sedendo sulla sedia a pochi passi da lei.
L'aveva lasciata quattro ore prima elegantemente vestita, stanca per il viaggio ma avvolta da quel completo scuro che la rendeva una perla e ora, la ritrovava se possibile ancora più bella di prima.
La camicia di seta era sparita, al suo posto una maglietta di un bel rosa antico, semplice come lo era lei, niente tacchi ma piedi nudi e pantaloni neri aderenti, troppo per non distrarlo.
Non si era accorto di quanto fossero cresciuti i suoi capelli, averla vicino così tante ore al giorno gli impediva di notare quei piccoli particolari che aveva sempre cercato in qualsiasi altra donna eppure in lei, vedeva solo due occhi grandi e luminosi, azzurri come il cielo che ci mettevano qualche secondo appena a tramutarsi in tempesta.
Uno sguardo puro come l'acqua, incapace di mascherare emozioni e parole, incapace di nascondersi ma in quel piccolo attimo di pace che gli offriva il suo appartamento, aveva il tempo di notare i più piccoli particolari di quel corpo meraviglioso.
Dana era un quadro dipinto dalla natura, animato da quel Dio che lui rifiutava ed esposto ai suoi occhi soltanto.
Quei capelli di fiamma viva, bagnati per la doccia, intrecciati dolcemente sul collo, le efelidi quasi invisibili e perennemente mascherate dal trucco, piccoli difetti che lei odiava da morire e che lui amava alla follia “Hai finito di studiarmi?” “Cosa?” balbettò confuso tornando alla realtà “Lo fai continuamente Mulder” “Sei la mia stella preziosa, ho il diritto di spiarti” prese il caffè dalle mani della giovane “Non si spiano le stelle ...” mormorò divertita sedendo di fronte a lui “ … si osservano, si ammirano, si cercano” “Sei poetica dottoressa” “Lo sono?” ribatté divertita posando le gambe sulle sue, un gesto innocente, un gesto naturale.
Le sorrise stringendo la mano libera attorno caviglia di Dana “Non mi stai raccontando una sciocchezza vero? Quel sorriso è reale?” “Il mal di testa è passato, ho mangiato, ho dormito, non ho ancora fatto sesso ma credo che a quello si potrà rimediare” gli fece l'occhiolino sorseggiando il caffè.
Eppure, nonostante i sorrisi, nonostante la forza della sua voce, c'era qualcosa in lei di diverso, qualcosa che non riusciva a spiegarsi “Sei stato in ufficio?” un debolissimo sì lasciò le labbra dell'uomo “E?” “E Skinner mi ha mandato di nuovo a casa” “Sapevi che sarebbe accaduto, perché ci sei ...” “Avevo bisogno di capire” “Che cosa?” “Come si può fare del male ad un bambino? Come si può violare un corpicino così piccolo e indifeso?” “Io credo che questo tipo di cattiveria sia un cancro” lo vide tremare appena, gli occhi inchiodati ai suoi “Una malattia Mulder, qualcosa di simile all'orrore, qualcosa che non dovrebbe mai esistere” “Conosco bene quell'orrore” “Lo so” sussurrò abbassando qualche secondo lo sguardo “Ma il mio cancro non era uguale a questo” “Il tuo cancro mi ha trascinato via con sé lo sai. Cos'avrei fatto se ti avessi perso?” “Avresti lottato Mulder” “No” viveva un sorriso sulle labbra dell'uomo, un sorriso falso, una bugia abilmente architettata per nascondere il nervosismo ma quel continuo cambio di emozioni, quel distorto senso della realtà si rovesciava su di lei come acqua ghiacciata.
“Non posso perderti” “Non mi hai perso” “No?” tornò a concentrarsi su mare in tempesta dei suoi occhi cercando di assomigliare alla stessa donna di sempre, cercando di regalargli qualcosa di simile alla solita routine “Parlo, respiro, smonto le tue teorie folli, non mi hai perso” “Non hai ...” “Quegli uomini sono nati malati Mulder, hanno ucciso e violentato quei bambini perché volevano farlo” “Lo so” “E allora perché continui a farti domande? Perché cerchi stravaganti modi per spiegare l'accaduto?” “Perché lo devo a quei bambini” Dana sospirò inclinando dolcemente la testa di lato “Come puoi sopravvivere alla morte di tuo figlio? Come puoi superare un dolore tanto grande?” “Non puoi” “E allora come ...” gli sorrise costringendolo a respirare di nuovo “Li abbiamo presi amore mio. Abbiamo fermato quei folli restituendo ai genitori di quei bambini la possibilità di seppellire i loro corpicini. Non hai sbagliato niente ...” lasciò scivolare dolcemente le gambe di lato chinandosi appena verso di lui, sollevò il volto di Mulder percorrendo con lo sguardo i lineamenti forti della mascella, la linea dolce delle labbra “ … non potevi salvarli tutti, non hai sbagliato niente” “Dillo di nuovo” “Cosa?” “Amore mio, dillo di nuovo” un bacio delicato, leggero, un battito di ciglia e nulla di più “Amore mio” lo vide chiudere gli occhi, inspirare poi le sue mani strette attorno alla vita mentre la sollevava dalla sedia come una bambola di cristallo.
Strinse le gambe attorno ai suoi fianchi intrecciando le dita ai capelli scuri dell'uomo “Non lasciarmi mai” “Non ho alcuna intenzione di farlo Mulder” “Giuramelo” “Davvero?” domandò divertita “Giurami che resterai al mio fianco, che non permetterai al mondo là fuori di farti del male, che parlerai con me” “Sempre?” “Sempre, qualsiasi cosa accada” “Qualsiasi cosa accada” la strinse più forte a sé perdendosi nel suo sapore, nella dolcezza di quelle carezze che non gli bastavano mai.



Tre giorni passati a rincorrere qualcosa di simile ad un fantasma, uno spirito secondo Mulder, un apparizione incorporea che lei aveva classificato come perdita di tempo.
Quelle morti strane erano frutto di qualcosa che non riusciva a spiegare, prima o poi ci sarebbe arrivata certo ma non era la prima volta che la sua preziosa scienza l'aveva tradita e scrivere rapporti fantasiosi su strambe morti causate da spiriti, non era raccomandabile, non adesso per lo meno.
Fece un bel respiro massaggiandosi il collo, sentiva ogni dannato muscolo tendersi come una corda di violino.
Era riuscita a controllare la nausea e il mal di testa ma pregava Dio con ogni forza affinché impedisse al sangue di mostrarsi nuovamente.
Non era pronta ad affrontarlo, non era pronta a Mulder, non era pronta alla sua rabbia “Dana?” “Mamma” sussurrò confusa voltandosi verso la porta “Scusami amore mio, ti ho cercato in ufficio ma Fox mi ha detto che stavi terminando un'esame” asciugò velocemente il volto sorridendo ma Margaret scosse dolcemente la testa sedendo al suo fianco “Sono due ore che ti sto aspettando di sotto” “Scusami mamma, è solo … stavo solo ...” “Nascondendo le lacrime?” ribatté l'altra sfiorandole il volto “Dana, amore mio guardami ...” le sollevò il volto regalandole un sorriso decisamente tirato ma come poteva chiedere a sua madre gioia? Era l'unica persona a condividere il suo segreto, l'unica a non giudicarla “ … questa cosa sta uccidendo entrambe. Lo so che sei stanca, che nascondere il tuo male ti sta distruggendo più velocemente della malattia ma non puoi andare avanti così” “Non posso dirglielo” “Perché no?” un singhiozzo ruppe il respiro mentre centinaia di immagini presero a vorticare davanti agli occhi “Non capirebbe mamma” “E nasconderlo come potrà aiutarlo?” “Passerebbe ogni secondo del suo tempo a cercare un modo per tenermi qui, per guarirmi” “E questo è tanto sbagliato?” ribatté l'altra stupita “Ucciderà sé stesso” Margaret si portò una mano alle labbra sospirando “Non si fermerà, non dormirà, dimenticherà perfino di mangiare! Non voglio vederlo correre dietro al buio né scendere a patti con chi non ha più nulla da perdere” “Non puoi nemmeno impedirgli di ...” “Lo conosco mamma” l'altra annuì appena ignorando le proprie lacrime e con dolcezza, abbracciò la figlia stringendola così forte da toglierle il respiro “Dio solo sa come vorrei prendere per me tutto il tuo male. Sei la mia bambina e il dolore che provo in questo momento è così … così grande” chiuse gli occhi perdendosi nel calore di sua madre, in quell'abbraccio così dolce e rassicurante che fin da bambina l'aveva protetta “Ti vedo amore mio, sei distrutta. Capisco cosa ti spinge a proteggerlo ma non puoi farlo, è un uomo adulto Dana ...” la staccò dolcemente da sé scostandole dal volto le ciocche di capelli “ … è un uomo che ti ama da morire e se ora tu gli nascondi una cosa tanto grande non te lo perdonerà mai, non se lo perdonerà mai” ma lo sguardo innocente e spaurito sul volto di Dana la costrinse a sussurrare “D'accordo, faremo come vuoi tu” “Mamma ...” “Abbiamo l'appuntamento con il medico, te lo ricordi?” “Si, devo solo cambiarmi e sono pronta” “Andrà bene bambina mia, qualsiasi cosa tu decida andrà bene. Resterò al tuo fianco qualsiasi scelta tu voglia fare e se sarai troppo stanca, ti porterò via per un po' da qui” un sorriso profumato di pianto sfiorò le labbra della figlia “Nel posto preferito di papà, che ne dici?” “Il posto preferito di papà” e per qualche attimo, il volto sorridente e orgoglioso del padre tornò davanti ai suoi occhi costringendola a respirare di nuovo.


 

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Capitolo 3
*** Eliotropio ***


                                                                          Eliotropio
  




“L'hai vista?” “Si signore” il volto dell'uomo si tirò in un sorriso languido mentre rigirava tra le dita un accendino lucente “Devi portarla qui” “Quando?” domandò confuso “Il prima possibile, abbiamo bisogno di lei” “Vorrei almeno sapere per quale motivo devo trascinare via una donna in fin di vita” “Perché ...” riprese l'altro sfilando una sigaretta dal pacchetto “ … dentro di lei c'è la risposta che cerco da una vita” “Sta morendo” “Sono io a decidere se può vivere o morire, sono io a scegliere quando e come i suoi polmoni possono respirare” “Perché è così importante per lei?” “Perché è il mio futuro, il futuro di pochi eletti” “L'ha già detto in passato” “Ed è rimasta preziosa anche con il passare degli anni” sbuffò grattandosi il mento con la punta del pugnale, un rivolo di sangue scivolò sul polso mentre con il piede, teneva schiacciato al suolo il volto di un ragazzo ormai prossimo alla morte.
L'odore del fumo era così pesante e acre da costringere gli occhi a lacrimare ma al suo interlocutore non importava granché anzi, sembrava starci più che bene in quella nuvola puzzolente.
Vecchio nel volto, forse perfino stanco nei modi di muoversi ma senza dubbio assillato da un delirio di onnipotenza impressionante.
C'era cattiveria nei suoi occhi, un disperato bisogno di aiuto che non condivideva con il resto del mondo perché i suoi bisogni, nulla avevano a che fare con il resto della specie umana.
L'aveva convocato di corsa, senza nemmeno dargli il tempo di portare a termine il suo ultimo incarico e tutto per cosa? Per una donna malata? Non erano lavori per un assassino russo, non erano lavori degni di nota.
“Hai ricevuto una busta” “Si signore” esclamò schiacciando più forte la testa del giovane, le ossa del cranio indebolite dai colpi si sbriciolavano come pane raffermo sotto la suola dello stivale “All'interno ci sono le istruzioni per il tuo incarico” “Dovrò somministrarle tutta la dose?” “Quanto basta per convincerla dell'efficacia del farmaco. Una volta ottenuta la sua fiducia, potrai aumentare la dose fino a quando i sintomi non compariranno” “E del suo amico cosa devo farne?” l'uomo rise portandosi alle labbra la sigaretta accesa “Ho scelto te perché hai una preparazione medica e psicologica eccellente. Lei è un medico, non sarà facile ingannarla” “L'agente Mulder?” “Non deve morire, non subito, sono stato chiaro?” Lev annuì quasi orgoglioso pulendo il coltello con la manica della camicia “Studia il suo modo di pensare, avvicinati al suo mondo” “Non credo negli omini verdi” sbottò sarcastico ma l'altro sorrise “Se fallisci verrai ucciso, se lei muore prima di aver raggiunto il nostro laboratorio verrai ucciso se ...” “Ho capito signore” l'altro annuì appena avvicinandosi alla porta “Pulisci tutto, ho una spia per te e poi, una volta sistemato il lavoro, partirai per questo incarico” “Si signore” il colpo secco della porta e l'odore del fumo che si aggrappava a quello del sangue e all'indifferenza di un uomo che aveva appena ottenuto un'incarico ben pagato ma del tutto inutile.




“Mi hai fatto un regalo?” “La smetti di guardarmi così? La fai sembrare una tragedia” ma lei sorrise.
Cercava di ricordare date, giorni, appuntamenti mai esistiti per giustificare la sua presenza lì, con quel piccolo pacchetto d'argento tra le mani e quell'espressione a metà tra l'imbarazzo e l'ironia.
Era nervoso, tentava di nasconderlo ma l'aveva scritto sul volto, non era abituato a fare regali, non a qualcuno di cui gli importasse davvero qualcosa.
“Mulder, mi hai fatto un regalo” “Ancora?” “Non ci eravamo detti niente più … ” “Ehi, io non lo ricordo” chiuse la porta alle sue spalle ridendo “Strano, non sto parlando con l'agente dell'FBI proprietario della mente più brillante di tutte?” orgoglioso porgendole il pacchetto “Ecco perché devi accettarlo” ci mise qualche secondo a comprendere il significato di quelle parole ma alla fine, strinse tra le dita quel dono prezioso “Che cos'è? Una riproduzione dell'astronave sulla quale mi hanno portato?” “No” ribatté Mulder sedendo sul divano accanto a lei “Troppo caos, troppi favori da chiedere” “Peccato” nella voce una tenera nota di allegria, qualcosa che da un po' di tempo si era sempre negata.
Fece un bel respiro tirando dolcemente il nastro di seta, il coperchio scivolò di lato e sotto il tocco della luce, una bracciale d'argento riempì il suo sguardo.
Intrecci delicati, semplici, intrecci che rubavano il colore della luna e che rivelavano la presenza di piccole pietre verdi scuro che ad intervalli regolari, frammentavano l'argento.
Piccole gemme lucenti spruzzate di rosso-arancio che le ricordavano l'estate, il profumo del mare, la vita.
Il cuore nel petto accelerò appena mentre l'emozione di quel piccolo gesto le colorava le guance di tenero rossore “È … è bellissimo” “Eliotropio” sussurrò Mulder sollevandole il volto “La pietra che protegge le anime pure” le sorrise seguendo con un dito la linea delicata delle sue labbra “Non so cosa ti stia accadendo, c'è qualcosa che ti spaventa e so che non sei pronta a parlarne. Non ho alcuna intenzione di assillarti con le mie paure né di soffocarti ma se non posso aiutarti, allora forse questa potrà farlo, non credi?” “Perché l'hai ...” “Perché sei la mia famiglia” sfilò il braccialetto dalla scatola, le dita strette attorno al polso esile della giovane.
Agganciò la chiusura del bracciale tornando a perdersi in quegli occhi di diamante tanto belli “Ora me lo fai un sorriso dottoressa?” sentì la mano di Dana tremare appena tra le dita, le labbra schiuse sulle sue che sussurravano due parole così dannatamente belle da farlo impazzire.
La strinse tra le braccia, il suo volto sul petto mentre un tenero sorriso sfiorava il cuore. Era salva, era felice, era sua.

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Capitolo 4
*** Briciole di Luce ***


                                                                         Briciole di Luce 






“Allora Dana, come ti senti?” “Bene” “Bene?” ribatté il medico divertito da quella risposta “Non dovrei?” “Al contrario e ti chiedo scusa per averti convocato così di corsa” “Non importa” “Avevo dato la priorità ai tuoi esami ma devono aver combinato qualche casino di sotto. Sono arrivati sulla mia scrivania con due settimane di ritardo” esclamò irritato inforcando gli occhiali “Qualcosa di nuovo nel tuo stato attuale?” “Nuovo?” “Cambiamenti d'umore, difficoltà nella lettura, nausee fastidiose” “No, no è qualche giorno che sto meglio, la febbre è scesa, fatico a mangiare ma credo sia colpa del ...” “Sei incinta” scoppiò a ridere divertita da quella risposta del tutto incoerente ma l'espressione sul volto dell'uomo scavava nella certezza piccoli solchi costringendola a sussultare “Sei incinta Dana” voltò la cartella clinica mostrandole gli esami del sangue “Sei un medico, dimmi, cosa vedi?” “Non è … non è possibile” “Se vuoi possiamo ripeterli, è la seconda volta che te li faccio rifare ma se vuoi una sicurezza in più” leggeva e rileggeva quelle righe confusa dall'esito positivo e da quel mare di emozioni che le vorticavano dentro “Non è vero” i fogli caddero al suolo mentre lo sguardo preoccupato del medico cercava di tradurne le espressioni del volto “Ti senti bene?” “Ho il cancro Michael” “Lo so, sto cercando un modo per combatterlo ricordi?” “Non posso essere incinta” “E perché? Sei forse madre natura per poter decidere una cosa del genere?” "Non posso avere figli" "Non credi nei miracoli?" “Non è il momento giusto” ribatté ironica inspirando, sentiva il cuore schizzare nel petto e tutta la calma conquistata in quegli ultimi giorni sciogliersi come neve al sole.
Un bambino, un piccolo miracolo che ormai aveva smesso di desiderare e che d'improvviso, era entrato nella sua vita con la forza di un temporale, uno di quei temporali estivi inaspettati e tremendamente violenti che distruggono la quiete e che, dopo tante urla e crepitii, lasciano un buon profumo di vita nell'aria.
Non era pronta a niente del genere, non era pronta a scegliere nomi, non era pronta ad affrontare la realtà, non era pronta a Mulder.
“La nausea, il calo di appetito e la stanchezza, tutti sintomi riconducibili alla gravidanza” “Il cancro provoca gli stessi effetti” l'uomo annuì pensieroso alzandosi “Hai avuto cali nella vista?” “No” “Problemi di comprensione di testi o immagini?” “No” “Niente perdite di equilibrio improvvise o tremiti incontrollati?” un altro no a riempire l'aria “Bene, questa cosa va bene Dana. Per ora ci atterremo al programma” “Michael ...” “Terremo sotto controllo la crescita del tumore e inizieremo il trattamento con farmaci chemio terapici” un debolissimo assenso uscì dalle labbra della giovane.
Una risposta quasi trasparente come del resto appariva lei davanti ai suoi occhi “Dana?” lo sguardo si sollevò lentamente incontrando il suo, sembrava una bambina spaurita incapace di rispondere o di parlare “Tu vuoi questo bambino?” “Io non … non lo so” “Sei di cinque settimane, ovviamente se aggiungiamo il ritardo di quegli esami ma non temere, non inizieremo i trattamenti fino a quando non sarai entrata nel secondo trimestre. Per allora il sistema cardiovascolare del bambino sarà sviluppato e forte e i farmaci non saranno un pericolo per lui” “Come lo sai?” domandò trattenendo a stento le lacrime “Sono molti i bambini nati da madri malate di cancro che durante la gravidanza hanno seguito chemio e radio terapia. Sono nati sani Dana, perché per te dovrebbe essere diverso?” “Non sono abituata alla normalità, non c'è niente di normale nella mia vita” “Non è mia abitudine abbandonare la guerra senza lottare ...” prese la mano della giovane stringendola dolcemente “ … ti prescriverò integratori e cure palliative, allevieranno i sintomi e ti aiuteranno con i piccoli fastidi. Conosco uno stimato collega che più di una volta si è occupato di casi simili al tuo” “Il mio cancro?” “No, una gravidanza con il cancro. Ci affideremo a lui per avere qualche buon consiglio, è inutile che ti dica che dovrai lasciare il lavoro” “Cosa?” “Niente stress, niente rischi inutili, sono stato chiaro?” “Non posso lasciare il lavoro così, sono un'agente federale Michael!” “E io sono il tuo medico e sto tentando di tenere in vita te e questo bambino” la vide tremare sotto i colpi di emozioni che fino ad ora aveva evitato di considerare “Immagino che il padre sia ...” un debolissimo sorriso le sfiorò le labbra mentre ritraeva dolcemente la mano stringendosi nelle spalle “Lo prenderò per un sì, conosco un modo carino per comunicare una cosa del genere” “Non credo di averne bisogno” “Non vuoi ...” “Si” esclamò alzandosi “Meno male” rispose Michael massaggiandosi il collo “Non sarei stato pronto ad una risposta negativa” “Quindi ora come … cosa ...” “Ora vai a casa e lo chiami, cenate assieme e gli fai il più bel regalo del mondo, al resto penseremo dopo” ma per quanto si sforzasse di pensare a quel dopo, l'unica cosa che le brillava sul volto era un sorriso tanto tenero nato senza alcun preavviso.


“Dove sei sparita?” “Scusami, avevo un impegno” “Un impegno?” ribatté confuso “Mia madre ha insistito così tanto e alla fine ho ceduto, pranzo assieme” bugiarda, sentiva il cuore urlare a squarciagola ma non riusciva a parlare, non riusciva nemmeno ad articolare un pensiero sensato.
Cosa sarebbe accaduto se quella nuova piccola vita fosse stato un peso troppo grande per lui? Come avrebbe reagito? Sarebbe scappato via da lei o l'avrebbe stretta tra le braccia amandola ancora e ancora? Chiuse gli occhi qualche secondo ricacciando via quel vortice di pensieri “Ehi, va tutto bene?” sentì la mano dell'uomo sfiorarle il volto mentre le porte dell'ascensore si chiudevano dietro di lui “Sei pallida” “Sto bene, smettila di comportarti da medico” “Uno dei due deve pur farlo” ribatté ironico percorrendo con le dita la linea delicata del suo collo “E visto che ti ostini a prendermi in giro, mi tocca diventare razionale e giudizioso” la vide ridere nascondendo le labbra dietro alla mano “Oh, e così è divertente?” “Non immagini nemmeno quanto” “E quanto ancora durerà questa cosa? No perché vedi, odio da morire essere te” ma le labbra della giovane si posarono sulle sue cancellando in un secondo le parole.
Lasciò scivolare le mani sulle sue spalle, sulle braccia fino alla vita sottile perdendosi in quel bacio senza respiro “È pericoloso” sussurrò Mulder “Dio, prima o poi mi ucciderai così lo sai?” sapeva di buono, sapeva d'amore e baciarla, stringerla, amarla era diventata l'unica ragione della sua folle vita “Forse dovremo smetterla” “Stai scherzando?” “Siamo in un'ascensore, un'ascensore negli uffici federali” ma lo sguardo confuso sul volto dell'uomo la costrinse a ridere “Ti prego dimmi che stai scherzando” “Cosa vedranno i nostri colleghi quando le porte si apriranno, ci hai pensato?” “Ehi, sei stata tu a voler giocare con i soldatini, ora che il generale è ...” un altro bacio, più leggero, pieno di tenerezza “Ti sto odiando” “Non è vero” sussurrò divertita sfiorandogli il volto “Ora me le togli le mani dal sedere?” ma lui sbuffò abbandonando la testa sulla sua spalla.
Il calore delle sue mani sulla pelle era terribilmente invitante ma se quelle porte si fossero aperte, tutto il dipartimento avrebbe riso di gusto trovandola con la camicia slacciata, la gonna sollevata e il respiro unito a quello di Mulder.
Non che a lui questa cosa importasse, passava meno tempo possibile a preoccuparsi dei pensieri altrui ma era già abbastanza difficile sopportare le frecciatine e gli sguardi, concedere loro anche l'immagine perfetta era davvero un regalo idiota.
“Ti odio, davvero Dana” sussurrò lasciando scivolare le mani sulle gambe bollenti della giovane “Ma per questa volta lo farò in silenzio” si staccò da lei perdendosi qualche attimo nella profondità del suo sguardo “Devo incontrare i ragazzi per un piccolo consulto, vieni con me?” “Ti dispiace andare da solo?” rispose sistemando di nuovo la camicetta “Devo fare alcune cose e ...” “Che tipo di cose?” “Niente di preoccupante, ci vediamo stasera?” lo vide annuire leggermente, c'era qualcosa nel suo sguardo, un alone, un fantasma che conosceva bene e che rifiutava.
Prima o poi avrebbe dovuto spiegargli il motivo di quelle continue bugie ed aveva il terrore folle di vederlo scomparire dietro a teorie e ricerche infinite di verità impossibili.
Fece un bel respiro cercando di far apparire quel sorriso naturale “Vieni a cena da me” le porte dell'ascensore si aprirono, lasciò un bacio leggero sul volto dell'uomo scappando via dalle sue mani, dalle sue domande, dalle sue paure.




“Dove l'hai trovato?” domandò incuriosita studiando la copertina lucente del libro, la luce delle lampade illuminava le scritte dorate scavando leggerissimi intrecci d'ombra, piccoli giochi di luce che abbracciavano la rilegatura antica “Bello vero? L'energia e il suo utilizzo” “L'hai rubato ad una strega?” “Già, aveva la scopa rotta e non è riuscita a corrermi dietro” ribatté allegro sedendo sul divano al suo fianco “No davvero Mulder, dove l'hai ...” “Un'amica” “Un'amica” ripeté confusa “Che amica?” “Non importa, quello che conta è che ora, possiamo trovare la parte mancante del signor Morris” “Che amica?” ma lui socchiuse gli occhi assumendo quell'aria tronfia che la infastidiva da morire “Sei gelosa?” “Vorrei solo sapere dove venire a recuperarti la prossima volta che incontrerai quest'amica. Non ho voglia di scorrazzare per il mondo senza nemmeno un indizio” "Bugiarda" "La smetti?" posò il libro sul tavolino tornando a concentrarsi sul volto dell'uomo.
Era nervoso, lo mascherava egregiamente dietro ai sorrisi ma quegli occhi li conosceva bene, aveva letto in quel verde profondo ogni tipo di sentimento negli ultimi mesi, in quel mare vibrante si era immersa anima e corpo permettendo a sé stessa e a Mulder di intrecciare mani e anime creando la luce.
“Allora, non vuoi confidarmi il tuo piccolo segreto?” “Non è niente di così … lo so che ...” “Forse, dovresti semplicemente dire ciò che ti sforzi tanto di nascondermi” e in quel momento, ogni sua paura diventò improvvisamente reale.
La guardava con quell'espressione innocente, con quel sorriso a metà tra la dolcezza e il terrore, vani tentativi di nasconderle la verità perché la conosceva, conosceva la sua verità ed era certa che prima o poi l'avrebbe presa a schiaffi per costringerla a confessare.
Fece una fatica tremenda a ricacciare indietro la voglia di scappare da lui ma che senso aveva continuare a mentire? Era sfinita, massacrata da quel cancro e distrutta dal muro di bugie dietro alla quale si era rifugiata “Questa mattina sono stata dal medico” “Dal medico? “Ultimamente non sono stata molto bene e volevo essere sicura che non fosse un virus strano o qualche avvisaglia di febbre o ...” “Il cancro” una fitta violenta le colpì in pieno petto arrestando di colpo ogni parola.
La mano di Mulder si strinse con forza attorno al polso sottile togliendole il respiro, lo vedeva lottare contro sé stesso, con qualcosa che a lei veniva precluso e che non l'aveva mai abbandonato “Era … era questo che cercavi di nascondermi?” “Mulder” “Guardami negli occhi e giurami che stai bene, che non è quell'incubo, che non mi stai nascondendo ...” “Ehi” strinse dolcemente il suo volto sorridendo “Devi dirlo Dana, ho bisogno di sentirlo dalle tue labbra, dimmi che non devo ...” “Non devi fare niente” sussurrò chiudendo gli occhi “Non voglio che tu faccia niente” il pianto spaccò a metà il respiro dell'uomo “Non devi fare niente” “Non posso” “Non è vero” le scostò dal volto i capelli asciugando quelle lacrime maledette con i baci, un debolissimo sorriso increspò le sue labbra “Troverò un modo per salvarti, troverò una cura, te lo prometto” “Mulder, no” “Sì” esclamò con forza “Troverò una cura e starai bene, tu non morirai!” si alzò lasciando un vuoto immenso davanti a lei “Dove vai?” domandò terrorizzata mentre pregava il cielo che la pistola stretta nella sua mano finisse sul tavolino e non ancorata alla schiena “Mulder ...” “Da quanto lo sai?” sbottò gelido asciugandosi il volto “Importa davvero?” “Da quanto lo sai!” “Due settimane” una risata riempì il silenzio tramutando la paura in rabbia.
Lo seguì fino alla porta cercando un modo per bloccarlo, per impedirgli di correre dietro alle tenebre “Dove stai andando?” strinse il polso dell'uomo tirandolo indietro “No” “Lasciami andare” “No! Non ti lascio, non puoi Mulder” “Perché non me l'hai detto” urlò sfilando la mano dalla sua “Lo sai, mi sono ripetuto per giorni che forse stavo esagerando, che quei giramenti di testa fossero solo debolezza! Ti ho chiesto …” “Lo so” “E allora perché diavolo non me l'hai detto!” “Perché non voglio vederti rinunciare alla vita per inseguire un uomo” “Tu non hai il diritto di nascondermi queste cose!” la botta di quell'esplosione arrivò puntuale soffocandola. Cercava di parlare, cercava di mettere in fila i pensieri ma non riusciva a calmarlo, non riusciva a fermarlo e se gli avesse permesso di uscire da quella porta, non sarebbe più tornato da lei, mai più.
“Lo sai come mi sento? Quello che sto …tu sei l'unica cosa al mondo che da un qualche fottuto valore alla mia vita Dana! Quando eri in ospedale ho giurato a me stesso che nessuno, nessuno ti avrebbe mai più fatto del male. Ti ho promesso che saresti stata al sicuro, che quell'uomo non avrebbe più giocato con le nostre vite e ora sei qui, davanti a me e mi stai … Perché non me l'hai detto!” chiuse gli occhi incapace di nascondere oltre le lacrime “Non so cosa fare Dana, non riesco nemmeno a respirare” “Io devo … c'è una cosa che devo dirti” sussurrò tremante stringendosi dolcemente nelle spalle.
Sembrava così piccola, così indifesa, aveva un bisogno folle di abbracciarla, di renderla in qualche modo reale perché le immagini che prendevano vita davanti ai suoi occhi, erano stralci di un passato che aveva chiuso a chiave nel cassetto del “Mai più”.
Si avvicinò di un passo a lei sollevandole il volto “Di cosa ...” “Sono incinta” il cuore mancò un colpo mentre quelle due parole rimbombavano nel cervello come un eco lontano.
Ci mise qualche attimo a tradurne il senso, socchiuse gli occhi cercando di formulare qualcosa di simile ad una risposta ma dalle labbra non uscì niente di più del silenzio “Aspetto un bambino” sentì la mano della giovane scivolare sul suo braccio, le dita unite assieme mentre la trascinava lentamente sul ventre “Qui” sussurrò sfiorandogli il volto “Questo è quello che puoi fare Mulder, puoi stare qui con noi” “Io non …” “Ti prego” e pregava, pregava con tutta sé stessa affinché quelle due sciocche parole lo costringessero a restare, che lo tenessero ancorato a lei, al loro bambino impedendogli qualsiasi pazzia “Resta qui con me” “Sei incinta” annuì appena sorridendo “Dana, tu non ...” “Io sto bene, starò bene per te, per lui ma devi farmi una promessa … ” sollevò il volto intenerita da quello sguardo colmo di lacrime che studiavano ogni centimetro del suo viso “ ...giurami che resterai qui, che sarai al mio fianco e che dimenticherai ogni altra cosa Mulder” un debolissimo si uscì dalle labbra dell'uomo, un sussurro, una bugia, sfiorò la fronte della giovane con le labbra prima di scappare via da lei.
Un debolissimo sorriso colorò le lacrime della giovane mentre sfiorava il ventre nel silenzio "Tornerà" sussurrò tremante "Non devi avere paura, il tuo papà tornerà da noi".




 

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Capitolo 5
*** Resta qui ***


                                                           Resta qui con Me





“Fox?” sollevò il volto attratto da quella voce sbucata fuori dal nulla, un suono ovattato, distorto “Che ci fai qui fuori?”non rispose, tornò a fissare il pavimento incurante della presenza di Margaret a pochi passi da lui.
Era rimasto tutta la notte fuori da quella porta, seduto sul pavimento con la schiena appoggiata al muro imprecando contro Dio.
Doveva salvarla, aveva bisogno di salvarla perché l'amava così tanto, così profondamente.
Lei era il suo intero mondo, il suo inizio, la sua fine, lei scorreva nelle vene bollente come il sangue, lei e quel maledetto sorriso, quegli occhi di cielo che si insinuavano nei pensieri ad ogni maledetta ora del giorno.
“Hai parlato con Dana” sussurrò Margaret sedendo al suo fianco “Lei lo sapeva?” “Sono sua madre, è compito mio sapere queste cose” “Volevo andare via, volevo …. e ci ho provato, ci ho provato davvero ma non riesco ad allontanarmi più di cinque passi dal suo appartamento” ma l'altra sorrise stringendo la mano attorno al suo braccio “Perché non me l'ha detto?” “Come si può confessare una cosa del genere? Ha paura Fox” “E io forse no?” ribatté gelido cercando di mascherare le emozioni ma il sorriso della donna era talmente rassicurante, da costringerlo in qualche modo ad associarla alla madre che non aveva mai avuto “Mi ha chiesto di non fare niente, mi ha chiesto di restare immobile mentre le permetto di scivolare via davanti ai miei occhi” “No” sussurrò Margaret voltandolo dolcemente verso di sé “Ti ha chiesto di restare accanto a lei, di non abbandonarla perché basta già il cancro a spaventarla, non ha bisogno di preoccuparsi della tua vita Fox, non vuole restare sola” “Non la lascio da sola” “E allora cosa stai facendo qui fuori?” “Litigo con Dio” “E pensi che Lui si preoccupi di questo? I piani di nostro Signore sono altri Fox” “Come può farla morire? Se è davvero il Dio buono e gentile che crede come può regalarle una gioia tanto grande come un figlio e poi trascinarla via così, come se niente fosse?” “Sono la persona sbagliata a cui chiederlo. È mia figlia, se potessi prenderei ogni suo male per me ma non mi è concesso, posso solo ...” fece un bel respiro, la voce incrinata dall'emozione mentre apriva il cuore ad un uomo distrutto “ … posso restare al suo fianco e occuparmi di lei, posso ascoltarla, amarla, asciugare le sue lacrime. È la mia bambina e tu, dovresti essere là dentro ad abbracciarla perché conosco mia figlia. Lo sai cosa sta facendo?” scosse leggermente la testa impedendo al pianto di spaccare il respiro “È seduta sul pavimento della sua camera, la schiena contro il muro, le ginocchia al petto mentre piange, e non lo fa per la malattia o per questo bambino. Piange per te, perché ha paura che questa cosa ti spaventi, che ti costringa a rifiutarla, ad abbandonarla, ha il terrore che ti distrugga” “Io ho solo … ho bisogno di risposte” “E pensi di trovarle qui?” domandò divertita scostandogli dalla fronte i capelli “Vai lì dentro e solleva mia figlia dal pavimento” un debolissimo sorriso sfiorò le labbra dell'uomo mentre si alzava ancora una volta dal caos e dal buio “E se non ti dispiace Fox ...” tese una mano verso di lui ridendo “ … puoi aiutare una povera vecchia?” strinse le dita attorno alle sue aiutandola “Mi dispiace, se vuole ...” “No, tornerò più tardi, ora guarisci la mia bambina” diede un bacio leggero sul volto di Mulder prima di lasciarlo solo con sé stesso.
Ci mise un'eternità per convincere le mani a muoversi, il cervello a ragionare ma alla fine, aprì la porta di casa e il buio accolse il suo sguardo.
Non c'era niente, nessuno, solo quel pianto leggero che come un eco lontano perforava le orecchie.
Lei era lì, proprio dove l'aveva immaginata sua madre, seduta sul pavimento con il volto nascosto nelle mani e il respiro spezzato dalle lacrime.
Vederla così indifesa, così tenera e pura lo massacrava nell'anima, si inginocchiò davanti a lei stringendo le mani attorno alle sue spalle “Non piangere” sussurrò tremante mentre gli occhi della giovane si inchiodavano ai suoi “Sei … sei qui?” “E dove altro potrei essere” “Mulder tu sei qui” si aggrappò a lui nascondendosi nel suo abbraccio, perdendosi nel suo calore “Non vado da nessuna parte, resto qui con te, te lo prometto”.




Si ripeteva che era tutto normale, che parlare con lei attraverso la porta del bagno era solo un'alternativa ai discorsi assonnati dell'alba.
Si passò una mano in volto spingendo dolcemente la porta “Stai bene?” la vide annuire appena nascondendo il volto nel dolce intreccio delle braccia.
Era seduta sul pavimento tra la doccia e il mobiletto, aspettava l'ennesima nausea lì perché non aveva senso tornare a dormire se poi, doveva attraversare di corsa la stanza al buio per evitare di rimettere anche l'anima.
“Sei sicura che vada tutto bene?” domandò confuso inginocchiandosi davanti a lei, sollevò il volto costringendolo a sorridere “Ehi” “Sto bene” “Perché non ti credo?” “Devo solo … il mio corpo non è più solo mio, devo abituarmi a questa cosa” le sfiorò il collo scostandole dagli occhi una ciocca di capelli “Dimmi cosa fare” “Non puoi fare niente” “Dana ...” “Non puoi fare niente” ripeté intrecciando le dita alle sue “Sono nausee naturali” “Io non … questa cosa mi sta mandando in confusione, non posso restare così, immobile, mentre tu sei qui dentro e ...” “D'accordo” sussurrò divertita lasciando cadere le gambe di lato, la schiena dritta, il volto a pochi centimetri dal suo “Puoi fermarti per un secondo? Puoi farlo per me?” Mulder alzò gli occhi al cielo sospirando “Sono incinta Mulder, c'è un piccolo umano dentro di me che decide assieme a me ormai ...” le dita seguirono la mascella dell'uomo scendendo dolcemente sul collo “ … non puoi fermare la natura, non puoi urlarle: Queste nausee non puoi regalarle a Dana!” “Non fa ridere” “Lo so cosa ti spaventa” “Si?” ribatté ironico “Possiamo solo … possiamo concentrarci su questo piccolo umano? Soltanto per un po' Mulder” combattuto tra l'indecisione e l'ansia si mordeva nervosamente le labbra, lo sguardo fuso al suo mentre tentava di regalarle un attimo di normalità “Va bene” “Grazie” “Ma non ti bacio” gli diede un leggero pugno sul petto, la mano forte dell'uomo si chiuse attorno al polso sollevandola dal pavimento “Come va?” “Però ...” mormorò confusa aggrappandosi alle sue spalle “ … da quanto ero seduta qui?” “Tre ore e mezzo” rispose preoccupato studiando l'espressione del suo volto “Lo so che è una domanda idiota ma te la faccio lo stesso: Cosa vuoi per colazione?” “Davvero?” “Non puoi vivere di sola aria e soprattutto, non quella di questo bagno” la sollevò da terra stringendola a sé, le sue gambe avvolte attorno ai fianchi, le braccia dolcemente strette attorno alle sue mentre abbandonava il capo sulla sua spalla “Cosa fai?” “Mi esercito” ribatté divertito chiudendosi la porta del bagno alle spalle.
Camminava per casa reggendola senza alcuno sforzo, non aveva alcuna voglia di separarsi da lei, dal suo corpo, da quel respiro delicato che gli ricordava costantemente la vita.

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Capitolo 6
*** Bucaneve ***


                                                                    Bucaneve





“Va tutto bene?”domandò divertita osservandolo, le ricordava uno di quei piccoli giochini da bimbo che si caricano a molla e che una volta liberi, schizzano ovunque come proiettili impazziti.
Era nervoso, lo mascherava egregiamente dietro a quell'espressione “normale” ma per quanto si sforzasse di rendere semplice anche il complicato groviglio di pensieri che aveva nel cuore, era nervoso e questo lei lo amava da impazzire.
Conosceva quel tic leggero delle labbra, il modo che aveva di torturarsi le mani camminando avanti e indietro per la stanza “Sto bene, va tutto bene” “Sei sicuro?” “Non … non mi vuoi qui?” un'ombra di confusione attraversò i suoi occhi costringendola a sorridere “Ti voglio qui con me” rispose sedendo sul lettino “E allora?” “Sei lontano” “Sono qui” “Il tuo pensiero è da qualche parte lassù e non riesco a trovarti Mulder, quando sei in quel mondo così distante io non ...” la porta si aprì lentamente e Michael entrò seguito da un uomo alto.
Aveva i capelli chiari e una sottile cicatrice sulla guancia destra, i suoi occhi erano di ghiaccio e quel sorriso falso dipinto sulle labbra lo infastidiva da morire
“Mi dispiace avervi fatto aspettare, Dana, questo è Dimitri Nicholson” “Dottore, lei è un chirurgo neonatale vero?” l'uomo annuì conferendo a quel volto impassibile un aria altera e distaccata “Sono qui per un consulto” “Perché abbiamo bisogno di un chirurgo neonatale?” domandò Mulder avvicinandosi alla giovane “La gravidanza di Dana merita qualche attenzione in più” “Il bambino ha qualcosa che non va?” “No” “E allora perché diavolo abbiamo bisogno di un chirurgo neonatale!” la mano della ragazza si strinse dolcemente attorno al polso restituendogli il respiro “Il dottor Nicholson ha una specializzazione in pediatria ed è un chirurgo neonatale è vero, ma la sua grande esperienza ci può essere utile” le parole di Michael sembravano avere il solo scopo di agitare Mulder più del necessario e a nulla valevano i tentativi di calmarlo “Ehi” sussurrò Dana cercando il suo sguardo “Va tutto bene” “Perché abbiamo ...” “È solo un parere in più” sentì la mano dell'uomo tremare tra le sue, il suo respiro accelerare velocemente “Mulder, va tutto bene” “Diamo un'occhiata a questo piccolino?” domandò allegro Michael, Dana si sdraiò permettendo al dottore di sollevare leggermente il camice.
Riusciva a sentire quelle domande perfino nel silenzio dei loro sguardi, la paura di scoprire che il suo bambino fosse malato, che quel cancro che la stava uccidendo potesse aver graffiato anche la sua giovane piccola vita ma quando il medico voltò lo schermo verso di loro, una lacrima scivolò via dagli occhi della giovane.
“Questo ...” iniziò Michael indicando un punto sullo schermo “ … è il vostro bambino” la mano si strinse più forte attorno a quella di Mulder mentre cercava in quegli occhi verdi di mare qualche reazione ma lui era immobile, guardava lo schermo, guardava il loro bambino senza in realtà riuscire a vederlo davvero perché la sua attenzione era focalizzata su quel medico che non conosceva e che non voleva accanto a lei.
Eppure quel sorriso l'aveva dentro, era piccolo, quasi insignificante agli occhi del mondo ma per lei era il mondo intero.
“Direi che siamo in perfetto orario sulla tabella di marcia, Dimitri?” l'altro sorrise sollevando lo sguardo dai fogli “La crescita del bambino per ora rispecchia la norma. Non ci sono particolari minacce, almeno per il momento. La terapia per il cancro potrà iniziare presto” “Quanto presto?” domandò Mulder sfiorando con la mano libera la fronte di Dana “Aspettiamo il quarto mese di gestazione” “Avrà qualche effetto allora?” “Mulder ...” “E se non funzionasse? Che diavolo dovrei fare se i farmaci arrivassero troppo tardi!” “Non così” sussurrò la giovane aggrappandosi a lui, Michael tolse l'ecografo permettendole di alzarsi “Rivestiti con calma, ti aspetto nel mio ufficio” un debolissimo grazie poi la porta chiusa e due occhi terrorizzati davanti a lei.
“Andrà tutto bene” “Come lo sai?” “Non lo so ma devo crederlo” “Quell'uomo non mi piace” “Lo so” sussurrò sfinita rivestendosi “Aveva detto che era tutto nella norma, che il nostro bambino stava bene” vide la giovane sorridere “Che c'è?” domandò confuso aiutandola “Questa è la prima volta che lo chiami così” “Ma di che ...” “Il nostro bambino” le sollevò il volto cancellando ogni sua domanda con un bacio ma c'era questo fottuto senso di colpa a sporcare la gioia di quell'attimo.
Era lì, un piccolissimo battito di ciglia, la debolezza dell'uomo che diventava sempre più reale e mentre la baciava, mentre soffocava le sue lacrime malediceva il cielo per avergli regalato una famiglia nel modo più crudele di tutti.


Si stava abituando a quella nuova piccola vita, ai capricci che la costringevano a lunghi turni di insonnia, ai cambi d'umore, agli spuntini fuori orario e ad averla attorno.
Il suo appartamento di solito silenzioso e vuoto ora profumava di lei e spesso, quando tornava a casa la sera, la trovava sul divano a mangiare cereali guardando un film con un sorriso enorme sulle labbra e addosso nient'altro che la sua maglietta.
Non aveva mai amato la compagnia del mondo, le persone erano troppo sconclusionate e inglobate in stupidi schemi di vita ma tornare a casa e trovarla lì, era diventata una dolcissima routine.
Dana era l'unica persona al mondo che aveva regalato al genere umano un posto diverso nei suoi pensieri.
Perfino la notte, quando gli incubi diventavano troppo grandi per permettergli di riposare, gli bastava stringere più forte a sé quel corpo delicato usando il suo profumo per calmare il cuore, la sua dolcezza e i suoi baci per tornare con i piedi per terra.
Quel ventre di perla unito al suo gli ricordava costantemente che adesso, aveva qualcun altro di cui occuparsi, qualcuno di piccolo e indifeso da proteggere che un giorno l'avrebbe chiamato papà mischiando di nuovo le priorità della vita.
Il suo piccolo amore riposava al sicuro tra loro protetto da un fragile muro di pelle e calore e la cosa davvero meravigliosa, era che a lui non importava nulla di come ci fosse arrivato lì in mezzo, lui se ne fregava delle cospirazioni, delle sue domande, delle sue paure, tutto ciò di cui aveva bisogno era che la sua mamma continuasse a respirare, che lo tenesse al sicuro e che cullasse con la sua voce il vuoto attorno a lui.
A volte, gli piaceva immaginare suo figlio o sua figlia.
La immaginava confusa in quel mondo sospeso nel niente dove il silenzio era la sua unica compagnia e i suoni sembravano lampi lontani, rumori ovattati che riempivano le orecchie, la immaginava mentre si succhiava un ditino, mentre nuotava come un pesciolino esplorando le tenere capacità di quelle braccia già funzionanti, del suo giovane e piccolo cuore.
La immaginava, già, perché nel cuore custodiva segretamente il desiderio che fosse una bambina, una piccola bambolina da cullare e proteggere e se all'inizio imputava questo sciocco desiderio a sua sorella, con il passare dei giorni si era reso conto che in realtà era lui, che era qualcosa che voleva per sé stesso, non che un figlio fosse una disgrazia certo, ma chissà come, era convinto di aver bisogno di lei, di aver bisogno di una piccola principessa che con i suoi grandi occhi chiari avrebbe salvato il cavaliere stanco e sfinito.
Passava ore intere a parlare con la sua piccola creatura, gli raccontava il mondo promettendole un domani migliore, gli raccontava che non tutto era cupo e triste, che valeva la pena vivere in ogni caso, in ogni modo, che un attimo poteva cambiare due destini e si chiedeva se riuscisse a sentirlo, se in quel buio riconoscesse già la sua voce o se invece, quelle parole distorte le sembravano solo mere sciocchezze.
Ed ora sorrideva come un'idiota mentre raccontava una favola al silenzio sussurrandola come un segreto “Era inverno, l'aria era fredda, il vento tagliente, e il fiore stava in casa, nel suo bulbo sotto la terra e sotto la neve ...” lasciò un bacio leggero sul ventre della giovane sorridendo mentre accarezzava il suo piccolo fiore “ … ma un giorno amore mio cadde la pioggia, le gocce penetrarono oltre la coltre di neve fino alla terra, toccarono il bulbo del fiore, gli annunciarono il mondo luminoso di sopra” sollevò il volto spiando qualche attimo il riposo di Dana.
Dormiva serena voltata verso di lui, un braccio davanti al volto e il respiro lento e regolare a cullare i sogni “Presto il raggio di sole, sottile e penetrante, passò attraverso la neve fino al bulbo e bussò.
«Avanti!» disse il fiore …” aveva letto quella favola in un libro ormai tanti anni addietro, era la stessa che sua madre raccontava a Samantha e che da bambino, ascoltava incantato immaginando davvero quel piccolo fiore “ … «Non posso» rispose il raggio «Non sono abbastanza forte per aprire, diventerò più forte in estate» «Quando verrà l'estate?» chiese il fiore, e lo chiese di nuovo ogni volta che un raggio di sole arrivava laggiù. Ma c'era ancora tanto tempo prima dell'estate, la neve era ancora lì e ogni notte l'acqua gelava ...” fece un bel respiro cancellando dalla mente ogni preoccupazione, ogni maledetta paura “... «Quanto dura!» disse il fiore. «Devo stendermi, allungarmi, aprirmi, devo uscire! Voglio dire buongiorno all'estate” ma il suono lontano del cellulare interruppe quel piccolo attimo di dolcezza “Finirò di raccontartela un'altra volta amore mio” baciò il suo piccolo angelo prezioso alzandosi.
Le luci della strada disegnavano sui muri strani intrecci e piccole goccioline scendevano lentamente sui vetri ghiacciandosi “Mulder” sussurrò rispondendo al telefono “Ho un caso per lei” “No signore, non mi sembra ...” “Se non ritorna a lavoro Kersh chiuderà gli x-files, è questo che vuole? Mi creda, so bene cosa la trattiene ma pensa davvero che sia la cosa giusta?” si passò una mano in volto sospirando “Non le sto chiedendo di scorrazzare per lo stato. Tutto ciò che le chiedo è di tornare ad occuparsi dei suoi casi, le verrà affiancato qualcuno e non avrà alcun bisogno di lasciarla sola” “Mulder?” lo sguardo corse rapido alla porta della camera “Scusami, non volevo svegliarti” “Con chi parli?” domandò assonnata strofinandosi gli occhi “Niente, non è importante” ma lo sguardo indagatore della giovane era sufficiente a farlo vacillare “Skinner” “Perché?” “La aspetto nel mio ufficio domani mattina” il silenzio invase di nuovo le orecchie “Perché?” domandò Dana sfiorandogli il petto nudo “Un caso” “Allora forse dovremo ...” “No” “Mulder” “Non ho alcuna intenzione di trascinarti in giro” “Non mi trascini da nessuna parte” sussurrò divertita “Ho bisogno di lavorare” “Non è vero” “Si invece, ho bisogno di ritrovare qualcosa di normale” “Noi non siamo normali?” domandò sfinito passandosi una mano tra i capelli “Noi siamo un piccolo mondo sicuro, quello che c'è qui ...” lasciò scivolare la mano sul suo petto fino al cuore “ … è qualcosa di prezioso e sicuro. Qui le tenebre non arrivano” “E allora perché vuoi cercarle altrove?” “Perché prima di questo cancro avevo una vita, avevo un lavoro e una normalità che non rivedrò più. Mi piacerebbe … vorrei solo ritrovarla, almeno per qualche giorno” posò le mani sulle spalle della giovane tirandola dolcemente in avanti, la fronte sulla sua e gli occhi chiusi incapaci di sostenere quello sguardo puro come l'acqua “Promettimi solo che se diventerà troppo pesante, che se ti sentirai male me lo dirai” “Va bene” “No, devi promettermelo” la sentì ridere divertita da quelle paure tanto dolci “Te lo prometto, non farò nulla di sconsiderato” fece una fatica tremenda ad accettare quelle parole.

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Capitolo 7
*** Nenia ***



                                                                           Nenia 





“Non sei divertente” “Cos'ho fatto?” domandò confuso chiudendosi la porta di casa alle spalle “Non sei per niente divertente, te l'ho già detto, non mi piace essere presa in giro” rimase incantato da quel volto leggermente arrossato dove due occhi di cristallo azzurro lo sfidavano arrabbiati.
Aveva sbagliato qualcosa ma il suo problema, era capire cosa perché per quanto si sforzasse di assecondare ogni suo sbalzo d'umore, quando frasi del genere uscivano da quelle labbra di rosa, iniziavano i venti minuti più brutti di tutta la sua vita.
“Io non ...” “Cosa? Non l'hai fatto apposta?” ribatté ironica sfilando la giacca, il tessuto leggero della camicetta si tese dolcemente “Ti ho visto Mulder!” “Ehi ...” strinse le spalle della giovane frenando quel mare di parole sconnesse “ … guardami, non leggo nella mente amore mio, se non mi spieghi cosa ti passa per la testa non riesco ad indovinare nemmeno ...” ma lei sospirò e calde lacrime scesero rapide sul volto “ … stai … stai piangendo?” “Si” esclamò tremante portandosi le mani alle labbra “Perché?” “Non lo so!” “Oh … d'accordo, Dana abbiamo bisogno di tornare indietro vuoi? Perché mi arrivano segnali opposti qui e inizio ad aver paura perfino di assecondarti” la vide sospirare, alzare gli occhi al cielo mentre iniziava a slacciare uno dopo l'altro i bottoni della camicetta liberando la pelle fresca “E questo non mi aiuta” “Cosa?” domandò divertita dimenticando di colpo le lacrime ma quella sfida ancora viva nei suoi occhi lo torturava “Mi hai già visto senza vestiti, cosa c'è di così strano?” gli diede un bacio lasciando scivolare la lingua sulle sue labbra e poi tornò sui propri passi ignorando la reazione chimica e fisica che aveva appena acceso in lui.
Rimase immobile come un'idiota ad osservare il suo prezioso tesoro rifiorire di nuovo, uno dopo l'altro gli abiti sparivano, comodi pantaloncini avevano preso il posto della gonna, i capelli sollevati, i piedi nudi e una canotta nera semplice, normale.
Si lasciò cadere dolcemente sul divano sollevando le gambe di lato, sembrava una bambina, una giovane donna che si divertiva a passare il tempo sola con sé stessa sciogliendo i capelli ed intrecciandoli di nuovo “Che c'è?” domandò confusa finendo di legare quella dolcissima treccia di lato “Va tutto bene?” “Certo” socchiuse gli occhi studiando per qualche attimo il suo volto “Mulder, la smetti?” “Quindi non vuoi dirmi che colpa ho ...” “Matite” “Matite?” ripeté divertito sedendo accanto a lei, sfiorò le gambe nude della giovane strappandole un sorriso indispettito “Sono tutte sul tuo soffitto e quando ho bisogno di una matita devo arrampicarmi come una scimmia sulla tua scrivania” ma lui rise lasciando un bacio delicato sulla tempia della giovane “A me la visuale piaceva parecchio” “La vuoi finire?” “Ehi, sono un uomo, quando una bella donna si arrampica sulla mia scrivania indossando una gonna ...” “Hai riso!” “Perché nonostante tu fossi là sopra non riuscivi nemmeno a sfiorarle Dana” ma lei sbuffò dandogli una leggerissima gomitata, la prese per mano tirandola tra le braccia senza nemmeno darle il tempo di rispondere.
Sdraiata sulle sue gambe, il volto posato sul suo petto e nelle orecchie il battito forte del suo cuore mentre quelle mani che l'avevano sempre protetta, lasciavano carezze dolci come il miele sul suo ventre “Chissà che cosa sta pensando” sussurrò scostandole dal volto una ciocca ribelle “Chissà se mi sente” “Certo che ti sente ...” intrecciò la mano alla sua sorridendo “ … la tua voce è diventata la sua compagnia preferita” “Bella fortuna” “Secondo te ...” “Una femmina” sollevò lo sguardo divertita incontrando due occhi verdi come il mare pieni d'amore “Sarà una femmina” “Sei un veggente ora?” “L'universo ce l'ha con me” “E per quale motivo avere una bambina è una punizione?” sentì la sua mano muoversi appena, un sospiro pieno di ironia “C'è qualcosa nell'universo, la Mulderite probabilmente e io avrò una figlia. Non è una punizione Dana” “E allora?” “Sarà terribilmente bella, avrà occhi grandi e luminosi e ci sarà una schiera di ragazzotti un po' troppo eccitati fuori dalla porta di casa ...” fece un bel respiro stringendola più forte a sé “ … passerò le notti a chiedermi se sta bene, se è viva, se è abbastanza in sé da non accettare passaggi dagli sconosciuti ma uno di questi giorni, qualcuno busserà alla mia porta e la trascinerà via da me ...” la sentì ridere, accadeva di rado ma a volte, quando chiudevano il mondo fuori dalla loro vita, lei era libera di ridere, di giocare, di essere sé stessa.
Il suo ossigeno, la sua vita, il suo amore, era una risata nuova, una risata che sapeva di dolcezza e di futuro “ … qualcuno innamorato, qualcuno che perderà la testa per lei proprio come io l'ho persa per te” le labbra si unirono dolcemente costringendolo a sospirare “E fino a quando non accadrà, sarò costretto a seppellire cadaveri in qualche campo scordato dal tuo Dio” “Cadaveri?” “Adolescenti eccitati che scorderanno puntualmente che suo padre, il suo meraviglioso e bellissimo padre, ha una pistola e non ha alcuna paura di usarla” “Mulder, non vogliamo farla nascere prima?” “Mi preparo psicologicamente” ribatté giocherellando con quell'unica ciocca di fuoco vivo “E la sai una cosa? Sarà terribilmente intelligente e dannatamente furba, riuscirà ad aggirare con facilità divieti e limiti e prima che ne accorga, farà sesso, guiderà una macchina e avrà dei bambini” “Ehi ...” la mano della giovane si posò sul suo volto costringendolo a rallentare “ … andrà tutto bene. Avrà un padre orgoglioso alle spalle e sarà abbastanza intelligente per distinguere il bene dal male. Accadrà Mulder, diventerà grande, farà sesso e guiderà una macchina e non potrai cambiarlo, non potrai impedirle di assaggiare la vita” “No?” ribatté divertito “Ehi, chiuderla nella torre più alta del castello e nutrirla con torte e schifezze per farla ingrassare non funzionerà” sbuffò indispettito da quella risposta così perfettamente calibrata.
“La sai una cosa? Non sei divertente” “Perché? Perché voglio evitare che la mia ipotetica quanto ancora non reale figlia sia costretta dal padre alla clausura?” le diede un bacio alzandosi “Ho fame, che ti va di mangiare?” “Pizza” “Inizio ad odiare tutti i pizzaioli di questa città” ribatté divertito prendendo le chiavi dell'auto “Mulder, domani ...” “No scordatelo” “Perché?” si avvicinò al divano posando le mani sullo schienale accanto alle sue spalle “Perché sei incinta e tre giorni di missione puoi vederli solo in televisione, sono stato chiaro?” Dana sbuffò reclinando la testa sui cuscini “Ti odio” “Non è vero” sussurrò chinandosi leggermente, le labbra si sfiorarono e un sorriso nacque spontaneo “Tu mi ami da morire” “Perché ne sei così sicuro?” “Perché io sto uscendo per comprare la pizza” le fece l'occhiolino uscendo di casa, lasciando alle sue spalle una giovane sorridente che ora chiamava famiglia.




Aveva nascosto una bugia immensa in quei tre giorni passati lontano da lei, ore infinite che lo avevano massacrato dentro.
Ore intervallate solo dalle poche telefonate che si concedeva, dalla sua risata, dalla sua gioia nel sentire aggiornamenti assurdi di un caso che nemmeno esisteva.
Doveva arrivare alla verità, era così vicino da poterne sentire il sussurro.
L'aveva a un soffio da lui ma ogni dannata volta gli scivolava via dalle dita lasciando rabbia e rancore dove prima viveva speranza.
Era sfinito dalle ore passate a rincorrere un fantasma malato d'onnipotenza e appestato dal fumo delle sigarette.
Oh lui l'aveva trovato quel fantasma, aveva trovato i suoi ricatti, i suoi occhi pieni di orgoglio e di gioia e quella voce lasciva che accarezzava l'anima con promesse che ora sembravano diamanti grezzi.
Gli aveva promesso una cura, gli aveva promesso una vita assieme a lei ma quello che chiedeva in cambio, quello era troppo da poter sopportare.
Lasciò le chiavi sulla mensola all'ingresso respirando il profumo di famiglia che improvvisamente il suo appartamento aveva rubato dalla vita.
La penombra invadeva ogni angolo della sala, l'unico sprazzo di colore veniva dall'acquario, il rumore delicato dell'acqua mossa dal filtro aveva sempre avuto un'effetto calmante sui mille pensieri sconclusionati che gli giravano in testa.
Chiuse gli occhi concedendosi qualche attimo per riflettere.
Sul divano accanto alla coperta riposava una dolcissima ranocchia viola e due scarpine bianche così piccole da sembrare quelle di una bambola.
La porta della camera era accostata e dall'interno, un sussurro, una dolcissima ninna nanna riempiva l'aria.
Si avvicinò lentamente imprimendosi a fuoco nella memoria la sua voce “ … Ho parole da raccontarti per i giorni in cui mamma non sarà più qui, resta un segreto, resta nascosta, resta al sicuro piccola mia perché tu sei la cosa più cara che ho...” trattenne il respiro mentre una dopo l'altra, le lacrime scendevano insolenti sulle guance.
Conosceva quelle parole, le aveva sentite ogni notte negli ultimi sette giorni, non aveva bisogno di spalancare la porta per indovinare cosa stesse facendo Dana.
Cantava, stava cantando per il loro bambino anzi, cantava per la loro bambina perché negli ultimi giorni, la certezza di avere una piccola bambolina tutta rosa si era presa ogni suo pensiero convincendola, forse perfino legandola ad un desiderio che lui aveva sempre nascosto al mondo intero.
Una figlia, una piccola principessa in grado di curare le ferite di un cuore ormai stanco, il cuore di un drago che non sapeva più volare.
Era egoista? Si, forse lo era ma non desiderava altro al mondo, una bambola di porcellana fragile e minuta che ad ogni primavera, avrebbe tolto pezzo dopo pezzo la candida armatura diventando donna.
Dio come amava quella piccola donna che riposava cullata dal canto della sua mamma.
Era per lei quella ninna nanna, era per lei la ranocchietta sul divano e per lei la culla ancora smontata in sala.
Era per lei la macchina più grande, il fasciatoio nel bagno, la borsa già pronta nell'armadio, per lei era la bicicletta rossa con le rotelline che aveva comprato, in anticipo certo, ma prima o poi l'avrebbe usata.
Ogni suo respiro, ogni cosa al mondo era diventata per lei, per quella piccola bambina che gli aveva rubato anima e cuore ancora prima di aprire gli occhi.
Non era stato facile accettarla, all'inizio quell'intrusa nelle loro vite aveva incrinato pericolosamente il filo di lama sul quale camminavano.
La sua presenza aveva sconvolto Dana più di quanto forse avesse immaginato, era colpa di quella piccola vita se il tumore della ragazza cresceva indisturbato.
Ci era voluto del tempo e due occhi azzurri come il cielo ad aiutarlo, a guidarlo attraverso il buio mostrandogli che non tutto era male, che nella cattiveria spesso poteva nascere una piccola scintilla di luce.
Ma quella canzone lo uccideva dentro ogni notte un po' di più perché non era sussurrata al silenzio ma registrata su cassetta affinché il suo piccolo amore potesse un giorno ascoltare la voce della sua mamma.
Spinse dolcemente la porta senza fare alcun rumore e l'immagine più bella del mondo invase ogni angolo dell'anima.
Seduta tra i cuscini e le coperte una fata cantava la sua nenia con la maglietta legata appena sotto al seno e le gambe libere da qualsiasi tessuto.
Quanti anni aveva passato inseguendo gli esseri più strani che mitologia e scienza potessero offrire? Una volta quando era bambino, sua nonna gli raccontò una fiaba, la storia di una fata che aveva rubato il cuore di un mortale e che per amore ogni notte si spogliava delle ali diventando umana, nonna Helena l'aveva vista quella fata e nella fantasia di un bambino di cinque anni, era nato un mondo intero di magia.
Era cresciuto senza famiglia, senza regole precise, era diventato uomo da solo, inseguendo miti e leggende, inseguendo la sua amata sorellina ma le parole di sua nonna, quella favola innocente, l'aveva sempre accompagnato.
Forse perché da qualche parte in fondo all'anima, custodiva il desiderio di poter un giorno trovare quella fata.
In quella casa, in quella stanza avvolta dal profumo di bimbo, le parole di sua nonna erano più vere che mai perché lui una fata l'aveva trovata davvero, una giovane ninfa dei boschi che sorrideva a quel pancino irriverente, che non temeva l'aria fresca della notte né il mondo là fuori, che sfiorava la linea delicata del ventre reggendo con la mano libera il registratore vicino alle labbra “ …i tuoi occhi così grandi cercano i miei, leggono ogni mio timore, ogni domanda, come se fossi stata dentro di me da sempre perciò ora con quegli occhi di cristallo, ascolta le mie paure nella nenia che ti regalo, per i giorni in cui mamma non sarà più qui, resta un segreto, resta nascosta, resta al sicuro piccola mia ...” aveva i capelli umidi per la doccia, sciolti sulle spalle dove disegnavano teneri intrecci di fuoco vivo.
Bagnavano la stoffa leggera della maglia ma non le importava, era incantata da quel sottilissimo muro di pelle che separava il loro bambino dalla sua mano “ … sarai al sicuro qui fuori perché c'è un re pronto a difenderti ma fino ad allora, nasconditi nei raggi di luna amore mio e non piangere, la notte può essere spaventosa, i tuoni e i fulmini fanno rumore ma un giorno sarai più forte di loro, sarai del mondo e non solo il mio segreto ...” rise divertita interrompendo qualche attimo la sua ninna nanna “Ti sei mossa?” spense il registratore sollevando lo sguardo, i suoi occhi colmi di gioia, quel sorriso nella penombra che illuminava il volto di un uomo distrutto “Ehi” allungò una mano verso di lui sorridendo “Come state?” sussurrò sfinito intrecciando le dita alle sue, la vide sollevare appena le spalle mentre una smorfia allegra le colorava il viso ma quella gioia durò pochi secondi appena “Mulder?” domandò tremante seguendo con le dita le scie lucenti delle lacrime “È successo qualcosa?” e il silenzio fu l'unica risposta che riuscì ad ottenere.
Lo vide sospirare, nascondere il viso tra le mani allontanando da lei lo sguardo poi quell'abbraccio improvviso, caldo, soffocante, un abbraccio che conosceva bene perché altre volte in passato, si era aggrappato a lei per sopportare il peso di una scelta che sembrava impossibile.
Strinse con forza le braccia attorno al corpo del compagno sorridendo appena “Non vuoi dirmi cosa ti preoccupa?” di nuovo il silenzio, di nuovo lui e la sua maledetta paura di confidarle i propri pensieri, quasi come fosse un prezioso ninnolo di cristallo pronto a rompersi in ogni momento “Mulder ...” lo spinse lentamente indietro sollevandogli il volto, c'era stanchezza nel suo sguardo, un'abisso di domande alle quali lei non poteva rispondere “ … cos'è successo?” “Sono solo … ho bisogno di riposare” “È solo questo?” “Scusami, non volevo spaventarti” “Non mi spaventano le lacrime, puoi piangere amore mio, non sei meno uomo se mi mostri il dolore” lo vide annuire mentre a fatica, costruiva un sorriso falso e bugiardo sulle labbra, qualcosa in grado di rassicurarla o per lo meno, qualcosa che gli evitasse il terzo grado ma la giovane socchiuse gli occhi leggendogli nell'anima “Non voglio … non so cosa ti è successo, non so cosa è accaduto là fuori ma non sei pronto a condividerla con me e ho paura di perderti nel silenzio. È questo che mi spaventa Mulder, il silenzio” sfiorò con le dita le sue labbra seguendone i lineamenti, la mano scivolò leggera sul collo, sulla spalla, sul braccio.
Intrecciò le dita alle sue trascinando la mano forte dell'uomo sul ventre nudo “La sai una cosa?” sussurrò posando la fronte sulla sua “Tua figlia ha imparato a giocare” rimasero immobili per secondi lunghi anni interi fino a quando, sotto alle dita, una spinta leggera non lo costrinse a trattenere il respiro.
Cercò gli occhi di Dana, la vide sorridere orgogliosa mentre muoveva le loro mani seguendo quei piccoli battiti di vita “Lo senti? Quando diventa tutto buio, quando il mondo là fuori diventa troppo amore mio, pensa al nostro bambino” strinse le braccia attorno al ventre di Dana sdraiandosi accanto a lei, il volto sul suo petto, la mano posata sul loro piccolo diamante, chiuse gli occhi sospirando mentre la ninna nanna tornò a riempire l'aria “ … volerai nel vento assieme alla mia voce, fianco a fianco con me, la mia bambina per sempre, sana e forte e spiegherai ali fragili di farfalla che ora ti sfiorano il viso ...” passò una mano tra i capelli di Mulder mentre il registratore aveva ripreso il suo tenero lavoro “ … ricorda le parole che canto per te, per i giorni in cui mamma non sarà più qui , resta un segreto, resta nascosta, resta al sicuro amore mio, perché tu sei la cosa più cara che ho” il respiro di Mulder diventò più lento, regolare, la presa più tenera sulla loro bambina “Dormi amore mio, ci penso io a difendervi dal mondo”. 

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Capitolo 8
*** Goccia di Vita ***




                                                                  Goccia di Vita





“L'hai trovato?” sollevò la testa dal libro annuendo, i tre amici si guardarono preoccupati, esaltati da quel cerchio infinito finalmente concluso.
Avevano passato notti intere a lavorare per cercare quel tabagista figlio di puttana che sembrava avere il controllo di ogni essere vivente, che sembrava scomparire nel nulla come un fantasma.
Conoscevano bene l'effetto che quell'incontro avrebbe avuto su di lui e non avevano la più pallida idea di come porvi rimedio “Ora dobbiamo solo farvi sparire, che ci vuole?” “Ho in mente nomi geniali” ribatté allegro Langly “Scordatelo, l'ultima volta mi hai fatto sembrare un'idiota” “Non è colpa mia Mulder, che ci posso fare se Frohike era in fissa con le telenovela spagnole?” Byers socchiuse gli occhi studiando per qualche attimo il volto dell'amico.
Era lì con loro eppure sembrava lontano anni luce, era stanco, non serviva un genio a capirlo ma era una stanchezza diversa, qualcosa che assomigliava pericolosamente alla depressione ed uscire da quel tunnel non era mai stata la sua specialità.
L'avevano già visto in passato, con sua sorella, con i mille enigmi che tutti e quattro assieme avevano cercato di svelare senza mai arrivare ad una fine, in qualche modo o nell'altro, Mulder era sempre riuscito a porvi rimedio, ad impedire al silenzio di massacrargli l'anima ma questa volta era diverso, questa volta era Dana.
“Va tutto bene?” sussurrò preoccupato “Mulder?” Frohike e Langly si voltarono all'unisono abbandonando i loro giocattoli elettronici sul tavolo “È forse successo qualcosa?” “Scully sta bene?” “Cosa?” mormorò confuso risvegliandosi da quel tepore a metà tra sogno e bugia “Il bambino sta bene?” “Si, si sta bene, stiamo bene” “E allora cosa ...” “Mia figlia” “Abbiamo una figlia?” domandò estasiato Frohike ma Langly sbuffò dandogli un leggero colpo sulla spalla “Che c'è?” “Idiota” “Se è una bambina questo cambia drasticamente le cose, avremo bisogno di una cavigliera elettronica per i suoi diciotto anni, una in grado di rilevare l'ormone alto degli sbarbatelli” Mulder sorrise scuotendo appena la testa “Non è sicuro, non siamo … è solo una sensazione” “Una sensazione?” “Sento mia figlia, la sento mentre mi chiama, mentre urla papà e non riesco, non posso ...” “E questo ti preoccupa?” “Ti sembra una cosa normale Malvin?” ribatté sarcastico ma l'altro rise “Sei un padre irrequieto che non vede l'ora di incontrare la sua giovane creatura, non sei il primo e non sei l'ultimo. Lo sai, mia nonna credeva di sentirmi canticchiare nella pancia di mia madre” “Frohike ha ragione, Mulder. Sei solo un po' agitato. Ormai è in quel ventre da cinque mesi e mezzo, se ne sta lì dentro al calduccio ignorando il mondo, come darle torto?” “E Michael ancora non ci ha chiamato. Perché?” “Qualche esame fuori posto?” “No, no Dana è stata in ospedale tre volte negli ultimi due giorni. L'ho accompagnata io” “E allora? Ti preoccupa il fatto che il cancro non stia mangiando viva la tua donna? Però amico mio, tu si che sai come goderti la vita” sbottò Frohike tornando a concentrarsi sul suo miscuglio di circuiti e fili.
“Cosa ti spaventa?” domandò amabile Byers stringendo la mano attorno alla spalla di Mulder “Stiamo facendo terapia di coppia per caso?” ribatté confuso scivolando via dalla presa dell'amico “Se ti aiuta a vuotare il sacco, si, è terapia di coppia” “È inquietante” “Langly ha ragione, inizio a sentirmi a disagio” ma l'altro rise invitandolo di nuovo a sedere “Se Scully è stabile, cosa c'è di così ...” “Non capisco come sia possibile, sono cinque mesi di ritardo sulla terapia. Il cancro dovrebbe essere cresciuto, dovrebbe avere scompensi un po' ovunque e invece non è così” “Quel figlio di puttana che ti ha detto?” “Che avrò la mia cura” “Quando?” domandò confuso Langly grattandosi il mento “E soprattutto, cosa vuole in cambio?” “Già, cosa vuole in cambio” si strinse la testa tra le mani allontanandosi per qualche secondo da quella stanza buia e piena di computer “Mulder?” “Mia figlia, vuole mia figlia” “Cosa?” esclamarono in coro “Buffo vero? Mi offre la salvezza di Dana su un piatto d'argento ma in cambio della sua vita, vuole quella di mia figlia” picchiò con forza il pugno sul tavolo cercando di respirare “Lei lo sa?” un debolissimo no uscì dalle labbra “Mulder, non credi sia il caso di ...” “E come faccio? Amore mio, ho trovato la cura per il tuo cancro ma in cambio mi hanno chiesto il nostro bambino!” si alzò di scatto cercando di respirare ma la testa girava e una strana nausea saliva rapida alla gola.
“La mia bambina! Vuole mia figlia!” “E se fosse un bluff?” “Malvin ha ragione, l'ha già fatto in passato” “Oh per favore!” ribatté gelido Langly “Cosa vi fa pensare che sia stato sincero? Quell'uomo è una fogna di bugie ambulante. Sta giocando con loro come un burattinaio” “Come posso salvarla?” sussurrò tremante Mulder stringendo con forza la testa tra le mani “Come posso salvarle entrambe?” “Amico mio ...” riprese Langly afferrandolo per le spalle “ … non so come aiutarti, nessuno di noi è in grado di farlo ma possiamo proteggervi, possiamo tenere sotto controllo i vostri movimenti e quelli delle persone al vostro fianco” il suono del cellulare interruppe quell'attimo di respiro “Mulder” “Ciao, sei … sei in ufficio?” “Sono dai ragazzi, una piccola rimpatriata fraterna” mormorò sarcastico ignorando l'espressione indispettita di Frohike “Puoi fermarti a comprare il latte quando torni? Lo so che non ti piace fare spese ma l'ho dimenticato” “Va tutto bene?” domandò confuso “Dana?” “Ho solo dimenticato il latte” afferrò la giacca ridendo “D'accordo, arrivo” chiuse la comunicazione ridendo di quel piccolo attimo di normalità “Tutto bene?” “Latte” “Latte?” mormorò confuso Langly aprendo i catenacci “Ha dimenticato il latte” una cosa semplice, una sciocca piccola dimenticanza che era già accaduta tre volte quel pomeriggio ma che non aveva alcuna intenzione di condividere con il resto del mondo.




“Abbiamo finito gli esami” gli occhi di Michael si piegarono in un tenero sorriso mentre sedeva al suo fianco “Sta bene?” “Sta … diciamo che va meglio?” “Questo è il tuo parere medico? Fa schifo” sbottò gelido cercando i suoi occhi “Considerate le sue condizioni, si, diciamo che va meglio” “Ora ripetilo guardandomi negli occhi” lo vide sospirare mordendosi colpevole il labbra “ D'accordo, c'è stato un leggerissimo accrescimento, movimenti quasi impercettibili ed è accaduto all'improvviso” chiuse gli occhi abbandonando la testa contro al muro mentre la voce del medico entrava nella carne come una lama affilata “I suoi valori stanno tornando nella norma. Non so dirti cosa sia a tenere il tumore sotto controllo. La crescita è stata minuscola, quasi impercettibile ma ha sfiorato il nervo ottico provocando qualche minuto di cecità. È sotto monitoraggio da undici ore, il cancro è tornato al suo posto” “Com'è … come può ...” “Abbiamo fatto lastre, esami specifici, tac. È tornato tutto al suo posto” “Posso vederla?” “No amico mio, per ora è sedata e ...” “E mia figlia?” “Tua figlia sta bene, l'abbiamo controllata attentamente. Il suo cuoricino è forte, è una combattente” “Quindi è una femmina?” sussurrò mentre il sorriso più bello del mondo schiuse le labbra “Hai una figlia, l'ultima eco ce lo ha confermato. Aspetto il mio collega per un consulto ma se le cose procedono per il verso giusto, tra qualche ora potrai vederla” “Michael?” “Dimmi” “Guardami negli occhi e giurami che quello che mi hai detto non è una bugia” “Perché dovrei raccontarti una bugia?” “Perché l'ho raccolta dal pavimento della cucina in lacrime, ho bisogno di una buona notizia, devo dirle qualcosa di bello perché non posso reggere di nuovo quello sguardo” “Ehm... devo dirti una cosa” chiuse la cartella clinica passandosi una mano tra i capelli, era nervoso, agitato, era tutto all'infuori del medico calmo e ponderato che si era abituato ad ascoltare.
“Io non so come spiegarlo, a dirti la verità, l'idea stessa suona altamente improbabile ma ...” “Ti hanno dato una laurea per questo? Lo sai che sei pessimo a tranquillizzare le persone” “Si? Beh direi che un attimo di riflessione mi è concesso! Devo dirti una cosa e non so come farlo perché è già abbastanza difficile credere che una cosa del genere possa uscire dalle mie labbra!” “Michael!” “Se fosse tua figlia a curare Dana?” “Cosa?” ribatté ridendo “Stai scherzando vero?” “Ho eseguito gli esami due volte. Il tumore si sta riducendo, sta tornando alle sue dimensioni, quelle che aveva prima della gravidanza e non ho la più pallida idea di come questo accada ma ...” si fermò qualche secondo cercando di non sembrare un totale idiota agli occhi di Mulder “ … ogni volta che Dana ha uno scompenso, il cuore di tua figlia accelera, la conta dei globuli aumenta, il sangue è più fluido e il problema scompare” “Io non … com'è ...” “Non lo so!” esclamò stupito il medico passandosi una mano trai capelli.
Leggeva nella sua espressione sconcerto e una briciola di esaltazione, la stessa che si impossessa degli uomini di scienza quando all'improvviso si trovano davanti ad un miracolo inspiegabile, ad una soluzione ricevuta per caso e non per logici ragionamenti “Non lo so, non riesco nemmeno a concepirla una cosa del genere!” “Era questo che voleva da me” “Chi?” domandò confuso Michael ma l'altro tossicchiò ingannando la sua attenzione “Ne hai parlato con qualcuno?” “Mi credi un'idiota?” “Scusa, è solo … è tutto così ...” “Lo so, però Mulder, ammesso e non concesso che questa teoria assomigli a qualcosa di vero, abbiamo tra le mani una bomba ad orologeria di dimensioni colossali e ci scoppierà tra le mani. Prima o poi la piccola verrà al mondo e l'effetto cascata è proprio dietro l'angolo” “Non possiamo separarle” “E cosa vuoi fare? Tenerla rinchiusa nel ventre materno per sempre?” lo strinse per le spalle sorridendo “Terrò in vita entrambe, fino a quando mi verrà permesso ti giuro che terrò in vita entrambe” “Non fare giuramenti Michael, lo sai cosa accade quando li infrangi?” “Voglio bene a Dana, non permetterei a nessuno di farle del male. Sei l'unico con cui ho condiviso questa cosa e resterai l'unico” il cuore tremò nel petto e il respiro accelerò, si allontanò dalla stretta sicura del medico alzandosi “La bambina è forte, il suo battito è regolare e cresce come ci si aspetterebbe in qualsiasi gravidanza di cinque mesi e mezzo” “Qualsiasi gravidanza” sussurrò a sé stesso mordendosi le labbra ma l'altro rise “Se vuoi, nella cappella dell'ospedale fanno i battesimi” “Cosa … perché dovrei ...” “Avete concepito un piccolo miracolo amico mio, il figlio l'abbiamo, lo spirito santo ci abbraccia. Ci manca il padre” gli diede una pacca sulla spalla allontanandosi velocemente, lasciando nel cuore tanta confusione ed una piccola goccia di gioia, una goccia che ora diventava reale, che aveva un volto e un cuore suo soltanto.

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