Colazione all'Aperto

di Kia_1981
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pensieri Inquieti ***
Capitolo 2: *** Noci, Baci & Cioccolato ***
Capitolo 3: *** Nuovo Accordo. ***



Capitolo 1
*** Pensieri Inquieti ***


Lo sguardo di Megan vagava sulle acque del lago, indugiando nel punto che aveva individuato come quello in cui il Presidio doveva essersi inabissato. Rabbrividì quando una folata gelida la investì e si strinse nelle braccia, nel tentativo di tenere lontano il freddo che sembrava voler raggiungere le sue ossa.

“Qualcuno sembra aver dimenticato che il clima della Vecchia Capitale non è mite quanto quello di Altieres!”

La voce allegra che pronunciò quell’osservazione irriverente la raggiunse alle spalle, portando con sé una piacevole sensazione di calore, provocata tanto dalle parole, quanto dal pesante mantello che le era stato appoggiato sulle spalle. C’era stato un tempo in cui un simile atteggiamento l’avrebbe mandata su tutte le furie, procurando al malcapitato una punizione esemplare. Quel tempo, però era passato.

“Sciocchezze. Non fa poi così freddo”, ribatté la dottoressa, beandosi tuttavia del tepore che l’aveva avvolta.

“Come desideri, Milady”, le concesse il giovane uomo al suo fianco con una risata divertita. “Prendiamo una carrozza?”, le domandò premuroso.

“Preferisco camminare”, asserì lei, accettando il braccio che le veniva offerto.

“Ne sei sicura?”

“Falla finita!”, sbottò lievemente irritata. “Non sono invalida, sai?”

L’altro alzò una mano in segno di resa e si avviò, camminando lentamente: gli piaceva prolungare il più possibile il tempo che riuscivano a passare soli, soprattutto considerando che, ben presto, quei momenti preziosi sarebbero diventati sempre più rari.

“Dunque? Hai parlato con Domina Heraclis? Siete riuscite ad accordarvi?”, domandò poco dopo il giovane.

“Sì, certo”, rispose laconica.

“Non mi sembri molto felice. Le cose sono andate tanto male?”, chiese dispiaciuto. Si sentiva vagamente in colpa per quello che Megan si stava ritrovando ad affrontare.

“No. Davvero. Niente che non mi aspettassi: più ore di lezione, meno di pratica”, sospirò sconfortata. “Solo… sai che ho sempre odiato avere a che fare con quelle capre del terzo anno. Il terzo anno è sempre il peggiore”, affermò convinta. “Pensandoci, però, devo ammettere che gli altri non sono certo meglio”.

Si scambiarono un rapido sguardo e scoppiarono entrambi a ridere, quindi lui si chinò per posarle un bacio leggero e veloce sulle labbra.  

“Va tutto bene, davvero”, lo rassicurò Megan. “Adesso possiamo prendere una carrozza? Comincio a sentirmi piuttosto stanca e infreddolita”.

“Ai tuoi ordini, Milady!”

La pronta risposta venne accompagnata da un bacio sulla mano sinistra, proprio sopra la fede nuziale.
La carrozza si fermò e suo marito la aiutò a salire. Non appena anche lui ebbe preso posto, la dottoressa si accoccolò contro il suo fianco, in cerca di un altro po’ di calore. Il giovane la strinse a sé.

“Sicura che vada tutto bene?”, le chiese di nuovo.

Megan sospirò. Doveva essere paziente e ricordare che anche per lui, in fondo, era tutto nuovo. Aveva reagito bene alla notizia, ma a volte gli sembrava piuttosto disorientato; di sicuro si stava dimostrando sempre più apprensivo e lei non voleva che si preoccupasse inutilmente. Gli prese una mano fra le sue, gli baciò il palmo e vi appoggiò il viso.

“Non ti preoccupare. Sopravvivrò anche a questa ondata di incapaci. Non è che una soluzione temporanea, non sto certo rinunciando al lavoro che amo. I miei compiti verranno solo alleggeriti per il tempo necessario, poi tornerà tutto come prima. Più o meno”

Sorrise al marito, che si rilassò visibilmente.

“Megan”, sussurrò chinandosi su di lei. “Vi amo. Vi amo alla follia”

Le loro mani si intrecciarono con tenerezza sul suo grembo. Gli sorrise di nuovo mentre gli sfiorava le labbra.

“Ti amiamo anche noi… Jules”    
 
§§§
 
Megan scattò a sedere sul letto, annaspando. Il cuore le batteva all’impazzata mentre cercava di rimettere ordine tra i suoi pensieri incoerenti. Guardò la sua mano sinistra, timorosa di quello che avrebbe potuto trovare, ma nulla: nessun anello d’oro infilato al suo dito. Una piccolissima parte di lei fu quasi dispiaciuta per quella scoperta, ma la giovane decise di ignorarla e di godersi il sollievo che le aveva procurato, al contempo, quella scoperta.  

“Devo smetterla con questi sogni”, brontolò fra sé infilandosi una vestaglia.

Si sedette alla specchiera e cominciò a pettinarsi con movimenti lenti, sperando di riuscire a calmarsi. Era assurdo: cosa le diceva la testa? Non le interessava un matrimonio, né tantomeno mettere su famiglia. Con Lord, poi!
Ad ogni modo Julian era decisamente fuori portata, ormai, visto che aveva perso la testa per una misteriosa studentessa. Chissà di chi si trattava. Posò il pettine con un sospiro. Perché continuava a pensarci? Perché quei pensieri la mettevano tanto a disagio? Si vestì in fretta: doveva prepararsi all’incontro con Eloise e aveva bisogno di riprendersi da quella notte agitata, visto che non aveva intenzione di stuzzicare la curiosità molesta della sua migliore amica. 

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Capitolo 2
*** Noci, Baci & Cioccolato ***


Camminare fino alla pasticceria dove si erano date appuntamento per la colazione, aiutò Megan a ricomporsi e a provare a dimenticare quello che aveva sognato. Un figlio da Julian. Che assurdità. Relegò quel ricordo in un angolo dei suoi pensieri, dove (si augurava) non le avrebbe dato fastidio.


“Meg!” La chiamò Eloise che la stava aspettando sulla porta del locale in compagnia di uno studente che ricordava di aver visto ma che non conosceva personalmente. Il sorriso dell’amica le fece intuire che quella lacuna sarebbe stata colmata di lì a poco e questo mise la dottoressa di cattivo umore. Non capiva perché dovesse sempre esserci qualche terzo incomodo a rovinare i suoi programmi.

“Megan, ti posso presentare il conte Eirik Von Mayr?”, esordì Eloise. “Studia legge ad Aldenor ed è qui in visita. Suo padre è uno dei nostri ambasciatori”.

“Per la verità quella in legge è la mia seconda laurea”, precisò l’altro con orgoglio, inchinandosi alla nuova arrivata per poi esibirsi in un elegante baciamano. Megan non lo degnò di uno sguardo, rivolgendo un’occhiata indispettita alla principessa.

“Credevo saremmo state sole”, le fece notare.

Il nuovo arrivato la guardò, vagamente allarmato dal tono irritato con cui la giovane si era espressa.

“Vostra Altezza, credo che vi precederò per far preparare un tavolo”, annunciò dileguandosi all’interno del locale.

“Ti prego, Megan. Axel me l’ha messo alle calcagna, non potevo fare altrimenti”, si scusò Eloise.

“Ah, davvero? E che fine ha fatto Lord?”, non poté fare a meno di indagare l’altra guardandosi intorno.

“Non ne ho idea”, sbuffò Eloise. “Probabilmente aveva altri impegni. Perché me lo chiedi?”

Il tono circospetto di Eloise mise Megan in allarme.

“Per il semplice motivo che sarebbe stato più facile liberarci di lui che di questo sconosciuto”, rispose secca. La principessa rise.

“Per un momento ho pensato che sentissi la sua mancanza!”, la canzonò.

Megan si considerò fortunata che fosse stato solo il pensiero di un momento. Seguì l’amica nel locale, dirigendosi verso il tavolo che il loro accompagnatore aveva fatto preparare. Ordinarono la colazione, ma alla giovane era passato l’appetito: il loro ospite continuava a blaterare di argomenti che non le interessavano affatto, irritandola a morte. L’avrebbe fatto tacere più che volentieri con il suo collaudato sistema del gomito piantato in gola ma, per sua immensa sfortuna, non le sarebbe stato possibile prendersi una simile soddisfazione in quel momento. Si distrasse in preda alla noia e il tovagliolo le cadde a terra. Il giovane conte si chinò per raccoglierlo nel preciso istante in cui lo fece anche lei. Quando sollevò lo sguardo i loro volti erano pericolosamente vicini e Megan si ritrovò a fissare i limpidi occhi azzurri del ragazzo. Lui la guardò ammiccante: quel presuntuoso doveva aver pensato che la sua fosse una mossa calcolata.    

Un vociare concitato distolse l’attenzione della dottoressa, salvando l’idiota seduto al suo fianco da un’occhiata micidiale. Quando Megan vide che i responsabili di tanta confusione erano i gemelli Sinclair, il suo volto si illuminò: quei due piantagrane potevano essere un diversivo perfetto.

“Eloise, credi che al nostro ospite farebbe piacere conoscere alcuni dei Cavalieri a cui dobbiamo la salvezza dal Presidio? Guarda, i Sinclair sono appena entrati. Potremmo invitarli al nostro tavolo”, propose dolcemente. L’altra la guardò come se fosse impazzita: quei due erano calamità naturali, che avrebbero potuto combinare chissà quali disastri nel breve tragitto dall’ingresso al loro tavolo.

“Non potete evitare di essere tanto incivili?”, protestò qualcuno dietro i ragazzi.

Megan si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere Julian porgere il braccio ad una scholara. Rimase ad osservarlo impietrita mentre le sorrideva per poi rivolgerle qualche parola a bassa voce, che gli fecero guadagnare un sorriso dolce e un cenno d’assenso. La dottoressa si sentì assalire da un insopportabile senso di nausea. Scattò in piedi e si diresse verso la porta, sorda ai richiami della sua amica. Doveva essere quella ragazza il grande amore di Lord, visto come si era comportato con lei. Probabilmente le aveva confessato i suoi sentimenti e lei lo aveva accettato.

Gli passò davanti rapida, senza nemmeno rispondere al suo saluto. Sentiva di avere un disperato bisogno di uscire e allontanarsi il più possibile da Julian e dalla sua amica.

Camminò senza meta per un po’, finché non si sentì richiamare. Si bloccò, evitando accuratamente di voltarsi. Solo in quel momento realizzò di avere freddo (l’aria era gelida, quella mattina, e aveva lasciato il suo mantello nel locale) e di sentirsi piuttosto debole. Si lasciò cadere su una panca che si trovava
provvidenzialmente lì vicino, aspettando che Julian la raggiungesse.

“Lady Eloise si è molto preoccupata”, la informò il giovane fermandosi alle sue spalle. “Ti senti male?”.

Si era spostato, ed ora, in ginocchio di fronte a lei, la osservava preoccupato.

“Sei pallida”, constatò. Si tolse il mantello posandoglielo sulle spalle. La stoffa pesante conservava il calore del corpo di Julian, dandole l’illusione di essere avvolta dall’abbraccio del ragazzo.

“E stai tremando. Non abbiamo il clima di Altieres, qui. Non lo sai, lady Linnett?”, domandò scherzoso. L’altra si riscosse, colpita da quelle parole così simili a quelle del suo sogno.

“Cos’hai detto?”, domandò sconvolta. “Lascia perdere”, soggiunse precipitosa davanti allo sguardo interrogativo del giovane. Con Julian seduto accanto, le sembrava di sentirsi meglio. Nonostante questa consapevolezza, avrebbe preferito rimanere sola; senza sapere di preciso cosa dire o fare, decise di rimanere in silenzio, i pugni stretti in grembo.

“Mi hai quasi travolto, sulla porta di quel negozio”, cominciò finalmente il Cavaliere. “Eloise ti chiamava, io ti ho salutata ma tu ti sei comportata come se nessuno dei due si stesse rivolgendo a te. Sembravi sconvolta. Mi sono preoccupato”, la informò a bassa voce. Megan si sentì inaspettatamente compiaciuta.

“Mi spiace, non volevo certo rovinare il tuo appuntamento galante”, replicò piccata.

“Ma di cosa stai parlando? Quale appuntamento?”

Julian sembrava sinceramente confuso e questo non fece che acuire l’irritazione di Megan.

“Lascia perdere!”, sbottò. “Non hai nemmeno risposto alla mia lettera! Sai quanto mi sia costato scriverla? Ammettere di doverti delle scuse?”

Si pentì subito di essersi lasciata andare in quel modo.

“Mi dispiace, hai ragione. Sembra che abbia sviluppato questo pessimo vizio di non rispondere agli inviti. Spero di non dover ingurgitare qualche altro intruglio che mi faccia star male per un giorno intero, per farmi perdonare”

Megan sorrise debolmente.

“Non ho intenzione di intrufolarmi di nuovo in camera tua”.

“Peccato”, sospirò lui. Megan era talmente immersa nei suoi pensieri che non sentì quel commento.

“Avevi detto che la conosco”, disse all’improvviso. “Ma non mi pare di averle mai rivolto la parola”

Julian, non riusciva a capire: Megan sembrava agitata e di nuovo non aveva idea di cosa stesse parlando. Glielo chiese.

“La ragazza che prima era con te”, gli rispose spazientita. “Se è lei il grande amore di cui mi hai parlato, ti sbagliavi a pensare che la conosco. Non le ho mai parlato, non so nemmeno a quale Societas appartenga”

Il giovane si trattenne a stento dall’esultare: la sua adorata dottoressa era gelosa. Dannatamente gelosa.

“In realtà nemmeno io so a quale Societas appartenga quella ragazza: le ho dato una mano perché i gemelli l’hanno quasi travolta durante una delle loro assurde discussioni”

Megan stava ancora cercando di capire cosa le suscitasse quella notizia, quando un brontolio prolungato la indusse a voltarsi verso Julian. Si ritrovò a fissare la sua espressione lievemente imbarazzata mentre si teneva una mano sullo stomaco.

“Mi spiace”, si giustificò, “Sto letteralmente morendo di fame. Se andassi a prendere qualcosa per calmare i morsi della fame, mi faresti compagnia?”

Lo sguardo sfrontato che le rivolse subito dopo la fece scoppiare a ridere. Si ricordò di non aver fatto in tempo a consumare la colazione e non voleva certo rischiare che anche il suo stomaco cominciasse a brontolare.

“E va bene, se proprio non vuoi mangiare da solo…”

Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Julian si era già dileguato, lasciandola momentaneamente sola a confrontarsi con i sui dubbi. A Megan non era sfuggito il fatto che Julian avesse evitato di rispondere al suo invito perfino quando aveva cercato di metterlo alle strette. Forse non voleva davvero avere più niente da spartire con lei. Scacciò subito quel pensiero, considerando che le aveva appena offerto di dividere uno spuntino. La dottoressa sospirò: non avrebbe dovuto farsi tanti problemi perché la distraevano. La confusione che stava sperimentando era solo l’ennesima conferma del fatto che gli uomini non fossero altro che un fastidio, come aveva sempre ritenuto. Doveva concentrarsi sugli studi, non poteva concedersi inutili distrazioni; non ora che le mancava così poco. Sollevò lo sguardo, notando Julian tornare verso di lei con aria soddisfatta e un sacchetto che aveva l’aria di essere piuttosto pieno. In quel momento, Megan decise di non insistere: avrebbe lasciato che fosse il giovane a decidere se dare o meno una risposta al suo invito, visto che lei non aveva alcuna intenzione di elemosinare le sue attenzioni. Era convinta di aver fatto la scelta migliore, eppure, appena lo ebbe seduto accanto, la sua determinazione sembrò svanire e si ritrovò a sperare che Julian affrontasse spontaneamente l’argomento della cena.

“Ecco qui”, esordì il Cavaliere sorridendo, mentre le appoggiava in grembo il sacchetto aperto. Il contenuto era ancora caldo e sprigionava un profumo appetitoso: Megan non poté fare a meno di chiudere gli occhi e respirare quel buon odore che le stava facendo venire l’acquolina in bocca.

§§§

Julian cercò di non guardarla, ma era davvero impossibile: l’espressione deliziata sul volto di Megan gli faceva desiderare di mandare al diavolo la prudenza che si era imposto, prendere la donna tra le braccia e baciarla. Forse lei l’avrebbe lasciato fare... Ma chi voleva prendere in giro? Avere pazienza stava diventando sempre più difficile.

“Scegli pure quello che preferisci”, riuscì a dire dopo interminabili momenti di lotta interiore per mantenere un certo autocontrollo. “Ho preso quelli che stavano sfornando: sono con le scaglie di cioccolato oppure con i baci

Megan sgranò gli occhi, fissandolo con un’espressione stranita finché Julian realizzò cosa avesse appena detto.

“Le noci. Volevo dire le noci”, si corresse precipitosamente prima che Megan potesse pronunciare una sola parola.  

“Ovvio”, replicò brusca, continuando a guardare dentro il sacchetto senza decidersi.

“Non ti piacciono?”

Il giovane era perplesso: era sicuro di aver scelto bene, conosceva i suoi gusti meglio di chiunque altro… allora perché sembrava così insoddisfatta?

“No”, lo rassicurò infine. “Sono perfetti. Mi piace il cioccolato. Anche le noci. Va bene così”

Megan pescò un panino a caso, per poi passare il sacchetto a Julian. In quello scambio le loro mani si sfiorarono e quel breve contatto provocò la stessa reazione in entrambi: fecero finta di niente, nonostante tutti e due desiderassero prolungare quel momento.

Julian mangiava in silenzio, ripensando all’uomo che aveva notato nella pasticceria, al tavolo con le dottoresse. Aveva avuto modo di incontrarlo alla Reggenza di Aldenor e, doveva ammetterlo, non gli aveva fatto una buona impressione. Gli era sembrato molto pieno di sé, arrogante… e perfino viscido, considerando il modo in cui aveva guardato Megan mentre si precipitava fuori dal locale. No: quel tipo non gli piaceva per niente. Accantonò la questione per riconsiderarla in un secondo momento perché c’era anche altro a cui pensare: che risposta avrebbe dovuto dare all’invito della dottoressa?    

§§§
 
Anche Megan taceva, sbocconcellando assorta i panini dolci. Le sembrava strano che Julian stesse zitto, ma non aveva alcuna intenzione di mettersi a conversare. Cercava di non prendere in considerazione il flusso di pensieri che la portavano ad analizzare i motivi per cui il ragazzo non avesse ancora risposto al suo invito. Perfino poco prima aveva, di nuovo, evitato la domanda. Cosa le importava? Quel maledetto idiota poteva andare al diavolo se pensava che si sarebbe abbassata a chiedergli un’altra volta… si bloccò, colpita da una possibilità che non aveva ancora valutato: forse lui non aveva proprio intenzione di accettare per non rischiare di farsi vedere con lei. Forse non voleva che si spargessero assurde voci che, con ogni probabilità, avrebbero creato dei problemi nei suoi tentativi per conquistare la misteriosa studentessa di cui si era innamorato.

Quei ragionamenti le avevano fatto passare l’appetito. Inghiottì l’ultimo boccone, poi si voltò verso Julian. Lo vide trasalire, prima di cominciare a tossire per un boccone che gli era andato di traverso. Prima che Megan potesse cominciare a preoccuparsi sul serio, il giovane si riprese.

“Si può sapere cosa ti prende?”. Domandò alterata. “Non sei più capace di mangiare senza rischiare di strozzarti?”

Julian riprese fiato; un paio di colpi di tosse sembravano averlo rimesso in sesto. Allungò una mano verso Megan, poi sembrò ripensarci, ma continuò a
fissarla con un’intensità che la mise a disagio.

“Io… ecco, io non so come dirtelo…”, esordì. Sembrava imbarazzato e questo non era da lui.

Senza un motivo apparentemente plausibile, il cuore di Megan cominciò a battere, in preda a indefinite speranze e misteriosi timori. Trattenendo il fiato rimase ad osservare Julian che estraeva un fazzoletto dalla tasca, particolare di cui si dimenticò nel momento stesso in cui le sollevò il mento e lei, d’istinto, chiuse gli occhi, socchiudendo le labbra. La sensazione successiva fu quella della stoffa strofinata sulla sua bocca. Si sottrasse di scatto al tocco del ragazzo.

“Scusa. Ti era rimasto del cioccolato sulle labbra, così ho pensato di…”, provò a spiegare Julian. Certo, era stato uno sforzo non indifferente, per lui, servirsi del fazzoletto. In realtà, quando si era accorto di quel particolare inconveniente, il primo istinto era stato quello di pulirle le labbra in ben altro modo.

“Ma per l’amor del Cielo! Razza di idiota!”

Sbottò Megan palesemente irritata. Gli tolse di mano il fazzoletto e cominciò a ripulirsi con gesti rabbiosi. Non voleva nemmeno pensare a quello che le era passato per la mente poco prima, a quello che aveva immaginato, sperato, stesse per accadere.

Quando si voltò di nuovo verso Julian, intuì che il giovane era pronto ad andarsene. Represse un sospiro: probabilmente era meglio così, anche se ancora non aveva ricevuto risposta al suo invito.

Camminarono fianco a fianco in silenzio per un tratto, poi, senza preavviso, Julian riprese il discorso che le stava particolarmente a cuore.

“Riguardo quell’invito, Milady”, esordì, gettando Megan in una spirale di aspettative e timori.

“Non oso accettare un invito del genere. Non voglio sembrare irriconoscente, davvero”

“Però?”, lo incalzò la dottoressa. Era una situazione umiliante. Non credeva che si sarebbe sentita rispondere negativamente e non avrebbe mai immaginato che un simile rifiuto le avrebbe procurato un simile dispiacere.

“Non vorrei che farci vedere a cena insieme, alimentasse delle stupide chiacchiere”

“Capisco”, si limitò a dire. Era ovvio che Lord preferisse evitare pettegolezzi che avrebbero potuto compromettere la buona riuscita della sua conquista.

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Capitolo 3
*** Nuovo Accordo. ***


“Potremmo trovare un’alternativa”, suggerì inaspettatamente il giovane, sorprendendola.

“Come, scusa?”, boccheggiò, incredula per la propria reazione.

“Pensavo che potremmo, per esempio, fare un picnic al riparo da sguardi indiscreti”, le rispose sorridendo. “Sempre che l’idea ti aggradi”, soggiunse.    

“L’ultima volta che mi hai fatto una proposta del genere, se non ricordo male, mi sono ritrovata a partecipare ad un picnic più affollato del previsto”, gli fece notare sarcastica. (*)

“E come potrei dimenticarlo?”, scoppiò a ridere Julian. “Soph e quel guastafeste di Stuart mi hanno messo in imbarazzo per buona parte del tempo!”

Megan cercava di nascondere il suo divertimento e quella reazione fece tornare in mente al Cavaliere un particolare che aveva notato prima: la giovane indossava la spilla a forma di ape che lui stesso le aveva regalato poco tempo dopo il picnic, in occasione del suo compleanno. Il gioiello brillava discretamente dalla sua posizione privilegiata sul petto dell’affascinante dottoressa, ricordandogli di avergliela vista indosso anche la notte in cui l’aveva quasi baciata (**). Il ragazzo represse un sospiro carico di rimpianto.

“Giuro che stavolta non ripeterei l’errore. Fidati”, cercò di convincerla.

La dottoressa alzò gli occhi al cielo, sbuffando esasperata. Sapeva che avrebbe ceduto alla richiesta di Lord perché alla fine si lasciava sempre persuadere dalle sue proposte, per quanto assurde le sembrassero.

“E va bene”, concesse infine, lieta, una volta tanto, di arrendersi.

“Splendido!”

L’esclamazione di Julian sorprese Megan, che non si aspettava tanto entusiasmo. Si accorse che il giovane le stava cavallerescamente offrendo il braccio, così accettò con naturalezza. Ebbe l’impressione che Julian l’avesse attirata più vicina, ma non protestò.

“Posso farti una domanda?”, le chiese all’improvviso.

Lei gli rivolse uno sguardo incuriosito.

“Dimmi pure”, concesse, sperando di non sentirsi rivolgere qualche domanda imbarazzante. “Però non ti assicurò che avrò voglia di risponderti”

Julian annuì. La reticenza di Megan era prevedibile, ma non aveva intenzione di metterla in difficoltà.

“D’accordo. Volevo solo sapere… come hai potuto pensare che potessi cercare di corteggiare una ragazza, con i gemelli nei paraggi?”

Megan scoppiò a ridere e l’eco di quel suono allegro risuonò nella mente di Julian finché raggiunsero la loro destinazione. Le aprì la porta, cedendole galantemente il passo e la dottoressa ricambiò accennando un sorriso, che si spense non appena si rese conto di aver attirato la sgradita attenzione di alcuni studenti. Un improvviso silenzio, seguito da un brusio, concitato attraversò il locale come un brivido e altre teste si voltarono nella loro direzione. 

La reazione della giovane non tardò ad arrivare: si strappò di dosso il mantello con rabbia, lanciandolo in direzione di Julian senza nemmeno assicurarsi che lui fosse pronto a prenderlo al volo. Poi rivolse uno sguardo minaccioso ai temerari che ancora li stavano fissando e che, ovviamente, si affrettarono a tornare rapidamente alle loro precedenti conversazioni.

Solo Eloise stava ancora sgranando gli occhi per la scena che le si era presentata.

“L’Onorabile Megan aveva bisogno di una boccata d’aria fresca”

Annunciò Julian avvicinandosi al tavolo con Megan. Eloise cercò inutilmente di darsi un contegno, ma sembrava sul punto di scoppiare.

“Sei diventato la mia balia, Lord?”   

Ringhiò Megan seccata e il giovane chinò il capo per nascondere un sogghigno divertito. Per quanto la riguardava, non c’era bisogno di dare alcun tipo di giustificazione. Osservò disgustata il giovane conte che si era alzato e stava spostando la sedia per farla accomodare: non aveva alcuna intenzione di andare a sedersi di nuovo accanto a quell’antipatico damerino, quindi rimase testardamente in piedi finché all’altro non fu chiara l’antifona.

“Julian, credo che tu e il conte abbiate già avuto occasione di conoscervi, vero?”

Domandò Eloise per cercare di rompere l’imbarazzante silenzio che era calato sul piccolo gruppo intorno al tavolo.

“Certo, lady Eloise. Piacere di rivedervi, milord”

Capitava di rado che Julian si rivolgesse in modo così freddo e distaccato a qualcuno, perciò Eloise percepì facilmente l’antipatia reciproca tra i due giovani.

“Lord”, l’altro accennò un saluto stentato. “Grazie di aver riportato lady Linnett”

“Riportato? Non mi pare che lady Linnett sia di vostra proprietà, signore”, ribatté il giovane con ferocia, stringendo i pugni.

“Grazie Julian. Non avrei saputo dirlo meglio”, soggiunse Megan in tono mellifluo. Non vedeva l’ora che quel supplizio finisse per potersene andare a lezione e concentrarsi su cose più importanti degli idioti che aveva intorno.

“Megan, perché non ti siedi e prendi qualcosa? Sarai affamata”, intervenne precipitosamente Eloise che cominciava ad averne abbastanza di quella mattinata. Si ripromise di fare un discorsetto ad Axel, per evitare che in futuro si potessero ripresentare situazioni del genere.  

"Si è fatto tardi, ormai: credo che prenderò solo un tè. Non ho fame"

Julian era ancora immobile lì vicino, uno sguardo ostile fisso sul conte che lo ricambiava con un sorrisetto di superiorità. Megan ritenne che, se voleva sperare di andarsene alla svelta, avrebbe fatto meglio a congedare il Cavaliere. Poi si sarebbe occupata dell'imbecille che sembrava dare per scontato che gli sarebbe caduta ai piedi. Poco lontano un lieve trambusto e voci che si alzavano di tono, avvertì i presenti di imminenti guai in arrivo. 

"Lord, grazie dell'aiuto. Faresti meglio a raggiungere i tuoi amici, prima che distruggano questo locale con una delle loro stupide risse" 

Il giovane fece un cenno di assenso. S'inchinò brevemente al conte e riservò un inchino più profondo a Eloise. Infine si voltò verso Megan, le prese una mano e se l'avvicinò alle labbra. Quando il suo respiro le sfiorò la pelle, la dottoressa dovette sforzarsi per apparire impassibile.

"Per quanto riguarda la questione che abbiamo lasciato in sospeso, Milady, vi darò notizie appena possibile", sussurrò guardandola negli occhi. Baciò l'aria sopra le sue dita, poi  si diresse verso i gemelli che, vedendolo avvicinarsi, smisero di accapigliarsi e cominciarono a ridacchiare e darsi di gomito.

Megan tornò a concentrarsi sul tè che le era stato messo davanti, ignorando ostentatamente i tentativi di conversazione del conte Von Mayr e fingendo di
non fare caso alle occhiate inquisitorie di Eloise.

Dall'altra parte della sala, giungevano le risate un po' sguaiate dei gemelli Sinclair, che si divertivano a spese di Julian, alternate a brevi momenti di pausa in cui l'altro Cavaliere rispondeva ai loro motteggi in tono quieto e sommesso. 

Quando Eloise, Megan e il conte si alzarono, il gruppo dell'Ordine della Croce si stava dedicando con entusiasmo ad una porzione di dolci piuttosto abbondante. Gli sguardi di Megan e Julian si incrociarono per un istante in cui il ragazzo le rivolse un breve sorriso e un cenno di saluto con la testa, prima di immergersi in una nuova conversazione con gli amici.  

Appena furono all'aperto, Eloise riuscì a congedare Von Mayr con una scusa, con grande soddisfazione di Megan.

"Adesso esigo una spiegazione"

Il tono perentorio di Eloise cancellò in un attimo il sollievo di Megan, raggelandola.

"A quale proposito?", le domandò, sforzandosi di apparire indifferente.

"Non fingere di non capire: tu e Lord. Vi comportate in modo strano da troppo tempo. Voglio sapere cosa succede"

Megan affrettò il passo, convinta che l'amica sarebbe stata costretta a tacere per risparmiare il fiato, se avesse dovuto camminare con un'andatura piuttosto sostenuta. 

"Non so di cosa parli, Eloise. L'unica cosa che è cambiata sono gli interessi di Lord: pare che abbia finalmente capito di non avere speranze con me e abbia deciso di infastidire qualcun'altra"

La principessa si bloccò, incredula.

"Mi prendi in giro?", domandò. 

"Me l'ha detto lui stesso", replicò l'altra, nascondendo la propria frustrazione.

"Allora è lui che sta prendendo in giro te: da come ti è corso dietro prima, dubito che le cose stiano come dici tu"

Megan scrollò le spalle: non aveva intenzione di approfondire l'argomento; meno ci pensava, meglio era.

"Pensa quello che vuoi, Eloise. Ho fatto le mie scelte molto tempo fa: gli uomini non sono altro che una distrazione inutile e dannosa", rispose lapidaria, prima di rendersi conto che le scelte dell'amica erano state completamente differenti. "Per quanto riguarda me, almeno", soggiunse, per evitare che l'altra potesse sentirsi offesa.

Eloise rimase a guardarla: le sembrava chiaro che Megan le stesse nascondendo qualcosa, ma sapeva per esperienza che farla parlare non sarebbe stato assolutamente facile. Avrebbe evitato le domande scomode e avrebbe evitato perfino lei, se avesse insistito troppo. Ci voleva pazienza. Affrettò il passo per raggiungerla.

"Allora, chi dici che sarà il primo idiota di nostra conoscenza di cui dovremo occuparci oggi durante il turno alla Misericordia?"   

L'espressione di Megan cambiò e da assorta divenne ironica.

"Vuoi fare una scommessa?", le chiese.

Eloise sorrise di rimando. Con il tempo, ne era certa, sarebbe riuscita a farsi confessare tutto quello che le stava nascondendo. Sarebbe stata paziente. Avrebbe usato l'astuzia. Non le avrebbe dato tregua, finchè non fosse riuscita a farle ammettere la verità, perchè era sicura che Megan si stesse portando dentro un peso di cui avrebbe fatto meglio a liberarsi.  





Note
(*) rif. role "Troppi al Picnic": dopo essersi reso molto utile a Megan, Julian riesce a strapparle la promessa di accettare un invito per un picnic. Peccato che, causa un'inaspettata intrusione di Gabriel e Sophia, l'incontro finisca per essere ben lontano dall'appuntamento romantico che il ragazzo aveva immaginato. Messo in imbarazzo da un commento di Sophia sulla sua paura infantile nei confronti delle api (rivelazione che sembra aver divertito Megan), Julian decide di regalare alla dottoressa una spilla a forma di ape in ricordo di quel pomeriggio. 

(**) rif. role "Chiedi Alle Stelle": Megan, di ritorno da una festa in cui ha ecceduto con gli alcolici, si imbatte in Julian che, rendendosi conto delle condizioni della giovane, decide di rimanere con lei e aiutarla a rientrare in Collegio. Giunti faticosamente a destinazione, dopo aver evitato che Megan si facesse un bagno nel fiume, i due si fermano davanti alla porta della camera della dottoressa. Qui Julian vuole congedarsi dandole un azzardato bacio sulla guancia, ma nel momento in cui si abbassa verso di lei, Megan si volta... e il bacio raggiunge un obiettivo ben diverso.

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