Camp Half-Blood ~Le cronache di Aiden~

di krastykrab1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Anno 50xx, Centro di ricerca avanzato. Studio dei Mezzo sangue..

-Signore il paziente t è sveglio. Pressione e battito regolare, nessun effetto collaterale..-
-Procedete con la conferenza..-
-Andiamo subito!-

Mi sono sempre sentito spento, vuoto. Come se non fossi in grado di muovermi. Però li vedevo, i bei prati verdi circondati da immense foreste e ricoperti da bellissimi fiori color lavanda; il cielo di un azzurro brillante e le nuvole che sembravano zucchero filato. Ero li fermo, come ogni giorno, a guardare altri come me azzuffarsi a vicenda. Fino a quando non aprì gli occhi..

-Signor Aiden.. signor Aiden..- Una voce interruppe i miei pensieri. Mi trovavo in una stanza bianca circondata da finestre trasparenti. Una giovane donna mi si sedeva davanti su una sedia molto futuristica.
-Si.. si.. ecco. Mi scusi.- Risposi quasi scocciato dal sentire quelle parole come se fossero familiari.
-Per oggi è tutto. Può tornare nel dormitorio. Domani parleremo di Alexander, si prepari..- La ragazza uscì dalla piccola stanzetta lasciandomi in testa quelle ultime parole.
Alexander, secondo loro, è un personaggio fittizio nella mia testa che ho creato per non sentirmi solo da quando era piccolo. Una sorta di amico che mi aiutava a sconfiggere mostri con archi e spade. Inizialmente credevo a questa storia: una sorta di campo estivo dove i figli degli Dei vivevano, proteggendolo sia dai mostri che da loro stessi. Si, avete capito bene. Dei! Ci siamo intesi: Poseidone, Zeus, Ade.
Mi alzai dalla sedia dirigendomi verso il dormitorio; un’enorme sala dove si affacciavano diverse stanze. Non so il motivo ma ho sempre reputato la mia stanza migliore delle altre: le pareti erano completamente ricoperte di disegni e poster, in più era l’unica stanza ad avere la finestra affacciata ad oriente e per questo mi era facile alzarmi la mattina e non dover finire nella stanza buia. Ironico no? Una delle punizioni di questo posto è essere chiusi in una stanza buia per 4 ore. L’unico problema è che le persone, qui dentro, se le farebbero volentieri altre 4 ore di dormita.
Mi buttai sul letto chiudendo gli occhi per 15 minuti fino al momento del test giornaliero. Si, in questo posto, si divertono a farci fare stupidi, e difficili, test  per valutarci. Per quanto ne so, secondo loro, siamo speciali. E in parte sono d’accordo; se per “speciali” intendono ragazzi che non hanno ne un padre e ne una madre rinchiusi in un manicomio.
Mi alzai molto lentamente per poi andare a bussare alle altre stanze.
-Sveglia minchioni, non vi paro il culo un’altra volta.- Per quanto odiassi questo posto, non mi piaceva lavorare da solo ed è per questo che mi sono candidato come “Sveglia umana”.
Arrivai primo nella sala dei test e piano piano la stanza iniziò a riempirsi, eravamo circa una quindicina di ragazzi, probabilmente tutti con un qualche disturbo comune. Non parlavamo mai del “motivo”, per cui siamo sotto terapia, con gli altri pazienti. Ci metteva a disagio.
La Dottoressa iniziò a parlare:
-Questo test è molto semplice. Abbiamo stipulato un Identikit dei vostri “Amici Immaginari” dalle vostre descrizioni. Per superare la Sindrome di Peter Pan vi basterà semplicemente distruggere questi androidi dalle sembianze simili ai vostri amici.- Una volta concluso la Dottoressa uscì dalla sala lasciandoci soli, con gli umani di metallo.
Si sentì inizialmente un brusio, poi gli Androidi fecero il primo passo avvicinandosi con aria amichevole ai rispettivi “amici”. La mossa sbagliata la facemmo noi. Io solo ero rimasto fermo a fissare l’androide mentre tutti gli altri ragazzi si erano accaniti sugli umani di metallo distruggendoli in mille pezzi. In quel momento mi passò in mente un ricordo, un pensiero o una visione. Non riuscivo a capire cosa fosse. Raffigurava una guerra. Possiamo dire; divisa in due fazioni: Gli uomini con armi da fuoco e quelli con armi medievali. Alexander, la persona che mi ero immaginato, accanto a me, su una collina. Io tenevo un arco nero e una faretra, mentre Alex teneva una spada. C’era anche da dire che gli outfit non erano proprio adatti allo scenario. Io indossavo una giacca verde con sotto una camicia a righe, bianca e rosa, sopra un paio di Jeans.
Alexander invece indossava qualcosa di molto più simile ad un’armatura da battaglia.
Lui si lanciò nella mischia iniziando a uccidere più persone con armi da fuoco. Io ero rimasto sulla collina, a scoccare le mie frecce in tutta tranquillità.

L’allarme del manicomio suonò; un ragazzo dai capelli neri e un’armatura pesante correva verso la nostra sala. Era seguito da un pinguino che si muoveva in modo buffo e due ragazzi che non avevo mai visto.
I vetri si frantumarono all’impatto del ragazzo lasciando libertà di scappare a tutti, io guardavo il ragazzo come se lo avessi già visto, come se lo ricordassi.
-Aiden. Aiden scappiamo.- Il ragazzo mi prese per il braccio e iniziò a correre. Solo in quel momento notai che le guardie di sicurezza ci stavano inseguendo tutte armate.
-Santa Chione quanto sei lento..- Dopo questa frase mi sentii sollevare finendo in spalla al ragazzo dai capelli neri. Tutto sembrava rallentarsi, tutto sembrava fermarsi. Poi il buio..

 
 

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


Capitolo 1 ~ Ricordo ~


Rividi il ricordo avuto qualche istante prima, mentre i bruschi movimenti del ragazzo mi sbattevano su e giù come una pallina da pingpong. Avevo gli occhi socchiusi quindi riuscì a vedere i giovani di quel posto andare addosso alle guardie. L’ultima cosa che vidi era un piccolo salto del pinguino e un’ondata di gelo che congelò gli uomini armati, poi, silenzio e buio.

-Cosa succede?-
-Chi siete voi? Perché ci avete “salvato”?
-Vogliamo delle spiegazioni.-

Un gran baccano mi entrò nelle orecchie rendendomi ancora più stordito di prima. Il grosso ragazzo con l’armatura cercava di tranquillizzare tutti come un vero leader. Mentre,  gli altri due suoi accompagnatori erano sulla porta; probabilmente a fare da sentinelle.
-Hey! Aiden si è svegliato.- Un’ orda di ragazzi si avvicinò a me per poi essere spintonata via dal giovane con l’armatura.
-Oh grazie al cielo.- Il ragazzo con l’armatura li scansò tutti finendo a faccia a faccia con me, ancora confuso, poi si abbassò su di me, ed io riuscivo a vedere dei piccoli diamanti nei suoi occhi. Lui stava piangendo.
Mi si avvicinò velocemente lasciandomi un bacio sulla guancia e per qualche assurdo motivo sentivo quel bacio così familiare.
Mi alzai, ponendo una mano sulle pareti del posto. Non riuscivo a riconoscere il luogo: sembrava uno di quei rifugi per barboni nel bel mezzo di Seattle.
Spostai la testa verso le due sentinelle notando solo ora che entrambi indossavano la stessa felpa arancione che gli faceva risaltare i capelli neri più de solito. Poi spostai la testa verso il grosso ragazzo con l’armatura che, notato solo ora, indossava la stessa felpa arancione che le due sentinelle portavano, però questa volta riuscivo a vedere cosa c’era sul lato anteriore: “Camp Half-Blood”.
-Camp Half-Blood?- Lessi ad alta voce –cos’è un campo Scout?-
Il grosso ragazzo scosse la testa facendo una buffa, e offensiva, risata sotto i baffi. –No no. È casa tua. E mia.-
Non capì cosa volesse dire quindi mi limitai ad annuire, d’altronde ero solo un pazzo che credeva in un amico immaginario.
Il grosso ragazzo si mise, in piedi, su una sedia mezza rotta e tutti si girarono a guardarlo come se fosse un dio o qualcosa del genere.
-Voi siete liberi. I rinforzi stanno arrivando per portarvi a San Francisco dove sarete aiutati da alcuni miei amici.- Il ragazzo a quel punto scese dalla sedia avvicinandosi a me. –Cheryl. Matteuz. Pensateci voi a loro.- Poi si girò a guardarmi afferrandomi per il braccio. –Tu seguimi.- quindi si avvicinò all’uscita ed io lo seguì passo passo. Arrivammo davanti ad un’auto sportiva di colore arancione e un cavallo posto su tutte e quattro le portiere. –Questa è tua?- Chiesi ammirando la decappottabile. Lui si limitò ad annuire per poi aprirmi la portiera. –A lei signorino Tyler!-
Non capì come facesse a sapere il mio cognome, ma in ogni caso mi limitai a stare zitto poggiandomi sui sedili dell’auto e in quel momento notai quando cavolo erano comodi quei sedili. L’altro ragazzo si mise al posto del guidatore. –Pronto?- Non feci in tempo a rispondere che l’auto partì. Volevo morire. Il contachilometri era impazzito per quanta velocità stessimo prendendo: non riuscivo neppure più a vedere la strada. Mi vidi un muro sbattermi in faccia per poi ritrovarmi su una collina, con la macchina spenta e il ragazzo seduto su un tronco.
-Ben svegliato dolcezza.-
-Ugh.- Scesi dall’auto guardandomi attorno. C’erano solo alberi.
-Che posto è?-
-Questo è il Campo MezzoSangue.- Un cenno con la mano mi suggerì di seguirlo, e così feci.
Tantissimi giovani ragazzi si spostavano per il campo allenandosi con spade e archi. Alcuni si riposavano sulla sponda di un laghetto, altri invece erano sgridati da un mezzo cavall- ASPETTA! COSA?
-Scusa ma.. quello è un..- Indicai la creatura appena inquadrata con lo sguardo.
-Lui è Chirone, il capo di questo campo. Ed è un Centauro.
Annuì senza rispondere ancora più confuso di quanto lo fossi prima.
-Tu come ti chiami?- Chiesi guardando in faccia il ragazzo, che si fermò di fronte una grotta con scritto “Casa del figlio del tempo, non disturbare”. Lui fece un inchino.
-Io sono.. Alexander  Foster, figlio di Chione e Vice Capo delle forze armate.-
Restai immobile pensando fosse una coincidenza. Poi lo scrutai meglio: Il nome, il fisico erano identici all’Alexander che mi ero immaginato. Anche la storia era simile.
-Aspetta. Sei figlio di una Dea?-
Lui annuì. –E pure tu, sei figlio di un Dio.-
-I-io?-
Annuì nuovamente per poi rispondere. –Di un Titano a dirla tutta. Sei figlio di Crono.-
In quel momento stavo ricordando. Il cuore iniziava a battere ed io rivedevo le continue lotte e battaglie avute al campo. Le sfide, le imprese. Io ero un Semidio.
-Cazzo..- Guardai Alexander fisso negli occhi che fece un’espressione contenta. Poi gli saltai addosso spingendo le mie labbra contro le sue. Poi lo lasciai.
-Alex..- Iniziai a lacrimare per poi asciugarmi subito le lacrime.
-Stai tranquillo..-
Annuii portando Alexander dentro la grotta. Mi sedetti davanti alla scrivania iniziando a guardare delle foto che ritraevano me e Alexander.
-Mi mancava questo posto.- Poi mi girai verso il ragazzo che si era sistemato sul letto. –La SIMS ha rapito i Semidei dopo che c’è stata la Grande Guerra.- Alexander iniziò a seguirmi a metà frase ma sembrava avermi capito e annuì.
-Dove vuoi arrivare?-
-Cosa è successo mentre ero nei laboratori?-
-Io, Cheryl e Matteuz siamo venuti a cercarti.-
-Okay. Okay.. cos’è successo prima?-
-Che intendi?-
-Perché mi avete cercato?-
-Oh giusto! E’ arrivata una lettera!- Quindi si alzò dandomi il foglio contenente un testo, senza firma con solo una data “27/01/2017”.
-Ma è di circa 3000 anni fa..-
-Evidentemente qualcuno nel passato ti conosce..-
Quindi aprì la lettera e iniziai a leggere.
“Caro Aiden, non posso rivelarti la mia identità dato che non so in mano a chi finisca questa lettera. Qui al campo mezzosangue abbiamo bisogno del tuo aiuto. Il flusso temporale sta perdendo energia e l’occhio del ciclone sembrerebbe essere proprio quest’anno. Qui non abbiamo le potenzialità per correggere il problema. Speriamo in un tuo aiuto.”
Chiusi la lettera iniziando a scrivere su un quaderno alcuni appunti. –Qual è il punto della situazione?-
-Sappiamo che la SIMS sta prendendo energia da alcuni Semidei per prelevare potere dal flusso temporale.-
-Perché tutti i semidei?-
-Solo i figli dei pezzi grossi. Una piccola parte dei poteri di Crono è ereditaria.-
-Tuttavia non è abbastanza. Ed è per questo che hanno catturato anche me.-
Alexander annuì  iniziando a chinare la testa. Poi continuai.
-Credo che la SIMS si sia spostata nel 2017.-
-E per quale motivo?-
-Non ne ho idea.. ma ho intenzione di scoprirlo.-
Mi alzai dalla sedia aprendo l’armadio tirando fuori un completo elegante verde. Mi tolsi quei brutti vestiti da laboratorio e indossai il completo.
-Da quanto non ti vedo così elegante.- Sorrise Alexander -Quindi, partiamo?-
Tirai fuori dalla tasca una piccola gemma violacea. –Parto solo io- Alexander si alzò in piedi di scatto. –Te lo scordi. E’ troppo pericoloso..-
Io controbattei. –Hai mandato gli altri Semidei al Campo Giove, questo significa che il Campo MezzoSangue non è al sicuro. Ho notato che la barriera è debole. Ho bisogno che tu resti qui.- Mi tolsi una spilla che avevo sul completo  e la misi sulla maglia del ragazzo. –Ora sei tu al comando.-
-Aiden..-
-Purtroppo il tempo che passo fuori dalla mia Linea temporale è invariato. Non posso dirti “Torno fra cinque minuti” ma ricorda.. che farò di tutti per abbracciarti ancora.-
Strinsi la gemma tra le mie mani iniziando a pensare al 27/01/2017 e al Campo Mezzo Sangue. Poi un giramento di testa e dopo un qualcosa simile a una caduta aprì gli occhi ritrovandomi sotto un cielo stellato. Restai per qualche secondo fermo e immobile per poi alzarmi, togliendomi la terra che si era attaccata sul vestito verde. Guardandomi attorno vidi il campo completamente diverso da come me lo ricordavo. Iniziai a vagare fino all'infermeria che, fortunatamente, non aveva cambiato posto.
-Hey amico, che giorno è oggi?-
Un ragazzo con i capelli blu e alcuni piercing mi rispose probabilmente era uno dei medici figli di Apollo. -Umh, è mercoledì..-
-Intendo, in che anno e in che giorno siamo?-
-Cavolo dovresti saperlo che gli alcolici sono vietati al campo.-
Il ragazzo mi prese per il braccio poggiandomi su un lettino per poi darmi un bicchiere d'acqua. -Su, bevi! Comunque è il 27 Gennaio 2017.- Sorrise.
A quel punto feci un respiro e chiusì gli occhi facendo uscire dalla bocca un suono che poteva tranquillamente essere ricondotto ad "Evvai" per poi addormentarmi.
 

 

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