The Scorpion`s sting

di GiulsBlack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - L'apnea ***
Capitolo 3: *** Boliver ***
Capitolo 4: *** She's my sibling, I hate her ***
Capitolo 5: *** Mommi ***
Capitolo 6: *** They don't know nothing about us ***
Capitolo 7: *** It's too cold outside for angels to fly ***
Capitolo 8: *** O ti amo o ti ammazzo ***
Capitolo 9: *** Fuoco e benzina ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questa storia e questi pensieri sono dedicati a te: che ti sento e ti trovo in tutte le cose, in quelle belle ma anche in quelle tristi, perché le cose tristi sono le cose vere, reali.

Ti trovo in quello che scrivo, che leggo, vedo o sento.
Ti trovo nelle battute, nelle immagini allegre e soprattutto in tutte le cose malinconiche. Perché la malinconia fa parte di me, se c'è lei ci sono io, e se ci sono io, ci sei tu.
Ti trovo se penso al passato, a quanto ti ho amato, a quanto ti ho vissuto e a quanto ho rinunciato solo per avere te.
Ti trovo nel presente se penso a quanto ti amo, a quanto ti vivo e a tutto ciò che scelgo di fare, per avere te.
Ti trovo se penso al futuro, a come sarà se sarai con me, e allora mi penso felice e mi concedo di essere ottimista per due ore o poco più, poi però penso anche a quando non ci sarai, e allora divento malinconica, che un po’ mi piace e un po’ no.

Ti ho amato per così tanto tempo, ti amerò anche quando tu non amerai più me?
Credo di si, è la mia condanna. Ti amerò anche quando amerai un'altra, ed io un altro, ti amerò e saprò di amare meno me stessa, non avendoti.

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Capitolo 2
*** Capitolo I - L'apnea ***


Note: questi capitoli altro non sono che una raccolta di One shot, non si tratta di finzione, tutti gli argomenti citati sono stati vissuti da me in prima persona. Sono ricordi. Terribili, strazianti, felici e dimenticati. Sono qui per me, per non perdermi in mezzo a tutto questo marasma. Provate ad indovinare cosa ho vissuto e cosa ho provato. Per ogni domanda mi trovate qui.







C’è un momento che si presenta ogni notte, tra il sonno e la veglia, in cui l’incubo di quel giorno bussa alla porta della mia coscienza e mi ritrovo a lottare per non farlo entrare. 

Perdo sempre.

Perdo contro quei ricordi così come perdo la pazienza: inesorabilmente. Rimango paralizzata mentre rivedo il tuo volto tingersi di blu, il mio colore preferito, il colore del mare, del cielo, dei tuoi occhi e della paura. Tu sei blu e non respiri, non mi vedi, non mi ascolti, sei in quel mondo sconosciuto dove vanno tutti quelli che lottano tra la vita e la morte. 
Tu ventuno anni di sogni non ancora espressi, ed io bambina mai cresciuta che ha imparato a scrivere e non ancora a parlare. 
Quel giorno siamo stati fortunati, hai rischiato di andartene trascinandomi con te senza neanche chiedere. 

Sei il solito prepotente. 

Sarebbe bello poter essere una di quelle che con finta modestia dice: “ho vissuto esperienze terribili e sono rinata dalle mie ceneri”. Io non sono mai rinata dopo aver superato la merda che la vita mi ha messo davanti, sono rimasta sempre la stessa, dramma dopo dramma. Forse meno fiduciosa, meno spiritosa, meno dolce, persino meno bella, ma mai arresa, mai persa. 
Sono sempre lì: al tuo fianco. 
Non mi muovo mai, mi trovo sempre a portata di bacio, con i miei occhi grandi, i miei capelli ribelli e le labbra gonfie di chi vive in un broncio perenne. 

Non avere paura.. se servirà respirerò io per entrambi.

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Capitolo 3
*** Boliver ***


Al mio miagolatore preferito, questo capitolo è per te, che ci hai reso le giornate un inferno negli ultimi anni, ma ci hai fatto anche tanto ridere. Sei stato immensamente amato, nonostante fossi rumoroso, prepotente e gigantesco. Ora hai a disposizione tutte le crocchette dell’universo e lande inesplorate da scoprire. Non litigare con Camilla, e tienila d’occhio per me. 

Mi mancherai tanto pelosone mio.

Ti voglio bene.




 

Se potessi avere un super potere vorrei essere in grado di amare di meno.
Amare meno, non è poi una grossa pretesa. Vorrei amarti di meno, mi credi?
Amare meno i tuoi occhi.
Amare meno la tua barba.
Amare meno la tua voce.
Amare meno il modo in cui pronunci il mio nome.
Amare meno le tue spalle.
Amare meno le tue idee, la tua logica.
Vorrei arrabbiarmi di più.
Vorrei dirti che la mia opinione vale quanto la tua.
Vorrei dirti che io valgo quanto te, ma non è vero, non lo è.
Vo
rrei dirti che mi sembra di morire se non parli.
Vorrei dirti che mi sento scricchiolare le ossa, quando io ti sorrido e tu non mi guardi.
Vorrei dirti, e dirtelo in faccia, che ti amo talmente tanto che sono segnata a vita, non me ne libererò mai.
Vorrei dirti che mi sembri stanco, sempre stanco di me.
Vorrei dirti che le conseguenze di questo amore le pagherò solo io.
Vorrei dirti che ogni viaggio per me è l'ultimo.
Vorrei dirti che voglio tutto il tuo tempo, perché un giorno non mi sarà più concesso.
Vorrei dirti che siamo agli sgoccioli, perché mi sembri stanco, perché non mi concederai altri nove anni della tua vita.
Ma io te li darei tutti, che me ne faccio, dei miei anni? Che se li prenda lui.
Vorrei dirti tante cose.

La più importante: non lasciarmi.
Ma non lo dirò, non lo dirò, perché suonerei patetica.
Tutti ci invidiano, ma io invidio chi non sa amare.
Perché amarti mi devasta, mi brucia e mi consuma. Però ti amo. Tu resta.


 

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Capitolo 4
*** She's my sibling, I hate her ***


Questo è per te, mia prima amica, mia miglior nemica, mia eterna delusione.




 

Stasera mi torni in mente dopo una vita in cui non ti pensavo più.

Mi sono impegnata tanto per lasciarti andare, ho detto a chiunque lo chiedesse che ci vogliamo bene, ma che dopo 19 anni non abbiamo ancora imparato a scendere a compromessi con noi stesse. 

Comunque niente, dicevo che mi sei tornata in mente, facendo un pò di pulizie (quelle che mi raccomandavi sempre di fare) ho trovato una lettera che mi hai scritto te tanti anni fa, avevamo 14 anni, forse 16. Mi scrivi che non devo essere gelosa delle nuove amiche che frequenti, che tutto quello che è stato non lo dimenticherai, dici che non potresti, perchè dimenticare me sarebbe come dire dimenticare la tua vita. Mi chiami la tua gemella, perchè da quando avevamo 2 anni non abbiamo fatto un passo senza tenerci per mano.

Non dimenticherai quello che abbiamo affrontato, perchè sono la tua famiglia, la tua famiglia surrogata, mi ami. Lo dici chiaro e tondo: “Ti AMO” con solo la i minuscola come si usava ai tempi.

Sono qui a distanza di anni per dirti che avevo ragione io, che non ti avrei mai mai mai più avuta indietro dal branco in cui ti eri infilata, avevo ragione io a supplicarti di ragionare con la tua testa, di non lasciare che una di loro rispondesse anche per te. Sono qui a distanza di anni per dirti che mi hai fatto un male cane, perchè quando hai deciso che non valevo più il tuo tempo, qualche mese fa, ti sei portata via la prima famiglia che io abbia mai avuto.

Ti ho lasciato fare, perchè sapevo che parecchi anni prima eri entrata in un giro in cui non si può uscire. Perche loro ti vogliono bene, me lo hai detto chiaramente, LORO ti vogliono bene, io no, io mai.

Sono sempre stata brava a dare agli altri la libertà delle proprie scelte, lo hai sempre detto tu, non ti sei sorpresa del fatto che quando ti sei allontanata io mi sia allontana di più, sono un asso in questo.

La mia capacità di lasciare andare le persone più importanti della mia vita senza battere ciglio mi sorprende ogni volta.

Il tempo avuto insieme vale meno perchè ora non lo condividiamo più? Quelle due bambine che si tenevano per mano le lunghe giornate a scuola e che hanno passato 19 anni di vita condividendo pensieri, risate e battiti, erano condannate a diventare nulla più che un ricordo pieno di rancore? 

Dimmelo tu, che hai sempre avuto le risposte anche per le domande che nessuno ti poneva.

Comunque volevo dirti che ti amo anche io, stupida stronza, che ti ho amato più di quanto abbia mai fatto persino tuo padre. Che coppia di stronze, io senza madre e tu senza padre.  

Ti amo, e copriti che prendi sempre freddo.

Ti amo, e bevi meno caffè.

Ti amo, e mangia di più, che tanto so cosa stai facendo.

Ti amo, e basta tagli ai capelli, che lunghi ti donano.

Ti amo, e non studiare fino alle tre del mattino, che sei brava lo stesso.

Ti amo, e stai attenta a Venezia, che se finisci in acqua chi ti salva?

Ti amo, ma Zac Efron è comunque mio.

Mi manchi, ma stai bene lì dove sei.

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Capitolo 5
*** Mommi ***


Mi fanno vedere un filmino di un natale di tanti anni fa, tu ci sei e già questo è atipico, mi guardi, mi sorridi e mi abbracci fortissimo quando ti dico (mangiandomi le esse e le erre) che quel regalo per te l’ho scelto proprio io. Ti brillano gli occhi quando mi guardi e alcune tue movenze di donna rispecchiano quelle della me bambina, quindi è esistito un periodo in cui io cercavo la tua approvazione e tentavo di assomigliarti, perfino. La me ventenne aveva rimosso questo ricordo, questo natale, ora che lo so fa più male, ci credi?

Ho avuto un breve scorcio di mia madre, per un attimo ho visto la mia vita se tu ne avessi fatto parte, fa più male perchè ora so come avrebbe potuto essere. Per quanto sei stata mia?

Incredibilmente, il video subito dopo questo fa vedere il mio compleanno, appena cinque mesi dopo, tu eri già partita e io a sei anni davo consigli di vita all’uomo che ho amato per entrambe. E’ questo il tempo in cui mi hai amato? Cinque mesi?

Ti rivedo adesso, che piangi perchè non ti abbraccio, perchè non ti bacio, perchè non ti guardo, piangi perchè giuri di amarmi e perchè io sono una stronza senza cuore, piangi perchè tu rivuoi una figlia ma io non so come farla, perchè sono sempre stata io a prendermi cura di te.

Accarezzerei la me bambina, le direi di stare tranquilla, che ce la caveremo anche senza di te. Le direi che va bene così, che non è colpa di nessuno, che la vita a volte si mette in testa di addomesticarti fin da subito e che va bene restare in silenzio, che non c'è da vergognarsi ad essere una bambina silenziona che non si fida a lasciarsi toccare.

Che male c'è a non lasciarsi avvicinare? che malè c'è ad essere una bambina che ride poco e ascolta tanto, troppo. Come quando a nove anni sono rimasta ad ascoltare in silenzio dietro una porta quello che non dovevo. Come quando mi sono fatta carico del dolore della verità in silenzio, sempre in silenzio, non sia mai che possa recare danno a qualcuno.

Di cosa posso dichiararti colpevole, mamma?
Di non avermi amato? mentirei, perchè l'hai fatto, in modo folle e sconsiderato, ma l'hai fatto. ORA ti credo.

Ti devo i miei silenzi, ti devo le mie insicurezze, ti devo la paura del rifiuto (Dio! quante volte non ho aperto bocca o alzato dito per paura di essere rifiutata), ti devo il terrore dell'abbandono, che in fondo non si sa mai se le persone spariranno all'improvviso perchè non vali il loro tempo.
Ti devo la frenesia che mi porta a mollare tutto, se qualcuno mi fa sentire respinta.
Ti devo la rabbia che mi consuma, a volte, quando mi sento braccata.
Ti devo un papà stupendo, almeno lui l'hai scelto bene.
Ti devo il timore nel lasciarmi accarezzare, che le carezza sui graffi si sentono di più. *
Ti devo questo mio amore turbolento, mai calmo, mai fiducioso, mai sereno.
 Ti devo la brutalità nei sentimenti, ti devo questo carattere chiuso e glaciale.
Ti devo la vita, ironia della sorte.


Chi mi incontra, mamma, ti deve il timore nel dovermi avvicinare, che lo vedo che mi si tratta come si tratterebbe una bestia inferocita.
Non ferita, feroce. Che sia sempre chiaro. 



















*  note: sono quasi certa di aver letto questa frase LE CAREZZE SUI GRAFFI SI SENTONO DI PIU' da qualche parte, non ricordo dove, ma ritengo corretto specificarlo, chiunque l'abbia scritta mi ha regalato le parole adatte, grazie.





 

 

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Capitolo 6
*** They don't know nothing about us ***


La gente mi guarda sempre con un misto di incredulità e compassione quando sono con te, che sei talmente bello con quegli occhi di cielo liquido e le spalle larghe che tengono su il mondo, il mio. Pensano che io debba rendere grazie a qualsiasi divinità esistente perché uno come te ha notato una come me: bianca, scura e controversa.
Forse hanno ragione.

Però loro non conoscono i sogni che avevo prima di incontrarti, le idee, la fantasia e la certezza che avevo di essere intoccabile, che la vita avesse smesso di riservarmi paure e insicurezze.
Ne ero talmente certa, così arrogante, libera e folle in questo, che il mondo ha voluto farsi una risata presentandomi il tuo viso con il conto in mano.
Loro non sanno neanche di tutti gli amici persi per stare con te, che hai monopolizzato ogni attimo e ogni respiro senza chiedere "per favore", non sanno della tua prepotenza pacata e mai rumorosa, non sanno della tua arroganza sottile nei gesti, non sanno i muri presi e la fiducia persa, non sanno cosa vuol dire rinunciare alla scuola giusta solo per seguire te, non sanno cosa vuol dire perdere giorni, notti e ore solo per assicurarti la promozione.
Dio, ci tenevo così tanto a vederti discutere l'orale con la voce tremolante e lo sguardo di sfida che ti caratterizza, che ho perso di vista la mia di voce, il mio di sguardo.
E quanti voti ho ceduto per darli a te, amore mio. 
Loro non sanno cosa significa per una ragazza non ancora ventenne, insicura e feroce, scegliere di rinunciare a tutto solo per dare una possibilità a te, una sola.
Non sanno cosa si prova a decidere consapevolmente di precludersi tutte le strade solo per ampliare la tua.
Non si rendono conto, forse non lo hanno nemmeno mai provato, un amore come il nostro, che brucia tutto senza ferire mai nessuno, che dura da dieci anni in barba a tutti i pronostici.
Perchè gli adulti lo sanno, lo sanno sempre, che due quattordicenni non camperanno tanto, che sono solo amori estivi senza rimpianti.
Ora, invece, gli adulti siamo noi, l'eccezione che conferma la regola, spalla a spalla a creare ricordi e sogni futuri, mai divisi, mai dubbiosi, mai infelici.
Non la immaginano la fortuna che ha uno come te, silenzioso e con i piedi ben piantati a terra, quando è amato da una come me, con la mani sporche d'inchiostro e gli occhi sempre rivolti al cielo.
Ti ho dato la mia vita, il mio tempo, il mio peggio, che conta molto di più del meglio che può darti chiunque.
E sopporto anche gli sguardi di chi è convinto che io non sia alla tua altezza, e infatti non lo sono.
Ma dall'alto del tuo metro e novanta, però, riesci sempre a prendere qualche stella da regalarmi.

Loro non sanno nulla di noi, non sanno che la notte, sotto le coperte mi sussurri mille volte “bimba” all'orecchio, perché se hai una possibilità, una qualunque, di non esserti annoiato, è grazie a me.
Avevo dei sogni, avevo dei progetti, avevo delle possibilità...ma ho scelto te.
Grazie.

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Capitolo 7
*** It's too cold outside for angels to fly ***


C’è mia nonna, da qualche parte, è stata lei a farmi il torto più grande.
Mi ha tolto la possibilità di provare le cose come gli altri: senza timore, senza rabbia, senza sospetto. 
Non può neanche darmi una giustificazione, tornare indietro e inventarsi un addio, raccontare una balla, trovare una scusa, inventarsi una cazzata che renda meno ridicolo tutto quello che è stato.

Nei miei sogni lei dice questo: “Scusa, bambina mia, non è stata colpa tua, per me eri abbastanza”. 
Nella vita reale, però, le cose sono diverse: per lei non contavo niente e ha deciso di cucirsi le labbra con la morte. 

A nove anni i bambini sono maestri nell’arte del nascondino.
Io ero la più brava di tutte: dietro quella porta semichiusa, la mattina in cui hai deciso che questo mondo non valeva più il tuo tempo, non mi ha trovato nessuno, nemmeno Dio, che ha sempre altro da fare quando si tratta di aiutare me. 
Allora sono rimasta nascosta, mentre mamma piangeva e sussurrava che eri morta, senza lasciare dubbi a chi stava dall’altra parte della cornetta, perché chi spicca il volo come hai fatto tu può atterrare solo con un gran baccano e le ali troppo devastate per provare ad alzarsi di nuovo. 

Ti ho perdonato tutto quello che era umanamente perdonabile Nonna, davvero, ma mi duole dirti che ci sono cose che non posso dimenticare e di quelle tu sei responsabile, quindi prendi le tue colpe, che io non so che farmene. 
Non ti perdono i piedi sempre ben piantati a terra, la paura di volare, di essere sul piedistallo, di guardare il mondo dall’alto, che mi prende sempre una leggera nausea e mi si stringe la gola per la voglia di urlare.
Non ti perdono l’egoismo nell’esserti lasciata dietro sei figli, SEI, che sono diventati l’ombra di ciò che erano.
Non ti perdono nemmeno tutti i nipoti a cui non hai saputo dire addio.
Non ti perdono per tuo figlio più piccolo, che all’alba della vita, con i vent’anni ancora appesi sulle spalle, ha deciso di seguirti, che lo sappiamo tutti che se ci fossi stata tu, lui sarebbe ancora qui a mordere la vita.
Non ti perdono la paura subdola e costante nel chiedermi cosa stia facendo il mio papà, uno dei tuoi tanti figli, che il timore che ti vengano dietro è ben radicato in tutti noi, spettatori del tuo circo. 
Hai condannato tutti, ci credi?
Hai guardato la tua famiglia sgretolarsi dall'alto dei cieli?
O ci guardi arrancare dietro a quello che hai lasciato da sotto terra, che di volare, mi pare scontato, non sei mai stata capace. 
Hai guardato le tue tre figlie farsi la guerra a vicenda?
O preferisci mantenere l'attenzione sui due figli maschi che ti rimangono?
Bada bene, Nonna, DUE, i maggiori, perchè il più piccolo ti è venuto dietro e ora guarda i fiori crescere dalla parte delle radici.
Li hai visti crescere i tuoi sei nipoti?
Sei figli e sei nipoti, fortunata stronza, che a malapena riescono a guardarsi in faccia vicendevolmente senza pensare ai segreti che condividono e che li separano dalla realtà delle persone normali.
Ecco a cosa ci hai condannato, ad essere anormali, difettosi, funzionanti solo a tratti, tutti e dodici, anzi undici, tienilo sempre bene a mente, ci hai fatti diventare undici.

Non ti perdono i sensi di colpa con i quali viviamo tutti, che tu risposte non ne hai volute lasciare e siamo tutti qui a chiederci di chi sia la colpa.

E pace all'anima nostra, non tua.

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Capitolo 8
*** O ti amo o ti ammazzo ***


Tu hai poche parole e tanti pensieri, le poche frasi che mi riservi sono di rimprovero e disappunto, io prego in silenzio che, se ti capita mai di dedicarmi un pensiero, almeno quello sia d’amore. 
Tu hai lo sguardo di ghiaccio e la bocca dolce, mi guardi sempre come una che vorresti diversa e migliore, ma ogni tanto, quando ti ricordi chi sono e cosa siamo, dici che sono bella e tua. 
Tu hai il cuore leggero e le parole ingombranti, dici sempre cose che feriscono, strappano e distruggono e poi dimentichi di averle pronunciate, così come io fingo di dimenticare che non hai pensato due volte alle ferite che procuravi, aprendo bocca.
Tu hai i capricci veloci e l’arroganza duratura, quando sbagli la ragione è comunque tua.
Tu che sei sempre pronto a dirmi di andarmene, con la certezza fittizia che tanto non lo farò mai.
Tu che mi neghi le carezze, come io nego l’evidenza dei fatti. 
Tu che mi baci solo a tratti, e volti sempre il viso quando sono io a provarci.
Tu che dai per scontato che io ti sia sempre accanto, mai infelice, mai insicura, mai vogliosa di rimetterti al tuo posto. 
Tu che sei pazzo a pensare che io non risenta del confronto con gli altri: delle mie amiche che ricevono baci, rose e carezze, sempre abbracciate e tenute per mano, amate pubblicamente e platealmente. 
Le mie amiche che si lamentano della mancanza di attenzioni dei loro fidanzanti, mentre io vivo di baci negati e abbracci respinti, che mi accontento dello sguardo esasperato che ricevo sempre quando parlo troppo, della risata genuina che fai quando mi lascio andare e dico agli altri le cose come stanno, della pacca sul culo che ogni volta mi lasci quando salgo le scale o ti cammino di fronte. 
Tu che mi ami, lo so. 
Mi ami da tanti anni, lo fai al tuo meglio, che poi è il mio peggio, è questo il problema.
Io che ti aspetto come si aspetta il primo cono gelato della stagione, dopo lunghi mesi di bevande bollenti e sciarpe ingombranti.
Io che ti assaggio come si fa con il sale sulla pelle dopo il primo bagno in mare, pizzichi, ma sai d’estate.
Io che ti sento addosso come la crema idratante dopo una giornata di sole, fresco e delicato sulla pelle bollente.
Io che ti vivo come si fa con il primo fiore in primavera dopo mesi di freddo e grigiore.
Io che ti colleziono nelle foto fatte di nascosto, dove sei dolce e spensierato, e non hai la faccia dura che mi riservi dal vivo.
Io che ti amo come la cioccolata al latte e la musica Rock.
Tu che mi piaci come mi piacciono la prima partita di campionato e il derby a metà stagione.
Io che ti proteggo come con i libri a cui tanto tengo e che non presto mai.
Io che ti aspetto, con pazienza e fiducia, come fanno le stelle con la luna al tramontare del sole.
Io che sono la tua stella, tu che sei il mio sole.

Questa è la differenza tra noi: tu che un giorno mi distruggerai, io che te lo lascerò fare.

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Capitolo 9
*** Fuoco e benzina ***


Io non mi muovo mai, non indietreggio e non mi schiodo dal mio posto, quando si tratta di te.
Sono al tuo fianco nei periodi di pace e ti sono davanti nei giorni di tempesta.
Sono sempre lì, pronta a tendere la mano, ad ascoltare ogni respiro, ad avere una parola di conforto, a prendermi il tuo silenzio.
Puoi decidere di parlare oppure di non farlo, sarò comunque li accanto a te, a distanza di uno sguardo.
Sei un privilegiato, disponi di me come nessuno può fare.
Nella vita e negli affetti sono una stratega delle vie di fuga, ballo su una musica tutta mia, e per ogni passo avanti che l’amore fa verso di me io ne faccio uno indietro.
Per una carezza a sinistra, io sono già pronta a muovermi a destra, per ogni bacio sulla fronte, sarò pronta a mettermi seduta.
Non mi lascio toccare, che ho da smaltire ancora anni di lividi da chi diceva di amarmi, e tu possiedi mani troppo grosse per rischiare di farmi male.
È una partita a scacchi senza fine la mia vita, faccio in modo che nessuno mi si avvicini, mi muovo in lungo e in largo senza farmi mai prendere, ma il mio compito è quello di proteggere te, il Re.
Mi chiedo come sarebbe condurre il gioco con regole tutte nuove.
Mi chiedo cosa faresti senza la mia insicurezza, la mia dolcezza che dosa l’arroganza.
Mi chiedo cosa faresti se improvvisamente ricordassi quanto valgo e giocassi la carta dell’indipendenza anche con te.
Mi chiedo cosa faresti se mi stufassi di giocare.
Sono intoccabile e inavvicinabile, ma tu mi tocchi e mi avvicini come si fa con gli animali feroci e trovi sempre il modo di tenermi legata a te.
Forse perchè io brucio tutto quello che tocco e tutti quelli che incontro, ma tu sei benzina e alimenti le fiamme senza mai scottarti.
Sospetto che sia perché non ti pieghi al mio carattere schivo, perché mi dai da litigare. 
Perché non ti spaventi di fronte alle urla e alle lacrime, sei in grado di gestire la rabbia che non mi abbandona mai, perchè non ti lasci demolire dal rancore che mi porto dietro per abbandoni che non ti riguardano.
Me lo dici sempre: “smettila di ringhiare, non mi impressioni”.
Io invece voglio farlo, voglio che tu mi creda invincibile, indomabile, libera come il vento.
Sono fiera, sono appassionata, sono ribelle e caotica.
Sono unica perché nessun altro nel mondo è me.
Sono volgare e violenta.
Sono una sopravvissuta.
Provo sempre il tutto per tutto, faccio “all in” di sentimenti, corro a prenderti la luna, mi improvviso scrittrice, divento fisica nucleare, imparo canzoni che odio, mi costringo a voltare gli occhi dal mare e ad amare la neve, mi piego ai tuoi capricci, abbasso lo sguardo per i tuoi malumori.
Ti cedo tutto.
Tu prendi tutto.
Tu strappi tutto.
Tu ottieni tutto.
E invece io sono sempre a mani vuote.
E invece io ho scene di biasimo e sguardi di rimprovero.
E invece ti lusinghi per gli sguardi delle sconosciute.
E invece per te sono scontata come i fiori a primavera.
È un guaio, questo, perché tu per me sei come la neve in pieno agosto: incredibile.
Sarà incredibile sopravvivere a te.

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