La perversione delle sfere di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Desideri principeschi ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Fraintendimenti spudorati ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Dichiarazioni a mezza voce ***
Capitolo 4: *** Cap.4 L’inventrice stuzzicante ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Selfcest ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Come un gatto ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Dolce bacio ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Cucina per me ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Una donna nell’animo ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Il bacio della strega ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Un calice di rosé maledetto ***
Capitolo 12: *** Cap.12 La saiyan ubriaca ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Il compagno del lupo ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Arte, amore e cucina ***
Capitolo 15: *** Cap.15 L’amante della morte ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Il libro radioso del desiderio ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Goku and his ‘royals’ ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Tra le fiamme ***
Capitolo 19: *** Cap.19 Ti appartengo completamente ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Nuova casa, nuova vita ***
Capitolo 21: *** Cap.21 Split ***
Capitolo 22: *** Cap.22 Amore alieno ***
Capitolo 23: *** Cap.23 Fiore consumato ***
Capitolo 24: *** Cap.24 La promessa di Goku ***
Capitolo 25: *** Cap.25 Amore disfunzionale ***
Capitolo 26: *** Cap.26 Inseguimento d’amore ***
Capitolo 27: *** Cap.27 Innamorato del Supremo ***
Capitolo 28: *** Cap.28 L’imperatrice del suo specchio ***
Capitolo 29: *** Cap.29 Proiettili, sangue e un matrimonio ***
Capitolo 30: *** Cap. 30 Congiunzione astrale ***
Capitolo 31: *** Cap. 31 Il segreto di Turles ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Desideri principeschi ***
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Giorno 1: Cose che hai detto all'una
di notte.
Threesome Vegeta/Goku/Chichi.
Cap.1 Desideri principeschi
Goku si grattò la testa
vedendo che la porta della camera da
letto di casa sua era aperta e la luce all’interno era accesa.
“Urca… Chichina
è ancora sveglia?” si domandò.
Entrò e
impallidì, vedendo che sia la moglie che Vegeta
l’aspettavano stesi a letto con
dei vestiti provocanti, lei aveva un kimono violetto succinto, che
lasciava
intravedere i suoi seni sodi e un tango di pizzo rosso fuoco.
Il principe dei saiyan, invece, aveva
addosso una tuta blu
aderente, così strappata che Son riuscì a
intravedere pure i peli scuri del
pube.
Goku avvertì una fitta al
bassoventre e il viso gli divenne
vermiglio.
“Sai, ti
aspettavamo” sussurrò Chichi. Si stese sopra
Vegeta
e dimenò i piedi, su cui indossava delle calzette bianche.
Vegeta aiutò Chichi a
sfilarsi il kimono e le accarezzò le
gambe, leccandosi le labbra lascivo, fissando Goku negli occhi.
“Ultimamente ti alleni
sempre da solo, Kakaroth. Mi chiedevo
se avresti voluto unirti a noi per una sessione speciale. Lo so che
è l’una di
notte, ma sono i momenti migliori per fare cose che rimangono
segrete” disse
con voce rauca Vegeta.
“Le cose che si dicono
all’una di notte sono simili ai
sogni. Puoi dire ciò che desideri ed io domani
l’avrò dimenticato. Nessuna
punizione, solo buoni manicaretti” promise Chichi, facendogli
l’occhiolino.
Goku avvertì il battito
cardiaco accelerare e si chiuse la
porta alle spalle, slacciandosi la cintura blu scura con entrambe le
mani.
“Queste proposte sono
stranamente invitanti” disse Son. Si
tolse gli stivali e avanzò, mordicchiandosi il labbro, sopra
i glutei, lì dove
c’era l’attaccatura della coda tagliata,
avvertì delle fitte. Si sfilò
rapidamente i pantaloni arancioni che lo stringevano e raggiunse il
bordo del
letto. “Siete sicuri che il fatto che sia l’una non
vi abbia dato alla testa?”
chiese. Le sue iridi color onice divennero liquide, le sue pupille
dilatate.
< Sembra davvero un sogno. E
sento di avere ‘fame’, anche
più di quando mi trovo davanti la carne >
pensò, mettendosi in ginocchio sul
letto.
“Kakaroth, ti faccio vedere
io cosa può fare uno come me a
una terza classe come te” lo sfidò Vegeta.
Chichi gettò indietro la
testa, facendo ondeggiare i lunghi
capelli mori. Sporse le labbra rosse e piene, schioccando un bacio.
“Voglio solo risvegliare la
passione sopita del nostro
matrimonio. In fondo, una principessa e un principe non possono
premiare un
coraggioso cavaliere che protegge l’intero mondo?”
domandò.
Goku scosse il capo, vedendo che i
due finivano di spogliarsi
sotto i suoi occhi.
“Beh, io ufficialmente non
dovrei trovare interessante tutto
questo. Vi ricordo che ufficialmente, dopo due figli, ancora non so
come
funziona il sesso” sussurrò.
< Hanno organizzato tutto
probabilmente da tempo. Mi
sembrava strano che Chichi avesse mandato Goten a dormire da Trunks per
una
settimana di fila e che Vegeta avesse finto di essere partito con la
navicella
spaziale per un allenamento intensivo su un altro pianeta >
pensò,
svestendosi a sua volta. “Però se veramente quello
che si dice all’una di notte
viene dimenticato, posso dire che siete uno spettacolo molto
invitante” ammise.
“Lo prendiamo per un
‘ho accettato'” disse Vegeta, Chichi
afferrò il marito per un braccio possente e lo
attirò a sé.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Fraintendimenti spudorati ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
VeBulma.
Giorno
2: Cose che hai detto spudoratamente.
Cap.2
Fraintendimenti spudorati
Vegeta
era appoggiato contro la parete con la schiena
nuda, indossava solo dei pantaloncini neri e aveva un asciugamano
candida
intorno al collo, i suoi muscoli erano solcati da gocce di sudore che
li
facevano risaltare. Si portò una bottiglietta di plastica
blu alle labbra e
succhiò l’acqua al suo interno, teneva gli occhi
socchiusi. I suoi capelli neri
a fiamma ondeggiavano dietro la sua testa, ogni ciocca era larga
quattro dita,
aveva gli occhi socchiusi e le sue iridi color ossidiana erano fumose.
“Ehy, bel
tipaccio. Hai voglia di farti un giro con me?” si
sentì domandare. Inarcò un
sopracciglio moro e guardò Bulma avanzare verso di lui,
ondeggiando i fianchi.
Vegeta
si leccò le labbra e ghignò, mostrando i denti
candidi.
“Un
giro? Sicura Donna? Era proprio così che me lo
volevi chiedere?” chiese.
Bulma
aveva le guance arrossate e gli occhi liquidi,
si piegò in avanti facendo ondeggiare i seni sotto la
camicetta rosa di pizzo e
schioccò un bacio nella sua direzione.
“Assolutamente.
Non ti va di divertirti un po’ insieme
a me?” soffiò con tono seducente.
“Quando
bevi un po’ troppo inizi a dire cose così
spudorate da risultare eccitanti persino per me” disse Vegeta
con voce roca. Si
diresse nella sua direzione, con sguardo da predatore.
Goku
spalancò la porta del salotto rumorosamente ed
entrò
frettolosamente nella stanza.
“Oh,
eccoti, Vegeta! Ti ho cercato per tutto il
giardino. Avevi detto cinque minuti di pausa e ne sono già
passati dieci.
Dobbiamo finire di allenarci” disse. Afferrò il
braccio del principe dei saiyan
e lo strattonò con foga.
“Aspetta,
Kakaroth!” sbraitò Vegeta, sgranando gli
occhi.
Bulma
afferrò il marito per l’altro braccio,
puntò le
scarpe sul pavimento e cercò inutilmente di fare perno, per
rallentarli.
“Lascialo,
animale! Non lo vedi che ci sto provando io
con il mio scimmione? Serve a me!” sbraitò.
Vegeta
arrossì e avvertì il battito cardiaco accelerare,
le orecchie gli fischiarono.
<
Il mio povero orgoglio! Tutto questo è ridicolo
> pensò.
“Si
stava già allenando con me. Urca, serve anche a
me”
si lamentò Son.
“Voglio
portarmelo a letto, razza di decerebrato!”
gridò Bulma.
Goku
si fermò e la guardò confuso.
“Dovete
dormire a quest’ora?” chiese.
Vegeta
scostò il braccio liberandosi, indietreggiò,
aveva una venuzza che gli pulsava sulla fronte spaziosa.
“Kakaroth,
sono fatti miei cosa faccio con mia moglie!
Donna, ti prego, andiamo di là” ordinò.
Sollevò Bulma che strillò, se la prese
in braccio, mettendole un braccio sotto i glutei e si diresse nella
stanza
accanto.
Goku
sbuffò e si grattò la testa, scuotendo il capo.
“Io,
però, volevo allenarmi” si lamentò,
incrociando
le braccia al petto. Vide Vegeta risalire le scale nella direzione
della camera
da letto.
<
Magari posso proporlo a Crilin o a Junior, se non
hanno niente da fare > rifletté. Si portò
indice e medio alla fronte,
teletrasportandosi.
Nel
salotto risuonò il rumore della porta della camera
da letto che veniva chiusa, seguito dalle risatine di Bulma e alcuni
finti
ringhi di Vegeta.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Dichiarazioni a mezza voce ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Trunks/Pan.
Giorno
3: Cose che hai detto troppo silenziosamente.
Cap.3
Dichiarazioni a mezza voce
Il
supersaiyan di quarto livello dimenò la coda dalla
peluria vermiglia e si appoggiò silenziosamente al muro
della navicella e
guardò all’interno della sala di comando.
Respirò senza farsi udire, per non
farsi notare, osservando i due giovani che stavano ritti davanti al
pennello di
guida.
“Tu
mi piaci” bisbigliò Pan. Abbassò il
capo, le sue
iridi erano liquide e i corti capelli mori le finirono davanti al viso,
sulla
sua testa svettava una bandana arancione.
Trunks
si passò la mano tra i capelli color glicine.
“Ch-che
hai detto? Non ho sentito” ammise.
Pan
strinse le labbra, rosso in visa e negò con il
capo.
“Niente!
Non ho detto niente!” gridò la giovane.
Trattenne un singhiozzo, i suoi occhi divennero liquidi.
Il
primogenito di Vegeta la guardò in viso e sospirò.
“Ti
faccio sempre disperare, vero?” chiese.
Pan
si voltò di scatto e, mentre le lacrime le
rigarono il viso, iniziò a tempestarlo di pugni delicati al
petto. “Idiota,
idiota, idiota” gemette.
<
Se solo non glielo avessi detto così
silenziosamente > pensò Pan, venendo scossa da
tremiti.
Trunks
le prese il viso tra le mani e le passò i
pollici sulle guance, pulendole dalle lacrime.
“Non
voglio vederti soffrire così e se non vuoi dirmi
di nuovo cosa mi hai detto, vuol dire che lo capirò da solo.
Sei troppo bella
per soffrire così” disse.
Pan
lo guardò negli occhi e avvertì il battito
cardiaco accelerare, vedendo le luminose iridi azzurre di lui.
“Bella?
Se sono una nana! Non prendermi in giro, lo so
che mi vedi solo come una sorellina” gemette.
Trunks
si mise in ginocchio davanti a lei.
“Sono
stato un cieco. In questo viaggio ho scoperto
che tu eri già una donna ed ero io che non me
n’ero accorto. Sei coraggiosa,
una vera combattente e sei parecchio intelligente” disse. Le
posò un bacio
sulle labbra, Pan chiuse gli occhi e ricambiò al bacio.
Trunks
gli passò una mano sotto la maglietta rossa,
accarezzandole il fianco, sentendola rabbrividire, deglutì e
ritirò la mano.
“Scusa…
è solo che credo di provare qualcosa per te.
Qualcosa di profondo” ammise.
Pan
gli afferrò la mano e se la rimise sotto la
maglietta.
“Sei
arrivato vicino a quello che ti ho detto”
mormorò.
Trunks
posò la sua fronte su quella di lei, era
rimasto in ginocchio.
“Ti
amo” confessò.
“Tombola”
rispose Pan. I due si baciarono nuovamente,
intrecciando le loro lingue, i loro respiri risuonavano
tutt’intorno.
Goku
scosse il capo lentamente e si allontanò in punta
di piedi, senza rivelare la sua presenza, grattandosi il ventre
muscoloso,
sentendo le dita affondare nella propria peluria morbida.
<
Mia nipote è così timida. Ha preso tutto da suo
padre e di certo né da sua madre, né dalla mia
Chichi. Lei venne un giorno per
convincermi a sposarla e non avrei potuto fare una scelta migliore
> pensò.
Si passò la mano tra i capelli neri a fiamma, le ciocche
more erano larghe tre
dita e la sua capigliatura ricordava un cespuglio.
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Capitolo 4 *** Cap.4 L’inventrice stuzzicante ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Bulma/Yamcha.
Giorno
4: Cose che hai detto al telefono.
Cap.4
L’inventrice stuzzicante
Bulma
ticchettò con l’indice sul cellulare, era stesa
su un fianco sul letto dalle lenzuola candide e indossava solo
dell’intimo di
pizzo azzurro. Si deterse le labbra piene, non si era accorta che sulla
guancia
le era rimasto un po’ d’olio di motore.
“Allora,
mi stai pensando?” domandò.
“In
continuazione. Non vedo l’ora di finire il
campionato per rivederti. Mi manchi come l’acqua a un
dissetato nel deserto.
Nell’oscurità vedo i tuoi occhi azzurri”
rispose Yamcha.
Bulma
accavallò le gambe liscia, aveva legato i lunghi
azzurri sopra la testa, alla luce delle lampade avevano dei riflessi
blu mare.
“Solo
i miei occhi?” lo stuzzicò Bulma. Lo
sentì
sospirare desideroso e ridacchiò, mordicchiandosi il labbro
inferiore, era
roseo e pieno.
“Le
tue labbra, le tue mani, i movimenti da pantera
che sai fare solo tu. Non vedo l’ora di sentire di nuovo i
tuoi baci sulla mia
pelle.
Lo
sai che ti sto dedicando ogni singola partita di
baseball? Vinco per te” disse Yamcha.
Bulma
si girò nel letto e si coricò a pancia in
giù,
dimenando le gambe.
“Lo
sai che mi piacciono i vincitori” disse. Si
appoggiò il mento sull’altra mano dalle dita
sottili.
“E
a me piaci tu. Sono come un lupo troppo lontano
dalla sua amata luna che non fa che ululare desiderosa verso di lei.
Mi
manca quando andavamo in giro alla ricerca delle
sfere del drago. Vivevamo un’avventura dopo l’altra
e l’adrenalina ci univa”
mormorò Yamcha.
“Chissà
che fine ha fatto Goku. Dall’ultimo torneo non
l’ho visto più. Si era proprio fatto un vero
uomo” ammise Bulma.
“Cos’è,
ti piacciono quelli con la coda da scimmia
adesso?” s’informò Yamcha.
“Non
essere geloso. Non ho nessuna intenzione di
tradirti, tranquillo. Inoltre Goku per me era come un fratellino. Tu,
invece,
per me sei sempre stato altro. Il mio amatissimo lupacchiotto del
deserto”
soffiò seducente.
Yamcha
imitò un ululato con voce bassa e roca.
Bulma
sorrise e piegò di lato il capo, sentiva il
cellulare bollente contro il viso.
“Vorrei
passare tutta la notte a parlare con te. Però
suppongo sia meglio chiudere perché domani hai gli
allenamenti e ti devi
riposare” disse.
<
La notte prima della gara non lo chiamo proprio
perché tra il mio ‘chiudi tu’ e il suo
‘no tu’, alle volte arriviamo ad orari
assurdi > pensò.
“Non
voglio farti spendere tutti questi soldi di
chiamata. Ti ricordo che sono dall’altra parte del
mondo” le ricordò Yamcha.
Bulma
si grattò un sopracciglio.
“Sono
la ‘principessina’ di uno degli uomini
più
ricchi del mondo, ti ricordo. Non mi spaventano questi spiccioli e ti
ho
chiamato io, in fondo.
Piuttosto
si mangia bene lì dove sei?”
s’informò.
“Io
mangio bene ovunque, ma è la compagnia che lascia
a desiderare. Quando mi hanno portato un’ottima bottiglia di
vino rosso ho
pensato a te. Sei tu l’esperta di questo genere di
cose” disse Yamcha.
“Decisamente”
rispose Bulma. Strofinò la punta dei
piedi sul letto. “Mi piacerebbe assaggiarlo dalle tue labbra
e gustarlo pian
piano. Pensa a questo stanotte e fai sogni d’oro”
lo invogliò Bulma.
“Buona
notte, amore” disse Yamcha.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Selfcest ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Black/Zamasu.
Giorno
5: Cose che non hai detto
affatto Day.
Cap.5 Selfcest
Zamasu era accomodato su una sedia di
legno nel terrazzo della
casetta di montagna, intento a leggere un libro, l’aroma del
the nella sua
tazzina di porcellana candida gli pungeva le narici. Il vento gli
faceva
ondeggiare la chioma argentea, sferzandogli la delicata pelle verde
chiaro.
Si accorse che Black lo fissava con
aria predatoria, arrossì
violentemente e accavallò le gambe, fingendo di ignorarlo.
Black ghignò, mostrando i
denti candidi, le sue iridi color
ossidiana brillarono d’interesse.
Zamasu avvertì il battito
cardiaco accelerare e il calore
diffondersi su tutto il suo viso, l’intero suo corpo gli
sembrò in fiamme.
< Siamo la medesima persona e
l’unica cosa che ci guida,
oltre il tempo, lo spazio e le dimensioni è il desiderio di
portare giustizia.
Gli uomini sono per forza inferiori,
animaleschi. Basano
tutto sulla mera forza bruta, amano la morte e la guerra. I loro biechi
istinti
li portano ad atti mostruosi e l’unico modo per riportare
pace nell’universo è
sterminarli completamente.
La nostra missione è
l’unica cosa che conta. Eppure, il
corpo di quel saiyan, su di lui calza come un guanto. Non inficia il
suo buon
gusto e la sua classe, ma lo rende allo stesso tempo simile a un
seducente
predatore > pensò. Nascose il viso dietro il libro e
tentò inutilmente di
leggere, ripetendo con lo sguardo la stessa riga tre volte.
Black si alzò dal
divanetto di vimini su cui era steso, coi
muscoli tesi ed iniziò a camminargli intorno.
Le orecchie aguzze di Zamasu
vibravano, la punta era
bollente.
Black si acquattò alle sue
spalle, con dita tremanti Zamasu
mise il segnalibro nel libro e lo appoggiò sul tavolinetto,
piegandosi in
avanti.
Black gli aderì alla
schiena, mantenendolo piegato e Zamasu
deglutì rumorosamente, sentiva il fiato bollente
dell’altro sul collo.
“Sì?”
chiese, cercando di mantenere una voce neutrale. Si
portò la tazzina di the alle labbra e, ignorando i tremiti
che lo scuotevano,
ne sorseggiò il contenuto.
“La più geniale
mente degli umani è caduta e niente può fermarci,
visto che prima di lei erano venuti meno tutti i più grandi
guerrieri di questo
tempo. Siamo divinità della vendetta, li spazzeremo via
seguendo il nostro
piano Zero umani.
Tutto procede per il meglio, possiamo
anche svagarci se
vogliamo” propose Black.
Zamasu finì di sorseggiare
metà del the e appoggiò la
tazzina sul tavolo.
“Ed è per questo
che mi concedo il diletto di leggere. La
teiera è quasi vuota, forse dovrei riscaldare
dell’altro the” propose.
Black lo abbracciò da
dietro e Zamasu si abbandonò a quell’abbraccio,
l’altro era possente e caldo.
“C’è
ancora abbastanza the, ma io voglio ‘te’”
fece il gioco
di parole Black Goku. Si chinò e gli baciò il
collo.
< Sa esattamente cosa voglio,
perché lui è me > pensò
Zamasu. Chiuse lentamente le palpebre, gli occhi sotto di esse
continuavano a
muoversi furiosi.
< So tutto di te,
perché sono te > pensò Black.
Sopra il rumore del vento, che
portava fastidiosi pollini e
l’odore di umido della foresta, iniziarono a risuonare i
gemiti languidi di
Zamasu.
Le figure dei due venivano illuminate
da un sole
primaverile.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Come un gatto ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Giorno 5: Cose che non hai detto affatto.
★Autore: Kamy
★Fandom: Dragonball Z.
★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla Challenge “Harry
Potter (AU)” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 619.
★ Prompt: 2 Babbano!A beve una pozione polisucco per sbaglio,
scambiandola per la medicina orribile datagli dal medico. Mago!B gli
deve delle spiegazioni.
Cap.6 Come un gatto
Goku entrò in casa, chiuse e vide che Vegeta si era
addormentato sul divano. Sorrise e gli si avvicinò, gli
posò un bacio sulla fronte e notò che il loro
gatto sonnecchiava sul ventre del padrone, si piegò ad
accarezzarlo. Un pelo nero del micio gli aderì alla tuta da
ginnastica arancione che indossava.
Goku si allontanò e raggiunse il tavolo, sentiva il suo
stomaco gorgogliare. Sbuffò, notando la brodaglia verde sul
tavolo, si avvicinò e l'annusò, fece una smorfia
e dimenò il capo, facendo ondeggiare i capelli neri a
cespuglio, ogni ciocca era larga tre dita.
< Urca, Vegeta questa volta mi ha già messo quella
schifezza nella tazza. Odio la brodaglia che mi ha dato il medico,
però sempre meglio delle punture > pensò.
Si grattò la testa e si passò le mani sui
vestiti, la brodaglia era ancora bollente e alcune bolle verdastre si
gonfiavano su di essa. Il pelo cadde nella sostanza, Goku si
tappò il naso e bevve la sostanza nauseabonda in un'unica
sorsata.
Sentì la salivazione aumentare, fu colto da un malore e
corse in bagno, vomitò così rumorosamente che
Vegeta si svegliò. Si rizzò di scatto e il gatto
balzò giù dal divano, si massaggiò il
viso e si diresse verso il bagno, Son aveva smesso di rigurgitare.
"Kakaroth, stai bene?" chiese Vegeta, affacciandosi in bagno.
Impallidì vedendo che Goku si era trasformato in un uomo
gatto, dimenava furiosamente la coda e il suo corpo era completamente
ricoperto di peli.
"Che diamine è successo?!" sbraitò Goku.
Vegeta deglutì rumorosamente.
< Cazzo, la mia pozione polisucco! > pensò.
"Spiegami che diamine è accaduto!" ululò Goku,
con le lacrime agli occhi.
< Devo obliviarlo, accidenti. Come se non fosse già
stupido così > pensò.
"Dici che è un effetto della malattia?"
piagnucolò Goku. Lo abbracciò e gli
strusciò il viso sul petto, facendo le fusa, Vegeta
s'irrigidì e sentì la coda dell'altro avvolgergli
stretto la gamba.
"Fo-forse..." mentì Vegeta.
< Alle volte dimentico quanto possa essere sciocco... o forse
sta facendo finta di niente... > rifletté.
"Vuoi approfittarne?" domandò con voce calda.
Goku gli mise le mani sulle spalle e si sporse, poggiandogli le mani
sulle spalle.
"Voglio essere consolato" mormorò, leccandolo.
< Mi sa che l'oblivierò tra qualche ora. Di sicuro
non posso ammettere la verità sulla mia natura >
pensò Vegeta. Lo trasfigurò in modo che dal suo
corpo scomparissero i peli, tranne coda, orecchie e musetto coi
baffetti. Goku gli saltò agilmente in braccio e gli
strofinò il viso sulla spalla, facendo delle fusa molto
forti.
Vegeta raggiunse il divano e ve lo fece stendere, posandogli un bacio
più passionale sulle labbra, intrecciando le loro dita.
< Che io sappia, la polisucco non dà alla testa come
una droga. Ed in fondo per lui ogni scusa è buona >
pensò. Si staccò e sospirò.
"O forse è uno dei tuoi incantesimi? Urca, lo so che sei un
mago" miagolò Son.
Vegeta impallidì.
"N-non hai... mai detto niente?" domandò.
Goku ridacchiò.
"Ti ho visto far dimenticare tutto al lattaio e non voglio che mi cacci
dalla tua vita. Ho mantenuto la promessa fino a questo momento"
sussurrò. Abbassò le orecchie.
"Non ti caccerò" disse Vegeta.
< Mi sa che non potrò prendere le sembianze di quel
malvivente per entrare nella gang ancora per un po'. Non è
rimasta nemmeno un po' di pozione polisucco... magari qualche mio
collega Auror potrà prestarmene un po', ma per il momento...
posso divertirmi > pensò, accarezzandolo.
< Ci sono tante cose che non mi hai detto, ma non per questo non
le ho capite. L'amore è andare anche oltre le parole, mio
orgoglioso principe dei maghi > si disse Goku, avvolgendogli le
gambe intorno ai fianchi.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Dolce bacio ***
Ringrazio
anche solo chi
legge.
Bardack/Gine.
Giorno
6: Cose che hai detto sdraiato sul prato
sotto un cielo stellato.
Cap.7
Dolce bacio
Bardack
era steso sul
prato umido e guardava sopra di sé, i segni intorno al suo
collo stavano
guarendo. Intravedeva le stelle nel cielo illuminato dalle due lune. Il
vento
gelido del deserto notturno gli sfiorava il viso, gli scompigliava i
neri
capelli a cespuglio e faceva ondeggiare i fili d'erba che lo
solleticavano.
Mise un braccio dietro la testa, sollevandola, osservando i profili dei
palazzi
futuristici in lontananza. Il suo corpo muscoloso era in
tensione,
premeva sotto la stoffa e la sua pelle era abbronzata.
Volse
lo sguardo sentendo ridere e notò Gine. Guardò il
corpo
di lei risaltare sotto la battle-suit, la vita cinta dalla morbida
coda, le
labbra piegate in un sorriso gioviale e i morbidi capelli neri.
"Ti
bacerei, se tu volessi" disse con voce calda.
Gine
si alzò sulle punte dei piedi e prese una pera
dall’albero che aveva di fronte, posandola nel suo cesto.
“Che
cos’hai detto?”
domandò, voltandosi verso di lui. Aveva gli stivaletti
candidi sporchi di
fango.
“Che
è una bella notte
stellata, dormirei volentieri qui all’aperto”
rispose, mentendo, Bardack.
Gine
prese un’altra
pera e questa la mangiò, mentre, ritta sulle punte dei
piedi, ne raccoglieva
altre.
“Sicuro
che hai detto
questo?” chiese indagatrice.
“Umphf, certo”
borbottò Bardack. Chiuse gli occhi e inspirò
l’odore
che si alzava dal prato, sentendola mangiucchiare.
Gine
finì di
raccogliere le pere dai rami più bassi e si diresse verso di
lui, guardò il suo
respiro farsi più regolare e lo richiamò con un
fischio.
Bardack
sbuffò,
riaprendo un occhio.
Gine
adagiò il cesto di
vimini sul terreno e si mise a cavalcioni sopra Bardack, la luce
argentee delle
lune la illuminarono.
“Urca,
sai, anche io
amo pensare quando sono stesa sul prato”. Posò le
mani sulle spalle di Bardack
e arcuò la schiena. “Però, per
stanotte, avevo un’idea diversa rispetto al
dormire”.
“Mangiare?”
le chiese
ironico Bardack.
Gine
si stese su di
lui, facendo aderire i suoi seni al petto di lui, dimenando
furiosamente la
coda. “In realtà…”. Gli
ticchettò sulle labbra. “Ho anche preso da
mangiare, ma
volevo proporti qualcosa di diverso”. Dimenò le
lunghe gambe affusolate, dalle
cosce definite. “Mi era parso di capire che volessi propormi
di chiederti un
bacio, ma forse ti domanderò anche di
più”.
“Allora
avevi sentito
benissimo cos’avevo detto” disse Bardack.
“Volevo
prenderti un po’
in giro” disse Gine. La sua risata cristallina
risuonò tutt’intorno.
Bardack
le posò le mani
sui fianchi, dicendo: “Sei sempre la solita”.
“Baciami,
è quello che
voglio” soffiò Gine.
Bardack
la baciò,
sentendo il sapore dolciastro della pera e intrecciò la sua
lingua con quella
di lei, le loro salive si fusero. La coda di Gine si avvolse intorno a
quella
di Bardack.
<
Non sai quanto
volevo io > pensò il generale saiyan.
Gine
posò le mani su
quelle di lui, ancora sui suoi fianchi.
<
Ti voglio vederti
al mio fianco fino alla fine dei miei giorni. Credo che tu mi abbia
fatto
conoscere l’amore, un lusso che quasi nessun saiyan
può permettersi >
rifletté.
|
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Capitolo 8 *** Cap.8 Cucina per me ***
Ringrazio anche solo
chi legge.
Radish/Vegeta. AU.
Giorno 7: Cose che
hai detto mentre stavi
guidando.
Cap.8 Cucina per me
Radish
teneva il volante della navicella spaziale con
entrambe le mani, facendo manovra per evitare gli asteroidi. Il volante
sotto
le sue dita era cromato, liscio e la sua forma affusolata ricordava
quella di
due ali.
Vegeta,
alle sue spalle, era intento a stringergli i
lunghi capelli mori, dalle ciocche more larghe tre dita. Osservava le
galassie
e i sistemi planetari che si susseguivano oltre
l’oblò, erano un’esplosione di blu,
oro, verde su sfondi nero pece. Lo spazio siderale si rifletteva nelle
sue intense
iridi color ossidiana.
“Certo
che potresti mettere anche un po’ di musica
ogni tanto. O le casse stereo per cosa le hai fatte montare?”
domandò il
principe dei saiyan.
“Beh,
principe, per non perdermi i bollettini del
traffico spaziale. Non vorrei fare brutti incontri” rispose
Radish.
“Chi
incontra noi fa un brutto incontro: spietati
saiyan, che non dovrebbero avere paura di sciocchi malviventi.
Tsk,
sei proprio un fifone” si lamentò Vegeta.
Radish
sospirò.
“Voglio
solo sbrigarmi il prima possibile. Non vedo l’ora
di arrivare alla base e mettermi a cucinare” disse.
<
Ancora non riesco a credere che siamo riusciti
finalmente a permetterci così grande >
pensò.
“Per
il piccolo Kakaroth appassionato di carne? Oppure
vuoi dare retta agli strani intrugli che vuole fatti Nappa? No,
aspetta, ci
sono. Vuoi preparare uno di quegli sformatini di verdure che piacciono
solo a
te, maledetto salutista” lo interrogò Vegeta.
Radish
si voltò, avvolse i fianchi del più giovane con
un braccio possente e se lo fece accomodare sulle gambe, posandogli un
bacio
sul collo abbronzato.
“Veramente
pensavo di fare quelle polpette di pesce
che ti piacciono tanto” gli disse
“Niente
patate viola?” domandò Vegeta, guardandolo
negli occhi.
“Solo
le polpettine che scivolano attraverso le tue
labbra e t’invadono la bocca con il loro sapore”
rispose Radish,
accarezzandogli la guancia con il dorso della mano.
Vegeta
ghignò, mostrando i denti candidi.
“Cucinerai
vestito solo con il grembiule?” lo stuzzicò.
“Non
credete di volere troppo da questa povera terza
classe, mio principe?” lo interrogò Radish.
Vegeta
gli avvolse il collo con le braccia e gli
appoggiò la fronte sul petto.
“Mai
abbastanza” soffiò.
“Il
grembiule dovrò metterlo sicuramente, ma non
credete basti il fatto che sotto indossiamo delle battle-suit
aderenti?” chiese
Radish.
Vegeta
si strusciò contro di lui, intrecciando la sua
coda, dai morbidi peli marroni, con quella più lunga ed
ispida del maggiore.
“A
te basta?” domandò.
Radish
tenne con una mano il volante, continuando a
governare la navicella e con l’altra mano gli
accarezzò i glutei.
“No,
ma non avete bisogno di sedurmi per convincermi”
ribatté.
<
Non capisco mai se preferisce farsi coccolare da
me, o farmi perdere la testa. Che faccia il giovane imberbe sotto o il
principe
conquistatore sopra, è sempre dannatamente perfetto. Lo
trovo meraviglioso più
di ogni altra cosa e amo cucinare per lui. Sembra che ogni cosa che
cucino per
lui si trasformi in un afrodisiaco > pensò.
Vegeta
giocherellò con la sua lunga coda di capelli e
ridacchiò, appoggiandogli la guancia sul petto,
accoccolandosi tra le sue
braccia, sollevando le gambe.
“Umphf,
allora convinciti e basta” disse.
“Solo
grembiule sia” cedette Radish, arrossendo.
<
Sperando non mi becchi mio padre > penò.
|
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Capitolo 9 *** Cap.9 Una donna nell’animo ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Broly/Radish.
AU.
Giorno
8: Cose che hai detto mentre stavi
piangendo.
Cap.9
Una donna nell’animo
Radish
si tolse gli orecchini con le unghie laccate di
smalto oro e li adagiò sul comodino, le lacrime gli ricavano
il viso e i lunghi
capelli mori gli ricadevano dietro le spalle. Si sfilò
l’abito rosso fuoco che
indossava e il reggiseno imbottito che indossava, le lacrime gli
rigavano il
viso facendogli colare il trucco.
Fuori
dalla finestra la pioggia cadeva copiosa, scuotendo
le fronde degli alberi, inumidendo le foglie, creando delle vaste
pozzanghere.
Radish
singhiozzò e si nascose il viso tra le mani, il
suo corpo ignudo e muscoloso tremava.
Broly
si sedette alle sue spalle, i capelli tinti di
verde gli ricadevano scarmigliati sul viso squadrato.
Abbracciò da dietro
Radish e gli appoggiò il mento sulla spalla,
nell’incavo del collo.
“La
mia vita è una fottuta trappola. Non riesco a far
altro che deludere mio padre con quello che sono. Mi sembra di cadere
sempre di
più in un inferno, ma io sono fatto
così” gemette Radish.
<
Al locale viene gentaglia che non capisce che la
mia vera natura è l’arte. Le persone o giudicano
incessantemente, o mi
fraintendono. Mi chiedono di dare più di quanto mi sento di
fare. Cosa c’è di
male nel voler ballare e cantare? > si chiese.
Broly
se lo cullò contro.
“Questo
mondo è un inferno solo se gli permetti di
esserlo. Ti ricordo che ho passato l’adolescenza a fare a
pugni con tutti,
avevo dei terribili scoppi d’ira e mi chiamavano mostro. Sono
troppo grosso per
tutti, tu sei stato il primo a non tremare di paura quando lo
sfioravo”
sussurrò.
“Perché
da te ho ricevuto solo amore e protezione”
sussurrò Radish.
Broly
gli posò un bacio sulla testa, pulendogli il
viso dalle lacrime.
“Tu
sai proteggerti da solo, sono io che non riesco a
impedirmi di preoccuparmi per te: sei la cosa più importante
che ho” sussurrò.
Radish
gli posò un bacio sulla spalla, lasciando il segno
del suo rossetto vermiglio, che gl’impreziosiva le labbra
carnose.
“Tu
sei l’unico scoglio a cui aggrapparmi per non
annegare in un mare di follia” ammise.
Broly
si sdraiò a faccia in su e gli fece un sorriso
sghembo.
“Facciamo
più una barriera corallina” scherzò.
“Non
è che mi dispiaccia il fatto che tu sia così
grosso” soffiò Radish. Le sue gote divennero
vermiglie e le sue pupille si
dilatarono, gli occhi di Broly brillarono.
“Uh,
mi piace quando sei così
‘sfacciata’” sussurrò.
Radish
ridacchiò, incassando il capo tra le spalle,
giocherellò con una ciocca di capelli tra indice e medio. Le
lacrime si erano
arrestate.
Broly
se lo fece coricare sul petto prorompente, lo
avvolse con il pesante lenzuolo rosso rubino e lo strinse tra le
braccia.
“Dimentica
il mondo. Qui ci siamo solo noi, lascia fuori
tutto il resto” mormorò.
Radish
chiuse gli occhi e regolò il respiro, ascoltando
il battito cardiaco del convivente.
<
Neanche suo padre lo ha mai accettato per quello
che è. Ha perso la sua carriera da lottatore famoso facendo
coming out, ma non
mi ha mai lasciato. Sembra che il mondo non riesca a
scalfirlo… è lui la mia
forza > pensò.
|
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Capitolo 10 *** Cap.10 Il bacio della strega ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: Hypnotised - Coldplay.
Vegeta/Kamhara.
Kamy è una mia Oc. What if.
Day
9 cose che hai detto mentre stavo piangendo
Cap.10
Il bacio della strega
Kamhara
allungò una mano davanti a sé con le dita
tremanti, con l'altra si
allontanò le ciocche vermiglie dal viso. La sua lunga
capigliatura
era scarmigliata e sporca di sangue in diversi punti, la sua
giacchetta di pelle viola era strappata. Se la sfilò e
questa
ricadde a terra, rotolando via.
Vegeta
si sfilò i guanti, a loro volta macchiati e li
lanciò via. Un
ki-blast dorato li raggiunse e la stoffa arse, divenendo della cenere
grigiastra.
Vegeta
appoggiò la mano su quella della figlia di Bardack, fece
combaciare
le loro dita di posizione, ma le dita di lui erano più
grandi.
Il
vento sferzava il canyon rossastro, facendo volare la sabbia
aranciata tutt'intorno a loro.
Il
principe dei saiyan strinse nella mano quella di lei, le sue dita
erano bollenti e abbronzate, quelle di lei erano rosee.
Le
iridi color cielo della giovane avevano riflessi smeraldo ed erano
liquide, le lacrime le avevano solcato le gote.
Vegeta
fletté le gambe, strette dall'aderente battle-suit blu e si
sedette
per terra, la condusse a sé tirandola delicatamente per la
mano.
Kamhara
si mise a gattoni sopra di lui, che si era sdraiato a faccia in su.
Il petto del giovane si alzava e abbassava irregolare, le iridi color
ossidiana erano liquide e le sue pupille dilatate.
I
capelli a fiamma nera ondeggiavano e alcune ciocche larghe tre dita
gli erano ricadute sulla fronte spaziosa, dando vita a una frangetta
che gli copriva in parte gli occhi.
Kamhara
gli appoggiò la mano libera sulla spalla muscolosa, Vegeta
avvertì
il proprio battito cardiaco accelerare. Guardò gli occhi di
lei con
aria sperduta, ma si leccò le labbra, desideroso.
Kamhara
gli posò un bacio sulle labbra, schiudendole, quelle
bollenti di lui
le catturarono e Vegeta fece intrecciare le loro lingue, le loro
salive si mischiarono.
Kamhara
conficcò la punta degli stivaletti di pelle nera che
indossava nel
terreno, dando vita a dei piccoli solchi.
Vegeta
era accaldato, la mano con cui teneva quella di lei umida di sudore.
Kamhara
gli sfiorò la stoffa della battlesuit con le unghie aguzze,
laccate
di nero, dell'altra mano.
Allontanarono
le loro bocche, ingoiando aria a piccoli sorsi, le loro code
s'intrecciarono, strusciandosi in una danza di seduzione.
In
lontananza, sopra il canyon, si alzava del fumo dalle case
semi-distrutte e dalle carcasse bruciate. Una navicella saiyan
candida, di forma sferica, era parcheggiata alle loro spalle.
Il
cielo si stava tingendo di rosa e i tre soli stavano tramontando, per
far salire un'immensa luna. I fiume iniziarono a straripare e
rigagnoli invasero il canyon.
I
due saiyan spiccarono il volo e trovarono riparo in una sporgenza
della parete di roccia. Si stesero qui, spogliandosi lentamente,
accarezzandosi e baciandosi con movimenti impacciati.
<
Ci sono cose che ho detto piangendo, sogni che ho avuto il coraggio
di rivelare > pensò Kamhara. Entrambe le mani intente
ad
accarezzare il petto del principe dei saiyan.
<
Maledette le sue lacrime per averla fatta soffrire, benedette per
averle fatto dire che mi ama > pensò Vegeta.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Un calice di rosé maledetto ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Day
10 cose che hai detto che mi hanno fatto sentire una merda.
BlackGoku/Vegeta,
non-con.
Cap.11
Un calice di rosé maledetto
La
luce rosata dell'alba filtrava dalla finestra, illuminando il mobilio
della stanza della casupola di legno: il letto dalle lenzuola
candide, un tavolo riccamente intagliato e le porte sbarrate.
Dando
vita a giochi di luce rosei sul vetro del calice sul tavolo e sulla
bottiglia al suo fianco.
Black
Goku stava ritto davanti a Vegeta, un sorriso sardonico dipinto sul
volto.
“Se
dovessi incrementare l'aura, Zamasu ti considererà una
minaccia e
ucciderà tua moglie. Ogni volta che sbaglierai a fare
qualcosa,
uccideremo qualcuno della tua famiglia.
Non
vuoi rivedere tuo figlio fatto in tanti piccoli pezzi, vero?”
chiese.
Vegeta
serrò i pugni, coperti dai guanti candidi e passò
da supersaiyan
blu a supersaiyan.
“Se,
invece, ti comporterai bene, potremmo addirittura considerare di
risparmiarli”. Proseguì Black. Era illuminato
dall'aura rosa
intenso del supersaiyan rosé.
“Posso
sperare che non farete del male anche al Trunks di questo
tempo?”
domandò Vegeta.
“Ora
ti stai sopravvalutando” disse gelido Black.
<
Quanto ci mette Kakaroth a recuperare Zeno-sama? > si chiese il
principe dei saiyan.
“Lui
è un ottimo 'secondo', mentre tu sei a malapena un
'antipasto'”
ribatté secco Black, appoggiando indice e medio al mento.
“Ci
sono antipasti che saziano più di un pranzo
completo” disse
Vegeta, con tono sottomesso. Abbassò lo sguardo e
s'irrigidì,
respirando piano.
Black
ghignò, guardandolo così ossequioso.
“Vuoi
essere messo alla prova? Perché non credo che sarai mai
all'altezza,
piccola scimmietta” domandò, dirigendosi verso il
tavolo. Afferrò
la bottiglia e la stappò, versando il contenuto dentro il
calice.
<
Tutto quello che dice ha l'unico scopo di farmi sentire una merda, ma
se pensa che basti così poco per spezzarmi, non ha idea di
chi sono.
Freezer era molto più tagliente con le sue offese.
Sto
solo prendendo tempo a qualsiasi costo > pensò Vegeta.
“Mi
piacerebbe tentare” rispose con tono remissivo.
Black
rise e lo raggiunse con un calice di vetro colmo di vino
rosé.
Vegeta
deglutì rumorosamente.
<
Ormai non dovrebbe mancare molto, mi sembra di sentire l'aura di
Kakaroth molto in lontananza > si fece coraggio.
Black
gli fece stringere le mani intorno allo stelo del calice e
l'obbligò
a bere, Vegeta deglutì pian piano, avvertendo il vino
bruciargli in
gola e via via in bocca.
<
Merda, c'è una qualche droga dentro. Devo resistere...
prendere
tempo... ancora... per Bulma... > pensò.
Continuò a bere fino a
svuotare il calice, gli occhi gli divennero liquidi e iniziò
a
vedere sfocato, ansimò.
Il
calice cadde a terra, frantumandosi in mille pezzi, mentre i capelli
dorati di Vegeta tornavano neri. Il saiyan gemette, socchiudendo le
labbra ad o, mentre gli occhi gli si chiudevano. Le braccia gli
caddero inerti ai lati del corpo, le gambe gli crollarono e
precipitò
incosciente addosso a Black, che lo avvolse tra le braccia.
“Vediamo
se sei gustoso, anche se non sarai mai 'una portata
principale'”
disse Black Goku, issandolo in braccio. Raggiunse il letto e ve lo
coricò, i capelli a fiamma neri di Vegeta si sparpagliarono
ad
aureola sulla federa candida del cuscino.
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Capitolo 12 *** Cap.12 La saiyan ubriaca ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Bra/Trunks
BROTP; Bra/Goten subtext oneside.
Day
11 cose che hai detto da ubriaco.
Cap.12
La saiyan ubriaca
Trunks
strinse Bra al petto e si appoggiò contro la
parete, guardò dentro la stanza. Vegeta si era addormentato
sulla poltrona, una
lattina di birra vuota abbandonata sul divano, il petto nudo e
l’asciugamano
sulle spalle.
Bra
dimenò i piedi e rischiò di perdere una delle
scarpe dorate col tacco, uno dei laccetti si era sganciato.
Ridacchiò e Trunks
la guardò con aria terrorizzata.
“Ssssh,
non farti sentire” bisbigliò.
Bra
sorrise e dimenò le braccia, in una mano teneva
ancora la bottiglia di vodka.
Trunks
entrò in casa in punta di piedi, tenendo l’aura
azzerata e, silenziosamente, si diresse verso le scale. Il battito
cardiaco gli
rimbombava nelle orecchie.
<
Se papà ci becca, ci ammazza. Perché Bra non si
sa controllare quando inizia a bere? Ogni volta che andiamo in
discoteca,
finisce sempre per essere ubriaca > pensò. Raggiunse
la camera della sorella
e l’adagiò sul letto, Bra rise rumorosamente,
Trunks accorse a chiudere la
finestra.
“Per
l’amore del Supremo, stai zitta” la
ragguardì il
fratello.
Bra
congiunse le mani, il trucco si era sciolto e i
glitter dorati le erano finiti su tutto il viso, il suo eyeliner era
colato.
“Sono
una principessa saiyan rock, non
puoi dirmi cosa fare” disse. Fece l’occhiolino e
sporse
ad o le labbra, dal rossetto dorato.
“Saremo
due principi saiyan morti se non stai zitta”
borbottò Trunks. Recuperò un pigiama
dall’armadio della sorella.
Bra
lo guardava con aria incuriosita, aveva il viso
arrossato, gli occhi socchiusi e le pupille dilatate, le sue iridi
azzurre
erano liquide.
“Un
po’ di follia non dispiacerebbe nemmeno a quel cool
di nostro padre” cinguettò.
Trunks
la raggiunse, le tolse la bottiglia dalla mano
e l’adagiò sul comodino. Le sfilò la
cavigliera dorata e le tolse le scarpe.
Bra
gli dimenò le braccia sottili davanti al viso, muovendo
rapidamente le dita affusolate, lì dove indossava degli
anellini d’oro.
“Fifooooone”
sussurrò.
Trunks
si deterse il sudore dalla fronte e con voce
seccata le disse: “Non ascolterò una singola
parola delle cose che dirai da
ubriaca”.
“Meglio.
Perché ho intenzione di dirti che sei un
fratello meraviglioso con un amico con un culo
da favola” ribatté Bra, premendogli con forza
l’unghia aguzza dell’indice.
Trunks
le sfilò il vestito di glitter dorati e le
infilò il pigiama di flanella color glicine.
“Lascia
in pace il povero Goten. Potrebbe venirti
fratello maggiore anche lui” borbottò.
Bra
si premette il seno gonfio con entrambe le mani.
“Secondo
me a lui queste piacerebbero” sussurrò.
Trunks
sospirò e la obbligò a sdraiarsi, con un
fazzolettino le pulì il viso, ignorando che la sorella
passava dal piagnucolare
al fischiettare.
“Tu
devi ringraziare di avere me a guardarti le
spalle, ragazzina” brontolò. La mise sotto le
lenzuola e Bra gli baciò la
guancia.
“Faresti
lo stesso per te, se non fossi così musone e
terrestrizzato” brontolò.
“Ne
riparleremo domani, quando ti sveglierai con un
mal di testa terribile” ribatté Trunks.
Abbassò la cerniera rossa della giacca
blu, nascose la bottiglia sotto il braccio e si diresse verso la porta.
“Vedi
di dormire” ordinò, prima di uscire.
<
Speriamo che papà continui a dormire e non ci
scopri, mai > pregò mentalmente.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Il compagno del lupo ***
Ringrazio
anche solo chi
legge.
Yamcha/Tenshinhan.
Accenni Yamcha/Bulma; Yamcha/Marron oneside.
Seguito possibile della mia fanfiction ‘Amore
infedele’.
Day
12 cose che hai detto
quando credevi stessi dormendo.
Cap.13
Il compagno del lupo
Yamcha
sonnecchiava, la
fronte bollente coperta da una pezza umida, le labbra screpolate e
arrossate
sporte, mentre ansimava con difficoltà.
Tenshinhan,
seduto sulla
sedia accanto al letto, recuperò la pezza e la mise dentro
la bacinella di
acqua e ghiaccio, strizzandola. Guardò di sottecchi Puar,
che si era addormentato
esausto sul divano.
<
Perché non la smetti
di pensare a Marion anche solo per un attimo e non ti guardi intorno?
> si
chiese il guerriero con tre occhi.
Yamcha
socchiuse un
occhio, ma finse nuovamente di dormire, mentre un rivolo di sudore gli
solcava
la guancia su cui spiccava la cicatrice.
Tenshinhan
chiuse due
occhi su tre, mentre scuoteva il capo, rimboccandogli le coperte.
“Tu
passi tutta la notte
a pensare a una donna che non ti merita, anche sotto la pioggia. Ti
ammali, ti
struggi e smetti anche di mangiare.
Non
ti rendi conto che io
guardo te attraverso la finestra e soffro. Mi chiedo in continuazione
cosa ho
mai fatto per nascere così e innamorarmi proprio di te. Sin
da quella volta, in
cui ti ho rotto il piede, perché eri già
innamorato dell’ennesima donna di cui
riesci a guardare solo il seno.
Non
sei fedele, non lo
sei mai stato, ma io sarei pronto a condividere le tue attenzioni con
mille ‘sventole’,
come le chiami tu” disse con voce rauca.
Yamcha
ingoiò un
gorgoglio, cercando di rimanere più rigido possibile.
Tenshinhan
raddrizzò la
pezzuola sulla fronte dell’ex-predone del deserto.
“Credo
che l’unico che si
sia mai accorto di tutto sia stato Crilin.
Lui
ha capito che tu insegui
infinite donne, belle come lune, ma, mio caro lupo, non noti chi cerca
davvero
le tue attenzioni.
O
forse anche Lunch alla
fine si è arresa all’evidenza ed è per
questo che se n’è andata”
mormorò.
< Ho sempre pensato di accontentarmi io degli avanzi di Lunch,
ed, invece,
ho fatto soffrire lui; una persona
che mi è sempre stata accanto.
Mi
sono così abituato ad
averlo accanto, che non mi è mai sfiorata l’idea
di poterlo perdere, o di essere
gentile con lui. Diamine, non gli ho mai neanche fatto un
regalo…
Mi
sta aprendo l’anima
solo perché pensa che io stia dormendo >
rifletté Yamcha.
Tenshinhan
sospirò
pesantemente.
Yamcha
finse di svegliarsi,
sbadigliando.
Tenshinhan
gli sorrise
dolcemente, accarezzandogli i capelli mori.
“Meglio?”
domandò.
“Sai,
i lupi sono felicemente
bisessuali e ho sognato che trovavo il compagno per la vita. Sai,
quando un
lupo ne sceglie uno, rimane quello per tutta la sua vita”
mentì a metà Yamcha.
Tenshinhan
inarcò un
sopracciglio.
“Stai
delirando per la
febbre? Devo darti un’altra pasticca di medicinale, magari
più forte?” chiese.
Yamcha
gli mise le mani
bollenti sul viso liscio, privo di capelli.
“Forse,
ma prima questo…”
soffiò. Chiuse gli occhi e lo baciò, Tenshinhan
mugolò e, socchiudendo due
occhi su tre, ricambiò. Le loro lingue
s’intrecciarono, mentre Tenshinhan si
lasciava sfuggire un gemito di piacere.
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Capitolo 14 *** Cap.14 Arte, amore e cucina ***
Ringrazio
anche solo chi
legge.
Chichi/Bulma.
Day
13 cose che hai detto
a tavola.
Cap.14
Arte, amore e cucina
Bulma
gustò lentamente una forchettata delle
tagliatelle al ragù, socchiuse gli occhi e mugolò
di piacere. Alzò lo sguardo e
vide che Chichi metteva un piatto colmo di mortadella tagliata a fette,
che
grazie a degli stuzzicadenti sembravano dei fiori.
“Non
puoi viziarmi così tanto. Da quando siamo qui in
Italia, avrò già messo su un chilo con i tuoi
manicaretti” sussurrò, mettendosi
una ciocca di capelli azzurri dietro l’orecchio.
Chichi
le posò un bacio sulle labbra, sporcandosi a
sua volta di salsa.
“Sono
venuta qui proprio per cucinare e imparare nuove
ricette” disse.
<
Devo ringraziare lei se finalmente posso vivere i
miei sogni e godermi quello che ho sempre sognato di poter fare. Lei mi
ha
cambiato la vita.
Perché
ci abbiamo messo tanto a capire di essere
innamorate? Abbiamo sprecato così tanti anni a piangere,
senza mai essere noi
stesse, seguendo i sogni di qualcun altro.
Lei
ha riacceso in me la speranza, ha riacceso in me
l’immaginazione.
Ora so cosa vuol dire la gioia > pensò.
Bulma
le slacciò i capelli mori legati in uno chignon,
sfilandole il laccetto color pesca.
“Non
volevi anche goderti il tempo con me? Dai,
mettiti a tavola, mangia qualcosa con me” sussurrò.
“Vorrei
stare con te in ogni momento e in ogni luogo.
Non solo qui” ribatté Chichi. Si passò
la mano tra i capelli mori, muovendo velocemente
le mani per ravvivarsi la capigliatura.
“Arte,
amore e cucina. Niente seduce di più di un
cuore, viviamola adesso” disse Bulma. Le versò un
bicchiere di vino rosso in un
bicchiere e glielo porse.
Chichi
si sedette nella sedia accanto a lei,
accavallando le gambe sode e prese il bicchiere tra le mani.
“Ho
sofferto così a lungo, rinchiusa in una piccola
casa ai confini del mondo. Tra bestie feroci e uomini che erano anche
peggio di
essi. Alle volte ho paura di svegliarmi da questo sogno”
ammise. Sorseggiò il
contenuto del bicchiere, sentì il naso pizzicare.
Bulma
prese una tartina al salmone e gliela porse,
facendogliela mordere.
“Gustati
la soddisfazione delle tue capacità e, ora
che siamo qui a tavola insieme, fammi dire quello che è da
tanto che cerco di
trovare il coraggio di dirti.
Io
ti ho giudicato per così tanti anni. Prima pensavo
che fossi troppo piccola, poi troppo isterica. Ho imparato ad
apprezzare la tua
forza, ho scoperto pian piano la tua bellezza.
Attraverso
i tuoi piatti, racconti di te, delle mie
sfaccettature della tua anima. Ogni volta che provo qualcosa creato
dalle tue
mani, posso solo innamorarmi sempre di più di te. Perdonami
per non aver aperto
gli occhi per tempo” sussurrò.
Chichi
finì, morso dopo morso, di mangiare la tartina.
Le accarezzò la guancia e scese fino al suo mento,
socchiudendo le labbra in un
sorriso.
“Oh,
ho intenzione di conquistarti anche lontano dal
tavolo” sussurrò. Le sue gote arrossirono.
“Ad esempio, più tardi possiamo
andare insieme a nuotare”.
Bulma
le prese la mano nella propria e la guardò
sorseggiare ancora il vino nel bicchiere.
“Finito
di mangiare, digerendo, possiamo anche andare
a stenderci un po’ nel letto” disse. Le fece
l’occhiolino.
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Capitolo 15 *** Cap.15 L’amante della morte ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Godel.
Fantasy!AU.
Day
14 cose che hai detto dopo avermi baciato.
Scritta
sul testo Chasing Cars degli Snow Patrol.
Scritta
per ‘Il prompt del lunedì’ di Il
giardino di Efp.
Prompt
di S.S. V. D.: - She came to me one morning/one lonely Sunday
morning/her long hair flowing in the mid winter wind/I know not how she
found me/for in darkness I was walking/destruction laid around me/from
a fight I could not win. (Lady in Black - Uriah Heep).
Cap.15
L’amante della morte
Gohan
camminava lungo la distesa di neve, a capo chino, strofinando le mani
tra loro, il suo fiato si condensava davanti al suo viso.
Sporadicamente si trovava di fronte degli alberi secchi, il cielo
plumbeo sopra di lui si stava annuvolando e il vento gelido gli
sferzava il viso.
<
Mi sento richiamato qui, come se fossi in un sogno. Ad ogni passo mi
sento sempre più distaccato dalla realtà >
pensò.
Rischiò
di cadere nella neve, si passò le mani sulle braccia. Vide
una figura in lontananza e si fermò, il suo battito cardiaco
accelerò.
Era
una figura femminile che spiccava in contrasto col manto candido.
<
In questa domenica mattina solitaria, nel cuore dell’inverno,
ho trovato la creatura più bella che io abbia mai visto
> pensò Gohan.
La
giovane socchiuse le labbra rosee, le sue iridi azzurre brillarono.
“Vieni
da me. Faremo tutto da soli, non abbiamo bisogno di nulla e di nessuno.
Se
mi stendessi qui, ti stenderesti con me e dimenticheresti il
mondo?” cantò con una delicata voce da usignolo.
<
Non so come abbiamo fatto a trovarci. I tuoi capelli sembrano fiumi
d’inchiostro che scorrono nel mare del bianco.
Questa
oscurità in cui camminavo mi ha condotto a te, forse mi hai
richiamato tu, splendida creatura sconociuta > pensò
Gohan.
“I-io…
non so chi sei, ma so che già provo qualcosa per
te…”. Le corse incontro, le gambe le tremarono e
cadde carponi nella neve, rabbrividì e si alzò,
il viso bluastro per il freddo.
“Non
so bene come dire quello che provo perché quelle tre parole:
io ti amo, vengono dette troppo spesso e non sono di certo abbastanza
per te.
Diventeremo
troppo vecchi fin troppo presto, non voglio perdere neanche un secondo.
Dimenticherò tutto quello che mi è stato
insegnato per te. Troviamo un luogo dove la vita esplode dando il
meglio di sé, un nostro giardino segreto, abbandonando
questa landa ghiacciata” mormorò.
“Il
tempo non conta, vieni da me” cantò lei. Raggiunse
Gohan con passi cadenzati, i suoi piedi non lasciavano impronte nella
neve. Prese le mani di lui nelle proprie e lo guardò in
viso, la sua veste color pece le aderiva al corpo sottile.
“Come
ti chiami, splendida creatura?” domandò.
“Mi
chiamano in molti modi, ma per te posso essere semplicemente
Videl” disse lei con voce dolce.
La
neve divenne nera intorno a loro e gli alberi iniziarono a ripiegarsi
su loro stessi, trasformandosi in cenere.
<
Sento che questa è una lotta per la vita. La distruzione
stessa avanza intorno a noi, ma è una battaglia che non
posso e non voglio vincere > pensò Gohan. Il vento
gli faceva ondeggiare una ciocca di capelli neri sull’ampia
fronte, le sue iridi color ossidiana brillarono.
“Sprechiamo
del tempo inseguendo idee che, come macchine, ci sfrecciano in testa.
Ti prego, aiutami a non farlo mai più”
implorò.
“Ho
bisogno della tua grazia a ricordarmi di ritrovare me stessa”
cantò Videl. I loro visi erano così vicini che i
loro fiati si confusero.
“Ritrovo
tutto quello che sono, e sono sempre stato, lo rivedo nei tuoi occhi
perfetti” mormorò Gohan, rabbrividendo a guardare
l’azzurro degli occhi di lei.
Videl
lo baciò, Gohan sentì la spossatezza invadergli
le membra, mentre ricambiava al bacio.
Videl
gli accarezzò una guancia con la mano gelida e sorrise.
“Resteremo
insieme per sempre, le nostre anime saranno legate. Perché
un altro mio nome è ‘Morte’”
sussurrò.
Il
corpo di Gohan cadde nella neve, privo di vita, mentre la sua anima
compariva tra le dita sottili di lei.
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Capitolo 16 *** Cap.16 Il libro radioso del desiderio ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Pan/Trunks.
Day
15 cose che hai detto quando troppi chilometri ci dividevano.
Scritta
per
‘Il prompt del lunedì’ di Il giardino di
Efp.
Prompt
di S.S. V. D.: -
Polvere/troppi ricordi/è meglio esser sordi/e forse
è già
tardi/per togliere la/polvere/dagli ingranaggi/dai volti dei saggi/coi
pochi
vantaggi/che la mia condizione mi dà. (Polvere - Enrico
Ruggeri).
Cap.16
Il libro radioso del desiderio
Trunks
appoggiò una mano
sulla finestra e sospirò, scuotendo il capo.
“A
cosa pensi?” domandò
Goten, accomodato sul divano alle sue spalle.
“Tua
nipote è ancora in
quella scuola all’estero, vero? Da dopo il viaggio nello
spazio non ci siamo
più visti” mormorò Trunks, passandosi
una mano tra i capelli color glicine.
Goten
ridacchiò e aprì un
pacchetto delle patatine.
“Non
dirmi che ti sei
affezionato a quello scricciolo. Hai già una sorellina
petulante. Sicuro di
volerne due?” chiese.
“…
Sorellina…” sussurrò
Trunks, mentre le sue iridi azzurre diventavano liquide.
“Che c’è
piccola?
Vuoi questo?” chiese gentilmente Bulma,
guardando la
piccola bambina, sulla cui testolina spiccava l’unico piccolo
ciuffo di capelli
neri.
“Inizio
ad essere troppo vecchio per riuscire ad
andare dietro a una cosina così piccola” disse
Juma.
Pan
cercava di afferrare il giocattolo a forma di
salsicciotto sorridente che Bulma le faceva ondeggiare sopra la testa.
“Mia
figlia è uscita per comprarle i pannolini. Non
vedo l’ora che i suoi genitori riescano a
rientrare” ammise il gigante.
Bulma
sorrise vedendo che la piccola riusciva ad
afferrare il giocattolo con entrambe le manine paffutelle, dimenando i
piedini.
Scoppiò rumorosamente a ridere.
Trunks
si avvicinò alla culla e si mise sulle
punte dei piedi, guardando la piccola nella culla.
“Mamma,
è davvero carina” sussurrò.
“Presto
avrai una sorellina come lei” disse
Bulma.
Juma
si sedette su una sedia e si passò la mano sul
viso, dove iniziavano ad esserci piccole rughe.
“In
bocca al lupo per le notti insonni” sussurrò.
“Tranquillo.
Sono ancora abbastanza giovane, io”
si vantò Bulma.
<
A me non sembra una sorellina > pensò
Trunks. Guardò gli occhi neri della bambina con i propri
azzurri e le sorrise.
< … però è davvero tanto
simpatica e carina. Mi mette di buon umore >.
“Sì,
dovrei vederla come
una sorella. In fondo è molto più giovane di
me” sussurrò Trunks, grattandosi
il collo fino ad arrossarlo.
“Beh,
la differenza di
età e la stessa che c’è tra me e Bra.
Sembra vasta solo se non pensi che siamo
saiyan e poi i tempi stanno cambiando” lo
rassicurò Goten. Si mise una manciata
di patatine in bocca e le masticò rumorosamente.
“Il suo problema è l’altezza.
Sembra sempre una nanetta. Anche se mio fratello dice che finalmente si
sta
alzando, lì dove si trova. Non di tanto, in fondo anche mia
madre è una
nanetta. Però l’aria diversa sta facendo bene al
suo sviluppo.
Oh,
per non dimenticare
il suo carattere veramente schifoso. Non fa sempre altro che lamentarsi
e
piagnucolare” borbottò.
Trunks
si grattò un
sopracciglio e sospirò pesantemente.
“Sai,
lo pensavo anche
io. Però durante il viaggio ho cambiato idea. Si
è dimostrata forte,
coraggiosa, intelligente. Aveva un cipiglio degno di quello di suo
nonno Goku e
non si è tirata indietro davanti a nessun ostacolo o
pericolo” borbottò.
“Ti
ricordo che ha
permesso che mio padre ti vestisse da donna. Che con Baby non
è stata di nessun
aiuto e…”. Gli ricordò Goten.
“…
E che quando sono
stato in pericolo contro Super C17 l’unica cosa che sono
riuscito a pensare e
che volevo rivederla un’ultima volta” lo interruppe
Trunks.
<
Non riesco a sopportare
tutte le miglia che ci dividono.
Questi
ricordi che mi
restano sono l’unica cosa che ci legano, visto che non ho
saputo dirti quello
che provavo.
Tolgo
la polvere da
questi ricordi, come se fossero ingranaggi che possono far funzionare
la mia
esistenza solo se ben montati. Mi sento sperduto in una condizione di
vita che
non mi appartiene. Se dovessi scoprire che è troppo tardi,
mi sentirò sordo e
cieco a questa vita > pensò.
Son
impallidì.
“Non
dirmi…” esalò.
Trunks
chinò il capo.
“Io
credo di amare Pan”
ammise.
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Capitolo 17 *** Cap.17 Goku and his ‘royals’ ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Giorno 16: Cose che hai detto quando
non c'era distanza
alcuna tra noi.
Seguito di Cap.1 ‘Desideri
principeschi’. Threesome
Vegeta/Goku/Chichi.
Cap.17 Goku and his
‘royals’
Goku socchiuse gli occhi e mosse la
gamba, udendo i mugolii
degli altri due addormentati su di sé. Avvertiva i calori
dei loro corpi che
premevano contro di lui, mantenne solo un occhio socchiuso e
ingoiò uno
sbadiglio. Sorrise, sentendo i respiri degli altri due, la mano di lei
abbandonata sul proprio petto e quella di lui che gli stringeva
spasmodicamente
il fianco.
I loro corpi, quello di lei pallido e
longilineo, il suo
muscoloso e massiccio, il terzo minuto, ma ancor più
muscoloso, erano nascosti
dalla pesante coperta marrone scuro.
Goku adagiò la mano sulla
testa di Chichi, la giovane gli
aveva appoggiato la testa sulla spalla muscolosa e i lunghi capelli
mori,
lisci, le ricadevano morbidamente lungo le spalle. Son
allungò l’altro braccio
e lo mise sulle spalle di Vegeta, traendolo a sé, in modo
che il principe dei
saiyan, ancora assopito, potesse appoggiare la guancia
sull’altra spalla.
Goku richiuse gli occhi e sorrise.
< Chi avrebbe mai pensato che
mi sarei sentito così in pace
con loro due qui > pensò. Strusciò il capo
sul cuscino blu notte,
scompigliando i propri capelli a forma di cespuglio, dalle ciocche more
larghe
tre dita. < Quando sono svegli urlano, strepitano. Non so chi
dei due mi fa
più impazzire. Lei con i suoi rimproveri o lui con il suo
dannatissimo
orgoglio.
Però, quando sono tra le
mie mani, mi sembrano così delicati.
Sono bellissimi, fosse per me non farei altro. Anche se non riesco a
stabilire
chi cerchi più malamente di mantenere un controllo, rossi in
viso. Una cosa è
certa, devo essere attratto dagli Tsundere.
In questo momento, mentre entrambi
riposano, mi sembrano due
bambini. Sono esausti, ma io non riesco a dormire. Voglio assaporare
questo
momento il più possibile >. Si passò la
lingua sulle labbra secche e
inspirò, sentendo l’odore della notte che filtrava
dalla finestra appena
accostata.
Le ombre, allungate dalla luce della
luna, delle foglie
della felce sul davanzale, si allungavano sui loro corpi, ammantandoli
con lunghe
strisce seghettate.
Goku sbadigliò piano, il
suo respiro si confondeva con
quello degli altri due.
< Chi lo avrebbe mai detto che
alla fine si sarebbero
messi d’accordo tra loro per sedurmi. Come se ce ne fosse
realmente bisogno.
Non che mi sia
dispiaciuto… per niente. Fosse per me vorrei
che decidessero di fare cose del genere più spesso. Lo trovo
decisamente più
interessante dell’allenarmi.
Anche se combattere contro loro due
prima di andare al
dunque, forse mi piacerebbe persino di più. Urca, a saperlo
se ne
lamenterebbero > pensò.
Avvertì le gambe di Vegeta
muoversi, mentre Chichi lo aveva
sfiorato con la punta del naso. Goku socchiuse nuovamente un occhio e
vide che
erano ancora profondamente addormentati.
“Il mio principe e la mia
principessa della notte…
‘miei’”
bisbigliò piano.
Ve lo dico adesso che nessuna
distanza ci separa > pensò.
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Capitolo 18 *** Cap.18 Tra le fiamme ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Death!Fic.
Pan/Trunks. Post-GT. Angst.
Remake
di una scena di Cap.1 di Think Angst.
Day
17 cose che hai detto che avrei voluto non dicessi.
Cap.18
Tra le fiamme
“Miliardario
sposa donna della sua vita. Il bellissimo
e atteso matrimonio dell’anno si svolgerà
…” lesse a bassa voce la ragazzina.
Lanciò il giornale a terra, la carta
s’impregnò di liquido, scurendosi. Pan
inspirò, sentendo la puzza della benzina che copriva il
pavimento, le iridi
nere erano liquide. Infilò la mano in tasca e ne estrasse un
accendino. Su di
esso erano raffigurate delle piccole sfere del drago arancioni e uno
Shenron in
miniatura con la bocca spalancata, che mostrava la chiostra di denti.
Pan
aprì il beccuccio di metallo e fece scattare
l’accendino
utilizzando la minuta rotellina. Guardò la fiammella, che si
rifletté nelle sue
iridi color inchiostro, e sorrise.
<
Questo è stato il tuo ultimo regalo >
pensò.
Pan
aveva i capelli
legati di lato con un fermaglio argenteo, decorato con delle piccole
perline
rosa. Tirò su con il naso e serrò i pugni,
scuotendo il capo.
“Mi
avevi detto che saremmo
rimasti insieme per tutta la vita” gemette.
Trunks,
dietro la
scrivania, si sfilò gli occhiali e sospirò
pesantemente. Chiuse gli occhi e si
massaggiò il viso.
“Una
sciocca promessa
che ha fatto un altro me, mentre era in uno stupido viaggio nello
spazio.
All’epoca
pensavo di non
avere dei doveri nei confronti della mia ditta, potevo andare in giro a
fare l’eroe
salvatore. Ora che mia madre è morta, mi rendo conto di
quanto la Capsule
corporation richieda per non fallire.
Sposare
Angelina mi
permetterà di avere i giusti agganci per
allargare…”. Iniziò a spiegare.
“Smettila!
Dimmi almeno
che la preferisci a me per amore! Lo so che è più
bella, mi andrebbe bene anche
quello. Però così no!”
sbraitò Pan, mentre le lacrime le rigavano il viso e la
scuotevano.
Trunks
schioccò la
lingua sul palato e ordinò delle carpette sulla scrivania.
“Non
fare la bambina. Io
sono cresciuto, fallo anche tu” disse.
Pan
indietreggiò, il
vestito color aragosta le aderiva al corpo minuto. Si portò
una mano alla gola
e boccheggiò.
“Ora,
per favore, ti
pregherei di andartene. Devo lavorare” la richiamò
Trunks. La sua espressione
era annoiata e infastidita.
Pan
vide il proprio
riflesso negli occhi di lui e nei grandi vetri dell’arioso
ufficio.
“Sono
le uniche cose che
avrei voluto che non mi dicessi mai” gemette.
<
Un tempo le tue
parole erano solo poesia per me, ora sono diventate fredde e taglienti
come il
vetro.
Hai
fatto a brandelli la
mia anima e non credo che niente ti riporterà indietro.
> pensò.
“Odiami
pure” borbottò Trunks,
muovendo la mano davanti a sé.
Pan
gridò di dolore e
corse via.
“Spero
che tu possa bruciare all’inferno con lei,
Trunks” bisbigliò Pan. Lasciò cadere
l’accendino e la benzina intorno a lei
prese fuoco, avvolgendola.
Le
sue urla riempirono l’aria. La figura che riportava
l’immagine di Trunks e Angelina prese fuoco, mentre dal
giornale si alzavano
dei filamenti di fumo e della cenere arrossata.
L’intera
stanza fu avvolta dalle fiamme e le pareti
bianche si annerirono, il tetto crollò rumorosamente,
travolgendo i mobili.
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Capitolo 19 *** Cap.19 Ti appartengo completamente ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Freezer/Zarbon.
Day 18
cose che hai
detto quando eri terrorizzato.
Remake di
una scena
di Think Angst.
Cap.19 Ti
appartengo completamente
Freezer prese in bocca il ciondolo di
Zarbon, avvolgendo
nella lingua, inumidendolo di saliva, succhiando rumorosamente.
Muovendo
rapidamente la punta aguzza della sua lingua violetta.
La saliva scivolò dalla
perla del suo diadema d’argento, mischiandosi
al sangue azzurro sulla sua fronte. La sua pelle azzurra era pallida,
il suo
labbro spaccato sporco di sangue blu e la sua spallina era rotta a
metà.
“Perché
quell’espressione depressa? Non sei felice che io
sia qui con te?” domandò Freezer.
Zarbon era in ginocchio ai piedi del
suo trono volante. Le
sue iridi color dell’oro si erano fatte liquide, il suo
respiro era veloce, il
battito cardiaco accelerato gli rimbombava nelle orecchie.
Freezer strinse più forte
la presa sul mento, fino a fargli
scricchiolare il mento.
“Nessuno ti ha obbligato a
metterti con me” sussurrò.
Zarbon abbassò lo sguardo.
“Il mio dolore è
per la mia sconfitta. Per me è un onore
stare con voi, Lord” sussurrò.
Freezer fece
indossare
a Zarbon il diadema in testa e gli posò un bacio sulla
fronte.
“Ti
ho donato un
aspetto da angelo, tu che sembravi un rospo demoniaco. Non mi sei
grato?”
domandò.
Il bambino
guardò il giovane
challenge e chinò il capo, la punta delle sue orecchie
divenne vermiglia.
“Vi
appartengo e così
anche queste mie nuove fattezze” sussurrò.
Freezer gli
accarezzò
le labbra.
“T’insegnerò
a
truccarti, atteggiarti e a combattere. Sarai la mia arma perfetta e
bellissima”
sussurrò, facendogliele schiudere.
Zarbon
deglutì.
< Gli
sono grato,
ma lo temo. Ho il terrore che mi uccida e mi faccia torturare da
Dodoria, ma
allo stesso tempo sono attratto da lui > pensò.
“Non riesco a desiderare
altro” mormorò Zarbon con voce
roca. Gemette, sentendo la coda di Freezer accarezzargli il membro, il
suo viso
si ricoprì di sudore e avvertì il collo pizzicare
per il sudore, lì dove la sua
lunga treccia di capelli verdi aveva aderito alla pelle. Alcune ciocche
gli
erano sfuggite e gli ricadevano ai lati del viso esangue.
“Lo dici sul
serio?” chiese Freezer.
< Non posso credere alle tue
dichiarazioni. Sono tutte
cose che mi dici mentre sei in preda al terrore. La paura che hai di me
avvelena ogni nostro sentimento, lo fa marcire prima che possa
sbocciare > pensò.
“Non potrei essere
più sincero di così” rispose Zarbon.
Freezer gli sfilò
l’anello d’oro che teneva ferma la treccia
del mercenario, facendo ricadere i suoi fluenti e morbidi capelli sulle
spalle.
“Dimmi, cosa risponderesti
se ti dicessi che al momento ho
fame?” lo interrogò Freezer, infilandogli la coda
nei pantaloni aderenti. Gli
passò la punta sui glutei lisci, arrossandogli la pelle
azzurra.
“Se tutto andrà
bene, oggi sarò il vostro dolce” rispose
Zarbon. Cercò inutilmente di regolare il respiro e il
battito cardiaco.
“Sono sicuro che avrai,
come al solito, un buonissimo
sapore, mio fedele servo” disse Freezer.
Si alzò un leggero
venticello che passò gelido sui due,
muovendo anche le fronde azzurre degli alberi, facendole frusciare.
Alcune foglie azzurre caddero
sull’erba del medesimo colore,
mentre delle pesanti nuvole solcavano il cielo verde-acqua.
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Capitolo 20 *** Cap.20 Nuova casa, nuova vita ***
Godel.
Scritta per Rohan.
Day 19: Cose che hai detto quando
eravamo felici come mai
prima.
Cap.20 Nuova casa, nuova vita
La
luce del sole illuminava
l’immensa villa rosa al centro della foresta.
Gohan guardava fuori dalla cupola,
una mano appoggiata sul
vetro e l’altra appoggiata sul fianco. Intravedeva il tetto
violetto dell’edificio.
Videl lo abbracciò da
dietro e gli appoggiò il mento sulla
spalla. Giocherellò con una ciocca di capelli di lui con il
naso e ridacchiò.
Gohan le sorrise.
“La piccola Pan finalmente
si è addormentata. Devi essere
stanca” sussurrò, mettendo le sue mani calde su
quelle di Videl.
Videl strinse a sua volta le mani di
lui, appoggiandosi
contro la schiena massiccia del marito.
“Deve abituarsi alla nuova
casa. Ed anche io, è così grande”
sussurrò.
“Non credo che riusciremo a
utilizzare tutte queste stanze.
Però sono sicuro che nel giardino potremo montare molte
altalene e giochi per
la piccola. Così li utilizzerà
crescendo” rispose Gohan.
Videl gli posò un bacio
sul collo.
“Potremo anche fare tante
camere degli ospiti. Mi piacerebbe
invitare le nostre famiglie e i nostri amici, ogni tanto. Inoltre,
oltre al tuo
studio, potremmo mettere su un laboratorio e qualche biblioteca.
Oltre che una stanza solo per i
giochi della piccola”
propose.
Gohan si sfilò gli
occhiali e li mise nella tasca della
camicia.
“Sono tutte idee
bellissime, ma a me basta stare al tuo
fianco” disse. Sciolse l’abbraccio e si
voltò, si piegò in avanti per prendere
il viso di lei tra le mani e le posò un bacio sulla fronte.
“Sono felice come mai lo
sono stato prima” disse.
“Le cose che si dicono con
questo stato d’animo sono le più
dolci e le più belle, rare come delle stelle
cadenti” rispose Videl.
Gohan la strinse contro il proprio
petto e le accarezzò la
testa.
“Voglio amarti in ogni
angolo di questa villa, vedere un tuo
sorriso ad ogni corridoio, scorgere il tuo sguardo davanti ad ogni
finestra,
baciarti sotto ogni albero. Ogni punto di questo luogo voglio che mi
ricordi un
momento della crescita della nostra piccola Pan” ammise.
“Tutto questo si
realizzerà, vedrai. Ogni volta che tornerai
stanco da lavoro ci troverai qui, ogni volta che salverai questo mondo
noi
saremo al tuo fianco, ad ogni tuo allenamento
t’incoraggeremo” promise Videl.
< Perché io mi fido
completamente di te e non potrei
amare nessuno più di quanto amo te > pensò.
“Ed io farò di
tutto per farvi vivere giornate splendide. Comprerò
un passeggino più resistente alla piccola e insieme
passeggeremo. Controllerò
che ogni stanza sia a sua misura quando inizierà a
gattonare. Vi riempirò di
regali e di premure, ve lo prometto” disse Gohan.
Videl si alzò sulle punte
dei piedi e gli posò un bacio
sulle labbra.
“Ci stiamo scambiando delle
promesse da sposini, o peggio,
da fidanzatini” disse.
“Perché per me
è come se t’incontrassi sempre per la prima
volta, solo per innamorarmi più della precedente”
disse Gohan.
Videl scoppiò a ridere.
Si udì il pianto di Pan
provenire dalla stanza accanto.
“Vado, la piccola
chiama” disse Videl, allontanandosi.
“No, vado io. Tu devi
riposarti” ribatté Gohan.
Videl gli prese la mano nella propria
e propose: “Insieme”.
“Insieme” le fece
eco Gohan, mentre entrambi si affrettavano
verso la culla della piccola.
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Capitolo 21 *** Cap.21 Split ***
Yamcha/Bulma; Yamcha/Lila. Lila
è una mia Oc.
Day 20: Cose che hai detto che non
avrei dovuto ascoltare.
Cap.21 Split
Bulma giocherellò con il
ciondolo che indossava, che
ricadeva nella scollatura del suo vestito rosso fuoco, e
salì le scalette di
metallo.
<
Sono
preoccupata. Yamcha aveva già più di
un’ora di ritardo al nostro appuntamento.
Al telefono non ha mai risposto …>. Sgranò
gli occhi vedendo che la porta
dell’appartamento di lui era socchiusa. < Ecco! Lo
sapevo, gli dev’essere
successo qualcosa >.
Accelerò il passo,
udì delle risatine provenire dall’interno,
inarcò un sopracciglio azzurro e si sporse.
Impallidì vedendo che Yamcha era
steso su un divanetto con una donna stesa sopra di lui, entrambi
ridevano. Le
gote arrossate, una bottiglia di champagne vuota e alcuni bicchieri
abbandonati. Uno dei calici era porco di rossetto.
“Tu non eri
fidanzato?” chiese la donna prosperosa.
“Cosa te lo fa
pensar?” le domandò Yamcha.
Bulma li fissava respirando piano,
rimanendo immobile.
“Ti ho visto al negozio di
gioielli con quella riccona. Mi
sembra si chiami ‘Briefs’”
ribatté l’altra donna.
“Oh,
lei…” sussurrò Yamcha.
Guardò il seno della sua amante
e si leccò le labbra voluttuosamente. “Ha un pozzo
di soldi, ma non ne ho
bisogno. Sono un campione, ‘io’” si
vantò.
“Lo so benissimo. Tutte le
mie amiche sognano di avere un
tuo pezzo” disse la donna. Posò una serie di baci
sul collo di Yamcha.
“Ce
n’è per tutte, Lila. Non temere” la
rassicurò Yamcha,
accarezzandole il fianco sottile.
“E
‘quella’ cosa ne penserebbe?” lo
interrogò Lila.
“Lei non conta niente per
me” la rassicurò Yamcha. La luce
della lampada li rischiarava.
< Non è vero, ma
tanto, se lei non lo sa, non soffrirà. Io
sono un ‘predone’ nell’anima, non posso
lasciarmi scappare una conquista.
Niente mi vieta di avere entrambe le
cose…
Anche se forse
l’appuntamento era per stasera. La chiamerò
più tardi e le dirò che c’è
stato un allenamento straordinario > pensò.
Bulma si portò la mano
alla bocca, impallidendo. I suoi
occhi iniziarono a bruciare, ingoiò un singhiozzo e
scappò via. Una lacrima le rigò
il viso. Rischiò di cadere dalle scalette, si
aggrappò al corrimano e si mise a
correre. Passò di fianco a un parco, il tacco della sua
scarpa si ruppe e la
giovane cadde carponi, si strappò il vestito, si
sporcò le ginocchia e si fece
dei piccoli tagli sulla pelle.
Rimase a terra, singhiozzando,
nascondendosi la bocca con la
mano.
Pual volò fino a lei.
“Bu-Bulma… Cosa
fai qui?” domandò.
Bulma si rialzò in piedi
di scatto e indietreggiò, evitando
la creaturina.
“Ho visto quello che dovevo
vedere” gemette.
Paul dimenò la coda e
negò con il capino.
“N-non…
è come sempre. Sono cose che dice senza pensare, non
avresti dovuto ascoltarle e saperle. Io stesso esco quando
sbaglia” gemette.
“Invece erano cose che
dovevo sentire, per capire che razza
di uomo è!” gridò Bulma. Si
sfilò la scarpa e si rimise a correre, stringendola
al petto.
“Aspetta, fatti
accompagnare. Non voglio ti succeda qualcosa”
disse Pual. Si trasformò in una motocicletta con una
nuvoletta di fumo, Bulma
si voltò a guardarlo, fermandosi.
< In fondo non è
colpa sua, deve soffrire anche lui >
pensò. Saltò in sella alla motocicletta folletto
e si diresse verso casa sua.
|
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Capitolo 22 *** Cap.22 Amore alieno ***
Crilin/18.
AU.
Day
21 cose
che hai detto quando eravamo in cima al mondo.
★ Iniziativa:
Questa storia
partecipa al “Living Mars” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero
Parole: 519.
★ Prompt/Traccia: 4.
Una
tempesta su Marte separa A dal resto del suo gruppo. Nella sfortuna, A
incontrerà la prima forma di vita intelligente ed
extraterrestre della storia
umana.
Cap.22
Amore alieno
Crilin
guardava la tempesta fuori dalla grotta. I suoi
occhi erano arrossati, i suoi capelli erano scompigliati, aveva
disegnati una
serie di punti sulla fronte e aveva un succhiotto sul collo, segni di
ventose
sulle spalle lasciate scoperte.
<
Ormai sta durando da due mesi, ma… è diminuita.
Riesco quasi a vederle attraverso, presto il resto della squadra
potrà
raggiungermi.
Quando
mi sono perduto, ho pensato che la sfortuna mi
avesse portato alla morte… ed invece… >
pensò.
Un
tentacolo color oro gli avvolse la gamba e una giovane,
che li aveva al posto delle gambe, lo abbracciò da dietro.
Aveva delle scaglie
verde intenso sulle guance, sotto gli occhi color ghiaccio.
“Presto
verranno i componenti della tua squadra per
portare soccorsi a salvarti e ti porteranno via da me”
soffiò la marziana.
Crilin
arrossì, sentendo lei respirare al suo
orecchio.
“Non
prima di domani… 18…”
ribatté.
“Per
essere sicuro che non mi scovino dovrò scappare
entro questa notte. Non parlerai loro della mia esistenza,
vero?” chiese lei.
Crilin
chiuse gli occhi, concentrandosi sui movimenti
sinuosi dei tentacoli che lo accarezzavano, insieme alle dita sottili
delle
mani minute di lei. Sentiva il corpo di 18 aderire al suo.
<
La bocca che è riuscita a creare in questa
caverna non solo mi ha protetto e salvato dalla tempesta, ma mi
permette anche
di poter sopravvivere senza la tuta. Dovrò ricordarmi di
indossarla prima che
se ne vada…
Non
potrò più mangiare i pesci con tre occhi dalle
sue
mani. Erano buoni, anche se sapevano prettamente di sale. Non
potrò più vederla
ridere sotto una pioggia di fiocchi di neve violetti. Non
potrò più baciarla, stringerla…
Però
lei è una creatura così meravigliosa,
così
superiore. Il solo averla conosciuta è il più
grande dono che questa vita mi
abbia fatto. Ed io che pensavo che l’universo fosse
già stata troppo buono
facendomi scegliere tra tanti scienziati per una missione
così importante >
pensò.
“Non
permetterò a nessuno di farti succedere qualcosa.
Non preoccuparti…” promise.
<
Vorrei che rimanessi qui al mio fianco per non
farmi succedere niente. Dal primo momento in cui ti ho
visto… Forse lo
troveresti subito, visto che proveniamo da mondi diversi,
ma… Ho capito che eri
un ‘cucciolone’ > rifletté 18.
Sfiorò le proprie labbra con uno dei suoi
tentacoli.
“Mi
penserai?”. Tentò e la voce le tremò.
Crilin
si voltò e prese le mani di lei nelle proprie,
annuendo.
“Certo,
ogni momento, ma non ci pensiamo adesso. In
questo momento mi sento in cima al mondo, con te. Godiamoci queste
ultime ore”
la implorò.
Le
gote di 18 divennero rosse, mentre lei le piegava
in un sorriso.
“Va
bene” capitolò.
<
Chi doveva dirmi che avrei dovuto arrivare fin su
Marte per trovare l’amore > pensò Crilin.
Chiuse gli occhi e la baciò con
foga, 18 ricambiò con trasporto. Le loro lingue
s’intrecciarono, quella di lei
era viola e appuntita. Man mano che approfondivano il bacio, i
tentacoli della
marziana brillavano sempre più forte, illuminando la caverna.
La
tempesta fuori dalla barriera si faceva via via più
debole, mentre la sabbia rossastra iniziava a posarsi.
|
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Capitolo 23 *** Cap.23 Fiore consumato ***
Zangya/Bojack.
AU.
Day
22 cose che hai detto quando è finita.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al “Living
Mars” a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 503.
★
Prompt/Traccia: 12. Una tempesta su Marte
separa A dal resto del suo gruppo. Nella sfortuna, A
incontrerà la prima forma
di vita intelligente ed extraterrestre della storia umana.
Cap.23
Fiore consumato
Zangya
appoggiò la mano sul tavolinetto di metallo, la
gravità diminuita all’interno della stazione
spaziale le faceva ondeggiare i
capelli intorno al viso.
“Non
puoi essere serio…” sussurrò con voce
roca.
Bojack
ghignò e si passò la lingua sui denti.
“Perché
no? Ci siamo divertiti, ma…”. Iniziò a
dire.
Zangya
raggiunse il tavolinetto con un pugno,
facendolo ondeggiare; i suoi occhi si arrossarono, mentre iniziavano a
pizzicarle.
“Due
mesi di relazione. DUE MESI! Avevi anche detto
che avresti lasciato tua moglie per me!” gridò la
donna. Si voltò di scatto, le
labbra le tremavano e muoveva le mani a scatti. Sentiva il collo
dolerle e le
mancava il fiato, le narici le pizzicavano. “Tu hai aspettato
ci spedissero in
questo stupidissimo viaggio verso Marte per scaricarmi! Vai a fanculo
tu e la
dannata rover Curiosity che dobbiamo recuperare!”
sbraitò.
Bojack
scrollò le spalle.
“Tieni
a bada i tuoi ormoni. Sei solo una delle tante
femmine per me…” disse.
“I
miei ormoni?! Fottiti stronzo!”. Le urla di Zangya
risuonarono più acute e isteriche.
“Pensavi
davvero che avrei potuto scaricare mia
moglie? Lo scandalo avrebbe coinvolto entrambi.
Ringrazia
piuttosto che io non voglia far trapelare
niente. Così ci possiamo tenere buono il posto alla N.A.S.A..
Tanto
ormai ho deciso, tra noi è finita” disse Bojack.
Le diede le spalle, il suo corpo muscoloso era in tensione e si
vedevano delle
venuzze spiccare sul suo collo taurino.
<
Crepa > pensò Zangya. Si appoggiò contro
la
parete, dandogli a sua volta le spalle, e serrò gli occhi,
giocherellando con
una delle sue morbide ciocche arancioni.
“Allora
non prendiamo più il discorso. Dobbiamo ancora
lavorare qui dentro insieme e voglio potermi fidare del tuo
lavoro” disse
gelida. Guardava distrattamente fuori dall’oblò.
<
Questa doveva essere la mia grande occasione. Ho
passato tutta la vita a sognare di vedere questi scenari, sin da quando
ero
bambina e mio padre era ancora vivo. Ed ora…
Cazzo,
questo pezzo di merda ha rovinato tutto. Beh,
che sarebbe stato un viaggio movimentato avrei dovuto aspettarmelo, ma
mai che lo
fosse a livello ‘emotivo’ >
pensò. Le gambe le tremavano e fece leva per non
sentirle cedere.
Bojack
le baciò appassionatamente il collo, lasciandogli i segni di
alcuni succhiotti
vermigli.
Zangya
era intenta ad accarezzare lo stelo di lavanda, l’odore dei
fiori violetti le
accarezzava le narici.
“Amo
i fiori. Tu?” domandò.
Bojack
le leccò la pelle, sentendola rabbrividire.
“Amo
te” sussurrò.
“Quando
saremo lassù non ci saranno fiori, ma io ci sarò
per te” promise Zangya.
Lui
le passò la mano tra i capelli.
“Tu
sei il ‘mio’ fiore” le disse con voce
arrocchita dal desiderio.
Zangya
sentì la porta chiudersi e scivolò, fino a cadere
in ginocchio. Soffocò i singhiozzi, passò la mano
sull’unica lacrima e chiuse
gli occhi. Si concentrò sul rumore ritmico dei macchinari e
fece dei profondi
respiri, riaprì gli occhi lentamente sentendoli bruciare.
“Un
fiore, una volta raccolto, perde il suo profumo e
appassisce. Nessuno ama qualcosa di già consumato”
sussurrò con voce tremante
di rammarico.
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Capitolo 24 *** Cap.24 La promessa di Goku ***
Goku/Chichi.
Day
23 Cose che hai detto quando eravamo bambini.
Cap.24
La promessa di Goku
Goku
si sporse in avanti osservando attraverso le
foglie dei cespugli, arrossì vedendo la bambina intenta a
togliersi il
caschetto.
Chichi
lo lasciò cadere sul manto erboso, accanto agli
stivaletti e avanzò, mise i piedini nell’acqua.
Rise e scalciò, schizzandola
tutt’intorno. Alcune gocce le ondeggiarono intorno al viso
insieme ai lunghi
capelli neri, dando vita a dei piccoli arcobaleni.
Giochi
di luce dorata erano su tutta la superficie del
lago azzurrino.
Goku
arrossì e avvertì il battito cardiaco accelerare,
dimenò la coda dalla peluria castana.
<
Nonno Gohan non mi aveva detto che le ragazze erano…
così! Insomma, sono più morbide e…
Lei
mi piace guardarla. Quasi quanto mi piace correre
con i dinosauri > rifletté.
Goku
indietreggiò, allontanandosi dai cespugli e fece
il giro, scivolò fuori da dietro un albero e si diresse
verso di lei, fingendo
un’aria distratta.
“Goku!”
gridò la bambina.
Il
coetaneo la vide corrergli incontro e chiuse gli
occhi, passandosi la mano tra i capelli mori.
“Urca!
Che strano trovarti qui!” mentì.
Chichi
raccolse una mela da terra, la pulì con il
proprio mantello e gliela porse.
“Il
destino ha voluto che ci incontrassimo qui” disse.
Annuì, Goku prese la mela e se la portò alla
bocca, addentandola rumorosamente.
“Ferfè?”
domandò, sputacchiando resti tutt’intorno.
“Perché
questo sarà il nostro primo appuntamento!”
gridò Chichi. Le sue iridi color ebano brillarono.
Goku
lasciò cadere il torsolo della mela divorata per
terra, tra gli alti steli d’erba.
“Cos’è
un appuntamento?” chiese. Si grattò sotto
l’occhio
e la guardò con aria confusa.
Chichi
si ticchettò con l’indice sulle labbra.
“Qualcosa
che si fa insieme. Insomma, quando due
persone fanno qualcosa che gli piace tanto, ma è ancora
meglio perché sono solo
loro due”. Tentò di spiegare, avanzando verso di
lui.
Goku
sorrise e batté le mani.
“Ho
capito!” gridò.
Chichi
inarcò un sopracciglio e chiese:
“Cosa?”. Vide
il pugno di Goku arrivare verso di lei, strillò e si
scansò.
Goku
colpì l’albero e il segno delle sue nocche rimase
inciso nella corteccia scura.
“Che
fai?!” strillò Chichi.
Goku
continuò a sorriderle.
“Combatto!
Un allenamento è la cosa più bella che si
possa fare e così lo facciamo io e te insieme”
disse.
Chichi
si massaggiò il collo e fece una smorfia.
“Perciò
siamo fidanzati? Questo è un appuntamento
davvero?” chiese.
Goku
annuì.
Chichi
sorrise e balzò, tentando di tirargli un calcio
al viso. Goku ridacchiò e lo parò con un braccio,
iniziarono a scambiarsi una
serie di pugni, schivandosi a vicenda.
Gli
effetti di luce del lago facevano brillare l’ambiente
circostante alle loro spalle. Le loro risate coprivano il rumore
prodotto dall’acqua,
mentre i loro scambi di colpi si facevano sempre più
incalzanti.
“Se
vinco io, mangi anche la mia parte di cibo”
propose Chichi.
<
Perché non mi piace per niente mangiare le cose
cotte con gli attacchi di energia > pensò.
“E
se vinco io?” domandò Goku.
<
Vorrei perdere per mangiare di più, ma… Vincere
è
troppo divertente! Voglio diventare il più forte di tutti!
> gridò
mentalmente.
“Ci
sposiamo” rispose Chichi.
<
Probabilmente sarà qualcosa in cui si mangia
insieme ancor di più > rifletté Goku.
“Ci
sto!” gridò.
“Promesso?”
chiese Chichi.
“Promesso”
rispose Goku, aumentando la velocità dei
suoi attacchi. Raggiunse l’altra bambina con una gomitata
alle spalle e la vide
cadere a faccia in giù con un mugolio.
“Ho
vinto!” gridò, iniziando a saltellare sul posto
con fare eccitato.
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Capitolo 25 *** Cap.25 Amore disfunzionale ***
Day
24 cose che hai
dopo che ho raccontato una storia.
Broly/Turles,
AU.
Cap.25
Amore
disfunzionale
La
luce giallastra del sole illuminava il vicolo all’angolo
della scuola, c’era un paio di motorini parcheggiati a uno
dei due ingressi.
Nascosto dietro un cassonetto verde della spazzatura c’era un
gatto, intento a
divorare la carcassa di un pesce.
Due
giovani, con la medesima divisa scolastica, erano
l’uno di fronte all’altro. Il più alto
indossava degli orecchini d’oro e aveva
i capelli lunghi, la camicia stropicciata e la cravatta slacciata.
L’altro
aveva dei capelli a cespuglio e degl’intensi occhi dalle
iridi color ossidiana.
Turles
si portò la mela alle labbra e
l’addentò,
sporcandosi le labbra di succo. La pelle scura della sua guancia era
rigata da
un rivolo di sudore.
Broly
piegò di lato il capo, facendo ondeggiare i
lunghi capelli scuri.
“Pensi
davvero io possa ascoltare cos’hai da dire dopo
che mi hai raccontato ‘una storia’ come quella? Lo
sai che le riconosco le
dannate frottole” ringhiò.
Turles
lo guardò accendersi una sigaretta e scrollò le
spalle.
“A
te la decisione se credermi o no, ma non possiamo
portare avanti una relazione se non hai fiducia in me”
ribatté indurendo il
tono.
Broly
espirò rumorosamente, nuvolette di fumo si
alzarono sopra il suo capo.
“La
nostra relazione non può continuare perché sono
stanco dei tuoi continui tradimenti” ringhiò. Si
sfilò la sigaretta dalle
labbra e la utilizzò per indicarlo, lasciando cadere un
po’ di cenere. “Se vuoi
una donna, vai da una dannatissima donna” ringhiò.
Turles
lanciò il torsolo in un cestino sotto un albero
e si grattò, utilizzando l’indice unto, sotto
l’occhio.
“Se
mi piace essere dominato da un colosso come te,
come puoi pensare mi piacciano le donne? Sei ossessionato dalla gelosia.
Se
mai ti ho mentito è stato solo perché altrimenti
avresti pensato male. Non posso uscire né con amici,
né con amiche. Hai
annullato la mia vita sociale e se fosse per te non dovrei proprio
uscire di
casa” ribatté.
Broly
lo raggiunse con passo rapido, gli posò una mano
sul petto e lo sbatté con foga contro la parete, sentendolo
gemere.
“Lo
so che non sei solo mio. Potrei essere il tuo dio
e invece tu sei un fottuto traditore, scarafaggio”
ringhiò.
Turles
si lasciò sfuggire un gemito e sentì il corpo
dell’altro schiacciarlo, mentre l’amante gli apriva
le gambe con il ginocchio a
forza. Boccheggiò, sentiva che dall’altro veniva
un forte odore di tabacco.
Si
aggrappò alle sue
spalle, ansimando, i segni della mano del più grande gli
erano apparsi sul
petto, sotto la camicia bianca, mentre la cravatta gli era ricaduta
sulla
spalla.
“Sono
solo tuo e non so
più come dimostrartelo” esalò.
Broly
gli afferrò
malamente il mento e lo baciò con foga, mozzandogli il
fiato. I mugolii di
Turles si fecero sempre più forti, insieme agli ansiti.
Il
gatto rizzò il pelo,
si acquattò e, a uno strilletto un po’
più forte, scappò via con il pelo ritto,
continuando a soffiare. Rischiò di andare a sbattere contro
una delle ruote di
uno dei motorini parcheggiati e sfrecciò lungo la strada
davanti alla scuola,
rifugiandosi dietro un’altra casa.
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Capitolo 26 *** Cap.26 Inseguimento d’amore ***
Goten/Bra.
Day
25 cose che hai detto al mio diciottesimo compleanno.
Cap.26
Inseguimento d’amore
La
luce della lampada illuminava la sala e si
rifletteva sugli oggetti metallici che decoravano la tavola bandita.
Trunks
era intento a riempiersi la bocca di patatine,
guardandosi intorno.
<
Mio padre non si è ancora fatto vivo, ma lo farà.
Non si perderebbe per nulla al mondo il compleanno della sua adorata
bambina.
Basta
che non faccia come al mio, ha finito per sfidare
ripetutamente Gohan e quando si è rifiutato, ha obbligato
Junior ad accettare
la sfida per lui.
Gli
manca davvero Goku e i combattimenti che faceva
con lui > pensò.
“La
festeggiata si degna di mangiare qualcosa, quale
onore” disse, rivolto alla sorella.
Bra
fece un sorriso tirato, posò un bicchiere dove
c’era
un po’ di ginger sul fondo e prese una tartina.
“Qualcuno
in questa casa dovrà tenersi a dieta” disse.
Goten
la raggiunse, aveva il piatto colmo di pizzette
e arrosticini.
“Io
no di certo”. S’intromise.
Trunks
scoppiò a ridere e diede una pacca sulla spalla
del migliore amico.
“Fai
bene. Anzi, ti lascio campo libero e vado a
vedere dov’è finita mia madre” disse.
Goten
annuì e, voltandosi verso Bra, le chiese: “Quindi
oggi fai già diciotto anni? Sei diventata una
donna”.
“Te
ne sei accorto adesso?” rispose Bra.
<
Purtroppo no. Dovresti essere come una sorellina
ai miei occhi, ma negli ultimi anni sei cambiata così tanto.
Mi sono accorto
che sempre più spesso i miei pensieri correvano a te, alle
tue forme, al tuo
sorriso e al tuo carattere > pensò Goten, mettendo in
bocca una sfogliatina
ripiena di carne.
“Se
tu non ti truccassi così tanto si noterebbe di
più”
ribatté.
Bra
afferrò un tovagliolino rosso dalla tavola e lo
utilizzò per pulire la guancia sporca di salsa di Goten.
“Le
donne adulte si truccano” soffiò.
Goten
deglutì rumorosamente, arrossendo.
“Stai
meglio al naturale” esalò.
Bra
batté le ciglia lentamente, facendole ondeggiare
con movimenti studiati.
“Questo
vuol dire che sono una bella ragazza senza
trucco?” domandò.
Goten
scrollò le spalle e diede un paio di morsi alla
pizza.
“Allora?”
lo incalzò Bra.
“Con
il tempo che spendi a sceglierti dei bei vestiti,
sarebbe preoccupante se sembrassi lo stesso brutta”
borbottò Goten,
distogliendo lo sguardo.
“Sei
uno screanzato, Son” disse Bra. Sorrise, piegando
le labbra piene e rosse, facendogli l’occhiolino.
<
Lo faccio solo per farmi notare da te, ma lo vedo
che sei caduto nella mia trappola. Mio caro ingenuo, sono la
principessa dei
saiyan e non mi lascio mai sfuggire una preda > si disse.
Congiunse le mani
sotto al mento e ridacchiò.
“Oggi
esci con Valese o ci degnerai della tua
presenza? Mi piacerebbe festeggiarlo con te, come quando ero
bambina” chiese.
Goten
gettò indietro la testa e sospirò pesantemente.
Si mordicchiò un labbro sporco di olio e rispose:
“Con Valese è finita”.
“Oh,
giusto. A quale ragazza sei arrivato adesso?
Trunks ogni tanto me lo accenna, ma si finisce per perdere il
conto” disse Bra.
Accartocciò il fazzolettino e lo gettò nella
spazzatura.
Goten
la guardò in viso.
“Tu,
invece, sei fidanzata?” s’informò.
Bra
appoggiò la mano sul fianco e ancheggiò, dandogli
le spalle.
“Sto
aspettando che l’uomo della mia vita si accorga
di me ora che finalmente ‘sono una
donna’” disse. Si allontanò, salutandolo
con
l’altra mano, muovendo le dita.
Goten
ghignò.
<
Non invitarmi a nozze, principessina. Noi Son non
perdiamo mai di vista la vittoria che ci prefissiamo >
pensò.
|
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Capitolo 27 *** Cap.27 Innamorato del Supremo ***
Gohan/Dende.
Day
26 cose che hai detto che significavano "ti
amo", ma io non l'ho capito.
Cap.27
Innamorato del Supremo
Gohan
si appoggiò contro lo stipite della porta, aveva
le gote imporporate e teneva una pila di libri con una mano. Gli
occhiali gli
ricadevano storti sul viso accaldato e sentiva la salivazione azzerata,
le sue
labbra erano bollenti.
Dende
stava ritto davanti a lui, intento a sfilarsi i
pantaloni violetti. La stoffa morbida risaltava sul verde della sua
pelle, il
suo corpo slanciato era muscoloso e le sue orecchie aguzze tremavano,
facendo
ondeggiare anche le antenne sul suo capo.
Gohan
si mordicchiò il labbro e si allontanò, guardando
di sottecchi l’altro intento a cambiarsi.
<
Quando ero bambino sei stato la mia prima cotta.
Ho cercato in tutti i modi di farti capire che ti amavo e la cosa
è peggiorata.
Ti sei fatto sempre più bello, anche più di
Junior >. Lasciò indugiare i
suoi occhi sulle gambe definite dell’altro, sulla pelle
glabra.
<
Il sentimento legato solo alla tua dolcezza, al
tuo essere come me un bambino gettato in qualcosa di troppo grande, si
è
tramutato anche in un’attrazione fisica. Siamo diventati
entrambi adulti >
pensò, avvertendo una fitta al bassoventre.
Regolò
il respiro, per non farsi sentire dall’altro.
<
Da bambino tutto mi era sembrato così facile
>.
Gohan
allungò la mano e sorrise, vedendo che Dende metteva le sue
dita paffutelle
sulle sue.
“Questo
è darsi il cinque” spiegò Gohan.
Dende
assunse un’espressione concentrata e annuì.
Gohan
abbassò la mano e chiuse gli occhi.
“Si
dà a qualcuno che è tuo amico, ma può
anche significare che va tutto bene. Se
ci si batte il pugno dopo essersi dati il cinque vuol dire essere come
fratelli”.
Continuò la spiegazione.
“Voi
umani avete tantissime tradizioni” disse Dende.
Gohan
gli prese la mano nella propria.
“Anche
questa è una tradizione” disse.
Dende
gli strinse la mano e piegò di lato il capo.
“Vuol
dire essere fratelli anche questo?” chiese.
“Vuol
dire che siamo legati per sempre” rispose Gohan.
Dende
lo abbracciò e disse: “Oh, che bello!”.
Gohan
si raddrizzò gli occhiali e si allontanò.
<
Ti tenni la mano quel giorno perché volevo farti
capire che avrei volentieri passato tutta la vita con te. Non hai
capito né
quella volta, né quella in cui ti ho posato un bacio sulla
guancia e ormai
penso che non lo capirai mai.
Ho
provato a condividere con te la mia zuppa. Ho
chiesto dei consigli al mio ‘sensei’ che lui non
credo abbia mai veramente
capito a cosa potessero servirmi >. Sospirò, entrando
nel suo studio,
raggiunse la scrivania e vi sistemò i tomi.
<
Quando ho saputo che saresti rimasto a vivere
sulla Terra ero così felice. Cercavo di convincermi che
avevo tutto il tempo
per portare a meta i miei sforzi.
Forse
sono stato davvero troppo ingenuo >. Si
nascose il viso tra le mani, sentiva gli occhi bruciare.
“In
fondo come può un misero mortale avere le
attenzioni del suo Supremo? In fondo per me sei diventato una
divinità
irraggiungibile, che posso sognare di toccare soltanto nei miei sogni
".
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Capitolo 28 *** Cap.28 L’imperatrice del suo specchio ***
Scritta
sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=L4u2AV1ew1k&lc=z22zjncxlkuhh5lm2acdp431khmp4yxwpjk124a2kjlw03c010c.
Radish/Zarbon.
Day
27 cose che hai detto quando mi sono dichiarato.
Scritta
sentendo anche: https://www.youtube.com/watch?v=wMNUh6FS4Nk.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “In Vino
Veritas” a cura di
Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 516.
★
Prompt/Traccia: 15.
A
e B si ubriacano insieme, ma a uno dei
due prende la sbornia triste.
Cap.28
L’imperatrice del suo specchio
Il
vento gelido della sera sferzava il suo corpo
muscoloso, le sue braccia glabre erano intorpidite e lungo le spalle
massicce
ondeggiava la sua lunga treccia di capelli morbidi, appoggiò
il mento sulle
braccia abbandonate oltre il parapetto di metallo.
Nei
suoi occhi si riflettevano le luci
degl’innumerevoli alti edifici della città, che si
stagliavano su un cielo
nero-blu, puntellato da quasi invisibili pallide stelle.
Stringeva
con le dita affusolate un bicchiere quasi
del tutto vuoto, accanto ai suoi piedi nudi era appoggiata una
bottiglia di
liquore finita.
“Alla
fine la regina venne portata al castello e si
consumò. La sua bellezza perfetta non bastava a zittire le
voci che la
paragonavano alla santa idealizzata che l’aveva
preceduta” esalò. Lasciò cadere
il bicchiere e questo precipitò, rigirò su se
stesso, facendo volare il liquido
tutt’intorno. La sua figura si rifletté nelle
finestre dell’edificio e si
abbatté sull’asfalto con il rumore di un soffocato
mortaio, pezzi di vetro
schizzarono ovunque tutt’intorno.
Radish,
seduto alle sue spalle in un divanetto, lo
guardò con gli occhi liquidi, aveva il viso arrossato.
“Sei…
hic… ubriaco” biascicò. I lunghi
capelli mori,
dalle ciocche larghe tre dita, gli ricadevano davanti al viso. Si
deterse le
labbra secche con la lingua e fu scosso da una serie di tremiti,
boccheggiando.
Zarbon
socchiuse gli occhi ed espirò dalle narici.
All’interno dell’edificio, sul tavolo,
c’erano altre due bottiglie vuote, dalla
forma bombata.
“Anche
tu” biascicò. Si lasciò cadere in
ginocchio,
abbandonandosi contro il parapetto metallico.
“Forse,
ma io non ho la sbornia triste” disse Radish.
Si alzò in piedi, le gambe gli tremavano e vedeva sfocato, a
fatica raggiunse
l’altro. Si lasciò ricadere seduto a gambe aperte
e gli sorrise.
“Cosa
c’è, trovata una ruga?”
domandò.
“Pensi
ancora alla tua regina?” chiese Zarbon. Gli
ricadde addosso ed entrambi precipitarono sul pavimento gelido,
lasciandosi
sfuggire dei mugolii confusi e infastiditi.
“Forse,
imperatore del tuo specchio. Perché?” lo
interrogò Radish.
Zarbon
gli accarezzò il viso, sentendolo rabbrividire.
<
Se pensa che sarò il suo ennesimo sballo per
dimenticare il vuoto che ha dentro, si sbaglia >
pensò Radish.
“Vorrei
essere la tua imperatrice. Non potrai mai
dimenticarla, vero?” chiese Zarbon.
“Cosa
stai cercando di dirmi?” sibilò Radish,
bloccandogli la mano nella propria.
“Mi
sto dichiarando” gemette Zarbon. Chiuse gli occhi
e lo baciò, Radish sgranò gli occhi e
s’irrigidì.
<
Ed ora che faccio? > si chiese.
“Non
hai solo una sbornia triste, ne hai una
complicata” esalò.
Zarbon
si sciolse i lunghi capelli e questi si
confusero a quelli ancor più lunghi di Radish.
“Cos’hai
intenzione di dirmi ora che mi sono
dichiarato? Il silenzio non è contemplato” gemette.
Radish
si concentrò sui rintocchi dei loro orologi e
li sentì rimbombare nella testa che gli doleva, gli aliti di
entrambi puzzavano
di liquori.
“Come
faccio ad essere sicuro che domani non avremo
semplicemente dimenticato tutto?” chiese.
“Questa
regina non è mai scappata dal suo castello”
rispose Zarbon e lo baciò con foga.
<
Tutto sommato, può anche starmi bene… Anche se
forse è da me che parla l’alcool e non la ragione
> si disse Radish.
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Capitolo 29 *** Cap.29 Proiettili, sangue e un matrimonio ***
Scritta su: BELIEVER TRADUZIONE
IMAGINE DRAGONS. https://www.youtube.com/watch?v=RKhAmgOopfc.
Day 28 cose che hai detto quando ti
ho chiesto di sposarmi
Day.
Bulma/Vegeth/Chichi. Mercenary!AU.
Cap.29 Proiettili, sangue e un
matrimonio
Vegeth caricò la pistola e
si appoggiò contro la parete,
sentendo il proprio battito cardiaco rimbombargli in petto.
< Tutta questa storia
è così assurda che forse ho bisogno
di cominciare dall’inizio > pensò.
Strisciò fino alla porta e
la spalancò con un calcio, un
proiettile gli sibilò vicino alla testa. Si nascose,
socchiuse gli occhi
prendendo la mira e raggiunse alla testa il primo cecchino con un colpo.
< Le cose si sono svolte in un
modo che mi eccita e mi
stanca nello stesso modo. Però hanno sbagliato a sfidarmi,
io sono al timone
della nave, io sono il padrone del mio mare > pensò.
Rotolò dentro e sparò
uno dopo l’altro a tutte le guardie, l’ultima cadde
con un buco in fronte sopra
gli occhi.
Vegeth si rialzò in piedi
e si mise a correre, la cintura di
tela che gli teneva fermi i pantaloni ondeggiava ai suoi passi.
< Sono sempre stato un
mercenario da quando ho memoria.
Da quando da piccolo seguivo l’uomo che consideravo come un
padre. Si può dire
che sono stato malridotto sin dalla più giovane
età.
Ho conosciuto solo
l’addestramento > pensò. Salì
delle
scale guardandosi intorno guardingo.
< Quando ho conosciuto Bulma
la passione mi ha travolto.
Il mio cervello si è disconnesso. Non c’era niente
di più bello, mi scorreva
direttamente nelle vene, esattamente come il dolore che guidava i miei
giorni
>. Vide un’ombra con la coda dell’occhio e
sparò, il nemico gemette venendo
raggiunto alla gamba. Il secondo colpo gli trafisse il collo.
Vegeth tolse un caricatore da quelli
che aveva in una delle
tante cartuccere sul suo petto e ricaricò.
< Pensavo che andare a letto
con lei fosse il massimo
finché non sono stato ferito in una missione. La contadina
che mi ha salvato
era… qualcosa che non avevo mai visto. Dolce, timida,
combattiva, ma incapace
di capire il mondo.
Ho parlato di Chichi a Bulma. Pensavo
mi avrebbe lasciato ed
invece è finita che andavamo a letto tutte e tre insieme.
Eravamo pronti a
contaminarla… >. Si accucciò per passare
sotto una finestra polverosa.
< Il mondo mi è
crollato addosso quando Bulma è tornata
in una bara dopo una missione in Nord Europa. Credevo che i sentimenti
mi
avrebbero soffocato, annegato. Sono divenuto cenere.
Il dolore mi ha inibito, sciolto.
Tutti coloro attorno a me
erano solo folla, volti senza significato.
Ho lasciato che si susseguissero solo
giorno in cui i
proiettili volavano e ho perso di vista Chichi >
pensò.
Raggiunse alle spalle una delle
guardie davanti alla porta e
la strangolò. Quando l’altra cercò di
dare l’allarme, cadde a terra priva di
vita raggiunta da un pugnale al petto.
< Il suo villaggio
è stato raso al suolo. Lei sola è
stata graziata tra fuoco e sangue.
Tutto questo perché
potesse prenderla in sposa il capo di un
gruppo di malviventi >. Estrasse dalle spalle due fucili
mitragliatori,
abbatté la porta ed entrò trivellando di colpi
ospiti e guardie armati.
Il prete gridò e si
nascose dietro l’altare.
Chichi sgranò gli occhi
riconoscendolo e si nascose la bocca
con la mano.
Vegeth ghignò e
puntò un fucile alla testa dello sposo, il
capo del Fiocco Rosso iniziò a tremare, deglutendo
rumorosamente.
“Chiedo scusa, ma la
signorina è già occupata.
Chichi, vuoi sposarmi?”
domandò.
Chichi scoppiò a piangere
e corse verso di lui, lo abbracciò,
nascondendo il viso rigato dalle lacrime contro il suo petto,
graffiandosi con
le numerose cartuccere.
“Allora?” la
incalzò Vegeth.
“Amore mio, sei tornato!
Certo che voglio sposarti” gemette
Chichi.
Il capo del fiocco rosso
cercò di raggiungere la finestra,
ma fu trivellato da una serie di colpi alla schiena.
“Perfetto. Il prete
già c’è” disse Vegeth.
Piegò di lato la
testa e scoppiò a ridere.
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Capitolo 30 *** Cap. 30 Congiunzione astrale ***
VeBulma.
Scritta sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=pQqVBHffDMw.
Day 29 cose che hai detto quando ti
ho chiesto di diventare
genitori.
Cap. 30 Congiunzione astrale
Bulma schizzò Vegeta e
scoppiò a ridere, saltellò all’indietro
e gli fece l’occhiolino.
“Tsk.
Che combini?”
domandò.
Bulma girò su se stessa e
allargò le braccia, facendo ondeggiare
i lunghi capelli azzurri.
“Voglio divertirmi un
po’” sussurrò.
Vegeta ghignò e la
schizzò a sua volta, Bulma strillò e
dimenò le mani davanti a sé.
“Questo è un
colpo” disse.
Bulma balzò e gli avvolse
le braccia intorno al collo e gli
posò un bacio sul mento.
< Come mi piace amarti. Io
riesco ad andare avanti solo
grazie a te, alla tua capacità di sdrammatizzare.
Il nostro amore è un segno
universale, è congiunzione
astrale > pensò Vegeta. Le mise le mani sui fianchi e
la issò, spiccò il
volo e Bulma si aggrappò al suo corpo muscoloso.
“Era da parecchio che non
uscivamo” disse Bulma.
Vegeta le posò la fronte
spaziosa sulla sua e la guardò
negli occhi, le sue iridi color ossidiana si rifletterono in quelle
azzurre di
lei.
“Donna” disse
serio.
Bulma si mordicchiò il
labbro, arrossendo allo sguardo
intenso di lui.
“Sì?”
esalò.
“Quando Trunks è
stato concepito è stato una sorpresa per
entrambi. Non ce lo aspettavamo e io l’ho gestita
male…”. Iniziò Vegeta.
Bulma dimenò le gambe e
sbuffò, facendo sollevare una delle
sue ciocche color cielo.
“Da vero stronzo”
borbottò.
Sotto di loro si sentiva il rumore
delle onde del mare e l’odore
di salsedine pungeva le narici di entrambi.
“Verissimo. Quando
è nato neanche c’ero”. Aggiunse Vegeta.
Bulma inarcò un
sopracciglio.
“Stai cercando di chiedermi
scusa? Non è un po’ tardi? Ormai
ti ho perdonato da anni” disse.
“Umphf.
Sto
cercando di dire una cosa” brontolò Vegeta.
Bulma gli accarezzò la
schiena, mantenendosi stretta a lui e
disse: “Sembra una cosa seria”.
“Donna, vorresti avere un
altro figlio con me? Mi daresti la
change di essere un padre presente sin dall’inizio?
Con Trunks sto recuperando e non ho
nessuna intenzione di
volergli meno bene. Solo che… Ecco, questa cosa voglio fare
le cose per bene
dall’inizio” spiegò.
Bulma lanciò uno strillo e
dimenò le gambe.
“Sì, certo! La
trovo un’idea fantastica, solo…”.
Iniziò a
dire.
Vegeta riatterrò e le fece
mettere i piedi in acqua, storcendo
la bocca.
“Solo?”
domandò.
Bulma si staccò da lui,
appoggiò indice e pollice sul mento
e gli camminò intorno, fissandolo con aria pensosa.
“Tu chi sei? Cosa ne hai
fatto di mio marito, lo scimmione
scontroso che ho sposato?” domandò.
Vegeta la schizzò
nuovamente e ghignò.
“L’ho mandato in
vacanza. Qui c’è solo il futuro miglior
padre del mondo. Perché il principe dei saiyan eccelle in
qualsiasi cosa si
cimenti” si vantò, indicandosi con il pollice.
Bulma scosse il capo, appoggiando le
mani sui fianchi.
“L’allenamento
con Whis ha sortito dei veri miracoli. Dovrei
mandartici più spesso” sussurrò. Si
appoggiò al petto di lui e alzò il piede
destro, posandogli un bacio sulle labbra. “Certo che lo
voglio con te, ma
dobbiamo prima farlo” sussurrò.
Vegeta la issò in braccio.
“Oh, a quello possiamo
rimediare subito” propose.
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Capitolo 31 *** Cap. 31 Il segreto di Turles ***
Goku/Turles/Chichi.
Day 30 cose che hai detto la nostra
prima volta.
Cap. 31 Il segreto di Turles
Turles leccò le labbra di
Chichi, le afferrò il mento e le
fece sollevare la testa.
Chichi chiuse gli occhi, arrossendo.
Mugolò mentre lui la
baciava.
Le loro salive si mischiarono,
colando dalle loro labbra.
Turles si staccò da lei e
le avvicinò le labbra all’orecchio,
deglutendo.
“Sei più dolce
di una mela d’oro degli dei” le soffiò
all’orecchio.
Chichi gli strinse le gambe intorno
alla vita, socchiudendo
gli occhi.
“Queste sono le parole
più belle che riescono a venirti in
un momento così delicato?” domandò.
Turles le leccò il collo e
la sentì rabbrividire di piacere.
“Dovrei chiederti
perché io e non tuo marito? Non sarebbe veramente
spoetizzante?” chiese. Le leccò la saliva che le
era colata sul viso.
Chichi ispirò il forte
odore che veniva da lui e socchiuse
gli occhi, piegando le labbra in un sorriso.
“Perché hai le
sue doti, ma sei abbronzato, sprezzante e
decisamente capace” soffiò.
Turles rise e le passò la
mano tra i lunghi capelli neri,
sentendoli lisci e morbidi al tatto. Con l’altra mano le
accarezzò il petto
morbido.
“Posso apprezzare questa
descrizione. Ti ci voleva qualcuno
che ti facesse tornare viva, avevi perso la linfa alle tue
radici” soffiò.
“Sicuro che mio marito non
tornerà?” domandò Chichi.
Un lampo brillò negli
occhi di Turles.
< Oh, ma prima di passare da
te, sono passato da lui. Non
avete idea di condividere lo stesso amante. Lui in te ormai vede solo
un drago
sputafuoco, in me qualcuno a cui abbandonarsi. Anche per
l’Eroe della Terra
ogni tanto è piacevole lasciare le redini del gioco a
qualcun altro.
Ho i vostri cuori in pugno e i vostri
corpi con cui giacere.
Ho tutta l’intenzione di sfruttare al massimo questa
situazione > pensò.
“Ho ben controllato. Non
voglio certo rovinarti questi
momenti e aiutarti a sfiorire” sussurrò.
Chichi si leccò
voluttuosamente le labbra.
“Queste sì che
sono notizie che gradisco. Sono queste le
parole che voglio sentirmi dire, la rassicurazione che questi attimi di
follia
non rovineranno la mia intera vita coniugale” disse.
“Tranquilla
principessa” le rispose Turles. Le mise una
ciocca mora dietro l’orecchio.
< La perversione di questo
mondo è degna della corruzione
delle sfere del drago che lo tutelano. Si potrebbe dire che si tratta
della ‘perversione
delle sfere’ > pensò.
Il lenzuolo era caduto per terra,
mentre Chichi premeva il
piede nudo, minuto rispetto a quelli del saiyan, contro il bordo del
letto,
facendo cigolare le assi.
L’ombra di uno pterodattilo
si proiettò nella stanza
attraverso le tendine chiuse della finestra.
Il forte odore silvestre di Turles si
mischiava a quello di
fragole che proveniva da Chichi, mischiandosi all’odore del
sudore.
Anche i cuscini precipitarono uno
dietro l’altro per terra,
su una delle due federe candide era rimasto un lungo capello moro.
I muscoli di Turles erano in
tensione, solcati da gocce di
sudore che seguivano il reticolato di capillari e venuzze in risalto.
La pelle pallida di Chichi faceva
contrasto con le labbra
rosso fuoco di lei e coi suoi capelli color ebano.
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