E Se Lui Avesse Ragione..?

di Yurha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

Nulla colpì il Sostituto Procuratore Esecutivo Michael Cutter, finchè non gli si presentò davanti l’uomo di nome Marcus Woll.
Da quando la Procura Distrettuale aprì ufficialmente il giudizio contro Woll, Mike aveva come un incessante prurito al cervello.
Continuava a pensare che c’era qualcosa riguardo tutto il caso che non riusciva ad incastrarsi con gli altri pezzi, sembrava non avesse alcun senso ma non sapeva cos’era, non riusciva proprio a capirlo.
Non sopportava avere buchi nei ragionamenti e questo lo stava portando alla follia, tanto che ad un certo punto pensò di essere anche diventato paranoico.
“Woll. È così, non c’è altra spiegazione. Non può che essere così.” pensò per l’ennesima volta.
La Procura aveva prove e movente e soprattutto, quell’uomo era abbastanza viscido da avere tutte le sembianze ed il comportamento di un assassino.
Tuttavia non era quello il famoso prurito che non riusciva a grattare ed andò anche peggio quando Connie, ad un certo punto, si mise in testa di voler testimoniare come co-cospiratore a carico per tutti quegli omicidi..
Era quello a cui non riusciva a smettere di pensare? Non ne era certo..
Mike non aveva mai mentito a sè stesso circa i sentimenti che provava per la sua assistente ma non si aspettava e non si sarebbe mai più tolto dalla testa il fatto che Marcus Woll, molto delicatamente e tra le righe, gli disse che lui e Connie erano andati a letto insieme ed erano stati molto intimi e passionali.
Mike colse il messaggio e quella notizia lo sconvolse, gli causò molto dolore e disagio, come se qualcuno gli avesse preso il cuore in mano e lo avesse stretto con forza, finendo per stritolarlo.
Era un dolore talmente acuto che quella conversazione che ebbe con Jack non riuscì minimamente a lenire, neanche quando a metà scattò l’autoconvinzione da parte di Mike.
«Oh, andiamo Jack, io non faccio sesso con le colleghe.. Noi siamo colleghi, non amanti..» disse lui a Jack, facendo nascere sul volto del Procuratore Capo un’espressione molto più eloquente di quanto potessero essere mille parole.
Aveva scritto in faccia una frase tipo “si certo, come no Mike..”
L’unica cosa che quella situazione gli regalò era senza dubbio la passione necessaria per andare avanti.
Michael Cutter DOVEVA incastrare Marcus Woll, per Connie. Per lui stesso.
Questo pensiero lo distrasse almeno un pò da tutti i problemi che si stava facendo, però il suo cervello gli diceva che ancora mancava qualcosa, un punto che nell’immagine di Connie come Woll la descrisse non aveva alcun senso.
Quindi quel prurito andava e veniva, era ancora lì.
Poteva ignorarlo tanto quanto stava cercando di aiutare la sua assistente a venirne fuori il più pulita possibile.


Le settimane passarono e Mike, insieme a Connie, passarono una serata abbastanza strana in ufficio per preparare la sua testimonianza.
Fu doloroso per lui ma cercava di parlare della relazione avuta con Woll come se non lo disturbasse, come se a livello personale non si preoccupasse, soprattutto quando mentre parlava guardando in basso, Connie sembrava così sola e persa.

Fu ancora più doloroso quando fallì miseramente, superando i limiti professionali che aveva sempre mantenuto con fermezza con tutte le passate colleghe, gli stessi limiti che aveva mantenuto finchè non incontrò Connie e tutto iniziò a vacillare come un castello di carte in balía della brezza.
«Non l'avrei mai pensato.» disse di punto in bianco.
«Che cosa?» chiese lei alzando lo sguardo.
«Tu e Woll.. È stato stupido.» le disse. «Tu non sei stupida.» continuò guardandola.

«Grazie..» disse con tono ironico e sarcastico, senza alcuna ombra di quella che poteva sembrare vera gratitudine o apprezzamento. «Sai, magari qualcun altro dovrebbe trattare questo caso.» continuò con tono quasi scocciato.
Mike cercò di ignorare quell’ultima frese.
Minimizzò. 
Alzò le spalle e sorrise lievemente.
Connie sapeva che non la stava prendendo in giro, sapeva che lui ci teneva veramente a lei e sapeva che avrebbe combattuto fino alla fine per quel motivo.
Mike non aveva mentito a Jack quando disse che non andava a letto con le colleghe, così continuò solo a farsi del male, cercando di ignorare la voce urlante dei sentimenti per cercare almeno di salvare quello che rimaneva della loro amicizia e relazione professionale.
«Spiacente, temo che tu sia legata a me.» replicò Mike sorridendo appena.
Connie capì che in quella semplice frase c’era scolpito tutto ciò che doveva sapere.

Connie si comportò benissimo al banco dei testimoni, un fatto che non sorprese minimamente il Procuratore Cutter, non si aspettava niente di diverso da quello poi, alla fine, quel forte dolore nel cuore e nell’orgoglio che provava da quando Woll disse come se niente fosse “devi farlo.. Io l’ho fatto.” scomparve quando Connie, con gran classe, archiviò la sua relazione con lui dicendo semplicemente che non era stato nulla di così memorabile.
Quando sentì quell’affermazione, Mike, che era seduto al tavolo assegnato alla Procura, sorrise con lo sguardo basso, soddisfatto dalla conclusione di Connie e sicuramente divertito da quella frecciatina diretta all’orgoglio di Marcus Woll.
Dopo la sua testimonianza, la preoccupazione per lei cominciò a scendere ma il prurito che sentiva nella sua mente, tornò più forte che mai.
Il suo cervello continuava a dirgli che aveva perso un pezzo importante e che in quel momento era esattamente davanti ai suoi occhi.
Probabilmente, l’istinto di autoconservazione cerebrale era entrato in funzione ed offuscava il vero problema.
Solo una volta, durante la notte prima della testimonianza di Woll, lasciò che quel grosso dubbio avesse la meglio.
Si alzò dal letto, andò nello studio di casa sua e prese tutte le note sul caso, spulciò tutti i documenti e statuti ma ancora faticava a trovarci un senso.
Era Woll, non c’era altra spiegazione, ma la sua mente continuava ad insistere, insinuando dubbi su dubbi.
Il giorno dopo in aula, si trovò davanti a sè Marcus Woll. Aspettava da settimane quel momento.
Mike si alzò dal tavolo assegnato alla Procura, andò davanti a lui e si schiarì la voce, pronto a torchiarlo.
Prima di quel giorno affrontò spregevoli assassini, gente in preda alla superbia e schifosamente ricca, famiglie che schiavizzavano bambini e non ha mai desiderato sbattere nessuno dietro le sbarre quanto quel verme che aveva posseduto Connie e che si era azzardato a trattarla in quel modo, come se fosse un pezzo di carne in vendita.
Dallo sguardo che Mike aveva in quel momento, solo un pazzo non avrebbe avuto paura.
Voleva sbatterlo dentro, metterlo in ginocchio, sentirlo implorare pietà magari piangendo, ma ricevette uno schiaffo bello forte e, per un secondo, il cervello che non smetteva di dargli dei dubbi, si congelò di colpo.
Mike fissò per un’istante il vuoto, con un’espressione di sconcerto, potè quasi giurare che il suo cuore si fosse fermato.
In tutti i giorni prima della testimonianza, Mike pianificò il suo contro-interrogatorio domanda per domanda, in modo da forzare quel verme ad aprire la strada per introdurre gli altri omicidi e per poterlo accusare pienamente, come meritava ma nel mezzo del contro-interrogatorio, Mike fece una sparata delle sue, dicendo addirittura che secondo la logica di Woll, Connie potrebbe essere stata l’assassina ma disse esplicitamente che poteva essere un’altra assurda conclusione come tante altre.
Di certo quella teoria sparata senza pensare era molto più che assurda e non si aspettava che la giuria lo prendesse sul serio, almeno di questo Mike era estremamente sicuro.
Per lei avrebbe potuto anche gettarsi tra le fiamme.

Però..

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 

Quell'ipotesi venuta fuori come se fosse stata un'assurdità sparata sul momento sembrava così logica..
Mike ripensò per qualche istante a ciò che aveva detto.

"Magari lei disse ad Eddie Rice dove poteva trovare Henry Lovett e lo stesso Rice lo disse a lei signor Woll, magari la signorina Rubirosa lo fece per aiutarla.."
Ma il modo in cui il suo cervello si congelò dopo le parole che lui stesso disse, il modo in cui improvvisamente il famoso prurito si fermò.. Quella teoria era veramente assurda ed azzardata ma per una strana coincidenza, in quel modo combaciava tutto..
Era Connie. Era sempre stata Connie..
Fortunatamente Mike possedeva la rara abilità di riuscire a recuperare ogni situazione prima che qualcuno notasse qualcosa, con uno di quei contro-interrogatori dalla retorica perfetta che ti fa vincere i processi.

Tornati all’edificio della Procura, Connie incastrò Mike nel suo ufficio e si congratulò per come aveva messo in difficoltà Woll.
Jack comparì dalla porta ed offrì loro da bere.
Passarono un pò di tempo a parlare del caso ed anche di cose più frivole, scherzando sopratutto su quando Mike aveva detto che Connie era l’assassina e sulla gloria ricevuta su un caso praticamente vinto dal principio.
Mike si sforzò di mantenere un comportamento più o meno normale, ma i suoi occhi continuavano ad andare su Connie, guardandola profondamente.
Nella sua mente, provò a conciliare ciò che vedeva con la realizzazione che lo fulminò in mezzo all’aula di tribunale: l’amica, la bellissima donna in carriera, elegante, raffinata e dolce che stava ridendo per una battuta di Jack e l’assassina fredda e spietata che aveva fatto ammazzare due persone da qualche sicario ed aveva tentato anche con una terza..
Connie colse il suo sguardo ed iniziarono a guardarsi l’un l’altro e in quel momento Mike sentì la risatina compiaciuta tipica di Jack.
Poco dopo Mike, mentendo, annunciò di avere molto lavoro arretrato da sistemare nel suo ufficio, quindi si alzò, si scusò e se ne andò.
Arrivato, chiuse a chiave la porta principale del suo ufficio ed andò a riprendere tutti i documenti della notte precedente, ogni singola nota, ogni dichiarazione, ogni rapporto della polizia e del coroner.
In quel momento non leggeva come aveva fatto la scorsa notte a casa sua, leggeva lentamente per essere estremamente sicuro ma non ci volle molto per avere la conferma di tutto ciò che in tribunale aveva buttato lì come una cosa fuori dal mondo.
Il suo cervello ha avuto sempre ragione, per tutte le lunghe settimane passate a torturarlo.. Il fastidioso prurito che non riusciva a capire come togliere.
Aveva ragione.
Quando finì di controllare e ricontrollare meticolosamente tutto, realizzò che tutte le prove che collegavano Woll ai crimini, implicavano inevitabilmente anche Connie, esattamente con lo stesso grado di colpevolezza.
Aveva sempre creduto che lui era l’unico che avesse potuto telefonare ad Henry Lovett e solo alla Procura sapevano che lei è stata solo una complice inconsapevole dello stesso Procuratore che allora era in carica.
Secondo la logica di Mike, Connie portò la testimone Paige Regan a quell’ hotel e avvisò quel mercenario del dove e quando trovarla, così da sembrare lei stessa innocente ma Maggie Hayes era l’unica che non aveva senso in tutta quella storia, magari in quel caso Marcus Woll agì da solo..
Quindi Mike volle convincersi che almeno di qualcosa era colpevole, quasi ci sperava, ma l’unica cosa che connetteva tutti i documenti, non poteva dare la risposta che stava disperatamente cercando e soprattutto, per la sua stessa sanità mentale, non voleva assolutamente pensare che Connie se ne andasse in giro a reclutare mercenari per assassinare testimoni.
Credendo di immaginare le cose, prese il suo blocco degli appunti e cominciò a riassumere tutte le considerazioni e le teorie venute fuori in aula, come ad esempio la teoria che Connie fosse ancora innamorata di Woll, che ha commesso tutti quegli omicidi per dimostrargli tutto l’amore che ancora provava per lui e che, anche se era diventato un avvocato difensore, in qualche modo lavoravano ancora insieme.
Ma tutte quelle teorie non suonavano affatto veritiere quindi, ogni volta che Mike segnava qualcosa sul blocco, lo sbarrava subito, cancellandola.
Pensò che tutto il disdegno che Connie provava per quell’uomo sembrava genuino e certamente quello non era il tipo d’uomo che si faceva mettere sotto da una donna, così sperò che quello che aveva visto in lei durante tutto il processo fosse la vera Connie.
Almeno, voleva disperatamente credere che si stesse sbagliando su tutto..

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 

Mike era in una sorta di confusione mentale, una specie d’incertezza sul da farsi e su come comportarsi.
Considerò di lasciare tutto a Jack dato che aveva una certa esperienza, insomma, più di 30 anni nelle aule di tribunale e alla Procura Distrettuale di New York facevano di lui il più adatto a certe situazioni, ma l’idea fu abbandonata subito perchè sicuramente gli avrebbe “consigliato”, per così dire, di prendersi una pausa, di andare a casa a riposarsi, magari andare in vacanza fuori città per qualche tempo, tornare quando avesse avuto la mente libera da ogni lacerante dubbio e Mike sicuramente non l’avrebbe biasimato, in fondo sapeva di essere stressato, forse anche troppo..
Quando veniva coinvolta la sua più cara amica arrivava ad essere involontariamente iperprotettivo e questo gli toglieva la lucidità necessaria per affrontare obiettivamente le situazioni ma le prove contro Woll furono seppellite nelle profondità del suo cervello quando quella teoria venne fuori quasi fosse stato un presentimento.
Realizzò che era la ragione per cui non poteva mollare e buttare via tutto, però non poteva fare assolutamente niente per postporre il verdetto della giuria, ormai era fatta.
Scosse la testa portandosi le dita al volto e strizzandosi gli occhi pensò che quell’assurda teoria, con molta probabilità, era solo figlia di una mente fin troppo sovraccarica, non poteva esserne sicuro al 100%.. Eccetto per una cosa strana..
Pochi giorni prima della fine del processo, Connie cominciò a sorridergli in modo strano, diverso dal solito.
I sorrisi che gli regalava prima erano dolci, pieni d'affetto e lo aveva capito perfettamente ma in quei nuovi sorrisi c’era sicuramente qualcosa di più sinistro, una cosa che Mike non poteva ignorare.
Era come se fosse un gioco di seduzione che sicuramente prima non c’era o molto probabilmente non ci aveva mai fatto caso ma quando l'atteggiamento cambiò, se ne accorse all'istante.
Fu pienamente consapevole che Connie lo guardava come se potesse leggergli dentro, come se volesse giocare ad un gioco pericoloso.
Lei sapeva che lui sapeva o che lui era estremamente vicino alla verità quindi lo testava, sperando che facesse qualcosa ma Mike si forzava fino all’estremo per non fare niente, dannatamente niente e fare finta che fosse tutto normale.
Più provava a non pensarci, più la sua mente ripensava a quando provarono a fare un patto con il mercenario di nome Rainy, finendo con il suo rifiuto e tutto il processo a Woll.

Passarono poco più di due ore e la giuria tornò con un verdetto di colpevolezza.
Mike stava ancora provando a non pensarci, provava ad illudersi pensando che aveva seguito solo le prove, sapeva che non avrebbe dovuto farsi convincere da Woll, ma quell’uomo era viscido e certamente aveva dato una mano nell’omicidio di Maggie Hayes, ma ogni volta che si ritrovava a fissare Connie, gli veniva inevitabilmente in mente quella maledettissima teoria, secondo cui Woll non commise alcun crimine oppure che fu lui il complice di Connie.
Sperava di convincersi che lo aveva condannato per proteggere tutti i futuri testimoni “scomodi” e soprattutto cercò di convincersi che lo aveva fatto per Connie ma quando gli capitava di guardarla negli occhi e lei ricambiava sorridendo nel modo nuovo, sapeva che certamente non aveva bisogno di protezione, era già forte di suo sotto quella scorza di donna fragile e dolce.
Quando stavano per andarsene dalla scrivania assegnata alla Procura Distrettuale, Mike guardò di sfuggita Connie e lei gli sorrise ancora una volta in quel modo con in aggiunta una scintilla diabolica e lui non riuscì a staccare gli occhi dai suoi, poi qualcosa gli ricordò che era proprio ora di tornare in ufficio.

Arrivati, Mike avvertì Jack del verdetto e si chiuse nella sua stanza con la sola voglia di bere un gran bicchiere di Scotch, ma Connie apparì per consegnargli la ventiquattrore che aveva dimenticato nell’ufficio di Jack.
Sentì aprire la porta e quando gli chiese dove potesse posarla, alzò lo sguardo su di lei.
La guardò avvicinarsi alla sua scrivania, superarla ed appoggiare la valigetta al mobiletto dietro la sua poltrona, però Mike non potè resistere alla tentazione.
Fece girare appena e lentamente la sedia sopra cui era seduto e guardò con la coda dell’occhio il suo intero profilo.
Guardò il suo corpo ammirando ogni sua curva: le labbra, il collo, le spalle, il seno, i fianchi, le gambe..
Non riusciva proprio a distogliere lo sguardo. Connie se ne accorse e mentre appoggiava la valigetta rossa del suo capo, senza guardarlo, sorrise in quel nuovo modo che in parte lo spaventava ed in parte lo faceva impazzire.
Lo guardò e i suoi occhi incontrarono quelli di lei e, quasi a fargli un dispetto, fece scivolare in modo provocante la lingua sulle labbra.
Il povero Mike fu come fulminato da quel semplice gesto, non riusciva proprio a non guardarla ed in quel momento realizzò finalmente il motivo per cui stava lasciando marcire Marcus Woll in una squallida cella due per due di Attica..

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 

Più tardi, seduto nel suo ufficio, solo e con la mente forse un pò più calma grazie al suo Scotch, pensò a tutta la vicenda e realizzò cosa avrebbe dovuto fare, anche se non poteva e soprattutto non voleva portare sospetti su Connie.
Sapeva che con le stesse prove con cui aveva fatto condannare Woll, avrebbe potuto certamente fare condannare anche la sua migliore amica.
Certo è che il caso ha voluto che il mercenario mandato per assassinare Lovett e Rice fosse convenientemente morto e quando si ricordò di quel fatto, a Mike si gelò letteralmente il sangue.
“Due omicidi ed un tentato omicidio..” pesò lui mettendo entrambi i piedi sulla scrivania e, buttandosi indietro sulla poltrona, incrociò le mani dietro la testa in modo da poter guardare il soffitto ma prima che potesse distogliere la sua mente, Connie entrò nell’ufficio con un’altra pila di documenti, tutti dei casi chiusi da Marcus quando era un Sostituto Procuratore Esecutivo.
Jack comparì ed ordinò di rivedere tutti i documenti dei ricorsi prontamente presentati e che loro due avrebbero dovuto lavorare tutti i giorni e tutte le notti insieme, immersi negli scatoloni di documenti.
Mike sapeva che non sarebbero usciti dall’ufficio prima delle tre di notte per tutte le prossime quattro o cinque settimane, se andava bene, e a quel pensiero s’innervosì.

Erano seduti nel suo ufficio da un’ora buona quando Mike prese totalmente le distanze da lei ma come per dirgli che non poteva scappare, Connie spostò la sua sedia vicino a quella di lui, piuttosto che stare di fronte.
Lui smise per un secondo di scrivere e la guardò corrucciando leggermente la fronte, senza aprire bocca.
Connie accennò ad un sorriso. «Così compariamo le note e gli appunti più facilmente. Risparmiamo tempo, invece che passarci continuamente le cartelle, le leggiamo direttamente.» disse rispondendo alla domanda che frullava per il cervello di Mike.
Lui annuì e riprese a scrivere.
A parte il sorriso, il comportamento di Connie era completamente normale, sapeva che se non fosse stato per i sorrisi e gli sguardi che si lanciavano da dopo il contro-interrogatorio di Woll, probabilmente poteva anche convincersi che quel maledetto caso li avesse mentalmente stremati quindi sarebbe stata la spiegazione più logica alle cose strane che faceva Connie.
Ad un certo punto della nottata di lavoro, Mike quasi pregò che lei andasse a casa, per poter abbassare finalmente la guardia, pensare un pò e dare libero sfogo a tutto ciò che aveva in mente, senza ritrovarsi a fissarla ogni volta ma purtroppo per lui, non andò così.
Ogni volta che iniziava a pensare, si ritrovava inevitabilmente a guardare nella sua direzione.
“Maledizione!” pensò portandosi la mano che impugnava l’elegante penna alla fronte.

Erano seduti l’uno accanto all’altra da almeno mezz’ora o giù di là, sempre in silenzio, rileggendo le testimonianze e i resoconti della corte.
Almeno..
È più giusto dire che Connie lo fece..

Mike passò tutto il tempo a leggere e rileggere lo stesso primo paragrafo. Non riusciva proprio a concentrarsi, la sua mente correva come non mai ed il suo cuore lo seguiva facendolo sembrare come un reduce di una lunga maratona.
Mise giù il fascicolo che aveva in mano e si alzò per appendere la giacca.
La sua pelle era ricoperta da un velo di sudore, non per il caldo ma molto probabilmente era colpa di quella sensazione di accelerazione generale provocata dalla vicinanza di Connie.
Andò a sedersi di nuovo al suo posto, tirando fino al gomito le maniche della camicia.
A quel punto la domanda era spontanea e una sola: tutto quello era causato dalla Connie collega e amica per cui provava dei sentimenti o dalla Connie presunta omicida fredda, spietata e calcolatrice che temeva?
Ecco, questa era un’altra domanda senza risposta nell’ormai esasperata mente del Procuratore Cutter, però sapeva cosa doveva fare nonostante l’enorme mancanza che aveva dimostrato durante il processo.
Mike aveva sempre avuto una forte convinzione nell’equità della Legge e non tollerava affatto le persone che ne abusavano per i proprio scopi personali.
Mentre si mise a guardare lo stesso paragrafo di prima, i suoi occhi finirono ancora sulle gambe di lei.
Era così perso in quella visione che sobbalzò appena quando sentì la sua voce.
«Allora, Michael, non mi chiedi il perchè?» chiese con nonchalance, senza neanche alzare gli occhi dai documenti..
L
a sua bocca si asciugò all'istante ed il suo cuore prese di nuovo a correre, sempre di più.
Corrucciò la fronte. «“P-perchè” cosa?» balbettò con un filo di voce, quasi avesse avuto paura a parlare ma provando a non mostrare nessun cambiamento.
Lui alzò gli occhi dopo aver finito di scrivere e a quel punto vide chiaramente che la Connie Rubirosa con cui aveva lavorato due anni era svanita, rimpiazzata da una stoica, calcolatrice e fredda assassina.
Il suo tono di voce cambiò, aggiungendo un piccolo particolare freddo ma con una specie di nota sensuale che lo attirava come una mosca al miele.
Lei sorrise quasi divertita da ciò che disse lui.
«Questo è quello che non sei riuscito a dimostrare in aula. Il motivo. Se tu avessi avuto questo, probabilmente avresti potuto discolpare Marcus, quindi.. avanti, aspetto la tua domanda Procuratore Cutter.»

Niente.
Faceva fatica a respirare, a mettere insieme una semplice frase. Ormai quella teoria non era più una teoria, era un fatto certo.
«Io.. Io non voglio discolparlo. Merita di stare in carcere.» disse sempre con un filo di voce.
Realizzò che effettivamente, verme o non verme, aveva messo dietro le sbarre un innocente e Michael Cutter aveva giurato di rappresentare sempre, in ogni caso e di fronte a chiunque, la Legge e la Giustizia, non poteva tralasciare o ignorare le sue responsabilità e nonostante questo, neanche una singola cellula del suo corpo voleva che Marcus Woll tornasse libero anche se innocente.
Connie alzò le spalle. «Lo capisco, quello sicuramente non è un uomo innocente nel senso letterale. Non fraintendermi, ha cospirato per uccidere Maggie Hayes ed ha bellamente mandato al diavolo il nostro caso contro Blanco. È più che probabile che abbia voluto uccidere altri testimoni..» disse tranquillamente sfogliando un’altra cartelletta.
Mike riusciva solo a guardarla con gli occhi spalancati, non riusciva a credere che stesse dicendo delle cose del genere come se fossero cose da niente.
Connie si fermò, alzò gli occhi e gli lanciò un altro dei suoi sorrisi.
Quel sorriso era davvero pericoloso, più dei precedenti perchè sicuramente aveva qualcosa in mente ed era più che determinata a portarla a termine.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 

Mosse la poltrona sopra cui era seduta per avvicinarsi un altro pò quindi gli mise un braccio attorno alle spalle e s’inclinò leggermente verso di lui mentre faceva forza per trascinarlo vicino a lei.
Le labbra di Connie erano a pochi millimetri dal suo orecchio.
Mike si paralizzò completamente, sentì chiaramente il calore emanato dal corpo di lei e rimase senza respiro e con la bocca inaridita, per la seconda volta.
«Quindi è questo il motivo per cui non vuoi discolpare Marcus? Perchè merita di stare tra quattro mura d’acciaio e cemento armato oppure perchè lui è riuscito ad avere tutto di me e vuoi fargli pagare il fatto di avermi messo le mani addosso.. e non solo?» chiese sussurrando maliziosamente sempre all’orecchio.
Dei lunghi brividi gli percorsero la schiena e il suo caldo respiro gli fece venire la pelle d’oca.
Connie si accorse di aver avuto un certo effetto quindi si prese la libertà di allungare l’altra mano e cominciare ad allentargli la cravatta che aveva dimenticato di togliersi una volta tornato dal tribunale, dato che aveva avuto davvero troppo a cui pensare.
Mike perse del tutto anche la capacità di respirare.
«Mike, Mike, Mike. Mio caro Procuratore.. Chiudere in galera un uomo per crimini che non ha commesso e proteggere la vera responsabile.. Non è da te. Non me lo sarei mai aspettato da una persona tanto onesta e devota alla Legge come lo sei tu.» sussurrò mentre gli sfilava lentamente quel pezzo di stoffa dal collo e gli slacciava i primi quattro bottoni della camicia con la stessa velocità.
«Cosa direbbe McCoy di tutto questo..?» continuò lei.
Ora le labbra erano sul collo di lui e fu abbastanza per scuoterlo e provocargli un tremito alla bocca dello stomaco.
Connie era una sorta di piacere pericoloso che cercava di tenere lontano dalla mente con ogni distrazione possibile.
Anche non volendo lo tentava peggio del diavolo ma in quel momento lo stava facendo di proposito ed era molto, davvero molto pericolosa.
«P-perchè..» sussurrò balbettando nervoso.
Lei si spostò per guardarlo negli occhi e sorrise. «Mi spiace, non ho sentito bene.. Dillo a voce alta.» rispose provocatrice.
Prese un lungo respiro chiudendo gli occhi per un secondo.
«Perchè..» ripetè poi perdendosi nei suoi occhi castani.
Sorrise ancora. «Rispondi a questa semplice domanda: perchè tu hai fatto tutto quello che hai fatto, Michael?» chiese guardandolo profondamente.
«Che vuoi dire, non capisco..» disse sempre guardandola un pò confuso.
«Allora sarò più esplicita: perchè quella volta hai falsificato il rapporto della dottoressa Rodgers? Perchè hai forzato un uomo con problemi mentali ad avere un crollo e a farti quasi rompere lo zigomo? Perchè hai usato a mia insaputa il mio aspetto per influenzare la giuria? Insomma, perchè hai fatto tutto quello che hai fatto, Procuratore Cutter.» spiegò.
Ci fu una pausa e l’atmosfera si fece pesante, tanto che Mike pensò di non aver mai provato niente di così intenso e spaventoso allo stesso tempo.
Il volto di Connie era a pochi centimetri dal suo e si scambiarono uno sguardo infuocato.
«Coraggio Procuratore Cutter, dillo. So che lo sai ma voglio sentirlo dire con la tua voce, la stessa voce che ha fatto crollare svariati difensori e che ha fatto condannare Marcus.» disse ancora.
Dopo un lungo secondo persi l’uno negli occhi dell’altra, parlarono nello stesso momento.
«Per vincere..»
Connie sorrise compiaciuta mentre Mike sentì chiaramente il suo cuore fermarsi.
Gli sbottonò un altro bottone della sua camicia bianca perfettamente inamidata e fece scivolare la mano dentro, sulla sua pelle nuda, lungo tutto il petto.
Gli venne letteralmente un colpo.
Sperò che Connie non sentisse il suo cuore battere all’impazzata.
Serrò la mascella e deglutì.
«T-tu hai.. Hai ucciso ed hai anche ten.. Tentato di uccidere.. Per vincere?!» disse provando a sembrare sorpreso, scioccato, anche disgustato ed offeso ma sapeva bene di essere rimasto senza fiato ed eccitato in un certo senso..
Mai avrebbe pensato che l’Assistente Procuratore Esecutivo Connie Rubirosa fosse così determinata e pronta a qualsiasi cosa, perfino ad uccidere pur di punire i colpevoli..
Era alquanto allarmante per non dire inquietante..
Ora sapeva qual’era il vero motivo di tutti quegli omicidi, ora aveva conosciuto la vera Connie Rubirosa.
«Ma no Mike, Paige Regan non è mai stata in pericolo di vita, era solo.. Vediamo, come posso dire.. Un pretesto per aprire il caso contro Marcus ed aiutare la polizia ad unire tutti i proverbiali puntini. Si potrebbe dire che ho pilotato tutto sin dall’inizio e, modestamente, alla perfezione. Comunque Henry Lovett ed Eddie Rice, bhè, puoi immaginarlo no?» disse scrollando le spalle con ancora stampato sul volto quel dannato sorriso.
Mike restò a bocca aperta e aggrottò le sopracciglia. «Tu hai ucciso Lovett e Rice per aiutare Woll?» chiese cercando un modo per non far liquefare del tutto il suo povero cervello.
Connie gli passava ancora lentamente la mano sul petto e, sempre lentamente, poi la spostò fino alla base del collo, dalla parte opposta, intrappolandolo del tutto in una sorta di abbraccio.
Fece scivolare le labbra lungo tutto il contorno dell’orecchio di lui.
«Dài Mike, non essere geloso. Ho aiutato molte volte anche te, anche se non l’hai mai saputo.» sussurrò. «E poi per essere precisi, non l’ho fatto per aiutarlo, l’ho fatto per rovinarlo. Tranquillo, non ho la minima intenzione di fare lo stesso con te. Ho fatto in modo che Marcus mandasse via Alvin Jackson così lui avrebbe ottenuto il credito necessario per vincere il processo e, dato che il mio nome era collegato al suo ed ero nuova alla Procura, avrei preso tutti i riconoscimenti necessari per la mia carriera ma Lovett stava rovinando tutto e Rice.. Bhè, è abbastanza ovvio, non credi?»
Mike esitò prima di aprire bocca, la sua mente stava ricevendo talmente tante informazioni che per un secondo ebbe la convinzione che alla fine del discorso sarebbe letteralmente esploso.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 

«..Connie..» riuscì a sussurrare scuotendo la testa.
«Andiamo Michael, capisci perchè l’ho fatto, so che lo capisci. La corsa per la vittoria, l’eccitazione che si ha quando nel bel mezzo del processo realizzi che hai incastrato l'imputato e non può far altro che tradirsi, l’attesa del verdetto. Tu sei diventato un grande Persecutore, hai una media di casi vinti che fa invidia a molti quindi, qualsiasi cosa fai per vincere, non importa quanto spietato puoi risultare agli occhi degli altri, potrà essere sempre visto come Giustizia. È un vantaggio extra, non credi?» rispose mentre le sue labbra sfiorarono la pelle liscia appena sotto la basetta.
Mike non riusciva a mandare via quella stranissima e sgradevole sensazione di soffocamento.
Forse era il rapido battere del suo cuore, forse era quel lievissimo tocco di quelle morbide labbra o forse era la mano a contatto con la sua pelle..
Comunque sia, Michael Cutter aveva perso la capacità di essere Michael Cutter.
Oltre a quella sensazione di soffocamento, aveva anche una specie di timore profondo, come la sensazione di essere nell’Oceano e di perdere di vista la superficie dell’acqua, dove c’era tutto l’ossigeno che voleva per tornare a respirare, ma ebbe anche un’altra sensazione, cioè quella che se avesse parlato quelle stesse parole sarebbero andate decisamente sprecate.
In generale, si sentiva esattamente come se al posto della mano di Connie avesse avuto un coltello puntato alla gola.
In ogni modo, non esisteva alcuna spiegazione a quell’assurda situazione, era completamente nelle sue mani, una marionetta senza difese.
Lui cercò di mostrare un certo autocontrollo, anche se in realtà non aveva niente di tutto ciò.
«Perchè hai deciso di dirmi tutto questo.»
«Perchè no? Tutti abbiamo bisogno di un confidente, anche gli assassini ed in genere è proprio questo a fregarli, il confidare qualcosa di compromettente a qualcuno che palesemente ha intenzione di tradire. Davvero nessuno comprenderebbe perchè ho fatto ciò che ho fatto ed è per questo che mi fido ciecamente di te.»
Mike riuscì solo a prendere un minimo d’aria per poter mettere insieme una frase.
«Sai benissimo che potrei usare tutto ciò che mi hai detto contro di te, sono sempre un Procuratore. Ho fatto un giuramento.» disse distogliendo lo sguardo da lei.
«Potresti, ma riusciresti a farlo?» chiese piano al suo orecchio cominciando a morderlo leggera, gesto che lo fece sospirare, quasi fosse liberatorio.
Connie spostò la mano dalla base del collo per appoggiarla sopra la mano di lui, per poi portarla sulla coscia coperta dal tessuto della gonna.
Mike non realizzò un bel niente, era ancora intrappolato nella confessione che gli aveva appena fatto.
«Quindi cos’hai intenzione di fare, Procuratore Cutter?» chiese sempre al suo orecchio, leccandolo con la punta della lingua mentre spostava la mano di lui sempre più su.
Inspirò velocemente e chiuse gli occhi.
Si era accorto che il suo corpo reagiva in un modo assolutamente sconveniente e pensò che doveva urgentemente fare qualcosa.
La prima cosa che gli venne in mente fu l’acqua, acqua corrente, una sorgente, un fiume, una cascata, la montagna, l’enorme pace solitaria della natura.
Pensò anche alla Legge, pensò al suo lavoro, pensò a John Jack McCoy.
Jack.. Cosa avrebbe fatto Jack McCoy al suo posto? La risposta senz’altro era una sola: Giustizia. A tutti i costi.
Poteva essere doloroso, non del tutto giusto, ma era l’unica cosa certa da fare.
Per prima cosa avrebbe dovuto far cadere tutte le accuse contro Woll e come seconda cosa avrebbe detto alla polizia di aprire un caso contro Connie e l’avrebbe subito fatta arrestare.
Queste erano le cose che avrebbe fatto Jack, senza alcuna esitazione.
Per la Giustizia, per i suoi princìpi morali.. E Michael Cutter?
Bhè, come ha detto Connie, lui lo faceva soprattutto per vincere, la Giustizia, anche se importante, era seconda.
Con questo pensiero nella mente, realizzò di essere esattamente uguale a lei.
“Dannazione, io NON sono Jack McCoy.” pensò prima di perdere completamente il senno che aveva disperatamente cercato di mantenere.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 

Si alzò di scatto dalla poltrona.
Connie si stupì dell’improvviso gesto. Sgranò gli occhi. «Mike..»
Lui non la guardò, non le rispose, si limitò ad andare a chiudere a chiave sia la porta principale che tutte le veneziane che davano sul corridoio.
Lei si alzò dalla seconda poltrona, i suoi occhi mostravano un misto di paura e panico.
Pensò immediatamente di aver commesso un grave errore di valutazione rivelandogli tutto ciò che aveva fatto.
«Michael cosa stai facendo..?» chiese esitante ed un pò impaurita ma lui continuò a non guardarla e ad ignorare le sue parole.
Le passò semplicemente accanto come se nulla fosse.

Connie si accorse solo in quel momento del suo profumo e ne fu come inebriata. Era un misto di spezie nè troppo pungente nè troppo dolce e pensò che era davvero perfetto su di lui.
Lui tornò dietro la sua scrivania, alzò la cornetta del telefono fisso ma non la usò, l’appoggiò solo vicino alla sua adorata palla da baseball blu sopra cui erano stampati gli stemmi del Dipartimento di Polizia, usata da molto tempo come anti stress.
Prese il suo cellulare e lo spense, poi finalmente la guardò e le si avvicinò.
Non aveva più lo sguardo perso, incredulo e spaventato, in quel momento aveva uno sguardo infuocato e determinato, lo stesso che aveva quando era in aula e si batteva con tutte le forze come un leone.
Allungò una mano. «Dammi il tuo cellulare.» disse con voce ferma ed autoritaria guardandola dritta negli occhi.
Il cuore di Connie ebbe più di un sussulto.
Non aveva mai rivolto quel tono a lei ed in qualche modo quella situazione la eccitò.
«Mike, ma che..» sussurrò con respiro corto.
«Niente domande. È un’ordine e tu devi obbedire.» disse interrompendola, sempre fermamente.
La situazione si era decisamente ribaltata.

Lei sentì il suo cuore accelerare sempre di più, come non aveva mai fatto prima.
Connie non aveva parole, non sapeva neanche a cosa pensare.
Prese il cellulare dalla sua ventiquattrore e glielo porse, quindi lui lo spense, lo appoggiò vicino al suo e tranquillamente si mise entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni.
Abbassò lo sguardo sorridendo esattamente nello stesso modo che aveva fatto lei fino a qualche momento prima.
Connie era confusa, non capiva cosa stesse succedendo.. Prima riusciva ad avvertire la paura che provava Mike quando gli era anche solo vicino, ma in quel momento tutto ciò che riusciva ad avvertire era solo.. Determinazione? Sicurezza?
No.. non era determinazione, nè sicurezza, era una cosa più simile al divertimento e al rilassamento, non c'era più tensione in lui.

«Non voglio seccature finchè non ho finito.» disse quasi in tono divertito.
«Che vuoi dire..» sussurrò sempre senza fiato.
Mike alzò lo sguardo e Connie vide i suoi occhi letteralmente andare a fuoco.
Erano più scuri, molto più scuri del normale, sembravano quasi di un’altra persona.
Si avvicinò a lei e le mise prepotentemente una mano alla base della schiena e l’altra alla base del collo e, sempre prepotentemente, l’attirò in un bacio ardente e passionale.
In quel momento Mike era un’altra persona, totalmente diversa, una persona che Connie Rubirosa non aveva mai incontrato. Un estraneo.
Mentre erano presi da quel lungo e passionale bacio, Mike iniziò a spingerla verso il divano vicino la porta.
Arrivati, la spinse leggermente di più, il tanto che bastava per farla sedere, poi mise un ginocchio sopra la seduta di quel divano beige, che accolse il suo sonno più di una volta, e la fece sdraiare.
La bloccò sotto di sè con il peso del suo corpo e continuò a divorarla con i suoi baci quasi famelici, non solo sulle labbra ma anche sul collo e sulla parte superiore del petto, appena sopra il seno, proprio dove c'era la scollatura della maglia.
Il respiro di Connie si bloccò.
Alla fine realizzò e sorrise mentre Mike le divorava il collo.
“Pensavo di essere io quella con la doppia faccia ma a quanto pare mi sbagliavo.. È uno squalo proprio come me e mi piace da impazzire.” pensò trasformando quella paura che aveva provato fino a qualche secondo prima in qualcosa che andava ben oltre la passione stessa.
Però..



La cosa buffa è che l’ultimo pensiero che potesse essere chiamato razionale del Sostituto Procuratore Esecutivo Michael Cutter fu l’acqua, acqua corrente..

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