Western Wind

di Alexiis_Moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

Svegliai Chizuru con delicatezza, aprì gli occhi sbattendo le palpebre un paio di volte per poi sorridermi.

-Tori, buongiorno! -piccolo sbadiglio - Meglio che mi prepari anche io!.

-Datti una lavata e vestiti, ho comprato gli abiti più brutti che c'erano, almeno a nessuno verrà l'idea di derubarci.

-E' stata geniale l'idea che hai avuto di vestirci da uomini, anche se tu non passerai di certo inosservata... Cos'hai pensato di dire come spiegazione?

-Solo che sono figlio di un mercante che sta raggiungendo il padre. Almeno saranno contenti che un gaijin se ne vada ahah, ah, e che tu sei il mio fidato amico che mi ha aiutato ad imparare la lingua e altre scuse. Su quello abbiamo più balle possibili.

Avevo pensato a tutto,nostro padre Koudou Yukimura era partito da più mesi per Kyoto,dapprima mantenendo una fitta corrispondenza... per poi far calare il silenzio su di lui. Koudou non era il mio padre biologico... lo conobbi all'età di 14 anni, in Spagna, aveva viaggiato tutta l'Europa per specializzarsi in medicina occidentale, mi trovò mentre cercavo di prendere una mela dal mercato di Granada... ero orfana, mia madre era stata uccisa due anni prima... di origine moresca considerata ovviamente una strega, e mio padre... mio padre faceva l'attore e l'aveva presa con se. Lui era francese... morì un mese prima che conoscessi Koudou. Non riusciva a sopportare la perdita della mamma. Nell'ultimo periodo era ansioso, paranoico... era precipitato nella pazzia quasi. Si tolse la vita sparandosi con una pistola. Ricordo ancora perfettamente l'odore della polvere da sparo, gli schizzi di sangue ovunque e la sua bocca piena di quel liquido denso e nauseante. Quella visione mi tormentava ancora. La piccola stanza che avevamo in affitto mi venne tolta, ed io, il cavallo che mi era stato regalato da dei fantomatici nonni paterni al compimento del mio quattordicesimo anno, un pugnale moresco intarsiato di pietre preziose e una pistola, andammo a vivere al limitare della città.

Per provvedere al puledro che mi trascinavo dietro ci voleva poco... le fattorie erano facili da derubare di fieno e mangime... ma io, che avevo sempre amato mangiare in compagnia dopo ogni spettacolo ( e bere... lo so, ma si usava così fra gitani), mi ritrovai a digiunare per giorni, se non per qualche frutto che pendeva da alberi privati confinanti con la strada. Koudou mi conobbe il giorno in cui non trovai nessun frutto appeso. Tutti probabilmente già depredati da me medesima.Sicuramente ero più simile a un demonio che a un'innocente ragazzina, capelli annodati e faccia sporca dalla polvere, purtroppo nessuno mi aveva offerto un lavoro diverso da quello della prostituta... se non avessi incontrato Koudou probabilmente avrei accettato alla fine. Venni ovviamente beccata e il negoziante mi diede uno schiaffo talmente forte che persi i sensi... con la mia altezza di un un metro e sessantacinque che è rimasta tale da allora, una corporatura compatta ma delicata e cosa più importante, denutrita,capitolai a terra senza sensi.

Immagino che Koudou abbia provato compassione... pagò la mela e la mia cena con finalmente una stalla per il mio cavallo e un letto accanto al suo. Mi fidai subito,quell'uomo sprizzava bontà da tutti i pori... e poi non mi toccava e ogni volta che mi parlava in uno spagnolo pessimo con qualche parola di inglese spesso abbassava la testa. Capii dopo che era un segno di rispetto. A me. Una piccola, zozza e puzzolente gitana. Ma questo bastò a farmi fidare di lui. Si prese cura di me per un anno circa.Mi insegnò la sua strana lingua e quello che faceva e io gli insegnavo la mia lingua, il francese e l'inglese che mi aveva insegnato mio padre, insieme alle erbe della mamma e ad usare la pistola. Sono sicura che mio padre avrebbe voluto un maschio, visto che dirottava gli hobby maschili su di me. Poi un giorno, più precisamente due mesi prima del mio compleanno mi chiese se volevo stare con lui come padre e figlia e ricominciare da capo.Mi promise mari e monti... gli dissi un sì abbastanza apatico, molto"Bah, sì, quello che vuoi tu", ma era la mia tempra, in realtà scoppiavo di gioia. Il viaggio verso il Giappone fu lungo, ma i ricordi erano meravigliosi, la sera prendevamo il fresco sulla poppa della nave e in tarda mattinata mi preparava il suo speciale tè verde. Poi mi aiutava a pulire il piccolo gigante nero di 3 anni e apprendeva cose anche sugli equini, con la sua specifica richiesta di imparare a montare non appena arrivati nella sua città: Edo.

Quando conobbi Chizuru,questa era una mocciosa di 9 anni, che all'inizio mi sembrò l'apoteosi delle ragazze scialbe... me la presentò come sua figlia,e ci rimasi male. Mi aveva accennato al fatto di avere una figlia anche lei orfana di madre, ma nel mio cuore forse sparavo che in quell'anno la parentela si annullasse. Lo ammetto ero gelosa. Ma non ero mai stata brava con i sentimenti, quando fai una certa vita impari a nascondere e... a diventare rude. In più ero stata figlia unica per 12 anni... non era semplice condividere il "mio nuovo papà", con una ragazza piccola, esile, con un corpicino da infante, con quei grandi occhi a mandorla (il che è un tutto dire,ma lei li ha e li aveva grandi), e un sorriso sincero stampato sulle labbra. Ero gelosissima, volevo essere come lei... mi sentivo fuori posto. Dopo un primo periodo di astio totale nei suoi confronti,iniziammo ad avvicinarci durante le lunghe assenze di Koudou. Io presi il suo cognome e in città non fu più strano vedermi a passeggio con uno yukata o con dei pantaloni e una camicia in seta ( avevo imparato a cucire per gli spettacoli) quando giravo a cavallo, cosa strana, ma tutti si abituarono anche a vedere la piccola Chizuru davanti a me. Io le insegnavo qualcosa e lei insegnava qualcosa a me, ed insieme imparammo le basi della difesa personale, che io continuai per passione, dando una mano al dojo e allenandomi di sera con un amico di Koudou e del dottor Matsumoto,praticamente il suo braccio destro e la persona più vicina alla definizione di zio. Tanto che la mia nuova famiglia per i miei vent'anni, mi regalò una katana. Sapevo alle rinunce che quella famiglia aveva fatto per me dal mio arrivo. Fu la prima volta che piansi davanti a qualcuno e che sentii il calore di un focolare.

Imparai molto da Chizuru,soprattutto la calma e la pazienza, che in me si tramutarono in indifferenza e cinismo apparenti. Ma imparai a lasciarmi andare, ad essere me stessa con le mie debolezze, e iniziai ad amare Chizuru come una parte di me, non eravamo sorelle di sangue ma mi giurai chele sarei stata sempre affianco e che l'avrei protetta. Non mi importava più di me. Io avevo avuto tutto quanto con lei e Koudou. Nel futuro contava solo la sua felicità.

Un po' per le sue richieste e il mio essere abbastanza impulsiva, una mattina di gennaio con un calessino mal ridotto e due sacche con soldi e qualche oggetto personale, andammo alla volta di Kyoto. La città che aveva inghiottito nostro padre.

Arrivammo nella grande capitale, non avevo mai visto così tanta gente, così tanti colori e profumi, il mio stomaco iniziò a brontolare e Chizuru ovviamente se ne accorse.

-Tori... Perché mi hai dato la tua razione se avevi ancora fame?.

-Piuttosto, dove lavora esattamente Matsumoto? ... Questo è perché non mi hai ascoltato sull'aspettare risposta.

-Non riuscivo ad aspettar e lo sai, e neanche tu. Hai organizzato tutto in poco tempo, hai persino comprato un carretto in svendita che si sta distruggendo!.

Al pronunciare quelle parole un "thiiiick" si fece strada alle nostre spalle. Tenendo per le briglie il cavallo, lo fermai e arretrai per dare un'occhiata alla ruota.

-Togliti dalla testa che non abbia mangiato per te. Era perché saremmo state a piedi da più tempo se avessi mangiato io quei dango.

Si mise a ridere.

-Ok, ok, ma cosa ce ne facciamo di un carretto rotto? E' un peso in più, no? Dovremmo abbandonarlo da qualche parte.

-Bueno... Sì, hai ragione, c'è già Léon a fare da peso morto.

L'equino nitrì e Chizuru ridacchiando gli fece una carezza sul muso.

 

 

Dopo aver sistemato la questione carretto (ceduto a una coppia di contadini per un sacco di mele), avanzammo ancora di più all'interno della città. A cavallo erano in molti ad osservarci, ma tutti procedevano senza disturbarci. Qualche occhiataccia mi arrivò, ma non ci feci caso. Sapevo perfettamente che non ero la benvenuta e che ero comunque un'occidentale strana. Anzi strano. Dato gli abiti maschili, che stavo odiando tra parentesi. Fasce al seno e ai fianchi per camuffare le forme e abiti di taglia più larga dato che sul seno le fasce arrivavano fino a un certo punto. Chizuru invece sembrava a suo agio. Gli abiti le stavano leggermente larghi, ma non aveva avuto bisogno di grossi accorgimenti per nascondere il suo esile corpo.

Molte donne e uomini rimanevano fermi a fissarmi... mi chiedo che idea abbiano avuto. Koudou e Chizuru mi dicevano che nell'immaginario comune gli occidentali, o meglio, le donne occidentali, erano idealizzate come alte, longilinee, con capelli castani chiari o biondi, occhi chiari e pelle pescata.

Io ero quanto più di distante ci fosse. Capelli nero corvino che terminavano con dei boccoletti, occhi castani che viravano al rosso, pelle leggermente olivastra e qualche centimetro più alta di Chizuru.

 

Calò la sera senza che in giro trovassimo molte notizie né su nostro padre né su Matsumoto che si era trasferito. Un altra volta. Quell'uomo avrà vissuto in una cinquantina di case diverse.

Chizuru era completamente amareggiata, io amareggiata e nervosa. Era esasperante non sapere dove fosse nostro padre, e non essere riuscite a cavare nulla in 24 ore quasi.

-Onee-chan...

-Chi, non disperare, adesso troviamo un posto dove dormire e riprendiamo domani. Lo troveremo.

Dissi quelle parole per convincere me stessa più che lei, e per provare a non imprecare come al solito.

-Perché non ci ha più scritto? ... Starà bene?

-Amor... non lo so... non lo so perché ha smesso di scriverci. Ma sono sicura che sta bene e che avrà un'ottima motivazione per non averci scritto.

-Ok. Meno male che ci sei tu... non oso pensare cosa sarebbe successo se fossi venuta qui da sola. Sono fortunata.

Le baciai la testa e strinsi ancora di più le mie braccia intorno a lei che si rilassò. Continuammo a camminare nelle vie centrali fino a notte fonda... quando una grossa costruzione ci costrinse e svoltare in una via buia e più stretta. Léon avanzava stando attento a tutti i rumori. Stupida io che non mi accorsi di quando le sue orecchie iniziarono a puntarsi in avanti e i suoi respiri a farsi più veloci.Ero stanca e Chizuru si era addormentata tra le mie braccia, l'unico sforzo che facevo era quello di cercare di individuare luci accese per chiedere ospitalità.

Con rumore di lame, si palesarono al centro della stradina degli uomini, con le katane puntate su Léon, che si impennò e ci buttò a terra per poi continuare a nitrire e scappare.

Mi rialzai e andai subito a vedere come stava Chizuru. Gli uomini sogghignavano mentre la aiutavo a rialzarsi e a riprendersi.

-Belle quelle cosine che portate dietro.

Ronin. Samurai senza padrone che passavano il tempo a rubacchiare per riuscire a bere del sakè la sera.

-Stai dietro. Sussurai a Chizuru.

Erano in 3, Chizuru ed io eravamo addormentate e non saremmo uscite bene da un corpo a corpo, non potevo usare la pistola perché sarei stata consegnata subito alle autorità anche se fossi scappata e avrei messo in pasticci più grossi Chizuru.

-Andatevene,per favore. Vi posso dare qualche soldo. Ma vi prego, sono le uniche cose che abbiamo.

-Hai trovato il cavallo?.

Uno degli uomini guardò oltre le nostre spalle.

-No capo, scappato. Cazzo, lo troverà qualcun altro e ci farà un sacco di soldi!

-Merda Yuuki, sei un incapace. Aiutaci a prendere le borse a questi due omuncoli.

Spintonai Chizuru nell'unica viuzza che si apriva alla nostra sinistra e mi misi a correre dietro di lei.

Mi guardavo indietro per cercare di capire quante possibilità avessi di non essere affettata.

-Bastardi, il piccolo è sparito!

Mi voltai in avanti notando che mia sorella non era più in testa. Il cuore iniziò a martellarmi più forte nelle orecchie. Dio, dov'era. Cercai di accelerare, tirandomi su tutto quello che mi pendeva di abiti,riuscendo a prendere distanza dal gruppo di ladri. Girai a destra in un incrocio cercando di stare il più possibile attaccata alle pareti degli edifici per non cascare a terra. Quando all'improvviso mi sentii tirare verso il basso con forza. Persi l'equilibrio e mi rovesciai sulle mani. Mi volsi verso il punto dov'ero caduta e vidi una rientranza in mezzo a dei contenitori. Mi avvicinai e Chizuru mi tirò dentro giusto in tempo. I ronin erano a meno di un metro di distanza. Con le bocche coperte e nascoste lì sotto al buio.Prestammo attenzione ai rumori.

Qualcun altro si era avvicinato. Sentimmo delle risate che ci fecero accapponare la pelle. Dopo esserci scambiate un breve sguardo ci sporgemmo leggermente. Quello che vedemmo fu totalmente raccapricciante.

Degli uomini con una blusa blu, capelli bianchi e occhi iniettati di sangue, tagliarono di netto le teste degli uomini con urla orrende.

Ci ritraemmo...la guardai. Tremava. Io stavo per vomitare... l'odore del sangue era talmente forte che mi ricordò la stanza di mio padre a Granada.

Le misi una mano sulla spalla.

-Ci hanno salvato dopotutto, forse non ci faranno nulla. Non avrebbe senso...

Biascicai quelle parole. Chizuru mi prese il viso tra le mani preoccupata.

-Rimani nascosta, esco io. Tranquilla, sto bene.

Feci per muovermi ma una mano fu più lesta e mi afferrò buttandomi in mezzo alla strada con una forza innaturale.

Mi contorsi tenendomi la testa e sentendo l'urlo di Chizuru.

-Nooooo!

Non la vedevo, ma sentivo che stava piangendo e che qualcuno era davanti a lei.

Quell'essere che mi aveva lanciata a terra si avventò su di me... sul mio collo quasi... Urlai e con il pugnale che avevo dentro il kimono gli perforai il cuore. Il suo sangue caldo iniziò a colare su di me. La nausea ritornò più forte di prima.

Mi levai il cadavere da sopra e mi avventai sull'altra creatura davanti a Chizuru, con la katana in aria pronta a uccidere. Gli ferì un braccio. Ma la ferita guarì subito. Con gli occhi sbarrati, la fissai. L'essere si girò con un ghigno mostruoso e mi prese per le spalle, facendomi voltare, il suo respiro vicino all'orecchio mi fece paralizzare. Davanti a me si piazzò un altro di loro con la katana alzata. Deglutii e chiusi gli occhi.

Non capivo...morivo così... come in un racconto del terrore... quelle non erano persone... quella non era la realtà. Ma le risate, l'odore del sangue e i loro occhi... c'erano. Sì... Era tutto reale.

Sentii un fendete. Ma non mi trafisse. La presa che era stata esercitata su di me, sparì, sul mio volto invece schizzò del sangue.

Mi accasciai, sentii delle mani famigliari su di me. Non capivo più nulla. Stavo male.

Il sangue era sparso sulla mia faccia. Le mie labbra sapevano terribilmente di ferro.

Sentii delle voci. Una quasi giocosa... vidi tre uomini con le stesse bluse delle creature, in piedi di fronte a noi. Chizuru mi strinse ancora di più e provò a parlare. L'uomo dai capelli scuri e lunghi le puntò la sua arma alla gola. Lei mormorò dei "Vi prego".

Io guardavo persa il vuoto. Quando uno dei tre, il più alto, si inginocchiò chiedendomi se avessi visto un "Oni".

Lo guardai, non risposi. La katana dell'uomo corvino si spostò su di me. Chizuru allora chiese di lasciarmi in pace, girandomi il volto verso di lei e cercando di farmi rinsavire. Era come se fossi sott'acqua. Sentivo tutto, ma poco. Lontano. Lento.

-Neh, Hijikata-San, questo è partito. Ahahah, che dici, lo prendiamo.Sarebbe validissimo in battaglia.

-Souji. Taci. E tu coso. Parla. Detto ciò il corvino si abbassò girandomi con forza il mento verso di lui. I miei occhi si intrecciarono con i suoi. Un colore stupendo: viola, viola intenso. Ero sotto shock,apprezzai per poco la bellezza di quell'uomo... stavo molto male... sentivo lo stomaco contorcersi. Sentivo la puzza del sangue, il sapore.

Buttai fuori tutto quello che avevo in corpo addosso all'uomo che poi appresi chiamarsi Hijikata Toshizou. Comandante della Shinsengumi. I lupi di Mibu. Dopo essermi svuotata riuscì a vedere la sua faccia incredula e la risata del compagno più alto. Mentre l'altro si abbassava a prestare aiuto, credo. Non ne sono sicura... poiché svenni.

 

Salve a tutte/i! Sono Alexis e amo questo otome-anime. Erano anni che pensavo di scrivere ma ho preso coraggio da poco. Spero che l'idea possa piacere e che ovviamente possa essere apprezzata.

Mi scuso per i sempre verdi errori di battitura (ho riletto 4 volte, ma tanto qualcosa c'è, lo so che c'è). E spero che siate felici di iniziare con me questo viaggio. Un capitolo a settimana. Spero sempre della stessa lunghezza. Besos, corazones!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

Aprii gli occhi. Ero rimasta priva di sensi per molto tempo, visto com'ero ridotta.

Ero sola, in una stanzetta inondata dal sole e ogni mio arto era paralizzato. Ah, ero pulita, più o meno, i capelli odoravano ancora di sangue ma sentivo la faccia abbastanza libera. Il problema erano i miei vestiti. Portavo un kimono bianco candido.

Anche abbastanza aderente. Cazzo, qualcuno mi aveva scoperta.

Iniziai letteralmente a rotolare da una parte all'altra di quel buco dai colori tenui che avrebbero dovuto contribuire a rilassarmi. Certo. Legata peggio di un prosciutto castigliano, denudata da chissà chi, una sorella ed un padre spariti. Ah, e il fazzoletto alla bocca, così non potevo neanche sfogare la mia frustrazione. Cercavo invano di riuscire almeno a togliere quell'involucro che avevo in bocca, mi contorcevo. Sembravo sicuramente un verme in agonia.

Dopo disperati tentativi mi arresi. Piansi. Che era successo la sera prima in pochi secondi? Cosa avevo visto?... Dove diamine ero?.

Ricordai tutto quanto e il malessere provato in precedenza ritornò prepotentemente. La rabbia per non sapere che fine avesse fatto Chizuru, il putiferio scatenato da quei dannati ronin per delle cacchio di spade e Léon! … Léon, spero stia bene. Quel cavallo era furbo e non si faceva montare da nessuno senza che ci fossi io nei paraggi, ma ciò non lo salvava dalla violenza. Maledetti ladri di strada!

La rabbia si fece nuovamente largo in me, ripresi ad agitarmi facendo parecchio rumore. Che si fottano tutti, tanto ormai! Riuscii a far passare le mani sotto le gambe arrivando poi ad averle pronte all'uso. Mi liberai del panno che stavo mordendo. Lo sputai e tirai un grosso sospiro. Cercai qualcosa con cui tagliare le corde. Chiunque mi avesse legato era un bastardo. I miei polsi sottili erano talmente rossi che sembravo in sangue. Vidi un vaso. Ci misi poco a fare due più due.

Mentre mi avvicinavo a saltelli si apri lo soji.

Un ometto calvo mi guardava esterrefatto. Il suo sguardo passava da me al vaso. Io lo guardavo. Fece un passo verso di me, tramutando la sorpresa in uno sguardo gentile. La mia reazione lo fu meno. Con ancora qualche lacrima che scendeva sbottai.

-Pezzo di merda dov'è mia sorella? Se qualcuno l'ha toccata giuro su qualunque Dio abbiate che vi farò pentire di averla solo incrociata.

Mentre dicevo ciò le mie mani si erano allungate sul vaso.

-Hey, non fare niente di avventato, sono qui per aiutarti, ma se reagisci così andrà a finire male per te. Per favore.

In effetti rompendo il vaso avrei attirato l'attenzione di altri possibili uomini. Sicuramente non era lui che avevo incontrato qualche ora prima. Con lo sguardo distaccato provai a sedermi. Ma indietreggiando dalla mia postazione, non mi accorsi che c'era un pezzo di fune libera per terra. Fondamentalmente, mi ci ero arrotolata. Caddi. Di faccia. Nuovamente.

Ruppi il vaso, purtroppo non intenzionalmente, e come previsto tanti occhi sospettosi si affacciarono ed entrarono nella stanza con me e l'ometto che aveva sul viso un che di preoccupato e divertito.

-Inoue-san, cosa diavolo succede?

-Il ragazzo è riuscito a liberarsi della corda che teneva uniti caviglie e polsi ma non se n'è accorto ed è inciampato sopra l'arma che avrebbe voluto usare...

Rimasi zitta. Era già abbastanza imbarazzante.

Eccolo lì, il truce uomo dai capelli neri. Mi lanciò uno sguardo che mi fece gelare il sangue. E se andò, dal corridoio si sentì solo un “portalo quando lo rialzi”. Stronzo.

Gli altri ridacchiando lo seguirono. Rimase solo quell'uomo... Inoue.

-Mi dispiace che ti abbiano legata così, ma devi avere una forza assurda per essere una donna.

-Cosa?!

Come sempre non controllavo la bocca. Mi morsi la lingua ma ormai era fatta.

-Ti ho cambiata io, scusa, ma pensavo fossi ferita... tutto quel sangue. Tranquilla, le tue bende sono apposto, non le ho toccate e non ho detto nulla agli altri...

Parlava mentre iniziava a slegarmi.

-... ehm, mentre armeggia con queste corde infernali... chi è lei, anzi, cosa è questo posto e dov'è mia sorella?!

-Scusami, colpa mia, questo è il quartier generale della Shinsengumi... il mio nome è Genzaburo Inoue. Tua sorella sta bene l'hanno ascoltata questa mattina.

Mi misi in piedi finalmente libera, massaggiandomi i polsi.

-Questa mattina?

-Sì... dopo che sei svenuta ti sei addormentata mentre stavo lavando via il sangue. Dovevi essere esausta.

-Be', se ho dormito metà giornata direi di sì... Mia sorella, “sentita”... siamo in arresto?

-No. Tua sorella ha spiegato tutto... era molto spaventata. Alla fine si sono dati una calmata quando hanno capito che era solo una ragazzina.

-Sta bene?

-Lo vedrai con i tuoi occhi. Nonostante la situazione a dir poco irreale Inoue aveva un sorriso gentile, non lo ricambiai. Era troppo presto per fidarmi.

 

Effettivamente il sole stava tramontando. Il cortile era illuminato da una calda luce e il freddo frizzante di gennaio penetrava dentro il kimono facendomi rabbrividire piacevolmente. Sentire questa sensazione mi fece ricordare che ero viva... I graffi come al solito non c'erano... solo dei lividi. Almeno quelli o seriamente avrei destato sospetti. Ma per poco non rischiavo di morire, di certo mi avrebbero tagliato la testa o infilzato il cuore. Quelle creature erano sadiche.

Inoue si fermò davanti ad una stanza che sembrava enorme. Chiese permesso ed aprii lo soji.

Non riuscii a fare un mezzo passo all'interno che Chizuru mi piombò addosso.

-Tori, stai bene, ti hanno ferita?

-No, solo qualche livido amor.

Le accarezzai la testa mentre lei ancora inginocchiata mi abbracciava dai fianchi.

-Ma tutto quel sangue?!

-Non era il mio per fortuna. Ne ho ammazzato uno, ricordi?!

Lei annuì, sentivo il suo viso distendersi. In tutto ciò alzai gli occhi e mi ritrovai davanti agli stessi che si erano affacciati nella stanza in cui mi ero svegliata.

-Tua sorella ci ha raccontato tutto. Abbiamo deciso che ci aiuteremo a vicenda...per questioni di sicurezza dovrete stare nelle vostre camere. Due donne in giro per il quartier generale potrebbero creare disguidi. In più una è occidentale...

Parlò un uomo abbastanza corpulento, sicuramente più grande di tutti gli altri. Il suo tono non era severo, stava solo esponendo i fatti, credo li stesse ricapitolando più per se stesso che per noi. Sorrise anche dopo che disse “occidentale” marcando la parola e soffermandosi a guardarmi. Sapevo bene chi era e cosa faceva la Shinsengumi, non erano estremisti ma non apprezzavano molto gli stranieri, per quanto evitassero inutili spargimenti di sangue. Chizuru era piccola per seguire la politica ma io ero stata ben istruita da nostro padre sulla situazione in cui versava il paese, clan che si tradivano, che volevano abbattare lo shogunato Tokugawa e mandare via gli stranieri, la Shinsengumi fungeva da milizia cittadina per lo shogunato.

-Donne e sorella? Come avete fatt...?- Guardai Inoue che sembrava spiazzato quanto me.

-Inoue è stato discreto. Ha voluto tutti fuori... è bastato afarci venire i primi dubbi, e da come parla tua sorella si intuisce che non sia un uomo, e poi si capisce. Soprattutto tu.- Riprese l'uomo.

-E pensare che ci avevo creduto davvero...- borbottai- Cosa vuol dire “soprattutto tu”?

-Be', sei piccola di stazza... hai i lineamenti delicati. Non lo so, ma si capisce. Credo che sia istinto naturale.- Concluse con una risata.

-Bene, fantastico.- Dissi rassegnata al fatto che la mia idea era stata bidonata. -Grazie per l'aiuto... ma possiamo cavarcela anche da sole, non vedo quale sia il problema.- Chizuru si era alzata ed era in piedi affianco a me. Inoue a qualche passo da noi.

-Fermiiiiiiii. Sono ragazze? Non avevi detto che eravate sorelle?! Perch- ...- Hai!

Un ragazzo più o meno dell'età di Chizuru era stato colpito in testa da un altro ragazzo dai capelli infuocati... uomo, avrà avuto minimo 35 anni, o giù di lì.

-Heisuke, ti sembra modo di comportarti? Le domande le fanno Kondou-san e Hijikata-san. Tu tappati la bocca.

-Neh Sano-san, ero solo curioso.

-Anche io non l'avevo capito... eppure me ne intendo.- Un altro parlò, era vicino al ragazzino e al samurai rosso. Capelli spettinati castani e limpidi occhi celesti. Si passava la mano sulla mascella osservandoci.

L'amico rise.-Tu ed Heisuke non siete poi tanto diversi, se non per l'età!

-Sanooo, l'avevi capito subito anche tu?

-Chi lo sa, Shimpachi.- Ci fece l'occhiolino.

L'uomo che aveva parlato all'inizio riprese.

-Scusate il baccano, ma è stata una giornata movimentata... il mio nome e Koundo Isami, a capo della Shinsenguimi. L'uomo alla mia destra è il vice-capo, Hijikata Toshizou e alla mia sinistra il colonnello, Sannan Keisuke. Mi dispiace ma non possiamo lasciarvi andare con le informazioni che avete appreso ieri sera.

Lo guardai confusa, parecchio.

Chizuru chiese se poteva avere un momento per parlarmi e venimmo riportate all'interno di una stanza abbastanza simile all'altra. Piccola. Questa volta senza vasi.

 

-Onee-chan, quello che è successo ieri non deve scapparci. Non so cosa fossero e non mi è stato detto... ma l'uniforme era la loro. Quando ho detto il nostro cognome si sono agitati. Non so perché, ma nostro padre ha a che fare con loro e anche loro lo stanno cercando. Se non creiamo problemi, come ad esempio cercare di scappare... - mi guardò intensamente ed io alzai le mani in segno di resa, proseguì - ...riceveremo il loro aiuto, e non saremo uccise. E abbiamo più possibilità di trovare papà... a quanto pare lavorava per lo shougunato.

A braccia conserte guardavo Chizuru mentre mi spiegava. Aveva ragione, io avrei potuto sopravvivere (anche se lei non lo sapeva), forse... ma non avrei mai messo in pericolo la sua vita. Annuii e dopo poco Inoue chiese se potessimo ritornare nella “sala principale”.

 

 

Sempre in pigiama, ma ormai poco mi importava, mi sedetti sul tatami accanto a mia sorella. Questa volta tutti aspettarono che fossi io a prendere parola.

Diedi un rapido sguardo agli uomini che ci circondavano, riconobbi Hijikata di fronte a me, e gli altri due che erano con lui la sera prima.

Feci un respiro come per riordinare la mente e parlai.

-Non penso che ci sia molto da scegliere tra la morte e l'aiutarvi stando segregate qui. Quindi finché nessuno ci importuna. Va bene.

Alla mia frase il ragazzo che la sera prima ricordai essere particolarmente allegro, si mise a ridere.

-Si è già avvicinato Hijikata-san e non ha sortito un bellissimo effetto ahah.

-Souji! Tappati quella fottuta bocca!

Il mio sguardo vagava, Chizuru mi prese la mano e sottovoce mi ricordò che avevo vomitato sul vice capo della Shinsengumi, prima di svenirgli addosso, ovviamente.

Sgranai gli occhi e tirai le labbra...

-Oh. E' vero... Che schifo! Sono seriamente mortificata per ieri notte, ero sotto shock e non stavo tanto bene... Dio mi dispiace... ho rovinato qualcosa? Spero di no... è...

-Basta parlare di questa cosa.- tuonò lui, facendomi balzare sul posto- Non dateci problemi. O sapete qual è la vostra fine.

-Toshi... sono delle signore... sei troppo severo... visto che starete qui vorrei sapere di più su di te Tori... tua sorella ha detto di chiamarti così... qual è il tuo nome?

Koundo mi guardò con dolcezza e sincera curiosità.

-Ok, va bene. Ehm... Mi chiamo Victoria. E' un nome complicato da pronunciare per i giapponesi, così da quando ho conosciuto mio padre... cioè Koudou, tutti mi chiamano “Tori” per comodità. Il mio vero cognome ovviamente non è Yukimura... ma ero orfana e quindi Koudou mi ha adottata.

Non gli raccontai tutto nei dettagli. Non gli serviva. L'importante era che si fidassero di me quanto bastava affinché ci lasciassero andare via. Prima o poi.

Mentre rimuginavo sul fatto di chiedere dove fossero le nostre borse, visto il ricordo del pugnale e della pistola al parlare del mio essere orfana, sentii dietro di me il ragazzino e gli altri due, provare a pronunciare “Victoria”.

-Vicotorìa! Vedi, è semplice Shinpat-san.

-Vicuttoria. Penso di averlo detto meglio io, nano.

-Hey, hey, una signora ci ha dato la concessione di chiamarla con addirittura il nome abbreviato e vi state sfasciando la testa a provare a pronunciare un nome straniero. Fate brutta figura.

-Sanoo, cosa ne dici di riparlarne dopo 1 bottiglia di sake?

Il rosso che chiamavano Sano si mise a ridere, seguito dagli altri due. Inarcai un sopracciglio ma venni richiamata all'attenzione.

-Ah, sì Tori-san, ora ti presento i comandanti della Shinsengumi.

Koundou esordì con orgoglio. Come se stesse mostrando il più bel dipinto del mondo.

-Toudou Heisuke, il più giovane capitano della Shinsenguimi, al suo fianco Nagakura Shimpachi e Harada Sanosuke.

I tre sorrisero, Heisuke sorrise per molto più tempo a Chizuru; intercettando gli sguardi notai che entrambi avevano abbassato la testa arrossendo leggermente. Sorrisi tra me e me, continuando a seguire il dito di Koundou.

-Abbiamo Okita Suoji, e Hajime Saitou. Li hai potuti conoscere ieri.

Già, Okita era il simpaticone alto dai brillanti occhi verdi che mi aveva sventolato una mano davanti al viso la sera prima... era tanto idiota quanto sadico. Chizuru mi aveva parlato delle sue insistenze per farci fuori. Anche a prescindere dal sesso. Hajime aveva un lungo ciuffo che gli ricadeva su un occhio. Era silenzioso, ma attento. Apprezzai quel comportamento.

-Bene, grazie. Credo che comunque vi siamo in debito di due vite. Se non sono maleducata... credo che io e Chizuru avremmo il diritto di chiedere indietro le nostre borse...

-Ah sì, certo. Sono già nella vostra stanza, ne abbiamo preparato una per voi. Mi dispiace, ma abbiamo controllato... e le armi le abbiamo presein custodia noi... sapete com'è.

Mi disse Koundo con il suo solito tono gentile. - Scusaci se abbiamo frugato.

Sbuffai roteando gli occhi, ricevendo un'occhiataccia da Hijikata.

-Non importa, capiamo perfettamente la situazione, Koundo-san, vero Tori?- Chizuru mi diede un leggero colpetto sul braccio e mi ritrovai ad annuire stancamente.

Hajime parlò.

-Koundo- san, forse è meglio che riposino. E' stata una lunga giornata...e la straniera ne ha anche ucciso uno. Forse è meglio dargli un attimo di tregua.

-Hai ragione Saito. Inoue vi accompagnerà e vi porterà la cena.

Ah, da ieri un cavallo si aggira qui intorno agitato. E' sellato e ci abbiamo messo parecchio a prenderlo.. visto la razza “esotica”, ho pensato avesse un collegamento.

-Dios, certo, che ha un collegamento! E' il mio diamine di cavallo!

Dissi sbattendo le mani sul tatami.

Chizuru sorrise. I miei modi l'hanno sempre fatta ridere... lei pacata, io l'esatto opposto.

Koundo rimase un attimo sbigottito, si schiarì la gola e sorrise.

-E' nel cortile sul retro, non abbiamo cavalli ma erano state predisposti dei casolari, l'abbiamo portato lì con una razione di cibo, ci ha seguito solo per quello.

Senza pensarci due volte mi allungai e lo abbracciai. Dimenticavo sempre che i giapponesi non erano molto per l'approccio fisico, neanche io, ed infatti mi andava benissimo, ma in certe situazioni per me era normale reagire così. Sentii vari “oh” secchi e un “ma che diavolo stai facendo?!” provenire dalla mia sinistra esattamente. Mi staccai e capii il perché del solito disappunto... Ero una donna che abbracciava un uomo, ma soprattutto ero in veste da camera.

Mi staccai tornando al mio posto e iniziando a ridere nervosamente mentre Koundo si risistemava il kimono. Abbozzando un sorrisetto colpevole e imbarazzato al tempo stesso chiesi scusa e ringraziai.

Calò il silenzio. Tutti mi fissavano. Mia sorella mi guardava con rimprovero al che le risposi con una piccola alzata di spalle giustificandomi con un “mi è scappato”. Poi Okita scoppiò a ridere.

-Dannazione ahahah, per la prima volta Hijikata non reagisce. Mi rimangio quello che ho detto. Ti voglio viva per continuare a vedere queste stupende situazioni! Ti ringrazio!

-Souji! Piantala. E lei, si dia un contegno. Non è nel suo paese.

Hijikata rispose seccato.

Ora la stava esagerando però.

-Toshi, dai, non è successo nulla. Koundo sta bene ahah. Non esageriamo.

Sannan intervenne sorridendomi gentilmente.

-Mi dispiace. Avete ragione Hijikata-san.- Contentino per il brontolone- Comunque, più importante... dov'è il cavallo?- Il mio vero interesse, la velocità con la quale cambiai discorso gli fece venire due rughe sulla fronte. Ma non era preoccupato, era arrabbiato. Ero sicura di aver già visto quell'espressione contrariata. Bingo! Identificai Hijikata con l'uomo che mi aveva trucidato con lo sguardo mentre ero per terra ancora semi legata. All'improvviso ebbi il fegato di restituirgli un sorriso innocente, mentre il suo generale mi mostrava la strada.

-Ah, sì, giusto. Il cavallo. Vieni.

Koundo si alzò seguito dagli altri. Guardai Chizuru che fece un cenno d'assenso con la testa così mi alzai e mi precipitai dietro il capo della Shinsengumi, passando tra Hijikata e Sannan. Il primo brontolò qualcosa, il secondo rise, così come gli altri, a parte Hajime che abbassò la testa... anche se giurerei di aver visto un abbozzo di sorriso.

Koundo rise di gusto e iniziò a parlarmi... mi sentii a mio agio e gli raccontai di Léon, di cosa significasse... fermandosi quando seppe che era l'unica cosa che mi legava alla mia terra, e mettendomi una mano sulla testa. Mi chiese scusa subito dopo. -Fa nulla, figuratevi- Stranamente gli sorrisi senza neanche accorgermene.

Avevamo ripreso a camminare con gli altri che si mantenevano a distanza, lasciando che io e il loro comandante parlassimo. Anche Chizuru era rimasta indietro, la guardai allungando la mano dietro di me, affrettò il passo e la strinse. Sentivo la sua ansia e le accarezzai il dorso con il pollice. Allora la alzò e se l'avvicinò al viso sorridendomi e dicendomi “grazie”. Vidi con la coda dell'occhio gli altri guardarci, un misto di curiosità e tenerezza si alternava nei loro occhi; il ragazzino guardava mia sorella con dolcezza ed era leggermente rosso in viso, quando notò che l'avevo visto abbassò lo sguardo diventando porpora. Hajime era l'unico a non avere un'espressione definita, mentre Hijikata era l'unico ad avere un'espressione seccata.

Ci fermammo nel cortile più grande, e sentii un nitrito famigliare. Scalza, attraversai lo spazio che mi divideva dal mio compagno di vita. Inizialmente non sollevai neanche il kimono che mi fece barcollare e avanzare a passi più corti, lo tirai su lasciando intravedere i polpacci, un coro di – Oddio!- si alzò da dietro, mi girai chiesi scusa ridendo e lasciai cadere nuovamente il kimono. Chizuru mi raggiunse accigliata -Sei incorreggibile, lo sai che è inopportuno onee-chan!-

Aprì la stalla dove si trovava il mio destriero.

-Chi, lo so, ma tu sai che non ci penso ed è inutile che me lo dici, fintanto che non mi trovi andare in giro nuda come Lady Godiva su Léon puoi risparmiarti i rimproveri... sai che non ci penso. Vero mi pequeno?- e ; abbracciai il muso nero di Léon, lasciando che si grattasse il su di me, sporcando l'abito fornito da Inoue.

-Lady chi? Oh fa niente... lo so, ma ci provo da anni, ci credo che tu possa diventare una donna giapponese di tutto rispetto.-

Ci guardammo facendo poi scorrere lo sguardo sul mio kimono pieno di saliva e le mie calze sporche. Ripiantammo gli occhi l'una sull'altra e ci mettemmo a ridere. -... anche se so che è alquanto inutile provarci, ma ti adoro così.- Un'altra mano accarezzò la testa del gigante per poi posarsi sulla mia. Chizuru gli parlò dolcemente.

-Questa sarà una bella esperienza. -Okita rideva sotto i baffi- Circa 5 minuti fa Hijikata-san aveva chiesto contegno ahah.

Ah, ho un'idea. Considerando che è stato lui ad insistere per non farle fuori subito e a volerle portare qui, proporrei che se ne occupi lui.

Tutti si girarono verso Okita per poi spostare lo sguardo sul moro, comprese noi due.

Io lo fissai sgomenta per la nonchalance con cui Okita avesse parlato del fatto che ore prima non si sarebbe fatto problemi a ucciderci, stando ora davanti a noi con fare sornione.

-In effetti non abbiamo pensato a questo, e Suoji ha sollevato un'ottima motivazione. Avrai due sottoposte, penso che sia fortunato Toshi.

Persino Koundo si mi a ridere dandogli una pacca sulle spalle.

Hijikata aggrottò ancora di più la fronte, avevo paura che potesse implodere.

-In bocca al lupo Hijikata- san! - Okita, di qualche centimetro più alto, gli poggiò le mani sulle spalle e poi se ne andò.

-Maledetto Souji.- Vidi Hijikata stringere i pugni.

Anche gli altri se ne andarono salutandoci con un cenno del capo. Koundo ci lasciò con un “Non essere troppo scortese.”

Hijikata con una mano in fronte chiudendo gli occhi. , parlò in maniera asciutta.

-Ora tornate nelle vostre stanze e non mettete un solo capello fuori dalla porta, almeno che non vogliate che le vostre teste rotolino.

Chizuru rimase zitta e annuì mentre ci avvicinavamo al vice. Salii con i calzini sporchi. E venni fermata dal tipino con gli ormoni girati.

-Lo fai apposta?

-Cosa?

-Infastidirmi.- E lanciò uno sguardo ai miei piedi.

-Ah, oh. Scusa.- Mi tolsi le calze e gliele misi in mano. Sorridendo- Meglio?

Il corvino mi fissò sbigottito.

-Hey, guarda che a stare sempre con la faccia contrita sembri ancora più vecchio.

-Cos...?- Venne interrotto da Inoue che ci invitò a seguirlo. Lo salutai con la mano. E mi accodai a Chizuru spintonandola scherzosamente per andare avanti.

Oh, almeno mi era tornato un pochino di buon umore dopo tutto quello che era accaduto... anche se avevo tremila domande in testa da fare a nostro padre, avrei voluto che fosse davanti a me per rispondermi. Persino Chizuru sembrava tranquilla... era come se avessimo nuotato nell'oceano e avessimo trovato un minuscolo atollo minacciato da un maremoto... ma che per ora ci dava un sostegno. Erano sensazioni contrastanti, ma almeno avevo una speranza.

 

 

Fu difficile addormentarmi, Chizuru sapeva che odiavo dormire abbracciata, quand'era piccola si era beccata calci e pugni. Odiavo sentirmi bloccata. Ma quella notte mi chiese se potesse avvicinare almeno il futon. Le avevo detto di sì e mi aveva preso la mano, addormentandosi così. La guardavo, aveva il viso di una bambina, sfilai la mano e le feci una carezza leggera.

-Todo estarà bien, lo promito.- Sussurrai.

Mi girai e mi alzai. Di certo in piena notte nessuno controllava cosa facevamo, d'altronde eravamo abbastanza circondate da uomini con tante, tantissime katana pronte a infilarci come dango.

Decisi quindi di uscire nel corridoio. Chiusi piano lo soji e mi sedetti sul bordo del patio. Nuovamente quel piacevole brivido di freddo. Fissai la luna e svuotai la mente. Appoggiai la testa a uno dei pali che tenevano la tettoia.

Mi addormentai.

 

 

Hijikata's Pov

 

Aprii la finestra per far entrare l'aria fredda di gennaio. Era stata una giornata tremenda. Avevo i nervi pronti a saltare. E non potevo fare nulla, anzi, dovevo occuparmi delle due ragazzine. La straniera mi creava non poco fastidio, e neanche a farlo apposta mentre cercavo di rilassarmi sentii uno soji aprirsi. Spensi la candela e guardai fuori. Era lei. Ah, ora mi avrebbe sentito, l'avrei legata e le avrei tappato quella maledetta bocca; non pensavo che ci fosse qualcuno più esasperante di Suoji. Mi sbagliavo. Osservavo in attesa che facesse la stronzata di scappare. Si sedette. Avrei potuto riprenderla per il fatto di essere uscita, ma avrei svegliato qualcuno. Un po' deluso per non poter intervenire distolsi lo sguardo per poi riportarlo su di lei.

Si era legata in maniera scombinata i capelli, erano neri, un nero profondo che rifletteva i raggi lunari, le scendevano lunghi e arricciati sulle punte su una spalla e, un ciuffo scappato a quell'acconciatura le copriva leggermente un sopracciglio praticamente perfetto.. Il suo profilo definito ma delicato si intravedeva bene, delineato dalla luce della luna. Mi ritrovai a fissarla come se fosse un qualcosa di di mai visto. Si era tolta le fasce e si vedeva la curva del seno, il kimono le stava abbastanza aderente, lasciando intravedere anche la sua silhouette. Vedevo i polsi sottili ancora arrossati e una piccola voce mi rimproverò. Che cavolo mi stava succedendo. Mi sedetti guardando il foglio dove avrei dovuto scrivere l'Haiku che non veniva fuori.

-Dannazione. Non va bene così.

Uscii con l'intenzione di trascinarla in camera silenziosamente. Nessuno l'avrebbe mai vista oltre me e Koundo che avevamo le stanze vicine, con la vista sull'unica stanza più a nord della struttura. Era una parte del quartier generale dove non potevano girare altri. Ma il fatto che non avesse rispettato gli ordini, mi stizziva, andando ad aumentare il nervosismo. Camminai deciso. Quando arrivai accanto a lei proferii un “Hey”, a bassa voce. Non rispose. La guardai direttamente e mi accorsi che stava dormendo. Il suo respiro era regolare, le mani nascoste dentro il kimono, sotto il seno. La veste lasciava vedere il collo e una porzione di petto. Se l'era allentato. Rimasi a fissare quella pelle, illuminata dalla luce lunare. Era chiara, un sottotono diverso dal nostro ma non aveva il bianco candido delle occidentali che avevo intravisto, era un pelo più colorita. Le labbra carnose leggermente socchiuse erano screpolate, e notai che il suo rosa acceso era più scuro in alcuni punti. Aveva sicuramente il vizio di mordersele.

Il suo viso era ben proporzionato, le ciglia folte si allungavano in un'ombra sulla sua guancia.

Mi ricomposi e schiarendomi la voce le scossi la spalla. Nulla.

-Hey. Non ti faccio niente se te ne ritorni in stanza. Muoviti.- dissi autoritario.

Nessuna reazione. Mi ricordai che Inoue mi aveva detto che molte operazioni le aveva fatte mentre era addormentata, senza specificare il sesso. Tsé, come se non ce ne fossimo accorti... Era veramente un brav'uomo.

Ma come diavolo si poteva dormire così profondamente? La immaginai af fare pattuglie e campagne militari... Sorrisi sconsolato.

Mi guardai intorno. Non potevo lasciarla lì. La mattina l'avrebbero vista gli altri e non so quanto fosse conveniente per lei. D'altronde era una donna... in vesti da camera, anche se la furia si era già fatta un giro fino al cortile. Parlando con la sua voce fin troppo alta per i miei gusti. Sembrava avere un carattere effervescente. Gesticolava e usava un linguaggio colorito. Se non fosse stato per l'aspetto, sarebbe certamente passata per un uomo. Di quelli da bettola.

Mi abbassai e la scostai dal palo e il suo busto si adagiò sul mio braccio. Con l'altro, la presi da sotto le ginocchia, come la sera prima.

Era più pesante di quanto lasciasse pensare. Non era un problema, saranno stati meno di sessanta chili. Ma sembrava molto più piccola e indifesa.

Mi voltai verso la sua stanza. Cazzo, avrei dovuto aprire la camera di un'altra ragazza. Non se ne parlava. Mentre cercavo una soluzione con lei in braccio, lo soji si aprì. La sorella mi guardava sorpresa.

-Si è addormentata qui fuori e non sapevo cosa fare. Riprendila.- Avanzai e con una delicatezza a me sconosciuta la adagiai sul futon,

Feci per andarmene e vidi Chizuru coprirla per poi girarsi.

-Lo fa sempre, soffre di insonnia. Nostro padre le faceva compagnia spesso. Di solito rientra prima di addormentarsi. Sicuramente era molto stressata. Sopporta tanto e non si sfoga... o si sfoga male. Scusi Hijikata-san, stavo parlando più a me stessa. Grazie.

-Mh. Non uscite più dalla stanza. Chiaro?

Chiusi lo soji e tornai nel mio alloggio.

Vedevo ancora il suo viso rilassato nel sonno, le labbra e mi sembrava di percepire sulla mano i suoi capelli morbidi.

Scrissi tre haiku quella notte.

 

Holitaaa! Mi dispiace ma ho avuto un braccio fuori uso per settimane, e ovviamente era il destro... spero di essermi fatta perdonare con questo big capitolo. Purtroppo avviso che causa lavoro e visite dovute alla caduta la frequenza con la quale pubblicherò non sarà super regolare. Mi inchino chiedendo perdono.

Nonostante la mia incapacità nella gestione di qualunque cosa e la mia sfiga con le cadute, spero che il personaggio vi piaccia evi incuriosisca.

E di nuovo mi scuso per tutti gli errori che, dopo svariate riletture, saranno rimasti lì come piattaforme petrolifere ma che non avrò comunque visto.

Besos.

 

 

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