Ice Devæce

di Serena_Lacrimosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il passaggio dimenticato ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il pericolo di Hela era stato sventato, tutto grazie al Grande Thor, accompagnato da Banner e Valkyrie, il quale è riuscito a portare dalla loro parte il fratello, tenuto sempre nel cuore come tale, Loki.
Assieme tesero una trappola alla temibile Hela, attraverso una fittizia alleanza con ella da parte di Loki.
Quando Hela dopo anni di solitudine cedette alla volontà di dare fiducia allo Jutun, lui la tradì.
A detta di Banner, fece l'unica cosa che sapesse fare: mentire e ingannare.
Per lo meno questa volta non andò a discapito dei buoni e degli innocenti, che vennero risparmiati dalla cruda marcia della dea della morte.
Adesso Thor si ritrova con un regno distrutto da reinnalzare e un trono a cui succedere, Valkyrie ha un posto d'onore nelle armate Asgardiane, Banner è ritornato sulla terra, dai mortali.
Loki, essendo stato grande l'aiuto fornito ai regni, ha uno sconto di pena: niente segregazione in una misera cella nei sotterranei, ma rilegazione nel palazzo reale, senza alcun permesso di uscirne se non per volontà di Thor.


Grande fu la misericordia che illuminò il capo di Loki, per trovarsi ancora vivo a vagare nel palazzo assieme a coloro che avevano le mani pulite dal peccato.
Assieme agli innocenti e ai gloriosi, a donne e bambini.
Questo, perlomeno, era ciò che gli asgardiani dicevano.
Alle spalle di Loki, quando attraversava un corridoio, quando le persone erano tante e non si riusciva a comprendere da chi fosse sputata l'ingiuria.
Questo perché guai, dolori e angosce a chiunque osasse torcere un capello all'amato fratello del re.

*

Quella prospettava essere una giornata normale, fatta di luci e ori, quella era la Grande Asgard, ricostruita da Thor, figlio primogenito di Odino, erede al trono.

Asgardiani agitati, impazienti per l'arrivo del loro re che sarebbe giunto a casa dopo l'ennesima conquista dell'ennesimo regno.
Il nuovo sovrano dimostrava essere un uomo buono, saggio nonostante la giovane età e volenteroso di radunare sotto le sue mani più regni possibili, per poi governarli con pace e benevolenza.

Loki, osservandoli tutti indaffarati e frementi, non poté fare a meno di paragonarli a delle formiche in un formicaio, insulse ma non del tutto inutili.

Ogni giorno che passava non faceva altro che ricordargli di quanto sia diventata insulsa la sua vita, proprio come quelle formiche.
Chi era adesso? Non era più il figlio del re, non era nemmeno il fratello del re, non era più il grande mago ingrado di piegare tutti al suo cospetto.
Diventare l'ombra di sé stessi, la punizione peggiore, e questo lo sapeva bene.

《Il Grande Thor è finalmente giunto a palazzo, siate tutti pronti ad accoglierlo!》
La voce di uno dei servi era giunta alle sue orecchie ovattata, proveniente dalla sala grande.
Decise di non recarvisi, nulla in quelle manfrine sarebbe mai stato di suo gradimento.
Piuttosto, si recò in biblioteca. Magari fra le pile di libri avrebbe trovato il solievo e la forza necessari per non lanciarsi dalla torre più alta.
Ripensò a Thor quando lo definiva "masochista" per il tanto amore che provava per i libri.
Forse questo poteva essere vero, chissà. Oscurare l'insoddisfazione con l'estremo supplizio della lettura.
Gli venne da sorridere, lettura era godimento per lui esattamente come per Thor lo era la guerra, nonostante mascherasse il tutto sotto la facciata del sovrano che cerca di innalzare il suo impero per il bene dei suoi regni.

Improvvisamente, resosi conto del prender piega dei suoi pensieri, con un piccolo colpo di tosse si ricompose, dirigendosi nella biblioteca.

《I libri, caro Thor, non hanno valore per me. È la sapienza il mio desiderio.》

*

Dopo la parata per omaggiare il re dal ritorno delle Grandi Guerre, si erano riuniti soldati e cortigini nella grande sala da tavola. Ovviamente il sovrano si trovava nel tavolo centrale accerchiato dai sui fedeli amici e guerrieri: Fandral il Guizzante, Hogun il fosco, Volstagg il Voluminoso e la valorosa Lady Sif*.

《Allora Thor, come ci si sente ad essere il sovrano di un nuovo regno?》 Chiese Volstagg, fra l'ingordigia con cui affrontava la carne e le patate.

Thor lo guardò, per poi poggiargli vigorosamente il palmo della mano sulla spalla ancora coperta dall'armatura 《Lo sento come un nuovo peso sulle mie spalle,》 sorrise a Sif che lo guardò compiaciuta 《Un peso che saprò affrontare nei migliori dei modi se voi sarete al mio fianco amici miei!》

Si scrollò da Volstagg per poi prendere il proprio calice di vino e inneggiare alla sua fortuna e potenza, senza ombra di vanto.
《Tutti voi! Miei cari presenti in questa sala! Brindiamo alla potenza e alla prosperità del grande regno di Asgard!》

《Ad Asgard!》 fece Fandral, affiancandolo.

I boati degli altri tavoli iniziarono subito alti a farsi sentire.
《Alla Grande Asgard!》

*

Fortunatamente le urla di quegli incivili non lo avevano disturbato troppo, pensò Loki, restio dal volersi congedare dall'apprendimento.
Sfortunatamente però, i suoi piani dovevano venire mestamente interrotti.
Sentì il rumore delle massicce porte della stanza aprirsi e chiudersi alle sue spalle, segno che qualcuno vi aveva messo piede.

《Attento Thor, potresti prendere fuoco se metti piede in una biblioteca.》 Lo schernì Loki.

《Sono ancora vivo come puoi vedere, fratello.》rispose pacatamente Thor, addossandosi ad un scaffale.

Era tempo, in effetti, che non metteva piede in una biblioteca.

Loki in risposta gli concesse solo uno sbuffo, probabilmente derivato dall'appellativo "fratello"; oramai aveva perso ogni speranza di farlo desistere dal continuare a chiamarlo così.
Cosa sperava? Che facendo in questo modo tornasse davvero ad essere il succube fratellino accondiscendente? Bhe, si sbagliava, e di grosso anche.

Loki non gli concesse parola, e Thor non si sforzò nel tentare di interloquire con lui.
Lo jotun si trovava di spalle rispetto alla posizione dell'asgardiano, non vedendo ciò che faceva.
Avrebbe potuto anche tendergli un agguato in quel momento. Per quanto lo interessava.
Davvero era così disperato? Iniziò a domandarsi.

Dei, Thor era appena arrivato e già aveva rovinato la sua lettura e scombussolato i suoi pensieri, che diamine.

《Speravo venissi a salutarmi.》 Thor riprese parola.
《Speravi male》 fù la risposta 《come sempre.》 aggiunse.
Thor mantenne la calma, allenata in questi anni di impero e convivenza stretta col fartello che tanto diceva di detestarlo.
Volente o nolente, lo avrebbe piegato al suo volere.
《La prossima volta verrai ad accogliermi, come è giusto che sia.》 Il tono fermo non ammetteva repliche.
《"come è giusto che sia"?》 ironizzò schifato Loki, continuando a tenere lo sguardo fisso sul libro che aveva smesso di leggere da un pezzo 《Non sono tuo fratello, non ti devo nulla.》sfogliò la pagina.
《Ma io sono il tuo re.》
Scacco matto, Loki.

L'aria si era fatta sempre più densa, i respiri lenti e rimbombati per via del silenzio che ergeva pretenzioso.

《No.》 a Loki parve di urlarlo, ma non seppe capire se esso avvenne davvero o fù solo un sospiro. Nella testa però, li era certo di averlo urlato.
《Tu...》 si alzò di scatto facendo quasi ribaltare la sedia, per poi girarsi e incontrare lo sguardo di Thor; azzurro e brillante come pochi. La luce soffusa lo fece parere ancora più intenso.
Lo stesso sguardo di Odino.

《Tu non sarai mai il mio re.》

Thor non rispose, il respiro di Loki accellerò, così come le sue emozioni, la sua ceca rabbia.

《Mi hai sentito?!》le mani strette a pugno, le nocche bianche 《Tu, Thor, figlio di Odino per me non hai alcun valore!》
Un'altro urlo, o forse voce flebile e tremante, non seppe distinguere fra la ciò che urlava nella sua testa e quello che poi ne usciva.
《Non ti considererò mai re! Mai il mio! Tu non hai alcun potere su di me!》e questo, ne fu sicuro, uscì come un ruggito che parve rimbombare per tutto il castello.

Con una mano si strofinò gli occhi, per poi piegarsi a terra e rialzare la sedia.
Tutto sotto lo sguardo di Thor, indecifrabile.

Loki, dopo essersi preso il libro che stava leggendo sotto braccio, si incamminò verso l'uscita a passi svelti. Come unico rumore di sottofondo vi erano solo i ticchettii che producevano le scarpe dello Jotun.
Non arrivò alla porta in tempo però, che Thor lo prese per il braccio per poi scaraventarlo contro la parete.

Loki cacciò un urlo dolorante.
Thor lo guardò preoccupato accasciarsi contro la parete e reggersi la spalla, per poi precipitarsi al suolo da lui.
《Fratello! Ti ho ferito?》C'era puro pentimento negli occhi dell'asgardiano.
《Stammi lontano!》 imprecò a denti stretti Loki, continuando a reggersi la spalla.
《Mostrami cosa ti ho fatto Loki.》 Lo strattonò nuovamente.

《No.. Thor, non mi hai fatto nulla! E adesso vattene!》
Thor però non demorse. Davvero non capiva.
Com'era possibile che lo avesse ferito? Aveva usato quanta meno forza fosse possibile per braccarlo.
Improvvisamente, sentì Loki irrigidirsi e coprirsi maggiormente la spalla, agitandosi nel tentativo di divincolarsi.

In meno di un secondo Thor lo immobilizzò totalmente al pavimento e lo denudò del mantello e della maglia che aveva indosso.

Una grande macchia rossa e copiosa si estendeva su tutta la spalla, finendo a macchiare la pelle immacolata e il tappeto.
Thor stava passando dal confuso all'imbestialito, iniziando a comprendere la situazione.
Bloccò i polsi del fratello con una mano e si sedette sul suo grembo per mantenerlo immobile e controllare la ferita.
Come aveva pensato, ferita da lama.
Forse un coltellino, qualcosa di simile.
La ferita era piccola ma profonda, incisa su carne a formare un marchio: "J".

Jotun.

Loki, ormai ansimante, aveva già smesso di dimenarsi, un po' per il dolore e un po' per la stanchezza. Pareva di dover sollevare un muro.
Adesso era immobile con il viso a terra, a fissare il vuoto alla sua sinistra, opposto alla spalla destra ingiuriata.

《Chi è stato?》 Chiese Thor, con un tono di voce che parve poter squarciare dieci montagne. Roco e perentorio.

Loki ignorò.

《CHI È STATO!?》 urlò talmente forte che il palazzo parve dover crollare.

Era evidente che Loki non avrebbe mai risposto, e Thor parve non vederci più.
Non sapeva come comportarsi con il lui, era disperato.

Tirò fuori la lama che portava sempre nella cavigliera per puntarla al collo pallido di Loki. Mai avrebbe pensato di dover arrivare a tanto.

《Dimmelo o porrò fine alla tua vita seduta stante!》
Loki sbiancò già più di quanto non lo fosse normalmente.

《...Cosa?》sussurrò voltando il viso verso Thor, scontrando i loro occhi.
《Non lo faresti mai.》

Ed era la verità, lo sapevano entrambi, ma come fare a convincere Loki a confessare se non con le maniere forti?
Era tipico di lui complicarsi la vita.
Che poi per cosa? Per difendere un Asgardiano? Sciocchezze.
Orgoglio.
Ma certo, quale motore a guidare le stolte azioni di Loki se non l'orgoglio?

《Lo farò adesso.》 Premette maggiormente la lama contro la carne, ma Loki non demordeva.

Orgoglio.

A Thor sfiora l'idea di tranciargli quel lembo di carne. Non di molto, basterebbe un leggero taglio poco profondo, forse riuscirebbe a convincere il fratello.
Magari a farsi rispettare da esso, a non essere più considerato un bambino.
Una dimostrazione di prevalsa a doppi fini.
Perchè la verità è che Thor sa, sa quanto Loki lo consideri codardo e sconsiderato.

Si attinge a premere la lama, una piccola pressione sul manico sarebbe sufficiente.

Loki ha già chiuso le palpebre, viso voltato oltre la spalla, in attesa.
Gli occhi vagano sul bel volto, sugli zigomi parzialmente coperti da capelli corvini dolcemente arricciati, ormai ben oltre le spalle, quasi al fondo schiena, i quali stanno sfuggendo da anni alle forbici.
Vaga sulle belle labbra, rosa scuro tanto da spiccare sulla pelle lattea.
Il collo, immacolato. Con il pomo d'adamo immobile.
Decide di tralasciare il petto, visione perversa e milleflua.
Perchè si è fermato tanto ad osservarlo?
Tagliagli le carni Thor!

Lo sguardo si posa sulla lama e sulla mano che la impugna dubbiosa, per poi allontanarla dalla gola dell'agnellino bianco.

La verità era una: non sarebbe mai riuscito a torcere un solo capello a Loki, adesso se ne rese conto. Magari più tardi si sarebbe preso del tempo per rimuginarci, ma adesso aveva ben altre intenzioni.

Mestamente si alzò dal ventre del fratello sul quale era adagiato, furente e veemente.
Si diresse verso le porte a passi larghi e svelti, venendo fermato però da Loki, che si era artigliato al braccio del sovrano.

《Dove vai!?》 Chiese agitato Loki, cercando gli occhi di Thor.
《Non ti riguarda Loki, vai nelle tue stanze.》
《Sì che mi riguarda! Rispondimi!》
Cos'avrebbe dovuto rispondere? Nemmeno Thor sapeva bene cosa fare, solo una certezza aleggiava nella sua mente: trovare il responsabile di tale mancanza di rispetto a lui e al fratello e porre fine alla sua vita.
Il desiderio di vendetta a coprirgli la vista degli occhi, della mente e del cuore.

Loki non demordeva a scrollarsi, così Thor non ebbe scelta.
Gli arpionò il polso e iniziò a tirarlo verso le sue stanze. Si prese un momento mentalmente per ringraziare che il fratello fosse minuto e leggerò come una piuma.

《Thor che diavolo fai? Lasciami dannazione!》 iniziò a tirarsi verso la parte opposta alla quale Thor lo conduceva, con scarsi risultati.
Il figlio di Odino non si degnava nemmeno a serbargli uno sguardo.
《Non puoi rinchiudermi così! Thor lasciami!》
Ancora nulla.
Non un briciolo di esitazione, passi che continuavano svelti verso il loro cammino e sguardo sempre fiero e alto.

Giunto a destinazione: gli appartamenti di Loki.
Thor aprì la porta e lo scaraventò dentro, per poi richiuderla. Tirò fuori la chiave e con due giri di polso vi segregò dentro il fratello.

Loki si attaccò alla massiccia porta.
《Non puoi veramente rinchiudermi quì dentro!》
Sbatté i pugni fino a ferirsi le mani.

《Posso, e se è per il tuo bene lo farò.》
Rispose L'agardiano, appoggiato all'alto lato della porta.

La voce di uno arrivava ovattata all'altra, come sempre del resto.
Da quando c'era quel muro a dividerli? Quando avevano iniziato a sfamare l'odio?

《Loki, se mi dici chi è stato ti farò uscire.》
La voce di Thor arrivò come un sussurro.
Silenzio.
Non vi fu risposta, e Thor trovò la sua.
Abbandonò la porta che lo divideva dal fratello per dirigersi alla sala maggiore.

Loki, sentiti i passi di Thor, si lasciò andare ad un urlo rabbioso e liberatorio.

*

《Capisco, non deve essere stato un bello spettacolo.》Gli disse Fandral.
《Infatti, la cosa peggiore è che non vuole confessarmi chi sia stato, e io non posso andare per il palazzo a minacciare tutti di rivelarmi il colpevole.》 Thor non aveva smesso di girare in tondo per un secondo, tale era lo sconforto che si era impadronito di lui
《La condizione non amabile di Loki e il suo passato impediranno a chiunque di comprendere il tuo desiderio di proteggerlo.》Fandral sospirò, seduto sulla seggiola a gambe incrociate.
《Cosa mi consigli di fare, amico mio?》 Chiese il sovrano.
《Normalmente ti direi di scoprire la verità.》 Fandral si alzò, dirigendosi all'altra sponda del tavolo per versarsi un calice.
《Ma, trattandosi di Loki, il consiglio che mi sento di darti è di lasciar correre.》
Bevve e sospirò, per poi fermarsi a mirare lo sguardo pensieroso del suo sovrano e amico.
《Mai.》 Il pugno si scontrò contro il tavolo 《Impedirò che accada nuovamente, chiunque sia stato avrà la punizione che merita.》
Fandral sospirò nuovamente.

《Thor..》 Prese parola, pronto ad affrontare un discorso che sapeva non sarebbe stato semplice. 《Perchè ti ostini tanto con lui? Lo vedi anche tu, se potesse ci annienterebbe tutti.》 incrociò le braccia, mantenne lo sguardo fermo. 《Senza contare che, per quanto affetto e riserbo tu possa provare per lui, rimane un prigioniero, un assassino e un usurpatore.》 Fece una pausa per dare il tempo a Thor di assimilare. 《Vuoi veramente punire chi ha "mancato di rispetto" a un prigioniero? Solo perchè lui si trova a palazzo, non vuol dire che sia un uomo libero e pulito come tutti gli altri, non puoi prentendere che non venga disprezzato.》Tornò a sedersi al tavolino, incrociando le gambe. 《Da sempre i prigionieri subiscono dei maltrattamenti, e la gente li considera giusti per via degli sbagli commessi da esso. Solo perchè lui adesso è ancora al tuo fianco, non lo esume dal non dover subire gli stessi trattamenti di disprezzo che da sempre hanno convenuto ad Asgard per gente come lui.》 Concluse.
《Non puoi cambiarlo Thor, esattamente come non puoi cambiare le opinioni -lecite- di intere popolazioni che hanno subito la sua furia.》

Il figlio di Odino rimase fermo ad osservare l'amico. Aveva ragione, ma cosa poteva farci? Se ci fosse stato un modo per limitare lo smisurato amore che provava per Loki, dei, lo avrebbe tentato.
Ma non poteva sottrarsi così ai suoi sentimenti, non era da lui.

《Hai ragione Fandral... hai ragione..》 Gli occhi pizzicarono. 《Non riesco veramente a capire le motivazioni di tanto odio, di tanto disprezzo.. eppure io lo amo così tanto.》 sospirò avvilito.

《Lo so Thor, lo sanno tutti ormai.》si avvicinò all'amico e posò entrambe le braccia sulle sue spalle. 《Ti sembrerà banale ma.. hai mai provato a parlarne con lui? Parlarne veramente, intendo.》
Thor tacque, come poteva parlare a cuore aperto con qualcuno che non lo guardava mai in viso, e quelle poche volte che lo faceva mostrava uno sguardo di puro ribrezzo?
《Provaci, devono esserci delle ragioni di fondo. Parlate.》

Il figlio di Odino era stanco, ma si disse che si, poteva tentare.

《Sai Fandral.. quando sono tornato ad Asgard speravo con tutto il cuore che lui fosse lì con loro ad attendermi.》 Un sorriso amaro gli fiorì sulle labbra. 《Speravo mi venisse incontro e mi abbracciasse, mi dicesse che ero stato bravo. Un bravo guerriero, un buon re.》
《Thor...》
《Come da ragazzi. Quando non riuscivo a fare qualcosa e Padre si arrabbiava con me dicendo che non mi ero impegnato abbastanza... lui era sempre li. Mi veniva incontro stringendomi fra le sue braccia e sussurrandomi di non demordere, che ero stato bravo, e mi donava uno splendido sorriso.》
《Non siete più bambini Thor, è ora che tu apra gli occhi, non trattarlo come tale e non imporgli il ruolo di fratello amorevole e servizievole come era un tempo, non farai altro che allontanarlo da te.》

*

《Principe Loki, perfavore aprite!》
《Vi ho detto di andarvene! Cosa non capite delle mie parole, maledette!》
《Principe, se non curiamo la vostra ferita Re Thor si arrabbierà, perfavore!》
《Che si arrabbi allora! Non gli ho chiesto di certo io di mandarvi quì a medicarmi.》
Loki stava decisamente perdendo la pazienza con quelle stramaledette ancelle che il fratellino aveva mandato per accudirlo.
La ferita se l'era già medicata da un pezzo, non aveva bisogno che quelle stupide sguattere mettessero le loro sporche mani su di lui.
Sembrava di giocare al gatto e al topo con loro, che lo inseguivano attraverso i suoi appartamenti e lui che vi sfuggiva felino.
Sguardo fermo sul lavandino dove aveva poggiato le mani, i capelli corvini che ricadevano lunghi su parte della superfice fredda e liscia.
Si era chiuso in bagno da un buon quarto d'ora mentre quelle continuavano a vociare come galline fuori dal pollaio.
Improvvisamente le sentì zittirsi, per poi alzare i tacchi e andarsene.
-Finalmente- si disse.

《Fratello, sei quì?》

Si voltò verso la porta ad occhi sgranati, come impossessato.

Era mai possibile che la vita ce l'avesse così tanto con lui?

Si accasciò stanco contro il mobiletto.
《Vattene..》

《Sono venuto a riportarti il libro che stavi leggendo in biblioteca, fratello.》

Loki ci mise un po' a capire di cosa stesse parlando Thor.

《"Artì magiche di grado XI, approfondimento della quint'essenza"》 Citò testualmente il titolo del volume.
《Lo avevi sotto braccio questa mattina, ma ti è caduto quando...》 Thor non continuò, ma ci pensò Loki, mentalmente, a farlo.
-Quando mi hai buttato a terra e puntato un coltello al collo.-

《Ah, quel libro..》

《Sì.》 Thor si fece scappare un sorriso. 《Tutte quelle robe strane che piacciono a te.》
-Robe strane.. perchè devi sminuirmi ogni volta?- Loki sospirò.

《Se esci te lo ridò, così potrai continuare la lettura.》cercó di assuefarlo il fratello.
《Puoi lasciarlo li e andartene, grazie.》

Il silenzio rimase padrone per almeno un minuto, un minuto nel quale Loki sperò che Thor decidesse di andarsene.

《Perchè continui con queste cose, Loki?》
Thor non ricevette risposta, e continuò. 《Ti ho tolto ogni potere, é inutile che ti ripieghi su questi manuali. Cosa speri di ottenere?》

Inutile..

Loki si alzò da terra e sbattè le mani sulla porta. 《Ti diverte, vero Thor?》disse sprezzante.

《Cosa?》 Il tono di voce di Thor era ignaro, come sempre del resto. Tono di voce di chi non pesa le parole, di chi non si rende conto di ciò che dice.

《Distruggermi ogni volta. Ti diverte, Thor?》


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Capitolo 2
*** Il passaggio dimenticato ***


《Ti diverte Thor? Distruggermi ogni volta.. ti diverte?》
Il disprezzo con il quale Loki pronunciò quella frase era palese, l'ombra di un riso a scorrergli sulle labbra.
Si lasciò cadere sulla porta, ormai stanco di tutto.
L'ennesima delusione, l'ennesimo tentativo di sminuirlo, pareva quasi che si fossero invertiti i ruoli.
Thor, dall'altra parte dell'uscio continuava a urlare parole sconnesse e impetuose, che arrivavano alle sue orecche ovattate, soffuse. Orecchie troppo stanche di sentire, di intendere.
Accasciato alla porta, attendeva che Thor decidesse finalmente di andarsene, di abbandonarlo nell'abisso al quale lo aveva rilegato.
Una vita senza traguardo; giorni, ore, minuti, secondi che fanno il loro corso senza un minimo di significato.
Che senso aveva vivere adesso? Si sentiva come un animale in gabbia. Una gabbia d'oro e di sfizi, certo, ma pur sempre gabbia rimaneva. Lui non era fatto per vivere all'ombra di Thor solo perchè il fratellastro faticava a svezzarsi dai ricordi di un passato ormai marcito nel profondo.
I ricordi distorti dall'odio iniziarono a lacerargli la mente, gli occhi arrossati e le labbra secche.
I palmi delle mani si diressero verso le orecchie, cercando di tappare i pensieri.
I capelli neri e lunghissimi scivolarono fra le dita, fra le tempie e le mani.
Era davvero così disperato?
Passati minuti, o forse ore, la cognizione del tempo totalmente perduta, decise di alzarsi da terra.
Fece pressione con le mani e si rimise in piedi, di fronte allo specchio.
Quale visione patetica gli si presentò dinnanzi? Si fece ribrezzo.
Strofinò le dita sugli occhi, per poi appoggiarsi alla porta e capire se il fratello si trovasse ancora lì dietro.
Nessun rumore.

Davvero stava braccolando di nascosto come un animale selvatico?
Quale degrado.

Aprì la porta, non vi era davvero nessuno nella camera.
Abbassò lo sguardo.
A terra c'era il libro che aveva lasciato in biblioteca, non se ne curò e passo oltre.

Decise di dedicarsi a un bagno ristoratore quel pomeriggio, gli sarebbe stato davvero d'aiuto a stendere muscoli e nervi.
Prese ciò che gli serviva, ovvero abiti di ricambio, e si ridiresse verso quel bagno a cui pareva essersi affezionato quel giorno.
Richiuse la porta alle spalle e preparò l'acqua aggiungendovi sali e oli, per poi spogliarsi e immergervisi.

L'acqua era bollente, vapori fuoriscivano da quella vasca ricoperta di schiume profumate e accoglienti.

Il corpo iniziava a stendersi e la mente a rilassarsi, l'acqua da trasparente era divenuta nera per via dei capelli lunghissimi che vi galleggiavano.
Il capo reclinato sulla spalla e le braccia stese sulla ceramica oro.
Passò una decina di minuti a crogiolarsi in quel brodo, liberando dalla mente pensieri e altro.

Improvvisamente, il suo sesto senso (vantaggio nell'essere uno Jotun) si svegliò e iniziò a mandargli sfilettate nella testa.
Questo, si ricordava, accadeva anche da bambino. Era una specie di presagio.
Poteva compararlo a quello dei volatili e degli insetti che, captato il pericolo, emigravano alla ricerca di salvezza.

Si alzò svogliatamente dalla vasca, si asciugo il corpo per poi vestirsi, ma non ebbe nemmeno il tempo di dare una sistemata ai capelli ancora umidi che vide l'acqua della vasca iniziare a vibrare, prima piano, poi sempre più violentemente, finendo per buttare fuori delle gocce.

Guai in vista, pensò con il nascere di un riso sulle labbra.

Abbandonò tutto ciò che stava facendo, uscendo dalle sue stanze e iniziando a correre verso l'esterno.

Appena arrivato al piano inferiore vide tutte le persone che si trovavano a palazzo in preda al panico, scappando come ratti in gabbia.

Il palazzo tremó sempre maggiormente, pezzi di parete che crollavano al suolo, statue e decorazioni già rovinosamente decadute.

La sua idea iniziale fu di unirsi volgarmente a quella plebaglia, se non che..

..possibile che la camera degli artefatti magici non fosse sorvegliata?

___

《Hogun, occupati degli anziani!》Urlò Thor, iniziando a dare le direttive ai suoi fidati.
《Sif, soccorri donne e bambini, mentre tu Volstagg i feriti.》
《Tu cosa farai Thor?》Chiese Lady Sif, evidentemente turbata per ciò che stava accadendo.
《Io tornerò con Fandral a palazzo, tutto è partito da li, e dobbiamo capire il perchè.》
I quattro amici si guardarono intensamente e Thor, conoscendoli, capì subito i pensieri che avevano.
《Non è stato lui, ne sono certo.》Lo sguardo fiero, determinato, nascondeva il briciolo di incertezza che aleggiava nella sua mente.
《A proposito, dov'è?》Domandò improvvisamente Volstagg.
《Suppongo che sia già uscito, Loki è scaltro e furbo, non avrà avuto problemi.》ipotizzò Hogun.
《Thor..》Dal canto suo Sif provò a fargli comprendere che la possibilità che Loki fosse coinvolto era pari al rancore che malcelava. Ovvero non proprio una misera possibilità.
Thor non la lasciò parlare.
《Andate. Fandral, noi dobbiamo sbrigarci.》
Diede le spalle alla cara amica, iniziando a correre verso il palazzo reale.
Purtroppo la marcia non durò più di qualche secondo, dato che il terreno iniziò a spaccarsi sotto i loro piedi, proprio davanti all'entrata dell'immenso edificio.
Quelle che inizialmente apparvero come piccole crepe, man mano si univano formando una sempre più grande voragine a spaccare il terreno in due parti.
《Dannazione! Ma cosa sta accadendo!?》
Si domandò Il Dio, esasperato.
《Non lo so, ma qualsiasi cosa sia, non ci permetterà di tornare dentro il palazzo, dobbiamo allontanarci.》Ragionò Fandral.
Thor tentò di pensare a un'alternativa, ma la verità era che non ve ne erano.
Il terreno si stava squarciando sempre di più, la voragine superava ampiamente i due metri e non pareva voler smettere di ingrandirsi.
Stava letteralmente risucchiando il palazzo asgardiano.
《Va bene, andiamocene.》Disse Thor, arreso all'evidenza, voltandosi con Fandral per dirigersi dal suo popolo che sicuramente aveva bisogno dell'aiuto del proprio re.

Proprio in quel momento, un urlo improvviso, accompagnato dal rumore di una rovinosa caduta lo fece voltare di nuovo.

《Loki!》Thor vide immediatamente la figura del fratellastro attaccata a una parete per evitare di cadere nella voragine.
《Thor! Che diamine sta accadendo!?》
《Non ne ho idea, ma qualsiasi cosa sia ne parleremo dopo.》Disse cercando di avvicinarsi quanto gli era possibile per evitare di non cadrere. 《Loki, devi saltare!》
《Ma non mi dire, grazie per l'astuto consiglio!》Lo sbeffegiò lui, irritato da quella situazione. Era incredibile come anche in quei momenti riuscisse a mantenere la lingua biforcuta. 《Non so se tu te ne sia reso conto, ma questa maledetta voragine supera i cinque metri, come diavolo faccio a saltare!?》
Ed era vero, superava i cinque metri e si stava allargando a vista d'occhio.
《Tu vai dagli altri, io me la caverò! 》disse, tastando il muro a cui era aggrappato per controllare che fosse solido, per poi arpionarsì alle sporgenze in oro, un tempo decorative, che rappresentavano avi e imprese dei discendenti di Thor.
《Cosa stai dicendo? E che stai cercando di fare adesso?》
《Sei divenuto cieco? Mi arrampico.》
Loki stava cercando di raggiungere la sporgenza a balconcino che portava alla sua camera, da lì forse sarebbe riuscito a racimolare un po di cose decisamente utili a ciò che aveva in mente di fare.
Thor continuava ad urlare, ma Loki lo ignorava deliberatamente.
Mancava ancora qualche metro, nulla di così distante e impossibile se non fosse stato per l'ennesima scossa, decisamente più forte delle altre.
Il corvino tenne duro, aggrappandosi con tutte le sue forze fino a farsi sanguinare le dita, ma ormai l'adrenalina superava di gran lunga il dolore.

Nel frattempo Fandral, rimasto al fianco del suo re per tutto il tempo, tentava di convincerlo ad allontanarsi prima che fosse troppo tardi, ma Thor non desisteva, non avrebbe mai lasciato qualcuno indietro.
《Loki se la caverà vedrai, adesso però non possiamo rimanere quì a fargli da spettatori!》
《Hai ragione. Tu raggiungi gli altri, io vedrò cosa fare.》
No, no no e poi no, possibile che Thor non comprendesse i rischi? Lui era un re, non un comune guerriero, senza considerare che poteva essere tutto opera di Loki.
Quest'ultimo, nel frattempo, era riuscito ad entrare nel palazzo a prendere non si sapeva bene cosa. Il vero problema era; come sarebbe uscito?

Improvvisamente una nuova scossa, decisamente più forte delle altre, fece crollare definitivamente le fondamenta del palazzo il quale, rimasto immobile per qualche secondo crollò, letteralmente, all'interno di quel grande, grandissimo buco.

E tutto immancabilmente sotto gli occhi di Thor.

Per un momento i due rimasero immobili ad ammirare quel tetro spettacolo, il grande castello di Asgard, la loro casa, inghiottita dalla voragine.
Davanti a loro c'era solo un'immensa nuvola di polvere che li aveva costretti a coprirsi la vista con il braccio.

Una nuova scossa li colpì e, questa volta, il terreno crollo anche sotto i loro piedi.

*

Un forte odore di polvere lo colpì alle narici, le labbra spaccate e la gola secca, rumori ovattati che gli arrivavano alle orecchie.
Lentamente cercò di aprire gli occhi, impastati da polvere e terra.
Si rese conto di avere metà viso schiacciato nel terreno roccioso, permettendogli come visuale solo un altro cumulo di rocce.
Dapprima cercò di tastare il terreno con le mani, lentamente, per non fare rumori troppo bruschi.
I suoi sensi gli dicevano che non c'era pericolo nelle vicinanze, ma la cautela non era mai troppa.
Dopo qualche minuto passato immobile, decise di far leva sulle braccia in modo da potersi alzare.
Una volta in piedi, poté avvertite chiaramente l'impatto che la caduta aveva avuto su di lui: metà voltò sfregiato, una spalla pareva dislocata e la caviglia destra era dolorante, mentre la gamba sinistra, eccetto delle ferite non troppo profonde, pareva essere sana.
I polsi gli dolevano e l'anca gli mandava delle fitte ogni volta che poggiava la gamba al suolo.

Meraviglioso.

Si dette qualche secondo per osservare il panorama attorno a sé, trovandovi rocce e sassi, a alcune oasi di terriccio... sbruciacchiato?
Strano.
Pareva quasi di trovarsi in una specie di tunnel, o caverna, ma non riusciva bene a distinguerlo per via della poca luce che filtrava.
Alzò gli occhi verso l'alto e a sua gran sorpresa vi trovò il vuoto. Letteralmente.
Una grandissima, immensa, vastità di nulla.
Pareva un cielo senza stelle.
Ma in che razza di posto era finito?

*

《Okay, quindi che facciamo adesso?》Chiese sconsolato Fandral, battendosi le mani sulle braghe e sulla maglia per spolverarli almeno un po'.
Era stata una fortuna che non si fossero fatti più di qualche ammaccatura quà e là, avevano fatto una caduta a dir poco rovinosa.
《Non saprei, sinceramente.》Disse Thor, preso ad osservarsi intorno. 《Dovremmo prima capire dove ci troviamo.》
Fandral annuì. 《Non sembra essere Asgard, questo è poco ma sicuro.》
《Vero, non sembra essere nessun luogo che conosciamo, neanche Padre mi ha mai raccontato di una caverna senza... niente?》
《Che intendi?》
《Guarda in alto.》Indicò Thor. 《Vedi?》
《Ehm.. no?》
《Appunto, non c'è nulla.》constatò, incrociando le braccia al petto.
《Oh diavolo! Hai ragione, non c'è letteralmente nulla! Un tetto, una copertura, nulla!》
《Esatto, pare quasi un cielo senza stelle.》
《Non è possibile, deve esserci sotto qualcosa.》 La voce di Fandral si fece stridula, poi dopo qualche secondo di rimuginamento si piegò, raccogliendo una piccola roccia.
《Hai trovato qualcosa, Fandral?》
《Oh no, voglio solo fare una prova!》E dicendo questo, lanciò verso l'alto il sasso con tutta la forza che aveva in corpo, giusto per vedere se colpiva qualcosa o se semplicemente sarebbe caduto indietro.
Entrambi rimasero con il mento all'insù per quasi un minuto, per poi rendersi semplicemente conto.. che non tornava indietro.

《Okay Fandral, o hai una forza incredibile in quelle braccia, o c'è qualcosa che davvero non quadra quì dentro.》Fischiò Thor.
《Non per vantarmi, ma le mie braccia sono molto-》Non fece in tempo a concludere la frase però, che una voce dalla provenienza sconosciuta si fece udire.

《Chi é la?》

*

Era una buona mezz'oretta che camminava, e pareva di essere al punto di partenza, pareti uguali, luce uguale e silenzio uguale.

Possibile che solo a lui capitavano queste sventure? Davvero la dea sfortuna si divertiva tanto a sbeffeggiarlo?
Mentre tentava di raccapezzarsi, qualcosa, o per meglio dire, qualcuno, lo raggiunse alle spalle.

Loki, avvertendo la sua presenza, si voltò di scatto.
La mano andò alla testa, la gamba sinistra rapida si piegò e la destra si allungò, in un perfetto calcio che pareva più uno sgambetto.
La cosa che aveva colpito sbattè violentemente a terra, mugugnando un imprecazione.

Ora che si era rimesso in piedì, si posizionò immediatamente alle spalle della figura incappucciata, prendendola per il collo con l'avanbraccio la sollevò e le puntò una roccia abbastanza appuntita al collo.

《Chi diavolo sei tu?》Domandò Loki.

《Se mi lasci te lo svelo.》Rispose la figura, con una voce inconfondibilmente femminile.

Lui la strattonò violentemente, per poi gettarla a debita distanza da lui, mantenendo le spalle rigide e una posizione chiaramente pronta all'attacco.

《Che diamine, ti diverte buttare la gente a terra o cosa?》Si lamentò lei, alzandosi.

《Metto le cose là dove meritano di stare.》Rispose acidamente.

《L'educazione dove l'hai messa? L'hai gettata insieme alla pazienza?》

《L'educazione è da serbare a chi merita, e la pazienza é per chi ha tempo da perdere.》

《Lingua biforcuta.》Biascicò lei.

《Grazie, un piacere.》Sorrise falsamente lui. 《Adesso dimmi chi ho di fronte.》

Lei si tolse il cappuccio, mostrando dei lunghissimi capelli corvini, grandi occhi verdi e labbra sottili.
Non portava alcun trucco sul volto, che fosse lì da molto?

《Io sono Chimera.》

*

《Chi é la?》

Thor e Fandral si guardarono spaesati, per poi voltarsi entrambi verso la figura incappucciata che veniva loro incontro.

《Chi sei?》Chiese Thor, già piazzato sulle difensive.

《Nessuno da temere, amico.》Disse la figura togliendosi il cappuccio.
Era un ragazzo, un ragazzo giovane, avrà avuto sui diciotto, forse vent'anni.
《Io sono Fenyx.》Si presentò lui, con un leggero inchino. 《Avete per caso incrociato una ragazza da queste parti?》
Il ragazzo in questione sembrava anche abbastanza di fretta, oltre che moderatamente calmo.
Neanche si trovasse a passeggiare tranquillamente per la strada.
《Perdonami?》
《Una ragazza, alta sul metro e settanta, corvina, gradi occhi chiari.》
Fandral ridacchiò. 《Sicuro che sia una ragazza?》
Non poteva di certo non aver fatto caso alla somiglianza della ragazza descritta con Loki.
《Scusami? Non ti comprendo.》
Il ragazzo pareva veramente confuso, ma continuò. 《Certo che sono sicuro sia una ragazza, voglio dire.. sai, una ragazza.》ridacchiò fra se e se grattandosi la testa. 《È molto carina, ha delle forme leggermente accennate ma molto aggraziate, pelle pallida e gambe lunghe, capelli oltre la schiena.. sono abbastanza certo che sia una ragazza, si.》

Fandral gli sorrise di rimando, per poi voltarsi verso Thor.
《Perchè più ne parla e più sembra che stia parlando di Loki?》
《Loki?》Chiese Fenyx.
《È.. un suo amico.》Rispose pacatamente Fandral, indicando Thor.
《E cosa dovrebbe avere a che fare con Chimera?》
《Chimera?》
《È il nome della ragazza che cerco.》
Fandral lo fissò, per poi scoppiare a ridere.
《Pericolo sventato allora! Perdonami, è che il nostro amico corrisponde esattamente alla descrizione della tua amica.》
《Capisco.》Commentò Fenyx, sovrappensiero. 《Quindi anche vuoi state cercando qualcuno. Posso sapere perchè non è quì con voi?》
《Non lo sappiamo nemmeno noi ad essere sinceri.》Disse Thor. 《Ci siamo ritrovati catapultati quì senza che potessimo farci nulla.》
《A proposito di questo, non è che potresti dirci dove ci troviamo?》Chiese Fandral speranzoso.
La verità era che quel luogo lo inquetava parecchio, e il fatto che invece quel ragazzo fosse così sereno non lo rassicurava, faceva solo sembrare tutto più dannatamente inquietante.
《Beh, questo...》 Si fermò per indicare il panorama che li circondava. 《Questo è il passaggio dimenticato.》
《E come si fa ad uscire?》
《Non si può uscire.》

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