Momenti

di Heyale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hawaiian Songs ***
Capitolo 2: *** Whatsapp ***



Capitolo 1
*** Hawaiian Songs ***


Momenti - Hawaian songs
Hawaiian songs


Misaki Yata si chiedeva, in tutta la sua finezza, perché cazzo in quel bar stessero facendo sentire canzoni hawaiane.
Non che avesse qualcosa contro le Hawaii, anzi, era al primo punto nella sua lista di posti da visitare. Era solo infastidito dal fatto che era quasi Natale, faceva freddo, e lui di certo non aveva un ukulele in mano e un gonnellino di paglia per cantare quelle ridicole canzoncine. Poi senza motivo immaginò tutti i ragazzi dell'Homra vestiti con un gonnellino di paglia e un ukulele in mano sullo sfondo delle Hawaii, e si mise a ridere da solo. Lo divertiva parecchio quell'immagine buffa di quei ragazzi che nella realtà invece del gonnellino di paglia avevano più macchie di sangue che altro. Poi, senza volerlo, immaginò prima Tatara e poi Mikoto, entrambi con un sorrisone stampato in faccia. A quell'immagine si rattristò appena, ma il sorriso gli tornò sulle labbra quando immaginò se stesso tutto contento con una collana di fiori attorno al collo mentre ballava al ritmo della canzone che stavano facendo sentire in quel bar.
Si sentiva proprio un idiota a fare pensieri del genere a vent'anni, con la testa appoggiata sulle braccia appoggiate a loro volta sul tavolino del bar. Era un po' triste andare in giro senza Kamamoto, ma in sua presenza Yata non avrebbe potuto prendere il suo regalo di Natale.
Aveva già pensato a tutto l'avanguardia, tutti i regali erano pronti da ritirare. Alcuni come il regalo di Kusanagi e quello di Anna li aveva fatti fare da qualche giorno, trattandosi rispettivamente di una foto su una cornice e di una bambola di pezza vestita di rosso.
Era tutto pronto, doveva solo fare gli ultimi giri e poi sarebbe stato libero di passare di nuovo tutte le sue giornate al bar Homra, invece di stare ad ascoltare quelle maledette canzoncine hawaiane. Gli mancava vedere Rikio ingozzarsi come se non ci fosse un domani e Anna stare ad ascoltare Kusanagi in merito alla questione 're'.
– Sei inquietante se ridi come un cretino da solo, Misaki.
Yata alzò la testa di colpo, sgranando gli occhi alla vista di Saruhiko di fronte a lui con due bicchieri colmi di caffè in mano. Stranamente non era vestito con la divisa dello Scepter4, indossava un paio di jeans e una camicia coperta da una felpa un po' più pesante, anche se Yata pensò che la faccia era la stessa di quando stavano per affrontarsi: sempre maledettamente irritante. Inoltre, si chiedeva cosa diavolo ci faceva al suo tavolo in quel giorno vicino a Natale con due bicchieri in mano. Quello inquietante era lui, decisamente.
– Non chiamarmi col mio nome, Scimmia.
– Anche la ragazza al bancone è inquietata, – rispose allora Fushimi, sedendosi sulla sedia di fronte a Yata. – Ti stava guardando strano, allora ho detto che stavi aspettando me.
Le guance di Yata si colorarono di rosso velocemente sapendo che quella ragazza lo stava guardando, e Fushimi non poté perdere l'occasione di prenderlo in giro l'ennesima volta. – Fai ancora il verginello, eh?
– E tu ti fai ancora i cazzi degli altri, dannata scimmia. – Il castano guardò il suo ex migliore amico avvicinargli il bicchiere di caffè. Così lo guardò stranito, non capendo il perché di tutta quella gentilezza improvvisa. Non gli sembrava di ricambiare lo stesso sentimento, in ogni caso, sebbene non avesse la mazza a portata di mano, l'istinto di rompergliela addosso era sempre lo stesso.
– L'hai avvelenato? – gli chiese prima di prendere il bicchiere caldo tra le mani, giusto per precauzione.
– Ci ho respirato sopra, Misaki. – disse Saruhiko in tono annoiato. – Poi vedila come vuoi.
– Non chiamarmi col mio nome, bastardo. – borbottò il castano, sentendo il caffè caldo riscaldargli ulteriormente lo stomaco. – Si può sapere cosa diavolo ci fai qui?
Saruhiko schioccò la lingua: – Seri ha insistito per fare un regalo al capo Munakata, e quindi ha mandato me. In realtà, non ho la minima idea di cosa prendergli.
– Compragli un cd di musica hawaiana. – rispose l'avanguardia della Homra senza pensarci molto. Solo dopo qualche istante si rese conto di aver detto un'autentica cazzata, e scosse la testa facendo un sorrisetto. – Ritiro quello che ho detto, non darci peso.
– Potrebbe essere una buona idea, invece. – Saruhiko fece un'espressione concentrata, annuendo tra sé e sé. – E' la prima buona idea che tu abbia mai avuto.
– Fottiti. – rispose tranquillamente Yata, finendo velocemente di bere il caffè. – Non sapevo che a quel bastardo piacessero le canzoni hawaiane.
Il ragazzo di fronte a lui sbuffò: – Visto che ti ho offerto il caffè, tu mi accompagni al negozio di musica.
– Eh? – Yata sgranò gli occhi, guardando veramente male Saruhiko, che invece sembrava assolutamente a suo agio. – Te lo scordi.
– Io ti ho salvato dallo sguardo inquietato di quella ragazza. – gli fece presente il ragazzo dello Scepter4. – Non voglio andare al bancone del negozio con un cd di musica hawaiana e chiedere pure che sia impacchettato. Perciò lo farai tu e salderai il tuo debito, e così farai anche pratica con le ragazze dato che, se non sbaglio, la commessa del negozio di musica è una femmina.
– Te ne vai da solo da qui o ti ci spedisco io a fiamme nel culo? – domandò retoricamente il castano, facendo un sorrisetto isterico.
– Per una volta che ti offro la tua adorata possibilità di farmi cambiare idea e tornare nell'Homra senza armi tu la sprechi così, Mi...sa...ki?
Yata strinse i pugni mentre si alzò da quel tavolino, sentendo che avrebbe perso il controllo da lì a poco e che era meglio andarsene. Peccato che quell'ultima frase che quella scimmia aveva osato dire l'aveva mandato in tilt, e se non l'avesse accontentato lui probabilmente sarebbe andato avanti facendogli perdere anche l'ultimo briciolo di autocontrollo.
– Allora muoviti, ho dell'altro da fare. – disse solamente il castano, uscendo in fretta da quel bar maledettamente hawaiano. Saruhiko lo seguì più lentamente e con un sorrisetto vittorioso stampato in faccia che Yata avrebbe voluto far sparire semplicemente stampandogli lo skateboard da una guancia all'altra.
Grazie al cielo però riuscì a trattenersi, salì sulla tavola e diede una leggera spinta col piede, stando al passo di Saruhiko, che camminava fin troppo piano per farlo naturalmente. Questo diede non poso fastidio a Yata, che però si trattenne ancora una volta e si limitò a sbuffare, sperando di uscire al più presto da quella situazione imbarazzante.

Quando arrivarono davanti al negozio di musica, Misaki prese in mano lo skateboard e si diresse dentro evitando lo sguardo della ragazza che stava dietro al bancone, mentre Saruhiko esclamò un sonoro. – Buongiorno! – e poi diede anche un pugno sulla spalla al castano, come se fossero amici da tanto tempo.
– Toccami ancora e ti uccido. – sbottò l'avanguardia della Homra senza nemmeno guardare in faccia Fushimi, dirigendosi direttamente al reparto di cd di musica vecchia. – A sprangate sulle gengive! – aggiunse poi in soprappensiero.
Saruhiko rise di gusto, seguendo il ragazzo e fermandosi davanti al reparto di musica hawaiana. Si sentivano entrambi due cretini, peccato che per Yata fosse ancora peggio, dato che a lui spettava il compito di pagare e chiedere il pacchetto. Oltre ai gonnellini di paglia, cominciava ad odiare anche il Natale.
– Questo dici che va? – gli chiese Fushimi mostrandogli un cd che sembrava tutto tranne che ascoltabile. Aveva una copertina scrausa e sembrava essere già stato usato.
– Il tuo capo ti sbatte fuori da quel cazzo di Clan se gli presenti questa roba. – disse in tutta sincerità il più basso. – E comunque sono cazzi tuoi, io devo solo andare alla cassa.
– Sbaglio o sei diventato più noioso da quando Mikoto è morto?
Yata si sentì una pugnalata al petto. Per il suo parere, quella scimmia non si doveva nemmeno permettere di nominare il precedente Re Rosso, tanto meno farci ironia su. Non poteva sopportare sentire la voce languida di quel bastardo nominare Mikoto, e per quel motivo per poco non perse la testa nel giro di qualche istante.
– Ho...detto qualcosa che non va? – domandò Saruhiko con un sorrisetto che stranamente non mirava a dar fastidio a Misaki, che invece pensò esattamente quello.
– Senti, fottuta scimmia, se non vuoi che fuori di qui ti pesti a sangue ti conviene chiudere ermeticamente quella boccaccia che ti ritrovi. Chiaro?
Il più alto alzò le mani all'aria: – Però sei aggressivo.
– Però me ne importa poco. – rispose il castano con lo stesso tono. – Prendi questo accidenti di cd e muoviti.
– Cosa ne pensi di...Elvis Presley?
– Chi? – Yata sbuffò sonoramente, portandosi le mani alle tempie. Non poteva credere di essere veramente in un negozio di musica a consigliare al suo acerrimo nemico un cd per il suo capo.
– Presley. – ripeté quindi Saruhiko, ovvio. – Non lo conosci? Lo conoscono tutti!
– Non. Me. Ne. Frega. – Misaki fece finta di strapparsi i capelli. – Non mi fa piacere condividere la tua stessa aria, Scimmia, se non l'hai notato.
Fushimi sorrise sinceramente, divertito dal disagio di quel nanerottolo troppo basso per la cattiveria che portava dentro stava provando. In fondo, per la prima volta, non aveva cattive intenzioni: si era imbattuto in Yata per puro caso, non aveva di certo programmato che si sarebbe fatto un giro con l'avanguardia della Homra per comprare un ridicolo cd.
– Come sta andando da voi? – domandò il più alto, leggendo distrattamente le tracce incise sul disco. – Come se la cava Anna?
Il castano sospirò: – Va bene, si sta abituando. Izumo ed io siamo sempre con lei.
– Già, ricordo quando l'abbiamo portata via dal centro di ricerca del clan Blu che a quel tempo non aveva un Re.
Yata ricordò quella battaglia che lui e Fushimi avevano avuto contro i due gemelli del clan Blu come compagni di squadra. Gli sembrava solo ieri che combatteva fianco a fianco con la persona che odiava di più in quel momento, e che stava esattamente accanto a lui.
– Ho sentito dire che è forte quasi come Suoh. – continuò Fushimi. – Non lo so, mi fa strano che a capo della temuta Homra ci sia una bambinetta di undici anni.
Misaki fece un sorrisetto nervoso: – Non osare chiamarla bambinetta, Anna sa il fatto suo, Scimmia. Pensa al tuo Re, ne hai già abbastanza.
– E' inutile che ti scaldi, tanto lo sappiamo tutti e due che la Homra ha perso ogni suo valore da quando Mikoto è morto, Misaki.
– Senti, razza di bastardo, se mi hai fatto venire qui per prenderti gioco del mio clan, allora puoi tranquillamente andare a farti fottere nell'immediato futuro, prima che decida di mangiare scimmia fritta per cena.
Il più alto sbuffò: – Non cambi mai, eh? Mi...sa...ki.
Yata non ci vide più, così prese Saruhiko per il colletto e se lo portò alla sua altezza, guardandolo con gli occhi pieni di astio: – Ne ho abbastanza della tua voce irritante, Saru! Sei solo un traditore che non ne sa nulla di lealtà verso un Re e verso il proprio clan. Non puoi permetterti di dire una sola lettera in merito all'Homra, chiaro?
– E' sempre stato questo il tuo problema. – rispose con calma Saruhiko. – Vuoi cambiare il pensiero delle altre persone urlandogli addosso, ma così non risolverai mai ni...
– Scusate ragazzi. – la ragazza che stava alla cassa li interruppe bruscamente, evidentemente infastidita. – Potreste evitare di fare rissa nel negozio?
Yata divenne rosso in un istante e mollò in fretta il colletto di Fushimi, sfilandogli poi dalla mano il cd di Elvis. Saruhiko si divertì parecchio a vedere la scena, ma si divertì ancora di più quando il castano si avvicinò velocemente alla cassa con i soldi che prima lui gli aveva dato seguito dalla ragazza che aveva uno sguardo decisamente incuriosito. Per la prima volta una ragazza non era intimorita da lui.
– Potresti...ecco, i-io vorrei un p-pacchetto. – Misaki diventò ancora più rosso mentre passava il cd alla castana che gli stava di fronte.
– Certo. Rosso va bene?
Yata sorrise: – Sì, grazie s-signorina.
Saruhiko si andò a nascondere dietro un reparto di vinili e rise di gusto, pensando a quanto idiota fosse Misaki quando tentava di parlare con le ragazze. Aveva fatto proprio bene ad obbligarlo ad andare in quel negozio di musica, così finalmente aveva potuto stare con lui senza i clan tra i piedi e si era pure divertito.
– Puoi chiamarmi Ren, non essere così formale. – la castana ridacchiò appena mentre sfilava un foglio di carta rossa dal pacchetto. – Io ti conosco. Conosco anche il tuo amico che si è appena nascosto.
Yata si guardò attorno sommerso dall'imbarazzo, ma appena notò che quello che aveva fatto la figura peggiore era stato Saruhiko andandosi a nascondere, si fece forza e cercò di non risultare un deficiente: – E come faresti a conoscerci?
– Tu sei Yatagarasu della Homra, no?
Misaki abbassò il colletto del maglione bianco, scoprendo il marchio: – Esatto. Sono proprio io.
– Mentre lui è Fushimi dell'altro clan che ora mi sfugge. – Ren posizionò lentamente il cd al centro del foglio rosso. Per qualche motivo, voleva parlare ancora un po' con quel ragazzo che al momento sembrava tutt'altro che pericoloso.
– Clan Blu. – la corresse il castano facendo una smorfia disgustata. – Mi dispiace se ti abbiamo dato fastidio, di solito, e-ecco...noi non andiamo in giro insieme. E' un'eventualità.
Ren fece un sorriso, poi guardò Misaki negli occhi facendolo arrossire terribilmente: – Certo che quando ti ho visto in azione eri totalmente diverso. Ora sembreresti anche un ragazzo tranquillo.
– E-ehi, cos'è tutta questa confidenza? – Yata si grattò la testa, imbarazzato. Poi però pensò che Saruhiko era ancora dietro lo scaffale a cercare qualche sua mossa falsa per prenderlo in giro a vita, quindi decise di prendere in mano la situazione sfruttando l'interessamento della ragazza nei suoi confronti. – E comunque, è ovvio: quando combatto è diverso, non posso andare in giro a picchiare gente se non ne ho motivo. Anche se spesso finisce così.
Ren prese un fiocco dal contenitore e lo attaccò alla confezione pronta: – Dovrei avere paura di averti nel mio negozio?
– Tranquilla. – la rassicurò l'avanguardia, notando che sul bancone erano disposte tre candele rosse delle quali ne era accesa solo una. Così fece un sorrisetto, fece apparire una fiamma attorno alla sua mano e poi accese con facilità le candele spente.
– Wow, è sbalorditivo! – Ren guardò meravgliata le fiamme traballare appena. – Anche quando ti ho visto combattere, due mesi fa, schizzavi da una parte all'altra della strada lasciando una scia rossa dietro di te.
– Dov'eravamo? – chiese il castano, cercando di ricordare i combattimenti di due mesi prima. In effetti però era difficile considerando che combatteva un giorno sì e l'altro pure.
Mentre pensava però spuntò fuori Saruhiko, che raggiunse il bancone mentre si aggiustava gli occhiali sul naso: – Stava combattendo contro di me, tanto per cambiare. Ecco perché ti conosco, ci siamo visti quella volta. Eravamo al centro commerciale.
Misaki borbottò qualcosa di incomprensibile mentre passava i soldi a Ren, scoccando poi uno sguardo seccato verso Fushimi che si era deciso finalmente a farsi vedere dopo tre minuti che era andato a nascondersi per fare chissà che cosa.
– Esatto, era lì! – Ren passò il cd a Yata, sorridendogli. – Mi ricordo che hai rotto una vetrina con la tua mazza.
– Capita due volte su tre, in effetti. – Misaki si grattò la nuca ridacchiando con fare colpevole. – Allora noi andiamo, scusa ancora per la confusione, ma la colpa è sua.
– Ehi! – Fushimi guardò male il più basso attraverso le lenti degli occhiali. – Sei tu quello violento tra i due.
Il castano roteò gli occhi al cielo: – Clan Rosso, te lo ricordo, Scimmia.
– Questo non ti autorizza a fare casini a destra e a manca. – puntualizzò Saruhiko, facendo schioccare la lingua. – E' questione di principio.
– Te lo do io il principio. – grugnì Misaki, e poi sghignazzò appena. – In testa, però.
– Avete finito, voi due? – Ren scoppiò a ridere e poi mise il resto sulla mano aperta di Misaki. – Tornate a trovarmi, siete divertenti!
Misaki e Saruhiko assunsero la stessa espressione allibita allo stesso tempo, pensando che era la prima volta che qualcuno definiva i loro battibecchi 'divertenti', considerando che il clan Rosso li definiva 'noiosi' e il clan Blu 'inutili'. Di sicuro per loro due erano una delle cose più attese nella loro routine.
– Toneremo. – promise Yata, battendo il palmo della mano sul bancone come saluto. – Ci vediamo!
– Ciao ragazzi! – Ren agitò la mano mentre i due si allontanavano standosi a debita distanza.
In quell'istante, Misaki pensò a come sapere di essere in presenza di Saruhiko cambiava il suo modo di agire sotto ogni punto di vista. Avrebbe voluto cambiare questa sua debolezza nei confronti di quel ragazzo che apparentemente odiava, ci aveva provato, eppure non ci era mai riuscito. Se in giro c'era Fushimi, lui diventava qualcuno che non era pur di tenergli testa, anche se andava completamente contro ogni suo principio.

– Abbiamo finito? – domandò Misaki mentre tornavano al punto di partenza in silenzio.
Fushimi schioccò la lingua com'era solito a fare e poi guardò Yata di lato: – A quanto pare.
– Bene. La prossima volta che ci scontreremo non parlare di questo con i ragazzi. – ordinò il castano, appoggiando lo skateboard a terra e portandovi un piede su.
– Ti vergogni a far sapere che in fondo tieni ancora al tuo migliore amico? – domandò retoricamente Saruhiko, anche se nel suo tono c'era una leggera nota di amarezza. Si sentì un completo idiota per essersi lasciato sfuggire ciò che pensava realmente, e sperò con tutto se stesso che Yata non ci avesse dato peso. Conoscendolo però, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata andare su tutte le furie.
In effetti, Misaki aveva cambiato espressione quando Fushimi si girò per guardarlo. Era un'espressione alquanto indecifrabile, ma forse tendeva più di ogni cosa al malinconico.
– Non devono sapere che ho perso tempo e basta. – mormorò infine il più basso. – Non ci sono altre ragioni.
– Se ti fidi così tanto dei tuoi compagni non dovresti nascondere loro certe cose. – infierì ancora il moro, sistemandosi con nonchalance gli occhiali sul naso. – Tutta questa grande famiglia e poi...
Il discorso di Fushimi venne bruscamente interrotto da una fiammata che arrivò improvvisamente allo stomaco del ragazzo, facendogli terminare prematuramente il fiato. Saruhiko non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che Misaki prese il colletto della sua camicia e lo attaccò alla prima parete che vide, guardandolo dritto negli occhi: – Non voglio sentire una sola parola in più uscire dalla tua maledetta bocca, Scimmia, ti è chiaro? Tu ci hai traditi, non sai un cazzo dell'Homra né di come si comportano i membri. Quindi pensa al tuo misero Scepter4 e non osare dire un'altra singola sentenza sul mio clan.
– Non sto parlando del tuo clan, in questo momento. – borbottò Saruhiko sentendo il fiato corto. – Sto parlando di te, Misaki. Del tuo non affrontare le cose.
Il castano mollò improvvisamente la maglietta di Fushimi, lasciando riprendere fiato al castano. Era vero, lo sapeva anche lui. Era il primo a dire che non riusciva ad affrontare le cose come stavano, e che era più facile ignorarle. Ma con Saruhiko lì davanti, quella concezione aveva dato più fastidio del previsto.
– Anche se fosse, – iniziò allora il castano sottovoce. – Tu saresti una cosa già archiviata.
Il più alto sbuffò, proprio non capiva perché Yata non volesse ammettere la sua debolezza che era già stata scoperta. Era chiaro che non era ancora una questione archiviata, ma per qualche motivo Misaki continuava a negare a se stesso che in fondo teneva ancora al suo migliore amico.
– Fa' un po' come vuoi. – borbottò Fushimi sistemandosi il cappuccio della felpa. – Grazie per l'aiuto. Ci vediamo in giro.
Misaki tenne lo sguardo basso mentre sentiva i passi di Saruhiko allontanarsi sempre di più, anche se gli sembrava di vivere quel momento in slow-motion. Era davvero come aveva detto Fushimi? Non si fidava abbastanza dell'Homra per raccontare cosa realmente sentiva? Erano servite delle maledettissime canzoni hawaiane per capirlo veramente?
Elvis Presley?
Sul serio?
Misaki scoppiò a ridere così sgaiatamente che Fushimi si girò di scatto, pensando che quel ragazzo avesse perso del tutto la ragione - già messa male in precedenza. Così lo guardò storto da dietro quella montatura nera sottile che portava da anni, ma decise di continuare per la sua strada. Certo, avrebbe continuato volentieri se non fosse stato per la voce di Yata che mormorò appena il suo nome, ma abbastanza forte da essere sentito.
– Mi hai chiamato? – domandò apposta Saruhiko, riponendo le mani nelle tasche.
– Seguimi, Scimmia. – decretò allora Misaki, camminando velocemente verso una stradina poco popolata. Avrebbe preferito andare in skateboard ma conoscendo la calma pacata del soggetto allora tanto valeva andare a piedi. Fushimi lo seguiva senza fiatare, incuriosito dal cambiamento improvviso d'umore del più basso. Certo, non era una novità ma era una novità invece che si mettesse a ridere come un matto senza un'apparente ragione.
Quando arrivarono davanti ad un negozio ormai in disuso, Yata spinse la tavola da skate distante da loro e guardò il moro negli occhi: – Okay, hai vinto. Non è il fatto che non mi fidi di loro, è il fatto che sei un argomento di cui mi piace poco parlare. Probabilmente loro mi capirebbero, ma non riuscirei mai a dire loro che questa giornata mi è piaciuta, che volevo stare in tua compagnia, che ti vorrei di nuovo nell'Homra. E' già abbastanza inquietante che io lo dica a me stesso, non voglio di certo inquietare anche gli altri.
Saruhiko serrò istintivamente i pugni e nell'istante successivo scagliò un coltello sfilato dalla manica che andò a finire incastrato nel muro dietro a Misaki, passando però solo di lato per la sua guancia, provocandogli un taglio non molto profondo. Yata sgranò gli occhi, portandosi istintivamente la mano alla guancia sula quale già scorreva qualche goccia di sangue. Lanciò uno sguardo d'odio verso Fushimi, anche se lo sguardo del più alto era chiaramente infastidito. Infastidito per cosa, poi? Yata se lo chiese nella mente, ma alla fine concluse che, qualsiasi fosse il motivo, non avrebbe mai dovuto lanciare quel coltello.
– Che ti passa per la testa? – gridò allora l'avanguardia, avanzando velocemente verso Saruhiko.
– Adesso vedrai! – sbottò prima di scagliarsi su di lui sollevando una fiammata rossa.
Fushimi si difese lanciando un coltello a terra che alzò una barriera di luce blu, facendo da contrasto contro Yata che si vide costretto a retrocedere. Partì così una battaglia senza esclusione di colpi, e tutto senza più parlare, anche se le loro espressioni parlavano già da sole.
Saruhiko era arrabbiato come mai prima. Sentiva un sentimento che gli rodevo lo stomaco che aveva provato pochissime volte, ma comunque in tutte c'entrava Misaki. Era sempre lui a provocargli quella reazione che non lo faceva più ragionare, che gli faceva perdere ogni traccia di autocontrollo.
Soprattutto, non aveva accettato che Misaki gli avesse rivelato che lo voleva ancora nell'Homra solo dopo essersi sentito in un determinato modo che gli aveva dato la situazione giusta per aprirsi. Insomma, Fushimi lo vedeva ancora come il suo migliore amico, ed era sicuro che la cosa era reciproca. Allora, perché tante storie per dire una cosa tanto ovvia? Era mai possibile che solo due anni prima erano come fratelli che passavano tutto il tempo insieme, e in quel momento erano come due estranei?
Era vero che Saruhiko aveva fatto di tutto per allontanarsi da Misaki, sia in battaglia che nella sua quotidianità, ma non ci era riuscito. La prova era arrivata quando, quel pomeriggio, l'aveva visto tutto solo in quel bar mentre rideva a suon di canzoni hawaiane. Non gli era sembrato inquietante, anzi, l'aveva reso felice. Vedere Misaki ridere era sempre stato qualcosa che gli era piaciuto, aveva trovato la risata dell'avanguardia fin dai tempi delle medie. Solo che, ovviamente, non poteva di certo avvicinarsi senza un motivo, ed era riuscito ad usare quella risata proprio come scusa.
Per quel motivo, in quel momento, l'idiota tra i due si sentiva proprio lui.
Bastò un attimo perché Misaki si distraesse, confuso dall'attimo di tregua di Fushimi, per colpirlo in pieno con un'onda blu che lo buttò a terra. Il più alto fece una smorfia, e subito dopo si mise a carponi sul corpo dell'amico disteso sul pavimento, fissandolo dritto negli occhi.
Yata, prima concentrato a non badare al dolore che stava provando, sgranò completamente gli occhi quando vide il volto di Fushimi così vicino al suo da respirare la stessa aria, diventando completamente rosso sulle guance.
– S-Saru... – balbettò, ma aveva paura a toccare il corpo del ragazzo per divincolarsi. – Se vuoi finirmi dovresti farlo con un po' più di d-distanza.
– Non ti voglio finire. – precisò allora Saruhiko, notando di aver fatto un'emerita cazzata. La prima della sua vita, a suo parere. – Voglio solo dirti che se è vero che mi rivorresti nell'Homra e che sei stato bene oggi, dovresti fare anche tu qualcosa perché questo riaccada. Vedo che vostro informatore Kusanagi e Awashima si frequentano senza causare danni. Cosa ci sarebbe di diverso?
Yata sentiva il cuore esplodergli in petto, non pensava che proprio Fushimi Saruhiko poteva davvero aver detto qualcosa del genere. 
– Ho sempre pensato che tu mi odiassi. – confessò allora l'avanguardia. – Tutte quelle volte che ho cercato di parlarti mi hai sempre detto che ero fastidioso. Come potevo venirti in cerca se la pensavi così?
– Potevo lavorare nello Scepter4 e mostrare che ero ancora legato a voi? A te?
Era un battibecco di domande senza risposta, così Misaki si vide costretto a darci un taglio se voleva uscire da quella situazione senza ulteriori danni.
– Chiedilo a Elvis Presley.
– Sei un idiota. – concluse Saruhiko, facendo un lieve sorriso. Dopo pochi istanti si alzarono entrambi e senza più aggiungere una parola si allontanarono dalla parte opposta, diretti ai loro rispettivi quartier generale. Non si erano fatti alcun genere di cenno, né una pacca sulla spalla prima di andare via. Ma sapevano entrambi che qualcosa era cambiato, e tra di loro, non c'era alcun bisogno di ricordarlo.

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Capitolo 2
*** Whatsapp ***


Momenti - Whatsapp

WhatsApp:
Storie di un Saruhiko disperato, di un Gojou in mezzo per sbaglio e di un Kuroh troppo geloso.



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Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Misaki Yata
21 dicembre
22.51, Saruhiko:
Uffa Misaki sei sempre il solito verginello
23.01, Misaki: E' Mikoto che mi manda, non posso farci niente Scimmia
23.06, Saruhiko: E che mi dici di oggi? Potevi almeno venire a salutarmi
23.07, Misaki: Stavo aiutando Totsuka!
23.10, Saruhiko: Chi ci crede
23.21, Misaki: Comunque oggi volevo vederti :(
23.32, Saruhiko: Sei un idiota


Era una mattina d'inverno: nevicava, il Natale si avvicinava, tutta la città di Shizume era ricoperta da festoni e lucine, ogni clan se ne stava per le sue e la calma sembrava regnare per la prima volta da più di un mese. Ovviamente, però, quel record stava per essere clamorosamente rovinato. 
Era il ventitré dicembre quando, per un serie di eventi, i clan Homra, Scepter4, White Rice Party e Jungle entrarono drasticamente in collisione.
Fushimi Saruhiko, ventiduenne perennemente scocciato da tutto e tutti, se ne stava alla sua scrivania in attesa che arrivassero le dieci di sera per poter finalmente abbandonare il quartier generale di Scepter4 e per potersi considerare finalmente in vacanza: non avrebbe fatto niente di speciale, non aveva nessun programma se non quello di passare più tempo possibile a casa. A dirla tutta, la cosa lo preoccupava un po': a casa non sarebbe stato da solo. Misaki Yata, impetuosa avanguardia del clan rosso, aveva promesso al lunatico terzo in comando dei Blu che sarebbe passato più spesso per un saluto. Con Misaki in giro, Saruhiko non riusciva di certo a stare tranquillo. Tra l'altro i due avevano semplicemente deciso di provare a ricostruire il loro già frammentato rapporto solo da poco tempo, da quando il re verde aveva lasciato i suoi clansmen e le acque si erano generalmente calmate. L'esperimento doveva ancora prendere il piede giusto: erano usciti per una passeggiata una volta soltanto e avevano finito per prendersi ad insulti in mezzo alla strada, minacciandosi con bastoni e coltellini, tipiche armi usate dai due. Un rapporto "non proprio amorevole", se vogliamo definirlo così.
Inoltre era da due giorni che l'avanguardia non rispondeva più al telefono, facendo accrescere sempre di più l'ansia nel povero terzo in comando di Scepter4 che, per quanto provasse a sbuffare e a pensare ad altro, più guardava l'orologio in attesa di notizie di Misaki e più questo sembrava rallentare.

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Misaki Yata
22 dicembre
Messaggio non ricevuto, 23.49, Saruhiko: Ma ti sei arrabbiato? Buonanotte
23 dicembre
Messaggio non ricevuto, 00.15, Saruhiko: Potresti almeno rispondermi verginello che non sei altro
Messaggio non ricevuto, 7.12, Saruhiko: Miiiiiisaaaaakiiiiiii
Messaggio non ricevuto, 8.18, Saruhiko: Che fine hai fatto?


Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Tatara Totsuka
23 dicembre
9.05, Tatara:
Yata è all'ospedale
9.06, Tatara: Oh scusa Fushimi, ho sbagliato chat
9.06, Saruhiko: Tatara?! Perché Misaki è all'ospedale??



Fushimi aveva il fiato corto.
Ci aveva messo meno di un minuto ad arrivare all'ospedale - di fatto era attaccato al Quartier Generale, era entrato come una furia facendo un frontale con un povero vecchietto di passaggio e non si era nemmeno fermato a chiedere scusa, aveva corso verso la reception come un maratoneta provetto e si era aggrappato al bancone per non prendere la rincorsa verso il vuoto.
– Posso esserle utile? – gli chiese la ragazza dietro la cattedra, fissando spaventata quel folle davanti a lei. – Vuole... Un calmante, magari?
Il ragazzo si aggiustò gli occhiali sul naso, sperando di risultare un po' meno ridicolo di quanto sapesse di sembrare effettivamente: – Io... Misaki Yata.
– Lei... Misaki Yata? – La ragazza, una povera probabilmente nuova arrivata, lo fissava proprio come si fissa un povero idiota. – Mi scusi, un calmante che si chiama Misaki Yata o lei si chiama Misaki Yata?
– Se mi chiamassi Misaki Yata sarei basso, rosso e con una fobia cronica per le donne. Sembro così disperato? Le pare che abbia paura di lei, per caso?
– Ad essere sincera sono io ad avere paura di lei. – ammise lei sottovoce, distogliendo lo sguardo da quello assassino di Saruhiko.
– Perfetto, quindi abbiamo appurato che io non sono Misaki Yata. – Saruhiko non sapeva nemmeno perché si era imbattuto in quella stupida discussione quando quell'altro cretino era chissà dove all'interno di quel malinconico edificio. – Sto cercando un ragazzo che si chiama così. Mi è stato detto che è qui.
La ragazza lo guardò preoccupata: – Perdoni la domanda, ma lei era in psichiatria?
Fushimi schioccò la lingua, indicando l'uniforme blu con ovvietà: – Lavoro per Scepter4, che ne dice?
– La polizia?
– Sì, miss-bene-informata-sulla-mia-città. Ora, per cortesia, può dirmi dove accidenti si trova Misaki Yata?
– Il calmante?
– Il ragazzo! – sbottò Saruhiko, irritato, sbattendo le mani sul bancone. – Ma ha capito l'accidenti che ho detto prima? Basso, rosso, con uno skateboard e una mazza, dice sempre parolacce e ha paura delle ragazze. Dovrebbe starci lei in psichiatria!
– Io sto facendo il mio lavoro, signore, è lei a mettermi agitazione. – si difese la povera biondina, alzando le mani all'aria con fare colpevole. Si diresse poi verso un suo collega mentre Fushimi si chiese cosa accidenti ne fosse stato del suo autocontrollo, insomma, non era da lui fare una tragedia del genere per una sciocchezza di quel calibro: per quanto ne poteva sapere, Misaki poteva essere semplicemente andato a farsi un innocuo vaccino. Del resto, non sarebbe stata la prima volta che Misaki si fosse dimenticato di riferirgli qualcosa e c'era da considerare che fino a poco tempo prima il rapporto tra i due si limitava a insulti e combattimenti conditi da una manciata di “dannata scimmia” e “teppista”.
Fu in quel momento che, mentre un medico gli si avvicinava, Fushimi si rese conto di essere proprio patetico.
– Il signor...?"
– Fushimi Saruhiko. – rispose prontamente lui, appoggiando le mani ai fianchi con superiorità. – Lo avete trovato?
– Nessun Misaki Yata è entrato qui negli ultimi tre giorni, ci dispiace. – L'uomo, un medico sulla sessantina, guardò storto Saruhiko e fece una smorfia. – In ogni caso, lei sarebbe un parente?
Il terzo in comando di Scepter4 schioccò la lingua, infastidito come al solito da praticamente il mondo intero: – Cambierebbe qualcosa?
– Era solo curiosità. Sembrava abbastanza... Disperato, oserei dire. Come se fosse il suo ragazzo.
Fushimi si aggiustò gli occhiali, prese un respiro e, serafico, decise che era il momento giusto per far uscire la sua vera essenza: – Vuole saperla una cosa, specie di surrogato di Babbo Natale? Io dovrei essere dietro alla mia scrivania a creare un modo per abbassarvi lo stipendio ma no, sono in questo circo di aspiranti medici perché mi è stato detto che Misaki Yata, che tra l'altro secondo voi è un calmante, è in ospedale. Io non sono né il fratello e, grazie a Dio, nemmeno un lontano parente di Misaki Yata. A dirla tutta, io odio Misaki Yata. Ma odio di più voi medici e la vostra incompetenza da ricovero.
Il medico sgranò gli occhi, diventò rosso come un pomodoro e spalancò il braccio verso la porta: – Se ne vada, lei! Come si permette di venire qui e insultare il nostro lavoro?
– Avete scambiato una persona per un calmante. – fece presente Saruhiko con un'espressione seccata. – E vi mettete a fare ipotesi su un mio probabile ricovero in psichiatria e su una mia probabile relazione con Misaki Yata. Penso che me ne andrei anche se il mio presunto ragazzo fosse qui.
– Lei è una persona orribile! – gridò il medico, agitato come probabilmente mai nella sua vita.
Fushimi lo guardò sorridendo, uscendo innervosito da quella sottospecie di circo: – Non è mai stato un problema. – salutò infine, varcando la soglia d'uscita con uno sbuffo.
Dove diavolo era Misaki?


Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Suoh Mikoto
23 dicembre
9.09, Saruhiko:
 :  Ciao Mikoto, sai dirmi dov'è Misaki?
9.10, Mikoto: Yata è andato a comprare il riso

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Kuroh Yatogami
23 dicembre
9.10, Saruhiko:
Ciao Kuroh, sono Fushimi di Scepter4, perché Misaki è andato a comprare il riso? C'entra qualcosa il vostro clan?
9.11, Kuroh:
Non ne so niente ma solo perché ci chiamiamo White Rice Party non vuol dire che mandiamo gente di Homra a comprarci il riso :') Perché chiedi?
9.15, Saruhiko:
Perché Tatara mi ha detto che Misaki è all'ospedale ma qui non c'è, ho chiesto a Mikoto e mi ha detto che è andato a comprare il riso :/

Cellulare di Kuroh Yatogami
Chat aperta con Isana Yashiro
23 dicembre

9.15, Kuroh: Tu mi tradisci
9.16, Kuroh: Re argento del tradimento
9.16, Kuroh:
Altroché
9.18, Isana: Certo che sei una cosa impossibile
9.19, Kuroh: Ammettilo
9.10, Isana: Certo lo ammetto ti tradisco con Gojou di Jungle :/

Cellulare di Kuroh Yatogami
Chat aperta con Gojou Sukuna
23 dicembre
9.20, Kuroh:
Che hai fatto al Re argento?
9,21, Gojou:
A Shiro?
9.22, Kuroh:
Sì. Confessa, ragazzino.
9.23, Gojou:
Cosa dovrei avergli fatto?
9.25, Kuroh:
L'hai sedotto.
9.27, Gojou:
Tu stai male

Cellulare di Gojou Sukuna
Chat aperta con Anna Kushina
23 dicembre
9.29, Gojou:
Qui sono tutti impazziti, Kuroh mi ha chiesto se ho sedotto Shiro
9.30, Anna:
Ahahah :')
9.31, Gojou:
C'è poco da ridere! Sai dov'è Yata?
9.33, Anna:
Foto
9.33, Anna: E' appena tornato, ha detto che si riposa un po' e poi riparte ma credo si sia addormentato
9.35, Gojou:
Sta dormendo sul tavolo? Tavolo is the new letto

Cellulare di Kuroh Yatogami
Chat aperta con Isana Yashiro
23 dicembre
9.23, Isana:
Guarda che stavo scherzando
9.25, Kuroh:
Ah... Potrei aver fatto un casino allora. Potrei aver accidentalmente chiesto a Gojou di te...
9.27, Isana:
Mi piace il tuo “accidentalmente”

Cellulare di Gojou Sukuna
Chat aperta con Isana Yashiro
23 dicembre
9.34, Isana:
Mi scuso sinceramente per il comportamento di Kuroh, spero non ti abbia creato troppo disagio
9.35, Gojou:
Mi ha solo sorpreso ma niente di che alla fine
9.36, Gojou:
Gelosia
9.37, Isana:
Purtroppo troppa

Cellulare di Gojou Sukuna
Chat aperta con Suoh Mikoto
23 dicembre
9.49, Mikoto:
Cosa vuoi da Anna, ex Jungle?
9.50, Gojou:
*ancora Jungle*
9.52, Gojou:
Comunque niente di che volevo solo sapere dove fosse Yata per conto di Fushimi
9.52, Gojou:
Certo che sei asfissiante con lei...
9.55, Mikoto:
Tu vedi di lasciarla in pace
9.56, Mikoto:
E Yata dovrebbe essere andato a casa sua
9.58, Gojou:
D:

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Gojou Sukuna
23 dicembre
10.05, Gojou:
Il tuo fidanzatino ti aspetta a casa sua in completino sexy
10.06, Saruhiko:
Non parlare così di Misaki, è osceno
10.07, Saruhiko:
E comunque ne sei sicuro? Chi te l'ha detto?
10.08, Gojou:
Mikoto
10.09, Saruhiko:
Mikoto??
10.10, Gojou:
Storia lunga...

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Tatara Totsuka
23 dicembre
10.14, Tatara:
Che sbadato, chiedo scusa! Colpa del correttore, volevo scrivere “locale”, non “ospedale”
Messaggio non ricevuto, 10.15, Saruhiko:
Grazie al cazzo. Dov'è ora? A casa sua?
Messaggio non ricevuto, 10.16, Saruhiko:
OVVIAMENTE NON RICEVI MAI I MESSAGGI IMPORTANTI GRAZIE TOTSUKA



Una volta.
Due volte.
Tre volte.
Il campanello di casa Yata continuava a suonare da due minuti ad intervalli perfettamente calcolati dal ragazzo che lo premeva. Non si sarebbe dato per vinto nemmeno quando il campanello si fosse rotto a causa sua: avrebbe fatto uscire chiunque ci fosse stato in casa e avrebbe capito dove accidenti era finito quell'idiota di Misaki. Non era da lui sparire per due giorni senza nemmeno farsi sentire, né una chiamata o un messaggio. Fushimi sapeva perfettamente di non essere di certo la prima persona a cui Yata avrebbe raccontato ogni sua mossa, ma si aspettava almeno di sapere indicativamente se stava bene o male. Si preoccupava, anche se lui non lo avrebbe mai ammesso.
– Chi è? – Una voce si fece finalmente sentire dall'interno di quella piccola casa fin troppo familiare a Fushimi che, staccando finalmente il dito dal campanello, si avvicinò alla porta rischiando di sbatterci addosso gli occhiali.
– Saruhiko Fushimi! – gridò infine, sperando di trovarsi davanti l'oggetto del suo litigio col medico-Babbo Natale.
In effetti, chi si ritrovò di fronte era uno Yata, ma non proprio il suo a dirla tutta.
L'ultima volta che Saruhiko vide Minoru Yata, il fratello minore di Misaki, questo aveva sette anni. Nei primi due secondi che successero il loro incontro, Fushimi provò a fare qualche calcolo: Minoru aveva quindici anni e Megumi, la sorella, ne aveva undici.
Saruhiko si sentì tremendamente vecchio di fronte a quel ragazzino così simile al suo Misaki tranne che per i capelli scuri e probabilmente una tendenza minore alla stupidità, erano veramente passati otto anni dall'ultima volta che era stato in quella casa? Come faceva a ricordarsi perfettamente l'indirizzo?
– Ma dai. – borbottò il ragazzino, fissando incredulo il terzo in comando di Scepter4. – Fushimi Saruhiko?
– A quanto pare. – rispose lui con un sorrisetto imbarazzato. – Sei diventato grande, Minoru.
– Ci mancherebbe. – commentò ridacchiando il Yata di mezzo, spalancando la porta a Saruhiko. – Prego, sei il benvenuto.
– Non voglio disturbare. – mentì allora Fushimi, gesticolando con le mani anche se il suo intento era effettivamente quello di prendere a calci in culo Misaki.
Minoru non volle sentire ragioni, spinse il ventiduenne all'interno e chiuse la porta.
Saruhiko si guardò attorno preoccupato: era appena stato sequestrato?
Ricordava che, anche se lo odiava, i fratellini Yata lo obbligavano sempre a giocare con loro mentre il maggiore doveva sbrigare i mestieri di casa.
"Ecco gli svantaggi di essere il migliore amico di Misaki" si ripeteva sempre Fushimi, anche se in realtà sapeva che, anche solo per mezz'ora passata con lui, avrebbe giocato tutti i ruoli del mondo con i due fratelli minori. 
Del resto, se si ricordava a memoria tutti gli angoli della stanza era solo grazie alle ore passate a giocare a nascondino. Ricordava di essersi nascosto sotto il letto dei genitori, nel box doccia, nell'armadio di Misaki o ancora nella cuccia del cane: sì, all'epoca era un quattordicenne troppo smilzo. Ricordava anche quanto Misaki non facesse altro che lamentarsi dei suoi due fratelli e di sua madre ma anche quanto, quando si trattava di situazione difficili, lui si mettesse a disposizione sempre senza timore. Era sempre stato così quel cretino, provava a fare il difficile ma aveva un limite fin troppo facilmente raggiungibile, specialmente se a doverlo raggiungere era proprio Fushimi.
Quest'ultimo si perse più volte a guardare le fotografie della famiglia Yata sparse in tutta casa, tanto che gli tornò in mente lo scopo della sua vita solo dopo qualche minuto: – Misaki è in casa, Minoru?
Il ragazzino provò a fare mente locale, spostò gli occhi verso l'alto ma alla fine scosse la testa: – E' da due giorni che non rientra, a dirla tutta. Ha detto che si sarebbe fermato per un po' da Totsuka.
– Totsuka? – chiese allora Fushimi, decisamente sorpreso nel sentire pronunciare quel nome proprio dal fratello di Misaki. – Lo conosci?
Minoru sospirò, appoggiò la schiena allo stipite della porta e guardò Saruhiko con uno sguardo che non aveva niente a che fare col bambino che il ragazzo di Scepter4 aveva lasciato l'ultima volta: – Non dico che mi stia bene che lui faccia parte di Homra, ma ci ho fatto l'abitudine. Non poteva di certo continuare a nasconderlo, del resto arrivava a casa una sera sì e l'altra pure con ferite sparse in giro e la mano perennemente sulla clavicola sinistra. E' ovvio che dopo un po' mi sia insospettito e abbia chiesto cosa diavolo stesse succedendo... per quanto lo consideri un idiota per mettersi sempre in pericolo non nascondo di invidiarlo un po'.
Fushimi rifletté per qualche secondo sulle parole di quel ragazzino, finendo per trovarsi pienamente d'accordo. In primo luogo, che Misaki fosse un idiota non era nemmeno da mettere in discussione. In secondo luogo poi anche lui stesso aveva sempre avuto una celata invidia per Misaki e per il suo fare sempre sconsiderato che gli aveva portato non pochi guai ma anche un discreto numero di successi. Semplicemente, Fushimi sapeva di non essere così e nemmeno ci sarebbe mai diventato: lui e Misaki non erano fatti per cambiare ma erano sicuramente fatti per essere complementari.
– Così sai di Homra. – esordì solamente il più grande, si aggiustò gli occhiali sul naso e poi guardò Minoru. – Stanne distante.
Il ragazzino annuì con un mezzo sorriso: – E che mi dici di Scepter4?
Fushimi schioccò sonoramente la lingua, riconoscendo di trovarsi proprio uno Yata di fronte: – Se non fosse stato per tuo fratello io ora sarei bello e tranquillo a finire l'università. Sono per caso bello e tranquillo a finire l'università? No. Non sono né bello né tranquillo, lavoro dalla mattina alla sera nella polizia e non faccio altro che rincorrere i teppisti di Homra. Fidati, nemmeno Scepter4 è un'oasi felice: tu stai distante dai clan e andrà tutto bene.
Minoru annuì, tentennando qualche secondo prima di fare un cenno verso le scale: – La camera di Misaki sai dov'è. Puoi andarci, se vuoi.
– Farò un salto. – acconsentì alla fine, iniziando a salire le scale. – Giusto finché qualcuno non si decide a darmi notizie.

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Kuroh Yatogami
23 dicembre
10.16, Kuroh:
  Credo che Shiro mi tradisca con Misaki...
10.17, Saruhiko:
Ti sembra il momento giusto per diventare paranoico?
10.17, Kuroh:
  Grazie del sostegno Fushimi
10.20, Saruhiko:
   Sta' tranquillo -.-


Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Tatara Totsuka
23 dicembre
10.21, Saruhiko:
Se Misaki si mette con Shiro, io mi metto con te
10.21, Tatara:
Fushimi? Ma che...?
Messaggio non inviato, 10.22, Saruhiko:
Cazzo ho sbagliato chat era uno scherzo
Messaggio non inviato, 10.22, Saruhiko:
PERCHE' NON SI INVIA IL MESSAGGIO


Cellulare di Gojou Sukuna
Chat aperta con Suoh Mikoto
23 dicembre
10.22, Mikoto:
Fushimi vuole mettersi con te?
10.23, Gojou:
EH?!
10.23, Gojou:
Voi avete bevuto tutti stamattina
10.24, Mikoto:
Ops
10.24, Mikoto:
Sbagliato chat

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Gojou Sukuna
23 dicembre
10.32, Gojou:
Perché mai dovrei mettermi con te? o.o
10.33, Saruhiko: Credo ci sia un grande equivoco
10.34, Gojou: “Credi”? :')


Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Misaki Yata
23 dicembre
Messaggio non ricevuto, 10.30, Saruhiko:
Se sei a comprare il riso sappi che non finisci bene
Messaggio non ricevuto, 10.31, Saruhiko: E ho anche cercato all'ospedale dove un'infermiera pensava che tu fossi un calmante
Messaggio non ricevuto, 10.32, Saruhiko: Tu sei solo capace di agitarmi
Messaggio non ricevuto, 10.35, Saruhiko: Screenshot
Messaggio non ricevuto, 10.35, Saruhiko: Stiamo impazzendo




Fushimi bloccò lo schermo del suo dannatissimo cellulare: troppi messaggi ma nessuna informazione utile.
Sospirò obbligandosi a pensare che avrebbe solamente dovuto aspettare, strinse la mano attorno alla maniglia della porta e dopo tanto tempo mise piede in quella che era stata una stanza molto importante nella sua adolescenza.
La camera di Misaki Yata rispettava perfettamente Misaki Yata: lenzuola buttate alla rinfusa, vestiti sparsi in giro, scrivania in disordine, fotografie ovunque e tavole da skateboard nascoste sotto il letto. Erano ben otto anni che Fushimi non entrava lì dentro ma di certo non era cambiato molto, solo qualche foto in più e qualche libro in meno. Il ragazzo non era sicuro di essere nel posto giusto in quel momento ma prima di entrare non aveva nemmeno idea del fatto che avrebbe rivissuto tutte le risate e tutti i discorsi fatti tra quelle quattro mura: erano appena quattordicenni, non c'erano clan o strani poteri di mezzo, c'erano solo Misaki e solo Saruhiko.
– Bei tempi. – mormorò Fushimi tra sé e sé, muovendosi piano per non lasciare tracce. Gli bastava girare lo sguardo per vedersi prima appoggiato al muro, poi disteso sul letto e infine seduto sul pavimento a leggere. Ovviamente, Misaki era accanto a lui: con la schiena aderente alla parete, a dormire beatamente con lui nei pomeriggi più caldi d'estate e con la testa appoggiata sulla sua coscia mentre lui era preso dal suo libro.
Saruhiko si distese sul letto dell'avanguardia, si sentì travolgere da uno tsunami di emozioni ma si obbligò a non pensarci: del resto, non era che tra lui e Misaki fosse tutto finito. Nemmeno lui sapeva cosa "tutto" stesse ad indicare ma sapeva che, dal momento che si trovava a non voler respirare per non sentire l'odore di Yata, almeno una piccola parte di quello strano "tutto" doveva essere rimasta. Erano passati otto anni, erano entrambi cresciuti in due direzioni opposte e avevano scelto percorsi, doveri e rapporti diversi; eppure avevano rinchiuso una parte della loro infanzia dentro di loro e non l'avevano mai cercata di modificare, l'avevano sempre tenuta lì in caso ci fosse mai stata l'occasione per tirarla nuovamente fuori. Forse, Fushimi pensò, quella poteva essere finalmente quella buona: lo sapeva, dentro di sé, che mai e poi mai avrebbe potuto dimenticare Misaki e passare avanti. E quel cuscino in cui affondava il viso ne era assolutamente la prova.


– Fushimi? Ohi, Fushimi!
Qualcuno aveva appena osato, per caso, lanciargli addosso un cuscino?
Avrebbe sporto denuncia.
– Che cazzo... – il ventiduenne aprì piano gli occhi, trovandosi davanti Minoru Yata che lo fissava. – Cosa c'è?
– Preferisci spaghetti di soia o spaghetti di riso?
Fushimi, con gli occhiali scivolati per terra e la camicia bianca completamente stropicciata, si rese conto solo in quel momento di essersi addormentato a casa di Misaki, sul letto di Misaki, in orario di lavoro e senza Misaki. Cominciò a sentirsi decisamente male.
– Nessuna delle due, ti ringrazio. – borbottò velocemente raccattando i suoi occhiali dal pavimento, cercando di ricomporsi al meglio delle sue possibilità. – Ti chiedo scusa per la mia indecenza.
– Ma quale indecenza? – ridacchiò Minoru, scuotendo la testa con un sorriso furbo. – Capita a tutti di addormentarsi sul letto del proprio ex ragazzo.
Saruhiko non si strozzò con la sua stessa saliva per un pelo, ma ci andò vicino sentendo le parole che quel ragazzino troppo audace aveva osato dire: – Io e tuo fratello non siamo mai stati insieme. – brontolò alla fine, alzandosi di fretta dal letto per evitare ulteriori commenti inadeguati.
– Per il momento. – aggiunse però Minoru, seguendo Fushimi fino all'uscita.
– Per il momento. – confermò allora l'altro, sorridendo mentre si infilava gli stivali che la divisa prevedeva. – Scusa ancora per il disturbo.
– Nessun disturbo, spero che tu riesca a trovare Misaki.
Saruhiko annuì, dando un'ultima occhiata alla casa: – Farò del mio meglio.
Il Yata di mezzo lo accompagnò alla porta, appoggiandosi allo stipite con la spalla mentre Fushimi si allontanava: – Torna più spesso, Misaki è più gestibile con te attorno.
Saruhiko annuì, sorrise e si allontanò velocemente. Si costrinse a camminare a passo sostenuto non tanto perché non aveva nemmeno detto a Munakata che aveva lasciato il suo posto di lavoro, ma perché quella casa lo aveva estraniato dal resto del mondo. Aveva cercato Misaki ma aveva finito per trovare la sua infanzia, cosa che in quel momento non aiutò di certo la sua già-messa-alla-prova lucidità mentale.
Guardò per un attimo verso il cielo, un fiocco di neve si appoggiò sul suo naso freddo mentre prendeva fuori il cellulare, trattenendo il fiato mentre leggeva i messaggi arrivati durante il suo pisolino.

Cellulare di Kuroh Yatogami
Chat aperta con Isana Yashiro
23 dicembre
12.34, Isana:
Ho appena visto Misaki
12.34, Isana: Era distante ma l'ho riconosciuto in tempo
12.35, Isana: Almeno sappiamo che è vivo u.u
12.38, Kuroh: Allora è vero che mi tradisci con Yata di Homra!!!
12.39, Isana: Io ci rinuncio...
12.40, Isana: SE STO INSIEME A TE C'E' UN MOTIVO KUROH YATOGAMI
12.42, Isana: E rispondimi perché vedo che sei online
12.44, Isana: Dovevano chiamarti “cane bastardo”, non “cane nero”


Cellulare di Kuroh Yatogami
Chat aperta con Saruhiko Fushimi
23 dicembre
13.00, Kuroh:
Shiro ha visto Misaki
13.01, Saruhiko: E dov'è??
13.04, Kuroh: Non sei geloso?
13.05, Saruhiko: DOVE CAZZO E' MISAKI
13.08, Kuroh: Io non ti capisco...
13.08, Kuroh: Comunque sapevo che Shiro stava andando da Munakata al vostro quartier generale, poi non so...


Scepter4.
Fushimi tirò un sospiro di sollievo, in ogni caso sarebbe dovuto ritornare al suo quartier generale ma per lo meno c'era un buon pretesto: se Yashiro Isana si stava recando a Scepter4 quando aveva visto Yata, allora quest'ultimo non poteva essere troppo distante. Il ventiduenne infatti non faceva altro che girare il volto a destra e a manca per cercare di scorgere Misaki, ma considerando che era ormai mezzogiorno passato e che tutti quanti stavano tornando a casa per la pausa pranzo, per lui non era un'impresa facile identificare qualcuno di così basso tra la folla dell'ora di punta. Se non Misaki sperava comunque di vedere il re Argento per chiedere informazioni, ma nemmeno Yashiro sembrava volere farsi vedere. Semplicemente, a Saruhiko sembrava molto di giocare a nascondino - e per inciso, lui odiava giocare a nascondino.
Percorreva le scale di Scepter4 salutando distrattamente i suoi commilitoni, Andy Domyoji  cercò anche di fargli una battuta ma Fushimi lo spedì dritto a quel paese, continuando imperterrito per la sua strada. Non aveva tempo per nessuno, non si stava nemmeno preoccupando della ramanzina che gli avrebbe fatto Seri quando l'avrebbe cercato ma non l'avrebbe trovato alla sua scrivania, voleva solo trovare quel dannato Misaki che stava disperatamente cercando dalle nove di quella maledetta mattina. Il suo spirito di Natale, già abbastanza sbattuto, era sceso sotto i livelli minimi mai raggiunti: odiava tutti i festoni, odiava gli alberi, odiava le luci sparse per la città e odiava la neve che aveva iniziato a scendere copiosamente. Se Misaki fosse stato lì con lui, forse avrebbe odiato tutto sicuramente di meno: perché sì, con Misaki non si poteva stare tranquilli ma con lui tutto era un po' meno fastidioso.
– Fushimi?
Saruhiko smise di camminare, si bloccò a metà corridoio e si voltò più lentamente che mai: – Sì, Capitano?
Reisi Munakata se ne stava in piedi di fronte a lui, le mani nelle tasche della giacca che la divisa da re Blu prevedeva e gli stivali lucidi sporchi di neve: – Awashima ti cercava, due ore fa. Posso sapere dov'eri?
Negativo: non aveva intenzione di dire una parola in merito a dov'era stato. Non andava fiero di aver girato in lungo e in largo per cercare quell'idiota di Homra che non si voleva far trovare, non avrebbe fatto il suo nome e non avrebbe ceduto, no signore!
– Ero...
– Cercavi Misaki?
Saruhiko sospirò, portandosi la mano destra alla tempia: era inutile, a Munakata non era in grado di tenere nascosto nulla dal momento che quell'uomo diabolico riusciva ad avere tutte le informazioni che cercava nel giro di un secondo.
– Sì. – borbottò sconfitto il terzo in comando, aggiustandosi per l'ennesima volta gli occhiali. – Chiedo scusa per aver abbandonato il posto di lavoro, ma dovevo andare dietro a quell'idiota.
– L'hai trovato?
– Mi sorprende che non lei sappia che sono ancora alla sua ricerca.
– Infatti, lo so. – ammise Reisi con un sorriso colpevole, avvicinandosi a Fushimi. – Volevo solo vedere la tua faccia.
Saruhiko sorrise forzatamente, come se avesse un tic nervoso: – La ringrazio per il test a sorpresa, allora.
Munakata posò una mano sulla testa del ragazzo, scompigliandoli affettuosamente i capelli: – Immagino che le tue vacanze potrei farle iniziare oggi, se ti sta tanto a cuore trovare Misaki.
Il ragazzo scosse la testa, scostandosi dalla mano del Capitano. Non voleva mostrare la sua preoccupazione, sapeva che aveva dei doveri da rispettare e in fondo si doveva obbligare a fidarsi di Yata. Del resto, anche quella stupida avanguardia aveva ventidue anni e aveva probabilmente vissuto più sulla strada rispetto a lui, aveva dimostrato più volte di cavarsela senza l'aiuto di nessuno e sicuramente non si sarebbe cacciato in guai più grossi di lui: non era poi così stupido, Misaki, forse era solo Fushimi che continuava a ripeterselo per darsi un motivo per potersi preoccupare per qualcosa. Non c'era una ragione precisa per cui si dovesse sbattere tanto, lui lo sapeva, voleva combattere quest'ansia che gli divorava lo stomaco ma non poteva, c'era Misaki di mezzo e con Misaki di mezzo, si sapeva, tutte le funzioni di Saruhiko si inibivano, lasciandolo solo in balia dell'istinto.
– Devo finire delle pratiche. – inventò su due piedi alla fine, distogliendo però lo sguardo da Munakata. – E devo parlare con Hidaka.
– Akira? – domandò il re Blu, confuso. – E' in Europa da quattro giorni, Akira Hidaka.
Fushimi deglutì: – Fuse. Volevo dire Fuse.
– Daiki Fuse è in ospedale da due settimane, Fushimi. – gli fece presente Reisi, ridendo per l'impacciataggine del ragazzo. – Non preoccuparti. Sei sollevato dai tuoi incarichi, per oggi.
– Ma, Capitano... – Il ventiduenne voleva combattere, voleva restare lì e non pensare più a dove accidenti poteva essersi ficcato Misaki.
– Niente ma, Fushimi. Questo è un ordine del tuo re.
Saruhiko schioccò la lingua: – Bene, allora. Posso solo chiederle se Yashiro è passato per di qua?
– Adolph Weissman? – lo corresse Munakata per l'ennesima volta, scatenando in Fushimi l'ira divina tenuta repressa fino a quel momento. – No, non si è visto. Perché?
– Perché sto diventando cretino. – rispose solamente il più giovane, facendo un breve inchino prima di allontanarsi dal Capitano. Si diresse verso il suo armadietto negli spogliatoi, aveva messo in conto di svuotarlo con calma quando sarebbe arrivata l'ora di lasciare il quartier generale ma a quanto pareva non aveva secondi da sprecare e doveva andarsene subito per dedicarsi poi alla disperata ricerca di Misaki. Si cambiò così in fretta e furia, ficcò la sua divisa nello zaino e lasciò la sciabola nell'armadietto, richiuse tutto e scappò dal quartier generale chiedendo velocemente scusa a Domyoji per l'offesa di quando era arrivato. Una volta fuori, dopo aver rischiato una sonora caduta a causa della neve, prese il cellulare dalla tasca e, ancora una volta, pensò di impazzire.

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Isana Yashiro
23 dicembre
13.38, Saruhiko:
Ciao Shiro, scusa ma sto diventando scemo, dove sei?
13.39, Isana: Foto
13.39, Isana: Sono a casa con Neko, sto sistemando la spesa. Perché? :')
13.40, Saruhiko: Non eri a Scepter4?? °-°

Cellulare di Saruhiko Fushimi
23 dicembre
Hai creato il gruppo “Cercasi Misaki”
13.41, Saruhiko:
Ragazzi non trovo più Misaki aiutatemi
13.42, Tatara: Aaah l'amore <3
13.43, Mikoto: Totsuka sei un idiota
13.43, Gojou: Mi fate venire il mal di mare con questa storia
13.44, Kuroh: Lo stiamo cercando tutti penso
13.45, Tatara: Ora che ci penso, non doveva andare a casa sua?

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Misaki Yata
23 dicembre
Messaggio non ricevuto, 13.47, Saruhiko:
Mi sto preoccupando brutto idiota. Non ricevi questi accidenti di messaggi, io continuo ad andare avanti e indietro come uno scemo e nessuno sa dirmi dove tu sia
Messaggio non ricevuto, 13.48, Saruhiko: Dove sei, Misaki?

Cellulare di Kuroh Yatogami
Chat aperta con Isana Yashiro
23 dicembre
13.43, Isana:
Si può sapere cosa diavolo hai detto a quel già abbastanza disperato Fushimi?
13.45, Kuroh: Gli ho detto che mi tradisci con Yata...
13.45, Kuroh: Mi dispiace ma ero arrabbiato
13.46, Isana: Kuroh >.<
13.46, Isana: Come te lo devo dire che amo te e che non voglio stare con nessun altro?
13.48, Kuroh: Così mi basta <3
13.49, Isana: ALLORA POTEVI DIRLO PRIMA DI FARE TUTTA QUELLA CONFUSIONE ACCIDENTI A TE

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Isana Yashiro
23 dicembre
13.48, Isana:
Sappi che io non c'entro assolutamente niente con yata
13.49, Saruhiko: Lo so
13.49, Saruhiko: E' il tuo ragazzo ad essere leggermente paranoico
13.51, Isana: Lo so, non so più cosa fare con Kuroh...
13.53, Saruhiko: Fate più sesso che ne so io
13.55, Isana: Vedrò cosa posso fare :')
13.56, Isana: Comunque prima credo di aver visto Yata nei pressi dell'ex quartier generale di Jungle


Il vuoto.
Zero, nulla.
Non c'era proprio nulla.
C'era solo un cratere nel quale era stato depositato un mazzo di fiori per l'ultimo re Verde, Hisui Nagare, ma oltre a quello non c'era alcun altro genere di forma di vita. La neve scendeva, il vento soffiava, Fushimi tremava ma di Yata non c'era la minima traccia. Era inutile continuare a sperare di aver guardato male dal momento che intorno non c'era un bel niente se non un albero mezzo estirpato dall'esplosione che aveva formato anche il cratere. Saruhiko stava per arrendersi, erano ormai le due del pomeriggio e non aveva concluso niente se non l'aver preso freddo da quando aveva lasciato il suo studio alle nove della mattina. Si fidava di Misaki, era di tutto il resto che dubitava: per quanto l'avanguardia avesse potuto essere all'altezza di ogni genere di situazione, se ci si mettevano agenti esterni ai quali lui non aveva misure di protezione, allora sarebbe stato spacciato in ogni caso. Ecco perché Fushimi si sbatteva da quella mattina, ecco perché si era addormentato in preda all'ansia, ecco perché non aveva fatto caso ai chilometri che aveva dovuto percorrere da un posto all'altro. Aveva paura, temeva per la vita di Yata a cui lui stesso aveva attentato diverse volte: che lo facesse lui o che lo facessero altri erano però due conti totalmente diversi.
– Chi si vede!
Saruhiko si girò di scatto, finendo a gambe all'aria a causa della neve. Trattenne una vasta gamma di imprecazioni tra i denti, cercò di darsi un contegno ma fu difficile dal momento che chi aveva davanti non faceva altro che ridere.
– Che brutta caduta! – continuava il ragazzo, tenendosi la pancia dalle risate. – Stai bene, Fushimi?
– E' una gioia vederti, Mishakuji.
Yukari Mishakuji, ex membro d'eccezione del clan Verde, tese finalmente la mano guantata al ragazzo a terra e gli sorrise con fare colpevole: – Ammetti di far ridere, in questo momento.
– Non ammetto un cazzo. – sbottò il Blu, afferrando la mano dell'altro per tirarsi in piedi. – Cosa ci fai qui?
– Dovrei essere io a chiedertelo. – asserì allora Yukari, sorridendo placidamente. – Fino a prova contraria questo è territorio dei verdi.
Fushimi si scrollò la neve di dosso dopo essersi aggiustato sistematicamente gli occhiali: – Eccoti la prova contraria: questa zona è sotto sequestro da Scepter4 da quando c'è stata l'esplosione.
Mishakuji ridacchiò scuotendo i capelli violacei: – Siamo nervosi?
– Non sono affari tuoi. – brontolò duramente il più giovane, dando un'altra occhiata nei dintorni.
– Problemi col tuo boyfriend?
Saruhiko sgranò gli occhi, sentendosi colto in flagrante. Ovviamente però, orgoglioso com'era, non poteva di certo darla vinta a quel damerino e perciò scosse semplicemente la testa, sperando di non risultare troppo sconvolto: – Non ho alcun boyfriend, Mishakuji. Mi dispiace.
Il più grande scoppiò di nuovo a ridere, posando la mano sulla sua Ayamachi, la corrispondente Kotowari di Kuroh Yatogami: – E che mi dici di Yatagarasu?
Yata. – lo corresse acidamente, trovando estremamente fastidioso il soprannome che l'avanguardia si era affibbiata da sola. – Cosa dovrei dirti di quello lì?
– “Quello lì”ripeté teatralmente Yukari, portando una mano al cuore e l'altra al cielo. – Avanti, tra i clan non si parla d'altro. Sappiamo tutti della vostra tregua dopo che Nagare se n'è andato, non serve continuare a fare finta.
– Una tregua non vuol dire una relazione. – precisò scocciato Fushimi, pensando a come quell'idiota potesse essere fastidioso in battaglia e anche per fare due chiacchiere. – Se no non si chiamerebbe così, che dici?
– Cos'è, t'imbarazza? – azzardò l'ex J-ranked, incrociando le braccia mentre la neve scendeva sui suoi capelli troppo lunghi. – E' perché siete due uomini? Perché non conosci l'Homra? Modi di...
– Dacci un taglio! – sbottò Saruhiko, innervosito da quella serie di cazzate a non finire. Era stanco: non ne poteva più, non trovava Misaki, era infreddolito e arrabbiato col resto del mondo - tanto per cambiare, nulla andava per il verso giusto e quel cretino impomatato continuava a dire cose che non stavano né in cielo né in terra. – Primo, non mi imbarazza perché non c'è nulla. Secondo, non mi fregherebbe proprio il sesso della persona con cui sto insieme. Terzo, imbecille, io ho comunque l'aura rossa e in Homra ci sono stato fin troppo. Quarto, modi di taci-una-buona-volta! E ultimo, ma non meno importante, anche se tutti i precedenti quattro punti elencati fossero una bugia, non verrei di certo a dire a te i miei problemi già abbastanza evidenti.
Yukari rimase interdetto davanti all'affanno e alle guance arrossate del terzo in comando di Scepter4, trovandosi indeciso sul da farsi: scoppiare a ridere o provare a consolarlo? Era disperato, quello era evidente come lo era il fatto che provasse strenuamente a difendere il suo orgoglio in merito alla questione Yata
Alla fine, Yukari si avvicinò a lui con un sospiro e poggiò la mano sui suoi capelli bagnati dalla neve: – Non so cosa sia successo tra voi due, ma Yata Misaki è in gamba. Per qualsiasi ragione tu sia qui, sappi che non hai bisogno di preoccuparti per lui.
Fushimi annuì, trovava seccante quella mano che continuava ad accarezzargli i capelli ma non aveva più nemmeno la forza di sostenere un dibattito: – E' sparito, o perlomeno non si vuole far trovare da me.
– Sarà impegnato. – ipotizzò semplicemente Mishakuji, facendo spallucce. – E' l'avanguardia di Homra, dopotutto. Tutti, a Shizume, lo conoscono. Magari è stato fermato da qualcuno per un aiuto, che ne sappiamo?
– Che ne sappiamo che non si sia fatto del male? – borbottò Fushimi in risposta, scostandosi dall'uomo accanto a lui. – Grazie del conforto, ma io devo cercarlo.
– E dove?
– In giro. – rispose solamente Fushimi, facendo un cenno con la mano per salutare Mishakuji e per allontanarsi anche dall'ex quartier generale di Jungle nella speranza di scorgere quella stramaledetta avanguardia tra la folla. Non poteva essere sparito nel nulla, insomma, poco prima era stato al locale ed era stato visto da Yashiro, dove accidenti poteva essersi cacciato?



A Shizume era sceso il buio.
La neve aveva ricoperto tutte le strade, i negozi si erano illuminati e molte coppie giravano mano nella mano commentando i possibili regali da fare ai rispettivi genitori. In questo clima natalizio, un elemento stonava parecchio: Fushimi Saruhiko traballava da un marciapiede all'altro, teneva lo sguardo alto anche se gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza e i piedi erano fradici a causa della neve. Sospirava di tanto in tanto, sfregava le mani tra di loro nella speranza di riscaldarle e non aveva più una singola speranza. Semplicemente, continuava a girare per inerzia dal momento che era dalle tre di quel pomeriggio che setacciava la città alla ricerca di quel dannato Yata Misaki senza avere uno straccio di notizia. Erano passate le cinque da pochi minuti quando, sul punto di prendere l'autobus per casa sua, decise di fare l'ultimo disperato tentativo.

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta nel gruppo “Cercasi Misaki”
23 dicembre
17.07, Saruhiko:
E' dalle 9 di stamattina che lo cerco e non riesco a trovarlo
17.08, Tatara:
Non è al locale... mi dispiace
17.10, Gojou:
Non è nemmeno all'ex quartier generale di Jungle
17.12, Kuroh:
Nemmeno a casa sua?
17.13, Saruhiko:
No, ho già provato a vedere
17.13, Saruhiko:
E neanche a Scepter4
17.15, Kuroh:
Tranquillo, starà sicuramente bene
17.16, Isana:
In passato mi ha quasi ucciso, direi che se la sa cavare

Cellulare di Gojou Sukuna
Chat aperta con Suoh Mikoto
23 dicembre
17.17, Mikoto:
Stamattina credo ci sia stato un equivoco
17.18, Mikoto:
Con “casa sua” intendevo casa di Fushimi, non casa di Yata
17.19, Gojou:
ADESSO LO DICI?!

Cellulare di Saruhiko Fushimi
Chat aperta con Gojou Sukuna
17.20, Gojou:
Saruhiko
17.20, Gojou:
  C'è stato un enorme casino
17.21, Gojou:
  Misaki è a casa TUA


Erano le sei e un quarto quando, dopo aver perso il bus e dopo aver corso come un disperato dalla fermata a casa sua, Fushimi arrivò davanti alle scale d'ingresso dove, avvolto nel giubbotto, Yata Misaki stava tremando come una foglia. Non ci credeva, il ragazzo di Scepter4, di aver finalmente trovato l'avanguardia dopo ben nove ore di ricerca.
Non ci credeva, il ragazzo di Homra, di aver finalmente visto le sue speranze realizzarsi e di vedere Fushimi Saruhiko davanti a lui.
– Te l'avevo promesso. – mormorò quindi l'avanguardia con un filo di voce, provato dal freddo e dalla neve che gli ricopriva i capelli rossicci. – Che sarei passato.
Saruhiko era paralizzato, Misaki l'aveva aspettato per tutto quel tempo e non si era nemmeno arrabbiato per il suo ritardo. Messe a confronto le due giornate, il terzo in comando aveva senz'altro avuto la meglio. Perciò si fiondò tra le braccia di Misaki, lo strinse a sé nella speranza di riscaldarlo e non badò nemmeno al dolore che sentì alle ginocchia quando le picchiò addosso al gradino: – Hai un cellulare per l'anima del cazzo, tu? – gli chiese borbottando contro la spalla del più basso, trovando difficile credere di essere finalmente venuto a capo di quell'enorme enigma.
Yata ridacchiò leggermente mentre tremava: – Si è rotto l'altro ieri. Non sapevo come contattarti perciò mi sono affidato al fato, ero sicuro che oggi fosse il tuo ultimo giorno di lavoro perciò prima o poi saresti tornato a casa, Scimmia.
– Potevi stare al caldo in un bar, almeno.
– E la sorpresa, poi?
Fushimi scosse la testa, allontanandosi di poco dal corpo gelido di Yata solo per poterlo guardare negli occhi: – Mi hai fatto dannare per una giornata intera. La sorpresa più grande è che tu sia vivo, Teppista.
– Ehi, sono pur sempre Yatagarasu, io! – si difese Misaki, fingendosi offeso mentre si metteva in piedi con l'aiuto del più alto. – Posso fermarmi qui, stanotte? Ho i vestiti completamente bagnati e al pensiero di tornare fuori mi viene male.
Saruhiko si ritrovò leggermente spiazzato da quella richiesta così diretta, ma come poteva dire di no ad un Misaki tremante e con le guance rosse? Si sarebbe adattato, in fondo non era di certo la prima volta che avrebbero dormito insieme. Così alla fine annuì, aprendo la porta per poi finalmente richiuderla, tirando un sospiro di sollievo nel vedere Misaki proprio davanti ai suoi occhi.
Aveva freddo, era ancora arrabbiato con mezzo mondo per chissà-quale-motivo ma in qualche modo avere quel ragazzo davanti ai suoi occhi che faticava a togliersi la giacca lo mise improvvisamente di buon umore, permettendogli di calmarsi e di iniziare a dimenticare la giornata disastrosa appena trascorsa.
– Posso farmi una doccia? – chiese improvvisamente Misaki, scuotendo la testa per togliersi la neve di dosso.
Fushimi annuì: – Certo, ma fa' veloce che poi devo farmela anch'io.
– Possiamo anche farla assieme. – propose tranquillamente il più basso, togliendosi la felpa e restando solamente in canottiera. – Siamo entrambi uomini, no? Che problema c'è?
Fushimi aveva già sgranato gli occhi da qualche secondo, ma di certo lo aveva spiazzato la tranquillità con la quale quel piccolo idiota aveva osato dire quelle parole che tanto l'avevano messo in crisi. Era una tregua, non una relazione, quella. Non era successo niente di che, era tutto normale se non per il fatto che proprio Misaki Yata si sarebbe fermato a dormire a casa sua dopo anni di conflitti e battaglie all'ultimo sangue.
D'altro canto però se si fosse tirato indietro sarebbe sicuramente risultato lui il verginello della situazione e quel titolo era riservato solo a Misaki, Fushimi doveva in qualche modo difendere il suo orgoglio già abbastanza provato dalla discussione avuta con Munakata e con Mishakuji. Perciò alla fine annuì, levandosi in fretta il giubbotto e dirigendosi verso il bagno per preparare gli asciugamani senza più dire una parola per evitare di dimostrare quanto in realtà fosse in imbarazzo. Stava iniziando ad avere decisamente caldo.

– Mi lavi i capelli?
– E che cazzo sono, la tua babysitter?
– E dai, per favore!
E così Fushimi Saruhiko si ritrovò ad insaponare per bene i capelli rossicci di Misaki Yata che, uscito vincitore, sorrideva vittorioso e si godeva il massaggio del più alto. L'acqua calda scorreva su di loro permettendo ai loro corpi di raggiungere una temperatura accettabile: la schiena di Misaki, notava Fushimi, era rossa a causa dell'escursione termica ma era anche veramente cresciuta dall'ultima volta che l'aveva vista nella sua interezza parecchio tempo prima.
– Sei congelato. – mormorò Fushimi soprappensiero, continuando ad insinuare le mani tra i ciuffi ramati di Misaki.
– Ti stavo aspettando da un po'. – ricordò affettuosamente quest'ultimo, ma rimase interdetto nel momento in cui il petto del più alto aderì perfettamente alla sua schiena e il suo collo venne contornato dalle braccia magre del ragazzo di Scepter4. Si stavano veramente abbracciando nudi sotto la doccia? – Scimmia? – chiese quindi Misaki a corto di fiato, sentendo la voce farsi stupidamente stridula. Di sicuro non aveva più nemmeno un accenno di freddo.
– Sono contento che tu stia bene. – ammise finalmente Saruhiko, cancellando nella sua mente tutto ciò che era successo in quella giornata e godendosi solo quel contatto intimo. – Ero preoccupato.
A dirla tutta, Misaki non voleva rispondere. Sapeva di aver avuto una pessima idea chiedendoli di fare la doccia insieme, sapeva che si sarebbe imbarazzato al primo passo falso dell'altro, sapeva che la voce gli avrebbe iniziato a tremare e sapeva che avrebbe ceduto a ciò che voleva dire a quella dannata Scimmia da quando avevano stabilito quella tregua tra di loro. Se aveva aspettato per ore su quelle dannate scale sotto la neve era perché, dopo aver parlato per un'ora con Totsuka, aveva convenuto che sì, doveva dire a Saruhiko di ciò che aveva intenzione di fare della loro tregua: non avrebbe sopportato di essergli nuovamente amico, sapeva che dal canto suo non poteva essere possibile. Perciò si girò di scatto e baciò Saruhiko, trovando il contatto con le sue labbra estremamente bagnato ma estremamente caldo, i loro corpi sembravano in quel momento bollenti ma nessuno dei due stava lasciando andare la presa. Fushimi era a dir poco spiazzato, quell'avanguardia-verginello era migliorato non poco e quel gesto lo aveva lasciato attonito, ma non per questo senza risorse: portò le mani ai fianchi nudi di Misaki, gli spostò i ciuffi più lunghi dalla fronte per evitare che lo shampoo finisse negli occhi di entrambi e lo costrinse ad appoggiare la schiena al muro congelato solo per sentirlo gemere contro la parete fredda. Certo, Misaki se l'era vista peggio in quel dannato ventitré dicembre ma Fushimi era decisamente stato più in pensiero, perciò considerò quella come una piccola punizione per il ragazzo di Homra. La parte migliore poi fu ovviamente quando si allontanò, constatando che l'intero viso di Misaki ora era rosso e che avevano entrambi il fiato corto, spaventati ma contenti di ciò che era appena accaduto.
Si erano baciati sotto la doccia, dopo una tregua, dopo una giornata passata a rincorrersi, dopo anni di litigi.
Sì, decisamente nel loro stile.
– Scimmia. – rantolò allora il più basso, portando le mani contro il petto di Fushimi. – Il freddo deve averti proprio rincoglionito.
– Non sono io che ti ho baciato, – fece notare l'altro con un sorrisetto. – Ma alla fine sì, per averti cercato per nove ore devo essermi rincoglionito.
Misaki scosse la testa, sorridendo dolcemente in imbarazzo contro le labbra di Saruhiko: – Sei proprio una scimmia, Saru.
Il più alto lo baciò giusto a fior di labbra, sorridendogli subito dopo forse per la prima volta in maniera sincera: – E tu un teppista, Misaki.


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