Amortentia

di atzuki97_drarry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19, FINE. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Un nuovo anno era giunto per Harry Potter, colui che è sopravvissuto e con questo arrivarono anche i primi guai.

Sarebbe stato il sesto anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, sempre se fosse riuscito ad arrivarci. Come è ormai noto i Potter avevano una notorietà elevata nel farsi riconoscere per testardi, curiosoni e combina guai, e quel giorno per Harry non era un'eccezione; Avrebbe fatto di tutto per dimostrare che i suoi sospetti fossero fondati. Giorni prima Harry e i suoi due migliori amici, Ron Weasley ed Hermione Granger, avvistarono Draco Malfoy, il ragazzo più odioso e malevolo che avessero mai incontrato, aggirarsi in modo sospetto a Notturn Alley. Harry non avrebbe mai pensato che qualcuno raggiungesse il cugino Dudley in cima alla propria lista delle persone coetanee più viziate e spregevoli che avesse mai avuto il dispiacere di incontrare ma Draco non solo l'aveva raggiunto, l'aveva  perfino sorpassato di gran lunga separato da Dudley da un bel pò di spazi vuoti.

Questo era uno dei tanti buoni motivi per cui Harry sentiva il dovere di seguirlo ovunque andasse in atteggiamento non proprio nei canoni della normalità di un ragazzo altezzoso e popolare. O almeno era quello che Harry si ripeteva per non sentirsi uno stalker fuori legge.
Infondeva ancora più fiducia in sè il fatto che, proprio quel giorno i tre ragazzi lo beccarono da Magie Sinister a tramare qualcosa che non compresero quasi per nulla, Ron ed Hermione non diedero molto peso alla faccenda, infondo Draco era solo un ragazzino che di cose ne tramava in continuazione, niente di tanto pericoloso, infondo tutti sapevano che il serpeverde peccava del coraggio tipico dei Grifondoro pur avendo una passione particolare per la magia oscura. Ma Harry non voleva mollare le sue convinzioni: stavolta c'era qualcosa di più grande in ballo, ma al solito nessuno sembrava volergli dar retta, quindi doveva iniziare ad agire da solo.

Ed era per questo che adesso Harry si trovava in questa spiacevole situazione, bloccato sull'Hogwarts Express nella cabina in cui si trovava Draco Malfoy e i suoi scagnozzi, invisibile e con l'orribile sensazione che Lui l'avesse notato.
Come aveva sospettato Draco parlava di un compito speciale, qualcosa di sicuramente losco. Aveva anche accennato che probabilmente non avrebbe frequentato l'anno successivo, questo stranamente aveva turbato Harry più di qualunque altra cosa, anche se non sapeva dire il perchè.

«Ecco Hogwarts» annunciò Malfoy, ed Harry ebbe un sospiro di sollievo.
In poco tempo la cabina si svuotò e a Harry sembrò di respirare più facilmente dopo che i bauli che lo soffocavano dai fianchi furono prelevati , ma ancora quelli di Pansy e Draco erano al loro posto. La ragazza prese svelta il suo mentre proponeva a Draco di seguirla porgendogli una mano ma lui non si mosse e con un gesto non curante della sua le disse di aspettarlo fuori.

Pansy uscì.

Ora Harry e Malfoy erano soli nello scompartimento. Il ragazzo serpeverde abbassò le tende, poi si chinò sul suo baule e lo aprì. Harry sbirciò oltre il bordo della retina, con il cuore che batteva veloce. Avrebbe scoperto cosa nascondeva? si sentiva talmente elettrizzato che non pensava più che se si fosse esposto troppo sarebbero stati guai, ma non ce ne fu bisogno visto che in quelli ormai ne era immerso fino al collo.

«Pietrificus Totalus! » Urlò senza preavviso Malfoy, puntando la bacchetta verso il punto in cui si trovava il corpo invisibile di Harry, che rimase paralizzato all'istante cadendo ai piedi di Malfoy. 
«Lo sapevo » esultò. «Avevo intravisto qualcosa che non mi tornava, la prossima volta copriti meglio con quel tuo giocattolino Potter. » continuò mentre raccoglieva il drappo trasparente da sopra le gambe di Harry. Sghignazzò di gusto notando il disprezzo nelle pupille che lo seguivano in ogni gesto esso sembrava essere ancora più concentrato ed intenso dato che non riusciva a muovere nient'altro.
«Non hai sentito niente di importante, Potter. Ma visto che sei qui... »iniziò sollevando un piede a pochi centimetri dal viso del ragazzo inerme sotto di lui, ma, esso non si schiantò su Harry. Rimase li sospeso a mezz'aria prima che Malfoy ripensasse sul da farsi.

Riappoggiò il piede delicatamente a terra, poi si inginocchiò in modo da essere più vicino al Grifondoro.
«Credo che approfitterò di questo momento» annunciò portando una mano al colletto di Harry con un sorriso compiaciuto in volto. «Posso picchiarti quanto più mi pare senza alcun problema..» disse stringendo il tessuto sotto la sua mano. «Ma non credo potrei godere ancora di una vendetta forse ancora più straziante per te che qualche livido, in un altro momento» detto questo Malfoy si avvicinò al viso di Harry e senza mai lasciare la presa del colletto lo baciò.

Se Harry non fosse già paralizzato dalla maledizione, senza dubbio lo sarebbe stato in quel momento, si limitò a spalancare gli occhi, l'unica cosa che fino a quel momento era sotto il proprio controllo.Tutto fu così tremendamente improvviso e paradossale che Harry pensò di star vivendo un incubo nello stato che alcuni medici babbani definiscono "paralisi notturna" ma il pensiero fu quasi subito eclissato quando si rese conto che il calore che premeva sulle sue labbra era tutt'altro che finto, si maledisse mentalmente perfino del fatto che quel calore la sua mente non volle definirlo neppure un'incubo quando aveva sperato che la paralisi comprendesse anche il lato sensoriale del corpo.
Malfoy d'altro canto, non parve nemmeno esitante nella propria azione che sembrava durare un'eternità, che interruppe con un ghigno soddisfatto mentre copriva il corpo di Harry con il suo stesso mantello per poi uscire dal vagone.

Fù Tonks a trovare il giovane prescelto proprio pochi minuti prima che l'hogwarts express partisse, ringraziando il cielo del suo spiccato senso di attenzione ai dettagli che la portarono a sospettare che Harry si trovasse proprio in quello scompartimento e grazie al cielo, pensò inoltre Harry, che fosse troppo distratta dal peso dei suoi pensieri per accorgersi del rossore che gli colorava il viso o ancora che non fosse arrivata pochi secondi prima.

L'aria era fredda per essere il primo settembre, i passi che Harry e Tonks lasciavano dietro di loro suonavano distanti come se stessero camminando su un terreno ghiacciato dove il solo elemento su di esso che si poteva scorgere per centinaia di chilometri fossero i loro corpi che avanzavano vicini, ghiacciata sembrava anche l'atmosfera intorno a loro, l'umore di Tonks non migliorava di certo la tensione di quel clima.
«Sarà il professor Piton a scortarti dentro, io ho il compito di restare di guardia ai cancelli, come sai Silente sta cercando di aumentare il più possibile la sicurezza di Hogwart ora che Tu-Sai-Chi è tornato.»
Harry che teneva ancora incredulo il pensiero fisso su ciò che era accaduto poco prima, susultò quando udì la voce della sua salvatrice rompere quel glaciale silenzio. Si limitò ad annuire solamente nonostante fosse estremamente contrario all'imminente compagnia di Piton.

«Eccoci qua» disse la ragazza quando atrivarono ai piedi del cancello.
«Piton?» Chiese Harry guardandosi intorno, notando l'assenza del professore. «Non che ci tenga tanto alla sua compagnia, ma dove si è cacciato?»
Tonks che anch'essa si guardava intorno per cercare Piton rispose con una scrollata di spalle. «Avrà sicuramente un buon motivo per tardare un pó» disse infine incrociando le braccia al petto. Harry non rispose, o almeno non si face sentire, in quanto la sua risposta consisteva in un barbottio di disgusto verso il professore che, ne era sicuro, se le situazioni fossero opposte Piton gli avrebbe tolto dei punti alla casa per via del ritardo ribadendo quanto la puntualità fosse importante.
«Comunque..» iniziò Tonks puntando lo sguardo su Harry «Non mi hai ancora detto chi è stato a pietrificarti»
Harry arrossì dilantando a dismisura le pupille, in qual momento sperava solo che Tonks pensasse che tale reazione fosse dovuta all'imbarazzo nel farsi trovare inerme coperto dal proprio mantello, ma Tonks non sembrava neanche farci caso mentre attendeva una risposta.

«Draco.» rispose piano ma deciso. Notò le labbra di Tonks schiudersi per dare una risposta ma fu interrotta da una voce alle loro spalle, al di la del cancello, più glaciare dell'aria stessa.

«Il miglior alunno della mia casa..» annuciò il suo arrivo la voce melliflua di Piton «Era con resto dei studenti al varcare della soglia di Hogwarts, la tua Potter, è un'accusa molto grave.» I due sussultarono appena all'arrivo dell'uomo e scattarono all'attenti verso la sua direzione.
«Da quanto tempo è qui, professore?» chiese Harry indignato.
«Abbastanza da sentire le bufale che hai usato per giustificare il tuo ritardo» rispose Piton in tono sprezzante.
«Senti un pò chi parla di ritardi..» borbottò Harry in risposta.
Piton che non si lasciò sfuggire le parole del ragazzo digrignò i denti furioso prima di rispondere aumentando il tono della voce, pur mantenendolo regolare. «Si da il caso che io abbia impegni molto più importanti da mettere al primo posto di un ragazzino bugiardo e irascibile, i tuoi Potter qual'erano?»
«Le piacerebbe saperlo» continuò Harry acido, fissando Piton con gli occhi ridotti in fessure.
Piton sorrise malevolo ricambiando lo sguardo del suo allievo «La tua insolenza costa 10 punti in meno a Grifondoro, congratulazioni, perdere punti ancora prima di iniziare l'anno scolastico è un record.»

L'astio che prevedibilmente si era avvenuto a creare circondava i due che si erano ritrovati a sostenere un gioco di sguardi cruciali. Questa situazione fu però presto interrotta dal tossicchiare di Tonks che li distrasse entrambi ottenendo la loro attenzione, senza però che nessuno dei due sguardi mutassero.
«Al dire il vero, Severus, Harry era davvero pietrificato al mio arrivo, di certo non ha potuto farlo da solo e se anche fosse, non sarebbe stato in grado di ricoprirsi con il mantello dopo»Piton di conseguenza alle sue parole la guardò come se gli avesse rovinato i piani di una vita e con un ghigno di disgusto si voltò verso la facciata del castello.

«Andiamo, Potter» disse ignorando la ragazza. «Ho cose più importanti da fare che perdermi in chiacchiere inutili» Harry sbuffò e si limitò a seguirlo dopo aver accennato un saluto a Tonks con un movimento impercettibile della testa.

Dopo aver percorso buona parte della distanza che li separava dall'ingesso proprio qualche manciata di passi prima della porta, Harry si ricordò del mantello; Subito si mosse per coprirsi ma la mano di Piton che gli afferrava un polso glielo impedì. «Niente Mantello. Entrerai in modo che tutti ti vedano: che poi era quello che volevi no?»
Harry ancora una volta non rispose, si voltò e marciò oltre le porte aperte.

Quando arrivarono alla sala grande Piton senza dire neppure una parola avanzò di passo spedito verso il tavolo degli insegnanti lasciando Harry in balia delle occhiate curiose di tutti. Harry li ignorò e mostrò tutta la sua attenzione allo sgabello vuoto che Gazza stava mettendo via, la cerimonia dello smistamento era già finita, Harry provò una particolare rabbia dato che era sempre curioso di sapere quali dei quei ragazzini intimoriti sarebbero andati in Grifondoro. D'altro canto stava morendo dalla fame e fù felice di vedere i tavoli stracolmi di ogni delizia esistente, era ancora più felice nel notare Ron che lo chiamava indicando il posto vuoto che gli aveva riservato accanto e senza pensarci due volte corse dai suoi amici che mutarono subito i loro visi preoccupati a una maschera di felicità nel vederlo.

«Harry! Ma dov'eri finito?» disse Hermione con la voce che contrastava il viso sorridente.
Harry esitò nel rispondere, prese posto in silenzio rimuginando su quello che avrebbe potuto dire agli amici, di certo la verità lo imbarazzava troppo, anche se potrebbe essere proprio Draco quello preso di mira per le proprie azioni. In fine decise di optare per una mezza verità.
«Malfoy» disse dopo aver addentato un pezzo di cosciotto puntando lo sguardo al tavolo serpeverde «Mi ha lanciato un pietrificus totalus e mi ha lasciato steso per terra, se non fosse stato per Tonks sarei già tornato in stazione, nessuno poteva vedermi dato che quello stronzo mi ha coperto con il mio stesso mantello»
«OH Harry ma è terribile!» esclamò Hermione coprendosi la bocca con le mani «Dovremmo dirlo a Silente»
«E' inutile, Piton è già pronto a dargli un alibi e a difendere il suo cocco...e poi..è meglio così, fidatevi.»
Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo dubbioso ma non dissero nulla, tutti e tre si limitarono a finire di mangiare fissando Draco che si pavoneggiava con i suoi tirapiedi del colpo basso nello scompartimento, anche se, come Harry aveva tralasciato certi particolari e ciò, pensò Harry, poteva anche giovargli a suo favore...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


La mattina dopo Harry e i suoi amici si avviavano curiosi verso la lezione del nuovo professore, e no, non erano diretti verso l'aula di difesa contro le arti oscure ma in quella di pozioni. Silente a fine cena aveva annunciato che Piton aveva finalmente ottenuto il posto tanto ambito, un bene pensò Harry, unicamente per il fatto che se la maledizione alla cattedra alla materia fosse reale si sarebbe finalmente liberato di Piton il prossimo anno, forse era una cosa tremenda da pensare se non fosse che Harry era estremamente certo che il professore attentasse alla sua vita.

Dunque il professore Lumacorno era il professore di pozioni, Harry si sbagliò ancora pensando che non avesse partecipato alle sue lezioni dato che Piton non gli aveva dato i G.U.F.O sufficienti per passare, ma quelli che aveva al nuovo professore bastavano. Hermione e Ron sapevano di dover partire abbastanza prevenuti con il nuovo insegnate dato che Harry aveva raccontato loro tutto ciò che fin ora era riuscito a capire da quel tipo dal loro primo incontro e dalla riunione con Ginny e gli altri sull'Hogwarts Express. Hermione sperava però di entrare nelle sue grazie dato che, come ormai era risaputo Lumacorno amava circondarsi dagli alunni migliori del suo corso, e se lei ci fosse riuscita sarebbe stata una gran dimostrazione in più del suo valore. Ron e Harry invece si limitarono a sperare che non avrebbero raccolto solo disfatte nella materia come negli anni passati, infondo erano sollevati di non avere Piton con il fiato sul collo mentre cercavano di eseguire passaggi estremamente delicati per una non esplosione del calderone e perchè no, di tutta la classe.

Harry inoltre durante il lungo tragitto per la classe di pozioni raccontò cosa udì nell'hogwarts express stando ben attento ad eventuali orecchie impiccione.
«Ma è chiaro che si fa bello davanti alla Parkinson, no?» commentò Ron dopo aver ascoltato nervoso tutto il racconto di Harry.
Harry avrebbe voluto buttar giù qualche battuta sul dubbio dei gusti di Malfoy ma quelli gli morirono in gola ripensando all'eventualità di doversi spiegare.
« Bé » fece Hermione interrompendo il corso dei pensieri di Harry «non so...sarebbe da Malfoy fingersi più importante di quello che è...ma è una bugia bella grossa..»
«Ecco» tossicchiò Harry tentando di rischiarirsi la gola «Appunto» non aggiunse altro dato che varcarono la porta dell'aula appena in tempo per l'inizio della lezione.

Lumacorno si trovava al centro dell'aula, con un sorriso che andava da un'orecchio all'altro e le mani poggiate sul grasso pancione in attesa che tutti prendessero posto. L'aula non sembrava molto differente rispetto a quando era Piton ad utilizzarla, sempre gli stessi calderoni ribollenti e fumanti, sempre i stessi banchi consumati, l'unica differenza sembrava nell'aria che sembrava meno pesante e tesa.
«Bene ragazzi, fuori le bilance e gli ingredienti e non dimenticate la vostra copia di pozioni avanzate»
«Signore» disse Harry alzando la mano. «Io non ho il libri nè la bilancia ne niente...e Nemmeno Ron..sa..» Ma Harry fu interrotto da Lumacorno che scuoteva la mano davanti a se.
«Oh sisi,la professoressa McGranitt mi ha detto tutto, non preoccuparti ragazzo mio, per oggi potrete usare gli ingredienti in dispensa e prendere uno dei vecchi libri che teniamo in riserva finché non avrete comprato il vostro al Ghiririgoro» disse e con la mano che stava scuotendo poco prima indicò loro lo scaffale impolverato infondo all'aula.

Harry e Ron andarono immediatamente a prendere il necessario passando tra i tavoli dei compagni, quando passarono di fianco a quello di Malfoy quest'ultimo rivolse un ghigno divertito ma pieno di disprezzo ad Harry sbuffando poi sonoramente, il destinatario che non si lasciò intimorire e che preso da un'lampo di pazzia o furbizia si fermò proprio davanti alla sua figura, portò sorridente due dita sulle proprie labbra e poi le staccò indicando con le stesse un gesto circolare tutta la classe, il messaggio era chiaro "provocami e quello che hai fatto lo sapranno tutti in men che non si dica, non vorrai che tuo padre lo venga a sapere vero?", Draco che pareva aver ricevuto a pieno il messaggio sbiancò, poi ripreso quasi immediatamente rivolse tutta la sua attenzione a Ron «Rosso Malpelo, vedo che non ti sei tolto il vizio di scroccare roba di seconda mano agli altri» sputò cambiando colore velocemente, dal bianco latte al rosso acceso di rabbia, non si sentì meglio neppure dopo aver udito i suoi tirapiedi sghignazzare alla sua battuta e provocarne di altre. Ron del suo canto sembrava talmente abituato che ne sembrava indifferente, anche se non lo era affatto e ciò si notava dalla punta delle sue orecchie diventate rosso vivo come il viso di Malfoy.

Quando i due amici ebbero finalmente recuperato i testi di pozioni e tutto il necessario raggiunsero in fretta Hermione e le sedettero accanto.
Harry era preoccupato per la lezione di Lumacorno, esso sembrava aspettarsi molto da lui ma Harry non era una cima in materia, e i minuti che passavano non facevano altro che confermarlo. Hermione stava rispondendo a tutte le domande poste dal professore, che con gioia immensa indicava diversi calderoni colmi di diversi intrugli chiedendo alla classe quale pozione si trovasse al loro interno, mentre Harry seguiva annoiato il ronzio della voce di Lumacorno e stupito quella della sua amica.

L'aria era intrisa di un fastidioso odore di gel per capelli, che si faceva più forte man mano che Lumacorno copriva le varie pozioni indovinate da Hermione, ciò significava dedusse Harry, che l'odore delle pozioni messe da parte erano molto meno potenti di quella che provocava quell'odioso profumo.
«Eccellente! Eccellente!» continuava Lumacorno coprendo le varie pozioni «Ora questa qui..si, mia cara?»

«E' Amortentia!»

Amor..che? Harry era sicuro di aver già udito il nome di quella pozione, sentì una brezza dell'odore che impregnava l'aria investirlo capendo che era proprio quella la fonte, possibile che una pozione sia composta anche di gel per capelli? Harry sta volta si prestò più attento alla domanda sulla funzione di quella determinata pozione, era curioso per la prima volta su cosa potesse celarsi in un'intruglio misterioso.

«E' il filtro d'amore più potente al mondo!» rispose Hermione orgogliosa.
Harry fu sorpreso della risposta data ma ancora non riusciva a capire, perché mai un filtro d'amore dovrebbe contenere del gel?
«E dovrebbe avere un odore diverso per ognuno di noi, a seconda di ciò che ci attrae, io sento aroma di erba tagliata, pergamena nuova e...» Ma arrossì e non finì la frase. Harry non ebbe neanche il tempo di realizzare che la sua amica fosse attratta da qualcuno data la reazione perchè era rimasto sospeso a pensare alle parole precedenti, Hermione aveva elencato cose che come tutti sapevano lei adorava..ma lui..

Harry si passò una mano tra i capelli, la folta chioma era come sempre disordinata e indomabile, di certo il gel per capelli non era qualcosa che lo attraeva. Ma allora perchè sentiva l'insistenza di quel profumo pizzicargli il naso? Lentamente, mentre la lezione proseguiva, Harry si ritrovò a guardarsi intorno scrutando le sue compagne una per una, nessuna ragazza al mondo usava gel per capelli, o almeno così credeva dato che non ne vedeva l'utilità su dei bellissimi capelli lunghi e setosi tipici delle donne. Il suo sguardo si soffermò particolarmente su Draco Malfoy, aveva un'aria nervosa e irritata probabilmente ancora infuriato per ciò che era accaduto poco prima, ma Harry non fece a meno di notare che si strofinava la base del naso con l'indice, come se volesse cancellare ciò che i suoi sensi avvertivano.

Il Giovane Grifondoro non si rese conto di aver fissato Malfoy per buona parte della lezione fin quando Lumacorno non lo richiamò all'attenzione invitando la classe a svolgere un compito.

Il lavoro da svolgere consisteva nella riproduzione del distillato della morte vivente, la ricompensa: La Felix Felicis, ovvero fortuna liquida. Il nome diceva già tutto della pozione, chiunque ne vorrebbe un pò con sé e Lumacorno lo sapeva bene, senza dubbio era abile nel coinvolgere e far operare al meglio i propri alunni e ciò si poteva costatare dall'atmosfera di concentrazione che si era subito creata dopo le direttive del compito. Tutti erano immersi (alcuni letteralmente) nella propria pozione consultando qua e là appunti sul proprio testo cercando di realizzare la complessa soluzione , in tutto ciò Harry se ne stava ancora inerme a fissare il proprio calderone vuoto, non aveva idea di ciò che aveva detto il professore ne un minimo ricordo che potesse collegarlo alla pozione, l'unica speranza era quella di aprire il testo recuperato poco prima e cercarci di capire qualcosa da solo. Ma quando Harry raggiunse il paragrafo desiderato fu lieto e sorpreso di vedere una pagina zeppa di appunti, sfogliò qualche pagina e ne vide molti altri, tornò poi alla prima pagina per saperne di più sul proprietario ma su di esso nessun nome era segnato oltre a "Principe Mezzosangue". Harry che di pozioni non ne azzeccava una in più della Cooman con il suo destino decise senza troppi problemi di seguirli alla lettera.

Mezz'ora dopo il risultato fu eccezionale a detta di Lumacorno, meravigliato Harry con un gesto istintivo si strinse il libro al petto e guardò raggiante i suoi amici, Ron era meravigliato quanto lui mentre Hermione bhè..Lei aveva la stessa identica espressione irritata di Draco. Scrollò le spalle e ritirò il suo premio.

 

«E voi invece cosa avete sentito nell'amortentia?» Chiese Hermione furiosa un pò per la sconfitta a pozioni un pò urtata per l'insistenza di Ron nel sapere quale profumo avesse percepito lei nel momento in cui si era interrotta arrossendo.

Avevano appena finito tutte le lezioni della giornata e si dirigevano verso l'area comune.
«Te lo dico se tu ci riveli il tuo senza girarci in torno» rispose a tono Ron «Scommetto che senti ancora l'odore di quel Krum..» aggiunse torvo.
«Ma cosa importa dell'amortentia, guardate qui! la Felix Felicis nelle mie mani» commentò Harry portando la boccetta davanti al proprio viso con aria sognante.
Hermione che non sapeva se essere più sollevata o irritata del cambio dell'argomento emise un verso stizzito e aumentò la velocità sei suoi passi superandoli. «Lo sappiamo entrambi che non te la meritavi affatto» disse poi senza voltarsi.
«Ho seguito delle istruzioni come tutti Hermione, l'ho preparata con le mie stesse mani, perchè non dovrei meritarmela?» rispose Harry leggermente infastidito.
«Perchè l'idee che l'hanno realizzata non venivano nè dal testo che tutti noi avevamo nè dalla tua testolina bacata, ma da quella di un cosiddetto "principe"» concluse lei in tono di ovvietà.

Ron che fin ora aveva ascoltato la discussione con l'espressione di chi attendesse uno scoppio di una bomba nucleare da un momento all'altro cercò di sviare il discorso dal tema "principe" e tentò per l'ennesima volta ricevere l'informazione tanto attesa da Hermione pur sapendo che lei lo avrebbe completamente ignorato, allora si rivolse al suo amico. «E tu Harry, cosa hai sentito? Il profumo di Cho?»
«Io bhe...» Harry non sapeva cosa dire, sarebbe sembrato strano rivelare un profumo che non si potesse associare normalmente ad una ragazza? «Io..Niente.»

«Questo è impossibile» Intervenne Hermione, sembrava quasi avesse dimenticato di avercela con i due amici. «L'amortentia sa più e perfino prima di te, avvolte, ciò di cui si è attratti e a meno che tu non sia una qualche creatura magica e non un essere umano è impossibile che non provi attrazione o piacere per una qualsiasi cosa» spiegò con aria saccente.
«Bhè, allora posso dirti che non è un'odore che saprei identificare ne collegare a qualcuno» Ed era vero, o almeno la seconda parte era vera.
 

Finalmente i tre ragazzi arrivarono a destinazione, Hermione andò subito a scrivere il tema per Piton che andava consegnato due giorni dopo, Ron ed Harry che erano soliti fare i compiti la sera prima della consegna (sempre se ne erano capaci e se Hermione era disposta ad aiutarli) non pensarono nemmeno di seguirla e andarono a sedersi accanto al camino, non prima di aver preso la scorta di cioccorane e di altre delizie da sgranocchiare.

«Sai» iniziò Ron mentre scartava tra le gelatine tutti i gusti +1 la fortunata da addentare «Potresti usare la pozione che ti sei guadagnato per scoprire a chi è collegato il profumo misterioso che dici di sentire» continuò dopo aver selezionato una gelatina gialla che si rivelò a dispiacere di Ron al gusto di ascella pezzata.
«Sarebbe uno spreco» rispose Harry, anche se l'idea non gli restò indifferente. «Potrei pur sempre annusare le ragazze che mi passano accanto»
«Oh amico, hai idea della cosa maniaca che hai detto? Neppure io arriverei a certe conclusioni» Disse Ron con il viso contorto, Harry non capì se avesse tale espressione per quello che aveva detto o per il gusto delle gelatine.
Harry rise addentando una cioccorana e trovando la figurina di una strega che mancava alla sua collezione. «E tu?» domandò indicandolo con la figurina. «non mi hai detto cosa hai sentito nell'amortentia»
Ron arrossì, e si strozzò con la gelatina che stava masticando ma infine si riprese e fissò dritto negli occhi il suo migliore amico «Davvero non lo sai?»

Harry in realtà sapeva per chi Ron aveva una cotta fin dal primo anno ma si divertiva nel vedere come il suo amico volesse negarlo a se stesso quindi optò nello scuotere la testa alla sua domanda «MMMH..non saprei..Lavanda?» rispose sogghignando.Ron si rabbuiò e assunse un'espressione disgustata, Harry stabilì che non avesse mai visto quell'espressione sul suo volto neppure quando lo vide mangiare la gelatina al gusto di concime di capra. «Eppure tutti pensano che vi frequentiate qui ad Hogwarts» aggiunse pensieroso in risposta alla sua espressione mantenendo il suo umore divertito.
«Ma per favore, solamente perché tenta di starmi attaccata come una cozza in ogni momento libero della sua giornata. No, Lavanda decisamente no. Lei è...bhé..Pensavo si notasse..» scosse la testa sospirando «Fa niente, almeno lei non sospetterà nulla» aggiunse scrollando le spalle.

Harry che trovò tenera la situazione attuale del suo amico rise piano e si avvicinò a lui «Ad Hermione farebbe piacere ciò che provi..» disse poggiando una mano sulla sua spalla «A Lavanda un pò meno» aggiunse sogghignando con una finta espressione dispiaciuta.

«Lavanda se ne farà una ragione, sono sicuro che lo sappia già, per questo tenta di dedicarmi fin troppe attenzioni» rispose Ron irritato, poi come se di colpo si rese conto dell'affermazione di Harry arrossì nuovamente guardandolo stupito «Avevi detto che non lo sapevi» sussurrò mentre le sue orecchie si coloravano dello stesso colore delle sue guance. «Ne sei sicuro?»
«Solo un cieco non se ne accorgerebbe, sopratutto dopo tutte le volte che le hai chiesto dell'amortentia» scherzò Harry «E si, ne sono certo» concluse infine tornando serio. A sua volta Ron sorrise e annuì col capo, i due restarono a chiacchierare un'altro pò scaldati dal focolare fino a quando non si fece l'ora di andare a dormire.

Un giorno animato aspettava il prescelto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Il Sole d'autunno filtrava dalle finestre del dormitorio Grifondoro come una carezza sul viso di Harry che era sveglio da un bel pò a contemplare le ombre che si formavano sul soffitto, creando belle immagini. Harry quasi dimenticava di essere colui che doveva affrontare Voldemort, colui che aveva talmente tanto da fare da non permettersi la vita di un'adolescente comune fatta di amori e innocenti stupidaggini, non si era mai neppure preso tempo per se per pensare a cose di questo tipo. Cos'era l'amore per Harry? Per quanto si sforzasse l'unico pensiero che lo collegava a quel concetto era il profumo che man mano diventava una ossessione curiosa da voler sfamare e conoscere, e ci avrebbe messo una giornata intera steso immobile su quel letto a rifletterci per venirne a capo se non fosse stato per Ron che con un urlo lo aveva scaraventato a faccia spiaccicata per terra.

«Ma che problemi hai?» chiese Harry alzandosi dal pavimento mentre strofinava la parte del viso dolorante con il palmo della mano.
«La lettera per Hermione! È sparita!» rispose agitato mentre buttava in aria i cuscini e coperte del proprio letto nel disperato tentativo di ritrovarla.
«La lettera per Hermione?» domandò Harry confuso mentre cercava la propria uniforme in mezzo al casino che si era venuto a creare.
«Si! Sai...dopo le tue parole di ieri, avevo pensato che magari avevi ragione, che valeva la pena provare. Ma..» Si interruppe Ron grattandosi il capo chino imbarazzato.
«Sappiamo entrambi che non sei una cima con le parole e che se ci avresti provato non sarebbe andata a finire nei piu rosei dei modi» concluse Harry completando per lui la frase.
Ron sollevò lo sguardo verso l'amico annuendo piano «Ecco. Proprio per questo ho deciso di mettere per iscritto quello che provo, ci saranno pur errori di ortografia, ma Hermione quelli ama correggerli»
Harry fu sorpreso da quelle parole e si fece sfuggire un sorriso «Non so se ciò che hai detto sia una cosa assurdamente romantica o assurda e basta» scherzò poi all'amico che sorrise a sua volta, ma il suo volto assunse quasi immediatamente l'espressione tormentata.

«Devo averla persa in biblioteca» continuò sentendo montare l'agitazione.
«Tu vai in biblioteca?!» chiese Harry esterrefatto. «Amico, l'amore ti fa male» Non sapeva il motivo, ma Harry si sentiva felice, l'amore era un'argomento che non toccava spesso con tutto il casino che aveva in vita non gli era permesso nemmeno pensarci troppo e solo vedere il suo amico così preso dalla sua migliore amica lo rendeva gioioso ma anche un pò...solo, ma quello era un'aspetto a cui aveva fatto il callo fin da bambino.
«Bhé si..» rispose Ron sempre più imbarazzato «Non sono un'asso nemmeno in originalità e pensavo che la biblioteca potesse aiutarmi.»
«Va bene, ho capito» disse Harry pensoso grattandosi il mento con una mano «Andremo a controllare in biblioteca dopo la colazione, al momento è chiusa e inoltre il mio stomaco proclama cibo»

Harry e Ron arrivarono nel giro di pochi minuti alla sala grande, l'atmosfera eccitata del primo giorno ad Hogwarts sembrava essere sfumata in tempo record, tutti erano immersi in quella che ormai era per tutti una enorme, mega normale colazione a base di..bè a base di tutto. Solamente alcuni ragazzini del primo anno non si erano ancora abituati alle stramberie della scuola e alcuni di loro saltavano ancora sul posto mentre il fantasma della propria casa appariva accanto a loro per chiacchierare delle notizie mattutine; Questo capitava in quasi tutte le case, tutte tranne in Serpeverde dove i studenti nuovi si erano già perfettamente amalgamati alla maschera perfettina tipica delle Serpi, molti di loro si erano già riuniti intorno a Malfoy che a quanto pare veniva visto come il simbolo da seguire della casa e lui non si lasciava sfuggire l'occasione per vantarsi di chissà quale perfidia.

«Oggi Malfoy sembra abbastanza allegro» disse Harry risorto dai propri pensieri non facendo a meno di notare l'animosità del re serpeverde che si pavoneggiava con i propri compagni mentre mimava qualcosa con le posate.
«Ne avrà combinata un'altra delle sue» rispose Ron scrollando le spalle, probabilmente troppo occupato a pensare alla lettera per dar spazio nei propri pensieri a Malfoy.
«Allora mi dai ragione, Draco sta tramando qualcosa»
«Draco?» domandò Ron indignato come se avesse pronunciato il nome di Voldemort.
«Malfoy» si corresse subito Harry a disagio. Come se avesse sentito il proprio nome il soggetto in questione si drizzò sul posto puntando gli occhi vitrei su quelli di Harry che a sua volta si sentì piú a disagio di prima, seguì Ron a ruota per sedersi insieme agli altri della loro casa per la colazione ma la sensazione che lo sguardo di Malfoy non lo lasciasse un secondo lo rese assurdamente impacciato, per prima cosa si ritrovò seduto senza fare troppi danni per miracolo in quanto prima di arrivare al posto inciampò diverse volte nella sua stessa divisa, una volta seduto aveva rovesciato i bicchieri più vicini, fortunatamente Hermione era pronta ad intervenire con un incantesimo di pulizia, infine stava rischiando perfino di affogarsi con un pò tutte le portate.
«Ehy amico ma che ti prende?» Chiese Ron preoccupato per il comportamento di Harry. «Dovrei essere io quello in tilt per la preoccupazione, invece guarda, mi sono solamente sporcato per sbaglio la divisa..ma quello succede quasi ogni giorno» continuò ormai non più imbarazzato per le proprie azioni.
«Non sono preoccupato per la tua lettera» rispose Harry cupo continuando a puntare lo sguardo sulle pietanze davanti a sè. Ron parve offeso dalla risposta ma non glielo fece notare «Allora che succede?» chiese abbattuto.
Harry non rispose, spostò lo sguardo sul suo amico poi con coraggio su quello di Malfoy nella speranza che non lo stesse guardando e che quella che sentiva fosse solamente un'orrenda sensazione. Ma Malfoy non aveva distolto l'attenzione sul prescelto nemmeno una volta nell'arco di quel tempo e quando il loro sguardo si incrociò sorrise spavaldo. Ron che solo ora sembrava aver capito a chi era rivolta l'attenzione dell'amico si illuminò nuovamente in viso. «Ho capito!» urlò strattonandolo al braccio, ma dovette abbassare la voce quando Harry lo guardò in cagnesco dopo essere trasalito «Pensi che la lettera l'abbia Malfoy! Per questo eri distratto, sta tramando sicuramente qualcosa e non sei preoccupato perché lo smaschererai» continuò Ron eccitato ma con tono controllato.

Harry non capiva se l'amico cercasse di convincere se stesso o fosse realmente convinto di ciò che diceva ma sapeva che se gli avesse detto ciò che realmente pensava, ovvero che della sua lettera al momento non poteva che importagliene di meno, si sarebbe sentito davvero tanto tanto male; E per quanto Harry fosse pieno di quesiti che gli invadevano il cervello peggio dei famosissimi Gorgosprizzi di Luna Lovegood non voleva far del male al suo amico di conseguenza valeva la pena assecondarlo, sarebbe andato in biblioteca dove Harry era certo che Ron avesse lasciato la lettera ed infine ridargliela dandogli dello smemorato, se non l'avesse trovata allora si sarebbe inventato qualcosa..magari indagando davvero su Malfoy.

Finita la colazione Harry non perse tempo per dirigersi alla biblioteca, prima si sarebbe tolto quel pensiero e meglio era. Inoltre aveva pensato che sarebbe stata un'ottima occasione per indagare davvero sui suoi sospetti ora che i suoi amici erano entrambi impegnati in lezioni che non facevano parte del programma studio di Harry, o meglio Hermione lo era, Ron invece era intento a impiegare l'ora libera per finire il tema extra che Piton gli aveva assegnato per punizione dato che stava per stecchire un alunno tassorosso a lezione, lo avrebbe assegnato anche a lui se non fosse che in difesa contro le arti oscure se la cavava quel tanto per non farsi togliere punti in modi totalmente insensati.

Mentre varcava la soglia non poteva far a meno che pensare a cosa avrebbe fatto se non avesse trovato la lettera di Ron perchè a dire il vero ad Harry non andava di dare la colpa a Malfoy, sapeva che per quanto potesse essere irritante non si interesserebbe a cose futili come una lettera d'amore, la colpa gli andava affibbiata per faccende più oscure, Harry ne era certo anche se doveva ammettere che non si erano mai lasciati sfuggire occasione per mettersi nei guai a vicenda, quindi poteva aspettarsi di tutto e un pò Harry lo sperava.
La biblioteca era deserta ma Harry si guardò con circospezione le spalle dato che non voleva essere visto curiosare nel reparto per ragazzine sentimentali dove probabilmente Ron aveva curiosato per mettere su quattro frasi sdolcinate nella sua lettera. Quando raggiunse quel reparto Harry però non fece in tempo a controllare la presenza di fogli su uno dei tavoli che un rumore di passi distolse la sua attenzione.

«Quante volte devo dirtelo Pansy? Non seguirmi, ho un compito da svolgere da solo» disse furibonda la voce di Malfoy che rimbombava nelle parenti della sala quasi vuota.
«Ma Draco, voglio solo aiutarti a cercare quello che ti serve, in due si fa prima no?» rispose la Parkinson in tono assillante.
Harry, che si era dimenticato totalmente della lettera si spostò dal reparto per seguire cauto la direzione della voce dei ragazzi, in modo da ricavarne qualche informazione sulle intenzioni di Malfoy, dopotutto indagare era tra la lista dalle cose da fare, se avesse pensato dopo alla lettera che male ci sarebbe stato?
«Pansy, vattene» ordinò gelido Malfoy, la sua voce sembrava ancora più dura, più forte ora che Harry si era avvicinato a sentirla meglio.
«Almeno dimmi cosa stai cercando» rispose lei offesa già pronta ad andare via.
«Un libro con delle informazioni a me parecchio utili» rispose semplicemente.
Pansy in tutta risposta sbuffò scocciata ma divertita «Non avrei mai detto che in una biblioteca qualcuno potesse cercare un libro» disse sarcastica «Ma non ti chiedo altro, se trovo qualcosa di interessante te lo farò vedere che tu lo voglia o meno» tornò nuovamente sui suoi passi e si mise a gironzolare tra i scaffali, Harry dovette pregare molte volte che nello spostarsi di zona in zona non ne sfiorasse nessuno, stava trovando parecchio stressante evitare Pansy che si aggirava intenta a trovare qualcosa della quale neppure lei sapeva, ma lo era di più il fatto che Draco si ostinasse a non parlare, sopratutto lo rendeva nervoso. Quale compito orribile richiede tale segretezza?

I minuti trascorrevano silenziosi, senza che nessuno dei due ragazzi aprisse bocca, l'unico rumore era quello di tomi che venivano spostati e la polvere soffiata via.

«AH!» urlò Pansy alle spalle di Harry facendolo sussultare «Che abbiamo qui?» continuò cantilenante.

«Che hai trovato?» Urlò Draco che aveva già lasciato il suo reparto per andare in quello di Pansy. 
«Una lettera per una sanguemarcio» rispose lei tenendola tra l'indice e il medio porgendola nella direzione di Draco. Quest'ultimo alzò lo sguardo per verificare in che reparto si trovasse ed emise un verso disgustato.
«Sapevo che dovevi lasciarmi solo. Cosa pensi ci possa essere di utile qui?» chiese arrabbiato probabilmente più per aver perso tempo prezioso che per il reparto in sé.
«Se tu magari mi dicessi cosa cerchi..» insisté lei. 
«Vattene» ribatté lui.
«Ok, va bene ma questa la porto via con me, sai, mi mancano i giorni in cui trovavi in queste piccole cose il modo per divertirci alle spalle di tutti»

Harry non perse tempo nel sentire la risposta di Malfoy in quanto la Parkinson stava andando via con la lettera di Ron e questo non poteva permetterlo, anche se ciò gli sarebbe costato qualche guaio,tanto ormai se c'era una cosa che aveva imparato nell'indagare questa era che prima o poi in un pasticcio ci si ritrovava sempre.
Quindi senza minimo ripensamento saltò fuori dall'angolo in cui era appostato.
«Quella non è tua, ridammela» disse autoritario infine, che cogliendo i due alla sprovvista li vide sussultare.
«Potter!» ringhiò Draco con gli occhi ridotti in fessure «che ci fai qui?»
Pansy ridacchiò e girò intorno ai due ragazzi che si trovavano l'uno di fronte all'altro. «Ma è ovvio! Era qui a scrivere questa robaccia alla sanguemarcio, che tenero il nostro Potter» disse con un gesto teatrale di finta commozione coronandolo con una risatina derisoria.
«Dalla a me» intervenne Draco strappandole serio la lettera dalle mani, poi assunse la sua solita maschera sadica in volto.
«Così ti riconosco» disse Pansy allegra e dopo avergli indirizzato un'occhiolino uscì dalla biblioteca.

Draco ed Harry erano rimasti soli a fissarsi furtivi in attesa che l'eco dei passi di Pansy scomparisse.
«Ridammela Malfoy, non voglio perdere tempo con te» disse Harry tendendo una mano verso di lui una volta che la stanza fu abbracciata da un silenzio tombale.
«Vuoi dirmi che questa è davvero tua?» ribatté Draco puntando lo sguardo carico di disgusto verso la carta nelle sue mani «Sei venuto di nuovo a spiarmi, non è cosi?» continuò puntando gli occhi su Harry senza cambiare espressione.
«Il mondo non gira solo intorno a te Malfoy» Harry era serio nel pronunciare quelle parole ma la reazione che ne seguì lo lasciò sorpreso.
Draco rise cosa che provocò ad Harry un tuffo al cuore per la sorpresa fisso a guardarlo con occhi sbarrati.
«Hai ragione, il mondo gira intorno a te prescelto» continuò Draco con voce vellutata mettendo Harry piu a disagio di quanto già si sentiva. «I tuoi piani, i tuoi voleri, le tue amicizie, la tua famiglia (se pur quasi inesistente), le tue..cotte» guardò sdegnoso la lettera ancora una volta come se più passasse il tempo e più essa gli sporcava le mani « Se tutto riguarda te va tutto bene, non è così Potter? chiunque non ti vada a genio è a priori marchiato come nemico di cui famiglia, amici, cotte..non valgono proprio un bel niente, come se non essendo passato al tuo verdetto non possano provare gli stessi tormenti che provi tu» 
Harry guardava allibito Draco che stringeva salda la lettera in un pugno tremante di rabbia e rancore, non riusciva a credere alle proprie orecchie né a capire a cosa Malfoy volesse intuire.
«Io agisco per il bene comune, non ho mai chiesto di essere il prescelto sai, non è il massimo crescere senza genitori con il solo obbiettivo di uccidere il loro assassino che oltretutto è la minaccia più grande al mondo»
Draco che prima puntava lo sguardo al pavimento lo indirizzò verso Harry digrignando i denti «Lo stai facendo di nuovo, fai la vittima, tu non sei l'unica pedina di questa battaglia a rischiare di essere divorata né l'unico a cui vengono strappati pezzi dalla scacchiera, su questo Potter sei uguale a Voldemort non vedi altro che te.»
Se quello di far venire i sensi di colpa ad Harry era uno degli obbiettivi di Draco, bé ci era riuscito, o meglio quello che sentiva era più un miscuglio di si colpa ma anche dubbi, confusione e malinconia. 
«Io non capisco..» concluse i suoi pensieri in un sussurro.
«lascia perdere» tagliò corto Malfoy il quale non solo sembrava davvero irritato ma perfino amareggiato e ..stanco. «non mi aspettavo altro, meglio cosí, ora dimmi, sei venuto a completare l'atto di spionaggio dell'Hogwarts express?» chiese infine annoiato.
«No, sono venuto solo per quella» rispose con un cenno del capo verso la lettera.
«Ti piace davvero la SangueMarcio?» chiese Malfoy con un calo di tono nella voce.
«Non chiamarla così»
Draco non rispose si limitò a piantargli la lettera al petto prima di girarsi per uscire dalla sala, ma prima che lo facesse la voce di Harry lo bloccò.
«È di Ron, sono venuto solo a recuperarla» 
Draco sorrise appena e voltò il capo verso la propria sinistra nel tentativo di guardarsi alla spalle nella direzione di Harry.
«Potter, se io non ti avessi ridato la lettera..cosa avresti fatto?»
Harry parve piu confuso di prima alla luce di quella domanda ma fece comunque spazio nei suoi pensieri nel cercare la risposta, assunse un ghigno divertito quando la trovò.
«Ti avrei ricattato dicendo a tutta Hogwarts di quel bacio» rispose sapendo già che Malfoy conosceva bene la risposta, dato che glielo aveva accennato tempo prima.
Il biondo rimase nella sua posizione, sempre con lo stesso sorriso e lo stesso sguardo pensieroso mentre si mordeva il labbro inferiore.
«Non lo avresti fatto» 
«Cosa te lo fa pensare?» 
«Il fatto che hai voluto specificare che la lettera fosse del rosso malpelo prima che io andassi via» detto ciò Malfoy varcò finalmente la porta uscendo dalla biblioteca, solo allora Harry si accorse che il Biondo portava una pettinatura perfetta grazie all'uso di gel per capelli.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


La mattina dopo Harry si svegliò con un orribile mal di testa, non un qualsiasi mal di testa ma uno di quelli che soltanto Harry Potter poteva descrivere, dopotutto era l'unico a portare il segno che stava a indicare "io sono sopravvissuto" e il prescelto a suo mal grado aveva imparato a riuscire a distinguere i diversi tipi di dolore e la loro causa, anche in questo caso.
La sera prima dopo l'incontro in biblioteca con Malfoy, Harry pensava di poter trascorrere il resto delle lezioni cercando di non pensare a ciò che era accaduto prima e tantomeno a tutti i problemi Pottercentrici che aveva da considerare, il discorso di Malfoy lo aveva lasciato consapevole e intontito al tempo stesso tanto che senza rendersene conto passò le ore successive parlando solo d'altri, la lettera di Ron era un'ottimo pretesto per iniziare che come promesso aveva restituito senza troppe cerimonie non volendo dire al suo amico che in un certo senso Draco Malfoy solo per puro caso c'entrava con essa, anche se non era lui l'artefice della scomparsa. Ron d'altro canto sperava che lo fosse solamente per il gusto di poter affermare di non essere una testa bacata ma su quello non c'era nulla da fare. Ma ben presto l'imbarazzo della sua dimenticanza venne sostituita dalla gratitudine verso Harry che si mostrava più coinvolto di quando sperasse nell'andamento della propria storia romantica con Hermione.
Sembrava perfino più interessato alle materie a lui più ostiche o noiose come Erbologia dove lui e Neville facevano a gara per chi fosse più fastidioso nel chiedere maggiori informazioni su tutto quello che la Professoressa Sprite pronunciasse. Hermione gli chiese perfino se avesse ingerito la pozione vinta da Lumacorno in quanto oltre a dare fortuna dava anche una sensazione di euforia a chi la assumeva. Harry a quell'affermazione scosse semplicemente la testa teso ma stranamente felice non sapendo che ben presto la Felix Felicis l'avrebbe bevuta sul serio.

Infatti quella sera, prima che Harry entrasse in sala grande per la cena, un ragazzino del secondo anno lo avvisò che Silente lo attendeva nel suo studio. Harry aveva dimenticato che poco prima di partire per Hogwarts quando insieme andarono a recuperare Lumacorno, il preside gli aveva annunciato che avrebbero preso lezioni private, a quel pensiero Harry si sentì nervoso ma allo stesso tempo rincuorato nel pensare tra sé e sé che se davvero il suo unico pensiero era se stesso questo importante dettaglio non l'avrebbe dimenticato.

Se mai il preside della scuola proponesse di darti delle lezioni private, l'ultima cosa che verrebbe in mente era di ritrovarsi immersi fino al collo di ricordi d'infanzia di un pazzo assassino, ovviamente fu ciò che accadde. 
In pratica le famose lezioni private non avevano niente a che fare con l'insegnamento ma avevano a che fare con l'apprendimento. Secondo Silente per riuscire a sconfiggere il più potente mago oscuro bisogna conoscerne il passato per capirne le eventuali "falle". Oltre a questo però c'era un'altro motivo "Horcrux" che scaturo' in Harry una curiosità particolare dato che Silente non aveva praticamente rivelato nulla sull'argomento, disse solo di cercar di far trapelare le informazioni da Lumacorno per accettare alcuni dubbi e placarne altri.
Così a Harry totalmente confuso non restava che andare a letto sperando in un giorno più fruttuoso.

Quella mattina quindi, Harry comprendeva per bene il motivo del suo malessere, ogni giorno che passava era un passo piu vicino a Voldemort, come se entrare nel suo passato non lo fosse già abbastanza. 
Silente aveva programmato le lezioni di sabato in modo che il giorno dopo Harry potesse schiarirsi le idee in pace e con tranquillità, ma Harry non sapeva stare con le mani in mano pensando cose che non poteva capire finché non gli venivano spiegate percio' non perse tempo a cercare Lumacorno.

Quando arrivo nel suo ufficio Harry non si sorprese nel trovare Lumacorno in vestaglia a scolarsi una bottiglia di whisky incendiario, Harry non poteva essere piu fortunato dato che Silente gli aveva esplicitamente detto che non sarebbe stato facile ricavare informazioni dal diretto interessato. 
«Signore» 
Entrò nella stanza incerto aspettando un'invito ad avvicinarsi.
«Harry! Ragazzo mio, entra!» rispose Lumacorno allegro agitando una bottiglia di whisky per aria.
«Professore, sono qui per chiederle una cortesia personale»
«dimmi tutto ragazzo!..ne vuoi?» rispose lumacorno porgendo un bicchiere colmo di alcol.
Harry rifiutò l'offerta con un gesto della mano e andò a sedersi di fronte all'insegnante.
«Mi serve un suo ricordo» iniziò «..quello che riguarda gli Horcrux» aggiunse piano.
Lumacorno che proprio un'attimo prima appariva arzillo e gioioso parve pietrificato in un'espressione di panico, posò delicatamente il bicchiere che aveva offerto sul tavolo e si alzò in piedi.
«Professore?»
«Harry, ho già dato le mie memorie a Silente, la tua visita qui è superflua» rispose gelido. Se prima Lumacorno sembrava cambiato dall'alcol adesso sembrava tornato allo stato di sobrietà sotto un'incantesimo purificante immediato.
"Professore» ripetè Harry alzandosi anch'egli dalla sedia, ormai consapevole che era inutile girarci intorno con parole lusinghiere. «Sappiamo entrambi che ha modificato quei ricordi, è consapevole di mettere a rischio la vita di tutti noi non rivelando ciò che si ostina a nascondere?»
«Quei ricordi, ragazzo, covano informazioni che mai più devono essere rivelate, mai più»
Lumacorno appariva scosso, ma l'aria da montagna insormontabile non si sgretolava, anzi, era resa piu forte dallo sguardo ostinato che rivolgeva al proprio alunno.
Harry capì che l'unico modo per ottenere informazioni era il piano B, che teneva sempre in tasca. Aveva sempre sperato che l'avesse utilizzato per qualcosa di più fatale, ma dopotutto se non avesse ottenuto quel ricordo a detta di Silente il risultato sarebbe stato catastrofico comunque. 
«Va bene, ha vinto lei, ora se non le dispiace potrei accettare il bicchiere offerto prima?» domandò Harry tornandosene a sedere, nascondendo nel suo palmo la boccetta di Felix Felicis.
"Certamente!Certamente!» urlò entusiasta Lumacorno tornato raggiante, Harry si stupì per quanto lunatico fosse o più semplicemente ipocrita.
Quando Lumacorno gli passò il bicchiere sul tavolo Harry aspettò il momento in cui il alzò il gomito per bere per mettere una piccola dose nel bicchiere, dopo di ché trangugiò il suo.
«Mi parli di mia madre, lei l'ammirava molto non è vero?»
Harry non sapeva perché si ritrovava a parlare di quell'argomento spontaneamente, o meglio, lo sapeva ma non pensava che parlare di sua madre e aprire eventuali ferite servissero a ricevere un ricordo che non avesse nessuna connessione con la donna, però doveva ammetterlo, moriva dalla voglia di saperne sull'argomento fin da quanto aveva memoria e forse questo la Felix Felicis lo sapeva.
«Se l'ammiravo?» chiese Lumacorno sorpreso con gli occhi colmi di lacrime «Non riesco a immaginare chi non potesse dopo averla conosciuta..così coraggiosa...così divertente..Quello che le accadde è stata una cosa veramente terribile..»
«Ma lei non vuole aiutare suo figlio» disse Harry « Mia madre mi ha dato la vita, ma lei non vuole darmi un ricordo» 
«Se servisse a qualcosa ragazzo..ma non serve..è solo qualcosa per cui non vado fiero, credo di aver procurato il più grosso danno quel giorno..» rispose Lumacorno addolorato.
«Lei è terrorizzato, ma sa benissimo che potrei risolvere tutto con quel ricordo..se me lo affidasse rimedierebbe a qualsiasi danno, sarebbe un'azione molto coraggiosa e nobile.»
«Degna di tua madre» affermò lumacorno annuendo piano dopo minuti di silenzio a labbra serrate. Sfilò la bacchetta dalla tasca in un gesto cauto e con la mano libera prese una bottiglia vuota. Senza levare gli occhi da Harry si sfiorò la tempia con la bacchetta e ne staccò un lungo argenteo filo che finì depositato all'interno della bottiglia che chiuse «Ti prego di non pensare troppo male di me quando la vedrai» disse e subito dopo la consegnò.
«Grazie mille professore, non lo farò»

Harry uscì raggiante dalla stanza pensando che la Felix Felicis lo guidasse dritto all'ufficio di Silente per consegnare il ricordo ma dentro di se sentiva che questo poteva aspettare, le sue gambe sembravano muoversi da sole quasi saltellando per i lunghi corridoi evitando di scontrarsi con il mucchio di studenti che li occupavano, nel svoltare direzione del proprio percorso incontrò Hermione che teneva in mano una pila di libri che le occupava la vista, arrivate davanti a lei le gambe di Harry si fermarono e prima che potesse dire "ciao" Harry disse a gran voce «Hermione, Ron deve darti qualcosa» e felice continuò per la sua strada prima che la ragazza potesse chiedergli a che si riferisse.
Harry si chiese quanto tempo sarebbe durato l'effetto della pozione dato che la quantità versata nel bicchiere era minima, ma al tempo stesso era più orientato a chiedersi dove le sue gambe lo stessero portando. La risposta arrivò a breve quando si ritrovò immobile sulla soglia del bagno maschile del piano inferiore.
Qualche metro più in là vide una figura dargli le spalle, Draco Malfoy, era aggrappato con le mani ai lati del lavandino, la testa con i capelli argentei china in avanti. Harry rimase a fissarlo per un pò, non riusciva a vederlo bene da quella distanza, voleva avvicinarsi ma il suo corpo glielo impediva.
«No..dimmi cosa c'è che non va..io posso aiutarti» Una voce femminile, quella di Mirtilla Malcontenta lo riscosse lasciandolo sempre più stupito da quello che stava osservando, se la ragazza offriva del supporto morale significava che Malfoy stava messo proprio male.
«Nessuno può aiutarmi» rispose Malfoy. Stava tremando. «Non posso farlo..non posso...e se non lo faccio presto dice che mi ucciderà»
Harry rimase come fulminato. Malfoy stava piangendo: le lacrime scorrevano sul suo volto pallido e dentro il lavandino sudicio.
Malfoy singhiozzò e deglutì; poi con un gran brivido guardò lo specchio di fronte a se e vide Harry che lo fissava al di sopra della sua spalla.
Si voltò di scatto ed estrasse la bacchetta lanciando una maledizione al prescelto. Harry che ancora sentiva gli effetti della Felix lo evitò senza troppe difficoltà, sentiva il bisogno pulsante di afferrare la sua bacchetta e lanciare l'incantesimo contro i nemici che aveva letto sul libro del principe ma ancora una volta la pozione lo bloccò suggerendo la cosa giusta da fare.
«DRACO! fermati ti prego, per una buona volta possiamo parlare civilmente?»
Malfoy bloccò la bacchetta a mezz'aria tremante in posizione difensiva asciugandosi di fretta le lacrime cercando e di assumere un'espressione decisa «Come no Potter, questo non è il momento per parlare di quanto tu ti stia facendo il culo per salvare il mondo, adesso che hai sentito tutto vuoi rinfaccermelo non è cosi?» disse con la voce carica di rancore.
«Voglio solo parlare con te, di te, voglio ascoltarti» continuò Harry avvicinandosi di passo in passo al ragazzo, senza rendersi conto che l'effetto della pozione si stesse esaurendo.
«Ascoltarmi, Tu?» Malfoy teneva ancora la bacchetta levata mentre indietreggiava fino a sbattere contro il lavello. «Non ho bisogno della tua pietà, Potter. Proprio tu dovresti essere l'ultimo a concedermela»
Harry finalmente arrivò a pochi centimetri di distanza dal biondo, a separali solo la bacchetta che gli puntava il petto.
«Non è cosi» Harry non aveva mai notato che la pelle del ragazzo ultimamente fosse più bianca del solito, che i suoi occhi argentei ora sembravano nuvoloni carichi di pioggia circondati da occhiaie profonde. Spostò l'attenzione sui capelli, quegli splendidi capelli sempre perfettamente gellati erano ora il disordine più totale, dovette lottare con la tentazione di spostare qualche ciocca dalla fronte perlata di sudore. «Avevi ragione, devo concentrarmi un pò più su quello che sentono gli altri intorno a me, sono solo un'ipocrita, fammi rimediare» disse infine sincero per poi scostare con una mano la bacchetta dal suo petto nel tentativo di avvicinarsi ancora.
Malfoy non riusciva a spiccicare parola in risposta, il tentativo di non piangere non durò molto dato che qualche lacrima scorreva silenziosa sul suo viso, lo sguardo intenso verde smeraldo non lo aiutarono affatto e continuò a stare immobile tra i suoi pensieri finchè non si ricordò del suo stato pietoso grazie al riflesso degli occhiali di Harry.
«Non guardarmi!» urlò Malfoy portandosi le braccia davanti al viso «Non guardarmi...ti prego..» disse singhiozzando mentre si calava a sedere ai piedi del lavello piangendo ora a dirotto.
Harry si inginocchiò scendendo all'altezza dell'altro ragazzo, piano poggiò i palmi sulle braccia incrociate sul viso di Malfoy nel tentativo di scostargliele, sotto i polpastrelli la pelle del ragazzo tremava gelida ma essa si tranquillizzò non appena Harry iniziò silenzioso ad accarezzarla lentamente e con piccoli gesti, sapeva che quel gesto valeva più di mille parole al momento. Harry non era lì per essere invadente, era curioso certo, preoccupato e anche assurdamente confuso, troppo stava cambiando in quel poco tempo o forse troppo non aveva notato fino a quel momento.
«Malfoy..» Iniziò Harry tornando a fissare i suoi occhi argentei «Draco..Sono stato uno stupido a pensare che questa guerra toccasse fin in fondo solo me, guardati..» fece un gesto con la mano verso il biondo «Solo un cieco non poteva accorgersi che anche il più insospettabile degli uomini ne fosse tanto segnato»
«Infatti Potter sei un quattrocchi» disse Draco in risposta scostandosi le braccia dal viso cercando di apparire il solito ragazzo arrogante di sempre, l'unico problema era che il suo volto non aveva assunto per niente quella tipica espressione divertita che lo caratterizzava, ma solo un sorriso sbilenco in un viso sciupato dal pianto.
«Meglio quattrocchi che una diva che non vuole farsi vedere in viso a causa di quattro ciocche fuori posto» Harry non voleva essere offensivo, infatti diede la sua risposta sorridendo calorosamente, pensando che pure nei momenti piu tragici non potessero fare a meno di puzzecchiarsi a vicenda.
«Noi Serpeverde teniamo molto al nostro look è una sorta di garanzia» ribatté Draco fiero «Dovrei prestarti un pò del mio Gel, i tuoi capelli sono uno schifo, ma immagino che a voi Grifondoro non piacciono certe poltiglie»
«Mi piace il tuo Gel» disse Harry frettolosamente senza pensarci «... insomma i tuoi capelli sono sempre perfetti» arrossì lievemente pensando ancora a quell'odore che aveva scoperto di adorare.
Draco lo fisso sbalordito per un pò, poi tossicchiò deviando lo sguardo alla sua destra mentre il suo viso assumeva un colorito rosato «Comunque, non eri qui per un motivo?»
A Harry ci vollero una manciata di secondi prima di riprendersi dal cambio improvviso d'argomento, poi ricordando cosa l'aveva portato lì e cosa aveva visto rispose «Io..esattamente non so perché mi trovavo qui, cioé..passavo per caso» 
Draco gli rivolse un'ultima occhiata interrogativa ma non chiese altro, si alzò e subito dopo porse una mano ad Harry per far alzare anche lui. «I soliti misteri alla Harry Potter, eh?»
«Cosa?» rispose il ragazzo accettando il supporto e tirandosi su felice nel costatare che la sua pelle non era più gelida come prima.
«Nulla, dovrei andare adesso, ho delle cose da fare» tornò serio mentre iniziava a dirigersi verso l'uscita.
«Qualsiasi cosa tu debba fare.. se ti riduce in questo stato non è nulla di buono, se posso fare qualcosa..Io..» 
«Non puoi capire...Nessuno potrebbe e non li biasimo.» lo interruppe Draco prima di andare via.

«Deve finire questa storia che le nostre discussioni vadano a finire tutte così» disse Harry al nulla quando Malfoy era già lontano.
Ma una voce femminile gli rispose. «Oh Harry, non è magnifico quel ragazzo? Ha un gran cuore, soffre tanto e nessuno lo capisce, sembra tu sia il primo a provarci»
Harry la fissò vacuo poi strinse le labbra e rispose «Si Mirtilla, hai proprio ragione.»


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


«Harry, mi spieghi cosa diamine ti è saltato in testa?» sconfortato Ron passava da un punto all'altro della camera da letto che i due condividevano attendendo risposta dal suo amico. 
«Per l'ultima volta Ron, non so a che ti riferisci» 
Era l'alba e a causa di Ron che non aveva chiuso occhio tutta la notte Harry si ritrovò già fuori dal letto pronto a vestirsi per scendere a lezione con piu o meno due ore di sonno a causa di questo e ai pensieri che riguardavano il giorno precedente non riusciva a tenersi abbastanza attivo per riuscire a decifrare cosa volesse l'amico.
«Non dovevi farlo!» Continuò l'amico che ad ogni passo sentiva l'agitazione ribollire sempre di più.
Harry proprio non riusciva a capire, cosa aveva fatto il giorno prima?
Per primo aveva recuperato i ricordi di Lumacorno e oggi stesso sarebbe andato da Silente per mettere in chiaro la faccenda. Escludeva che questo turbasse l'amico, dopotutto quando Harry per cena raccontò tutto entrambi i suoi amici apparivano entusiasti, Silente aveva ordinato a Harry di rivelare solo a loro tutto ciò che da quel punto in poi avrebbe saputo e questo li rese ancora più orgogliosi. Quindi no, il motivo non era di certo questo.

Aveva raccontato loro di Malfoy, o meglio, Harry non se la sentiva proprio si raccontare tutto ciò che era successo, che poi in realtà non era poi molto, ma anche solo una cosa banale come il cercare di essere pacifici e comprensivi con quello che era sempre stato un nemico non poteva essere visto come una buona cosa, comunque a Hermione e Ron rivelò solamente di averlo visto piangere per qualche compito difficile e che ciò lo turbava.
Non disse neppure che era stata la Felix Felicis a guidarlo da Malfoy, non sapeva perché ma Harry aveva paura di quello che le solite risposte saccenti di Hermione potessero rivelargli.

Il resto della giornata Harry lo passò in camera, aveva provato ad andare da Silente ma lui stranamente era partito per uno dei suoi misteriosi lavori fuori da Hogwarts. Harry in realtà dubitava che fosse già tornato ma lo sperava dato che non credeva di avere in nervi saldi per aspettare fino al prossimo incontro, iniziava a pensare che il sabato era stato scelto non per comodità di Harry..ma dello stesso Silente.
Non c'erano altre cose fuori dal normale che fece quel giorno quindi optò per l'argomento Malfoy.
«Senti Ron, stavo solo constatando cosa stesse succedendo, dopotutto è umano anche lui» disse esasperato mentre finiva di allacciarsi le scarpe.
Ron si fermò dalla sua marcia ansiosa e fissò Harry confuso aggrottando le sopracciglia «Ma di che stai parlando?»
«Malfoy..tu non..?» Harry gli rivolse un'altrettanto sguardo confuso, poi sbuffò stufo e un po' a disagio. «Vuoi dirmi a cosa diamine ti riferisci?»
«Alla lettera! Hai detto ad Hermione che io dovevo darle qualcosa e adesso non mi lascia scampo, non sono sicuro neanche di volerla incontrare a colazione, perché l'hai fatto?»
In un primo momento non capì poi man mano i suoi ricordi
si fecero più chiari nella sua mente, la Felix non l'aveva solo portato da Malfoy, ancora prima aveva fatto un bel guaio.
«Oh» imbarazzato si passò una mano dietro la nuca «Bhé Ron, ero sotto l'effetto della Felix Felicis quando avevo riferito la cosa ad Hermione..ciò significa che è la cosa giusta da fare no? E poi tu non volevi consegnargliela?»
«La cosa giusta per te forse, lo sai che ho bisogno dei miei tempi per queste cose e con l'insistenza di Hermione finisco per rovinare tutto»
«La cosa giusta per me?» Harry si concentrò solo sulla prima parte della risposta fornita, forse non doveva badarci troppo, infondo sapeva quanto Ron fosse suscettibile ma quella discussione iniziava a irritarlo.
«Si dia il caso che quello che ha una cotta per Hermione sei tu, quindi perché dovrebbe essere la cosa giusta per me?»
«Chiedilo alla Felix, quella porta fortuna a chi la beve no? Non vedo cosa possa centrarci io.» riprese a procedere a spasso spedito avanti e indietro nella stanza «Magari anche tu provi qualcosa per lei e non lo sai ancora, magari l'amortentia mostrava il suo profumo e tu abituato a sentirlo tutti i giorni non ci hai fatto caso.»
«Impossibile, conosco quel profumo.» 
Ron si fermò un'ultima volta proprio davanti a quello che pareva ormai definirlo il proprio contendente in amore e inarcò un sopracciglio come per dire "che mi nascondi?".
Harry scosse semplicemente la testa sperando di non toccare nuovamente quel tasto, esattamente non capiva cosa stesse provando ultimamente. In poco tempo un semplice profumo gli aveva annebbiato le idee e schiarito gli occhi, non sapeva molte cose ancora, non sapeva nulla in effetti.
Se Hermione non avesse spiegato il significato di quella pozione ora si sarebbe sentito allo stesso modo? Avrebbe continuato a non notare nulla puntanto dritto per la sua strada? O ancora, avrebbe ancora pensato alla faccenda ogni minuto della sua giornata? A Malfoy?
Per quanto odiava ammetterlo Harry non poteva negare che quel profumo fosse legato al ragazzo che fin ora aveva odiato di più al mondo, non dopo averlo sentito tanto da vicino.
Ma Harry non poteva provare attrazione per Draco; Innanzi tutto era un ragazzo ed a Harry non risultava aver mai avuto attrazione per un ragazzo. Secondo, Harry provava ancora dei sospetti sul Serpeverde, stava tramando qualcosa e ciò che lo preoccupava maggiormente era che Malfoy non lo negasse.
D'altro canto Harry solo il giorno prima aveva visto in Draco un aspetto che mai avrebbe immaginato di vedere, ciò fece abbassare le sue difese e senza saperlo aprire un pò di più il suo cuore.
«Ron ascolta, la pozione porta fortuna a chi la assume ma ciò non significa necessariamente che qualsiasi cosa viene fatta per scopo personale, magari era semplicemente la cosa giusta da fare sapendo che una delle cose a cui tengo più al mondo siete voi ciò significa che la vostra felicità è la mia. Di conseguenza la vostra fortuna è la mia» Harry era sincero nel dire quelle parole di consolazione per l'amico e più andava avanti con la teoria più se ne convinceva infondo la magia non va mai interpretata letteralmente e quello senza dubbio era uno di quei casi.
Ron strinse le labbra e guardò il suo compagno di stanza con occhioni colmi di sensi di colpa, provò a dire qualcosa ma quello che ne usciva era una sorta di balbettio incoerente perciò senza spendere troppo tempo corse ad abbracciare Harry che felice aveva ricambiato con delle pacche sulla schiena, dopodiché finalmente Ron si decise a parlare «Mi dispiace, sono stato uno stupido a dubitare di te...è solo che..lei mi piace davvero tanto.» 
Harry strinse vigoroso la stretta prima di discostarsi dall'amico e gli indirizzò un sorriso smagliante «Lo so bene, ma dovresti deciderti a darle la lettera, prima che cada in grinfie sbagliate»
Ron indirizzò lo sguardo verso la lettera sul comodino, gli si leggeva l'ansia fin sopra la punta dei capelli rossi «Ok. Lo farò...Ma a proposito di grinfie sbagliate, dovremmo continuare il discorso Malfoy con Hermione.»
Il smagliante sorriso di Harry si spense in meno di un secondo sentendo nominare Malfoy e al suo posto prese spazio nel suo viso un colorito rosato. 
«In che senso "discorso Malfoy"?»
«Hai detto che parlava di un compito difficile no? Io direi di indagare, chissà cosa ha in mente per metterci nei guai»
«Non so Ron, ve l'ho detto..non sembrava affatto felice di quello che doveva fare..Magari non è lui il problema.»
«Si, e io sono il cocco di Piton.» rispose Ron sarcastico pensando ancora alla consegna extra datagli per punizione. «Harry, fin da quando hai origliato sull'Hogwarts Express eri convinto che stesse tramando qualcosa, non ti farai ingannare da un paio di lacrime vero? A parer mio è tutta una farsa»
«Per prima cosa il cocco di Piton sarei io» scherzò a sua volta «E poi anche se fosse, come poteva sapere che io stessi per passare di li?» 
Harry se pur dubbioso doveva ammettere che la teoria di Ron non poteva essere esclusa a priori.
E se puntando sulla propria difficoltà nel misterioso compito Malfoy avesse fatto in modo che un certo Grifondoro dal cuore generoso abboccasse come uno stupido all'amo? In fin dei conti gli avevano sempre detto che era simile a Silente per la purezza del suo animo che gli permetteva di dar sempre seconde possibililtà a chi magari non se le meritava; Dicevano essere una dote valorosa certo, ma anche una dote che l'avrebbe portato alla morte.
Ma nonostante questo non voleva credere che Malfoy stesse fingendo, aveva visto il suo sguardo, sentito la sua voce e nessuna delle due cose c'era traccia di falsità, al contrario per un ragazzo dei suoi livelli doveva essere proprio dura farsi vedere in quelle condizioni o almeno così pensava. 
Inoltre Ron non aveva idea della discussione intrapresa quella sera, neppure che il "fantastico cambiamento" che Ron ammirava era dovuto proprio alle parole di Draco che lo avevano colpito in un modo impressionante e consapevole.
Le parole erano sempre stata un punto forte per i Serpeverde, erano manipolatori nati e non bisognava mai cascarci in pieno.. ma una cosa sui Serpeverde Harry l'aveva capita: È vero che sono i maestri nel raggiro ma questo vale solo per ciò che non tocca i loro sentimenti. Harry aveva preso coscienza di ciò proprio in quel bagno, Draco si era sempre mostrato una maschera di acidia senza cuore 
bravo nel raggirare senza troppe misure, lui come tanti altri serpeverde di sua conoscenza.
Ma non appena la maschera viene anche solo scostata lasciando intravedere ciò che c'è dentro, il loro viso diventa una quantità incredibile di espressioni che accompagnano a braccetto le parole. Nel suo viso aveva visto Rabbia, Rancore, Paura e molto altro che non riusciva a decifrare perché di nuovo "puff" ecco rimessa la maschera.


Harry sapeva che tutte quelle cose Ron non poteva capirle, e non ci sarebbe riuscito neanche lui se non l'avesse costatato con i propri occhi e con le proprie orecchie, ma una cosa che gli saltò in mente poteva dirgliela in modo da poter far vedere il suo punto di vista.
«Mirtilla» iniziò «Lei sa benissimo chi soffre davvero e chi finge, non credo che lei sarebbe stata lì per lui se pensasse che combinasse qualcosa di losco...e poi andiamo ce ne vuole per essere consolati da Mirtilla..»
«Mirtilla è fuori di testa e SOLA perfino Malfoy le andrebbe a genio pur di trovare qualcuno con cui deprimersi»
Come previsto da Harry era inutile provarci, ma comunque ne avrebbero parlato lo stesso più tardi e magari con Hermione qualche soluzione ragionevole sarebbe saltata fuori «Amico, seriamente stai difendendo Malfoy?» interruppe i suoi pensieri Ron prima che potesse dire la sua.
«Sto solo ragionando cosa ho visto tutto qua» decise che la risposta per chiudere la faccenda al momento fosse una mezza verità. Sperava solo che il compito di Draco non fosse davvero nulla che contraddiceva quel suo viso inerme del giorno prima.
 

"Come facevo ad essere così di coccio qualche giorno fa?" Era ciò che Harry si ripeteva barbottando tra sé e sé mentre camminava per i lunghi corridoi che portavano allo studio di Silente dopo aver fatto colazione. È vero, continuava ad avere mille dubbi per la mente ma almeno adesso riusciva a guardare oltre le apparenze almeno un po' o almeno si sforzava di farlo, ma Ron.. lui non avrebbe mai accettato che Draco fosse umano nemmeno se gli si inginocchiasse davanti chiedendo perdono per tutte le scocciature recate in passato. Magari aveva ragione però, magari stava sbagliando tutto.
Con questi pensieri volto' l'angolo e arrivò di fronte all'ufficio, ma prima ancora che potesse avvicinarsi all'ingresso per pronunciare la parola segreta la professoressa McGranitt tagliò la sua strada «Signor potter, si può sapere perché si aggira nei pressi della presidenza in assenza del preside?» aveva uno sguardo duro tipico di chi era appena uscita da una discussione accessa.
«Professoressa è sicura che Silente non ci sia? sembra fuoriosa.. è successo qualcosa?» Quando l'unica risposta che ottenne fù "questi non sono affari tuoi" espresso chiaramente da un'occhiataccia poco rassicurante optò per un'altro tentativo «Almeno può dirmi dove si trova?» 
«Dove si trovi, solo Merlino lo sa. Sono stufa di prendere le redini in questioni assurde in sua assenza, non quanto abbiamo il campionato di Quidditch alle porte, non è così lontano come sembra Potter e questanno dobbiamo stracciare il professor Piton costi quel che costi.» Disse tutto in tono agguerrito, digrignando i denti e diventando rossa dalla rabbia. Qualunque cosa fosse successa Harry era certo che centrasse Piton e questo bastava per darle il pieno appoggio senza chiederle nient'altro, l'unico problema stava che Harry ultimamente non aveva proprio la testa per dedicarsi allo sport ma questo non voleva darlo a vedere dato che molto probabilmente la McGranitt lo avrebbe schiantato. Si limitò ad annuire e girare i tacchi verso il dormitorio pensando di non tornare fino all'ora stabilita per le lezioni private, tanto aveva la sensazione che Silente si sarebbe fatto vivo solo in quei momenti.
Ma poco prima che andasse via venne bloccato un'altra volta.
«Domani discuteremo delle tattiche, ho qualche idea per voi ragazzi»
Harry sembrava perplesso. Per quanto la professoressa avesse a cuore il Quiddich non aveva mai parlato di tecniche e raduni in sua presenza, aveva sicuramente in mente qualcosa.
«Domani?» ripeté Harry.
«Sveglia Potter, domani, Hogsmade. Ricordi? I prefetti Hanno appeso le comunicazioni ieri sera per la visita, e si Potter domani. Non credo sia sicuro parlare di tattiche tra le mura scolastiche.»
Peccato che Harry la sera prima era troppo impegnato a pensare ad un Malfoy in lacrime per stare attento alle comunicazioni dei prefetti e peccato ancora che Harry non fosse per nulla entusiasta all'idea di parlare di strategie sopratutto perché essendo ormai il capitano indiscusso doveva dedicarsi davvero duramente, tra le altre cose a cui era impegnato.
Era così stressante essere Harry Potter.

*Angolo Autrice*
Vorrei chiedervi scusa perché nonostante il ritardo il capitolo non è un granché.. ma tra scuola e famiglia sto avendo un po' di problemi, spero che abbiate pazienza e che i prossimi capitoli possano man mano piacervi sempre di più. ^_^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Il giorno delle visita ad Hogsmeade era arrivato ed Harry non poteva far a meno di negare che nonostante tutte le cose che lo stavano travolgendo in quei giorni l'eccitazione per tali occasioni non era svanita, spesso passando per le vie della città pensava alle gite a cui partecipava alla scuola babbana elementare dove gli era permesso di partecipare per il solo fatto che i Dursley potevano gioire e festeggiare la mancanza del ragazzo per un'intera giornata, ma né Harry né Dudley potevano godere di tale gioia visto che si ritrovavano a scannarsi in ogni gita. Qui ad Hogsmade la situazione era totalmente l'opposto, neppure lo smorfioso più antipatico della scuola poteva rovinare le giornate di libertà ai livelli del suo antipatico cugino.

O almeno così credeva.
Come erano soliti fare, Harry, Ron ed Hermione non appena arrivati ad Hogsmade non persero tempo per stilare una lista mentale sul da farsi -Prima tappa: Mielandia!- disse Ron tutto eccitato, non dando peso agli sguardi rassegnati di Hermione e quello teso di Harry.

-Credo che dovremmo prima andare ai Tre Manici di Scopa- disse Harry sollevando cauto lo sguardo verso la meta. -La McGranitt ci aspetta- concluse indicando la professoressa che stava a braccia conserte all'ingresso, l'aria truce del giorno prima non si era dissipata per nulla.
-Andiamo, allora- incalzò Hermione, probabilmente la meno entusiasta dei tre nel sentire noiosi piani di gioco, avrebbe preferito sicuramente essere da qualche parte a leggere un bel libro o peggio, finire qualche compito.
Ron sembrava aver notato questo dettaglio nella sua espressione e sembrava indeciso sul da farsi, probabilmente aveva in mente di portarla da qualche altra parte, a Mielandia magari, affrontando al tempo stesso la questione della lettera, ma purtroppo sapeva che questo era impossibile in quanto portiere della squadra.

Arrivati al locale la McGranitt non perse tempo ad incoraggiarli ad entrare e prendere posto a sedere, i ragazzi si diedero un'occhiata intorno e videro che il locale era praticamente vuoto se non fosse per qualche studente che non faceva parte di nessuna squadra, non fece a meno di notare Harry, e Draco Malfoy in fondo la stanza intento a parlare con Madama Rosmerta. Hermione lo notò e diede una gomitata a Harry per attirare la sua attenzione sul ragazzo, pensando di ricevere un parere sulla stranezza di ciò che stavano vedendo, ma Harry scrollò semplicemente le spalle facendole credere di non aver già notato il ragazzo e che poco gli interessasse.
-Caspita- soffiò Ron nel sedersi -Ha minacciato tutti gli studenti per non assistere ai piani tattici o cosa?- chiese guardandosi intorno e puntato infine il suo sguardo sulla professoressa.
-Chiuda il becco, Weasley- lo zittì la professoressa parecchio irritata.
-Non vorrei aizzare il fuoco- si intromise cauta Hermione -Ma, è successo qualcosa di grave, professoressa?-
Harry sentendo la sua amica intromettersi nelle faccende personali della professoressa di Trasfigurazione strizzò gli occhi pronto a una tirata d'orecchi collettiva, ma quella non arrivò.
-Mia cara signorina Granger- si rivolse calma verso Hermione senza però far trapelare un minimo di sorriso -Come penso avrete già notato il Preside manca da un bel po' e il carico di lavoro ricade tutto sulle mie spalle, diciamo che i miei colleghi non sono di grande aiuto, anzi, credo proprio che stanno mettendo i bastoni tra le ruote in situazioni poco consoni a loro, così come alcuni dei studenti- lanciò una occhiata significativa a tutti e tre i ragazzi che a loro volta si sentirono parecchio a disagio, Harry avrebbe potuto giurare che ne lanciò una anche in direzione di Malfoy, ma sembrava che nessuno a parte lui lo avesse notato. 
-E questo cosa centrerebbe con il Quidditch?- si azzardò a domandare Ron. 
L'attenzione della professoressa si spostò lentamente su Ron, senza cambiare un minimo dettaglio della sua espressione, Harry era sicura che non li avrebbe schiantati solo per il bene della partita. -Il Quidditch c'entra sempre signorino Weasley- si limitò a rispondere e detto questo fece apparire con un semplice tocco di bacchetta diversi fogli contenenti milioni di schemi di gioco. La professoressa non sembrava preoccupata nel tenerli cosi in vista, probabilmente perché aveva già eretto un qualche incantesimo che escludesse occhi indesiderati intorno a loro, o più semplicemente perché al locale non c'era più nessuno, tranne Malfoy. Da quando erano entrati non si era mosso dalla sua postazione e sembrava non averli neppure notati, era immerso fin troppo seriamente nella discussione che aveva intrapreso con la proprietaria del locale, ma questo non bastava a rilassare troppo la McGranitt che solo ora, notò Harry, tentava di coprire il più possibile gli schemi dal lato in cui si trovava il ragazzo.

Iniziò la parte noiosa.
La McGranitt era immersa nel suo discorso, nei suoi stratagemmi e nelle sue aspirazioni per notare che nessuno dei tre la stava ascoltando seriamente.
Hermione cercava di mantenersi concentrata, contando sul fatto che se proprio doveva perdere il suo tempo almeno avrebbe appreso qualcosa anziché fissare il nulla, ma perfino la sua mente vagava sperduta tra boccini, pluffe e punti.
Ron era intento a fissare lo sforzo sul viso di Hermione con aria assente, tornava in se solamente quando la professoressa nominava la parola "portiere" cercando di afferrare il più possibile per non fare figuracce di fronte tutta la scuola.
Harry invece era completamente in un altro pianeta, troppo curioso per capire cosa stesse confabulando Malfoy per prestare attenzione a una sciocchezza come una partita, si chiese anche da quanto tempo considerasse una sciocchezza il Quidditch ma non restò a pensarci troppo; con la coda dell'occhio osservava quello che accadeva vicino a lui tendendo le orecchie per capirne qualche frase, ma niente, la voce dura della McGranitt era l'unica cosa che riusciva a captare.

Ad un certo punto si sentì un tonfo, Harry si girò prontamente verso Malfoy e notò che quest'ultimo aveva sbattuto violentemente la bano sul bancone, era parecchio infuriato.
Harry si approfittò del momento di silenzio sbigottito che si era venuto a creare per tendere nuovamente le orecchie nella sua direzione, tutto quello che riuscì a sentire fu "Come sarebbe a dire che hai fallito?". 
A quel punto era certo che qualcosa non stava proprio andando per il verso giusto, era già pronto per alzarsi e andare nella sua direzione quando Malfoy uscì a grandi passi dal locale senza nemmeno accorgersi della loro presenza. Harry posò il suo sguardo su Madama Rosmerta che sembrava fissare il vuoto con occhi vacui e inespressivi, e successivamente su i suoi compagni. Non gli diede neppure il tempo di pronunciare qualcosa, neppure alla McGranitt che era già pronta a aprir bocca che scattò fuori dal locale in cerca di Malfoy.

Lo vide in lontananza, svoltare dentro un cunicolo di neve, non perse tempo e si mise a inseguirlo non curandosi degli sguardi straniti dei compagni che gli rivolgevano ogni volta che lui sfrecciava loro accanto, scontrandosi a volte, senza neppure scusarsi.
Harry percorse strade che neppure conosceva senza battere ciglio nel tentativo di stare al passo con il serpeverde, quando lo raggiunse però si mantenne a debita distanza.

Malfoy si era fermato in un luogo completamente sgombro di abitazioni, tutto era circondato di bianco. Harry lo vide avvicinarsi ai bordi di un burrone non più alto di 3 metri, segui ogni suo movimento con estrema attenzione, lo vide estrarre dalla grande tasca del cappotto qualcosa di luccicante, come vetro al sole, avvolto in un panno di velluto. Lo osservò per un attimo, e nel farlo Harry non fece a meno di notare che i suoi occhi apparvero malinconici, le sue labbra nervose nel loro torturarsi fameliche. Poi infine lanciò l'oggetto di sotto.
Mai come in quel momento Harry si chiese cosa frullasse in testa al ragazzo ed era pronto anche ad uscire allo scoperto e chiederlo al diretto interessati se quest'ultimo non avesse iniziato a parlare da solo.
Inizialmente Harry si illuse che fosse il rumore del vento a far brutti scherzi, ma poi si rese conto che il ragazzo stava parlando davvero. -Devi farlo, Draco- ripeteva. -Troverai il modo di farlo-
Harry era troppo curioso per starsene lì, ma ancora una volta si bloccò sul posto.
-Per il bene della tua famiglia, devi farlo-
Il cuore di Harry si fermò per un attimo, per poi riprendere a battere più forte a ritmo insopportabile, si sentiva decisamente strano come se non si aspettasse di poter mai udire una frase tanto semplice da un ragazzo della sua età, eppure per i Malfoy la famiglia era uno dei punti fondamentali a cui prestare onore e devozione, e il bene della famiglia dovrebbe essere il movente principale delle azioni di ogni individuo, ma questa Harry non l'aveva mai considerata come una nota collettiva, aveva sempre pensato che tutto quello che aveva fatto fin ora fosse smosso dall'amore che lui non aveva potuto donare in prima persona ai suoi genitori e non credeva che per le altre famiglie questa forza fosse altrettanto alta, stupidamente aveva creduto che per chi fosse cresciuto in contatto con la propria famiglia non badava più di tanto alla sua importanza, ma evidentemente non era così.
-Malfoy- il tono di voce di Harry era quasi inudibile, si avvicinava a lenti passi come per non far scappare un cucciolo indifeso via nell'immensità della natura circostante.
Draco si girò con un sussulto, come se fosse stato scoperto ad aver appiccato un incendio. 
-Potter- inizio' con voce instabile che venne regolarizzata in tono deciso subito dopo -Non hai un Signore Oscuro da uccidere? Cosa ci fai sempre in mezzo ai piedi?- anche se la sua voce era ormai controllata, il suo viso sembrava in preda al panico.
-Non ti sto in mezzo ai piedi- rispose tranquillo Harry.
-Ah no? Ti prego, allora dimmi cosa ci fai ogni volta dietro le mie spalle o nascosto da qualche parte ad origliare, ho perso perfino il conto, Potter-
Harry ignorò la sua risposta avvicinandosi al burrone, sporgendosi leggermente, ovviamente non si vedeva nulla -Cosa hai in mente, Malfoy?- 
Era vero che ultimamente il comportamento di Malfoy lo stupiva, ma era anche vero che non si spiegava il motivo.
-Come se lo venissi a dire a te, quattrocchi, comunque anche se te lo dicessi non mi capiresti, al contrario al tuo solito mi manderesti alla gogna- strinse i pugni.
-Invece ho capito- disse lasciando perdere la ricerca dell'oggetto lanciato da Draco e posizionandosi davanti a lui per guardarlo dritto negli occhi. - Ho capito che stai facendo qualcosa di losco...fammi finire- disse quando notò che Draco sposto il suo sguardo all'insù esasperato - Ma so che qualunque cosa tu stia facendo non la stai facendo per cattiveria, infondo non siamo tanto diversi, entrambi siamo costretti a fare cose che non vogliamo per questa guerra-
Le spalle di Draco si rilassarono, ma Harry era troppo concentrato a fissare i suoi occhi per notarlo.
-Stai parlando a vanvera, Potter, tu non hai idea..- Draco si bloccò quando notò Harry che lo stava fissando impassibile - Che c'è?- chiese.
-Tu non sei cattivo- rispose come se Malfoy non fosse lì, avvolto dai propri pensieri.

-Che sciocchezze stai dicendo, Potter?-
-Perché mi hai baciato?- Draco trasalì a quella risposta arrossendo lievemente, avrebbe preferito mille volte che Harry gli facesse il terzo grado per ciò che stava facendo.
-Per darti una lezione, mi sembra ovvio- rispose secco.
-A me non mi sembra ovvio per niente- Harry lo fissava serio, fin troppo, non stava cercando di intimidirlo ne tanto meno accusarlo, aveva semplicemente l'aria di uno che stava cercando di capire, e questo in qualche modo rassicurò Draco.
-Ci stai provando?- chiese assottigliando gli occhi, indirizzandogli uno sguardo per niente rassicurante.
-Cosa?- Adesso Harry sembrava essere catapultato di nuovo alla realtà, si agitò. -No, NO! E' solo che..pensavo..-
Draco parve riacquistare tutta la sua parvenza da orgoglioso serpeverde sicuro di sè, ghignò trionfante prima di dare la sua risposta - Cosa? pensavi che magari mi fossi preso una cotta per te, e che in qualche modo volessi dichiararmi a te andando contro a tutti i principi della mia famiglia? Che stavo tentando di tenere a bada qualche sorta di desiderio perverso?-
Era esattamente quello che Harry stava pensando. Ovviamente non credeva che quello fosse il motivo di tanta pena, ma solo una piccola parte, aveva senso, aveva sentito con le sue stesse orecchie che Draco stesse tramando qualcosa, ma non aveva minimamente idea di cosa potesse essere e al momento l'idea che Draco potesse provare davvero quelle cose gli offuscarono troppo la mente per poter pensare qualcosa in modo lucido e distaccato.
-Troppo presuntuoso- commentò Draco sottovoce, prima di espandere il suo sorriso scaltro -Ma forse è esattamente così- disse afferrando elegantemente il mento di Harry.
Quest'ultimo lottava con la sensazione di dovergli resistere per ragionare l'assurdità della cosa e trovare la solita parte malvagia di Malfoy pronta a fare del male e il desiderio di pendere dalle sue labbra, letteralmente.
La parte razionale di sè prese il sopravvento, poggiò i palmi delle mani sul petto di Draco per respingerlo -Cos'è che ha fallito Madama Rosmerta?- chiese con un pizzico di riguardo.
Il sorriso di Draco si congelò.
Afferrò rapido una delle mani che Harry aveva poggiato sul suo petto e lo trascinò vicino al burrone. -Vedi quei cocci?- disse indicando con un dito i pezzi di vetro sparsi sul velluto rosso intorno le fronde dei cespugli.
-Quella era una bottiglia di Idromele preparata da Madama Rosmerta..a cui ho chiesto di fare qualche modifica-
-Qualche pozione poco legale?- disse Harry più per accertarsene che per altro.
-Un filtro d'amore-.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


-Un filtro d'amore?-

Draco ed Harry non avevano smesso di tenersi per mano nonostante quest'ultimo era confuso e tremendamente scettico. -Non ci si comporta in modo tanto ambiguo a causa di un filtro d'amore- disse puntando il suo sguardo scrutatore nei cocci di sotto. Il fogliame intorno a essi sembrava essersi rinsecchito.

-Senti chi viene a parlarmi di comportamenti ambigui, ambiguo dovrebbe essere il tuo secondo nome, caro Harry James Potter.-

-Il mio di secondo nome mi piace di più- borbottò Harry in risposta puntando lo sguardo alle punte delle proprie scarpe. -E comunque non mi hai dato una risposta soddisfacente, cosa dovrebbe convincermi del fatto che tu non mi stia raggirando? Sai, voi serpeverde avete il primato su questo-

Draco assottigliò lo sguardo e per qualche secondo, fissando i lineamenti del ragazzo che teneva per mano con aria pensosa, poi come se un tasto all'interno della propria testa fosse scattato, con la mano libera riafferò il viso di Harry per il mento, stavolta però non si soffermò troppo nel fissare gli occhi del ragazzo che a sua volta li teneva sbarrati, ma, si avventò come famelico sulle sue labbra. Il bacio che ne scaturì fu totalmente differente dal primo "bacio" che i due avevano avuto, in entrambi i casi Draco aveva il controllo della situazione, la differenza stava che Harry sta volta era nel pieno controllo del suo corpo, che, si maledì mentalmente, non ne voleva sapere di ribellarsi. Anzi, il bacio venne approfondito, le labbra non si scontravano più con dura violenza ma lasciavano spazio alle lingue che si cercavano con insaziabile desiderio. I movimenti sembravano una danza alternata da movenze dolci e appassionate. Stava baciando Draco Malfoy, questa era una delle ultime cose che si sarebbe mai aspettato in vita, e di cose inaspettate Harry se pur adolescente ne aveva vissute fin troppe, la sua stessa esistenza era inaspettata. No, non inaspettata ma miracolosa, nessuno avrebbe immaginato che sarebbe sopravvissuto al Signore Oscuro, ma in quel momento a Harry la probabilità di ritrovarsi avvinghiato al Serpeverde appariva molto più improbabile. Eppure era così.

Fu Draco ad interrompere quel contatto nello stesso modo in cui l'aveva iniziato. -Convinto adesso?-
-Non saprei- ghignò Harry in risposta -Anche questa doveva essere una punizione?-
-Sta zitto, Potter- sbuffò Draco.
-Suppongo che non devo neppure chiederti per chi fosse quel filtro d'amore- gongolò.
-Ami proprio essere al centro dell'attenzione non è vero?-
A quell'affermazione Harry si rabbuiò, trafiggendolo con lo sguardo, ma prima che potesse ribattere una voce che Harry iniziava a trovare sempre più irritante interruppe quel momento, quella di Pansy.
-E te lo chiedi, Draco? Sei di fronte Mr. "Io sono il prescelto" , è ovvio che ama l'attenzione- Harry fu tentato di risponderle che tra i due l'amante dell'attenzione sembrava essere proprio lei dato che sembrava far di tutto per essere considerata da Draco, ma si limitò a guardarla in cagnesco, era troppo presto per comportarsi da checca isterica. D'altro canto il perenne gironzolare di Pansy intorno a Draco gli rammentò il giorno in cui tutti e tre si erano ritrovati in biblioteca, Draco aveva rimproverato la ragazza per essere andata a ficcanasare nel reparto rosa della libreria, quindi c'era ancora qualcosa che Harry non sapeva, qualcosa che non tornava e questo non gli dava pace, avrebbe chiesto chiarimenti lì sul momento se Pansy non fosse già partita in quarta per prendere a braccetto Malfoy pronta a trascinarselo in giro per Hogsmeade, e poi non sarebbe stata una saggia scelta uscire l'argomento proprio di fronte la ragazza. Senza dire una parola i tre si divisero per la loro strada.

Harry si incamminò per la via principale cercando di evitare le viuzze percorse prima all'inseguimento di Malfoy, in fondo anche io gli sono sempre intorno, pensava mentre con i piedi calciava la neve tra un passo e l'altro. Magari sono anche io in cerca di attenzioni? Magari era vero che amavo esserci?
Harry continuava a non darsi pace, erano sempre le stesse paranoie trite e ritrite che ostinavano a opprimergli la mente, a queste se ne aggiungevano delle nuove, poteva anche dargli un volto: due occhi grigi intensi, capelli biondo platino e delle morbide, morbidissime labbra.
Da quando era attratto da Draco Malfoy? Iniziare a comprendere maggiormente un individuo non significava essenzialmente prendersi una cotta, o qualunque cosa fosse, che si stesse condizionando dal corso degli eventi e dalle inaspettate rivelazioni? In fin dei conti Harry era solo un ragazzino in pieno sviluppo ormonale, anche lui come gli altri sentiva il bisogno di quell'adrenalina che preferibilmente non fosse scaturita da un qualche scontro mortale o simili, ma di un'adrenalina che lo catturava in tutti i suoi sensi nei migliori dei modi.
Eppure ripensava a quel giorno all'aula di pozioni e all'amortentia, durante il bacio di pochi attimi prima, l'odore emanato dall'amortentia l'aveva avvolto come una brezza estiva, rilassando tutti i suoi sensi, era come una droga, non aveva mai annusato nulla di così appagante e se prima aveva dubbi sulla sua provenienza adesso essi si erano tutti dissolti e volati via. Restava comunque il fatto che Harry non poteva accettare quell'idea, l'idea che quella che provava non era solo adrenalina.

Senza rendersene conto perso nel flusso dei suoi pensieri, Harry si ritrovò per ironia della sorte di fronte alla sala da tè di Madama Piediburro. "Il rifugio delle coppie felici". Sbuffò annoiato, sentendo adesso il bisogno più che mai di qualcuno con cui poter condividere le passeggiate innevate, anziché ritrovarsi in solitudine, al freddo, dove l'unica compagnia era formata da un gruppo di civette delle nevi che sembrava osservarlo e ridacchiando di lui dall'alto sui rami degli alberi che lo circondavano, quasi come un flash gli venne in mente l'immagine di Draco e Pansy mano nella mano entrare nel negozio e sorseggiare qualcosa di caldo da dividere, si sentì stranamente a disagio; per istinto si affacciò sulla vetrata che dava la vista all'interno del negozio, pulì il vetro con la manica del cappotto per avere una visuale più limpida, man mano che scrutava visi sconosciuti un senso di ansia cresceva nel cercare due volti in particolare, senza sapere poi neppure il motivo. Fu felice di costatare che le sue ricerche furono vane, diede un'ultima occhiata generale all'interno e prima di staccarsi per andare via notò in fondo dei ciuffi di capelli rossi a lui familiari fare capolino da dietro numerose altre coppiette, di fronte a lui vide la sua amica, Hermione, assorta in quella che sembrava una discussione piuttosto divertente, Harry si chiese cosa fosse successo in quei pochi attimi della sua assenza da far passare Ron all'essere incerto di consegnare una lettera d'amore a una delle sue migliori amiche al portarla in un locale per coppie innamorate, forse erano passati anni e neanche se ne era accorto perso nei suoi tormenti esistenziali, in ogni caso decise di non disturbarli ed andare oltre per la sua escursione solitaria, avrebbe chiesto a Ron di raccontagli tutto più tardi, insieme alle mille altre cose da fare.

Decise di andare all'Emporio degli scherzi di Zonko.
Se c'era un posto che poteva rallegrarlo, quello era il posto giusto. Corse velocemente verso l'High Street pensando già al vivace ingresso di colore rosso che l'avrebbe accolto, quando arrivò i suoi occhi non fecero a meno di brillare per la meraviglia. Le vetrine erano ornate da decine di nuovi prodotti, oltre le solite caccabombe che avevano dato fama al locale ora in prima linea sembravano esserci esposte delle versione più avanzate, corpose e molto probabilmente più puzzolenti di quelle precedenti, di fianco era esposto uno scaffale pieno di quelle che sembravano strane pozioni mutacolore e diverse tazze di tè mordinaso di vario genere, dimensione e colore.
Entrò nel negozio e la prima cosa che Harry notò era la scarsa influenza dei clienti rispetto gli anni precedenti nonostante il nuovo riassortimento, sicuramente ideato per riacquistare terreno. I clienti più affezionati erano comunque lì presenti come Lee Jordan che stava osservando con sguardo quasi ipnotico delle ricariche piuttosto inquietanti di pallottole puzzole. Salutò con un gran sorriso quando lo vide entrare nel negozio, ma l'attenzione nei suoi confronti durò una frazione di secondo, troppo intento a valutare l'offerta delle pallottole.

Il resto del negozio era popolato da si e no sei persone e tra questi, Harry era entusiasta di vedere George Weasley. I gemelli avevano abbandonato la scuola l'anno precedente e dedicavano tutta la loro attenzione alla loro nuova avventura commerciale, finanziata in parte da dei Galeoni donati gentilmente da Harry stesso. Quest'ultimo non appena lo vide corse da lui. -George! Che piacere vederti, che ci fai da queste parti?- 
George nel vedere Harry si lasciò scappare un enorme sorriso che illuminò il volto già allegro del ragazzo. -Harry!- disse euforico, per poi abbassare il tono della voce -Sono qui per osservare la concorrenza- continuò, il tono e l'espressione assunta da George ricordò a Harry quei comici detective in missione segreta nei film babbani, ogni tanto Harry riusciva a intravederne alcuni spezzoni quanto ancora abitava dai Dursley, ovviamente quanto tutti loro erano distratti o immersi in altre faccende per badare al piccolo nipote combina guai.

-Bè- Harry si guardò intorno - direi che non avete molta concorrenza-
-Già- rispose George soddisfatto -Le nostre merendine marinare o i nostri filtri d'amore Tumistreghi sono prodotti decisamente di un'altro livello, guarda quelle fiale laggiù, solo acqua colorata a mio parere- disse con noncuranza indicando le pozioni mutacolore che poco prima Harry aveva notato, sapere che tra quelle ci fossero anche dei filtri d'amore rese Harry piuttosto a disagio e abbastanza teso, anche se non ne capiva bene il motivo. Però George concentrato nell'esaltazione del proprio negozio non si accorse del cambio di umore del ragazzo, continuando il suo monologo -Però devo ammettere che Zonko possiede nuovi prodotti che mi preoccupano..tipo questi- puntò il suo dito verso un tavolino pieno di quelle che a prima vista sembravano delle cianfrusaglie, penne, anelli, collane, perfino posate ornamentali erano sparse dentro dei contenitori di plastica colorata come se si trovassero in una bancarella del mercatino delle pulci. -che cosa sono?- chiese Harry.
-Funzionano come l'incantesimo Imperius, ovviamente in modo del tutto innocuo e legale, o almeno dovrebbe essere così, chi ne fa uso trae gli effetti della magia in minime quantità, possono essere usate per infliggere i miglior scherzi della storia come costringere qualcuno a girare nudo per tutta Hogsmade o cantare una serenata al professor Piton- ridacchiò.
-Bè fare una serenata a Piton non sembra il massimo della sicurezza- osservò Harry cercando di mantenersi serio.
-In effetti no, ma almeno non sono progettate per fare cose pericolose, sai ne ho comprata una- Aprì il palmo della mano e fece vedere cosa conteneva ad Harry, quella che sembrava una semplice pallina colorata - E ho usato Lee Jordan come cavia, ogni volta che gli ordinavo di fare qualcosa di pericoloso rimaneva lì a fissarmi con un tic nervoso all'occhio destro. Inquietante.- rabbrividì.

Harry spostò il suo sguardo verso il ragazzo menzionato -Quindi quello sguardo così vacuo non è dovuto solo all'attenzione sfegatata per le pallottole puzzole, giusto?- 
George scrollò le spalle - Saranno gli effetti collaterali, se io e Fred avessimo pensato a qualcosa del genere prima sarebbe stato decisamente delle migliori qualità-

-Potter!- tuonò la professoressa McGranitt che aveva appena varcato la porta del negozio, il tono talmente alto che le campanelle appese alla porta per avvertire dell'entrata di un nuovo cliente si sentivano a malapena -Che diamine ti salta in mente? Ti ho cercato ovunque. Andartene così mentre..- abbassò il tono di voce -discutiamo di strategie determinanti-
Ancora una volta Harry si chiese cosa fosse successo alla professoressa per renderla più accanita del solito, ma, aveva il sospetto che se lo avesse chiesto ancora non solo non avrebbe ottenuto risposta ma si sarebbe ritrovato buttato fuori dalla squadra e sostituito in un atto disperato dalla McGranitt stessa. Sorrise all'idea.
Mossa sbagliata. La McGranitt strinse le labbra infuriata e trascinò Harry fuori dal negozio prendendolo da un orecchio, George notando la scena non poté trattenersi dal ridere risvegliando Lee Jordan che solo ora sembrava accorgersi di quello che stava accadendo alle sue spalle.

Quando uscirono dal negozio, Hermione e Ron che si trovavano fuori ad attenderli, assalirono Harry.
-Harry! Cosa è successo?- chiese Hermione con il suo solito tono turbato facendo confondere Harry, nessuno aveva sentito Draco? Eppure lei stessa aveva cercato, poco prima, di attirare l'attenzione su di lui.
-Io..io stavo indagando su Malfoy- Nel pronunciare il cognome del serpeverde, Harry sentiva in bocca un so che di amarostico.

-Da quanto in qua si indaga su gli altri studenti, signor Potter?- si intromise la McGranitt.
Ron che fin ora era rimasto a guardare le due donne di cui probabilmente aveva più timore, interrogare il suo migliore amico, abbandonò la speranza di essere invisibile alle due e intervenne -Professoressa, Malfoy ne sta combinando una delle sue, qualcosa di losco, va fermato- La McGranitt che nel corso dei sei anni aveva sentito quella stessa frase, portò il suo sguardo verso Ron esasperata - E sta volta avete delle prove per affermare tale accusa?-
-Bé, non ancora- rispose Ron chiudendosi a riccio - Ma sicuramente Harry oggi avrà trovato qualcosa, non è così amico?- Lo guardò come dire "ti prego amico, dimmi che hai scovato qualcosa o sono morto".
Harry si ritrovò lo sguardo di tutti e tre puntati addosso in trepida attesa, e adesso cosa avrebbe detto? che l'unica cosa che aveva scovato era la lingua di Malfoy?
Gli venne in mente quello che aveva detto George sui nuovi prodotti di Zonko, ripensò allo sguardo Vacuo di Madama Rosmerta e agli effetti collaterali, ai filtri d'amore e tutti i pezzi di puzzle che nella testa di Harry prendevano il loro posto, c'erano troppe cose che ancora non erano chiare e che facevano fatica ad incastonarsi per bene, avrebbe potuto raccontarli ai tre e farsi aiutare, magari convincere la McGranitt, ma, un ultimo pensiero balenò nella testa di Harry: Il bacio. Risentì tutte le sensazioni come se per un attimo fosse stato bloccato nel tempo in un momento tutto suo e non ce la fece a raccontare tutto.
-No, niente di niente- disse infine.
La McGranitt sbuffò, scuotendo leggermente la testa -Bé, ormai è tardi, basta tattiche, si torna ad Hogwarts- .


 

*Angolo Autrice*
Scusate l'immenso ritardo ><, Sono stata impegnata con la maturità, ma adesso che la mia estate è iniziata (e praticamente già finita) posso dedicarmi con più impegno e puntualità a tutte le attività che ho dovuto mettere da parte in questo periodo. Un GRAZIE enorme a chi ancora segue le mie storie e non si è stufato della mia assenza.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Harry passò gran parte dell'ultima settimana prima della fatidica partita di Quidditch a rimuginare su tutto quello che stava accadendo intorno a lui, solitamente a pochi giorni da una partita avrebbe sentito in corpo quella tipica sensazione di frenesia e ansia che caratterizza qualsiasi capitano intenzionato a vincere la coppa del Quidditch che si rispetti , invece lui, da pessimo giocatore, aveva tutt'altri pensieri per la testa, non sapeva neppure contro chi giocavano se non fosse stato per Ron che al contrario di Harry entrava nel pallone sempre più man mano che si avvicinava la partita contro, ringraziamo il fato, Serpeverde. Questo portò a Harry a uno dei suoi pensieri principali: Malfoy. Il Serpeverde, come Harry, era il cercatore della propria squadra di appartenenza, solitamente questo piccolo dettaglio nel corso degli anni lo aveva fatto infuriare perché era di sua convinzione che non meritasse il titolo a causa dei suoi frequenti colpi bassi in campo o semplicemente perché odiava avere a che fare con lui anche nel gioco che amava; questa volta però era diverso, Harry aveva la necessità di vederlo e di chiarire diversi punti lasciati in sospeso, ma questo sembrava impossibile, dopo la visita ad Hosgmeade era quasi del tutto sparito: lo aveva visto girare per i corridoi si e no tre volte, non si vedeva né a colazione né tanto meno a cena, durante le lezioni sembrava perso nei suoi pensieri e al termine di esse scappava chissà dove. Era irraggiungibile. 
E non era l'unico, il preside sembrava del tutto assente, dov'era Silente, e che cosa faceva? Harry si portò istintivamente una mano nella tasca della divisa dove teneva la boccetta con il ricordo ottenuto da Lumacorno, non se ne separava mai, era troppo prezioso.
Stava decisamente succedendo qualcosa di strano, almeno i suoi due migliori amici sembravano non essersi dissolti pure loro magicamente nel nulla, anche se il timore che questo potesse accadere iniziava a farsi spazio nella mente di Harry, si stavano allontanando, altrimenti avrebbero subito cercato Harry per raccontargli cosa li avrebbe portati alla sala da tè della signora piediburro. Sopratutto Ron, Harry si sentiva maggiormente deluso dal suo migliore amico dato che fino a pochi giorni prima il ragazzo stava rischiando grosso pur di recuperare la lettera d'amore dell'amico.
Ma prima aveva cosa più importanti a cui pensare, ma prima, Erbologia.

Le lezioni di Erbologia non erano tra le preferite di Harry, ogni giorno doveva avere a che fare con mandragole urlanti e strani arbusti che cercavano di farti il solletico anche nelle zone meno consone del corpo. Non aiutava neppure vedere Ron ed Hermione cosi vicini tra loro mentre cercavano di addomesticare una sorta di pianta carnivora dandole leggere pacche sulla testa erbosa e con i denti aguzzi. Per carità, Harry era al settimo cielo per quello che stava accadendo tra i due, ma doveva ammettere quell'atmosfera lo faceva sentire incredibilmente solo. 
La lezione era condivisa con i Serpeverde, ma ovviamente ancora una volta Malfoy non era presente a lezione. Harry sospirò mentre si avvicinava ai suoi due amici che ancora non sembrava essersi accorti della sua presenza, al contrario di Pansy Parkinson che sembrava aver notato nell'immediato il ritardo del Grifondoro, continuava a tenergli gli occhi puntati addosso, un inquietante sorriso rendeva il viso della ragazza se possibile ancora più brutto. Harry decise di non darle troppo peso.
-Salve ragazzi- disse con finto entusiasmo.
-Oh! Harry!- esclamò Hermione come presa di sorpresa -Ci chiedevamo quando saresti arrivato-
-Sicuro- rispose Harry vedendo i due ragazzi allontanarsi per fargli spazio al lungo tavolo della serra -Allora ragazzi... Novità?-
Ron prese la parola con fare un po' nervoso e impacciato -La Professoressa Sprite ci ha detto di dividerci in gruppo da tre per questa lezione, sei fortunato Harry, non si è accorta neppure del tuo ritardo dando per scontato che saresti stato in gruppo con noi- 
Harry capì di aver appena ricevuto una risposta a casaccio proprio perché nessuno dei due amici si chiese come mai fosse arrivato in ritardo, la risposta sarebbe stata sempre la solita: Paranoie da prescelto.
Ovviamente non era quello che Harry avrebbe voluto sentirsi dire ma lasciò comunque sorvolare tutto per un momento più opportuno. Si avvicinò al loro compito e non staccando gli occhi dalla pianta indossò i guanti e gli occhiali protettivi. 
Era calato un imbarazzante silenzio nella postazione mentre i tre erano alle prese nell'addomesticare la pianta, Hermione era intenta a consultare il suo libro Alberi carnivori nel mondo, Ron sembrava essere entrato in depressione, stava con la testa china nel fissare il tavolo in legno mentre le sue mani si contorcevano in modo decisamente nevrotico.
-Ron, tutto bene?- Harry aveva rinunciato al tentativo di far amicizia con quella strana creatura verde che si ostinava a sputargli in viso ogni volta che tentava di accarezzarlo, non vedeva quasi più dai suoi occhiali protettivi quindi decise di sistemarseli sulla fronte.
-No- rispose Ron tremante, sembrava quasi che stesse per vomitare sul nostro compito -Harry, tra poco giocheremo la partita che deciderà chi andrà in finale contro Corvonero e in queste settimane agli allenamenti ho giocato come un sacco di cacca di drago-
-Non è vero- ribatté Harry con decisione sperando che il tono autoritario aiutasse a consolarlo -Sei uno dei più grandi portieri che Grifondoro abbia mai avuto. Il tuo unico problema sono i nervi-
Ron guardò con la coda dell'occhio l'amico, ma il suo sguardo non trasmetteva ringraziamento e il suo umore non sembrava per nulla migliorato. Quando Hermione però attirò la sua attenzione tramite il suo sguardo fiero e incoraggiante, Ron sembrava essersi rilassato magicamente e ringraziò entrambi con un tremulo sorriso.
Harry preferì non cogliere attenzione su ciò che era appena successo, piuttosto spostò del tutto l'attenzione su Pansy Parkinson. La ragazza ora aveva smesso di guardarlo e sembrava concentrata a rianimare a suon di sberle la pianta carnivora svenuta tra le braccia di Blaise Zambini. Harry era certo che il terzo componente del gruppo di studio sarebbe stato Draco Malfoy ma al suo posto, seduto a fissare i due con aria disinteressata, si trovava Theodore Nott; il che faceva dedurre che i tre erano già consapevoli che Malfoy non sarebbe arrivato.
Harry mai come in quel momento avrebbe voluto con se le orecchie oblunghe create dai gemelli Weasley.
-Secondo voi come mai Malfoy sembra sparito ultimamente?- chiese distratto Harry ai suoi due amici.
Ron rispose con una scrollata di spalle -Sarò monotono ma per me nasconde qualcosa. Non importa se la McGranitt non vuole prestarci ascolto-
Hermione lanciò un'occhiataccia torva ad entrambi -Non credete di star dando un giudizio troppo affrettato? Occorrono prove prima di poter accusare qualcuno di qualsiasi cosa-
-Oh andiamo Herm- iniziò Ron senza notare l'espressione leggermente sorpresa dell'amico -Il passatempo preferito di Malfoy era quello di prenderci in giro continuamente, era sempre tra i piedi, adesso sembra sparito nel nulla. Non ti sembra sospetto?-
-Anche se fosse cosa vorreste fare? Cercarlo con la mappa del malandrino?-
Il sorriso scaltro che le rivolse Harry le fece maledire di aver aperto bocca, si passò una mano tra i capelli disperata e si rivolse a Ron -Ti prego, non dirmi che tu sei d'accordo con lui-
-Lo farebbe comunque anche senza il nostro appoggio-.

Le ore di lezione successive furono un vero tormento, Harry non vedeva l'ora che finissero per poter vedere dove si cacciasse Draco ultimamente. E' vero, lo avrebbe incontrato faccia a faccia a breve durante l'imminente partita di Quidditch ma che male c'era voler anticipare un po' le cose? Era travolto dalla curiosità. E poi nessuno gli avrebbe assicurato che Malfoy si sarebbe presentato al campo, era meglio agire subito.
L'ultima lezione della giornata era difesa contro le arti oscure. Piton non era cambiato di una virgola, anzi, si poteva dire che appariva più aspro del solito, se questo fosse possibile.
I punti tolti a Grifondoro quel giorno furono parecchi, tra cui 10 in meno perché Hermione aveva eseguito un'incantesimo maniera sublime al primo tentativo, accusandola di tirarsela troppo.
I punti erano due: o anche al professor Piton mancava la presenza di Draco Malfoy, il suo alunno prediletto, oppure la persona con cui aveva avuto un battibecco la McGranitt era proprio Piton. Ecco spiegato l'accanimento per la partita di Quidditch, Harry non si era sbagliato sulla sua ipotesi. Non restava che scoprire il motivo, ma non era la priorità del momento, lo avrebbe aggiunto alla lunga lista delle cose da fare.

Finita la lezione, Harry e Ron non persero tempo a dirigersi al dormitorio Grifondoro mentre Hermione preferì dirigersi subito al dormitorio femminile per completare i compiti assegnati e restarne fuori.
-Hermione non cambierà mai- disse Ron con aria rassegnata mentre svoltavano l'angolo di un lungo corridoio adornato alle pareti con lunghi arazzi rossi e gialli.
-Già- risponde Harry in toni un po' duri - Invece tra voi qualcosa è cambiato, non è così?-
Harry, che camminava a passo spedito pochi passi più avanti, sentì Ron fermarsi sul posto. Quando Harry si girò lo vide agitato: se ne stava lì fermo a torturarsi freneticamente le mani mentre gli rivolgeva uno sguardo misto di imbarazzo e preoccupazione -Io.. tu.. mi dispiace! come l'hai capito?- 
-Oh andiamo! È palese. E poi vi ho visti alla sala da tè di Madama Piediburro. Piuttosto non riesco a capire come tu abbia potuto nascondermi una notizia del genere- Harry si spostò una ciocca di capelli dalla fronte in un gesto che esprimeva estrema stanchezza -Devo dedurre che la lettera che IO ho recuperato le è piaciuta- concluse incrociando le braccia al petto come a voler dire "prego, non c'è di che".
-Harry, mi dispiace ok? Io volevo dirtelo. Quando sei andato in cerca di Malfoy, la Mcgranitt è andata su tutte le furie e senza dirci una parola è corsa subito a cercarti. Io e Hermione siamo rimasti soli, ero terrorizzato, sapevo che ne avrebbe approfittato per sapere cosa dovevo darle.. Alla fine sono andato nel panico, mentre tentavo di estrarre dalla tasca la lettera le mie mani non volevano saperne di smettere di tremare così la feci cadere per terra, Hermione la raccolse subito per iniziare a leggerla senza dire prima una sola parola, non appena finì credetti di svenire per la vergogna. Hermione era scoppiata a ridere davanti alla mia faccia sicuramente bianca come un cencio, pensavo credesse fosse uno scherzo, poi invece... - Ron assunse qualche tonalità più accesa del colore dei suoi capelli -Poi... Disse che avrei dovuto scegliere qualcosa di meno famoso per dedicarle delle parole d'amore "Romeo e Giulietta" è un classico anche nel mondo magico a quanto pare.-
Harry non poté trattenere un sorriso -Ha davvero valutato quello che hai scritto anziché stupirsi della confessione?-
-No- rispose sorridendo a sua volta -No, lei per tutto il tempo mostrava un sorriso meravigliosamente dolce.. Harry, lei mi ricambiava e io non me ne ero mai accorto.-
Harry per quanto infastidito dalla segretezza di Ron gli rivolse un gran sorriso entusiasta, era veramente felice per entrambi, Ron se ne accorse e parve rincuorato -È stata lei a propormi di andare in quel locale-.
-Sono davvero contento per te Ron, davvero, ma non mi hai ancora detto perché non hai condiviso la notizia con me-
-Lo avrei fatto, Hermione preferiva farlo quando il tutto diveniva ufficiale- Harry in risposta gli rivolse solamente uno sguardo scrutatore carico di attesa -Amico, è solo che hai davvero troppo a cui pensare ultimamente, Hermione ha pensato che sarebbe stato meglio dirti tutto non appena la relazione iniziava a prendere una piega più importante-
Harry fatica a digerire la cosa, ma capiva anche che una neo-coppia necessitava di tanta premura e privacy, non era di certo un asso nel capire i sentimenti amorosi, anche se aveva subito riconosciuto quelli dei suoi due migliori amici. E poi non aveva il diritto di arrabbiarsi con Ron per omertà dato che lui stesso stava nascondendo un bel po' di cose.

Ron attendeva ancora risposta, ma Harry semplicemente annuì con un leggero sorriso, quindi si girò per proseguire il percorso verso la loro meta, Ron, come se gli avesse letto nella mente, lo fermò per rivolgergli la domanda che Harry aveva fin ora temuto -Tu invece... Sicuro di non aver nulla da dirmi? Novità?- Harry non sorrideva più, non sapeva se con quella domanda l'amico voleva dimostrare di essere a conoscenza di qualcosa di cui non era ancora pronto a ragionare o se la sua era semplice curiosità. Nel dubbio cercò di mantenersi un'aurea neutra intorno a sé -nessuna- rispose prima di tornare suoi passi.

Arrivati nella loro camera da letto, Harry non perse tempo e quasi si tuffò verso il proprio baule ai piedi del letto e lo aprì di fretta quasi dimenticando la presenza di Ron alle sue spalle, ma quest'ultimo non fece molto caso ai modi di Harry e si limitò ad attenderlo guardandosi intorno. -Trovata!- urlò Harry rimettendosi in piedi con la mappa del malandrino in mano. Senza perdere tempo estrasse la bacchetta e la puntò sulla mappa che appariva ancora come una normalissima pergamena agli occhi dei due ragazzi -Giuro solennemente di non avere buone intenzioni- recitò, e la mappa si rivelò mostrano loro un'infinità di nascondigli segreti, studenti e professori in giro per Hogwarts.
-Guarda, Harry!- disse entusiasta Ron puntando il dito sulla mappa.
Harry sussultò pensando che Ron avesse già trovato Malfoy ma quando Harry seguì con lo sguardo la zona indicata capì già dal luogo chi stesse indicando l'amico. -Hermione si trova in biblioteca, come sempre, e quindi?-  chiese un po' irritato. Ron lo guardò sorpreso, cercò di farfugliare qualcosa in risposta ma alla fine tutto quello che gli uscì dalla bocca fu "Niente".
Harry scrollò le spalle e iniziò la sua ricerca.

Dopo parecchi minuti di ossessiva osservazione della mappa, di Draco ancora nessuna traccia.
-Non è che Malfoy ha preso il tuo mantello dell'invisibilità, Harry?- chiese Ron puntando il suo sguardo verso il baule, aveva già gli occhi contornati da leggere occhiaie. -È impossibile che non si veda da nessuna parte-
-No- rispose con voce che esprimeva arresa -Il mantello era lì quando ho preso la mappa. E poi questa è in grado di scovare anche chi la utilizza, se Malfoy l'avesse presa l'avremmo visto comunque-.
Ron annuì leggermente riportando poi la testa china sulla mappa, lo stesso fece Harry. Il tempo passava e Draco non si vedeva, in compenso notarono che la professoressa McGranitt e Piton ogni volta che si incontravano nello stesso corridoio, uno dei due tornava indietro dei suoi passi e cambiava direzione, Harry si era deciso che prima o poi avrebbe messo luce alla faccenda. Dopo poche ore Harry non staccava occhio dalla mappa, Ron era andato via da un pezzo ricordando all'amico di non perderci la nottata alla ricerca di Malfoy, l'indomani li aspettava la partita contro i Serpeverde, e ad entrambi aspettava del meritato riposo. Infatti Ron non si trattenne nemmeno tanto nel riportare ad Hermione tutte le novità della serata e in pochi minuti tornò al dormitorio per dormire, non disse una parola quando Harry non lo notò neppure entrare, sperava semplicemente che ascoltasse le parole dette poco prima per il bene della squadra. Ma non furono quelle a convincere Harry ad andare a letto una o due orette più tardi, ma, lo convinse il pensiero che avrebbe probabilmente visto Draco alla partita. Era la speranza che lo aveva accompagnato l'intera giornata.
Richiuse la mappa puntando nuovamente la bacchetta su di essa recitando: "fatto il misfatto". E brontolando che non aveva fatto un bel niente si diresse al proprio letto, poggiò la bacchetta, la mappa e gli occhiali sul comodino e senza neppure mettersi il pigiama si addormentò esausto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


La giornata si preannunciava orrenda.
Il tempo nuvoloso di solito favoriva sempre la riuscita di una buona partita di Quidditch, ma non era così se le nuvole che abbracciavano l'intera area del campo erano nere di pioggia, così nere che perfino al cappello-leone di Luna Lovegood era venuta la depressione, tentava di emettere un ruggito fiero ma tutto quello che riusciva a tirar fuori era un debole miagolio più malinconico di quelli di Mrs. Purr.

Harry e il resto della squadra Grifondoro arrivarono in campo di pessimo umore sembrando più una fila di tristi dissennatori che ragazzi intenzionati alla vittoria, li differenziava a loro solamente i colori accessi delle divise. Perfino la loro tifoseria appariva piatta, tutte le case fatta eccezione per i Serpeverde appariva assonnata e poco interessata, c'era chi sventolava bandiere scarlatte più per scacciare via qualche mosca che gli girava intorno che per vero e proprio tifo e chi sembrava leggermente più attivo agitando incoraggiante la mano per salutare la squadra. I Serpeverde invece entrando in campo in passo di marcia sfoggiavano la loro solita aria fiera e compiaciuta e la loro tifoseria non era da meno, urlavano e si agitavano come tante fan girl babbane d'innanzi al proprio idol preferito. La prima cosa che notò Harry è che, come sospettava, Draco Malfoy non era entrato in campo insieme ai suoi compagni che però, fu felice di costatare, non erano al completo; ciò stava a significare che Malfoy o qualcuno che lo sostituiva era in ritardo magari proprio perché nessuno era preparato alla eventualità di un suo abbandono.
Lee Jordan anche quell'anno era il telecronista delle partite che si sarebbero svolte, stava già annunciando uno per uno i nomi dei giocatori entrati in campo mentre gli ultimi spettatori prendevano posto. Tra questi Hermione, la quale puntava il suo sguardo su quello di Ron carico di sostegno, lo spostò immediatamente notando che Harry la stava guardando ma si accorse subito che lo sguardo che le stava rivolgendo Harry era di allerta. Stava accadendo qualcosa di strano e sperava che la sua amica lo illuminasse sulla faccenda. Si guardò intorno tra gli spalti ma non notò nessuno intendo a fare nulla di losco, notò però come il suo amico che i Serpeverde apparivano decisamente troppo esaltati, Theodor Nott ad esempio, che era sempre stato una sorta di golem mummificato sembrava ora un pixie saltellante, accanto a lui Blaise conosciuto per la sua aria solenne si sbracciava animosamente in piedi a due posti vuoti, il suo e quello che probabilmente era destinato a Pansy Parkinson. Hermione spalancò gli occhi, ma certo! Pansy non si sarebbe di certo persa la partita in cui giocava la sua cotta, spostò lo sguardo in cerca di Malfoy ma lui non c'era. Adesso nella mente di Hermione parvero accendersi due luci contrastanti, parve delusa, pensava che forse Pansy avesse architettato qualcosa a favore del ragazzo ma il fatto che anche Draco mancava non combaciava... oppure stavano combinando qualcosa insieme. Hermione tornò a guardare Harry e con un gesto del capo gli indicò il posto della Serpeverde, a sua volta Harry spalancò la bocca come colto di sorpresa e annui in segno di intesa.

La professoressa Bumb che faceva anche da arbitro alle partite fischiò nel suo fischietto argentato costringendo Harry a saltare sull'attenti.
–I capitani si diano la mano!– disse Madame Bumb.
I componenti della squadra Grifondoro si spostarono di lato per far passare Harry, quelli Serpeverde invece si guardarono intorno spaesati in cerca di Draco.
–Professoressa, Draco non è qui– annunciò Goyle con aria più confusa del solito.
–Pare ci sia un po' di trambusto lì in fondo– avvertì la folla Lee Jordan che sembrava l'unico sostenitore dei Grifondoro a non essersi depresso del tempo, in teoria la cronaca doveva essere imparziale ma tutti ormai avevano capito che lui non lo era affatto, anche grazie alla McGranitt che continuava a tirargli gomitate ogni volta che egli esprimeva un giudizio sprezzante sui Serpeverde, talmente bassa era il suo interesse nei loro confronti che non aveva neppure fatto caso alla mancanza di uno dei due capitani. –Draco Malfoy, capitano Serpeverde, è assente all'appello. Pare questa sia una giornata fortunata per gli sfidanti Grifondoro– continuò entusiasta il cronista.
–Se il signorino Malfoy non arriva a breve dovremo sostituirlo con il signorino Urquhart– disse risoluta la professoressa.
–Vado a cercarlo– si propose Harry ottenendo in risposta numerosi sguardi curiosi o diffidenti.
–Non se ne parla– Si intromise Tiger. –Draco è un membro della nostra squadra, dovremmo cercarlo noi–
–Sono il capitano e anche lui lo è – ribatté l'altro.
–E con questo?– 
Ginny Weasley, una delle cacciatrici della squadra, si spostò dal resto della squadra avvicinandosi ai due per dire la sua prima che Harry rispondesse – Credo che con questo Harry voglia dire che essendo capitano della squadra avversaria abbia di certo più influenza di voi altri tirapiedi. Sicuramente Draco non ci terrà a passare come un codardo di fronte alla richiesta di tornare in campo davanti agli occhi della sua nemesi sportiva– Ginny aveva un sorriso compiaciuto che rabbuiò quello della Bumb. –Signorina Weasley, sta forse dicendo che Potter dovrebbe mandare qui Draco Malfoy con delle minacce?–
–Assolutamente no– risposero in un inquietante coro angelico Harry e Ginny. La professoressa li squadrò per un paio di secondi poi con un gesto veloce della mano incoraggiò Harry ad andare – Solo venti minuti Potter, se allo scadere di questi non sarete in campo la partita comincerà senza i loro capitani–.

Harry sapeva che aveva fatto bene a non lasciare la mappa del malandrino chiusa nel suo baule, quella mattina la prima cosa che fece fu infilarsela dentro la divisa di Quidditch, sapeva bene che portare altri oggetti in campo oltre la scopa era vietato, ma in fondo che male avrebbe fatto un pezzo di carta? Per quanto potessero sembrare molti, venti minuti non erano nulla per cercare qualcuno dentro l'enorme castello era una fortuna che Harry l'aveva con sé; quando lo estrasse e pronunciò la formula per rivelarla si convinse maggiormente della propria scelta, senza di essa non avrebbe mai trovato Malfoy in tempo. Se pur la maggior parte dei ragazzi si trovavano al campo, non era di certo facile trovare un nome in un castello immenso senza perdere troppo tempo, per fortuna quando lo trovò non ne erano passati neppure due di minuti, il problema era che di nome non ne trovò solo uno, Pansy Parkinson era proprio di fronte a Draco per quello che diceva la mappa, vicina, troppo vicina all'oggetto delle ricerche di Harry.

–E' possibile che ci sia sempre lei di mezzo?– borbottò Harry tra sé e sé mentre si avvicinava a passo spedito prima di rendersi conto che non sarebbe mai arrivato in tempo se avesse continuato ad usare i suoi piedi come mezzo di trasporto, così si mise in sella alla propria scopa e si diresse all'ingresso del castello, Draco e Pansy si trovavano all'interno, proprio davanti le scalinate principali. Arrivò in un batter d'occhio, scese dalla scopa e la lasciò cadere per terra dirigendosi frettolosamente alle scale, quando intravide la esile figura di Pansy dargli le spalle rallentò e si nascose dietro il muro più vicino per origliare ciò che i due stavano discutendo dimenticandosi del tempo limitato che aveva a disposizione.
–Ma tu devi giocare Draco– la voce della ragazza arrivava petulante alle orecchie di Harry –L'ho fatto per te!–
–Non mi importa dei tuoi giochetti Pansy, non ho tempo per queste sciocchezze– rispose lui gelido.
–L'incantesimo rallegrante dovevo lanciarlo su di te invece che su tutti quei babbei!– urlò lei esasperata prima di girare i tacchi e andare via. Fu in quel momento che Harry uscì allo scoperto, stavolta Draco non si era ancora accorto della sua presenza quindi Harry preferì non fare cenno su quello che aveva appena sentito per non perdere ulteriore tempo.
–Draco–
–Harry–
Ne sentir pronunciare il suo nome Harry sussultò leggermente, la voce di Draco era ferma, dello stesso tono con cui aveva congedato Pansy, Gelida. Nonostante questo qualcosa dentro Harry si strinse, non sapeva da quando lui e Draco avevano iniziato a chiamarsi per nome, ma pensava fosse normale dopo essersi baciati per ben due volte, certo, la situazione non era tutta rosa e fiori e i due avevano indubbiamente bisogno di parlare, ma come poteva farlo se Malfoy non si faceva vedere minimamente per settimane? Non aveva idea di come iniziare ad affrontare l'argomento che lo tormentava o se al biondo fosse interessato più di tanto, magari si era già dimenticato quello che era successo ad Hogmeade, magari per lui era la normalità. In fondo non sapeva nulla di lui e la cosa infastidiva Harry più di quanto si sarebbe aspettato, per più di cinque anni non aveva fatto che etichettarlo come malvagio senza sapere praticamente nulla oltre la sua facciata.
–Ti aspettano in campo– disse solamente, per i suoi tormenti ci sarebbe stato tempo dopo la partita.
–Non gioco, ho detto a Goyle di farmi sostituire, ma il cervello di nocciolina che si ritrova deve averlo dimenticato a quanto pare –
O forse è stata Pansy pensò Harry, gli incantesimi rallegranti oltre a infondere euforia e allegria, elimina temporaneamente anche ogni sorta di preoccupazione. Deve averlo fatto per aumentare l'energia della squadra e migliorare il tifo dei compagni di casa per infondere più adrenalina e motivazione. E forse, anzi, quasi sicuramente aveva lanciato un incantesimo rattristante sul resto delle case, solo che Harry non capiva come ci fosse riuscita, ma poco importava.
–Sei il capitano, tutti si aspettano da te la tua presenza–
–Che importa?–
–A me importa– rispose Harry piano. Draco alzò lentamente lo sguardo per puntarlo imperscrutabile su Harry, i suoi occhi grigi assunsero lo stesso colore dei nuvoloni carichi di pioggia in cielo. –Insomma, non posso perdermi l'opportunità di sbatterti in faccia la vittoria di Grifondoro per tutto l'anno scolastico se tu non giochi, non sarebbe divertente. –
Draco sorrise amaramente –Se non te ne fossi accorto non indosso neppure la divisa, è tardi, e poi quello è impossibile pure nei tuoi sogni, Potter. –
Harry ignorò l'ultimo commento del ragazzo –Ho la mia scopa qua fuori, se vieni adesso possiamo dirigerci velocemente agli spogliatoi e prendere le tue cose –
Il modo in cui Draco scrutava Harry lo rendeva estremamente nervoso, ma tentava di non farlo vedere concentrava tutto il suo stress sulle mani che ora erano strette a pugno lungo i fianchi. Quando Draco accettò con un solo cenno della testa, le mani di Harry parvero rilassarsi, ricambiò il cenno e prese ad uscire dal castello con Draco al seguito.
Senza perdere tempo Harry andò in sella alla Firebolt aspettando che Draco facesse lo stesso, il Serpeverde esitò osservando le setole spennacchiate trattenendo qualsiasi battuta altezzosa per poi salire incerto dietro Harry. Quando quest'ultimo decollò, Draco non poté fare a meno di aggrapparsi alla vita di Harry per mantenere l'equilibrio.
Harry sapeva che avrebbe dovuto volare più veloce della luce per non essere esclusi dalla partita, metà del tempo era già volato via, ma le mani di Draco, strette alla sua vita, scottavano la pelle di Harry, nonostante il tessuto della divisa che distanziava il contatto diretto, il tocco gli provocava un brivido lungo tutto il corpo che non voleva far finire troppo in fretta. Quasi cadde dalla scopa quando sentì dietro di sé Draco appoggiare il viso sulla sua schiena 
–Draco?–
–Il vento– rispose lui – mi arriva dritto in faccia–
Fu una gran fatica per Harry cercare di mantenere un ritmo di respiro regolare, trattenne il fiato finché non ne poté più, a quel punto si decise ad accelerare per arrivare in tempo agli spogliatoi.

Gli spogliatoi Serpeverde erano la copia spiccicata di quelli Grifondoro, si sarebbe aspettato qualcosa di maestoso, qualcosa più come un bagno di lusso che semplice docce e tendine dove al loro interno era possibile cambiarsi, l'unica differenza stava nel colore rosso scarlatto contro verde smeraldo, Draco, presa la sua divisa, senza fare troppe cerimonie entrò nel primo spogliatoio a portata di mano, erano tutti liberi.
–Mi stai facendo la guardia?– Chiese Draco dopo quello che sembrava un interminabile minuto di silenzio. Harry trasalì e di istinto si girò verso la tenda che leggermente aperta lasciava in travedere i muscoli delle spalle del ragazzo mentre si sfilava via la camicia scolastica. –B-bhe – deglutì –Devo assicurarmi che non ci abbandoni al campo–
–Certo..– rispose, Harry poteva immaginarsi il ghigno compiaciuto che accompagnava il suo tono di voce.
–Bene, allora ti aspetto fuori– rispose Harry cercando di sembrare il più composto possibile Ma porto questa con me- disse mentre prendeva la scopa di Draco poggiata proprio di fianco alla tenda, sbirciò un'ultima volta prima di sparire dalla circolazione.

Harry non dovette attendere molto, quando Draco si presentò davanti a lui, in silenzio e con la mano tesa per riappropriarsi della propria scopa, si sentì stranamente sollevato. Non aveva mai fatto caso a quanto bene gli stesse la divisa, il verde risaltava tantissimo il grigio dei suoi occhi, Harry si chiese se non fosse il destino ad aver donato uno dei colori della casa di appartenenza agli occhi del Serpeverde tanto per farli risaltare in una eleganza unica e affascinate. Arrossì pensando che il proprio di colore degli occhi invece, era quello che completava l'accoppiata.
Per la testa di Harry passarono mille cose da dire, ma preferì ancora una volta non proferir parola e passare la scopa al suo proprietario.
Una volta che montarono entrambi ognuno sulla propria scopa , in silenzio, si diressero al campo uno accanto all'altro.

–Appena in tempo, signorini Potter e Malfoy – urlò al vento la professoressa Bumb mentre i due ragazzi planavano ai suoi piedi. –Ancora trenta secondi ed eravate in panchina quest'oggi–
Harry si unì immediatamente alla propria squadra, Ginny lo guardava con aria compiaciuta, come se avesse aspettato il ritorno del ragazzo per aver conferma veritiera delle parole dette poco prima ai loro avversari, mentre Ron sembrava guardarlo di traverso con un'espressione indecifrabile, probabilmente era nervoso per la partita.

–Bene ragazzi– iniziò la Bumb quando anche Malfoy si unì al proprio gruppo. ­–I Capitani si diano la mano!– ripeté per la seconda volta in quella giornata.
Harry e Draco si avvicinarono a passo sicuro e si strinsero la mano, la stretta di Draco era intensa come il suo sguardo.
–In sella alle scope !– urlò ancora prima di fischiare sul suo fischietto per dare il via ufficiale alla gara. Immediatamente le scope si librarono in aria e presero posizione, Harry diede una rapida occhiata al perimetro del campo in cerca del boccino, Draco sembrava fare lo stesso ma non si fece distrarre quando lui incrociò il suo sguardo.
–Serpeverde in possesso di palla!– si agitò Lee Jordan sul suo posto –Graham Montague sembra in ottima forma oggi! Ha recuperato la pluffa e adesso si dirige verso gli anelli– Harry si permise di concentrare la sua attenzione verso gli altri giocatori, metà della sua squadra sembrava incapace di giocare decentemente, l'altra metà (tra cui Ginny e Ron) sembrava furente per il comportamento svogliato dei propri compagni. –MONTAGUE SEGNA! DIECI A ZERO PER SERPEVERDE! ­­–
–Avanti Ron– disse Harry tra sé e sé mentre tornava a concentrarsi sulla ricerca del boccino. All'improvviso vide sfrecciarsi Draco accanto e senza pensarci due volte gli andò dietro, quando Draco si accorse di lui sorrise beffardo –Sempre alle calcagna, eh Potter?– disse scendendo in picchiata, in quel momento Harry intravide un scintillio dorato sfrecciare sotto di loro.
–Più nessun problema con il vento, eh Malfoy?– rispose pronto Harry. Il sorriso di Draco si spense in un secondo netto e accelerò verso il loro obbiettivo, intanto il proseguimento della patita non era meglio, Angelina Johnson fu scaraventata diversi metri dal suo raggio d'azione da un bolide che il battitore Ritchie Coote non riuscì a deviare. Il pareggio che avevano ottenuto grazie al tiro di rigore andato a segno dopo che Vincent Tiger aveva colpito con la propria mazza il manico della scopa di Ginny di proposito, fu subito recuperato dai Serpeverde e ora stavano a trenta a dieci.
Harry e Draco erano ormai usciti dal campo da Quidditch inseguendo il boccino che si nascondeva ogni tanto tra arbusti e rocce, lo videro aggirarsi attorno un enorme lago per poi fare dietrofront e dirigersi nuovamente verso la partita, entrambi stavano perdendo terreno ma Draco era più veloce e stava letteralmente lasciando Harry mangiare la polvere.
–Oh no, non ti perderò di nuovo– disse Harry risoluto, Draco parve sentirlo e rallentò, quando Harry gli fu vicino non si trattenne molto prima di farglielo notare –Cosa intendi?– chiese solamente.
–Quello che hai sentito– Harry non aveva di certo l'intenzione di parlare delle settimana trascorse proprio in quel momento, e poi, era sicuro che quella di rallentare fosse solo tattica di gioco, anche se Draco aveva espresso apertamente che non gli importava nulla della partita.
Quando arrivarono nuovamente al campo Harry notò con stupore che tutta la platea era esultante e gridava slogan di incoraggiamento, voleva puntare il suo sguardo su Hermione per capire se lei centrasse qualcosa ma gli era impossibile in sella a una scopa che correva più veloce del vento. Harry intravide il boccino fluttuare vicino all'anello laterale della porta Grifondoro, il coro e la frenesia non gli fece più pensare più al punteggio, che probabilmente era rimontato, e mise tutto se stesso per accelerare e andarlo ad afferrare, non sentiva più nulla intorno a sé, c'erano solo lui e il boccino. Schizzò con il cuore che gli martellava in petto, si arrestò quando si accorse che Malfoy lo aveva intercettato e volavano l'uno di fronte all'altro nella parte opposta rispettiva del boccino alla stessa velocità, quando furono a pochi centimetri da esso, tese la mano davanti a sé e chiuse gli occhi d'istinto pensando che il destino avrebbe fatto il resto. Per un attimo sentì solo il vuoto e il vento che gli scompigliava i capelli, poi la botta. Lui e Draco si scontrarono e caddero in picchiata, quando Harry riaprì gli occhi si accorse di tenere il boccino nel palmo della mano, contro quello di Draco, le dita intrecciate.
 

*Angolo Autrice*
Salve ragazzi/e come va? ^^ Innanzi tutto volevo ringraziarvi ancora una volta per le recensioni positive e per il vostro sostegno; Scrivo questo angolino per avvertire di essere consapevole che Draco Malfoy non è il capitano Serpeverde al sesto anno e che alcuni componenti delle squadre non sono del tutto esatte ma ho preferito distaccarmi un po' per lo sviluppo della FanFiction, spero apprezzerete anche questo capitolo.
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Il campo da Quidditch era riempito da tifosi sconvolti dall’esito della partita, c’era chi si strabuzzava gli occhi guardando il tabellone dei punteggi e cercando di capire chi avesse vinto la partita, altri acclamavano con fare deciso i nomi dei giocatori appartenenti alla propria casa, altri ancora, con il fiato sospeso, fissavano i due cercatori stesi per terra mano nella mano. Harry aveva aperto gli occhi giusto il tempo per guardare il boccino tra le loro mani per poi svenire. Draco, invece, non aveva la minima idea della confusione che si stava creando intorno, tra la gente irrequieta nell’attesa di un decreto finale e la gente che battibeccava per questo. Si limitava a fissare confuso l’area intorno a lui, massaggiandosi con la mano libera la testa dolorante.
– il Boccino d'Oro è dotato di Memoria Tattile, non può dire che i ragazzi l’abbiano afferrato nello stesso momento!– La voce imbestialita della McGranitt trafiggeva i timpani di Draco, rendendola l’unica cosa che riuscisse ad udire aumentando così il dolore pulsante alle tempie.
–Il Boccino mostra chiaramente, per quanto straordinario, che i due ragazzi lo abbiano toccato allo stesso tempo. Questo sta a significare, data la differenza di punti che Serpeverde è la casa vincitrice.– spiegò calma la professoressa Bumb, nonostante lo sguardo omicida della vicepreside.
Fino l’anno precedente Draco sarebbe stato entusiasta di sbattere sul faccino occhialuto di Harry Potter la vittoria delle serpi, ma quella ormai non faceva parte delle sue priorità. Disinteressato dell’esito della partita si alzò barcollando staccando la presa intrecciata al ragazzo quasi accompagnando la mano, e, mentre le due professoresse litigavano sull’esito della partita si avviò in fretta verso il castello.
La sensazione sgradita della mano che ricadeva sul prato umido fece tornare Harry in sé giusto in tempo per notare la figura isolata di Draco girare l’angolo in lontananza. Senza pensarci due volte lasciò la folla nella sua chiacchiera e frenesia per seguire i suoi passi.
Si chiese più di una volta durante il tragitto perché doveva andare sempre in quel modo, il perché del ritrovarsi sempre alle spalle di Draco, senza mai fermarlo veramente, una volta per tutte.
Correva senza girarsi nemmeno una volta, non riusciva neppure ad udire Hermione e Ron che lo richiamavano sconcertati, Harry prima della caduta, si era deciso nel voler parlare con l’amica; ora invece sembrava essersi dimenticato di tutto, c’era solo Draco nei suoi pensieri, non riusciva a comprendere nulla di ciò che stava accadendo, sembrava quasi che l’ultimo anno gli stesse scivolando di mano come granelli di sabbia tra le dita osservandolo dal di fuori da quelle sue lenti tonde. Non comprendeva quando questa nuova ossessione si fosse innescata nella sua mente, da quando fosse sempre lui alle calcagna di Draco e non più viceversa, gli mancavano le attenzioni? Probabilmente si, le sue. Sapeva che era il momento di dirglielo, stanco di quella caccia e fuga, e probabilmente avrebbe ricevuto delle grosse e grasse risate soddisfatte in risposta, ma almeno avrebbe evitato ulteriori inseguimenti.
Se solo Malfoy non fosse un maestro nella sparizione. Harry nel corso dei suoi pensieri l’aveva perso di vista. Di nuovo.

Si trovava ormai all’interno delle mura, si guardò a destra e sinistra ma dai lunghi corridoi non avvertiva nessuna traccia di passaggio, questi gli apparivano più stretti e lunghi di come mai gli fossero sembrati. Per un attimo Harry parve incerto sul da farsi girando su se stesso in preda all’agitazione, stava uscendo fuori di testa e se non avesse scoperto entro la fine della giornata dove si cacciava Draco e almeno una delle risposte ai suoi quesiti sarebbe esploso in una crisi nervosa degna di un adolescente con la luna storta in piena fase di sviluppo, con i suoi alti e bassi amplificati per il numero dei problemi che da anni era costretto a subire.
Dopo aver riacquisito un po’ di calma prese la mappa dalla tasca interna della divisa e veloce la rivelò, ancora una volta niente. Nessuna traccia del biondo serpe verde, nonostante egli avesse giocato contro Harry pochi minuti prima, nonostante le mani intrecciate, nonostante tutti fossero sicuri della sua presenza, lui sembrava non esistere più.

–Dobby!– urlò per chiamare l’elfo domestico, se qualcuno lo avesse sentito urlare al nulla il nome di un elfo che lavora nelle cucine di hogwarts, sicuramente avrebbero pensato che qualcosa di catastrofico fosse accaduto, o magari che avesse una gran fame o forse entrambe le cose.
Dobby apparve in un batter d’occhi, fissava adorante ma teso Harry che non si era ancora accorto del suo arrivo immediato –A Harry Potter serve aiuto, signore?– annunciò la sua presenza l’elfo.
–Dobby– disse Harry in un soffio esausto –Ho bisogno del tuo aiuto–
–Ho bisogno del tuo aiuto per pedinare Draco Malfoy– Harry attese la sua risposta sempre servizievole che però non avvenne; l’elfo lo guardava con occhi spalancati, non tanto per la stramba richiesta ma per gli atroci ricordi che lo legavano al suo ex padrone.
–Dobby farà tutto quello che Harry Potter vuole! – rispose l’elfo tremante e incerto –Dove vuole che venga pedinato?– chiese guardandosi intorno, forse per assicurarsi che nessuno potesse sentirli o più probabilmente per individuare un oggetto da sbattersi in testa. Fortunatamente non trovò nulla.
–Ovunque– decise schietto Harry.  –Voglio sapere dove va, con chi si incontra e cosa fa..– si passò le dita tra i capelli a disagio –..E dove sparisce. Voglio che lo segui ventiquattr’ore su ventiquattro–
Dobby smise di sfregarsi le mani, un gesto di evidente nervosismo alla quale Harry non aveva fatto caso durante la messa in chiaro delle direttive. –Sarà fatto!– disse infine. Harry annui solamente prima di veder sparire l’elfo in un batter d’occhi.

Ora che Harry si trovava tutto solo in corridoio senza cercare di ricorrere Malfoy (o almeno non personalmente) doveva ammettere che non aveva la più pallida idea del prossimo passo da intraprendere. Aveva passato i primi mesi di scuola struggendosi per gli infiniti compiti che gli aspettavano, adesso però non ne ricordava nemmeno uno. Decise dopo qualche minuto di tornare al campo dove la folla si era già dissipata a causa delle gocce d’acqua che iniziavano a venir giù dal cielo con crescente intensità.
Hermione e Ron erano tra i pochi a non essere rincasati, probabilmente per sostenere la McGranitt nella sua disputa con l’arbitro. Quando notarono Harry ritornare sui suoi passi, non ci pensarono due volte ad allontanarsi dalla confusione per raggiungerlo.
–Harry!– urlò Hermione. –Dove sei scappato?–
–Non stavo molto bene. La botta deve avermi stordito un attimo– rispose pronto Harry.
–Stavi correndo dietro Malfoy– fece notare Ron. Harry sentì il petto stringersi come se fosse colto a compiere qualche atto illegale, il suo amico aveva posto la domanda con estrema nonchalance, ma allora perché sentiva il suo sguardo trapassargli le ossa come raggi X?
–Dovevo sapere se aveva manomesso la partita insieme alla Parkinson– mentì Harry. –Magari la vittoria sarebbe aspettata ai Grifondoro, come giusto che sia–
–beh, sono stati loro ?– domandò Hermione.
–Solo Pansy– scrollò le spalle. La sensazione di pressione non si scollava da Harry ma tentava di non farlo notare neanche quando Ron gli porse l’ultima domanda –Come fai a saperlo? Hai scambiato quattro chiacchiere amichevoli con Malfoy e tu ti sei fidato?–
–RON!– lo rimproverò Hermione dandogli una gomitata nel fianco, lui a sua volta incrociò le braccia al petto e non replicò.
Harry davvero non capiva cosa fosse preso al suo amico, il perché del suo comportamento rabbioso, in fin dei conti quello da serbare rancore doveva essere proprio Harry, ancora i suoi amici non gli avevano annunciato ufficialmente il fidanzamento, nonostante lui e Ron avessero chiarito quel punto.
–Comunque sia, Harry ha ragione.– riprese Hermione –Il campo era impregnato da incantesimi rallegranti e rattristanti, questo tipo di magia è molto potente e và usato singolarmente, se più di un mago avesse provato a lanciare l’incantesimo la situazione poteva degenerare in tutta Hogwarts– spiegò la ragazza.
–Come hai capito che si trattava di questi incantesimi?– chiese Harry piuttosto stupito dato che lui era arrivato alla sua conclusione dopo aver udito Pansy Parkinson parlarne.
–Era piuttosto ovvio, basta guardarsi intorno– rispose Hermione con una scrollata di spalle – E poi avevo letto qualcosa a riguardo in biblioteca durante il secondo anno, devo ringraziare la mia memoria fotografica per aver ricordato senza troppi sforzi il contro-incantesimo lì illustrato–.
–Ma non è bastato a salvare la partita– concluse Harry.
Hermione fece cenno di no con la testa mentre si girava verso la McGranitt che sembrava essersi arresa all’esito della partita e si prestava a tornare al castello.
–Pare che non ci sia modo di convincere Madama Bumb che i serpeverde hanno barato, la McGranitt non faceva altro che maledire il nome di Piton, credo che fosse convinta che ci sia lui dietro tutto questo–
–Per quale motivo?– chiese Harry nonostante avesse appoggiato in pieno la professoressa nelle sue accuse se non fosse stato consapevole che dietro alla sconfitta grifondoro c’era lo zampino Draco-ossessivo di Pansy.
–Non ne so molto– rispose cauta Hermione – Ma a quanto pare La McGranitt ha battibeccato con Piton perché lo aveva sentito parlare con qualcuno –non è riuscita a capire di chi si trattasse- riguardo a prendere il posto di preside e di usare tutti i mezzi per vincere, crede che parlasse di vincere la coppa delle case, a tutti i costi quindi anche barando–
–Ma è assurdo, se Piton sta tramando qualcosa, dubito si tratti solo di questo. Silente non ne sa nulla?–
–Non credo che la McGranitt abbia avuto modo di contattarlo ultimamente – rispose dubbiosa Hermione.

Ancora una volta Harry estrasse la mappa del malandrino. L’ultima volta che l’aveva usata, ovvero pochi minuti prima, non aveva prestato attenzione a nulla e nessuno all’infuori la ricerca disperata di Draco. Ora che la poteva guardare con più calma si rese conto con estremo sollievo che Silente si trovava nel suo ufficio insieme alla McGranitt, sicuramente per metterlo a corrente di tutto ciò fosse successo in sua assenza.
–La porti ancora con te – constatò Ron ricordando le ricerche della sera prima. Harry annui convinto, qualsiasi cosa avesse l’amico, Harry era consapevole che Ron era a conoscenza  della sua determinazione e di conseguenza non ne sarebbe rimasto stupito, quando Harry si metteva in testa qualcosa, niente e nessuno poteva dissuaderlo, questa era una caratteristica che i suoi amici avevano imparato ad amare con il tempo.
–Beh, alla fine non ne hai avuto bisogno, Malfoy era alla partita. Hai scoperto qualcosa? Oltre al sabotaggio della partita, intendo.–
–Ron, Harry ha appena detto che Malfoy non c’entra nulla con la partita–
–No, niente – rispose solamente Harry. Se avesse detto che Draco Malfoy era di nuovo misteriosamente scomparso nel nulla avrebbero capito non solo che Harry non aveva mai parlato con il serpeverde della partita e quindi ammettere di aver mentito loro, ma anche  alla conseguente conclusione di aver già usato la mappa del malandrino come un’inseparabile ossessione. Richiuse la mappa e salutò i suoi amici prima di incamminarsi verso la presidenza.

La parola d’ordine era sempre la stessa, Harry la pronunciò ai gargoyle di Silente prima di scendere per le scale a chiocciola che conducevano all’ufficio.
–Avanti– invitò Silente quando Harry bussò. Aperta la porta si aspettava di vedere ancora la McGranitt, ma lei era già andata via, evidentemente il tempo impiegato nel tornare a Hogwarts era più di quello che poteva sembrare.
–Harry–  lo accolse il preside. –A cosa devo questo piacere?–
–Scusi il disturbo– iniziò Harry –La professoressa McGranitt le ha parlato del professor Piton?–
Lo sguardo stanco e curioso di Silente si posò pochi attimi sul ragazzo prima di rispondere. –Si, Harry. Ma queste sono faccende che riguardano noi insegnanti, immagino che non sia solo questo il motivo della tua visita–
–Si, signore.. ero qui per dirvi che ce l’ho. Ho il ricordo di Lumacorno–
–E’ una notizia straordinaria!– esultò Silente. Si avvicinò ad Harry che gli porse la bottiglia e dopo averla presa andò all’armadietto dove teneva il pensatoio. –E adesso– proseguì, posando il bacile di pietra sulla scrivania e vuotandovi dentro il contenuto della bottiglia, –Adesso, finalmente, vedremo. Harry presto…–
Harry si chinò obbediente, sentì Silente affiancarsi a lui prima di percepire i piedi staccarsi dal pavimento, risucchiato dai ricordi.

Horcrux.
Harry si era appena richiuso la porta alle spalle, con la testa dolorante e la mente confusa. Non riusciva  a capacitarsi come un ragazzo che all’epoca portava la sua età potesse già essere tanto meschino, gli Horcrux erano strumenti meschini che richiedevano l’assassinio per la loro funzione, era già assurdo pensare uccidere qualcuno per l’immortalità, figuriamoci uccidere sette persone come aveva fatto Riddle. Ancora più assurdo era comprendere così il motivo per cui Voldemort non era morto definitivamente quando aveva attaccato Harry. O scoprire che il diario che aveva distrutto durante il secondo anno fosse un Horcrux.
Harry aveva appena iniziato a incamminarsi quando Dobby si presentò al suo cospetto, tutto fremente.
–Harry potter, signore– disse. Harry balzò in un piccolo salto per la sorpresa, ma fu felice di vederlo, tutta la questione degli Horcrux lo aveva destabilizzato parecchio. –Ho notizie su Draco Malfoy– disse abbassando il tono della voce in un sussurro nel pronunciare il nome dell’ex padrone.
–E’ fantastico!– ribatté Harry. –Sapevo di poter contare su di te. Allora, dove passa il suo tempo?–
Dobby si prese qualche gioioso secondo in un timido imbarazzo, per l’affermazione del grande Harry Potter –Fa visite regolari al settimo piano. Sembra che trascorra intere giornate nella… –
–Stanza delle necessità!– esclamò Harry dandosi quasi dello stupido. Questo era il motivo per cui non appariva sulla mappa, non era sparito nel nulla. –Dobby, sei mai riuscito ad entrare e vedere cosa fa Malfoy?–
–No, Harry Potter, questo è impossibile –rispose Dobby.
–Io ci riuscirò– disse Harry già avviato di corsa al dormitorio per prendere il mantello dell’invisibilità. Per fortuna, nella sua corsa non incontrò né Hermione né tanto meno Ron, prese il mantello e lo indossò subito per evitare di incontrarli e si avviò. S

Un’altra fortuna. Il corridoio del settimo piano era deserto, Harry non sapeva dire con precisione se Draco fosse già uscito dalla stanza o meno, ma non voleva perdere del tempo a controllare nella mappa.
Magari avrebbe perfino scoperto qualcosa in più se la stanza fosse stata vuota, ora il punto era: Come entrarci?
Chiuse gli occhi e si avvicinò al punto in cui la porta era nascosta. Concentrandosi con tutto se stesso pensò: Devo vedere cosa fa Draco Malfoy qui dentro… Devo vedere cosa fa Draco Malfoy qui dentro… Devo vedere cosa fa Draco Malfoy qui dentro…
Tre volte passò davanti alla porta, poi, col cuore che batteva forte, aprì gli occhi e la guardò… Ma stava ancora fissando un tratto di dura parete.
–D’accordo– disse Harry tra sé e sé. –D’accordo… ho pensato alla cosa sbagliata –
Meditò per un attimo, poi ricominciò, chiuse gli occhi concentrandosi più che poteva.
Devo vedere il posto in cui Malfoy continua a venire in segreto… Devo vedere il posto in cui Malfoy continua a venire in segreto…Devo vedere il posto in cui Malfoy continua a venire in segreto…
Dopo tre passaggi aprì gli occhi speranzoso, ma niente. Iniziava a irritarsi.
Ho bisogno che tu diventi per me il luogo che diventi per Draco… Ti prego.
Ti prego… Ti prego.

Non aprì subito gli occhi quando si fermò. L’ansia lo stava assalendo, provò ad aprirli lentamente, l’aria intorno a se appariva sfocata ai suoi occhi quindi cercò di mettere la vista a fuoco scostando gli occhiali e sfregarsi i palmi sulle palpebre chiuse, si accorse che tremavano.
La vista, ora lucida vedeva davanti a se la grande porta che conduceva nel luogo tanto desiderato, Harry non perse tempo a realizzare la cosa, si fiondò sulla porta, timoroso di trovarsi davanti solamente una vana illusione.


Harry si trovò immerso in un enorme stanza buia, più polverosa di quella che veniva usata dall’ES per allenarsi. Decine, centinaia di oggetti erano sparpagliati ovunque, da vecchi libri a bauli ricoperti di ragnatele, boccette di vetro e strani oggetti incogniti.
Sul fondo Draco. Non si era accorto della presenza di Harry, accovacciato a quello che sembrava un’enorme armadio in disuso, aveva un’aria familiare ma Harry non sapeva spiegarsi il motivo.
I capelli biondi del Serpeverde accarezzavano gli avambracci con il quale stringeva le gambe contro il proprio petto, sembrava un bambino che era appena stato rimproverato dalla mamma. Non stava in silenzio, ripeteva a voce bassa frasi che era impossibile percepire da quella distanza, Harry si avvicinò lentamente tendendo le orecchie per sentire meglio.
“Non ci riesco" fu l’unica cosa che Harry riuscì a capire.
–A far cosa?– domandò d’istinto, con voce velata, quasi impietosita.
Draco non rispose, nessun “Potter” o nessun “Harry”, neanche una lamentela sul fatto di essere stato seguito per l’ennesima volta, non sussultò neppure. Semplicemente alzò il viso impallidito verso l’interlocutore, scure occhiaie segnavano il suo sguardo esausto, mentre tracce asciutte di lacrime erano ancora ben visibili sulle sue guance.
–Hai pianto– costatò Harry inginocchiandosi di fronte al ragazzo, lui a sua volta scrollò le spalle senza emettere più alcun suono.
–Non è la prima volta che ti vedo in questo stato… Draco, che ti sta accadendo?– chiese con tutta la sincerità che la domanda richiedeva.
–Harry, perché mi giri sempre intorno?– chiese d’improvviso Draco stupendo Harry. La sua voce riecheggiava per la stanza graffiante e dura, per nulla incerta e debole come il suo aspetto in quel momento. Lo stomaco si contorse in uno strano dolore.
Era una domanda che si era sempre posto, ma non aveva mai risposto seriamente, non voleva. Draco non sembrava accusarlo, ma piuttosto, davvero intenzionato a capirne il motivo.
–Ci  sono tante cose a cui dare risposta. Tante cose che mi sfuggono, altre a cui sfuggo. Credo… Credo che una di queste sia la risposta che cerchi, che cerchiamo. Io credevo che scoprire cosa stessi combinando fosse stato solo uno dei miei tanti obbiettivi stilati lungo un’infinita lista, poi però tutti gli altri gli hanno ceduto il posto ed è diventato il principale, un’ossessione, finché qui, in questa stanza, mi rendo conto che non era ciò che combinavi ad interessarmi, ma ciò che succedeva, a te. –
Mentre parlava Harry puntava il suo sguardo in quello di Draco, nessuno dei due aveva rotto quel contatto che si era venuto a creare nemmeno per un attimo. Gli occhi grigi del biondo mostravano un turbinio di emozioni diverse per ogni parola pronunciata da Harry, lui a sua volta però, era troppo concentrato su quello che voleva far arrivare all’altro ragazzo per accorgersene. Terminato il discorso, il petto di Harry si sentiva alleggerito, anche se la sensazione fu presto sostituita da una morsa d’ansia.
Dell’attesa.
Infinita attesa. Non aveva idea di cosa Draco avrebbe risposto, leggere le sue mosse era come un enigma che avrebbe imparato.

Come prevedibile Draco non rispose, lentamente slegò l’abbraccio intorno alle sue ginocchia e si portò la mano destra sulla manica sinistra della camicia, Harry osservava confuso e incuriosito ogni suo minimo movimento fremendo dal terrore. Quando Draco sbottonò il polsino, una terribile consapevolezza gli si era parata davanti, ma fino alla fine cercava di scacciarla via di lato. In uno scatto deciso la manica venne alzata fino al gomito rivelando quello che Harry temeva: Il Marchio Nero.
Trattenne il fiato, Draco era un mangia morte, nulla da stupirsi a dire il vero, Harry aveva immaginato che lo sarebbe diventato fin da quando iniziò a capirci qualcosa su Voldemort e i suoi seguaci, infondo il padre lo era, la sua famiglia voleva vederlo morto e Harry sapeva che doveva assolutamente tenersi alla larga, ma qualcosa lo trattenne.
Intorno al marchio la pelle si mostrava arrossata, come se Draco avesse tentato di strapparselo via dalle carni.
Probabilmente l’intenzione di Draco di rivelare il suo marchio era quella di allontanare Harry, di avvertirlo, era la risposta alle sue parole che fin ora non aveva pronunciato.
–Tu non sei questo– disse Harry passando le dita sui segni arrossati, facendo attenzione a non sfiorare le tracce nere del marchio. Sorrise amaramente. –Settimane trascorse a capire cosa stessi combinando… E alla fine eri qui. Per questo. Quello che non riesci è essere un mangia morte?–
Draco continuava a fissare Harry con un pizzico di stupore nella sua maschera di malinconia, era evidente che proprio per evitare che tutta Hogwarts si fosse accorta della sua debolezza il ragazzo si faceva vivo raramente. Nessuno vuole mostrare al mondo le crepe che vengono a formarsi sulla propria maschera, quelle potrebbero strapparti via la vita.
–Lo sono. E’ evidente, basta guardarmi– rispose poggiando le sue dita su quelle di Harry, fermandole. –Come puoi voler toccare ancora la mia pelle? Parlarmi come se fossimo dalla stessa parte?–
Harry non rispose a nessuna delle due domande.
–Questo non significa che tu lo sia davvero– rispose invece tutto d’un pezzo.
–Ne dubito–
Harry lo fissò a lungo, imprimendosi nella mente i muscoli tesi del suo viso.
–Tu mi uccideresti?–
Draco trasalì e il suo volto mutò in un’espressione sconvolta, disperata, ma non rispose. –Tu mi uccideresti se Voldemort te lo chiedesse?–
–Certo che no, che mi cruciassero pittosto– rispose Draco a denti stretti e lo sguardo carico di sfida come se Voldemort in persona gli fosse ora proprio davanti per proporgli tale richiesta. Come se gli fosse già stata proposta e rifiutata, ma Harry sapeva che quello era impossibile, Voldemort voleva ucciderlo con le sue stesse mani.
–Allora non sei uno di loro– gli disse Harry non trattenendo un lieve sorriso.
–Ti fidi davvero di un Mangiamorte?– chiese Draco ignorando il grifondoro che l’aveva appena spodestato da quella nomina.
–Mi fido di loro– rispose sostituendo le labbra alle dita, donandogli un leggero bacio lungo i graffi scarlatti. –E di loro– alzò il viso per assaporare le tracce asciutte delle lacrime sulle guance. Draco trattenne il fiato per i gesti di Harry, rimanendo immobile sotto le sue attenzioni.
–Ma soprattutto– continuò Harry portando le mani a sostegno del viso del serpeverde –Mi fido di te – e premette la bocca sulla sua per baciarlo, donandogli finalmente un bacio consapevole dei suoi sentimenti.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La Camera delle necessità non era mai stata adoperata per ospitare pacificamente due studenti per intime effusioni, soprattutto se questi appartenevano alle due case che più si detestavano. 
Harry Potter era uno dei pochi Grifondoro che aveva messo da parte gli antenati disprezzi per uno studente della casa rivale, mosso solamente da vera e propria sete romantica, l'oggetto delle sue attenzioni dopotutto non si trattava di un Serpeverde qualunque, ma di Draco Malfoy, fascino e potere scorreva nelle sue vene. Anche lui sembrava mettere da parte almeno per un attimo i suoi risentimenti, era immobile sotto le dita di Harry iniziando a comprendere davvero cosa significasse possedere il coraggio Grifondoro.
–Tu non hai idea di cosa stai rischiando– disse dopo quelli che sembravano infiniti minuti di baci e fiati spezzati, serrò le braccia di Harry per allontanarlo da sé.
–Non più di quanto abbia già perso– ribatté Harry non accennando a volersi allontanare dal biondo Serpeverde –...O rischio di perdere. Quando ti ho trovato nel bagno... Dicevi che Voldemort ti avrebbe ucciso se "non l'avresti fatto", parlavi del marchio, non è così?–
Draco lo fissò un secondo di troppo prima di annuire. 
Harry annuì a sua volta e si concentrò sul suo volto, le tracce di pianto sulle guance erano ormai sparite ma la tensione dei muscoli non si era sciolta quasi per niente. Si guardò intorno, Harry aveva già notato la grandezza della stanza, ma non pensava fosse così immensa. Sparsi per ogni angolo del pavimento e delle pareti non si trovavano solo cianfrusaglie, se si guardava bene si intravedevano oggetti preziosi sparsi come se nulla fosse, tra questi erano presenti diademi e pesanti girocollo. Oltre a questi vere e proprie statue d'oro massiccio occupavano gran parte dello spazio, senza contare armadi, scaffali, e casseforti.
–Come mai... Emh, hai scelto una stanza del genere?– chiese voltando le spalle a tutto quel caos tornando in cerca dello sguardo di Malfoy.
Draco che a sua volta non aveva tolto gli occhi di dosso ad Harry, scrollò le spalle. – E' la stanza delle cose nascoste. E io volevo nascondermi– rispose con nonchalance.
Harry sgranò leggermente gli occhi sotto le sue lenti tonde.
–Non devi farlo– disse con tale sicurezza da non notare lo spasmo nervoso di Draco alle sue parole.
–Davvero?– domandò scettico –Ho un fottuto marchio nero impresso nella pelle, fa male, dovrei attirare l'attenzione di tutti e far incazzare Tu-Sai-Chi?–. Ora il suo volto appariva decisamente più irritato, impaurito, Harry si era ormai abituato nel cogliere quelle espressioni nel volto del ragazzo ed era strano dato che, fino a pochi mesi prima, l'unica espressione in grado di leggergli in volto era disgustosa presunzione.
–Io posso capirti– disse Harry portandosi una mano alla cicatrice, cercando di rassicurarlo. Il volto di Draco però si contorse in una strana espressione esasperata prima di scoppiare.
–Beh Potter, a differenza di te e della tua stupida cicatrice, quando il marchio chiama noi Mangiamorte -NON GUARDARMI COSI' POTTER, E' QUELLO CHE SONO- non possiamo di certo starcene al centro di tutta Hogwarts in una patetica ricerca di attenzione mentre tutti si preoccupano del dolore che ci provoca. Quello è niente rispetto al dolore che voi stupidi paladini del bene volete che i tirapiedi del signore oscuro subiscano– sbottò asciutto.
Harry era sbalordito di quello scatto di sfogo, soffriva nel sentire quelle parole. Draco credeva seriamente che tutti gli studenti di Hogwarts che non appartenevano ad una famiglia a favore di Voldemort o dei suoi ideali odiassero a prescindere chi stava dall'altra parte a tal punto da volerli ridotti veramente male, e forse per molti era così, ma Harry era sicuro che questo non valeva per tutti, perché chi davvero stava trovava nel torto si distingueva nel non saper vedere oltre se stesso, le sue ragioni e nell'odio incondizionato. Ad Harry venivano in mente perfino un paio di persone che contraddicevano l'idea che Draco si era costruito nella mente, ma sapeva che cercare di convincerlo che le cose non stavano esattamente come lui le vedeva, al momento non era una mossa tanto saggia da fare, non lo era nemmeno parlare ancora una volta di sé stesso, ma quello non poteva evitarlo dato che le parole di Draco lo avevano punzecchiato e ferito.
–Credi che io voglia tutta quell'attenzione?– chiese irritato –credi che io voglia quest'accidenti di cicatrice?–
–Dimmelo tu, per lo meno non hai bisogno di nasconderti come un vigliacco.– ribatté asciutto il serpeverde, stringendo i pugni.
–Oh lo vorrei, credimi–
–Allora puoi capirmi– rispose ragionevole Draco, in un tono che non ammetteva repliche ma al tempo stesso meno irritato.
Harry schiuse le labbra un po' colpito dal suo evidente tentativo di chiudere il discorso, si sarebbe aspettato un'altra frecciatina sul fatto dell'essere il prescelto e che come tale non poteva nascondersi e invece Draco si limitò ad abbassare i toni in un vero e proprio gesto di elegante autocontrollo, scacciando via la faccenda con un gesto della mano prima che Harry potesse rispondere.
–Tu piuttosto, come hai fatto ad entrare qui dentro?–
–Io... ho semplicemente chiesto alla stanza di essere per me quello che è per te–
–Un nascondiglio?– chiese Draco sprezzante illudendo ancora alla cicatrice ed Harry si arrese di cercare di decifrare il comportamento del ragazzo, insicuro un attimo prima, furioso, controllato e successivamente sprezzante. Si domandò quante altre parti di Draco ancora non conoscesse, quali parti che non si potessero classificare in serpeverde, mangiamorte o purosangue ancora dovesse scoprire.
–Non lo so– rispose, quasi dimenticando la domanda.
Lo sguardo nuvoloso di Draco indugiò sul viso quasi assente che aveva assunto Harry, si avvicinò con lunghi e lenti passi, riducendo la distanza tra i due –Forse è più di questo– disse poi, attirando nuovamente l'attenzione del prescelto, la sua voce bassa e disinvolta era un ottimo ristabilizzante.
–Cosa vorresti insinuare?– chiese Harry sinceramente confuso.
–Hai detto che vorresti nasconderti, non è così? Vedi questo posto come un nascondiglio per noi due. Guardati intorno, non a caso questo luogo è immenso– concluse allargando le braccia, Harry poteva giurare di aver visto gli angoli della sua bocca alzarsi di qualche millimetro. Non poté far a meno di sorridere.
–Vuoi trasformare questo posto in una sorta di nido d'amore?– chiese divertito.
–Nido d'amore – ripeté Draco con tono carico di indignazione, stonava non poco con il sorriso che ormai gli era impossibile camuffare –Potter, la tua disgustosa smielatezza è allucinante – 
–Non far finta che nelle tue parole non fosse sottinteso proprio questo– ridacchiò Harry ormai completamente spazzato via dai precedenti pensieri sul carattere di Draco, lo avrebbe capito man mano.
Il sorriso di Draco si allargò sornione e senza alcuna risposta, afferrò Harry per i fianchi attirandolo a sé e lo baciò con passionale trasporto.

Harry e Draco restarono nascosti al resto degli studenti fino all'ora di pranzo, passarono quel poco tempo che rimaneva a parlare del più e del meno cercando deliberatamente di non toccare nessun argomento legato in qualche modo a Voldemort. Parlarono un po' della loro infanzia, Harry si stupì nel sentirsi porre domande sulla vita dei babbani dopo che Harry aveva fatto riferimento alla sua vita dai Dursley; Draco si era mostrato sinceramente stupito dal comportamento assunto dagli zii di Harry, dediti ad ignorare a tutti i costi l'esistenza della magia. Per Draco quello era davvero qualcosa di inconcepibile, Harry aveva appreso dai racconti di Draco che per i maghi, ma maggiormente per le famiglie purosangue, il vanto di avere dei poteri magici non era solamente fine a sé stesso, soprattutto in una famiglia importante come quella dei Malfoy. Draco raccontò ad Harry che sin dal momento in cui imparò a parlare, gli fu spiegato di essere speciale e superiore a molti altri, non gli fu mai permesso di entrare in contatto con le comunità babbane e tutto ciò che li riguardava e anche se inizialmente era comunque incuriosito dal mondo sconosciuto, come qualsiasi bambino dovrebbe essere, man mano che cresceva perdeva interesse sostituendolo con il dovuto disprezzo. Nonostante questo però, Draco a sentir parlare di tutte le figure negative babbane che nella sua infanzia lo circondarono non fece a meno di chiedergli se fossero davvero tutti così e se dopotutto gli insegnamenti e avvertimenti di suo padre fossero ancor più veritieri di ciò che si aspettasse.
Harry stava per rispondere quando un vecchio e polveroso orologio a pendolo immerso tra diversi scatoloni, suonò. Un gufo molto simile ad Edvige sbucò fuori dal quadrante dell'orologio e svolazzò in una circonferenza perfetta intorno all'oggetto prima di tornare al suo posto, le lancette a forma di bacchetta segnavano le 12:30.
Harry balzò in piedi, stava iniziando ad abituarsi alle chiacchiere amichevoli, si sentiva rilassato come se fossero seduti in un curato prato anziché su vecchie assi di legno, ma non poteva perdere ulteriore tempo, Ron ed Hermione sicuramente lo stavano aspettando alla sala grande già da un pezzo.
–E' tardissimo!– esclamò.
Draco lo guardo confuso dal basso, si alzò e rivolse la sua attenzione all'orologio e capì di aver perso completamente la cognizione del tempo.
–Vieni?– disse Harry già arrivato alla porta.
–Tra un po'– rispose Draco a disagio. Harry annuì solamente pensando che non era la prima volta che il ragazzo non si faceva vivo al tavolo serpeverde, si chiedeva se in quei giorni mangiasse regolarmente, non osò domandarlo. 
–Allora ci vediamo dopo– disse Harry in tono che sembrava dispiaciuto.
Draco annuì e lo salutò con un piccolo gesto della mano prima di essere lasciato solo circondato dalla moltitudine di oggetti che lo rendevano ancora più insignificante in quella stanza.
 

Arrivato alla Sala Grande, Harry andò spedito al posto che abitualmente occupava al tavolo Grifondoro, nei posti accanto parlottavano Ron ed Hermione.
–Si lo so, scusatemi per il ritardo– cantilenò Harry una volta seduto.
–Silente?– chiese Hermione ignorandolo, era abbastanza allarmata da confondere Harry. Pensava a qualche nota di rimprovero per il suo ritardo dalla ragazza non un' ondata ansiosa da parte dei suoi amici, anche Ron pareva piuttosto preoccupato. Forse i frequenti strambi comportamenti che aveva notato in loro erano solo frutto dell'immaginazione di Harry.
–Cosa?– chiese allarmato, lanciando un'occhiata al tavolo Serpeverde. Il posto di Draco era ancora deserto.
–Silente, Harry!– disse Ron a occhi spalancati. – Che ti ha detto? Sembrano passati anni da quando sei andato nel suo ufficio. Pensavamo te ne fossi liberato prima onestamente, Silente è un tipo abbastanza sbrigativo con le riunioni. Per non parlare del suo modo misterioso e poco esplicito di riferire informazioni... –
–Insomma Harry, se sei sparito per un'eternità la faccenda deve essere grossa– Intervenne Hermione interrompendo le lunghe riflessioni di Ron sulla particolare personalità di Silente.
Harry si sentì in colpa. Il motivo del suo ritardo erano ben distinti dalle informazioni apprese dal Preside, che come aveva detto Ron non si era dilungato troppo nelle informazioni. Tuttavia erano informazioni che raccontate potrebbero sembrare davvero infinite, ma lui la maggior parte le aveva apprese guardando nel pensatoio e ciò aveva fatto risparmiare lui molto tempo, la fortuna stava che tali informazioni erano davvero complesse quanto incredibili. Se Harry le avesse udite anziché viste con i propri occhi, probabilmente starebbe ancora nello studio di silente a cogliere informazioni.
Nonostante i suoi sensi di colpa, Harry mise da parte un po' di onore e rispolverò un po' di vecchio egoismo. Raccontò loro tutto sugli Horcrux e sul giovane Tom Riddle. I visi dei suoi amici, come previsto, non si erano affatto tranquillizzati quasi a temere che tutte le teorie formulate nell'attesa di Harry fossero solo giochetti da ragazzi, e molto probabilmente avevano ragione. La loro espressione migliorò quando gli venne confidato che Silente aveva espressamente richiesto che le informazioni sugli Horcrux e la loro ricerca, venisse rimasta un segreto di Harry, Hermione, Ron e Silente. Nessun'altro. Darsi da fare per aiutare il prescelto poteva mostrarsi per molti una gran gatta da pelare, ma per Hermione e Ron sarebbe sempre stata una delle gioie maggiori.
–Silente deve davvero fidarsi molto delle nostre capacità– Disse Hermione stupita e commossa. Ron sembrava leggermente impaurito per l'enorme responsabilità. Queste erano tutte cose che Harry avrebbe commentato se non fosse stato distratto dall'arrivo di Draco. Aveva già percorso la sala e stava per sedersi al suo solito posto accanto Blaise e Pansy. Harry trattenne l'istinto di alzare la mano per richiamare la sua attenzione, che in ogni caso non sarebbe stata notata dato che il ragazzo serpeverde non rivolse nemmeno un piccolo sguardo verso la sua direzione. Era logico. Perché mai un mangiamorte, un Malfoy soprattutto, doveva improvvisamente mostrarsi amichevole verso Harry Potter? O semplicemente considerare la sua esistenza in modi diversi che quelli dispregiativi?
Non poteva.
Harry aveva ingenuamente pensato che Draco non l'avesse seguito per il semplice motivo che non se la sentiva, o che magari volesse passare più tempo nella stanza delle cose nascoste, si sarebbe abituato a incontrarlo a lezione e non vederlo spesso ai pasti come ultimamente era di solito fare, ma capì solo in quel momento che Draco Malfoy non poteva varcare la soglia di una porta insieme al prescelto come se nulla fosse.

Il pranzo finì in fretta. Hermione era impaziente di andare in biblioteca per fare qualche ricerca sugli horcrux non appena le lezioni si sarebbero concluse. Non aveva fatto altro che ripetere, tra un boccone e l'altro, di non aver mai sentito parlare degli Horcrux, e che magari sarebbe riuscita a trovare qualcosa con le informazioni di Lumacorno. Ron, ovviamente l'avrebbe aiutata.
–Harry, tu che farai?– chiese Hermione svoltando l'angolo e iniziando a percorrere le scale che portano ai sotterranei di Hogwarts. Erano rimasti in silenzio tutto il tempo quando andarono nelle loro camere per prendere ciò che serviva per la lezione di pozioni. 
–Non so... – rispose Harry con aria pensosa –magari andrò da Silente per comunicargli che adesso anche voi siete a conoscenza degli Horcrux, magari mi darà qualche consiglio– 
–Beh, non c'è molto altro da fare– constatò Ron.

Quando arrivarono di fronte la porta dell'aula pozioni, si resero conto di essere in anticipo. La porta spalancata lasciava intravedere l'aula svuotata di studenti e Lumacorno intento a sistemare qualche ingrediente sulla propria scrivania.
Quando il professore si accorse della loro presenza sorrise e li invitò ad entrare ma non sostenne lo sguardo che Harry gli rivolgeva. Hermione si avvicinò per porgli alcune domande e ringraziarlo per aver dato i suoi ricordi sugli Horcrux ad Harry, ma il rumore dei passi degli altri studenti che scendevano le scalinate la bloccò sul posto. 
Serpeverde e Grifondoro entrarono in aula ignorandosi a vicenda, tranne per qualche elemento che stuzzicava la casa nemica. Harry cercò con lo sguardo Draco, era in compagnia di Theodore Nott immerso in una discussione che appariva coinvolgente. Le due case si sistemarono ai due lati opposti dell'aula,come al solito Harry si sistemò al banco dei suoi amici.
–Ragazzi miei!– salutò sorridente Horace Lumacorno i suoi studenti. –Fermi lì con quei calderoni!– disse a chi stava già posando il proprio sulla personale postazione –Oggi la lezione sarà leggermente diversa, sarà entusiasmante vedrete!–
Guardandosi intorno Harry si rese conto che tutti gli studenti parevano incuriositi,ma l'unica che sembrava davvero fremente nel scoprire cosa gli sarebbe aspettato era ovviamente Hermione, a stento riusciva a star ferma sulla sedia per trattenersi di alzare in alto in braccio e porre la domanda.
Il professore sembrava ignorarla mentre passava tra i banchi con fare compiaciuto. –Oggi, attueremo una sfida tra case –
Gli studenti continuarono a guardasi intorno confusi non percependo la novità.Non era la prima volta che durante una lezione chi tra gli studenti riusciva meglio o per primo in qualcosa vinceva in cambio punti per la propria casa di appartenenza, solitamente per i Grifondoro era Hermione ad accumulare la maggioranza dei punti, Neville, nel perderli.
–Non sarà la solita sfida– continuò Lumacorno. – Non sarà individuale ma a coppie– 
Ancora nessun'altra novità, Harry iniziava perfino a scocciarsi, odiava le sfide a coppie per il semplice fatto che spesso doveva trovarsi qualcun altro con cui stare dato che Hermione e Ron si sceglievano a vicenda, e quel qualcuno era spesso Neville. Non che avesse qualcosa contro il compagno, ma se la  lezione era a loro sfavore, come quelle con Piton, allora la loro casa perdeva parecchi punti. Non gli restava che sperare in Ron e del suo buon cuore che di tanto intanto lo sceglieva a priori come compagno.
Hermione che ormai non stava più nella pelle (a differenza di Harry amava ogni tipo di sfida, abituale o innovativa che sia) fece scattare la mano in alto attirando l'attenzione del professore. –Mi scusi, la novità della sfida in cosa consisterebbe?–
Lumacorno la guardò e sorrise, aveva sempre amato chi era avido di conoscenza.
–L'innovazione della sfida consiste, Signorina Granger, nelle coppie – rispose entusiasta.
–Non capisco... – intervenne Harry al posto dell'amica.
–Che novità– commentò Pansy Parkinson dall'altro lato della stanza.
–Le coppie non saranno formate da compagni di casa, ma bensì da un Grifondoro e un Serpeverde.– concluse Lumacorno soddisfatto, ignorando le frecciatine che si erano venute a creare.
Il volto sghignazzante di Pansy si oscurò in un istante, parecchi serpeverde guardarono disgustati quelli che sarebbero stati "i loro compagni, Ron era perfino più sconvolto e disgustato della Parkinson, mentre Hermione sembrava stesse ancora valutando quello che sarebbe stato lo svolgimento della sfida. Benissimo,non poteva più contare sul buon cuore di Ron.
–La prima sfida di quest'anno, come ben ricordate, era quella di creare un perfetto distillato della morte vivente, all'inizio di quella lezione avevo chiesto a tutti voi di individuare e descrivere le varie pozioni che vi venivano mostrate. Una di queste era L'amortentia. Gentilmente descritta dalla Signorina Granger l'ultima volta. Il compito di ogni coppia sarà quello di ricreare il filtro d'amore più potente al mondo, i sensi e la complicità è essenziale per vincere la sfida, più l'odore che ne avvertirete si avvicina ai vostri gusti e desideri e maggiormente sarete più vicini alla realizzazione perfetta della pozione. Vince la casa con il maggior numero di pozioni perfette.
–Ma professore!– si ribellò Hermione –L'amortentia è un preparato illegale!–
–Di certo non ne faremo un uso personale, i calderoni verranno svuotati a fine lezione. E adesso, via con la formazione delle coppie!–
Con stupore di Harry parecchi ragazzi grifondoro si mossero spediti per scegliere un compagno, magari un conoscente o semplicemente gli alunni meno duri e calmi. Harry non l'aveva mai notato ma serpeverde era pieno di ragazzi neutri e per le sue.
Spostò lo sguardo su Draco, per tutta la spiegazione era rimasto a fissare il tavolo sotto le sue mani, probabilmente non aveva neppure udito il commento sprezzante che Pansy aveva rivolto ad Harry. Dal suo canto neppure Harry sapeva come muoversi, in cuor suo voleva andare dritto da Draco e sceglierlo come compagno, ma questo non poteva farlo, intanto le coppie si stavano tutte sistemando, Ron si ritrovò in coppia con Zabini, Hermione era palesemente frustrata dato che si era ritrovata in coppia con Pansy, le altre ragazze erano già tutte in coppia con altre ragazze, tranne il povero Neville che si era trovato accanto Millicent Bulstrode. Da quando Lumacorno aveva annunciato la sfida era rimasto a fissarlo in un angolino del suo banco, angosciato.
In pochi minuti erano rimasti senza compagno solamente due ragazzi, seduti ancora al loro solito posto.
Harry ne era felice e sperava di non darlo a vedere, chissà se Draco non aveva cercato nessuno per il suo stesso motivo o se lui si trovava ancora solo solamente perché tra tutti era lo studente serpeverde più temuto, ora che lo conosceva un po' meglio, era triste pensare che fosse evitato in tal modo ma infondo pochi mesi prima aveva fatto lo stesso, solo ora però notò quanto questo li rendeva simili. Quanto anche se in modo parallelo entrambi stessero passando le stesse ingiustizie altrui, il prescelto e il reietto. Forse era destino essere una coppia, e non solo a pozioni.

In aula si era creato un silenzio quasi incredibile, tutti erano intenti a fissare i due ragazzi che ai loro occhi parevano inespressivi, finché Lumacorno non attirò la loro attenzione.
–Ragazzi miei, presto, l'ora di pozioni sta per finire. Signor Potter e Signor Malfoy, siete l'ultima coppia.–
Harry annuì, poi guardò i suoi amici. Ron sembrava davvero mortificato per il destino del suo amico, mentre Hermione aveva la faccia di chi temeva un'imminente esplosione.

–Muovi il culo Potter e mettiti al mio fianco, non vengo di certo io da te. –Finalmente Harry risentì la voce di Draco, una voce che appariva dura e secca ma che Harry aveva imparato a riconoscere una lieve intonazione di sarcasmo, si allontanò dal posto e nel dirigersi al fianco di Draco, notò una strana espressione sul volto di Pansy, la ignorò e cerco di trattenere un sorriso quando raggiunta la postazione, si sfiorarono.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


L'amortentia, uno dei preparati più difficili da realizzare, oggetto di sfida tra le due case rivali più in astio di sempre, cosa potrebbe mai andare storto?
L'aula di pozioni a soli cinque minuti dall'inizio della gara era letteralmente invasa dal fumo, si riusciva a stento a respirare, la cosa sarebbe stata più sopportabile se già qualcuno fosse riuscito a preparare il composto, in quel caso almeno l'aria si sarebbe colorata del profumo più dolce per tutti. Invece no, solo fastidiosissimo fumo che invadeva le narici facendo starnutire a turno tutta l'aula a ritmo di orchestra.
Dopo circa dieci minuti Lumacorno decise di creare una sorta di scudo magico intorno ad ognuna delle postazioni, questo perché qualcuno stava già iniziando ad completare la propria pozione e l'odore che ne fuoriusciva rischiava di compromettere le idee e il lavoro altrui. Harry e Draco invece si trovavano ancora in una situazione critica, non si erano rivolti parola per quei lunghi dieci minuti e i loro calderoni era esattamente la rappresentazione del loro animo, un caos. Draco, sempre un portento a pozioni aveva scartato il composto già un paio di volte, dimenticando a volte di accendere la fiamma, versando troppa acqua di luna o carbonizzando tutti i petali di rosa. Harry se possibile era ancora più disastroso, poteva leggere lo sguardo incuriosito e allarmato di Lumacorno da quella distanza, poi si ricordò che nello zaino portava ancora il libro del principe mezzosangue, lo prese e lo aprì quasi dimenticandosi di non essere più al tavolo con Ron ed Hermione.
-Cos'è?­- Chiese immediatamente Draco lanciando al libro un'occhiata di traverso.
-Il libro di pozioni- rispose Harry cercando di rimanere indifferente -Siamo entrambi messi male, stavo solo cercando la preparazione sul testo-
-Non hai sentito la tua amica Sanguemarcio? L'Amortentia è un preparato illegale, non può trovarsi in quel libro, Lumacorno ha dettato il procedimento ad inizio della lezione-
-Non chiamarla così- rispose solamente alla sua domanda. Draco si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato, prima di voltarsi verso la ragazza il suo sguardo cadde nuovamente sul libro che ancora Harry teneva in mano. -"Questo libro è di proprietà del-"- iniziò a leggere ciò che riportava la prima pagina, ma Harry chiuse il libro e lo riposò nello zaino prima che Draco potesse finire la frase, per qualche strana ragione non riusciva ancora a fidarsi completamente di lui.
-Hai ragione, non abbiamo bisogno del libro. Tu hai già avuto a che fare con i filtri d'amore-
Draco si girò a guardarlo inarcando un sopracciglio con aria interrogatoria -Cosa?-
-Si, ad Hogsmeade, ricordi?- gli chiese guardando il suo compagno di pozioni che aveva bloccato a mezz' aria un pugno pieno di uova di Ashwinder, proprio prima di versarle nel calderone di fronte a sé. Lui tossì prima di sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi sornioni. -Un filtro che non serviva, a quanto pare.-
-beh si, l'hai gettato via per questo, ma ciò non significa che non potremmo fare meglio - Continuò Harry, che sembrava non capire dove Draco voleva andare a parare. Spostò il suo sguardo dal calderone di fronte al ragazzo ai suoi occhi grigi, sussultò quando li vide pieni della solita aria provocatoria.
-Oh- disse Harry abbassando la testa sul suo calderone rimasto vuoto dopo l'ennesima volta che ricominciava il procedimento.
Draco sorrise percependo l'imbarazzo di Harry, trovandolo quasi tenero, ma questo non lo fermò nel risparmiargliene dell'altro. 
-Non mi è servito un filtro- riprese. - A te è bastato un mio bacio per farti piacere anche i ragazzi-
-E a te chi ti dice che...- alzò lo sguardo agitato pronto a controbattere, ma Draco lo interruppe, troppo divertito.
-Che non ti fossero mai piaciuti?- lo guardò con scetticismo -Oh, andiamo. L'unica tua fissazione era quella odiosa Corvonero, sembravi un babbeo quando ti stava vicino, più del solito, intendo.-
Harry roteò gli occhi ma non controbatté, doveva mettere che l'infatuazione per Cho Chang era dovuta a tantissime cose, la curiosità, ad esempio. Cho era una ragazza parecchio popolare a Hogwarts, la sua attenzione nei confronti del Grifondoro appariva speciale per un ragazzo, a maggior ragione se più piccolo come lo era Harry, soprattutto se come lui le uniche attenzioni ricevute dal gentil sesso provenivano unicamente dalla sorellina del migliore amico. 
Per di più anche gli avvenimenti avevano messo il loro zampino. Dal ballo del ceppo l'atmosfera nel castello era cambiata, tutti i ragazzi prestavano maggiore attenzione alle altre studentesse e loro non erano di certo da meno. Gli studenti degli ultimi anni erano abituati a frequenti avances, ma, perfino quelli dei primi anni apparivano più svegli e attenti a quello che accadeva in torno a sé in campo amoroso.


Harry sorrise.
L'argomento aperto da Draco lo portò a viaggiare con la mente ai punti ancora aperti nel loro passato e di conseguenza ad alcune conclusioni.
-Quindi tu hai notato di me e Cho perché...- disse Harry con il tono di chi volesse insinuare qualcosa di appagante.
-Perché tu eri più rimbambito del solito- ribatté nuovamente Draco.
-E tu te ne sei accorto perché?...-
- Non cercare di confondermi con quei babbei con gli ormoni in subbuglio che infestano Hogwarts-
-Come vuoi- rispose Harry senza togliersi il sorriso stampato in faccia. Era riuscito a togliere l'espressione compiaciuta dal viso di Draco, una piccola vittoria che lo divertiva, ogni tanto era soddisfacente passare dalla vittima al provocatore, solo che, Harry sapeva benissimo che non puntava su nulla di concreto, prima di quell'anno Draco Malfoy si mostrava totalmente differente a lui e al suo gruppo di amici, era impossibile pensare che ci fosse qualcosa anche in quel periodo, un qualcosa di altamente improbabile e improponibile. E la cosa era ugualmente ricambiata.
Harry tornò a guardare il suo calderone tristemente vuoto poi si guardò intorno. Tutti quelli che erano rimasti più indietro erano ormai a metà della preparazione, dai calderoni degli altri studenti era possibile vedere rivoli di fumo riversarsi sui loro visi concentrati sul composto, questa volta però nessun profumo si amalgamava nell'aria e nessun rumore di fuochi scoppiettanti disturbava i compagni, questo grazie alle barriere erette da Lumacorno. Quest'ultimo però sembrava non prestare attenzione alla gara, forse per non mettere pressione o forse perché aveva già notato che Harry era in un punto morto e avrebbe preferito non notarlo, in ogni caso, stava semplicemente per conto suo a leggere un enorme tomo sulle sfide di pozioni tra maghi nei secoli. Harry rivolse un'ultima occhiata allo zaino che conteneva il libro del principe, ma scartò ancora una volta l'idea di usarlo.
-Se proprio ci tieni, potrei darti una mano, non posso permettere che Lumacorno faccia una tragedia sul tuo fallimento-
Harry annuì per ringraziarlo, ma già Draco aveva versato l'acqua di luna nel suo calderone, la sua calma stupiva Harry, nessuno poteva sentirli ma tutti potevano vederli. Che avrebbero pensato nel vedere Draco Malfoy aiutare gentilmente Harry Potter?
Intanto nessuno sembrava far caso a loro mentre Draco passava a badare dal proprio calderone a quello di Harry, erano tutti troppo concentrati sulla gara, sicuramente per pura sete di guerra da antica competizione. Pansy più di tutti, Harry aveva notato che lei sembrava davvero accanita sulla pozione, troppo concentrata per notare quello che le succedeva intorno, strano, dato che fin ora era sempre attenta a quello che faceva Draco Malfoy.
-Posso farti una domanda?- chiese Harry. Draco percepì il tono serio di Harry e si girò subito a guardarlo, facendo cadere un petalo di rosa sulle gambe del Grifondoro.
-Abbiamo parlato di me, ma dimmi, tu sembri così sicuro di quest'argomento ma non posso credere che tu te la faccia solo con i ragazzi, ad esempio... Scommetto che con quella Pansy... - disse con una punta di gelosia.
-Non dirlo nemmeno- rispose secco Draco. Dalla sua espressione non si capiva se sembrava sollevato da una domanda del genere o infastidito dall'affermazione di Harry. -Pansy mi gira intorno da sempre, è tra i miei amici più fidati ma non potrei andare mai a letto con lei.-
-Lei lo sa? Insomma, hai messo in chiaro le cose con lei?- chiese Harry, stranamente sollevato, sapeva che il passato di Draco non doveva riguardargli, ma in qualche modo la sua risposta lo confortava.
-No, certo che no. Ma credo che in fondo lo sappia- disse lui un po' a disagio, parlare di argomenti tanto comuni per dei ragazzi sembrava renderlo ancora più ermetico, se possibile.
-Che non ti piacciono le ragazze?-
-Non è questo-
-Oh Merlino.- 
-Cosa?-
-Ti sono sempre piaciuto io- disse Harry con l'espressione di chi ha finalmente capito uno dei più grandi misteri della vita.
Draco lo guardò sbattendo le palpebre più volte, poi rise. -Assolutamente no, semmai ti ho odiato fin dal principio-
-Solo perché non ho accettato la tua stretta di mano al primo anno- ribatté Harry compiaciuto.
-Sei stato un folle a non accettarla-
-Perché mai?-
-Avresti avuto tantissimi privilegi tra i Serpeverde e in casa Malfoy- affermò con aria di superiorità tipica dei Serpeverde, un'espressione non di quelle presuntuose, ma di quelle pienamente orgogliose, quasi serene e appagate.
-In casa Malfoy?- ripeté Harry ridacchiando.
-Sta zitto-
Harry sorrise, continuava a sbagliare su ciò che credeva su Draco sugli anni precedenti e amava che fosse così, stava imparando a conoscere un Draco tutto nuovo, o forse il Draco che era sempre stato e che nessuno riusciva a scovare. Tranne, forse, i suoi amici più fidati.
-E quindi non hai mai avuto relazioni in questi sei anni?-
-Non avevo tempo per dedicarmi a relazioni vere - rispose serio Draco, ma si agitò sotto lo sguardo scettico di Harry, che nonostante tutto non poteva credere che qualcuno come lui non avesse mai avuto una relazione. -Ok. ho avuto delle relazioni, se così si possono chiamare, nulla di serio-
-Ragazze?-
-Perché ti interessa tanto il fatto che siano state ragazze o meno?-
Harry scrollò le spalle, a essere sincero non lo sapeva per certo nemmeno lui, anche se erano tanti i motivi che gli fluttuavano per la mente. Avrebbe dovuto parlarne prima o poi. -Dovremmo continuare le pozioni- disse invece.
Adesso l'Amortentia di Draco ed Harry erano più o meno allo stesso punto. Harry abbassò lo sguardo per guardare quali altri ingredienti gli erano rimasti, notò il petalo di rosa che era caduto di mano a Malfoy, allungò la mano per prenderlo e aggiungerlo alla pozione, ma Draco fu più veloce, le sue dita sfiorarono l'interno coscia di Harry che sussultò visibilmente tutto rosso in viso. Draco se ne accorse ma finse di non vederlo nascondendo un sorriso e immergendo il petalo nell'acqua, quando si ritrasse si avvicinò il viso all'orecchio in fiamme di Harry -Dovresti fare qualcosa per questo tuo colorito, la gente potrebbe guardarci- sorrise sulla pelle della sua guancia prima di stampargli sopra un bacio.
Harry diventò, se possibile, più rosso del peperoncino che Draco stava ora macinando. Sentì passargli sotto il naso il profumo che associava a Draco, ma non avrebbe saputo dire se arrivava dal contatto di quest'ultimo o dall'amortentia che stava ribollendo. Alzò lo sguardo per controllare, ma si accorse che qualcuno che li stava guardando c'era davvero,di fianco a loro Blaise Zabini li guardava con un sorriso perverso.
-Draco?- chiamò Harry impanicato.
-Umh?- Draco era intendo a versare lentamente il peperoncino, se solo avesse sbagliato di un solo granello avrebbe rovinato tutta la pozione.
-Avevi ragione, ci stanno guardando- continuò allarmato.
Draco si irrigidì, ma con sfruttando il suo sangue freddo riuscì a non versare tutto il contenuto, posò la ciotola e con sguardo affilato seguì quello imbarazzato di Harry, quando Draco realizzò che l'unico ad osservarli era Blaise si rilassò visibilmente. Gli fece un cenno con il mento in lontananza e il compagno serpeverde ricambiò, Harry li guardò a bocca aperta.
-Io non mi preoccuperei di Blaise - disse solamente. 
-Perché? Ha appena visto che-... -
-Blaise sta con Nott- gli confidò Draco scrollando le spalle -E poi non tradirebbe mai la mia fiducia andando a spifferare a destra e a manca che sto con Potter, oltre al fatto che nessuno gli crederebbe-
Ma Harry era ancora rimasto fermo alla frase precedente -Blaise sta con Nott?- lo guardò incredulo -Ma siete tutti Gay a Serpeverde?-
Draco scoppiò a ridere -Odio quelle stupide etichette tipiche dei Babbani-
-Tu? Draco Lucius Malfoy che odia le etichette? Hai chiamato Hermione "Sanguemarcio" fino a qualche minuto fa- Malfoy liquidò la cosa con un gesto della mano. Prese da un enorme barattolo dal liquido giallognolo una manciata di uova e le fece cadere nella pozione di Harry, da questo si levò uno sbuffo rosaceo che appannò gli occhiali del proprietario, dopo esserseli puliti con un lembo della divisa, Harry annusò l'aria, il suo viso mutò rapidamente dallo stupore al disgusto.
-Per un attimo ho avuto la sensazione di aver sentito il profumo della torta alla melassa- rivelò nostalgico -Ma questo si è subito trasformato nel fetido odore di casa Dursley.- disse rabbrividendo.
-Questo perché il filtro è a metà del suo compimento- spiegò Draco confidenziale -Capirai che l'Amortentia è completa quando gli odori che ti attraggono non svaniranno- detto questo Draco tornò al suo calderone -Adesso vedi di sbrigartela tu in questa fase, devi solo mescolare tre volte in senso orario e altre tre antiorari, star fermo per cinque secondi e poi riprendere.- Harry non perse tempo a eseguire gli ordini, ogni volta che completava un giro un minuscolo soffio di odori speciali lo investivano, si chiese che odori sentisse Draco.
-Mi devi spiegare come caspita hai fatto a vincere la Felix Felicis, sei proprio negato a pozioni-
-Intuito?-Harry si sentì preso alla sprovvista e non aveva avuto di certo il tempo per inventarsi una scusa migliore.
-Sarà- Draco preferì passare oltre, ma il suo sguardo si soffermò comunque sullo zaino del Grifondoro, intuendo lui davvero che qualcosa il prescelto stava nascondendo.
-Per lo meno riguardo questa sfida sei giustificato. Lumacorno ha detto che la collaborazione è fondamentale, anche se a quanto pare sembriamo gli unici a considerare il calderone dell'altro-
-In realtà sei tu che stai aiutando me- precisò Harry cercando di non sentirsi in colpa. -Comunque io non capisco. Ognuno di noi può capire da sé se la pozione è ben riuscita o meno, in cosa consisterebbe la collaborazione?
Draco sorrise.
-Non tutti conoscono se stessi come invece credono di conoscersi, non tutti hanno un'idea ben delineata di ciò che li attrae, e molti altri semplicemente di fronte un'evidenza non la credono possibile, quindi penseranno che la pozione sia sbagliata fino a quando non si metteranno di fronte a se stessi per un bel confronto ufficiale, purtroppo questo non sempre avviene e vivranno per sempre con l'idea di una pozione sbagliata.-
Harry ripensò al primo giorno di lezione, Malfoy che si strofinava irritato l'indice alla base del naso. Che lui stesso si fosse messo in confronto con se stesso?
-Tu cosa senti?- preferì chiedere.
Draco spense il fuoco del suo calderone e indicò ad Harry di fare lo stesso, dopo qualche secondo dai loro calderoni provenivano tutti gli odori che lo attraevano: il manico di scopa della sua Firebolt, la torta alla melassa e il gel per capelli. Le loro pozioni erano concluse con successo.
Draco annusò profondamente l'aria intorno a loro e rise sommessamente -Quello che sentivo già dal preparato di Lumacorno- rispose vago.
-E sarebbe?-
-L'odore della vittoria- rispose evasivo quando vide Lumacorno alzarsi dalla cattedra, avevano finito giusto in tempo.

-Tempo scaduto!- disse Lumacorno infrangendo solamente le barriere del suono, man mano che avanzava tra le coppie eliminava anche le ultime sull'olfatto. Non appena tutti lo sentirono avanzò verso i suoi alunni. Per primo andò da Neville e Millicent, avvicinò il suo peloso nasone al calderone della ragazza per odorarne il contenuto.
-non male signorina, ma l'Amortentia di Neville Paciok si avvicina maggiormente all'obiettivo, tuttavia, solo le pozioni perfettamente riuscite riusciranno a far ottenere punti alla propria casa.- Detto questo passò alla prossima coppia. Neville sembrava piacevolmente sorpreso nonostante non abbia accumulato nessun punto, il suo viso mutava a tratti dal compiacimento al terrore che Millicent lo picchiasse per aver fatto meglio di lei.
 

Arrivò il turno di Blaise e Ron, fin ora tutte le pozioni controllate da Lumacorno non sembravano meritare il titolo di perfezione, il professore si avvicinò al loro tavolo e annusò la pozione di Blaise. 
-Eccellente!- Sorrise allargando le braccia -Questa si che rispecchia i requisiti di un'Amortentia perfetta, bravo Zabini, degno delle tue doti.- Blaise rispose ai complimenti con un leggero sorriso compiaciuto, poi voltò il suo sguardo verso Theodore Nott, poche file più avanti, che lo ricambiò con uno sguardo orgoglioso, Harry si sorprese nel vedere quell'espressione sul Serpeverde, la quale o stava sempre sulle sue con aria apatica o rompeva le scatole ai Grifondoro con il viso da sberle. Lumacorno si complimentò ancora una volta e passò al calderone di Ron, quest'ultimo aveva già l'aria rassegnata, probabilmente perché non sentiva nell'Amortentia un odore che lo attraeva, chissà, magari quello di Hermione. -Professore, cosa sente nell'Amortentia?- chiese Ron con aria timorosa dopo che Lumacorno ebbe finito di valutare la pozione. Horace sorrise ma rispose alla domanda con un'altra -Signor Weasley, cosa sente lei, piuttosto?-
Ron prese a guardare il suo preparato come se fosse un enorme campo minato che attendeva di esplodere a una sua eventuale risposta sbagliata, paura apparentemente immotivata dato che Lumacorno non poteva sapere cosa lo attraesse. -Emh, sento l'odore del pollo fritto, della tana e.. Un odore indefinito, libri? A me non piace leggere!- Lumacorno rise ma non commentò i gusti del ragazzo -Quasi, dimmi un po' caro, hai macinato i petali di rosa prima di immergerli nel preparato?- Lo sguardo di Ron era un tutto dire, si piantò il palmo della mano sulla fronte. -Era il peperoncino che doveva andare in polvere, vero?- Lumacorno rise mentre passava alla coppia successiva.

Il sorriso, che non aveva lasciato il suo volto, si spezzò avvicinandosi al calderone di Seamus, la sua faccia inorridita parlava da sé. 
-Giovanotto, cosa sente in questa pozione?- domandò Lumacorno con tono serio, un brivido percorse la schiena di Harry constatando che sembrava essere mutato in Piton, quel tono non gli si addiceva minimamente. 
-Puzza di zolfo bruciato, e... Vomito- disse con il tono di chi era appena stato bastonato.
-Sono odori che l'attraggono?-
-Per niente -
-Non ci siamo- disse scuotendo la testa.

-Professore - intervenne Nott al suo fianco -Dovrebbe togliere dei punti ai Grifondoro per questo disastro, è giusto che come vengano premiati i migliori, vengano puniti anche le catastrofi-
-L'obbiettivo della sfida non è penalizzare le case, ragazzo mio - 
-Ma Piton... -
-Piton insegna difesa contro le arti oscure adesso- tagliò corto Lumacorno, si avvicinò al calderone del ragazzo e annui -Amortentia ottima direi, ma l'insolenza è un enorme pecca ragazzo mio, Serpeverde è ancora in vantaggio per un solo punto- -Ha detto che non avrebbe penalizzato nessuno!-
-È così infatti, il mio compito è quello di insegnare anche l'educazione, l'eleganza è simbolo della nostra casa, dovresti imparare ad usarla meglio- Nott sbuffò e Harry rivide in lui il ragazzo viziato di sempre. Una cosa che aveva imparato a capire dei Serpeverde in quegli ultimi giorni era che molti di loro nascondevano un lato totalmente diverso da quello che si ostinavano a far vedere, come se fosse qualcosa di prezioso da destinare solo a pochi, Harry però da Grifondoro non riusciva a capirne il motivo.

Lumacorno controllò altre due coppie prima di arrivare al tavolo di Hermione e Pansy, i Serpeverde erano ancora in vantaggio, Harry osservava il professore arrivare con aria compiaciuta al tavolo e si rese conto che fin ora l'ordine di giudizio era tutto un crescendo, Horace Lumacorno aveva giudicato uno ad uno i suoi alunni secondo una sua personale scala di talento.Gli unici rimasti erano Harry e Draco e le due ragazze, i migliori a pozioni secondo il professore. 
Lumacorno annusò le due pozioni, sta volta non diede subito il suo giudizio,sembrava molto combattuto. Pansy aveva un aria serissima, più del solito.Stringeva stretti i pugni nella speranza di una vittoria, i Serpeverde non amano la sconfitta.
Nel suo canto Hermione appariva altrettanto seria, allo stesso modo teneva alla vittoria personale ma senza alcun dubbio rispetto alla compagna non lo dava a vedere.
-Ardua scelta ragazzi miei, ardua scelta.- si riprese il professore dopo qualche minuto di silenzio meditato.
-Non può dare il punto ad entrambi?- chiese un ragazzo Grifondoro dall'aria scocciata in prima fila. 
-E che conclusione ne otterremmo? No, certo che no- Detto questo si chinò nuovamente per odorare il composto nel calderone di Hermione, il fumo a spirale che ne fuoriusciva copriva completamente il volto del professore che annuiva soddisfatto. -La tonalità madreperlacea di quest'Amortentia è incantevole,forse la migliore vista fin ora. Non c'è niente che non vada, ma mi trovo difronte a due pozioni di altissimo livello e bisogna valutarne tutti gli aspetti. Descrivetemi gli odori che vi attraggono- rivolse il suo sguardo ad Hermione per prima. 
-Professore, ho già spiegato cosa sento nell'Amortentia il primo giorno dilezioni- disse lei incerta sul da farsi. 
-Le sue sensazioni non sono cambiate?-ribatté lui. 
-No- rispose lei guardando nella direzione di Ron e arrossendo leggermente. Il ragazzo Grifondoro ancora sconfitto dall'errore grossolano di prima, le rivolse un timido sorriso impacciato. Draco sbuffò sussurrando qualcosa che sembrava"patetici", si ammutolì quando ricevette una gomitata da Harry.
-E tu, Pansy?- riprese il professore. 
L' espressione che la ragazza aveva assunto non le si addiceva per niente,seria come sempre, ma appariva turbata.
-No- disse meccanicamente.
-Bene quindi sembrerebbero esserci due vincitrici, non è così?- Lumacorno stava già avvicinandosi alle ragazze per dare loro delle leggere pacche di congratulazioni alle spalle, ma venne interrotto non appena si mosse.
-No aspetti- riprese Pansy -In effetti un leggera differenza la sento in uno degli odori- ammise.
L'intera classe si sorprese dalle parole della Serpeverde, Draco era letteralmente stupefatto, alcuni ragazzi la guardavano con delusione, tra questi Theodore Nott. Lumacorno invece non appariva affatto deluso, le sorrise e poi tornò a rivolgersi ad Hermione. -Quindi il punto spetta a te -
Hermione annui, ma il suo sguardo era puntato al viso di Pansy, ancora incredula per la vittoria donata.

-Molto bene - riprese Lumacorno dopo qualche minuto di trambusto -Passiamo all'ultima coppia-
Lumacorno pareva estasiato dalla sua prossima tappa, avanzava tra i banchi confare allegro, arrivato al loro tavolo tolse le barriere e rimase estasiato. Non si avvicinò nemmeno ad annusare i calderoni. Grandi spirali fuoriuscivano per spargere gli aromi personalizzati, Lumacorno abbandonò il suo sorriso solo per sostituirlo da un'espressione di meraviglia caratterizzata da una bocca schiusa e dagli occhi lucidi.
-Ragazzi miei- annunciò orgogliosamente commosso -Voi si che avete rispettato l'intendo della sfida, avete superato perfino il risultato più alto che speravo otteneste, l'odore della vostra Amortentia rende gli odori a cui sono legato ancora più vicini, come se li avessi qui al mio fianco. Non è così anche per voi?- chiese con voce vellutata.
Harry e Draco si scambiarono un'occhiata veloce e impercettibile e risposero all'unisono -E' così-.
-Molto bene!, abbiamo i nostri vincitori-
-Professore - Intervenne Hermione. -Siamo in parità- osservò.
-Oh merlino, dovrei scegliere un solo vincitore tra questi due talenti?-Lumacorno sembrava davvero dispiaciuto. Harry invece si sentiva tremendamente in colpa, lui non aveva fatto nulla per meritare quella vittoria, era tutto merito di Draco, ma di certo non poteva dire al professore di dare il punto a Draco Malfoy perché è stato tanto gentile ad aiutarlo, nessuno avrebbe creduto che Draco Malfoy fosse gentile e che lo fosse soprattutto nei confronti di Harry Potter, che fossero amici o qualcosa di più. E se anche fosse che qualcuno gli credesse, come reagirebbero? I Serpeverde che patteggiavano il Signore Oscuro lo avrebbero mandato alla gogna e la sua famiglia lo avrebbe strigliato per bene, non poteva fargli questo.
Per fortuna l'insolenza di un Serpeverde gli fece venire un modo per premiare i Serpeverde senza troppi sospetti.
-Professore, Theodore Nott ha creato una pozione degno del suo voto, dovrebbe essere loro la vittoria.-
Stavolta erano tra i Grifondoro gli studenti sbigottiti, molti però sembrarono orgogliosi e rispettosi della sua scelta, i Serpeverde invece erano troppo entusiasti per l'imminente vittoria e troppo abituati alla nobiltà d'animo dei Grifondoro per far caso alla stranezza.
Theodore Nott aprì bocca per dire qualcosa delle sua, aveva il viso corrugato dalla confusione, si zittì non appena Blaise gli fece cenno che gli avrebbe spiegato tutto dopo. Harry e Blaise non si erano ancora parlati e già lui gli era riconoscente, ma ben presto anche Nott avrebbe scoperto il suo segreto e questo lo preoccupava.

-Eccellente! Che cavalleria! Che animo sportivo!- Harry non aveva mai visto Lumacorno tanto felice, i suoi modi teatrali lo rendevano allegro a sua volta.Era sicuro che fosse così estasiato più per non aver dovuto scegliere tra i suoi prediletti che la vittoria dei Serpeverde in sé, se non fosse stato Harry a proporlo, Lumaconrno non avrebbe mai ceduto il punto a Nott. 
-I Serpeverde, dunque, sono i vincitori della sfida, 100 Punti a loro!-annunciò -Andate, Andate. I più meritevoli si intrattengono in quest'aula un altro po'-
I Serpeverde uscirono dall'aula saltellando, una scompostezza che su di loro faceva morir dal ridere. Furono seguiti dai Grifondoro, un misto tra sconfitta e pacatezza, Ron fu invitato a rimanere con i più meritevoli dato che per poco anche lui non ci rientrava, così anche Pansy che fu costretta ad arretrare dopoche con fare serio aveva affrontato una vera e propria corsa ad ostacoli tra i suoi compagni per andare via.
-Ragazzi miei, domani organizzerò la prima festa del Lumaclub dell'anno. Sarei onorato di avervi con noi, potrete portare qualcuno se volete, non accetto unno come risposta-
In quel momento tutte le coppie nella stanza si scambiarono un'occhiata veloce,perfino Hermione e Ron, dove molti già intuirono fossero una coppia, si scambiarono uno sguardo furtivo e carico di parole. Nessuno li dentro doveva sapere dell'altro, nonostante i sospetti e le verità rivelate o nascoste.
L'unica a non muovere lo sguardo dal punto fisso sotto i suoi piedi in cui stava guardando, era Pansy. Era visibilmente nervosa e a disagio, stringeva la sua sacca a tracolla con una mano mentre l'altra era ancora serrata al suo fianco. Quando il professore li congedò fu la prima a sparire, seguita da un Draco apparentemente indifferente.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


La giornata era cominciata bene tutto sommato, Harry stava decisamente consolidando la sua relazione con Draco, e grazie a quest'ultimo era riuscito a non deludere il prof di pozioni. Il problema arrivava la sera.
Lumacorno era solito circondarsi di gente importante nelle feste che organizzava durante l'anno, la maggior parte cadevano intorno le festività o eventi speciali. In questo caso Horace coglieva la pluffa in balzo: Natale si avvicinava e organizzando una festa lussuosissima avrebbe sia fatto nuove conoscenti di possibili giovani promesse e al tempo stesso aumentato il suo rango notorietà, mantenendo però un clima gioioso di amore e unità.
Dove stava il problema? 
Lumacorno non si limita ad apprezzare le doti, ma ama esporle. Potreste mai immaginare qualcosa di più imbarazzante di Harry Potter e Draco Malfoy sul podio a spiegare a tutti gli invitati come siano riusciti insieme amorevolmente a creare il filtro d'amore perfetto? Bene, Harry no di certo.
Ad ogni modo, mancava ancora qualche ora all'inizio della serata e l'unico tormento che Harry doveva per ora tener conto era Divinazione. Spesso si chiedeva perché non avesse abbandonato la materia allo stesso modo di Hermione, è vero che gli serviva per diventare Auror in futuro, ma ormai dopo decine di lezioni era fermamente convinto che la professoressa Cooman non ne azzeccasse una e che le sue lezioni fossero solo una perdita di tempo. Però nonostante ciò, Harry in fondo era da sempre stato curioso e affascinato da ciò che il futuro potesse rivelargli, anche se quello spesso oramai rimarcava il nome di Voldemort.

Era la prima lezione della giornata e Ron ed Harry si alzarono di buon ora per arrivare in tempo e non essere travolti dall'onda paranoica della professoressa, quando arrivati, notarono che era stato del tutto inutile, e lo stomaco di Harry si lamentò della colazione fatta in fretta e in furia. Tutti i posti in aula tranne i loro erano già occupati da Grifondoro e Corvonero. Tra di loro c'era chi sapeva apprezzare molto le doti della professoressa Cooman, tipi come Luna Lovegood la cui stramberia non poteva che andare a braccetto con quella dell'insegnante. 
Ron ed Harry occuparono immediatamente i loro posti, sopra i rispettivi tavoli uno strano sacchetto di velluto rosso e un piccolo libro rilegato in pelle li attendevano. Si guardarono intorno e Harry dovette ricredersi su quel che aveva appena pensato sui corvonero, mentre Harry non si sarebbe fatto scrupoli ad immaginare Luna seduta per terra a gambe incrociate , con la testa già immersa nel sacchetto a sussurrare beata a qualunque cosa ci fosse al suo interno, lo stesso non poteva dire sui Corvonero del loro anno, che non sembravano per niente mostrare la stessa bizzarria della loro amica, erano tutti fin troppo seri e tesi nel fissare il sacchetto, analizzarlo e chiedersi cosa ci fosse dentro.
-Qualcosa mi dice che questa sarà una lunga giornata- commentò Ron fissando la professoressa Cooman che seduta sulla cattedra aveva atteso il loro arrivo in silenzio.
-Sarò ancora in tempo per cambiare lezione? Magari Hermione si sente sola ad antiche rune - rispose Harry scherzoso.
-Dopo la Lezione di Lumacorno le ho parlato-gli sussurrò Ron in risposta ignorando la battuta.
Harry lo guardò serio -Parlato di cosa?-
-Pansy Parkinson- disse in tono deciso -era tremendamente strana. Hermione dice che durante la sfida era fin troppo accanita per la vittoria, dopo invece come abbiamo visto tutti, ha ammesso la sconfitta come se nulla fosse -
-Forse aveva semplicemente paura che Lumacorno dichiarasse fallimentare la sua pozione rispetto a quella di Hermione e magari così facendo il suo orgoglio non ne h risentito-
-Sveglia! E' esattamente questo il punto. L'orgoglio non avrebbe mai e poi mai fatto agire in quel modo, e una come lei di velenoso orgoglio ne ha da vendere -
Harry scrollò le spalle e prese il suo sacchetto dall'estremità della cordicella di chiusura. Proprio in quel momento la Cooman balzò in piedi e iniziò la sua lezione.
-Buongiorno a tutti ragazzi!- urlò battendo le mani. -Oggi parleremo di Divinazione per mezzo degli astragali- fece segno con la mano di aprire velocemente i nostri sacchetti. Molti Corvonero alla vista degli ossicini sorrisero, altri guardavano incuriositi, ma quasi tutti tra Grifondoro e corvonero tirarono un sospiro di sollievo. Forse si aspettavano qualcosa di poco rassicurante o assurdo, in ogni caso Harry non aveva idea di cosa fossero.
-Come ben sapete, come meglio potranno sapere i nati babbani e i mezzosangue, quella degli astragali divinatori è una pratica che molto comunemente utilizzano le cartomanti babbane per attirare il proprio pubblico utilizzando al loro scopo semi-verità-
-Siamo sicuri che non sia anche lei una di loro?- disse a voce bassa un ragazzo Grifondoro rivolto al suo compagno di banco, la Cooman fece finta di non sentirli o semplicemente li ignorò e proseguì.
-Durante questa lezione praticheremo quest'antica arte, originaria dal periodo della grande caccia alle streghe, esse utilizzavano gli astragali per conoscere il loro futuro o concedersi la risposta alle loro domande. Le cartomanti babbane usano dei semplici dadi di plastica, noi invece useremo gli ossicini della caviglia della pecora, dipinti con colori sgargianti, questo ci permette una divinazione più precisa.
Una ragazza Corvonero alzò la mano e in meno di un secondo la professoressa le rivolse tutta l'attenzione. -Ma come fanno delle ossa a rispondere alle nostre domande?-
-E' qui che entra in gioco il libro sul vostro banco. Normalmente dovremmo sussurrare agli ossicini il nostro desiderio o la nostra domanda e attendere la risposta che sta nelle diverse posizioni finali degli astragali dopo il lancio, le diverse combinazioni verranno poi interpretate secondo degli schemi presenti sul libro, ovviamente i maghi e le streghe che padroneggiano quest'arte non ne fanno uso, ma per una prima lezione direi che sia essenziale.-
-Credo di iniziare a capire, sembra facile- disse Ron.
-Ma... - Continuò la Cooman.
-Perché deve esserci sempre un "Ma"?- brontolò il ragazzo.
-Io vorrei aumentare ancor di più l'efficacia della pratica
utilizzando il dono a noi concesso: la magia. Quella magia innata che abbiamo imparato a controllare da bambini, quella libera da vincoli materiali e ordinari, quindi mettete da parte le bacchette e prendete i vostri astragali in mano, osservateli, concentratevi e incanalate tutto il vostro volere su di essi. Più forte è il desiderio e più la risposta sarà efficace e immediata.
L'espressione di Ron vacillava tra l'essere riluttante e l'interessamento, guardava i suoi ossicini con sguardo fermo e risoluto e Harry si chiese cosa avesse di tanto importante da chiedere. Si guardò intorno, un ragazzo teneva il palmo aperto con gli ossicini davanti al viso, la sua espressione ricordava un bambino di fronte a una torta di compleanno, gli occhi chiusi nell'esprimere un desiderio e un sorriso accennato; in pochi secondi gli ossicini si issarono dalla mano e atterrarono rotolando sul tavolo, la professoressa Cooman si sporse a vedere il risultato -Molto bene!- Batté le mani prima di chinarsi sul libro del ragazzo per poi sussurrargli la predizione.
Harry ritornò con lo sguardo al suo sacchetto ed estrasse il contenuto: ossa diversamente colorate su tutte le facce, concave o confesse conferivano un risultato differente. Si rigirò gli astragali tra le dita, usare la magia senza bacchetta lo innervosiva perché gli tornava in mente tutte le volte che in casa Dursley aveva combinato qualche guaio solo per il semplice fatto di non sapersi controllare. E se un ossicino sarebbe schizzato dritto dentro il naso della Cooman? Come l'avrebbe presa? Forse predicendogli altri 200 anni di imminente morte certa.
Guardò il piccolo libriccino in pelle, la Cooman aveva severamente vietato di sbirciare prima del dovuto i vari schemi di risposta, per non influenzare il lancio. Iniziò a pensare a tutte le cose che avrebbe potuto chiedere, ad esempio se sarebbe stato fortunato nella ricerca di tutti gli Horcrux o sulla sconfitta del signore oscuro, ma aveva la sensazione che quelle quattro ossa non avrebbero avuto la risposta. Cercò di pensare più in piccolo e vicino nel tempo, pensò a Draco, lo vide seguire Pansy a fine lezione, trattenersi nella stanza delle cose nascoste, piangere in bagno, dire ai suoi amici sull'Hogwarts express che non avrebbe frequentato l'anno successivo. Si chiese se si potesse fidare davvero del marchio sulla pelle, o come si sarebbe comportato alla festa di Lumacorno.
Fu più semplice di quel pensava, senza rendersene conto gli ossicini erano rotolati giù dalla mano e si disposero sul tavolo in uno schema complesso: sue astragali gialli e concavi ne affiancavano uno viola, anch'esso concavo, mentre l'unico convesso era azzurro e stava più lontano dagli altri. Senza perdere tempo, confuso, Harry cercò tale schema nel libro non ancora del tutto sicuro nemmeno di quello che aveva chiesto, ma era tremendamente curioso di scoprirlo. Sfogliò le pagine attentamente finché non trovò lo schema giusto. 
"E' in arrivo un'allettante attenzione. Poiché le persone coinvolte non sono affidabili"
-Che significa?- si intromise Ron sbirciando lo schema che indicava Harry con un dito sulla carta.
-Io... Non ne sono sicuro. Tu che hai chiesto?- chiese Harry a sua volta dirottando il discorso, nella sua mente l'immagine di Draco degli anni passati e dei momenti recenti si fondevano ed entravano in contrasto, formando ad Harry un pesante peso sullo stomaco.
-Prima ho provato a chiedere se Pansy avesse in mente qualcosa, ma quei cosi non hanno voluto darmi ascolto- disse guardando gli astragali in cagnesco -Poi... Qualcosa di più personale- arrossì.
-Hermione?-
-Si- ammise.
Harry guardò gli astragali di Ron, erano tutti convessi di un rosso sgargiante.
-Cosa dice il libro?- chiese incuriosito.
"L'orgoglio di qualcuno impedirà di risolvere screzi con alcuni amici. E' consigliabile essere più accondiscendenti-
-Screzi?- ripeté Harry corrugando la fronte.
-Già- sospirò Ron con aria rassegnata -Non ho neanche idea di che significhi-
-Dissensi, diverbi-Precisò Harry, chiedendosi cosa ne avrebbe pensato Hermione sul suo intervento, magari l'avrebbe battuto sul tempo dando perfino del bamboccione a Ron. -Non capisco, hai litigato con qualcuno? Hermione?-
-No, non mi pare - rispose Ron rivolgendo nuovamente lo sguardo al libro, poi scrollò le spalle -Bah, non darei poi tanta importanza a queste stupidaggini, ricordiamo quante volta la Cooman ha predetto la tua morte.-
-Si, grazie Ron. Non me lo ricordare.-
La professoressa Cooman si avvicinò al tavolo dei ragazzi, quasi essersi sentita nominare, e con la sua solita aria stramba si agitò per sistemarsi di fronte agli astragali di entrambi. Prima guardò Ron, si sistemò i suoi grossi occhiali sul naso e si tuffò nella lettura. Lui la guardò teso, probabilmente terrorizzato più dai suoi modi di fare che dalle sue predizioni strampalate, ma quando lei lo guardò con un raccapricciante sorriso amorevole si agitò anche su ciò che avrebbe potuto dire.
-Oh, mio caro- disse con voce velata di dispiacere, Harry e Ron si scambiarono uno sguardo prevenuto - Il troppo orgoglio non è mai una scelta saggia, Pensaci.- detto questo passò ad Harry, si avvicinò e lesse il suo risultato.
-Non c'è da stupirsi- sussurrò alle pagine -al prescelto spettano ardui compiti, fidarsi è un bene? E' meglio agire da solo per il suo oscuro destino, o trascinare gli altri con sé? Presto... tutto avverrà molto presto-
-Brividi- disse Ron scaldandosi le braccia, Harry non capiva se fosse sarcastico o meno.


Il resto delle lezioni passarono abbastanza velocemente, perfino Storia della magia passò rapida, questo perché le lezione furono interrotte dopo pranzo per l'avvicinamento delle vacanze.
La sala grande era stata ornata anche quest'anno da Hagrid e i fantasmi di Hogwarts, luci, festoni e fiocchi di neve fluttuanti erano sparsi per tutta la sala. Sui tavoli numerose candele colorate trasmettevano la sensazione di calore tipica del Natale.
Durante le lezioni Harry e Ron avevano parlato di cosa potessero significare le predizioni degli astrgali, così decisero di dover dire ad Hermione che Harry sapeva già tutto di loro, così da non cadere in qualche guaio causato da "screzi" insensati. Se sempre la predizione si riferisse a questo, ma meglio prevenire che curare.
-Herm, ho qualcosa da dirti- disse Harry non appena il trio si sedette al tavolo Grifondoro. -So che tu e Ron state insieme e sono felicissimo di questo- disse con estrema disinvoltura.
-Ronald!- strillò invece lei, rivolta al suo ragazzo. Lui la guardò terrorizzato e Harry si mise a ridere.
-Non è stato lui a dirmelo Hermione, vi ho visti da Madama Piediburro qualche tempo fa e ho costretto Ron a sputare il rospo-
-Oh, Harry mi dispiace non avertelo detto subito ma sembravi avere così tante cose per la testa che noi...-
-Tranquilla Herm, mi ha già spiegato tutto Ron. Direi che è già passato un bel po' per considerarvi ufficialmente fidanzati non è così?-
Ron era già arrossito al suo solito e guardava Hermione attendendo una risposta. 
-Si, direi di si- disse lei al settimo cielo. Harry si sporse per abbracciare i suoi amici, ne aveva un gran bisogno e fu decisamente confortante darlo e riceverlo per una notizia tanto lieta.

La giornata passò in fretta.
La festa si sarebbe tenuta nell'ufficio di Lumacorno, in questo momento tutti i professori e i ragazzi invitati alla festa erano intenti a sistemarsi per bene, specialmente quest'ultimi per apparire al meglio per il proprio accompagnatore, Hermione e Ron avevano provato più volte a chiedere ad Harry di invitare qualcuno, ma lui non ne aveva l'intenzione, aveva sperato che il suo accompagnatore indiretto sarebbe arrivato solo come lui.
Aveva pensato a Theodore Nott e a Blaise Zabini e un po' li invidiava, essendo entrambi Serpeverde potevano benissimo presentarsi senza accompagnatrici e stare insieme per tutta la serata senza che nessuno si facesse troppe domande; quasi si pentì che durante lo smistamento del cappello parlante avesse implorato di non essere smistato in quella casa.


Arrivò nella sua camera in men che non si dica, immerso nelle sue fantasticherie di una probabile vita da Serpeverde, rise tra sé e sé ricordando un accenno di Draco a riguardo.
Subito andò a scegliere dall'armadio l'abito che avrebbe indossato (una giacca sportiva nera su una semplice camicia bianca e pantaloni abbinati) e si precipitò in bagno per una doccia veloce. Quando ebbe finito anche di vestirsi e provare invano a sistemare la chioma ribelle, uscì dal dormitorio pronto per andare alla festa.

L'ufficio di Lumacorno non si presentava per niente come Harry ricordava.
Innanzi tutto era decisamente più grande, il triplo o forse il quadruplo. Le pareti erano addobbati con eleganti festoni natalizi verdi-argentati così come i tavoli riuniti a un lato della sala. Il lato opposto era dedicato al relax, divanetti e autonomi bar magici erano disposti a disposizione degli invitati, mentre il centro della sala era dedicato alla zona ballo. 
Lumacorno lo attendeva allegro con il suo solito bicchiere di whisky incendiario tra le mani.
-Harry, ragazzo mio! Vieni, entra- lo invitò con un gesto ad avvicinarsi. -Sei solo?- chiese imbronciato -nessuna bella fanciulla da invitare?-
-Vorrei che smetteste di ricordarmelo -disse Harry rivolto a se stesso.
-Come Harry? Puoi ripetere?- Lumacorno si sporse per sentire meglio scoprendo dietro di lui un gruppo di professori che parlottavano allegramente. Blaise e Theodore stavano seduti a loro fianco in un soffice divano verde acceso.
-Non sono il solo senza partner- riprese Harry -Anche Blaise e Theodore sembrano essere venuti da soli- disse sperando si sembrare convincente.
-Oh, ma davvero?- sorrise il professore. Nei suoi occhi Harry notò una sorta di scintilla divertita.
-Già- rispose Harry.
-Bene, bene Harry. Và a divertirti prima del banchetto della cena-
Harry fu felice di essersi liberato per un po' il vecchio professore, ma questo lo spinse a immergersi nella folla di invitati non sapendo esattamente dove andare, cercò i suoi amici con lo sguardo ma non li vide, postò l'attenzione nuovamente sul divano in cui Blaise e Nott sembravano godersi la serata e decise di dirigersi verso di loro, non sapeva esattamente cosa lo spingeva a farlo, forse la presenza di tanti studenti a lui sconosciuti, forse perché la coppia ormai sapeva fin troppo sul suo conto o semplicemente perché sentiva che al momento erano gli unici con cui poteva parlare.
-Ragazzi... - salutò Harry a disagio una volta raggiunti.
Nott che era preso dal raccontare qualcosa si interruppe guardandolo stizzito, Blaise invece gli rivolse un elegante sorriso. -Potter- salutò - Cerchi Draco?- un angolo della bocca gli si incurvò verso l'alto.
-No, io... Si- rispose.
-Arriverà- lo rassicurò -Vedrai, sarà uno schianto -.
Nott tossì infastidito, Blaise sembrava soddisfatto. -Theo, sai già cosa penso di Draco- ridacchiò.
Ma prima che Theodore potesse rispondere, Harry li interruppe. Non voleva sapere cosa gli altri ragazzi pensavano di Draco.
-Ehm, per curiosità, Draco vi ha detto qualcosa su...-
-Di voi due? Non c'è stato bisogno- rispose Blaise scuotendo le spalle -Una cosa che dovresti sapere su noi Serpeverde è che non diamo troppo peso alle scelte dei nostri amici, soprattutto se sono scelte personali, non ne facciamo un dramma ne ci impicciamo troppo. Se Draco vorrà parlare di qualcosa di personale avrà mente, cuore e orecchie tutte per sé, ma se non sarà lui ad aprirsi non saremo noi ad assillarlo. Dare tempo al tempo è qualcosa di importante. Qualcosa che voi Grifondoro dovreste imparare -
-"A Serpeverde troverete gli amici migliori", eh?- citò Harry in risposta.
-Esattamente - rispose fiero Blaise.
Harry sorrise, come dargli torto? Pensò Harry, anche agendo di cuore non sempre l'impulsività ripagava. Ma questa sembrava una lezione che quasi nessun Grifondoro voleva imparare e lui non era di certo l'eccezione alla regola -Quindi non ne ha fatto proprio parola?-
-Ha solamente comunicato che vi frequentate -
Harry doveva aver assunto un'aria turbata perché Blaise gli si rivolse in tono caldo e confidenziale, quasi amichevole -Non prenderla a male, ultimamente Draco non parla molto quasi di nulla, solo Merlino sa quello che gli frulla nella testa in questo periodo- La cosa non lo sorprese più di tanto, aveva visto Draco inerme con l'incertezza assoluta negli occhi, lui sapeva cosa lo turbava, Draco stesso lo aveva condiviso con lui e nessun altro. Il pensiero lo confortò un po', ma si sarebbe aspettato qualcosa in più dai suoi migliori amici. Certo, chi era lui per giudicare? Nemmeno Harry aveva detto nulla ai suoi amici più fidati, eppure quella gli sembrava tutt'altra situazione.
-E per voi, insomma, va bene? Non siete sorpresi?-
Ancora una volta Blaise scrollò le spalle -No, non direi. Anzi non hai idea da quanto dannato tempo aspettavo questo momento, sono anni che sopporto le sue chiacchiere su di te. "Potter ha fatto questo, Potter ha fatto quello, maledetto Potter, avete visto Potter?"-
-Come?- chiese Harry, credendo di aver capito male.
-Guarda chi c'è - fischiò Nott interrompendoli. Harry sentì balzargli il cuore in gola girandosi verso la porta d'ingresso.
Draco Malfoy era incantevole, se Harry nutriva ancora qualche dubbio sulla sua assoluta omosessualità ora non ne restava neanche un briciolo. Una camicia di seta nera aderiva perfettamente al suo petto leggermente scoperto, un motivo di eleganti ghirigori argentati ornavano la zona del colletto, questo morbido accarezzava la pelle sul suo collo e rimarcava gli spigolosi zigomi esaltando al meglio la linea della mascella. I pantaloni eleganti fasciavano perfettamente i muscoli delle gambe e mettevano in mostra scarpe lussuose ed eleganti. A completare il look, una giacca color cenere tenuta in spalla con una mano. I suoi capelli rappresentavano la perfezione, il gel per capelli lasciava sfuggire qualche ciocca ribelle che ricadeva sulla fronte rendendolo decisamente sexy e accattivante.
Accanto a lui... Pansy. Indossava un vestito verde petrolio attillato, lasciava libera fantasia a gran parte del suo corpo. Il copri spalle di pizzo bianco ricopriva un lungo scollo sulla schiena, era abbinato alla borsetta ricoperta di perline che cadevano a imitazione dei fiocchi di neve brillanti. Alti tacchi facevano arrivare il suo sguardo dritto in quello di Draco.
-E' lei la sua accompagnatrice?- chiese ai due ragazzi dopo qualche minuto di silenzio speso a digerire parecchie cose.
-Che ti aspettavi?- rispose semplicemente Nott.
Proprio in quel momento arrivarono anche gli ultimi arrivati alla festa.
Ron e Hermione entrarono tenendosi per mano splendenti come non mai, aver parlato della loro relazione a qualcuno esterno a loro deve aver fatto bene ad entrambi.
Hermione indossava un vestito decisamente meno vistoso di quello indossato al ballo del ceppo, ma ugualmente elegante: un leggero e morbido abito color pesca stretto in vita, scollo a V impreziosito di brillanti, scarpe abbinate e pocchette argentata. Capigliatura perfetta tra intrecci di petali e perline. Ron invece indossava l'abito che avrebbe dovuto indossare al matrimonio di Bill e Fleur: una lunga giacca in stile vittoriano, un panciotto rosa con motivi floreali rosa e al di sotto una camicia bianca. I pantaloni neri erano abbinati alla giacca, così come le scarpe.
Non appena Lumacorno diede loro il benvenuto, si misero subito alla ricerca di Harry. Quest'ultimo si ricordò della domanda di Nott -Nulla- risposa prima di allontanarsi per ­raggiungere i suoi amici.
-Harry!- salutarono all'unisono Hermione e Ron non appena lo videro arrivare. 
-Herm, sei bellissima- si complimentò Harry con l'amica, Ron gli lanciò un'occhiata fintamente offesa -Oh, Ron, anche tu sei meraviglioso- ridacchiò Harry.
-La musica è incantevole - disse Hermione tendendo le orecchie nella sala -Balliamo?-
-Tu scherzi- le rispose Ron -Se non vuoi ritrovarti zoppicante e in imbarazzo, io passo.-
-Harry?- domando lei. Harry prestò l'attenzione alla zona ballo, già diverse coppie stavano danzando allegramente, facendo tornare a galla il ricordo del ballo del ceppo, stressante, ma con Hermione sarebbe stato diverso.
-Certamente - le rispose inscenando un piccolo inchino porgendole la mano -Ronald, ti rubo la fanciulla per qualche istante - 
-Oh, ma smettetela- commentò Hermione ridendo, i due ragazzi si unirono a lei, dopo di che Ron li lasciò per far visita al banchetto di magici stuzzichini stracolmo di gente affamata, mentre la coppia di amici si incamminava verso il centro della pista.
Iniziarono a volteggiare e danzare a ritmo di musica allegra finché questa non cambiò in una sorta di lento, Harry si sentiva bene, spensierato. Mentre ballavano in perfetta sincronia parlottavano del più e del meno, Ron dal l'altro lato della pista li salutava con un enorme piatto pieno di cibo tra le mani, al suo fianco anche Draco Malfoy e Pansy Parkinson si preparavano ad entrare in pista.
L'affascinante Serpeverde teneva i suoi profondi occhi grigi puntati nella loro direzione, Pansy invece afferrandolo per un braccio, come una sottospecie di brutto koala, lo spronava ad entrare in pista.
Hermione sembrava non prestargli troppa attenzione, teneva il capo poggiato sulla spalla dell'amico continuando a parlare di come sentisse un peso in meno sullo stomaco ora che anche Harry sapeva di lei e Ron.
I due Serpeverde entrarono in pista, Pansy sembrava davvero felice e per quanto Harry la odiasse doveva ammettere che un po' gli dispiaceva, stare dietro a qualcuno con la consapevolezza che non ti avrebbe mai ricambiato non doveva essere facile. Il Grifondoro cercò per gran parte della canzone di non guardare nella loro direzione, al contrario di Draco che senza curarsi della sua partner continuava a lanciare occhiate enigmatiche verso di loro. Non sapeva bene perché non volesse sostenere il suo sguardo, nonostante lo avesse atteso con tanta impazienza, forse infondo lo irritava che non fosse venuto solo alla festa come aveva fatto Harry o forse perché era accompagnato proprio dalla Parkinson che gli scodinzolava sempre dietro e sapeva quanto lo irritasse.
Quando la canzone finì Hermione smise di parlare e alzò nuovamente la testa sorridente, Harry le sorrise distratto e attenzionò la coppia Serpeverde; Draco si era chinato a sussurrare all'orecchio di Pansy prima di uscire dalla pista e dirigersi verso il bagno.
-Scusa Herm, ho un estremo bisogno di andare al bagno. Credo che Ron ti stia aspettando- indicò l'amico seduto ad un tavolo poco lontano -Torno subito- disse e corse via.

Varcata la soglia del bagno maschile, Draco Malfoy lo attendeva a braccia conserte.
-Sapevo che mi avresti seguito-disse serio senza farsi sfuggire un espressione soddisfatta.
Harry fece qualche passo controllando se ci fosse qualcuno ad ascoltarli. -Non c'è nessuno - lo rassicurò Draco. -Sbaglio, o stai cercando di ignorarmi?-
-Cosa te lo fa pensare?- rispose Harry.
-Vediamo, di là ridevi e scherzavi con i tuoi amici, ma non appena il tuo sguardo cadeva su di me sembravi davvero incazzato nero e ti voltavi dal lato opposto, adesso invece ti metti a controllare un fetido bagno, quando la prima cosa che avrebbe fatto Harry Potter era assalirmi di domande a vista-
-Non sono incazzato con te - rispose Harry.
-Ah no?- rispose Draco con il tono di chi ci credeva poco.
-Perché sei venuto al ballo con Pansy?- chiese Harry senza guardarlo. Draco lo squadrò attentamente prima di esplodere in una risata frustrata.
-E' seriamente questo il tuo problema? Pansy?- sbottò incredulo -Ti ho già detto che non c'è nessun pericolo con lei-
Harry restò in silenzio.
Draco si passò una mano tra i capelli, gesto che ripeteva ogniqualvolta che si stressava -Non è solo questo non è vero?-
Ad Harry tornarono in mente le parole di Blaise, parole che lo avevano turbato ma che non avrebbe esposto, non voleva che Draco se la prendesse con Blaise per nulla.
Draco sbuffò -Se devo parlare da solo è meglio che torni dalla tua accompagnatrice, non ti faccio perdere altro tempo-
Harry non si mosse, puntò dritto lo sguardo negli occhi del ragazzo, gli rivolse uno sguardo intenso e pieno di diversi stati d'animo, primo tra tutti il rancore. Draco perse tutta la sua aria irritata e lo guardò stupito -Tu... non hai una accompagnatrice?- disse tra il confuso e l'incredulo.
-No- rispose duro Harry. -E vuoi sapere il motivo?- sta volta fu Draco ad essersi ammutolito.
-Pensavo che anche tu come me non sentissi la necessità di portare qualcun altro con sé in quelle vesti, ci speravo almeno. Mi sarei sentito male ad invitare qualcuno al ballo che non fossi stato tu!-
Harry non ebbe nemmeno il tempo di riprendere fiato che si ritrovò Draco incollato alle sue labbra, resto basito per la sorpresa e per la forza del sentimento che Draco stava mettendo in quel gesto, ma lo respinse. Era troppo irritato per farsi trasportare ancora una volta.
-Che stai facendo?- gli urlò scostandolo.
-Sei un idiota- rispose lui -Perché pensi che sia venuto qui proprio con Pansy?- le sue mani non avevano smesso di sostenere il viso di Harry nonostante fosse stato respinto da quest'ultimo che lo guardava corrugato. -Lei è mia amica, l'unica ragazza consapevole che tale amicizia non si trasformerà in altro, è per questo che ho scelto lei e non qualcun'altra. Non potevo permettere che chiunque altro si facesse le stesse illusioni che si fece lei qualche tempo fa-
-Potevi benissimo venire da solo, non credi?-
-Non è così semplice, tu, non capisci. A volte è stressante l'attenzione che si riceve dai propri compagni di casa per certe stupidaggini, le reputazioni sono un punto fondamentale qui a Serpeverde-
-Ma non è giusto. Lei è innamorata di te - constatò Harry.
-Certo che no, è solo ossessionata da tutta la faccenda della stirpe perfetta e tutto il resto, mio padre la adora.-
L'ultima parte fu una pugnalata al cuore per Harry, ma Draco la pronunciò con estrema indifferenza e fu questo a spingerlo a parlarne ancora -Dovresti parlarle, una volta per tutte-
Draco sospirò -Come vuoi- Harry sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia, senza dire nulla Draco lo afferrò per una mano e lo trascinò all'interno del primo bagno a portata di mano, chiuse a chiave la porta e si fiondò nuovamente sulle labbra di Harry. Lui sta volta non si tirò di certo indietro, si aggrappò alle spalle del biondo per godere al massimo delle sensazione lasciate dal bacio. Quando Draco passò a sfiorare il collo di Harry con le labbra, quest'ultimo sentì come una scossa di piacere lungo la schiena, buttò la testa all'indietro per dare più spazio al Serpeverde che prese a baciargli avidamente la pelle scendendo verso la clavicola, alternando i baci a dei morsi di possessione. Harry cercava di trattenere i gemiti mordendosi le labbra, non aveva mai provato sensazioni simili prima d'ora, ma sapeva che il bello doveva ancora arrivare. Approfittò dell'apertura della camicia di Draco per infilargli una mano, sfiorando il caldo torace, Draco sorrise compiaciuto sulla sua pelle capendo dove il ragazzo voleva andare a parare, ma prima che potesse fare altro un rumore assordante li bloccò lì sul posto, qualcuno stava bussando alla porta.
-Ragazzi, so che siete lì, Lumacorno vi sta cercando per il suo discorso pre-cena, muovetevi, inizierà tra poco- 
Era la voce di Blaise, sembrava ostentare abbastanza premura. Harry e Draco furono costretti a separarsi a malincuore, probabilmente già molti avevano notato la loro assenza.
-Resterà il segno­­­- disse Draco ammirando il suo operato. Harry si tocco il collo, era ancora umido della saliva di Draco 
-Dovrei camuffarlo con la magia- disse Harry.
-Non voglio che lo nascondi- si imbronciò Draco, poi realizzò di trovarsi chiuso in un bagno che era un porcile, semplicemente per il fatto di non essere visti insieme. -Ok, va bene, fai la tua magia e usciamo da qui-

Tornarono in sala separati, Draco quasi immediatamente insieme a Blaise, Harry dopo qualche minuto, da solo.
Gli invitati stavano già iniziando a sistemarsi ai loro posti nei diversi tavoli presenti in sala, al centro si trovava quello più grande dove professori e membri stretti del Lumaclub si sarebbero seduti, Hermione e Ron avevano già preso posto, la sedia accanto a Ron era occupata dalla borsetta argentata di Hermione, usata come segnaposto per Harry.
-Eccolo!- disse Hermione vedendolo dirigersi verso il tavolo.
-Amico, credevo che un Basilisco ti avesse attaccato e che saresti diventato la Mirtilla malcontenta del bagno di Lumacorno-
-Scusate, era un'urgenza- disse imbarazzato.
-Mi dispiace per il posto che ti abbiamo preso, ma era l'unico rimasto- Harry che si era già seduto sembrava non capire, si girò, e vide che seduta al suo fianco si trovava Pansy. Portava addosso l'odore di gel per capelli di Draco, e questo lo infastidiva parecchio. Il posto accanto a lei era ancora libero, Draco stava probabilmente perdendo altro tempo insieme a Blaise e Nott.

Lumacorno chiamò l'attenzione di tutti gli studenti ancora in piedi battendo una forchetta da dessert su un bicchiere di vetro facendo risuonare un forte tintinnio in tutta la sala.
Appena tutti presero posto iniziò il suo discorso -Buonasera, ragazzi miei, prima di tutto vorrei ringraziarvi per essere venuti. Tra pochi giorni avranno inizio le vacanze natalizie, alcuni di voi saranno felici di far visita ai propri cari, altri preferiranno passare questo tempo qui ad Hogwarts. Per tutti coloro che rimarranno sarei entusiasta nel invitarvi nel mio ufficio ogniqualvolta che lo desideriate per parlare della straordinaria arte delle pozioni o semplicemente chiacchierare del più e del meno. Devo ammettere di essere entusiasta nel ricoprire nuovamente il ruolo di insegnante all'interno di Hogwarts, i talenti che ho potuto riscontrare quest'anno sono perle rare e sono felice di premiarli ogni volta che se ne presenta l'occasione. In questo caso parlo di questi ragazzi speciali seduti di fronte a me che hanno saputo riproporre senza troppe difficoltà un perfetto filtro d'amore - indicò gli studenti in questione - non credete che cada a pennello in periodo di festa? L'amore è un sentimento bellissimo ragazzi miei, che non va trattato con fumanti pozioni, in questo periodo di festa vogliamoci più bene. Citando un famoso filosofo e drammaturgo conosciuto dai babbani "Vi indicherò un filtro amoroso senza veleni, senza erbe, senza formule magiche se vuoi essere amato ama." Buon natale!- detto questo si mise a sedere e diede inizio alla cena, accanto a me sentii il tavolo tremare. Pansy Parkinson si era alzata in fretta e furia rovesciando il bicchiere di idromele di Draco con la borsetta, l'odore di gel si fece più insistente nell'aria. Draco si alzò per seguirla ma Harry lo bloccò realizzando qualcosa che avrebbe dovuto aver realizzato prima, Ron aveva ragione, Pansy stava tramando qualcosa e non l'avrebbe passata liscia.
La inseguii, era già sparita dalla sua visuale, l'unico modo per trovarla era seguire l'odore.
La chiamò, per le scale e i corridoi, le tracce andavano a sentirsi sempre di meno, finché non passò nel giardino che portava all'aula di pozioni. Lo stava attraversando con difficoltà, sostenendosi a malapena con gli alti tacchi in quella terra umida e piena di erbacce.
-Pansy!- chiamò Harry.
Non appena sentì il suo nome Pansy si agitò e inciampò, la bottiglietta di Amortentia che teneva dentro la borsetta cadde fuori e si ruppe a mille pezzi bagnando alcuni fiori.
Harry la osservò inerme, un flashback si fece prepotente nella sua mente: Draco che gettava la bottiglia di filtro d'amore giù dal dirupo, facendo marcire tutti i fiori.


-Mi ha mentito- disse in fine a sé stesso. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


-Tu cosa?!- urlò Ron allibito, lui, Harry ed Hermione erano riuniti nella camera dei due ragazzi dopo il disperato richiamo d'aiuto del prescelto. Aveva tenuto le cose nascoste per troppo tempo, ma adesso sentiva che non poteva andare avanti da solo, aveva bisogno dei suoi amici, dei loro consigli e del loro sostegno. Quest'ultima però sembrava una richiesta un tantino di troppo per il suo migliore amico dal viso rosso di esasperazione 
-Quel Malfoy deve avere sangue di Veela nelle vene, ve lo dico io, deve averti persuaso non c'è altra spiegazione -. disse a Harry senza guardalo, era troppo impegnato ad attraversare da un punto all'altro la stanza per scaricare la tensione di troppo. 
-Ron cerca di ragionare - intervenne Hermione, che si era dimostrata estremamente calma e risoluta, se ne stava tranquillamente seduta ai piedi del letto del ragazzo e li fissava entrambi dal basso -È un Malfoy, un Purosangue. E' impensabile che abbia anche solo una minima traccia di sangue di Veela in corpo- 
-Ragazzi, non è questo il punto- li interruppe Harry decisamente a disagio. -Veela o non Veela sono stato uno stupido a cascarci in pieno, mi ha mentito, stava tramando qualcosa e lo sapevo, ma ho permesso al mio cervello di dimenticarsene o di accantonare semplicemente la cosa- Al solo pensiero che poche ore prima Harry stesse letteralmente seguendo Pansy per pura gelosia e affetto verso quello che ormai Harry riteneva il suo ragazzo lo riempiva di rabbia, pensava che l'unica ingannatrice fosse Pansy, si era illuso che tutto il mistero che avvolgeva Draco come una fitta nebbia fosse dipendente dal fatto che lui avesse il marchio, niente inganni, niente progetti malvagi, solo sentimenti di paura verso il proprio marchio. E invece non era così. Se lo fosse stato, perché Draco avrebbe mentito sul filtro d'amore? Ricordava ancora la risata che Pansy gli sputò addosso dopo che lui metteva pian piano i tasselli al loro posto, le aveva chiesto quali pozioni avrebbero ucciso il verde delle piante; "Nessuna" rispose fiera "Soltanto i veleni depongono questa caratteristica". Veleni. Ricordò lo sguardo vacuo di madama Rosmerta e il viso di Draco travolto dalla rabbia per il fallimento della donna. Certo, si disse. Draco deve aver usato su di lei l'oggetto che George quel giorno gli aveva mostrato, aveva fallito perché era progettato per non far commettere azioni pericolose. Le aveva sicuramente ordinato di avvelenare qualcuno, e lei non era riuscita nell'intento. Come poteva aver pensato di voler amare qualcuno del genere? 
-Non prendertela con te stesso, Harry- lo portò fuori dai suoi pensieri Hermione -Chiunque ci sarebbe cascato, il filtro d'amore è un preparato illegale molto difficile da preparare aveva senso che Draco chiedesse a qualcun altro di prepararlo, è normale che non ti sia passato per la testa che potesse esserci dell'altro.-
I tentativi di rassicurarlo non rincuoravano molto Harry, ma li apprezzava. 
-Se solo ne avessi parlato subito con voi, tutto questo non sarebbe successo- guardò Hermione -Tu sicuramente avresti notato qualcosa che non andava con il "filtro"...- poi Ron -... e tu avresti insistito nel non fidarmi di Draco, ti avrei odiato forse, ma mi avresti fatto riflettere molto di più-
-Ti prego smettila di chiamarlo per nome- gli rispose inorridito Ron, ignorando le sue parole. Non riusciva a credere che tutta quella situazione fosse reale. 
-Dovresti parlare con Malfoy- gli suggerì Hermione -Una cosa che abbiamo imparato in questi anni è che non dovremmo affidarci sempre alla prima conclusione - 
Ron sbuffò incredulo -Con Malfoy, Herm? Davvero? E cosa pensi che gli dirà? Lo ingannerà per bene un'altra volta! Sono sicuro che già se la sia filata dalla festa con la Parkinson ad architettare qualcosa di terribilmente grosso e pericoloso- 
In realtà Harry non era sicuro che Pansy fosse davvero coinvolta in qualcosa di losco, era confusa quanto lui quando Harry farneticava in giardino tra sé e sé cose riguardanti l'amortentia e il giorno ad Hogsmeade, poi era scappato dentro furioso e Malfoy era già sparito, l'unica cosa rimasta da fare era trascinare i suoi amici al dormitorio e raccontare loro tutto. E poi c'era una cosa che i suoi amici non sapevano e che Harry non aveva nessuna intenzione di rivelare, il marchio nero, quella non solo era la seconda conclusione che aveva tratto dal contenuto del preparato di Rosmerta, ma sapeva bene che stavolta davvero non poteva essere nulla di giustificabile, troppe cose pericolose si accostavano tra loro.
Ma forse Hermione non aveva tutti i torti Harry doveva sapere cos'altro il suo amante stava nascondendo, non era oramai semplice questione di orgoglio, ma poteva benissimo trattarsi di questioni di vita o di morte per tutti ad Hogwarts. E poi Draco glielo doveva, almeno spiegargli il motivo della sua sparizione, poteva affrontarlo faccia a faccia e non fuggire come un codardo.
Ma si sa, la codardia fa parte di molti sfacciati Serpeverde e come era prevedibile Draco non si fece vedere per nulla neppure nei giorni a seguire.

Era arrivato il momento delle vacanze Natalizie e Harry non aveva la minima idea di cosa fare, Draco sarebbe tornato al Manor dai suoi genitori? O sarebbe rimasto ad Hogwarts a combinare qualcosa? Se non sarebbe riuscito a scovare Draco in tempo non avrebbe mai potuto dirlo e di conseguenza non avrebbe saputo come comportarsi, passare le vacanze alla tana, dove un Ron scorbutico e un'Hermione assillante lo avrebbero confuso maggiormente, oppure restare li e cercare di risolvere qualcosa? Senza di Draco però non avrebbe avuto molto senso.
-Ragazzi, vado a vedere un'ultima volta se riesco a trovare Malfoy-- disse arretrando di qualche passo da gruppo di studenti che si sarebbe recato alla stazione dell'Hogwarts Express.
Ron lo fulminò con lo sguardo -Lascialo perdere, sei ossessionato amico.- rimarcò quell'ultima parola come se fosse messa in dubbio.
-Ron, io devo sapere-
-O lui o noi, Harry, fai la tua scelta.-
-Ron cerca di capire- intervenne Hermione.
-Capire cosa, Hermione? Cosa pensi che succederà, Draco si rivelerà il ragazzo dell'anno e vivranno felici e contenti per sempre? E anche se fosse? Cosa pensi ne sarà di noi, di lui? Cambierà totalmente, è già cambiato. Harry Potter che difende quel bulletto platinato, quello che ti chiama sporca sangue marcio e che ha il padre che vuole vederlo tre metri sottoterra, e forse anche lui. Se è cosi che deve andare quindi ti dico scegli, o noi o lui.- disse rivolto prima ad Hermione e poi ad Harry.
-Io non posso scegliere Ron- 
-Ed io non voglio essere la scelta basata sulle intenzioni di Malfoy- concluse in toni soffusi e rabbiosi prima di dargli la spalle.
Harry prese la sua decisione e fece lo stesso, Hermione per la prima volta non riusciva a trovar parola opportuna da dire, Harry giurò di sentirla borbottare "Stupida Cooman" prima di seguire Ron che sotto quell'espressione rabbiosa aveva bisogno di altrettanto sostegno. La Cooman. Ron deve aver parlato ad Hermione degli astragali, pensò, la predizione di Ron sull'orgoglio sembrava essere in atto, e ora che ci pensava meglio anche quella di Harry si stava verificando, aveva segretamente temuto quella profezia, aveva sperato che non parlasse di Draco, ma a quanto pare non si poteva ingannare l'evidenza del fato. Doveva affrontarlo di petto.
Harry sapeva dove andare a cercare, anche se i giorni precedenti furono un fiasco era sicuro ora che Hogwarts fosse deserta, nella stanza delle cose nascoste avrebbe trovato Draco, era lì che lui andava dove non voleva essere trovato, una cosa nascosta, era li che loro insieme dovevano nascondersi.
Nei corridoi erano rimasti pochi studenti, i soliti che ogni anno si trattenevano ad Hogwarts, ed Harry non sapeva se ritenersi felice nel notare che Pansy era partita prima di molti altri, sarebbe stata la volta buona per non ritrovarsela tra i piedi, sempre se la sua assenza non significasse anche quella di Draco.

Nel arrivare al terzo piano, Harry, per puro scrupolo si prestò a controllare ogni singola aula di passaggio, guadagnandosi occhiate confuse dai professori che incrociava, che ci faceva Harry Potter ancora ad Hogwarts senza i suoi amici?
E oltre le occhiatacce si beccò un errore perfino più grande, il ritardo. 
Senza perdere ulteriore tempo, Harry si avvicinò a quel che sembrava un impersonale muro. Chiese esattamente ciò che desiderava di più e ciò che gli aveva permesso la prima volta di entrare, ma fu inutile. 
Passò ore a formulare diverse domande, frasi e conclusioni, prese a calci il muro e gli si accovacciò ai piedi esausto finché non sentì una voce, credeva di star impazzendo perché avrebbe giurato che provenisse dalla stanza tanto ambita, cosa impossibile, poi si accorse che proveniva dal corridoio precedente, Harry si resse subito in piedi pronto ad affrontare la voce in questione, poi si accorse che non era sola, la prima era sicuramente di Draco, nervosa e lievemente malinconica, tesa. La seconda poteva riconoscerla ovunque, la monocorde severa voce di Piton. Non poteva di certo affrontare Draco di fronte a quella carogna del suo professore, non aveva dimenticato il suo arrivo ad Hogwarts e le sue parole pungenti, era ancora fermamente convinto che tramasse qualcosa, era terrorizzato che Draco ne fosse coinvolto.
Prima che i passi si fecero troppo vicini, Harry si nascose dietro un muro di svolta.
-Non puoi permettere degli errori, Draco, perché se vieni espulso...-
-Quello che è accaduto non è di certo colpa mia- 
Ci fu un momento di silenzio ed Harry si sporse per vedere cosa stesse accadendo, fortunatamente Piton gli dava le spalle, riusciva a malapena ad intravedere Draco di fronte a lui, il suo viso era più sciupato del solito.
-Non mi guardi in quel modo!- sbottò -Lo so cosa sta cercando di fare, non sono stupido, ma non funzionerà... Io la posso fermare!-
Un'altra pausa, Harry poteva sentire Draco deglutire da quella distanza, attese finché non sentì Piton mormorare: -Ah... Zia Bellatrix ti ha insegnato Occlumanzia, vedo. Quali pensieri stai cercando di nascondere al tuo signore, Draco?- 
Draco, che fino a quel momento teneva gli occhi puntati sul professore li distorse esasperato -Non sto cercando di nascondere niente- cercò di essere convincente, ma Harry conosceva quel tono evasivo, e sapeva che anche un po' di esso lo riguardava. -Non voglio che lei si intrometta- aggiunse.
-Allora è per questo che mi eviti? Temi la mia interferenza nel tuo compito, o magari anche in altro?-
A quanto pare Malfoy amava evitare la gente, ma questo non rassicurava minimamente Harry, Draco aveva un compito, un compito di cui Piton era a conoscenza e la sua intromissione gli raggelava il sangue nelle vene.
Dato che Draco si limitò a fissarlo in silenzio, con la sua tipica aria beffarda Piton continuò il suo monologo -Ascoltami, io sto cercando di aiutarti. Ho giurato a tua madre che ti avrei protetto. Ho stretto il voto infrangibile.-
-Pare che dovrà infrangerlo, allora, perché io non ho bisogno della sua protezione. Funzionerà, ho solo...- Malfoy abbassò la voce - ...Bisogno di un po' più di tempo-
-Se mi dici cosa stai cercando di fare posso aiutarti- ribatté testardo Piton.
-Ho tutto l'aiuto che mi serve, grazie, non sono solo!-
-Ti ho sempre visto vagare solo per Hogwarts, ultimamente -
Draco stava per ribattere quando il suo sguardo attraversò la spalla del suo interlocutore, vide Harry che origliava e si bloccò.
-Non sono mai solo- gli rispose invece dopo qualche secondo. Harry non aspettò che Piton andasse via per parlare con Malfoy, non sembrava riconoscerlo più, preferì andarsene prima che si fosse messo nei guai, non fece in tempo ad accorgersi che pure Draco ormai era già andato via, lasciando il professore furioso in mezzo al corridoio.

La prima cosa che ad Harry venne in mente di fare era raccontare tutto ciò che aveva sentito ai suoi amici, come era solito fare, purtroppo però quest'ultimi sicuramente erano già in viaggio per la Tana. Oltretutto Harry non era poi tanto sicuro che volessero ascoltare ancora una sola parola che riguardasse Draco Malfoy.

Blaise e Nott, pensò. Probabilmente avevano mentito anche loro sul conto di Malfoy, Harry non aveva mai visto di buon occhio entrambi i ragazzi, ma dopo gli ultimi eventi stava iniziando a fidarsi e ad trovare perfino del bello in loro, sapere che i primi a essere a conoscenza di lui e Draco con cui poteva perfino parlarne tranquillamente lo avessero allo stesso modo ingannato, beh, gli faceva davvero male.

Andare al dormitorio Serpeverde non era difficile come poteva sembrare, durante il secondo anno, Harry e Ron erano riusciti ad entrare prendendo le sembianze dei tirapiedi fidati di Draco Malfoy. Come in Grifondoro, la modalità d'accesso consisteva in una parola d'ordine, fortuna vuole che Harry stesse frequentando un ragazzo super malizioso che gliela aveva rivelata quasi immediatamente, dopo che Blaise li adocchiò a pozioni. Harry gli aveva detto che era un'assurdità dato che mai e poi mai un non Serpeverde era accettato nei paraggi, sopratutto un Grifondoro, figuriamoci poi Harry Potter. Ma Draco si era limitato a rispondere che lo sapeva, ma era comunque stuzzicante immaginarsi lo sfregiato entrare nella sua camera da letto in qualunque momento. Le vacanze avevano giovato al suo favore, sapeva che non avrebbe trovato nessun altro Serpeverde oltre Blaise e Nott che approfittavano dell'occasione per restare insieme in modo più intimo e tranquillo, il resto dei Serpeverde avrebbe preferito mille volte tornare nelle loro lussuose case o dai loro perfetti parenti che rimanere a far nulla ad Hogwarts.
-Bezoar- pronunciò Harry alle statue serpentine quando gli fu arrivato davanti, per un attimo temesse che stessero per spostarsi e strangolarlo, ma poi fu la parete a mettersi da parte per lasciarlo passare.
La sala grande era esattamente come la ricordava, elegante e maestosa. I vari camini con sopra diversi ritratti di illustri Serpeverde lo mettevano in soggezione come la prima volta, sentiva di essere osservato e disprezzato severamente. Harry superò le varie poltrone in pelle nera e i tavolini con i scacchi dei maghi sopra per dirigersi alla scala a chiocciola che portava ai dormitori, ma un severo tossicchiare lo bloccò prima di arrivarci.
Blaise Zabini lo osservava dal gradino più alto della scalinata con aria guardinga -Che ci fai tu qui dentro?- chiese.
-Draco mi ha rivelato la parola d'ordine non appena tu e Nott avete saputo di noi-
Le spalle di Blaise sembrarono essersi liberate di un po' di tensione. -Beh, lui non è qua al momento, ma probabilmente sarà qui a momenti, non penso ci sia molto da fare in giro. Se vuoi restare qui e aspettare... -
-Non sono qui per Draco, volevo parlare con voi, te e Nott-
L'espressione di Blaise mutò, non riusciva ad immaginare cosa Harry volesse.
-Con noi?- rispose -Theo è sotto la doccia- aggiunse.
-Fa lo stesso- scrollò le spalle, in realtà la presenza di Theodore Nott per Harry non era fondamentale, non gli aveva mai detto granché e sembrava odiarlo, ma forse era il più sincero di tutti in questa assurda situazione.
Harry salì le scale con determinazione, fronteggiò Blaise e aprì bocca per parlare
-Mi avete mentito- disse subito senza troppi giri di parole.
-Come scusa?-
-Riguardo a Draco. Non è vero che non sai nulla di quello che sta combinando, perché qualcosa sta architettando, e non credo proprio che lui ti abbia detto solamente che ci stavamo frequentando, lui sta nascondendo qualcosa e voi lo state appoggiando-
-Ti sei bevuto il cervello? Come osi?- rispose sconvolto Blaise - quale parte di "noi Serpeverde non ci impicciamo delle scelte degli amici" non ti è chiara? Non sappiamo nulla che tu non sai, ti ho detto tutta la verità.-
-A Draco non importa nulla di me, avrà sicuramente avuto molto da dirvi invece - continuò imperterrito Harry.
-Cosa te lo fa pensare?- chiese Blaise, ora di pessimo umore.
E adesso cosa avrebbe detto? Era giusto raccontare della fasulla amortentia?
Massì, perché no? Pensò, sicuramente Blaise lo sa già e fa il finto tonto.
-Beh, non è molto romantico far credere di essere talmente preso da te da creare dell'amortentia da somministrati, per poi scoprire che era veleno per far fuori qualcuno, magari perfino me -
-Questo è assurdo! È impossibile.-
-Draco non lo farebbe mai- disse un voce alle spalle di Blaise. Nott non appena finito di far la doccia deve aver sentito le voci dei ragazzi in corridoio, era ancora a petto nudo, solo un asciugamano copriva le sue intimità.
-E io dovrei fidarmi di te? Mi odi anche tu-
-Si, è vero.- confermò senza particolare interesse -Ma non potremmo mai assecondare l'avvelenamento di qualcuno, perfino di un grifotonto come te. A quel punto sì che ci sarebbe da impicciarci delle decisioni degli amici.-
-In ogni caso è quello che ha fatto.-
-Deve esserci una spiegazione, sempre se questa non sia una favoletta per mettere in cattiva luce Draco, credi che io riesca a bere il tuo improvviso interesse amoroso nei suoi confronti?-
-Quello che qui sta cercando di fare qualcosa anche lontanamente a discapito di qualcuno non sono io. Io sono quello che è stato raggirato e perfino illuso-
-Ne hai parlato con Draco?- intervenne Blaise -Come fai ad affermare certe cose se non parli con lui?-
-Volevo farlo, ma non ho potuto-
-Si, certo- schernì Nott.
-Almeno io ci provo, non come voi che vi nascondete dietro al vostro "Dare tempo al tempo" evitando di discutere con l'evidenza, se non vi siete accorti che Draco sta passando un periodo turbolento, siete degli amici davvero pessimi-
-Tu non sai nulla- rispose Nott a denti stretti.
-Vogliamo anche parlare di Pansy? Vi siete accorti che la vostra amica nel mettere in atto il cosiddetto "tempo al tempo" ha cercato di versare dell'amortentia nell'idromele di Draco? Voleva che fosse talmente perfetta che per non destare attenzioni si è auto-eliminata durante la sfida contro Hermione, solo per rubarle la pozione perfetta.-
I due ragazzi rimasero ammutoliti, Harry non ne poteva più. Se ne andò lasciandoli di stucco.

Harry davvero voleva potersi fidare delle certezze dei due Serpeverde, di quello che ha visto in Draco, delle sue confessioni, delle sue lacrime. Sapeva che quelle erano verità che non poteva mettere di lato, erano ciò che l'avevano fatto innamorare di leader Serpeverde, innamorato, si. Se davvero di Draco non c'era da fidarsi sarebbe stato dannatamente fottuto.
Gli avrebbe parlato, e anche se non gli avrebbe rivelato di cosa stesse parlando con Piton, era comunque suo diritto chiedere.
 

Detto fatto, voleva parlare con Draco? Ed eccolo, lì,appena fuori il dormitorio della sua casa.
-Harry?- disse confuso, di certo non si aspettava di trovarlo lì.
-Draco- rispose semplicemente Harry, gelido.
-Che ci fai qui?-
-Noi due dobbiamo parlare-
-Se sei venuto a chiedermi di cosa parlavo con il professor Piton, non ti riguarda, dovresti smetterla di pedinarmi in continuazione -
-Non è la stessa cosa che dicevi nel bagno alla festa di Lumacorno, sai, poco prima che scomparissi senza lasciar traccia per giorni. Si può sapere il perché?-
-Ho avuto da fare- rispose evasivo.
--Qualcosa riguardante del veleno? Dimmi, a chi andava la famosa amortentia stavolta?- le espressioni dure di Harry erano sottolineate dal rammarico, e questo parve colpire Draco, che spalancò gli occhi grigi e per la prima volta pareva non avere la risposta pronta, completamente disarmato.
-Non so di cosa tu stia parlando... -
-Non mentire, non sei stupido, sai benissimo cos'è successo con Pansy, e sai che non lo sono nemmeno io. Sei sparito per non dovermi affrontare.-
-Non posso dirti nulla Harry...- disse toccandosi la manica con sotto il marchio.
-Non puoi non dirmi nulla Draco, ci sono dentro fino al collo-
Draco rise amaramente.
-Ovviamente, non capisci-
-Sei tu che non me lo permetti, pensavo avessimo superato questa fase- Harry adesso era davvero addolorato. Draco lo guardò, non disse nulla, gli passò accanto e prima di entrare nel suo rifugio, baciò Harry su una guancia. Harry era bloccato sul posto, confuso e con il cuore a pezzi, le lacrime scendevano sul suo viso man mano che il tempo passava solo in quel corridoio.
Corse via, parlare con Draco non aveva risolto nulla, non avrebbe mai parlato.Era freddo, distante e chiaro come la luce del sole che Draco era destinato ad un compito pericoloso, quel bacio sulla pelle della sua guancia, bruciava come un bacio di Giuda. Lo era magari. Avrebbe preferito sapere la verità più tremenda, chiudere una volta per tutte. Invece no, era al punto di non ritorno in un buco nero circolare e infinito, la testa gli girava e i pensieri lo soffocavano, correva, e più correva più le lacrime seccavano, mutavano in rabbia, irragionevolezza. E allora decise.
Arrivò al proprio dormitorio, cercava il libro di pozioni del principe mezzosangue, trovare la ricetta del Veritaserum, chissà, magari una formula ottimizzata. Sapeva bene quello che stava per compiere, combattere crudele inganno con altro crudele inganno, ma Harry era disperato : Cos'altro poteva fare?
Illegalità per Illegalità, se fossero finiti nei guai, per lo meno ci sarebbero finiti insieme.

Immediatamente si fiondò nel baule davanti al suo letto, trovò il libro ben nascosto sotto il mantello dell'invisibilità, lo prese e lo aprì immediatamente.
La prima pagina che gli capitò di fronte fu la ricetta dell'amortentia, le coincidenze amavano prendersi gioco di lui, girò la pagina irritato. Quella successiva attirò immediatamente l'attenzione di Harry; era interamente scarabocchiata di appunti, disegni, calcoli e formule, una in particolare scritta con un pennarello rosso attirò la sua attenzione "SECTUSEMPRA: da usare contro i nemici". Non aveva mai sentito l'incantesimo eppure non sembrava molto difficile da lanciare, un incantesimo contro i nemici fa sempre comodo, si disse studiando meglio la pagina. Quando arrivò in fondo si decise a continuare con la ricerca. Poche pagine più avanti la ricetta del Veritaserum lo attendeva, preparato illegale di lunga preparazione, ma ovviamente come Harry aveva supposto, il principe aveva apportato la sua modifica anche a quella, invece di 27 giorni di preparazione,la pozione poteva essere elaborata in appena una settimana. Harry memorizzò tutto il necessario, ripose il libro e si mise subito al lavoro, c'era un solo posto dove potersi guadagnare gli ingredienti: L'ufficio di Piton.


Andare all'ufficio di Severus Piton non doveva essere facile, aveva sentito che per avere l' accesso dovevi rompere un incantesimo che solamente e i maghi più potenti potevano affrontare. Harry era felice di scoprire che fossero solo dicerie, non solo entrare era facile ma la porta era pure aperta. La gente ad Hogwarts deve davvero abbassare la guardia durante le vacanze. O forse Harry aveva ingerito altra Felix Felicis senza saperlo.
La stanza si presentava davvero cupa e poco illuminata, le pareti erano rivestite di scaffali di barattoli di vetro pieni grandi cose viscide,rivoltanti, quali residui di animali e piante, che galleggiano in pozioni divari colori. Accanto era posizionato un armadio pieno di scorte e ingredienti di vario tipo, erano ben visibili dalle ante in vetro, Harry puntò dritto al suo obbiettivo. Raggiunse l'armadio e si mise alla ricerca dell'occorrente per la veritaserum: Sciroppo di Elleboro, sangue di drago, zanne di serpente, mandragola, Aconito e dell'Artemisia. Prese le dosi esatte dei vari ingredienti e si girò per andare a recuperare il resto. La sua attenzione venne catturata però da un pensatoio al centro della stanza. Si mise gli ingredienti nelle tasche e si avvicinò per sbirciargli dentro.
La prima scena che gli si presentò davanti agli occhi era caotica, gruppi di studenti attraversavano i corridoi di una vecchia Hogwarts, intravide Severus Piton, scarno e solitario osservare tutti in lontananza. Svariati studenti ridevano di lui. 
Man mano che si addentrava nei pensieri i ricordi cambiavano, i muri si dissolvevano e i pavimenti mutavano in erba.
Piton era in piedi su un prato infinito, puntava la bacchetta a chi gli stava di fronte.
"James, finiscilo!" si sentì da poco lontano. Cori di insulti incoraggiavano quello che era il padre di Harry a umiliare l'evasivo serpeverde. "Mocciosus! Mocciosus!".
In men che non si dica, Severus si ritrovò a piedi all'aria.
Un nuovo ricordo si stava formando, una bellissima ragazza con i capelli rossi e gli occhi verdi parlava allegramente con Severus Piton, erano al loro primo anno, si scambiavano pareri sulle case a cui erano appena stati assegnati.Purtroppo Harry non poté udire ciò che sua madre aveva da dire al suo futuro professore che tutto sembrò riavvolgersi in un tornado nero che spazzava via le varie immagini, si ritrovò scaraventato fuori dai ricordi.
-Potter, sei nei guai- disse il proprietario dell'ufficio stringendolo dalla maglietta per tirarlo via dai propri ricordi. -Pensavi davvero che i direttori delle case non avessero incantesimi contro gli intrusi? Sopratutto nel mio ufficio? - 
-Lei... Da quanto tempo è qui? - 
-Tanto quanto basta per assistere all'invasione dei miei ricordi da parte di un piccolo Grifondoro irrispettoso e ficcanaso-
Il lato positivo era che non lo abbia visto rubare gli ingredienti dalla sua scorta personale, avrebbe passato guai davvero seri. -Meriti di essere espulso, ma Silente non sarebbe d'accordo. Tuttavia, una punizione esemplare non te la toglie nessuno-
Harry sentì pizzicarsi il dorso della mano vittima delle punizioni della Umbridge, il suo sesto senso gli diceva che quelle di Piton sarebbero state tremendamente peggiori, stavolta.
Piton lasciò la presa con forza, facendo barcollare Harry. -Non adesso però,Hogwarts è deserta. Tutti dovranno sapere quanto essere degli insolenti paghi, quanto contino i mali geni trasmessi di padre in figlio.
-Lei vuole solo sfogarsi su di me per la sua rivalità con mio padre!-
-Tuo padre era un maiale, e come lui, tu; ti meriti un po' di sana educazione, quella che tuo padre non mostrava alla tua età, esattamente come te -
Harry ripasso mentalmente le varie scene del passato di Piton e suo Padre, James era un bullo, ma era sicuro che suo padre non fosse una cattiva persona. Allo stesso modo di Draco agli occhi di un nemico appariva un bulletto con troppa stima di sé, ma agli occhi di una persona speciale, come Lily, che sentiva che quella non poteva essere la natura che avrebbe maturato con l'età, vedeva del buono. Forse è vero ciò che si dice, si ama chi ci ricorda un genitore, di solito era una ragazza a scegliere un uomo che ricordasse il padre, ma quello era solo un futile dettaglio.
-Mio padre era un brav'uomo, e se lei ha troppo risentimento per quello che riguarda il suo passato, non mi riguarda. Ma mi dia questa punizione, se questo la fa sentire meglio-
-Fuori.- rispose gelidamente Piton, la rabbia fin sopra le punte untuose dei suoi capelli.
Non se lo fece ripetere due volte, Harry si girò e andò via a passo deciso, prima di varcare la porta Piton lo bloccò. -Potter, dopo le vacanze nel mio ufficio. Discuteremo il da farsi.- annunciò in tono malevolo. -Perderai molte lezioni-
-Non può farlo! Non passerò mai i M.A.G.O.-
-Probabilmente non passerai neanche il sesto anno, Potter- disse prima di sbattere in faccia ad Harry la porta del suo ufficio con un incantesimo.

Era arrivato ai livelli estremi per l'odio verso il professore, fino l'anno prima non avrebbe accettato la punizione tanto facilmente, ma al momento aveva altro a cui pensare, sperava solo che la punizione non gli intralciasse troppo i suoi passi.
Mancava un ultimo passo per il momento, ultimata la pozione avrebbe nascosto il libro per sempre, non poteva permettere che il principe mezzosangue lo facesse espellere da Hogwarts. Sempre se non ci avesse pensato prima Piton.
Il dormitorio era tutto per sé. Se pur eseguendo la ricetta del veritaserum alla lettera dovesse far esplodere tutto ciò che lo circondava, poteva almeno star sereno nel sapere che l'unico a rimetterci le penne fosse lui, un peso in meno sulla coscienza. 
Uno dei lati più fighi in una scuola di magia era che invece di un noioso armadietto pieno di libri e spazzatura si aveva a disposizione un baule personale pieno di, beh, tutto. 
Harry dal suo uscì un fornello, il calderone per i compiti "a casa", provette e mascherina protettiva. Dopo che indossò quest'ultima si mise all'opera. La pozione appariva estremamente complicata nella versione integrale, in quella del principe invece molti passaggi erano modificati o perfino completamente eliminati, tutto sommato il preparato poteva essere finito in pochi giorni, doveva pazientare, ma sempre meglio di un mese era di certo.

I giorni passarono in fretta e in men che non si dica la pozione era pronta, prese la fiala ancora calda tra le manie il libro dall'altra e corse a nascondere quest'ultimo. Mentre camminava tra i corridoi si chiese se davvero avesse funzionato, era fin troppo facile, ma dopo tutto il principe non sembrava aver mai fallito un colpo. 
Arrivato di fronte al muro della stanza delle necessità gli chiese di aprirsi per lui per il solo scopo di nascondere il libro del principe, stavolta si aprì immediatamente.
La stanza delle cose nascoste in quei giorni non era cambiata per nulla, se era possibile, forse era semplicemente più disordinata.
Harry cercò con lo sguardo un posto dove nascondere il libro, perlustrò la stanza due o più volte. Ricordò, in fondo alla stanza, l'armadio in cui tempo prima aveva trovato Draco accovacciato ai suoi piedi, decise che quello era il posto più adatto, meglio lì che sotto cianfrusaglie impolverate.
Non appena gli fu di fronte, allungò una mano per aprire un'anta ma la voce forte e terrorizzata di Draco che urlò il suo nome lo fermò.
Harry balzò per lo spavento di essere stato beccato e per l'alto tono della sua voce, libro e pozione gli scivolarono dalle mani, creando una catastrofe,liquido e pagine erano andate in contatto, facendo perdere non solo la pozione ma anche un'altra possibilità di realizzarla nuovamente. 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


Tutto nella stanza delle necessità si era bloccato per pochi istanti, solamente il rumore del gocciolio sulle pagine ingiallite facevano da eco nell’aria.
-Quello è veritaserum- disse Draco portando il suo sguardo disgustato sulla pozione appena infranta. 
-Come fai a dirlo? – rispose Harry di rimando, prendendo il libro fradicio tra le mani.
-Ti prego, sono il migliore a pozioni, so riconoscere una pozione di quel calibro quando la vedo.-
Harry non seppe come controbattere, perciò Draco si infuriò ulteriormente. 
-Mi disgusti, non ti sei mai fidato di me. Il veritaserum è un preparato che richiede mesi di preparazione, ed ora, secondo i tuoi piani pronta per essere utilizzata-
Harry si sentì ferito per le parole di Draco, era vero che inizialmente non si fidava troppo, ma non era mai arrivato al punto di pensare alla veritaserum. Adesso se era arrivato a quel punto era tutta colpa delle sue ovvie azioni. Avrebbe potuto rivelargli del libro del principe mezzosangue, ma lui era venuto lì per nasconderlo e non era tanto stupido da capire che non doveva essere argomento da trattare con chiunque.
Indietreggiò d’istinto e andò a sbattere contro l'armadio alle sue spalle. 
-Fa Attenzione! - si lasciò sfuggire Draco tendendo le braccia in avanti. 
Harry lo guardò, assottigliando lo sguardo incuriosito. 
-Cos'è questo, Draco? - 
-Sei cieco o cosa? È un armadio, e dire che porti pure gli occhiali, quattrocchi-
-Non è un semplice armadio- constatò lui. 
-Che sciocchezze stai dicendo? –  controbatté lui a disagio.
Harry osservò meglio l'armadio, era familiare, di certo lo aveva visto da qualche altra parte. Ignorando le parole di Draco, aprì un anta aspettandosi qualcosa nascosto al suo interno, ma questo era vuoto, se non per una mela verde. Si sporse maggiormente dentro e ricordò, nei suoi ricordi era più grande e imponente e perfino più macabro, questo perché la prima volta che lo vide, Harry aveva solamente 12 anni, era l'armadio in cui si nascose da Magie Sinister  per nascondersi e origliare proprio Draco Malfoy. 
-Che cosa ti serve un oggetto preso da quel negozio? E soprattutto come hai fatto a portarlo fin qui? - 
-Non so di che stai parlando-
-Non mentirmi! Non puoi nascondermi qualcosa così importante, ti ho dato fiducia Draco, nonostante il marchio confidavo in te, sapevo che non potevi mai far del male seriamente a nessuno. E allora come mi spieghi una cosa del genere qui ad Hogwarts, e di te che sparisci per occuparti di questa cosa. - 
-Mi hai dato fiducia? - ripeté Draco indignato - in questo modo? - 
-Draco, non cercare di alimentarmi ulteriori sensi di colpa, sono stanco dei tuoi giri di parole e dei tuoi furtivi segreti–
–Smettila di sentirti migliore di chiunque altro e quello che chiedi forse sarà possibile, anche tu nascondi “furtivi segreti”, cos’è quel libro che cerchi tanto di nascondere?–
Draco al suo solito prese la palla in balzo per mettere Harry con le spalle contro il muro con le sue constatazioni.
–Qualunque cosa io possa fare non potrà mai mettere in pericolo intenzionalmente la vita delle persone, non sono io quello con il Marchio Nero inciso sul braccio–
–Stai frequentando me, non è un pericolo abbastanza grande da mettere in repentaglio la vita delle persone?–
–Dimmelo tu–
Draco scosse la testa, come per affermare che chi gli stava di fronte non potesse mai capire il proprio pensiero, una causa persa. –Continui a farmi la morale, ma tu sei esattamente come me.–
Harry iniziò a spazientirsi, strinse la presa sul libro, se colpirlo nelle sue incertezze era quello che voleva fare, ci stava riuscendo. –Adesso basta, sono stufo delle solite inutili chiacchiere. Se non vuoi dirmelo tu, troverò comunque il modo di scoprire cosa sia quell’affare, mi basta mandare un gufo ad Hermione, lei sicuramente lo saprà e capirà perfino le tue intenzioni-
-Non lo farai- rispose con un soffio di fiato, era ormai nero di rabbia, le sue mani tremavano senza controllo nel tentativo di recuperare la sua bacchetta.
–Hai intenzione di fermarmi? Per quale motivo? Pensavo non stessi facendo nulla di male e che fossi io a non capirti–
Draco non ci vide più, afferrò la sua bacchetta e la puntò contro Harry –Harry ti avverto, non dire un’altra parola–
Harry puntò il suo sguardo sulla bacchetta puntata dritta in mezzo agli occhi, era stupito e amareggiato per quella mossa, ma decisamente ancor più furioso.
–Altrimenti?–disse tenendosi pronto a sfoderare la bacchetta.
–Altrimenti sarò costretto a tapparti io quella tua lurida bocca–
–Ti è piaciuto baciare questa lurida bocca però, o non dirmelo, non posso capire neanche questo?–
–Expulso!- urlò, lo stupore lottò con l’istinto di sopravvivenza riuscendo a deviare il colpo elettrico che si schiantò in pieno sul libro del principe, riducendolo in polvere. Estrasse immediatamente la sua bacchetta e la puntò contro il biondo che lo aveva attaccato.
–Expeliarmus- pronunciò, tentando di disarmarlo, ma Draco era veloce e la sua tempra di potere lottavano di fronte a tutto.
–Vigliacco!– gli sputò contro Harry –Ammettilo per una buona volta che sei sempre stato pessimo, fin dall’inizio–
–Non ho proprio nulla da ammettere– ringhiò a denti stretti –Expeliarmus!–
–Qual era lo scopo nel baciarmi? Una punizione? O forse tutto un piano per far vacillare le mie idee sul tuo riguardo?–
–Io ti ho anche baciato la prima volta ma tu hai iniziato a pedinarmi come uno stalker psicopatico e sempre tu sei venuto da me, non ti ho di certo trascinato io.–
Adesso i due ragazzi si scrutavano sull’attenti muovendosi in piccoli passi mantenendo una distanza di sicurezza fissa.
–E quindi te ne sei approfittato? Come se fossi una puttana da compagnia?– urlò Harry rosso in viso dalla rabbia mista al dolore.
–Fottiti– rispose Draco ringhiando.
–Pensavo ci avresti pensato tu– sputò Harry con un espressione di innaturale compiacimento sul volto mutato dall’ira.
–CRUCIO!– esplose Draco scagliando la maledizione senza perdono, proprio nel momento in cui Harry si era voltato per lasciare la stanza. Fortuna volle che la rabbia gli aumentò l’adrenalina che gli permise di lanciarsi in tempo lontano dalla traiettoria del colpo.
L’ultima briciola di fiducia verso Draco si era scagliata contro il muro e frantumata in mille pezzi.
Era un nemico. 
Suo nemico. 
-SECTUSEMPRA- urlò, non appena si rialzò.
Voleva ferirlo, così come lui aveva ferito Harry. 
Ma qualcosa andò per il verso più sbagliato. Era successo tutto troppo velocemente. Rivoli di sangue scorrevano sotto il corpo ormai svenuto di Draco. 
Harry lasciò cadere la bacchetta dalle sue mani tremanti, era sotto shock. Che aveva fatto?
Corse verso il suo corpo incosciente. 
-Draco! - chiamò terrorizzato. Era un suo nemico, ma lo amava ancora.
La camicia squarciata sull'addome rivelavano una ferita mortale, provò a fermare la fuoriuscita del sangue con le proprie mani, sporcandosele del suo peccato ma troppo profonda per essere curata da qualche stupita tecnica babbana. 
Cercò di sollevarlo, il suo peso morto sulle braccia lo fecero barcollare per lo sforzo. 
-Qualcuno mi aiuti! - urlò consapevole che nessuno poteva sentirlo all'interno di quelle mura. Cercò di raccogliere tutta la forza che possedeva e portò  il corpo fuori dalla stanza delle necessità, fortuna volle (o sfortuna, a seconda da come la si guarda) proprio da quel corridoio si trovava a gironzolare Severus Piton che vide subito i due ragazzi. 
-Potter! - ringhiò Piton muovendosi a passo spedito verso il ragazzo ferito, Draco fu poggiato sul freddo pavimento mugulante di dolore, sudato e tremante. - Che cosa hai combinato? - 
Harry era già nei guai seri con il professore, non osava immaginare quali atrocità di punizioni avesse in serbo per lui dopo le vacanze, se gli avesse rivelato cosa accadde li dentro, lo avrebbe espulso sicuramente. E ora come ora non poteva permetterlo. 
-Stavamo litigando come al solito. La bacchetta di Draco è impazzita ferendolo. - Si faceva schifo da solo per star mentendo così spudoratamente, non si riconosceva nemmeno, indossare le colpe di un atto atroce alla vittima, Draco rischiava di morire a causa sua e lui gli stava addossando la colpa. Però non poteva fare altrimenti, c'erano troppe cose in gioco. Era nei guai fino al collo e ogni passo che compiva, ogni decisione che prendeva non faceva che farlo affogare sempre di più, portandolo giù in fondo a un abisso senza ritorno. 
–Bugiardo- sputò velenoso Piton - Un danno di tale portata non può averlo provocato una sbadatezza, ne tanto meno una "bacchetta impazzita", No, è stato un incantesimo, e chi lo ha lanciato era ben consapevole di volerlo fare.–
"Lei conosce l'incantesimo che può averlo provocato? - chiese Harry con un certo timore. 
Ma Piton non rispose, cosa che non lo rassicurò di certo. Piuttosto portò le sue mani pochi centimetri al di sopra della ferita di Draco e iniziò a sussurrare una cantilena incomprensibile. Lentamente la ferita iniziava a rimarginarsi, ad ogni parola il ragazzo ferito tremava meno, il taglio profondo venne sostituito da qualche innocuo graffio sull'addome. 
Per un attimo Draco sembrava non respirare più poi riprese con un sospiro profondo quanto doloroso. 
-Portalo in infermeria. E in fretta. - disse asciutto il professore. Harry puntò lo sguardo sul ragazzo sotto le sue mani, immobile. Quando lo riportò al professore non ebbe neppure il tempo di ribattere che lui era già andato via. 
-Malfoy? - chiamò. L'altro ragazzo sembrava non sentirlo. 
-Draco svegliati- sussurrò - Non posso portarti in infermeria. La dottoressa vedrebbe il tuo marchio- constatò parlando più a se stesso che al diretto interessato. 
Ma invece di rispondere Draco iniziò a tossire pesantemente, il respiro farsi più corto. 
-Ma non posso nemmeno lasciarti qui- ammise mentre tentava di rimetterlo in piedi- Non ne so nulla di infermeria e non conosco nessun amico che potrebbe aiutarti-
Portò il braccio di Draco sopra le sue spalle e gli strinse la vita con il suo per reggerlo in modo ferreo - Vale a dire che proverò in qualche modo a non fargliela notare-
E così dicendo, a passo lento si incamminarono verso l'infermeria. 

Non appena arrivati Madama Chips li travolse allarmata e iniziò con il suo giro di domande. 
"Che cosa è successo? Chi l'ha ridotto cosi?" disse guardando la chiazza rossastra formatosi nella camicia sul suo addome. 
-La bacchetta di Draco è impazzita- si giustificò Harry mantenendo viva la stessa menzogna. 
-Oh Merlino! Non ti preoccupare, fatemi vedere la ferita-
Harry poggiò Draco sul lettino mentre la dottoressa si infilava dei guanti antiallergici e avvicinava il carrettino con varie bende e pozioni di guarigione nel lato opposto del letto in cui Harry si trovava. 
Tese le mani verso i bottoni della camicia per aprirla e Harry dovette frenare l'istinto di staccargliele via. Quando anche l'ultimo bottone fu sbottonato lei si sorprese di vedere solamente un lungo taglio quasi rimarginato. 
-Lo hai soccorso tu? - chiese ad Harry. 
Lui scosse la testa - No, è stato il professor Piton-
Lei lo guardò con circospezione e annuì - Capisco. - dopodiché prese una delle pozioni presenti nel carrello, una dal colore piuttosto smorto e sorreggendo il capo di Draco con una mano gliela fece bere. 
-A che serve? - chiese Harry. 
-A cicatrizzare al meglio la ferita e non procurargli troppo dolore quando si sveglierà-
-E quando lo farà? - 
La dottoressa sospirò guardando il ragazzo addormentato -Questo non possiamo saperlo, caro. Non sembra una ferita inferta da un normale colpo impazzito, sembra decisamente più complessa"
-Questo significa... - iniziò Harry, pensava il peggio ma non aveva il coraggio di dirlo. 
-Questo significa che qualcuno dovrà sempre prendersi cura di lui in attesa del suo risveglio- continuò positiva la dottoressa, anche se le si leggeva in viso quanto poco lo credeva. 
Harry posò nuovamente lo sguardo sulla camicia fradicia di sangue e sudore - Vado a procurargli dei vestiti puliti- disse con voce un po’ rotta dal peso dei suoi pensieri. Se avesse provveduto personalmente alle cure di Draco nessuno avrebbe visto il marchio e nessuno avrebbe potuto essere lì al suo fianco al momento del risveglio al posto suo. Se sempre si sarebbe svegliato.
-Ottimo- rispose lei, riportando il carrettino medico al suo posto.

Inizialmente Harry aveva pensato di prestare a Draco una delle sue camicie , ma accantonò subito l’idea. Draco portava almeno una taglia in più di lui dato il suo fisico ben piazzato, e poi, se davvero Draco si fosse rimesso in fretta sicuramente non sarebbe stato entusiasta di vedersi addosso degli indumenti Grifondoro, anche se senza dubbio sarebbero stati gli altri studenti ad Hogwarts a non vederlo di buon occhio. E poi quando Draco si sarebbe svegliato di certo avrebbero messo in chiaro la fine della loro relazione, se così si potesse chiamare, e di certo scambiarsi gli indumenti era compito di fidanzatini innamorati.
In poche parole Harry si ritrovò di nuovo al dormitorio Serpeverde e nuovamente alle prese con Blaise Zabini e Theodore Nott.
–Ancora qui?– sbottò Nott, ritrovandosi Harry alla soglia del dormitorio, stavolta era vestito e bloccava il passaggio all’interno poggiando una mano allo stipite della porta.
–Non sono qui per litigare–
–Allora smamma!– disse voltandogli le spalle.
– Draco ha bisogno di Aiuto!– gli urlò per fermalo.
–Che succede? Theo lascialo entrare– disse Blaise alle sue spalle che li aveva raggiunti in un attimo.
Theodore si spostò con riluttanza, continuava a tenere gli occhi puntati su Harry che era evidentemente a disagio. –Abbiamo litigato– disse non guardando nessuno dei due in particolare, stavano in silenzio aspettando che Harry proseguisse con la spiegazione, non era certo una novità che potesse sorprenderli o tubarli più di tanto. Non avrebbe rivelato più di tanto però sulla loro relazione, di tutti i sospetti di tutte le parole sprezzanti non aveva ricavato un bel nulla, quando anche Harry ci avrebbe finalmente capito qualcosa allora avrebbe detto di più se ne fosse necessario.
–Solo che stavolta la cosa è degenerata. Abbiamo iniziato a lanciarci incantesimi sempre più potenti, finché Draco non ha lanciato un Crucio che fortunatamente ho evitato, ma ero comunque sconvolto, non potevo credere arrivasse a tanto quindi il panico, la rabbia e il rancore mi hanno preso alla sprovvista e ho scagliato contro di lui un incantesimo di cui non sapevo praticamente nulla e… ora lui è in infermeria privo di sensi–
Ricevette la reazione che si aspettava. Theodore Nott non ci vide più, afferrò Harry per il colletto e lo avvicinò a sé stringendo la presa talmente forte che Harry provava difficoltà a respirare –Che gli hai fatto?!– urlò alzando il pugno nel aspettare una reazione  e un eventuale risposta ma queste non arrivavano, se c’era qualcuno che si meritava un bel pugno dritto in faccia quello era lui. Aveva ferito quasi mortalmente la persona che nonostante tutto ancora amava, non aveva fatto che mentire e procrastinare e ancora una volta stava soffrendo per amore di un ragazzo che quasi sicuramente lo stava ingannando, proteggendolo anziché denunciare tutto al preside.
–Rispondi– insisté Nott a denti stretti.
–Lascialo stare– lo salvò ancora una volta Blaise.
–Perché lo difendi sempre? Si dia il caso che il tuo migliore amico è conciato male in infermeria a causa sua– chiese strattonandolo maggiormente, Harry alzò una mano per cercare di allentare la presa che lo stava asfissiando.
–Io gli credo– disse indicando la mano che Harry aveva sollevato, la cicatrice sul dorso “ Non devo dire bugie” risaltava tra le macchie ormai secche del sangue di Draco. –Non avrebbe cercato di aiutarlo altrimenti–
Nott puntò lo sguardo sulle dita macchiate di Harry, guardandole con disprezzo non gli rispose, mollo bruscamente la presa e girò i tacchi per rintanarsi in qualche camera al piano superiore.
Ci volle un po’ dopo che ebbe ripreso fiato.
Blaise scrollò le spalle –E’ fatto così, capita spesso, gli passerà. Anche se voleva spaccarti la faccia ti assicuro che non reagisce così per cattiveria, semplicemente stenta a fidarsi di chi ritiene potrebbe rovinare tutto quello che per lui è importante–
–Assomiglia a Draco– barbottò Harry sovrappensiero.
–Già– confermò Blaise sentendolo –Ma non dirglielo –
Harry gli rivolse un’occhiata interrogativa ma Blaise cambiò argomento. –di cosa ha bisogno Draco?–
–Vestiti puliti– disse Harry guardandosi le mani, si sentiva sporco come non mai e non perché il sangue di Draco gli colorava le mani.
–Vado a prenderteli–

Harry si ritrovò solo nella spaziosa stanza decorata di verde e argento, tutto in quel luogo era perfettamente ordinato e elegante, tra i scaffali carichi di libri da far invidia ai studenti Corvonero vide esposte in sinuose cornici delle foto dei ragazzi, tutte erano in movimento, nessuna foto che potesse sembrare anche lontanamente a una semplice foto babbana. In una Draco rideva allegramente di fianco a Blaise, era di qualche anno prima, Theodore nott sembrava offeso alle loro spalle. Un’altra foto che attirò l’attenzione di Harry, gli fece contorcere qualcosa nello stomaco: Pansy Parkinson che pettinava i capelli di Draco. Poteva benissimo riconoscere lo sguardo che Pansy rivolgeva al suo migliore amico, era totalmente persa per Draco e lui, sotto le sue mani sembrava davvero ignorarla, doveva ammettere che le faceva davvero una gran pena. Era difficile levarsi dalla mente qualcuno quando la sua presenza ti è vicino praticamente ogni giorno, è lì che l’essere ignorato ti lega ancor più che l’interesse mostrato.
–Non dirmi che sei geloso anche di una foto– Blaise era arrivato con i vestiti puliti in mano e un sorriso di scherno in volto. Harry sobbalzò con la foto in mano e la rimise subito al suo posto.
–Eh? N-no… E’ che Draco con voi sembra così felice e rilassato, non credo di averlo mai visto così–
–Siamo come una famiglia, e tranquillo potresti farne parte anche tu, stai facendo già grandi passi da perfetta mogliettina– gli disse porgendogli i vestiti e schiacciandogli l’occhiolino.
–Si… Certo– rispose Harry prettamente in disagio, ripensando allo sguardo di Pansy.
–Ti sto prendendo in giro– disse ridendo –Vai, da Draco, io e Theo ti raggiungiamo più tardi, devo ancora farlo ragionare– roteò lo sguardo con fare esasperato.

Harry cercò di fare il prima possibile, aveva già perso troppo tempo e la paura che Madama Chips avesse visitato Draco più accuratamente lo terrorizzava. Per fortuna quando arrivò, lei era alle prese con un nuovo paziente la quale era cosparso di pustole multicolore e la sua lingua aveva preso le dimensioni di polpettone natalizio.
Andò vicino al letto di Draco e gli si sedette accanto, il suo viso pareva rilassato come nelle foto che aveva visto poco prima e le rughe di tensione che era ormai abituato a vedere nella sua perenne fronte corrugata sembravano sparite come se in quello stato Draco fosse finalmente libero da ogni ostile pensiero.
Gli si avvicinò per sfilar via la camicia sporca tentando di tenere il marchio il più nascosto possibile da occhi indiscreti, il suo petto si alzava e abbassava a ritmo regolare; prese una pezza umida dal tavolino accanto e lo strofinò sull’addome scolpito del serpeverde per togliere ogni residuo di sangue, cercò di ignorare i pensieri poco casti che gli si presentarono in mente, non era il momento adatto per contemplare ciò che si prostrava sotto le sue mani. Sfilò la bacchetta dalla sua divisa e la utilizzò per lanciare un incantesimo di pulizia sull’indumento sporco e immediatamente vestì Draco con il cambio pulito.
–Eccoti qui– Salutò Madam Chips non appena Harry finì di abbottonare la camicia, Harry sobbalzò a causa della tempistica perfetta –Vedo che hai già provveduto– si avviò nel lato opposto ad Harry e controllò Draco un’ultima volta per quella giornata. –Siete capaci di farmi lavorare d’urgenza perfino in periodo di festa, guarda lì– indicò il ragazzo di cui si stava occupando prima –Chi dice che i Tassorosso non sanno vendicarsi, non ha idea di con chi ha a che fare. La ragazza lo ha beccato baciare un’altra studentessa e lo ha ridotto così, di certo passerà un bel po’ prima che quella lingua sia capace di baciare ancora qualcuno da com’è ridotta. Ah, voi giovani e i vostri problemi di cuore– sospirò ridacchiando. Harry gli rivolse un sorriso di circostanza, anche Draco in fondo si trovava lì perché il cuore di Harry era sul punto di sgretolarsi dal dolore del tradimento, solo che si trattava di un tipo tutto diverso di tradimento, era un dolore che ti lacerava dentro e che ti lasciava comunque incastrato in un limbo senza uscita, perché all’amore non gliene può fregare di meno di scontri di potere e schieramenti rivali. L’amore è meschino, e se vuole resta lì, fino a quando il tuo ultimo respiro viene strappato via dalla stessa persona che ti ha donato l’ossigeno per vivere davvero.
Qualcuno bussò alla porta e Madama Chips si alzò per accogliere i visitatori, Harry che iniziava a sentirsi a disagio si mise maggiormente in allerta quando vide entrare Blaise e Nott.
–Eccolo, è lì. C’è Harry con lui–li accolse l’infermiera.
–Come sta?– chiese Blaise, avvicinandosi all’amico. A quel punto Harry si alzò pronto a lasciare la stanza.
–dove vai?–
–E’ giusto che vi lasci soli, è il vostro turno di visita– rispose. Era stremato dai forti avvenimenti della giornata, e ancora aveva molto a cui pensare. La faccenda dell’armadio non doveva essere lasciata inosservata, doveva scoprire a che serviva.
–l’orario di visite termina tra poco, gli altri pazienti devono riposare-
Blaise annuì e lo lasciò congedare dalla stanza.

Avrebbe iniziato l’indomani, era già tardi e tutto quello di cui aveva bisogno al momento era una rinvigorente doccia e una lunga dormita, anche se dubitava di riuscirci.

 

Quando arrivò però qualcosa lo trattenne. Leotordo, il gufo un po’ strambo di Ron, volteggiava perdendo piume per tutta la camera agitandosi come un pazzo. Ci vollero almeno tre minuti per acciuffarlo e sfilargli il piccolo rotolo di pergamena che portava legato in una zampa, ma ci riuscì. Esso Recitava: “Caro Harry, volevo scusarmi (anche da parte di Ron) per non aver insistito abbastanza nel chiederti di passare le vacanze insieme, non appena arrivati alla tana Ron sentiva già la tua mancanza, ma è stato troppo orgoglioso per riferirtelo al tempo adeguato. Fred, George e perfino il Sig. Weasley sono disposti a portarti qui per passare gli ultimi giorni rimanenti in tua compagnia, solo se sei disposto a trascorrere il Natale insieme a tutti noi, ovviamente. A far cambiare testa a quel cocciuto di Ronald ci penso io.
 
                                                                                            Xoxo Hermione.”

Harry quasi si commosse nel leggere in quelle righe le sentite scuse di Hermione e per la loro disponibilità ad accoglierlo alla Tana. Non poteva che far a meno di ricambiare e tranquillizzarli, con Leotordo lì era una fortuna raccontare loro cosa gli era accaduto e cosa aveva scoperto, loro avrebbero voluto essere avvisati. In ogni evenienza, come ai vecchi tempi con Edvige non avrebbe potuto farlo senza essere sicuramente rintracciata anche se stesse andando semplicemente a fare i suoi bisogni in spiaggia. L’unica cosa che avrebbe omesso nella sua risposta era il motivo per cui Draco si trovava in infermeria, in fondo la minaccia di questa lettera era uno dei motivi per cui si era ritrovato un Crucio scagliato contro. Avrebbe usato la stessa scusa che raccontò a Madama Chips e Piton, la verità avrebbe solamente fatto infuriare ulteriormente Ron dandogli un ulteriore motivo per picchiare a morte Draco e astenersi dalle  ricerche, mentre Hermione non gliela avrebbe mai perdonata per non averla ascoltata riguardo al libro del principe.
Attaccò la lettera alla zampetta di Leotordo e aspettò che volò via dalla sua finestra e superare l’orizzonte, andò immediatamente a togliersi via dal corpo ogni traccia scarlatta della sua colpa, sentendosi però mai troppo pulito andò a letto.
 
La lettera di Hermione deve aver agito da calmante per Harry, che stranamente dormì tutta la notte senza incubi. Quando si fece l’ora di alzarsi per prima cosa si affacciò dalla finestra nella speranza che Leotordo fosse già arrivato a destinazione, in una sola notte però ne dubitava fortemente. Era sicuro che non appena Hermione avesse letto la posta si sarebbe subito messa in moto per trovare notizie su degli armadi magici e così avrebbe fatto lui.
 
La biblioteca di Hogwarts era piena zeppa di libri su ogni curiosità magica, in passato era già stata di grande utilità nonostante i rischi che potevi riscontrare spulciando in pagine di non propria competenza o imbattersi in sezioni off limits, come il reparto proibito, un nome una garanzia.
Ma Harry che non si era mai fatto certi problemi sapeva che era lì che doveva mettere le mani.
Draco e Pansy erano già stati nei paraggi, il giorno in cui Harry doveva recuperare la lettera di Ron, ma era stato talmente preso da quella faccenda che mise da parte un dettaglio troppo losco e quando venne il momento di affrontare Draco di petto si era fatto abbindolare dalle sue lacrime giustificando il suo comportamento a un volersi nascondere dalla malvagità della sua famiglia.


La sala era, come immaginava, deserta. Chi, oltre ad Hermione avrebbe desiderato passare le vacanze li dentro? Di Hermione non ce n’erano tante, quel luogo era già abbastanza vuoto durante l’anno scolastico. Ma comunque decise di indossare il suo mantello dell’invisibilità.
Puntò dritto al reparto proibito, superò il cordone che lo circondava e sperò che qualche libro con i denti aguzzi non gli chiedesse dove fosse la sua autorizzazione.
Scrutò i titoli in cerca di qualcosa di interessante, ma non trovò nulla inerente a qualche sinistro armadio e le sue utilità. Ricordò che Draco cercava un libro particolare nell’intera biblioteca, sicuramente neanche lui aveva trovato quel che cercava dove sperava.
Sempre se quello che stava cercando Draco era qualcosa inerente a quello strano armadio e non a qualche altro strano aggeggio, magari cercava solo una ricetta di qualche veleno mortale da consegnare alla povera e ignara Madama Rosmerta, Ma ne dubitava. Draco era fin troppo bravo a ricreare miscugli per perdere del tempo in qualcosa del genere.
L’ipotesi peggiore da constatare era l’eventualità che Draco avesse trovato quel che cercava nei giorni successivi e di conseguenza la ricerca di Harry sarebbe diventata vana.

Passò buona parte della mattinata a cercare qualcosa di vagamente utile, selezionò un paio di libri ma in nessuno di questi c’era traccia di qualcosa di vagamente correlato e utile. Nell’ultimo libro che aveva scelto trovò solo descrizioni di oggetti che aveva visto da magie sinister come una collana maledetta e la mano avvizzita , poche pagine più avanti erano state strappate ed era molto probabile che non fosse una coincidenza. Le sue ricerche ormai potevano anche fermarsi lì, se Draco non si fosse svegliato o se Hermione non si fosse fatta viva non sapeva come continuare.


Si alzò più sconfortato di quanto non lo fosse già stato prima, sentiva il tempo inutile scorrere in modo altamente pericoloso, non poteva far nulla e tantomeno non poteva agire in maniera sconsiderata senza rischiare di richiamare altri danni. Era inutile passare il tempo chiuso in camera ad aspettare Leotordo, quindi l’unica cosa che  gli restava da fare era stare al fianco di Draco in attesa di buone notizie o in caso contrario del ritorno dei suoi amici, doveva resistere ancora pochi giorni.
Quel giorno l’infermeria sembrava più silenziosa del giorno prima. Il ragazzo pustoloso era già stato dimesso e Draco si trovava nuovamente tutto solo, un bene pensò Harry se non fosse che avrebbe avuto tutte le attenzioni addosso 24h su 24h.
Il ragazzo steso sul suo letto di guarigione, non si mosse minimamente quando Harry gli si sedette accanto ritagliandosi uno spazio sul materasso, sembrava non percepire nulla di ciò che lo circondava. Madama Chips stranamente non si trovava in infermeria al momento, ma doveva trattarsi di qualcosa di pochi minuti dato che non c’era traccia di qualche biglietto che avvertiva del contrario, e poi Harry non aveva mai visto la dottoressa lasciare solo un paziente per troppo tempo, soprattutto nelle condizioni di Draco. Accanto al suo letto erano piegati dei vestiti puliti, Blaise sicuramente li aveva lasciati lì sicuro che Harry fosse tornato in piena mattinata. Doveva aver raccomandato a Madama Chips che Harry sarebbe arrivato a fargli compagnia, forse per questo lei lo aveva lasciato solo. Sperava solo che questo non significava che anche Blaise, e di conseguenza Theodore sapessero del Marchio e che stavano nascondendo in tre il suo oscuro segreto attraverso delle mute attenzioni.
–Cosa ti ho fatto?– gli sussurrò ignorando per il momento i vestiti e puntando il suo sguardo sul suo addome ferito, il suo viso sembrava quello di un bambino nell’ora della pennichella, sembrava semplicemente addormentato, completamente indifeso. –Non avrei mai immaginato di vederti così, mai avrei immaginato di essere io la causa– Draco, come era prevedibile non rispose né si mosse.
–Potremmo pure ridurci uno straccio tra insulti e lotte continue, ma mai ti avrei pensato incapace di difenderti, completamente inerme. Che fosse il tuo odio o la tua paura in qualche modo sapevo che mi avresti sempre tenuto testa, o ti saresti nascosto come hai sempre fatto, ma comunque che fossi capace di agire, di farmi impazzire. Ora impazzisco per l’incredulità di quello che sta accadendo. Spero soltanto che l’innocenza che ora mostri sia specchio del tuo cuore, Draco, perché davvero fatico a credere che tu stia davvero architettando qualcosa di terribile, che sia stata tutta una presa in giro, che il tuo marchio significhi davvero la fine. Nonostante tu mi abbia lanciato un Crucio, nonostante la promessa che non saresti mai riuscito ad uccidermi.–
Ancora un silenzio tombale si faceva largo nella stanza, nessun cenno che Draco abbia sentito, nessun rumore che qualcuno stesse arrivando, l’aria era ferma e compatta intorno ai pensieri di Harry. Distrutto sospirò e prese i vestiti puliti di Draco, fece apparire magicamente una bacinella con acqua e sapone e una spugna, per il momento era l’unico modo che aveva per pulirlo e così fece, per minuti lenti e interminabili, evitò perfino di guardarlo in viso, dato che quelle palpebre chiuse  e le attenzioni sul suo corpo gli ricordavano fin troppo il procedimento di una vestizione funebre.
Quando ebbe finito di vestirlo e di annodargli perfino la cravatta riprese a guardarlo in viso.
–Tu non ti sveglierai, vero?– gli sussurrò sentendo una lacrima solcargli la guancia. –Beh, devi farlo– disse ora con tono arrabbiato mentre cercava di asciugarsi le tracce umide. –Tu devi svegliarti e devi dire al mondo che tu non c’entri nulla con quel pazzo furioso di Voldemort, che sono io lo stupido indeciso che sospetta di te, lo stupido che non impara mai, che cerca di proteggerti nonostante l’accaduto e le prove contro di te, dimostrami che tutte le prove a tuo sfavore siano tutte sciocchezze, devi spiegarti e spiegarmi cosa ti serve quel maledetto armadio, devi svegliarti e fare in modo che io ti creda Draco, perché io ne ho disperatamente bisogno, perché io… io… – in quel momento Harry non né poté più di parlare, le lacrime tornarono a sgorgargli numerose e incontrollabili, restò lì con il viso poggiato sulla spalla di Draco, le mani ancora nel colletto con l’intento di sistemarlo al meglio, aveva già sporcato gli indumenti puliti con il suo pianto.
Passarono vari minuti in quel modo, Harry non si era neppure accorto che non erano più soli, Madama Chips era rientrata, nel varcare la soglia  aveva urtato leggermente Theodore che era lì sicuramente per una visita, e sicuramente li osservava da tempo indeciso sull’entrare o meno, ma quando vide che Harry si accorse della sua presenza gli diede le spalle e tornò da dove era venuto.
–Harry, caro, tutto bene?– disse quando notò che il ragazzo si era leggermente ripreso –Lo so che è dura vedere un compagno in questo stato, ma bisogna essere forti anche per loro, non avrei intrapreso questo lavoro se non accettassi le difficoltà, ma ho imparato questo a mie spese, e ciò che ne ho appreso è proprio questo. Si riprenderà abbi fiducia in lui.– disse avvicinandosi per amministrargli una nuova dose di pozioni e intrugli di vario genere.
Abbi fiducia in lui. Era una frase che gli faceva più male del dovuto.
-Lo farò.– disse Harry, e con il cuore più pesante di un macigno uscì dalla stanza terminando il suo turno di visita.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


Gli ultimi giorni di vacanza passarono in fretta, seguendo lo stesso monotono rituale fatto di disperazione, amore e speranza.

Harry non aveva saltato un solo giorno nel far visita a Draco sperando che una buona notizia lo attendesse sotto il clima natalizio. Più di una volta era crollato nuovamente sulle spalle immobili di Draco e su i suoi vestiti sempre profumati di pulito, troppo stanco di sopportare tutte le responsabilità e gli avvenimenti che mai dovrebbero colpire un ragazzo della sua età. Lo aveva fatto anche con Madama Chips lì presente, che sconfortata si faceva forza nel non pressarlo ulteriormente in quei momenti così delicati.
La risposta di Hermione era arrivata qualche giorno dopo a motivare le sue giornate, avevano comunicato, come Harry si aspettava, che si sarebbero messi all’opera immediatamente e che se avessero trovato qualche informazione importante riguardo l’armadio, lo avrebbero subito contattato. Questa era una delle poche speranze che erano rimaste.

E così arrivò il giorno di Natale, ed Harry per la prima volta dopo l’ultimo Natale passato insieme ai Dursley, si sentiva estremamente solo.
Perfino l’alzarsi dal letto era una completa agonia, nessuna gioia natalizia, odore frizzantino nell’aria, nessun regalo da scartare ai piedi del letto. Harry era sicuro che i suoi amici di ritorno dalla Tana, avrebbero portato per lui qualche pensiero, anche il solito caldo maglione cucito dalla signora Weasley gli sarebbe bastato ma neanche di quello nessuna traccia, lettera o quant’altro. Doveva ammettere di sentirsi anche piuttosto sollevato, preso dalle liti e da quello che era capitato a Draco, comprare regali natalizi era l’ultimo dei suoi pensieri, si trovava a mani vuote da entrambi i fronti.
Con estrema calma si lavò e vestì per scendere alla Sala Grande, Silente avrebbe tenuto un discorso particolare per gli studenti presenti ad Hogwarts.
Quando finalmente arrivò, l’enorme sala riccamente addobbata e i pochi studenti erano tutti riuniti felicemente a bere, mangiare e cantare canzoni magiche natalizie. I fantasmi delle varie case si tenevano a braccetto e cantavano con loro, perfino il barone sanguinario sembrava essere coinvolto, pur cercando di mantenere un atteggiamento serio e lo sguardo spaventoso.
I professori e il resto del personale erano ancora seduti ai soliti posti a consumare un’enorme scorta di cibo, tranne Silente ed Hagrid. Il primo, seduto, si guardava intorno allegramente e di tanto in tanto scambiava due parole con la professoressa McGranitt; Hagrid invece, sistemava vari regali sotto un enorme albero. Gli si avvicinò.
–Buongiorno Hagrid, buon Natale.– richiamò l’attenzione con non molto entusiasmo.
–Buon Natale, Harry!– salutò, sfoderando un enorme sorriso. –Ecco, questo è per te– disse porgendogli un pacchettino infiocchettato.
–Hagrid, non dovevi… Io non–
–Non importa Harry, non importa!– lo rassicurò con la sua solita aria generosa –Stai passando un momentaccio Harry, Madama Chips e Lumacorno dicono che tu e Draco Malfoy sembrate più legati ultimamente, impossibile dico io. Quel ragazzaccio è stato davvero tremendo con voi ragazzi, ma nessuno si merita questo, o forse qualcuno si. Ma questo non dovrei dirlo… –
–Si, beh, ti ringrazio Hagrid– disse Harry aprendo il pacchetto. Al suo interno una coppia di fermacravatte artigianali dipinti con i colori della sua casa, uno placcato di rosso con del rame e l’altro con del giallo dorato. Erano a forma di ippogrifo intagliato su un legno duro ma prezioso. –Sono bellissimi!– esclamò Harry meravigliato. Ripensò alla prima volta che vide Fierobecco, Harry era stato il primo ad avvicinarvisi amichevolmente e l’animale lo aveva accettato, permettendogli di cavalcarlo. Anche Draco aveva effettuato un tentativo, ma venne colpito dall’ippogrifo a causa dei suoi modi e delle offese rivolte alla creatura, nonostante Hagrid avesse avvertito tutti gli studenti che gli Ippogrifi essendo creature altamente orgogliose e sensibili, non bisogna assolutamente rivolgersi a loro con termini e intenzioni negative. Quella volta Draco aveva messo su un polverone enorme per un graffietto insignificante, adesso invece stava messo male sul serio. Anche lui come l’ippogrifo è una persona estremamente orgogliosa, e questo gli si è ritorto contro.
Harry doveva intuirlo che con Draco era tutto appeso su un filo di un rasoio, aveva usato termini negativi, lo aveva innervosito di proposito come il Draco di un tempo, ma a rimetterci non era stato lui. Per poco. Aveva di nuovo sbagliato tutto, eppure avvicinarsi a una creatura mitologica che necessitava amore e cautela era stato più facile e naturale, avvicinarsi a Draco invece sembrava impossibile.
–Non assomigliano a Fierobecco?– chiese Hagrid nostalgico –Ho subito pensato a te, vedendoli–
–Si, è vero.– confermò, iniziava a sentirsi a disagio. Con tutto quello che stava accadendo, non aveva minimamente pensato ai regali di Natale, né per Hagrid, né per i suoi amici, né tantomeno uno per Draco, quando si trovava in quella camera pensava solamente a quel momento, fermo nel tempo; non pensava che intanto il tempo scorreva lì fuori.
–Ecco, io… Non so come ricambiarti, non ho pensato per nulla ai regali da fare quest’anno, sono davvero mortificato–
Hagrid gli sorrise –Non dire Bagianate Harry, nessuno ti biasima per quello che stai affrontando ragazzo– gli diede un enorme pacca sulla schiena e si allontanò con un gran sorriso.  Harry annuì vedendolo allontanarsi, subito dopo prese posto lungo la tavolata Grifondoro e iniziò a mangiare un po’ di tutto. Si rese conto che era da un po’ che non ingeriva un vero pasto, aveva passato le ore del pranzo e della cena a dare i turni con i ragazzi per non lasciare mai troppo tempo Draco da solo. Certe volte invece, la fame non lo colpiva proprio, soprattutto in quei giorni davvero estenuanti, passati ai piedi del letto di Draco a recitare le solite preghiere.

Quando arrivò il momento del dolce, Silente si alzò dal suo posto e si mise in bella vista per rivolgere a tutta la sala il suo annuncio, Harry aveva già lo stomaco nuovamente chiuso.
–Felice Natale!– Augurò radioso Silente, con le braccia aperte come a voler circondare i pochi rimasti ad Hogwarts con un caldo abbraccio. –Spero che le portate principali del banchetto siano sempre di vostro gradimento. Prima che possiate andare a scartare i vostri regali mi duole annunciare, per chi ancora non lo sapesse, che uno studente non potrà essere tra noi per farlo, né tanto mento a gustare i dolci che presto ricopriranno le nostre tavole. Draco Malfoy si è ferito accidentalmente con la sua bacchetta  e si trova ora, nel giorno di Natale, in un letto d’infermeria. Spero che passerete un ritaglio del vostro tempo in un visita di cuore, sapete, la magia più forte che si possa fare è racchiusa nell’amore, sono fermamente convinto che chiunque, in qualsiasi stato si trovi, possa avvertirlo. Il dono natalizio di più grande utilità che possiate fare a questo ragazzo è essere lì per lui.–
Harry si guardò intorno. La maggior parte degli studenti sembrava essere turbata dalle parole del preside, dato forse dai sensi di colpa per aver festeggiato senza aver rivolto al compagno di scuola un misero pensiero, o forse erano semplicemente preoccupati dalla notizia, parecchi di questi sembravano non saperne nulla. Altri invece sembravano assolutamente indifferenti e avevano già ripreso a mangiare le portate zuccherate appena apparse sui tavoli, molto probabilmente erano tutti ragazzi che Draco aveva bullizzato o che comunque non gli andavano per nulla a genio.
Ancora una volta Harry era silenziosamente riconoscente ad Albus Silente, le sue parole lo avevano colpito in prima persona. Era sicuro che in quel discorso era celato ben di più, erano parole di conforto, di sostegno, di amore. Un sentimento che Voldemort non conosceva, il suo punto debole, la chiave che avrebbe permesso di vincere tutte le battaglie.

Era scontato quindi che per prima cosa in quella giornata fosse stata la visita a Draco, lo sarebbe stata comunque anche senza il discorso di Silente, ma quest’ultimo rendeva la cosa più urgente.
Varcò la soglia dell’infermeria stringendo ancora tra le mani il pacchetto con dentro il regalo di Hagrid, si commosse vedendo che Blaise e Nott fossero già seduti intorno al letto di Draco a ridere e scherzare come se lui li stesse a sentire attivamente. Stavano raccontando chissà quale accaduto buffo della giornata.
–E’ arrivato Harry!– rivelò Blaise alle orecchie di Draco.
–Buon Natale– rispose lui, avvicinandosi. Sul letto erano sparsi pezzi di carta regalo colorata, ma di regali nessuna traccia. Anche in quelle situazioni i Serpeverde ci tenevano ad esporsi nella loro privacy. –Avete sentito il discorso di Silente?– chiese loro.
Theodore puntò lo sguardo sul pacchetto che Harry aveva tra le mani e sorrise impercettibilmente. –Si, una parte mentre ci dirigevamo qui– confermò. –Silente sbaglia nel pensare che Draco sia un ragazzo solo– confidò senza pensarci troppo.
–Noi siamo sempre qui per lui– aggiunse Blaise –Sono sicuro che questo lui lo sa–
–Si risveglierà grazie al nostro supporto– continuò, lanciando però occhiate alla porta, forse in fondo temeva che Silente avesse un minimo di ragioni per tener su quel discorso.
E mentre Harry si sedette nel suo ormai posto fisso sul letto al fianco di Draco, proprio quando stava per aprirgli il suo pacchetto, qualcuno sembrò ascoltare le loro parole e bussò alla porta.
Un gruppo di cinque ragazzi entrò con aria timida nella stanza, erano tutti del primo anno.
Theodore li squadrò con aria superiore, quasi sicuramente quei ragazzi non sapevano bene neppure chi fosse Draco Malfoy, se non per la nomina della famiglia. Dovevano essere stati toccati dal discorso di Silente e volevano aiutare in qualche modo.
Possiamo entrare?– chiese uno, Harry lo osservò pensando a quanto piccoli sembrassero e a quanto probabilmente anche lui un tempo era apparso così insicuro agli occhi dei studenti più grandi.
–Buon Natale– disse un’altra, una ragazza Tassorosso, vedendo che i tre ragazzi li fissavano con aria curiosa e incredula.
–Buon Natale!– rispose Harry non trattenendo il sorriso –Entrate pure–
–Cercate Madama Chips?– chiese Blaise. A quanto pare le loro parole nei confronti di Draco erano parole di incoraggiamento verso se stessi, pensavano che Draco avessere degli amici su cui contare e che solo quelli ci sarebbero stati per lui e gli sarebbero bastati.
– No – rispose un terzo  –Volevamo sapere, ecco, come sta?– chiese indicando Draco disteso sul letto.
–E’ stabile– rispose ancora una volta Blaise.
I cinque ragazzi annuirono e restarono in silenzio senza sapere cosa fare. Harry li invitò ad accomodarsi sulle sedie vuote destinate alle visite degli altri pazienti, le avvicinò al letto di Draco prima di farli sedere sopra.
–E’ il vostro primo Natale qui ad Hogwarts?– chiese Harry, era una domanda stupida dato che i ragazzi erano del primo anno, ma Harry non trovò altro da chiedere per farli sentire al proprio agio.
Il ragazzo che aprì la porta annuì –E’ un posto magnifico– rispose e Harry dedusse che probabilmente era un nato babbano, Hogwarts risultava dieci volte più incantevole agli occhi di chi non era abituato alla magia.
–Non vi manca casa in un giorno come questo?– chiese Blaise, Harry era sicuro che volesse sapere cosa spingesse dei ragazzini del primo anno a trascorrere il loro primo Natale ad Hogwarts vicino ad un letto d’infermeria.
I ragazzi scrollarono le spalle all’unisono e Harry capì che ognuno di loro portava un peso sulle spalle che volevano lasciare a casa. Magari era quello il motivo per cui erano lì con loro, sapevano forse cosa significasse passare dei pessimi Natali, magari volevano semplicemente non far sentire solo nessuno in quel giorno di festa o aiutare in modo significativo come aveva assicurato Silente. Ripensò a tutti i periodi Natalizi passati a casa dei Dursley e comprese che anche Harry aveva sempre fatto lo stesso. Decise che era meglio evitare ulteriori domande.
–Credo che Silente abbia ragione, sono sicuro che Draco starà presto meglio, che ci senta e che parte sarà anche merito vostro– disse.
Prima che i ragazzi potessero rispondere la porta bussò di nuovo. Una coppia di ragazze Serpeverdi si presentò davanti la soglia.
Blaise e Theodore le salutarono con un gesto misurato del capo e l’aria seria, sembravano essere in confidenza.
Si avvicinarono a Draco superando i ragazzi del primo anno senza neppure vederli –Come sta?- chiese la ragazza che sembrava uno o due anni più piccola di loro, rivolta ai suoi compagni di casa, senza aver prima salutato nessun altro.
-Lo sapreste se foste passate di qui qualche volta prima di adesso- rispose Theodore.
–Daphne e io non sapevamo delle condizioni di Draco, è stata una sorpresa per noi il discorso che ha tento Silente–
–Mi risulta difficile credere che proprio voi due non sapeste nulla su Draco- confermò Blaise.
Harry ascoltò in silenzio lo scambio di battute. L’astio di Blaise e Theodore gli fece venire in mente chi potessero essere le due ragazze: Daphne e Astoria Greengrass.
Girava voce che Draco l’anno precedente avesse avuto una storiella con quest’ultima, la sorella minore. Aveva dimenticato il pettegolezzo, Harry non faceva molto caso a queste cose chiunque riguardassero, sapeva cosa significasse essere tormentato a causa di gente che non sapeva tener a freno la lingua.  Adesso gli atteggiamenti dei ragazzi però sembravano confermare le dicerie e improvvisamente la ragazza gli fece antipatia.
–Non importa– si intromise Harry, beccandosi l’occhiataccia di tutti e quattro Serpeverde e i ringraziamenti silenziosi dei ragazzi del primo anno. –Questo atteggiamento non aiuterà Draco a stare meglio, non importa i motivi per cui sono qua o se ne erano a corrente, sono qua e questo è l’importante–
Blaise lo guardò come dire “non hai idea di chi stai difendendo” e Harry avrebbe voluto dirgli che qualcosina la sapeva e che avrebbe anche lui tanto voluto non rivolgerle la parola.
Così dicendo, in silenzio si sedettero tutti intorno a Draco. Man mano che il tempo passava tutti sembrarono sciogliersi un po’ di più. Iniziarono le chiacchiere calorose e qualche risata, mantenendo un certa distanza però tra la coppia di fidanzati e quella delle sorelle. Anche se i problemi personali sembrassero sciamati per un po’.

Fecero portare dagli elfi domestici un po’ di bevande e qualche snack, inizialmente sembrava a tutti un comportamento un po’ scortese nei confronti di Draco, ma poi si resero conto che effettivamente era già ora di pranzo e tutti avevano bisogno di riempirsi lo stomaco e non era giusto lasciare solo Draco solo per quello. Fortunatamente il mondo magico facilitava certe situazioni, esistevano pozioni da somministrare ai pazienti d’ospedale come se fossero un pranzo completo, senza aver bisogni di tristi e dolorosi tubi infilzati in ogni dove. Ovviamente era Harry a occuparsi di questo quando l’infermiera non c’era negli orari dei pasti.
Quindi iniziarono tutti a mangiare allegramente, quando tutti erano distratti dalle chiacchiere e dal cibo portato alla bocca, Harry si ricordò del pacchetto di Hagrid. Riaprì la scatola rivelando i fermacravatte. Dal primo momento in cui li adocchiò pensò subito a Draco, erano in coppia e pensò che non ci fosse dono più azzeccato per loro in quel momento. Con attenzione, prese quello dorato e lo posizionò nella cravatta verde-argento di Draco. L’oro era un colore che sarebbe andato bene anche per un serpeverde nonostante fosse l’opposto del loro simbolico argento. Opposti sarebbero stati anche i significati che gli avrebbero attribuito.
Fissò  per bene il tutto e prima che potesse sfilare la mano, quella di Draco si strinse intorno la sua, bloccandolo per un millesimo di secondo.
Harry sussultò per lo stupore e scattò in piedi.
–Draco?!– chiamò, ma quello non rispose.
–Harry?– chiese Blaise con voce preoccupata.
–Mi ha stretto la mano. Sono assolutamente certo che mi abbia stretto la mano– disse scosso.
Tutti i presenti si girarono a guardare Draco, che stava ancora beatamente immobile nel suo letto.
–Ok,– disse Theodore –sarà stata la tua immaginazione–
Harry gli rivolse uno sguardo offeso –Non sono ancora pazzo – ribatté asciutto. Si diresse alla porta, doveva assolutamente avvisare Madama Chips la quale doveva trovarsi ancora con gli altri professori.
Ma non ce ne fu bisogno, girò il pomello della porta e l’aprì, vide che lei stava per arrivare, con Piton e Narcissa, la madre di Draco, al seguito.

Quando Madama Chips vide Harry uscire dall’infermeria sorrise, si rivolse verso Narcissa e le disse qualcosa che Harry non riuscì ad udire. Quando arrivarono di fronte al ragazzo, l’infermiera prese a parlare –Vede? È il suo angelo custode–.
Harry in un qualunque altro momento come questo sarebbe sprofondato sotto terra per l’imbarazzo e per la paura dello sguardo glaciale che Narcissa gli rivolgeva. Ma adesso non aveva tempo per questo.
-Madama Chips! Draco si è mosso!– quasi urlò.
–Si è mosso?– chiese lei con voce stranamente pacata e sollevata.
–Ecco, si… Mi ha stretto la mano per qualche secondo– disse Harry evitando lo sguardo dei tre adulti, quello che più gli pesava non era quello della Signora Malfoy, ma quello del professor Piton. Silenzioso, severo e immobile, come se sospettasse qualcosa che non era tenuto a rivelare alla donna al suo fianco.
Madama Chip sorrise soddisfatta e in fretta si fece largo all’interno della stanza. Naecissa e Piton la seguirono a ruota bloccandosi però sulla soglia, alla vista di tutti quei ragazzi. Tutti loro, a turno, iniziarono il loro giro di domande. “Che succede?” “E’ vero? Si sta svegliando?” “Chi è quella signora?”.
-Ragazzi- li richiamò l’infermiera dopo essersi accertata delle condizioni di Draco –Ho bisogno di silenzio per poter lavorare, La signora Malfoy ha bisogno della sua privacy per trascorrere il Natale con suo figlio. Vi aggiornerò personalmente se qualcosa dovesse cambiare, va bene? Liberate la stanza senza fare baccano per favore–
Senza farselo ripetere due volte tutti i ragazzi presenti liberarono le loro sedie e si dileguarono, Blaise e Nott sembrarono stantii nel voler lasciare la stanza, ma si convinsero quando passarono di Fianco a Narcissa che li salutò con un impercettibile movimento del capo. Anche Harry stava per lasciarli soli contro la sua totale volontà, ma fu bloccato prima che potesse lasciare la stanza.
–Harry, caro. Resta qua– ordinò Madama Chips. Lui ordinò ma si sentì inquieto, la madre di Draco si era già seduta accanto al figlio e stringeva tra le mani adornate di peziosi gioielli, la mano del figlio. Sperò tanto che Draco le stringesse la mano, a confermare che Harry non stesse uscendo di testa per la troppa speranza. Madama Chips gli fece cenno di muoversi e tornare al suo posto, lui si ritrovò incerto sul da farsi, si chiese se quello in famiglia sia un momento troppo intimo per essere invaso da un estraneo che si era insediato in quella stanza, un estraneo che loro odiavano tra l’altro. Anche se non capiva perché Piton fosse anche lui lì con loro. Si avvicinò incerto al letto, Harry era la causa del marito ad azkaban, suo figlio era bloccato la sopra e suo padre non poteva assisterlo per colpa sua; oltre al fatto che lui era anche la causa della tragica situazione di Draco, non meritava di essere chiamato “Angelo custode”.
-E’ vero che ti sei occupato di mio figlio in questi giorni? Chiese Narcissa seria in viso.
-Come può vedere- si intromise l’infermiera.
Harry arrossì imbarazzato –Anche Blaise Zabini e Theodore Nott gli sono stati accanto, sono i suoi migliori amici. E oggi perfino altri studenti hanno preferito passare il Natale con suo figlio–
Narcissa annuì serrando le labbra in silenzio, poi portò il suo sguardo verso Draco. Sembrava più colorito e sereno ma ancora allo stesso modo dormiente, doveva percepire la presenza della madre o stava davvero riprendendosi alla svelta.
-Madama Chips…– chiamò l’attenzione dell’infermiera -la stretta di mano, il suo colorito… Si sta riprendendo?–
Madama Chips sorrise smagliante prima di rispondere –Il Professor Piton ha trovato qualcosa che sembra funzionare, del dittamo fresco. L’abbiamo somministrata sta mattina e già sembra dare i suoi fruttii! Sai, la medicina è così immensa, me ne vergogno un po’ a non conoscere le proprietà curative di ogni elemento in natura, sarebbe così utile!–
Harry rivolse un nuovo sguardo al professore, lui non aveva smesso di guardarlo con superficialità e ribrezzo. Se Piton conosceva l’incantesimo quel tanto da non far arrivare Draco morto all’infermeria ed era a conoscenza perfino di una cura, perché non l’ha riferito immediatamente all’infermeria? Cosa aspettava?
–Speriamo che lescorte bastino per una completa guarigione, è l’unica speranza che abbiamo– continuò.
–Bene– disse Narcissa alzandosi dal letto e spolverandosi le ampie gonne, prese in mano i vestiti puliti che Harry aveva lasciato sul letto e intimò Harry di lasciarli soli, quando però le mani della donna si posarono sul fermacravatte che Harry aveva donato a Draco , lo fermò. –Sei tu che ti occupi anche del guardaroba?– chiese tesa e guardigna, il suo sguardo lo trafiggeva come una lama affilata. Normalmente avrebbe pensato che reagisse in tal modo per il disonore che poteva procurare alla grande famiglia purosangue, l’essere cambiato e sistemato da un grifondoro, da Harry Potter, o che magari fosse inorridita per il pessimo gusto in fatto di fermacravatte. Ma Harry sapeva quale preoccupazione era celata dietro quella semplice domanda.
Il Marchio Nero.
Era ovvio che la madre ne era a conoscenza, sicuramente Draco era stato costretto a diventare un mangiamorte dopo l’arresto del padre e lui era per conclusione il loro nemico, Harry poteva benissimo denunciare il tutto, Narcissa si chiedeva con molta probabilità perché ancora non lo avesse fatto, perché proprio lui stesse nascondendo la cosa o se davvero ne era a conoscenza. Se le intenzioni verso suo figlio erano veri atti premurosi o tattica nemica.
Harry non aveva risposte a tutto questo o se per certi versi ne aveva, non poteva darne.
Harry fece la cosa più onesta che potesse fare, si girò a guardarla dritta negli occhi e annuì, sperando di trasmetterle con decisione tutto quello che provava per il figlio.  Narcissa si soffermò sul suo sguardo per qualche secondo poi lo spostò su quello immutato di Piton, un discorso muto si era sicuramente formato tra i due adulti, ma lei non disse nulla, ignorò completamente il Harry Potter e dedicò tutta la sua attenzione a Draco, gli accarezzò il viso e il volto di gelo della donna sembrava sciogliersi impercettibilmente.
–Harry– chiamò l’infermiera alle loro spalle, rompendo il silenzio che si era venuto a creare. –Dimenticavo di dirti che la signora Malfoy starà con Draco per qualche giorno, ovviamente tutto quello che facevi tu per lui spetta a sua madre per questo periodo di tempo, quindi sarai felice di sapere che non sei tenuto a venire anche in orari improponibili. Ti spetta un meritato riposo.–
Harry rimase in silenzio ma fece segno di aver capito, con finta gratitudine, sentendosi un perfetto intruso, uscì dalla stanza.


Le vacanze Natalizie così facendo passarono in fretta. Narcissa occupava tutto il suo tempo alle cure di Draco ed Harry non si lasciava scappare comunque la sua visita quotidiana ogni qual volta che la madre del Serpeverde era impegnata in altre faccende o nel riposarsi. Piton entrava e usciva dall’infermeria per dosare la giusta quantità di dittamo per la guarigione. Draco sembrava riprendersi ogni giorno sempre di più, ma di svegliarsi non c’era ancora notizia, e questo sembrava non dare pace Narcissa che ogni tanto non sembrava mostrare nessuna intenzione di voler abbandonare la propria postazione e quindi Harry era costretto a condividere quel momento che gli toccava tra l’ansia che gli venisse rifilata qualche domanda scomoda e l’urgenza di capire cosa stava succedendo.
Era tutto troppo surreale, tutti stavano fingendo ma nessuno proferiva parola. Che tutti stessero agendo unicamente per amore di Draco?

Nessun gufo è arrivato dalla Tana, pensò Harry la mattina del rientro di tutti gli studenti ad Hogwarts.
Questo significava con molte probabilità che i suoi amici non erano riusciti a cavare un ragno dal buco. Si era alzato e vestito, sul suo comodino era appoggiato il pacchetto con dentro il singolo fermacravatte di Harry, nel momento in cui lo indossò si ricordo di non aver ancora preso uno straccio di regalo per Ron ed Hermione, nonostante il periodo poco stabile che stavano attraversando era sicuro che al loro ritorno avrebbero portato qualcosa per lui, che sia un regalo concreto o un pezzo di avanzo del cenone alla Weasley poco importava. Doveva comprare qualcosa per i suoi amici, doveva andare ad Hosgmeade. Sarebbe tornato prima del rientro degli alunni, che solitamente era previsto per il pranzo.
Corse al terzo piano, sulla scalinata dove era posta la Statua della Strega Orba. Quando ci si trovò di fronte sfilò la bacchetta e con questa sfiorò la gobba marmorea -Dissendium- pronunciò e la gobba sulla statua si aprì rivelando il suo accesso per la cantina di Mielandia, si guardò intorno e accertandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi sgattaiolò dentro.
Quando arrivò fortuna volle che il proprietario non fosse al piano di sotto a sistemare qualche prodotto, salì velocemente le scale e si mischiò alla folla di clienti che nel periodo festivo era sempre più numeroso. Comprò un pacco Extralarge di Fildimenta Interdentali per Hermione ricordando la professione dei suoi genitori e delle Api Frizzole di ugual misura per Ron. Si girò per tornare immediatamente ad Hogwarts ma scontrò contro un gruppetto di ragazzi che teneva un sacchetto di dolciumi in una mano e degli oggetti vari e apparentamente banali nell'altra. Harry si ricordò di quello che George Weasley gli disse su i nuovi prodotti di Zonko.
Potrebbero tornarmi utili, pensò. Quelle cianfrusaglie erano pensate per non far del male a nessuno, in teoria erano pensate per fare degli stupidi scherzi, ma chi lo diceva che non fossero utili per far sputare il rospo a qualcuno? Dire la verità poteva far del male a qualcuno? Forse si, ma valeva la pena tentare. Con il Veritaserum era andato tutto a monte, e Harry era sicuro che Draco avesse usato uno di quegli oggetti per convincere Madama Rosmerta a sabotare l'idromele che per questo aveva fallito, quindi era abbastanza certo che era davvero troppo rischioso provare ancora una volta su di lui, ma al momento c'era altro che era premuto a chiedere, qualcosa che lo turbava. Che intenzioni aveva Piton, perché lo ha tenuto in condizioni critiche di proposito e cosa aspetta per accelerare le cose? Era estremamente folle e rischioso quello che stava pensando ma voleva ottenere un minimo di senso a tutta questa storia.
Scelse da Zonko una bacinella molto simile a quelle che Harry aveva visto nell'ufficio di Piton usate per schiacciare in polvere diversi ingredienti vegetali. Il commesso spiegò che l'oggetto avrebbe iniziato il suo effetto non appena il proprietario avesse pronunciato il nome della vittima al prodotto, una volta comprato tornò in tutta fretta ad Hogwarts. La deviazione al negozio di scherzi gli costò la tempistica perfetta, gli studenti erano già tornati tutti e si stavano già sistemando lungo le tavolate per il pranzo, Silente aveva già fatto il suo discorso di buon rientro. Harry scrutò la folla in cerca di Hermione e Ron. I suoi amici erano ancora in piedi, avevano l'aria turbata probabilmente perché non riuscivano a capire dove fosse finito Harry. 
-Ragazzi!- urlò lui adocchiandoli. Si prestò a muoversi il più velocemente possibile verso la loro direzione. 
-Harry!- chiamarono all'unisono loro, quando quest'ultimo li raggiunse.
-Buon Natale, in ritardo- sorrise Hermione. Aveva l'aria un po' afflitta e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie. 
-Buon Natale Ragazzi- Rispose Harry. Guardò Ron che lo guardava di sottecchi turbandosi su ciò che poteva o non poteva dire. Hermione lo aveva sicuramente bacchettato durante tutte le vacanze alla Tana. 
-Buon Natale Harry- disse poi - Mi dispiace per tutto quello che è successo, Adesso siamo qui. Abbiamo fatto il possibile per trovare un modo per esserti utile ma non c'è stato verso di scovare qualcosa di nuovo. 
-Non vi preoccupate-, rispose Harry, -credo che ormai l'unica soluzione sia chiedere a Silente qualche informazione in più, sperando che ciò non lo faccia insospettire troppo. Draco ha bisogno di tempo per riprendersi e fornirci ogni più dettagliata spiegazione, che lo voglia o meno. - Ron si trattenne nel scuotere la testa per la frustrazione, pensava che la posta in gioco era troppo grande per rallentare il loro raggio di azione e reazione a causa di un ragazzo che probabilmente era la causa di gran parte dei problemi e ostacoli che avrebbero impedito al prescelto di avvicinarsi alla sconfitta di Voldemort. 
I ragazzi si erano già incamminati nel loro dormitorio, avevano troppe cose da dirsi per pensare al mangiare. 
-Mi dispiace per Malfoy, beh, non troppo a dire il vero. Ma Harry, ho bisogno di tempo per assimilare un bel po' di cose. - Ron guardò in viso Harry, che aveva assunto un'aria tesa ma pacata, era tutt'orecchi. - Cosa gli è successo esattamente?-
Harry trattenne il respiro prima di prendere a parlare, non aveva aggiunto molto rispetto a quello che aveva riportato nella lettera. Le bugie rischiano di arricchirsi troppo con dettagli incongruenti. Racconto loro però, il sospetto sempre maggiore che nutriva per Piton. 
-Quindi tu pensi che il professor Piton abbia rallentato di proposito la guarigione di Malfoy? -domandò Hermione stordita. -Perché? - chiese.
-Non lo so- rispose Harry -Ma ho intenzione di scoprirlo. -
Entrati in sala comune Grifondoro Harry sfilò la bacinella che aveva comprato dalla tasca interna della divisa, raccontò loro della punizione di Piton e del suo piano per il tentativo di fargli sputare il rospo. Ovviamente aveva raccontato che si era beccato una punizione a causa del suo indagare per i suoi sospetti e Sicuramente proprio per questo il piano di Piton riguardava in ogni caso l'essere sotto il controllo del professore, quindi vicino alle sue cianfrusaglie da pozionista, se così fosse davvero, aveva pensato un modo per posizionare la bacinella senza troppi problemi. 
-Tu devi essere impazzito- disse Hermione con voce preoccupata -Ti farai espellere-
Harry rise, essere espulso ormai era la cosa meno grave che gli potesse capitare. -Bene- disse Harry cambiando argomento. -Questo è per voi. Di nuovo buon Natale- disse e diede loro i rispettivi pacchetti di dolciumi. -Non è molto- si scusò Harry, ma sapeva che con loro non servivano ulteriori parole di scuole o di spiegazioni. 
-Grazie Harry!- risposero loro comunque contenti come bambini, Hermione rise per qualche minuto cogliendo il dettaglio celato nel suo regalo. 
-Anche noi abbiamo qualcosa per te- disse Ron, raccogliendo un Sacchetto che posarono nella stanza precedentemente, proprio sopra uno dei divani. Lo diede ad Harry e quando lui lo scartò rise soddisfatto, anche lui aveva ricevuto delle caramelle per Natale e uno dei soliti maglioni della signora Weasley. Non poteva essere più felice, sapeva anche lui che dietro quelle caramelle era nascosto un motivo analogo al suo, era sicuro che i ragazzi non avessero riposato neanche un giorno in pieno diritto scolastico, anche loro avevano trascorso le vacanze cercando di venire a capo di tutta quella assurda situazione. 
Era l'ultimo giorno di riposo, le lezioni sarebbero riprese regolarmente l'indomani, quindi indossò immediatamente il Maglione della signora Weasley, gli era Mancato. Anche quest'anno era di un bel color verde, si chiese se durante tutti questi anni la signora Weasley volesse già dirgli qualcosa. 
Passarono la serata festeggiando il loro natale posticipato, scaldandosi con il focolare e mangiando i dolcetti appena ricevuti.
 
*Angolo Autrice*
Con questo capitolo, ragazzi, vi auguro Buon Anno Nuovo! (E Buon Natale, in ritardo. -cit. Hermione)
Come buon proposito per il 2018, ho l'obbiettivo di concludere finalmente questa travagliata Long. Spoiler: Manca poco! <3





 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Iniziarono le lezioni, e con queste l'agonia.
Doveva proprio dire che Piton aveva una fissa particolare per la pulizia. Durante gli anni trascorsi, tutte le punizioni che Harry doveva affrontare riguardavano il ripulire il suo lercio ufficio, quella di adesso invece, tutta l'aula di pozioni; Perché di pozioni? A quanto pare Lumacorno era sparito dalla circolazione per qualche motivo che Silente avrebbe rivelato ad Harry in un momento successivo, e l’unico Professore degno di nota per quella materia al momento disponibile alla sostituzione era Severus Piton, la rabbia per la quale non avrebbe lasciato il posto di pozioni non era certo d’aiuto per la sorte di Harry, infatti Piton colse la palla al balzo per aumentare la posta in gioco della sua punizione. Adesso Harry si ritrovava a pulire durante lo svolgere della lezione, con un elfo domestico più sgarbato di Kreacher a ordinargli cosa fare. Ovviamente Piton sapeva che in quel modo gli studenti non sarebbero stati attenti alla lezione, ma era un ulteriore modo per togliere punti alla casa rivale senza troppa fatica. Infatti sceglieva sempre di convocare il povero prescelto ogni qual volta che l'aula era occupata da studenti Grifondoro accoppiate ad altre case di turno, disturbandolo da qualche lezione importante in chissà quale aula dell’immensa Hogwarts. Questo perché per Piton la parte più divertente era proprio la consapevolezza che in quel momento Harry stava perdendo qualche lezione indispensabile per il suo progetto di futuro Auror. Anche quando toccava agli studenti del suo anno, però, non fuggiva al suo triste destino. Era costretto ad ascoltare l’intera lezione tra una spolverata di calderone e una ripulita di roba bruciacchiata da fresche esplosioni. E dire che la punizione originaria prevedeva il riordinare “vecchi registri di altri malfattori di Hogwarts e delle loro punizioni”, Harry era sicuro che l’intenzione iniziale di Piton fosse quella di umiliarlo di fronte alle malefatte del padre, era risaputo che James Potter non era stato un santo.
–Non ha senso – borbottò Harry, mentre ripuliva del ripugnante muco di vermicoli che colava dal tavolo di un impacciato studente Grifondoro, Ron Weasley. –La pulizia delle aule dovrebbe avvenire dopo le lezioni. E poi c’è un incantesimo per quello!–
–Amico, conosci Piton. Sei già fortunato che non ti abbia fatto cacciare fuori da Hogwarts, questa volta. – sussurrò lui rivolto ai suoi piedi, dove il suo migliore amico si trovava.
–Beh, tu di certo non mi rendi il lavoro più facile– disse Harry cercando di staccarsi quella poltiglia viscida dalle dita.
–Avete finito di fare comunella VOI DUE?– urlò Piton dando uno scappellotto ai due ragazzi. –Meno 20 punti a Grifondoro, dieci a testa, più altri dieci Potter, per il tuo oziare sul lavoro.– detto questo si voltò per dirigersi verso i calderoni da controllare degli altri studenti.
Una voce lo chiamò dal lato opposto dell’aula. –Potter!–chiamò l’elfo che Piton aveva appositamente scelto come mentore della pulizia. –Vieni qui a strofinare questo lerciume–
–Si, Potter. Ascolta il tuo padrone, forse a fine lezione ti meriterai perfino un calzino da parte sua.– Sghignazzò Pansy Parkinson, facendo perdere in un istante tutta la pena che provava per quella ragazza. Ovviamente la lezione peggiore della giornata non poteva che essere condivisa da Grifondoro e Serpeverde, ancora una volta. Harry aveva notato che la Serpeverde tornata dalle vacanze si era subito precipitata in infermeria, così come Tiger e Goyle. Sicuramente le loro famiglie si erano tenute in contatto dato le loro amicizie da altolocati purosague, ed era impressionante come facessero finta di nulla in una situazione tanto delicata, anche se gli si leggeva in volto la loro preoccupazione. Forse il loro punzecchiare era una distrazione che li faceva sentire meglio, forse un po’ tutti i Serpeverde erano accumunati da questo.
-Arrivo- disse Harry facendo finta di non sentirla, così come il Professor Piton che continuava a correggere le pozioni come se nulla fosse.
La Parkinson aveva rovesciato di proposito decine di occhi di coleottero nero che si erano incollati ovunque lasciando tracce nere e sporche, difficili da levare.
–Sei un incompetente– strillò l’elfo. Era incredibile come un elfo domestico potesse essere tanto arrogante e sembrare un dittatore, niente a che vedere con il suo amico Dobby. Perfino Kreacher sembrava più garbato e grazioso, quest’elfo, Slawy, era invece completamente fuori dall’ordinario, la sua bruttezza era senza fine, partendo dal suo naso adunco e bitorzoluto, i denti affilati  per finire poi al rotondo pancione che coprivano i piedi quattro volte più grande del normale, sembrava un Hobbit mal riuscito, forse i piedi erano persino più pelosi. Doveva essere fortunato però, avere come ordine dal suo padrone quello di trattare qualcuno come probabilmente veniva trattato lui, una vera goduria.
-Che novità- commentò un altro ragazzo Serpeverde che Harry non riuscì ad identificare.
-Incompetente a Pozioni, incompetente a fare lo sguattero… Ci sarà mai qualcosa che il nostro eroe è in grado di fare?– si intromise una seconda ragazza, tutta boccoli e maschera di trucco. Se in quel momento ci fosse stato Draco presente a lezione, avrebbe permesso tutto questo? Li avrebbe ammutoliti con qualche commento stizzito o avrebbe mantenuto la sua facciata ignorandoli completamente? Portò il suo sguardo sugli unici Serpeverde su cui poteva contare il non alimentare della discussione, Blaise e Theodore erano come al loro solito al di fuori di tutto, studiavano i loro appunti senza dar conto ai loro compagni di casa, infondo loro erano sempre stati neutri sulla qualunque, perfino sulla tanto discussa imminente guerra magica.
–Adesso smettetela!– urlò Hermione alzandosi in piedi. Gli occhi di tutti furono puntati su di lei. Perfino l’arrogante elfo si fermò a guardarla stizzito per l’intervento al suo schiavetto. Piton la guardava in silenzio con un sopracciglio alzato, attendendo una spiegazione. Harry ne era sicuro, stavolta avrebbe tolto tutti i punti allo loro casa, con probabili interessi.
–Non vi vergognate?– disse guardando ad uno ad uno gli studenti negli occhi – Perché non prestate attenzione alla lezione anziché tormentare Harry in questo modo? Eppure a vedere le vostre postazioni non mi sembra che voi siate tanto meglio, tutte un caos di disordine e disseminate di errori. Non credo proprio che Harry avrebbe tanto da pulire se voi non foste così disattenti e disordinati– rimproverò a gran voce. Era impazzita, quella non poteva essere Hermione.
–Sentite chi parla di sporcizia, la Sanguemarcio– denigrò la ragazza boccolosa, per nulla toccata dalle parole di Hermione.
–Sanguemarcio e Mezzosangue, maghi indegni di questo buon nome– si azzardò a commentare l’Elfo, ricordando ad Harry i commenti offensivi dell’elfo in casa Black.
–SILENZIO– scattò Piton. Harry portò il suo sguardo su di lui, poi su Hermione sinceramente preoccupato per le offese a lei rivolte. Ma lei lo guardo con sguardo carico di premura, mentre tentava di mantenere il suo onore alto all’imminente rimprovero di Piton–
Harry capì al volo, era il momento adatto per posizionare la bacinella made in zonko, per far trapelare qualche verità al sospettoso professore. Si avvicinò furtivo alla cattedra del professore e abbandonò la ciotola tra la sua roba da maestro pozionista, sussurrando “Severus Piton” attivandola, prima di lasciarla lì e tornare al culmine della discussione.
–Meno 50 punti a Grifondoro…– disse tra i ghigni della casa rivale – …E Serpeverde– affermò.
Tutti i ragazzi Serpeverde, meno che Blaise e Nott sembravano sconvolti da quel decreto, anzi, sembravano abbastanza soddisfatti, perfino Theodore. Sicuramente perché in ogni caso, con i punti tolti durante la lezione, avrebbero comunque perso meno dei Grifondoro.
–Per l’insolenza della qui presente signorina Granger e la spavalderia di voi altri che vi ha portati a distrarvi dalle MIE lezioni, questo è intollerabile. Quanto a te Elfo…– disse voltandosi verso Slawy, che aveva assunto un colorito più smorto di quello di partenza –…non ti conviene aggravare la situazione, intromettendoti su discorsi che non ti riguardano. Adesso pretendo che quest’aula diventi uno splendore. Immediatamente.–
Così, la lezione finì nei più silenziosi dei modi. Prima di uscire dall’aula Harry notò che Piton non si accorse del nuovo elemento, mentre riponeva i suoi strumenti al proprio posto. Avrebbero provato a far parlare il Prof il giorno dopo, durante una nuova e frustrante lezione
–Sei stata grandiosa Herm.– commentò Ron una volta fuori dall’aula.
–Già, per fortuna Harry ha capito le mie intenzioni– dichiarò lei soddisfatta. Stavano dirigendosi verso la biblioteca, avevano un momento per loro prima della prossima lezione e volevano dedicarla tutta alle loro ricerche, magari insieme avrebbero concluso qualcosa in più.
–Ma tu non mi ritenevi un folle a tentare una risorsa del genere?– chiese Harry leggermente divertito.
–Siamo alla frutta, bisogna tentare di tutto.– concluse lei.
–Pensi che funzionerà?– aggiunse Ron alle porte della biblioteca.
–Chi può saperlo– disse Harry –Tentar non nuoce. Almeno per voi. Per quanto riguarda me, penso che sta volta Piton abbia tutti i buoni motivi per recludermi ad Azkaban all’istante.–


Le ricerche alla biblioteche furono ovviamente vane, soprattutto per quella piccola porzione di tempo che avevano a disposizione per le loro ricerche, Harry inoltre aveva già ispezionato di tutto, ma sperava che l’occhio esperto dell’amica vedesse qualcosa che magari a lui era sfuggita, invece no, Hermione era frustrata per le poche notizie che si trovassero su dei sinistri armadi o su degli Horcrux innominabili, però notò Harry che Hermione era da un pezzo che consultava un libro a fondo senza scartarlo quasi immediatamente come aveva fatto con molti altri.
–Hermione, Che stai facendo? E’ quasi ora di Trasfigurazione. Hai trovato qualcosa di interessante?–
Lei per tutta risposta alzò lo sguardo dal libro con la faccia di chi si era appena svegliata da un mondo lontano anni luce.
–Eh?, no. Scusatemi. Non si riesce a trovare nulla di concreto per le nostre ricerche. Ma guardate qua che ho trovato.– disse lei puntando il dito su un polveroso e grosso libro, su quelle che sembravano infinite liste di nomi.
–Sono i registri dei vecchi premi di Pozioni!–
–E quindi?– si intromise Ron, confuso.
–Guardate qui– indicò un nome “Eileen Prince”, e poi la foto accanto. Essa mostrava una ragazza magra sui quindici anni. Non era carina; sembrava imbronciata e cupa, con pesanti sopracciglia e un lungo volto pallido.
–E quindi?– ripeté Harry.
–Si chiamava Eileen Prince, Prince come Principe Harry–
I due si scambiarono uno sguardo intenso, finché Harry non scoppiò a ridere.
–Davvero Herm. Stai facendo delle ricerche su chi potrebbe essere il principe? Inoltre il Principe Mezzosangue è un uomo, ne sono certo–
–Mi è solo capitato il libro dalle mani– si rabbuiò. –E poi come fai a essere certo sul genere del principe? Non reputi che una ragazza possa essere abbastanza intelligente o talentuosa da creare un quaderno pieno zeppo di oro colato?–
–Ti conosco da parecchi anni ormai, non potrei assolutamente dire che una ragazza non sia abbastanza intelligente per fare la qualsiasi cosa–
–E allora come fai ad affermare che gli appunti sono stati scritti da un uomo?– chiese Hermione con tono ancora parecchio risentito.
–Dalla grafia– rispose Harry con sufficienza. In realtà i motivi erano molto più complessi. Era vero che considerava le ragazze intelligenti e capaci di tutto, ma difficilmente riusciva ad immaginare una donna capace di sperimentare incantesimi di tale atrocità, certo, conosceva Bellatrix Lestrange, ma quella era una folle fuori dal comune.
–Credi a ciò che vuoi, io farò altre ricerche su Eileene Prince, ho già scoperto che era figlia di una Babbana. Questo fa di lei una “Prince Mezzosangue.”– Mostrò una pagina di un vecchio numero della Gazzetta del Profeta che teneva lì accanto. Una foto mostrava Eileen Prince in compagnia dei genitori, a una premiazione del torneo Gobbiglie, dove lei era il capitano della squadra di Hogwarts.
–Sono solo coincidenze, e poi, ho lasciato definitivamente il libro nella stanza delle necessità. Non serve parlare ancora di questo–
Ron li interruppe, guardando Harry con aria stranita. –Harry, tu non volevi abbandonare il libro neanche sotto imperius, perché questa decisione?–
–Ho semplicemente capito che io non c’entro nulla con quello che contiene quel libro, non è giusto continuare ad utilizzarlo. Adesso andiamo, prima che la Mcgranitt ci trasfiguri in Pluffa, Bolide e Boccino.–
Hermione e Ron lo seguirono senza obbiettare, scambiandosi sguardi preoccupati.
 
Il mattino seguente arrivò presto, fortunatamente Piton il giorno precedente non lo aveva richiamato nuovamente per ripulire l’aula di pozioni dopo la strigliata alle due case, era la prima volta da quando erano finite le vacanze che riusciva a seguire il resto delle lezioni con tranquillità, e non era neanche stato trasfigurato in Boccino!
Troppe buone notizie per essere una giornata tipica di Harry Potter. Infatti, quella mattina nessuna lezione ad attenderlo, nessuna visita all’infermeria. Solo Albus Silente che lo attendeva al di fuori del corridoio.
–Harry, è da un po’ che non parliamo– disse Silente celando un saluto.
–Professor Silente, è successo qualcosa? Draco sta bene?– chiese Harry allarmato dalla visita del preside. Lui per tutta risposta sorrise caloroso –Si, Harry. Draco Malfoy è sempre stabile, ne sono lieto che le mie parole sul quel povero ragazzo siano state prese così a cuore. Ma non sono qui per parlare di lui.– continuò Silente spostando lo sguardo su nuovi arrivati, Hermione e Ron erano arrivati al fianco del loro compagno.
–Vi sarete chiesti dove sia andato Horace Lumacorno, in questi giorni–
–Oh si, non immagina quanto– rispose Harry, ripensando alle sue punizioni.
–Horace, come ben sai, non voleva più saperne degli Horcrux. Ma era uno dei pochi che, tramite questo collegamento con Tom Riddle, potesse comprendere quali mosse avrebbe potuto architettare con la creazione degli Horcrux. Altro legame è  la medesima casa di appartenenza; e proprio grazie a questo che Lumacorno, non ancora a cuor leggero, è riuscito a individuare qualcosa di molto interessante, tramite delle ricerche. La chiacchierata con te deve averlo smosso parecchio per essere riusciti ad avere questo ulteriore aiuto.–
–Ho capito bene? Ne ha trovato uno? Un Horcrux?– disse Harry in un esclamazione contenuta.
–Credo di sì–
–Qual è? Dov’è?– chiese Harry in preda all’eccitazione e un pizzico di timore.
–Il medaglione di Salzar Serpeverde. Si trova molti chilometri da qui, in una caverna sulla costa che da tantissimo tempo cerco di individuare: la caverna in cui Tom Riddle un giorno terrorizzò due bambini del suo orfanotrofio, ricordi?–
Harry annuì ammutolito.
–Harry, ti ho promesso che ti avrei portato con me, ma una condizione: che tu mi obbedisca all’istante a qualunque mio ordine, senza discutere. Ho la tua parola?–
–Certo.–
–Molto bene. Allora desidero che tu vada a prendere il tuo mantello e ti trovi nella sala d’ingresso tra cinque minuti.–
–Aspetti professore!– intervenne Hermione, dopo che Harry aveva fatto come chiesto, entrando nuovamente al dormitorio per prendere il necessario. –Non possiamo aiutare in alcun modo nella ricerca?–
Silente sorrise ancora una volta.
–Voi mi sarete maggiormente utili qui, è per questo che mi fido talmente tanto di voi, e dell’amore incondizionato che provate per Harry , che ho permesso lui di rivelarvi ogni mistero.–
 Quando Harry tornò, Silente era già sparito, Hermione e Ron lo attendevano con occhi dilatati dalla paura.
–Harry… – cominciò Hermione. Ma lui la interruppe porgendole una boccettina tra le mani.
–E’ il rimanete della Felix Felicis, non l’ho usata molta. Il mio piano per incastrare Piton sembra fallito, ho pronunciato io il nome di Piton e con me solamente l’incanto funzionerebbe. Ma forse con questa avrete qualche possibilità in più, George non ha mai specificato se i proprietari dell’oggetto potevano essere più di uno, aveva accennato al fatto che non erano perfetti. Magari non avrebbe funzionato comunque, magari con la Felix otterrete qualche vera possibilità.–
–No! Non la vogliamo!– quasi urlò per la preoccupazione –Prendila tu, chissà cosa dovrai affrontare–
–Io sarò con Silente, andrà tutto bene. E poi, ti spetta di diritto, io non l’ho mai meritata.–
I due amici lo osservarono rassegnati e tremanti, si abbracciarono come tacito accordo, sostegno e buona fortuna.
–Ci vediamo presto…– disse Harry staccandosi dal lungo abbraccio. Andò via di corsa, diretto alla sala d’ingresso.




–Devi svegliarlo, Severus– disse Narcissa carezzando le mani del figlio dormiente –Non mi importa dei tuoi motivi, muoviamoci a fare quello che dobbiamo e portiamo fine a questa farsa.–
 –E' il momento adatto– confermò la voce monocorde di Piton, stava preparando l'ultima dose di dittamo diluito. Passò la bacinella nelle mani di Narcissa, mentre lui aggiungeva gli ultimi granelli di misteriosi ingredienti.
–Piton– pronunciò. E la ciotola diventò leggermente più calda nelle sue mani, ma non ci prestò molta attenzione –Se quello che stai facendo è per risparmiare il fardello a Draco, io ti ringrazio, ma conosci le regole del patto infrangibile. Il tuo compito è quello di completare ciò che Draco non riesca a compiere, se in caso fallisca. Non puoi interferire in partenza. Tu-sai-chi lo capirebbe, e sarebbe un rischio per tutti.–
 –So bene che il Signore Oscuro esige che il compito lo porti a termine il ragazzo, come prova della vostra lealtà. È un passo fondamentale il suo compimento, con o senza il mio aiuto. Anzi, sono sicuro che lui sarebbe estasiato dal fallimento del ragazzo e del mio obbligato intervento, dimostrerebbe che entrambi abbiamo tentato di portare il compito come suoi grandi fedeli. Draco è un giovane inesperto, il suo fallimento potrebbe essere perfino capito, per questa prima volta.–
 Il discorso di Piton non faceva una piega, fluiva nell'aria arrestando il silenzio intorno a loro, misurato. Narcissa strinse nervosa le dita intorno ciotola con la medicina ormai pronta; parlare del proprio figlio unico in un argomento dove Voldemort era presente era estremamente terrificante. Ma Narcissa manteneva esternamente il suo tipico atteggiamento fermo e risoluto, tipica maschera della quale aveva ereditato il figlio.

 –Stai dicendo che preferiresti rischiare l'ira incolmabile del Signore Oscuro, basandoti su tue personali supposizioni, per risparmiare Draco a un gesto tanto estremo? E credi pure che tutti noi ne avremmo dei benefici.– meditò la donna. – Ma hai fallito. –
 –Non sono riuscito a capire cosa Draco avesse in mente per il compimento del piano– ammise Piton tranquillamente.
Narcissa lo squadrò soppesando le sue parole. –Hai approfittato dell'incidente di mio figlio per temporeggiare e capire cosa avesse in mente, tenendolo in questo stato, per proteggerlo poi successivamente– la donna ormai stava parlando a se stessa, costatando l'ovvio per mettere insieme i pezzi di un dettagliato puzzle. Qualsiasi madre al suo posto sarebbe stata indignata per i modi di agire dell'uomo, ma lei glielo aveva concesso, da perfetta stratega e madre pietrificata dall'angoscia. In fondo anche lei voleva rimandare il più possibile l'avvenire già scritto del figlio, voleva tenerlo alla larga da Voldemort il più a lungo possibile. Anche se ormai era tardi, era uno di loro, neanche lui era riuscito a scappare al destino che li accomunava.
Un marchio è per sempre.
–Piton– richiamò Narcissa dopo un lungo minuto di silenzio –Dimmi la verità. Tu sei davvero fedele al nostro signore?– chiese la donna improvvisamente.
Severus Piton non era semplicemente un ottimo intenditore di pozioni e arti oscure. Era anche un portento nell'occlumanzia. Sapeva come fa rimbalzare ogni tentativo di infiltraggio nella sua mente; lo faceva spesso con Voldemort, e lo avrebbe fatto anche in quel momento. Sentiva che qualcosa non andava, che stesse parlando più di quanto era solito fare.
 –Ovviamente– affermò lui con nochalance, dopodiché fece cenno alla madre del ragazzo di poter dare la medicina al figlio. Narcissa valutò ancora una volta l'intera situazione nella sua mente, dopodiché fece come gli era stato ordinato. Portó la ciotola alle labbra del figlio e lo costrinse a bere fino a quando non si svuotò completamente. La donna ritornò l'oggetto al suo proprietario, che una volta avuto nelle mani, sembrava guardarlo con più attenzione, con aria insolitamente curiosa. Ma non disse nulla. Ripose la ciotola con le altre cose e come la madre, diede tutta la sua attenzione al ragazzo steso sul letto.
Ci vollero diversi minuti prima che la medicina iniziasse a fare il suo effetto.

Draco Riaprì lentamente gli occhi, trovando difficile riuscire a scandire le immagini, all'inizio. Gli erano apparse sfocate, distanti. Sentiva le voci ovattate e le mani che lo richiamavano, scuotendolo.
–Draco, tesoro, sei sveglio?–
–Harry? – chiamò confuso.
Una mano delicata e minuta gli sfiorò il viso, spostandogli qualche ciocca dal viso.«No» rispose una voce femminile con toni tirati –Sono la mamma– si addolcì. A quel punto la vista tornò alla sua regolarità, i rumori sembravano essere più vicini. La figura di Narcissa era ora ben visibile davanti ai suoi occhi.
–Madre– disse il figlio con voce tremante –Cosa ci fai qui, che è successo?–
–E' quello che volevamo sapere noi– rispose lei spostando il viso verso la sua sinistra, dove immobile e con la sua solita maschera di freddezza si trovava Severus Piton –Io penso di saperlo perfettamente, ma ho bisogno di un ulteriore conferma o la situazione potrebbe sfuggirci di mano– disse impassibile.
Draco sembrava non capire quello che il professore che più stimava, voleva dire. Poi come dei lampi a ciel sereno gli passarono davanti agli occhi scene di giorni antecedenti, Harry che con sguardo carico di delusione scagliava contro di lui un incantesimo che non aveva mai sentito prima. Per istinto si portò le mani ai capelli, in un gesto disperato, li tirò tutti indietro scompigliando la pettinatura non più gellata.
–Sono un’idiota.– si disse con un fil di voce.
–Draco, che è successo?– ripeté sua madre. Lui sollevò lo sguardo, gli occhi grigi pieni di timore e insicurezza la guardavano con eguale intensità.
–Lui, credo abbia scoperto il mio compito. Io, ero preso dal panico e ho scagliato contro di lui un Crucio, e… L’ultima cosa che ricordo è la sua voce che replicava con in incantesimo che non ho mai sentito prima, qualcosa come “Sectumsempra” mi pare.–
A quelle parole Piton strinse le labbra e lo guardò con aria truce, ma non disse nulla. La parola aspettava alla madre.
–Sei stato poco diligente e credi di aver mandato in fumo il tuo piano. Ma non preoccuparti, Harry Potter non sospetta nulla, Severus è certo che il ragazzo appaia estremamente più confuso del solito. Ha avuto modo di osservarlo da vicino ultimamente.–
Ma Draco continuò a rivolgerle uno sguardo fragile, annuiva, ma non sembrava affatto sollevato.
–Forse, tuo figlio non è turbato per questo Narcissa.– Severus Piton intervenne, si rivolgeva alla donna con i tipici toni cantilenanti che lo caratterizzavano, ma il suo sguardo non si distoglieva nemmeno un attimo dal viso allarmato del ragazzo. –Forse trema all’idea di aver ferito il giovane prescelto.–
–Il Signore Oscuro non lo avrebbe perdonato se non avesse reagito, Severus, si dia il caso che è Draco che ne è uscito peggio.–
–Ovviamente– rispose Piton lasciando l’ultimo sguardo al ragazzo che teneva il suo abbassato sulle bianche coperte.
Narcissa si rivolse verso Draco, qualsiasi madre avrebbe capito che quelle parole erano andate dritte nel segno nell’animo del figlio.
–Guardami– ordinò con toni autoritari, ma velati da qualcosa che era difficile da decifrare. –Cosa intende Severus con le sue parole, Draco? Cosa Provi davvero per quel ragazzo?–
Draco le rivolse una perfetta espressione sdegnosa, da manuale. –Assolutamente niente! Figuriamoci.– rispose altero.
–Sono tua madre!– sbottò lei. –Potrai ingannare ogni singolo studente di Hogwarts con certi atteggiamenti, ma non me. Rispondimi con sincerità: Cosa provi per Harry Potter?–
Passarono secondi silenziosi intrisi di attesa, secondi che sembravano ore. Draco  alzò il suo sguardo, sembrava affaticato ma coperto da una nuova luce, temeraria e irremovibile.
–Io e Harry ci stiamo frequentando. Credo, non lo so più.–
Lo aveva detto. Ed era pronto a ricevere qualsiasi strigliata che sua madre aveva in serbo per lui. Inutile dire che l’espressione della madre era tutt’altro che entusiasta all’idea, ma non sembrava troppo sorpresa, Piton invece, appariva soddisfatto di sé, con quel sorriso sbilenco che faceva da cornice a chissà quali odiosi pensieri.
–E’ inaccettabile.– sintetizzò la madre, – Harry Potter è il nemico.–
–Tu-Sai-Chi, è il vero nemico, madre. Infondo lo sai bene anche tu.–
Nostro Signore Oscuro si trova nella nostra dimora adesso, e si aspetta grandi cose da te. Farei più attenzione con le parole, fossi in te, caro.–
–Vogliate scusarmi– li interruppe Piton. Era di nuovo calato il silenzio nella stanza –Vi lascio alla vostra intima chiacchierata Madre-Figlio. Ho un paio di compiti da portare a termine– disse prima di sparire attraverso la porta, era coperta da incantesimi che impedivano a orecchie indiscrete di origliare i loro discorsi.
–Draco– chiamò la madre quando fu certa che Severus fosse già lontano. –Sai bene di avere un compito da svolgere, per la salvezza della nostra famiglia–
–Lo so bene.–
–Harry Potter adesso non è qui.– comunicò lei, un’informazione che per Draco sembrava non avere senso al momento. Restò in silenzio e attese spiegazioni.
–Voldemort vi ha posto un peso sulle spalle troppo grande per dei ragazzi della vostra età, un peso che potreste non riuscire a sostenere. Un peso che volente o nolente dovrete portare a termine.– A Draco ci volle un po’ per capire che sua madre si riferisse sia a lui che ad Harry, e dove volesse andare a parare.
–Harry Potter non è qui– ripeté nuovamente la donna –Ciò vuol dire che tu potrai portare a termine una parte del piano nascosto al suo sguardo, per il resto, se anche provandoci con tutte le forze non dovessi riuscire, Severus è qui per questo. Per quello che potrà accadere dopo, nessuno può saperlo. Ma noi saremo liberi dal nostro debito.–
–Perché mi stai dicendo questo? Perché hai atteso che Piton andasse via se vuoi che lui mi dia il suo appoggio?–
–Severus Piton è il più fedele servo del Signore Oscuro, l’uomo su cui posto una grande fiducia, superiore forse a quella che riserva a tua zia Bellatrix. Tutte le sue azioni, anche quelle fatte di buon cuore, dipendono comunque alla riuscita del piano di Voldemort, non sono sicura che gli vada a genio tutto quello che ne verrà oltre–
Draco la guardò interrogativo e Narcissa si prestò a continuare. –Guarda la tua cravatta– disse, e lui fece come gli era stato detto. Notò subito che la sequenza smeraldo-argentea era ad un certo punto interrotta da un tocco dorato, era un fermacravatte a forma di Ippogrifo. Lo sfiorò delicatamente con le dita, immaginando già chi potesse avere gusti tanto orrendi nello scegliere il vestiario, sorrise.
–Quel ragazzo non ti mollava un attimo, giorno e notte a prendersi cura di te. Immaginavo che non fosse stato un incidente quello che ti è capitato, pensavo fosse successo qualcosa dove lui c’entrasse e che avesse rimediato in questo modo per i suoi sensi di colpa. Ma quel regalo, ne ha uno anche lui molto simile.–
–Le mie parole, e quelle di Piton… Erano solo una conferma non è così?–
–Una madre capisce sempre certe cose– annuì lei –Inoltre, avverto che c’è qualcosa di davvero forte tra voi due. Potter poteva denunciarti al preside in davvero molte occasioni– Draco assunse l’espressione di chi non capiva a cosa si stesse riferendo  –Sei stato in coma per tutta la durata delle vacanze, Draco.– confidò la madre al figlio incredulo –E in tutti questi giorni era sempre lui ad occuparsi di te, al cibo, al vestiario… Lui sapeva del marchio nero; a questo punto non so’ da quanto ne era già a conoscenza, ma in ogni modo, ha fatto il possibile per nasconderlo agli occhi di tutti, perfino a Madama Chips, come ci sia riuscito, non ne ho idea–
Draco non aveva parole, doveva sentirsi lusingato, amato. Invece sentiva di essere una persona dieci volte peggiore di quella che già pensava di essere.
–E’ per questo che ti chiedo di compiere i tuoi doveri, se davvero questo legame è così forte come sembra, lui capirà.–
Draco doveva salvare la sua famiglia, e oramai ammetteva a se stesso che di essa voleva ardentemente che anche Harry ne facesse parte. Per fare ciò doveva compiere scelte che non sempre appaiono come migliori, non sempre sono le più giuste, ma sono l’unica opzione ragionevole da compiere. E per salvare la propria famiglia, un Serpeverde avrebbe fatto di tutto. Perfino distruggere tutta la terra che circonda i loro piedi.
–Lo farò, oggi stesso. Ci riuscirò e vi porterò in salvo.–

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


Ron e Hermione non erano mai stati così frustrati nel cercare di aiutare il loro migliore amico. Nel corso degli anni hanno dovuto affrontare scacchi assassini, Troll puzzolenti, e chi più ne ha più ne metta. Ma cercar di fare parlare il loro perfido professore sembrava l'impresa più ardua di tutte; Innanzitutto il professor Piton era arrivato in ritardo alla lezione, insolitamente, se fosse stato uno dei suoi studenti non si sarebbe fatto scrupoli ad togliere una buona quantità di punti.
 
Ma il motivo era un valido motivo. Draco Malfoy si era svegliato dal suo coma. Harry avrebbe dato di matto una volta tornato ad Hogwarts, aveva ribadito più volte che doveva essere lui lì presente al suo risveglio, ma questo non gli era stato permesso, avrebbe avuto un motivo in più per accusare Piton data la tempistica. 
In quella classe era regnato il caos. C'era chi chiedeva come Draco si sentisse, chi implorava il permesso di fargli visita, chi si lamentava del ritardo della lezione, chi fissava la porta con il timore che il biondo Serpeverde tornasse e poi c'era Piton che fissava l'intera classe in silenzio tombale, Hermione e Ron erano già pronti a subire una strigliata epocale, ma quella non avvenne. Piton si limitò a mettere a tacere la classe e iniziare una nuova lezione come se niente fosse, Ron non aspettava altro che Piton prendesse la bacinella che Harry aveva nascosto tra i suoi recipienti così da poter usufruire della Felix Felicis, ma la bacinella sembrava non esserci. Che Piton abbia capito cosa fosse? O che semplicemente non l'avesse riconosciuta come propria?
-E adesso che facciamo?-chiese Ron con fare agitato -La usiamo comunque? Magari otterremmo ugualmente dei risultati-
Hermione scosse la testa -Sono sicura che la Felix ci potrebbe tornare utile in un momento più importante, non importa ciò che dice Harry-
-Probabilmente non avrebbe funzionato, Piton è un ottimo Occlumante- rispose Ron rassegnato.
-E' comunque strano, Piton non ha spiccicato una parola da quando è entrato in classe. Ha solamente comunicato il motivo del suo ritardo e la lezione da ripassare. Forse ha davvero capito che qualcuno sta cercando di ottenere delle informazioni da lui-
-Non saprei proprio- rispose il ragazzo dai capelli rossi.
-Che ne dici se... - Hermione sapeva che la proposta che stava per fare avrebbe mandato su tutte le furie il suo ragazzo, ma al momento non trovava soluzione più logica da proporre. - Che ne dici se andiamo a fare visita a Malfoy dopo la lezione? Magari lui può dirci qualcosa in più. Se è vero che è cambiato e che tiene ad Harry non avrà nulla in contrario a rispondere a qualche nostra domanda, se così non fosse magari i sospetti di Harry e i tuoi non erano poi del tutto infondati-
-Malfoy non ci dirà mai niente, neanche fosse uno stinco di santo- rispose lui rabbioso.
-Vale la pena Tentare. –
 
Così, finite le lezioni, si indirizzarono subito in infermeria.
-Spero che Harry torni presto- disse Ron agitato. Sicuramente temeva le reazioni di Draco senza la presenza dell'amico.
-Andiamo- rispose Hermione bussando alla porta. Attesero svariati minuti ma nessuno rispose. 
-Starà dormendo?- chiese.
-Io dico di andare- disse Ron già pronto a girare i tacchi.
-No, Entriamo.- tirò il ragazzo dalla divisa e lo trascinò dentro.
Al suo interno però non c'era Draco Malfoy ad accoglierli, bensì la Madre. Narcissa Black era seduta al lato del letto che era appartenuto a Draco per un bel po' di giorni, fissava pensierosa una finestra davanti a sé, in attesa.
-Mi scusi- avanzò Hermione a disagio, non si aspettava di trovare Narcissa sola senza il figlio, ma magari era semplicemente andato al bagno. -Abbiamo saputo che Draco si è rimesso, volevamo sapere se stesse bene-
Narcissa si girò verso i due ragazzi e li squadrò da capo a piedi prima di rispondere. 
-Avevo chiesto al professor Piton di non far entrare nessuno per almeno ventiquattro ore-
-Malfoy deve riposare immagino, ma lui dov'è?- rispose il ragazzo Grifondoro, sospettoso.
-Non credo siano affari tuoi, Weasley. Non mi risulta che voi due siate amici di Draco, sbaglio?-
Hermione avrebbe dato un calcio in pien sedere al suo ragazzo se solo in quel momento avesse potuto. Ostinarsi a chiamare Draco per cognome non poteva essere d'aiuto nel convincere la madre del loro interesse amichevole nei confronti del figlio. Inoltre il padre di Ron e quello di Draco si odiavano a morte, non ci voleva proprio la presenza della moglie in quella stanza.
Hermione si guardò in torno in cerca di qualche indizio che le rivelasse dove Draco potesse essere andato a cacciarsi. Il suo sguardo però si bloccò sul comodino al fianco al letto del ragazzo. La bacinella che Harry aveva rifilato a Piton era poggiata proprio lì sopra.
-Quella cos'è?- chiese Hermione senza girarci intorno, presa dall'agitazione. Narcissa seguì la direzione indicata dal dito di Hermione.
-E' una bacinella, c'era la medicina di Draco dentro- alzò un sopracciglio la donna.
-Ed è stato il professor Piton a prepararla?- 
-Certamente, se non fosse per lui mio figlio non si sarebbe ancora rimesso-
-E ci credo- farfugliò Ron sottovoce.
-Bene, allora noi andiamo, grazie e arrivederci, saluti Draco da parte nostra- disse Hermione di tutta fretta, trascinando Ron fuori dall'infermeria così come lo aveva precedentemente trascinato dentro.
-Ehy, che ti prende?- chiese Ron una volta fuori.
-Non capisci?- chiese Hermione agitata -Dobbiamo trovare Malfoy, se Piton ha usato quella bacinella probabilmente ha capito i suoi effetti e l'ha usata contro di lui. Harry ci aveva detto che voleva sapere qualcosa da lui, dobbiamo capire cosa e chi di loro due è un pericolo per tutti noi!-
Ron scosse la testa abbattuto e leggermente stufo di tutta quella storia -Andiamo a scovare la serpe nella tana... Prima che sia troppo tardi- concordò infine.
 
Era calata la sera. I passi di Draco riecheggiavano rumorosamente nella sconfinata stanza delle necessità, teneva in mano una mela verde, perfettamente integra continuava ad armeggiare con l'armadio e ogni volta che provava a utilizzare la mela al suo interno, quella tornava perfettamente come l'aveva posta all'origine.
-Stupido Armadio Svanitore- parlò da solo. Draco si era appena rimesso, e nessuno aveva provveduto a continuare quello che stava facendo lì dentro, era molto indietro. Il suo egocentrismo, il suo voler essere l'Harry Potter della parte oscura, lo avevano convinto di essere l'unico prescelto per quel compito, aveva rifiutato tutte le mani che gli erano state porse. Era adesso però, che ci si trovava dentro, che doveva fare i conti con il pericolo, la morte, l'amore, l'innocenza e ciò che il suo buon animo suggeriva.
Iniziava a valutare l'offerta di Piton a prestargli aiuto, qualora ne fosse necessario, la sua mente vagava tra la frustrazione di non riuscirci e il sperare di non farcela; Doveva salvare la sua famiglia, e se questo significava rinunciare ad un'anima che sarebbe già perduta, era davvero un male? Dopotutto una morte non era meglio di quella di una famiglia intera? 
Era terrorizzato. Prima di Harry, aveva enormi dubbi su quello che stava facendo, non era cattivo, era solo un bambino che stava giocando troppo con il fuoco di un fiammifero trovato in fondo ad un cassetto, senza averne captato i pericoli. Era solo, l'unico bene che possedeva era stato minacciato, la vita dei suoi genitori; poi lui stesso era stato minacciato, il dubbio era diventato obbligo.
Era solo per i sentimenti sbagliati che aveva covato fino a quel momento. Il sentimento che provava per Harry, ad esempio, non era mai stato l'odio; era invidia, invidia per tutto il supporto che riceveva, per tutte le amicizie che possedeva, l'amore che gli era donato e che riusciva a dare. Era decisamente più facile scontrarsi contro il male quando il bene più prezioso ti era stato già portato via, quando non l'hai potuto conoscere e sei mosso dalla sete di vendetta e giustizia, nessuno lo avrebbe criticato. Tutt'altro canto quando non hai nessuno al tuo fianco che ti sprona a fare la scelta giusta, quando sai che qualsiasi cosa avresti fatto avresti perso tutto, solo a causa della morte o solo per ripudio. Era solo, si era dato del codardo per una scelta che non aveva, per un sostegno che non arrivava, per una vita che non voleva andasse in quel modo.
Era solo, anche se possedeva degli amici. Amici neutri, amici che non voleva esporre a un pericolo troppo grande, non voleva guidarli nell'incendio che aveva appiccato con il suo fiammifero. Anche se significava vietarsi un eventuale supporto, la molla che lo avrebbe spinto via da quella situazione. Aveva scelto, nel suo male almeno qualcuno doveva salvarsi. Sarebbe apparso come cattivo negli occhi della storia, si era rassegnato al suo destino, nessuno avrebbe mai scavato oltre le radici per scovarne il seme nascosto. A nessuno sarebbe importato.
Adesso che Harry si era unito ai suoi beni preziosi questo sentimento si era fatto più forte, doveva salvare anche lui, non trovava altre alternative. Non voleva essere più solo, voleva essere amato, capito, sostenuto. Se Harry teneva davvero a lui lo avrebbe capito, sua madre lo aveva assicurato.
 
Ti avrebbe aiutato davvero in quello che stai facendo? Disse una voce all'interno della sua testa, la coscienza.
Draco si guardò le mani, tremavano per quello che erano costrette a fare, le sue unghie erano rovinate, la pelle intorno arrossata a furia di voler strappare via il marchio nero dalle carni.
Lui ti avrebbe voluto così?
La sua voce interiore si faceva più opprimente, gli doleva la testa.
E per cosa? Un morto sulla coscienza, sangue tra le dita e che altro?
Protezione? Voldemort non vi darà mai la sua protezione, lo sai bene.
Non avrebbe avuto senso.
-Non posso farlo- si disse, avvicinandosi all'armadio chiuso per l'ennesima prova. Sta volta l'affermazione non era pronunciata con voce incerta e tremante, era consapevole. -Harry non me lo avrebbe permesso, avrebbe trovato un'altra soluzione- Ma non ebbe il tempo di dirlo che, aprendo l'anta dello svanitore, trovò la familiare mela non più intatta, era morsa, e questo non era per niente un buon segno.
Indietreggiò, preso dallo sgomento. 
In pochi secondi sarebbe accaduto l'irrimediabile.
 
Delle figure vestite di nero apparsero all'interno, sorridevano maligne mentre si guardavano intorno soddisfatti. La prima ad uscirne fuori fu Bellatrix Lestrenge teneva tra le dita la bacchetta con fare giocoso, urlava divertita per la riuscita del piano. Dietro di lei Fenrir Greyback ululava spaventoso, artigli sguainati da parte, bacchetta nell'altra. Draco lo trovava terrificante, era uno dei motivi per cui pensava di sbagliare tutto, ogni volta che al Manor incrociava il lupo mannaro, l'unica cosa che riusciva a pensare era:"Questo non sono io, non è con questa gente che dovrei stare...". E non era dovuto solamente all'educazione con cui era stato cresciuto, che affermava tali creature come impure. Fenrir Grayback era proprio la conferma di ciò di più malvagio si potesse diventare, come Voldemort imbruttirsi e piacersi, lui non voleva diventare questo. Era la conferma che anche chi non possedeva il marchio, poteva essere mille volte peggio. Non aveva idea che sarebbe venuto anche lui, non lo voleva affatto. 
Altri mangiamorte avanzarono nella stanza, tutti ghignanti e trionfanti. Draco non sapeva come muoversi, aveva le spalle contro la porta, pietrificato di fronte ai più spietati assassini. 
-Nipotinooo- cantilenò ridendo Bellatrix. -Bel lavoro, ce l'hai fatta, alla fine. - Draco deglutì portando una mano sulla bacchetta. -Pensavo che Severus sarebbe corso a prestarsi in tuo soccorso, sai, di questo passo... - ridacchiò lei non accorgendosi della mossa di Draco. Si muoveva da un lato all'altro della stanza, senza uno schema logico. Lui tremava, le sue dita si facevano scivolose per la tensione, ma non mollò la presa lungo il suo fianco. Aspettò che lei gli desse le spalle prima di sollevare la bacchetta. Quando ciò avvenne, Grayback ringhiò per segnalare il pericolo, alzando la sua di bacchetta, così come tutti gli altri Mangiamorte a lui intorno. Ma Bellatrix era già scoppiata in una risata a pieni polmoni, folle. Si girò verso il ragazzo e senza tener cura della bacchetta pronta all'uso del nipote, tagliò le loro distanze afferrando il suo viso tra le luride dita di una mano. -Oh, nonono- rimproverò, con voce degna della Umbrige. -Non credo che sia io quella a cui dovresti puntare la bacchetta Draco, Silente ti aspetta, sai? -strinse il suo viso troppo forte, le unghie conficcate fino a fargli male, a far uscire un po' di scarlatto sangue dalle sue guance. 
-Io non lo farò- disse Draco in un filo di voce, cercava di non far trapelare il dolore dalla sua voce, era troppo terrorizzato da tutto quello che poteva accadere, forse adempire al suo compito era davvero la scelta giusta da fare per la salvezza di tutti, o almeno per prolungarla un altro po'. -Come, come?- rispose la zia portandosi una mano all'orecchio -Non credo di aver sentito bene.- Draco non provò a ripetere e ciò scaturì un ulteriore sorriso compiaciuto da parte della terrificante donna. -Molto bene. - disse abbassando la mano di Draco, quella che impugnava la sua arma, con la sua sporca di sangue. Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò con voce glaciale -Tutto questo potrebbe non arrivare alle orecchie dell'Oscuro Signore, Draco. Se solo tu ti attenessi al tuo compito la tua cara zietta potrebbe chiudere un occhio. Altrimenti... - Si spostò dal nipote e spalancò un braccio verso gli altri seguaci, erano tutti inferociti, pronti a uccidere un ragazzo senza battere ciglio. -Allora?- chiese girandosi un ultima volta verso di lui. Gli aveva appena puntato la bacchetta alla gola. Non aveva alternative, vivere o morire, era questa la scelta. Non aveva mai avuto scampo, si era solo illuso per poco di poter intravedere qualcos'altro nel suo destino. Deglutì ancora una volta e annuì tremante, in silenzio. Lei sorrise soddisfatta, malvagia, sadica. Si rivolse al resto dei folli. -Il ragazzo è solo in preda all'ansia da prestazione. Facciamolo sentire al suo agio, andiamo a tenergli compagnia-
-Silente non è qui- disse Draco cercando di temporeggiare ulteriormente.
-Oh, lo aspetteremo, e faremo in modo che venga da noi. Intanto abbiamo da divertirci qui in giro- ammiccò disgustosamente. Tutti nella stanza urlarono e scoppiarono in grottesche risate. Si disposero in cerchio intorno al prescelto dei cattivi e uscirono tutti dalla stanza.
 
 
Hermione e Ron corsero a perdifiato nel cercare Draco Malfoy, sapevano benissimo dove si trovasse ma per loro era impossibile accedere, tentarono in tutti i modi, perfino far uso della Felix Felicis fu inutile. Questo perché nel momento stesso in cui condivisero il sorso, risate avvoltoie furono uditi dalla porta che si stava per aprire di fronte a loro, la cosa più ragionevole da fare era nascondersi. 
Ebbero il coraggio di sbirciare solo per notare la folta chioma di Draco Malfoy uscire di lì, scortato da numerosi Mangiamorte. Piton non era con loro. 
-C-che sta succedendo?- chiese Ron con voce stridula, in imminente attacco di panico. Neanche la pozione poteva alleviare la sensazione che stava provando. -Malfoy... Oh, Harry, quanto mi dispiace- rispose Hermione a terzi, persa nel vuoto. Aveva gli occhi lucidi, probabilmente più per il terrore che per il dispiacere che provava verso l'amico. 
-HERMIONE!- urlò Ron d'improvviso, a differenza della ragazza, aveva le spalle rivolte verso la porta, guardava dritto di fronte a loro. Un mangiamorte con il volto nascosto da una maschera argentea aveva puntato la bacchetta su di loro.
Hermione balzò da terra, cascata dai suoi pensieri, si girò verso il mangiamorte e sfilò la sua bacchetta, mettendosi immediatamente in posizione di attacco.
Strinse la mano libera del compagno che a sua volta aveva assunto la sua stessa posizione.
-Che la Felix ci assista- disse Ron prima che lo scontro ebbe inizio.
 
Harry Potter e Albus Silente erano appena tornati dalla loro missione, appeso al collo del prescelto, sotto la maglietta, il medaglione era salvo. Silente un po' meno.
Quello che ha dovuto subire all'interno della grotta non l'avrebbe augurato al suo peggior nemico, strano, dato che è stato proprio lui ad elaborare le atrocità intorno all'Horcrux. In ogni caso Silente era provato, senza forze e quasi impazzito per la sofferenza mentale e fisica.
Si erano smaterializzati ad Hosmeade, dovevano farcela fino ad arrivare ad Hogwarts, ma Harry temeva troppo per la salute del suo preside.
-Sta bene? Devo portarla a scuola, signore... Madama Chips...-
-No- rispose Silente -Ho bisogno di Severus...-
Harry era pronto a rivoltarsi, ribadendo per l'ennesima volta i suoi sospetti sul professore ma gli occhi di Silente non rimettevano repliche nonostante fosse tutto un dolore.
-D'accordo, allora, Piton... ma dovrò lasciarla qui per un momento, in modo da riuscire a...-
Ma prima che potesse muoversi sentì un rapido rumore di passi. Madama Rosmerta si affrettava verso di loro lungo la via buia, avvolta in una vestaglia di seta ricamata a draghi. Il suo sguardo non era più vacuo come l'ultima volta che lo aveva visto, guardarla arrivare adesso, lasciava ad Harry una strana sensazione allo stomaco, un groviglio indigesto.
-Vi ho visti smaterializzarvi mentre tiravo le tende! Grazie al cielo, non riuscivo a pensare a cosa... ma che cos'ha Albus?- si fermò ansimando e fissò Silente con occhi sgranati.
-Sta male- spiegò Harry -Madame Rosmerta, può entrare ai Tre Manici di Scopa mentre io vado a scuola a cercare aiuto?-
-Non puoi andare lassù da solo!- quasi urlò -Non capisci... non hai visto?-
-Cosa è successo, Rosmerta?- chiese Silente.
-Il... il Marchio Nero, Albus-
E indicò il cielo su Hogwarts. Il terrore si impadronì di Harry, prese coraggio e si voltò a guardare.
Sospeso nel buio sopra la scuola c'era un vivido teschio verde con la lingua di serpe, marchio che i mangiamorte lasciavano ogni volta che entravano in un edificio, tutte le volte che uccidevano.
-Quando è comparso?- chiese Silente, il suo volto appariva ancora più dolorante di prima, se possibile.
-Pochi minuti fa-
-Dobbiamo andare subito al castello- ribatté Silente e, pur malfermo sulle gambe, parve del tutto padrone della situazione -Abbiamo bisogno di un mezzo di trasporto-
-Ho un paio di scope dietro al bancone, vado a prenderle?- chiese Rosmerta.
-No, può farlo Harry-
E così fu, Harry sollevò subito la bacchetta -Accio scope di Rosmerta- pronunciò e quelle schizzarono da loro.
Silente salì in quella più vicina -Rosmerta per favore, manda un messaggio al Ministero, avvertilo. Harry, mettiti il Mantello dell'invisibilità, andiamo- Harry obbedì immediatamente, e saltò in sella alla sua scopa. Mentre volavano verso la loro direzione Harry non non staccava lo sguardo da Silente, per paura che potesse cadere da un momento all'altro dato il suo debole stato. Inoltre temeva guardare dritto il marchio che si stagliava imponente su di loro, facendolo gli passavano in mente troppi pensieri negativi: Draco stava bene? Era ancora nel suo letto?, i suoi amici avevano bevuto la Felix Felicis? Stavano lottando? Erano tutti salvi? Chi non lo era? 
Silente stava sciogliendo gli incantesimi di protezione che lui stesso aveva posto alla scuola. Atterrarono sopra la torre di Astronomia, lì, proprio al di sotto dove il Marchio Nero scintillava. Se il Marchio stava lì, significava che qualcuno non c'era più.
I bastioni erano deserti, silenziosi. Troppo.
-Cosa significa?- chiese Harry togliendosi il Mantello dalle spalle.
-Cerca Severus, Harry. Vai e porta il Mantello con te- indico l'accessorio appena tolto.
-Ma...-
-Hai giurato di obbedirmi in ogni mia richiesta, Harry- ancora una volta la sua voce non ammetteva repliche.
-Si, signore- rispose Harry indossando nuovamente il suo mantello e avviandosi verso la porta che lo avrebbe portato al piano di sotto, ma venne fermato immediatamente da Silente che gli fece segno d'arretrare.
Harry obbedì ed estrasse la bacchetta nel momento in cui la porta si spalancò e qualcuno ne uscì urlando "Expeliarmus!". Ad Harry si raggelò il sangue nelle vene riconoscendo il proprietario della voce. -Draco...- sussurrò con il cuore spezzato, era immobile contro la parete della torre, bloccato dallo shock. Vide la bacchetta di Silente precipitare nel vuoto, sorreggendosi ai bastioni non mostrava traccia di panico né tensione, puntò il suo sguardo per un attimo verso Harry, il messaggio era chiaro: "Non muoverti per nessuna ragione al mondo".

La voce di Draco si fece nuovamente sentire, venendo allo scoperto. -Chi altro c'è?- chiese cauto, quasi preoccupato, posando il suo sguardo sulla seconda scopa.
-E' la domanda che potrei fare io, o agisci da solo?-
-No- rispose -gli altri mangiamorte stanno combattendo di sotto, mi hanno detto di attenderti qui per compiere il mio compito, abbiamo deciso insieme di mettere il marchio sopra la torre e costringerla a tornare immediatamente qui per scoprire chi era stato ucciso.-
-E lo stai svolgendo tutto da solo? Come hai fatto a farli entrare?- chiese silente ancora, assottigliando lo sguardo.
-Ho dovuto aggiustare quell'Armadio Svanitore rotto che nessuno usa da anni e che è stato abbandonato nella stanza delle necessità-
Silente sospirò chiudendo gli occhi per un momento -Molto astuto, c'è una coppia suppongo-
-L'altro si trova da Magie Sinister-
-Tutto perfetto ragazzo, ma ci sono stati momenti in cui non eri più sicuro di riuscire a riparare l'armadio, so bene del tuo tentativo di avvelenarmi- Nell' udire quelle parole ad Harry passarono ancora una volta davanti agli occhi le immagini di Draco accovacciato ai piedi di quello che sembrava un semplice e vecchio armadio polveroso, piangeva, non per il marchio nero come Harry aveva semplicemente dato per scontato, ma perché non riusciva ad aggiustare quel rottame? O per il suo compito? Forse un po' tutte e tre le cose. Le sue orecchie riudirono la voce del passato di Draco, nel bagno delle ragazze, si sfogava con Mirtilla Malcontenta su qualcosa che doveva fare a tutti i costi, piangeva ancora. Quelle lacrime non potevano essere solo le lacrime di un codardo, non potevano riguardare solo la morte; Harry e anche Silente vedevano troppe cose nel suo viso, in quelle guance umide che il biondo ignorava. Gridava aiuto da tutti i pori della sua pelle.
-Perché non mi hai fermato allora?- rispose Draco dopo un lungo minuto di silenzio.
-Severus ti teneva d'occhio per mio ordine e Voldemort di avrebbe ucciso se avesse capito che sospettavo di te-
-Piton mi ha offerto il suo aiuto perché vuole tutta la gloria per sé- ringhiò.
-Su questo punto ci troviamo in disaccordo, ragazzo mio. Ad ogni modo riguardo all'uccidermi, cosa aspetti?- domandò il preside con una strana dolcezza nella voce. Draco lo guardò senza muovere un muscolo e allora Silente sorrise.
-Draco, Draco. Tu non sei un assassino-
-Come fai a saperlo?- reagì Draco, che parve accorgersi di quanto insicure e infantili sembrassero le sue parole. Harry lo vide arrossire alla luce verdognola del Marchio. Era ammirato dalla fiducia che Silente mostrava al ragazzo che si era messo in testa di non avere altra scelta,eppure in più occasioni gli aveva dimostrato che mangiamorte non eguagliava l'essere un assassino, ma ancora Draco sembrava non crederci più di tanto. Certi tormenti forse non lasceranno mai il posto che hanno guadagnato sulla tua spalla.
-Hai forse paura di agire finché loro non saranno con te?- provocò Silente interrompendo i pensieri di Harry che non capiva ancora per quale motivo non potesse intervenire a tutta quella assurda situazione.
-Credi che io abbia paura? Io non ho paura!- gridò il ragazzo stridulo --Dovrebbe averne lei!- puntò la bacchetta dritta al cuore del vecchio professore, la presa era visibilmente insicura.
-Siamo soli, sono indifeso e tu non hai ancora agito. Se vuoi possiamo ora considerare le tue alternative1
-Io non ho alternative- lo credevo, aggiunse nella sua mente.
Assunse improvviso un colorito biancastro, più bianco della barba di Silente. -Devo farlo, o lui mi ucciderà!-
Ecco, di nuovo. pensò Harry.
-Io posso aiutarti- disse Silente con voce gentile.
-Nessuno può aiutarmi- La bacchetta di Draco iniziava a tremare incontrollabilmente.
-Manderò i membri dell'ordine a nascondere tua madre,tuo padre invece si trova al sicuro ad Azkaban, arriverà il momento di proteggere anche lui, e lo faremo-
La bacchetta di Draco parve abbassarsi, ma dalle sue labbra uscivano solamente i stessi sussurri ripetuti"Lui mi ucciderà". Harry era stanco di sentirle.
Sotto il mantello dell'invisibilità si mosse, ignorando gli ordini imposti da Silente. Fortunatamente il mantello era abbastanza lungo da coprirgli le scarpe anche da alzato, ma non importava al momento, si fidava di Draco.
Così, sotto gli occhi consapevoli di Silente, si piazzò di fronte al ragazzo con la bacchetta puntata. Il suo sguardo gli passava attraverso, era sul punto di scoppiare ancora una volta in pianto.
-Draco- chiamò piano, poggiandogli una mano su una guancia. L'altro sussultò, sentendo immediatamente il calore familiare sulla sua pelle. -Non farlo-
-Harry? ...io...- rispose solamente, la sua voce era carica di vergogna e tristezza.
-Non voglio altre giustificazioni, davvero. - gli rispose Harry con il cuore stanco e sapiente -Ricordi la richiesta che ti ho fatto quando stavi male? So che mi ascoltavi, me lo sentivo, ci speravo-
Draco rivolse al vuoto uno sguardo confuso -Mi avrai chiesto di non fare pazzie- tirò ad indovinare il Serpeverde, ignaro delle suppliche di Harry durante il suo stato comatoso.
-No- sospirò Harry -Ti ho chiesto di dimostrare al mondo e a me la tua innocenza, ti ho chiesto di dimostrarmi che sono stato solo uno stupido a sospettare di te, uno stupido nonostante la ragione, nonostante tutte le prove contro dite. Ti chiedo di non rendere conferma a queste, sei ancora in tempo, ti ho chiesto questo e ho un disperato bisogno che tu mi renda questa mia unica richiesta.-
Draco fu colpito dalle parole di Harry. Durante tutto il periodo in cui sono stati insieme, sentiva di essere un mostro che si stava prendendo gioco della persona che amava, ma aveva troppa paura per parlarne e nonostante ciò Harry dimostrava nei suoi confronti una fiducia straordinaria e commovente.
-Ho bisogno che mostri a te stesso la persona meravigliosa che vedono i miei occhi, non macchiarti l'anima con un azione che non compieresti mai, solo se davvero tu non la compieresti mai, ti prego.-
Harry vide lo sguardo del biondo farsi carico di lacrime, la mascella serrata. Sul viso gli era stata dipinta la stessa espressione che aveva assunto quando gli aveva chiesto se lo avesse ucciso se mai Voldemort lo avesse chiesto. Abbassò la bacchetta, e con quella scese giù anche una lacrima dai suoi grigi occhi colmi di sfida. Silente sorrise, ma prima che potesse aprir bocca un rimbombo assordante riempì lo spazio, un attimo dopo quattro persone vestite di nero si precipitarono fuori, sui bastioni. Harry si mise di lato, ben coperto dal mantello, sperando che non fosse stato notato in mezzo a quel trambusto. Era pronto a lanciare qualche incantesimo per stordire i nemici, ma ancora una volta il vecchio preside glielo impedì, uno sguardo non bastava stavolta, lo sapeva. Non si fece scrupolo, per quanto fosse pericoloso lo vide mimare un incantesimo, ed Harry non fu più in grado di muovere un muscolo. Come potesse riuscirci senza bacchetta era strabiliante, ed era un mistero perché non lo avesse fatto con Draco, nonostante la profonda convinzione di riuscire a fermarlo con le parole e il far leva sul suo cuore.
-Fantastico!- esclamò Fenrir Grayback, puntando il suo sguardo su Silente, che appariva leggermente più stanco di prima, aveva sprecato le ultime forze per bloccarlo lì, annullando ogni sua possibilità di difesa. -La festa non è ancora finita- annunciò il lupo mannaro.
-Che carino, ci ha atteso.- ribatté una donna al suo fianco. Lo sguardo spietato, quasi quanto quello di Bellatrix, che a sua volta si era avvicinata alle spalle del nipote. 
-Che aspetti, ragazzo?- gli sussurrò severa ad uno orecchio. Ma da quella posizione lei non riusciva a vedere la determinazione sul volto di Draco, né le sue lacrime di rabbia, non avrebbe alzato mai più quella bacchetta, pur consapevole delle imminenti conseguenze.
-Ha paura?- chiese la donna di prima, con tono derisorio.
-Lo faccio io.- ringhiò Grayback, e avanzò verso Silente con le mani tese e i denti scoperti.
-Non lo farai!- urlò una voce che proveniva dalle scale. Per un attimo Harry si sentì sollevato, vide arrivare Severus Piton con la bacchetta sguainata e quasi credette di essersi sbagliato anche sul suo conto. Ma così non era. 
-Abbiamo un problema, Severus- disse Amycus, il quarto Mangiamorte. -Il ragazzo non sembra in grado...-
-Lo vedo.- rispose il Professore, puntando il suo sguardo aspro verso lo studente prediletto. -E come tutti ben sapete, devo essere io ad occuparmene in questo caso.- aggiunse spostando il suo sguardo sul lupo mannaro, che con profondo disprezzo tornò al suo posto.
E prima che potesse agire, qualcun altro pronunciò il suo nome. 
-Severus- chiamò Silente con dolcezza, un tono che atterrì Harry più di ogni altra cosa, supplichevole, decisamente struggente udito dalle labbra del mago più grande di tutti i tempi.
Piton non rispose. Avanzò e spinse rudemente Draco di lato, proprio dove si trovava Harry. Fianco a fianco, avrebbero visto le conseguenze delle loro azioni, inermi.
Draco avrebbe voluto reagire, fermarli per lo meno, ma non poteva fare assolutamente nulla, ci aveva già tentato ed era ancora in vita per pura cortesia. Non avrebbe mai ucciso nessuno, non ci sarebbe mai riuscito. Fermare, schiantare o immobilizzare Piton non sarebbe servito a niente, c'erano altri quattro Mangiamorte pronti a farlo fuori, e molti altri in arrivo. Silente lo avrebbe perdonato? Gli aveva rivolto uno sguardo poco prima che Piton prendesse il controllo, sorrideva, era come se gli avesse detto "Bravo, basta così, hai scelto bene e compiuto il tuo dovere". Ma non si sentiva di aver fatto assolutamente nulla di buono, oltre il non porre fine a una vita. Una vita che era già finita, e che ne sembrava essere soddisfacentemente consapevole, non capiva.
Piton scrutò per un attimo Silente, nei suoi lineamenti erano incisi disgusto e odio, puntava la bacchetta senza nessun timore.
-Severus... ti prego- supplicò Silente, ma alle orecchie di Draco suonavano suppliche di un uomo stanco, che volesse porre fine alla sua vita? Che lo avesse propositamente provocato?
Piton strinse la presa sulla propria bacchetta e pronunciò il peccato senza ritorno. 

-Avada Kedavra-

Uno zampillo di luce verde schizzò fuori dalla punta della bacchetta di Piton e colpì Silente in pieno petto. L'urlo di orrore non uscì mai dalla bocca di Harry, silenzioso e immobile, fu costretto a guardare Silente scagliato in aria e cadere lentamente all'indietro, oltre le merlature, come un'enorme bambola di pezza, e scomparve. 
Draco urlò per lui. Ma il suo grido fu coperto dagli ordini di Piton verso i suoi compagni -Fuori di qui, sbrigatevi!- gridò.
Quando tutti furono usciti afferrò il colletto di Draco e lo trascinò con sé, ma lui strappò via le sue mani di dosso e lo spinse via.
-Non verrò con te- gli disse.
-Non credi di aver fatto lo stupido già abbastanza? Ci farai ammazzare tutti-
-A me sembra che almeno tu ti sia salvato la pellaccia con quello che hai fatto- affermò con disgusto Draco.
-Senti un po' da chi viene la predica- disse con tono cantilenate Piton -Vieni con me, lo devi a tua madre, piccolo moccioso irrispettoso-
-Porterò io mia madre in salvo, ho scelto il lato giusto adesso-
-Porterai tua madre alla morte. Pensi che tuo padre sia in salvo adesso? Sono evasi tutti, e non appena verrà a galla il tuo cambio di rotta, sarà la fine per tutti voi-
Harry vide Draco irrigidirsi un momento, ma non si fece abbindolare dalle parole di Piton, dal canto suo invece, si era reso conto che gli effetti dell'incantesimo dell'ultimo minuto di Silente non lo teneva più paralizzato, ma si sentiva ugualmente immobilizzato e con il fiato rotto a causa del dolore che lo aveva attanagliato al petto, troppe erano le cose da sopportare, ma troppe erano le persone che in quel momento avevano bisogno che il suo corpo reagisse alle avversità. Così da sotto il mantello prese la mira e lanciò il suo incantesimo verso il professore -Pietrificus Totalus!- urlò. Ma Piton fu più veloce, si allontanò immediatamente dallo studente Serpeverde, con aria non troppo sorpresa si mise sull'attenti, bacchetta sollevata, verso Harry.
-Stupefic...- provò a lanciare l'incantesimo, ma fu bloccato senza troppo impegno dal Mangiamorte. Provò ancora, ancora e ancora. Con gli incantesimi più svariati, e con l'aiuto di Draco, ma questo sembrava deviare il tutto con gesti pigri e rilassati del braccio. Non osava attaccare Draco Malfoy, né tanto meno Harry Potter che era priorità del Signore Oscuro. 
-Vigliacco!- gli urlò contro Harry, disgustato per l'assassinio commesso -Reagisci!Se solo il professor Silente mi avesse dato ascolto. Si fidava ciecamente! E l'ha tradito, nei peggiori dei modi.- sputò rabbioso, vedere il viso di Piton gli dava il voltastomaco.
-Mi hai chiamato vigliacco, Potter?- disse per nulla scosso Piton di rimando -Tuo padre non mi attaccava mai se non erano quattro contro uno, voi siete in due: mi chiedo come lo definiresti...- provocò.
-Cru...- gridò Harry, sotto lo sguardo stupito di Draco. Ma Piton lo parò ancora, beffardo.
-Niente maledizioni senza perdono da te, Potter! Ti bloccherò ancora e ancora, finché non imparerai a tenere la bocca sigillata e la mente chiusa- rise e spostò la sua attenzione sul ragazzo biondo -Adesso Draco, hai l'ultima possibilità. Seguimi e la vita tua e della tua famiglia sarà salva, segui i tuoi schiocchi sentimenti lagnosi verso Harry Potter, e sei morto-
Draco per la prima volta non si sentì il volto in fiamme dalla rabbia, né dalla vergogna per affermazioni o le intuizioni del professore, il ribrezzo era il primo sentimento che provava quando lo guardava in volto, mai e poi mai lo avrebbe seguito. Restò in silenzio, prese per mano Harry e gli rivolse uno sguardo truce, quello che voleva comunicare con questo era chiaro: "Che spetti a fuggire dal tuo padrone, vigliacco? Io resto qua".
-Molto bene.- rispose non molto contento Piton, voltò loro le spalle e proprio in quel momento Harry ne approfittò per far esplodere tutta la rabbia che il suo corpo covava. Strinse più forte la mano di Draco, mentre l'altra levò la bacchetta sul bersaglio.
-Sectum...-
Ma ancora una volta Piton non fu preso alla sprovvista, si girò e respinse la maledizione, facendo stavolta volare la bacchetta dalle mani del prescelto. Il volto di Piton però non sembrava affatto beffardo o soddisfatto come le volte precedenti, era furioso, i lineamenti rimarcati dallo stesso odio di prima. 
-Tu hai il coraggio di usare i miei incantesimi contro di me, Potter? Sono stato io ad inventarli... Io, il Principe Mezzosangue! E tu rivolti le mie invenzioni contro di me, come il tuo schifoso Padre? Non credo...no!-
Harry lasciò la mano di Draco, si avvicinò al suo nemico e spalancò le braccia. -Mi uccida, allora!- ansimò Harry -Mi uccida come ha ucciso lui, qui, nel suo stesso punto. Disarmato allo stesso modo. Vigliacco...-
-NON...- alzò di tono Piton, e il suo viso si fece folle, disumano -CHIAMARMI VIGLIACCO!- 
Un incantesimo sferzò l'aria, riuscì a prendere Harry solo di fianco, che provando comunque un dolore ardente venne scaraventato al suolo. Questo grazie a Draco Malfoy, che si era stufato di essere passivo in tutta quella folle ferocia dell'ex professore, gli si era buttato praticamente addosso, spingendolo di lato, sul pavimento e deviando il colpo che Piton aveva lanciato ad Harry, altrimenti fatale.
Harry provava troppo dolore per rialzarsi, si teneva il fianco dolorante, la camicia si era sporcata di sangue e diveniva sempre meno bianca. Draco si rialzò in fretta, fregandosene di Piton che si era già rialzato da terra e pronto alla fuga, andò subito in soccorso di Harry.
-Stai bene, Harry?- disse poggiando una mano sulla ferita, era assurdo che i ruoli si erano invertiti così velocemente.
Harry annuì ansimando leggermente. -Non mi ha preso in pieno, grazie a te, sopravviverò. Ho solo bisogno di qualche pozione dall'infermeria.-
-Ti ci porto io- rispose Draco, cercando con lo sguardo la bacchetta di Harry, quando la trovò la riconsegnò al proprietario.
Harry scosse la testa -Posso andare da solo, insegui Piton- l'uomo era già sparito per le scale senza aggiungere nient'altro, come un vero vigliacco poteva fare.
-Non se ne parla. - disse Draco autoritario -Sarebbe riuscito a fuggire in ogni caso, forse sta già arrivando ai cancelli per smaterializzarsi, è troppo tardi. Tocca a me prendersi cura di te adesso, andiamo.- così dicendo, sollevò Harry e lo fece sostenere dalle sue spalle.
 
La strada da percorrere fortunatamente non era disseminata dai Mangiamorte, che si erano già dati tutti alla fuga, era piena però di feriti e studenti spaventati in ogni dove.
Dentro l'infermeria non era un bello spettacolo, infinite file di letti disposti il più vicino possibile per far spazio a nuovi feriti,e dire che era così vuota quando lui si era svegliato. Si sentì in colpa, tra gli alunni Draco vide anche qualche volto familiare, qualcuno della sua casa, altri incrociati in giro, uno dei letti era circondato da teste rosse.
-Ragazzi!- urlò Harry terrorizzato appena li vide. 
-Che succede?- aggiunse Draco al posto di Harry, per non fargli sforzare troppo la voce a tratti spezzata dal dolore.
Tutti i componenti della famiglia Weasley, meno che Ginny si girarono verso di loro, con sguardo sollevato, con loro anche Hermione, Lupin, Hagrid, la Professoressa Mcgranitt e Madama Chips china sul letto della paziente.
-Harry!- chiamarono tutti all'unisono, senza alzare troppo la voce per non disturbare gli altri pazienti. 
-Ginny si è rotta una gamba per scappare da quella pazza assassina di Bellatrix, nulla di grave, fortuna si trovava la professoressa McGranitt nelle vicinanze, ma la strega è riuscita a fuggire comunque. - informò Ron Weasley -Cosa è successo a te, invece. Dov'è Silente?- chiese indicando la ferita dell'amico. Poi spostò il suo sguardo verso Draco, truce. Non lo aveva notato fino a quel momento, si alzò in piedi e lo guardò fisso.
-Che ci fa questo traditore con te?- chiese, ricordando la sua comparsa con i Mangiamorte che avevano invaso Hogwarts.
-Credo che dovrò spiegarmi.- rispose Draco con tono pacato. Serrando la mascella con rammarico riguardo la domanda su Silente, avevano tanto di cui parlare. -Ma prima, pensiamo ad Harry, sta messo male, come puoi vedere.- così dicendo lo dispose sul letto vicino, che era stranamente l'unico libero in quel momento, e attese l'infermiera in silenzio. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19, FINE. ***


Il cielo era ironicamente sereno quel giorno, il sole splendeva, i suoi raggi scaldano la bianca bara del più grande preside che Hogwarts avesse mai avuto. Erano passati pochi giorni dal tragico evento ma il mondo sembrava essersi fermato nel tempo con lui. Nessuna lezione, nessun esame, nessun animo quel giorno.
I suoi da sempre amati studenti erano riuniti intorno a lui, a debita distanza, in un profondo silenzio commemorativo. Trattenevano una lacrima, le mani si stringevano, le nocche si sbiancavano nel tener ben salda la presa tremante delle bacchette puntate in alto, verso quel cielo limpido che aveva accolto Albus Silente. 
I professori, i suoi anziani colleghi, si facevano forza verso se stessi e i loro studenti. Tra di loro mancava quello più fidato per lo stesso Silente, quello che gli ha strappato via la vita, ma nessuno osava nominarlo, nessuno voleva velare quel giorno di profonda indignazione. 
Tutti erano presenti quel giorno per commemorarlo, ogni singolo abitante di Hosgmeade, maghi, creature, maghinò. Tutti versavano lacrime in silenzio. C'erano anche i fantasmi del castello, appena visibili alla splendente luce del sole. Era strano pensare che Silente fosse ora più vicino a loro che al mondo terreno. Solo adesso Harry ne riusciva a prender coscienza, ora, che il funerale era finito, i canti delle sirene, le coreografie, la musica, i tributi. Tutto sfumato in cielo, insieme ai pensieri e le lacrime agrodolci che ognuno di loro aveva versato.
 

Draco era seduto alla destra di Harry, era pallido, riusciva a trattenere a stento i sensi di colpa che gli attanagliavano l'anima, non aveva ucciso Silente, ma era come se lo avesse fatto. Poteva evitare tutto quello, evitare le lacrime che appannavano gli occhiali del ragazzo che lo aveva salvato, che ora doveva essere ricambiato, e tutto quello che riusciva a dargli era una mano da stringere e una spalla dove sfogarsi.
Alla sinistra del prescelto si trovavano i suoi amici di vecchia data: Hermione e Ron. Il resto della famiglia Weasley si trovava lì vicino alla bara, laddove i membri dell'ordine della fenice si erano riuniti. Draco osservò da lontano il volto di Bill Weasley, non lo aveva notato in infermeria, delle cicatrici paurose lo avevano rovinato. Il padre aveva raccontato della sofferenza che il figlio aveva provato quando Fenrir Greyback lo aveva morso, che erano state ore interminabili, ma per fortuna Lupin che ci era passato e sapeva come gestire la situazione, gli era stato accanto. Si era ripreso immediatamente, per stare accanto alla sorellina ferita. Era fortunato, non correva rischi di trasformarsi in lupo mannaro in quanto Grayback era in forma umana al momento dell'attacco, ma ciò non lasciava di certo tranquilli i suoi pensieri, Draco rabbrividiva all'idea di trovarsi tra le grinfie del lupo mannaro, lo impauriva quasi più di Voldemort in persona.
Il Serpeverde lasciò il filo slegato dei suoi pensieri quando accanto a lui Harry si mosse per estrarre da sotto la camicia il medaglione di Salazar Serpeverde.
Quella mattina Draco sapeva qualcosa in più della vita del suo ragazzo, era venuto a conoscenza degli Horcrux, e si chiese come potesse essere stato tanto ingenuo da essere stato anche solo un pizzico accecato dalle ideologie di quel folle assassino.
Certo, non fu facile comunque ottenere il consenso degli amici di Harry su informazioni tanto importanti, perfino quest'ultimo era dubbioso in quanto sentiva di tradire il volere dell'ormai defunto Silente. E' stato sottoposto a lunghi interrogatori, dove scocciamente era costretto a spiegare ogni suo gesto, ogni suo pensiero e intenzione. Parola per parola, lettera per lettera. Se qualcuno gli chiedesse mai cosa secondo lui fosse l'amore non avrebbe dubbi sulla risposa: sicuramente, sopportare tutto quello senza tirare un pugno sui denti a nessuno, nemmeno una volta. Con il rosso in particolare poi, resistere a quella tentazione era uno sforzo notevole.
Si sorprese però sulla sorella. Ginny, la ragazza che aveva avuto una cotta per Harry Potter dalla prima volta che posò gli occhi su di lui, era colei che lo aveva per prima visto di buon occhio. Nel momento in cui Draco confessò senza vergogna che tutto ciò che aveva fatto e le scelte sbagliate che avevano compiuto, erano mosse dal egoismo di proteggere la sua famiglia senza badare troppo al resto, lei lo compatì. Infondo, tutti per primi erano mossi da questo, per fino Harry, che dei genitori non li aveva più principalmente era mosso da essi. Quasi si dispiacque nel sapere che lei non era a conoscenza degli Horcrux, il fratello non voleva metterla in pericolo in una faccenda tanto grossa, e lo capiva perfettamente.
«Dovremmo movimentare la nostra ricerca» disse piano Harry, gli tremavano le mani intorno all'oggetto «E' quello che avrebbe voluto Silente, non avrebbe voluto che il tempo residuo fosse accorciato per il suo compianto»
«Lui vive in noi» concordò Hermione annuendo, mostrando la forza che possedeva.
«Dovremmo parlarne alla Tana» disse Harry guardandosi in torno «Non sappiamo quante orecchie amiche ci siano qui per Silente, inoltre magari potremmo documentarci con più libertà»
Mentre Ron dava il suo consenso, Draco restò in silenzio, fissando davanti a sé, sentendosi leggermente fuori luogo e ancora una volta insicuro su cosa fare. Ad Harry bastò un'occhiata per capire cosa passasse nella testa del ragazzo biondo, così si rivolse a Ron: «Amico, non è che anche Draco...»
Ron lo guardò serrando le labbra, avrebbe tanto voluto far finta di non aver capito e rifiutare la proposta, non teneva molto ad avere in casa sua il bulletto che per anni lo aveva denigrato e chiamato "sporca sanguemarcio" la sua ragazza. Ma dovette mettere da parte i rancori per l'amore del suo migliore amico. La sua mente non faceva altro che vagare sull'immagine di Draco scortato dai più terribili mangiamorte, era stato chiarito quel malinteso, ma lui non riusciva ad avere totalmente l'anima in pace, se era stato capace di affiancarli per il bene della sua famiglia, ci sarebbe cascato ancora? Il fianco di Harry sarebbe stato più importante?
«Certo» rispose annuendo rigidamente. Sorprendendosi di vedere sul volto dell'amico il sorriso più caloroso e riconoscente che avesse mai visto in quei mesi di dure preoccupazioni, stonava nell'insieme di volti rigati dal pianto ma andava bene così. Perfino gli angoli della bocca di Draco si curvarono verso l'alto, impercettibilmente, ma Harry aveva imparato a decifrare tutto il sentimento che il ragazzo metteva in quei piccoli gesti. Ma quel sorriso fu ridotto dall'ansia perfezionista di Hermione.
«Ha ragione Harry. Ci serve un posto più sicuro dove parlare di questo» indicò il medaglione «Ma la Tana non è il posto giusto. Siamo in troppi, i Weasley non staccherebbero gli occhi da Malfoy e cercherebbero di ascoltare le nostre ricerche nel tentativo di dare una mano, ne sono sicura.»
«Puoi anche chiamarmi per nome» disse Draco lasciando perplessi un po' tutti, ed Hermione leggermente imbarazzata.
«Beh» tossicchiò Harry dopo un po' «Dove dovremmo andare? Grimmauld Place?»
«Sei matto? Harry, Piton può entrare!» disse Ron a bocca aperta.
«Tuo padre ha detto che hanno già pensato a mettere delle fatture contro di lui, ne parlava sta mattina con Bill durante la sua medicazione di rutine, si attivano solo in sua presenza.»
«Sei sicuro...?» chiese la ragazza.
«Giuro che non sono in vena di aver a che fare con Piton al momento»
«Va bene allora» Disse Hermione apparentemente non troppo convinta «Datemi il tempo di prendere le mie cose e si parte.»

 

«Che significa che è un falso?!» urlò Ron in neanche cinque minuti dall'inizio delle loro ricerche.
Erano giunti al numero 12 di Grimmauld Place dopo la cerimonia, per tutto il tempo del tragitto Harry non aveva neanche più sfiorato il medaglione, ci avrebbero pensato non appena avessero messo piede nella dimora.
«E' un falso.» disse Harry con voce glaciale «Ero troppo preso dallo stato di Silente per accorgermene, e dopo, dalla fine della sua vita...» gli porse il medaglione aperto. Conteneva un pezzo di pergamena, che Ron sfilò con cura. Tutti si sporsero per leggere.
"Al Signore Oscuro.
So che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste parole ma voglio che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto. Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile. Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale. 
R.A.B"
«R.A.B» sussurrò Ron «Ma chi è?»
«Regulus Arcturus Black» suggerì Draco Malfoy alle loro spalle. Tutti si voltarono a fissarlo.
«Il fratello di Sirius?» si allarmò Harry, sostituendo la rabbia per l'inutilità del viaggio alla caverna al profondo interesse.
«Il suo nome è famoso tra i miei parenti. Era... un Mangiamorte» Draco usò una certa delicatezza a rivelare quell'informazione, notò subito lo sguardo infiammato di Harry, troppe persone a lui care erano state abbattute da quella stupida guerra, e queste sembravano non scomparire mai, tornavano sempre a galla e rimarcare le nuove ferite. 
«Non sembra un gran devoto di Tu-Sai-Chi» disse Ron scrutando la lettera.
«Sirius mi aveva raccontato di lui. Si unì a loro quando era molto giovane, poi ebbe paura e cercò di andarsene... e così lo uccisero. »

«Padron Regulus non era un fifone.» La vecchia e scorbutica voce di Kreacher irruppe nella stanza, si inchinò in un costretto saluto e prese a bisbigliare di quanto insolenti siano stati a pronunciare il nome dell'amato Serpeverde.
«Kreacher» sbuffò Harry. «Ti ho ordinato mille volte di non farti vivo se non lo avessi richiesto io.»
Draco guardò Harry incuriosito, mai si sarebbe aspettato un simile atteggiamento da parte di Harry verso una creatura, lui era da sempre stato abituato a trattare gli elfi domestici in quel modo se non peggio, ma non pensava che anche Harry Potter potesse farlo. Non conosceva però il motivo per cui l'avesse a morte con Kreacher.
«Il medaglione è ancora integro.»
Bastò quella frase per ottenere l'attenzione di tutti.
Kreacher spiegò il coraggio di Regulus e quello dell'elfo suo complice, nell'impresa di sostituire uno degli Horcrux di Voldemort, con un falso. Rivelò che Black non fu ucciso per il suo cambio di rotta, o almeno, non direttamente. Fu ucciso dagli Inferi a guardia del medaglione.
Raccontò che prima di morire ordinò a Kricher di fuggire dalla grotta dove era nascosto l'Horcrux, cosa che poteva fare grazie a ciò che permetteva di realizzare la magia degli elfi, e di continuare a cercare di distruggere il medaglione. Non ci riuscì, niente di quello che Kreacher aveva provato sul medaglione lo aveva minimamente scalfito, rivelò di essersi punito e di aver provato ancora e ancora. Poi fu rubato, Kreacher lo teneva custodito tra i suoi tesori più preziosi e Mundungus Fletcher glielo portò via, come tante altre cose dopo la morte di Sirius. A fine racconto il volto burbero di Kreacher era sommerso da una valle di lacrime.
I tre amici si guardarono, ricordavano del medaglione che tutti loro avevano tenuto in mano e che invano avevano tentato di aprire, finendo poi nell'immondizia. Ad Hermione venne un nodo alla gola guardando le condizioni dell'elfo, aveva passato vicende orribili in quella caverna e sotto gli ordini dell'Oscuro Signore. Harry era ancora arrabbiato, forse anche più di prima dal comportamento di Kreacher, nonostante quello che aveva passato a causa di Voldemort aveva comunque permesso la morte di Sirius.
Ma si rese conto che gli elfi domestici non erano esattamente come gli umani, vivevano per ubbidire. Lo faceva volentieri con chi lo trattava con cura, non importavano le loro idee, che aveva imparato a ripetere e recitare, importava solo il suo ruolo.
«Kreacher» chiamò Harry con la delicatezza che mai aveva avuto nei suoi riguardi. «Potresti farmi un favore? Saresti disposto a cercare Fletcher?»
Kreacher lo guardò torvo, cercando di regolarizzare i singhiozzi.
«Voglio regalarti una cosa» sussurrò Harry, porgendo all'elfo il falso Horcrux. «Apparteneva a Regulus e sono sicuro che vorrebbe lo tenessi tu come segno di gratitudine per quello che hai fatto per lui»
Kreacher allungò una mano tremante, afferrò il medaglione e subito si colpì con esso ritenendosi indegno. Poi come se nulla fosse guardò Harry pieno di riconoscenza e si inchinò «Kreacher farà tutto quello che padron Harry vorrà»
Harry fu tentato di chiedergli di non rivolgersi a lui con tale formalità, ma si ricordò presto con che genere di creature bizzarre avesse a che fare.
«Grazie Kreacher» disse solamente. E l'elfo si era già smaterializzato.
«Ora non ci resta che scoprire come distruggere il medaglione, se questo salterà fuori» disse Ron.
«Una zanna di Basilisco» disse Harry scrollando le spalle.
«Non ci sono altri modi?» rabbrividì l'amico.
«Non deve essere per forza una zanna di Basilisco» si intromise Hermione «Deve essere qualcosa di così devastante che l'Horcrux non possa autoripararsi, frantumare l'oggetto non basterà, bisogna che sia impossibile ripararlo con la magia»
«Come fai a sapere che non basta?» chiese il fidanzato, sospettoso.
«Ecco, io... Ho fatto delle ricerche»
«Dove? Pensavo non si trovassero libri sugli Horcrux in biblioteca» chiese Harry, rivolgendo uno sguardo a Draco. Ripensò a quella volta che lo beccò a girovagare in biblioteca alla ricerca di qualche libro che spiegasse qualcosa sugli armadi svanitori. Gli scaffali di Hogwarts, anche quelli proibiti erano spolverati da informazioni tanto allarmanti. Draco sembrava pensare lo stesso. Gli si avvicinò e incrociò le dita di una mano con le sue. Niente di oscuro, niente di sospetto avrebbe permesso di allontanarlo ancora da lui. Potevano finalmente amarsi liberamente.
«Infatti» ribatté Hermione. Era arrossita, non si sa se per l'imbarazzo della sua azione o per il gesto dei due amanti «Silente li aveva tolti ma non distrutti»
«Li hai rubati?» chiese sarcastico Draco, non c'era traccia di cattiveria nella sua voce, ma solamente un pizzico di leggero compiacimento. Adorava quando la gente che si mostrava perfetta in tutto lasciasse trasparire qualche sgarro, probabilmente era un modo per compiacersi maggiormente. O forse, una semplice stretta di mano riusciva a renderlo più sicuro e spavaldo. Lo adorava.
«Non... non li ho rubati!» si difese guardando i tre con aria allarmata «Erano pur sempre libri della biblioteca, libri che Silente ha messo di parte nel suo ufficio, se non voleva che qualcuno ci mettesse le mani sopra avrebbe reso difficile il loro ritrovamento» restò in silenzio qualche secondo «Ecco...io ho usato un semplice Accio e i libri sono schizzati subito fuori dal suo ufficio, ho avuto qualche ora per leggerli prima che ad Hogwarts succedesse il caos.»
«Ma perché non lo hai detto prima?» chiese Ron quasi urlando.
«Non ne ho avuto il tempo!» rispose lei.
«Ma adesso dove si trovano?» chiese Harry quasi eccitato, magari qualcosa stava per andare per il verso giusto.
O forse no.
Hermione controllò nella sua tracolla, ma non c'era traccia dei libri.
«Devo averli dimenticati ad Hogwarts»
«Nel dormitorio?» chiese Ron.
«No. Ho preferito nasconderli nella Stanza delle Necessità» 
Draco si irrigidì a quella rivelazione, e insieme a lui anche Harry.
«E' dove volevo nascondere il libro del principe »
Hermione annuì «Ho preso spunto da te»
«Eri totalmente pietrificata quando abbiamo visto Malfoy uscire di lì. Era per questo?»
Hermione rivolse uno sguardo mortificato verso il biondo, non amava tirare in ballo quel momento, poi si girò verso Ron e annuì leggermente.
«Nessuno ha visto nessun libro» assicurò Draco.
«Possiamo andare a prenderlo noi?» chiese Harry improvvisamente «Ho qualcosa da portare a termine lì dentro.»
Draco gli rivolse uno sguardo interrogativo ma restò in silenzio.

Hermione scrollò le spalle. «Come volete» rispose.

«Che devi farci qui?» chiese Draco, una volta trovati di fronte alla grande porta della stanza delle necessità. Per arrivare lì, percorsero tutti i corridoi senza lasciare la mano l'uno dell'altro. Che stessero insieme non era più un segreto, perfino i quadri lo sapevano tant'è che sorridevano e sospiravano ad ogni loro passaggio.
«Tempo fa avevi detto che questo sarebbe stato il nostro nido d'amore»
«Non credo che dalla mia bocca sia uscito nulla del genere» rispose lui capendo dove il ragazzo volesse andare a parare.
Harry ridacchiò «Comunque sia, è iniziato tutto da qui. Stiamo per partire alla ricerca degli Horcrux...»
Draco lo guardò serio e attese che il moro continuasse il suo discorso «Potrebbe non andare come tutti noi speriamo, vorrei solo realizzare il desiderio di rendere la nostra unione reale, ufficiale, un vero inizio. E non voglio immaginare nessun altro luogo che non sia questo per farlo.»
Draco ancora una volta non disse nulla, sapeva quanto costasse prendere una decisione del genere in un momento come quello. Portò una carezza sulla sua guancia e lentamente si avvicinò per un lungo bacio.

Oramai la stanza delle necessità era aperta per loro al solo passaggio, era la prima volta però che si spingevano tanto oltre.

Dopo lunghi momenti di baci infiniti romantici, di strette sicure e carezze sfiorate il ritmo della loro passione cresceva. Sempre di più, desiderosi di nient'altro oltre loro.
Si spinsero famelici all'interno del loro nido d'amore richiudendosi la porta alle spalle, durante il tragitto avevano ripreso fiato dal loro discorso di baci si e no due volte, non persero tempo; Draco sfilò la cravatta di Harry ed Harry fece lo stesso con quella di Draco gettandola tra le numerose cianfrusaglie della stanza. 
Lì dove prima c'era l'armadio ora per loro era apparso un maestoso letto a baldacchino. 
-Guarda lì - si staccò Draco, dalle labbra del ragazzo, con un ghigno eccitato e malizioso. 
-Oh, credo che la stanza ci abbia sentiti- rise il Grifondoro per poi tornare a baciarlo di nuovo. A lungo, lenti baci sulle labbra, sul collo... le dita di Draco scivolarono sotto la camicia di Harry, la punta dei polpastrelli che lentamente carezzavano il suo addome, il suo petto, lo elettrizzarono, sentendo l'eccitazione farsi sempre più presente. Infine la sbottonò, permettendo ad Harry di fare lo stesso. Lo prese per un braccio e lo diresse verso il letto, dove si sedette ai piedi. Ora Draco guardava Harry dal basso dato che il ragazzo era rimasto in piedi di fronte a lui, il moro non sapeva cosa fare, seguiva semplicemente le sue mosse felice di lasciarsi guidare. 
Draco infilò un indice nella vita dei pantaloni di Harry, attirandolo a sé, e senza togliere la mano poggiò le sue labbra sul basso ventre, proprio nella zona al di sopra dell'inguine. Una zona che Draco sapeva essere estremamente eccitante sia per le ragazze che per i ragazzi; mosse la bocca con innata maestria lasciando una scia di succhiotti, fino ad arrivare su, sempre più su alla clavicola. Harry non resistette. 
Spinse Draco sul letto e si mise a cavalcioni su suo ventre
-Audace- commentò Draco estasiato. 
Harry non rispose, continuò con la sua esplorazione insaziabile di ogni centimetro della pelle dell'altro. Carezzò il viso, il collo, il muscoloso torace e le possenti spalle, scese sempre più giù. Passò le mani sul marchio, immediatamente un dolore lancinante alla cicatrice lo fece barcollare scattando in piedi, si portò le mani alla testa dolorante, stringendo le palpebre per attenuare il dolore. Draco si alzò subito dal letto impanicato «Harry!, che ti prende?»
«V-Voldemort» disse con fatica. 
Draco sussultò alla pronuncia del signore Oscuro. Si guardò il marchio, poi la cicatrice di Harry. «Stiamo facendo un errore» disse indietreggiando.
«No, ascolta» rispose mettendosi con fatica in piedi, il dolore sembrava iniziare a calmarsi «questo succede spesso, e succederà ancora. Sono stato poco prudente»
«Devi starmi lontano» ripetè Draco lentamente, visibilmente impaurito per il male che è consapevole di poter procurare.
«Non mi farai del male» disse piano Harry. Come leggendo i suoi pensieri. 
«Te l'ho appena fatto!» scattò. 
«Non sei stato tu! È stato quello!» indicò il marchio ormai coperto dalla manica «È stato Voldemort!»
«Quello...» disse Draco accennando un riso amaro «Sono io»
«No, non lo sei»
Stavolta no, stavolta non si sarebbe fatto abbattere dalle sue parole, sta volta non avrebbe lasciato tutto scorrere nelle mani di un litigio. Sta volta non avrebbe lasciato che l'oscurità avesse sporcato l'amore, non dopo che aveva perso tutto e tutti, dopo il coraggio che aveva raccolto per arrivare a tanto, non avrebbe perso anche lui.
«Quante volte dovrò ripeterti che quello non fa parte di te?»
Draco schiuse le labbra per rispondere ma Harry continuo «Forse per tutta la vita, ma non importa, lo capisco e lo farò.»Harry tornò ad annullare la distanza che li separava, prese il braccio del ragazzo e guardò quello che per lui era ormai un insignificante scarabocchio. «Una volta il mio padrino, Sirius, mi disse che il mondo non è diviso in buoni e mangiamorte.»
«Io sono un mangiamorte anche se non lo voglio, Harry, non ti farei mai del male ma ho paura di fartene inconsapevolmente» confessò Draco. La cocciutaggine serpeverde che non voleva darla vinta a nessuno era una delle cose che facevano letteralmente impazzire Harry di rabbia, ma lo ignorò continuando il suo discorso . 
«Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi, l'importante è da che parte scegliamo di agire.» disse coprendo il marchio con la mano. 
Avrebbe potuto fargli male, avrebbe potuto rovinare tutto in un momento tanto delicato, ma se lo sentiva che sta volta sarebbe andato tutto per il verso giusto. 
«Silente diceva che la paura del nome non faceva altro che alimentare la paura della cosa stessa. Questo penso che possa valere anche per uno stupido disegno o un' inutile nomina, queste non possono farmi del male a meno che tu non lo voglia.» portó la mano libera sul viso del biondo, facendo poggiare l'una contro l'altra le loro fronti, fissò quei intensi tormentati occhi grigi. 
«Noi sconfiggeremo Voldemort insieme, e l'unico modo per farlo è amarci, amarci come niente al mondo, perché è questa l'unica arma che lui non possiede e che non potrà mai essere distrutta»

Gli occhi grigi di Draco erano umidi di emozione, di riconoscenza e di amore. Era spogliato dei suoi sentimenti, completamente vulnerabile e non gli importava per nulla essere visto così dal suo lui.
«Ti Amo» gli disse.
Harry sorrise «Ti amo anch'io» rispose. 
Lo bacia e lo bacia ancora, fa scivolare le mani lungo i suoi fianchi spingendoli verso il suo inguine desideroso di fare nuove esperienze. Adesso niente più li avrebbe fermati, davvero.

Harry era ancora Vergine, l'unica storiella che aveva avuto nella sua vita era stata con Cho Chang, ma neanche la considerava. Si rendeva conto solo adesso che dopo di lei, i suoi pensieri erano sempre stati occupati dal suo attuale ragazzo, certo, prima non pensava assolutamente che i motivi potevano essere ti tale interesse, ma adesso non avrebbe mai permesso a sé stesso di negarlo. Qualcun altro poteva anche sentirsi a disagio per questo, ma Harry era al settimo cielo all'idea che la sua prima volta stava per avvenire con il ragazzo che gli aveva stravolto la vita, nonostante il serpeverde avesse decisamente più esperienza di lui, si sentiva pronto e allo stesso tempo in dovere di proteggere Draco, così fragile come non sembra, si sarebbero amati, protetti, soddisfatti e presi cura l'uno dell'altro.
E così fu, passarono le ore successive ad amarsi, conoscersi più profondamente, legarsi in anima e intimità. Amare ogni centimetro della loro pelle, venire a conoscenza di ogni dettaglio avrebbe mandato in estasi il corpo dell'altro.

Era così che Harry voleva che finisse la sua vita. Nudo e abbracciato all'amore della sua vita, con solo un lenzuolo a coprirli mentre fuori il mondo andava per il suo corso, silenzioso, come in un universo a parte, incantato. Invece probabilmente sarebbe finita con un duello all'ultimo sangue a colpi di Avada Kedavra. Ma non voleva assolutamente pensarci adesso. 
Aveva la testa poggiata al torace di Draco, con l'indice disegnava dei piccoli cerchi intorno al suo ombelico, quel gesto sembrava rilassarli entrambi. 
«E' tutto così dannatamente perfetto» sussurrò, il fiato emesso accarezzò la pelle del biondo, donandogli una calda e elettrizzante scossa lungo tutta la schiena. 
«Finalmente, direi» rispose. 
I secondi passarono in quello stato, sembravano così statici, sospesi nel tempo, imponenti. Poi Harry, con un gesto da felino si portò sul corpo del ragazzo, un avambraccio piegato sul materasso per tenersi ritto, la mano opposta portata sulla guancia dell'amato, ne studiava i lineamenti preziosi, li ammirava come si ammirano le statue greche; belle, bellissime. Colme di eros, virilità , canoni perfetti di bellezza. Lui dal suo canto, si lasciava ammirare silenzioso, forse anche lui stava facendo lo stesso con Harry. Sentiva la mano calda del compagno toccarlo come una reliquia sacra, mentre si muoveva tra mandibola, zigomi e capelli, lo sentì ridacchiare dolcemente. 
«C'è una cosa che mi chiedevo prima ma, ecco, non era il momento più adatto per farlo» disse Harry. 
Draco alzò un sopracciglio «E sarebbe?»
«Come diamine fai ad avere i capelli così dannatamente setosi se usi chili di Gel? Insomma, uno si immagina di immergere le mani nella poltiglia e si ritrova a non volerne uscire più a vita, da quanto sono così... Wow.»
Il gellato scoppiò in una sonora risata, sia per la strana confessione sia per i toni da fangirl che Harry aveva assunto. Smise di ridere solo quando Harry gli tirò un pizzicotto su un fianco. 
«Gel magico» rispose asciugandosi le lacrime dovute alle troppe risa. 
«E certo, figurati se usavi del babbano gel per capelli»
«Ovviamente, so bene che lo preferisci pure tu»
«Decisamente» rispose.
L'aria era intrisa di quell'odore, una fragranza in cui Harry si sarebbe immerso a capofitto e ubriacato all'estremo, era già entrato in overdose da quel profumo, non ne aveva mai abbastanza. 
«Non ti ho mai chiesto cosa hai sentito quel giorno nell'Amortentia, sai, quando Lumacorno presentava le pozioni. Avevi un'aria così irritata»
Draco arrossì leggermente e distolse lo sguardo, non lo aveva mai visto così, tenero. 
«Mi guardavi già ? »chiese invece lui, evitando il discorso, cercava di assumere un tono spavaldo che stonava terribilmente con il rossore delle sue guance. 
«Sentivo il tuo odioso odore di Gel in tutta la stanza, ero confuso, e si, ti guardavo già.» rispose lui arrossendo a sua volta. 
«Ah davvero? Allora forse dovrei smettere di usarlo, sai, se è tanto odioso...»ghignò l'altro. 
«Non ti azzardare a farlo»e via con un altro pizzicotto.
«La tua pelle.» disse Draco dopo un lungo minuto di beato silenzio.
«Cosa?» chiese Harry, spaesato, aveva un sorriso stampato in faccia che non riusciva a mandare via.
«L'odore della tua pelle. E' l'odore che sentivo nell'Amortentia.»
Harry assunse un'espressione mista tra il confuso e l'estasiato «Davvero?» chiese annusandosi un braccio «Non sento nulla. Che odore ha la mia pelle?»
Draco scrollò le spalle «Non so spiegarlo con esattezza, so solo che lo adoro»
Harry sorrise «Una volta ho letto in una rivista di gossip babbana che spesso ciò che ci fa innamorare perdutamente è l'odore di una persona, quando riusciamo a sentirlo in particolar modo, quando siamo attratti da qualcuno e percepiamo la sua scia passarci accanto, è lì che siamo perdutamente fottuti.» ridacchiò «Strano che non abbia collegato questo articolo con la lezione di Lumacorno, quel giorno. Avevo trovato quella rivista aperta sul tavolo della cucina a casa dei miei zii, ero annoiato, non avevo il diritto di guardare la Tv. Quindi tra una padella e un piatto sporco mi ero messo a sfogliare quelle pagine.»
Draco lo guardò con tenerezza, allungò le braccia per stringerlo al suo petto. Come a proteggerlo dalla sua vita d'infanzia.
«A proposito di riviste... Dovremmo portare il libro alla Granger» rise.
«Oh Merlino. Starà morendo dall'ansia, avrà pensato che non lo abbiamo ancora trovato»
Draco ridacchiò «Secondo me quello che potrebbe pensare una cosa del genere è il tuo amico Ron, Hermione credo sia un tantino più perspicace»
«Mi piace il fatto che chiami Ron ed Hermione con i loro nomi» si accoccolò Harry maggiormente.
«Talmente tante volte mi hai rimproverato» sorrise «No, davvero, sono stato uno stupido, ma non dirlo a loro, mi diverte vedere il rosso infuriato.»
«Draco!» rimproverò Harry ridendo a crepapelle. «Vai, su. Cerca questo libro che è meglio»
«Non osare darmi ordini» rispose lui, tentando di mantenere un'espressione seria. Dopodiché si alzò.

Trovare il libro non fu un'impresa tanto difficile, ma al loro ritorno finsero che lo sia stato, per fortuna Hermione aveva dimenticato di rivelar loro il punto esatto del nascondiglio.

Passarono anni da quel giorno. 
La ricerca degli Horcrux non fu una passeggiata, ci furono screzi, false speranze, perdite...
Si scoprì che Piton stava in realtà dalla loro parte, facendo il doppio gioco se non triplo. Non era stato un santo ma Harry sapeva che avrebbe avuto per sempre in serbo un po' di rancore e dispiacere nei suoi riguardi. 
Draco dovette far i conti con la sua famiglia. Grazie a Narcissa Harry era ancora vivo, e grazie a quest'ultimo i Malfoy avevano tutto l'appoggio di ogni singolo membro dell'ordine. Di chi era ancora in vita e di chi ormai non c'era più.
Ironia della sorte, fu proprio la bacchetta di cui Draco Malfoy era diventato il proprietario a sconfiggere Voldemort. L'ultima immagine impressa nelle sue palpebre era la forza del legame che Draco Malfoy ed Harry Potter avevano fatto nascere e crescere ogni giorno sempre di più.
Insieme a quello di Theodore e Blaise, Ron ed Hermione e tutte le altre coppie che da lì e in futuro sarebbero nate.

 

L'amore aveva trionfato.

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