Importunus erit crebo quicumque rogabit - Inutile aiutare chi non accetta consigli

di _Cthylla_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Importunus erit crebo quicumque rogabit - Inutile aiutare chi non accetta consigli ***
Capitolo 2: *** Illa domus labetur, ubi colus imperat ensi - Non durerà a lungo quella casa dove il fuso ha più potere della spada ***
Capitolo 3: *** Trutiorum Reditus - Il ritorno dei truzzi (Parte 1) ***
Capitolo 4: *** Trutiorum Reditus - Il ritorno dei truzzi (Parte 2) ***



Capitolo 1
*** Importunus erit crebo quicumque rogabit - Inutile aiutare chi non accetta consigli ***


Salve!
Come ho detto nell'introduzione, questa one shot è "riservata" a coloro che ricordano la long-fic "Ombre", che ho scritto qualche anno fa. Ho voluto avvisarvi conscia del fatto che le persone che non hanno letto la long non capiranno granché di quel che c'è qui sotto, per forza di cose :'D in particolar modo riferimenti vari.
Immagino che nessuno si aspettasse di vedere dell'altro materiale con Zoisite dopo anni, non me l'aspettavo neppure io, ma... galeotto fu Dragon Ball Super!
Ultima nota prima di lasciarvi leggere in pace: questa one shot si colloca dopo la long e prima della breve raccolta "Il clan Cold si allarga" (il cui stile dovrei revisionare, almeno un pochino).
Buona lettura :)


= Importunus erit crebo quicumque rogabit =

(Inutile aiutare chi non accetta consigli)

 

 

 

 

 

 

 
«Matrimonio? Quale matrimonio? Come ho potuto perdermelo?!»

 
Sembrava che non si potesse fare un sonnellino senza che nell’universo accadesse qualcosa di interessante, almeno per quanto riguardava cibo e banchetti più o meno sontuosi.
Nello specifico, il matrimonio di qualcuno che mai nessuno avrebbe mai pensato di vedere prender moglie.
 
«Non pensavo che tenesse tanto a partecipare alla cerimonia, Lord Beerus!» esclamò Whis, leggermente sorpreso che al Dio della Distruzione -nonché suo assistito ed ex allievo- potesse interessare la celebrazione dell’unione di due persone in un vincolo di amore eterno… o almeno, questo era ciò che un matrimonio sarebbe dovuto essere in un universo ideale.
Peccato che quello non fosse un universo “ideale”, e che uno dei due sposi fosse un essere che si impegnava a tenere stretta la galassia in una morsa di terrore, godendo smisuratamente nel farlo, quindi era improbabile che fosse presente del sentimento in quell’unione.
 
«Ma che cerimonia e cerimonia, non mi importa proprio nulla di quella! Io penso a tutte le leccornie che ci siamo persi» continuò Lord Beerus, lagnandosi «A tutto quel cibo!... come ha potuto Freezer non invitarmi? Fare un simile sgarbo a me?!» aggiunse poi, mentre la sua espressione diventava pericolosamente impenetrabile.
 
«In verità l’aveva invitata, Lord Beerus» replicò pacatamente l’angelo.
 
Il Dio della Distruzione gli lanciò un’occhiata perplessa. «Ah sì? E io cosa stavo facendo, per non ricordarlo?»
 
«Stava dormendo già da un anno!»
 
Dopo quella rivelazione, Beerus tacque per qualche momento. «Ah» disse poi «Adesso mi spiego. D’accordo» fece spallucce «Direi che la nostra destinazione per la merenda sia già decisa!»
 
«Prego?»
 
«Ritengo che Freezer mi debba un banchetto nuziale, essendomelo perso!» dichiarò il gatto.
 
«Non se lo è perso per colpa di Freezer» osservò Whis.
 
«Sì invece, perché si è sposato proprio quando io stavo dormendo! Sospetto che possa averlo fatto apposta» ribatté Beerus «per cui dovrà fare in modo di servirmi tutte cose che mi piacciono, altrimenti distruggerò i vari “Pianeta Freezer” dal numero uno al numero ventisette!»
 
Se era così “gentile” era perché lui e Freezer s’intendevano bene, dal momento che a entrambi piaceva far esplodere le cose. Magari un giorno l’icejin l’avrebbe fatta fuori dal vaso e le cose tra loro sarebbero cambiate, ma per il momento tra lui e Lord Beerus filava tutto abbastanza liscio.
 
«Lord Beerus…» sospirò Whis, con un leggero sorriso tutto di rassegnazione.
 
«Ma pretendo la granita, tanta granita! È un icejin, deve avere la granita!» “icejin”, “demone del freddo” =  granita. Logico. «Quanto ci metteremo ad arrivare su Pianeta Freezer N.1?»
 
«Cinque minuti. Ma non so se Freezer si trovi lì» gli ricordò Whis «Sa bene che il suo lavoro lo porta a viaggiare molt-»
 
«Se ci sia o meno non conta granché» lo interruppe il dio «In realtà mi interessa soltanto che ci sia qualcuno pronto a servirmi da mangiare, quindi andrebbe bene anche se ci fosse, che so, soltanto questa famosa moglie che s’è preso. Ne sarà pur in grado… e poi, sarò sincero, sono un po’curioso di vedere che tipo di donna è quella che ha sposato una persona come Freezer».
 
Whis chiuse un occhio, e osservò qualcosa nella sfera -ora luminescente- che sormontava il suo scettro. «Pare proprio che la summenzionata donna sia in casa, Lord Beerus. Freezer invece è assente».
 
«Mi sta bene. Andiamo!»
 
Alla fine Whis acconsentì alla richiesta, preparandosi alla partenza.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Bene, direi che possiamo fare una pausa».
 
All’annuncio di re Cold, quattro mani -inclusa la sua- agguantarono rapidamente altrettanti bicchieri pieni di vino. Fatto ciò, gli icejin presenti bevvero metà del loro contenuto con due lunghi sorsi.
Da quando regina Ice era di nuovo sveglia e in attività, per sua volontà le riunioni di famiglia semestrali per discutere dell’andamento dell’impero erano diventate trimestrali. Non era certo il motivo di tale decisione, se fosse perché lo riteneva davvero necessario o perché aveva ventisei anni da recuperare o, ancora, per una qualche voglia di tenere tutto più “sotto controllo”, ma di fatto nessuno si era opposto: Re Cold non aveva avuto voglia di negarglielo, pur non trovando una ragione davvero valida per quell’aumento di riunioni, e né Cooler né Freezer sarebbero mai riusciti a dirle “no” -visti i trascorsi- sebbene questo significasse vedersi due volte in più nel corso dell’anno.
Con regina Ice nuovamente al fianco di re Cold, e i due fratelli che davanti alla loro madre evitavano di saltarsi alla gola, il clan Cold sembrava quasi una famiglia degna di tale definizione.
 
«Non rimangono molti argomenti, giusto?» domandò Freezer, posando il bicchiere.
 
«Ha fretta di tornare dalla moglie, lui» commentò Cooler, “leggermente” a presa in giro.
 
Era una fortuna che Freezer avesse rimesso a posto il bicchiere, che così non divenne una poltiglia di frammenti di vetro. Cooler era sempre stato bravissimo a minare le sue capacità di autocontrollo, e dopo tutta la faccenda di Zoisite lo era diventato ancor di più, sebbene le cose si fossero infine risolte a suo favore.
Freezer per troppa vergogna non aveva -né avrebbe mai- detto ai genitori quel che era successo la dannata sera in cui suo fratello si era divertito a “giocare con i manichini”, così come Cooler aveva taciuto per convenienza e Zoisite per lasciarsi quella storia alle spalle, ma era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.
Il rancore era prerogativa del suo clan quanto l’incommensurabile potenza, e attendeva ancora il giorno in cui avrebbe potuto vendicarsi di Cooler, possibilmente in modo definitivo. «Il dovere viene sempre e comunque prima del piacere, ma comprendimi: mia moglie è Zoisite».
 
«Il problema non si porrebbe, se l’avessi portata con te a questa riunione come da nove mesi ti sto chiedendo di fare» gli ricordò regina Ice.
 
Freezer ammutolì. Se si era ripromesso di non nominare Zoisite nel corso della riunione -cosa che si era dimenticato per colpa di suo fratello- era per evitare altri commenti da sua madre oltre il “Quindi non c’è neppure stavolta” iniziale. «Me ne sono dimenticato» mentì «E comunque non servirebbe granché. Chiedile di parlarti di vita e cultura di pianeti vari, di come sopravvivere all’addiaccio, liberarsi da un paio di manette o riconoscere un gioiello da una patacca e lei lo farà più che bene… ma di burocrazia, diplomazia ed economia non sa nulla. Zoisite non è proprio fatta per simili questioni!»
 
«Non è una valida scusa. Non si nasce “fatti” o no per qualcosa, le cose si imparano man mano» sentenziò la icejin «E io ritengo che Zoisite, ormai entrata nel nostro clan, debba far parte attivamente anche di faccende come questa».
 
Re Cold tossicchiò. «In verità neppure io sono molto convinto dell’utilità che avrebbe il tentare di coinvolgerla. Devi riconoscere che è fatta a modo suo. Ricordi cos’è successo al matrimonio?»
 
«Cos’avete contro la dancehall? Per una volta quantomeno non è stata una festa noiosa» obiettò Cooler «Il valzer era diventato più monotono di quanto sia di suo, ha fatto bene a cambiare musica. Poi che Freezer non sappia minimamente muoversi è un altro discorso!»
 
Per fortuna il comunicatore di Freezer iniziò a suonare in maniera insistente proprio quando, nonostante mamma fosse presente, stava per assaltare suo fratello. Guardò chi fosse, e si stupì di vedere il nome di Zoisite sul display. Non che gli dispiacesse essere cercato da sua moglie, ma quella chiamata gli risultava ben strana. «È Zoisite, scusate un attimo» disse, per poi alzarsi e allontanarsi dal tavolo.
 
«“Il dovere viene sempre prima”, diceva» commentò Cooler.
 
«Siamo in pausa, e lui perlomeno ha una moglie dalla quale farsi chiamare» ribatté re Cold «Di te non si può dire lo stesso».
 
Il preferito di re Cold era sempre stato Freezer, e lo era diventato ancor di più da quando si era sposato con una shadowjin, mentre Cooler era sceso di qualche gradino più in basso dal momento in cui aveva aiutato la suddetta a scappare via, e dopo tutti quei mesi non era ancora riuscito a risalire. Non che si fosse sforzato molto in quel senso, non aveva voglia -e neppure il bisogno- di tentare inutilmente di diventare il preferito di suo padre, ma a volte era un po’seccante. «Io compio i miei doveri per la Planet Trade Organization, e tu hai già dei futuri nipoti assicurati, che io mi sposi oppure no. Avrei tutto il tempo di trovare moglie» rispose «Se ne volessi una».
 
Regina Ice stava per intromettersi in una conversazione che stava acquistando una piega poco gradevole, ma un “CHE COSA?!!” gridato da Freezer fece sì che tutto si voltassero di scatto verso quest’ultimo.
 
«Zoisite ascol- no, per una volta IO parlo, mentre TU ascolti e metti in pratica, chiaro?! È vitale che tu sia umile, gentilissima, del tutto accondiscendente e gli dia del “lei”! No, niente “ma”! Qualunque cosa voglia tu devi dargliela, hai capito?!... no, non in quel senso» sibilò Freezer «Su quel fronte non dovrebbero esserci problem… c-che cos… Zoisite. Zoisite ti prego dimmi che stai scherzando, ho un assoluto bisogno di sentire queste parole, ahahah, lo senti, sto già ridendo anche se non è divertente affatt...» si passò una mano sul volto, con aria disperata «D’accordo, non penso che sia lì per quel motivo, se fosse così probabilmente a quest’ora saresti già morta… Sì, “addirittura”. Questa faccenda non deve venire fuori, d’accordo?! Non voglio problemi con le divinità! Sì, hai capito bene, Lord Beerus è una divinità!... no, non si è “portato dietro il gatto”, dei due è il gatto a essere il dio, l’altro è l’assistente! Senti, io ora parto e cerco di essere lì il prima possibile, tu intanto fingi di non essere te stessa. Arrivo».
 
Quando Freezer chiuse la comunicazione e si voltò verso la sua famiglia, vide re Cold con la testa tra le mani e Cooler intento a fissare i bicchieri di vino con aria assente, ripetendo di continuo “sapevo che The Walking Dead dovevo finire di vederlo ieri, lo sapevo!”.
 
La sola che non sembrava sentirsi condannata a morte a prescindere era regina Ice, la quale incrociò le braccia davanti al petto con fare serio. «Servono tre ore di viaggio da qui a Pianeta Freezer N.1, se Lord Beerus è già sul posto è inutile che tu parta. Zoisite dovrà gestire la situazione da sola, questo è quanto».
 
«Non ce la può fare, non senza farci ammazzare tutti» sentenziò Freezer.
 
«Siamo condannati!» esclamò re Cold «La prima volta che mi ha visto mi ha più o meno dato del vecchio putrefatto!»
 
«Questa non la sapevo» si stupì Cooler, nascondendo -malamente- un sogghigno.
 
«Tu prima di questo cosa le avevi detto?» ribatté la icejin, rivolta al marito «Non tutte le donne sono disposte a mordersi la lingua in certe occasioni».
 
«Le avevo detto soltanto che secondo me avrebbe sposato Freezer, cosa che in effetti è successa! Non puoi paragonarla a te solo perché avete entrambe un carattere forte» disse re Cold  «Tra voi c’è una differenza abissale, che risiede nel possedere sufficiente discernimento da capire quando è il caso di comportarsi in un certo modo e quando invece non lo è. Tu lo possiedi. Lei no».
 
«Nemmeno un po’» aggiunse Cooler, sebbene a lui Zoisite non avesse mai dato problemi.
 
«Quindi secondo voi dovrei rimanere qui in attesa, sperando inutilmente che Zoisite non si metta a prenderlo in giro per le sue orecchie o simili appena dirà qualcosa che non le piacerà?! Non se ne parla!» esclamò, uscendo dalla stanza di gran carriera e senza salutare nessuno, diretto alla propria astronave.

Sapeva che sua madre aveva ragione e che non sarebbe mai arrivato in tempo per evitare il disastro ma, per come la pensava, era meglio provare e non riuscire piuttosto che rinunciare in partenza: e
ra riuscito a sposarla soltanto nove mesi prima, era inammissibile che tutto fosse destinato a finire così presto e così male per colpa di una divinità piombata in casa sua nel giorno sbagliato.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Zoisite sapeva che non c’era proprio alcunché di divertente, se quella storia fosse saltata fuori non sarebbe stato piacevole, ma un’assurda risata silenziosa continuava a scuoterla senza darle requie già da prima che lasciasse il balcone che dava sull’esterno. Probabilmente era un suo strano modo di reagire a quella situazione imprevista e, da quel che aveva capito, potenzialmente molto pericolosa.
Non era una novità che Freezer le dicesse di tenere a freno la lingua -non che lei gli desse ascolto-, ma la shadowjin aveva trovato alquanto strano che le avesse intimato di fare una cosa del genere con i due estranei che guardando dal balcone aveva visto arrivare.
 
“Che roba… ho rubato in casa di una cosiddetta divinità, e nemmeno lo sapevo”.
 
Ai tempi lei e Hayun -l’altro Shadow, morto da un pezzo- erano piccoli, ma non aveva ancora dimenticato la sua breve gita in quello strano e piccolo pianeta a forma di piramide rovesciata con quel grosso albero al centro, né aveva dimenticato il palazzo con tutte quelle stanze una più bizzarra dell’altra. Tuttora non sapeva dire se fosse più strana quella piena di bocce di vetro o quella invasa da clessidre fluttuanti, ossia la stanza nella quale loro due avevano visto dormire colui che avevano creduto fosse l’unico abitante del palazzo.
Ricordava distintamente la tentazione di rubare i bracciali d’oro massiccio che quella specie di gatto portava alle braccia, sopita dall’intuizione che lì in giro avrebbero potuto trovare qualcosa di maggior valore e di meno rischioso da trafugare.
L’intuizione si era rivelata giusta, e in seguito non le era più capitato di vedere altrettanto oro ammassato tutto insieme.
Le tornò in mente anche la curiosa sensazione provata allora, quando le era sembrato che quel tesoro non diminuisse mai indipendentemente da quanto lei e Hayun ne facessero sparire nelle ombre, e aveva sentito una “spinta” a prenderne ancora, ancora e ancora. Era riuscita a sconfiggerla dicendosi che loro due rubavano per mantenersi e non per altro, ma per trascinare via Hayun, rapito dallo stesso “incantesimo” -avidità o una maledizione vera?- aveva dovuto prima tirargli due grossi ceffoni.
 
“Ma forse è meglio che la smetta di rivolgere a quel fatto i miei pensieri, ché magari con quelle due parabole satellitari che si ritrova al posto delle orecchie riesce a sentire pure quelli!”
 
Sì, Freezer le aveva detto che questo Lord Beerus era dio, ma Zoisite nutriva comunque seri dubbi a riguardo. Aveva trascorso un’intera vita raminga, girando da un pianeta all’altro, e aveva visto fin troppe pseudo divinità che in realtà si erano rivelate soltanto essere creature un po’ -o molto- più forti del normale, o un po’più grosse della media, o semplicemente abbastanza astute da riuscire a ingannare intere popolazioni di sempliciotti.
Ovviamente questo Beerus doveva essere forte almeno quanto Cooler, o Freezer non sarebbe caduto in simili allarmismi, ma Zoisite riteneva di non avere di che preoccuparsi eccessivamente: alle brutte poteva sempre svanire nelle ombre e tanti saluti. Si stupiva che suo marito non se ne fosse ricordato, nel dirle “se fosse per quello probabilmente saresti già morta”.
 
“Dai che forse Lord Beerus è una persona di retto senso, e non mi verrà voglia di chiedergli se è il fratellastro di Dumbo” si disse Zoisite “Anche perché non c’è bisogno, che condividano almeno un genitore è palese”.
 
Si mise a girellare per la stanza, aspettando che, come da istruzioni, i due visitatori fossero condotti lì da un qualche servo. La ragazza che le aveva annunciato l’arrivo di Lord Beerus le aveva persino chiesto se fosse il caso di spostare l’incontro nella sala principale come soleva fare Freezer, ma la shadowjin aveva risposto “Nah” e fatto spallucce. Se quei due ci tenevano tanto a incontrarla avrebbero percorso qualche corridoio in più e comunque quella stanza le piaceva di più: c’era una visuale migliore sull’esterno.
Era evidente che non avesse la minima idea di come si ricevono degli ospiti importanti, e del resto come avrebbe potuto averla, essendo cresciuta senza alcuna educazione?
 
“Sentiamo un po’cosa vogliono questi due” pensò, mentre rifletteva su come ingannare l’attesa “spero di sfangarla in fretta”.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Cos’è questo cambiamento di stanza? Freezer ci fa sempre accomodare in quella principale, e soprattutto ci riceve personalmente».
 
«La moglie di Freezer non è Freezer».
 
Quando Beerus aveva avvistato la moglie di Freezer sul balcone -Whis gli aveva detto che Freezer si era sposato con l’ultima Shadow esistente, quindi solo di lei poteva trattarsi- aveva detto a Whis di volare direttamente lì senza fare tante cerimonie, ma non c’era proprio stato modo di convincerlo. “Siamo arrivati senza preavviso, comportarsi come vorrebbe fare lei sarebbe una cafonata eccessiva anche per un dio” aveva detto Whis con aria irremovibile, motivo per cui erano entrati dal portone principale e stavano seguendo il servo che era stato mandato apposta da loro per condurli dove doveva.
 
«Sicuro di chiamarti Whis e non “Capitan Ovvio”?»
 
«Sembra che a lei serva qualcuno che faccia notare le ovvietà, Lord Beerus».
 
Il Dio della Distruzione gli diede un’occhiataccia, ma non ebbe altra reazione degna di nota, anche perché ormai erano arrivati.
 
Il servitore entrò per primo, seguito dai due visitatori. «Lady Z-»
 
«HO VINTO! AH! Rancid procione infame, per te solo lame!»
 
Zoisite era così impegnata a festeggiare per la propria vittoria a Farm Heroes Saga da non essersi accorta di niente e nessuno. Sembrava che quello, come metodo per ingannare l’attesa, si fosse rivelato fin troppo coinvolgente.
 
Lord Beerus e Whis si scambiarono una breve occhiata perplessa che valeva più di tanti commenti. Nella loro lunghissima vita ne avevano viste tante ma non era mai capitato che qualcuno, sapendo di doverli ricevere, si mettesse tranquillamente a giocare.
 
«Lady Zoisite» si fece sentire di nuovo il servitore, con fare alquanto imbarazzato «gli ospiti… Lord Beerus…»
 
Solo a quel punto la shadowjin tornò alla realtà. Dopo aver fissato per qualche secondo i presenti senza dire una parola, fece sparire nelle ombre il tablet. «E anche oggi la mia figura del cavolo l’ho fatta, dai. È che quel procione mi aveva già battuta due volte di fila, capite?… vabbè, lasciamo perdere. Salve a entrambi» disse tendendo la mano a Lord Beerus, il quale malgrado la perplessità la strinse. «Zoisite Shadowhidden. No aspè: Lady Zoisite Shadowhidden. Mi dimentico sempre il benedetto titolo».
 
«Il titolo è fondamentale!» fu la sola frase compiuta che Beerus riuscì a mettere in fila, nonché la prima cosa a essergli balzata in mente al posto dei saluti, in quel frangente. Lui teneva molto che le persone gli si rivolgessero col dovuto appellativo in segno di rispetto, quindi il discorso di quella shadowjin moglie di Freezer gli sembrava fuori dal mondo.
 
«Se si tratta di film e serie tv sono d’accordo, un titolo decente ci vuole» replicò e, distogliendo totalmente la propria attenzione da un dio sempre più perplesso, tese la mano a Whis. «Conosco il nome di Lord Beerus ma non il suo, signor?...»
 
«Il mio nome è Whis, Lady Zoisite» si presentò cordialmente l’angelo, stringendole la mano con delicatezza «Noto che per essere la moglie di una persona importante sembra avere un’opinione curiosa su certe questioni».
 
«Non mi sono ancora calata nel personaggio di “moglie di Freezer”, mi sa. Intanto che ne dite di accomodarci?» indicò dei divanetti lì vicini.
 
«Ehm… vuole che faccia portare qualcosa per lei e i signori, Lady Zoisite?» si intromise di nuovo il servo. Se al posto di Zoisite ci fosse stato Freezer non si sarebbe permesso di parlare, ma sapeva che la signora era meno pericolosa rispetto al marito… e, contrariamente a lei, sapeva anche qualcosa in più su come si sarebbe dovuta comportare una padrona di casa più o meno decente.
 
«Eh, mica male come idea!» approvò la shadowjin «A me va una granita alla menta, a voialtri due cosa-»
 
«Una granita alla menta va benissimo per tutti e due, grazie!» la interruppe Beerus, cercando di mantenere compostezza. “Forse tutto sommato questa ragazza non è così male” pensò.
 
«Benissimo, allora vada per tre granite» concluse Zoisite «Magari formato gigante per quello dei due ospiti che sembra particolarmente entusiasta?...»
 
“Confermo: non è male per niente!
 
Poco dopo arrivarono le granite richieste e Whis, gustando con eleganza la propria, si trovò a conversare del più e del meno con Zoisite, mentre Lord Beerus era impegnato a dare l’assalto a un bicchiere alto un metro e mezzo -e altrettanto largo- straripante di granita.
 
«Lei dunque è cresciuta in un ambiente decisamente diverso da questo, sbaglio?» domandò l’angelo con tranquillità, dopo qualche minuto di chiacchiere.
 
«Appena vagamente diverso, sì. A dire la verità io e lo shadowjin che era con me nemmeno ce l’avevamo, un “ambiente”: tre giorni di qua da soli, una settimana di là col gruppo di Tizio, un mese dall’altra parte col gruppo di Caio, mezza giornata da un’altra ancora con quello di Sempronio, e poi boh, da soli di nuovo» disse Zoisite «E quando lo Shadow che era con me è crepato le cose non sono cambiate granché. La vita da vagabondi è quella che è!» concluse, ficcandosi in bocca il cucchiaio pieno di granita.
 
Probabilmente Zoisite era una delle poche ex povere sposate con uomini ricchi e importanti che non si vergognasse di un passato non trascorso tra i membri dell’alta società. Riteneva che non ci fosse nulla di sconveniente nell’aver viaggiato in ogni dove, visto più cose di molti altri e aver vissuto avventure allucinanti con gruppi di gente sciroccata: quantomeno avrebbe sempre avuto qualcosa di interessante da raccontare.
 
«Vita da vagabondi? Parbleu» commentò Whis.
 
«Lei par celeste più che parer bleu, ma va bene uguale» riuscì a dire la shadowjin -causando estrema perplessità in Whis-, nonostante il cucchiaio ancora in bocca.
 
Beerus lasciò perdere un attimo la granita, e si rivolse a Zoisite. «No aspetta, fammi capire: Freezer ti ha raccolta dalla strada come un animale abbandonato?»
 
Tra le intenzioni di Lord Beerus non c’era quella di offendere, ma la sorpresa l’aveva portato a fare il paragone sbagliato…
 
«Essere “raccolto” dalla strada è qualcosa che può succedere a un gatto randagio, non certo a un’icejin di razza Shadow» ribatté infatti Zoisite «Immagino che lei abbia parlato per esperienza personale».
 
…parlando con la persona sbagliata.
Se Freezer fosse stato presente avrebbe bestemmiato in sedici lingue, constatando che i suoi avvertimenti le erano entrati in un orecchio ed erano usciti dall’altro. Prevedibilmente.
 
A quelle parole l’atmosfera abbastanza tranquilla che c’era poco prima andò definitivamente a quel paese. Mentre Whis sospirava, concludendo che non sarebbe riuscito a finire la sua granita in santa pace, Lord Beerus e Zoisite incrociarono le braccia davanti al petto, squadrandosi malamente a vicenda.
 
«Mi hai appena dato del gatto randagio?»
 
«Vorrà dire “mi ha dato”! Il titolo e tutto quello che ne deriva è “fondamentale”… sbaglio?»
 
Si era sbagliato quando aveva pensato che Zoisite non fosse poi così male, sbagliato di grosso: non era altro che una piccola shadowjin arrogante, insolente e poco educata -quello per forza di cose- che non era in grado di capire quando stare zitta o ritirare quanto appena detto. «In quanto divinità posso tranquillamente non curarmi di cose di cui non ti curi tu per prima!»
 
«Io di cosiddette divinità ne ho viste fin troppe, una più tarocca dell’altra. Le divinità vere non esistono!»
 
«Hai davanti a te il Dio della Distruzione in persona e affermi che le divinità non esistono?!» sbottò Beerus, allibito quanto offeso, alzandosi in piedi di scatto «Di tutte le tue mancanze di rispetto questa è la più grave!»
 
«È lei che mi ha paragonata a un animale abbandonato, se avesse continuato a mangiare la granita senza uscite infelici ora non staremmo qui a litigare come cane e gatto, le pare?» ribatté Zoisite, testarda come suo solito.
 
«Pretenderesti anche di avere ragione?!»
 
«Io ho ragione eccome! è stato lei a cominciare, non io» insistette la shadowjin.
 
«Parbleu… e io che avevo iniziato a pensare che sarebbe filato tutto liscio!» sospirò Whis, inascoltato.
 
«Credevo che Freezer fosse in grado di insegnare alle persone a stare al posto che compete loro, ma pare che sbagliassi» disse Lord Beerus, con un’espressione mortalmente seria.
 
«Freezer ci ha provato, ma la sottoscritta è una bella gatta da pelare. Comunque, se è davvero una divinità perché non fa qualcosa di figo per dimostrarlo?»
 
“Qualcosa di figo”.
Non poteva averlo detto davvero.
Seriamente, perché non l’aveva ancora distrutta?
 
«Intendo distruggere tutti i pianeti che appartengono a tuo marito, incluso questo, e naturalmente anche te con essi. Lo trovi abbastanza “figo”?» le chiese il dio, sarcastico.
 
«Non so se l’hai notato, genialone, ma io sono una shadowjin. Posso diventare un’ombra» gli ricordò, con fare arrogante «Distruggere un’ombra è un po’complicato, quindi non dire gatto se non ce l’hai nel sacco».
 
Lord Beerus sogghignò. «Eppure te l’ho detto, che sono il Dio della Distruzione».
 
Sotto lo sguardo attonito -finalmente!- della shadowjin, Lord Beerus distrusse l’ombra proiettata dal bicchiere di granita. Era qualcosa che andava contro ogni senso logico, legge della scienza, della fisica e quant’altro, eppure quel che era appena accaduto era innegabile: l’ombra non c’era più.
Zoisite pensò che forse era stata lei, a dire gatto senza averlo nel sacco, perché quello era un dio vero,  e lei si era messa veramente in un bel casino dal quale non vedeva via d’uscita, visto il soggetto coinvolto.
Dopo tanto tempo provò di nuovo paura, rendendosi conto che stavolta neppure la sua stessa natura di shadowjin avrebbe potuto aiutarla. Non aveva preso sul serio le parole di Freezer, né Beerus stesso, e ne avrebbe fatto le spese… insieme a pianeti e persone che non c’entravano nulla, suo marito incluso.
Si diede della deficiente completa, e mai giudizio fu più corretto.
 
«Il Dio della Distruzione delle palle altrui! Mea culpa per non esserci arrivata prima».
 
…ma tanto ormai era troppo tardi per cercare di mettere una pezza sui danni che aveva provocato, e gli anni passati e il matrimonio non l’avevano cambiata nemmeno un po’, per cui la risposta non avrebbe potuto essere diversa.
 
«Inizio a pensare che il tuo cervello non sia del tutto a posto, e a essere onesto mi domando come tu, avendo a che fare con Freezer, possa essere ancora viva… ma penso sia un quesito destinato a rimanere irrisolto» concluse Beerus, mentre una sfera viola brillante iniziava a formarsi tra i palmi delle mani che aveva appena accostato «Forse distruggerò anche Freezer, per la poca intelligenza mostrata nell’aver sposato te» aggiunse.
 
«Apri bene quelle due parabole satellitari che hai sulla testa e ascoltami: comportati da persona munita di buonsenso quale io non sono stata» disse Zoisite indicandosi «sono stata io a non dare retta a Freezer e a non tenere la lingua a freno, anche se ripeto che sei stato tu a cominciare, e quindi la colpa è tua; Freezer la sua parte l’ha fatta, e il resto della gente che vive su questo pianeta e sugli altri non c’entra nulla, come non c’entra il resto della famiglia, quindi … ti pregherei di lasciarli in pace, e di prendertela con la vera responsabile, ossia io».
 
Non aveva detto una cosa del genere a cuor leggero, era la propria vita che aveva gettato al vento per non aver ascoltato suggerimenti preziosi, ma giunta a quel punto non vedeva altro da poter fare se non cercare di limitare i danni. Aveva vissuto una vita breve ma alquanto intensa, e la sola cosa che rimpiangeva era non poter dire addio a suo marito, sua suocera e tutto il resto della famiglia.
 
«Se era una supplica, non ti è venuta bene» commentò Lord Beerus, preparandosi a scagliare la piccola sfera di energia distruttiva contro di lei. Se non altro quella decerebrata sembrava in grado di assumersi le proprie responsabilità, quindi pensò che forse, a seconda di quanto sarebbe calata la sua collera dopo averla disintegrata, avrebbe potuto davvero limitarsi a punire lei e finirla così.
 
«Era più un appello al buonsenso, infatti. Lo prenderai in considerazione almeno un minimo?»
 
Il dio le rivolse il suo ghigno più malevolo. «Morirai con il dubbio. Ultime parole?»
 
«Coglionedicecosa?»
 
«…cosa?»
 
«Niente, a posto così!» esclamò Zoisite, con un sorrisetto ironico.
 
Morire a testa alta, per mano di un dio e dopo un “coglionedicecosa” perfettamente riuscito era sempre meglio che morire come aveva fatto quel demente di Hayun, ucciso da membri di forze di polizia a caso sul pianeta Vraas.
 
«Voglio essere onesto, Lady Zoisite…» si fece sentire di nuovo Whis «Forse non ha una grande considerazione della sua vita, ma dal modo in cui ha voluto difendere suo marito e famiglia mi aspettavo un po’di interesse in più almeno verso le quattro creature che porta in grembo».
 
Fu un fulmine a ciel sereno per Zoisite -che non aveva idea di essere incinta-, la quale impietrì e sgranò gli occhi in un’espressione da assoluto primo piano. Il sorrisetto di poco prima era scomparso, e in tutta quella situazione era la prima volta che mostrava un vero e proprio sconcerto decisamente appropriato.
Portò le mani al ventre, e rendendosi conto di avere quattro figli, i figli suoi e di Freezer, che stavano crescendo dentro di lei provò per la primissima volta in vita sua un tipo di paura e disperazione del tutto nuovi al pensiero di quanto stava per succedere a quelle creature non ancora nate; un tipo di paura e disperazione che solo chi era già madre o stava per diventarlo poteva sentire e capire.
Fino a un istante prima aveva accettato suo malgrado l’idea di farsi uccidere per “arginare i danni”, ma quei quattro piccoli icejin cambiavano le carte in tavola, dal suo punto di vista. Arginare i danni un corno!
 
«… è incinta?» Lord Beerus sollevò un sopracciglio inesistente, incurante del fatto che Zoisite si fosse messa a fissarlo, probabilmente per paura. «Questo non cambia le cose: il padre è Freezer, la madre è lei, non può venire fuori granché di buono… meglio occuparsene subito».
 
«Vorrei tanto che tua madre con te avesse fatto lo stesso ragionament-ehm, stavo dicendo…» la shadowjin si schiarì la voce «Lord Beerus, sono venuta a patteggiare!»
 
Con il Doctor Strange e Dormammu aveva funzionato, e il cervello in stato di semi shock della shadowjin non era riuscito a partorire un’uscita migliore.
 
«Patteggiare? Ormai ho deciso» ribatté il gatto.
 
«Suvvia, potresti almeno fingere di dare uno straccio di possibilità a questa povera donna incinta che non sapeva di esserlo e col cervello sconclusionato dagli ormoni. Se mi dessi ascolto e decidessi di darmi corda, potresti anche riuscire a umiliarmi prima di distruggermi» disse Zoisite «Io sono una mortale, tu sei un dio: ritieni che il solo distruggermi sia abbastanza per compensare tutte le mie prese in giro, nonché il fatto che ti sto dando impunemente del “tu”?»
 
“Vorrei proprio vedere dove vuol andare a parare” pensò Whis, con una leggera punta di curiosità. «Quale sarebbe la sua idea?»
 
«Whis, eventualmente dirlo sarebbe spettato a me!» protestò Beerus, dando un’occhiataccia all’assistente mentre faceva sparire la sfera viola.
  Non era certo che senza l’ingerenza di Whis avrebbe veramente dato retta a quella piccola shadowjin impertinente ed incosciente, ma ormai il dado era tratto, e tanto valeva stare a sentire cos’aveva da proporre.
  “Alla fin fine posso anche far contento Whis, se è così curioso” pensò “Sono il Dio della Distruzione, sono in grado di gestire e uscire vincitore da qualunque cosa proporrà questa sciocca”. «Parla. Se torni a darmi del “lei” può anche essere che io ti ascolti…»
 
«Eccola qui, l’idea!»
 
Manette di ferro? Cos’aveva in mente, quella?!
A meno che…
 
«Oh! Questo è sconveniente per una donna sposata!» esclamò Whis, con una mano davanti alla bocca.
 
«Avrei potuto accettare la tua proposta indecente solo tu fossi stata single e muta» commentò Beerus.
 
«Non gliela darei nemmeno se fosse quella di un’altra, quindi non si preoccupi-in ogni caso, la mia non era una proposta indecente» disse la shadowjin, che comunque sembrava avergli dato retta tornando a dargli del “lei” «Ma voglio proporre qualcosa di tutt’altro genere. Lord Beerus, la sfido a liberarsi da queste manette in massimo un minuto, utilizzando unicamente una forcina che, per facilitare le cose, terrà già tra le labbra. Niente uso di super forza, poteri strani o abilità più o meno nascoste, se non quelle linguali. Io che sono una mortale ne sono in grado» asserì «Lei che è un dio pensa di poter riuscire a fare lo stesso?»
 
Era la prima volta che un mortale si azzardava a sfidarlo così apertamente. Davvero, più Beerus ci pensava e più non si capacitava di come Freezer avesse potuto sposare un simile soggetto, e senza riuscire a farle abbassare la cresta: quella giovane donna aveva la lingua troppo lunga ed era di un’arroganza sconfinata, immotivata per di più! A quel punto darle una lezione prima di distruggerla era quasi d’obbligo, e liberarsi da un paio di manette con una forcina non poteva essere così difficile. «Certamente. Le mie abilità linguali sono ineguagliabili» affermò.
 
«Oh sì, passa molto tempo a leccare coni gelato!» sorrise Whis.
 
«Non dubitavo che le abilità linguali venissero solo da quello, guardi» commentò Zoisite, alla quale Whis aveva fatto senza volerlo -in teoria!- un assist micidiale.
 
«Tu non aiuti per niente, lo sai?!» sbottò Beerus all’indirizzo dell’angelo, il quale fece spallucce «Sbrighiamo velocemente questa faccenda, shadowjin».
 
«Un attimo! Dobbiamo definire gli accordi» gli ricordò Zoisite «Se riesce a liberarsi terrà fede a quanto aveva deciso prima…»
 
«Con un’aggiunta» la interruppe Beerus «Distruggerò anche il resto del clan Cold e relativi possedimenti. Siete tutti rei di non aver aspettato che mi svegliassi per celebrare il matrimonio tra te e Freezer, del resto… e se ripenso al banchetto di cui mi avete privato, mi viene voglia di distruggere tutto subito» concluse, con una smorfia «ero venuto qui per questo motivo, essere risarcito del cibo perduto».
 
«Seriamente?» Zoisite inarcò un sopracciglio, ma decise saggiamente di riprendere il filo del discorso «Comunque, se invece vincerò io… momento: quanto valgono il giuramento di una divinità e gli accordi che fa?»
 
«La parola di un dio è sacra» dichiarò Beerus con fermezza «Non osare anche solo pensare il contrario».
 
«Bene, allora se vincerò io mi darà la sua parola di divinità che da qui in avanti non minaccerà di fare -né farà- nulla a me, al clan Cold, e a tutti i nostri possedimenti attuali e futuri. E mi darà pure quei suoi quattro bracciali» aggiunse, in un’ispirazione improvvisa «Mi piacciono. Siamo d’accordo?»
 
«Siamo d’accordo» confermò lui, per poi ghignare per l’ennesima volta. «Visto che sono un dio generoso, quando avrò vinto ti lascerò fare un’ultima chiamata a tuo marito per avvertirlo che morirete tutti a causa della tua arroganza».
 
«E visto che io sono una shadowjin generosa, le lascerò salutare i suoi bracciali prima di prenderli e metterli in una teca in bella vista, con tanto di targa “erano del Dio della Distruzione”».
 
Niente da fare, non si zittiva proprio. «Diamoci una mossa» disse Beerus «Prima tu».
 
«Ovviamente» sorrise Zoisite, e porse le manette a Whis «Signor Whis, gentilmente, potrebbe confermare che queste manette non hanno difetti di alcun genere? Così che nessuno poi possa dire che ho barato?»
 
«Nessun problema!» annuì Whis, per poi compiere un breve ma accurato esame delle manette. «Sono perfettamente a posto».
 
«Bene. Ora» Zoisite tirò fuori dalle ombre una forcina e la mise tra le labbra, poi si voltò dandogli le spalle, e mise le mani dietro la schiena «se potesse ammanettarmi, mi farebbe un favore».
 
«Un momento!» intervenne Beerus «Come sarebbe?! Non hai detto che i polsi sarebbero stati ammanettati dietro la schiena!»
 
«Non ha neppure detto che sarebbero stati ammanettati davanti, e lei non ha chiesto i dettagli, Lord Beerus» gli fece notare Whis con la massima tranquillità, mentre ammanettava Zoisite «Ecco fatto».
 
«Ma si può sapere TU da che parte stai?!» sbraitò Beerus all’indirizzo del suo assistente.
 
«Io dico solo le cose come stanno… e sono certo che la prossima volta si premurerà di chiedere maggiori dettagli!» sorrise candidamente l’angelo.
 
Niente da fare: erano passati centinaia di milioni di anni e, anche se Whis era passato da essere il suo maestro a essere il suo assistente, probabilmente non avrebbe mai smesso davvero di impartirgli qualche lezione, seppur indirettamente. «Ed era necessario affrontare la cosa proprio in quest’occasione, Whis?!»
 
«Una volta vale l’altra» Whis fece spallucce «Molto bene, Lady Zoisite, ha precisamente un minuto da…adesso» disse, facendo comparire una piccola clessidra che fluttuava in aria.
 
Liberarsi da un paio di manette con una forcina era già una bella prova d’abilità, ma Lord Beerus non riusciva a capire come fosse possibile farlo con le mani dietro la schiena, a meno di usare la forza bruta per rompere tutto l’aggeggio. Non voleva ancora crederci, la sua divina arroganza non voleva ancora accettarlo, ma iniziò a sospettare che forse a dire gatto prima di averlo nel sacco era veramente stato lui.
 
«Osservi e prenda nota, Lord Beerus!»
 
Il tempo di un sorriso più che mai impertinente e Zoisite, sotto gli occhi attoniti del dio, sfruttò la grande flessibilità acquisita nel corso della sua vita in strada  per far passare il suo intero corpo tra le braccia ammanettate -del tutto snodate-, trovandosele così sul davanti, e non più dietro la schiena. Dopo questo numero degno di un’artista del circo, avvicinò le labbra -e con esse la forcina- alle manette, iniziando a lavorare alla serratura.
Quindici secondi dopo uno scatto annunciò l’apertura delle manette, che non caddero a terra solo perché la shadowjin le riacchiappò con la coda poco prima dell’impatto.
 
«Ecco fatto» disse Zoisite, stiracchiandosi per poi porgere le manette a Lord Beerus «Prego!»
 
«… inganno! Slealtà! Devi aver barato in qualche modo!» la accusò il gatto, puntandole il dito contro «Dev’esserci qualcosa nella conformazione fisica di voi icejin che vi permette una cosa del genere, e se non è quello c’è un difetto nascosto nelle manette!»
 
«Niente conformazione fisica strana, sono semplicemente molto snodata, e per il resto… mette forse in dubbio la competenza del suo assistente?»
 
Quell’insinuazione ebbe il potere di zittire Beerus per qualche istante, soprattutto dopo aver dato un’occhiata al volto di Whis: aveva la stessa espressione delle volte in cui il dio si era lamentato perché ci impiegavano troppo a raggiungere un determinato luogo, e Whis gli aveva ricordato che lui era il volatore più veloce dell’universo.
 
«Assolutamente no» si affrettò a negare Beerus «Se ha detto che le manette sono a posto allora lo sono di certo, ma tu hai barato in qualche modo!»
 
«Io conosco la conformazione fisica degli icejin, di razza Shadow o meno, e Lady Zoisite ha detto la verità» lo disilluse Whis «Tutta questione di flessibilità, Lord Beerus. Ora è il suo turno!»
 
Lord Beerus esitò prima di prendere le manette dalla coda di Zoisite, perché dopo averla vista all’opera si era reso conto fin troppo bene che probabilmente non sarebbe stato in grado di fare altrettanto. Le sole scelte che aveva al momento erano chiamarsi fuori dal gioco senza nemmeno provare, che avrebbe significato lasciar vincere la shadowjin a tavolino, o andare fino in fondo, presumibilmente finendo per fare una pessima figura mentre si contorceva come un cretino nel futile tentativo di liberarsi.
Si maledisse quindici volte di fila per aver voluto assecondare la curiosità di Whis. In che situazione assurda si era cacciato!
 
«Se stesse pensando di lasciar perdere la capirei…»
 
Il tono condiscendente di Zoisite fu ciò che lo fece scattare, e dopo aver lanciato le manette a Whis mise le mani dietro la schiena con fare ostinato. «Non ci penso nemmeno! Whis, ammanettami!»
 
«Come vuole, Lord Beerus!»
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Ma porc… malediz… PRIMA O POI RIUSCIRÒ A… Stavolta ci sono quasi!!!»
 
Lord Beerus stava testardamente provando a liberarsi da venti minuti buoni, ma sia Zoisite sia Whis avevano smesso di prestare attenzione ai suoi tentativi da oltre un quarto d’ora. Avevano preferito occuparsi del bicchiere di granita da un metro e mezzo che prima del loro assalto era ancora pieno per metà, e adesso era quasi vuoto, principalmente grazie a Whis.
 
«Dunque, mi diceva ha usato questa tecnica per liberarsi quando lei e suo marito vi siete incontrati faccia a faccia per la prima volta?»
 
«Esattamente! Freezer fece l’errore di lasciarmi sola nella stanza, e io mi sono liberata dalle manette facendo quel che ho fatto venti minuti fa. In quell’occasione non è stato molto sveglio, e sì che gli avevo detto di aver vissuto per strada! Poteva pure arrivare a immaginare che conoscessi qualche trucchetto. Tanto meglio per me, però» disse la shadowjin «Se fosse stato più previdente, quasi di sicuro non avrei fatto una bella fine».
 
«Quasi di sicuro ha ragione» annuì Whis «Suo marito Freezer è un soggetto particolare, ma penso che lo sappia meglio di me. Volendo essere onesto, non pensavo che un giorno si sarebbe sposato… tantomeno mosso da sentimenti positivi di qualunque genere».
 
«Mi rendo conto che la sua fama è quella che è, anche perché il suo lavoro di tiranno galattico lo fa fin troppo bene» Zoisite alzò gli occhi al soffitto «Ma si sta dimostrando un buon marito, e io…io credo che riuscirà a essere anche un buon padre per loro quattro. Non vedo perché non dovrebbe essere così, avere dei figli era nei progetti di tutto il clan, nei nostri».
 
Whis fece spallucce, per l’ennesima volta. «Lei lo conosce meglio di me. Se ne è sicura, le credo».
 
Zoisite non disse più nulla, limitandosi a continuare a mangiare la granita in silenzio, finalmente. Whis non aveva detto nulla che non fosse vero: da un punto di vista esterno, capiva che risultasse incredibile che uno come Freezer fosse convolato a nozze per amore -AMORE!-, ma nonostante tutto lei riteneva di aver fatto la scelta giusta sposandolo, e che anche in futuro non avrebbe avuto ragione di pentirsene. «Ne sono sicura».
 
«Ce la faccio! CE LA FACCIO!....»
 
Entrambi sollevarono lo sguardo verso Lord Beerus, che stavolta sembrava effettivamente star riuscendo a imitare Zoisite, anche se con estrema fatica: era riuscito a far passare tra le braccia più o meno metà del corpo ripiegato su se stesso.
 
«Anche per una creatura simile a un gatto è assai complicato far passare un corpo così longilineo tra due braccia un po’più corte del dovuto, soprattutto se non sono completamente snodate come le sue, Lady Zoisite» commentò Whis «Ma non c’è bisogno che sia io a farglielo notare, giusto?»
 
«Prego?»
 
«Uscire da situazioni difficili richiede sia una buona capacità di osservazione, sia quella di pensare molto in fretta» disse l’angelo, tra una cucchiaiata di granita e l’altra «Crescere nell’ambiente in cui è cresciuta lei avrà comportato dover uscire da diverse situazioni difficili».
 
«Sembra quasi voler suggerire che io possa aver lanciato quella sfida sapendo quasi con certezza che Lord Beerus avrebbe perso, ma credo che mi sia sopravvalutando» replicò lei, quieta «Non sapevo quanto fosse snodato Lord Beerus, né avevo la certezza che avrebbe accettato la mia sfida… o, ancora, stavolta la tensione avrebbe potuto giocare a me un brutto scherzo e avrei potuto fallire. Si è trattato solo della serie di azzardi di una ragazza disperata e incinta».
 
Whis non ribatté, limitandosi a puntare il bastone in direzione di Lord Beerus, che sembrava essersi addirittura incastrato. Per un istante le manette brillarono di una luce verde azzurra, poi si aprirono da sole con uno scatto, liberando finalmente il dio.
 
«Manette! Di tutte le idee possibili e immaginabili!...» borbottò questi, mentre si rialzava in piedi massaggiandosi le spalle «La prossima volta morra cinese, con chiunque sia!»
 
Solo a quel punto si avvide che Whis e la shadowjin lo stavano guardando.
E che, oltretutto, avevano praticamente finito la sua granita.
 
ORA DISTRUGGO TUTTO!” pensò Lord Beerus, furioso per aver perso -e per la granita ormai andata-, mentre un’aura viola iniziava a irradiare da tutta la sua persona.
 
Ovviamente aveva anche realizzato di aver perso la sfida contro quella decerebrata di una shadowjin, che forse poi così decerebrata non era, considerando come erano andate le cose. Forse Freezer nello sposarla aveva avuto le sue ragioni, e non era detto che c’entrasse soltanto la grande flessibilità -molto utile in certi precisi contesti- della ragazza.
Poi ricordò di aver dato la sua parola di divinità, e fu costretto a imporsi di mantenere la calma: non aveva mentito, quando aveva detto che per lui la sua parola era sacra.
 
«Bene» disse dopo qualche momento, una volta scomparsa l’aura violacea «Direi che sia giunto il momento di andarcene, Whis».
 
«Ma non ho ancora finito di gustare questa deliziosa granit-»
 
«Non me ne importa, ce ne andiamo e basta!!!» sbottò Beerus, avviandosi verso il balcone senza aspettarlo.
 
«Lord Beerus, non sta dimenticando qualcosa?» lo interpellò la shadowjin «I quattro bracciali. Erano nei patti» ebbe la faccia tosta di ricordargli.
 
Un attimo dopo, quattro grossi “proiettili” dorati andarono a conficcarsi con violenza nel pavimento, fin troppo vicini ai piedi della shadowjin, la quale comunque non s'impressionò.
 
«Andiamo!» fu l’ultima parola del dio, prima di volare fuori dalla stanza.
 
La ragazza raccolse i bracciali, per nulla danneggiati. «Non l’ha presa troppo bene».
 
«Direi di no!» Whis si alzò, con un breve sospiro «Ora probabilmente avrà voglia di distruggere qualche pianeta per sfogarsi… nessuno dei vostri, naturalmente».
 
«L’importante è quello» replicò Zoisite, giocherellando con i bracciali con aria palesemente soddisfatta.
 
«Oh, dimenticavo!» Whis batté leggermente una mano contro la fronte «I miei complimenti per essere riuscita finalmente a ottenere in modo legale quei bracciali. Meglio vincerli che rubarli, direi!»
 
La soddisfazione scomparve dal viso della shadowjin, che ammutolì. Whis… sapeva?
Se non si fosse trattato di vita reale, ma di un racconto breve o la puntata di una serie tv, quello sarebbe stato un plot twist decisamente scomodo e imprevisto.
 
«Chi riesce a entrare nel santuario del Dio della Distruzione, prendere parte del tesoro senza cadere vittima della sua maledizione e andarsene illeso, merita di tenere per sé quel che è riuscito a rubare» continuò Whis «O almeno, così la penso io. Lord Beerus invece è di tutt’altro avviso, e difatti non gli ho mai parlato dei due piccoli shadowjin che anni fa si sono introdotti in casa mentre lui dormiva».
 
«Allora credo di doverle un ringraziamento» disse Zoisite, stranamente cauta «Immagino che se venisse a sapere di questo, trattandosi di me, Lord Beerus potrebbe arrabbiarsi ancor più di quanto abbia fatto oggi».
 
«Oh, questo è certo. Non fraintenda, tutto sommato Lord Beerus è una brava persona, e se dà la sua parola ricorda di mantenerla… ma nei momenti di rabbia particolarmente profonda diventa del tutto imprevedibile, e la sua memoria molto più corta del solito. Mi capisce?» le chiese l’angelo, con un sorriso «La prossima volta che torneremo a farvi visita sarebbe carino poter gustare tranquillamente il vostro frappè, da quel che rammento è delizioso!»
 
Il messaggio era arrivato fin troppo chiaramente a Zoisite, che fu profondamente tentata di mandare Whis a quel paese vedendo cosa c’era sotto tutta la gentilezza da lui mostrata, ma il pensiero dei quattro piccoli in arrivo -che per quel giorno avevano rischiato fin troppo- la spinse a mordersi la lingua. Incredibile ma vero. «Avrete tranquillità e frappè. Ora immagino che debba andare, no?»
 
«WHIS! MUOVITI!» urlò Beerus da fuori.
 
«Eh sì, è proprio ora. È stato un piacere conoscerla, Lady Zoisite» concluse Whis, con un leggero inchino «È un soggetto interessante e, se mi permette, lo sarebbe maggiormente se si lasciasse guidare più dall’intelligenza che dall’insolenza».
 
«Teca e targa le faccio fare comunque».
 
Whis scosse la testa con un sospiro e, senza aggiungere altro, si teletrasportò all’esterno per poi lasciare il pianeta insieme a Lord Beerus.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Pianeta Freezer N.1 c’era ancora.
Il palazzo c’era ancora.
Rimaneva solo una domanda: anche Zoisite c’era ancora?
 
“Sono passate più di due ore e mezza e non ha chiamato, non mi ha fatto sapere nulla, non promette niente di buono!” pensò Freezer, entrando dal portone principale.
 
I servitori che lo accolsero col consueto inchino però gli parvero piuttosto tranquilli, come in teoria non sarebbero stati se la loro signora fosse stata distrutta e fosse toccato a loro riferirglielo.
 
Un servo si fece avanti e gli rivolse un altro inchino, porgendogli quel che sembrava in tutto e per tutto un lenzuolo di colore viola. «Lord Freezer…Lady Zoisite mi ha dato ordini di darle questo appena l’avessi vista» disse il servo, sempre a capo chino «Mi ha anche ordinato di riferirle testuali parole: “metti addosso il lenzuolo, non fare domande e vieni in camera da letto”».
 
Zoisite era viva. Viva!
Agguantò il lenzuolo e se lo avvolse attorno al corpo alla bell’e meglio mentre volava dritto in direzione della loro camera da letto, per l’appunto senza fare domande a nessuno; quelle erano riservate tutte a sua moglie, una volta visto con i propri occhi che era viva davvero e stava bene davvero -cosa che lo lasciava totalmente incredulo.
Una volta arrivato davanti alla porta non esitò a entrare, pur non sapendo minimamente cosa aspettarsi…
 
«Indovina chi festeggerà, per tutto il resto della giornata ma anche due o tre, con un mini toga party di coppia? Indovina!»
 
Tutto sommato però trovare Zoisite avvolta da un lenzuolo, sdraiata sul letto che era attorniato da tre tavoli pieni di cibi e bevande varie, era qualcosa che gli andava benissimo… anche se iniziava a pensare tutto ciò fosse solo delirio partorito dal suo cervello, incapace di accettare l’idea che Zoisite avesse fatto una triste fine.
Quei quattro bracciali che Zoisite aveva addosso, e che Freezer aveva riconosciuto dopo pochi istanti, sembravano confermare la teoria. «Tu sei un’allucinazione, vero? Il solo modo in cui potevi sopravvivere a Lord Beerus era darmi retta, ma tu non mi dai mai rett-»
 
«Zitto e mangia il gelato» disse Zoisite, ficcandogli in bocca il cucchiaio senza tanti complimenti.
 
Le cose erano due: o quella era un’allucinazione perfetta in ogni dettaglio, sapore del gelato incluso, o per un qualche miracolo Zoisite l’aveva scampata, e… quei bracciali?! Gli doveva delle spiegazioni. «Senti, sono contento che tu sia viva e il pianeta sia ancora qui, ma… come?»
 
«Dalla faccia che hai sembra che fossi pronto a seppellirmi» lo rimproverò lei, trascinandolo sul letto «E invece no, sono ancora qua, marito di poca fede!»
 
«Quindi… mi hai dato ascolto? Hai fatto veramente quel che ti ho detto di fare?!» trasecolò il tiranno, sbalordito ma contento «Stento a crederci!»
 
«Eh, bravo, non crederci».
 
Tanti saluti alla contentezza. «Zoisite… cosa hai commesso, stavolta?»
 
«Nulla di che, l’ho solo messa in quel posto a un dio! Non in senso letterale».
 
«TU hai fatto COSA?! Spiegati!» le intimò Freezer, con in testa i peggiori filmini mentali di chissà quali ripercussioni. Stando così le cose, non vedeva perché avrebbero dovuto festeggiare.
 
«Non provare a fare il piccolo imperatore del male con me, non attacca».
 
«Se rischiamo la testa per qualcosa che hai fatto, io lo devo sapere! E comunque io non “faccio” l’imperatore del male, io sono-»
 
«…Moira Orfei!»
 
Calma e pazienza, si ripeté Freezer facendo un respiro profondo: calma e pazienza. «Zoisite…»
 
«Ti do tutti i dettagli tra un attimo, ma prima ci sono due notizie, una molto buona e una forse ancora più buona» disse lei, porgendo un bicchiere pieno di vino rosso a lui e prendendone per sé  uno con del succo di frutta. «Quella molto buona è che Lord Beerus ha dato la sua parola che d’ora in avanti non recherà alcun tipo di danno né alla nostra famiglia né ai pianeti che sono -e diventeranno- di nostra proprietà. Questa era la posta in palio, se lui avesse perso la sfida che gli ho lanciato… a liberarsi dalle manette come faccio io!»
 
Immunità!  Zoisite era riuscita veramente a ottenere una cosa del genere con una sfida?
Zoisite aveva veramente sfidato Lord Beerus in una cosa del genere e lui le aveva dato corda, finendo col perdere?!
Per carità, l’immunità era una buona cosa per tutto il clan: avrebbe sempre continuato a trattare il Dio della Distruzione col dovuto rispetto -e di certo i suoi genitori e quel bastardo di Cooler avrebbero fatto lo stesso- ma non dover temere di essere distrutti per futili motivi era già tantissimo.

Poi però realizzò qualcosa che gli fece sgranare gli occhi ancor più di prima…
 
“Se prima era quasi impossibile tenerla a freno, ora che ha battuto un dio è inutile anche solo provarci!” pensò, con un accenno di disperazione “Grazie tante, Beerus, proprio! Maledetto quel gatto, non aveva niente di meglio da fare che venire qui, oggi?!”
 
«Freezer, non dici niente? Io batto una divinità, gli vinco pure i bracciali e tu-»
 
«Se Beerus avesse vinto cosa sarebbe successo, invece?»
 
Zoisite bevve del succo di frutta. «Tanto ho vinto io, quindi parlarne è inutile».
 
Tradotto probabilmente significava “ci avrebbe distrutto anche l’anima perché, come al solito, io e il buonsenso viaggiamo su binari eternamente paralleli”, immaginò l’icejin. «Zoisite! Dimmi-»
 
«La notizia ancora più buona invece è che i medici da cui sono stata poco fa hanno detto che i nostri quattro figli in arrivo stanno bene… ma per i prossimi sei mesi faccio meglio a evitare il vino!»
 
Il bicchiere in mano a Freezer, per fortuna vuoto, cadde sul letto quando lui per la troppa sorpresa lo lasciò andare. Troppe notizie incredibili, in quel breve lasso di tempo. Figli in arrivo? Aveva sentito bene?!
 
«L’ho saputo giusto un paio d’ore e mezzo fa. Non è facile farti restare senza parole, ma oggi ci sono riuscita due volte. Un’impresa quasi più leggendaria dell’aver battuto un dio!» rise la shadowjin, rivolgendogli uno sguardo più tenero del solito.
 
Freezer non se ne rendeva conto, ma stava sorridendo. «Tu… quindi tu, da tre mesi…»
 
Zoisite annuì, sorridendo a sua volta.
 
«Sei incinta! E me lo dici così? Ammettilo, cerchi rimanere vedova per ereditare tutto il mio patrimonio!» esclamò scherzando, mentre si rendeva conto che quella era proprio una grande giornata. Non uno, non due, ma ben quattro freezerini in arrivo!
La definizione egocentrica forse era opinabile ma ehi, trattavasi di Freezer.
 
«Tu ti lamenti di come te l’ho detto, ma Whis mi ha informata della gravidanza mentre Beerus stava per disintegrarmi, quindi figurati come ci sono rimasta io. Eh, devo ancora capire come accidenti facesse a sapere pure questo…» disse tra sé e sé, ignara del fatto che Whis fosse un angelo e che c’erano ben poche cose che quelli della sua specie non potessero fare.
 
«“mentre Beerus stava per”… Zoisite! Eppure IO ti avevo detto-»
 
«Lo so» lo interruppe lei «Le prossime volte, se mi avvertirai riguardo qualcuno, cercherò di darti retta… e se mai Beerus dovesse farsi vivo di nuovo vedrò di non provocarlo, anche se penso che il peggio ormai sia passato» mise una mano sul ventre «Adesso devo pensare anche a loro, non posso permettere che ai nostri figli accada qualcosa solo perché mi viene voglia di sfanculare la persona sbagliata».
 
Dopo qualche attimo in cui Freezer l’aveva fissata, più che mai interdetto, Zoisite lo vide tirare fuori un registratore da uno dei cassetti. «Ripetilo! È il discorso più sensato che ti abbia mai sentito fare, devi ripeterlo!»
 
«Però a te ti sfanculo eccome» ribatté la shadowjin.
 
«Non si dice “a te ti”» la ammonì Freezer.
 
«Ma però è più meglio!»
 
Niente da fare: era proprio inutile cercare di aiutare chi non accettava consigli, anche riguardo la grammatica.

Tutto sommato però a Freezer sua moglie andava bene così, allo stesso modo in cui lui andava bene a Zoisite.

 
Forse un giorno le cose sarebbero cambiate, forse un giorno la follia di Freezer avrebbe superato il livello di guardia e neppure Zoisite -o i quattro figli che stavano per arrivare- si sarebbe salvata da essa.
Forse un giorno quello che somigliava molto a un quadretto familiare abbastanza normale si sarebbe distrutto anche senza che il Dio della Distruzione si mettesse in mezzo…

 
Ma non era quello il giorno.
 

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Capitolo 2
*** Illa domus labetur, ubi colus imperat ensi - Non durerà a lungo quella casa dove il fuso ha più potere della spada ***


Sorpresa! Rieccomi.
Questa seconda one shot è abientata circa quattro anni dopo la precedente. Avrei potuto inserirla nella raccolta "Il Clan Cold Si Allarga" come ultimo capitolo, ma ho pensato che fosse troppo più lunga rispetto alle altre, oltre a tutto il resto.
Quindi niente, anche questa è diventata una raccolta che, teoricamente, dovrebbe concludersi con questo capitolo. Buona lettura! :)




= Illa domus labetur, ubi colus imperat ensi =

(non durerà a lungo quella casa dove il fuso ha più potere della spada)

 

 

 

 
 
 
 
«… mi ha chiesto di essere uccisa sul posto, piuttosto! È la ventisettesima, Zoisite! La ventisettesima in nemmeno due giorni! Ho dovuto chiamare la Squadra Ginew per sostituirla, ti rendi conto?!»
 
- La colpa è tua che ti ostini a cercare una babysitter! Voglio dire, possibile che tu non possa badare personalmente a loro nemmeno per un paio di giorni? Sono anche figli tuoi!
 
«Ah no, quando fanno così sono proprio i tuoi figli!»
 
- Molto comodo!
 
«Quello che è molto comodo è starsene alla SPA con mia madre mentre io, oltre a fare il mio lavoro, devo tentare di badare a quattro bambini pestiferi in grado di scomparire nelle ombre quando e come vogliono!»
 
Regina Ice aveva infine tenuto fede ai suoi propositi di iniziare a insegnare a Zoisite cose che, col tempo, le avrebbero permesso di curarsi attivamente degli interessi di tutto il clan; motivo per cui si faceva vedere spesso nel loro palazzo, o altrettanto spesso portava via con sé Zoisite per qualche giorno.
Faceva tutto ciò indipendentemente dai pareri contrari, quello di Freezer in primis: lui avrebbe voluto che Zoisite si limitasse a essere sua moglie e la madre dei suoi figli, senza andare a intromettersi in faccende di governo che non le competevano, e nelle quali poteva solo far danno -fino a quel momento non aveva dimostrato il contrario-, per non parlare del fatto che Freezer vedeva quella perpetrata da sua madre come qualcosa di molto simile a una “sottrazione indebita di moglie”. Zoisite erala sua sposa, quindi doveva stare con lui!
L’occhiata truce che quest’ultima e sua madre gli avevano lanciato quando aveva tirato fuori certi discorsi era una di quelle cose che Freezer non avrebbe mai dimenticato.
 
- E tu di’ loro di non farlo, no? Comunque, non ho passato tutto questo tempo a divertirmi, sai?! E non vedo cosa ci sia di sbagliato nel prendersi del tempo per rilassarsi, dopo un giorno e mezzo di lavoro…
 
«Tralasciando il fatto che lavoro tutti i giorni e non c’è nessuno che mi abbia mai invitato a trascorrere mezza giornata in un centro benessere…»
 
- Chissà come mai, tu sei così di compagnia!...
 
«… io avrei molti meno problemi nel badare ai bambini se qualcuno, Zoisite, non avesse insegnato loro a fare giochetti con le ombre ben prima di quanto concordato dopo una lunga discussione fatta proprio a tale proposito, Zoisite!»
 
- Cos- crrrrr- non ti sent- non c’è camp- la linea- st-
 
Chiamata terminata.
Era sospetto il modo in cui cadeva la linea tutte le volte in cui, durante una chiamata, saltava fuori un discorso scomodo per Zoisite!
 
«“Non c’è campo” un benemerito c… no, non mi abbasserò a usare il turpiloquio per colpa sua» borbottò Freezer, tornando a esaminare gli incartamenti che aveva temporaneamente lasciato da parte.
 
La pace tuttavia durò ben poco.
 
«Grande Freezer, abbiamo un problema…»
 
A fare il suo ingresso in sala era stato Ginew, molto più che malconcio. Zoppicava vistosamente, il rilevatore che solitamente portava all’occhio era sparito chissà dove, e la sua divisa era ridotta a brandelli. L’ultima volta che Freezer aveva visto il suo uomo migliore così malridotto era stata… eh, era stata sempre colpa dei bambini, i quali avevano dichiarato di aver semplicemente “giocato” con la Squadra Ginew.
 
 
“Abbiamo giocato a ‘Caccia agli Sfigati’, papà!”
“Caccia agli Sfigati è bellissimo!”
“Guldo è un cicciolone bello rimbalzello!”
“Quando torneranno a giocare di nuovo con noi?”
 
 
La Squadra Ginew aveva sicuramente auspicato che la risposta all’ultima domanda fosse “mai più in tutta la vita”, ma era stata una speranza vana.
 
«Cosa succede, Ginew?»
 
«I bambini… ecco…» esitò Ginew «Hanno atterrato tutta la squadra, me compreso. Pare sia successo circa una quarantina di minuti fa e, ehm, mi sono ripreso io per primo soltanto ora, e…»
 
«Dimmi che hai una vaga idea di dove si trovano e che non li hai persi completamente di vista, Ginew!» Freezer allontanò precipitosamente le carte, alzandosi in piedi «Ho proibito loro di sparire nelle ombre, non può essere così difficile trovarli!»
 
«Le cose sono due: o si nascondono molto bene, o non hanno sentito la parte del divieto…»
 
«Voglio che vengano ritrovati immediatamente! Avvisa tutti i servitori e i soldati che sono sul posto!» ordinò Freezer a Ginew «Mi unirò anch’io alle ricerche, sperando di trovarli prima che decidano di nuovo di portare qui chissà quale altra bestia!»
 
Quando Zoisite non c’era e i gemelli sparivano, il palazzo di Freezer diventava sovente il rifugio di svariati animali che i quattro bambini trovavano in giro chissà dove.
La cosa era stata più o meno sopportabile finché si erano limitati a portare in casa dei flerken, animali tipici di pianeta Freezer N.1 che alla fine erano abbastanza innocui… ma le ultime tre volte avevano portato un incubator di nome Kyubey, che lui aveva prontamente ucciso, la Vorace Bestia Bugblatta di Traal -quei piccoli scapestrati avevano lasciato Pianeta Freezer N.1 andandosene a spasso per il cosmo, ma era possibile?!- che aveva fatto la stessa fine dell’incubator e, ultimo ma non per importanza, l’esponente di una razza che teoricamente doveva essere estinta ormai da millenni: un kraken divoratore alto più di un chilometro e mezzo. Quello era ancora vivo ed era stato semplicemente mandato via, perché i bambini erano scoppiati in un pianto ultrasonico appena aveva minacciato di farlo fuori, ed era stato davvero troppo per le sue povere orecchie.
 
“Abbiamo promesso loro un animale come regalo di compleanno” -per la precisione, Zoisite aveva proposto un gatto- “Se avessero smesso di sparire e portare bestie strane in casa! Mancano solo due giorni, costava così tanto aspettare?!” pensò Freezer, volando fuori dalla stanza.
 
Non poteva immaginare che di lì a poco la giornata avrebbe preso una piega ancor più insolita.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Con sommo disappunto di Lord Beerus, nel palazzo di Freezer c’era un tale trambusto che nessuno, nessuno, si era accorto dell’arrivo suo e di Whis.
Servitori e soldati correvano trafelati da una parte all’altra neppure fossero stati delle vespe spaziali impazzite, gridandosi l’un l’altro ordini, imprecando e disperandosi.
 
«Ma che diavolo succede?!»
 
“Una reazione del genere sarebbe giustificabile solo se fosse dovuta a me” pensò Beerus, per poi fare una smorfia innervosita nel ricordarsi che invece il clan Cold aveva meno motivi di chiunque altro per temerlo.
 
Lo smacco subìto oltre quattro anni prima da Zoisite era ancora “fresco”, per i suoi standard -sarebbe stato capace di serbare rancore per anni anche per quisquilie come dei budini non mangiati, figurarsi per una simile umiliazione- e l’aver sostituito i bracciali perduti con altri quattro identici non era stato tanto d’aiuto: erano troppo nuovi, troppo brillanti, ogni volta che lo notava ricordava come e perché aveva perso gli altri, e non era affatto gradevole.
 
«A quanto pare siamo capitati in un momento poco opportuno» osservò Whis.
 
«E io che credevo di aver evitato la seccatura più grande, dal momento che quella è via!» sbuffò Beerus.
 
Non era un caso che fosse piombato lì proprio in un momento in cui Zoisite era assente: quasi quattro anni di sonno ininterrotto lo avevano aiutato a calmarsi abbastanza da concludere che Freezer in quella faccenda era colpevole “solo” di aver sposato la donna sbagliata, e che quindi poteva continuare ad andare abbastanza d’accordo con lui, tra un frappè, un paio di partite a “Just Dance” e una dozzina di racconti di distruzioni di pianeti… se Zoisite e la sua linguaccia non si mettevano ancora in mezzo.
 
«Mi stupisce, Lord Beerus! Lady Zoisite è una donna così adorabile! Ricordo ancora quant’era squisita la granita che abbiamo mangiato insieme…»
 
«Sì, la mia!» brontolò il dio.
 
«Mentre lei, nel tentativo di liberarsi da quelle manette, si contorceva a terra similmente a un bruco del pianeta Golkond, e-»
 
«Dacci un taglio!» sbottò Beerus.
 
«Ho detto qualcosa di sbagliato o che non corrisponde al vero, Lord Beerus?» gli chiese Whis, con aria innocente.
 
«Forse dovrei distruggere anche te!» ribatté il gatto.
 
Whis, per tutta risposta, si limitò a una breve risata. Al momento il suo compito era vegliare su Lord Beerus e servirlo, ma era fin troppo consapevole che questi non sarebbe riuscito a batterlo -e tantomeno a distruggerlo- nemmeno dopo altre centinaia di milioni di anni di allenamento.
 
«A parte tutto, stando a quel che sono riuscito a captare credo che in questo caos c’entrino i figli di Freezer» disse Beerus muovendo leggermente le orecchie «Tanto trambusto per quattro mocciosi?»
 
«I piccoli icejin nei primissimi anni di vita sviluppano i loro poteri e le loro abilità fisiche assai rapidamente» spiegò l’angelo «Essendo figli di Freezer è da presumere che entrambi siano notevoli. Se a ciò aggiungiamo che sono per metà Shadow, e dunque possiedono anche le abilità della loro madre, si può evincere che non siano molto semplici da gestire… almeno per Freezer e relativi sottoposti».
 
«Se lo dici tu! A me continua a sembrare eccessivo».
 
«Devo ricordarle cosa combinava lei, da buon piccolo Distruttore in erba, quando aveva la loro età?»
 
«L’hai detto, Whis: “Distruttore in erba”!» Beerus allargò le braccia, i palmi delle mani rivolti verso l’alto, mentre alzava gli occhi al soffitto «Non è minimamente paragonabile a…»
 
La conclusione della frase si perse in quell’ “a” allungata, mentre Lord Beerus si rendeva conto di avere due piccoli icejin seduti sulle sue mani -un maschio e una femmina neri- uno per parte, spuntati fuori da vattelapesca dove. Tutta quell’agitazione e i bambini erano in casa, nascosti nelle ombre, alla faccia dei divieti!
 
«Io non ho in mano due mocciosetti icejin, vero Whis?»
 
«Non solo temo di doverla contraddire, Lord Beerus, ma devo anche informarla un altro piccolo icejin bianco sta penzolando dalla sua coda» disse Whis, con la calma più totale.
 
Lord Beerus fece un breve sospiro, dopo qualche istante di completa immobilità. «…e il quarto?»
 
Improvvisamente avvertì sulla testa un peso che fino a poco prima non c’era e, subito dopo, sentì delle piccole manine che giocherellavano impunemente con le sue orecchie.
Non c’era Zoisite, ma… pomeriggio tranquillo un corno!
 
«Che orecchie grandi che hai!» esclamò la vocina acuta di Avalanche «Sono buffe, e grandi come me. Tu di sicuro ci senti molto bene!»
 
Se Freezer fosse stato presente probabilmente si sarebbe messo a piangere in greco, pur non sapendo cosa fosse la Grecia, e si sarebbe messo le mani nei capelli, pur essendo completamente calvo. Non aveva tutti i torti, quando diceva a Zoisite che quei bambini erano proprio i suoi figli!
 
«Credo che la quarta abbia appena fatto un paio di constatazioni oggettive!» commentò Whis, con una breve risata effeminata.
 
«Mi sa che quello blu ha preso la scossa, ha tutti i capelli dritti» ridacchiò Korner, indicando Whis a Scheelite.
 
«E io credo che ne abbiano appena fatta una terza, Whis!» esclamò Lord Beerus, con un sorrisetto sarcastico all’indirizzo dell’assistente. «Ascoltatemi bene, voi quattro: non sono dell’umore per mettermi a giocare con dei mocciosi. Quindi vi consiglio di togliervi di torno rapidamente, d’accordo?!»
 
Sebbene fosse il Dio della Distruzione e quell’ “assalto” improvviso con annesse prese per i fondelli lo avesse un po’ innervosito, non pensava che fosse il caso di mettersi a minacciare di morte dei bambini di nemmeno quattro anni. Non ancora, almeno… anche se avevano indubbiamente preso dalla loro “adorabile” mamma.
 
«Ma tu devi giocale con noi…volevo dire, giocare» si corresse Scheelite.
 
«E perché, di grazia?» domandò il dio, con un’espressione alquanto seccata in volto.
 
«Perché tu sei il nostro regalo di compleanno, ovviamente!» esclamò Kuriza, continuando imperterrito a penzolare dalla coda di Lord Beerus «Mamma ci ha promesso un gatto».
 
Appena lui e i suoi fratelli avevano avvistato quella bizzarra accoppiata, avevano capito immediatamente che non poteva trattarsi di altri che il gatto che era stato promesso loro per il compleanno e del suo addestratore. Papà doveva aver provato a farlo arrivare prima di nascosto, ma era ovvio che non potesse riuscirci: loro erano molto più furbi di lui!
 
«Io sarei il vostro… cosa?!» allibì Lord Beerus.
 
«Questa è proprio spassosa! Non avrei mai detto che qualcuno potesse volerla, nemmeno come regalo» commentò Whis.
 
«Fa’ qualcosa di utile, invece di dire cretinate!» sbottò Beerus.
 
I due piccoli icejin neri, i quali nel frattempo non erano ancora scesi dai palmi delle sue mani, si guardarono.
 
«Scheelite?»
 
«Sì, Korner?»
 
«Mi sa che il nostro regalo di compleanno vuole ucciderci».
 
«Non sono il vostro regalo di compleanno!» sbottò il dio. “Ma un pensierino sull’uccidervi, quasi quasi...” aggiunse mentalmente.
 
«Addestratore del gatto? Ho una lamentela» disse Kuriza a Whis.
 
«Dica, signorino!» esclamò l’angelo, decidendo di stare al gioco.
 
«Non l’hai addomesticato affatto bene, questo qui» affermò con convinzione il piccolo «Puoi portarcene un altro simile a lui, ma più tranquillo?»
 
«Ohohohohoh!» rise Whis «Questa poi è esilarante! In effetti Lord Beerus ha un fratello che-»
 
«BASTA!» sbottò Beerus, scrollandosi di dosso i piccoli icejin «Infilatevi una volta per tutte in quelle testoline che io non sono il vostro nuovo animale da compagnia, e Whis non è il mio padrone. Io sono il Dio della Distruzione!»
 
I bambini, che fluttuavano tranquillamente in aria, si guardarono. Quella definizione non suonava nuova…
 
«Ah! Ho capito!» esultò Korner, dopo qualche istante «Allora erano tuoi, i quattro bracciali che erano sotto il vetro di là» indicò un punto indefinito alla sua destra.
 
«Ce li aveva messi la mamma, e vicino c’era una… una…» Scheelite aggrottò la fronte «Avalanche, come si chiama quella cosa dove c’erano le scritte?»
 
«Targa, Scheelite, targa!»
 
«Ecco, sì, c’era vicino una targa con su scritto “Erano del Dio della Distruzione”» continuò la bambina «Poi però papà gliel’ha fatta togliere».
 
«E mamma ce l’ha rimessa» aggiunse Kuriza.
 
«E papà gliel’ha fatta togliere di nuovo» ricordò Korner.
 
«E mamma ce l’ha rimessa un’altra volta. Hanno fatto così per molto tempo, che cosa stupida eh?» rise Avalanche.
 
«Alla fine però mamma si è stufata, e da una settimana tiene i bracciali nelle ombre. Peccato però, erano belli luccicosi, hai fatto un bel regalo alla mamma… perché a papà non piacevano?» si domandò Korner.
 
La beata ingenuità dei gemelli aveva fatto ulteriormente innervosire Lord Beerus -“ha avuto la faccia tosta di metterli davvero in una teca!”- ma sembrava che non fossero veramente a conoscenza del suo smacco, o non avrebbero pensato che quei bracciali fossero stati un regalo. A ogni modo, arrivato a quel punto voleva soltanto trovare Freezer e farsi servire un bicchiere di granita di due metri per due, quindi era proprio il caso di cercare di congedare i quattro gemelli una volta per tutte. «Ascoltatemi bene: è il momento che torniate a giocare per i fatti vos-»
 
«Distruggi qualcosa?»
 
La domanda con cui Avalanche lo interruppe riuscì a prenderlo in contropiede. Gli aveva seriamente chiesto di distruggere qualcosa?
 
«Distruggi qualcosa? Eh?»
 
Eh sì, glielo aveva chiesto seriamente, e a giudicare dallo sguardo nei grandi occhioni rosso rubino sembrava essere veramente molto curiosa di vederlo all’opera. «Questa poi… ti sembra che possa mettermi a distruggere cose su richiesta?»
 
«Se sei il Dio della Distruzione, allora distruggere è il tuo lavoro… quindi, perché no?»
 
«Ragionamento molto logico, Lady Avalanche» commentò Whis, soffocando l’ennesima risata. Si stava divertendo non poco nel vedere Beerus, che dal suo punto di vista era un “bambino” di centinaia di milioni di anni, alle prese con dei bambini veri. «I figli di Freezer sono proprio adorabili! Non trova, Lord Beerus?»
 
«Adorabili per quanto tu sei utile in questa situazione, Whis» ribatté lui «Facciamo così: io distruggo un qualche oggetto, e voi quattro smettete di tediarmi. D’accordo?»
 
«Che vuol dire “tediarmi”?» domandò Scheelite, un po’confusa.
 
«Vuol dire tipo “annoiarmi” e cose così» la informò Kuriza, il quale spesso dava l’impressione di aver mangiato un vocabolario.
 
«Aaah. Capito».
 
«Allora» esordì Beerus «Guardate bene quell’ombra… sì, esatto, quella proiettata dalla poltroncina» disse, riferendosi a quella di una piccola sala adiacente «Ci siete? Bene… hakai».
 
Un breve lampo viola e l’ombra della poltroncina si distrusse sotto gli occhioni sgranati e sorpresi dei gemelli, i quali avevano un’espressione simile a quella della loro madre nella situazione praticamente identica che si era venuta a creare quattro anni prima.
 
«Siete soddisfatti?» domandò loro Beerus con un ghigno. Sicuramente vederlo distruggere un’ombra li aveva spaventati esattamente come era successo con Zoisite, e…
 
«Bravo!»
 
«Bravissimo!»
 
«Fiiiiicooooo!»
 
«Fallo ancora!»
 
“E” niente, perché i quattro piccoli icejin stavano applaudendo entusiasti.
Stavolta fu Lord Beerus a sorprendersi: in centinaia di milioni di anni aveva visto le reazioni più disparate -e disperate- ma non gli era mai successo di ricevere addirittura dei sinceri applausi per aver distrutto qualcosa. Non li aveva ricevuti neppure da piccolo dal suo maestro, quando era un Dio della Distruzione in erba e Whis gli insegnava a usare il suo potere per… distruggere, appunto!
 
«Le cose hanno preso una piega imprevista» osservò Whis.
 
«A quanto pare…»
 
«Distruggi qualcos’altro, dai!» Korner batté le mani «Dai, daaai!»
 
«I patti non erano questi. Avevo detto che avrei distrutto una cosa soltanto» ricordò loro il dio.
 
«Tu avevi detto che avresti distrutto un oggetto, ma un’ombra non è un oggetto, è solo un punto dove non arriva la luce» ribatté Avalanche.
 
«Qualcuno da grande vuole fare l’avvocato» borbottò Beerus, con aria un po’seccata.
 
«Cos’è un avvocato?» domandò la bambina.
 
«Lascia perdere» sospirò lui.
 
«Magari per convincersi ha solo bisogno che facciamo un po’il tifo… come fanno le lìder del cir! Quelle con i pon-pon!» esclamò Scheelite.
 
«Si dice “cirlìde”! Scema» la rimproverò Korner.
 
«La parola è “cheerleader”» disse Kuriza, alzando gli occhi al soffitto «E comunque io non mi metto ad agitare i pon-pon, è una cosa stupida. Non c’è mica bisogno dei pon-pon per fare il tifo. Basta dire il suo nome!»
 
L’attimo dopo, tutti e quattro stavano scandendo a gran voce il nome di Lord Beerus, incoraggiandolo a fare quel che sapeva fare meglio. Tutta quella faccenda era quasi incredibile… era proprio vero che neppure dopo milioni di anni di vita si finiva di sorpendersi.
 
“Tre…” Whis avviò un countdown mentale “Due… uno…”
 
«E va bene, va bene! Distruggerò qualcos’altro, ma poi basta davvero. Vi ho già detto che non sono qui per giocare con voi!» cedette Beerus, sul quale evidentemente tutto quell’entusiasmo infantile aveva fatto effetto «Entriamo in questa sala, truppa!»
 
Curiosamente i bambini si misero in fila proprio come una truppa di soldati veri, e si apprestarono a entrare in sala. Il primo a stupirsene fu Beerus stesso. «Com’è che ora sono così obbedienti?»
 
«Se i bambini sono come loro quattro, più che a un adulto tendono a dare retta a…un bambino più grande!» gli spiegò Whis.
 
Beerus gli rivolse un’occhiataccia. «Mi hai appena dato del bambino, Whis?!»
 
«Ho soltanto-»
 
L’angelo non riuscì a finire la frase perché, dopo un lampo rosso durato un millisecondo, venne accecato da una marea di soffici “cose bianche” che cadeva dalla sua testa come pioggia.
 
«Ecco, ora i capelli sono a posto!» esclamò Avalanche, con un gran sorriso «Erano troppo lunghi davvero, eh!»
 
Esatto: le “cose bianche” erano capelli.
I suoi capelli.
Il suo curatissimo bianchissimo e lunghissimo ciuffo di capelli, al quale dedicava tanta cura e attenzione!...
 
«I-i m-miei…» balbettò, mentre portava lentamente le mani sopra la testa «i m-miei… i miei… i miei…»
 
L’eco della risata epocale di Lord Beerus si propagò in tutto il corridoio e in quelli adiacenti, e forse venne udita anche da coloro che in quel momento stavano passando fuori dall’edificio. Vedere Whis in quelle condizioni era un evento più unico che raro, che ripagava di tutte le prese in giro più o meno sottili che l’angelo gli aveva rivolto quel giorno.
 
«Futuro avvocato e anche parrucchiera!» riuscì a dire faticosamente Beerus tra uno scoppio di risa e l’altro, mentre circondava Avalanche con la coda per poi sollevarla e mettersela sopra una spalla. «Sai una cosa, Whis? Avevi ragione, questi bambini sono proprio adorabili!»
 
«I miei capelli!» gemette Whis, inginocchiandosi a terra «I miei poveri capelli!…»
 
«Suvvia, col tempo ricresceranno» minimizzò Lord Beerus «E se non altro adesso non sembri più il cugino di quei ridicoli uccelli della Nebulosa 66!»
 
Dal suo assistente non giunse risposta, ma che continuasse a stare fermo in ginocchio e a capo chino non era affatto un bel segno. Forse paragonarlo a un uccello non era stata una grande idea…
 
«Il signor Whis si sente bene?» domandò Kuriza.
 
«Ma sì, ma certo, ma sicuramente, ora però che ne dite di andare a distruggere qualcosa da un’altra parte? Qualsiasi parte? In fretta, magari?» concluse, acchiappando con la coda il resto dei bambini per poi volare via in fretta e furia lungo il corridoio. Difficilmente Whis perdeva la calma ma, nel caso fosse accaduto, lui non voleva essere presente.
 
«Ma tu per caso hai paura del signor Whis?» ebbe il fegato di domandargli Scheelite.
 
«Naturalmente no. Io sono il Dio della Distruzione, ricordalo! Ho concluso che fosse meglio lasciarlo solo a elaborare il lutto, tutto qui».
 
«Aaah, capito!»
 
Non era una fuga, era semplicemente una ritirata strategica… o almeno, l’orgoglioso Lord Beerus voleva considerarla tale.
Si fermò soltanto quando arrivò dall’altra parte del palazzo, ritenendo che fosse abbastanza lontano. «Qui dovrebbe andar bene» disse, posando a terra tre dei quattro bambini.
 
«La nostra stanza è qui vicino, a questo punto possiamo andare tutti a giocare lì e farci portare la merenda» propose Korner «L’ora è quella giusta!»
 
«Bravo, ottima idea» annuì il dio «Fai strada!»
 
Avrebbero potuto raggiungere la stanza dall’interno del palazzo, ma i bambini per fare più in fretta vollero uscire e volare fino al terrazzo. Di nuovo, assurdamente, con tutto il caos che c’era non ci fu nessuno che se ne avvide.
 
«Eccoci» disse Avalanche una volta entrati «Questa è la nostra stanza».
 
Più che una stanza quello era una specie di appartamento, grande anche per gli standard di Lord Beerus. Era diviso in quattro sezioni, una per ogni pargolo, e ognuna di esse era personalizzata in base ai gusti dell’occupante. Quella che catturava di più l’attenzione però era senza dubbio la parte di Scheelite: troppo piena di fiocchi viola, cuscini viola, fiorellini viola e una quantità industriale di bambole -non viola, per fortuna- di porcellana, che a dirla tutta erano abbastanza inquietanti.
 
«Pelché… no: perché stai guardando male le mie bambole?» gli domandò Scheelite «Quelle non vanno distrutte».
 
«Sicura?» il Dio della Distruzione raggiunse il centro della stanza, e sprofondò nella montagna di grossi cuscini che c’era, continuando a fissare le bambole. «Secondo me dormiresti più tranquilla, senza quelle cose che ti guardano».
 
«Anche secondo me andrebbero buttate via» concordò Kuriza «Ma Scheelite mica mi dà retta».
 
Korner intanto aveva raggiunto l’interfono poco lontano dai cuscini. «Ci facciamo portare la torta Pinguì?»
 
«Torta Pinguì? È un nome strano» commentò Lord Beerus «Però devo ammettere che mi ispira…»
 
«È fatta con una ricetta simile a quella di una merendina che la mamma ha mangiato quando è stata su un pianeta di cui non ricordo il nome» lo informò Avalanche, scendendo solo in quel momento dalla spalla di Beerus. «È tanto- tanto- tanto buona!»
 
«Così tanto?... allora dovremmo farcene portare una grande. Voglio gustarmela bene» dichiarò Beerus «E mentre aspettiamo vi racconterò di come e perché ho fatto estinguere… quelli! Eh già, somigliavano proprio a quelli!» esclamò, e indicò dei pupazzetti di dinosauri sparpagliati accanto al letto di Kuriza.
 
«Se te ne porto qualcuno li distruggi? Sarebbe fico! Tanto ne ho un mucchio!» Kuriza fece spallucce e, senza aspettare la risposta, si alzò e andò a prenderne una quindicina, mentre Korner ordinava tranquillamente di far portare la torta Pinguì…
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«… atterrano i miei uomini migliori, spariscono, e ora pretenderebbero anche la merenda servita in camera per “loro e il loro nuovo amico”! Adesso mi sentono, altro che merenda!»
 
Appena i servi delle cucine erano stati contattati dai gemelli, si erano sbrigati a comunicare a tutto il resto del personale la posizione degli ex “dispersi”, e così facendo anche Freezer era venuto a saperlo immediatamente.
 
Quelle quattro pesti non si sarebbero salvati dai dovuti rimproveri, non potevano continuare a disobbedire in quel modo ai suoi ordini, e tantomeno intestardirsi a portare delle bestie strane in casa. Cos’avevano portato, stavolta? Un altro incubator? Un capodoglio? Un vaso di petunie senziente chiamato Agrajag?
 
“Di qualunque cosa si tratti, avrà vita molto breve…e non ci saranno pianti che tengano, stavolta!”
 
Arrivato davanti alla camera dei gemelli, l’icejin entrò di botto senza curarsi di bussare. «VOI QUATTRO! Saranno guai se oserete di nuovo atterrare la Squadra Ginew e sparire! E per quanto riguarda il vostro… nuovo… amico…»
 
Il rimproverò gli morì in gola, mentre sgranava gli occhi nell’incredulità più totale.
Sicuramente doveva essersi addormentato e doveva essere preda di un incubo di qualche genere, perché non era assolutamente possibile che il Dio della Distruzione fosse lì in camera dei suoi figli, seduto tra i cuscini, intento a muovere due pupazzi di dinosauri, il tutto mentre Avalanche gli faceva i grattini dietro le orecchie.
Per rendere tutto ancor più surreale mancava solo che se ne uscissero con “Guarda, papà! Abbiamo portato a casa un gatto!”
 
«Ehi, Freezer! Dov’è la mia torta?»
 
Anche quella frase di Beerus però aggiungeva un bel carico di assurdità a tutta la situazione.
 
«La tua… la sua… eh?»
 
«La torta! Abbiamo chiesto una torta Pinguì, ma non è ancora arrivata» disse Beerus, con una smorfia di disappunto sul volto «E io la pretendo subito. I tuoi figli mi hanno detto che è ottima, quindi devo assaggiarla».
 
Se quello era un incubo, senza dubbio le battute di personaggi erano piuttosto accurate. «Non è reale» si disse il tiranno, mentre chiudeva gli occhi «Non è reale. Ora conterò fino a dieci, riaprirò le palpebre e mi risveglierò seduto accanto al tavolo, ancora pieno di carte da leggere e firmare, e tutto questo non sta succedendo davvero».
 
«Ti prego, smettila con questa sceneggiata da donnicciola isterica» sbuffò il dio «Sono qui per davvero, e non ho ancora sentito le tue scuse per non avermi accolto come merito! Stai diventando maleducato come tua moglie, e a me le persone maleducate non piacciono».
 
«Come i dinosauri, hai detto che erano maleducati!» intervenne Scheelite.
 
«Sì, esatto: arroganti e maleducati! Per tale motivo, come stavo per dirvi prima che vostro padre irrompesse con cotanta grazia, ho deciso di farli estinguere» dichiarò, con un sorriso soddisfatto «Precisamente così!»
 
Lord Beerus schioccò le dita, e i quindici pupazzi esplosero simultaneamente in mille pezzi.
Gli applausi dei bambini rimbombarono nella testa di Freezer, che dal canto suo non provava il loro stesso entusiasmo nel vedere una cosa del genere, anzi! A lui suonava come una minaccia bella e buona: aveva sorpreso Beerus con i suoi figli, nella loro stanza, era con loro da chissà quanto tempo senza che nessuno se ne fosse accorto… Se quello non era un modo nemmeno troppo sottile di ricordargli ad anni di distanza che nessuno era al sicuro, promessa o meno, allora cos’era?
Non che Freezer potesse fare alcunché, purtroppo non poteva cercare di ucciderlo -come avrebbe fatto in circostanze analoghe con chiunque altro- essendo Beerus una divinità.
 
«Io…sì. Le porgo le mie scuse per non averla accolta debitamente. Comunque, non credevo che potesse interessarle avere la compagnia dei miei figli».
 
Un lato negativo di essere il Dio della Distruzione era quello di poter essere fraintesi, anche compiendo azioni che in realtà non avevano alcunché di malevolo. Quel che Freezer aveva pensato, a Lord Beerus in realtà non era passato neppure per l’anticamera del cervello, perché se voleva distruggere qualcosa o qualcuno lo faceva e basta, e se voleva minacciare chicchessia lo faceva apertamente.
Se avesse immaginato cos’era passato per la mente di Freezer, probabilmente si sarebbe sentito perfino offeso: era il Dio della Distruzione, e durante lo svolgimento del suo compito non aveva risparmiato nessuno per quanto innocente fosse, ma aveva un codice d’onore tutto suo, e non gli sarebbe mai passato per la testa di “utilizzare” dei bambini per spaventarne i genitori.
 
«Non pensare a quel che può interessarmi o meno, Freezer… pensa alla torta, piuttosto! La stiamo ancora aspettando, e sai che a me aspettare non piace granché».
 
Avalanche si avvicinò all’interfono, e schiacciò un pulsante. «Ehi, papà è qui ha detto che vuole che facciate e ci portiate subito la torta, quindi vi dovete muovere, capito?»
 
S-sì, milady, come comanda, la torta Pinguì arriva immediatamente!
 
Fatto ciò, la bambina fece spallucce. «I servitori sono veloci, ma quando dico che è papà ad aver detto di dire o fare una cosa sono ancora più veloci. Infatti lo faccio spesso!»
 
«Ava?»
 
«Sì, Scheelite?»
 
«Mi sa che papà vuole ucciderti».
 
«Come al solito!»
 
«Per l’ennesima volta, non voglio uccidervi, assolutissimamente no, ve l’ho già detto in più occasioni!» esclamò Freezer con una certa concitazione, notando che il volto di Lord Beerus era diventato terribilmente serio dopo aver sentito le bambine dire quelle cose. «Hanno questa fissa da diverso tempo ormai, e sinceramente io e Zoisite non abbiamo ancora capito da dove sia arrivata, ma ovviamente non ho mai pensato di ucciderli, non ho mai alzato neppure un dito su di loro, vero?»
 
«Sì, questo è vero» annuì Korner.
 
“Tutto sommato credo che quella non avrebbe lasciato i bambini a Freezer, se avesse pensato anche solo per un momento che lui possa volerli uccidere davvero” concluse il dio “Se dicono certe cose sarà colpa della faccia poco raccomandabile del loro caro papà. Probabilmente non si rendono neppure conto di cosa voglia veramente dire ‘uccidere’, o essere uccisi”. «Meglio così, allora».
 
«E comunque anche se volesse sculacciarci non potrebbe, perché tanto scompariamo nelle ombre prima che ci prenda» aggiunge Kuriza, facendo spallucce.
 
«E questo chissà per colpa di chi! “Non prima degli undici anni, certo Freezer, sicuro, sono d’accordo”… e una settimana dopo, cosa scopro?» l’icejin fece un sospiro nervoso, passandosi la mano sul volto «Niente, come non detto».
 
Proprio in quel momento arrivarono i servitori tutti trafelati, con in mano una grossa torta Pinguì che minacciava di cadere a terra da un momento all’altro. Fortunatamente non accadde, e i quattro -più uno- bambini affamati andarono all’assalto della torta come se da un paio di secoli non avessero messo alcunché nello stomaco.
 
Lord Beerus, nemmeno a dirlo, fu il primo ad assaggiarla -dopo la breve annusata di rito…
 
«È OTTIMAAAAAAAAAAAAAA!!!» urlò, con aria entusiasta e quasi estatica «Questa cosa marrone che ricopre tutta la torta si sposa perfettamente con la dolcezza del ripieno e con il sapore dell’impasto! Come si chiama?!»
 
«È la nostra versione di quella che mia moglie chiama “Nutella”. Non so da quale pianeta abbia preso l’originale» disse Freezer.
 
«Tu non mangi, papà?» gli chiese Scheelite «Ti do un po’della mia parte, se vuoi!»
 
«No, Scheelite, non ho molta fame al momento» rispose lui stancamente, poggiandosi contro la parete più vicina «Mangia tranquilla».
 
Che giornata! E non aveva neppure del vino a portata di mano, cosa che rendeva tutto ancor più stressante.
Mentre i cinque banchettavano, facendo sì in breve tempo che della torta restassero poco più che briciole, pensò che la sola cosa buona era non dover gestire anche Zoisite, la quale per fortuna sarebbe tornata soltanto di sera…e per allora, Beerus sarebbe sicuramente andato via.
 
«Deliziosa! Assolutamente deliziosa!» sentenziò Lord Beerus qualche minuto dopo «Quando si tratta di cibo avete senz’altro buon gusto. È uno dei migliori dolci che abbia mai mangiato!»
 
«Vergogna…»
 
Freezer trasalì nel sentire la voce di Whis provenire dal balcone, ed essendosi voltato verso di lui non si avvide né dell’espressione di Lord Beerus -la stessa di un bambino scoperto a rubare la marmellata- né del gesto infantile di quest’ultimo nel nascondere dietro la schiena la mano che impugnava la forchetta.
 
«Mangiare un dolce che non abbiamo mai assaggiato senza lasciarmene un po’!» continuò l’angelo, con aria mortalmente offesa «Neppure un pezzettino minuscolo!»
 
«Chi tardi arriva, torta non trova!» disse Lord Beerus che, resosi conto delle reazioni istintive avute in principio, volle cercare di darsi un tono. «Non è colpa mia se sei rimasto lì a disperarti per il tuo nuovo taglio di capelli…»
 
«Gliel’ho fatto io con un raggio letale, papà!» affermò Avalanche, con aria trionfante «Sono stata brava, vero?»
 
“Promemoria per me: non c’è limite al peggio” pensò Freezer, guardando Whis con aria vagamente allarmata. «Avalanche, quante volte devo dirti che certe cose non si fanno?! Non è affatto questa l’educazione che io ti ho dato! Vergognati! Tutta colpa di tua madre» concluse tra sé e sé.
 
Whis per qualche momento non disse nulla, così come non lo fece nessun altro, tanto che l’atmosfera all’interno della stanza divenne abbastanza strana…
Poi però sorrise.
 
«Sa una cosa, Lord Beerus? Una nostra precedente conversazione mi ha ricordato che da troppo tempo non vado a fare visita a certi miei cugini della Nebulosa 66» disse l’angelo, apparentemente in totale serenità «È proprio il caso che io rimedi il prima possibile, o finiranno col non perdonarmi. Intendo trattenermi almeno un paio di giorni, quindi temo che per quanto riguarda il ritorno a casa dovrà arrangiarsi… o chiedere al signor Freezer se è disposto a ospitarla!»
 
«CHE COSA?!» il dio si alzò di scatto «Non vorrai mollarmi q-»
 
«Arrivederci a tutti quanti, è stato un piacere. A presto, Lord Beerus!»
 
Con un ultimo sorriso, l’angelo batté il bastone a terra e si dileguò prima che Beerus riuscisse anche solo ad afferrare il suo vestito.
 
«…»
 
Sembrava proprio che Whis se la fosse presa più del dovuto, tanto da arrivare ad abbandonarlo lì -sebbene in via temporanea. Che fare? La sua velocità nel volo era circa tre quarti di quella di Whis, quindi in teoria sarebbe potuto arrivare a casa in tempi ragionevoli, ma il suo senso dell’ orientamento non era buono quanto quello del suo assistente e, soprattutto, era troppo pigro per mettersi a fare un viaggio del genere da solo. Le astronavi poi non erano neppure da prendere in considerazione, per i suoi standard erano veramente troppo lente e noiose.
Alla fine, dunque, si volse lentamente verso il padrone di casa. «Sai, Freezer, ospitare il Dio della Distruzione in casa propria sarebbe per chiunque un grande onore».
 
“No. No, no. No- no- no- no. NOOOOOO!” si disperò mentalmente il tiranno, impietrito, fissando Beerus “Va bene, avevo detto che al peggio non c’è mai limite, ma questo è troppo! Avere Lord Beerus in casa per due giorni è peggio di mettersi a giocare a palla con una bomba, promessa o non promessa, e… Maledizione, Zoisite torna stasera!”
 
«C’è qualche problema?»
 
Freezer capì che era il caso di dire qualcosa, perché il modo in cui Beerus aveva iniziato a muovere nervosamente la coda non prometteva nulla di buono. «No, assolutamente, io non ho alcun problema, ovviamente può restare, però-»
 
«Quindi se resti qui vieni anche alla nostra festa di compleanno!» esultò Avalanche che, bontà sua, sembrava essere veramente contenta di avere il Distruttore alla sua festa. «È dopodomani. Verrà della gente che ci porterà dei regali e ci sarà tanta roba buona da mangiare!»
 
«Feste e cibo?» il dio si sfregò le mani, pregustando già il tutto «Forse Whis mi ha fatto un favore, decidendo di andare a trovare i suoi “cugini”».
 
«…però sa, mia moglie tornerà a casa» continuò Freezer, riprendendo da dov’era stato interrotto «E questo solo tra poche ore».
 
L’espressione soddisfatta di Beerus mutò radicalmente nel ricordare quel piccolo dettaglio chiamato Zoisite. Restare due giorni in casa di Freezer significava dover avere a che fare anche con lei per forza di cose, senza poterla distruggere a causa della promessa che lei gli aveva strappato, e quella prospettiva non lo attirava granché. «Deve proprio tornare oggi?»
 
«Non sembri molto contento. Pensavo che mamma ti piacesse» disse Korner, un po’perplesso.
 
«Non ho mai detto il contrario. Solo… che ne dite se facciamo un gioco?» il dio agguantò la prima cosa che riuscì a prendere, ossia un orsetto di peluche appartenente ad Avalanche. «Io ora nascondo questo da qualche parte nel palazzo, o magari nel giardino. Il primo di voi che lo trova, vince!»
 
«E chi vince cosa ottiene?» si informò Kuriza, molto interessato.
 
«Chi vince diventerà il Super Comandante Supremo delle truppe del Dio della Distruzione» affermò Beerus, con tutta l’enfasi possibile «Sappiate che è un grande onore!»
 
«Tanto io lo troverò per primo!» esclamò Korner.
 
«Scordatelo» lo disilluse Avalanche, incrociando le braccia davanti al petto «Il Super Comandante posso essere solamente io».
 
«Sarò io il Comandante» asserì Kuriza, con aria solenne «Sono il più adatto» .
 
«Però chi vince mi prende come vice, va bene?» disse Scheelite, dalle ambizioni decisamente più ridotte.
 
A quel punto Beerus scomparve da sotto gli occhi di tutti, e ricomparve pochi istanti dopo in piedi con le mani dietro la schiena, accanto alla portafinestra. «Fatto».
 
«Di già?!» si stupirono i bambini.
 
«Sono un dio, quindi sono più veloce di quanto possiate immaginare. Forza, potenziali futuri Comandanti, datevi da fare!»
 
A quelle parole i gemelli schizzarono fuori dalla stanza a velocità supersonica, lasciando i due adulti finalmente soli.
 
«Lo troveranno in fretta, indipendentemente da dov’è stato nascosto. Conoscono questo posto meglio di quanto lo conosca io» sospirò Freezer.
 
Lord Beerus sogghignò, togliendo le mani da dietro la schiena. «Temo proprio che impiegheranno diverso tempo, invece».
 
Con sorpresa di Freezer, nella mano sinistra del dio c’era nientemeno che l’orsetto. L’icejin, suo malgrado, dovette ammettere che l’idea era stata più che buona. «Ottimo colpo».
 
Beerus si stiracchiò, con un sorrisetto arrogante. «Io sono un genio, cosa credi?»
 
“Oh sì, serve essere un genio per ingannare dei bambini di nemmeno quattro anni” pensò Freezer, incurante del fatto che lui non fosse in grado di gestirli altrettanto bene. «Ci spostiamo altrove?»
 
Beerus si tuffò di nuovo tra i cuscini. «Mh, magari tra un po’. Ecco, questi sì che sono cuscini morbidi!... a ogni modo, riprendiamo il nostro discorso: è proprio necessario che tua moglie torni stasera?»
 
«È con mia madre già da un giorno e mezzo, quindi direi di sì. Sono suo marito, nonché un personaggio pubblico, cosa che rende tale anche lei: stare con me e farsi vedere al mio fianco è suo dovere» replicò l’altro, senza sbilanciarsi troppo -o almeno, così credeva di aver fatto.
 
Beerus lo guardò con aria perplessa per un breve istante, poi fece spallucce. «Capisco che farti vedere in giro con l’ultima shadowjin faccia un certo effetto, ma se l’hai sposata solo per questo potevi scegliere una icejin meno rompiscatole e verniciarla di nero, non credi? Davvero, sono anni che mi domando che cosa ti sia passato per la testa il giorno in cui hai deciso di sposare un soggetto come quello».
 
«Ammetto che a volte è ingestibile, ma se l’ho sposata avevo le mie ragioni».
 
«Tralasciando il fatto che io non mi lascerei mai mettere al collo un cappio quale è il matrimonio, in giro ci sono donne più belle» ribatté il dio, stravaccandosi ben bene sui cuscini «Più belle, più sveglie e con la lingua meno lunga. Non che mi riguardi ma, personalmente, tutte queste ragioni non le vedo».
 
«Se fosse venuto qui una settimana fa, avrebbe potuto vederne  quattro sotto una teca di vetro».
 
Appena ebbe finito di parlare si tirò metaforicamente un pugno in testa, perché quella frase era stata di un’insolenza degna della stessa Zoisite, ma quel gatto gliel’aveva proprio tirata fuori con le tenaglie. Non pago di essersi fatto trovare con i suoi figli, si metteva anche a offendere sua moglie!
O meglio, a fare considerazioni che si avvicinavano alla verità, cosa che Freezer sapeva benissimo, tanto da essere il primo a lagnarsi della sua ingestibile moglie.
 
Beerus si rizzò a sedere, rivolgendogli uno sguardo assassino. «Come hai detto?!»
 
«Ho detto che se l’ho sposata ho le mie ragioni» disse di nuovo Freezer, cauto.
 
Seguì un momento di tensione altissima, nel quale Freezer pensò che Lord Beerus avrebbe mandato al diavolo la promessa fatta e avrebbe ucciso tutti quanti… e tutto perché stavolta era stato lui, a parlare troppo!
 
«Tsk… a quanto pare la sfrontatezza di tua moglie è una malattia contagiosa» commentò Beerus «Fa’ che non capiti ancora».
 
«Non ricapiterà» gli assicurò Freezer, leggermente meno teso.
 
«Di insolente in casa ne hai già una, basta e avanza» ribadì il dio «In ogni caso, sono costretto ad ammettere di essere un po’stupito. Ti sei sposato, hai messo su famiglia… non me lo sarei aspettato, non da te».
 
«A dirla tutta neppure io me lo sarei aspettato, se me lo avessero detto qualche anno fa ci avrei riso sopra. Però è accaduto, e lei va perfino d’accordo con mia madre… forse anche troppo» commentò, e si azzardò ad avvicinarsi ai cuscini. «Mia madre pretenderebbe di insegnarle a governare».
 
«Dovrebbe insegnarle un po’di diplomazia e di buone maniere, altro che a governare. O vuoi dirmi che l’hai sposata sperando che in futuro ti desse una mano?»
 
«Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, gestisco perfettamente tutto da solo, e continuerò a farlo» ribatté Freezer, innervosito.
 
«Hai una moglie alla quale stanno impartendo lezioni, e hai anche dei figli abbastanza svegli… sta’ attento, o finirai col trovarti in casa degli avversari politici!»
 
Lord Beerus lo aveva detto scherzando, perché Freezer era e sempre sarebbe rimasto il più potente del suo nucleo familiare, i bambini erano ancora piccoli e, dal suo punto di vista, Zoisite non sarebbe mai stata in grado di governare alcunché.
Freezer però forse l’aveva interpretato in modo diverso, perché nel sentirlo si era adombrato non poco.
 
«Non penso proprio che possa accadere, né in un futuro prossimo né mai».
 
«Suvvia, stavo solo scherzando! Sei troppo potente per avere avversari politici, lo sai benissimo, e di certo in futuro le cose non cambieranno. E poi… loro sono la tua famiglia».
 
Dopo un breve attimo, Freezer si rilassò. Aveva ragione lui, Zoisite e i bambini erano la sua famiglia, e non aveva nulla da temere in ogni caso: il suo potere assoluto non sarebbe mai stato intaccato da nessuno di loro, non avrebbero avuto modo di farlo neppure volendo. «Sì, infatti. E comunque non potrei mai temere una donna che fa discorsi del tipo “su pilastri di piercing e tiranti di piercing costruiremo millemente ponti di piercing”!»
 
«Appunto, vedi?... bene» si alzò in piedi «Chiarito che tua moglie tornerà improrogabilmente a casa questa sera, voglio godermi le ultime ore di tranquillità recuperando il banchetto nuziale perso! Ah, e devo ricordarmi di mettere l’orsetto da qualche parte, tra un po’».
 
“Come faccia a essere così magro mangiando quanto un reggimento è una cosa che proprio non so spiegarmi” pensò Freezer, trattenendosi dal fare facepalm. «Banchetto sia».
 
«Un’ultima cosa: non avvisare tua moglie della mia presenza. A questo punto voglio farle una “sorpresina”! Dici che sarà contenta di rivedermi?»
 
Era una domanda retorica: l’entusiasmo di Zoisite nel sapere che Beerus sarebbe rimasto lì due giorni sarebbe stato pari a quello di Beerus stesso nell’averla attorno, e lo sapevano benissimo tutti e due.
 
«Certo, tantissimo. A pensarci bene però… sono proprio curioso di vedere la faccia che farà» ammise l’icejin «Una sorpresa del genere è il minimo che si meriti per avermi lasciato solo con i bambini per tutto questo tempo!»
 
«Loro non sono un problema, basta capire come prenderli, tutto qui. In alternativa, assumi una babysitter».
 
«Oggi ne ho assunte ventisette».
 
«Davvero? Io non ne ho vista nessuna…»
 
«Appunto!»
 
«Io in questo senso sono più fortunato» disse Beerus, alzandosi per poi uscire dalla stanza assieme a Freezer «Se mai dovessi avere figli, potrei sbolognarli a Whis!»
 
“O ai suoi presunti ‘cugini pennuti’ della Nebulosa 66!” aggiunse mentalmente.
 
Già, doveva anche pensare a come punire il suo assistente, ma per quello c’era tempo… e se avesse avuto bisogno di una consulenza, c’era anche la sua truppa di quattro piccole pesti!
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Era stata proprio una bella giornata, squisitamente rilassante nonostante il lavoro mattutino.
Per Zoisite a volte arrivare a capire come funzionavano certi argomenti -soprattutto riguardanti l’economia- poteva risultare una cosa un po’ostica, ma sua suocera era brava a far sì che il tutto non risultasse troppo pesante.
 
“E poi ci sto bene, con lei”.
 
Regina Ice era una delle poche persone alle quali non avesse mai avuto motivo di rivolgere anche solo una minuscola presa per i fondelli, il che era tutto dire. Era una donna energica, caparbia e per niente stupida, con la quale aveva trovato rapidamente un’intesa… e in tutta la famiglia era la sola a credere che un giorno avrebbe potuto affiancare Freezer nelle questioni riguardanti il clan.
Quella, a essere onesta, era una cosa in cui Zoisite per prima non credeva molto: lei non era come suo marito o come Cooler, non era stata cresciuta per governare! Non le dispiaceva imparare cose nuove, soprattutto se utili, ma allo stesso tempo non si sentiva all’altezza, non in quel caso.
 
Regina Ice però non aveva voluto sentire ragioni e, quando Zoisite le aveva detto come la pensava, la sua risposta era stata “Dovresti credere un po’più in te stessa, ragazza mia. Sei riuscita a ottenere da un dio l’immunità per tutto il nostro clan, non vedo perché non dovresti essere all’altezza!”.
 
Per amor di onestà le aveva detto di aver avuto più che altro fortuna, ma sua suocera non aveva cambiato parere, e alla faccia dei pareri contrari stava investendo molto su di lei.
 
Era uno dei motivi per cui Zoisite si impegnava al massimo, cercando di imparare da lei quanto più possibile, anche se questo significava trascorrere un po’meno tempo con Freezer e i bambini. Da quando erano nati si era dedicata moltissimo a loro e al marito -ed era normale- ma sua suocera aveva cercato di incoraggiarla a non vedersi “soltanto” come una madre e una moglie, e a ricordarsi sempre di essere anche una ragazza con un enorme bagaglio di esperienze che, assieme a quel che stava imparando al momento, avrebbero potuto esserle utili quando avrebbe governato insieme a Freezer…
 
 
“E re- impara anche a prenderti del tempo solo per te, quando puoi: non può fare che bene”.
 
 
Se quel giorno l’aveva portata con sé alla SPA era stato anche per darle anche quell’importante lezione.  Zoisite non aveva faticato per nulla a impararla, ed ora eccola a casa, con animo più che mai sereno e in pace col cosmo.
 
«MAAAAAMMAAAAA!»
 
«Ciao mamma!»
 
«Ti siamo mancati?»
 
Essere accolta da un abbraccio dei gemelli contribuì a migliorare ulteriormente la giornata, che ormai si avvicinava alla conclusione. A tal proposito, l’ora di andare a letto per i bambini era passata da un pezzo… pareva che la Squadra degli Sfigati non fosse stata nemmeno in grado di mandarli in camera a dormire, e Freezer men che meno! Non che ci fosse da stupirsi. «Certo, come potrebbe essere altrimenti?» sorrise «Apprezzo che mi abbiate salutata ma, dite un po’, voi non dovreste essere a letto?»
 
«Sì, papà e Lord Beerus ci avevano detto di andare a dormire, ma noi volevamo aspettarti» le spiegò Kuriza «Quindi eccoci!»
 
Momento.
Momento- momento- momento.
Kuriza aveva veramente nominato?...
 
«Scusami, Kuriza, hai per caso detto “Lord Beerus”?»
 
«Sì!» confermò Scheelite «Quello che ti ha regalato i bracciali, mamma, il tuo amico. È con papà nella sala plincipale… principale».
 
Tanti cari saluti alla serenità e al sentirsi in pace col cosmo. L’idea di avere il Dio della Distruzione in casa non le piaceva, e l’idea che fosse stato così vicino ai suoi figli le piaceva ancora di meno; del resto era lui quello che, anni prima, non si sarebbe fatto scrupoli a distruggerli insieme a lei quando non erano ancora nati. «Capisco. Avete idea di cosa ci faccia qui?»
 
«Da quello che abbiamo visto, mi sa che è qui per mangiare!» rise Scheelite.
 
«E distrugge le cose in modo fichissimo, mamma! Ha distrutto pure un’ombra, è stato bellissimo! Mi sa che potrebbe distruggere anche noi quando diventiamo ombre» osservò Korner, per nulla preoccupato di quella pericolosa verità.
 
«Questo ve lo ha detto lui? O ha detto qualcosa di simile, o… insomma, si è comportato bene con voi?»
 
«Sì sì! È un tanto simpatico, lo sai? Mi ha anche nominata Super Comandante Supremo della truppa del Dio della Distruzione, quando ho vinto la sfida a trovare l’orsetto, ci ho messo un sacco di tempo ma ce l’ho fatta» le raccontò Avalanche, tutta fiera «E prima ha giocato con noi, ci ha raccontato di come ha distrutto i dinosauri, e ha fatto merenda con noi…»
 
«Avevo detto a vostro padre di trovare una babysitter, ma questo è eccessivo» commentò Zoisite, molto stupita di quel che stava sentendo.
 
«…e prima ancora ci ha presi ed è fuggito via insieme a noi, quando ha riso dopo che ho tagliato i capelli di quello blu» continuò la bambina «Lui ha detto che non lo faceva per paura, ma secondo me era una bugia».
 
«Hai tagliato il ciuffo di Whis? Ah! Brava, gran bel colp-ehm, volevo dire, non si fanno certe cose!» si corresse, anche se troppo tardi. «Comunque a questo punto è proprio il caso che andiate a dormire, non vi fa bene stare svegli fino a tardi. Non vorrete trovarvi le occhiaie, domani mattina?»
 
«No no, le occhiaie sono brutte!» esclamò Kuriza «Allora buonanotte, mamma… ah, no, aspetta: non ti abbiamo detto che Lord Beerus rimane qui anche domani e dopodomani, perché quello blu è andato a trovare dei parenti e lo ha lasciato qui!»
 
«… anche domani e dopodomani? Per tutto il giorno?!» gemette la shadowjin.
 
«Sì, infatti lo abbiamo anche invitato al nostro compleanno» aggiunse Korner.
 
Sembrava che Lord Beerus non avesse fatto nulla di male ai gemelli, se mai il contrario, e Zoisite lo riconosceva, ma per un attimo fu fortemente tentata di prendere i bambini e andare per due giorni su un qualche pianeta a loro sconosciuto. Una gita improvvisata non era una brutta idea, no? E la festa programmata si poteva sempre annullare.
Poi però si rese conto di una cosa fondamentale…
 
“Così facendo faccio un favore più a lui che a me. Col cavolo che mi faccio praticamente cacciare via da casa mia!”
 
«Allora dovremo prepararci spiritualmente a vederlo sbafarsi tutta la granita disponibile» fu la replica della shadowjin «Grazie per avermelo detto. Ora però davvero, fate i bravi e andate a dormire» li esortò, dando a ognuno un bacio sulla fronte «Buonanotte».
 
«’Notte, mamma!» risposero in coro, per poi volare in direzione della loro camera da letto.
 
Rimasta sola, a Zoisite sorse spontanea una domanda: perché Freezer non l’aveva informata di tutto ciò? Forse Beerus gli aveva impedito di farlo? O aveva cercato di farle una “sorpresa” poco gradita come punizione per avergli lasciato i bambini e aver finto che cadesse la linea?
Probabilmente era valida la seconda opzione, già immaginava le parole che le avrebbe rivolto: “Io ti avrei avvertita, e infatti ho provato a chiamarti, ma evidentemente in quella SPA la linea è disastrosa per davvero!”, per poi aggiungere sottovoce “almeno impari”.
Un classico.
 
“Per renderlo un po’ meno classico, dovrei fare qualcosa che non si aspetta” pensò “E credo di avere appena avuto un’idea a riguardo…”
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Nel sapere che Zoisite era rincasata, Freezer e Lord Beerus si erano guardati e si erano scambiati un’occhiata di intesa accompagnata dallo stesso identico sorrisetto malevolo, dovuto alla minuscola stilla di solidarietà maschile scaturita dal voler fare uno scherzetto alla shadowjin -seppure per motivi diversi.
L’idea di avere Lord Beerus ospite in casa propria continuava a non piacere al tiranno, ma non potendo fare assolutamente nulla a riguardo aveva optato per fare buon viso a cattivo gioco, e il dio aveva fatto più o meno lo stesso, dicendosi che tanto valeva cercare di divertirsi un po’.
Entrambi dunque avevano pregustato l’aria impietrita di Zoisite, entrambi l’avevano immaginata intenta a cercare di usare con più cautela quella sua lingua tagliente -per quanto ne sapeva Freezer, le intenzioni di sua moglie erano quelle, visto com’era andata l’altra volta - e la sua fatica nel farlo...
 
«Per me è davvero un piacere rivederla dopo così tanto tempo, Lord Beerus, un vero piacere. La trovo in splendida forma!»
 
Insomma, tutto avevano immaginato tranne trovarsi davanti Lady Zoisite Shadowhidden, vestita di un’armatura elegante fatta di oro e veli bianchi impalpabili, ingioiellata, truccata come le shadowjin benestanti del periodo anteguerra e con i capelli acconciati in un semiraccolto morbido.
 
«Eeeh… sì… grazie. Altrettanto».
 
Già vederla entrare così aveva indotto entrambi a passare dal sorrisetto a un’espressione incredula -ancora presente sui loro volti- che avrebbe meritato una fotografia, ma quello fisico non era il cambiamento più sorprendente.
Aveva salutato Lord Beerus con un sorriso smagliante e un breve quanto elegante inchino -un inchino!- e aveva accarezzato il viso di Freezer dicendogli “Sono felice di essere tornata a casa, tesoro mio, mi sei mancato moltissimo”.
“Tesoro mio”.
“Mi sei mancato moltissimo”.
Cosa diavolo stava succedendo?!
 
«Zoisite...»
 
«Dimmi, Freezer caro!»
 
«Tu… va tutto bene?»
 
Sì, andava tutto a meraviglia. Entrambi la guardavano come se stessero vedendo una strana e inquietante creatura mai conosciuta, motivo per cui lei, dentro di sé, stava ridendo come una deficiente. Dal sogghigno con cui l’avevano accolta era evidente che si fossero perfino messi d’accordo, ma… tanto meglio così: due piccioni con una fava. «Certamente. Tu piuttosto, sei sicuro di star bene? Mi guardi come se stessi vedendo un fantasma, o qualcosa di peggio. Non sarà un principio d’influenza?»
 
“Cosa diamine ha fumato, in quella SPA?!” pensò Freezer, sempre più basito, scambiando un’occhiata con un dio altrettanto basito.
 
«Lord Beerus, lei non ha idea di quanto a volte questo marito mi faccia stare in pena: per quanto gli ricordi che la sua salute è cagionevole, si ostina ad andare in giro nudo! Nemmeno un golfino, perdincibacco!» sospirò «La prego, dica qualcosa lei a questo incosciente, magari ascolterà le parole del Dio della… no, come non detto, anche lei viaggia praticamente a petto nudo. Finirete entrambi col prendere una polmonite!»
 
«Le divinità non prendono polmon-»
 
«Non intendo permetterlo!» lo ignorò Zoisite «Tra i compiti di una perfetta donna di casa c’è anche quello di prendersi cura del proprio marito, nonché di far sì che gli ospiti restino perfettamente in salute. Là!» tirò fuori dalle ombre una sciarpa di lana chilometrica, rosa con i cuoricini rossi, e la avvolse rapidamente attorno ai due, creando una decina di strati. «Ecco fatto. Che carini che siete, meritereste una fotografia da incorniciare e intitolare… “Cercavano di farmi una sorpresina”».
 
Beerus stracciò la sciarpa con un’artigliata. La sua idea non aveva funzionato, e quella shadowjin gliel’aveva fatta! Di nuovo! Che nervi. «Così sapevi già della mia presenza, eh?… per fortuna che avevi detto “No, i miei servi non parleranno”!» sbottò poi, rivolto a Freezer.
 
«Infatti i servi non c’entrano. È tutto merito di quattro adorabili bambini che non sarebbero mai andati a dormire senza avermi dato la buonanotte».
 
Ecco di chi era la colpa! Una moglie imprevedibile e dei figli disobbedienti erano una combo assolutamente letale, pensò Freezer. «Avrei dovuto immaginarlo» borbottò «Mai che facciano quel che si dice loro di fare, per carità!»
 
«A questo punto tanto vale andare al nocciolo della questione: mi tratterrò qui due giorni. Cerca di essere meno fastidiosa dell’ultima volta» le intimò il dio «È un avvertimento che non ripeterò di nuovo».
 
«Messaggio ricevuto. Però anche lei potrebbe cercare di essere più flessibile riguardo certe cose, si godrebbe il soggiorno molto di più!»
 
«Zoisite!» sibilò Freezer, per poi fare facepalm.
 
Guardò tra le dita sua moglie, intenta a stiracchiarsi mentre fissava Lord Beerus, e Lord Beerus che muoveva nervosamente la coda, fissando Zoisite di rimando.
Freezer avrebbe cercato con ogni mezzo di fare in modo che da lì in poi le cose filassero lisce, ma una cosa era sicura: sarebbero stati due giorni molto lunghi… ma mai quanto lo era stata quella giornata iniziata male e finita peggio, naturalmente. E tutto ciò per colpa di chi? Di sua moglie, ovviamente!
Se Zoisite -che di loro due era quella a cui i gemelli davano più retta- fosse stata in grado di rimproverarla quando serviva, Avalanche non avrebbe mai tagliato i capelli di Whis, e questi probabilmente non avrebbe sentito l’impellente bisogno di andare a far visita ai parenti mollando lì Lord Beerus.
 
“È tempo di imporre a tutti loro un minimo di disciplina, e sono già in ritardo. Se sopravvivremo ai due giorni che verranno, giuro che riporterò l’ordine in questa casa!” si ripromise Freezer, e così avrebbe fatto…
 
O almeno, ci avrebbe provato.

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Capitolo 3
*** Trutiorum Reditus - Il ritorno dei truzzi (Parte 1) ***


Signore e signori, buonasera!
Prima di inabissarvi nelle assurdità di questo capitolo, vi lascio qualche link.

I primi due sono delle canzoni presenti nel capitolo (anche se una di esse viene solo "citata"):
- https://www.youtube.com/watch?v=L_5LKC_XCaM
- https://www.youtube.com/watch?v=IYisdoABMTk

Questo invece... un consiglio: dura letteralmente un minuto, guardatelo :'D
- https://www.youtube.com/watch?v=D-UmfqFjpl0

Detto questo... niente, buona lettura :'D





= Trutiorum Reditus =

(Il ritorno dei truzzi)

Parte 1










«Sono quasi le dieci di sera e siamo ancora tutti vivi…»

La tensione continua di quella giornata, sommata a quella della precedente, aveva stancato Freezer molto più di quanto avrebbe potuto fare una sessione di durissimo allenamento. Non che lui avesse idea di quanto fosse stancante fare esercizio fisico, ovviamente: al di là del fatto che possedeva di suo un’enorme potenza, faticare come uno qualunque dei suoi guerrieri sarebbe stato indecoroso…
Quello però era solo un dettaglio. La sua preoccupazione maggiore al momento aveva fattezze feline e un nome che iniziava con la lettera “B”.

«“L’aaaaria s’incendiò! Eeeee poi… SILEEEEENZIO! E gli avvoltoi sulle case, sopra la ci-ttà! Senza pietà!”»

Zoisite fece un sospiro. «Sei sicuro che la distruzione non sia preferibile a questo stonaticcio? Io no! Ha le orecchie grosse ma quando canta non si ascolta».

«Guarda che ti ho sentita!» esclamò Lord Beerus, distogliendo per un attimo l’attenzione dalla maratona di episodi di “Hokuto No Ken” iniziata circa un’ora prima «Per la cronaca, trovo che quel che hai detto dimostri mancanza di rispetto nei miei confronti».

«La verità è quella che è. Se non le piace, impari a cantare!»

«Zoisite! Silenzio!» le intimò Freezer «Abbiamo passato una giornata tranquilla, evitiamo di rovinarla».

«Sì, Freezer, e ricordami un po’a chi la dobbiamo, questa giornata tranquilla!»

Freezer le lanciò un’occhiataccia. Aveva dormito ben poco la notte prima, cercando di programmare attività varie per intrattenere il Dio della Distruzione nel corso della giornata successiva. Aveva tirato fuori le idee più ricercate per le attività più inconsuete, e le aveva persino trascritte minuziosamente su un foglio di carta, il tutto mentre Zoisite guardava chissà quali video stupidi in rete.
Non che lui le avesse chiesto un’opinione, ritenendo sbagliata a prescindere qualunque proposta potesse fare: cosa ne sapeva lei, di come intrattenere persone importanti?
Tuttavia, quando il giorno dopo aveva esposto a Lord Beerus le proprie idee, nessuna lo aveva entusiasmato: tutto “noioso”, tutto “già fatto”, e così via discorrendo.
Non avendo in mente altro stava per proporre di andare a distruggere un paio di pianeti vicini, e soltanto a quel punto Zoisite se ne era uscita con “Lo sa che io nelle ombre ho un botto di dvd di film e anime che lei di sicuro non ha mai visto?”… se Freezer ripensava al modo in cui si era illuminato lo sguardo di quel balordo d’un gatto, si rifiutava ancora di crederci.
Di fatto, Beerus era stato per la stragrande maggioranza della giornata incollato davanti al televisore a vedere anime -durante “Puella Magi Madoka Magica” aveva dato più volte della criminale a Homura per i suoi giochetti con il tempo- e film tipo quella roba, quell’ “Amici Miei”, grazie al quale ora il settimo universo aveva un Dio della Distruzione che conosceva la supercazzola.
La super maratona televisiva aveva coinvolto anche i bambini per diverse ore, e così facendo avevano preso cinque piccioni con una fava.



“Quando è venuto qui la volta scorsa
il suo assistente mi aveva detto che gli piacciono gli anime, in quei venti minuti in cui Beerus cercava di liberarsi dalle manette”.
“E tu non hai pensato di dirmelo stanotte, mentre mi scervellavo alla ricerca di attività con le quali intrattenerlo?!”
“Sembravi così entusiasta di scervellarti che mi sono detta ‘chi sono io per rovinargli il divertimento?’… e poi non mi hai chiesto nulla, sbaglio?”



Purtroppo era la verità e, nonostante da quelle affermazioni fosse nata una breve discussione, Freezer era consapevole che Zoisite effettivamente non aveva torto, o almeno non sull’ultima parte del discorso.

«La dobbiamo ai tuoi dvd, non a te» ribatté il tiranno.

«Nossignori: dovete la tranquillità di questa giornata a me medesimo sottoscritto» affermò Beerus, indicandosi «Avrei potuto rendere tutto molto più complicato».

«E noi avremmo potuto lasciare che dormisse sotto un ponte» ribatté Zoisite.

«Freezer, metti una museruola a tua moglie» sbuffò Lord Beerus.

«Vado a farla costruire, per chiuderle la bocca mi farà comodo anche in futuro» commentò l’icejin.

«Tranquillo, Freezer, per un mesetto terrò ben chiuse sia la bocca che le gambe!»

«Zoisite!»

La leggendaria “discrezione” di Zoisite aveva colpito ancora, ma quantomeno aveva fatto sì che Lord Beerus, dopo aver sollevato un sopracciglio inesistente, fosse tornato a guardare Hokuto No Ken senza aggiungere altro. Non era certo un dolce verginello, ma aveva più senso del pudore di quanto ne avesse Zoisite -non che ci volesse molto- e se fosse stato al suo posto non si sarebbe messo a parlare di certi argomenti davanti a qualcuno che era poco più di un estraneo.

«Eh, a proposito» disse Zoisite, e si avvicinò al dio «Lei ce l’ha una ragazza?»

«Se non complichi la giornata alle persone non sei proprio contenta, eh?!» sbottò Freezer, strattonandola via «La prego di perdonarla, non è in grado di farsi i fatti propri, è vergognoso».

«La vita privata di una divinità infatti non è cosa che possa riguardarvi» dichiarò Beerus, in tono sostenuto.

«Insomma non ce l’ha, com’è ovvio» concluse la shadowjin, ignorando il fatto che Freezer la stesse minacciando con un raggio letale.

«Per tua informazione, fino a qualche secolo fa io avevo un intero pianeta di sole donne tutte pronte a venerarmi, nutrirmi e soddisfarmi in tutto e per tutto!» esclamò Beerus, innervosito, alzandosi in piedi «Si chiama Ama… Ame… qualcosa» borbottò, maledicendo la sua poca memoria per i nomi «Se non ho una ragazza è per scelta!»

«Seh, per scelta… delle ragazze!» ribatté Zoisite, senza credere a una parola -sebbene invece quel che aveva detto Beerus riguardo il pianeta di donne fosse del tutto vero.

Tanti saluti alla giornata tranquilla: il nervosismo di Lord Beerus aveva raggiunto un picco tale che Freezer si disse “ora manda al diavolo la promessa e ci distrugge tutti”.
Possibile che Zoisite non fosse in grado di evitare di rovinare tutto, anche solo per una volta?!

Proprio in quel momento però iniziò a udirsi in lontananza una qualche canzone fortemente tamarra -che parlava di una “purple Lamborghini” o qualcosa del genere- con potentissimi bassi che si avvicinavano sempre di più, al punto che Freezer percepì il pavimento sotto i propri piedi iniziare a vibrare leggermente.
Chi diamine era il maleducato che osava disturbare in questo modo la quiete attorno al suo palazzo?! L’avrebbe fatto giustiziare immediatamente!

«Mi sa che Cooler sta per arrivare!» esclamò Zoisite, con un certo entusiasmo.

Freezer sgranò lentamente gli occhi.
No.
Oooh, no.

«Che diavolo ci fa qui?! Il compleanno dei bambini è domani!» protestò.

«Freezer, è da quando sono nati i bambini che Cooler arriva sempre la sera prima del loro compleanno» gli ricordò Zoisite «Te ne eri dimenticato sul serio?»

Ebbene sì: per colpa della troppa tensione dovuta alla presenza di Lord Beerus in casa sua, la pessima abitudine presa da quel bastardo di suo fratello gli era del tutto passata di mente.
Se fosse stato per lui, Cooler non avrebbe messo piede in casa durante la festa di compleanno dei bambini, né tantomeno il giorno prima di essa, né mai... ma sua madre aveva fatto forti pressioni perché la rivalità tra fratelli non impedisse ai bambini “di godere della compagnia di zio Cooler”, e Zoisite cos’aveva fatto? Aveva appoggiato Regina Ice, ovviamente.
Quella sera stessa, quando lui e Zoisite erano rimasti soli, c’era stato un brutto litigio dovuto proprio a quella questione: Regina Ice non era a conoscenza di certi trascorsi, ma Zoisite lo era eccome. Per Freezer era assurdo che lei, sua moglie, preferisse stare dalla parte di chiunque eccetto la sua. Possibile che non riuscisse a capire perché voleva tenere i bambini lontani da Cooler?



“Resta sempre un bastardo! Hai dimenticato chi è e quel che ha fatto?”
“Guarda, tu sei proprio l’ultimo che può dire una cosa del gen-”
“In che senso?!”
“Nel senso che se io tenessi conto di chi sei tu e quel che fai dovrei prendere i bambini e scappare via da te il più lontano possibile! Però tu sei un buon marito e un buon padre per loro, così come Cooler è un buono zio”.
“Cos’è, adesso chi sono e quello che faccio non ti sta più bene? Eppure sapevi benissimo chi stavi sposando!”
“Sì, e infatti il giorno in cui ho detto ‘lo voglio’ ho fatto una scelta cosciente, né ho detto che mi pento. Ho anche detto che sei un buon marito e un buon padre. Quel che intendo è che non penso sia giusto usare due pesi e due misure, tutto qui”.



Alla fine di tutto aveva ceduto, ed ecco che quella piaga di Cooler si era trovato autorizzato a venire a casa sua per “vedere i bambini”.
Certo, sicuuuro! Secondo lui non era altro che una scusa per stare attorno a Zoisite, nessuno glielo avrebbe mai tolto dalla testa. Quei due erano ancora troppo amici, nonostante tutto, cosa che non gli piaceva per nulla.

«È ARRIVATO LO ZIO COOLER!!!» strillarono i bambini, uscendo fuori dalle ombre all’improvviso.

«Che regalo ci avrà portato stavolta?» si chiese Korner, con aria meditabonda.

«Bambini, a contare non sono i regali, contano il bene che vi vuole lo zio e la sua presenza!» ricordò loro Zoisite.

“Sarebbe stato meglio se la presenza fosse stata mancata” pensò Freezer.

Beerus mosse nervosamente le orecchie, decidendosi a spegnere il televisore. La musica ormai era talmente alta che non si sentiva più nulla, le chiacchiere attorno a lui non aiutavano, e in ogni caso dopo tutte quelle ore davanti alla tv -davanti alla quale aveva perfino cenato- aveva proprio bisogno di sgranchirsi un po’. «Nelle due occasioni in cui ho incontrato Cooler non mi era sembrato tipo da simili zoticaggini» disse.

«Le cose non sono sempre come appaiono, Lord Beerus, e in verità quella piaga che ho la sfortuna di chiamare “fratello” è profondamente… com’era il termine che ho sentito da Zoisite? Rendeva l’idea... ah, sì: truzzo!» affermò Freezer, seccato «Soprattutto quando vuol farsi notare».

«Il problema dei parenti è che non si possono scegliere! Ne so qualcosa, di fratelli villani» sospirò Beerus, alzando gli occhi al soffitto.

«Quindi lei ha un fratello?»

«Un gemello ciccione quanto cafone» replicò “gentilmente” Beerus «A proposito di cafoni, non vedo più tua moglie».

Freezer si diede una rapida occhiata attorno, constatando di essere stato effettivamente lasciato solo con Lord Beerus. Rimase immobile, cercando di non lasciar trasparire nulla dall’espressione del volto… ma ormai il suo Ki in aumento stava contribuendo a far vibrare il palazzo. «Immagino che abbia accompagnato i bambini a salutare lo zio» disse, tentando di nascondere la rabbia dietro un tono abbastanza neutro «Dovrò andare anche io».

«Dall’espressione entusiasta che aveva prima deduco che tua moglie e tuo fratello siano piuttosto amici» commentò Beerus, senza alcuna malizia e senza sapere che sarebbe stato molto meglio tacere «Del resto è normale che tra villani si vada d’accor- ehi, stavo ancora parlando! Freezer!... se n’è andato» si stupì, al punto che dopo un istante si limitò semplicemente a seguirlo.

Nel frattempo, appena fuori dal palazzo, Cooler era sceso da Carson -la sua amata auto, di recente riverniciata di viola- e si era appena liberato dall’abbraccio delle quattro pesti. «Non ci si vedeva da un po’, eh?»

«Dov’è il regalo?» fu la prima cosa che chiese Scheelite.

«Sì, dov’è?» rimarcò Kuriza.

«Ragazzi, cosa vi ho detto meno di un minuto fa? Conta la presenza, non il regalo!» li rimproverò Zoisite.

«In questo caso conta» disse invece Cooler, mentre prendeva un tablet «Almeno un pochino. Ecco il vostro regalo, ragazzi!» esclamò, mostrando ai presenti l’immagine di un piccolo pianeta verde smeraldo «Pianeta Gemelli N.1! È a poca distanza da qui, o almeno, è sicuramente più vicino del pianeta Traal».

«WOOOO! Fico!» strillarono in coro i bambini.

«Un pianeta tutto nostro!» Avalanche batté le mani, entusiasta «Grazie, zio!»

«Sei il boss, zio Cooler!» approvò Korner.

«Ora abbiamo un posto dove mettele… mettere… gli animali che troviamo in giro» osservò Scheelite.

«Già, se li mettiamo sul nostro pianeta papà non avrà motivo di ucciderli. È nostro, non suo» disse Kuriza, con semplicità.

«Nel tablet ci sono altre fotografie, potete guardarle» li invitò Cooler, alquanto soddisfatto, porgendo il tablet a Korner.

I bambini quasi glielo strapparono dalle mani, mettendosi seduti sul cofano di Carson a guardare le foto, e a quel punto i due adulti presenti poterono parlare in pace.

«Capisco che vuoi essere lo zio figo che porta regali grandiosi, ma… Pianeta Gemelli N.1? Sei coglione o cosa?» Zoisite sollevò un sopracciglio.

«L’ho fatto controllare da cima a fondo, non ci sono pericoli» replicò Cooler «Così avranno un posto sicuro dove andare quando fuggiranno nuovamente di casa, perché lo faranno, e non riempiranno il palazzo di animali».

«Tutto questo è discutibile ma ne parleremo un’altra volta. Da ieri abbiamo Lord Beerus come ospite» lo informò Zoisite «E sarà qui anche domani, durante la festa dei bambini. Il suo assistente l’ha smollato a noi, accidenti a lui!»

«Hm. Questo non era previsto» commentò l’icejin viola, con aria pensosa «Sarà stata una seccatura per te».

«Un po’, ma ti dirò, è andata meno peggio di quanto pensassi… non ha fatto che mangiare e guardare la tv, e con i bambini va parecchio d’accordo. In una situazione un po’più informale è sopportabile, tutto sommato».

«Se è così questa potrebbe essere una buona occasione per farmelo amico» concluse Cooler, con un sorrisetto «Aggiungere l’amicizia all’immunità è buona cosa, non trovi?»

«Una volta non era consuetudine porgere i propri rispetti al padrone di casa, fratello?»

La conversazione venne interrotta da Freezer, che entrambi videro alquanto seccato, con tanto di sguardo mortifero e braccia incrociate davanti al petto -forse per ricordare a se stesso di non sparare un raggio laser a Cooler.

«Se ti rispettassi, lo farei» ribatté quest’ultimo, facendo spallucce.

«No eh! Non mettetevi a litigare! Tu evita di essere ostile a prescindere» disse Zoisite a Freezer «E tu, Cooler, evita certe battute, perché non aiutano affatto. Ci sono qui i bambini, domani è il loro compleanno, non vi azzardate a rovinarlo con uno dei vostri litigi, anche perché il vero problema è il nostro ospite scomodo!»

Cooler indicò un punto dietro di lei. «Zoisite…»

«Grazie per la tua gentile definizione» disse Lord Beerus, sarcastico, alla shadowjin.

«Non c’è di che» ribatté lei, senza neppure curarsi di voltarsi.

«Le porgo i miei rispetti, Lord Beerus» lo salutò Cooler, con un breve inchino, ignorando saggiamente sua cognata «Se fossi stato a conoscenza della sua presenza qui, le avrei portato un oma-»

«Bastava una museruola per tua cognata» lo interruppe Beerus, guardando male la shadowjin.

«La museruola infilala su per-» iniziò a ribattere lei, ma Freezer le tappò la bocca con una mano.

«Taci, per una volta» le intimò.

Dopo un breve istante passato a fissare il marito Zoisite alzò gli occhi al cielo, e non continuò la frase quando Freezer tolse la mano. Sembrava essersi conto che dargli retta, almeno in quel frangente, non era una cattiva idea.

«Beerus e papàààààà!» Avalanche, con il tablet in mano, volò tutta felice verso i suddetti «Lo zio Cooler ci ha regalato un pianeta!»

«Un… pianeta?» allibì Freezer.

Un pianeta.
Regalato ai bambini senza interpellare prima lui, che contava di far loro quel regalo una volta che avessero compiuto almeno dieci anni.
Lui si era lasciato convincere da Zoisite a regalare loro le mini moto spaziali che desideravano tanto -fino a quel momento negate, temendo danni vari- oltre al gatto, ma non potevano certo competere con un pianeta.

«Non c’è dubbio che voi Cold facciate le cose in grande» commentò Beerus «Se al quarto compleanno regalate pianeti, quando diventeranno maggiorenni cosa sarà? Una galassia per ciascuno?»

Cooler fece spallucce. «Beh non vedo perché no! Potremmo permettercelo».

«Ora però è tempo che i bambini vadano a dormire» decise Zoisite, accostandosi ai gemelli «Ragazzi, ora restituite il tablet allo zio Cooler, date la buonanotte a tutti e andate a nanna. Se questa sera fate tardi domani non sarete abbastanza in forma per godere la vostra festa! Sarebbe un peccato, vi pare?»

«E avlemmo le occhiaie?...» si spaventò Scheelite.

«Oh sì, puoi scommetterci la coda! Avreste delle occhiaie terribili!» annuì la shadowjin.

Sentendo ciò, i gemelli abbandonarono il tablet sul cruscotto di Carson, e si avvicinarono agli adulti presenti. «Buonanotte mamma, papà, zio Cooler e Lord Beerus!»

Sparirono senza neppure lasciare a chicchessia il tempo di rispondere, per nulla intenzionati a permettere che esseri cattivi non meglio specificati li punissero per aver fatto tardi facendo loro quelle cose molto brutte chiamate “occhiaie” -di cui loro non conoscevano neppure l’aspetto.

«Devo ricordare di chiedere ai miei figli che cosa sono le occhiaie secondo loro, perché tutto questo terrore non me lo spiego» commentò Zoisite.

Freezer fece spallucce. «A me basta solo che funzioni. In ogni caso direi che potremmo andare a letto anche n-»

«A letto? Di già? Freezer, hai trent’anni, non ottanta» lo prese in giro Cooler «Possiamo stare alzati ancora un po’».

L’icejin più giovane fece una smorfia seccata. «A far che?!...»





***





“A ubriacarsi come se non ci fosse un domani, ecco a far cosa!” pensò Freezer, alquanto innervosito.

Inizialmente era stato tutto abbastanza tranquillo, complice il fatto che Zoisite avesse tirato fuori dalle ombre un mazzo di carte e che Beerus avesse imparato rapidamente le regole di quel gioco strano chiamato “briscola”; la serata era andata ancor meglio quando lui e Beerus avevano iniziato a vincere di continuo - grazie alla propria abilità strategica e ai colpi di fortuna del dio- cosa che aveva ringalluzzito entrambi e li aveva perfino messi abbastanza di buonumore… ma era durato relativamente poco.

«Freezer!...»

«Che diavolo vuoi, Cool-»

Cooler scoppiò a ridere, indicandolo, senza degnarlo di una risposta concreta.

Era la terza volta in pochi minuti che succedeva e, sì, l’ubriachezza molesta di suo fratello e di Zoisite era il motivo per cui il buonumore era durato poco. Lui e Beerus erano talmente impegnati a vincere da non accorgersi di quanto vino avevano bevuto i loro avversari: due bicchieri per ogni tre perduto, tre bicchieri e mezzo per ogni asso, un bicchiere per ogni re.
Tutto ciò per quindici partite di fila.

«No ma io capisco! Io capisco!» dichiarò Zoisite, lasciando quasi cadere dalla mano il bicchiere mezzo pieno di vino «Ho bevuto un po’di vino ma capisco, eh! Ehi!» esclamò, rivolta a Beerus «Diglielo, che capisco, a ‘sto qui…» indicò Freezer «Eeeeh… come si chiama… mio marito, insomma! DIGLIELOH!»

Il dio alzò gli occhi al cielo. «Tu non capisci una mazza neppure quando sei sobria, è quello il problema».

«No, io le mazze le capisco! Chiedilo a loro!» esclamò Zoisite con una risata stupida, indicando entrambi i fratelli Cold.

«Adesso sono io a non capire» ammise Beerus, un po’perplesso.

«Meglio» disse Freezer, con una smorfia seccata.

Dopo aver bevuto un altro mezzo bicchiere di vino ecco che Cooler, barcollando, si alzò in piedi all’improvviso. «BA!» disse con tutta l’enfasi che aveva in corpo.

Beerus aggrottò la fronte e, sentendo Freezer sospirare, si voltò verso di lui.

«E uno…» borbottò l’icejin.

«Ha ba ba! Ha babadegada» continuò Cooler «Hababadadeba hadegadebadgega. Ha da da. Ha ba ba, habebadegadega! BA! Ba- ba- ba!...»

«È normale che questo mi sembri del tutto assurdo e al contempo familiare?» chiese Lord Beerus a Freezer mentre, nel sentire Cooler continuare il suo sproloquio alcolico, si rendeva conto di essere capitato in una gabbia di matti peggiore di quanto avesse pensato.

«Lei è stato insieme ai bambini, giusto?»

«Sì» confermò il gatto.

«Tra un anime e l’altro avete guardato dei video su internet?»

«Sì».

«Dog of Wisdom» disse Freezer, alzando gli occhi al cielo.

Il dio si batté una mano sulla fronte. «ECCO! Ecco perché mi era familiare!... tu però non sembri sorpreso da questa situazione assurda».

«… ba! Bababababa?» concluse Cooler, con aria interrogativa.

«Non lo sono» confermò il tiranno «È una scena già vista, e il fatto che la sbronza di Cooler abbia raggiunto il livello “Dog of Wisdom” non è il peggio… ecco: mia moglie ha appena bevuto quel mezzo bicchiere di vino».

«Quindi?...»

«Hawowa? Haaaaaaaaa!» esclamò Zoisite iniziando a fluttuare in aria, con l’espressione di chi è depositario di ogni perla di saggezza più o meno conosciuta nell’Universo «Haaaaaaa! Ha wa wa wa! Haaaaaaa!»

Il vino aveva indotto i due a immedesimarsi un po’troppo in quel video.
Giusto un pochino.

«No, aspetta: tu mi stai dicendo che quando tua moglie e tuo fratello raggiungono questo livello di sbronza mentre sono insieme fanno sempre così?» si stupì Beerus, rivolgendo ai due ubriachi uno sguardo da “cosa sto vedendo di preciso?”.

«Già».

«Una coppia perfetta» commentò il Dio della Distruzione, ironico «Mi chiedo come mai non si siano sposati lor-»

«Una coppia perfetta, come no!» sbottò Freezer, senza riuscire a trattenersi oltre «La coppia più bella dell’Universo, con tanto di cafonaggine e sbronze sincronizzate: fantastici! Una meraviglia!» applaudì «Lunga vita agli sposi mancati!»

Un atteggiamento che Beerus trovò piuttosto strano, almeno fino a quando il suo cervello menefreghista riuscì a fare due più due tra le reazioni di Freezer e le parole ubriache di Zoisite riguardo le “mazze”: sembrava proprio che quella shadowjin si fosse data da fare con entrambi i fratelli -prima di sposarsi, presumeva. «Sai, più andiamo avanti meno capisco cosa ti ha spinto a prendere moglie».

«Ba da da ba da de! Be ga de ba ga!» cantò Zoisite a squarciagola.

«Sa, più andiamo avanti più me lo chiedo io stesso» ribatté Freezer.

«Habadegadebadades, HA- DA- BAAAA!» urlarono in coro i due ubriachi.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso e che finalmente indusse Freezer ad atterrarli entrambi con un colpo sulle loro nuche; fatto ciò caricò in spalla la moglie prima che questa cadesse a terra, disinteressandosi completamente del fatto che Cooler invece fosse caduto rovinosamente in avanti. «Io l’avevo detto, che era ora di andare a dormire!»

«E tuo fratello?»

Per tutta risposta il tiranno tirò un calcio a Cooler talmente forte da fargli sfondare il vetro della finestra e farlo atterrare in giardino. «Che lo usino come concime, per quel che mi importa».

Raggiunta la torre si diressero verso le rispettive stanze -Freezer, immemore del fatto che il fratello sarebbe arrivato, aveva dato a Lord Beerus la suite di Cooler- e il dio, una volta entrato nella propria, si stravaccò immediatamente sul letto.

«Di tutti, qui si salvano solo i bambini» borbottò «Cooler, che sembra tanto posato, in realtà è un tamarro della peggior specie; quella non si sopporta e c’è poco da fare; Freezer… è Freezer, basta e avanza. Appena tornerò a casa spazzolerò via tutta la scorta “segreta” di dolci di Whis, almeno non gli salterà più in mente di abbandonarmi!» concluse.

Si rigirò nel letto per circa una decina di minuti prima di concludere che, nonostante fosse passata mezzanotte, non aveva ancora sonno. Peccato che fossero andati tutti a dormire, dunque cosa poteva fare?

Adocchiò un computer, sorrise e sfregò le mani: ecco, la nottata era salva.

«Però adesso ho sete…» borbottò, avvicinandosi al frigo bar.

Una volta aperto del vino, dell’altro vino, ulteriore vino -“Gli icejin devono avere un fegato immortale…”- del cognac, del whisky, dell’acqua, della soda, succo di frutta e…

«Baileys Chocolat Luxe e Baileys Orange Truffle» lesse, incuriosito, sollevando le due bottiglie.

Non aveva mai visto quelle bevande in vita sua, quindi non sapeva cosa fossero o quale sapore avessero, ma le bibite in quel frigo bar erano state divise in alcoliche e analcoliche e, dal momento quelle bottiglie erano accanto al succo di frutta, dovevano essere sicuramente analcoliche.
Mentre toglieva il tappo a entrambe fu tentato di dare un’ulteriore occhiata alle etichette, tanto per sicurezza, ma quando gli arrivò alle narici il delizioso odore di quel nettare cioccolatoso e agrumato ecco che nel suo cervello non ci fu spazio per nient’altro se non “BEVILE TUTTE”.

Consiglio che, purtroppo, seguì pienamente e senza esitazioni.






*** Circa mezz’ora dopo…***





“FraDeliiiiii! Che cosa vogliamo?!”
“La via, LA VIA!”
“Noi vogliamo la via!”



«Ho trovatto… torgatto… trovato il mio vero scopo di vita!» esclamò Beerus, ubriaco perso, barcollando leggermente nel dirigersi verso la porta, stringendo in mano una delle due bottiglie di Baileys ormai vuote «Devo trovare la via! LA VIA!»

Dopo aver passato mezz’ora a bere e guardare un video dopo l’altro riguardante quella piaga universale altrimenti definita “Ugandan Knuckles” aveva deciso: quella sera si sarebbe impegnato con tutto se stesso per trovare la via -non la via di casa propria, purtroppo per Freezer- anche se… non aveva la minima idea di cosa accidenti fosse, questa “via”.
La sola cosa che avesse capito era che per trovare la via doveva trovare una regina.
Per di più con l’ebola.

“Ma a me va bene anche senza!” pensò, volando lungo il corridoio in maniera talmente agile ed elegante da andare a sbattere in ogni dove, dando sonore craniate contro muri e soffitto.

«Cosa gli sia… che idea gli è venuta, a quella lucertola, di fare i muri che si muovono?! Domani lo picchio» si ripromise, una volta che fu riuscito ad abbandonare la torre disintegrando silenziosamente una finestra con un minuscolo hakai.

Avvistò delle guardie, motivo per cui decise di scendere in giardino: sicuramente loro avrebbero potuto aiutarlo.

«Ehi!»

Le guardie si ammucchiarono, alquanto spaventate. Non sapevano cosa potesse volere da loro quel pericolosissimo ospite, però non era nulla che promettesse bene per loro.

Beerus schiarì la voce, cercando di darsi un contegno nonostante la sbronza pesante. «Voi conoscete la via?»

«La… che?» balbettò una guardia.

«La via! Da wae! Possibile che non abbiate idea di dove si trovi?!» si innervosì il dio, già pronto a uccidere quei poveri disgraziati per la loro ignoranza «Io devo trovare la via!»

«La via per dove?» farfugliò un’altra guardia.

«E io che ne so?! Aaah, che gente inutile!» sbottò, preparandosi a lanciare una sfera di energia violacea.

Fortunatamente per le guardie, proprio in quel momento un delizioso profumo di cibo giunse alle narici sensibilissime di Lord Beerus.

La sfera di energia distruttiva sparì e, dimentico delle guardie, della via e di tutto il resto, si alzò nuovamente in volo, lasciandosi guidare da quell’odore squisito che lo condusse fino alle cucine del palazzo.

«Il chili è proooontooooo!» esclamò Zoisite, sbattendo sul tavolo una pentola piena di chili per poi prosciugare un grosso boccale da birra che invece era stato riempito di vino.

Altro classico nelle sbronze di Zoisite: il chili. Non sarebbe mai stata in grado di prepararlo da sobria, ma le veniva fuori una meraviglia dopo aver bevuto il giusto.
Non era la prima occasione in cui andava a letto ubriaca -con o senza essere stata atterrata dal marito- e si risvegliava ancora sbronza in piena notte per andare a cucinare; quella volta non aveva fatto eccezione, soprattutto perché Freezer a causa di quei giorni di fortissima tensione che l’avevano stancato si era addormentato come un sasso.

«Sì ma io non ci vedo... Zoisite! Zoisite, sono diventato cieco! AIUTO!» urlò Cooler, che invece di annodare il tovagliolo attorno al collo lo aveva annodato attorno alla fronte.
Per lui era stato tutto ancora più semplice, perché si era semplicemente risvegliato -ancora sbronzo anch’egli- in giardino, aveva visto passare sua cognata e l’aveva seguita fino in cucina.

«Hai solo il tovagliolo che ti finisce davanti agli occhi, coglione» disse la shadowjin, strappando via il pezzo di stoffa e, subito dopo, appioppando al cognato una bottiglia di vino mezza vuota «Bevi un po’, così torni a ragionare!»

«Zoisite».

«Eh».

«Vedo un gatto viola che vola» disse Cooler, indicando un punto imprecisato alle spalle della donna «Verso il chili».

Quando Zoisite si voltò vide Lord Beerus che, con un ghigno e le mani protese in avanti, era in procinto di agguantare la pentola.

«Te lo sogni di notte, coso… come ti chiami» borbottò la shadowjin, togliendo la pentola appena prima che Beerus se ne appropriasse «Tu mi stai sulle palle, quindi il mio chili non lo mangi!»

«Le donne non hanno i fesficoli. Pesticoli. Quelli!... ignorante babbea!» esclamò il gatto, strappandole di mano la pentola.

«Torna a cuccia, brutto gattaccio secco, stupido e padellone!» ribatté Zoisite, riappropriandosi del maltolto.

«Ti strappo la lingua!» la minacciò Beerus, recuperata di nuovo la pentola.

«E io ti strappo i fesficoli! Ah già: non li hai!»

«Ah no?! ECCO!» esclamò il dio, abbassandosi pantaloni e mutande con un gesto secco «Ammira!»

Era una fortuna che Freezer non fosse lì, o sarebbe diventato direttamente Super Diamond Freezer senza passare per il Golden… e neppure questo sarebbe servito a punire il dio infingardo che osava attentare alla dubbia “purezza” di sua moglie -ma anche no.

«Minchia!» commentò Zoisite -ancora reduce dal proprio viaggio sulla Terra- dopo un attimo di silenzio.

«… tanta» aggiunse Cooler, sconsolato, dopo aver dato un’occhiata.

Fiero delle proprie divine dotazioni, Lord Beerus tornò presentabile, afferrò il mestolo di legno con cui Zoisite aveva mescolato il chili e iniziò a ingurgitare tutto quel che c’era nella pentola. «Voi due, shappiate» biasicò, sporcandosi tutta la bocca di chili «Che tra poco usciamo!»

«Per fare che?» domandò Cooler, versandosi dell’altro vino. Di quel passo avrebbe ben presto toccato nuovamente il livello “Dog of Wisdom”, ma non era nella condizioni di preoccuparsene.

«Io devo trovare la via!» dichiarò Beerus, e per dare ulteriore enfasi alle sue parole sollevò il mestolo, schizzando il chili ovunque «Voi conoscete la via?»

Zoisite e Cooler si scambiarono un’occhiata, poi iniziarono a emettere sonori schiocchi con la lingua quasi in perfetta sincronia.

«Tu conosci la via, fraDelo?» dissero in coro.

Il dio si mise una mano sul cuore, commosso per aver trovato due “fratelli” alla ricerca della via. «Questa è la notte, miei adoratori e fratelli! Questa è la notte in cui troveremo la via!»

«Un brindisi alla via!» esclamò Zoisite, aprendo un’altra bottiglia di vino dopo aver preso un terzo boccale.

Inutile dire che svuotarono in breve tempo anche quella e, poco dopo, il trio barcollante uscì dalla cucina, diretto all’automobile di Cooler.

«Siamo in missione per conto del dio!» gridò l’icejin.

«Non fare tutto questo casiiiino!» gli intimò la ragazza «Se no poi ci sentono, mio marito si sveglia e comincia a scartavetrare le ovaie!»

«Ollollongjohnsonson…» disse Beerus, il quale aveva raggiunto un livello di sbronza tale da non riuscire a parlare in maniera intelligibile.

Zoisite trattenne una mezza risata. «Ollol?»

«OLLOJ!»

«Ma che cavolo state dicendo?» borbottò Cooler, una volta arrivati alla macchina.

La shadowjin fece spallucce. «Boh!»

«Problema: la macchina ha due posti e noi siamo in cinq… no, tre… credo» disse l’icejin, aggrottando la fronte «Quanti Lord Beerus ci sono nell’Universo?»

«Uno solo, per fortuna» sospirò la donna.

«Io ne vedo tre» confessò Cooler, salendo al posto di guida.

Zoisite salì sul sedile accanto. «Che incub- ehi!»

Lord Beerus si era appena seduto in braccio a lei, troppo ubriaco e troppo divino -ma anche troppo gatto- per curarsi del fatto che la cosa potesse non farle troppo piacere. Come se questo non fosse stato sufficiente, la stava anche guardando con l’espressione da “Beh?! Se non ti sta bene avermi in braccio posso sempre distruggerti, sai?”.

«Va beh» disse infine Zoisite.

Cooler accese il motore. «Partiamo!»

«Cooler aspetta-aspetta-aspetta! Le cose si fanno per bene o non si fanno! Là!» esclamò la donna, tirano fuori dalle ombre tre cappelli D&G con visiera, tre occhiali da sole con lucine incorporate, tre magliette rosa Palyboy e tre cinture piene di borchie dorate.

Tutti quanti, divinità incluse, indossarono la “divisa” della serata senza fare commenti.
Sembrava proprio che i truzzi fossero tornati direttamente dai primi anni duemila…

“Speaker speaker I’m a dancefloor, tell me speaker what is wrong!”

… e le casse che, una volta allontanati dal palazzo, inizarono a pompare a tutto volume quella canzone non fecero altro che confermare quella supposizione.







Se siete veramente arrivati fino in fondo vi faccio i miei complimenti più sentiti!
Sono sicura che l'autrice e creatrice del pianeta "Ama...Ame... qualcosa" ha colto la mia strizzatina d'occhio :'D
Detto ciò saluto tutti quanti.
Alla prossima (tra pochi giorni) e, mi raccomando: non andate a cercare da wae mentre siete ubriachi!

_Dracarys_

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Capitolo 4
*** Trutiorum Reditus - Il ritorno dei truzzi (Parte 2) ***


= Trutiorum Reditus =
(Il ritorno dei truzzi)
Parte 2
 


 
 
 
 
 
 
 
*** Il mattino dopo… ***
 
 
 
 
 
La prima cosa che percepì Lord Beerus appena iniziò a ridestarsi fu la presenza di qualcuno molto vicino a lui.
Lasciando scorrere in alto una delle proprie mani capì che si trattava sicuramente un “qualcuno” di sesso femminile, a giudicare dalla morbidezza del seno che stava palpando da sopra la stoffa.
 
«Spiccicati di dosso, porco il cazzo!»
 
Una spinta seguì quell’esclamazione ben poco “urbana” e, confuso quanto allibito, il dio si ritrovò in acqua.
In quella di una grossa fontana, per la precisione.
Improvvisamente sveglissimo e altrettanto di malumore, Beerus sollevò lo sguardo, incrociando quello torvo di Zoisite.
 
«Ti ho aperto la porta di casa mia, non puoi pretendere che ti apra anche le gambe».
 
«Se avessi saputo che eri tu non ti avrei toccata nemmeno con i guanti di lattice!» ribatté il dio, saltando fuori dalla fontana «E comunque…»
 
Agguantò Zoisite per la nuca e, con somma soddisfazione, spinse la testa della shadowjin sotto l’acqua. In fin dei conti il suo desiderio di liberarsi di quel tafano molesto e maleducato era immenso fin dal loro primo incontro…
 
Poi la donna sollevò una mano, rivolgendogli l’universalmente noto gesto dell’ombrello, cosa che gli fece ricordare un particolare: gli icejin -di razza Shadow o meno- potevano vivere tranquillamente nello spazio aperto, ergo non avevano bisogno di respirare, ergo quel che stava facendo era totalmente inutile.
 
«Mai una gioia» sospirò Beerus, lasciandola andare.
 
Zoisite riemerse, sputando un fiotto d’acqua. «Certo che sei proprio un geniaccio».
 
«E tu sei una che non capisce mai quando è ora di stare zitta. Non sei autorizzata né a mancarmi di rispetto né a darmi del “tu”!»
 
«Mi hai palpato allegramente una tetta, ti do del tu eccome! Io sono una donna sposata!» gli ricordò la shadowjin.
 
«Ti ho già detto che se avessi saputo che eri tu non ti avrei toccata, perché non mi piaci per niente, e che sei sposata lo so benissimo! Mi chiedo ancora come questo sia possibile, se vuoi saperlo» ribatté Beerus.
 
«No, non volevo saperlo, perché non me ne frega proprio niente di quello che hai da dire» borbottò lei, socchiudendo gli occhi e portandosi una mano alla fronte «Ho un mal di testa assurdo. Di’, dove cavolo siamo?»
 
«È il tuo pianeta, io cosa ne so?! Non sono onnisciente!»
 
«Sei un dio e non sei onnisciente? Io l’avevo detto, che eri una divinità tarocca. Nonché uno spergiuro, se ora utilizzassi su di me quella sfera di energia di distruzione che stai creando» aggiunse Zoisite.
 
«Mi darebbero tutti ragione» replicò Lord Beerus.
 
«Eccetto la tua coscienza… poi senti, se proprio vuoi distruggermi ti do il permesso, col mal di testa che ho è quasi preferibile» si lagnò Zoisite, tirando fuori dalle ombre una confezione di aspirine «Seriamente, come ci siamo finiti qui? Tu ricordi qualcosa?»
 
Beerus incrociò le braccia davanti al petto. «Io sono un dio, in pochi minuti ricorderò sicuramente tutto quel che c’è da ricordare riguardo la notte passata…»
 
 
 

E io ti strappo i fesficoli! Ah già: non li hai!”

“Ah no?! ECCO!” esclamò il dio, abbassandosi pantaloni e mutande con un gesto secco “Ammira!
 
 
 
«… credo. Immagino. Forse» aggiunse in un borbottio, arrossendo leggermente nel ricordare quel fatto e trattenendosi eroicamente dal fare facepalm «Tu cosa ricordi?»
 
«L’ultimo ricordo che ho è di me che vado in cucina. Credo di aver preparato il chili, mi succede spesso. Per il resto… vuoto assoluto!»
 
«Niente di niente? Sei sicura al cento per cento?» insistette il dio.
 
Zoisite sollevò un sopracciglio. «Che cos’è che non devo ricordare? Se non fosse impossibile, perché per indurmi a dartela ci vorrebbe ben altro che un po’molto vino, penserei malissimo».
 
«A te ci vorrebbe ben altro per darmela, a me ci vorrebbe ben altro per pensare di chiedertela: la tua integrità, per quanto “integra” possa essere una donna che in passato ha fatto non so cosa col suo futuro cognato, è salva» la punzecchiò Beerus, sentendosi un po’piccato nell’orgoglio nonostante quella donna non gli piacesse affatto.
 
«“Non so cosa”? Hai centinaia di milioni di anni e non riesci a dire la parola “sesso”? Andiamo bene ma non benissimo, insomma» sospirò la shadowjin.
 
«… non lo neghi neppure?»
 
«Per una ragione o per l’altra la storia è abbastanza conosciuta, sarebbe inutile. Allora?» sbuffò Zoisite, stiracchiandosi «Ti è tornato in mente qualcosa?»
 
 
 

“È il katalìcammello/colore caramello/ed è naturalmente/amico dell’ambiente! Facciamo un giretto sul tuo katalì/ok venite qui! Katalì- katalì- katalì!”

Avevano rapito un’intera banda da non si sa dove, obbligandola a suonare quella canzone stupida su tal ‘katalìcammello’, per poi organizzare una parata alla quale loro stavano partecipando in groppa a dei cammelli spaziali, rubati presumibilmente dallo zoo che avevano voluto i figli di Freezer.

La parata era stata un’idea di Cooler, il tema era stato deciso da Zoisite… ma lui, Beerus, non aveva fatto nulla per fermarli. Anzi!

“Portate del cibo al vostro dio, altrimenti distruggo tutto!”

Dovevano aver rapito anche dei ristoratori, perché la sua richiesta era stata accontentata immediatamente, e lui si era gustato un intero maiale arrosto stando a dorso di cammello…
 
 
 
«Il katalìcammello» gemette il Dio della Distruzione, passandosi una mano sul volto.
 
«Cioè?»
 
«Abbiamo rapito una banda e organizzato una parata dedicata a questo “katalìcammello”, qualunque cosa sia».
 
«Nooo, io non mi ricordo niente, che peccato!» sbuffò la donna «Senti, che ne dici di andarcene in un qualche bar? Ho bisogno di un caffè... ma anche due, visto che stasera- oh, porca vacca» fece facepalm, mentre si avviava in cerca di un locale «Stasera c’è il compleanno dei bambini. Ok, diciamo che i caffè di cui necessito sono almeno una dozzina e…» Zoisite si mise le mani tra i capelli. «Fa’ che Regina Ice non venga a saperlo! Lei è piuttosto convinta che io abbia messo la testa a posto…»
 
«Se le cose stanno così allora nemmeno lei è molto sveglia» commentò Beerus, seguendo Zoisite.
 
«Senti, insultami quanto ti pare ma non provare a parlare male di mia suocera un’altra volta, altrimenti faccio sparire nelle ombre i tuoi vestiti, sparisco nelle ombre anche io e tu andrai in giro nudo! Quella donna è la sola che mi dia un minimo di credito…»
 
«Malriposto, considerando quel che combini».
 
«Disse il Dio della Distruzione che fa la supercazzola ai lampioni e importuna le donne con la scusa di essere in cerca della “via”! Ma sta’ zitto, fai più bella figura!»
 
 
 

“…della tarapia tapioco come fosse antani! Non rispondi? Non rispondi, eeeeh?”

Beerus era troppo ubriaco per rendersene conto, ma difficilmente quel lampione avrebbe potuto rispondere alla sua supercazzola.

“Vado a provare con il tuo amico, perché tu sei antipatico!” sbottò “Hakai!”

Il lampione si disintegrò in un baleno. Le supercazzole non stavano dando i loro frutti, proprio come la ricerca della via: aveva trovato diverse potenziali regine, peccato che nessuna che avesse l’ebola!

Lui però non intendeva demordere, tant’è che si guardò attorno e avvistò una ragazza riccia, bassa e ben oltre il limite del ‘curvy’.

“Eccola! Eccola la via fraDeliiiiiii!” gridò a Zoisite e Cooler dopo aver avvistato una ragazza, per poi correre verso quest’ultima.

In teoria la regina doveva essere una giovane ragazza vestita stile anime, ma di quelle non se n’erano viste, dunque dovevano accontentarsi di quel che passava in convento.

“La regina! La regina!” strillò Zoisite, schioccando la lingua.

“We’ve found you my queen!” esclamò Cooler.

“Scappo dai Taurus e mi ritrovo con gatti e lucertole antropomorfi… lo sapevo, che dovevo farmi portare da un’altra parte” brontolò la sconosciuta.

“Ho trovato la via!” esultò Beerus, affondando il volto nella nuvola di capelli ricci della ragazza.

“Uccidetemi” borbottò lei.
 
 
 
«Io non ho mai fatto niente del genere. Mai. Assolutamente no. No!» negò Lord Beerus «Ma poi, non dicevi di non ricordarti nulla?!»
 
«Mi è tornato in mente ora quel frammento di ricordo, per il resto non è cambiato nulla. Oh, ecco un bar».
 
Entrarono, vennero fatti accomodare nella sala “vip” e si fecero servire un cappuccino, dieci caffè e un enorme vassoio di paste -tutte per Beerus, perché Zoisite non aveva per nulla fame.
 
«Comunque è da quando ci siamo svegliati che ho come l’impressione che manchi qualcosa» disse Zoisite, bevendo il terzo caffè «Solo che non riesco a individuare cosa sia… vabbè… che ore sono?»
 
Beerus indicò un orologio digitale appeso alla parete. «Sono le cinque del mattino».
 
«Freezer si sveglierà tra due ore, devo cercare di farmi trovare nel letto a fingere di dormire».
 
«Dopo un paio di docce» aggiunse Beerus «Puzzi di alcol, fumo e chissà cos’altro».
 
«Non che tu sia messo meglio» ribatté Zoisite «… ehi, è da qualche minuto che ti agiti su quella sedia come se fossi seduto su un mucchio di aghi».
 
«Perché le sedie di questo locale sono scomode!»
 
 
 

“È una bella serata! La serata migliore di tutte le serate! Bisogna ricordarla!” esclamò Beerus “E ho appena capito come” aggiunse, dopo aver avvistato lo studio di un tatuatore.

Non era dato sapere quale processo mentale gli avesse suggerito che farsi un tatuaggio di gruppo, per di più col volto di un Ugandan Knuckles e, peggio ancora, posizionato sulla chiappa destra fosse una buona idea… ma stava di fatto che, beh, l’avevano fatto.

Per poi entrare dritti nell’ennesimo bar.

“Vi voglio bene fraDeli!” esclamò, agguantando entrambi  gli icejin per fare un abbraccio di gruppo “Siamo la tribù più bella dell’Universo!” aggiunse, bevendo un bicchiere di whisky in un sorso “Motivo per cui ora dovete aiutarmi”.

“A fare?...” domandò Cooler, massaggiandosi il gluteo tatuato.

“A trovare-”

“Da wae?” completò Zoisite, scolando un cocktail decisamente non analcolico “L’avevamo trovata ma è fuggita!”

“No! Voglio trovare-”

“Un senso a questa vita! Anche se questa vita! Un senso non ce l’haaaaa!” urlarono i due cognati.

“Voglio-”

“L’erba gatta?” lo interruppe Zoisite “Quell’erba lì non ce l’ho con me”.

 “Voglio compagnia per la notte! Va bene?!” riuscì infine a sibilare il dio “Una… una…come si dice” agguantò la bottiglia di whisky, mezza piena, per poi prosciugarla  “Una bella bambola!”

“Seh! Gonfiabile!” ridacchiò la shadowjin, che anche da ubriaca manteneva la stessa ‘simpatia’.

“OLLOL!” sbottò Beerus, di nuovo passato il limite di ubriacatura che gli permetteva ribattere in modo intelligibile.

Difficilmente avrebbe trovato compagnia, a meno che questa possedesse un traduttore “lingua comune/ohlongjohnson”… o lui si fosse abbassato di nuovo i pantaloni.
 
 
 
«…e potremmo avere un tatuaggio su un, ehm, gluteo. Io, tu e tuo cognato» aggiunse il gatto con un borbottio, rifiutandosi di raccontare a Zoisite di tutto il resto.
 
«Oh. Un tatuaggio di?...»
 
«Ugandan Knuckles» sussurrò Beerus, con aria tetra.
 
Zoisite sollevò le sopracciglia. «Sul serio?»
 
«Sì».
 
«Se non sono indolenzita dev’essere per le aspirine che ho preso. Promemoria per me: rimuoverlo prima che Freezer lo veda» disse Zoisite «Quindi devo cancellarlo entro domani sera al massimo. Io però mi sto chiedendo due cose… la prima è “che cos’è che manca?”, la seconda invece è come tu sia finito a uscire con noi! Cioè, dai pochi ricordi che ho sembravi altrettanto ubriaco, ma mi chiedo come…»
 
«Ecco, sì! Chi ha messo quelle bottiglie di… di coso, come si chiama… Baileys, ecco, insieme al succo di frutta, meriterebbe di essere disintegrato!» esclamò Lord Beerus «Io credevo che fosse analcolico!»
 
La donna alzò gli occhi al soffitto. «Ma dare un’occhiata all’etichetta no, eh? L’ho già detto ma lo ripeto, Lord Baileys, sei proprio un geniaccio, oltre che una sottospecie di astemio. Come si fa a partire di testa con un po’di Baileys?»
 
«Erano due bottiglie intere! Più dell’altro vino che mi avete fatto bere in cucina! Io non sono un alcolizzato come e te e tuo cognato, va bene?! Io bevo al massimo due bicchieri di vino durante i pasti! Sbronzarmi come ho fatto è stato assolutamente indecoroso».
 
«Dici di essere un dio, quindi che ti frega? Puoi fare quello che ti pare, tanto nessuno verrebbe mai a dirti alcunché».
 
«Il fatto che nessuno “venga a dire alcunché” non significa nulla. Quando hai una certa posizione non puoi fare cose che ti facciano perdere credibilità, o passerai dall’essere rispettato e temuto all’essere lo zimbello dell’Universo intero, nonché a far finire allo stesso modo chi ti sta vicino. Io posso danneggiare solo me stesso, tu invece sei la moglie di Lord Freezer del clan Cold, con il quale hai dei figli» le ricordò Beerus «Puoi disinteressarti di tuo marito, se ne hai tanta voglia, ma i tuoi figli non apprezzerebbero che la loro madre beva al punto di organizzare parate di cui non si ricorda».
 
«Sai come mi suona tutto questo discorso? Mi suona tipo “Oollolollongjohnsonson”» ribatté la shadowjin «Me lo sono appena ricordato!»
 
Beerus aveva detto cose che la facevano riflettere, ma lei avrebbe preferito farsi distruggere piuttosto che dargli la soddisfazione di farglielo capire.
 
«Perle ai porci, proprio» brontolò Beerus.
 
«COOLER!» esclamò Zoisite, rizzandosi in piedi di scatto e senza specificare se avesse associato il cognato a una perla o a un porco «Ecco cosa mancava! Dove cavolo è finito Cooler?!»
 
 
 

“Non voglio più vivere! La mia vita senza di lei non ha senso! CARSOOOOON! AMORE DELLA MIA VITAAAAAAAAAA!”

Era accaduto l’inevitabile: ubriaco perso, Cooler aveva avuto un incidente che aveva letteralmente distrutto la sua amata automobile. Doveva ringraziare il cielo per avergli dato un corpo tanto resistente da non essere distrutto a sua volta, mentre Zoisite doveva ringraziare il fatto che Beerus, nonostante la sbornia, avesse salvato se stesso e lei appena prima dell’impatto.

“È una perdita terribile…” disse Zoisite, piangendo.

“Terribile, terribile” ripeté Beerus, annuendo “… ma chi è Carson?”

Avevano seppellito i rottami dell’automobile, avevano perfino trovato dei fiori da mettere sulla tomba, ma non era stato sufficiente a lenire il dolore del povero icejin viola.

“Seppellitemi” disse Cooler “Sono morto, dovete seppellirmi insieme alla mia adorata”.

“Guarda che tu sei vivo, non sei morto” gli fece notare Zoisite.

“Sono morto dentro, non ho più ragione di continuare a trascinare la mia misera esistenza, quindi ora voi dovete seppellirmi!” pianse Cooler “Seppellitemi, cazz-”

Lord Beerus lo tramortì con un pugno, aprì con due codate un varco nella terra smossa, gettò dentro l’icejin tramortito e poi lo ricoprì di terra, zampettando come avrebbe fatto un gatto vero e proprio con la propria lettiera. “Era un bravo ragazzo… sono sempre i migliori che se ne vanno!”

“Bastardo!” gridò Zoisite, cercando senza successo di schiaffeggiarlo.

“Ma che ho fatto?...”

“Hai seppellito nostro figlio ed è solo questo quel che hai da dire?!”

Beerus aggrottò la fronte. “Figlio?”

“Era un icejin come me ed era viola come te-e-eeeh!” si disperò la shadowjin.

“È vero!» riconobbe il dio «Dunque mio figlio è morto?”

«Sì-ì-iiih!»

Si allontanarono fino a raggiungere una fontana poco distante, si sedettero sul bordo e, dopo aver stonato canti funebri alla memoria del figlio perduto, si addormentarono spalla a spalla.
 
 
 
«Io non berrò mai più» concluse Lord Beerus.
 
«Allora?»
 
«Potremmo averlo seppellito vivo assieme ai rottami della sua auto. Su sua richiesta» specificò il dio.
 
Zoisite sollevò l’indice della mano destra e fece per dire qualcosa, poi però lasciò perdere, perché effettivamente non trovava nulla di sensato da aggiungere.
 
«Già» sospirò Beerus, trangugiando l’ennesimo croissant.
 
«Quindi Carson è andata? La sua macchina, dico».
 
«Completamente distrutta» confermò il gatto.
 
«Povera Carson…» sospirò la donna.
 
«Nemmeno fosse stata un essere vivente! Voi icejin siete tutti fuori di testa» disse Beerus, alzando gli occhi al soffitto.
 
«Carson era una brava automobile, ti portava sempre dove ti doveva portare e non ti abbandonava  mai a scrocco in casa di altri. Oserei dire che funzionava meglio di certi assistenti dalle pelle azzurra».
 
Beerus mise giù il bignè che aveva appena preso in mano. «È per caso una velata insinuazione al fatto che io abbia concesso alla tua famiglia l’onore e il sommo piacere di ospitarmi?»
 
«Se fosse stato per me ti avrei mandato in un qualche albergo, magari perfino il migliore del pianeta, ma col cavolo che ti avrei lasciato vicino a quattro bambini che volevi uccidere prima ancora che venissero al mondo. È abbastanza ironico che tu piaccia loro talmente tanto da invitarti alla festa di compleanno».
 
«Io volevo uccidere te perché mi hai provocato fino a fami saltare i nervi, quindi sarebbero stati più vittime della tua lingua lunga che del mio hakai» disse freddamente Lord Beerus «Al di là del fatto che per distruggere chicchessia non ho bisogno di essergli fisicamente vicino, e che purtroppo per me anni fa ho dato la mia parola di non recare danno alla tua famiglia…»
 
«Hai cercato di affogarmi e stavi per distruggermi neppure venti minuti fa, per cui-»
 
«Mi sembri piuttosto viva, quindi taci. Tralasciando l’aver dato la mia parola, io non farei del male a dei bambini per divertimento o per “punire” i loro genitori. Sono il Dio della Distruzione, quando disintegro un pianeta non risparmio nessuno, ma azioni come quelle di cui tu mi ritieni capace sono nelle corde di tuo marito, di tuo suocero o di tuo cognato, non nelle mie. Paragonarmi a loro è un’enorme offesa».
 
«Non so se te l’hanno mai detto… evitare di distruggere i pianeti solo perché il cibo non ti piace granché aiuterebbe a far sì che la gente non pensi di te il peggio del peggio o qualcosa che ci va vicino» ribatté la donna.
 
Capendo che non si sarebbe scusata -e che forse non aveva nemmeno arguito di doverlo fare- Beerus sbuffò e scosse la testa. «Più andiamo avanti meno capisco come abbia fatto Freezer a non ucciderti».
 
«Va’ in mona».
 
«Cosa sarebbe la “mona”?»                                                        
 
«Qualcosa che tu non vedi da uno sfracello di tempo» sogghignò Zoisite.
 
La porta chiusa della sala vip si aprì, lentamente e inesorabilmente.
 
«Io domando e dico...» esordì Cooler, ancora sporco di terra, cercando di mantenere una facciata di calma piatta «A chi è venuta l’idea di seppellirmi vivo?»
 
«Lui dice che è venuta a te» disse Zoisite, indicando Beerus «Dopo aver visto che Carson è andata distrutta».
 
«C-Carson?» balbettò Cooler, con l’aria di chi ha ricevuto un raggio letale allo stomaco «Tu stai scherzando, vero? Non può essere morta!»
 
«Certo che non è morta… non è mai stata viva» obiettò Lord Beerus, con alzando di nuovo gli occhi al soffitto.
 
«Dov’è ora?!» chiese Cooler alla cognata, ignorandolo completamente «Zoisite! Dov’è la mia automobile?!»
 
«Sottoterra. Avevi voluto farti seppellire insieme a lei» rispose la donna «Eravamo tutti completamente fuori e- dove stai andando?»
 
«A rinfilarmi sottoterra!» esclamò Cooler, dirigendosi verso la porta.
 
«Faresti la felicità di Freezer, immagino» commentò Beerus, rassegnatosi al fatto che quei due erano entrambi delle cause perse.
 
«Senti, capisco che è una grave perdita, la morte di Carson ha colpito tutti noi» disse Zoisite, avvicinandosi a Cooler «Però è tempo di guardare avanti. Di esplorare nuovi orizzonti… di trovare una nuova auto da chiamare, che ne so, Spencer».
 
«Ma Carson mi ha lasciato solo questa notte, come potrei farle una cosa simile?!»
 
«Sai che è quello che Carson vorrebbe, la conoscevi come la conoscevo io. Carson vorrebbe vederti felice!»
 
«Ne ho abbastanza di voi, da sobri siete peggio che da ubriachi… e considerando che uno di voi due possiede una buona fetta di un impero, è preoccupante!» » sbottò Beerus, che si era rotto le scatole di tutte quelle scene per un’automobile distrutta, alzandosi per poi lasciare la stanza.
 
I due icejin si guardarono.
 
«Quando quel che è successo stanotte si verrà a sapere» bisbigliò Cooler «Perché purtroppo accadrà, dobbiamo dare tutta la colpa a lui».
 
«Era ubriaco, ci ha trascinati fuori di casa a fare tutte quelle cose e noi ovviamente non abbiamo potuto opporci» aggiunse Zoisite.
 
«Precisamente».
 
Prima di uscire si scambiarono un’ultima occhiata d’intesa e, una volta usciti dalla sala vip, videro Lord Beerus in piedi accanto all’ingresso del locale.
 
«Avete finito di piangere la morte dell’automobile?» li apostrofò il dio «Tu! Quella!» si rifiutava di chiamarla per nome «Se non erro hai detto che tuo marito si sveglia verso le sette, dunque manca circa un’ora e mezza».
 
«Temi la sua reazione?» lo prese in giro la shadowjin.
 
«Dovresti dargli del “lei”» le ricordò Cooler, a mezza voce.
 
«Col cazzo, mi ha toccato le tette».
 
«Per l’ennesima volta: non! Sapevo! Che! Fossero! Le! Tue!» scandì Beerus, innervosito «Sei dura di comprendonio!»
 
«Sia come sia, Lord Beerus ha indiscutibilmente ragione riguardo l’ora in cui Freezer si sveglia» specificò Cooler «Ora, a me e lui ovviamente non importa di questo dettaglio, tu però fai meglio a farti trovare in camera. Per ritardare l’esplosione della “bomba”, sai».
 
«Sì, lo so. Torniamo a casa, mi faccio una doccia veloce, mi infilo sotto le coperte e… e niente, cerchiamo di far finta che non sia successo nulla, almeno per un po’. Ah, Cooler: hai un Ugandan Knuckles tatuato sulla chiappa destra» lo informò Zoisite.
 
«Ecco perché era indolenzita!» comprese l’icejin.
 
«Lo è anche quella di Lord Baileys-ehm, Lord Beerus» si corresse la donna «EH! Una cosa! Mi domando cosa penserebbe il tuo assistente se venisse a sapere di questa notte, sembra così precisino...»
 
Miracolosamente, il Dio della Distruzione riuscì a mantenere un’aria impassibile. «Non lo so e non è qualcosa che mi interessi».
 
“Maledizione, fa’ che non si metta o non si sia messo a dare un’occhiata a quel che ho combinato stanotte, se no chi lo sente, a quello?!” aggiunse mentalmente.
 
Lui aveva punzecchiato Zoisite riguardo a cos’avrebbero pensato il resto dei Cold nel venire a conoscenza dei fatti di quella notte, però non aveva pensato a Whis.
Non che lui temesse Whis.
Nooo. Certo che no.
Era semplicemente poco invogliato ad avere a che fare con lui quando era in “modalità rimprovero”, tutto qui, niente di più.
 
«Meglio muoversi» concluse Cooler.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
“Finalmente…”
 
Passata quella nottata lunga di cui ricordava ben poco e una mattinata a stressarsi in compagnia di una divinità insopportabile, rientrare nella camera da letto coniugale dopo una bella doccia era un sollievo.
Vedendo Freezer dormire tranquillamente sentì perfino di invidiarlo un po’ perché, contrariamente a lei che era in piedi solo grazie a tutti quei caffè, lui era riuscito a riposarsi abbastanza in vista della festa di compleanno dei bambini.
 
“Chi è causa del suo mal pianga se stesso, no?” sospirò la shadowjin, che pur essendo stata costretta a tenere addosso l’armatura parziale che spesso indossava aveva già fatto sparire nelle ombre la t-shirt rosa “Ora infiliamoci nel letto e-”
 
“E” una molletta per i panni cadde dai suoi capelli, finendo a terra.
Stupita, la donna si accovacciò a raccoglierla, per poi farla sparire rapidamente nelle ombre. Non aveva idea di come quell’oggetto potesse essere finito lì… forse avrebbe chiesto delucidazioni a Beerus nel pomeriggio.
 
«Zoisite?...»
 
Porc.
Freezer si era svegliato.
 
«Cosa fai sveglia a quest’ora?» borbottò il tiranno, mettendosi a sedere sulla sponda del letto «Tu di solito ti alzi all’ora dei bambini… di’, ma ti sei fatta una doccia? Perch-»
 
«QUESTA È UNA GAMBA DI MUMMIA!» urlò Zoisite, afferrando la gamba di Freezer e stringendola con tutta la forza che aveva.
 
A volte certi video di YouTube erano deleteri, altre volte invece potevano ispirare strategie di distrazione bizzarre.
Efficaci, sì, ma sempre molto bizzarre.
 
«Si può sapere che diavolo stai facendo?!» allibì Freezer, cercando di staccarla dalla gamba.
 
« QUESTA!... È UNA GAMBA DI MUMMIA!»
 
«La vuoi piantare di fare l’idiota?! Si può sapere cosa ti dice il cervello?! Zoisite! Lascia la gamba!» le intimò, non capendo cosa accidenti le fosse preso.
 
« QUESTA È UNA GAMBA DI MUMMIAH!» urlò un’ultima volta, per poi lasciare la gamba, strizzare le palpebre, mostrare i denti e restare immobile e in silenzio con quell’espressione assurda.
 
Inizialmente Freezer aveva pensato che Zoisite stesse semplicemente facendo l’idiota ma, dopo averla guardata meglio, iniziò a venirgli qualche dubbio.
Sembrava come se lei non avesse la minima idea di cosa stava facendo, a dirla tutta sembrava che non si stesse neppure accorgendo della sua presenza.
 
«Non vorrai dirmi che oltre a essere una rompiscatole sei anche sonnambula?!» si stupì.
 
“Bravo, Moira, bravissimo, convinciti che io sia sonnambula” pensò la shadowjin.
 
«Ci mancava solo questa! Quelle notturne erano le mie sole ore di pace, e questa cosa fa? Diventa sonnambula. Certo. Mi sembra giusto» borbottò Freezer, rassegnandosi ad alzarsi dal letto. Si era svegliato poco più di un’ora prima del previsto, tornare a letto non valeva la pena.
 
Andò in bagno e, quando ne uscì, vide Zoisite ancora bloccata nella stessa posizione.
La sua unica reazione a riguardo appena prima di uscire dalla stanza fu un breve facepalm; se non altro ebbe il buongusto di evitare di chiedersi cos’avesse fatto di male per meritarsi una simile piaga.
Dovendo percorrere il corridoio fu costretto a passare davanti alla suite di Cooler, che momentaneamente era occupata da Lord Beerus…
 
«È incredibile che ce l’abbia fatta».
 
«Più per dabbenaggine altrui che per la propria astuzia, però sì, in effetti è incredibile».
 
Anzi, da entrambi, a giudicare dal fatto che aveva appena sentito, nell’ordine, le voci di Cooler e Beerus.
Cosa ci faceva Cooler nella suite insieme lui a quell’ora assurda del mattino? Che stessero tramando ai suoi danni?!

O forse il motivo era un altro, pensò, ancor più attonito di quanto fosse stato per il sonnambulismo di Zoisite.

 
“D’accordo, non posso dire di conoscere granché Lord Beerus, ma io credevo che avesse altri gusti!” pensò “E Cooler non ne parliamo… Eh! Va’ a vedere che Cooler ha sempre finto di essere eterosessuale per tutto questo tempo ma in realtà non lo è! Motivo per cui non si è mai sposato! Torna tutto!”
 
Non poteva sapere che i due si erano solo fatti una doccia -non insieme, ovviamente- e che se Cooler si era trattenuto ulteriormente era stato soltanto perché aveva sentito Zoisite urlare riguardo la gamba di mummia, motivo per cui lui e Lord Beerus, incuriositi, si erano messi a origliare grazie alle orecchie di quest’ultimo; da grandi orecchie derivano grandi capacità di farsi i fatti altrui.
 
L’icejin, con un sorrisetto malvagio, bussò alla porta. «Buongiorno! Quest’oggi siamo tutti mattinieri!...» li salutò da fuori, sorridendo ancor più largamente quando aprirono la porta «Avete passato una bella nottata? Vi siete divertiti?»
 
«Aaah, allora non ci eri cascato davvero!» esclamò Beerus, pensando che Freezer fosse vagamente sarcastico «“Gamba di mummia” e sonnambulismo… ma per favore, era palese che stesse facendo finta. Quale demente non l’avrebbe capito?»
 
Calò un silenzio di tomba.
 
Cooler si coprì il volto con una mano. Contrariamente al fratello non ebbe altrettanto buongusto nel domandarsi cos’avesse fatto di tanto male per meritare di aver passato una serata alcolica con qualcuno che -assurdamente- non era stato in grado di intuire che se Freezer avesse davvero capito il giochetto di Zoisite non sarebbe stato così tranquillo.
 
Peccato che la frittata ormai fosse stata fatta e che potessero dire addio a quelle orette di pace in più… come sottolineò anche il successivo profluvio di imprecazioni, bestemmie e maledizioni: tutte urlate, tutte indirizzate al “gatto pulcioso, coglione, idiota, demente, cretino ignorante babbeo” e tutte provenienti da Zoisite che, sentendo Freezer dare il buongiorno, si era messa in ascolto.
 
«TUUU! Va a scuà el mar cun la furcheta! C’at vègna un cancher! Mannaggia kitammuort’!» sbraitò la shadowjin, uscendo fuori dalle ombre direttamente davanti a Lord Beerus «Per chi l’ho fatta io tutta la sceneggiata da sonnambula se poi tu apri la bocca e dai fiato?!»
 
«LO AVREBBE SCOPERTO COMUNQUE, RAZZA DI IMBECILLE!» sbraitò il dio di rimando, furibondo tanto per la mancanza di rispetto quanto per il fatto di aver capito solo “tu” e “mannaggia” nella prima parte del discorso.
 
Osservando e sentendo tutto ciò, Freezer si stava chiedendo solo una cosa: “Che diavolo hanno combinato questa notte?!”
Guardò sua moglie e Beerus che continuavano a urlarsi addosso, poi guardò Cooler, che dalla faccia che aveva era sicuramente al corrente anch’egli…
 
“Mia moglie, quasi sicuramente ubriaca, è stata per tutta la notte insieme a due esseri viventi di sesso maschile di cui uno è COOLER ”.
 
La sua aura raggiunse un picco di potenza tale da far pensare a Cooler che da un momento all’altro avrebbe raggiunto la tanto agognata quinta forma, ma anche la sesta, ma anche la ventesima; per la prima volta iniziò a sentirsi quasi vagamente allarmato.
 
«…ehm. Comunque è lui che era ubriaco marcio ed è voluto uscire a cercare da wae e tutto il resto» disse rapidamente Zoisite, indicando Beerus «Quindi è tutta colpa sua! A più tardi, marito!» esclamò, per poi scomparire rapidamente nelle ombre.
 
«Ma tu guarda che razza di infame!» sbottò Lord Beerus, indignato.
 
Freezer, ancora pericolosamente in silenzio, rivolse lo sguardo a Cooler.
 
«Non guardarmi in quel modo, non sono io quello che stanotte ha palpeggiato il seno di tua moglie! Lo ha fatto lui!» si difese l’icejin, cercando di spostare altrove l’attenzione e indicando Beerus «È lui ch-»
 
Non riuscì neppure a finire la frase, perché Freezer e Beerus gli tirarono un pugno in faccia nel medesimo istante, facendolo volare fuori dalla stanza dopo aver sfondato una parete.
 
«Io li detesto, quei due» affermò Beerus, con aria omicida «Lui forse più di lei, rimpiango di averlo seppellito vivo, invece che morto».
 
«Dunque lei ha palpeggiato mia moglie?»
 
Per quanto Freezer cercasse di controllare il tono di voce era fin troppo evidente quanto fosse grande la rabbia che ribolliva sotto quella sottilissima e malfatta patina di calma.
Non contento di mangiare e dormire a scrocco in casa sua, non contento di avergli causato una tensione terrificante per due giorni interi, quell’inutile gattaccio si era perfino ubriacato insieme a sua moglie, osando toccare con mano ciò che solo e soltanto lui aveva diritto di toccare.
Non era accettabile.
 
«Sì, in effetti sì» ammise il dio, seccato «Ma-»
 
I pugni di Freezer furono veloci, ma il Dio della Distruzione lo fu ancora di più, tanto da riuscire ad afferrare senza difficoltà i polsi del tiranno.

«Cosa vorresti fare, tu?»

 
«Hai osato toccare mia moglie, ti strapperò le mani dai polsi per questo!» lo minacciò l’icejin, col solo risultato di ritrovarsi a emettere un lamento di dolore puro nel sentire che tra poco sarebbero state le sue, di mani, a venire staccate dai polsi.
 
«Punto primo: non l’ho toccata di proposito. Non sono il tipo che fa certe cose e, sia chiaro, tua moglie non mi piace per niente» disse Beerus, gelido «Punto secondo…»
 
Esercitò ulteriore pressione sui polsi e, non contento, fece crollare a terra Freezer assestando con a coda un colpo alle sue ginocchia.
 
«Se anche io avessi voluto passare questi tre giorni chiuso con lei nella tua camera da letto, a rompere il materasso per il troppo utilizzo, tu non avresti potuto impedirmelo» proseguì il dio «Non sei abbastanza forte né lo sarai mai. Ricorda sempre con chi stai parlando» gli intimò «E adesso voglio andare a godermi un’abbondante seconda colazione, a fare gli auguri ai tuoi figli quando si sveglieranno e, in seguito, partecipare alla loro festa di compleanno. Senza che tu mi secchi ulteriormente» concluse, lasciando andare i polsi di Freezer per poi andarsene senza rivolgergli neppure un ulteriore sguardo.
 
Freezer rimase per un bel pezzo da solo in quella suite, a tremare di rabbia e digrignare i denti perfettamente conscio del fatto che, purtroppo, tutto ciò che aveva detto quel maledetto felino spelacchiato riguardo la loro disparità di forza era la pura verità… per ora.
Un giorno contava di liberarsi di quel bastardo spelacchiato e fargli pagare caro ogni gesto arrogante.
Fece un respiro profondo, cercando di riacquisire il controllo di se stesso. Non c’era molto altro che potesse fare al momento, se non consolarsi col fatto che Beerus se ne sarebbe andato quel giorno, che questi non aveva importunato sua moglie con la reale intenzione di farlo e che aveva già tirato un bel pugno in faccia a Cooler, attività che faceva sempre bene all’umore.
Con Zoisite fuggiasca nelle ombre se la sarebbe vista a fine giornata, dopo la festa, quando sarebbero rimasti finalmente soli.
 
“Ha più di una cosa da spiegarmi, incluso ‘da wae’ e… e Beerus che ha seppellito vivo Cooler?” pensò, perplesso “Perché quando ci sono io queste cose non succedono mai?!”
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Era fuor di dubbio che quando qualcuno nel clan Cold dava una festa, questa fosse sempre in grande: al compleanno dei quattro gemelli erano presenti tutti gli esponenti della nobiltà degli icejin -quelli che erano rimasti da dopo l’ultima guerra- con relativo seguito e relativi rampolli, coi quali i figli di Freezer potevano divertirsi a giocare.
Nonostante la mattinata tesissima sembravano essere tutti riusciti a far sì che nulla di quanto era accaduto influisse sulla festa dei bambini, ed era giusto così, perché avevano tutto il diritto di godersi la loro festa senza che questa fosse rovinata da questioni che non li riguardavano.
 
«Avete organizzato una bella festa» si complimentò Regina Ice «I bambini sono molto felici».
 
«L’importante è questo, visto che oggi è la “loro” giornata» disse Zoisite.
 
Era seduta di fianco a Freezer, che in presenza dei genitori stava cercando di comportarsi come se nulla fosse -e lei stava facendo la stessa cosa- ma Zoisite era fin troppo consapevole del fatto che quella sera sarebbe scoppiato un bel litigio; un litigio che avrebbe potuto essere evitato, se lei il giorno precedente non si fosse messa a bere come una spugna mentre giocava a carte.
 
«Tu però hai l’aria un po’stanca, Zoisite» notò Regina Ice «Va tutto bene?»
 
«È stata un po’una nottataccia… tanti pensieri per la testa» minimizzò la shadowjin.
 
“Tanto vino, più che altro” pensò Freezer, bevendone un bicchiere.
 
«Sai, a volte avere ospiti in casa genera un po’ di tensione» continuò la donna alludendo a Lord Beerus, che si stava abbuffando a poca distanza da loro.
 
«Già! La povera Zoisite ha perfino avuto un attacco di sonnambulismo, per colpa di questa tensione» disse Freezer, con un velo di sarcasmo «Ha scambiato la mia gamba per una gamba di mummia… e io ho avuto una mezza voglia di rinchiuderla in un sarcofago! Zoisite. Non la mia gamba».
 
«Sembri piuttosto teso anche tu, figliolo» osservò Re Cold «Beh, come non comprenderti? Avere il Dio della Distruzione in casa per giorni non è semplice. Piuttosto, ho motivo di credere che Cooler possa aver trovato una donna di cui non ci ha ancora parlato».
 
«Sul serio?» sorrise Regina Ice «Potrebbe essere una buona notizia. Da cosa l’hai capito?»
 
«Non so se sia una buona notizia, Ice, perché il nome non era tipico della nostra razza. L’ho sentito parlare al telefono di una certa “Spencer”. L’ha fatto anche in termini poco consoni alla sua posizione, oltretutto, perché ha accennato a una “carrozzeria da favola”».
 
Zoisite sbuffò una risata. «Nah, non preoccuparti, ha solo trovato una nuova automobile. Quella vecchia, Carson, è andata un pochino distrutta».
 
Re Cold e Regina Ice si guardarono, per poi sospirare.
 
Intanto Lord Beerus, che aveva appena divorato l’ennesima fetta di dolce, stava andando in cerca di ulteriori prelibatezze…
 
«Lord Beerus, lei conosce la via?»
 
La voce di Whis, sopraggiunto non si sa quando -per di più alle sue spalle- lo fece addirittura sobbalzare. «M-ma cos- tu quando sei arrivato?!»
 
«In tempo per il dolce, direi» rispose l’angelo, che stava facendo volare un piatto con sopra una fetta di torta «La mia visita ai parenti della Nebulos 66 è terminata».
 
«Alla buon ora! Devo ancora capire cosa ti sia saltato in testa, come hai potuto mollarmi qui da solo?!» brontolò Beerus, pensando che forse prima aveva sentito male. Era improbabile che Whis gli avesse veramente chiesto-
 
«Oh, può stare sicuro che non lo farò mai più. Non permetterei mai che finisca col tatuarsi al centro della fronte una riproduzione in scala del suo organo sessuale: visti i precedenti non sarebbe troppo improbabile».
 
Invece sì, glielo aveva chiesto… ovviamente. Era stato sciocco a sperare che Whis non venisse a sapere nulla. «Non l’ho fatto di proposito, va bene?!» sibilò «Non farla lunga! Non devo giustificarmi con te, io sono il dio, tu l’assistente!»
 
«Ha ragione. Io sono l’assistente e lei è il dio che per un mese non mangerà gelato» disse Whis, con un sorriso molto fuori luogo.
 
«MA
 
«Due mesi».
 
«Tu-»
 
«Tre mesi».
 
«Ma insomma! Sono-»
 
«Un'altra parola e diventeranno cinque» lo interruppe l’angelo, con un sorriso ancora più largo.
 
«Va’ in mona!» sbottò Beerus, senza sapere bene perché -né il vero significato, a dirla tutta.
 
Whis, potendo capire ogni lingua del Multiverso -dialetto veneto incluso- smise di sorridere. «Sì, un anno senza gelato non le farà male. Parbleu, il virus di maleducazione della moglie di Freezer è contagioso».
 
«Già: ma poi la “mona” cos’è?»
 
Whis emise un breve sospiro. Per fortuna la loro permanenza su Pianeta Freezer N.1 poteva definirsi giunta al termine.
Volendo avrebbe avuto tante osservazioni da fare, tanti suggerimenti da dare a chiunque -in primis evitare di bere- ma sapeva benissimo che sarebbe stato inutile.
 
Ora come più di quattro anni prima, era sempre inutile aiutare chi non accettava consigli.
 






Ci sono voluti mesi, ma anche questa raccolta è giunta al termine.
Ringrazio infinitamente:
- vermissen_stern e Rising_Phoenix per le consulenze linguistiche in questo capitolo :'D per la cronaca, "Va a scuà el mar cun la furcheta" si traduce letteralmente con "Vai a scopare il mare con la forchetta" e serve quando si vuole mandare a quel paese qualcuno :)
- tutti coloro che di recente per una ragione o per l'altra hanno voluto fare conoscenza con la serie "Ombre";
- last but not least, tutti coloro che dopo anni di assenza da parte mia si sono riavvicinati a Zoisite e tutto il "disagio burino abbestia" (la definizione è di un'amica. Mai sentita una più accurata xD) che la accompagna.
Mai avrei creduto che, dopo tutto il tempo che era passato, questa raccolta potesse ricevere tanto sostegno. Abitanti del fandom di Dragonball, voglio che sappiate che siete stati meravigliosi :)

Detto ciò mi dileguo. Magari per un nuovo ritorno non ci vorranno altri quattro anni!
Alla prossima,

_Dracarys_

ps.: se qualcuno ha letto la mia raccolta "Tales of the Golden Age" dovrebbe aver riconosciuto Vliegen :'D

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