Importunus erit crebo quicumque rogabit - Inutile aiutare chi non accetta consigli di _Cthylla_ (/viewuser.php?uid=204454)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Importunus erit crebo quicumque rogabit - Inutile aiutare chi non accetta consigli ***
Capitolo 2: *** Illa domus labetur, ubi colus imperat ensi - Non durerà a lungo quella casa dove il fuso ha più potere della spada ***
Capitolo 3: *** Trutiorum Reditus - Il ritorno dei truzzi (Parte 1) ***
Capitolo 4: *** Trutiorum Reditus - Il ritorno dei truzzi (Parte 2) ***
Capitolo 1 *** Importunus erit crebo quicumque rogabit - Inutile aiutare chi non accetta consigli ***
Salve!
Come ho detto
nell'introduzione, questa one shot è "riservata" a
coloro che ricordano la long-fic "Ombre",
che ho scritto qualche anno fa. Ho voluto avvisarvi conscia del fatto
che le
persone che non hanno letto la long non capiranno granché di
quel che c'è qui
sotto, per forza di cose :'D in particolar modo riferimenti vari.
Immagino che
nessuno si aspettasse di vedere dell'altro materiale con Zoisite
dopo anni, non me l'aspettavo neppure io, ma... galeotto fu Dragon Ball
Super!
Ultima nota
prima di lasciarvi leggere in pace: questa one shot si colloca dopo
la long e prima della breve raccolta "Il
clan Cold si allarga" (il cui stile dovrei
revisionare, almeno un
pochino).
Buona lettura
:)
=
Importunus erit crebo quicumque
rogabit =
(Inutile
aiutare chi non accetta consigli)
«Matrimonio?
Quale matrimonio? Come ho potuto
perdermelo?!»
Sembrava che
non si potesse fare un sonnellino senza che
nell’universo accadesse qualcosa di interessante, almeno per
quanto riguardava
cibo e banchetti più o meno sontuosi.
Nello
specifico, il matrimonio di qualcuno che mai nessuno avrebbe mai pensato di
vedere prender
moglie.
«Non
pensavo che tenesse tanto a partecipare alla cerimonia,
Lord Beerus!» esclamò Whis, leggermente sorpreso
che al Dio della Distruzione
-nonché suo assistito ed ex allievo- potesse interessare la
celebrazione
dell’unione di due persone in un vincolo di amore
eterno… o almeno, questo era
ciò che un matrimonio sarebbe dovuto essere in un universo
ideale.
Peccato che
quello non fosse un universo “ideale”, e che uno
dei due sposi fosse un essere che si impegnava a tenere stretta la
galassia in
una morsa di terrore, godendo
smisuratamente
nel
farlo, quindi era improbabile che fosse presente del
sentimento in quell’unione.
«Ma
che cerimonia e cerimonia, non mi importa proprio nulla
di quella! Io penso a tutte le leccornie che ci siamo persi»
continuò Lord
Beerus, lagnandosi «A tutto quel cibo!... come ha potuto
Freezer
non
invitarmi? Fare un simile sgarbo a me?!» aggiunse
poi, mentre la sua
espressione diventava pericolosamente impenetrabile.
«In
verità l’aveva invitata, Lord Beerus»
replicò
pacatamente l’angelo.
Il Dio della
Distruzione gli lanciò un’occhiata perplessa.
«Ah sì? E io cosa stavo facendo, per non
ricordarlo?»
«Stava
dormendo già da un anno!»
Dopo quella
rivelazione, Beerus tacque per qualche momento.
«Ah» disse poi «Adesso mi spiego.
D’accordo» fece spallucce «Direi che la
nostra destinazione per la merenda sia già decisa!»
«Prego?»
«Ritengo
che Freezer mi debba un banchetto nuziale,
essendomelo perso!» dichiarò il gatto.
«Non
se lo è perso per colpa di Freezer»
osservò Whis.
«Sì
invece, perché si è sposato proprio quando io stavo
dormendo! Sospetto che possa averlo fatto apposta»
ribatté Beerus «per cui dovrà fare in
modo di servirmi tutte cose che mi piacciono,
altrimenti distruggerò i vari “Pianeta
Freezer” dal numero uno al numero ventisette!»
Se era
così “gentile” era perché lui
e Freezer s’intendevano
bene, dal momento che a entrambi piaceva far esplodere le cose. Magari un
giorno l’icejin l’avrebbe fatta fuori dal vaso e
le cose tra loro sarebbero cambiate, ma per il momento tra lui e Lord
Beerus
filava tutto abbastanza liscio.
«Lord
Beerus…» sospirò Whis, con un leggero
sorriso tutto di
rassegnazione.
«Ma
pretendo la granita, tanta granita! È un icejin, deve avere la
granita!» “icejin”,
“demone del freddo” = granita. Logico. «Quanto ci
metteremo ad arrivare
su Pianeta Freezer N.1?»
«Cinque
minuti. Ma non so se Freezer si trovi lì» gli
ricordò Whis «Sa bene che il suo lavoro lo porta a
viaggiare molt-»
«Se
ci sia o meno non conta granché» lo interruppe il
dio
«In realtà mi interessa soltanto che ci sia
qualcuno pronto a servirmi da
mangiare, quindi andrebbe bene anche se ci fosse, che so, soltanto
questa famosa
moglie che s’è preso. Ne sarà pur in
grado… e poi, sarò sincero, sono un
po’curioso di vedere che tipo di donna è quella
che ha sposato una persona come
Freezer».
Whis chiuse un
occhio, e osservò qualcosa nella sfera -ora
luminescente- che sormontava il suo scettro. «Pare proprio
che la summenzionata
donna sia in casa, Lord Beerus. Freezer invece è
assente».
«Mi
sta bene. Andiamo!»
Alla fine Whis
acconsentì alla richiesta, preparandosi alla
partenza.
***
«Bene,
direi che possiamo fare una pausa».
All’annuncio
di re Cold, quattro mani -inclusa la sua-
agguantarono rapidamente altrettanti bicchieri pieni di vino. Fatto
ciò, gli
icejin presenti bevvero metà del loro contenuto con due
lunghi sorsi.
Da quando
regina Ice era di nuovo sveglia e in attività, per
sua volontà le riunioni di famiglia semestrali per discutere
dell’andamento
dell’impero erano diventate trimestrali.
Non era certo il motivo di tale decisione, se fosse perché
lo riteneva davvero
necessario o perché aveva ventisei anni da recuperare o,
ancora, per una
qualche voglia di tenere tutto più “sotto
controllo”, ma di fatto nessuno si
era opposto: Re Cold non aveva avuto voglia di negarglielo, pur non
trovando
una ragione davvero valida per quell’aumento di riunioni, e
né Cooler né
Freezer sarebbero mai riusciti a dirle “no” -visti
i trascorsi- sebbene questo
significasse vedersi due volte in più nel corso
dell’anno.
Con regina Ice
nuovamente al fianco di re Cold, e i due
fratelli che davanti alla loro madre evitavano di saltarsi alla gola,
il clan
Cold sembrava quasi una famiglia
degna di tale definizione.
«Non
rimangono molti argomenti, giusto?» domandò
Freezer,
posando il bicchiere.
«Ha
fretta di tornare dalla moglie, lui» commentò
Cooler,
“leggermente” a presa in giro.
Era una
fortuna che Freezer avesse rimesso a posto il
bicchiere, che così non divenne una poltiglia di frammenti
di vetro. Cooler era
sempre stato bravissimo a minare le sue capacità di
autocontrollo, e dopo tutta
la faccenda di Zoisite lo era diventato ancor di più,
sebbene le cose si
fossero infine risolte a suo favore.
Freezer per
troppa vergogna non aveva -né avrebbe mai- detto
ai genitori quel che era successo la dannata sera in cui suo fratello
si era
divertito a “giocare
con i manichini”,
così come Cooler aveva taciuto per convenienza e Zoisite per
lasciarsi quella
storia alle spalle, ma era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.
Il rancore era
prerogativa del suo clan quanto
l’incommensurabile potenza, e attendeva ancora il giorno in
cui avrebbe potuto
vendicarsi di Cooler, possibilmente in modo definitivo. «Il
dovere viene sempre
e comunque prima del piacere, ma comprendimi: mia moglie è Zoisite».
«Il
problema non si porrebbe, se l’avessi portata con te a
questa riunione come da nove mesi ti sto chiedendo di fare»
gli ricordò regina
Ice.
Freezer
ammutolì. Se si era ripromesso di non nominare
Zoisite nel corso della riunione -cosa che si era dimenticato per colpa
di suo
fratello- era per evitare altri commenti da sua madre oltre il
“Quindi non c’è
neppure stavolta” iniziale. «Me ne sono
dimenticato» mentì «E comunque non
servirebbe granché. Chiedile di parlarti di vita e cultura
di pianeti vari, di
come sopravvivere all’addiaccio, liberarsi da un paio di
manette o riconoscere
un gioiello da una patacca e lei lo farà più che
bene… ma di burocrazia,
diplomazia ed economia non sa nulla. Zoisite non è proprio
fatta per simili questioni!»
«Non
è una valida scusa. Non si nasce “fatti”
o no per
qualcosa, le cose si imparano man mano» sentenziò
la icejin «E io ritengo che
Zoisite, ormai entrata nel nostro clan, debba far parte attivamente anche di faccende
come questa».
Re Cold
tossicchiò. «In verità neppure io sono
molto
convinto dell’utilità che avrebbe il tentare di
coinvolgerla. Devi riconoscere
che è fatta a modo suo. Ricordi cos’è
successo al matrimonio?»
«Cos’avete
contro la dancehall?
Per una volta quantomeno non è stata una festa
noiosa» obiettò Cooler «Il
valzer era diventato più monotono di quanto sia di suo, ha
fatto bene a
cambiare musica. Poi che Freezer non sappia minimamente muoversi
è un altro
discorso!»
Per fortuna il
comunicatore di Freezer iniziò a suonare in
maniera insistente proprio quando, nonostante mamma fosse presente,
stava per
assaltare suo fratello. Guardò chi fosse, e si
stupì di vedere il nome di
Zoisite sul display. Non che gli dispiacesse essere cercato da sua
moglie, ma
quella chiamata gli risultava ben strana. «È
Zoisite, scusate un attimo» disse,
per poi alzarsi e allontanarsi dal tavolo.
«“Il
dovere viene sempre prima”, diceva»
commentò Cooler.
«Siamo
in pausa, e lui perlomeno ha una moglie dalla quale
farsi chiamare» ribatté re Cold «Di te
non si può dire lo stesso».
Il preferito
di re Cold era sempre stato Freezer, e lo era
diventato ancor di più da quando si era sposato con una
shadowjin, mentre
Cooler era sceso di qualche gradino più in basso dal momento
in cui aveva
aiutato la suddetta a scappare via, e dopo tutti quei mesi non era
ancora
riuscito a risalire. Non che si fosse sforzato molto in quel senso, non
aveva
voglia -e neppure il bisogno- di tentare inutilmente di diventare il
preferito
di suo padre, ma a volte era un po’seccante. «Io
compio i miei doveri per la Planet
Trade Organization, e tu hai già dei futuri nipoti
assicurati, che io mi sposi
oppure no. Avrei tutto il tempo di trovare moglie» rispose
«Se
ne volessi una».
Regina Ice
stava per intromettersi in una conversazione che
stava acquistando una piega poco gradevole, ma un “CHE COSA?!!” gridato da
Freezer fece sì che tutto si voltassero di
scatto verso quest’ultimo.
«Zoisite
ascol- no,
per
una volta IO
parlo, mentre TU ascolti e metti in
pratica, chiaro?! È vitale che tu sia umile,
gentilissima, del tutto accondiscendente e gli dia del
“lei”! No, niente “ma”! Qualunque cosa voglia
tu devi
dargliela, hai capito?!... no, non in
quel senso»
sibilò Freezer «Su quel fronte non dovrebbero
esserci problem…
c-che cos… Zoisite. Zoisite ti prego
dimmi che stai scherzando, ho un assoluto bisogno di sentire queste
parole, ahahah,
lo senti, sto già ridendo anche se non è
divertente affatt...» si passò una
mano sul volto, con aria disperata «D’accordo, non
penso che sia lì per quel
motivo, se fosse così probabilmente a quest’ora
saresti già morta… Sì,
“addirittura”. Questa faccenda non deve venire
fuori, d’accordo?! Non voglio
problemi con le divinità! Sì, hai
capito bene, Lord Beerus è una divinità!... no,
non si è “portato dietro il
gatto”, dei due è il gatto a essere il dio,
l’altro è l’assistente! Senti, io
ora parto e cerco di essere lì il prima possibile, tu
intanto fingi di non
essere te stessa. Arrivo».
Quando Freezer
chiuse la comunicazione e si voltò verso la
sua famiglia, vide re Cold con la testa tra le mani e Cooler intento a
fissare
i bicchieri di vino con aria assente, ripetendo di continuo
“sapevo che The
Walking Dead dovevo finire di vederlo ieri, lo sapevo!”.
La sola che
non sembrava sentirsi condannata a morte a
prescindere era regina Ice, la quale incrociò le braccia
davanti al petto con
fare serio. «Servono tre ore di viaggio da qui a Pianeta
Freezer N.1, se Lord
Beerus è già sul posto è inutile che
tu parta. Zoisite dovrà gestire la
situazione da sola, questo è quanto».
«Non
ce la può fare, non senza farci ammazzare tutti»
sentenziò Freezer.
«Siamo
condannati!» esclamò re Cold «La prima
volta che mi
ha visto mi ha più
o meno
dato del
vecchio putrefatto!»
«Questa
non la sapevo» si stupì Cooler, nascondendo
-malamente- un sogghigno.
«Tu prima di
questo cosa le avevi detto?» ribatté la icejin,
rivolta al marito «Non tutte le
donne sono disposte a mordersi la lingua in certe occasioni».
«Le
avevo detto soltanto che secondo me avrebbe sposato
Freezer, cosa che in effetti è successa! Non puoi
paragonarla a te solo perché
avete entrambe un carattere forte» disse re Cold
«Tra
voi c’è una differenza abissale, che
risiede nel possedere sufficiente discernimento da capire quando
è il caso di
comportarsi in un certo modo e quando invece non lo è. Tu lo
possiedi. Lei
no».
«Nemmeno
un po’» aggiunse Cooler, sebbene a lui Zoisite non
avesse mai dato problemi.
«Quindi
secondo voi dovrei rimanere qui in attesa, sperando
inutilmente che Zoisite non si metta a prenderlo in giro per le sue
orecchie o
simili appena dirà qualcosa che non le piacerà?!
Non se ne parla!» esclamò,
uscendo dalla stanza di gran carriera e senza salutare nessuno, diretto
alla
propria astronave.
Sapeva che sua madre aveva ragione e che non sarebbe mai
arrivato in tempo per evitare il disastro ma, per come la pensava, era
meglio
provare e non riuscire piuttosto che rinunciare in partenza: era riuscito a sposarla
soltanto nove mesi prima, era
inammissibile che tutto fosse destinato a finire così presto
e così male per
colpa di una divinità piombata in casa sua nel giorno
sbagliato.
***
Zoisite sapeva
che non c’era proprio alcunché di divertente,
se quella storia fosse saltata fuori non sarebbe stato piacevole, ma
un’assurda
risata silenziosa continuava a scuoterla senza darle requie
già da prima che
lasciasse il balcone che dava sull’esterno. Probabilmente era
un suo strano
modo di reagire a quella situazione imprevista e, da quel che aveva
capito,
potenzialmente molto pericolosa.
Non era una
novità che Freezer le dicesse di tenere a freno
la lingua -non che lei gli desse ascolto-, ma la shadowjin aveva
trovato
alquanto strano che le avesse intimato di fare una cosa del genere con
i due
estranei che guardando dal balcone aveva visto arrivare.
“Che
roba… ho rubato
in casa di una cosiddetta divinità, e nemmeno lo
sapevo”.
Ai tempi lei e
Hayun -l’altro Shadow, morto da un pezzo-
erano piccoli, ma non aveva ancora dimenticato la sua breve gita in
quello
strano e piccolo pianeta a forma di piramide rovesciata con quel grosso
albero
al centro, né aveva dimenticato il palazzo con tutte quelle
stanze una più
bizzarra dell’altra. Tuttora non sapeva dire se fosse
più strana quella piena
di bocce di vetro o quella invasa da clessidre fluttuanti, ossia la
stanza
nella quale loro due avevano visto dormire colui che avevano creduto
fosse
l’unico abitante del palazzo.
Ricordava
distintamente la tentazione di rubare i bracciali
d’oro massiccio che quella specie di gatto portava alle
braccia, sopita
dall’intuizione che lì in giro avrebbero potuto
trovare qualcosa di maggior
valore e di meno rischioso da trafugare.
L’intuizione
si era rivelata giusta, e in seguito non le era
più capitato di vedere altrettanto oro ammassato tutto
insieme.
Le
tornò in mente anche la curiosa sensazione provata
allora, quando le era sembrato che quel tesoro non diminuisse mai
indipendentemente da quanto lei e Hayun ne facessero sparire nelle
ombre, e
aveva sentito una “spinta” a prenderne ancora,
ancora e ancora. Era riuscita a
sconfiggerla dicendosi che loro due rubavano per mantenersi e non per
altro, ma
per trascinare via Hayun, rapito dallo stesso
“incantesimo” -avidità o una
maledizione vera?- aveva dovuto prima tirargli due grossi ceffoni.
“Ma
forse è meglio che la smetta di rivolgere a quel fatto i
miei pensieri, ché magari con quelle due parabole
satellitari che si ritrova al
posto delle orecchie riesce a sentire pure quelli!”
Sì,
Freezer le aveva detto che questo Lord Beerus era dio,
ma Zoisite nutriva comunque seri dubbi a riguardo. Aveva trascorso
un’intera
vita raminga, girando da un pianeta all’altro, e aveva visto
fin troppe pseudo
divinità che in realtà si erano rivelate soltanto
essere creature un po’ -o
molto- più forti del normale, o un
po’più grosse della media, o semplicemente
abbastanza astute da riuscire a ingannare intere popolazioni di
sempliciotti.
Ovviamente
questo Beerus doveva essere forte almeno quanto
Cooler, o Freezer non sarebbe caduto in simili allarmismi, ma Zoisite
riteneva
di non avere di che preoccuparsi eccessivamente: alle brutte poteva
sempre
svanire nelle ombre e tanti saluti. Si stupiva che suo marito non se ne
fosse
ricordato, nel dirle “se fosse per quello probabilmente
saresti già morta”.
“Dai
che forse Lord Beerus è una persona di retto senso, e
non mi verrà voglia di chiedergli se è il
fratellastro di Dumbo” si disse
Zoisite “Anche perché non c’è
bisogno, che condividano almeno un genitore è
palese”.
Si mise a
girellare per la stanza, aspettando che, come da
istruzioni, i due visitatori fossero condotti lì da un
qualche servo. La
ragazza che le aveva annunciato l’arrivo di Lord Beerus le
aveva persino
chiesto se fosse il caso di spostare l’incontro nella sala
principale come
soleva fare Freezer, ma la shadowjin aveva risposto “Nah” e fatto
spallucce. Se quei due ci tenevano tanto a incontrarla
avrebbero percorso qualche corridoio in più e comunque
quella stanza le piaceva
di più: c’era una visuale migliore
sull’esterno.
Era evidente
che non avesse la minima idea di come si
ricevono degli ospiti importanti, e del resto come avrebbe potuto
averla,
essendo cresciuta senza alcuna educazione?
“Sentiamo
un po’cosa vogliono questi due” pensò,
mentre
rifletteva su come ingannare l’attesa “spero di
sfangarla in fretta”.
***
«Cos’è
questo cambiamento di stanza? Freezer ci fa sempre
accomodare in quella principale, e soprattutto ci riceve
personalmente».
«La
moglie di Freezer non è Freezer».
Quando Beerus
aveva avvistato la moglie di Freezer sul
balcone -Whis gli aveva detto che Freezer si era sposato con
l’ultima Shadow
esistente, quindi solo di lei poteva trattarsi- aveva detto a Whis di
volare
direttamente lì senza fare tante cerimonie, ma non
c’era proprio stato modo di
convincerlo. “Siamo arrivati senza preavviso, comportarsi
come vorrebbe fare
lei sarebbe una cafonata eccessiva anche per un dio” aveva
detto Whis con aria
irremovibile, motivo per cui erano entrati dal portone principale e
stavano
seguendo il servo che era stato mandato apposta da loro per
condurli dove doveva.
«Sicuro
di chiamarti Whis e non “Capitan Ovvio”?»
«Sembra
che a lei serva qualcuno che faccia notare le
ovvietà, Lord Beerus».
Il Dio della
Distruzione gli diede un’occhiataccia, ma non ebbe
altra reazione degna di nota, anche perché ormai erano
arrivati.
Il servitore
entrò per primo, seguito dai due visitatori. «Lady
Z-»
«HO VINTO! AH! Rancid
procione infame, per te solo lame!»
Zoisite era
così impegnata a festeggiare per la propria
vittoria a Farm Heroes Saga da non essersi accorta di niente e nessuno.
Sembrava che quello, come metodo per ingannare l’attesa, si
fosse rivelato fin
troppo coinvolgente.
Lord Beerus e
Whis si scambiarono una breve occhiata
perplessa che valeva più di tanti commenti. Nella loro
lunghissima vita ne
avevano viste tante ma non era mai capitato che qualcuno, sapendo di
doverli
ricevere, si mettesse tranquillamente a giocare.
«Lady
Zoisite» si fece sentire di nuovo il servitore, con
fare alquanto imbarazzato «gli ospiti… Lord
Beerus…»
Solo a quel
punto la shadowjin tornò alla realtà. Dopo aver
fissato per qualche secondo i presenti senza dire una parola, fece
sparire
nelle ombre il tablet. «E anche oggi la mia figura del cavolo
l’ho fatta, dai. È
che quel procione mi aveva già battuta due volte di fila,
capite?… vabbè,
lasciamo perdere. Salve a entrambi» disse tendendo la mano a
Lord Beerus, il
quale malgrado la perplessità la strinse. «Zoisite
Shadowhidden. No aspè: Lady Zoisite Shadowhidden.
Mi dimentico
sempre il benedetto titolo».
«Il
titolo è fondamentale!»
fu la sola frase compiuta che Beerus riuscì a mettere in
fila, nonché la prima
cosa a essergli balzata in mente al posto dei saluti, in quel
frangente. Lui
teneva molto che le persone gli si rivolgessero col dovuto appellativo
in segno
di rispetto, quindi il discorso di quella shadowjin moglie di Freezer gli sembrava fuori dal
mondo.
«Se
si tratta di film e serie tv sono d’accordo, un titolo
decente ci vuole» replicò e, distogliendo
totalmente la propria attenzione da
un dio sempre più perplesso, tese la mano a Whis.
«Conosco il nome di Lord
Beerus ma non il suo, signor?...»
«Il
mio nome è Whis, Lady Zoisite» si
presentò cordialmente
l’angelo, stringendole la mano con delicatezza
«Noto che per essere la moglie
di una persona importante sembra avere un’opinione curiosa su
certe questioni».
«Non
mi sono ancora calata nel personaggio di “moglie di
Freezer”, mi sa. Intanto che ne dite di
accomodarci?» indicò dei divanetti lì
vicini.
«Ehm…
vuole che faccia portare qualcosa per lei e i signori,
Lady Zoisite?» si intromise di nuovo il servo. Se al posto di
Zoisite ci fosse
stato Freezer non si sarebbe permesso di parlare, ma sapeva che la
signora era
meno pericolosa rispetto al marito… e, contrariamente a lei,
sapeva anche qualcosa
in più su come si sarebbe dovuta comportare una padrona di
casa più o meno
decente.
«Eh,
mica male come idea!» approvò la shadowjin
«A me va una
granita alla menta, a voialtri due cosa-»
«Una
granita alla menta va benissimo per tutti e due, grazie!»
la interruppe Beerus, cercando di mantenere compostezza.
“Forse tutto sommato
questa ragazza non è così male”
pensò.
«Benissimo,
allora vada per tre granite» concluse Zoisite
«Magari formato gigante per quello dei due ospiti che sembra
particolarmente
entusiasta?...»
“Confermo: non è male
per niente!”
Poco dopo
arrivarono le granite richieste e Whis, gustando
con eleganza la propria, si trovò a conversare del
più e del meno con Zoisite,
mentre Lord Beerus era impegnato a dare l’assalto a un
bicchiere alto un metro
e mezzo -e altrettanto largo- straripante di granita.
«Lei
dunque è cresciuta in un ambiente decisamente diverso
da questo, sbaglio?» domandò l’angelo
con tranquillità, dopo qualche minuto di
chiacchiere.
«Appena vagamente
diverso,
sì. A dire la verità io e lo shadowjin che era
con me nemmeno ce
l’avevamo, un “ambiente”: tre giorni di
qua da soli, una settimana di là col
gruppo di Tizio, un mese dall’altra parte col gruppo di Caio,
mezza giornata da
un’altra ancora con quello di Sempronio, e poi boh, da soli
di nuovo» disse
Zoisite «E quando lo Shadow che era con me è
crepato le cose non sono cambiate
granché. La vita da vagabondi è quella che
è!» concluse, ficcandosi in bocca il
cucchiaio pieno di granita.
Probabilmente
Zoisite era una delle poche ex povere sposate
con uomini ricchi e importanti che non si vergognasse di un passato non
trascorso tra i membri dell’alta società. Riteneva
che non ci fosse nulla di
sconveniente nell’aver viaggiato in ogni dove, visto
più cose di molti altri e
aver vissuto avventure allucinanti con gruppi di gente sciroccata:
quantomeno
avrebbe sempre avuto qualcosa di interessante da raccontare.
«Vita
da vagabondi? Parbleu»
commentò Whis.
«Lei
par celeste più che parer bleu, ma va bene uguale»
riuscì a dire la shadowjin -causando estrema
perplessità in Whis-, nonostante
il cucchiaio ancora in bocca.
Beerus
lasciò perdere un attimo la granita, e si rivolse a
Zoisite. «No aspetta, fammi capire: Freezer ti ha raccolta
dalla strada come un
animale abbandonato?»
Tra le
intenzioni di Lord Beerus non c’era quella di
offendere, ma la sorpresa l’aveva portato a fare il paragone
sbagliato…
«Essere
“raccolto” dalla strada è qualcosa che
può succedere
a un gatto
randagio,
non certo a
un’icejin di razza Shadow» ribatté
infatti Zoisite «Immagino che lei abbia
parlato per esperienza personale».
…parlando
con la persona sbagliata.
Se Freezer
fosse stato presente avrebbe bestemmiato in
sedici lingue, constatando che i suoi avvertimenti le erano entrati in
un
orecchio ed erano usciti dall’altro. Prevedibilmente.
A quelle
parole l’atmosfera abbastanza tranquilla che c’era
poco prima andò definitivamente a quel paese. Mentre Whis
sospirava,
concludendo che non sarebbe riuscito a finire la sua granita in santa
pace,
Lord Beerus e Zoisite incrociarono le braccia davanti al petto,
squadrandosi
malamente a vicenda.
«Mi
hai appena dato del gatto randagio?»
«Vorrà
dire “mi ha
dato”! Il titolo e tutto quello che ne deriva è
“fondamentale”… sbaglio?»
Si era
sbagliato quando aveva pensato che Zoisite non fosse
poi così male, sbagliato di grosso: non
era altro che una piccola shadowjin arrogante, insolente e poco educata
-quello
per forza di cose- che non era in grado di capire quando stare zitta o
ritirare
quanto appena detto. «In quanto divinità posso
tranquillamente non curarmi di
cose di cui non ti curi tu per prima!»
«Io
di cosiddette divinità ne ho viste fin troppe, una
più
tarocca dell’altra. Le divinità vere non
esistono!»
«Hai
davanti a te il Dio della Distruzione in persona e affermi che le
divinità non esistono?!»
sbottò Beerus, allibito quanto offeso, alzandosi in piedi di
scatto «Di tutte
le tue mancanze di rispetto questa è la più
grave!»
«È
lei che mi ha paragonata a un animale abbandonato, se
avesse continuato a mangiare la granita senza uscite infelici ora non
staremmo
qui a litigare come
cane e gatto,
le
pare?» ribatté Zoisite, testarda come suo solito.
«Pretenderesti
anche di avere ragione?!»
«Io
ho ragione eccome! è stato lei a cominciare, non
io»
insistette la shadowjin.
«Parbleu… e io che
avevo iniziato a pensare che sarebbe filato tutto liscio!»
sospirò Whis,
inascoltato.
«Credevo
che Freezer fosse in grado di insegnare alle
persone a stare al posto che compete loro, ma pare che
sbagliassi» disse Lord
Beerus, con un’espressione mortalmente seria.
«Freezer
ci ha provato, ma la sottoscritta è una bella gatta da pelare. Comunque, se
è davvero una divinità perché non fa
qualcosa di figo per dimostrarlo?»
“Qualcosa
di figo”.
Non poteva averlo
detto davvero.
Seriamente,
perché non l’aveva ancora distrutta?
«Intendo
distruggere tutti i pianeti che appartengono a tuo
marito, incluso questo, e naturalmente anche te con essi. Lo trovi
abbastanza
“figo”?» le chiese il dio, sarcastico.
«Non
so se l’hai notato, genialone, ma io sono una
shadowjin. Posso diventare un’ombra» gli
ricordò, con fare arrogante «Distruggere
un’ombra è un po’complicato, quindi non
dire gatto se non ce l’hai nel sacco».
Lord Beerus
sogghignò. «Eppure te l’ho detto, che
sono il
Dio della Distruzione».
Sotto lo
sguardo attonito -finalmente!- della shadowjin,
Lord Beerus distrusse l’ombra proiettata dal bicchiere di
granita. Era qualcosa
che andava contro ogni senso logico, legge della scienza, della fisica
e
quant’altro, eppure quel che era appena accaduto era
innegabile: l’ombra non
c’era più.
Zoisite
pensò che forse era stata lei, a dire gatto senza
averlo nel sacco, perché quello era un dio vero,
e
lei si era messa veramente in un bel casino dal
quale non
vedeva via d’uscita, visto il soggetto coinvolto.
Dopo tanto
tempo provò di nuovo paura, rendendosi conto che
stavolta neppure la sua stessa natura di shadowjin avrebbe potuto
aiutarla. Non
aveva preso sul serio le parole di Freezer, né Beerus
stesso, e ne avrebbe
fatto le spese… insieme a pianeti e
persone che non c’entravano nulla, suo marito incluso.
Si diede della
deficiente completa, e mai giudizio fu più
corretto.
«Il
Dio della Distruzione delle palle altrui! Mea culpa per
non esserci arrivata prima».
…ma
tanto ormai era troppo tardi per cercare di mettere una
pezza sui danni che aveva provocato, e gli anni passati e il matrimonio
non
l’avevano cambiata nemmeno un po’, per cui la
risposta non avrebbe potuto
essere diversa.
«Inizio
a pensare che il tuo cervello non sia del tutto a
posto, e a essere onesto mi domando come tu, avendo a che fare con
Freezer,
possa essere ancora viva… ma penso sia un quesito destinato
a rimanere
irrisolto» concluse Beerus, mentre una sfera viola brillante
iniziava a
formarsi tra i palmi delle mani che aveva appena accostato
«Forse distruggerò
anche Freezer, per la poca intelligenza mostrata nell’aver
sposato te»
aggiunse.
«Apri
bene quelle due parabole satellitari che hai sulla
testa e ascoltami: comportati da persona munita di buonsenso quale io
non sono
stata» disse Zoisite indicandosi «sono stata io a
non dare retta a Freezer e a
non tenere la lingua a freno, anche se
ripeto
che sei stato tu a cominciare, e quindi la colpa è tua; Freezer la
sua parte l’ha fatta, e il resto della gente che vive su
questo pianeta e sugli
altri non c’entra nulla, come non c’entra il resto
della famiglia, quindi … ti
pregherei di lasciarli in pace, e di prendertela con la vera
responsabile,
ossia io».
Non aveva
detto una cosa del genere a cuor leggero, era la
propria vita che aveva gettato al vento per non aver ascoltato
suggerimenti
preziosi, ma giunta a quel punto non vedeva altro da poter fare se non
cercare
di limitare i danni. Aveva vissuto una vita breve ma alquanto intensa,
e la
sola cosa che rimpiangeva era non poter dire addio a suo marito, sua
suocera e
tutto il resto della famiglia.
«Se
era una supplica, non ti è venuta bene»
commentò Lord
Beerus, preparandosi a scagliare la piccola sfera di energia
distruttiva contro
di lei. Se non altro quella decerebrata sembrava in grado di assumersi
le
proprie responsabilità, quindi pensò che forse,
a seconda di quanto sarebbe calata la sua collera dopo averla
disintegrata,
avrebbe potuto davvero limitarsi a punire lei e finirla così.
«Era
più un appello al buonsenso, infatti. Lo prenderai in
considerazione almeno un minimo?»
Il dio le
rivolse il suo ghigno più malevolo. «Morirai con
il dubbio. Ultime parole?»
«Coglionedicecosa?»
«…cosa?»
«Niente,
a posto così!» esclamò Zoisite, con un
sorrisetto
ironico.
Morire a testa
alta, per mano di un dio e dopo un
“coglionedicecosa” perfettamente riuscito era
sempre meglio che morire come
aveva fatto quel demente di Hayun, ucciso da membri di forze di polizia
a caso
sul pianeta Vraas.
«Voglio
essere onesto, Lady Zoisite…» si fece sentire di
nuovo Whis «Forse non ha una grande considerazione della sua
vita, ma dal modo
in cui ha voluto difendere suo marito e famiglia mi aspettavo un
po’di
interesse in più almeno verso le quattro
creature che porta in grembo».
Fu un fulmine
a ciel sereno per Zoisite -che non aveva idea
di essere incinta-, la quale impietrì e sgranò
gli occhi in un’espressione da
assoluto primo piano. Il sorrisetto di poco prima era scomparso, e in
tutta
quella situazione era la prima volta che mostrava un vero e proprio
sconcerto
decisamente appropriato.
Portò
le mani al ventre, e rendendosi conto di avere quattro
figli, i
figli suoi e di Freezer, che
stavano crescendo dentro di lei provò per la primissima
volta in vita sua un
tipo di paura e disperazione del tutto nuovi al pensiero di quanto
stava per
succedere a quelle creature non ancora nate; un tipo di paura e
disperazione
che solo chi era già madre o stava per diventarlo poteva
sentire e capire.
Fino a un
istante prima aveva accettato suo malgrado l’idea
di farsi uccidere per “arginare i danni”, ma quei
quattro piccoli icejin
cambiavano le carte in tavola, dal suo punto di vista. Arginare i danni un
corno!
«…
è incinta?» Lord Beerus sollevò un
sopracciglio
inesistente, incurante del fatto che Zoisite si fosse messa a fissarlo,
probabilmente per paura. «Questo non cambia le cose: il padre
è Freezer, la
madre è lei, non può venire fuori
granché di buono… meglio occuparsene
subito».
«Vorrei
tanto che tua madre con te avesse fatto lo stesso
ragionament-ehm,
stavo
dicendo…» la
shadowjin si schiarì la voce «Lord
Beerus, sono venuta a patteggiare!»
Con il Doctor
Strange e Dormammu aveva funzionato, e il cervello
in stato di semi shock della shadowjin non era riuscito a partorire
un’uscita
migliore.
«Patteggiare?
Ormai ho deciso» ribatté il gatto.
«Suvvia,
potresti almeno fingere
di dare uno straccio di possibilità a questa povera donna
incinta che
non sapeva di esserlo e col cervello
sconclusionato dagli ormoni. Se mi dessi ascolto e decidessi di darmi
corda,
potresti anche riuscire a umiliarmi prima di distruggermi»
disse Zoisite «Io
sono una mortale, tu sei un dio: ritieni che il solo distruggermi sia
abbastanza
per compensare tutte le mie prese in giro, nonché il fatto
che ti sto dando
impunemente del “tu”?»
“Vorrei
proprio vedere dove vuol andare a parare” pensò
Whis, con una leggera punta di curiosità. «Quale
sarebbe la sua idea?»
«Whis,
eventualmente dirlo sarebbe spettato a me!»
protestò
Beerus, dando un’occhiataccia all’assistente mentre
faceva sparire la sfera
viola.
Non
era certo che senza l’ingerenza di Whis avrebbe
veramente dato retta a quella piccola shadowjin impertinente ed
incosciente, ma
ormai il dado era tratto, e tanto valeva stare a sentire
cos’aveva da proporre.
“Alla
fin fine posso anche far contento Whis, se è così
curioso” pensò “Sono il Dio della
Distruzione, sono in grado di gestire e
uscire vincitore da qualunque cosa proporrà questa
sciocca”. «Parla. Se torni a
darmi del “lei” può anche essere che io
ti ascolti…»
«Eccola
qui, l’idea!»
Manette di ferro?
Cos’aveva
in mente, quella?!
A meno
che…
«Oh!
Questo è sconveniente per una donna sposata!»
esclamò
Whis, con una mano davanti alla bocca.
«Avrei
potuto accettare la tua proposta indecente solo tu fossi
stata single e muta» commentò Beerus.
«Non
gliela darei nemmeno se fosse quella di un’altra,
quindi non si preoccupi-in ogni caso, la
mia non era una proposta indecente» disse la shadowjin, che
comunque sembrava
avergli dato retta tornando a dargli del “lei”
«Ma voglio proporre qualcosa di
tutt’altro genere. Lord Beerus, la sfido a liberarsi da
queste manette in
massimo un minuto, utilizzando unicamente una forcina che, per
facilitare le
cose, terrà già tra le labbra. Niente uso di
super forza, poteri strani o
abilità più o meno nascoste, se non quelle
linguali. Io che sono una mortale ne
sono in grado» asserì «Lei che
è un dio pensa di poter riuscire a fare lo
stesso?»
Era la prima
volta che un mortale si azzardava a sfidarlo
così apertamente. Davvero, più Beerus ci pensava
e più non si capacitava di
come Freezer avesse potuto sposare un simile soggetto, e senza riuscire
a farle
abbassare la cresta: quella giovane donna aveva la lingua troppo lunga
ed era
di un’arroganza sconfinata, immotivata per di più!
A quel punto darle una
lezione prima di distruggerla era quasi d’obbligo, e
liberarsi da un paio di
manette con una forcina non poteva essere così difficile.
«Certamente. Le mie
abilità linguali sono ineguagliabili»
affermò.
«Oh
sì, passa molto tempo a leccare coni gelato!»
sorrise
Whis.
«Non
dubitavo che le abilità linguali venissero solo da
quello, guardi» commentò Zoisite, alla quale Whis
aveva fatto senza volerlo -in teoria!- un assist micidiale.
«Tu non aiuti per
niente, lo sai?!» sbottò
Beerus
all’indirizzo dell’angelo, il quale fece spallucce
«Sbrighiamo velocemente
questa faccenda, shadowjin».
«Un
attimo! Dobbiamo definire gli accordi» gli ricordò
Zoisite «Se riesce a liberarsi terrà fede a quanto
aveva deciso prima…»
«Con
un’aggiunta» la interruppe Beerus
«Distruggerò anche il
resto del clan Cold e relativi possedimenti. Siete tutti rei di non
aver
aspettato che mi svegliassi per celebrare il matrimonio tra te e
Freezer, del
resto… e se ripenso al banchetto di cui mi avete privato, mi
viene voglia di
distruggere tutto subito» concluse, con una smorfia
«ero venuto qui per questo
motivo, essere risarcito del cibo perduto».
«Seriamente?»
Zoisite inarcò un sopracciglio, ma decise
saggiamente di riprendere il filo del discorso «Comunque, se
invece vincerò io…
momento: quanto valgono il giuramento di una divinità e gli
accordi che fa?»
«La
parola di un dio è sacra»
dichiarò Beerus con fermezza «Non osare anche solo
pensare il contrario».
«Bene,
allora se vincerò io mi darà la sua parola di
divinità che da qui in avanti non minaccerà di
fare -né farà- nulla a me, al
clan Cold, e a tutti i nostri possedimenti attuali e futuri. E mi
darà pure
quei suoi quattro bracciali» aggiunse, in
un’ispirazione improvvisa «Mi
piacciono. Siamo d’accordo?»
«Siamo
d’accordo» confermò lui, per poi
ghignare per
l’ennesima volta. «Visto che sono un dio generoso,
quando avrò vinto ti lascerò
fare un’ultima chiamata a tuo marito per avvertirlo che
morirete tutti a causa
della tua arroganza».
«E
visto che io sono una shadowjin generosa, le lascerò
salutare i suoi bracciali prima di prenderli e metterli in una teca in
bella
vista, con tanto di targa “erano del Dio della
Distruzione”».
Niente da
fare, non si zittiva proprio. «Diamoci una mossa»
disse Beerus «Prima tu».
«Ovviamente»
sorrise Zoisite, e porse le manette a Whis
«Signor Whis, gentilmente, potrebbe confermare che queste
manette non hanno
difetti di alcun genere? Così che nessuno poi possa dire che
ho barato?»
«Nessun
problema!» annuì Whis, per poi compiere un breve
ma
accurato esame delle manette. «Sono perfettamente a
posto».
«Bene.
Ora» Zoisite tirò fuori dalle ombre una forcina e
la
mise tra le labbra, poi si voltò dandogli le spalle, e mise
le mani dietro la
schiena «se potesse ammanettarmi, mi farebbe un
favore».
«Un momento!»
intervenne Beerus «Come sarebbe?! Non hai detto che i polsi
sarebbero stati
ammanettati dietro la schiena!»
«Non
ha neppure detto che sarebbero stati ammanettati
davanti, e lei non ha chiesto i dettagli, Lord Beerus» gli
fece notare Whis con
la massima tranquillità, mentre ammanettava Zoisite
«Ecco fatto».
«Ma si può
sapere TU
da che parte stai?!»
sbraitò Beerus all’indirizzo del suo assistente.
«Io
dico solo le cose come stanno… e sono certo che la
prossima volta si premurerà di chiedere maggiori
dettagli!» sorrise
candidamente l’angelo.
Niente da
fare: erano passati centinaia di milioni di anni
e, anche se Whis era passato da essere il suo maestro a essere il suo
assistente, probabilmente non avrebbe mai smesso davvero di impartirgli
qualche
lezione, seppur indirettamente. «Ed era necessario affrontare
la cosa proprio
in quest’occasione, Whis?!»
«Una
volta vale l’altra» Whis fece spallucce
«Molto bene,
Lady Zoisite, ha precisamente un minuto da…adesso»
disse, facendo comparire una piccola clessidra che fluttuava in aria.
Liberarsi da
un paio di manette con una forcina era già una
bella prova d’abilità, ma Lord Beerus non riusciva
a capire come fosse possibile
farlo con le mani dietro la schiena, a meno di usare la forza bruta per
rompere
tutto l’aggeggio. Non voleva ancora crederci, la sua divina
arroganza non
voleva ancora accettarlo, ma iniziò a sospettare che forse a
dire gatto prima
di averlo nel sacco era veramente stato lui.
«Osservi
e prenda nota, Lord Beerus!»
Il tempo di un
sorriso più che mai impertinente e Zoisite,
sotto gli occhi attoniti del dio, sfruttò la grande
flessibilità acquisita nel
corso della sua vita in strada per far
passare il suo intero corpo tra le braccia ammanettate -del tutto
snodate-,
trovandosele così sul davanti, e non più dietro
la schiena. Dopo questo numero
degno di un’artista del circo, avvicinò le labbra
-e con esse la forcina- alle
manette, iniziando a lavorare alla serratura.
Quindici
secondi dopo uno scatto annunciò l’apertura delle
manette, che non caddero a terra solo perché la shadowjin le
riacchiappò con la
coda poco prima dell’impatto.
«Ecco
fatto» disse Zoisite, stiracchiandosi per poi porgere
le manette a Lord Beerus «Prego!»
«…
inganno!
Slealtà! Devi
aver barato in qualche modo!» la accusò il gatto,
puntandole il dito contro
«Dev’esserci qualcosa nella conformazione fisica di
voi icejin che vi permette
una cosa del genere, e se non è quello
c’è un difetto nascosto nelle manette!»
«Niente
conformazione fisica strana, sono semplicemente
molto snodata, e per il resto… mette forse in dubbio la
competenza
del suo assistente?»
Quell’insinuazione
ebbe il potere di zittire Beerus per
qualche istante, soprattutto dopo aver dato un’occhiata al
volto di Whis: aveva
la stessa espressione delle volte in cui il dio si era lamentato
perché ci
impiegavano troppo a raggiungere un determinato luogo, e Whis gli aveva
ricordato che lui era il volatore più veloce
dell’universo.
«Assolutamente
no» si affrettò a negare Beerus «Se ha
detto che le
manette sono a posto allora lo sono di certo, ma tu hai barato in qualche
modo!»
«Io
conosco la conformazione fisica degli icejin, di razza
Shadow o meno, e Lady Zoisite ha detto la verità»
lo disilluse Whis «Tutta
questione di flessibilità, Lord Beerus. Ora è il
suo turno!»
Lord Beerus
esitò prima di prendere le manette dalla coda di
Zoisite, perché dopo averla vista all’opera si era
reso conto fin troppo bene
che probabilmente non sarebbe stato in grado di fare altrettanto. Le
sole
scelte che aveva al momento erano chiamarsi fuori dal gioco senza
nemmeno
provare, che avrebbe significato lasciar vincere la shadowjin a
tavolino, o
andare fino in fondo, presumibilmente finendo per fare una pessima
figura
mentre si contorceva come un cretino nel futile tentativo di liberarsi.
Si maledisse
quindici volte di fila per aver voluto
assecondare la curiosità di Whis. In che situazione assurda
si era cacciato!
«Se
stesse pensando di lasciar perdere la capirei…»
Il tono
condiscendente di Zoisite fu ciò che lo fece
scattare, e dopo aver lanciato le manette a Whis mise le mani dietro la
schiena
con fare ostinato. «Non ci penso nemmeno!
Whis, ammanettami!»
«Come
vuole, Lord Beerus!»
***
«Ma
porc… malediz…
PRIMA
O POI RIUSCIRÒ A… Stavolta ci sono
quasi!!!»
Lord Beerus
stava testardamente provando a liberarsi da
venti minuti buoni, ma sia Zoisite sia Whis avevano smesso di prestare
attenzione ai suoi tentativi da oltre un quarto d’ora.
Avevano preferito
occuparsi del bicchiere di granita da un metro e mezzo che prima del
loro
assalto era ancora pieno per metà, e adesso era quasi vuoto,
principalmente
grazie a Whis.
«Dunque,
mi diceva ha usato questa tecnica per liberarsi
quando lei e suo marito vi siete incontrati faccia a faccia per la
prima volta?»
«Esattamente!
Freezer fece l’errore di lasciarmi sola nella
stanza, e io mi sono liberata dalle manette facendo quel che ho fatto
venti
minuti fa. In quell’occasione non è stato molto
sveglio, e sì che gli avevo
detto di aver vissuto per strada! Poteva pure arrivare a immaginare che
conoscessi qualche trucchetto. Tanto meglio per me,
però» disse la shadowjin
«Se fosse stato più previdente, quasi di sicuro
non avrei fatto una bella
fine».
«Quasi
di sicuro ha ragione» annuì Whis «Suo
marito Freezer
è un soggetto particolare, ma penso che lo sappia meglio di
me. Volendo essere
onesto, non pensavo che un giorno si sarebbe sposato…
tantomeno mosso da
sentimenti positivi di qualunque genere».
«Mi
rendo conto che la sua fama è quella che è, anche
perché
il suo lavoro di tiranno galattico lo fa fin troppo bene»
Zoisite alzò gli
occhi al soffitto «Ma si sta dimostrando un buon marito, e
io…io credo che
riuscirà a essere anche un buon padre per loro quattro. Non
vedo perché non
dovrebbe essere così, avere dei figli era nei progetti di
tutto il clan, nei
nostri».
Whis fece
spallucce, per l’ennesima volta. «Lei lo conosce
meglio di me. Se ne è sicura, le credo».
Zoisite non
disse più nulla, limitandosi a continuare a
mangiare la granita in silenzio, finalmente. Whis non aveva detto nulla
che non
fosse vero: da un punto di vista esterno, capiva che risultasse
incredibile che
uno come Freezer fosse convolato a nozze per
amore -AMORE!-,
ma nonostante tutto lei riteneva di aver fatto la scelta
giusta sposandolo, e che anche in futuro non avrebbe avuto ragione di
pentirsene. «Ne sono sicura».
«Ce la faccio! CE LA
FACCIO!....»
Entrambi
sollevarono lo sguardo verso Lord Beerus, che
stavolta sembrava effettivamente star riuscendo a imitare Zoisite,
anche se con
estrema fatica: era riuscito a far passare tra le braccia
più o meno metà del
corpo ripiegato su se stesso.
«Anche
per una creatura simile a un gatto è assai complicato
far passare un corpo così longilineo tra due braccia un
po’più corte del
dovuto, soprattutto se non sono completamente snodate come le sue, Lady
Zoisite» commentò Whis «Ma non
c’è bisogno che sia io a farglielo notare,
giusto?»
«Prego?»
«Uscire
da situazioni difficili richiede sia una buona capacità
di osservazione, sia quella di pensare molto in fretta» disse
l’angelo, tra una
cucchiaiata di granita e l’altra «Crescere
nell’ambiente in cui è cresciuta lei
avrà comportato dover uscire da diverse situazioni
difficili».
«Sembra
quasi voler suggerire che io possa aver lanciato
quella sfida sapendo quasi con certezza che Lord Beerus avrebbe perso,
ma credo
che mi sia sopravvalutando» replicò lei, quieta
«Non sapevo quanto fosse
snodato Lord Beerus, né avevo la certezza che avrebbe
accettato la mia sfida…
o, ancora, stavolta la tensione avrebbe potuto giocare a me un brutto scherzo e
avrei potuto fallire. Si è trattato solo
della serie di azzardi di una ragazza disperata e incinta».
Whis non
ribatté, limitandosi a puntare il bastone in
direzione di Lord Beerus, che sembrava essersi addirittura incastrato. Per un istante
le manette brillarono di una luce verde
azzurra, poi si aprirono da sole con uno scatto, liberando finalmente
il dio.
«Manette!
Di
tutte le
idee possibili e immaginabili!...»
borbottò questi, mentre si rialzava in
piedi massaggiandosi le spalle «La prossima volta morra
cinese, con chiunque
sia!»
Solo a quel
punto si avvide che Whis e la shadowjin lo
stavano guardando.
E che,
oltretutto, avevano praticamente finito la sua
granita.
“ORA DISTRUGGO TUTTO!”
pensò Lord Beerus, furioso per aver perso -e per la granita
ormai andata-, mentre un’aura
viola iniziava a irradiare da tutta la sua persona.
Ovviamente
aveva anche realizzato di aver perso la sfida
contro quella decerebrata di una shadowjin, che forse poi
così decerebrata non
era, considerando come erano andate le cose. Forse Freezer nello
sposarla aveva
avuto le sue ragioni, e non era detto che c’entrasse soltanto
la grande
flessibilità -molto utile in certi
precisi contesti-
della ragazza.
Poi
ricordò di aver dato la sua parola di divinità, e
fu
costretto a imporsi di mantenere la calma: non aveva mentito, quando
aveva
detto che per lui la sua parola era sacra.
«Bene»
disse dopo qualche momento, una volta scomparsa
l’aura violacea «Direi che sia giunto il momento di
andarcene, Whis».
«Ma
non ho ancora finito di gustare questa deliziosa
granit-»
«Non me ne importa, ce
ne andiamo e basta!!!»
sbottò Beerus, avviandosi verso il balcone senza
aspettarlo.
«Lord
Beerus, non sta dimenticando qualcosa?» lo
interpellò
la shadowjin «I quattro bracciali. Erano nei patti»
ebbe la faccia tosta di
ricordargli.
Un attimo
dopo, quattro grossi “proiettili” dorati andarono a
conficcarsi con violenza nel pavimento, fin troppo vicini ai piedi
della
shadowjin, la quale comunque non s'impressionò.
«Andiamo!» fu
l’ultima parola del dio, prima di volare fuori dalla stanza.
La ragazza
raccolse i bracciali, per nulla danneggiati.
«Non l’ha presa troppo bene».
«Direi
di no!» Whis si alzò, con un breve sospiro
«Ora
probabilmente avrà voglia di distruggere qualche pianeta per
sfogarsi… nessuno dei
vostri, naturalmente».
«L’importante
è quello» replicò Zoisite,
giocherellando con
i bracciali con aria palesemente soddisfatta.
«Oh,
dimenticavo!» Whis batté leggermente una mano
contro la
fronte «I miei complimenti per essere riuscita finalmente a
ottenere in
modo legale
quei bracciali. Meglio
vincerli che rubarli, direi!»
La
soddisfazione scomparve dal viso della shadowjin, che
ammutolì. Whis… sapeva?
Se non si fosse trattato di vita reale, ma di un racconto breve o la
puntata di una serie tv, quello sarebbe stato un plot twist
decisamente scomodo e imprevisto.
«Chi
riesce a entrare nel santuario del Dio della Distruzione,
prendere parte del tesoro senza cadere vittima della sua maledizione e
andarsene illeso, merita di tenere per sé quel che
è riuscito a rubare»
continuò Whis «O almeno, così la penso
io. Lord Beerus invece è di tutt’altro
avviso, e difatti non gli ho mai parlato dei due piccoli shadowjin che
anni fa
si sono introdotti in casa mentre lui dormiva».
«Allora
credo di doverle un ringraziamento» disse Zoisite,
stranamente cauta «Immagino che se venisse a sapere di
questo, trattandosi di
me, Lord Beerus potrebbe arrabbiarsi ancor più di quanto
abbia fatto oggi».
«Oh,
questo è certo. Non fraintenda, tutto sommato Lord
Beerus è una brava persona, e se dà la sua parola
ricorda di mantenerla… ma nei
momenti di rabbia particolarmente
profonda
diventa del tutto imprevedibile, e la sua memoria molto più
corta
del solito. Mi capisce?» le chiese l’angelo, con un
sorriso «La prossima volta
che torneremo a farvi visita sarebbe carino poter gustare
tranquillamente il
vostro frappè, da quel che rammento è
delizioso!»
Il messaggio
era arrivato fin troppo chiaramente a Zoisite,
che fu profondamente tentata di mandare Whis a quel paese vedendo cosa
c’era
sotto tutta la gentilezza da lui mostrata, ma il pensiero dei quattro
piccoli
in arrivo -che per quel giorno avevano rischiato fin troppo- la spinse
a
mordersi la lingua. Incredibile ma vero. «Avrete
tranquillità e frappè. Ora
immagino che debba andare, no?»
«WHIS! MUOVITI!»
urlò Beerus da fuori.
«Eh
sì, è proprio ora. È stato un piacere
conoscerla, Lady
Zoisite» concluse Whis, con un leggero inchino
«È un soggetto interessante e,
se mi permette, lo sarebbe maggiormente se si lasciasse guidare
più
dall’intelligenza che dall’insolenza».
«Teca
e targa le faccio fare comunque».
Whis scosse la
testa con un sospiro e, senza aggiungere
altro, si teletrasportò all’esterno per poi
lasciare il pianeta insieme a Lord
Beerus.
***
Pianeta
Freezer N.1 c’era ancora.
Il palazzo
c’era ancora.
Rimaneva solo
una domanda: anche Zoisite c’era ancora?
“Sono
passate più di due ore e mezza e non ha chiamato, non
mi ha fatto sapere nulla, non promette niente di buono!”
pensò Freezer,
entrando dal portone principale.
I servitori
che lo accolsero col consueto inchino però gli
parvero piuttosto tranquilli, come in teoria non sarebbero stati se la
loro
signora fosse stata distrutta e fosse toccato a loro riferirglielo.
Un servo si
fece avanti e gli rivolse un altro inchino,
porgendogli quel che sembrava in tutto e per tutto un lenzuolo di colore viola.
«Lord Freezer…Lady Zoisite mi ha dato
ordini di darle questo appena l’avessi vista» disse
il servo, sempre a capo
chino «Mi ha anche ordinato di riferirle testuali parole:
“metti addosso il
lenzuolo, non fare domande e vieni in camera da
letto”».
Zoisite era viva.
Viva!
Agguantò
il lenzuolo e se lo avvolse attorno al corpo alla
bell’e meglio mentre volava dritto in direzione della loro
camera da letto, per
l’appunto senza fare domande a nessuno; quelle erano
riservate tutte a sua
moglie, una volta visto con i propri occhi che era viva davvero e stava bene davvero
-cosa
che lo lasciava totalmente incredulo.
Una volta
arrivato davanti alla porta non esitò a entrare,
pur non sapendo minimamente cosa aspettarsi…
«Indovina
chi festeggerà, per tutto il resto della giornata ma anche due o tre, con un mini toga
party di coppia? Indovina!»
Tutto sommato
però trovare Zoisite avvolta da un lenzuolo, sdraiata
sul letto che era attorniato da tre tavoli pieni di cibi e bevande
varie, era
qualcosa che gli andava benissimo… anche se iniziava a
pensare tutto ciò fosse
solo delirio partorito dal suo cervello, incapace di accettare
l’idea che
Zoisite avesse fatto una triste fine.
Quei quattro
bracciali che Zoisite aveva addosso, e che
Freezer aveva riconosciuto dopo pochi istanti, sembravano confermare la
teoria.
«Tu sei un’allucinazione, vero? Il solo modo in cui
potevi sopravvivere a Lord
Beerus era darmi retta, ma tu non mi dai mai
rett-»
«Zitto
e mangia il gelato» disse Zoisite, ficcandogli in
bocca il cucchiaio senza tanti complimenti.
Le cose erano
due: o quella era un’allucinazione perfetta in
ogni dettaglio, sapore del gelato incluso, o per un qualche miracolo
Zoisite
l’aveva scampata, e… quei bracciali?! Gli doveva
delle spiegazioni. «Senti,
sono contento che tu sia viva e il pianeta sia ancora qui,
ma…
come?»
«Dalla
faccia che hai sembra che fossi pronto a seppellirmi»
lo rimproverò lei, trascinandolo sul letto «E
invece no, sono ancora qua, marito
di poca fede!»
«Quindi…
mi hai dato ascolto? Hai fatto veramente quel che
ti ho detto di fare?!» trasecolò il tiranno,
sbalordito ma contento «Stento a
crederci!»
«Eh,
bravo, non crederci».
Tanti saluti
alla contentezza. «Zoisite… cosa hai commesso, stavolta?»
«Nulla
di che, l’ho solo messa in quel posto a un dio! Non
in senso letterale».
«TU hai fatto COSA?! Spiegati!»
le intimò Freezer, con in testa i peggiori filmini mentali
di chissà quali
ripercussioni. Stando così le cose, non vedeva
perché avrebbero dovuto
festeggiare.
«Non
provare a fare il piccolo imperatore del male con me,
non attacca».
«Se
rischiamo la testa per qualcosa che hai fatto, io lo
devo sapere! E comunque io non “faccio”
l’imperatore del male, io sono-»
«…Moira
Orfei!»
Calma e
pazienza, si ripeté Freezer facendo un respiro
profondo: calma
e pazienza. «Zoisite…»
«Ti
do tutti i dettagli tra un attimo, ma prima ci sono due
notizie, una molto buona e una forse ancora più
buona» disse lei, porgendo un
bicchiere pieno di vino rosso a lui e prendendone per
sé
uno con del succo di frutta. «Quella molto
buona è che Lord Beerus ha dato la sua parola che
d’ora in avanti non recherà
alcun tipo di danno né alla nostra famiglia né ai
pianeti che sono -e
diventeranno- di nostra proprietà. Questa era la posta in
palio, se lui avesse
perso la sfida che gli ho lanciato… a liberarsi dalle
manette come faccio io!»
Immunità! Zoisite era riuscita
veramente a ottenere
una cosa del genere con una sfida?
Zoisite aveva
veramente sfidato Lord Beerus in una cosa del
genere e lui le aveva dato corda, finendo col perdere?!
Per carità, l’immunità
era una buona cosa per tutto il clan: avrebbe sempre continuato a
trattare il
Dio della Distruzione col dovuto rispetto -e di certo i suoi genitori e
quel
bastardo di Cooler avrebbero fatto lo stesso- ma non dover temere di
essere
distrutti per futili motivi era già tantissimo.
Poi
però realizzò qualcosa che gli fece sgranare gli
occhi
ancor più di prima…
“Se
prima era quasi impossibile tenerla a freno, ora che ha
battuto un dio è inutile anche solo provarci!”
pensò, con un accenno di
disperazione “Grazie tante, Beerus, proprio! Maledetto quel
gatto, non aveva
niente di meglio da fare che venire qui, oggi?!”
«Freezer,
non dici niente? Io batto una divinità, gli vinco
pure i bracciali e tu-»
«Se
Beerus avesse vinto cosa sarebbe successo, invece?»
Zoisite bevve
del succo di frutta. «Tanto ho vinto io,
quindi parlarne è inutile».
Tradotto
probabilmente significava “ci avrebbe distrutto
anche l’anima perché, come al solito, io e il
buonsenso viaggiamo su binari
eternamente paralleli”, immaginò
l’icejin. «Zoisite!
Dimmi-»
«La
notizia ancora più buona invece è che i medici da
cui
sono stata poco fa hanno detto che i nostri quattro
figli in arrivo
stanno bene… ma per i prossimi sei mesi faccio meglio a
evitare il vino!»
Il bicchiere
in mano a Freezer, per fortuna vuoto, cadde sul
letto quando lui per la troppa sorpresa lo lasciò andare.
Troppe notizie
incredibili, in quel breve lasso di tempo. Figli in arrivo? Aveva
sentito
bene?!
«L’ho
saputo giusto un paio d’ore e mezzo fa. Non è
facile
farti restare senza parole, ma oggi ci sono riuscita due volte.
Un’impresa
quasi più leggendaria dell’aver battuto un
dio!» rise la shadowjin,
rivolgendogli uno sguardo più tenero del solito.
Freezer non se
ne rendeva conto, ma stava sorridendo. «Tu…
quindi tu, da tre mesi…»
Zoisite
annuì, sorridendo a sua volta.
«Sei
incinta! E me lo dici così? Ammettilo, cerchi rimanere
vedova per ereditare tutto il mio patrimonio!»
esclamò scherzando, mentre si
rendeva conto che quella era proprio una grande giornata. Non uno, non
due, ma ben quattro freezerini in arrivo!
La definizione egocentrica forse era opinabile ma ehi, trattavasi di
Freezer.
«Tu
ti lamenti di come te l’ho detto, ma Whis mi ha
informata della gravidanza mentre Beerus stava per disintegrarmi,
quindi
figurati come ci sono rimasta io. Eh, devo ancora capire come accidenti
facesse
a sapere pure questo…» disse tra sé e
sé, ignara del fatto che Whis fosse un
angelo e che c’erano ben poche cose che quelli della sua
specie non potessero
fare.
«“mentre
Beerus stava per”… Zoisite! Eppure IO ti
avevo detto-»
«Lo
so» lo interruppe lei «Le prossime volte, se mi
avvertirai
riguardo qualcuno, cercherò di darti retta… e se
mai Beerus dovesse farsi vivo
di nuovo vedrò di non provocarlo, anche se penso che il
peggio ormai sia
passato» mise una mano sul ventre «Adesso devo
pensare anche a loro, non posso
permettere che ai nostri figli accada qualcosa solo perché
mi viene voglia di
sfanculare la persona sbagliata».
Dopo qualche
attimo in cui Freezer l’aveva fissata, più che
mai interdetto, Zoisite lo vide tirare fuori un registratore da uno dei
cassetti. «Ripetilo! È il discorso più
sensato che ti abbia mai sentito fare, devi ripeterlo!»
«Però
a te ti sfanculo eccome» ribatté la shadowjin.
«Non
si dice “a te ti”» la ammonì
Freezer.
«Ma però
è più meglio!»
Niente da
fare: era proprio inutile cercare di aiutare chi
non accettava consigli, anche riguardo la grammatica.
Tutto sommato però a Freezer sua moglie andava bene
così, allo stesso modo in cui lui andava bene a Zoisite.
Forse un
giorno le cose sarebbero cambiate, forse un giorno
la follia di Freezer avrebbe superato il livello di guardia e neppure
Zoisite -o
i quattro figli che stavano per arrivare- si sarebbe salvata da essa.
Forse un
giorno quello che somigliava molto a un quadretto familiare abbastanza
normale
si sarebbe distrutto anche senza che il Dio della Distruzione si
mettesse in
mezzo…
Ma non era
quello il giorno.
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Capitolo 2 *** Illa domus labetur, ubi colus imperat ensi - Non durerà a lungo quella casa dove il fuso ha più potere della spada ***
Sorpresa!
Rieccomi.
Questa seconda one shot è abientata circa quattro anni dopo
la precedente. Avrei potuto inserirla nella raccolta "Il Clan Cold Si
Allarga" come ultimo capitolo, ma ho pensato che fosse troppo più
lunga rispetto alle altre, oltre a tutto il resto.
Quindi niente, anche questa è diventata una
raccolta che, teoricamente, dovrebbe concludersi con questo capitolo.
Buona lettura! :)
= Illa
domus labetur, ubi colus imperat ensi =
(non durerà a
lungo quella casa dove il fuso ha più potere della spada)
«…
mi ha chiesto di essere uccisa sul posto, piuttosto! È la
ventisettesima, Zoisite! La ventisettesima in nemmeno due giorni! Ho dovuto chiamare la
Squadra Ginew per
sostituirla, ti rendi conto?!»
‒ - La colpa è
tua che
ti ostini a cercare una babysitter! Voglio dire, possibile che tu non
possa
badare personalmente a loro nemmeno per un paio di giorni? Sono anche
figli
tuoi!
«Ah
no, quando fanno così sono proprio i tuoi figli!»
‒ - Molto comodo!
«Quello
che è molto comodo è starsene alla SPA con mia
madre
mentre io,
oltre
a fare il mio
lavoro, devo tentare di badare a quattro bambini pestiferi in grado di
scomparire nelle ombre quando e come vogliono!»
Regina Ice
aveva infine tenuto fede ai suoi propositi di
iniziare a insegnare a Zoisite cose che, col tempo, le avrebbero
permesso di
curarsi attivamente degli interessi di tutto il clan; motivo per cui si
faceva
vedere spesso nel loro palazzo, o altrettanto spesso portava via con
sé Zoisite
per qualche giorno.
Faceva tutto
ciò indipendentemente dai pareri contrari,
quello di Freezer in primis: lui avrebbe voluto che Zoisite si
limitasse a
essere sua moglie e la madre dei suoi figli, senza andare a
intromettersi in
faccende di governo che non le competevano, e nelle quali poteva solo
far danno
-fino a quel momento non aveva dimostrato il contrario-, per non
parlare del
fatto che Freezer vedeva quella perpetrata da sua madre come qualcosa
di molto
simile a una “sottrazione indebita di moglie”.
Zoisite erala sua sposa, quindi
doveva stare con lui!
L’occhiata
truce che quest’ultima e sua madre gli avevano
lanciato quando aveva tirato fuori certi discorsi era una di quelle
cose che
Freezer non avrebbe mai dimenticato.
‒ - E tu di’
loro di non
farlo, no?
Comunque,
non ho passato
tutto questo tempo a divertirmi, sai?! E non vedo cosa ci sia di
sbagliato nel
prendersi del tempo per rilassarsi, dopo un giorno e mezzo di
lavoro…
«Tralasciando
il fatto che lavoro tutti i giorni e non c’è
nessuno che mi abbia mai invitato a trascorrere mezza giornata in un
centro
benessere…»
‒ - Chissà come
mai, tu
sei così di compagnia!...
«…
io avrei molti meno problemi nel badare ai bambini se qualcuno,
Zoisite, non avesse insegnato
loro a
fare giochetti con le ombre ben prima di quanto concordato dopo una
lunga
discussione fatta proprio a tale proposito, Zoisite!»
‒ - Cos- crrrrr-
non ti sent- non c’è camp- la
linea- st-
Chiamata
terminata.
Era sospetto
il modo in cui cadeva la linea tutte le volte
in cui, durante una chiamata, saltava fuori un discorso scomodo per
Zoisite!
«“Non
c’è campo” un benemerito c…
no, non mi abbasserò a
usare il turpiloquio per colpa sua» borbottò
Freezer, tornando a esaminare gli
incartamenti che aveva temporaneamente lasciato da parte.
La pace
tuttavia durò ben poco.
«Grande
Freezer, abbiamo un problema…»
A fare il suo
ingresso in sala era stato Ginew, molto più
che malconcio. Zoppicava vistosamente, il rilevatore che solitamente
portava
all’occhio era sparito chissà dove, e la sua
divisa era ridotta a brandelli.
L’ultima volta che Freezer aveva visto il suo uomo migliore
così malridotto era
stata… eh, era stata sempre colpa dei bambini, i quali
avevano dichiarato di
aver semplicemente “giocato” con la Squadra Ginew.
“Abbiamo
giocato a
‘Caccia agli Sfigati’, papà!”
“Caccia
agli Sfigati è
bellissimo!”
“Guldo
è un cicciolone
bello rimbalzello!”
“Quando
torneranno a
giocare di nuovo con noi?”
La Squadra
Ginew aveva sicuramente auspicato che la risposta
all’ultima domanda fosse “mai più in
tutta la vita”, ma era stata una speranza
vana.
«Cosa
succede, Ginew?»
«I
bambini… ecco…» esitò Ginew
«Hanno atterrato tutta la
squadra, me compreso. Pare sia successo circa una quarantina di minuti
fa e, ehm,
mi sono ripreso io per primo soltanto ora, e…»
«Dimmi
che hai una vaga idea di dove si trovano e che non li
hai persi completamente di vista, Ginew!» Freezer
allontanò precipitosamente le
carte, alzandosi in piedi «Ho proibito loro di sparire nelle
ombre, non può
essere così difficile trovarli!»
«Le
cose sono due: o si nascondono molto bene, o non hanno
sentito la parte del divieto…»
«Voglio
che vengano ritrovati immediatamente! Avvisa tutti i
servitori e i soldati che sono sul posto!» ordinò
Freezer a Ginew «Mi unirò
anch’io alle ricerche, sperando di trovarli prima che
decidano di nuovo di portare
qui chissà quale altra bestia!»
Quando Zoisite
non c’era e i gemelli sparivano, il palazzo
di Freezer diventava sovente il rifugio di svariati animali che i
quattro
bambini trovavano in giro chissà dove.
La cosa era
stata più o meno sopportabile finché si erano
limitati a portare in casa dei flerken, animali tipici di pianeta
Freezer N.1 che
alla fine erano abbastanza innocui… ma le ultime tre volte
avevano portato un
incubator di nome Kyubey, che lui aveva prontamente ucciso, la Vorace
Bestia
Bugblatta di Traal -quei piccoli scapestrati avevano lasciato Pianeta
Freezer
N.1 andandosene a spasso per il cosmo, ma era possibile?!- che aveva
fatto la
stessa fine dell’incubator e, ultimo ma non per importanza,
l’esponente di una
razza che teoricamente doveva essere estinta ormai da millenni: un
kraken divoratore
alto più di un chilometro e mezzo. Quello era ancora vivo ed
era stato
semplicemente mandato via, perché i bambini erano scoppiati
in un pianto
ultrasonico appena aveva minacciato di farlo fuori, ed era stato
davvero troppo
per le sue povere orecchie.
“Abbiamo
promesso loro un animale come regalo di compleanno”
-per la precisione, Zoisite aveva proposto un gatto- “Se
avessero smesso di
sparire e portare bestie strane in casa! Mancano solo due giorni,
costava così
tanto aspettare?!” pensò Freezer, volando fuori
dalla stanza.
Non poteva
immaginare che di lì a poco la giornata avrebbe
preso una piega ancor più insolita.
***
Con sommo
disappunto di Lord Beerus, nel palazzo di Freezer
c’era un tale trambusto che nessuno, nessuno,
si era accorto dell’arrivo suo e di Whis.
Servitori e
soldati correvano trafelati da una parte
all’altra neppure fossero stati delle vespe spaziali
impazzite, gridandosi l’un
l’altro ordini, imprecando e disperandosi.
«Ma
che diavolo succede?!»
“Una
reazione del genere sarebbe giustificabile solo se
fosse dovuta a me” pensò Beerus, per poi fare una
smorfia innervosita nel
ricordarsi che invece il clan Cold aveva meno motivi di chiunque altro
per
temerlo.
Lo smacco
subìto oltre quattro anni prima da Zoisite era
ancora “fresco”, per i suoi standard -sarebbe stato
capace di serbare rancore
per anni anche per quisquilie come dei budini non mangiati, figurarsi
per una
simile umiliazione- e l’aver sostituito i bracciali perduti
con altri quattro
identici non era stato tanto d’aiuto: erano troppo nuovi, troppo
brillanti, ogni volta che lo notava ricordava come e
perché aveva perso gli altri, e non era affatto gradevole.
«A
quanto pare siamo capitati in un momento poco opportuno»
osservò Whis.
«E
io che credevo di aver evitato la seccatura più grande,
dal momento che quella è
via!» sbuffò
Beerus.
Non era un
caso che fosse piombato lì proprio in un momento
in cui Zoisite era assente: quasi quattro anni di sonno ininterrotto lo
avevano
aiutato a calmarsi abbastanza da concludere che Freezer in quella
faccenda era
colpevole “solo” di aver sposato la donna
sbagliata, e che quindi poteva
continuare ad andare abbastanza d’accordo con lui, tra un
frappè, un paio di
partite a “Just Dance” e una dozzina di racconti di
distruzioni di pianeti… se
Zoisite e la sua linguaccia non si mettevano ancora in mezzo.
«Mi
stupisce, Lord Beerus! Lady Zoisite è una donna
così adorabile!
Ricordo ancora quant’era squisita la granita che abbiamo
mangiato insieme…»
«Sì,
la mia!» brontolò il dio.
«Mentre
lei, nel tentativo di liberarsi da quelle manette,
si contorceva a terra similmente a un bruco del pianeta Golkond,
e-»
«Dacci un taglio!»
sbottò Beerus.
«Ho
detto qualcosa di sbagliato o che non corrisponde al
vero, Lord Beerus?» gli chiese Whis, con aria innocente.
«Forse
dovrei distruggere anche te!» ribatté il gatto.
Whis, per
tutta risposta, si limitò a una breve risata. Al
momento il suo compito era vegliare su Lord Beerus e servirlo, ma era
fin
troppo consapevole che questi non sarebbe riuscito a batterlo -e
tantomeno a
distruggerlo- nemmeno dopo altre centinaia di milioni di anni di
allenamento.
«A
parte tutto, stando a quel che sono riuscito a captare
credo che in questo caos c’entrino i figli di
Freezer» disse Beerus muovendo
leggermente le orecchie «Tanto trambusto per quattro
mocciosi?»
«I
piccoli icejin nei primissimi anni di vita sviluppano i
loro poteri e le loro abilità fisiche assai
rapidamente» spiegò l’angelo
«Essendo figli di Freezer è da presumere che
entrambi siano notevoli. Se a ciò
aggiungiamo che sono per metà Shadow, e dunque possiedono
anche le abilità
della loro madre, si può evincere che non siano molto
semplici da gestire…
almeno per Freezer e relativi sottoposti».
«Se
lo dici tu! A me continua a sembrare eccessivo».
«Devo
ricordarle cosa combinava lei, da buon piccolo
Distruttore in erba, quando aveva la loro età?»
«L’hai
detto, Whis: “Distruttore in erba”!»
Beerus allargò
le braccia, i palmi delle mani rivolti verso l’alto, mentre
alzava gli occhi al
soffitto «Non è minimamente paragonabile
a…»
La conclusione
della frase si perse in quell’ “a”
allungata,
mentre Lord Beerus si rendeva conto di avere due piccoli icejin seduti
sulle
sue mani -un maschio e una femmina neri- uno per parte, spuntati fuori
da
vattelapesca dove. Tutta quell’agitazione e i bambini erano
in casa, nascosti
nelle ombre, alla faccia dei divieti!
«Io non ho in mano
due mocciosetti icejin, vero Whis?»
«Non
solo temo di doverla contraddire, Lord Beerus, ma devo
anche informarla un altro piccolo icejin bianco sta penzolando dalla
sua coda»
disse Whis, con la calma più totale.
Lord Beerus
fece un breve sospiro, dopo qualche istante di
completa immobilità. «…e il
quarto?»
Improvvisamente
avvertì sulla testa un peso che fino a poco
prima non c’era e, subito dopo, sentì delle
piccole manine che giocherellavano
impunemente con le sue orecchie.
Non
c’era Zoisite, ma… pomeriggio tranquillo un corno!
«Che
orecchie grandi che hai!» esclamò la vocina acuta
di
Avalanche «Sono buffe, e grandi come me. Tu di sicuro ci
senti molto bene!»
Se Freezer
fosse stato presente probabilmente si sarebbe
messo a piangere in greco, pur non sapendo cosa fosse la Grecia, e si
sarebbe
messo le mani nei capelli, pur essendo completamente calvo. Non aveva
tutti i
torti, quando diceva a Zoisite che quei bambini erano proprio i suoi figli!
«Credo
che la quarta abbia appena fatto un paio di
constatazioni oggettive!» commentò Whis, con una
breve risata effeminata.
«Mi
sa che quello blu ha preso la scossa, ha tutti i capelli
dritti» ridacchiò Korner, indicando Whis a
Scheelite.
«E
io credo che ne abbiano appena fatta una terza, Whis!»
esclamò Lord Beerus, con un sorrisetto sarcastico
all’indirizzo
dell’assistente. «Ascoltatemi bene, voi quattro:
non sono dell’umore per
mettermi a giocare con dei mocciosi. Quindi vi consiglio di togliervi
di torno
rapidamente, d’accordo?!»
Sebbene fosse
il Dio della Distruzione e quell’
“assalto” improvviso
con annesse prese per i fondelli lo avesse un po’
innervosito, non pensava che
fosse il caso di mettersi a minacciare di morte dei bambini di nemmeno
quattro
anni. Non ancora, almeno… anche se avevano indubbiamente
preso dalla loro “adorabile” mamma.
«Ma
tu devi
giocale
con noi…volevo dire, giocare» si corresse
Scheelite.
«E
perché, di grazia?» domandò il dio, con
un’espressione
alquanto seccata in volto.
«Perché
tu sei il nostro regalo di compleanno, ovviamente!»
esclamò Kuriza, continuando imperterrito a penzolare dalla
coda di Lord Beerus
«Mamma ci ha promesso un gatto».
Appena lui e i
suoi fratelli avevano avvistato quella
bizzarra accoppiata, avevano capito immediatamente che non poteva
trattarsi di
altri che il gatto che era stato promesso loro per il compleanno e del
suo
addestratore. Papà doveva aver provato a farlo arrivare
prima di nascosto, ma
era ovvio che non potesse riuscirci: loro erano molto più
furbi di lui!
«Io
sarei il vostro… cosa?!» allibì Lord
Beerus.
«Questa
è proprio spassosa! Non avrei mai detto che qualcuno
potesse volerla, nemmeno come regalo» commentò
Whis.
«Fa’
qualcosa di utile, invece di dire cretinate!»
sbottò
Beerus.
I due piccoli
icejin neri, i quali nel frattempo non erano
ancora scesi dai palmi delle sue mani, si guardarono.
«Scheelite?»
«Sì,
Korner?»
«Mi
sa che il nostro regalo di compleanno vuole ucciderci».
«Non
sono il vostro regalo di compleanno!» sbottò il
dio. “Ma
un pensierino sull’uccidervi, quasi quasi...”
aggiunse mentalmente.
«Addestratore
del gatto? Ho una lamentela» disse Kuriza a
Whis.
«Dica,
signorino!» esclamò l’angelo, decidendo
di stare al
gioco.
«Non
l’hai addomesticato affatto bene, questo qui»
affermò
con convinzione il piccolo «Puoi portarcene un altro simile a
lui, ma più
tranquillo?»
«Ohohohohoh!» rise
Whis «Questa poi è esilarante! In effetti Lord
Beerus ha un fratello che-»
«BASTA!»
sbottò
Beerus, scrollandosi di dosso i piccoli icejin «Infilatevi
una volta per tutte
in quelle testoline che io non sono il vostro nuovo animale da
compagnia, e
Whis non è il mio padrone. Io sono il Dio della
Distruzione!»
I bambini, che
fluttuavano tranquillamente in aria, si
guardarono. Quella definizione non suonava nuova…
«Ah! Ho
capito!»
esultò Korner, dopo qualche istante «Allora erano
tuoi, i quattro bracciali che
erano sotto il vetro di là» indicò un
punto indefinito alla sua destra.
«Ce
li aveva messi la mamma, e vicino c’era una…
una…»
Scheelite aggrottò la fronte «Avalanche, come si
chiama quella cosa dove
c’erano le scritte?»
«Targa,
Scheelite, targa!»
«Ecco,
sì, c’era vicino una targa con su scritto
“Erano del
Dio della Distruzione”» continuò la
bambina «Poi però papà
gliel’ha fatta
togliere».
«E
mamma ce l’ha rimessa» aggiunse Kuriza.
«E
papà gliel’ha fatta togliere di nuovo»
ricordò Korner.
«E
mamma ce l’ha rimessa un’altra volta. Hanno fatto
così
per molto tempo, che cosa stupida eh?» rise Avalanche.
«Alla
fine però mamma si è stufata, e da una settimana
tiene
i bracciali nelle ombre. Peccato però, erano belli
luccicosi, hai fatto un bel
regalo alla mamma… perché a papà non
piacevano?» si domandò Korner.
La beata
ingenuità dei gemelli aveva fatto ulteriormente
innervosire Lord Beerus -“ha avuto la
faccia tosta di metterli davvero in
una teca!”- ma sembrava che non
fossero veramente a conoscenza del suo
smacco, o non avrebbero pensato che quei bracciali fossero stati un
regalo. A
ogni modo, arrivato a quel punto voleva soltanto trovare Freezer e
farsi
servire un bicchiere di granita di due metri per due, quindi era
proprio il
caso di cercare di congedare i quattro gemelli una volta per tutte.
«Ascoltatemi
bene: è il momento che torniate a giocare per i fatti
vos-»
«Distruggi
qualcosa?»
La domanda con
cui Avalanche lo interruppe riuscì a
prenderlo in contropiede. Gli aveva seriamente chiesto di distruggere
qualcosa?
«Distruggi
qualcosa? Eh?»
Eh
sì, glielo aveva chiesto seriamente, e a giudicare dallo
sguardo nei grandi occhioni rosso rubino sembrava essere veramente molto curiosa di vederlo
all’opera.
«Questa poi… ti sembra che possa mettermi a
distruggere cose su richiesta?»
«Se
sei il Dio della Distruzione, allora distruggere è il
tuo lavoro… quindi, perché no?»
«Ragionamento
molto logico, Lady Avalanche» commentò Whis,
soffocando l’ennesima risata. Si stava divertendo non poco
nel vedere Beerus,
che dal suo punto di vista era un “bambino” di
centinaia di milioni di anni,
alle prese con dei bambini veri. «I figli di Freezer sono
proprio adorabili! Non
trova, Lord Beerus?»
«Adorabili
per quanto tu sei utile in questa situazione,
Whis» ribatté lui «Facciamo
così: io distruggo un qualche oggetto, e voi
quattro smettete di tediarmi. D’accordo?»
«Che
vuol dire “tediarmi”?» domandò
Scheelite, un
po’confusa.
«Vuol
dire tipo “annoiarmi” e cose
così» la informò Kuriza,
il quale spesso dava l’impressione di aver mangiato un
vocabolario.
«Aaah.
Capito».
«Allora»
esordì Beerus «Guardate bene
quell’ombra… sì,
esatto, quella proiettata dalla poltroncina» disse,
riferendosi a quella di una
piccola sala adiacente «Ci siete? Bene… hakai».
Un breve lampo
viola e l’ombra della poltroncina si
distrusse sotto gli occhioni sgranati e sorpresi dei gemelli, i quali
avevano
un’espressione simile a quella della loro madre nella
situazione praticamente
identica che si era venuta a creare quattro anni prima.
«Siete
soddisfatti?» domandò loro Beerus con un ghigno.
Sicuramente vederlo distruggere un’ombra li aveva spaventati
esattamente come
era successo con Zoisite, e…
«Bravo!»
«Bravissimo!»
«Fiiiiicooooo!»
«Fallo
ancora!»
“E”
niente, perché i quattro piccoli icejin stavano
applaudendo entusiasti.
Stavolta fu
Lord Beerus a sorprendersi: in centinaia di
milioni di anni aveva visto le reazioni più disparate -e
disperate- ma non gli
era mai successo di ricevere
addirittura dei sinceri applausi per aver distrutto qualcosa. Non li
aveva
ricevuti neppure da piccolo dal suo maestro, quando era un Dio della
Distruzione in erba e Whis gli insegnava a usare il suo potere
per…
distruggere, appunto!
«Le
cose hanno preso una piega imprevista» osservò
Whis.
«A
quanto pare…»
«Distruggi
qualcos’altro, dai!» Korner batté le
mani «Dai, daaai!»
«I
patti non erano questi. Avevo detto che avrei distrutto
una cosa soltanto» ricordò loro il dio.
«Tu
avevi detto che avresti distrutto un oggetto, ma
un’ombra non è un oggetto, è solo un
punto dove non arriva la luce» ribatté
Avalanche.
«Qualcuno
da grande vuole fare l’avvocato»
borbottò Beerus,
con aria un po’seccata.
«Cos’è
un avvocato?» domandò la bambina.
«Lascia
perdere» sospirò lui.
«Magari
per convincersi ha solo bisogno che facciamo un
po’il tifo… come fanno le lìder del
cir! Quelle
con i pon-pon!» esclamò Scheelite.
«Si
dice “cirlìde”!
Scema» la rimproverò Korner.
«La
parola è “cheerleader”» disse
Kuriza, alzando gli occhi
al soffitto «E comunque io non mi metto ad agitare i pon-pon,
è una cosa stupida.
Non c’è mica bisogno dei pon-pon per fare il tifo.
Basta dire il suo nome!»
L’attimo
dopo, tutti e quattro stavano scandendo a gran voce
il nome di Lord Beerus, incoraggiandolo a fare quel che sapeva fare
meglio. Tutta
quella faccenda era quasi incredibile… era proprio vero che
neppure dopo
milioni di anni di vita si finiva di sorpendersi.
“Tre…”
Whis avviò un countdown mentale “Due…
uno…”
«E
va bene, va bene! Distruggerò qualcos’altro, ma
poi basta
davvero. Vi ho già detto che non sono qui per giocare con
voi!» cedette Beerus,
sul quale evidentemente tutto quell’entusiasmo infantile
aveva fatto effetto
«Entriamo in questa sala, truppa!»
Curiosamente i
bambini si misero in fila proprio come una
truppa di soldati veri, e si apprestarono a entrare in sala. Il primo a
stupirsene fu Beerus stesso. «Com’è che
ora sono così obbedienti?»
«Se
i bambini sono come loro quattro, più che a un adulto
tendono a dare retta a…un bambino
più
grande!»
gli spiegò Whis.
Beerus gli
rivolse un’occhiataccia. «Mi hai appena dato del
bambino, Whis?!»
«Ho
soltanto-»
L’angelo
non riuscì a finire la frase perché, dopo un
lampo
rosso durato un millisecondo, venne accecato da una marea di soffici
“cose
bianche” che cadeva dalla sua testa come pioggia.
«Ecco,
ora i capelli sono a posto!» esclamò Avalanche,
con
un gran sorriso «Erano troppo lunghi davvero, eh!»
Esatto: le
“cose bianche” erano capelli.
I suoi capelli.
Il suo
curatissimo bianchissimo e lunghissimo ciuffo di
capelli, al quale dedicava tanta cura e attenzione!...
«I-i
m-miei…» balbettò, mentre portava
lentamente le mani
sopra la testa «i m-miei… i miei… i miei…»
L’eco
della risata epocale di Lord Beerus si propagò in
tutto il corridoio e in quelli adiacenti, e forse venne udita anche da
coloro
che in quel momento stavano passando fuori dall’edificio.
Vedere Whis in quelle
condizioni era un evento più unico che raro, che ripagava di
tutte le prese in
giro più o meno sottili che l’angelo gli aveva
rivolto quel giorno.
«Futuro
avvocato e anche parrucchiera!» riuscì a dire
faticosamente Beerus tra uno scoppio di risa e l’altro,
mentre circondava
Avalanche con la coda per poi sollevarla e mettersela sopra una spalla.
«Sai
una cosa, Whis? Avevi ragione, questi
bambini
sono
proprio
adorabili!»
«I
miei capelli!» gemette Whis, inginocchiandosi a terra
«I
miei poveri capelli!…»
«Suvvia,
col tempo ricresceranno» minimizzò Lord Beerus
«E
se non altro adesso non sembri più il cugino di quei
ridicoli uccelli della
Nebulosa 66!»
Dal suo
assistente non giunse risposta, ma che continuasse a
stare fermo in ginocchio e a capo chino non era affatto un bel segno.
Forse
paragonarlo a un uccello non era stata una grande idea…
«Il
signor Whis si sente bene?» domandò Kuriza.
«Ma
sì, ma certo, ma sicuramente, ora però che ne
dite di
andare a distruggere qualcosa da un’altra parte? Qualsiasi
parte? In fretta,
magari?» concluse, acchiappando con la coda il resto dei
bambini per poi volare
via in fretta e furia lungo il corridoio. Difficilmente Whis perdeva la
calma
ma, nel caso fosse accaduto, lui non voleva essere presente.
«Ma
tu per caso hai paura del signor Whis?» ebbe il fegato
di domandargli Scheelite.
«Naturalmente
no. Io sono il Dio della Distruzione,
ricordalo! Ho concluso che fosse meglio lasciarlo solo a elaborare il
lutto, tutto
qui».
«Aaah,
capito!»
Non era una
fuga, era semplicemente una ritirata strategica… o
almeno, l’orgoglioso Lord Beerus voleva considerarla tale.
Si
fermò soltanto quando arrivò dall’altra
parte del
palazzo, ritenendo che fosse abbastanza lontano. «Qui
dovrebbe andar bene»
disse, posando a terra tre dei quattro bambini.
«La
nostra stanza è qui vicino, a questo punto possiamo
andare tutti a giocare lì e farci portare la
merenda» propose Korner «L’ora
è
quella giusta!»
«Bravo,
ottima idea» annuì il dio «Fai
strada!»
Avrebbero
potuto raggiungere la stanza dall’interno del
palazzo, ma i bambini per fare più in fretta vollero uscire
e volare fino al
terrazzo. Di nuovo, assurdamente, con tutto il caos che c’era
non ci fu nessuno
che se ne avvide.
«Eccoci»
disse Avalanche una volta entrati «Questa è la
nostra stanza».
Più
che una stanza quello era una specie di appartamento,
grande anche per gli standard di Lord Beerus. Era diviso in quattro
sezioni,
una per ogni pargolo, e ognuna di esse era personalizzata in base ai
gusti
dell’occupante. Quella che catturava di più
l’attenzione però era senza dubbio
la parte di Scheelite: troppo piena di fiocchi viola, cuscini viola,
fiorellini
viola e una quantità industriale di bambole -non viola, per
fortuna- di
porcellana, che a dirla tutta erano abbastanza inquietanti.
«Pelché… no:
perché stai guardando male le mie bambole?» gli
domandò Scheelite «Quelle non
vanno distrutte».
«Sicura?»
il Dio della Distruzione raggiunse il centro della
stanza, e sprofondò nella montagna di grossi cuscini che
c’era, continuando a
fissare le bambole. «Secondo me dormiresti più
tranquilla, senza quelle cose
che ti guardano».
«Anche
secondo me andrebbero buttate via» concordò Kuriza
«Ma Scheelite mica mi dà retta».
Korner intanto
aveva raggiunto l’interfono poco lontano dai
cuscini. «Ci facciamo portare la torta
Pinguì?»
«Torta
Pinguì? È un nome strano»
commentò Lord Beerus «Però
devo ammettere che mi ispira…»
«È
fatta con una ricetta simile a quella di una merendina
che la mamma ha mangiato quando è stata su un pianeta di cui
non ricordo il
nome» lo informò Avalanche, scendendo solo in quel
momento dalla spalla di
Beerus. «È tanto- tanto- tanto buona!»
«Così
tanto?... allora dovremmo farcene portare una grande.
Voglio gustarmela bene» dichiarò Beerus
«E mentre aspettiamo vi racconterò di
come e perché ho fatto estinguere… quelli!
Eh già, somigliavano proprio a quelli!»
esclamò, e indicò dei pupazzetti di
dinosauri sparpagliati accanto al letto di Kuriza.
«Se
te ne porto qualcuno li distruggi? Sarebbe fico! Tanto
ne ho un mucchio!» Kuriza fece spallucce e, senza aspettare
la risposta, si
alzò e andò a prenderne una quindicina, mentre
Korner ordinava tranquillamente
di far portare la torta Pinguì…
***
«…
atterrano i miei uomini migliori, spariscono, e ora
pretenderebbero anche la merenda servita in camera per “loro
e il loro nuovo
amico”! Adesso mi sentono, altro che merenda!»
Appena i servi
delle cucine erano stati contattati dai
gemelli, si erano sbrigati a comunicare a tutto il resto del personale
la
posizione degli ex “dispersi”, e così
facendo anche Freezer era venuto a
saperlo immediatamente.
Quelle quattro
pesti non si sarebbero salvati dai dovuti
rimproveri, non potevano continuare a disobbedire in quel modo ai suoi
ordini,
e tantomeno intestardirsi a portare delle bestie strane in casa.
Cos’avevano
portato, stavolta? Un altro incubator? Un capodoglio? Un vaso di
petunie
senziente chiamato Agrajag?
“Di
qualunque cosa si tratti, avrà vita molto breve…e
non ci
saranno pianti che tengano, stavolta!”
Arrivato
davanti alla camera dei gemelli, l’icejin entrò di
botto senza curarsi di bussare. «VOI
QUATTRO! Saranno
guai se oserete di nuovo atterrare la Squadra Ginew e
sparire! E per quanto riguarda il vostro… nuovo… amico…»
Il
rimproverò gli morì in gola, mentre sgranava gli
occhi
nell’incredulità più totale.
Sicuramente
doveva essersi addormentato e doveva essere
preda di un incubo di qualche genere, perché non era
assolutamente possibile
che il Dio della Distruzione fosse lì in camera dei suoi
figli, seduto tra i
cuscini, intento a muovere due pupazzi di dinosauri, il tutto mentre
Avalanche
gli faceva i grattini dietro le orecchie.
Per rendere
tutto ancor più surreale mancava solo che se ne
uscissero con “Guarda, papà! Abbiamo portato a
casa un gatto!”
«Ehi,
Freezer! Dov’è la mia torta?»
Anche quella
frase di Beerus però aggiungeva un bel carico
di assurdità a tutta la situazione.
«La
tua… la sua… eh?»
«La
torta! Abbiamo chiesto una torta Pinguì, ma non è
ancora
arrivata» disse Beerus, con una smorfia di disappunto sul
volto «E io la
pretendo subito. I tuoi figli mi hanno detto che è ottima,
quindi devo
assaggiarla».
Se quello era
un incubo, senza dubbio le battute di
personaggi erano piuttosto accurate. «Non è
reale» si disse il tiranno, mentre
chiudeva gli occhi «Non è reale. Ora
conterò fino a dieci, riaprirò le palpebre
e mi risveglierò seduto accanto al tavolo, ancora pieno di
carte da leggere e
firmare, e tutto questo non sta
succedendo davvero».
«Ti
prego, smettila con questa sceneggiata da donnicciola
isterica» sbuffò il dio «Sono qui per
davvero, e non ho ancora sentito le tue
scuse per non avermi accolto come merito! Stai diventando maleducato
come tua
moglie, e a me le persone maleducate non piacciono».
«Come
i dinosauri, hai detto che erano maleducati!»
intervenne Scheelite.
«Sì,
esatto: arroganti e maleducati! Per tale motivo, come
stavo per dirvi prima che vostro padre irrompesse con cotanta grazia,
ho deciso
di farli estinguere» dichiarò, con un sorriso
soddisfatto «Precisamente così!»
Lord Beerus
schioccò le dita, e i quindici pupazzi esplosero
simultaneamente in mille pezzi.
Gli applausi
dei bambini rimbombarono nella testa di
Freezer, che dal canto suo non provava il loro stesso entusiasmo nel
vedere una
cosa del genere, anzi! A lui suonava come una minaccia bella e buona:
aveva
sorpreso Beerus con i suoi figli, nella
loro stanza,
era con loro da chissà quanto tempo senza che nessuno se ne
fosse accorto… Se quello non era un modo nemmeno troppo
sottile di ricordargli ad
anni di distanza che nessuno era al sicuro, promessa o meno, allora
cos’era?
Non che
Freezer potesse fare alcunché, purtroppo non poteva
cercare di ucciderlo -come avrebbe fatto in circostanze analoghe con
chiunque
altro- essendo Beerus una divinità.
«Io…sì.
Le porgo le mie scuse per non averla accolta
debitamente. Comunque, non credevo che potesse interessarle avere la
compagnia
dei miei figli».
Un lato
negativo di essere il Dio della Distruzione era
quello di poter essere fraintesi, anche compiendo azioni che in
realtà non
avevano alcunché di malevolo. Quel che Freezer aveva
pensato, a Lord Beerus in
realtà non era passato neppure per l’anticamera
del cervello, perché se voleva
distruggere qualcosa o qualcuno lo faceva e basta, e se voleva
minacciare
chicchessia lo faceva apertamente.
Se avesse
immaginato cos’era passato per la mente di
Freezer, probabilmente si sarebbe sentito perfino offeso: era il Dio
della
Distruzione, e durante lo svolgimento del suo compito non aveva
risparmiato
nessuno per quanto innocente fosse, ma aveva un codice
d’onore tutto suo, e non
gli sarebbe mai passato per la testa di
“utilizzare” dei bambini per spaventarne
i genitori.
«Non
pensare a quel che può interessarmi o meno,
Freezer…
pensa alla torta, piuttosto! La stiamo ancora aspettando, e sai che a
me
aspettare non piace granché».
Avalanche si
avvicinò all’interfono, e schiacciò un
pulsante. «Ehi, papà è qui ha detto che
vuole che facciate e ci portiate subito
la torta, quindi vi dovete muovere, capito?»
‒ S-sì,
milady, come
comanda, la torta Pinguì arriva immediatamente!
Fatto
ciò, la bambina fece spallucce. «I servitori sono
veloci, ma quando dico che è papà ad aver detto
di dire o fare una cosa sono
ancora più veloci. Infatti lo faccio spesso!»
«Ava?»
«Sì,
Scheelite?»
«Mi
sa che papà vuole ucciderti».
«Come
al solito!»
«Per
l’ennesima volta,
non
voglio uccidervi, assolutissimamente no, ve l’ho
già detto in più
occasioni!» esclamò Freezer con una certa
concitazione, notando che il volto di
Lord Beerus era diventato terribilmente serio dopo aver sentito le
bambine dire
quelle cose. «Hanno questa fissa da diverso tempo ormai, e
sinceramente io e
Zoisite non abbiamo ancora capito da dove sia arrivata, ma ovviamente non ho mai pensato di
ucciderli, non ho
mai alzato neppure un dito su di loro, vero?»
«Sì,
questo è vero» annuì Korner.
“Tutto
sommato credo che quella
non avrebbe lasciato i bambini a Freezer, se avesse pensato anche solo
per un
momento che lui possa volerli uccidere davvero” concluse il
dio “Se dicono
certe cose sarà colpa della faccia poco raccomandabile del
loro caro papà. Probabilmente
non si rendono neppure conto di cosa voglia veramente dire
‘uccidere’, o essere
uccisi”. «Meglio così, allora».
«E
comunque anche se volesse sculacciarci non potrebbe,
perché tanto scompariamo nelle ombre prima che ci
prenda» aggiunge Kuriza,
facendo spallucce.
«E
questo chissà
per
colpa di chi! “Non
prima degli undici anni, certo Freezer, sicuro, sono
d’accordo”… e una settimana dopo, cosa
scopro?» l’icejin fece un sospiro
nervoso, passandosi la mano sul volto «Niente, come non
detto».
Proprio in
quel momento arrivarono i servitori tutti
trafelati, con in mano una grossa torta Pinguì che
minacciava di cadere a terra
da un momento all’altro. Fortunatamente non accadde, e i
quattro -più uno-
bambini affamati andarono all’assalto della torta come se da
un paio di secoli
non avessero messo alcunché nello stomaco.
Lord Beerus,
nemmeno a dirlo, fu il primo ad assaggiarla
-dopo la breve annusata di rito…
«È
OTTIMAAAAAAAAAAAAAA!!!»
urlò, con aria entusiasta e quasi estatica «Questa
cosa marrone che ricopre tutta la torta si sposa perfettamente con la
dolcezza
del ripieno e con il sapore dell’impasto! Come si
chiama?!»
«È
la nostra versione di quella che mia moglie chiama
“Nutella”. Non so da quale pianeta abbia preso
l’originale» disse Freezer.
«Tu
non mangi, papà?» gli chiese Scheelite
«Ti do un
po’della mia parte, se vuoi!»
«No,
Scheelite, non ho molta fame al momento» rispose lui
stancamente, poggiandosi contro la parete più vicina
«Mangia tranquilla».
Che giornata!
E non aveva neppure del vino a portata di
mano, cosa che rendeva tutto ancor più stressante.
Mentre i
cinque banchettavano, facendo sì in breve tempo che
della torta restassero poco più che briciole,
pensò che la sola cosa buona era
non dover gestire anche Zoisite, la quale per fortuna sarebbe tornata
soltanto
di sera…e per allora, Beerus sarebbe sicuramente andato via.
«Deliziosa!
Assolutamente deliziosa!» sentenziò Lord Beerus
qualche minuto dopo «Quando si tratta di cibo avete
senz’altro buon gusto. È
uno dei migliori dolci che abbia mai mangiato!»
«Vergogna…»
Freezer
trasalì nel sentire la voce di Whis provenire dal
balcone, ed essendosi voltato verso di lui non si avvide né
dell’espressione di
Lord Beerus -la stessa di un bambino scoperto a rubare la marmellata-
né del
gesto infantile di quest’ultimo nel nascondere dietro la
schiena la mano che
impugnava la forchetta.
«Mangiare
un dolce che non abbiamo mai assaggiato senza lasciarmene
un po’!» continuò l’angelo,
con aria mortalmente offesa «Neppure un pezzettino
minuscolo!»
«Chi
tardi arriva, torta non trova!» disse Lord Beerus che,
resosi conto delle reazioni istintive avute in principio, volle cercare
di
darsi un tono. «Non è colpa mia se sei rimasto
lì a disperarti per il tuo nuovo
taglio di capelli…»
«Gliel’ho
fatto io con un raggio letale, papà!»
affermò
Avalanche, con aria trionfante «Sono stata brava,
vero?»
“Promemoria
per me: non c’è limite al peggio”
pensò Freezer,
guardando Whis con aria vagamente allarmata. «Avalanche,
quante volte devo
dirti che certe cose non si fanno?! Non è affatto questa
l’educazione che io ti
ho dato! Vergognati! Tutta colpa di
tua madre» concluse tra sé e sé.
Whis per
qualche momento non disse nulla, così come non lo
fece nessun altro, tanto che l’atmosfera
all’interno della stanza divenne
abbastanza strana…
Poi
però sorrise.
«Sa
una cosa, Lord Beerus? Una nostra precedente
conversazione mi ha ricordato che da troppo tempo non vado a fare
visita a certi
miei
cugini
della
Nebulosa 66»
disse l’angelo, apparentemente in totale
serenità «È proprio il caso che io
rimedi il prima possibile, o finiranno col
non perdonarmi. Intendo trattenermi almeno un paio di giorni, quindi
temo che per
quanto riguarda il ritorno a casa dovrà
arrangiarsi… o chiedere al signor
Freezer se è disposto a ospitarla!»
«CHE COSA?!» il
dio si alzò di scatto «Non vorrai mollarmi
q-»
«Arrivederci
a tutti quanti, è stato un piacere. A presto,
Lord Beerus!»
Con un ultimo
sorriso, l’angelo batté il bastone a terra e
si dileguò prima che Beerus riuscisse anche solo ad
afferrare il suo vestito.
«…»
Sembrava
proprio che Whis se la fosse presa più del dovuto,
tanto da arrivare ad abbandonarlo lì -sebbene in via
temporanea. Che fare? La
sua velocità nel volo era circa tre quarti di quella di
Whis, quindi in teoria
sarebbe potuto arrivare a casa in tempi ragionevoli, ma il suo senso
dell’
orientamento non era buono quanto quello del suo assistente e,
soprattutto, era
troppo pigro per mettersi a fare un viaggio del genere da solo. Le
astronavi
poi non erano neppure da prendere in considerazione, per i suoi
standard erano
veramente troppo lente e noiose.
Alla fine,
dunque, si volse lentamente verso il padrone di
casa. «Sai, Freezer, ospitare il Dio della Distruzione in
casa propria sarebbe
per chiunque un grande onore».
“No.
No, no. No- no- no- no. NOOOOOO!”
si disperò mentalmente il tiranno, impietrito, fissando
Beerus “Va bene, avevo
detto che al peggio non c’è mai limite, ma questo
è troppo! Avere Lord Beerus
in casa per due giorni è peggio di mettersi a giocare a palla con una
bomba,
promessa o non promessa, e… Maledizione, Zoisite torna
stasera!”
«C’è
qualche problema?»
Freezer
capì che era il caso di dire qualcosa, perché il
modo
in cui Beerus aveva iniziato a muovere nervosamente la coda non
prometteva
nulla di buono. «No, assolutamente, io non ho alcun problema,
ovviamente può
restare, però-»
«Quindi
se resti qui vieni anche alla nostra festa di
compleanno!» esultò Avalanche che,
bontà sua, sembrava essere veramente
contenta di avere il Distruttore alla sua festa.
«È dopodomani. Verrà della
gente che ci porterà dei regali e ci sarà tanta
roba buona da mangiare!»
«Feste
e cibo?» il dio si sfregò le mani, pregustando
già il
tutto «Forse Whis mi ha fatto un favore, decidendo di andare
a trovare i suoi “cugini”».
«…però
sa, mia moglie tornerà a casa» continuò
Freezer,
riprendendo da dov’era stato interrotto «E questo
solo tra poche ore».
L’espressione
soddisfatta di Beerus mutò radicalmente nel
ricordare quel piccolo dettaglio chiamato Zoisite. Restare due giorni
in casa
di Freezer significava dover avere a che fare anche con lei per forza
di cose,
senza poterla distruggere a causa della promessa che lei gli aveva
strappato, e
quella prospettiva non lo attirava granché. «Deve
proprio tornare oggi?»
«Non
sembri molto contento. Pensavo che mamma ti piacesse»
disse Korner, un po’perplesso.
«Non
ho mai detto il contrario. Solo… che ne dite se
facciamo un gioco?» il dio agguantò la prima cosa
che riuscì a prendere, ossia
un orsetto di peluche appartenente ad Avalanche. «Io ora
nascondo questo da
qualche parte nel palazzo, o magari nel giardino. Il primo di voi che
lo trova,
vince!»
«E
chi vince cosa ottiene?» si informò Kuriza, molto
interessato.
«Chi
vince diventerà il Super Comandante Supremo delle
truppe del Dio della Distruzione» affermò Beerus,
con tutta l’enfasi possibile
«Sappiate che è un grande onore!»
«Tanto
io lo troverò per primo!» esclamò
Korner.
«Scordatelo»
lo disilluse Avalanche, incrociando le braccia
davanti al petto «Il Super Comandante posso essere solamente
io».
«Sarò
io il Comandante» asserì Kuriza, con aria solenne
«Sono il più adatto» .
«Però
chi vince mi prende come vice, va bene?» disse
Scheelite, dalle ambizioni decisamente più ridotte.
A quel punto
Beerus scomparve da sotto gli occhi di tutti, e
ricomparve pochi istanti dopo in piedi con le mani dietro la schiena,
accanto
alla portafinestra. «Fatto».
«Di
già?!» si stupirono i bambini.
«Sono
un dio, quindi sono più veloce di quanto possiate
immaginare. Forza, potenziali futuri Comandanti, datevi da
fare!»
A quelle
parole i gemelli schizzarono fuori dalla stanza a
velocità supersonica, lasciando i due adulti finalmente soli.
«Lo
troveranno in fretta, indipendentemente da dov’è
stato
nascosto. Conoscono questo posto meglio di quanto lo conosca
io» sospirò
Freezer.
Lord Beerus
sogghignò, togliendo le mani da dietro la
schiena. «Temo proprio che impiegheranno diverso tempo,
invece».
Con sorpresa
di Freezer, nella mano sinistra del dio c’era
nientemeno che l’orsetto. L’icejin, suo malgrado,
dovette ammettere che l’idea
era stata più che buona. «Ottimo colpo».
Beerus si
stiracchiò, con un sorrisetto arrogante. «Io sono
un genio, cosa credi?»
“Oh
sì, serve essere un genio per ingannare dei bambini di
nemmeno quattro anni” pensò Freezer, incurante del
fatto che lui non fosse in
grado di gestirli altrettanto bene. «Ci spostiamo
altrove?»
Beerus si
tuffò di nuovo tra i cuscini. «Mh, magari tra un
po’. Ecco, questi sì che sono cuscini morbidi!...
a ogni modo, riprendiamo il
nostro discorso: è proprio necessario che tua moglie torni
stasera?»
«È
con mia madre già da un giorno e mezzo, quindi direi di
sì. Sono suo marito, nonché un personaggio
pubblico, cosa che rende tale anche
lei: stare con me e farsi vedere al mio fianco è suo
dovere» replicò l’altro,
senza sbilanciarsi troppo -o almeno, così credeva di aver
fatto.
Beerus lo
guardò con aria perplessa per un breve istante,
poi fece spallucce. «Capisco che farti vedere in giro con
l’ultima shadowjin faccia
un certo effetto, ma se l’hai sposata solo per questo potevi
scegliere una icejin
meno rompiscatole e verniciarla di nero, non credi? Davvero, sono anni
che mi
domando che cosa ti sia passato per la testa il giorno in cui hai
deciso di
sposare un soggetto come quello».
«Ammetto
che a volte è ingestibile, ma se l’ho sposata
avevo
le mie ragioni».
«Tralasciando
il fatto che io non mi lascerei mai mettere al
collo un cappio quale è il matrimonio, in giro ci sono donne
più belle» ribatté
il dio, stravaccandosi ben bene sui cuscini «Più
belle, più sveglie e con la
lingua meno lunga. Non che mi riguardi ma, personalmente, tutte queste
ragioni
non le vedo».
«Se
fosse venuto qui una settimana fa, avrebbe potuto
vederne quattro sotto una teca di vetro».
Appena ebbe
finito di parlare si tirò metaforicamente un
pugno in testa, perché quella frase era stata di
un’insolenza degna della
stessa Zoisite, ma quel gatto gliel’aveva proprio tirata
fuori con le tenaglie.
Non pago di essersi fatto trovare con i suoi figli, si metteva anche a
offendere sua moglie!
O meglio, a fare
considerazioni che si avvicinavano alla verità, cosa che Freezer
sapeva
benissimo, tanto da essere il primo a lagnarsi della sua ingestibile
moglie.
Beerus si
rizzò a sedere, rivolgendogli uno sguardo
assassino. «Come hai detto?!»
«Ho
detto che se l’ho sposata ho le mie ragioni» disse
di
nuovo Freezer, cauto.
Seguì
un momento di tensione altissima, nel quale Freezer
pensò che Lord Beerus avrebbe mandato al diavolo la promessa
fatta e avrebbe
ucciso tutti quanti… e tutto perché stavolta era
stato lui, a parlare troppo!
«Tsk…
a quanto pare la sfrontatezza di tua moglie è una
malattia contagiosa» commentò Beerus
«Fa’ che non capiti ancora».
«Non
ricapiterà» gli assicurò Freezer,
leggermente meno
teso.
«Di
insolente in casa ne hai già una, basta e avanza»
ribadì
il dio «In ogni caso, sono costretto ad ammettere di essere
un po’stupito. Ti
sei sposato, hai messo su famiglia… non me lo sarei
aspettato, non da te».
«A
dirla tutta neppure io me lo sarei aspettato, se me lo
avessero detto qualche anno fa ci avrei riso sopra. Però
è accaduto, e lei va
perfino d’accordo con mia madre… forse anche
troppo» commentò, e si azzardò ad
avvicinarsi ai cuscini. «Mia madre pretenderebbe di
insegnarle a governare».
«Dovrebbe
insegnarle un po’di diplomazia e di buone maniere,
altro che a governare. O vuoi dirmi che l’hai sposata
sperando che in futuro ti
desse una mano?»
«Io
non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, gestisco
perfettamente tutto da solo, e continuerò a farlo»
ribatté Freezer,
innervosito.
«Hai
una moglie alla quale stanno impartendo lezioni, e hai
anche dei figli abbastanza svegli… sta’ attento, o
finirai col trovarti in casa
degli avversari politici!»
Lord Beerus lo
aveva detto scherzando, perché Freezer era e
sempre sarebbe rimasto il più potente del suo nucleo
familiare, i bambini erano
ancora piccoli e, dal suo punto di vista, Zoisite non sarebbe mai stata
in
grado di governare alcunché.
Freezer
però forse l’aveva interpretato in modo diverso,
perché nel sentirlo si era adombrato non poco.
«Non
penso proprio che possa accadere, né in un futuro
prossimo né mai».
«Suvvia,
stavo solo scherzando! Sei troppo potente per avere
avversari politici, lo sai benissimo, e di certo in futuro le cose non
cambieranno. E poi… loro sono la tua famiglia».
Dopo un breve
attimo, Freezer si rilassò. Aveva ragione lui,
Zoisite e i bambini erano la sua famiglia, e non aveva nulla da temere
in ogni
caso: il suo potere assoluto non sarebbe mai stato intaccato da nessuno
di
loro, non avrebbero avuto modo di farlo neppure volendo.
«Sì, infatti. E
comunque non potrei mai temere una donna che fa discorsi del tipo
“su pilastri
di piercing e tiranti di piercing costruiremo millemente ponti di
piercing”!»
«Appunto,
vedi?... bene» si alzò in piedi
«Chiarito che tua
moglie tornerà improrogabilmente a casa questa sera, voglio
godermi le ultime
ore di tranquillità recuperando il banchetto nuziale perso!
Ah, e devo
ricordarmi di mettere l’orsetto da qualche parte, tra un
po’».
“Come
faccia a essere così magro mangiando quanto un
reggimento è una cosa che proprio non so
spiegarmi” pensò Freezer,
trattenendosi dal fare facepalm. «Banchetto sia».
«Un’ultima
cosa: non avvisare tua moglie della mia presenza.
A questo punto voglio farle una “sorpresina”! Dici
che sarà contenta di
rivedermi?»
Era una
domanda retorica: l’entusiasmo di Zoisite nel sapere
che Beerus sarebbe rimasto lì due giorni sarebbe stato pari
a quello di Beerus
stesso nell’averla attorno, e lo sapevano benissimo tutti e
due.
«Certo,
tantissimo. A pensarci bene però… sono proprio
curioso di vedere la faccia che farà» ammise
l’icejin «Una sorpresa del genere
è il minimo che si meriti per avermi lasciato solo con i
bambini per tutto
questo tempo!»
«Loro
non sono un problema, basta capire come prenderli,
tutto qui. In alternativa, assumi una babysitter».
«Oggi
ne ho assunte ventisette».
«Davvero?
Io non ne ho vista nessuna…»
«Appunto!»
«Io
in questo senso sono più fortunato» disse Beerus,
alzandosi per poi uscire dalla stanza assieme a Freezer «Se
mai dovessi avere
figli, potrei sbolognarli a Whis!»
“O
ai suoi presunti ‘cugini pennuti’ della Nebulosa
66!”
aggiunse mentalmente.
Già,
doveva anche pensare a come punire il suo assistente,
ma per quello c’era tempo… e se avesse avuto
bisogno di una consulenza, c’era
anche la sua truppa di quattro piccole pesti!
***
Era stata
proprio una bella giornata, squisitamente
rilassante nonostante il lavoro mattutino.
Per Zoisite a
volte arrivare a capire come funzionavano
certi argomenti -soprattutto riguardanti l’economia- poteva
risultare una cosa
un po’ostica, ma sua suocera era brava a far sì
che il tutto non risultasse
troppo pesante.
“E
poi ci sto bene, con lei”.
Regina Ice era
una delle poche persone alle quali non avesse
mai avuto motivo di rivolgere anche solo una minuscola presa per i
fondelli, il
che era tutto dire. Era una donna energica, caparbia e per niente
stupida, con
la quale aveva trovato rapidamente un’intesa… e in
tutta la famiglia era la
sola a credere che un giorno avrebbe potuto affiancare Freezer nelle
questioni
riguardanti il clan.
Quella, a
essere onesta, era una cosa in cui Zoisite per
prima non credeva molto: lei non era come suo marito o come Cooler, non
era
stata cresciuta per governare! Non le dispiaceva imparare cose nuove,
soprattutto se utili, ma allo stesso tempo non si sentiva
all’altezza, non in
quel caso.
Regina Ice
però non aveva voluto sentire ragioni e, quando
Zoisite le aveva detto come la pensava, la sua risposta era stata
“Dovresti
credere un po’più in te stessa, ragazza mia. Sei
riuscita a ottenere da un dio l’immunità
per tutto il nostro clan, non vedo perché non dovresti
essere all’altezza!”.
Per amor di
onestà le aveva detto di aver avuto più che
altro fortuna, ma sua suocera non aveva cambiato parere, e alla faccia
dei
pareri contrari stava investendo molto su di lei.
Era uno dei
motivi per cui Zoisite si impegnava al massimo,
cercando di imparare da lei quanto più possibile, anche se
questo significava trascorrere
un po’meno tempo con Freezer e i bambini. Da quando erano
nati si era dedicata
moltissimo a loro e al marito -ed era normale- ma sua suocera aveva
cercato di
incoraggiarla a non vedersi “soltanto” come una
madre e una moglie, e a
ricordarsi sempre di essere anche una
ragazza con un enorme bagaglio di
esperienze che, assieme a quel che stava imparando al momento,
avrebbero potuto
esserle utili quando avrebbe governato insieme a Freezer…
“E re-
impara anche a
prenderti del tempo solo per te, quando puoi: non può fare
che bene”.
Se quel giorno
l’aveva portata con sé alla SPA era stato anche
per darle anche quell’importante lezione.
Zoisite non aveva faticato per nulla a impararla, ed ora eccola a casa,
con animo più che mai sereno e in pace col cosmo.
«MAAAAAMMAAAAA!»
«Ciao
mamma!»
«Ti
siamo mancati?»
Essere accolta
da un abbraccio dei gemelli contribuì a
migliorare ulteriormente la giornata, che ormai si avvicinava alla
conclusione.
A tal proposito, l’ora di andare a letto per i bambini era
passata da un pezzo…
pareva che la Squadra degli Sfigati non fosse stata nemmeno in grado di
mandarli in camera a dormire, e Freezer men che meno! Non che ci fosse
da
stupirsi. «Certo, come potrebbe essere altrimenti?»
sorrise «Apprezzo che mi
abbiate salutata ma, dite un po’, voi non dovreste essere a
letto?»
«Sì,
papà e Lord Beerus ci avevano detto di andare a
dormire, ma noi volevamo aspettarti» le spiegò
Kuriza «Quindi eccoci!»
Momento.
Momento- momento-
momento.
Kuriza aveva
veramente nominato?...
«Scusami,
Kuriza, hai per caso detto “Lord Beerus”?»
«Sì!»
confermò Scheelite «Quello che ti ha regalato i
bracciali, mamma, il tuo amico. È con papà nella
sala plincipale…
principale».
Tanti cari
saluti alla serenità e al sentirsi in pace col
cosmo. L’idea di avere il Dio della Distruzione in casa non
le piaceva, e
l’idea che fosse stato così vicino ai suoi figli
le piaceva ancora di meno; del
resto era lui quello che, anni prima, non si sarebbe fatto scrupoli a
distruggerli insieme a lei quando non erano ancora nati.
«Capisco. Avete idea
di cosa ci faccia qui?»
«Da
quello che abbiamo visto, mi sa che è qui per
mangiare!»
rise Scheelite.
«E
distrugge le cose in modo fichissimo, mamma! Ha distrutto
pure un’ombra, è stato bellissimo! Mi sa che
potrebbe distruggere anche noi
quando diventiamo ombre» osservò Korner, per nulla
preoccupato di quella pericolosa
verità.
«Questo
ve lo ha detto lui? O ha detto qualcosa di simile,
o… insomma, si è comportato bene con
voi?»
«Sì
sì! È un tanto simpatico, lo sai? Mi ha anche
nominata
Super Comandante Supremo della truppa del Dio della Distruzione, quando
ho
vinto la sfida a trovare l’orsetto, ci ho messo un sacco di
tempo ma ce l’ho
fatta» le raccontò Avalanche, tutta fiera
«E prima ha giocato con noi, ci ha
raccontato di come ha distrutto i dinosauri, e ha fatto merenda con
noi…»
«Avevo
detto a vostro padre di trovare una babysitter, ma
questo è eccessivo» commentò Zoisite,
molto stupita di quel che stava sentendo.
«…e
prima ancora ci ha presi ed è fuggito via insieme a noi,
quando ha riso dopo che ho tagliato i capelli di quello blu»
continuò la
bambina «Lui ha detto che non lo faceva per paura, ma secondo
me era una
bugia».
«Hai
tagliato il ciuffo di Whis? Ah! Brava, gran bel colp-ehm,
volevo dire, non si fanno certe cose!» si corresse, anche se
troppo tardi.
«Comunque a questo punto è proprio il caso che
andiate a dormire, non vi fa
bene stare svegli fino a tardi. Non vorrete trovarvi le occhiaie,
domani
mattina?»
«No
no, le occhiaie sono brutte!» esclamò Kuriza
«Allora
buonanotte, mamma… ah, no, aspetta: non ti abbiamo detto che
Lord Beerus rimane
qui anche domani e dopodomani, perché quello blu
è andato a trovare dei parenti
e lo ha lasciato qui!»
«…
anche domani e dopodomani? Per tutto il giorno?!» gemette
la shadowjin.
«Sì,
infatti lo abbiamo anche invitato al nostro compleanno»
aggiunse Korner.
Sembrava che
Lord Beerus non avesse fatto nulla di male ai
gemelli, se mai il contrario, e Zoisite lo riconosceva, ma per un
attimo fu
fortemente tentata di prendere i bambini e andare per due giorni su un
qualche
pianeta a loro sconosciuto. Una gita improvvisata non era una brutta
idea, no?
E la festa programmata si poteva sempre annullare.
Poi
però si rese conto di una cosa fondamentale…
“Così
facendo faccio un favore più a lui che a me. Col
cavolo che mi faccio praticamente cacciare via da casa mia!”
«Allora
dovremo prepararci spiritualmente a vederlo sbafarsi
tutta la granita disponibile» fu la replica della shadowjin
«Grazie per
avermelo detto. Ora però davvero, fate i bravi e andate a
dormire» li esortò,
dando a ognuno un bacio sulla fronte «Buonanotte».
«’Notte,
mamma!» risposero in coro, per poi volare in
direzione della loro camera da letto.
Rimasta sola,
a Zoisite sorse spontanea una domanda: perché
Freezer non l’aveva informata di tutto ciò? Forse
Beerus gli aveva impedito di
farlo? O aveva cercato di farle una “sorpresa” poco
gradita come punizione per
avergli lasciato i bambini e aver finto che cadesse la linea?
Probabilmente
era valida la seconda opzione, già immaginava
le parole che le avrebbe rivolto: “Io ti avrei avvertita, e
infatti ho provato
a chiamarti, ma evidentemente in quella SPA la linea è
disastrosa per
davvero!”, per poi aggiungere sottovoce “almeno
impari”.
Un classico.
“Per
renderlo un po’ meno classico, dovrei fare qualcosa che
non si aspetta” pensò “E credo di avere
appena avuto un’idea a riguardo…”
***
Nel sapere che
Zoisite era rincasata, Freezer e Lord Beerus
si erano guardati e si erano scambiati un’occhiata di intesa
accompagnata dallo
stesso identico sorrisetto malevolo, dovuto alla minuscola stilla di
solidarietà maschile scaturita dal voler fare uno scherzetto
alla shadowjin
-seppure per motivi diversi.
L’idea
di avere Lord Beerus ospite in casa propria
continuava a non piacere al tiranno, ma non potendo fare assolutamente
nulla a
riguardo aveva optato per fare buon viso a cattivo gioco, e il dio
aveva fatto
più o meno lo stesso, dicendosi che tanto valeva cercare di
divertirsi un po’.
Entrambi
dunque avevano pregustato l’aria impietrita di
Zoisite, entrambi l’avevano immaginata intenta a cercare di
usare con più
cautela quella sua lingua tagliente -per quanto ne sapeva Freezer, le
intenzioni di sua moglie erano quelle, visto com’era andata
l’altra volta - e
la sua fatica nel farlo...
«Per
me è davvero un piacere rivederla dopo così tanto
tempo,
Lord Beerus, un vero piacere. La trovo in splendida forma!»
Insomma, tutto
avevano immaginato tranne trovarsi davanti Lady Zoisite Shadowhidden,
vestita di
un’armatura elegante fatta di oro e veli bianchi impalpabili,
ingioiellata, truccata
come le shadowjin benestanti del periodo anteguerra e con i capelli
acconciati
in un semiraccolto morbido.
«Eeeh…
sì… grazie. Altrettanto».
Già
vederla entrare così aveva indotto entrambi a passare
dal sorrisetto a un’espressione incredula -ancora presente
sui loro volti- che
avrebbe meritato una fotografia, ma quello fisico non era il
cambiamento più
sorprendente.
Aveva salutato
Lord Beerus con un sorriso smagliante e un
breve quanto elegante inchino -un
inchino!-
e aveva accarezzato il viso di Freezer dicendogli “Sono
felice di
essere tornata a casa, tesoro mio, mi sei mancato moltissimo”.
“Tesoro
mio”.
“Mi sei
mancato
moltissimo”.
Cosa diavolo
stava succedendo?!
«Zoisite...»
«Dimmi,
Freezer caro!»
«Tu…
va tutto bene?»
Sì,
andava tutto a meraviglia. Entrambi la guardavano come
se stessero vedendo una strana e inquietante creatura mai conosciuta,
motivo
per cui lei, dentro di sé, stava ridendo come una
deficiente. Dal sogghigno con
cui l’avevano accolta era evidente che si fossero perfino
messi d’accordo, ma…
tanto meglio così: due piccioni con una fava.
«Certamente. Tu piuttosto, sei
sicuro di star bene? Mi guardi come se stessi vedendo un fantasma, o
qualcosa
di peggio. Non sarà un principio
d’influenza?»
“Cosa
diamine ha fumato, in quella SPA?!” pensò Freezer,
sempre più basito, scambiando un’occhiata con un
dio altrettanto basito.
«Lord
Beerus, lei non ha idea di quanto a volte questo
marito mi faccia stare in pena: per quanto gli ricordi che la sua
salute è
cagionevole, si ostina ad andare in giro nudo! Nemmeno un golfino, perdincibacco!»
sospirò «La prego, dica
qualcosa lei a questo incosciente, magari ascolterà le
parole del Dio della…
no, come non detto, anche lei viaggia praticamente a petto nudo.
Finirete
entrambi col prendere una polmonite!»
«Le
divinità non prendono polmon-»
«Non
intendo permetterlo!» lo ignorò Zoisite
«Tra i compiti
di una perfetta donna di casa c’è anche quello di
prendersi cura del proprio
marito, nonché di far sì che gli ospiti restino
perfettamente in salute. Là!»
tirò fuori dalle ombre una sciarpa
di lana chilometrica, rosa con i cuoricini rossi, e la avvolse
rapidamente
attorno ai due, creando una decina di strati. «Ecco fatto.
Che carini che
siete, meritereste una fotografia da incorniciare e
intitolare… “Cercavano di farmi una
sorpresina”».
Beerus
stracciò la sciarpa con un’artigliata. La sua idea
non
aveva funzionato, e quella shadowjin gliel’aveva fatta! Di nuovo! Che nervi.
«Così sapevi già della mia presenza,
eh?… per
fortuna che avevi detto “No, i miei servi non
parleranno”!» sbottò poi, rivolto
a Freezer.
«Infatti
i servi non c’entrano. È tutto merito di quattro
adorabili bambini che non sarebbero mai andati a dormire senza avermi
dato la
buonanotte».
Ecco di chi
era la colpa! Una moglie imprevedibile e dei
figli disobbedienti erano una combo assolutamente letale,
pensò Freezer. «Avrei
dovuto immaginarlo» borbottò «Mai che
facciano quel che si dice loro di fare,
per carità!»
«A
questo punto tanto vale andare al nocciolo della
questione: mi tratterrò qui due giorni. Cerca di essere meno
fastidiosa
dell’ultima volta» le intimò il dio
«È un avvertimento che non ripeterò di
nuovo».
«Messaggio
ricevuto. Però anche lei potrebbe cercare di
essere più flessibile riguardo certe
cose, si godrebbe il soggiorno molto di più!»
«Zoisite!»
sibilò
Freezer, per poi fare facepalm.
Guardò
tra le dita sua moglie, intenta a stiracchiarsi
mentre fissava Lord Beerus, e Lord Beerus che muoveva nervosamente la
coda,
fissando Zoisite di rimando.
Freezer
avrebbe cercato con ogni mezzo di fare in modo che
da lì in poi le cose filassero lisce, ma una cosa era
sicura: sarebbero stati
due giorni molto lunghi… ma mai quanto lo era stata quella
giornata iniziata
male e finita peggio, naturalmente. E tutto ciò per colpa di
chi? Di sua
moglie, ovviamente!
Se Zoisite
-che di loro due era quella a cui i gemelli
davano più retta- fosse stata in grado di rimproverarla
quando serviva,
Avalanche non avrebbe mai tagliato i capelli di Whis, e questi
probabilmente
non avrebbe sentito l’impellente bisogno di andare a far
visita ai parenti mollando
lì Lord Beerus.
“È
tempo di imporre a tutti loro un minimo di disciplina, e
sono già in ritardo. Se sopravvivremo ai due giorni che
verranno, giuro che
riporterò l’ordine in questa casa!” si
ripromise Freezer, e così avrebbe fatto…
O almeno, ci
avrebbe provato.
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Capitolo 3 *** Trutiorum Reditus - Il ritorno dei truzzi (Parte 1) ***
Signore e
signori, buonasera!
Prima di inabissarvi nelle assurdità di questo capitolo, vi
lascio qualche link.
I primi due sono delle canzoni presenti nel capitolo (anche se
una di esse viene solo "citata"):
- https://www.youtube.com/watch?v=L_5LKC_XCaM
- https://www.youtube.com/watch?v=IYisdoABMTk
Questo invece... un consiglio: dura letteralmente un
minuto, guardatelo
:'D
- https://www.youtube.com/watch?v=D-UmfqFjpl0
Detto questo... niente, buona lettura :'D
=
Trutiorum Reditus =
(Il ritorno
dei truzzi)
Parte 1
«Sono quasi le dieci di sera e siamo ancora tutti
vivi…»
La tensione continua di quella giornata, sommata a quella
della precedente, aveva stancato Freezer molto più di quanto
avrebbe potuto
fare una sessione di durissimo allenamento. Non che lui avesse idea di
quanto
fosse stancante fare esercizio fisico, ovviamente: al di là
del fatto che
possedeva di suo un’enorme potenza, faticare come uno
qualunque dei suoi
guerrieri sarebbe stato indecoroso…
Quello però era solo un dettaglio. La sua preoccupazione
maggiore al momento aveva fattezze feline e un nome che iniziava con la
lettera “B”.
«“L’aaaaria
s’incendiò! Eeeee poi… SILEEEEENZIO!
E gli avvoltoi sulle case, sopra la ci-ttà! Senza
pietà!”»
Zoisite fece un sospiro. «Sei sicuro che la distruzione non
sia preferibile a questo stonaticcio? Io no! Ha le orecchie grosse ma
quando
canta non si ascolta».
«Guarda che ti ho sentita!» esclamò Lord
Beerus, distogliendo
per un attimo l’attenzione dalla maratona di episodi di
“Hokuto No Ken” iniziata
circa un’ora prima «Per la cronaca, trovo che quel
che hai detto dimostri
mancanza di rispetto nei miei confronti».
«La verità è quella che è.
Se non le piace, impari a
cantare!»
«Zoisite! Silenzio!»
le intimò Freezer «Abbiamo passato una giornata
tranquilla, evitiamo di
rovinarla».
«Sì, Freezer, e ricordami un po’a chi la
dobbiamo, questa
giornata tranquilla!»
Freezer le lanciò un’occhiataccia. Aveva dormito
ben poco la
notte prima, cercando di programmare attività varie per
intrattenere il Dio
della Distruzione nel corso della giornata successiva. Aveva tirato
fuori le
idee più ricercate per le attività più
inconsuete, e le aveva persino trascritte
minuziosamente su un foglio di carta, il tutto mentre Zoisite guardava
chissà
quali video stupidi in rete.
Non che lui le avesse chiesto un’opinione, ritenendo
sbagliata a prescindere qualunque proposta potesse fare: cosa ne sapeva
lei, di
come intrattenere persone importanti?
Tuttavia, quando il giorno dopo aveva esposto a Lord Beerus
le proprie idee, nessuna lo aveva entusiasmato: tutto
“noioso”, tutto “già
fatto”, e così via discorrendo.
Non avendo in mente altro stava per proporre di
andare a distruggere un paio di pianeti vicini, e soltanto a quel punto
Zoisite
se ne era uscita con “Lo sa che io nelle ombre ho un botto di
dvd di film e
anime che lei di sicuro non ha mai visto?”… se
Freezer ripensava al modo in cui
si era illuminato lo sguardo di quel balordo d’un gatto, si
rifiutava ancora di
crederci.
Di fatto, Beerus era stato per la stragrande maggioranza
della giornata incollato davanti al televisore a vedere anime -durante
“Puella
Magi Madoka Magica” aveva dato più volte della
criminale a Homura per i suoi
giochetti con il tempo- e film tipo quella roba, quell’
“Amici Miei”, grazie al
quale ora il settimo universo aveva un Dio della Distruzione che
conosceva la supercazzola.
La super maratona televisiva aveva coinvolto anche i bambini
per diverse ore, e così facendo avevano preso cinque piccioni con una fava.
“Quando
è venuto qui
la volta scorsa il
suo assistente mi aveva detto che gli piacciono gli anime, in quei venti minuti in
cui Beerus cercava di liberarsi dalle
manette”.
“E tu non
hai pensato
di dirmelo stanotte, mentre mi scervellavo alla ricerca di
attività con le
quali intrattenerlo?!”
“Sembravi
così
entusiasta di scervellarti che mi sono detta ‘chi sono io per
rovinargli il
divertimento?’… e poi non mi hai chiesto nulla,
sbaglio?”
Purtroppo era la verità e, nonostante da quelle affermazioni
fosse nata una breve discussione, Freezer era consapevole che Zoisite
effettivamente non aveva torto, o almeno non sull’ultima
parte del discorso.
«La dobbiamo ai tuoi dvd, non a te»
ribatté il tiranno.
«Nossignori: dovete la tranquillità di questa
giornata a me
medesimo sottoscritto» affermò Beerus, indicandosi
«Avrei potuto rendere tutto
molto più complicato».
«E noi avremmo potuto lasciare che dormisse sotto un
ponte»
ribatté Zoisite.
«Freezer, metti una museruola a tua moglie»
sbuffò Lord
Beerus.
«Vado a farla costruire, per chiuderle la bocca mi
farà
comodo anche in futuro» commentò
l’icejin.
«Tranquillo, Freezer, per un mesetto terrò ben
chiuse sia la
bocca che le gambe!»
«Zoisite!»
La leggendaria “discrezione” di Zoisite aveva
colpito
ancora, ma quantomeno aveva fatto sì che Lord Beerus, dopo
aver sollevato un
sopracciglio inesistente, fosse tornato a guardare Hokuto No Ken senza
aggiungere altro. Non era certo un dolce verginello, ma aveva
più senso del
pudore di quanto ne avesse Zoisite -non che ci volesse molto- e se
fosse stato
al suo posto non si sarebbe messo a parlare di certi argomenti davanti
a
qualcuno che era poco più di un estraneo.
«Eh, a proposito» disse Zoisite, e si
avvicinò al dio «Lei
ce l’ha una ragazza?»
«Se non complichi la giornata alle persone non sei proprio
contenta, eh?!» sbottò Freezer, strattonandola via
«La prego di perdonarla, non
è in grado di farsi i fatti propri, è
vergognoso».
«La vita privata di una divinità infatti non
è cosa che
possa riguardarvi» dichiarò Beerus, in tono
sostenuto.
«Insomma non ce l’ha, com’è
ovvio» concluse la shadowjin,
ignorando il fatto che Freezer la stesse minacciando con un raggio
letale.
«Per tua informazione, fino a qualche secolo fa io avevo un
intero pianeta di sole donne tutte pronte a venerarmi, nutrirmi e
soddisfarmi
in tutto e per tutto!» esclamò Beerus,
innervosito, alzandosi in piedi «Si
chiama Ama… Ame… qualcosa»
borbottò, maledicendo la sua poca memoria per i nomi
«Se non ho una ragazza è per scelta!»
«Seh, per scelta… delle
ragazze!» ribatté Zoisite, senza credere
a una parola -sebbene invece quel
che aveva detto Beerus riguardo il pianeta di donne fosse del tutto
vero.
Tanti saluti alla giornata tranquilla: il nervosismo di Lord
Beerus aveva raggiunto un picco tale che Freezer si disse
“ora manda al diavolo
la promessa e ci distrugge tutti”.
Possibile che Zoisite non fosse in grado di evitare di
rovinare tutto, anche solo per una volta?!
Proprio in quel momento però iniziò
a udirsi in lontananza una qualche
canzone fortemente tamarra -che parlava di una “purple
Lamborghini” o qualcosa
del genere- con potentissimi bassi che si avvicinavano sempre di
più, al punto
che Freezer percepì il pavimento sotto i propri piedi
iniziare a vibrare
leggermente.
Chi diamine era il maleducato che osava disturbare in questo
modo la quiete attorno al suo palazzo?! L’avrebbe fatto
giustiziare
immediatamente!
«Mi sa che Cooler sta per arrivare!»
esclamò Zoisite, con
un certo entusiasmo.
Freezer sgranò lentamente gli occhi.
No.
Oooh, no.
«Che diavolo ci fa qui?!
Il compleanno dei bambini è domani!»
protestò.
«Freezer, è da quando sono nati i bambini che
Cooler arriva
sempre la sera prima del loro compleanno» gli
ricordò Zoisite «Te ne eri
dimenticato sul serio?»
Ebbene sì: per colpa della troppa tensione dovuta alla
presenza di Lord Beerus in casa sua, la pessima abitudine presa da quel
bastardo di suo fratello gli era del tutto passata di mente.
Se fosse stato per lui, Cooler non avrebbe messo piede in
casa durante la festa di compleanno dei bambini, né
tantomeno il giorno prima
di essa, né mai... ma sua madre aveva fatto forti pressioni
perché la rivalità
tra fratelli non impedisse ai bambini “di godere della
compagnia di zio
Cooler”, e Zoisite cos’aveva fatto? Aveva
appoggiato Regina Ice, ovviamente.
Quella sera stessa, quando lui e Zoisite erano rimasti soli,
c’era stato un brutto litigio dovuto proprio a quella
questione: Regina Ice non
era a conoscenza di certi trascorsi, ma Zoisite lo era eccome. Per
Freezer
era assurdo che lei, sua moglie,
preferisse stare dalla parte di chiunque eccetto la sua. Possibile che
non
riuscisse a capire perché voleva tenere i bambini lontani da
Cooler?
“Resta sempre
un bastardo! Hai dimenticato chi
è e quel che ha fatto?”
“Guarda,
tu sei
proprio l’ultimo che può dire una cosa del
gen-”
“In che
senso?!”
“Nel senso
che se io
tenessi conto di chi sei tu e quel che fai dovrei prendere i bambini e
scappare via da te il più lontano possibile! Però
tu sei un buon marito e un
buon padre per loro, così come Cooler è un buono
zio”.
“Cos’è,
adesso chi
sono e quello che faccio non ti sta più bene? Eppure sapevi
benissimo chi stavi
sposando!”
“Sì,
e infatti il
giorno in cui ho detto ‘lo voglio’ ho fatto una
scelta cosciente, né ho detto
che mi pento. Ho anche detto che sei un buon marito e un buon padre.
Quel che
intendo è che non penso sia giusto usare due pesi e due
misure, tutto qui”.
Alla fine di tutto aveva ceduto, ed ecco che quella piaga di
Cooler si era trovato autorizzato a venire a casa sua per
“vedere i bambini”.
Certo, sicuuuro!
Secondo lui non era altro che una scusa per stare attorno a
Zoisite, nessuno
glielo avrebbe mai tolto dalla testa. Quei due erano ancora troppo
amici,
nonostante tutto, cosa che non gli piaceva per nulla.
«È ARRIVATO LO ZIO
COOLER!!!» strillarono i bambini, uscendo fuori
dalle ombre all’improvviso.
«Che regalo ci avrà portato stavolta?»
si chiese Korner, con
aria meditabonda.
«Bambini, a contare non sono i regali, contano il bene che vi
vuole lo zio e la sua presenza!» ricordò loro
Zoisite.
“Sarebbe stato meglio se la presenza fosse stata
mancata”
pensò Freezer.
Beerus mosse nervosamente le orecchie, decidendosi a
spegnere il televisore. La musica ormai era talmente alta che non si
sentiva
più nulla, le chiacchiere attorno a lui non aiutavano, e in
ogni caso dopo
tutte quelle ore davanti alla tv -davanti alla quale aveva perfino
cenato-
aveva proprio bisogno di sgranchirsi un po’. «Nelle
due occasioni in cui ho
incontrato Cooler non mi era sembrato tipo da simili
zoticaggini» disse.
«Le cose non sono sempre come appaiono, Lord Beerus, e in
verità quella piaga che ho la sfortuna di chiamare
“fratello” è profondamente…
com’era il termine che ho sentito da Zoisite? Rendeva
l’idea... ah, sì: truzzo!»
affermò Freezer, seccato
«Soprattutto quando vuol farsi notare».
«Il problema dei parenti è che non si possono
scegliere! Ne
so qualcosa, di fratelli villani» sospirò Beerus,
alzando gli occhi al
soffitto.
«Quindi lei ha un fratello?»
«Un gemello ciccione quanto cafone»
replicò “gentilmente”
Beerus «A proposito di cafoni, non vedo più tua
moglie».
Freezer si diede una rapida occhiata attorno, constatando di
essere stato effettivamente lasciato solo con Lord Beerus. Rimase immobile, cercando di
non lasciar
trasparire nulla dall’espressione del volto… ma
ormai il suo Ki in aumento stava
contribuendo a far vibrare il palazzo. «Immagino che abbia
accompagnato i
bambini a salutare lo zio» disse, tentando di nascondere la
rabbia dietro un
tono abbastanza neutro «Dovrò andare anche
io».
«Dall’espressione entusiasta che aveva prima deduco
che tua
moglie e tuo fratello siano piuttosto amici»
commentò Beerus, senza alcuna
malizia e senza sapere che sarebbe stato molto meglio tacere
«Del resto è
normale che tra villani si vada d’accor- ehi, stavo ancora
parlando! Freezer!...
se n’è andato» si stupì, al
punto che dopo un istante si limitò semplicemente a
seguirlo.
Nel frattempo, appena fuori dal palazzo, Cooler era sceso da
Carson -la sua amata auto, di recente riverniciata di viola- e si era
appena
liberato dall’abbraccio delle quattro pesti. «Non
ci si vedeva da un po’, eh?»
«Dov’è il regalo?» fu la prima
cosa che chiese Scheelite.
«Sì, dov’è?»
rimarcò Kuriza.
«Ragazzi, cosa vi ho detto meno di un minuto fa? Conta la
presenza, non il regalo!» li rimproverò Zoisite.
«In questo caso conta» disse invece Cooler, mentre
prendeva
un tablet «Almeno
un pochino. Ecco il
vostro regalo, ragazzi!» esclamò, mostrando ai
presenti l’immagine di un
piccolo pianeta verde smeraldo «Pianeta Gemelli N.1!
È a poca distanza da qui,
o almeno, è sicuramente più vicino del pianeta
Traal».
«WOOOO! Fico!»
strillarono in coro i bambini.
«Un pianeta tutto nostro!» Avalanche
batté le mani,
entusiasta «Grazie, zio!»
«Sei il boss, zio Cooler!» approvò
Korner.
«Ora abbiamo un posto dove mettele…
mettere… gli animali che troviamo in giro»
osservò
Scheelite.
«Già, se li mettiamo sul nostro pianeta
papà non avrà motivo
di ucciderli. È nostro,
non suo»
disse Kuriza, con semplicità.
«Nel tablet ci sono altre fotografie, potete
guardarle» li
invitò Cooler, alquanto soddisfatto, porgendo il tablet a
Korner.
I bambini quasi glielo strapparono dalle mani, mettendosi
seduti sul cofano di Carson a guardare le foto, e a quel punto i due
adulti
presenti poterono parlare in pace.
«Capisco che vuoi essere lo zio figo che porta regali
grandiosi, ma… Pianeta Gemelli N.1? Sei coglione o
cosa?» Zoisite sollevò un
sopracciglio.
«L’ho fatto controllare da cima a fondo, non ci
sono
pericoli» replicò Cooler
«Così avranno un posto sicuro dove andare quando
fuggiranno nuovamente di casa, perché lo faranno, e non
riempiranno il palazzo
di animali».
«Tutto questo è discutibile ma ne parleremo
un’altra volta.
Da ieri abbiamo Lord Beerus come ospite» lo
informò Zoisite «E sarà qui anche
domani, durante la festa dei bambini. Il suo assistente l’ha
smollato a noi,
accidenti a lui!»
«Hm. Questo non era previsto» commentò
l’icejin viola, con
aria pensosa «Sarà stata una seccatura per
te».
«Un po’, ma ti dirò, è andata
meno peggio di quanto
pensassi… non ha fatto che mangiare e guardare la tv, e con
i bambini va
parecchio d’accordo. In una situazione un
po’più informale è sopportabile,
tutto sommato».
«Se è così questa potrebbe essere una
buona occasione per
farmelo amico» concluse Cooler, con un sorrisetto
«Aggiungere l’amicizia
all’immunità è buona cosa, non
trovi?»
«Una volta non era consuetudine porgere i propri rispetti al
padrone di casa, fratello?»
La conversazione venne interrotta da Freezer, che entrambi
videro alquanto seccato, con tanto di sguardo mortifero e braccia
incrociate
davanti al petto -forse per ricordare a se stesso di non sparare un
raggio
laser a Cooler.
«Se ti rispettassi, lo farei» ribatté
quest’ultimo, facendo
spallucce.
«No eh! Non mettetevi a litigare! Tu evita di essere ostile
a prescindere» disse Zoisite a Freezer «E tu,
Cooler, evita certe battute,
perché non aiutano affatto. Ci sono qui i bambini, domani
è il loro compleanno,
non vi azzardate a rovinarlo con uno dei vostri litigi, anche
perché il vero
problema è il nostro ospite
scomodo!»
Cooler indicò un punto dietro di lei.
«Zoisite…»
«Grazie per la tua gentile definizione» disse Lord
Beerus,
sarcastico, alla shadowjin.
«Non c’è di che»
ribatté lei, senza neppure curarsi di
voltarsi.
«Le porgo i miei rispetti, Lord Beerus» lo
salutò Cooler,
con un breve inchino, ignorando saggiamente sua cognata «Se
fossi stato a
conoscenza della sua presenza qui, le avrei portato un oma-»
«Bastava una museruola per tua cognata» lo
interruppe Beerus,
guardando male la shadowjin.
«La museruola infilala su per-» iniziò a
ribattere lei, ma
Freezer le tappò la bocca con una mano.
«Taci, per una
volta» le intimò.
Dopo un breve istante passato a fissare il marito Zoisite
alzò gli occhi al cielo, e non continuò la frase
quando Freezer tolse la mano.
Sembrava essersi conto che dargli retta, almeno in quel frangente, non
era una
cattiva idea.
«Beerus e
papàààààà!»
Avalanche, con il tablet in mano, volò tutta felice verso i
suddetti «Lo
zio Cooler ci ha regalato un pianeta!»
«Un… pianeta?» allibì Freezer.
Un pianeta.
Regalato ai bambini senza interpellare prima lui, che
contava di far loro quel regalo una volta che avessero compiuto almeno
dieci
anni.
Lui si era lasciato convincere da Zoisite a regalare loro le
mini moto spaziali che desideravano tanto -fino a quel momento negate,
temendo
danni vari- oltre al gatto, ma non potevano certo competere con un pianeta.
«Non c’è dubbio che voi Cold facciate le
cose in grande»
commentò Beerus «Se al quarto compleanno regalate
pianeti, quando diventeranno
maggiorenni cosa sarà? Una galassia per ciascuno?»
Cooler fece spallucce. «Beh non vedo perché no!
Potremmo
permettercelo».
«Ora però è tempo che i bambini vadano
a dormire» decise
Zoisite, accostandosi ai gemelli «Ragazzi, ora restituite il
tablet allo zio
Cooler, date la buonanotte a tutti e andate a nanna. Se questa sera
fate tardi
domani non sarete abbastanza in forma per godere la vostra festa!
Sarebbe un
peccato, vi pare?»
«E avlemmo le
occhiaie?...» si spaventò Scheelite.
«Oh sì, puoi scommetterci la coda! Avreste delle
occhiaie
terribili!» annuì la shadowjin.
Sentendo ciò, i gemelli abbandonarono il tablet sul
cruscotto di Carson, e si avvicinarono agli adulti presenti.
«Buonanotte mamma,
papà, zio Cooler e Lord Beerus!»
Sparirono senza neppure lasciare a chicchessia il tempo di
rispondere, per nulla intenzionati a permettere che esseri cattivi non
meglio
specificati li punissero per aver fatto tardi facendo loro quelle
cose molto
brutte chiamate “occhiaie” -di cui loro non
conoscevano neppure l’aspetto.
«Devo ricordare di chiedere ai miei figli che cosa sono le
occhiaie secondo loro, perché tutto questo terrore non me lo
spiego» commentò
Zoisite.
Freezer fece spallucce. «A me basta solo che funzioni. In
ogni caso direi che potremmo andare a letto anche n-»
«A letto? Di già? Freezer, hai
trent’anni, non ottanta» lo
prese in giro Cooler «Possiamo stare alzati ancora un
po’».
L’icejin più giovane fece una smorfia seccata.
«A far
che?!...»
***
“A ubriacarsi come se non ci fosse un domani, ecco a far
cosa!” pensò Freezer, alquanto innervosito.
Inizialmente era stato tutto abbastanza tranquillo, complice
il fatto che Zoisite avesse tirato fuori dalle ombre un mazzo di carte
e che
Beerus avesse imparato rapidamente le regole di quel gioco strano
chiamato
“briscola”; la serata era andata ancor meglio
quando lui e Beerus avevano
iniziato a vincere di continuo - grazie alla propria abilità
strategica e ai
colpi di fortuna del dio- cosa che aveva ringalluzzito entrambi e li
aveva
perfino messi abbastanza di buonumore… ma era durato
relativamente poco.
«Freezer!...»
«Che diavolo vuoi, Cool-»
Cooler scoppiò a ridere, indicandolo, senza degnarlo di una
risposta concreta.
Era la terza volta in pochi minuti che succedeva e, sì,
l’ubriachezza molesta di suo fratello e di Zoisite era il
motivo per cui il buonumore
era durato poco. Lui e Beerus erano talmente impegnati a vincere da non
accorgersi di quanto vino avevano bevuto i loro avversari: due
bicchieri per
ogni tre perduto, tre bicchieri e mezzo per ogni asso, un bicchiere per
ogni re.
Tutto ciò per quindici partite di fila.
«No ma io capisco! Io
capisco!» dichiarò Zoisite, lasciando
quasi cadere dalla mano il bicchiere
mezzo pieno di vino «Ho bevuto un po’di vino ma
capisco, eh! Ehi!» esclamò,
rivolta a Beerus «Diglielo, che capisco, a ‘sto
qui…» indicò Freezer
«Eeeeh…
come si chiama… mio marito, insomma! DIGLIELOH!»
Il dio alzò gli occhi al cielo. «Tu non capisci
una mazza
neppure quando sei sobria, è quello il problema».
«No, io le mazze le capisco! Chiedilo a loro!»
esclamò
Zoisite con una risata stupida, indicando entrambi i fratelli Cold.
«Adesso sono io a non capire» ammise Beerus, un
po’perplesso.
«Meglio» disse
Freezer, con una smorfia seccata.
Dopo aver bevuto un altro mezzo bicchiere di vino ecco che
Cooler, barcollando, si alzò in piedi
all’improvviso. «BA!»
disse con tutta l’enfasi che aveva in corpo.
Beerus aggrottò la fronte e, sentendo Freezer sospirare, si
voltò verso di lui.
«E uno…» borbottò
l’icejin.
«Ha ba ba! Ha babadegada»
continuò Cooler «Hababadadeba
hadegadebadgega. Ha da
da. Ha
ba ba, habebadegadega! BA! Ba- ba- ba!...»
«È normale che questo mi sembri del tutto assurdo
e al
contempo familiare?» chiese Lord Beerus a Freezer mentre, nel
sentire Cooler
continuare il suo sproloquio alcolico, si rendeva conto di essere
capitato in
una gabbia di matti peggiore di quanto avesse pensato.
«Lei è stato insieme ai bambini, giusto?»
«Sì» confermò il gatto.
«Tra un anime e l’altro avete guardato dei video su
internet?»
«Sì».
«Dog of Wisdom» disse Freezer, alzando gli occhi al
cielo.
Il dio si batté una mano sulla fronte. «ECCO! Ecco perché mi era
familiare!... tu però non sembri sorpreso
da questa situazione assurda».
«… ba! Bababababa?»
concluse Cooler, con aria interrogativa.
«Non lo sono» confermò il tiranno
«È una scena già vista, e
il fatto che la sbronza di Cooler abbia raggiunto il livello
“Dog of Wisdom”
non è il peggio… ecco: mia moglie ha appena
bevuto quel mezzo bicchiere di
vino».
«Quindi?...»
«Hawowa? Haaaaaaaaa!»
esclamò Zoisite iniziando a fluttuare in aria, con
l’espressione di chi è
depositario di ogni perla di saggezza più o meno conosciuta
nell’Universo «Haaaaaaa!
Ha wa wa wa! Haaaaaaa!»
Il vino aveva indotto i due a immedesimarsi un po’troppo in
quel video.
Giusto un pochino.
«No, aspetta: tu mi stai dicendo che quando tua moglie e tuo
fratello raggiungono questo livello di sbronza mentre sono insieme
fanno sempre così?»
si stupì Beerus, rivolgendo ai
due ubriachi uno sguardo da “cosa sto vedendo di
preciso?”.
«Già».
«Una coppia perfetta» commentò il Dio
della Distruzione,
ironico «Mi chiedo come mai non si siano sposati
lor-»
«Una coppia perfetta, come no!» sbottò
Freezer, senza
riuscire a trattenersi oltre «La
coppia
più bella dell’Universo, con tanto di cafonaggine
e sbronze sincronizzate: fantastici!
Una meraviglia!» applaudì «Lunga vita
agli sposi mancati!»
Un atteggiamento che Beerus trovò piuttosto strano, almeno
fino a quando il suo cervello menefreghista riuscì a fare
due più due tra le
reazioni di Freezer e le parole ubriache di Zoisite riguardo le
“mazze”:
sembrava proprio che quella shadowjin si fosse data da fare con
entrambi i
fratelli -prima di sposarsi, presumeva. «Sai, più
andiamo avanti meno capisco
cosa ti ha spinto a prendere moglie».
«Ba da da ba da de! Be
ga de ba ga!» cantò Zoisite a
squarciagola.
«Sa, più andiamo avanti più me lo
chiedo io stesso» ribatté
Freezer.
«Habadegadebadades,
HA- DA- BAAAA!» urlarono in coro i due ubriachi.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso e che
finalmente indusse Freezer ad atterrarli entrambi con un colpo sulle
loro
nuche; fatto ciò caricò in spalla la moglie prima
che questa cadesse a terra,
disinteressandosi completamente del fatto che Cooler invece fosse
caduto
rovinosamente in avanti. «Io l’avevo detto, che era
ora di andare a dormire!»
«E tuo fratello?»
Per tutta risposta il tiranno tirò un calcio a Cooler
talmente forte da fargli sfondare il vetro della finestra e farlo
atterrare in
giardino. «Che lo usino come concime, per quel che mi
importa».
Raggiunta la torre si diressero verso le rispettive stanze
-Freezer, immemore del fatto che il fratello sarebbe arrivato, aveva
dato a
Lord Beerus la suite di Cooler- e il dio, una volta entrato nella
propria, si
stravaccò immediatamente sul letto.
«Di tutti, qui si salvano solo i bambini»
borbottò «Cooler,
che sembra tanto posato, in realtà è un tamarro
della peggior specie; quella non
si sopporta e c’è poco
da fare; Freezer… è Freezer, basta e avanza.
Appena tornerò a casa spazzolerò
via tutta la scorta “segreta” di dolci di Whis,
almeno non gli salterà più in
mente di abbandonarmi!» concluse.
Si rigirò nel letto per circa una decina di minuti prima di
concludere che, nonostante fosse passata mezzanotte, non aveva ancora
sonno. Peccato che fossero andati tutti a dormire, dunque cosa poteva
fare?
Adocchiò un computer, sorrise e sfregò le mani:
ecco, la
nottata era salva.
«Però adesso ho sete…»
borbottò, avvicinandosi al frigo bar.
Una volta aperto del vino, dell’altro vino, ulteriore
vino -“Gli icejin devono avere
un fegato immortale…”- del cognac, del whisky,
dell’acqua, della soda, succo di
frutta e…
«Baileys Chocolat Luxe e Baileys Orange Truffle»
lesse,
incuriosito, sollevando le due bottiglie.
Non aveva mai visto quelle bevande in vita sua, quindi non
sapeva cosa fossero o quale sapore avessero, ma le bibite in quel frigo
bar
erano state divise in alcoliche e analcoliche e, dal momento quelle
bottiglie
erano accanto al succo di frutta, dovevano essere sicuramente
analcoliche.
Mentre toglieva il tappo a entrambe fu tentato di dare
un’ulteriore occhiata alle etichette, tanto per sicurezza, ma
quando gli arrivò
alle narici il delizioso odore di quel nettare cioccolatoso e agrumato
ecco che
nel suo cervello non ci fu spazio per nient’altro se non
“BEVILE TUTTE”.
Consiglio che, purtroppo, seguì pienamente e senza
esitazioni.
*** Circa
mezz’ora dopo…***
“FraDeliiiiii! Che
cosa vogliamo?!”
“La via, LA VIA!”
“Noi vogliamo la via!”
«Ho trovatto… torgatto… trovato
il mio vero scopo di vita!» esclamò
Beerus, ubriaco perso, barcollando leggermente nel dirigersi verso la
porta,
stringendo in mano una delle due bottiglie di Baileys ormai vuote
«Devo trovare
la via! LA VIA!»
Dopo aver passato mezz’ora a bere e guardare un video dopo
l’altro riguardante quella piaga universale altrimenti
definita “Ugandan
Knuckles” aveva deciso: quella sera si sarebbe impegnato con
tutto se stesso
per trovare la via -non la via di casa propria, purtroppo per Freezer-
anche
se… non aveva la minima idea di cosa accidenti fosse, questa
“via”.
La sola
cosa che avesse capito era che per trovare la via doveva trovare una
regina.
Per di più con l’ebola.
“Ma a me va bene anche senza!” pensò,
volando lungo il
corridoio in maniera talmente agile ed elegante da andare a sbattere in
ogni
dove, dando sonore craniate contro muri e soffitto.
«Cosa gli sia… che idea gli è venuta, a
quella lucertola, di
fare i muri che si muovono?! Domani lo picchio» si ripromise,
una volta che fu
riuscito ad abbandonare la torre disintegrando silenziosamente una
finestra con
un minuscolo hakai.
Avvistò delle guardie, motivo per cui decise di scendere in
giardino: sicuramente loro avrebbero potuto aiutarlo.
«Ehi!»
Le guardie si ammucchiarono, alquanto spaventate. Non sapevano
cosa potesse volere da loro quel pericolosissimo ospite,
però non era nulla che
promettesse bene per loro.
Beerus schiarì la voce, cercando di darsi un contegno
nonostante la sbronza pesante. «Voi conoscete la
via?»
«La… che?» balbettò una
guardia.
«La via! Da wae!
Possibile che non abbiate idea di dove si trovi?!» si
innervosì il dio, già
pronto a uccidere quei poveri disgraziati per la loro ignoranza
«Io devo
trovare la via!»
«La via per dove?» farfugliò
un’altra guardia.
«E io che ne so?! Aaah, che gente inutile!»
sbottò,
preparandosi a lanciare una sfera di energia violacea.
Fortunatamente per le guardie, proprio in quel momento un
delizioso profumo di cibo giunse alle narici sensibilissime di Lord
Beerus.
La sfera di energia distruttiva sparì e, dimentico delle
guardie, della via e di tutto il resto, si alzò nuovamente
in volo, lasciandosi
guidare da quell’odore squisito che lo condusse fino alle
cucine del palazzo.
«Il chili è proooontooooo!»
esclamò Zoisite, sbattendo sul tavolo una pentola piena di
chili per poi
prosciugare un grosso boccale da birra che invece era stato riempito di
vino.
Altro classico nelle sbronze di Zoisite: il chili. Non
sarebbe mai stata in grado di prepararlo da sobria, ma le veniva fuori
una
meraviglia dopo aver bevuto il giusto.
Non era la prima occasione in cui andava a letto ubriaca
-con o senza essere stata atterrata dal marito- e si risvegliava ancora
sbronza
in piena notte per andare a cucinare; quella volta non aveva fatto
eccezione,
soprattutto perché Freezer a causa di quei giorni di
fortissima tensione che
l’avevano stancato si era addormentato come un sasso.
«Sì ma io non ci vedo... Zoisite! Zoisite, sono
diventato
cieco! AIUTO!»
urlò Cooler, che
invece di annodare il tovagliolo attorno al collo lo aveva annodato
attorno
alla fronte.
Per lui era stato tutto ancora più semplice,
perché si era
semplicemente risvegliato -ancora sbronzo anch’egli- in
giardino, aveva visto
passare sua cognata e l’aveva seguita fino in cucina.
«Hai solo il tovagliolo che ti finisce davanti agli occhi,
coglione» disse la shadowjin, strappando via il pezzo di
stoffa e, subito dopo,
appioppando al cognato una bottiglia di vino mezza vuota
«Bevi un po’, così
torni a ragionare!»
«Zoisite».
«Eh».
«Vedo un gatto viola che vola» disse Cooler,
indicando un
punto imprecisato alle spalle della donna «Verso il
chili».
Quando Zoisite si voltò vide Lord Beerus che, con un ghigno
e le mani protese in avanti, era in procinto di agguantare la pentola.
«Te lo sogni di notte, coso… come ti
chiami» borbottò la
shadowjin, togliendo la pentola appena prima che Beerus se ne
appropriasse «Tu mi stai sulle palle, quindi il mio chili non
lo mangi!»
«Le donne non hanno i fesficoli.
Pesticoli. Quelli!... ignorante
babbea!»
esclamò il gatto, strappandole di mano la pentola.
«Torna a cuccia, brutto gattaccio secco, stupido e
padellone!» ribatté Zoisite, riappropriandosi del
maltolto.
«Ti strappo la lingua!» la minacciò
Beerus, recuperata di
nuovo la pentola.
«E io ti strappo i fesficoli!
Ah già: non li hai!»
«Ah no?! ECCO!»
esclamò il dio, abbassandosi pantaloni e mutande con un
gesto secco «Ammira!»
Era una fortuna che Freezer non fosse lì, o sarebbe
diventato direttamente Super Diamond Freezer senza passare per il
Golden… e neppure
questo sarebbe servito a punire il dio infingardo che osava attentare
alla
dubbia “purezza” di sua moglie -ma anche no.
«Minchia!» commentò Zoisite -ancora
reduce dal proprio
viaggio sulla Terra- dopo un attimo di silenzio.
«… tanta» aggiunse Cooler, sconsolato,
dopo aver dato
un’occhiata.
Fiero delle proprie divine dotazioni, Lord Beerus tornò
presentabile, afferrò il mestolo di legno con cui Zoisite
aveva mescolato il
chili e iniziò a ingurgitare tutto quel che c’era
nella pentola. «Voi due, shappiate»
biasicò, sporcandosi tutta la
bocca di chili «Che tra poco usciamo!»
«Per fare che?» domandò Cooler,
versandosi dell’altro vino.
Di quel passo avrebbe ben presto toccato nuovamente il livello
“Dog of Wisdom”,
ma non era nella condizioni di preoccuparsene.
«Io devo trovare la via!» dichiarò
Beerus, e per dare
ulteriore enfasi alle sue parole sollevò il mestolo,
schizzando il chili
ovunque «Voi conoscete la via?»
Zoisite e Cooler si scambiarono un’occhiata, poi iniziarono
a emettere sonori schiocchi con la lingua quasi in perfetta sincronia.
«Tu conosci la via, fraDelo?»
dissero in coro.
Il dio si mise una mano sul cuore, commosso per aver trovato
due “fratelli” alla ricerca della via.
«Questa è la notte, miei adoratori e
fratelli! Questa è la notte in cui troveremo la
via!»
«Un brindisi alla via!» esclamò Zoisite,
aprendo un’altra
bottiglia di vino dopo aver preso un terzo boccale.
Inutile dire che svuotarono in breve tempo anche quella e,
poco dopo, il trio
barcollante uscì
dalla cucina, diretto all’automobile di Cooler.
«Siamo in missione per conto del dio!»
gridò l’icejin.
«Non fare tutto questo casiiiino!»
gli intimò la ragazza «Se no poi ci sentono, mio
marito si sveglia e comincia a
scartavetrare le ovaie!»
«Ollollongjohnsonson…»
disse Beerus, il quale aveva raggiunto un livello di sbronza tale da
non
riuscire a parlare in maniera intelligibile.
Zoisite trattenne una mezza risata. «Ollol?»
«OLLOJ!»
«Ma che cavolo state dicendo?» borbottò
Cooler, una volta
arrivati alla macchina.
La shadowjin fece spallucce. «Boh!»
«Problema: la macchina ha due posti e noi siamo in
cinq… no,
tre… credo» disse l’icejin, aggrottando
la fronte «Quanti Lord Beerus ci sono
nell’Universo?»
«Uno solo, per fortuna» sospirò la donna.
«Io ne vedo tre» confessò Cooler,
salendo al posto di guida.
Zoisite salì sul sedile accanto. «Che incub- ehi!»
Lord Beerus si era appena seduto in braccio a lei, troppo
ubriaco e troppo divino -ma anche troppo gatto- per curarsi del fatto
che la
cosa potesse non farle troppo piacere. Come se questo non fosse stato
sufficiente, la stava anche guardando con l’espressione da
“Beh?! Se non ti sta
bene avermi in braccio posso sempre distruggerti, sai?”.
«Va beh» disse infine Zoisite.
Cooler accese il motore. «Partiamo!»
«Cooler aspetta-aspetta-aspetta! Le cose si fanno per bene o
non si fanno! Là!» esclamò la donna,
tirano fuori dalle ombre tre cappelli
D&G con visiera, tre occhiali da sole con lucine incorporate,
tre magliette
rosa Palyboy e tre cinture piene di borchie dorate.
Tutti quanti, divinità incluse, indossarono la
“divisa”
della serata senza fare commenti.
Sembrava proprio che i truzzi fossero tornati direttamente
dai primi anni duemila…
“Speaker
speaker I’m a dancefloor, tell me
speaker what is wrong!”
… e le casse che, una volta allontanati dal palazzo,
inizarono a pompare a tutto volume quella canzone non fecero altro che
confermare quella supposizione.
Se siete veramente arrivati fino in fondo vi faccio i miei complimenti
più sentiti!
Sono sicura che l'autrice e creatrice del pianeta "Ama...Ame...
qualcosa" ha colto la mia strizzatina d'occhio :'D
Detto ciò saluto tutti quanti.
Alla prossima (tra pochi giorni) e, mi raccomando: non andate a cercare
da wae mentre siete ubriachi!
_Dracarys_
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Capitolo 4 *** Trutiorum Reditus - Il ritorno dei truzzi (Parte 2) ***
=
Trutiorum Reditus =
(Il
ritorno dei truzzi)
Parte
2
***
Il mattino
dopo… ***
La
prima cosa che percepì Lord Beerus appena iniziò
a ridestarsi fu la presenza di
qualcuno molto vicino a lui.
Lasciando
scorrere in alto una delle proprie mani capì che si trattava
sicuramente un
“qualcuno” di sesso femminile, a giudicare dalla
morbidezza del seno che stava
palpando da sopra la stoffa.
«Spiccicati
di dosso, porco il cazzo!»
Una
spinta seguì quell’esclamazione ben poco
“urbana” e, confuso quanto allibito,
il dio si ritrovò in acqua.
In
quella di una grossa fontana, per la precisione.
Improvvisamente
sveglissimo e altrettanto di malumore, Beerus sollevò lo
sguardo, incrociando
quello torvo di Zoisite.
«Ti
ho aperto la porta di casa mia, non puoi pretendere che ti apra anche
le
gambe».
«Se
avessi saputo che eri tu non ti avrei toccata nemmeno con i guanti di
lattice!» ribatté il dio, saltando fuori dalla
fontana «E comunque…»
Agguantò
Zoisite per la nuca e, con somma soddisfazione, spinse la testa della
shadowjin
sotto l’acqua. In fin dei conti il suo desiderio di liberarsi
di quel tafano
molesto e maleducato era immenso fin dal loro primo incontro…
Poi
la donna sollevò una mano, rivolgendogli
l’universalmente noto gesto
dell’ombrello, cosa che gli fece ricordare un particolare:
gli icejin -di razza
Shadow o meno- potevano vivere tranquillamente nello spazio aperto,
ergo non
avevano bisogno di respirare, ergo quel che stava facendo era
totalmente
inutile.
«Mai
una gioia» sospirò Beerus, lasciandola andare.
Zoisite
riemerse, sputando un fiotto d’acqua. «Certo che
sei proprio un geniaccio».
«E
tu sei una che non capisce mai quando è ora di stare zitta.
Non sei autorizzata
né a mancarmi di rispetto né a darmi del
“tu”!»
«Mi
hai palpato allegramente una tetta, ti do del tu eccome! Io sono una
donna
sposata!» gli ricordò la shadowjin.
«Ti
ho già detto che se avessi saputo che eri tu non ti avrei
toccata, perché non
mi piaci per niente, e che sei sposata lo so benissimo! Mi chiedo
ancora come
questo sia possibile, se vuoi saperlo» ribatté
Beerus.
«No,
non volevo saperlo, perché non me ne frega proprio niente di
quello che hai da
dire» borbottò lei, socchiudendo gli occhi e
portandosi una mano alla fronte
«Ho un mal di testa assurdo. Di’, dove cavolo
siamo?»
«È
il tuo pianeta, io cosa ne so?! Non sono onnisciente!»
«Sei
un dio e non sei onnisciente? Io l’avevo detto, che eri una
divinità tarocca.
Nonché uno spergiuro, se ora utilizzassi su di me quella
sfera di energia di
distruzione che stai creando» aggiunse Zoisite.
«Mi
darebbero tutti ragione» replicò Lord Beerus.
«Eccetto
la tua coscienza… poi senti, se proprio vuoi distruggermi ti
do il permesso,
col mal di testa che ho è quasi preferibile» si
lagnò Zoisite, tirando fuori
dalle ombre una confezione di aspirine «Seriamente, come ci
siamo finiti qui?
Tu ricordi qualcosa?»
Beerus
incrociò le braccia davanti al petto. «Io sono un
dio, in pochi minuti
ricorderò sicuramente tutto quel che
c’è da ricordare riguardo la notte
passata…»
“E
io ti strappo i fesficoli!
Ah già: non li hai!”
“Ah
no?! ECCO!” esclamò il dio, abbassandosi
pantaloni e mutande con un gesto secco “Ammira!”
«…
credo. Immagino. Forse» aggiunse in un borbottio, arrossendo
leggermente nel
ricordare quel fatto e trattenendosi eroicamente dal fare facepalm
«Tu cosa
ricordi?»
«L’ultimo
ricordo che ho è di me che vado in cucina. Credo di aver
preparato il chili, mi
succede spesso. Per il resto… vuoto assoluto!»
«Niente
di niente? Sei sicura al cento per cento?» insistette il dio.
Zoisite
sollevò un sopracciglio. «Che
cos’è che non devo ricordare? Se non fosse
impossibile, perché per indurmi a dartela ci vorrebbe ben
altro che un po’molto vino,
penserei malissimo».
«A
te ci vorrebbe ben altro per darmela, a me ci vorrebbe ben altro per
pensare di
chiedertela: la tua integrità, per quanto
“integra” possa essere una donna che
in passato ha fatto non so cosa col suo futuro cognato, è
salva» la punzecchiò
Beerus, sentendosi un po’piccato nell’orgoglio
nonostante quella donna non gli
piacesse affatto.
«“Non
so cosa”? Hai centinaia di milioni di anni e non riesci a
dire la parola
“sesso”? Andiamo bene ma non benissimo,
insomma» sospirò la shadowjin.
«…
non lo neghi neppure?»
«Per
una ragione o per l’altra la storia è abbastanza
conosciuta, sarebbe inutile.
Allora?» sbuffò Zoisite, stiracchiandosi
«Ti è tornato in mente qualcosa?»
“È
il
katalìcammello/colore caramello/ed è
naturalmente/amico dell’ambiente! Facciamo un giretto sul tuo
katalì/ok venite
qui! Katalì- katalì- katalì!”
Avevano
rapito un’intera banda da non si sa dove, obbligandola a
suonare quella canzone
stupida su tal ‘katalìcammello’, per poi
organizzare una parata alla quale loro
stavano partecipando in groppa a dei cammelli spaziali, rubati
presumibilmente
dallo zoo che avevano voluto i figli di Freezer.
La
parata era stata un’idea di Cooler, il tema era stato deciso
da Zoisite… ma
lui, Beerus, non aveva fatto nulla per fermarli. Anzi!
“Portate
del cibo al vostro dio, altrimenti distruggo tutto!”
Dovevano
aver rapito anche dei ristoratori, perché la sua richiesta
era stata
accontentata immediatamente, e lui si era gustato un intero maiale
arrosto
stando a dorso di cammello…
«Il
katalìcammello» gemette il Dio della Distruzione,
passandosi una mano sul
volto.
«Cioè?»
«Abbiamo
rapito una banda e organizzato una parata dedicata a questo
“katalìcammello”,
qualunque cosa sia».
«Nooo,
io non mi ricordo niente, che peccato!» sbuffò la
donna «Senti, che ne dici di
andarcene in un qualche bar? Ho bisogno di un caffè... ma
anche due, visto che
stasera- oh, porca vacca» fece facepalm, mentre si avviava in
cerca di un
locale «Stasera c’è il compleanno dei
bambini. Ok, diciamo che i caffè di cui
necessito sono almeno una dozzina e…» Zoisite si
mise le mani tra i capelli. «Fa’
che Regina Ice non venga a saperlo! Lei è piuttosto convinta
che io abbia messo
la testa a posto…»
«Se
le cose stanno così allora nemmeno lei è molto
sveglia» commentò Beerus,
seguendo Zoisite.
«Senti,
insultami quanto ti pare ma non provare a parlare male di mia suocera
un’altra
volta, altrimenti faccio sparire nelle ombre i tuoi vestiti, sparisco
nelle
ombre anche io e tu andrai in giro nudo! Quella donna è la
sola che mi dia un
minimo di credito…»
«Malriposto,
considerando quel che combini».
«Disse
il Dio della Distruzione che fa la supercazzola ai lampioni e importuna
le
donne con la scusa di essere in cerca della “via”!
Ma sta’ zitto, fai più bella
figura!»
“…della
tarapia tapioco come fosse antani! Non rispondi? Non rispondi,
eeeeh?”
Beerus
era troppo ubriaco per rendersene conto, ma difficilmente quel lampione
avrebbe
potuto rispondere alla sua supercazzola.
“Vado
a provare con il tuo amico, perché tu sei
antipatico!” sbottò “Hakai!”
Il
lampione si disintegrò in un baleno. Le supercazzole non
stavano dando i loro
frutti, proprio come la ricerca della via: aveva trovato diverse
potenziali
regine, peccato che nessuna che avesse l’ebola!
Lui
però non intendeva demordere, tant’è
che si guardò attorno e avvistò una
ragazza riccia, bassa e ben oltre il limite del
‘curvy’.
“Eccola!
Eccola la via fraDeliiiiiii!”
gridò
a Zoisite e Cooler dopo aver avvistato una ragazza, per poi correre
verso
quest’ultima.
In
teoria la regina doveva essere una giovane ragazza vestita stile anime,
ma di
quelle non se n’erano viste, dunque dovevano accontentarsi di
quel che passava
in convento.
“La
regina! La regina!” strillò Zoisite, schioccando
la lingua.
“We’ve
found you my
queen!” esclamò Cooler.
“Scappo
dai Taurus e mi ritrovo con gatti e lucertole antropomorfi…
lo sapevo, che
dovevo farmi portare da un’altra parte”
brontolò la sconosciuta.
“Ho
trovato la via!” esultò Beerus, affondando il
volto nella nuvola di capelli
ricci della ragazza.
“Uccidetemi”
borbottò lei.
«Io
non ho mai fatto niente del genere. Mai. Assolutamente no.
No!» negò Lord
Beerus «Ma poi, non dicevi di non ricordarti
nulla?!»
«Mi
è tornato in mente ora quel frammento di ricordo, per il
resto non è cambiato
nulla. Oh, ecco un bar».
Entrarono,
vennero fatti accomodare nella sala “vip” e si
fecero servire un cappuccino,
dieci caffè e un enorme vassoio di paste -tutte per Beerus,
perché Zoisite non
aveva per nulla fame.
«Comunque
è da quando ci siamo svegliati che ho come
l’impressione che manchi qualcosa»
disse Zoisite, bevendo il terzo caffè «Solo che
non riesco a individuare cosa
sia… vabbè… che ore sono?»
Beerus
indicò un orologio digitale appeso alla parete.
«Sono le cinque del mattino».
«Freezer
si sveglierà tra due ore, devo cercare di farmi trovare nel
letto a fingere di
dormire».
«Dopo
un paio di docce» aggiunse Beerus «Puzzi di alcol,
fumo e chissà cos’altro».
«Non
che tu sia messo meglio» ribatté Zoisite
«… ehi, è da qualche minuto che ti
agiti su quella sedia come se fossi seduto su un mucchio di
aghi».
«Perché
le sedie di questo locale sono scomode!»
“È
una bella serata! La serata migliore di tutte le serate! Bisogna
ricordarla!”
esclamò Beerus “E ho appena capito come”
aggiunse, dopo aver avvistato lo
studio di un tatuatore.
Non
era dato sapere quale processo mentale gli avesse suggerito che farsi
un
tatuaggio di gruppo, per di più col volto di un Ugandan
Knuckles e, peggio
ancora, posizionato sulla chiappa destra
fosse una buona idea… ma stava di fatto che, beh,
l’avevano fatto.
Per
poi entrare dritti nell’ennesimo bar.
“Vi
voglio bene fraDeli!”
esclamò,
agguantando entrambi gli
icejin per fare
un abbraccio di gruppo “Siamo la tribù
più bella dell’Universo!” aggiunse,
bevendo un bicchiere di whisky in un sorso “Motivo per cui
ora dovete aiutarmi”.
“A
fare?...”
domandò Cooler, massaggiandosi il gluteo tatuato.
“A
trovare-”
“Da
wae?” completò Zoisite, scolando un cocktail
decisamente non analcolico
“L’avevamo trovata ma è
fuggita!”
“No!
Voglio trovare-”
“Un
senso a questa vita! Anche se questa vita! Un senso non ce l’haaaaa!” urlarono i due cognati.
“Voglio-”
“L’erba
gatta?” lo interruppe Zoisite “Quell’erba
lì non ce l’ho con me”.
“Voglio compagnia
per la notte! Va bene?!”
riuscì infine a sibilare il dio “Una…
una…come si dice” agguantò la bottiglia
di whisky, mezza piena, per poi prosciugarla “Una
bella bambola!”
“Seh!
Gonfiabile!” ridacchiò la shadowjin, che anche da
ubriaca manteneva la stessa
‘simpatia’.
“OLLOL!”
sbottò Beerus, di nuovo passato il limite di ubriacatura che
gli permetteva
ribattere in modo intelligibile.
Difficilmente
avrebbe trovato compagnia, a meno che questa possedesse un traduttore
“lingua
comune/ohlongjohnson”… o lui si fosse abbassato di
nuovo i pantaloni.
«…e
potremmo avere un tatuaggio su un, ehm, gluteo. Io, tu e tuo
cognato» aggiunse
il gatto con un borbottio, rifiutandosi di raccontare a Zoisite di
tutto il
resto.
«Oh.
Un tatuaggio di?...»
«Ugandan
Knuckles» sussurrò Beerus, con aria tetra.
Zoisite
sollevò le sopracciglia. «Sul serio?»
«Sì».
«Se
non sono indolenzita dev’essere per le aspirine che ho preso.
Promemoria per
me: rimuoverlo prima che Freezer lo veda» disse Zoisite
«Quindi devo
cancellarlo entro domani sera al massimo. Io però mi sto
chiedendo due cose… la
prima è “che cos’è che
manca?”, la seconda invece è come tu sia finito a
uscire
con noi! Cioè, dai pochi ricordi che ho sembravi altrettanto
ubriaco, ma mi
chiedo come…»
«Ecco,
sì! Chi ha messo quelle bottiglie di… di coso,
come si chiama… Baileys, ecco,
insieme al succo di frutta, meriterebbe di essere
disintegrato!» esclamò Lord
Beerus «Io credevo che fosse analcolico!»
La
donna alzò gli occhi al soffitto. «Ma dare
un’occhiata all’etichetta no, eh?
L’ho già detto ma lo ripeto, Lord Baileys, sei
proprio un geniaccio, oltre che
una sottospecie di astemio. Come si fa a partire di testa con un
po’di
Baileys?»
«Erano
due bottiglie intere! Più dell’altro vino che mi
avete fatto bere in cucina! Io
non sono un alcolizzato come e te e tuo cognato, va bene?! Io bevo al
massimo
due bicchieri di vino durante i pasti! Sbronzarmi come ho fatto
è stato
assolutamente indecoroso».
«Dici
di essere un dio, quindi che ti frega? Puoi fare quello che ti pare,
tanto
nessuno verrebbe mai a dirti alcunché».
«Il
fatto che nessuno “venga a dire
alcunché” non significa nulla. Quando hai una
certa posizione non puoi fare cose che ti facciano perdere
credibilità, o
passerai dall’essere rispettato e temuto all’essere
lo zimbello dell’Universo
intero, nonché a far finire allo stesso modo chi ti sta
vicino. Io posso
danneggiare solo me stesso, tu invece sei la moglie di Lord Freezer del
clan
Cold, con il quale hai dei figli» le ricordò
Beerus «Puoi disinteressarti di
tuo marito, se ne hai tanta voglia, ma i tuoi figli non
apprezzerebbero che la loro madre beva al punto di organizzare parate
di cui
non si ricorda».
«Sai
come mi suona tutto questo discorso? Mi suona tipo “Oollolollongjohnsonson”»
ribatté la shadowjin «Me lo sono appena
ricordato!»
Beerus
aveva detto cose che la facevano riflettere, ma lei avrebbe preferito
farsi
distruggere piuttosto che dargli la soddisfazione di farglielo capire.
«Perle
ai porci, proprio» brontolò Beerus.
«COOLER!»
esclamò Zoisite, rizzandosi in
piedi di scatto e senza specificare se avesse associato il cognato a
una perla
o a un porco «Ecco cosa mancava! Dove cavolo è
finito Cooler?!»
“Non
voglio più vivere! La mia vita senza di lei non ha senso!
CARSOOOOON! AMORE
DELLA MIA VITAAAAAAAAAA!”
Era
accaduto l’inevitabile: ubriaco perso, Cooler aveva avuto un
incidente che
aveva letteralmente distrutto la sua amata automobile. Doveva
ringraziare il
cielo per avergli dato un corpo tanto resistente da non essere
distrutto a sua
volta, mentre Zoisite doveva ringraziare il fatto che Beerus,
nonostante la
sbornia, avesse salvato se stesso e lei appena prima
dell’impatto.
“È
una perdita terribile…” disse Zoisite, piangendo.
“Terribile,
terribile” ripeté Beerus, annuendo
“… ma chi è Carson?”
Avevano
seppellito i rottami dell’automobile, avevano perfino trovato
dei fiori da
mettere sulla tomba, ma non era stato sufficiente a lenire il dolore
del povero
icejin viola.
“Seppellitemi”
disse Cooler “Sono morto, dovete seppellirmi insieme alla mia
adorata”.
“Guarda
che tu sei vivo, non sei morto” gli fece notare Zoisite.
“Sono
morto dentro, non ho più ragione di continuare a trascinare
la mia misera
esistenza, quindi ora voi dovete seppellirmi!” pianse Cooler
“Seppellitemi,
cazz-”
Lord
Beerus lo tramortì con un pugno, aprì con due
codate un varco nella terra
smossa, gettò dentro l’icejin tramortito e poi lo
ricoprì di terra, zampettando
come avrebbe fatto un gatto vero e proprio con la propria lettiera.
“Era un
bravo ragazzo… sono sempre i migliori che se ne
vanno!”
“Bastardo!”
gridò Zoisite, cercando senza successo di schiaffeggiarlo.
“Ma
che ho fatto?...”
“Hai
seppellito nostro figlio ed è solo questo quel che hai da
dire?!”
Beerus
aggrottò la fronte. “Figlio?”
“Era
un icejin come me ed era viola come te-e-eeeh!” si
disperò la shadowjin.
“È
vero!» riconobbe il dio «Dunque mio figlio
è morto?”
«Sì-ì-iiih!»
Si
allontanarono fino a raggiungere una fontana poco distante, si
sedettero sul
bordo e, dopo aver stonato canti funebri alla memoria del figlio
perduto, si
addormentarono spalla a spalla.
«Io
non berrò mai più» concluse Lord Beerus.
«Allora?»
«Potremmo
averlo seppellito vivo assieme ai rottami della sua auto. Su sua
richiesta»
specificò il dio.
Zoisite
sollevò l’indice della mano destra e fece per dire
qualcosa, poi però lasciò
perdere, perché effettivamente non trovava nulla di sensato
da aggiungere.
«Già»
sospirò Beerus, trangugiando l’ennesimo croissant.
«Quindi
Carson è andata? La sua macchina, dico».
«Completamente
distrutta» confermò il gatto.
«Povera
Carson…» sospirò la donna.
«Nemmeno
fosse stata un essere vivente! Voi icejin siete tutti fuori di
testa» disse
Beerus, alzando gli occhi al soffitto.
«Carson
era una brava automobile, ti portava sempre dove ti doveva portare e
non ti abbandonava mai
a scrocco in casa di altri. Oserei dire
che funzionava meglio di certi assistenti dalle pelle
azzurra».
Beerus
mise giù il bignè che aveva appena preso in mano.
«È per caso una velata
insinuazione al fatto che io abbia concesso alla tua famiglia
l’onore e il
sommo piacere di ospitarmi?»
«Se
fosse stato per me ti avrei mandato in un qualche albergo, magari
perfino il
migliore del pianeta, ma col cavolo che ti avrei lasciato vicino a
quattro
bambini che volevi uccidere prima ancora che venissero al mondo.
È abbastanza
ironico che tu piaccia loro talmente tanto da invitarti alla festa di
compleanno».
«Io
volevo uccidere te perché mi hai provocato fino a fami
saltare i nervi, quindi
sarebbero stati più vittime della tua lingua lunga che del
mio hakai» disse
freddamente Lord Beerus «Al
di là del fatto che per distruggere chicchessia non ho
bisogno di essergli
fisicamente vicino, e che purtroppo per me anni fa ho dato la mia
parola di non
recare danno alla tua famiglia…»
«Hai
cercato di affogarmi e stavi per distruggermi neppure venti minuti fa,
per
cui-»
«Mi
sembri piuttosto viva, quindi taci. Tralasciando
l’aver dato la mia parola, io non farei del male a dei
bambini per divertimento
o per “punire” i loro genitori. Sono il Dio della
Distruzione, quando
disintegro un pianeta non risparmio nessuno, ma azioni come quelle di
cui tu mi
ritieni capace sono nelle corde di tuo marito, di tuo suocero o di tuo
cognato,
non nelle mie. Paragonarmi a loro è un’enorme
offesa».
«Non
so se te l’hanno mai detto… evitare di distruggere
i pianeti solo perché il
cibo non ti piace granché aiuterebbe a far sì che
la gente non pensi di te il
peggio del peggio o qualcosa che ci va vicino»
ribatté la donna.
Capendo
che non si sarebbe scusata -e che forse non aveva nemmeno arguito di
doverlo
fare- Beerus sbuffò e scosse la testa.
«Più andiamo avanti
meno capisco come abbia fatto Freezer a non ucciderti».
«Va’
in mona».
«Cosa sarebbe la
“mona”?»
«Qualcosa
che tu non vedi da uno sfracello di tempo»
sogghignò Zoisite.
La
porta chiusa della sala vip si aprì, lentamente e
inesorabilmente.
«Io
domando e dico...» esordì Cooler, ancora sporco di
terra, cercando di mantenere
una facciata di calma piatta «A chi è venuta
l’idea di seppellirmi vivo?»
«Lui
dice che è venuta a te» disse Zoisite, indicando
Beerus «Dopo aver visto che
Carson è andata distrutta».
«C-Carson?»
balbettò Cooler, con l’aria di chi ha ricevuto un
raggio letale allo stomaco
«Tu stai scherzando, vero? Non può essere
morta!»
«Certo
che non è morta… non è mai stata
viva» obiettò Lord Beerus, con alzando di
nuovo gli occhi al soffitto.
«Dov’è
ora?!» chiese Cooler alla cognata, ignorandolo completamente
«Zoisite! Dov’è la
mia automobile?!»
«Sottoterra.
Avevi voluto farti seppellire insieme a lei» rispose la donna
«Eravamo tutti
completamente fuori e- dove stai andando?»
«A
rinfilarmi sottoterra!» esclamò Cooler,
dirigendosi verso la porta.
«Faresti
la felicità di Freezer, immagino»
commentò Beerus, rassegnatosi al fatto che
quei due erano entrambi delle cause perse.
«Senti,
capisco che è una grave perdita, la morte di Carson ha
colpito tutti noi» disse
Zoisite, avvicinandosi a Cooler «Però è
tempo di guardare avanti. Di esplorare
nuovi orizzonti… di trovare una nuova auto da chiamare, che
ne so, Spencer».
«Ma
Carson mi ha lasciato solo questa notte, come potrei farle una cosa
simile?!»
«Sai
che è quello che Carson vorrebbe, la conoscevi come la
conoscevo io. Carson
vorrebbe vederti felice!»
«Ne
ho abbastanza di voi, da sobri siete peggio che da ubriachi…
e considerando che
uno di voi due possiede una buona fetta di un impero, è
preoccupante!» » sbottò
Beerus, che si era rotto le scatole di tutte quelle scene per
un’automobile
distrutta, alzandosi per poi lasciare la stanza.
I
due icejin si guardarono.
«Quando
quel che è successo stanotte si verrà a
sapere» bisbigliò Cooler
«Perché
purtroppo accadrà, dobbiamo dare tutta la colpa a
lui».
«Era
ubriaco, ci ha trascinati fuori di casa a fare tutte quelle cose e noi
ovviamente non abbiamo potuto opporci» aggiunse Zoisite.
«Precisamente».
Prima
di uscire si scambiarono un’ultima occhiata
d’intesa e, una volta usciti dalla
sala vip, videro Lord Beerus in piedi accanto all’ingresso
del locale.
«Avete
finito di piangere la morte dell’automobile?» li
apostrofò il dio «Tu! Quella!»
si rifiutava di chiamarla per
nome «Se non erro hai detto che tuo marito si sveglia verso
le sette, dunque
manca circa un’ora e mezza».
«Temi
la sua reazione?» lo prese in giro la shadowjin.
«Dovresti
dargli del “lei”» le ricordò
Cooler, a mezza voce.
«Col
cazzo, mi ha toccato le tette».
«Per
l’ennesima volta: non! Sapevo! Che!
Fossero! Le! Tue!» scandì Beerus,
innervosito «Sei dura di comprendonio!»
«Sia
come sia, Lord Beerus ha indiscutibilmente ragione riguardo
l’ora in cui
Freezer si sveglia» specificò Cooler
«Ora, a me e lui ovviamente non importa di
questo dettaglio, tu però fai meglio a farti trovare in
camera. Per ritardare
l’esplosione della “bomba”,
sai».
«Sì,
lo so. Torniamo a casa, mi faccio una doccia veloce, mi infilo sotto le
coperte
e… e niente, cerchiamo di far finta che non sia successo
nulla, almeno per un
po’. Ah, Cooler: hai un Ugandan Knuckles tatuato sulla
chiappa destra» lo
informò Zoisite.
«Ecco
perché era indolenzita!» comprese
l’icejin.
«Lo
è anche quella di Lord Baileys-ehm, Lord Beerus»
si corresse la donna «EH!
Una cosa! Mi domando cosa penserebbe
il tuo assistente se venisse a sapere di questa notte, sembra
così
precisino...»
Miracolosamente,
il Dio della Distruzione riuscì a mantenere
un’aria impassibile. «Non lo so e
non è qualcosa che mi interessi».
“Maledizione,
fa’ che non si metta o non si sia messo a dare
un’occhiata a quel che ho
combinato stanotte, se no chi lo sente, a quello?!” aggiunse
mentalmente.
Lui
aveva punzecchiato Zoisite riguardo a cos’avrebbero pensato
il resto dei Cold
nel venire a conoscenza dei fatti di quella notte, però non
aveva pensato a
Whis.
Non
che lui temesse Whis.
Nooo. Certo che no.
Era
semplicemente poco invogliato ad avere a che fare con lui quando era in
“modalità rimprovero”, tutto qui, niente
di più.
«Meglio
muoversi» concluse Cooler.
***
“Finalmente…”
Passata
quella nottata lunga di cui ricordava ben poco e una mattinata a
stressarsi in
compagnia di una divinità insopportabile, rientrare nella
camera da letto
coniugale dopo una bella doccia era un sollievo.
Vedendo
Freezer dormire tranquillamente sentì perfino di invidiarlo
un po’ perché,
contrariamente a lei che era in piedi solo grazie a tutti quei
caffè, lui era
riuscito a riposarsi abbastanza in vista della festa di compleanno dei
bambini.
“Chi
è causa del suo mal pianga se stesso, no?”
sospirò la shadowjin, che pur
essendo stata costretta a tenere addosso l’armatura parziale
che spesso indossava
aveva già fatto sparire nelle ombre la t-shirt rosa
“Ora infiliamoci nel letto
e-”
“E”
una molletta per i panni cadde dai suoi capelli, finendo a terra.
Stupita,
la donna si accovacciò a raccoglierla, per poi farla sparire
rapidamente nelle
ombre. Non aveva idea di come quell’oggetto potesse essere
finito lì… forse
avrebbe chiesto delucidazioni a Beerus nel pomeriggio.
«Zoisite?...»
Porc.
Freezer
si era svegliato.
«Cosa
fai sveglia a quest’ora?» borbottò il
tiranno, mettendosi a sedere sulla sponda
del letto «Tu di solito ti alzi all’ora dei
bambini… di’, ma ti sei fatta una
doccia? Perch-»
«QUESTA
È UNA GAMBA DI MUMMIA!» urlò
Zoisite, afferrando la gamba di Freezer e stringendola con tutta la
forza che
aveva.
A
volte certi video di YouTube erano deleteri, altre volte invece
potevano
ispirare strategie di distrazione bizzarre.
Efficaci, sì, ma sempre molto
bizzarre.
«Si
può sapere che diavolo stai facendo?!»
allibì Freezer, cercando di staccarla
dalla gamba.
«
QUESTA!... È UNA GAMBA DI MUMMIA!»
«La
vuoi piantare di fare l’idiota?! Si può sapere
cosa ti dice il cervello?! Zoisite! Lascia la gamba!» le
intimò, non capendo cosa accidenti le fosse
preso.
« QUESTA
È UNA GAMBA DI MUMMIAH!» urlò
un’ultima volta, per poi lasciare la gamba, strizzare le
palpebre, mostrare i
denti e restare immobile e in silenzio con quell’espressione
assurda.
Inizialmente
Freezer aveva pensato che Zoisite stesse semplicemente facendo
l’idiota ma,
dopo averla guardata meglio, iniziò a venirgli qualche
dubbio.
Sembrava
come se lei non avesse la minima idea di cosa stava facendo, a dirla
tutta
sembrava che non si stesse neppure accorgendo della sua presenza.
«Non
vorrai dirmi che oltre a essere una rompiscatole sei anche
sonnambula?!» si
stupì.
“Bravo,
Moira, bravissimo, convinciti che io sia sonnambula”
pensò la shadowjin.
«Ci
mancava solo questa! Quelle notturne erano le mie sole ore di pace, e
questa
cosa fa? Diventa sonnambula. Certo. Mi sembra giusto»
borbottò Freezer,
rassegnandosi ad alzarsi dal letto. Si era svegliato poco
più di un’ora prima
del previsto, tornare a letto non valeva la pena.
Andò
in bagno e, quando ne uscì, vide Zoisite ancora bloccata
nella stessa
posizione.
La
sua unica reazione a riguardo appena prima di uscire dalla stanza fu un
breve
facepalm; se non altro ebbe il buongusto di evitare di chiedersi
cos’avesse
fatto di male per meritarsi una simile piaga.
Dovendo
percorrere il corridoio fu costretto a passare davanti alla suite di
Cooler,
che momentaneamente era occupata da Lord Beerus…
«È
incredibile che ce l’abbia fatta».
«Più
per dabbenaggine altrui che per la propria astuzia, però
sì, in effetti è
incredibile».
Anzi,
da entrambi, a giudicare dal fatto che aveva appena sentito,
nell’ordine, le
voci di Cooler e Beerus.
Cosa
ci faceva Cooler nella suite insieme lui a quell’ora assurda
del mattino? Che
stessero tramando ai suoi danni?!
O
forse il motivo era un altro,
pensò,
ancor più attonito di quanto fosse stato per il
sonnambulismo di Zoisite.
“D’accordo,
non posso dire di conoscere granché Lord Beerus, ma io
credevo che avesse altri
gusti!” pensò “E Cooler non ne
parliamo… Eh! Va’ a vedere che Cooler ha sempre
finto di essere eterosessuale per tutto questo tempo ma in
realtà non lo è!
Motivo per cui non si è mai sposato! Torna tutto!”
Non
poteva sapere che i due si erano solo fatti una doccia -non insieme,
ovviamente- e che se Cooler si era trattenuto ulteriormente era stato
soltanto
perché aveva sentito Zoisite urlare riguardo la gamba di
mummia, motivo per cui
lui e Lord Beerus, incuriositi, si erano messi a origliare grazie alle
orecchie
di quest’ultimo; da grandi orecchie derivano grandi
capacità di farsi i fatti
altrui.
L’icejin,
con un sorrisetto malvagio, bussò alla porta.
«Buongiorno! Quest’oggi siamo
tutti mattinieri!...» li salutò da fuori,
sorridendo ancor più largamente quando
aprirono la porta «Avete passato una bella nottata? Vi siete
divertiti?»
«Aaah,
allora non ci eri cascato davvero!» esclamò
Beerus, pensando che Freezer fosse
vagamente sarcastico «“Gamba di mummia” e
sonnambulismo… ma per favore, era
palese che stesse facendo finta. Quale demente non l’avrebbe
capito?»
Calò
un silenzio di tomba.
Cooler
si coprì il volto con una mano. Contrariamente al fratello
non ebbe altrettanto
buongusto nel domandarsi cos’avesse fatto di tanto male per
meritare di aver
passato una serata alcolica con qualcuno che -assurdamente- non era
stato in
grado di intuire che se Freezer avesse davvero capito il giochetto di
Zoisite
non sarebbe stato così tranquillo.
Peccato
che la frittata ormai fosse stata fatta e che potessero dire addio a
quelle
orette di pace in più…
come
sottolineò anche il successivo profluvio di imprecazioni,
bestemmie e
maledizioni: tutte urlate, tutte indirizzate al “gatto
pulcioso, coglione,
idiota, demente, cretino ignorante babbeo” e tutte
provenienti da Zoisite che,
sentendo Freezer dare il buongiorno, si era messa in ascolto.
«TUUU!
Va a scuà el mar cun
la furcheta! C’at vègna un cancher! Mannaggia
kitammuort’!»
sbraitò la shadowjin, uscendo fuori dalle ombre
direttamente davanti a Lord
Beerus «Per chi l’ho fatta io tutta la sceneggiata
da sonnambula se poi tu apri
la bocca e dai fiato?!»
«LO
AVREBBE SCOPERTO COMUNQUE, RAZZA DI
IMBECILLE!» sbraitò il dio di rimando,
furibondo tanto per la mancanza di
rispetto quanto per il fatto di aver capito solo
“tu” e “mannaggia” nella prima
parte del discorso.
Osservando
e sentendo tutto ciò, Freezer si stava chiedendo solo una
cosa: “Che diavolo
hanno combinato questa notte?!”
Guardò
sua moglie e Beerus che continuavano a urlarsi addosso, poi
guardò Cooler, che
dalla faccia che aveva era sicuramente al corrente
anch’egli…
“Mia
moglie, quasi sicuramente ubriaca, è stata per tutta la
notte insieme a due
esseri viventi di sesso maschile di cui uno è COOLER
”.
La
sua aura raggiunse un picco di potenza tale da far pensare a Cooler che
da un
momento all’altro avrebbe raggiunto la tanto agognata quinta
forma, ma anche la
sesta, ma anche la ventesima; per
la
prima volta iniziò a sentirsi quasi vagamente allarmato.
«…ehm.
Comunque è lui che era ubriaco marcio ed è voluto
uscire a cercare da wae e tutto il
resto» disse
rapidamente Zoisite, indicando Beerus «Quindi
è tutta colpa sua! A più tardi,
marito!» esclamò, per poi scomparire
rapidamente nelle ombre.
«Ma
tu guarda che razza di infame!» sbottò Lord
Beerus, indignato.
Freezer,
ancora pericolosamente in silenzio, rivolse lo sguardo a Cooler.
«Non
guardarmi in quel modo, non sono io quello che stanotte ha palpeggiato
il seno
di tua moglie! Lo ha fatto lui!» si difese
l’icejin, cercando di spostare
altrove l’attenzione e indicando Beerus
«È lui ch-»
Non
riuscì neppure a finire la frase, perché Freezer
e Beerus gli tirarono un pugno
in faccia nel medesimo istante, facendolo volare fuori dalla stanza
dopo aver
sfondato una parete.
«Io
li detesto, quei due» affermò Beerus, con aria
omicida «Lui forse più di lei,
rimpiango di averlo seppellito vivo, invece che morto».
«Dunque
lei ha palpeggiato mia moglie?»
Per
quanto Freezer cercasse di controllare il tono di voce era fin troppo
evidente
quanto fosse grande la rabbia che ribolliva sotto quella sottilissima e
malfatta patina di calma.
Non
contento di mangiare e dormire a scrocco in casa sua, non contento di
avergli
causato una tensione terrificante per due giorni interi,
quell’inutile
gattaccio si era perfino ubriacato insieme a sua moglie, osando toccare
con
mano ciò che solo e soltanto lui aveva diritto di toccare.
Non
era accettabile.
«Sì,
in effetti sì» ammise il dio, seccato
«Ma-»
I
pugni di Freezer furono veloci, ma il Dio della Distruzione lo fu
ancora di
più, tanto da riuscire ad afferrare senza
difficoltà i polsi del tiranno.
«Cosa
vorresti fare, tu?»
«Hai
osato toccare mia moglie, ti strapperò le mani dai polsi per
questo!» lo
minacciò l’icejin, col solo risultato di
ritrovarsi a emettere un lamento di
dolore puro nel sentire che tra poco sarebbero state le sue, di mani, a
venire
staccate dai polsi.
«Punto
primo: non l’ho toccata di proposito. Non sono il tipo che fa
certe cose e, sia chiaro, tua moglie non mi piace per niente»
disse Beerus, gelido
«Punto secondo…»
Esercitò
ulteriore pressione sui polsi e, non contento, fece crollare a terra
Freezer
assestando con a coda un colpo alle sue ginocchia.
«Se
anche io avessi voluto passare questi tre giorni chiuso con lei nella
tua
camera da letto, a rompere il materasso per il troppo utilizzo, tu non
avresti
potuto impedirmelo» proseguì il dio «Non
sei abbastanza forte né lo sarai mai.
Ricorda sempre con chi stai parlando» gli intimò
«E adesso voglio andare a
godermi un’abbondante seconda
colazione, a fare gli auguri ai tuoi figli quando si sveglieranno e, in
seguito, partecipare alla loro festa di compleanno. Senza che tu mi
secchi
ulteriormente» concluse, lasciando andare i polsi di Freezer
per poi andarsene
senza rivolgergli neppure un ulteriore sguardo.
Freezer
rimase per un bel pezzo da solo in quella suite, a tremare di rabbia e
digrignare i denti perfettamente conscio del fatto che, purtroppo,
tutto ciò
che aveva detto quel maledetto felino spelacchiato riguardo la loro
disparità
di forza era la pura verità… per ora.
Un
giorno contava di liberarsi di quel bastardo spelacchiato e fargli
pagare caro
ogni gesto arrogante.
Fece
un respiro profondo, cercando di riacquisire il controllo di se stesso.
Non
c’era molto altro che potesse fare al momento, se non
consolarsi col fatto che Beerus
se ne sarebbe andato quel giorno, che questi non aveva importunato sua
moglie
con la reale intenzione di farlo e che aveva già tirato un
bel pugno in faccia
a Cooler, attività che faceva sempre bene
all’umore.
Con
Zoisite fuggiasca nelle ombre se la sarebbe vista a fine giornata, dopo
la
festa, quando sarebbero rimasti finalmente soli.
“Ha
più di una cosa da spiegarmi, incluso ‘da
wae’ e… e Beerus che ha seppellito
vivo Cooler?” pensò, perplesso
“Perché quando ci sono io queste cose non
succedono mai?!”
***
Era
fuor di dubbio che quando qualcuno nel clan Cold dava una festa, questa
fosse
sempre in grande: al compleanno dei quattro gemelli erano presenti
tutti gli
esponenti della nobiltà degli icejin -quelli che erano
rimasti da dopo l’ultima
guerra- con relativo seguito e relativi rampolli, coi quali i figli di
Freezer
potevano divertirsi a giocare.
Nonostante
la mattinata tesissima sembravano essere tutti riusciti a far
sì che nulla di
quanto era accaduto influisse sulla festa dei bambini, ed era giusto
così,
perché avevano tutto il diritto di godersi la loro festa
senza che questa fosse
rovinata da questioni che non li riguardavano.
«Avete
organizzato una bella festa» si complimentò Regina
Ice «I bambini sono molto
felici».
«L’importante
è questo, visto che oggi è la
“loro” giornata» disse Zoisite.
Era
seduta di fianco a Freezer, che in presenza dei genitori stava cercando
di comportarsi
come se nulla fosse -e lei stava facendo la stessa cosa- ma Zoisite era
fin
troppo consapevole del fatto che quella sera sarebbe scoppiato un bel
litigio;
un litigio che avrebbe potuto essere evitato, se lei il giorno
precedente non
si fosse messa a bere come una spugna mentre giocava a carte.
«Tu
però hai l’aria un po’stanca,
Zoisite» notò Regina Ice «Va tutto
bene?»
«È
stata un po’una nottataccia… tanti pensieri per la
testa» minimizzò la
shadowjin.
“Tanto
vino, più che altro” pensò Freezer,
bevendone un bicchiere.
«Sai,
a volte avere ospiti in casa genera un po’ di
tensione» continuò la donna
alludendo a Lord Beerus, che si stava abbuffando a poca distanza da
loro.
«Già!
La povera Zoisite ha perfino avuto un attacco di sonnambulismo, per
colpa di
questa tensione» disse Freezer, con un velo di sarcasmo
«Ha scambiato la mia
gamba per una gamba di mummia… e io ho avuto una mezza
voglia di rinchiuderla in
un sarcofago! Zoisite. Non la mia gamba».
«Sembri
piuttosto teso anche tu, figliolo» osservò Re Cold
«Beh, come non comprenderti?
Avere il Dio della Distruzione in casa per giorni non è
semplice. Piuttosto, ho
motivo di credere che Cooler possa aver trovato una donna di cui non ci
ha
ancora parlato».
«Sul
serio?» sorrise Regina Ice «Potrebbe essere una
buona notizia. Da cosa l’hai
capito?»
«Non
so se sia una buona notizia, Ice, perché il nome non era
tipico della nostra
razza. L’ho sentito parlare al telefono di una certa
“Spencer”. L’ha fatto
anche in termini poco consoni alla sua posizione, oltretutto,
perché ha
accennato a una “carrozzeria da favola”».
Zoisite
sbuffò una risata. «Nah, non preoccuparti, ha solo
trovato una nuova
automobile. Quella vecchia, Carson, è andata un pochino
distrutta».
Re
Cold e Regina Ice si guardarono, per poi sospirare.
Intanto
Lord Beerus, che aveva appena divorato l’ennesima fetta di
dolce, stava andando
in cerca di ulteriori prelibatezze…
«Lord
Beerus, lei conosce la via?»
La
voce di Whis, sopraggiunto non si sa quando -per di più alle
sue spalle- lo
fece addirittura sobbalzare. «M-ma cos- tu quando sei
arrivato?!»
«In
tempo per il dolce, direi» rispose l’angelo, che
stava facendo volare un piatto
con sopra una fetta di torta «La mia visita ai parenti
della Nebulos 66 è terminata».
«Alla
buon ora! Devo ancora capire cosa ti sia saltato in testa, come hai
potuto
mollarmi qui da solo?!» brontolò Beerus, pensando
che forse prima aveva sentito
male. Era improbabile che Whis gli avesse veramente chiesto-
«Oh,
può stare sicuro che non lo farò mai
più. Non permetterei mai che finisca col tatuarsi
al centro della fronte una riproduzione in scala del suo organo
sessuale: visti
i precedenti non sarebbe troppo improbabile».
Invece
sì, glielo aveva chiesto… ovviamente. Era stato
sciocco a sperare che Whis non
venisse a sapere nulla. «Non l’ho fatto di
proposito, va bene?!» sibilò «Non
farla lunga! Non devo giustificarmi con te, io sono il dio, tu
l’assistente!»
«Ha
ragione. Io sono l’assistente e lei è il dio che
per un mese non mangerà
gelato» disse Whis, con un sorriso molto fuori luogo.
«MA-»
«Due
mesi».
«Tu-»
«Tre
mesi».
«Ma
insomma! Sono-»
«Un'altra
parola e diventeranno cinque» lo interruppe
l’angelo, con un sorriso ancora più
largo.
«Va’
in mona!» sbottò Beerus, senza sapere
bene perché -né il vero significato, a dirla
tutta.
Whis,
potendo capire ogni lingua del Multiverso -dialetto veneto incluso-
smise di
sorridere. «Sì, un anno senza gelato non le
farà male. Parbleu, il
virus di maleducazione della moglie di Freezer è
contagioso».
«Già:
ma poi la “mona”
cos’è?»
Whis
emise un breve sospiro. Per fortuna la loro permanenza su Pianeta
Freezer N.1
poteva definirsi giunta al termine.
Volendo
avrebbe avuto tante osservazioni da fare, tanti suggerimenti da dare a
chiunque
-in primis evitare di bere- ma sapeva benissimo che sarebbe stato
inutile.
Ora
come più di quattro anni prima, era sempre inutile aiutare
chi non accettava consigli.
Ci sono voluti
mesi, ma anche questa raccolta è giunta al
termine.
Ringrazio
infinitamente:
-
vermissen_stern e Rising_Phoenix per le consulenze linguistiche in
questo capitolo :'D per la cronaca, "Va
a scuà el mar cun
la furcheta" si traduce
letteralmente con "Vai a
scopare il mare con la forchetta" e serve quando si vuole mandare a
quel paese qualcuno :)
- tutti coloro
che di recente per una ragione o per l'altra hanno
voluto fare conoscenza con la serie "Ombre";
- last but not
least, tutti coloro che dopo anni di assenza da parte
mia si sono riavvicinati a Zoisite e tutto il "disagio burino
abbestia" (la definizione è di un'amica. Mai sentita una
più accurata xD) che la accompagna.
Mai avrei
creduto che, dopo tutto il tempo che era passato, questa
raccolta potesse ricevere tanto sostegno. Abitanti del fandom di
Dragonball, voglio che sappiate che siete stati meravigliosi :)
Detto
ciò mi dileguo. Magari per un nuovo ritorno non ci
vorranno altri quattro anni!
Alla prossima,
_Dracarys_
ps.: se qualcuno ha letto la mia raccolta "Tales of the Golden Age"
dovrebbe aver riconosciuto Vliegen :'D
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