Forse non da sempre...

di orchidee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Capitolo 1 Lesse la lettera e capì che le ragioni di quell'allontanamento non erano quelle descritte. Sapeva che se ne era andato per l'amore che provava a per lei. Sapeva che lo aveva perso. Si sentì vuota. Aveva regalato a quell'uomo gli anni della sua giovinezza. Si sentiva vecchia, sola e vecchia. Era una donna che non aveva più nulla per cui combattere. Ci aveva sperato. Aveva lottato ma aveva perso. Lui amava quella donna. Per un attimo aveva pensato di raggiungerlo, di convincerlo a tornare con lei. Ma era stanca e l'unica cosa che voleva era che quella giornata finisse presto. Però non sarebbe andata così. Sapeva che avrebbe dovuto affrontare la sua amica Patrizia, le sue domande, i suoi consigli e le sue confidenze indesiderate, poi sarebbe stata la volta di Margherita, la sua ex quasi suocera, con altre domande e consigli, il fratello Daniele, che non le avrebbe fatto alcuna domanda ma avrebbe cercato di convincerla a liquidare l'azienda. E lei. Affrontare lei sarebbe stata la cosa peggiore, la più difficile. Ripose la lettera, si sistemò la giacca e si guardò nel piccolo specchio che teneva nella borsa. Non c'erano lacrime a rigarle il volto, era ancora perfettamente truccata, i capelli in ordine. Le sembrò strano. Avrebbe giurato che leggendo la lettera avesse pianto. Forse le lacrime erano finite. O forse il dolore aveva lasciato semplicemente il posto alla rassegnazione. Se doveva parlarle era meglio farlo subito. Uscì dal suo ufficio e si diresse verso la presidenza. “Marceeee... Ma che sta succedendo? Dove è finito Armando?” “Patrizia, ha deciso di partire per un viaggio di lavoro per instaurare accordi commerciali, non hai visto la lettera?” “No, Marce, le racchie non hanno voluto darmene nemmeno una copia! Quelle disgraziate!” “Senti Patrizia, adesso non posso parlare. Ti prego lasciami da sola!” “Oh Marce, dai! Va bene adesso vai pure ma poi mi dirai che cosa è successo! Perché io non sono stupida e ho capito che qualcosa non va!” “Va bene Patty, ora però per favore, rimettiti al lavoro!” Ecco, il primo supplizio. Ed erano solo le 9 e 30 del mattino. Voleva solo tornare a casa, fare un bagno e dormire per almeno dieci giorni. Bussò alla porta e non attese il permesso di entrare. “Signora Marcella...” “Beatrice, non sono qui per parlare di Armando, di lei, di voi. Voglio solo capire cosa intende fare!” “Beh, ecco, io credo che sia necessario indire subito una riunione per fare il punto della situazione, ho chiesto a Nicola un bilancio che sarà pronto prima di mezzogiorno, e io sto preparando le previsioni dei prossimi mesi. A questo proposito mi chiedevo se potesse preparare un prospetto dei punti di vendita...” “Va bene, entro il pomeriggio sarà pronto, glielo porto appena possibile.” Era vinta, completamente vinta. “Ecco signora Marcella, il suo prospetto dovrà essere allegato al bilancio e alle mie previsioni, per questo motivo consegni tutto a Nicola per favore, io ho degli appuntamenti con il direttore della Banca Monréal e con alcuni fornitori e sarò irreperibile almeno fino al primo pomeriggio. Ho già chiesto ad Annamaria di avvertire tutti i soci e i dirigenti per questo pomeriggio intorno alle 16...” “Betty, mi dica, ha già in mente come rimpiazzare due dirigenti come Armando e Mario?” “Ho alcune proposte, ma vorrei discuterne più tardi. Con lei vorrei farlo prima della riunione...” “Bene, preparerò il prospetto e lo consegnerò al dottor Mora, quando tornerà in ufficio mi faccia avvertire e discuteremo della situazione.” Senza aspettare reppliche Marcella uscì dalla presidenza e si precipitò nel suo ufficio. Non fu stupita quando alle scrivanie delle segretarie non trovò nessuno. Immaginò fossero impegnate a spettegolare delle novità, a trarre conclusioni e a sparlare di chiunque non portasse il nome della loro amica. Non poté evitare però la sua di amica, Patrizia. Le chiese come stava, ma Marcella intuiva che non era davvero interessata a conoscere il suo stato d'animo, era solo curiosa di sapere che fine avesse fatto il suo ex capo e del perché se ne fosse andato così all'improvviso. Poi dopo aver snocciolato i soliti consigli passò a raccontarle di come fosse riuscita a convincere quello stupido di Nicola Mora a consegnarle le chiavi della macchina. “Patrizia, non credi di esagerare? Non credi che quell'imbecille non meriti di essere trattato così?” “E perché scusa? Non l'ho certo obbligato! Me le ha date di sua spontanea volontà!” “Dimmi Patty, ti sei mai chiesta il perché? È innamorato di te, farebbe qualsiasi cosa per compiacerti!” “Già...” Rise divertita Patrizia. “Bene, vedo che non capisci! Fai attenzione però, perché anche Armando ha giocato e usato Beatrice. Ma il gioco gli si è rivoltato contro e guarda come sono andate le cose!” “Marceeee... Ammetto di giocare un po', ma credi che potrei innamorarmi di quel cretino? No, Marce! Quando lui e quella racchia di Betty se ne saranno andati dall'Ecomoda, lo saluterò come se niente fosse! Ma fino a quel momento ho tutto il tempo per convincerlo a darmi la macchina definitivamente!” “Senti Patrizia, ora devo lavorare. Portami i dati dei punti vendita che hai ricevuto questa mattina! E muoviti, Patrizia! Devono essere pronti prima di mezzogiorno!” “Vado, vado! Tranquilla eh! Non ti arrabbiare!” “Vai, Patrizia! Muoviti.” Finalmente la sua segretaria uscì dall'ufficio e lei rimase sola. Non sopportava più la sua amica. Non quel giorno. Era così superficiale, materialista. Le voleva bene, ma non riusciva a capire come poteva giocare così con i sentimenti di una persona. Non le faceva pena Nicola. Per lei, lui se l'era cercata! Lui, un ometto tanto ridicolo e patetico, senza un briciolo di classe, brutto e impacciato credeva davvero che una donna bella come Patrizia, abituata al lusso e agli ambienti più sofisticati della città, potesse davvero essere interessata? No! Meritava di soffrire! Ripensò a Betty. Non le era sembrata affranta e distrutta per l'abbandono di Armando. Era successo qualcosa che lei non sapeva tra loro due. Era evidente. I due si erano visti, parlati. La decisione di Armando non l'aveva stupita. Lei sapeva. Probabilmente era una decisione condivisa. O era stata lei ad imporgli di andarsene, forse minacciandolo di lasciare la presidenza e rovinando tutto il lavoro che era stato fatto... Sì, era così! Beatrice lo aveva cacciato. O forse no... Forse Armando era andato via per dimenticarla. Si sentiva impazzire. Patrizia le porto i dati che le aveva chiesto e prima che potesse ricominciare a parlare le ordinò di uscire e di svolgere il lavoro per cui era pagata. Bene, doveva lavorare anche lei! Perché una cosa giusta Patrizia l'aveva detta. Beatrice presto se ne sarebbe andata dall'Ecomoda, portandosi dietro quel cretino del suo amico, l'azienda sarebbe tornata in mano ai Valencia e ai Mendoza. Ecco, quello era il suo traguardo. Quello che Marcella decise di raggiungere. Il resto si sarebbe risolto, in un modo o nell'altro. “Dottor Mora, ecco il prospetto dei punti vendita chiesto dalla presidente.” “Buon...buongiorno dottoressa Valencia, grazie...” “Se ha bisogno di qualche chiarimento...” “Oh, ecco, sì! Ehm... Vuole accomodarsi?” “No, non voglio! Mi dica che problemi ha?” Non sopportava la presenza di quel cretino! La sua aria da imbranato, quell'atteggiamento da primo della classe, la mettevano a disagio, la innervosivano. Avrebbe voluto tirargli una sedia in testa. Cercò di calmarsi, contò fino a dieci e si decise a collaborare. Il suo obiettivo era quello di chiudere quel terribile capitolo della sua vita e se per farlo doveva accettare di subire la compagnia di quell'ometto, l'avrebbe fatto. “Ok, mi dica, cosa non le è chiaro?” Per il resto della mattinata furono impegnati a mettere ordine nel prospetto e ad allinearlo con il bilancio e le previsioni di Beatrice. “Signora Marcella, abbiamo finito. È molto tardi, immagino che lei ora andrà a pranzo...” “Sì, la saluto!” Marcella uscì dall'ufficio di Nicola e si diresse verso l'ascensore dove fu raggiunta da Patrizia. L'amica le chiese di cosa avessero discusso lei e Nicola e, perso interesse dopo aver saputo che i due avaveno lavorato, si fece invitare a pranzo, con la scusa di parlare di Armando. “Betty, come stai?” “Non lo so Nicola, sono confusa. Ma ieri notte è stata la più bella della mia vita. Ha giurato di amarmi. Per dimostrarmelo ha deciso di andare lontano e di tornare solo quando tutta questa storia sarà finita...” “E tu Betty? Ieri avevi deciso che avresti lasciato L'Ecomoda, che saresti andata a Cartagena, con quel tuo amico...” “È vero Nicola, ma avevo comunque già deciso che prima di andare via avrei sistemato tutti i problemi qui, in azienda.” “Fra poco più di due mesi sarà tutto finito allora? Te ne andrai? Perché non ho ancora capito! Lui è partito per dimostrarti il suo amore, ma tu hai deciso di accettare la proposta di Michelle. Sono confuso! Il mio futuro dipende anche da te, sai?” “Oh Nicola, ma se lui tornasse quando avrò riconsegnato l'azienda alla sua famiglia? Se mi volesse nonostante questo? Se succedesse, Nicola, significherebbe che mi ama davvero!” “Sì, beh, ma allora cosa farai?” “Io lo amo, e credo che anche lui mi ami! E se è così, io voglio lui! non mi importa del lavoro, di Cartagena. Voglio lui! Troverò qualcosa quando lascerò L'Ecomoda, magari la signora Caterina mi assumerà come sua assistente, come in passato...” “Lo spero per te Betty! E magari potresti trovare qualcosa anche per me! Eh? Che ne dici?” “Ma certo Nicola! Ora però dobbiamo prepararci per la riunione di oggi pomeriggio! Su mangia il tuo pranzo! Non ho molto tempo! Prima del consiglio voglio parlare con la signora Marcella delle mie idee per sostituire Armando e quell'odioso dottor Calderon!” “Cosa ne dice Signora Marcella? Crede che la mia idea sia attuabile?” “Sì, non faccio certamente i salti di gioia a dover collaborare con il dottor Mora, lei lo sa bene che io e lui non siamo in sintonia. Ma se questo non rallenterà il cammino per liberci di voi due, bene, sono disposta a sacrificarmi!” Betty si sentì umiliata da Marcella. Non perdeva occasione per mortificarla, dimostrava ogni giorno il suo odio per lei. Ed era sempre stato così. E pensare che Beatrice la ammirava, la considerava come un esempio di stile. Ma non poteva darle torto! Era stata l'amante del suo fidanzato! Era stata la complice di quello che era successo in azienda. “Mi dispiace, glielo dico ancora una volta, poi non me lo sentirà dire mai più! Mi dispiace per come sono stata debole con un uomo fidanzato, di averlo assecondato nel suo piano per nascondere i debiti! Mi dispiace che voi due vi siate lasciati! Ma sappia che fino al momento in cui voi due siete stati insieme, ho mantenuto la promessa!” “Fino a quando siamo stati insieme? Quindi fino alla sera della sfilata? Perché è stata quella notte che Armando mi ha lasciato! E poi? Poi vi siete visti?” “Signora Marcella...” “Quindi è vero! Da ora in poi io e lei non discuteremo mai più di Armando Mendoza. I nostri rapporti si limiteranno al lavoro! Non mi interessa di lei, delle sue scuse, della sua tresca con lui! Non mi prenda però in giro facendomi credere che non sia lei la causa dell'allontanamento di Armando! Bene Beatrice! Facciamo tutti il nostro lavoro, facciamolo per bene e poi ci saluteremo! E questa volta spero sia per sempre!” Marcella lasciò l'ufficio di Betty sbattendo la porta! Corse nel suo e si chiuse dentro, ignorando Patrizia che bussava chiamandola. Era vero, si erano visti! Lui era andato via per lei! E non perché lei lo avesse minacciato! No, l'aveva fatto per dimostrarle il suo amore! Scoppiò a piangere! La rassegnazione era forte, sì, ma il dolore adesso era incontenibile. “Ecco, gentili azionisti, come avete potuto vedere tutte le previsioni sono favorevoli, fra poco più di due mesi è fissata la data per l'udienza in tribunale. Per quel giorno, non solo L'Ecomoda avrà risanato tutti i suoi debiti e saldato ogni cambiale con la Terra Moda, ma pensiamo che avrà già realizzato degli utili che potranno essere suddivisi tra gli azionisti. Avete delle domande?” “Betty, sono molto colpito dal suo lavoro! Sono colpito anche dal dottor Mora!” “Molte grazie signor Roberto!” “Piano con i complimenti! Ancora non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo mi pare! È comunque grazie a lei abbiamo perso il nostro stilista, non è vero dottoressa Beatrice?” Daniele voleva metterla alle corde, era chiaro ma lei non si perse d'animo e replicò prontamente “Non ne sarei così sicura! Ho parlato con il signor Ugo dopo la sfilata della scorsa settimana e la sua decisione non è definitiva! Comunque anche grazie alla signora Caterina, ho una serie di nominativi di stilisti di grande esperienza e di sicura fama che potrebbero sostituire il signor Lombardi, o offiancarlo. Naturalmente questa eventuale decisione sarà presa da voi, che capite più di me di queste cose. Fra due mesi questa azienda tornerà in mano alle vostre famiglie e come già vi avevo garantito sarà sana e senza nessun problema!” “Daniele è solo preoccupato, ma stia tranquilla, sappiamo bene che L'Ecomoda è in ottime mani!” Rispose Roberto “Bene, ma chi sostituirà Armando? E Mario? Non credo si possa continuare in questa direzione senza il loro aiuto!” “Margherita, non preoccuparti, anche per questo problema abbiamo la soluzione! Abbiamo già incaricato Caterina Angel di prendere in carico il lavoro fatto fino ad ora da Mario! Saprà svolgere il compito in maniera esemplare, la conoscete no? Almeno per ora le cose andranno così. Per quanto riguarda l'assenza di Armando non è definitiva. Si è allontanato solo per un paio di mesi e poi sarà nuovamente qui. Io e il dottor Mora ci divideremo le mansioni di Armando che nel frattempo riuscirà a stringere nuovi accordi e a consolidare quelli già presi! Poi quando l'azienda sarà tornata ai legittimi proprietari, indiremo una nuova riunione per redistribuire i ruoli e la presidenza! Cosa ve ne pare? Roberto, Margherita? Daniele, non fare quella faccia! Abbi ancora un po' di pazienza! Anche per me è una situazione difficile! Anzi, lo è più per me che per te!” Finita la riunione Roberto continuò a complimentarsi con Nicola a cui chiese di riflettere sul suo futuro, perché nessuno degli azionisti avrebbe potuto negare le sue capacità e sicuramente avrebbero accettato di buon grado che lui continuasse a ricoprire quel ruolo. Nicola ne fu sinceramente stupito e balbettando imbarazzato ringraziò il signor Roberto. Daniele invece si intrattenne con Betty “Dottoressa Beatrice, mi dica, come ha fatto a convincere quel cretino di Mendoza a lasciare l'azienda? Non posso che congratularmi con lei per questa felice soluzione.” “Non sono io ad averlo allontanato!” “No? Strano! Comunque non importa. Dottoressa Beatrice, l'ultima cena che abbiamo fatto insieme non è andata come avrei voluto, ma mi piacerebbe darle un'altra possibilità! Stasera? Al Le Noir?” Betty guardò quell'uomo senza riuscire a capirlo fino in fondo. Cosa voleva da lei? Era stata molto chiara. Non avrebbe concesso a nessuno anticipi o cifre non previste, finché fosse stata presidente “Dottor Daniele, le ho già spiegato che non avrà alcun trattamento di favore! Credevo avesse capito però che oltre ai soliti dividendi, che non le sono mai mancati, fra due mesi riceverà un ulteriore assegno. Non le basta?” “Ma io questo l'ho capito! Grazie, ma direi che sta solo facendo il suo lavoro! No, Beatrice, voglio portarla a cena per conoscerla meglio! È lei che non l'ha capito!” “Per favore dottor Valencia, non mi metta in questa posizione...” Beatrice era sinceramene imbarazzata, tanto che arrossì e distolse lo sguardo. Non lo aveva mai fatto, nemmeno quando Daniele la trattava come uno straccio. “Beatrice, non c'è bisogno di agitarsi! Riceverà molte proposte come la mia, che a lei piaccia o no! Lei è molto sexy sa? Non si preoccupi, la lascio in pace! Non vorrei che si lasciasse prendere dal panico per l'invito a cena di un uomo e perdesse la concentrazione necessaria per sanare questa maledetta azienda! Perché è di questo che si tratta: di un semplice invito di un uomo! Che peccato che sappia impegnarsi solo nel lavoro...” Daniele se ne andò, lasciandola interdetta. Era stanca, voleva andare a casa a riposare! E non pensare più a niente. Solo a lui! A lui a cui lei aveva riaperto il suo cuore! A lui che le aveva promesso di tornare e di amarla, a lui che amava! Ad Armando Mendoza, l'unico uomo da cui sognava di ricevere un invito a cena. Da circa un mese all'Ecomoda ogni dirigente ed ogni dipendente lavorava a pieno regime. L'ultima collezione di Ugo aveva avuto un successo sopra ogni aspettativa. Da un paio di settimane anche lo stesso Lombardi era tornato. Era evidente che L'Ecomoda per lo stilista era una casa, una famiglia. Ines fu la più felice di riabbracciarlo e insieme si erano messi di impegno per la realizzazione della collezione successiva. Ugo sapeva che il successo della precedente doveva essere ripetuto e raddoppiò il suo impegno. Aveva avuto anche modo di parlare con Beatrice. Il suo atteggiamento aveva cominciato a cambiare, doveva ammettere che la gestione della dottoressa Pinzon aveva permesso che anche le sue creazioni ottenessero quel successo. Marcella si sentiva innervosita anche da quel rapporto appena nato, ma che cresceva ogni giorno. Davvero anche Ugo Lombardi, un suo amico, un uomo che aveva sempre presa in giro Betty, che non l'aveva mai sopportata, si era lasciato sedurre dal fascino di quella donna? Sembrava che nessuno ne fosse immune. I dipendenti si erano affezionati, non solo le racchie, anche i sarti, gli operai. Roberto, che lei considerava quasi un padre, la portava in palmo di mano, dimenticandosi che era anche colpa sua se si trovavano in quella situazione, Margherita, la donna che era la sua complice, la sua confidente, la sua più grande sostenitrice, aveva imparato non solo a rispettarla, ma quasi ad ammirarla. E ora Ugo, che le sbatteva in faccia la loro nuova amicizia. Le restava solo Patrizia! Era l'unica che come lei, non accettava Beatrice! Non perdevano occasione per criticarla e mortificarla. Patrizia poi aveva consolidato il suo rapporto con quello sciocco di Nicola Mora, e si sentiva sicura che nessuno potesse mettere in discussione il suo lavoro, nemmeno il presidente dell'Ecomoda. Patrizia era decisa a sfruttare fino in fondo le possibilità che la sua relazione con il vicepresidente le dava. Non le importava se presto le cose sarebbero finite, anzi, non vedeva l'ora di liberarsi di Nicola. Ma intanto lui le aveva saldato i debiti, le aveva regalato l'auto, quella che lei aveva sempre considerato sua, e il cellulare. Marcella trovava il suo comportamento disgustoso, ma non erano affari suoi. A lei importava solo che presto si sarebbe liberata di Betty, che l'incubo che stava vivendo da tanti mesi stesse per finire. “Marcella, hai visto i giornali?” “Cosa? No Margherita, non ne ho il tempo! Cosa succede?” “Armando! Parlano di lui e di quella che pare sia la sua fidanzata! A me lui non ha detto nulla! Ma ci sono delle foto. E sono abbastanza esplicite!” “Ma di cosa parli? Quali foto? Sono foto di lui e... E Betty?” “No Marcella! Lui è a Caracas con la venezuelana! Ricordi? Quella del franchising...” “Margherita, tra loro non c'è niente! Io lo so! Lui ama Beatrice!” “Marcella ti prego! Guarda i giornali. Armando ha una relazione con Alessandra Sing!” “I fotografi e i giornalisti hanno sicuramente tratto le conclusioni errate! Tra lui e quella donna c'è solo un'amicizia!” “Ma nelle foto si stanno baciando... Marcella forse Armando l'ha dimenticata! E quando tornerà a Bogotà...” “Margherita, quando tornerà a Bogotà cosa? Lui la cercherà e staranno insieme! Nessuno potrà impedirlo! Ma anche se questo non succedesse, credi che io meriti di essere la terza scelta di tuo figlio? Credi forse che non possa meritare qualcosa di meglio di un rapporto malato basato solo sulla pietà? Per favore Margherita, non sperare che mi umili ancora una volta! Anche io ho una dignità!” “Tesoro, ma tu lo ami, da sempre, e forse le cose potrebbero cambiare!” “E quindi dovrei continuare a vivere in funzione delle scelte di tuo figlio? Davvero? Davvero? No basta Margherita! Ora scusami ma sto cercando di buttarmi il passato alle spalle, sto dimenticando l'amore malato che mi ha unito ad Armando! E sai una cosa? Ci sto riuscendo! Lo sai che sono settimane che non pensavo a lui? Adesso, scusa, ma devo lavorare!” Marcella non aspettò la replica di Margherita e riattaccò il telefono. La curiosità però la spinse ad aprire internet e a cercare le notizie a cui Margherita si riferiva. Rimase un momento ad osservare quelle foto. Sembravano davvero eloquenti. Gli articoli erano i soliti trafiletti, ma le foto no. Armando e Alessandra sembravano in sintonia, complici. Armando aveva davvero dimenticato Beatrice? Non era importante! Lei non sarebbe tornata sui suoi passi! L'ossessione per Armando doveva finire! Ciò che lui faceva della sua vita non la riguardavano più! Ma sorrise al pensiero di quanto quella notizia avrebbe fatto male a Betty! Sapeva bene che dopo tutto quello che era successo Beatrice non avrebbe perdonato Armando. Anche se in un certo modo si erano chiariti, la fiducia di lei era stata tradita di nuovo. E conoscendola sapeva che tra loro tutto sarebbe finito! Le settimane seguenti passarono in fretta. Marcella vedeva Betty sfiorire ogni giorno, era chiaro che il dolore provato dalla sua rivale era enorme! Il mattino arrivava e non usciva dal suo ufficio nemmeno durante la pausa pranzo, lavorava duro e non si concedeva pause. Vedeva che nemmeno con le amiche della banda chiacchierava più come prima. Si limitava a parlare con Nicola Mora e spesso con Ugo, che ormai non nascondeva la simpatia per la presidente, e con Caterina. Una mattina si incontrarono in ascensore, Betty tenne lo sguardo basso. A Marcella sembrò stesse piangendo. “Mi dispiace” si limitò a dirle, ed era sincera. Betty la guardò negli occhi e Marcella vide la disperazione, lo smarrimento e la paura in quello sguardo. Si sentì per la prima volta vicina a Beatrice, alla sua rivale e le mise una mano sulla spalla. Tra di loro non ci fu più alcun incontro se non durante le riunioni per la preparazione del consiglio.

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Capitolo 2
*** 2 ***


 
Capitolo 2
 
“Molto bene signori. Da oggi i Mendoza e i Valencia, sono tornati i legittimi proprietari dell'Ecomoda. Voglio ringraziare la dottoressa Pinzon e il dottor Mora per il lavoro svolto, per averci restituito un'azienda sana, senza debiti e più florida di quando ho lasciato la presidenza! Signori, la TerraModa continuerà la sua attività, ma non ci sarà alcuna connessione con l'Ecomoda! La dottoressa Pinzon continuerà a gestirla. Bene! Adesso dobbiamo pensare a chi prenderà il posto di Betty alla presidenza... Ne è davvero sicura? Per noi sarebbe un piacere confermarle il suo ruolo...”
“No, signor Roberto! Non è vero! Nessuno dei soci vuole che continui a lavorare qui! La ringrazio per la fiducia e per le sue parole, ma ho già risolto la mia vita. Tra qualche giorno assumerò la direzione di un'altra società e va bene così! Del resto ora che siete tornati in possesso dell'Ecomoda non avrete problemi a trovare un sostituto.” Le parole di Betty colpirono tutti i presenti che in qualche modo si sentirono responsabili delle sue dimissioni.
“Bene Beatrice, ma le chiedo di aspettare ancora qualche settimana, quando tornerà mio figlio e potremo effettivamente votare per un nuovo presidente.”
“Mi dispiace, ma ho già preso un impegno con altre persone. Per favore assuma lei l'incarico, almeno fino a quando non potrete assegnarlo a qualcun altro.”
“Roberto, Beatrice ha preso la sua decisione. Da domani avremo un nuovo presidente, dobbiamo solo stabilire chi assumerà questo onere per il periodo che ci separa dal ritorno di Armando”
Marcella aveva raggiunto il suo obiettivo. Si era liberata di Betty, ma contemporaneamente sapeva che sostituire una professionista capace e brillante come lei sarebbe stato difficile.
“Dottoressa Beatrice, io sono ormai in pensione e non ho davvero la forza per gestire una così grande responsabilità. Armando sarà presto di nuovo presidente. Ha dimostrato di essere cambiato ma fino ad allora è necessario che uno di noi presenti si addossi l'onere della presidenza! Marcella? No? Daniele, a te non lo chiederò perché la tua intenzione è quella di venderla e dividerla! Bene, non mi resta che suggerire il nome del dottor Mora!”
“Roberto! Ma cosa dici?” Margherita si alzò dalla sedia sconvolta
“Margherita, Roberto ha ragione! Il dottor Mora ha dimostrato di essere un ottimo dirigente, io approvo la mozione di Roberto e il mio voto è per Nicola Mora. Gutierrez, il suo?”
“I approve!”
“Roberto ha già espresso il suo voto, Maria Beatrice?”
“Oh, tu che dici Marcella? Io sono d'accordo con te!”
“Molto bene, Margherita, Daniele?”
“Marcella, davvero pretendi che dia il mio voto a questo... Questo dottor Mora? Mi astengo! Certo è che nemmeno Armando avrà il mio voto! Lui sta bene dove sta! Lontano dall'Ecomoda, in compagnia di quella venezuelana! Che se lo tenga stretto!”
Marcella guardò Beatrice che abbasso la testa distogliendo lo sguardo.
“Tocca a me? Tocca a me dare un voto? Bene! Io voglio come prima cosa chiedere scusa alla dottoressa Pinzon! Betty! Sono stato ingiusto con te! Ho sottovalutato le tue capacità! Sei stata capace di esaltare il mio lavoro, mi hai spronato a dare tutto me stesso! Quindi grazie! Vorrei rimanessi, ma comprendo molto bene le tue ragioni! La nostra però è ormai un'amicizia e non finirà oggi! Sappilo! E ora ecco il mio voto! Sì, voto per il mostriciattolo numero due!” Disse Ugo, poi rivolto a Nicola 
“Lei è brutto, goffo, imbranato e sgraziato, ma è evidentemente un grande economista! Ha la mia fiducia ma a condizione che mi permetterà di rivestirla, di pettinarla, di insegnarle come ci si comporta! Perché questa è una casa di moda! Lei dirigerà un'azienda dove si crea la bellezza, l'eleganza e se la nostra amica è diventata quello che è, allora per il bene dell'Ecomoda anche lei dovrà cambiare la sua immaginae!”
Nicola era interdetto, davvero quella gente che lo aveva sempre osteggiato e guardato dall'alto in basso lo stava eleggendo a presidente della loro azienda?
“Dottor Mora, cosa ne pensa?” Chiese il signor Robero
“Sì dottor Mora, cosa ci dice? Sappia solo che dovrà dimostrarsi all'altezza dottoressa Pinzon, ma del resto non avrà difficoltà ad essere un presidente migliore di Armando!” Replicò Daniele sprezzante
“Ecco, io... Ecco io non so che dire... Dovrò gestire la Terra Moda...”
“Ma la gestione di quell'azienda non le porterà via molto tempo, e poi si ricordi che presto ci sarà un nuovo consiglio! Le offriamo questo incarico per un periodo di tempo limitato... Non vogliamo pregarla...”
“Nicola sarà un presidente migliore di me! Non vi pentirete della scelta! Anche se il suo incarico non è definitivo saprà stupirvi. Bene, ora io vado. Comincio da subito a sgombrare la scrivania! Arrivederci a tutti e... Arrivederci!” Betty si alzò dalla sedia e si diresse verso il suo ufficio, Nicola fece per e
Seguirla ma fu fermato da Roberto e Daniele che pretesero di ratificare la decisione e discutere con lui i programmi da sviluppare. Marcella invece uscì dalla sala riunioni e si avviò da Beatrice.
“Quindi è tutto finito?”
“Non era quello che voleva signora Marcella? Vi ho restituito l'azienda e me ne vado!”
“Non credevo che l'avrei mai detto, ma grazie! Ha svolto un lavoro eccellente! Devo ammettere che mi ha stupito Betty! Ma non sono qui per questo! Ha deciso di andare via senza aspettarlo?”
“Signora Marcella, non voglio parlare con lei di questo!”
“Bene, lo capisco! Ma lei sa che lui la cercherà! Lei sai che non finirà proprio niente scappando!”
“Non sto scappando! Ho assunto un incarico importante. Tutto qui!”
“Non è così e lei lo sa bene! A Bogotà avrebbe potuto trovare qualunque lavoro, lei va via per lui! Avete mai parlato da quando è andato via?”
“No, e a questo punto non mi interessa!”
“Davvero? Perché allora è in questo stato? Sembra non dorma da giorni...”
“Mi spiace non essere in forma, ma sono molto stanca! Comunque no, non abbiamo parlato. Quando ci siamo lasciati lui mi ha promesso che mi avrebbe lasciato lavorare. Che mi avrebbe dato il tempo per capire che era me che lui voleva e non l'azienda. Ma sappiamo tutte e due che le promesse di Armando sono sincere solo fino al momento in cui ha la possibilità di divertirsi. E io non intendo cadere di nuovo nella sua tela! Sono stata ingenua due volte! Non capiterà la terza! Non ora... non ora che sono... No, ho l'opportunità di ricostruire la mia vita lontano da tutti questi intrighi e bugie, non intendo cambiare idea!”
“Molto bene! Ha deciso! Vorrei però che sapesse che Armando si innamorò di lei prima di vederla cambiata! Una sera si fece quasi uccidere in un locale perché impazziva dal dolore senza di lei! Tornammo insieme, ma Armando non ci credeva! Era lei che amava e io ero solo qualcuno a cui appoggiarsi...”
 “Forse... ha giurato di amarmi, che non avrebbe smesso. Io gli ho creduto, ma a cosa è servito? Alla fine il dottor Armando non è cambiato! E io sono stanca di subire le sue umiliazioni...”
“E se non fosse vero? Se i giornali avessero scritto solo sciocchezze?”
“E le foto? Anche quelle sono false?”
“Non lo so... Ma c'è qualcosa che non mi convince... Lui mi ha lasciato perché non poteva fare a meno di lei, e quando ha la possibilità di averla decide di rovinare tutto per una donna a cui non era interessato?”
“Avrebbe potuto smentire...”
“Ho capito... Lei ha preso la sua decisione ma... E il suo amico Nicola? Lo lascerà in balia di Patrizia? Lo sa vero che ora che il dottor Mora è il presidente della compagnia, Patrizia farà di tutto per legarlo a se ancora di più?”
“Purtroppo Nicola è innamorato e ancora non ha capito che ci sono dei limiti da non superare! Io l'ho fatto dimenticando che le differenze sociali sono una realtà insormontabile! Anche lui si scontrerà con la realtà! Io sarò pronta ad aiutarlo allora! Ma non si preoccupi! Nicola non prende mai le cose con superficialità. Non intesterà l'Ecomoda alla sua amica!” Sorrise Betty amaramente!
“Ne sono sicura! Non mi riferivo a quello! Ma vedo che tra noi discutere non è possibile, almeno non ancora! Bene Betty” disse Marcella alzandosi e dirigendosi alla porta “le assicuro che mi dispiace vederla così prostrata! Io lo so, non ne vale la pena! Le faccio i miei auguri e le garantisco che non dirò nulla ad Armando di quello che è successo! In realtà non ho più nulla da dirgli... Arrivederci, cerchi di essere un po' felice!” Marcella allungò una mano verso Betty che gliela strinse
“Grazie signora Marcella! Le auguro anche io di essere felice! E per favore, mi perdoni per tutto il male che le ho fatto!”
Beatrice partì in compagnia di Michelle pochi giorni dopo. Si sarebbe sposata su una spiaggia, con un uomo a cui voleva bene e che rispettava, pensando ad un uomo che l'aveva distrutta ma che nonostante tutto amava. Presto sarebbe stata madre di un bambino e il futuro gli sembrava incerto e difficile, ma aveva fatto la scelta giusta!
 
Tornato a Bogotà Armando cercò la donna che amava, era andata via dall'Ecomoda ma non poteva essere sparita. Andò a cercarla a casa dei suoi genitori, ma la trovò chiusa. Non capiva perché Beatrice fosse scappata! Lo avesse lasciato! Lui era tornato pronto a dimostrargli tutto il suo amore, ma lei non c'era! Pregò Nicola di dirgli cosa fosse successo e quando l'uomo gli raccontò che Betty era andata via per via delle foto con Alessandra Sing, gli spiegò che era tutta una farsa! Che nulla era vero! Lui non aveva mai smesso di pensare a Betty e lui e Alessandra erano solo amici. Nicola cercò di calmarlo, ma Armando sembrava impazzito! Dove era? Con chi era? Nicola gli disse che aveva accettato il lavoro offertogli da Michelle e che era a Cartagena, lo pregò di non cercarla perché la sua amica gli sembrava più serena e che non meritava di soffrire ancora! Armando si ubriacò ma giurò a se stesso che sarebbe andato a prenderla e l'avrebbe riportata a casa! Nulla lo avrebbe fermato. Nicola avvertì l'amica di quello che era accaduto e Betty lo scongiurò di fermarlo! Lei si sarebbe sposata con Michelle per dare un padre al figlio e per non far soffrire la sua famiglia! Era la cosa più giusta! E poi non credeva alle parole di Armando, non più. 
Nicola cercò di fermare Armando, ma non lo trovò! Era certo fosse andato a Cartagena e temette il peggio. Invece dopo un paio di giorni lo vide di nuovo in azienda, serio, professionale e pronto ad impegnarsi. Rifiutò il ruolo di presidente e caldeggiò Nicola, perché fosse lui ad assumerlo a tempo indeterminato, mettendosi a sua disposizione per rendere ancora più grande la società. Non parlarono più di Beatrice per molto tempo.

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Capitolo 3
*** 3 ***


 
Capitolo 3
 
Patrizia indossava uno degli abiti dell'ultima collezione presentata da Ugo, si guardò allo specchio. Certo era uno spreco che tanta bellezza fosse destinata a Nicola Mora! Ma lui era il presidente di una delle aziende più importante del paese, gestiva anche un'altra compagnia in grande crescita e soprattutto aveva perso la testa per lei! La ricopriva di regali e non poteva negare che in un certo senso le faceva tenerezza. Era molto lontana dal provare qualunque sentimento per lui, ma doveva ammettere che mai nessuno l'aveva trattata con tanto amore.
Il portiere la avvertì che il suo 'fidanzato' la stava aspettando. Quella sera avrebbero cenato al Le Noir. Aveva finalmente ricominciato a fare shopping, a sperperare lo stipendio che riceveva come segretaria di Marcella, tanto Nicola le aveva saldato i debiti, ragalato la macchina e il cellulare, la portava a cena fuori... Sì, Nicola Mora le aveva risolto la vita. Doveva però pagare lo scotto di essere derisa da molti degli amici del suo ex marito. Quella sera, dopo cena sapeva avrebbe dovuto almeno baciarlo, ma cercò di distogliere i pensieri. Non sopportava che gli altri la vedessero con un uomo così. I loro momenti di intimità non erano terribili, lui la faceva sentire unica e il tempo lo aveva trasformato in un amante attento, ma era disgustata dai suoi modi, dal suo atteggiamento da sciocco e dalla sua goffaggine! Lei era bella, bellissima. Lui solo un mostriciattolo imbranato!
Scese stampandosi un sorriso finto, lo salutò e cercò di ignorarlo per tutto il resto della serata, come sempre del resto.
Quella sera però Nicola le pose una domanda a cui non era preparata a rispondere 
“Patrizia cosa provi per me?”
“Beh Nicola, che domande fai? Noi siamo amici!”
“Mmmmm già, ma io credevo che... Beh, Patty, credevo che tra noi ci fosse qualcosa di più...”
“Nicola ma per chi mi hai preso? Pensi forse che qualche regalino possa comprare il mio amore? Magari col tempo! Non ti starai già stancando di me vero?”
“No Patty, come potrei?”
Patrizia colse l'occasione per fare l'offesa e per tornare a casa senza doversi spiegare troppo.
 
Il giorno successivo come sempre, corse da Marcella per raccontarle di come quello stupido di Nicola le avesse fatto passare la serata.
“Capisci Marcella, quel cretino è convinto che tra noi possa esserci qualcosa di diverso di un'amicizia...”
“Già Patrizia, chissà perché...”
“Marce che vuoi dire? Io non gli ho mai fatto credere proprio nulla! È lui che pensa di comprarmi con qualche regalino!”
“Patrizia stai scherzando vero? Sai da sempre che Nicola Mora è innamorato di te! Ti stupisci forse che voglia qualcosa di diverso da un'amicizia? Credi che i regali te li abbia fatti per generosità? È chiaro che vuole da te un impegno diverso!”
“Eh no Marce! Io sono sempre stata chiara! Non mi interessa proprio sotto quel punto di vista!”
“Però ci sei andata a letto! Giusto? Mi pare che non sia capitato una solo volta...”
“Marceeee... Ma sono stata sincera! Non gli ho mai nascosto che siano stati degli errori!”
“Patrizia! Errori? Una volta può essere un errore... Comunque non capisco come tu possa essere caduta tanto in basso...”
“Beh, Marce, primo oggi non ho più debiti! Ho ricominciato anche a fare shopping sai? E comunque devo ammettere che non è affatto male! Intendo dire a letto!”
“Non mi interessa! Ma come fai? È orribile!”
“Sì Marcella, Nicola è davvero orribile, ma, e te lo dico in tutta sincerità, sotto quel punto di vista ha un certo non so che...” Rise Patrizia
“Non dicevo orribile come uomo! Patrizia è orribile quello che fai!”
“Oh Marce, dai! Abbiamo entrambi ciò che vogliamo! Il nostro è un rapporto basato sulla totale sincerità!”
“Sincerità dici? Senti Patrizia, lasciamo perdere! Hai preparato quello che ti ho chiesto?”
“No Marcella, quando avrei potuto farlo se abbiamo parlato fino ad ora?”
“Sono stanca del tuo comportamento Patrizia! Ora cerca di recuperare il tempo che abbiamo perso perché oggi pomeriggio abbiamo una riunione e non vorrei essere l'unica a non aver portato a termine il lavoro! Sai, io devo rendere conto al tuo fidanzato che con me non è altrettanto comprensivo! È chiaro? Cosa aspetti?”
“Senti Marcella, non mi piace il modo in cui ti comporti con me! Sei sempre così acida! Eppure io te lo dico sempre! Devi uscire, conoscere qualcuno! Trovarti un uomo! Non vorrai per caso fare la fine delle racchie eh! Persino quello sgorbio di Betty si è sposata... E con chi poi! E tu? Tu da mesi passi le serate da sola, non esci, non vedi nessuno! Sembri una suora di clausura!”
“Patrizia, ora o decidi di fare quello che ti ho chiesto e per cui sei pagata oppure puoi anche andartene!”
“Ahahaha no, non credo proprio! Ti devo ricordare che tipo di rapporto ho con il tuo capo? Eh?”
Marcella la guardò, si alzò dalla scrivania e uscì dall'ufficio. Scese in ricezione e chiese a Mariana di raggiungerla di sopra e di avvertire presto Freddy perché la sostituisse alla reception. Poi tornò di sopra, bussò in presidenza e senza aspettare entrò.
“Dottor Mora, le comunico che ho deciso di sostituire Patrizia come mia segretaria. Non mi interessa come vorrà impiegarla, io devo lavorare e ho bisogno che i miei collaboratori collaborino, appunto! Spero non le dispiaccia ma a questo punto non mi interessa. Ho chiesto a Mariana di venire nel mio ufficio perché intendo farla tornare a lavorare per me! Ora se vuole scusarmi...”
“Mi dispiace dottoressa Valencia, non ci sono problemi. Ha tutto il diritto di scegliere la sua segretaria. Parlerò io con Patrizia, le comunicherò che per il momento si occuperà di... Di altro. Non so bene come impiegarla...”
“Beh, potrebbe chiederle di sfilarle davanti ogni giorno, credo che sia il lavoro più consono e lei ne sarebbe felice no? Visto che siete tanto amici...”
“Già... Ora mi scusi ma devo finire di studiare un preventivo...”
Marcella notò un velo di tristezza sul volto del presidente. Aveva sempre guardato quell'uomo con sufficienza, senza considerare che anche lui avesse dei sentimenti, lo osservò meglio. Teneva il viso basso, leggendo il documento che aveva in mano. Gli sembrò per la prima volta di vedere un uomo e non un mostriciattolo impacciato. Le fece tenerezza.
“Dottor Mora, mi scusi, sono stata inopportuna. Quello che lei e Patrizia fate non sono affari miei. La prego di credermi. È solo che Patrizia mi sta esasperando e crede di potersi permettere di fare ciò che vuole...”
“Ha ragione, ho sbagliato a darle tanta libertà. In ufficio la vita privata non dovrebbe mai entrare...”
“Senta, anche io ho le mie colpe. Con Patrizia intendo. Ho permesso che trascurasse il suo lavoro per tanto tempo e ora crede di avere il diritto di fare ciò che vuole. Non si preoccupi, continuerà ad essere la mia segretaria ma le chiedo di poter contare anche su Mariana, è molto competente e mi sarà d'aiuto...”
“Bene dottoressa Valencia, come le dicevo ha il diritto di scegliere con chi lavorare. Cercherò di chiarire anche con Parrizia.”
“Non sono affari miei, ma forse dovrebbe chiarire anche altre cose con lei. Immagino non sia la sua massima aspirazione essere trattato come un bancomat!”
Nicola la guardò senza risponderle. Le sembrò di scorgere sul suo volto un sorriso di comprensione.
 
 
Nicola, Marcella e Armando avevano costituito un rapporto lavorativo solido. Si rispettavano e da qualche tempo formavano una squadra affiatata. Armando aveva, almeno apparentemente, dimenticato Betty. Aveva saputo della sua gravidanza ma non l'aveva più cercata. Marcella sapeva bene che lui l'amava ancora, che soffriva e ne era dispiaciuta. Si stupì di quel sentimento. Non avrebbe mai pensato di provare dispiacere per il suo ex fidanzato. Si sentiva diversa dalla donna di un tempo. Quando ripensava al passato faticava a capire come avesse potuto correre dietro ad un uomo che non la amava, che l'aveva tradita e che si era innamorato di un'altra. Era felice di non provare più nulla per lui e si sentiva imbarazzata pensando a quanto avesse sacrificato per lui, compresa la sua dignità. 
“Bene, ora io vado!”
“Armando, dobbiamo ancora stabilire il budget per la campagna!”
“Io non mi intendo di pubblicità, chiedete a Caterina. Sarà senza dubbio più utile di me!”
“Dottor Mendoza, però si intende di preventivi e di conti, domani vedremo la signora Caterina, ma potremmo cominciare a stabilire quanto destinare in base alle spese e alle previsioni...”
“Scusatemi, ma questa sera ho un appuntamento con una signora che non voglio far aspettare... E non guardatemi così. Domattina sarà in ufficio presto e vi consegnerò le mie impressioni entro il vostro arrivo, va bene così?”
“Beh Armando io invece non intendo arrivare prima! Preferisco lavorare stasera!”
“Io domattina devo incontrare... Devo vedere il signor Ugo...”
“Giusto! Nicola, la promessa... mi è stato riferito che quando mio padre le propose l'incarico di presidente, Lombardi le diede il suo voto a patto di trasformarla... Che bello! Chi entra in questa azienda ne esce diverso! Beh, mi sembra giusto! Non le farà male cambiare un po' il look! Resta il fatto che sto facendo tardi. Quindi ci vediamo domattina! Voi naturalmente potete continuare a lavorare eh! Buonanotte signori!”
"Non si tratta di quello..."
"Non è un mio problema! Signori, arrivederci!"
Nicola e Marcella rimasero soli e lavorarono fino ad ottenere una proposta congrua con la strategia trattata e approvata durante l'ultimo consiglio e le mania di grandezze di Ugo.
“Bene dottoressa Valencia, ci vediamo domani! Buona serata!”
“Mi spiace abbia fatto tardi, immagino siamo saltati i suoi programmi...”
“No, in realtà non avevo nessun programma, Patrizia era impegnata e non vuole che entri nel giro delle sue amicizie!”
“Senta perché non mangiamo qualcosa insieme. Non è poi così tardi...”
“Come? Non si vergogna a farsi vedere con me?”
“Senta dottor Mora non la sto invitando per un appuntamento, le ho solo proposto di cenare insieme e continuare a parlare dell'azienda. E le garantisco che ciò che la gente pensa di lei, non è nulla rispetto ai pettegolezzi che hanno fatto sul mio conto!”
I due uscirono insieme e cenarono discutendo dell'assunzione di alcuni dipendenti per far fronte alla produzione che era molto aumentata. Prima di salutarsi Marcella disse
“Dottor Mora, lasci che Ugo la aiuti a migliorare la sua immagine. Potrebbe essere un modo perché Patrizia la guardi in modo diverso e capisca che lei vale molto più di quanto creda!”
“Buona notte dottoressa Valencia!” Nicola non aggiunse altro, ma le parole di quella donna che l'aveva sempre sottovalutato e guardato dall'alto in basso lo colpirono. Quella donna lo aveva colpito.
 
“Patty, sono stanco! Sono giorni molto intensi. Per favore, rimaniamo a casa!”
“No Nicola! Me lo avevi promesso! Questa sera voglio andare al party del club! Ho comprato un vestito e voglio indossarlo questa sera. Se non vuoi venire non mi interessa. Dammi il tuo invito e ci andrò da sola!”
Nicola la guardò e le diede il suo invito e lei senza nemmeno ringraziarlo, uscì dall'appartamento. 
Era stanco, ma non solo per il lavoro. Era stanco di quella relazione, se così poteva chiamarla. Lui ci aveva creduto davvero che il tempo l'avrebbe fatta innamorare di lui, com'era successo alla sua amica Betty. Alla fine però anche Betty era rimasta sola e per sopravvivere aveva accettato di sposare un altro uomo e di andare via. Le mancava tanto la sua amica. Era l'unica persona che gli aveva voluto bene per ciò che era. Ma chi era davvero? Era il presidente di una grande azienda, aveva uno stipendio importante. Sapeva di essere rispettato sul lavoro e anche la TerraModa andava bene. Ma in fondo lui voleva solo che la donna a cui aveva regalato il cuore lo apprezzasse. Si sdraiò sul divano e chiuse gli occhi. Squillò il telefono e per un attimo sperò fosse Patrizia. 
“Betty! Che bella sorpresa come stai?”
“Bene Nicola! Volevo dirti che sono diventata mamma, oggi pomeriggio!”
“Betty, ne sono così felice! Come sta il piccolo? Avete deciso il nome o si chiamerà solo 'piccolino'?” 
“Nicola, vorrei tu fossi qui con me! Vorrei presentarsi il piccolo Riccardo! Oh Nicola, è così bello...”
“Amica mia, non poteva essere altrimenti! Tu sei bellissima e... Beh ecco, lo sai no?”
“Già... Ma non voglio parlarne, oggi sono la donna più felice del mondo! E anche Michelle è felice! Devi vederlo, lui, così alto con in braccio il mio tesoro... Ho fatto la scelta giusta sai?”
“Sì Betty me lo hai detto tante volte e io spero sia così...”
“Quando verrai a trovarmi, da solo! Non con la bionda finta! Non voglio che conosca mio figlio! Ma tu... I miei genitori sono impazziti! Manchi tu! Manca il mio amico, mio fratello!”
“Forse riuscirò a ritagliarmi qualche giorno di vacanza, lo scorso mese c'è stato il lancio e siamo stati presissimi, ma ora credo che non ci saranno problemi se mi assentassi per un paio di giorni! Lascia che mi organizzi e vi raggiungerò!”
Nicola e Betty parlarono a lungo e Betty capì che il suo amico non era felice. L'Ecomoda non era un luogo dove essere felici.
 
“Dottoressa Valencia, le affido l'azienda. Io sarò di ritorno lunedì, ma se ci fossero problemi mi avverta! E la prego, non dica al dottor Armando dove sono andato! So che lo immaginerà, ma preferirei discrezione!”
“Stia tranquillo! Ma Patrizia partirà con lei? Glielo chiedo solo per sapere come devo organizzare il lavoro...”
“No! Betty mi ha chiesto di andare da solo e non voglio rovinargli questi momenti. Patrizia l'ha sempre disprezzata...”
“È giusto, solo una curiosità, come l'ha presa?”
“Non bene direi, ha fatto il diavolo a quattro. Mi ha praticamente posto sotto interrogatorio perché non le ho rivelato la mia meta. Ma si è calmata adesso. Le ho dato una delle mie carte di credito e il solo fatto di poterla usare senza limiti l'ha fatta stare meglio...”
“Nicola, mi scusi se glielo dico... Forse dovrebbe pensare molto bene a quello che sta facendo! È evidente che lei sia innamorato di Patrizia, ma per lei non è così! Non si innamorerà di lei! Forse non è capace di amare nessuno, solo se stessa! È interessata a quello che lei può darle, tutto qui!”
“Lo so! Lo so bene, ma crede che non sappia cosa pensate di me? Che sono un ometto ridicolo, brutto, imbranato... Mi dica dottoressa, un uomo come me, crede avrebbe speranze di far innamorare una donna bella come Patrizia senza concederle ciò che vuole?” Nicola le parlò con una nota di risentimento e tristezza e Marcella non seppe rispondergli. Non immaginava certo che il dottor Mora avrebbe potuto rispondere in quel modo... Ma aveva ragione! Lo aveva sempre disprezzato e lui non lo meritava
“Le chiedo scusa! Per favore, porti i miei saluti a Beatrice e le porga i miei auguri...”
“Grazie, non mancherò! Arrivederci!”
 
Durante il soggiorno a Cartagena Nicola e Betty passarono molto tempo a confidarsi, chiudendosi nel loro mondo in cui tante volte si erano rifugiati da ragazzi, quando isolati dagli altri, sognavano un futuro felice.
Si capivano semplicemente con uno sguardo e nessuno dei due doveva chiarire i loro pensieri. Lui non le parlò di Armando, lei non gli parlò di Patrizia. Non era necessario. Betty però si stupì del fatto che molti dei racconti legati all'Ecomoda riguardassero anche Marcella. Era chiaro che i due fossero diventati ottimi collaboratori, che si fidassero l'uno dell'altra, Nicola la rispettava.
I giorni trascorsero sereni e per tutti e due il momento dei saluti non fu facile. Si promisero di sentirsi presto e di vedersi non appena possibile. Betty però prima di vederlo imbarcarsi sull'aereo gli disse
“Nicola, ti voglio troppo bene per lasciarti partire senza darti un consiglio... Senza di lei si può vivere! Io lo so!”
Nicola le sorrise e le promise che ci avrebbe pensato.
Nel frattempo a Bogotà Patrizia si confidava con l'amica di sempre
“...E questo Edoardo mi ha invitata ad uscire ancora!”
“Senti patrizia, fammi capire! Hai passato questi giorni dilapidando una fortuna che non ti appartiene e hai il coraggio di dirmi che sei uscita con un altro uomo?”
“Marceeee! Io sono una donna libera!”
“No Patrizia! Non è così! Tu sei legata a Nicola Mora! Vai a letto con lui! Ti fai mantenere e fai la pazza se decide di non portarti in vacanza, come può dire di essere libera? Possibile che tu non capisca? Non provi un briciolo di rimorso? Nicola non merita di essere trattato così! Lascialo libero di vivere! Non hai bisogno di lui!”
“E invece sì Marcella! Perché uno stupido così quando mi ricapita?”
“Patrizia, non posso credere che tu sia una mia amica! Ho sempre conosciuto la tua superficialità, ma non sapevo fossi anche una donna crudele! Ti prego esci da casa mia! Per quando mi riguarda, se non deciderai di mettere la testa a posto, la nostra amicizia è finita!”
“Marcella scusa, ma a te che ti importa? Eh?”
“Sono stata presa in giro per tanto tempo da un uomo che amavo, un uomo a cui mi ero dedicata completamente! E so cosa significa soffrire! So cosa significa essere presa in giro! Tu con Nicola non ti stai comportando in maniera diversa...”
“Beh Marce, è diverso! Io non ho mai promesso niente a Nicola!”
“Vedo che non capisci, pensaci Patrizia, e fammi sapere quello che deciderai...”
“Eheh dipende da come andranno le cose con quel don Giovanni di Edoardo! Non voglio rischiare di perdere la mia gallina dalle uova d'oro prima di essere sicura di avere un altro pollo da spennare...”
“Va via ti prego, sono stanca!”
Patrizia senza rendersi conto che l'avvertimento di Marcella era molto serio la salutò come niente fosse.
Marcella compose il numero di telefono, e lasciò un messaggio in segreteria 
 
“Dottor Mora la prego di scusarmi. Con lei ho sbagliato molte cose! L'ho giudicata per le ragioni sbagliate. Mi sono lasciata trasportare dai pregiudizi e mi sono sbagliata! Lei è un uomo di grande valore, me ne sono accorta lavorando per tanti mesi insieme. Patrizia la sta ingannando, si fidi di me! Ho provato a parlarle ma non sente ragioni! Lo faccia lei!”
Nicola riascoltò molte volte quel messaggio. Non si aspettava un messaggio del genere, non da una donna che lo guardava appena. Qualcosa in Nicola quella notte cambiò. Decise che doveva cambiare, non per gli altri, per sé stesso, per risolvere la sua vita e smettere di dipendere da un rapporto sterile, che non l'avrebbe portato da nessuna parte. Scrisse un messaggio a Betty, dicendole che le cose sarebbero cambiate e di non preoccuparsi, e uno ad Ugo Lombardi, chiedendogli di incontrarsi la mattina successiva nel suo atelier.
 
“Ferdinando, hai finito con quella camicia? Bene, ora provi questo per favore! Ines... Portami la giacca nera, corriiii IIIIness! mmmmm vediamo... Sì così è perfetto! Giacomo vieni qui! Subito! Sistema i capelli al nostro presidente e tu Ferdinando, trovami subito una montatura che gli doni... Sì questa può andare... Senta presidente, adesso lei rimane qui con me fino a quando non le avranno portato gli occhiali nuovi. Ma io le dico che deve mettere le lenti a contatto! E io, ne capisco più di lei di bellezza! Ecco sì questa camicia è perfetta!” 
Caterina seguiva sorridente e soddisfatta la trasformazione che Ugo stata facendo di quel ragazzo a cui voleva bene e che le ricordava tanto Beatrice. Poi si avvicinò a Nicola e con molta gentilezza lo spronò a camminare più dritto, senza dondolare, di sforzarsi di mantenere una postura sicura. Quando Nicola Mora uscì dall'atelier di Ugo era quasi irriconoscibile. Caterina e lo stilista si guardarono compiaciuti. Le racchie quasi svennero nel vedere quell'uomo camminare per i corridoi dell'Ecomoda. Lui sorrise loro e le tranquillizzò dicendole che aveva semplicemente deciso di migliorare qualche lato del suo aspetto. Le ragazze della banda rimasero inebetite di fronte a quel cambiamento tanto che al contrario del solito non riuscirono ad aprire la bocca. Nicola si diresse verso la presidenza e chiese a Sofia di chiedere alla signora Marcella di andare nel suo ufficio. Non sapeva nemmeno lui perché volesse che Marcella lo vedesse. Ma durante il cambio di guardaroba e mentre gli tagliavano i capelli, aveva pensato solo a lei e al suo messaggio.
Marcella bussò ed entrò, trovandosi di fronte un uomo che stentava a riconoscere. Nicola non portava occhiali, indossava una semplice camicia grigia e dei jeans chiari, delle scarpe da ginnastica e i capelli un po' spettinati. Era appoggiato alla scrivania in maniera disinvolta, come non lo era mai stato in vita sua. Marcella non disse nulla, lui le sorrise
“Sono davvero così diverso? Volevo ringraziarla per avermi spronato a fare dei cambiamenti nella mia vita. Ho cominciato dall'aspetto...”
“Do...dottor Mora...”
“Dottoressa Valencia, si accomodi, volevo chiederle come sono andate le cose nei giorni in cui ero assente, ci sono stati problemi?”
Marcella si sedette e balbettò qualcosa che voleva essere un no. Non riusciva a staccare gli occhi da quell'uomo. Non credeva che sotto a quegli abiti troppo larghi, si nascondesse un bell'uomo, ma soprattutto era la prima volta che vedeva i suoi occhi. Ed erano occhi belli, allegri, luminosi. 
“Mi scusi dottor Mora, ma il suo cambiamento mi ha davvero stupita! Anzi, mi ha lasciato senza parole. Le faccio i miei complimenti, davvero! E spero sia un primo passo perché riesca a trovare un po' di serenità...”
“La ringrazio, anche se io sono sempre la stessa persona di ieri. E non voglio cambiare. Non mi fraintenda, voglio cambiare la mia vita, ma voglio restare ciò che sono!”
“Beh, le auguro di riuscirci. Per favore, ora torniamo al nostro lavoro, le va?”
“Con piacere dottoressa Valencia!”
 
Armando non fu particolarmente colpito dal cambiamento di Nicola, aveva imparato da molto tempo a giudicare le persone per ciò che erano e non per come apparivano ma gli disse semplicemente 
“Sa Nicola, la trovo bene... Ricordo un altro cambiamento radicale di un altro presidente... Mi auguro che queste affinità finiscano qui. Se scappasse anche lei, sarebbe davvero difficile rimpiazzarla!”
Nicola capì l'allusione e non gli rispose. Armando pensava ancora a lei, lo aveva letto nei suoi occhi mentre gli parlava in quel modo. 
 
La persona che più si stupì fu Patrizia. La donna sprizzava gioia da tutti i pori. Finalmente non avrebbe più dovuto nascondersi, Nicola era presentabile, anzi, molto di più! Ma per Nicola qualcosa era cambiato, non riusciva più a vederla nello stesso modo, e cominciava ad infastidirsi e a farle notare tanti piccoli comportamenti.
Patrizia capì molto presto che il suo amico era cambiato e non solo nell'aspetto. Decise quindi di essere più dolce, più affettuosa e arrivò a chiedergli di ufficializzare il loro rapporto. Si preoccupò quando Nicola non ne fu entusiasta. Patrizia però non aveva smesso di frequentare quell'uomo che aveva conosciuto mentre Nicola era in vacanza, Edoardo. Provava una forte attrazione per lui, ma era combattuta perché non era un uomo dolce e disponibile come Nicola. Decise che avrebbe frequentato entrambi e di scegliere colui tra i due che le avrebbe garantito il futuro migliore.
Era talmente presa dai suoi intrighi da non accorgersi nemmeno che Marcella con lei non parlava più, che era fredda e distaccata. E che anche Nicola non le chiedeva più dove andasse le sere che non si incontravano.
“Ha un altro...”
“Non lo so, non le chiedo nulla e non mi dice nulla! Ma anche se così non fosse, perché continui ad uscire con lei?”
“E tu Marcella? Perché hai continuato a rincorrere il dottor Armando per tanto tempo?” Avevano cominciato a darsi del tu durante una delle tante serate passate al lavoro
“Nicola, io e Armando ci conosciamo da sempre, siamo cresciuti insieme, è stato il primo e unico uomo che abbia mai amato... Noi dovevamo spossarci!”
“No, non è per quello! Tu ci credevi nella vostra storia, nel vostro amore! Tutto il resto non conta! Io credevo che tra me e Patty ci fosse qualcosa, ci ho sperato...”
“Mi dispiace... Comunque non mi sembra che ultimamente ti manchino occasioni per uscire con altre donne, approfittane, falla ingelosire, potrebbe forse farle capire che a te ci tiene!”
“No, non lo farò! Non userò nessuno! Non voglio far del male a nessuno, né a lei né a nessun'altra! E poi dove sarebbero tutte le occasioni di cui parli?” Disse Nicola scoppiando a ridere
“Davvero? Davvero non ti accorgi delle occhiatacce di alcune delle modelle di Ugo? Oh dai! Non ci credo!”
“Beh, nemmeno Patrizia se n'è accorta, quindi o lo dici per cercare di tirarmi su il morale o menti per prendermi in giro!”
Tra Marcella e Nicola era nata un'amicizia sincera senza quasi che i due se ne accorgessero. Passavano molto tempo insieme per lavoro ma spesso si attardavano in ufficio a chiacchierare senza rendersi conto che il tempo passava. La cosa però non sfuggì a Patrizia che accusò Nicola di essersi innamorato di Marcella 
“Come puoi farmi una cosa del genere? Con la mia migliore amica! E sappi che per te lei prova solo ribrezzo! Me l'ha detto tante volte!”
“Patrizia, io e Marcella siamo solo buoni conoscenti. Non siamo nemmeno amici! Lavoriamo insieme! Tutto qui! E per favore non parlarne con lei se non vuoi rovinare la vostra amicizia!”
“Amicizia? Ma se nemmeno mi parla più! Non mi racconta nulla di lei e questo è molto, molto sospetto! Vuole allontanarti da me!”
“Non dire stupidaggini! E poi sei forse gelosa?”
“Gelosa? E di chi? No caro! Ma se dici di amarmi e poi mi trascuri per un'altra donna, tra l'altro meno bella di me, permetti che ci rimanga male?”
“Sarei io a trascurare te? E che mi dici delle tue uscite quasi quotidiane con le tue amiche? Eh? Che poi chi sarebbero le tue amiche? Si sono materializzate tutte ad un tratto, poco dopo il mio ritorno da ... Dalla vacanza! E poi Marcella è bellissima!”
“Non cambiare discorso! Bellissima? Quindi lo ammetti che ti piace!”
“Marcella è soprattutto una bellissima persona! E tu visto che sei la sua migliore amica, dovresti saperlo!”
“Io so solo che tu non mi ami più!”
“Adesso basta, va a casa tua stasera! Voglio stare solo!”
Patrizia però sapeva bene come far perdere la testa a Nicola e decise di riconquistarlo a tutti i costi. Cominciò a piagnucolare, avvicinandosi a lui in modo sensuale, lo abbracciò affranta e poi iniziò a dargli piccoli baci sul collo, fino a farlo completamente suo. Fecero l'amore e Patrizia si impegnò particolarmente perché per lui fosse impossibile lasciarla andare.
 
Nicola cercò di evitare Marcella, convinto che il pentimento di Patty fosse sincero, le scrisse un messaggio per spiegarle che lui ancora amava Patrizia e che non voleva farla soffrire. Marcella si risentì con lui. Credeva davvero di aver trovato un amico con cui condividere parte del suo tempo, ma evidentemente si era sbagliata. 
 
Quando fu sicura di averlo completamente riconquistato, Patrizia ricominciò a comportarsi come sempre e riprese la relazione con Edoardo, lasciando Nicola completamente distrutto. 
Il cambiamento non era servito a nulla, per lei, lui restava sempre un mezzo per soddisfare i propri desideri. Si era illuso per amore, e ora era di nuovo solo. Avrebbe voluto parlare con Marcella, ma si sentiva un verme nei suoi confronti. Lei era stata dolce e gentile, avevano passato dei bei momenti insieme, confidandosi i propri dubbi, le proprie paure e lui aveva interrotto ogni rapporto per un capriccio insensato di una donna priva di scrupoli. Perché pensava a lei? Perché non aveva pensato di confidarsi con la sua amica di sempre, Betty? Uscì dal suo ufficio per dirigersi da Ugo. Le segretarie lo salutarono mentre Patty, troppo occupata in una conversazione privata non si accorse nemmeno di lui.
Patrizia lo faceva sentire trasparente! 
“Signor Ugo, volevo comunicarle di aver fissato un appuntamento con i fornitori delle stoffe. Ho pensato di coinvolgerla direttamente questa volta. Sarà lei a sceglierle personalmente.”
“Finalmente! Finalmente un presidente che mi riserva le giuste attenzioni! E mi dica, per quando ha fissato l'incontro? E dove?”
“Se mi confermerà la sua disponibilità, andremo direttamente mercoledì mattina da alcuni dei fornitori...”
“Io e lei? Intende dire che io e lei abbiamo un appuntamento?”
“Ehm... Sì beh ecco...”
“Ma bene... Ragazze, dovete proprio rinunciare al presidente! Lui ha un appuntamento con meeeee!”
“Signor Ugo...”
“Zzzzz scherzo, purtroppo! Perché diciamocelo, sono stato bravo eh! Lei grazie a me è diventato un bel bocconcino...”
“Per favore, mi sta mettendo in imbarazzo!”
“In imbarazzo... Ma la smetta! Non faccia il modesto, le vede le signorine che ci stanno spiando da dietro gli espositori? Ragazze, venite qui! Subito!! Allora, perché non dite al presidente quello che avete detto a me?!”
“Signor Ugoooo” gridarono alcune modelle fintamente risentite, poi si avvicinarono e tra una battuta e l'altra fecero capire a Nicola, che a loro avrebbe fatto molto piacere ricevere le sue attenzioni.
“Bene e adesso fuori di qui! Dobbiamo parlare di lavoro adesso! Via su! Sciò!”
“Signor Ugo, era davvero necessario chiedere alle ragazze di mentire?”
“Mentire? Senta un po', davvero non ha capito di essere diventato uno scapolo appetibile? Davvero non ha visto l'interesse che queste signorine le riservano?”
“In realtà no! Mi sembra molto strano... Fino a qualche mese fa, nessuna donna mi aveva guardato con interesse!”
“Si svegli presidente! Le cose cambiano! È bastato poco... In fondo la materia prima era di buona qualità! Non ho chiesto alle modelle di adularla, sono loro che sono interessate a lei... E perché non dovrebbero, lei è il presidente della compagnia per cui lavorano, ha un aspetto piacevole e i suoi modi si sono raffinati. Sono giovani e belle, aperte al gioco e alle esperienze e lei per loro sarebbe una gran bella esperienza... Si guardi in giro!”
“Eppure non tutte lo pensano!”
“Se si riferisce a Patty Paz ha ragione! Se ne rende conto anche lei, eppure continua a correrle dietro come un cagnolino! Perché? Non mi dica che si tratta di amore! Per lei quella bionda finta, è diventato solo un'ossessione! Lo ammetta!”
“Non riesco a liberarmi di lei e quando credo di esserci riuscito lei diventa la donna più dolce e affettuosa della terra e io ricado tra le sue braccia...”
“È brava Patty! Non c'è che dire... È riuscita a sposare un uomo ricco e potente con le sue armi! Non arrivi a quel punto! Mi dica sarebbe felice di mantenerla per tutta la vita? È questo che vuole da una donna?”
“No, anche Marcella me l'ha detto!”
“Marcella? La suora laica? Davvero? Povera March! Ma non cambi discorso! Le consiglio di fare attenzione! Dubito che la cara Patty non abbia un piano b... Se capisce cosa intendo!”
Nicola non rispose. Parlare con Ugo gli aveva confermato che l'unica cosa giusta da fare era parlare con Patrizia e chiarire una volta per tutte la situazione che stavano vivendo! Prima di uscire dall'atelier però una modella gli si avvicinò e gli diede un biglietto. Tornato nel suo ufficio lo aprì. C'era il nome e il numero di telefono della ragazza. Era un chiaro invito... Cosa doveva fare?
 
Nel frattempo Patrizia era entrata nell'ufficio di Marcella 
“Marce, come stai? È da parecchio che noi due non parliamo un po'...”
“Già Patrizia, mi sembrava di essere stata chiara con te! Fino a quando non smetterai di giocare con i sentimenti delle persone non abbiamo nulla di cui discutere!”
“Marce, ma perché ti comporti così? Sei forse interessata al mio fidanzato?”
“Ma cosa dici? Sei tu che dovresti essere interessata a lui!”
“Ma sono interessata! Non è più il brutto mostriciattolo di prima, adesso non mi sento in imbarazzo ad uscire con lui... Il fatto è che non ho le idee chiare... Perché con Edoardo mi sento molto, ma molto bene!”
“E allora stai con questo Edoardo! Lascia in pace Nicola!”
“No Marcella! Vedi, con Edoardo non ho alcuna certezza... Lui va, viene e non mi da nessuna sicurezza! Certo a letto è magnifico... Ma da quel punto di vista, tu lo sai, anche Nicola ci sa fare! Però vedi, Nicola mi serve perché ho bisogno del suo aiuto!”
“Fammi capire! Hai forse fatto un elenco dei pro e dei contro dei due uomini? Sesso... Ok tutti e due!
Sicurezza... Nicola batte Edoardo 1 a 0
Emozioni... Edoardo batte Nicola 1 a 0...”
“Proprio così Marce!” Rispose patrizia ridendo divertita!
Marcella avrebbe voluto sbatterla fuori dall'ufficio. Quella che lei credeva un'amica si comportava come una sconsiderata egoista! Era sempre stata così? Forse sì, ma lei non lo vedeva perché troppo impegnata con se stessa.
“Bene Patrizia! Ora va fuori dal mio ufficio e per favore non tornare! La nostra amicizia è finita!”
“Perché Marcella?”
“Perché non sopporto quello che fai! Non voglio avere a che fare con una donna senza scrupoli e con una morale dubbia!”
“No, Marcella non è così! Tu vuoi rubarmi Nicola! Adesso andrai a raccontargli la mia confidenza! Sei meschina Marcella!”
“Patrizia, non ti risponderò, ora esci di qui. Da oggi non voglio che tu mi rivolga la parola!”
“Ehehehe già ma io sono la tua assistente!”
“Segretaria, prego! E da parecchio tempo dividi questo incarico con Mariana... Dividi, diciamo che Mariana svolge anche quello che compete a te! Da ora in poi per quanto mi riguarda, l'unica a cui farò riferimento sarà lei. E ora, per favore, esci dal mio ufficio!”
“Tu non puoi trattarmi così! Hai capito! Ti sono sempre stata vicina, anche quando ti disperavi per Armando e lo sgorbio! Quando c'era la venezuelana! Sempre!”
“È vero! Ci sei sempre stata e ti ringrazio! Ma le cose sono cambiate! Io sono cambiata! Quindi ripeto, esci dal mio ufficio, subito!”
“Marcella ma io adesso cosa faccio? Non ci sono ruoli liberi e se tu non vuoi lavorare con me Nicola poterebbe licenziarmi!”
“Non mi interessa! Chiedi a quello sciocco del tuo fidanzato, troverà sicuramente qualcosa da farti fare! Oppure chiedigli di mantenerti, visto quanto è stupido lo accetterà di buon grado! Adesso esci!”
Prima che potesse finire la frase si accorse che Nicola era entrato nel suo ufficio e aveva la faccia sconcertata. Patrizia colse l'occasione per cadergli tra le braccia disperata e lui si limitò a sorreggerla guardando Marcella
“Scusate, non volevo interrompervi, ho bussato in realtà. Vedo che siete impegnate. Vi saluto!”
“Nicolaaaaa hai sentito cosa ha detto Marcella? Hai sentito? Io ti ho difeso e per questo mi vuole licenziare!”
“Patrizia! Non è vero! Nicola io...”
“Non ho bisogno di spiegazioni, ho sentito abbastanza, vi prego solo di discutere dei vostri problemi fuori da qui. Comunque la dottoressa Valencia potrà contare solo su Mariana visto che mi sembra che il vostro rapporto non sia tra i migliori, Patty tu vieni nel mio ufficio e discuteremo sul tuo ruolo in azienda.”
Uscì dall'ufficio senza aggiungere altro mentre Patrizia guardava Marcella trionfante.
Marcella la vide seguirlo trotterellando, felice di averla sconfitta. Si sentiva così, sconfitta! Nicola credeva che lei lo considerasse solo uno stupido, uno sciocco... Perché era tanto preoccupata di questo? Cose le importava l'idea che quell'uomo si era fatto di lei? Cercò di non pensarci più e riprese il suo lavoro.
“Nicola io te l'avevo detto! Quell'arpia ti odia!”
“Quell'arpia, come la chiami tu, fino a poco fa era la tua migliore amica! Comunque non mi interessa! Vediamo di capirci Patrizia. Visto che è evidente che tu non possa continuare a lavorare per Marcella dobbiamo rivedere i ruoli...”
“Beh tesoro mio, potresti licenziare Sofia e potrei diventare io la tua segretaria, sai bene che ho fatto 6 semestri di finanza alla San Marino...”
“Sofia svolge il suo lavoro in modo ineccepibile e non ho nessuna intenzione di privarmi della sua collaborazione... Ma parlerò con lei e le dirò che per il momento le darai una mano tu! Almeno fino a quando non troveremo un posto in cui collocarti. Adesso ti prego, lasciami lavorare!” Patrizia gli diede un bacio distratto. L'unica cosa che le interessava era aver mantenuto il suo posto e di poter guardare la sua ex amica dall'alto in basso.
La giornata trascorse velocemente. Nicola pregò Patrizia di tornare a casa, perché lui non poteva allontanarsi prima di finire alcuni documenti e lei non se lo fece ripetere due volte. 
La porta della presidente si aprì e Nicola guardò la donna che aveva davanti 
“Nicola, le cose non sono andate come credi...”
“Marcella, io non credo niente! Non ho sentito cose strane o nuove, ma sono sicuro che le cose non siano andate come le ha raccontate Patty. Non ci sono problemi! Se hai terminato il tuo lavoro non è necessario restare.”
“Qualche tempo fa passavamo insieme questi momenti...”
“Se sarà necessario lavorare oltre l'orario, lo rifaremo. Ma non mi sembra questo il caso, no? Comunque ho quasi finito anche io quindi...”
“Nicola io non penso tu sia uno sciocco!”
“Ti ringrazio per la precisazione, ma l'unica cosa importante è che mi consideri un presidente competente...”
“E un amico!”
“Oh, va bene! Ora va a casa! Ci vediamo domani!”
Marcella uscì dalla presidenza ed entrò nell'ascensore dove fu raggiunta da Armando
“Ciao Marcella... Ehi che cosa c'è?”
“Niente Armando va tutto bene!”
“Marcella stai piangendo!”
“Ho litigato con Patrizia...”
“E tu piangi per quella stupida bionda finta?”
“Beh ho litigato anche con Nicola...”
“Oh, con Nicola Mora... E come mai? Per colpa dell'oca? E piangi per questo? Davvero?”
“Beh non voglio che pensi cose sbagliate sul mio conto!”
“E perché? Da quando tieni in considerazione quello che pensa Nicola Mora?”
“Armando lui è il presidente della nostra azienda ed è un ottimo professionista! Insieme noi tre formiamo una grande squadra...”
“È vero, ma piangere per lui?”
“Non sto piangendo per lui!”
“Senti Marcellina, io ti voglio bene e lo sai! Non parliamo più molto, ma questo non significa che io non tenga a te! Da un po' di tempo ho notato che tra te e il presidente si è instaurata una certa amicizia. E credo sia fantastico! Quindi voglio darti un consiglio che si basa sulla mia esperienza! Non fingere che tra voi ci sia solo un rapporto di lavoro! Se lo consideri un amico o qualsiasi altra cosa, fai in modo di non perderlo!”
“Non è così, ma grazie... Tu come stai?”
“Bene, molto molto bene! Lo sai che ho un appuntamento con Luisa Ortega? La super modella?”
“Congratulazioni, ti divertirai fino al momento in cui non apparirà sulla tua strada qualche altra modella o attrice?”
“Beh Marcellina, sai com'è? Sono libero, affascinante e ho voglia di divertirmi e di vivere tutto quello che non ho vissuto per troppo tempo!”
“Mi dispiace Armando! Mi dispiace tanto!”
Marcella salì in macchina lasciando Armando che la guardava allontanarsi.
 
Nicola e Marcella non ebbero più modo di parlare, si incontravano per lavoro, con Armando e gli altri dirigenti e i soci. Tra lui e Patrizia le cose si trascinavano. Lei, ormai certa di averlo in pugno, si comportava o con freddezza e distacco o se lo sentiva più lontano con dolcezza. Nicola si sentiva imprigionato in un rapporto logoro, senza riuscire ad interromperlo! Patrizia era il suo sogno, da tanto tempo! Era stata la donna che aveva desiderato solo guardandola in una foto, la donna con cui aveva perso la sua verginità, l'unica donna! Ugo lo spingeva tra le braccia delle sue ragazze, cercando di convincerlo a lasciarla! Parlavano spesso lui ed Ugo. Si era rivelato una persona sensibile dietro il suo comportamento pungente. Capiva perché Betty lo rispettava, perché lo considerava un amico. Eppure né i consigli del suo nuovo amico né quelli di Betty lo convincevano a porre fine alla relazione con Patrizia. Aveva avuto voglia di parlarne con Marcella, ma tra di loro qualcosa si era spezzato e preferiva mantenere le distanze. 
“Nicola, mi dica, perché continua a farsi prendere in giro?”
“Cosa vuol dire dottor Mendoza?”
“Non mi prenda per uno stupido! È chiaro che la sua storia con la bionda finta la rende infelice! Lasci che la sua vita prenda una strada diversa! So per certo che c'è una donna speciale che pensa a lei! E se non è un impegno serio che vuole, ci sono parecchie ragazze che chiedono di lei. Se non sbaglio Tiziana Cruiz le ha addirittura dato il numero di telefono... Forse non le piace?”
“Tiziana è bellissima!”
“Sì, bellissima e giovane! Il tipo di ragazza che non cerca il matrimonio, che vuole divertirsi e che non ha secondi fini!”
“Le ricordo che sono impegnato...”
“Impegnato con la Fernadez? Scherza? Quell'oca non sa cosa significa impegnarsi! Senta Nicola lei conosce Edoardo Guzman?”
“Sì, è il figlio del proprietario delle assicurazioni Guzman!”
“Sì, ed è anche il secondo fidanzato della tua Patty! Ti do del tu perché lavoriamo insieme da mesi e perché è ridicolo parlare di queste cose dandosi del lei! E dammi del tu così eliminiamo queste inutili formalità!”
“Bene Armando, sia! Comunque so anche questo! Già da molto tempo escono insieme!”
“Beh, fedifraga ma sincera...”
“Non me l'ha detto lei, una sera ero a cena con Dominguez della banca Santiago e li ho visti insieme!”
“Bravo Nicola! Nonostante tutto fedele ad una donna che non vale nulla... Hai paura di restare solo?”
“Cosa? No, io... Io non riesco a rinunciare a lei!”
“Per il sesso? Già immagino che la bionda finta abbia una certa esperienza, che sia capace di legare un uomo in questo modo... Ma ti svelo un segreto! Molte donne sanno fare impazzire un uomo a letto!”
“Non è solo questo!”
“Bene, vedo che è inutile parlarne! Caro Nicola, quando deciderai di vivere la tua vita davvero, non imprigionato nella rete di una vedova nera, fammelo sapere e organizziamo un'uscita a quattro con la Cruiz e con la Ortega, se continuerò a frequentarla...”
“Grazie Armando!”
“Non ringraziarmi! Pensaci e basta!”
 
Tornò a casa, pensando alle parole di Armando. Aveva sperato che la donna speciale a cui si riferiva fosse Marcella, non Tiziana Cruiz... Perché aveva sperato fosse lei? Gli capitava spesso di pensare a lei. Sotto certi aspetti le ricordava Betty. Entrambe erano donne forti, erano state capaci di risollevarsi dopo tanto dolore. Mentre lui non riusciva nemmeno a mettere fine ad una storia sbagliata.
Marcella... Era bella, bella, intelligente e... E sexy! No! Doveva togliersela dalla testa! Chiamò Betty per sapere come stessero lei e il piccolo Riccardo e la sentì serena, tranquilla. Ne fu felice perché dopo tanta sofferenza meritava di vivere una vita felice. E anche lui voleva essere felice! Decise che avrebbe parlato con Patrizia, e in un modo o nell'altro avrebbe svoltato la sua vita. Con o senza Patrizia Fernadez.
La invitò a cena. Era bellissima, sensuale e molto affettuosa. Forse intuiva che quella sera le cose sarebbero cambiate.
“Nicola, perché non facciamo una piccola vacanza insieme? Sono così stanca... Potremmo andare a Cartagena...”
“Lo sai che a Cartagena vive Betty, credi sarebbe felice di vederti?”
“Cosa vuoi che mi importi quello che pensa quello sgorbio?”
“Attenta Patty, non permetterti più di parlare in questo modo di Betty! Hai capito?”
“Scusami tesoro! Hai ragione, ma le cose sono cambiate, magari smetterà di trattarmi con sufficienza ora che siamo fidanzati!”
“Lei ti tratta con sufficienza? Ma se l'hai sempre detestata! E poi siamo fidanzati? Da quando Patty?”
“Io credevo lo fossimo...”
“E dimmi, Edoardo Guzman lo sa?”
“Di cosa stai parlando? Non capisco!” Balbettò Patrizia
“Parlo del tuo amante, o devo chiamarlo compagno? Perché non so bene cosa sono per te, quindi non saprei come definire lui...”
“Amico, Nicola! Amico! Siamo amici da tanto tempo...”
“Smettila per favore, almeno sii sincera! Perché Patty? Non ti ho forse dato tutto quello che volevi? Non ho esaudito ogni tuo desiderio?”
“Sì Nicola! Tra noi c'è qualcosa di speciale!”
“Mi ami? Perché io sì! O almeno ti ho amato!”
“Io sono molto affezionata a te!”
“Grazie! Grazie davvero!”
“Nicola, ti prego non roviniamo tutto!”
“Tutto cosa? Patrizia non vuoi rovinare cosa? Il tuo conto in banca? Sei così bella, ma sei anche completamente vuota... Ora va via! Potrai continuare a lavorare in azienda nello stesso ruolo che ricopri ora, ma stai lontana da me!”
“Perché? Perché mi stai facendo questo? Noi siamo felici!”
“No Patrizia! Tu sei soddisfatta di quello che hai ottenuto da me! Non preoccuparti! Puoi tenera la macchina, il cellulare. Non ti chiederò di restituirmi i regali che ti ho fatto! Puoi tenere tutto, compreso il lavoro! Ma stai lontana da me d'ora in poi!”
“Ti prego Nicola! Non può finire così! Chi ti ha convinto? Eh? È stata Marcella? Quella strega!”
“Non parlo con Marcella da molto quindi lei non c'entra con la mia decisione! Dimmi Patty mi consideri davvero così stupido da non poter prendere una decisione che riguarda la mia vita da solo?”
“Non ho detto questo! Ma lei ti gira intorno per far del male a me! In realtà ti trova disgustoso!”
“Almeno quanto te! Ma lei non l'ha mai negato almeno! Tu invece sei stata disposta a fare l'amore con me tante volte solo per ottenere qualcosa da me!”
“Sei ingiusto! Mi è sempre piaciuto fare l'amore con te! E lo sai bene!”
“Già... Patrizia ora vorrei che tu te ne andassi! Non voglio più avere nulla a che fare con te! Vai dal tuo Edoardo! Vai da qualcun altro! Non mi interessa! Basta che mi lasci solo!”
“No Nicola! Ti prego parliamo!”
“E allora parlami! Dimmi quello che mi devi dire!”
“Non posso stare senza di te! Ho bisogno di te!”
“Sono certo che il tuo amico potrà soddisfare ogni tua necessità!”
“Mi sento offesa! Molto, molto offesa! Sappi che se uscirò da quella porta tra noi finirà tutto!” Patrizia doveva giocarsi il tutto per tutto e sapeva bene che fino a quel momento la sola minaccia di lasciarlo rendeva Nicola un giocattolo nelle sue mani
“È quello che vogliono!”
Patrizia cercò di abbracciarlo, baciarlo, cercò anche di spogliarsi ma lui non glielo permise. La accompagnò alla porta e la lasciò sola mentre lui si chiudeva in camera. Patrizia, interdetta, uscì dall'appartamento, sconvolta ma non del tutto convinta di aver perso la sua fortuna.
Nicola pianse. Era finita! Era riuscito a chiuderla fuori dalla sua vita! Ma soffriva. Aveva sentito la porta chiudersi, lei era andata via! Uscì dalla camera da letto e si versò un bicchiere di vino, poi un altro fino a quando la bottiglia non fu vuota. Aprì il cognac e si ubriacò, fu una notte terribile. L'amava così tanto? Era certo di averla amata, sì, ma ora provava solo rabbia! Non nei confronti di Patrizia, solo verso sé stesso, perché aveva permesso che quella donna si prendesse gioco di lui, lo usasse... Il giorno seguente non andò in ufficio. Decise di sbrigare alcune pratiche per la TerraModa e incontrare alcuni investitori. Comunicò direttamente ad Armando la sua assenza che si sarebbe protratta per alcuni giorni. Armando capì che era successo qualcosa ma non gli pose nessuna domanda.
“Marcella, il presidente non verrà per qualche giorno!”
“Oh, ci sono problemi?”
“Direi che saremo capaci di gestire la situazione per ora!”
“Sì certo, mi chiedevo se lui avesse problemi...”
“Non lo so! Non ha dato spiegazioni. Beh, organizziamo il lavoro...”
“Non è da lui! Quando è stato a Cart... L'ultima volta aveva programmato tutto, mi sembra strano!”
“Primo, cara Marcellina, non sono stupido quindi so dove sia andato e chi abbia incontrato e perché! Secondo, cosa ti importa delle ragioni della sua assenza?”
“Sono solo preoccupata! Patrizia è al lavoro?”
“Sì, la bionda finta è alla sua scrivania a limarsi le unghie, come al solito!”
“Oh... Beh forse non sta bene... Più tardi potresti chiamarlo per sapere come sta?”
“No, non lo chiamerò a meno non ci siano problemi sul lavoro! Se vuoi sapere come sta chiamalo tu!”
“Da parecchio tempo non ci parliamo...”
“Bene, potrebbe essere un modo per chiarirvi no?”
“Non c'è nulla da chiarire! È ora non perdiamo altro tempo, mettiamoci al lavoro!”
Marcella era sinceramente preoccupata. Aveva notato che Patrizia era silenziosa e che era spesso al telefono ma era chiaro che nessuno le rispondeva. Forse era davvero successo qualcosa tra loro due... 
Il giorno seguente poco prima di uscire dall'ufficio compose il numero del presidente. Stava per riattaccare quando Nicola rispose. Sembrava ubriaco.
“Sono Marcella... Va tutto bene?”
“Sì, bene e tu? Come mai chiami uno stupido sciocco che ti fa ribrezzo?”
“Nicola per favore cosa dici? Volevo sapere che diavolo è successo!”
“Niente di niente di niente! Ciao Marcella!”
Nicola le riattaccò il telefono in faccia.
Non ci pensò due volte e uscita dal lavoro si diresse verso la casa di Nicola Mora, senza sapere perché.
Suonò più volte al citofono, poi si decise a chiedere al portiere e mentendogli lo convinse ad accompagnarla nell'appartamento di Nicola. Il portiere la fece entrare rendendosi disponibile per qualsiasi problema.
Il salotto era buio, Marcella fece fatica a mettere a fuoco il locale. Si sentiva odore di alcool. Intravide Nicola seduto su una poltrona rivolta verso la finestra con un bicchiere in mano. Aveva gli occhi aperti ma sembrava assente
“Nicola, cosa è successo?”
“Guarda, sei tu Marcella? Va tutto bene! L'ho lasciata! Sei contenta? Tu me l'avevi detto!”
“Sì ma non va tutto bene, sei a pezzi e completamente ubriaco! Nicola guardami!
“Cosa vuoi da me?”
“Voglio aiutarti! Alzati e metti giù il bicchiere! Nicola per favore!
“Non ti voglio qui! Non voglio la tua pietà! Non voglio la compassione di una donna a cui faccio schifo! te lo chiederò con gentilezza, va via!”
“Nicola smettila, ti ho già detto che non è vero! Non andrò via! Ora alzati e buttati sotto la doccia!”
Marcella lo alzò di peso e cercò di sorreggerlo. Lui si appoggiò completamente a lei. Faticò non poco a portarlo in bagno e a metterlo sotto la doccia ma non riuscì a sostenerlo e Nicola cadde seduto nella doccia. Lei aprì l'acqua me prima che potesse spostarsi lui le prese una mano e la tirò a sé. Marcella si inginocchiò accanto a lui mentre l'acqua tiepida li bagnava. Lui la guardò e lei non riuscì a sostenere il suo sguardo. Lo abbassò ma lui le sollevò con le dita il mento e le sussurrò 
“Sei così bella, grazie!” Poi le diede un bacio sulle labbra. Marcella non si spostò, ricambiò il bacio che si fece più profondo.
Fu un attimo solo, lei si ricompose subito consapevole che si trattava solo di riconoscenza lo lasciò solo e tornò in salotto. Era completamente fradicia, fradicia e confusa. Accese la luce e si guardò nello specchio. Il suo viso era in fiamme. Sentì Nicola che si muoveva in bagno. Tornò indietro e scostò un poco la porta. Vide Nicola che si era spogliato e si stava lavando. Non riuscì a distogliere lo sguardo. Lo guardò e si stupì di sorridere. Quando Nicola chiuse l'acqua lo vide infilarsi l'accappatoio e solo in quel momento si spostò. Lo aspetto in salotto. Quando lui la raggiunse le chiese scusa. Era stato un errore e non voleva che lei lo giudicasse male! Le era davvero grato per la sua visita e per il suo interessamento. Solo dopo si accorse che per colpa sua Marcella era completamente bagnata.
“Marcella, sei fradicia! Senti, perché non togli i tuoi vestiti. E ti scaldi, hai le mani gelate! Fatti un bagno caldo! Puoi indossare qualcosa di mio, ho delle tute da ginnastica molto comode, ti prego non uscire da qui in queste condizioni, ti verrà l'influenza! Senti, io sistemo un po' questo disastro e ordino una cena, avrai fame... Io ne ho! Non tocco cibo da ieri...”
“Non è necessario! Ora che stai meglio tolgo il disturbo!”
“No!” Nicola le prese il braccio e le impedì di uscire. Era intenzionato a farsi perdonare per quel bacio, voleva che lei sapesse che mai più si sarebbe permesso di fare una cosa simile. 
“Vai a farti un bagno, asciugati e poi se vorrai andare non te lo impedirò! Intanto io la cena la ordino lo stesso!”
Marcella ubbidì, si fece una doccia e una volta uscita trovò solo lo stesso accappatoio indossato poco prima da Nicola, lo indosso e sorrise sentendo il suo profumo. 
“Marcella, in camera troverai una tuta asciutta, pulita e profumanta.” Senza dire una parola la donna andò in camera da letto e vide dei semplici abiti in cotone, un po' grandi per lei ma li indossò. Si soffermò un attimo guardano la camera di Nicola, era semplice, ben arredata e con dei colori tenui e caldi. Sfiorò la giacca appoggiata su una poltrona e notò alcune foto. Erano vecchie, ma fu bello per Marcella rivedere quel ragazzo goffo che aveva tanto odiato. Si guardò allo specchio. Era completamente struccata, si sentì in imbarazzo.
“Marcella, credevo fossi scappata dalla finestra! Vieni, è arrivata la cena!”
Marcella si sentiva stranamente bene, nonostante indossasse una tuta troppo grande dei calzini bianchi e non fosse truccata. Non riusciva a dire una parola. Fu lui a parlare
“Scusami! Per favore! Ho fatto una sciocchezza ma sappi che non si ripeterà più! E anche per quello che ti ho detto! Sono felice tu sia venuta qui!”
“Come stai ora?”
“A parte il mal di testa? Bene! Avevo toccato il fondo sai? Mi hai aiutato a rialzarmi e ti ringrazio!”
“Ero solo preoccupata... E mi dispiaceva che non parlassimo più...”
“Allora? Ti fermi a cena con me?”
“Nicola ma che diavolo hai combinato? Cosa sono tutte queste cose?”
“Cibo! Cibo! Ho fame! E quando ho fame mangio! Tanto!”
“Lo vedo...”
“Tienimi compagnia!”
“E va bene... Hai voglia di raccontarmi quello che è successo?”
“Sì, ma prima mangiamo!” 
Nicola e Marcella trascorsero la notte a parlare, ridere e scherzare. Quando alle prime luci dell'alba si accorsero dell'ora, appoggiarono la testa sui cuscini buttati a terra e si addormentarono sorridendo.

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Capitolo 4
*** 4 ***


 
Capitolo 4
 
Marcella si svegliò. Nicola le dormiva accanto. Si alzò e guardò l'orologio del telefono. Erano le nove. Corse in bagno e chiamò Mariana avvertendola che aveva avuto problemi con l'auto e che sarebbe arrivata tardi. Si rinfrescò il viso e tornò in salotto. Nicola non si era svegliato, si inginocchiò accanto a lui e gli sfiorò i capelli, spostandogli una ciocca che gli cadeva sugli occhi. Sorrise e lo coprì con una coperta, poi uscì dà quell'appartamento. Tornò a casa, si tolse la tuta e si fece un bagno poi si vestì con cura, si truccò e fu finalmente pronta per andare al lavoro. 
Patrizia la vide uscire dall'ascensore e la guardò con sospetto. 
“Signora Marcella, il dottor Armando la stava cercando, ha risolto il problema con l'auto?”
“Sì Mariana, Armando è nel suo ufficio?”
“Si certamente...”
“Grazie, ora lo raggiungo, per favore può lasciare sulla mia scrivania i messaggi che mi hanno lasciato?” Chiese Marcella raggiungendo l'ufficio di Armando
“Ciao, Mariana mi ha detto che hai avuto problemi questa mattina. Potevi chiamarmi, sarei passato a prenderti.”
“Non preoccuparti è tutto ok! Piuttosto avevi bisogno di me?”
“Sì, volevo sottoporti alcuni prospetti che ho preparato. Potremmo discuterne insieme e poi presentarli completi a Nicola...”
“Certo... Lo hai sentito?”
“No, ma sono certo che il tuo ritardo di stamattina sia dovuto a lui... Sei andata a cercarlo?”
“Ieri sera... Lui ha lasciato Patrizia e non stava bene...”
“Beh lo avevo immaginato. Come mai se lo hai visto ieri sera hai fatto tardi stamattina?”
“Non farti idee sbagliate Armando, ho passato la notte con lui e stamattina mi sono svegliata tardi...”
“Hai dormito con Nicola Mora?”
“Non gridare stupido! Non è come credi! Abbiamo solo parlato! Si stava ubriacando e l'ho aiutato a riprendersi! Tutto qui!”
“Tutto qui... Va bene! Ma tutta la notte?”
“Beh quando si è ripreso abbiamo cenato e poi parlato! Aveva bisogno di sfogarsi!”
“Sei stata molto gentile! E dimmi Marcella, avete recuperato la vostra amicizia?”
“Ma sì certo! Però smettila di fare allusioni! Siamo amici, come lo siamo noi due!”
“Certo, è chiaro! Comunque ne sono felice! Se ha voltato pagina gli proporrò di uscire una di queste sere... Non ti dispiace vero?”
“Perché dovrebbe dispiacermi?”
“Non lo so, magari preferisci occuparti tu di lui...”
“Non dire stupidaggini! Nicola ha diritto di rifarsi una vita, credo debba distrarsi! Ma vacci piano!”
“Appena la voce della fine del rapporto con la bionda finta comincerà a girare non avrà bisogno di me! Ci sono un paio di modelle di Ugo che farebbero carte false per uscire con lui... Prendi Tiziana Cruiz, sapevi che gli ha lasciato il suo numero? Sono sicuro che sarà molto felice di avere una chance con lui...”
“Beh io non credo lui sia interessato! Non ha bisogno di queste distrazioni! Io intendevo solo che dovrebbe uscire, divertirsi, non rimorchiare una donna al giorno come fai tu!”
“Beh, ma ti garantisco che aiuta a dimenticare! Accarezzare un bel corpo non ti fa pensare al dolore!”
“Lasciamo stare Armando! È quasi un anno che esci con donne diverse e non deve farti poi così bene visto che non trovi pace!”
“Sbagli Marcellina! Sbagli io sono in pace con tutti e tutto! Le labbra di una bella donna sanno guarire qualsiasi ferita! Lo farò presente a Nicola!”
“Fai ciò che ritieni giusto! Ora lavoriamo!”
“Ai tuoi ordini Marcella! Mi raccomando non fare troppo la moralista con noi uomini! In fondo non facciamo nulla di male!”
 
Nicola si svegliò confuso. La testa non gli faceva più male. Lei era andata via. Cos'era successo quella notte? L'aveva baciata, istintivamente si portò la mano sulle labbra. Aveva baciato Marcella Valencia. Scosse la testa. Non sapeva nemmeno lui perché l'avesse fatto. Lei era lì per lui e baciarla era stato un gesto spontaneo. Ma sapeva bene che non si sarebbe ripetuto nulla del genere! Per un attimo aveva creduto che lei lo stesse ricambiando ma poi era andata via. Avrebbe voluto rincorrerla ma non era riuscito a fare altro che spogliarsi e fare la doccia! Non sperava di vederla ancora lì e ne era stato felice! Gli faceva male la testa, era ancora stordito, ma lei non lo aveva abbandonato! Sorrise nel ricordare quanto fosse bella nella sua tuta, struccata... Distolse subito i pensieri da lei! Era assurdo solo immaginarsi con lei.
Le scrisse un messaggio ringraziandola del tempo passato insieme e le assicurò che il giorno dopo sarebbe tornato al lavoro. Lei gli rispose di stare tranquillo e di non preoccuparsi.
 
Patrizia, convinta che presto Nicola sarebbe tornato sui suoi passi, si comportava come se nulla fosse cambiato. Ma Nicola la teneva alla larga. Si impegnava nel lavoro, la evitava. Anche Marcella però si era allontanata da lui, troppo imbarazzata per quello che era successo tra loro e a cui non sapeva dare una spiegazione. Ma per lui invece era chiaro che il suo interesse era soprattutto dettato dalla preoccupazione nei confronti di un suo superiore. Decise perciò di invitare Tiziana Cruiz a cena! Chiese consiglio ad Ugo per l'abbigliamento e con un po' di imbarazzo ad Armando sul modo in cui comportarsi con una donna come quella. Armando si limitò a dirgli di trattarla con rispetto, di farla divertire e di adularla, al resto ci avrebbe pensato lei.
E così fu! Nicola non si aspettava fosse così facile, si era divertito insieme a quella donna bellissima che pendeva dalle sue labbra, le regalò dei fiori e fu lei a proporgli di continuare la serata nel suo appartamento. Fecero sesso e doveva essere stato bello perché prima di arrivare a casa, Tiziana gli inviò un tenero messaggio in cui gli chiedeva un altro appuntamento.
 
Quando Patrizia si rese conto di quanto stava accadendo corse prima ad insultare Nicola e poi si presentò da Ugo chiedendo di quella disgraziata che le stava rubando il fidanzato! Gridava impazzita, tanto che tutti dirigenti e dipendenti corsero in atelier.
Tiziana e Patrizia si stavano insultando e Ugo cercava di dividerle senza successo. All'arrivo di Nicola che si mise a difesa di Tiziana, Patrizia si scagliò su di lei per prenderla a schiaffi. Armando riuscì a trattenerla e a fatica la trascinò fuori!
“Ti avrei buttata fuori da questa azienda da tanto tempo! Ma avevi la fortuna di uscire con il presidente! E anche ora ho sopportato la tua presenza perché la tua ex vittima ha un cuore buono e ha deciso di tollerare un'impiegata inutile e scansafatiche! Ma questa è l'ultima volta che metti piede in questo posto!”
Patrizia lo insultava e lo prendeva in giro per la sua storia con Betty, tanto che solo l'intervento di Nicola e Marcella impedirono che lui le desse uno schiaffo.
Nicola, con calma la condusse nel suo ufficio, le firmo una lettera che le consegnò e le chiese di non farsi più vedere. Ora nemmeno lui poteva impedire che fosse licenziata. Nessuno voleva vederla più. Aveva esagerato.
Patrizia lesse la lettera che le aveva consegnato e cominciò a piangere disperata. Era una lettera di licenziamento standard, Nicola non aveva nemmeno perso tempo a scriverne una di suo pugno.
“Nicola per favore! Io ti amo! Sono gelosa di quella sgualdrina!”
“Smettila Patrizia! Non renderti più ridicola! Non ami me! Non ami nessuno! Tiziana non è quello che dici! È una ragazza pulita e dolce! Non come te! Va via! Non voglio chiamare la sicurezza per buttarti fuori!”
Patrizia non riusciva a credere a quello che sentiva. Stava davvero perdendo tutto? No, corse a cercare Marcella che però si limitò a dirsi dispiaciuta e che non poteva fare nulla! Ugo dopo aver calmato Ines e le sue ragazze cominciò a gridare che la voleva fuori dall'azienda e che non la voleva più vedere, minacciando Nicola, Armando e Marcella che in caso contrario se ne sarebbe andato lui. Patrizia si rivolse a Gutierrez che però si nascose nel suo ufficio. Le racchie ridevano finalmente soddisfatte e Patrizia si ricompose e prima di andarsene disse
“Me ne vado! Ma sono io a non voler più restare qui! Tu Marcella, sei una zitella acida, proprio come tutte queste racchie! Sì siete brutte e acide! Ugo non sei altro che un triste personaggio ridicolo e tu Armando? Piangi per uno sgorbio che ti ha lasciato per sposare e fare figli con un francese che fa il cuoco! Nicola, tesoro! Da te ho avuto tutto quello che volevo! Per me non sei mai stato nessuno! Ti ho tradito sempre! Mi consolavo tra le braccia di un uomo vero!”
Nessuno le rispose. Armando con Ugo e Marcella si rinchiusero in ufficio senza nemmeno guardarla, le racchie invece le chiamarono l'ascensore e la spinsero a forza dentro. Nicola raggiunse Tiziana che piangeva consolata dalle amiche. Le si avvicinò e si inginocchiò accanto a lei. Le altre ragazze si allontanarono e lui le accarezzò i capelli
“Mi dispiace! Hai subito un'ingiustizia per colpa mia. Se non vuoi più vedermi, lo capirò!”
Lei lo abbracciò e lo rassicurò sul fatto che con lui stava bene e non sarebbe certo stata una pazza a impedirgli di vivere la loro storia!
Quando gli animi si furono placati era ormai sera, Nicola e Tiziana, mano nella mano, raggiunsero l'ascensore contemporaneamente a Marcella e Armando.
Marcella si finse indifferente e li salutò cordialmente. Nicola soffriva per il comportamento asciutto di quella donna, non lo capiva. Forse si era illuso che tra loro fosse nata un'amicizia eppure sembrava che ci tenesse. Armando invece chiacchierò amichevolmente coi due organizzando per la serata una cena a quattro con la Ortega.
Marcella si sottrasse e corse alla sua macchina senza guardarsi indietro.
 
Nicola e Tiziana passarono delle piacevoli serate insieme consapevoli che il loro rapporto era basato sull'attrazione e sul divertimento. I giornali avevano cominciato ad interessarsi a loro che non si nascondevano. Persino Betty chiese al suo amico come stessero le cose. Lui le rispose che Tiziana era una ragazza stupenda divertente e bellissima, ma molto giovane. Insieme stavano bene ma erano consapevoli che la loro non era una storia seria. Tiziana era una modella che stava diventando famosa e che presto sarebbe partita a cercar fortuna. Non si mentivano e lui le voleva bene. Ma ancora non era pronto per qualcosa di diverso. Forse ci avrebbe potuto pensare con una donna che però non sembrava essere minimamente interessata. Betty non indagò ulteriormente sapendo bene che se ci fosse stato qualcosa Nicola glielo avrebbe detto. Era felice che finalmente il suo amico si fosse liberato di una donna che non lo amava e che gli aveva solo fatto del male.
 
“Nicola, se me lo chiedessi rimarrei qui!”
“Mi piacerebbe, ma devi andare! Diventerai una modella famosa, Tiziana, non ho alcun diritto di impedirtelo!”
“Lo sai, mi dispiace tanto lasciarti... Forse per te non è la stessa cosa, ma io mi sto innamorando per la prima volta in vita mia!”
“Quello che mi dici mi lusinga! Sei una ragazza speciale! E ti dimenticherai presto di un uomo come me!”
“Come te? Intendi affascinante, intelligente e divertente? No, Nicola sarai per sempre nel mio cuore! Il primo amore non si scorda mai!”
“Mi mancherai anche tu e mi piacerebbe se domani, quando diventerai la modella più pagata al mondo, ti ricordassi della nostra Ecomoda...”
“Mi ricorderò di te! vorrei chiederti di aspettarmi, ma so che è una richiesta assurda! Troverai presto un'altra donna e chi lo sa, ti innamorerai! Quella pazza della tua ex non sa cosa si sia persa... Nicola, so che non vuoi che te lo dica, ma lo farò ugualmente. Ti amo! Non sarai forse l'amore della vita! Sono giovane lo so! Ma è vero! E non voglio che solo perché non ho la tua età tu sminuisca i miei sentimenti!”
“Non lo farò! Sei stata un regalo inaspettato, piccola, dolce, Tiziana!” La ragazza lo baciò con passione e fecero l'amore per l'ultima volta.
 
Marcella fu felice che Tiziana partisse per Parigi e ad Armando la cosa non sfuggì 
“Ti vedo allegra, forse perché la seconda rivale si è auto eliminata?”
“Non capisco di cosa parli!”
“Senti Marcella, Ugo è pieno di modelle bellissime, se non vuoi che ci sia una nuova Tiziana, magari più matura e che possa fargli perdere la testa, ti consiglio di fare qualcosa!”
“Sei davvero fuori strada! Nicola è solo un amico!”
“Ma certo, un amico di cui sei gelosa e che quasi non saluti quando lo vedi in compagnia! Un amico che spii quando si intrattiene con una donna... Ho il sospetto che tu sia gelosa anche di Sofia!”
“Non è così, semplicemente non ho voluto importunarlo! So bene quello che ha passato e quella ragazzina lo ha reso felice...”
“Beh, ma magari potresti essere tu a renderlo felice, no?”
“Smettila Armando! Ti ho già detto che Nicola non mi interessa!”
“Allora esci! Divertiti!”
“Armando non tutti sono come te e Nicola sai? Io non ho bisogno di nessuno!”
“Nemmeno io ma questo non mi impedisce di distrarmi con una donna... Nessuno ti biasimerebbe se uscissi con un uomo!”
“Ma io non voglio!”
“Perché lui non te lo ha chiesto? Marcella, svegliati, non lo farà mai! Per lui tu sei irraggiungibile! Ma sono sicuro che tu gli piaccia... Tu lo spii, ma credimi l'ho visto molte volte osservarti da lontano imbambolato come un manichino!”
“Non è vero... E comunque non mi interessa! Adesso basta, mi stai esasperando!”
“Come vuoi! Io te lo dico perché la tempestività è importante! Non farti sfuggire l'occasione che hai! Oggi!”
 
La collezione di Ugo come sempre fu un successo. L'Ecomoda continuava a crescere e il merito era dei tre dirigenti che l'avevano resa un'azienda moderna, dinamica. Nicola chiese ad Ugo se se la sentiva di ampliare la linea e di integrare le sue creazioni non solo con modelli di alta moda e pret a porter ma di realizzare una linea giovane e sportiva. Ugo si mise subito alla ricerca di collaboratori. Roberto e Margherita erano completamente soddisfatti. Nel frattempo Freddy e Annamaria si erano sposati e avevano deciso di lasciare la città per trasferirsi a Medellín dove Freddy aveva ereditato da degli zii una lavanderia. Si erano presentati molti candidati ed erano stati scelti due ragazzi giovani e pieni di entusiasmo, felici di collaborare con un'azienda ormai da mesi sulla cresta dell'onda. Dopo le nuove assunzioni e l'integrazione dello staff creativo, Ugo organizzò una festa a cui furono invitati, i nuovi stilisti, le modelle, alcuni amici e naturalmente Nicola, Marcella ed Armando. Avevano riservato un'intera sala del club.
Armando si era fatto accompagnare da Luisa Ortega con la quale continuava una relazione tra alti e bassi, fatta di tradimenti e ricongiungimenti, mentre Nicola e Marcella erano soli. La serata prese ben presto il volo e tra champagne e musica gli invitati si divertivano a ballare e scherzare. Armando si intratteneva con alcune ragazze suscitando la gelosia della Ortega che per ripicca cominciò flirtare con Nicola. Erano tutti piuttosto alticci e Nicola stette al gioco. Tra le modelle si scatenò una sorta di gara per sedurre uno dei due uomini. Ugo circondato dai suoi amici propose alcuni giochi di gruppo e poi tutti insieme corsero nella piscina nel giardino e si buttarono in acqua. Sembravano tutti felici, allegri ed era normale, stavano festeggiando il loro successo, erano giovani e amati. Solo Marcella rimase in disparte, delusa da come stessero andando le cose. Sperava di passare un po' di tempo con i suoi amici, soprattutto con Nicola. Sapeva che stava frequentando delle ragazze, ma nessuna in particolare, dopo Tiziana nessuna era stata speciale. Con tutta probabilità era andato a letto con alcune di loro perché le sentiva chiacchierare tra loro vantandosi di come erano state bene con Nicola o Armando. Ma quella sera sperava di riuscire a parlare con lui. Non sapeva di cosa e perché, ma era intenzionata a stargli vicino. Per l'occasione aveva indossato un abito nero, molto sexy ma elegante, eppure sembrava che nessuno l'avesse notata, troppo impegnati a pensare a loro stessi, a godere della ricchezza e della fama. Era delusa da Nicola. Che fine aveva fatto il ragazzo impacciato e poi quell'uomo che soffriva per Patrizia? Senza salutare abbandonò i festeggiamenti e se ne tornò a casa.
La mattina seguente l'Ecomoda era stranamente silenziosa. Chiese dove fossero tutti a Mariana e la segretaria le rispose che a parte gli operai e gli impiegati lei era la prima ad arrivare, tra i dirigenti era presente solo Gutierrez e in atelier c'erano solo Ines e Jenny. 
Marcella si richiuse la porta del suo ufficio alle spalle e si mise a lavorare. I suoi colleghi e lo staff creativo arrivarono solo in tarda mattinata, e tutti portavano occhiali scuri e sembravano intontiti.
I giornali parlarono ampiamente della festa dell'Ecomoda. Le foto della serata riempivano le edicole e i siti online. I giornalisti si erano concentrati sopratutto sul presidente, Nicola Mora, e sul vice presidente, Armando Mendoza. I pettegolezzi sulla vita mondana dei due si sprecavano tanto che persino Betty ne fu delusa. Chiamò Nicola preoccupata 
“Nicola, che stai combinando? Ero felice tu avessi rotto con la bionda finta, ma adesso sei sui giornali scandalistici un giorno sì e l'altro pure! Non è da te!”
“Betty, non sto facendo nella di male! Sono libero da qualsiasi impegno e mi sto solo godendo la vita! Ma tranquilla la TerraModa è in buone mani sai?”
“Sì lo so, ma non è quello di cui sto parlando! Sei felice? Sei davvero soddisfatto?”
“Mi sto divertendo, come non ho mai fatto in vita mia! Mi piace essere corteggiato e conteso da donne bellissime! E se a lei non interesso tanto meglio! Ce ne sono altre che mi consolano!”
“Lei chi? Nicola, parli della Frnandez? Sei ancora interessato a lei?”
“No Betty, tu non puoi capire! C'è una donna che mi interessa, una donna che non ha nulla a che fare con le ragazze con cui esco, ma per lei non sono nulla! Va bene così, ma non vedo perché dovrei perdere delle occasioni tanto interessanti...”
“Perché tu non sei così, non sei come... Come lui! Tu hai un cuore grande, non sei un egocentrico egoista! Tu non hai mai cercato questo, Nicola!”
“Senti Betty, lasciami stare! Per ora sto bene così! Senti, piuttosto sono riuscito a racimolare la cifra per acquistare metà della TerraModa!”
“Sì, va bene te la cedo volentieri e tutta quanta! Non ho alcuna intenzione di tornare in quella città, non mi piace come stanno andando le cose!”
“Allora se vuoi posso fissare un appuntamento con un notaio per la cessione della compagnia? Nel giro di pochi mesi ti verserò il resto del valore...”
“Non mi interessa! Tu fissa l'appuntamento farò in modo di venire in quel posto.”
Betty salutò Nicola freddamente, delusa da quell'atteggiamento così inconsueto. Temeva che il suo amico diventasse come l'uomo che più di tutti l'aveva fatta soffrire. Si sforzò anche di capire chi fosse la donna di cui parlava, forse una modella, ma non riuscì a capirci molto.
 
Marcella non fece alcun riferimento a quella serata, i giornalisti nemmeno l'avevano nominata. Ne era felice visti i pettegolezzi che aveva dovuto subire dopo la rottura del fidanzamento con Armando. Sperava però che fosse Nicola a parlarle, ma così non fu.
 
“Oggi pomeriggio non sarò presente in ufficio. Ho un appuntamento con Betty per la cessione della TerraModa. Armando lo sa e sembra disinteressato. Se ci fossero problemi ti prego di farmelo sapere.”
“Certo, non ti preoccupare. Mi fa sorridere pensare a te e ad Armando come due amici così intimi...”
“Beh, è normale, no?”
“Sì, sì, normale. Due bambini che giocano a fare gli uomi senza pensare a nessuno. Disinteressati, è questo il termine che hai usato? Disinteressati a tutto...”
“Marcella, penso che dopo tanto tempo sia normale che Armando non pensi più a lei...”
“Lo credi davvero? Lui non smetterà mai di pensare a lei, ma non mi riferivo a questo!”
“E a cosa allora?”
“A niente, niente di particolare!”
“Marcella...”
“Ti prego di scusarmi devo ancora controllare come sta andando l'allestimento del secondo negozio a Medellín...”
Nicola non ebbe il tempo di risponderle. Non la capiva, perché non parlavano più? Perché lei era così distante? Cosa aveva sbagliato? Eppure lui la trattava come un'amica, gli costava farlo perché col tempo si era reso conto che l'interesse per quella donna era cambiato, ma a lei non lo aveva mai detto. Eppure sembrava infastidita dalla sua presenza. Forse anche lei non approvava il suo comportamento, ma non stava a lei giudicarlo. Lasciò l'ufficio prima del previsto.
“March, posso entrare?”
“Dimmi Ugo, cosa ti serve?”
“March, cosa ti sta succedendo? Ti vedo sempre tanto triste, cupa...”
“Beh, Ugo se proprio vuoi saperlo sono preoccupata per la reputazione di questa azienda! Negli ultimi tempi siamo sulla bocca di tutti e non per i vestiti!”
“Ti riferisci ai due don Giovanni?”
“Sì, a loro! E anche a te, Ugo!”
“A me, March? Ma io che ho fatto?”
“Passi più tempo con loro che a disegnare! E poi sembra che tu sia diventato il loro intermediario! Ogni ragazza che passa dal tuo atelier, poi esce o con uno o con l'altro cretino!”
“Dimmi March, quale dei due cretini, è più cretino, quello che ti fa soffrire?”
“Ugo, cosa stai dicendo? Sto parlando di altro!”
“Mmmm, no, non credo... E visto che sono sicuro che uno dei due non ti interessi più da tanto, tanto tempo, immagino che il cretino numero uno sia il presidente...”
“Beh, sta dando davvero una bella immagine dell'azienda!”
“Beh, March, da quando la dirige mi sembra che gli affari vadano a gonfie vele e che nonostante la vita che conduce, definiamola un po' dissoluta, abbia un grande carisma e piaccia ai clienti anche per questo. Parli di immagine, ma sai bene che ogni ragazza e ogni donna del paese sogna di passare la notte con uno dei nostri cretini, ogni loro uscita è un ritorno pubblicitario, e tu lo sai meglio di me! Anche Caterina dice che stanno creando uno stile... Lo stile Ecomoda... È glamour!"
“E cosa vendiamo? Ugo dimmi? Te lo ricordi almeno?”
“Si March, molto bene, vendiamo abiti, ma anche sogni, vendiamo noi stessi! E presidente e vicepresidente sanno vendere molto bene. Ora sii sincera con me! qual è il tuo problema?”
“Beh Ugo, evidentemente abbiamo due idee molto diverse!”
“Forse sì, ma io credo che si tratti di altro... Ah ieri ho sentito la dottoressa Beatrice, la vedrò stasera. Mi ha detto una cosa interessante...”
“Mi fa piacere, salutamela!”
“Non sei un po' curiosa?”
“Di cosa, Ugo?”
“Di sapere quello che mi ha detto... No? Bene ma io te lo dico lo stesso. Pare che il cretino numero uno pensi ad una donna, una in particolare, che pare molto speciale. Betty non riesce a capire chi sia, perché il cretino le ha detto che non è una delle mie modelle... Io un'idea ce l'ho... Tu Marcella?”
“Patrizia?”
“No, mia cara, non si tratta della bionda finta! Svegliati Marcellina! Ti saluto, ho dei disegni da finire!”
Marcella cercò di non impazzire pensando a quello che le aveva riferito Ugo. Chi era quella donna? Per un istante, ricordando il bacio che Nicola le aveva dato quella sera sotto la doccia, sperò di essere lei. Si sfiorò le labbra con le dita e chiuse gli occhi, ripensò a quel momento. Era stato bello quel bacio, dolce, lo ricordava come fosse successo la sera prima. Le labbra di Nicola erano morbide e le sembrò di sentire il suo profumo confuso con l'alcol che aveva bevuto. Senti il viso arrossire proprio come quella notte. Aprì gli occhi e se lo trovò davanti. Era tornato in ufficio. Evidentemente aveva dimenticato qualcosa. 
“Scusami Marcella, non volevo disturbarti...”
“Credevo saresti stato fuori tutto il pomeriggio...”
“Mi sono sbrigato prima e Betty doveva occuparsi del piccolo Riccardo. Ci vedremo stasera a casa di Ugo per una cena...”
“Oh, come sta? E il bambino? Sarà sicuramente molto carino! A chi somiglia?”
“Diciamo che non somiglia a Michelle...”
“Capisco... Ma hai dimenticato qualcosa?”
“No, ma... Senti Marcella, sei arrabbiata con me?”
“No, Nicola, sono solo molto stanca e vorrei che la smetteste tutti di domandarmi se sono triste, arrabbiata, nervosa o altre sciocchezze del genere! Fammi un favore, comincia a lasciarmi in pace tu! Ok?”
“Va bene! Non ti disturberò più, ma sappi che mi spiace molto non poter più parlare con te... Ecco io ricordo molto bene quanto sia stata bella quella notte! Forse per te non è stata importante ma per me sì! Quella notte credevo di aver trovato un'amica vera... Ciao Marcella, a domani!”
Perché non l'aveva fermato? Perché non gli aveva detto che per lei era stata indimenticabile quella notte? Che non era l'amicizia che voleva da lui? Che non gli bastava! Era innamorata di lui? Non era possibile. Eppure con lui si sentiva bene, si divertiva e rideva! E quel bacio la tormentava. Chi era la donna che per lui era speciale?
 
“No Armando non la capisco! Non le chiederò di fermarsi a lavorare, la infastidisco, non sopporta la mia presenza! E questa situazione si protrae da mesi”
“Interessante...”
“Non scherzare! Facciamo fatica persino a salutarci, figurati se le chiedessi di rimanere in ufficio a lavorare con me!”
“Purtroppo però questo resoconto deve essere pronto per domani e come ben sai io non mi occupo dei punti vendita, quindi...”
“Già, ma ti garantisco che si rifiuterà! Ultimamente non si ferma nemmeno cinque minuti in più, forse non sopporta più nemmeno l'Ecomoda!”
“E allora tu invitala a cena no? Lavorerete in un luogo diverso dall'Ecomoda!”
“Senti non mi sei d'aiuto! Lasciami in pace e divertiti anche per me stasera!”
“Sarà fatto presidente!”
Armando uscì allegro dall'ufficio di Nicola e lui rimase fermo per qualche attimo prima di comporre il numero di Mariana.
“Mariana, dica alla dottoressa Valencia che deve passare da me prima di andare via e portare i dati relativi ai negozi di Bogotà e Miami.”
“Sarà fatto, dottor Mora.”
Poco dopo vide comparire Mariana con i documenti richiesti e senza dire una parola alla segretaria, sinceramente confusa, entrò senza bussare nell'ufficio di Marcella.
“Senti dottoressa Valencia, non so cosa sia successo ma ho preso atto che non mi sopporti! Lo accetto! Ma quando si tratta di lavoro non puoi evitarmi! Io sono il presidente, ti è chiaro?”
“Non alzare la voce con me! Mi sembra di averti portato tutto quello che mi hai chiesto e come vedi sono impegnata in un altro lavoro!”
“Infatti volevo proprio chiederti di tardare per poter modificare e correggere il resoconto che serve per la delibera sull'aumento della produzione. So che sei impegnata!”
“Beh non sto molto bene, puoi chiedere a Mariana!”
“Se mi aiutassi sarebbe tutto molto più semplice e veloce... Perché non stai bene, cosa c'è?”
“Mal di testa, niente di grave, ma voglio finire quello che sto facendo e tornarmene a casa!”
“Oh, allora scusami, credevo fosse per evitarmi... Parlerò con la tua segretaria e ci penserò io...”
“Bene, grazie e ora per favore scusami!” Nicola si fermò un istante a guardarla, era vero, sembrava stanca. Eppure era così bella e affascinante. Gli corse un brivido sulla schiena... 
“Devi dirmi altro?”
“No... Ora vado! Ciao Marcella.”
 
“Signor presidente... O secondo qualcuno cretino numero uno, come mai così pensieroso?”
“Buonasera Ugo, va tutto bene...”
“Zzzzzz... Davvero? Hai una faccia! Qualche modella ti ha dato il due di picche?”
“No, non una modella! Marcella non sta bene e sarò costretto a lavorare solo raddoppiando i tempi... Tutto qui...”
“Ah è stata March a darti il ben servito... Ha fatto bene. È una donna perbene lei e non avete proprio nulla da spartire voi due!”
“Ugo, dovevamo lavorare non and... Solo lavorare!”
“Andare a letto volevi dire? No... Marcella ha già avuto un uomo superficiale, allergico agli impegni come te! Non farà mai lo stesso errore!”
“Io non sono così!”
“Ah no? E questi giornali? E i cuori spezzati delle mie ragazze? Tu e il vicepresidente siete uguali! Vi piacciono le donne ma amate solo voi stessi!”
“Non è così...”
“Beh, ma allora basta dimostrarlo... Vedi per esempio, se mi piacesse un uomo, che però non condivide il mio stile di vita perché segnato da esperienze precedenti, per conquistarlo cercherei di dimostrargli che sono diverso da chi l'ha ferito. Mi dedicherei a lui, a corteggiarlo. Non andrei a letto ogni sera con una persona diversa... Ma magari sbaglio eh! E poi non è il tuo caso, giusto?”
“Giusto...”
“Ti lascio presidente capoccione! Ciao ciao!”
 
Nicola tornò sui suoi passi, bussò ed entrò nell'ufficio di Marcella
“Marcella, scusami per prima, stasera terminerò io il resoconto in modo che tu possa riposare, ma domani sera vorrei cenare con te per parlare di alcuni punti vendita che non mi convincono...”
“E non potremmo farlo domani?”
“No perché sarò molto occupato. Mi libererò solo in serata ma voglio mangiare decentemente!”
“E sia... Ora però vado a casa!”
 
Nicola aspettò per tutta la giornata quel momento. Non vedeva l'ora di passare una serata con lei. Si sistemò i capelli, la camicia e si mise un po' di profumo. Poi bussò alla sua porta e la accompagnò al Le Noir. Nicola non ascoltò nemmeno una parola dei discorsi di Marcella, che mentre cenavano gli leggeva tutti gli appunti su dei negozi il cui fatturato era in crescita. Le osservò le labbra e desiderò solo accarezzargliele con un dito e di baciarla.
Fu una bella serata, Marcella in fondo si era divertita, Nicola era stato capace di farla ridere, lui era sempre capace di farlo... 
Tra loro i rapporti si distesero un po' e Nicola con una scusa o l'altra riusciva a passare del tempo con quella donna di cui temeva il rifiuto, ma che lo faceva sognare.
 
La TerraModa aveva ottenuto degli utili insperati, e finalmente Nicola aveva il capitale definitivo per liquidare Betty. Dopo averla informata del bonifico, la salutò e le disse che quella sera sarebbe stata speciale e che avrebbe giocato il tutto per tutto con la sua donna speciale.  
Si vestì con una camicia bianca e una giacca nera elegante, i jeans e le sua solite scarpe da ginnastica e si presentò alla porta dell'appartamento di Marcella con un mazzo di fiori. Lei trovandoselo di fronte sorridente lo fece entrare e gli chiese cosa facesse lì. Nicola le raccontò della TerraModa e la invitò a cena per festeggiare
“Vuoi festeggiare con me?”
“Non sarei qui se non fosse così! Mettiti qualcosa di carino e usciamo!”
“Oh, ma...”
“Niente storie per favore! Voglio passare la serata con la mia amica Marcella Valencia, quindi, a meno di non dovertelo ordinare come presidente della tua azienda, muoviti!”
“E va bene... Aspetta solo un quarto d'ora!”
Dopo venti minuti, Marcella tornò da lui. Era bellissima. Indossava un abito attillato color crema, senza spalline e con una cintura in vita nera. Nicola deglutì e la prese sotto braccio conducendola alla sua auto.
Il locale scelto da Nicola era poco fuori città, molto semplice ma elegante, la musica era piacevole e la cena fu perfetta. Scherzarono e si divertirono e Nicola era incantato dal sorriso di Marcella. Brindarono al successo di Nicola e a quel punto lui, accarezzandole una mano, le disse che l'aveva voluta al suo fianco quella sera, perché la cosiderava una donna speciale. Marcella non rispose, era in imbarazzo. Non sapeva cosa dire, ma era felice. Gli sfiorò una guancia con la mano e gli sorrise. A Nicola bastò per capire che era innamorato di lei! Era bastato un suo gesto, un semplicissimo gesto. 
In macchina non parlarono, si limitarono ad ascoltare la musica ma si tenevano per mano. Nicola riaccompagnò Marcella a casa e prima che potesse scendere la tirò a se baciandola, prima dolcemente, quasi sfiorando le sue labbra, poi con più passione. Si staccò da lei che lo guardava negli occhi e le chiese semplicemente di non lasciarlo solo quella notte. Marcella annuì e insieme salirono nel suo appartamento. Lui la strinse a se e le sussurrò 
“Ti desidero da tanto! Dalla prima volta che ti ho baciato...”
Marcella, impacciata non rispose, si lasciò condurre da lui in camera da letto, si lasciò spogliare e fecero l'amore.
“Marcella... Cosa c'è? Vuoi dirmi perché sei così silenziosa? Ti sei pentita di aver fatto l'amore con me?”
“No, sono... sono solo... Non lo so...”
“No, Marcella per favore, non dirmi che sei pentita! Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Marcella lo guardò negli occhi, avrebbe voluto dirgli che era stato tutto perfetto perché lei era innamorata di lui. Che non aveva mai fatto l'amore con nessuno a parte Armando. Perché per lei era impensabile andare a letto con un uomo di cui non fosse innamorata, ma temeva che quello che provava Nicola fosse diverso e si limitò a baciargli le labbra.
“Sei bella da impazzire...”
“ Nicola, cosa provi per me?”
“E tu? Tu cosa provi per me?”
“Io sto molto bene con te e... E stanotte è stata speciale...”
“Anche per me, tu sei speciale... Vuoi sapere quello che provo? Beh, non so di preciso cosa sia, so che non ho mai provato nulla di simile, per nessuna! Che sfiorare le tue labbra è come sentire il sapore delle ciliegie, accarezzare la tua pelle è come toccare l'acqua fresca, e che i tuoi occhi brillano e mi ci perdo... Fare l'amore con te è stato scoprire me stesso... Io credo di amarti, ma non voglio farti pressioni. Voglio solo essere sincero perché non voglio sbagliare nulla, voglio che tu sappia tutto quello che provo... Ti chiedo solo di darmi una possibilità!”
Marcella era senza fiato, nessuno le aveva mai detto parole tanto belle, nemmeno sapeva che si potessero sentire parole tanto dolci
“Nicola stringimi!”
Furono le uniche parole che la donna seppe pronunciare. E lui la strinse, la baciò e la fece di nuovo sua, e fu ancora più bello.
Marcella si era addormentata, Nicola la guardava e le accarezzava una spalla. Non riusciva a credere che tutto fosse reale. Appoggiò la testa accanto alla sua e si addormentò accanto a lei.
“Ciao!”
“Ciao presidente...”
“Ordiniamo una bella colazione?”
“Va bene...” Marcella gli sorrise e lui le baciò la fronte prima di chiamare una caffetteria poco distante. Poi si sdraiò di nuovo accanto a lei accarezzandole il corpo nudo.
“Non mi hai detto quello che provi per me...”
“Io... Io credo di essermi innamorata...”
Marcella abbassò lo sguardo, lui le prese il viso e la obbligò a guardarlo
“È vero?”
“Sì”
La baciò con passione poi furono interrotti dal suono del citofono che li avvertiva che la colazione era arrivata.
Marcella indossò una vestaglia e aprì la porta per fa entrare il ragazzo delle consegne, lo pagò e poi sistemò tutto sul tavolo. Nicola la raggiunse e si accomodò su una delle sedie, poi le ordinò scherzosamente di sedersi sulle sue gambe e lei divertita gli ubbidì.
“Presidente ti è piaciuto davvero stanotte?” Per Marcella non era semplice quella domanda, aveva bisogno di essere rassicurata.
“Perché me lo chiedi? È stato tutto perfetto!”
“Davvero?”
“Non ho mai fatto l'amore con una donna come te, mi hai fatto impazzire! È stato bellissimo!”
“Grazie...”
“No, grazie a te Marcella, grazie per quello che mi hai fatto scoprire, per quello che mi hai regalato...”
“Nicola, tu sei il secondo uomo con cui abbia fatto l'amore...”
Nicola la guardò, l'aveva sempre vista come una donna di successo, con una vita piena di esperienze, circondata da ogni cosa aveva desiderato, a volte le era sembrata una snob antipatica. Ma di fronte a lui, in quel momento c'era una donna che sapeva mettersi a nudo confessandogli una cosa tanto intima, personale 
“Perché me lo stai dicendo?” Le disse accarezzandogli i capelli
“Perché voglio che tu sappia che se ti sono sembrata impacciata e... Beh ecco, senza esperienza, c'è un motivo... Forse da me ti aspettavi qualcosa di più!”
“Marcella, io non mi aspettavo nemmeno di essere degno della tua attenzione! Non ti ho chiesto di uscire pensando di venire a casa tua e fare l'amore con te! Lo desideravo da tanto, non fraintendermi, ma non ho mai osato sperare potesse succedere! Ma quando hai ricambiato il mio bacio ieri sera e siamo saliti, per me è stato un sogno! Io non so cosa credi che si aspetti un uomo da una donna, ma ti assicuro che non sono mai stato tanto bene con nessuna. Ciò che ho provato con te è stato perfetto... Tu, sei perfetta!”
Marcella si alzò dalle gambe di Nicola, era tesa si sentiva messa alla prova. Lui non le aveva chiesto nulla e quelle parole erano le parole che ogni donna avrebbe voluto sentirsi dire. Nicola la raggiunse e le baciò il collo
“Forse anche tu ti aspettavi qualcosa di diverso, ti ho deluso?”
Marcella si girò e lo guardò 
“Oh no, è stato tutto bellissimo, mi hai fatto sentire speciale, la più desiderata delle donne... Ma tu ne hai avute tante, bellissime...”
“Non è vero, non ne ho avute tante...” Rispose Nicola sorridendole
“No? Allora vediamo, Patrizia, Tiziana, Gabriella, Danielle, Amber, Elisabeth, Elise, Luisa... Gabrielle, Devo continuare?”
“No aspetta Luisa?”
“La Ortega! Mi siete sembrati intimi...”
“La ex di Armando? Ma no, con lei non è successo nulla, non sono mai stato con una delle ragazze di Armando... Nemmeno questa notte! Ma tu come lo sai? Eh? Chi ti ha detto queste cose?”
“Non fare lo stupido per favore... Forse con la Ortega non hai fatto sesso, ma con le altre sì! Se mi chiedi come faccio a saperlo, beh, le tue amiche non sono particolarmente discrete!”
“Per te è un problema? Voglio dire, lo sapevi che sono andato a letto con quelle donne...”
“No, non è un problema... Ma anche se lo fosse?”
“Per me è importante ciò che pensi, ciò che provi... Non posso cambiare quello che ho fatto, ma per me il passato non conta!”
Marcella non sopportava l'idea di immaginarlo con quelle donne, eppure non riusciva a pensare ad altro. 
“Beh, potevi pensarci prima di portarti a letto metà delle modelle di questa città!!”
“Marcella, sei arrabbiata? Perché? Ti ho detto che nessuna è stata speciale come te!”
“Per ora... Ho già avuto una relazione con un uomo come te! Superficiale, donnaiolo...”
“Ma io non sono così, se tu me lo permetterai riuscirò a dimostrartelo!”
“Ma sarò sempre una delle tante... Solo l'ultima con cui hai fatto sesso!”
“Noi abbiamo fatto l'amore, Marcella... Sei gelosa?”
“Non dire sciocchezze!”
“Sei gelosa! Sì, sei gelosa di me... Non immagini quanto ne sia felice! Lo so, forse sono egocentrico e un po' maschilista, ma se tu sapessi come mi lusinga la tua gelosia!”
“Smettila! Non sono gelosa!”
Nicola le sorrise e la abbracciò, lei si sciolse tra le sue braccia e non cercò di porre resistenza quando lui la baciò.
“Sì che lo sei... E per quanto mi renda conto che non sia un comportamento maturo mi sento felice... La dottoressa Marcella Valencia è gelosa di Nicola Mora! Non pensi che suoni molto bene questa frase?”
“No, perché non è così...”
“Lo sai, non credevo di essermi innamorato di una donna timida e con queste insicurezze...”
“Pensi sia una sciocca?”
“No, penso che tu sia speciale! Penso che tu sia una donna forte, bellissima, intelligente, molto sexy! Penso che il fatto che tu sia gelosa di me, e che ti senta insicura sia molto dolce e anche molto, molto attraente!”
“Per favore, non prendermi in giro...”
“Perché dovrei? Ti ho detto che con te voglio essere sincero e il fatto che lo sia stata anche tu, confidandomi questa tua piccola insicurezza, mi fa capire di non aver sbagliato ad aprirti il mio cuore!”
“Ma loro ci saranno sempre...”
“Loro chi?”
“Loro! Le donne con cui sei stato, e quelle che sicuramente vorrebbero avere una storia con te! Credimi io le vedo quando ti guardano, come ti sorridono, come fanno le oche...”
“Marcella, da quanto tempo hai cominciato a preoccuparti di come si comportano?”
“Da quando tu hai cominciato a uscire con loro... Quando Tiziana se n'è andata speravo avremmo potuto passare del tempo insieme, anche solo per parlare, ma poi Gabriella Sierra ha cominciato a corteggiarti... E poi le altre! La sera della festa di Ugo nemmeno ti sei accorto che ero lì solo per te...”
“Indossavi un abito nero, in pizzo. Avevi raccolto il capelli ed eri altissima con quelle scarpe.”
“Nicola...”
“Eri annoiata, ti ho visto andare via, sai?”
“Come hai potuto vedermi? Eri in piscina abbracciato alla Ortega e sulle spalle c'era una di cui non so nemmeno il nome...”
“Marcella, se avessi saputo, le cose sarebbero state diverse... Mi dispiace, ma tu quasi non mi parlavi, sembravi infastidita dalla mia presenza!”
“Non era bello vederti fare il cretino con delle donne bellissime! Mi sembrava di vedere Armando e piuttosto di rivivere quell'inferno ho preferito evitarti. Ma non facevo altro che ripensare al bacio che mi rubasti nella doccia del tuo appartamento!”
“Scusami! Io credevo che per me provassi solo rispetto per il mio lavoro... Per me eri irraggiungibile, ti avevo messo su un piedistallo e anche se a fatica mi limitavo a osservarti e ad ammirarti...”
“Beh, non sembrava proprio! Anzi!”
“Marcella, guardami! Non ho mai sperato che tu mi guardassi con questi occhi, tu eri la donna che mi mortificava, che mi considerava un mostriciattolo succube di Patrizia, qualcuno senza importanza che ad un certo punto aveva migliorato il proprio aspetto. E tu... Tu sei Marcella Valencia!”
“Da molto tempo ho smesso di vedere in te l'amico imbranato di Betty e lo sapevi! Te l'ho ripetuto tante volte! Ma perché continui a ripetere chi sono? credevi fossi fatta di ghiaccio? Io sono solo una donna...”
“Vorrei tu fossi la mia donna, Marcella! E vorrei fare ancora l'amore con te! Adesso!"

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Capitolo 5
*** 5 ***


Capitolo 5
 
Marcella sorrideva dondolandosi sulla poltrona della sua scrivania, quasi sospesa da terra, giocherellando con una penna tra le dita. Non era riuscita a combinare nulla quella mattina. Continuava a pensare al fine settimana passato, alla cena con Nicola e a tutto quello che ne era seguito, ai suoi baci, alle sue parole, al suo corpo nudo. Arrossì e il suo sorriso si fece più profondo. Non vedeva l'ora che quella giornata passasse per poterlo abbracciare di nuovo... Lo desiderava e provava piacere solo sentendo il suo odore sulla pelle. Fu distolta dai suoi pensieri dall'entrata di Ugo nel suo ufficio. L'uomo la osservò per qualche istante e senza dirle una parola si accomodò di fronte a lei, incuriosito. Capì immediatamente che alla sua amica era successo qualcosa. Qualcosa che la rendeva molto felice.
“March, ti vedo strana...”
“Davvero? Non preoccuparti sto bene!”
“Quello si vede, perché stai così bene?”
“Beh, le cose vanno bene, l'Ecomoda va bene...”
“Il presidente sta bene...”
“Ugo, cosa vuoi?”
“Volevo dirti che ho approvato l'allestimento del negozio di Calì, ma adesso non mi interessa e voglio sapere perché sembra tu stia svolazzando tra le nuvole!”
“Non dire sciocchezze!”
“March, vuoi che vada a chiederlo a qualcun altro? Vorrei fossi tu a confidarmi il tuo segreto!”
“Nessun segreto, ma è vero, sono felice. Sono uscita con una persona e... E non pensavo che sarebbe stato tanto bello!”
“Più bello che con Armando? Perché povera March, tu a parte lui con chi sei stata? Non importa, scusa continua!”
“Come sei cretino Ugo! Sì, comunque! È stato come vivere un sogno!” 
“E quindi il signor presidente ce l'ha fatta... Non pensavo ti avrebbe mai tolta dalla teca in cui ti aveva messa...”
“Ugo ma che diavolo dici?”
“Dico che il cretino numero uno, come lo avevi definito qualche tempo fa, ti ha posta su un gradino molto alto e dubitavo sarebbe stato capace di smettere di ammirarti da lontano!”
“Senti Ugo, non ho detto che si tratta di lui...”
“Oh davvero? Beh lo davo per scontato, allora il povero presidente ci rimarrà molto male, e stasera lo vedremo farsi consolare da una delle ragazze nuove...”
“Ma perché sei tanto indiscreto? Perché non pensi agli affari tuoi?”
“Oh come sei riservata... Troppo riservata. Ok, non è lui ma siccome mi hai detto che sei stata tanto bene, credevo ti riferissi a lui... Sai, Gabriella ed Elisabeth mi hanno raccontato che a letto è davvero bravo. La bionda finta deve essere stata una brava insegnante! E a giudicare dall'aria soddisfatta delle altre... Insomma se non sei stata con lui, il nostro deve essere un paese di grandi amatori... Beate voi donne!”
“Perché mi racconti queste cose? Perché?”
“Non credevo ti desse fastidio conoscere la fama del nostro presidente. Del resto se hai un uomo a cui pensare perché prendersela sapendo che le modelle parlano così di lui... Nemmeno quando stavi con il vicepresidente eri tanto suscettibile, eppure non se n'è mai risparmiata una...”
“Basta Ugo!”
“È gelosia quella che sento? tu sei gelosa del presidente! Allora avevo ragione! E mi confermi i pettegolezzi su di lui... Ma brava la mia March! Finalmente! Però fai attenzione! Il tuo Nicola non è più uno sgorbio imbranato! Ha subito il fascino del successo e difficilmente saprà privarsi di tanta bellezza e divertimento!”
“Perché mi stai mortificando in questo modo Ugo? Credevo fossimo amici!”
“Lo siamo March! Lo siamo ed è per questo che ti sto dicendo queste cose! Non voglio che tu soffra come con quell'altro degenarato! E oggi il tuo Nicola è tanto simile ad Armando! Più bello, direi...”
“Credi voglia solo questo da me? Un'avventura?”
“No, credo che di te sia innamorato, e da parecchio! Dico solo che è un uomo! Un uomo corteggiato, adulato dalle donne, non indifferente alle attenzioni che loro gli riservano...”
“Cosa devo fare? Non posso tornare indietro!”
“No, questo è vero, magari fai attenzione... Però March, te lo dico perché davvero ti voglio bene, non rovinare tutto come hai fatto con Armando. Fa che le tue insicurezze non lo allontanino da te! So che ciò che prova per te non è un gioco, mi chiedo solo come tu non te ne sia mai accorta, ma tu fai attenzione! Lo dico per te, ma anche per lui! E dimmi, ti prego, cosa avete fatto?”
“Cosa vuoi che sia successo Ugo?”
“Avete fatto sesso? Oh sono così curioso di sapere tutto... La curiosità in verità mi è venuta quando l'ho rivestito da capo a piedi, è un po' magrolino ma ha dei bei pettorali no? E anche il sederino è bello! Vero March?”
Marcella sorrise con malizia
“Sì, Ugo...”
“Perché sei così? Perché non mi dici niente?”
“Perché ti ringrazio dei consigli, ma non sono come quelle pettegole delle tue modelle e preferisco non divulgare i particolari della mia vita intima!”
“Va beh, ma non te lo perdonerò facilmente! Anche perché conosco molto bene le doti del tuo presidente! Le conosco da prima di te... Certo, solo per sentito dire, purtroppo, ma come dici tu, le mie ragazze sono state molto precise nel descrivermi i particolari...!”
“Ugo, basta! Ora esci da qui e fai quello che sai fare meglio!”
“Informarmi sui particolari intimi del tuo presidente?”
“No!! Vai a disegnare, per favore!”
“Zzzzzzz Marce! Vado!”
 
Quella giornata fu più lunga del solito, ma finalmente Mariana la aveva avvertita che andava a casa e lei, prese le sue cose, si diresse verso l'ufficio di Nicola
“Ciao Marcella! Ti unisci a noi? Stavamo organizzando una cena...”
Armando era seduto sul divano della presidenza con in braccio Claudia Saenz, mentre una di cui non conosceva il nome si trovava alle spalle di Nicola e gli accarezzava un braccio.
“Allora Marcellina?”
“Non volevo disturbare... E non preoccupatevi, stavo andando a casa!” Marcella guardò la donna accanto a Nicola ma non lui. Sperava che la seguisse, le corresse dietro ma quando si girò non lo vide. Sentì una lacrima scenderle e bagnarle il viso. Si precipitò a casa e spense il cellulare.
Era rannicchiata sul suo divano con in mano una tisana e piangeva. Erano state solo bugie? Non riusciva a crederci, era stata tanto stupida? No, lei aveva creduto ad un uomo che sembrava sincero. Molto sincero. Che mentre facevano l'amore, le sussurrava parole che ogni donna sognava di sentirsi dire... 
Sentì bussare alla porta. Il portiere non l'aveva avvertita di nessuna visita. Si alzò e si trascinò alla porta credendo fosse lo stesso portiere.
“Cosa ci fai qui? Cosa vuoi?”
“Marcella, fammi entrare!”
“No, farai tardi alla cena con il tuo amico! Non vorrai fare aspettare la tua amante!”
“Cosa dici? Non fare la stupida! Fammi entrare e parliamo!”
“Vai via!”
“Perché Marcella? Sono qui con te, non sono con Clara!”
“Si chiama così? Beh non mi interessa! Lasciami sola!”
Nicola si fece spazio ed entrò chiudendo la parta dietro di sé.
“Marcella, hai pianto... Perché?”
“Me lo stai chiedendo davvero? Se non te ne rendi conto ho davvero sbagliato tutto!”
“Sì, hai sbagliato, ma non quello che intendi! Siamo solo usciti a bere qualcosa e sono andato via subito!”
“Senti lascia stare, per favore, va via! Voglio rimanere sola!”
“A piangere? Non voglio andare via! Voglio stare qui con te!”
“Fai quello che vuoi!”
Marcella andò in camera da letto e lo lasciò solo.
Si sdraiò sul letto, avrebbe voluto che lui la raggiungesse, sperando che la porta di ingresso non si aprisse e quando invece la senti chiudersi i singhiozzi la sopraffarono. Era andato via.
Mise la testa sotto il cuscino cercando di non pensare più a nulla e dormire. Quasi non si accorse che si era seduto sul letto e le accarezzava i capelli 
“Marcella, per favore, possiamo parlare?”
“Sei qui?”
Marcella lo abbracciò piangendo, sembrava una bambina e Nicola la strinse a se, cercando di calmarla. Le prese il viso tra le mani e le diede un piccolo bacio sulla fronte, non si aspettava di vederla tanto fragile, tanto indifesa. Le chiese scusa per averla offesa, ma aveva frainteso. Armando non sapeva nulla di quello che era successo tra loro e si era comportato come ogni giorno. Lui non era preparato a dare spiegazioni e semplicemente era stato al gioco. Appena aveva potuto però li aveva lasciati per andare da lei, la sua donna, quella a cui aveva pensato per tutto il giorno, che animava i suoi sogni da tanto tempo.
“Marcella, quello che ti ho detto è vero, io sono innamorato di te, le altre non contano nulla. Se vuoi possiamo ufficializzare la nostra storia, io ne sarei felice, ma dipende da te... Non mi spiace nemmeno viverla solo tra di noi!...”
“Non voglio pensarci! Voglio solo che mi baci!”
Nicola la baciò con passione togliendole il fiato. Poi la guardò e con un sorriso le disse che aveva ordinato la cena e che stava morendo di fame. Si lasciò convincere a mangiare qualcosa, poi lui le chiese di passare la notte insieme. Marcella sentiva il bisogno di essere rassicurata e Nicola le giurò che non l'avrebbe più fatta soffrire. All'alba le diede un bacio e senza svegliarla tornò a casa sua, si fece una lunga doccia e si vestì con cura, uscì presto e le comprò dei fiori. Quando Marcella sentì suonare il campanello si accorse che Nicola non c'era, fu sorpresa è felice di rivederlo alla sua porta con dei fiori. 
“Hai pensato a quello che ti ho detto? Vuoi rendere nota la nostra relazione?”
“No! Non voglio pressioni, non voglio dare spiegazioni, non voglio rispondere alle domande... Vorrei godermi questo momento sola con te!”
“Come vuoi, troverò il modo per arginare le idee di Armando...”
“Non mi interessa se la mia gelosia ti lusinga! Non voglio più vederti toccare da quelle donne! Non voglio che ti guardino, che ti cerchino! Non voglio che tu ti avvicini a loro!”
“Ti giuro che non lo farò, ma ti chiedo di fidarti di me! Non posso impedire alle ragazze di fare quello che vogliono ma ti prometto che le terrò a distanza! Tu promettimi di non stare male se capitasse di vedermi con una di loro!”
“Ci proverò ma fai attenzione! Non ti permetterò di prendermi in giro!”
“Marcella, se ti dicessi che ti amo, ti aiuterebbe a fidarti di me?”
“Mi ami?”
“Sì, ti amo, e se accetto di aspettare ad ufficializzare la nostra storia è solo perché sarà divertente nasconderci al mondo, ma sappi che vorrei gridarlo che sei mia!”
“Lasciami un po' di tempo... Voglio solo parlarne ai miei fratelli prima che agli altri!” 
“Non lo dirò nemmeno a Betty...”
Marcello lo baciò, sapeva che per Nicola, Betty era una sorella e che mantenere il segreto con lei sarebbe stato difficile.
 
“Nicola! Non ti sei più fatto sentire! Come stai?”
“Bene Betty, sto bene! Vorrei tanto che tu fossi qui sai?”
“Perché non ci raggiungi, Riccardo sta crescendo così in fretta! Stenterai a riconoscerlo! Anche io ho voglia di vederti... I miei genitori non stanno bene, sono preoccupata!”
“Non posso Betty, non posso lasciare Bogotà, non ora!”
“Perché? Ci sono problemi? All'Ecomoda? Non alla TerraModa, ho visto che il capitale che ho investito sta crescendo...”
“No, non si tratta di lavoro, e non ci sono problemi, davvero! È che, beh, ti ho parlato di una donna speciale?”
“Sì, ma non mi hai più parlato di lei dopo quella telefonata e credevo che non ci fossero speranze...”
“Anche io lo credevo, invece... Betty, sono felice!”
“Nicola, ma è meraviglioso! State insieme?”
“Sì Betty, lei è così bella...”
“Chi è? La conosco?”
“Non posso dirtelo! Le ho promesso che avrei mantenuto il nostro segreto...”
“È sposata? Nicola ti prego no!”
“Non è sposata! Stai tranquilla, vuole solo del tempo per parlarne alla sua famiglia, che dubito farà i salti di gioia. Non vogliamo condividere con nessuno quello che stiamo vivendo. Per lei sarebbe difficile. Non vuole i fotografi sotto casa, non vuole articoli sul giornale e la capisco. In passato è stata oggetto di parecchi pettegolezzi...”
“Nicola dimmi almeno dove l'hai conosciuta!”
“La conosco da un po' di tempo, da prima che tu andassi via...”
“Nicola... È Marcella Valencia?”
“Betty...”
“È lei? Non posso crederci! Non può essere lei! Nicola mi hai descritto una donna dolce, comprensiva, non è lei!”
“Primo sei tu ad averlo detto, non io! E comunque ti sbagli, Marcella è...”
“È lei! Oh Nicola com'è possibile? Non ricordi come ti ha sempre trattato?”
“Beh, sapevi che le cose erano cambiate... Se tu la conoscessi Betty...”
“Ma io la conosco! Nicola, non posso crederci... È un pezzo di ghiaccio!”
“Smettila, Betty! Lei non è affatto come credi! Ti assicuro che avete molto in comune! E comunque non voglio che parli di lei in questo modo!”
“Nicola ti sei innamorato! Ti sei innamorato di lei! Ti farà del male! Non immagini quanto sappia essere crudele!”
“Betty, ti avverto, se non la smetti riattacco il telefono!”
“No Nicola, aspetta! Voglio solo metterti in guardia! Forse ti sta usando per la compagnia, non lo so! Ma ti sta ingannando! Lo dico per il tuo bene! È meglio che continui ad uscire con le modelle di Ugo! Se ti sembra che voglia iniziare una storia con te, deve avere qualcosa in mente, insieme al fratello forse! Non andare oltre!”
“Betty...”
“Siete stati insieme! Avete fatto l'amore! No Nicola!”
“Betty, ascoltami bene, Marcella Valencia è la mia donna! Un giorno avrai modo di cambiare idea su di lei, ma adesso non aprire più la bocca! Lei è una donna speciale, e io la amo! La amo perché la conosco, meglio di te! Di chiunque. Sei l'ultima persona che possa giudicarla! Lei ha sbagliato con te, ma sei tu ad essere andata a letto con il suo fidanzato! Che le ha rubato l'azienda della sua famiglia! Non parlare mai più di lei in questi termini o dimenticati di me!”
“Nicola, scusami! Hai ragione! Ti prego non trattarmi così! Non farmi tornare al passato...” A Betty scesero delle lacrime che Nicola avvertì nonostante la lontananza 
“Scusa Betty, non avrei dovuto parlarti in questo modo! Ma io la amo! È la prima donna di cui mi innamoro! La bionda finta era solo un'infatuatazione. L'avevo idealizzata ma quando ho capito che tipo di donna fosse mi sono reso conto che non era amore! E le altre ragazze? Ma lei... Con lei ho capito chi sono, quello che voglio! E voglio lei! Voglio svegliarmi il mattino e vedere il suo viso imbronciato, voglio che i suoi sorrisi siano solo per me! Lo sai che ha un sorriso meraviglioso? Quando la bacio, la sua bocca mi fa impazzire! Amo tutto di lei, la sua voce, la sua dolcezza, le sue carezze! Non voglio e non posso rinunciare a quello che sa darmi!”
“Non immaginavo foste già a questo punto... Nicola e lei cosa prova per te?”
“Ha detto di essere innamorata di me, ma per lei non è facile esprimere i propri sentimenti, ma quando facciamo l'amore, Betty, in quel momento, quando si abbandona completamente, la sento mia, sento che per lei è la stessa cosa!”
“Io non so cosa dirti... Conosco bene quelle sensazioni! So cosa significa sentirsi completamente coinvolti. So cosa si prova ad amare qualcuno, a fare l'amore donando tutto di se. Vivere l'amore totalmente. Ma so anche che per me è stata tutta un'illusione. Io conosco la disperazione, il dolore che si prova! So che è facile credere di essere ricambiati! Confondere l'amore con il bisogno! E fa male!”
“Betty, lei non è come lui!”
Betty, preoccupata, lo salutò. Sperava con tutto il cuore che Nicola ponesse fine a quella storia, era convinta che gli avrebbe portato solo guai e dolore. Il fatto che lei non volesse rendere nota la loro relazione, per Betty, significava che non era sincera! Marcella Valencia, la donna che l'aveva umiliata in tante occasioni, che non aveva mai perso l'occasione per farle del male... Non poteva credere fosse innamorata del suo amico! Doveva fare in modo che Nicola non soffrisse, ma lei era lontana e aveva bisogno che a Bogotà qualcuno la aiutasse. Compose il numero di Ugo Lombardi. I due chiacchierarono molto, Betty rinnovò all'amico l'invito a Cartagena ma Ugo sospettava che quella telefonata nascondesse altro
“Dottoressa Beatrice, ti perdono solo perché ti voglio bene e per l'invito a casa tua, ma sono certo tu mi abbia chiamato per qualcosa di cui ancora non mi hai parlato...”
“Sì, signor Ugo, l'ho chiamata perché c'è qualcosa che mi preoccupa e solo lei potrà aiutarmi!”
“Dimmi, si tratta del cretino numero uno o del numero due?”
“Non capisco...”
“Niente tesoro, è una storia vecchia...”
“Ecco Ugo io sono preoccupata per Nicola, credo si sia messo nei guai!”
“Quindi sei preoccupata per il cretino numero uno.. Beh meglio così e per il tuo bambino... E di quali guai parli?”
“Di quelli con due occhi e un bel corpo...”
“Uuuuhhhh le donne... Stai tranquilla mia cara, dubito che continuerà la sua avventura da playboy degenerato...”
“Quindi lei lo sa?”
“Di lui e di Marcella? Ma certo! E da molto prima che lo sapessero loro stessi, bambina!”
“Io credo che lei gli farà del male...”
“E perché lo credi? “
“Signor Ugo, Marcella Valencia e Nicola Mora... Le sembra possibile?”
“Beh all'inizio no, ma devo dire che insieme sono molto felici...”
“No signor Ugo io credo che ci sia qualcosa che non va... Sono certa che la signora Marcella stia tramando qualcosa!”
“No, dottoressa Beatrice, ti sbagli! Se tra loro non dovesse funzionare sarebbe proprio Marcella a soffrirne di più!”
“Ecco io non ci posso credere!”
“E fai male! Tra loro è scattato qualcosa ben prima che il tuo Nicola si trasformasse, una sorta di amicizia, di rispetto e lei gli è stata molto vicina durante la storia e poi la rottura con la bionda finta! L'ho vista impazzire di gelosia per Tiziana Cruiz e per tutte le altre ragazze. La vedevo mentre li osservava con una faccia triste e sconsolata! L'ho vista piangere vedendolo tra le braccia di una donna! L'ha nascosto anche a se stessa, ma da molto tempo è innamorata di lui! Se tu la vedessi, sembra vivere sulle nuvole adesso! E anche lui sta bene! Non intrometterti dottoressa Beatrice! Il loro è un rapporto vero!”
“Oh, io non immaginavo! Ma perché allora non vuole che si sappia?”
“Perché Marcella ha paura, Betty! Non dei giudizi della gente! Ha paura che se finisse la gente la compatirebbe, e una donna orgogliosa come lei non lo sopporterebbe una seconda volta! E poi dovresti conoscere il fratello... Sarebbe capace di ammazzarlo il tuo amico! Dalle tempo! Tra voi le cose non sono state idilliache, ma Marcella è una donna speciale...”
“Anche Nicola lo dice!”
“Credimi, tra i due è lei quella che rischia di più! E se ancora non si è lasciata andare completamente, beh a letto sì, ma questo è un altro discorso, è solo per timore che il presidente si stanchi di lei e torni dalle mie modelle! È molto più insicura di quanto pensi!”
“Io non volevo giudicarla! Ma ho vissuto anche io una storia simile e ho sofferto molto!” 
“Vedi dottoressa Betty, non tutti all'Ecomoda sono degenerati senza speranza, lei non è come la persona che ti ha fatto soffrire!”
“Le chiedo scusa signor Ugo, non volevo essere inopportuna, spero lo capisca!”
“Certo bambina, vuoi bene al tuo amico, ed è una cosa bellissima! Ti farai perdonare quando verrò a Cartagena!”
Beatrice salutò Ugo e nonostante avesse ancora molti dubbi, decise di concedere a Nicola il beneficio del dubbio.
 
“Mi scusi signorina, ma dovrei parlare con il presidente della mia azienda di questioni molto importanti...”
“Vado subito signora Marcella! Nicola, pensaci! Ho voglia di passare un po' di tempo con te e poi mancheresti solo tu... Ci sono tutti gli amici questa sera...”
“Signorina, potrebbe discutere di certe cose fuori dall'orario di lavoro?”
“Mi scusi ancora, arrivederci!”
La ragazza uscì imbarazzata e Marcella e Nicola rimasero soli
“Ciao mia bella direttrice dei punti vendita, mi sei mancata tanto...”
“Non sembrava! Cosa faceva qui la signorina di prima? Dove dovresti andare?”
“Mi hanno invitato ad una festa in piscina... Ma ho altri progetti!” La strinse e le diede un bacio da toglierle il fiato
“E quali progetti avresti?”
“Vorrei fare l'amore con una donna bellissima, speciale, che amo e poi una volta finito, vorrei ricominciare da capo, e mangiare qualcosa di buono senza alzarmi dal letto e poi fare ancora l'amore...”
“A me invece piacerebbe fare l'amore con un uomo sexy e affascinante, che sa farmi sentire amata, che mi sussurri parole d'amore...”
“Solo una volta? Vuoi fare l'amore solo una volta? Aspetta, chiamo Karina e le dico che vado alla festa...”
Nicola finse di aprire la porta e Marcella lo prese per un braccio e lo tirò a sé sussurrandogli che se avesse scherzato ancora sarebbe andata a cercare l'uomo sexy e affascinate da un'altra parte... Ridevano, giocavano e ogni giorno erano più vicini, complici.
“Buonasera... Che succede qui?”
“Ciao Armando, ti serve qualcosa?”
“Sì, mi serve qualcosa... Volevo chiedere al presidente, al mio amico, a te Nicola, come mai avessi rifiutato l'invito di Karina, e ora che lo so, dovrò occuparmi anche di lei...”
“Armando...”
“Avrei preferito saperlo direttamente, credevo fossimo amici... Ma è chiaro che preferite tenere per voi questo... Questa storia!”
“Scusa Armando! Ma non te l'abbiamo detto perché non vogliamo che la nostra storia finisca sui giornali...”
“Marcella... Credi davvero che avrei esposto i cartelloni?”
“Armando non lo sa nessuno! Solo tu e ci fidiamo di te!”
“Mmmm, vi fidate...”
“Sì, ci fidiamo e se non l'abbiamo detto è solo perché non volevamo essere giudicati, da nessuno! Non volevamo spiegare il perché e il quando! Volevamo solo vivere il nostro amore da soli, nel nostro mondo!”
“Amore? Vi amate?”
“Sì, io amo Marcella!”
“E tu Marcella, anche tu lo ami?”
“Armando, non c'è bisogno che ti risponda!”
“No, Nicola, voglio farlo! Sì, Armando, lo amo! E vorrei che tu fossi felice per noi!”
Armando li vide stringersi la mano, Nicola la guardava incantato. Come aveva fatto a non accorgersi che tra loro era sbocciato qualcosa? Che stavano insieme? Erano nello stesso ufficio che aveva fatto da spettatore alla sua di storia, ai baci rubati a Betty, gli sembrò di guardarsi indietro e immaginò che quei due fossero lui e Betty, la sua Betty. Un velo di tristezza gli scese sul viso poi appoggiò una mano sulla spalla di Nicola e gli strinse la mano, abbracciò Marcella e sorridendole le disse di stare tranquilla, che lui avrebbe protetto il loro segreto, il loro amore! Consigliò loro di non smettere mai di parlare e di dirsi la verità! Poi prese in giro Nicola che si sarebbe perso una serata indimenticabile!
“Grazie amico! Te ne siamo grati, e fidati, ogni istante che passo con Marcella è indimenticabile!”
Armando lo sapeva. Per lui era la stessa cosa. Ricordava ogni momento passato con l'amore della sua vita.
 
“Marcella, devo andare a Cartagena, il padre di Betty non sta bene...”
“Nicola, lascia che ti accompagni!”
“Vuoi partire con me?”
“Sì, voglio starti vicino! So che il padre di Betty è molto importante per te e tu lo sei per me! Voglio esserti accanto! E non mi importa se qualcuno dovesse accorgersi di noi! Voglio solo che tu non stia da solo!”
“Partiamo dopodomani! Grazie amore mio! Ti amo!”
 
“Nicola non mi aveva detto che sarebbe venuta anche lei...”
“Non voglio imporle la mia presenza Beatrice, non in questo momento, mi creda! Sono qui per lui, voglio stargli accanto...”
“Marcella, non voglio negarle che la vostra storia mi abbia stupito... In realtà mi ha davvero sconvolto, ma non ho mai visto Nicola tanto sereno... Ed è merito suo! Forse l'ho giudicata male!”
“No, non l'ha fatto, so di meritare il suo giudizio, non sono stata mai gentile con lei, l'ho sempre contrastata e osteggiata, molto prima che succedesse tutto. Ma ero diversa, o forse no, ma mi sentivo diversamente...”
“Lo ama?”
“Più di quanto credessi si potesse amare!”
“Perché?”
“Perché mi fa ridere! Perché mi sento come i bambini che scartano un regalo, perché mi fa sentire speciale. Perché Nicola mi toglie il fiato con ogni bacio, carezza! Perché non riesco più ad immaginarmi senza di lui...”
“Wow, anche lui la ama, tanto, Signora Marcella!”
“Lo spero Beatrice! Lo spero perché lui è tutto per me! Betty, non non siamo mai state amiche, ma so che per Nicola lei è come una sorella. Vorrei chiederle di provare a dimenticare il passato, e di fare un passo l'una verso l'altra! Potremmo cominciare con uno piccolo magari... Diamoci del tu!”
“E va bene, ti chiedo di non farlo soffrire, Nicola ha un cuore grande, è un uomo buono, leale e ti amerà per sempre...”
“Prego ogni giorno che sia così!”
“Allora sono felice per voi... Devi davvero essere come ti descrive lui per avermi parlato in questo modo...”
“Ti sembrerò sdolcinata, ma per lui farei qualsiasi cosa...”
“Lo vedo Marcella, lo vedo!”
 
Erano passati alcuni giorni e mentre Nicola era con Michelle in giro per la città, Betty e Marcella erano in giardino a chiacchierare. Marcella non aveva osato parlarne nemmeno con Nicola, ma aveva osservato quel tesoro del figlio di Betty ed avrebbe giurato che il piccolo avesse gli stessi occhi di Armando. Era impossibile, ma tornando indietro nel tempo e facendo due conti poteva anche essere. Del resto ricordava che il bambino era nato prematuro... Sapeva che prima di partire lei ed Armando avevano passato la notte insieme, ricordava di aver sofferto. Lei era fuggita prima che lui tornasse e contro qualsiasi previsione aveva sposato Michelle in fretta e furia. Durante il soggiorno a Cartagena, aveva imparato ad apprezzare Betty, era una persona piacevole, simpatica e anche se con lei non si apriva molto, aveva capito che era speciale. Era chiaro perché Armando si fosse innamorato di lei. Conoscendola non si poteva che trovarla una persona davvero bella... Anche i suoi genitori erano stati molto carini, sopratutto il padre di Betty. Sembrava una famiglia perfetta, eppure Riccardo somigliava in modo incredibile ad Armando. Decise di non farne parola con Nicola, temeva che avrebbe potuto arrabbiarsi. 
“Marcella, vorrei credere che guardi mio figlio perché lo trovi irresistibile, ma temo non sia così!”
“Betty, è adorabile davvero, lo terrei abbracciato per tutto il giorno...”
“Anche tu gli piaci, ma non è per questo che lo guardi, vero?”
“Betty io...”
“Ha i suoi occhi! A volte mi sembra di vedere gli occhi di Armando Mendoza in quelli di mio figlio!”
“Betty... Non voglio che ti senta obbligata a darmi spiegazioni...”
“Sei la donna del mio migliore amico, conosci la storia tra me e l'uomo che non ho mai smesso di amare, e Riccardo non ha gli occhi di Michelle, ma quelli di suo padre! Ti dirò come stanno le cose, ma promettimi di non dire mai nulla a nessuno! Non a lui!”
“Betty te lo giuro, ma sappi che Nicola non mi ha mai detto nulla!”
“Lo so, ma chiunque conosca Armando non può che notare la somiglianza, quindi credo sia giusto che tu sappia come stanno le cose. Voglio fidarmi, come si fida Nicola, e se sei davvero la donna che credo tu sia, la mia fiducia non sarà tradita!” 
Betty raccontò tutto a Marcella, di quella notte, della scoperta della gravidanza, della delusione quando la sua fiducia fu tradita per l'ennesima volta e della decisine di andare via, di scappare per ricostruirsi una vita, del fatto che Michelle sapesse tutto, e soprattutto le disse che quell'uomo non se n'era mai andato dai suoi sogni, che quell'amore la tormentava da sempre. Le disse che si sentiva terribilmente in colpa con Michelle per non riuscire ad amarlo come meritava e anche con lui, Armando, per avergli nascosto un figlio. Però era anche sicura di aver fatto la scelta giusta, perché non avrebbe mai permesso che suo figlio crescesse in mezzo ai pettegolezzi e alla promiscuità. 
“Hai condiviso con me il tuo più grande segreto Betty e ti giuro che per quanto mi riguarda, resterà tale, io non so cosa avrei fatto al tuo posto, forse la stessa cosa, per questo non solo non ti giudico, ma ti ammiro per aver regalato tanta serenità a tuo figlio. Non so se avessi deciso di dire la verità cosa avrebbe fatto Armando. Ma so una cosa, lui non ha smesso di amarti. Sopravvive. Ma non è felice! Si circonda di donne bellissime ma non è soddisfatto...”
“Io questo non lo voglio sapere! Gli auguro di trovare la sua strada, ma non voglio più sapere niente di lui! So che non sarebbe stato un buon padre e forse avrebbe rinfacciato a Riccardo la fine della storia con quella donna...”
“Betty! Sono dalla tua parte, e lo sono perché so quanto il dolore possa incidere sulle scelte, perché mi hai aperto il tuo cuore e perché, dopo tutto ciò che mi hai raccontato siamo amiche. Ma voglio che tu sappia che il cuore di Armando è spezzato, non ha mai più parlato di te, non ti nomina mai, ma posso giurarti che quando guarda me e Nicola rivede voi due, è felice per noi, ma ci evita e lo fa perché invidia quello che lui non ha. Ti giuro che non ti parlerò mai più di lui. E ti sarò vicina se vorrai.”
“Ti ringrazio, guarda sono tornati Michelle e il tuo amore...” Marcella capì che quelle ultime parole nascondevano tutto il dolore che quella donna che aveva tanto odiato, si portava dentro e le sorrise, stringendole la mano.
 
Poco dopo, il padre di Betty morì, al funerale era presente anche Roberto Mendoza che non aveva voluto mancare. Betty era distrutta e prima di riuscire a rimettere insieme i pezzi anche la madre se n'era andata. Marcella aveva trascorso del tempo con lei perché Nicola, impegnato con le due compagnie, non poteva assentarsi da Bogotà. Le due avevano stretto un forte legame che rendeva felice Nicola che vedeva le donne a cui teneva di più, essere finalmente in sintonia.
 
“Amore mio, mi sei mancato così tanto...”
“Marcella, promettimi che non mi lascerai più! Non voglio restare solo per così tanto tempo!”
“Nemmeno io!” I due parlavano e si baciavano e finirono quasi senza accorgersene sul letto a fare l'amore. Per loro era un bisogno dopo quasi due settimane senza vedersi. E passarono la notte a baciarsi, accarezzarsi e a parlare... E come sempre fecero mattina senza chiudere occhio!
Tra i due l'amore cresceva di giorno in giorno, e in azienda era chiaro a tutti che tra i due ci fosse qualcosa, le modelle di Ugo, deluse, si limitavano a fare qualche allusione nella speranza di essere smentite, ma lui aveva occhi solo per lei.
 
“Mio fratello mi ha invitata a cena... Credo voglia presentarmi un suo amico. È preoccupato per me! Vuole a tutti i costi trovarmi un fidanzato!” Disse Marcella divertita canzonando il suo compagno!
“Non è divertente sai? Non andrai a quella cena! Scordatelo!”
“Nicola, è mio fratello, non si fa mai sentire ma gli voglio bene e ci andrò!”
“No Marcella! Ti presenterà qualcuno, l'hai detto tu, e io non voglio! Nessuno deve guardarti! Nessuno può pensare di averti al suo fianco! Tu non ci andrai! Te lo impedirò, ti legherò se necessario! E se deciderai di farlo ugualmente sappi che io verrò con te! E credimi, metterò le cose in chiaro con tuo fratello e qualsiasi altro idiota ti metterà gli occhi addosso!”
“Va bene amore mio, sono d'accordo!”
“Allora dimmi cosa vuoi fare stasera! Facciamo subito l'amore o preferisci mangiare prima qualcosa, o potremmo provare a fare l'amore mentre mangiamo...”
“Questa sera cenerò con mio fratello...”
“Fai come ti pare! Vado nel mio ufficio, ho un sacco di lavoro che mi aspetta!”
Marcella lo fermò ponendosi sulla porta e impedendogli di uscire
“Marcella, non giocare per favore! Lasciami uscire!”
“Io stasera cenerò con mio fratello e sono d'accordo che tu venga con me!”
“Cosa? Vuoi che ti accompagni? Marcella, senti, ti garantisco che potrei far davvero del male a quell'idiota dell'amico di tuo fratello e se il caro dottor Daniele si mettesse in mezzo, farei del male anche a lui!”
“Amore mio, non fare lo stupido, andremo alla cena perché sono stanca di nascondermi! Voglio dirlo a lui e a Maria Beatrice e poi al resto del mondo! Voglio che tutti lo sappiano! Voglio che i sospetti su di noi diventino certezze! Voglio uscire con te, cenare fuori, baciarti di fronte al mondo intero! Voglio gridarlo al mondo che sono la tua donna, e sopratutto che sei il mio uomo!”
Nicola la abbracciò e la baciò, avrebbe voluto fare l'amore con lei subito, le sbottonò la camicia nonostante lei cercasse di fermarlo e infilò le mani toccandole la pelle, ma proprio quando sembrava che Marcella cedesse alla passione, il telefono di quest'ultima squillò!
“Nicola è mio fratello, lasciami amore, smettila!” Disse ridendo e cercando di fermarlo! Lui fintamente offeso, le lasciò rispondere al telefono e si rinfilò la camicia nei jeans e in modo molto poco convincente le abbottonò la sua facendole un solletico poco divertente ma molto sensuale.
“Daniele, ciao! Sì ci sarò... Benissimo, sono felice ci sia anche Maria Beatrice... Devo dirvi una cosa... No, non sto ridendo... Non ho fatto una corsa... Senti, lascia perdere quello che sto facendo, sono nel mio ufficio, quindi non preoccuparti!... Non non voglio che venga nessuno!... No daniele, non lo voglio conoscere!... Io non voglio fidanzarmi con il tuo amico!... Perché non so chi sia... No, non lo voglio conoscere e comunque stasera sarete voi a conoscere qualcuno... No, Daniele, non sto ridendo!... Non verrò con nessuna amica né con Ugo... Scusa un secondo... (Smettila stupido)... No, non ce l'ho con te!... È lo stereo... Voglio che conosciate una persona... Non farmi altre domande, metti un coperto in più e finiscila, stasera ti dirò tutto! Ciao Daniele!”
Marcella buttò il telefono per terra e baciò Nicola che non aveva mai smesso di stuzzicarla e di toccarla, quel gioco l'aveva eccitata e mentre trascinava Nicola sulla poltrona diede una mandata di chiavi alla porta, poi si sedette sull'uomo che amava e fecero l'amore.
 
“Dottor Mora... Marcella cosa ci fa qui il dottor Mora?”
“Ciao Daniele, sorpresa! Ecco la persona che volevo presentare a te e alla mia sorellina! Ciao Maria Beatrice!” Marcella baciò prima il fratello e poi la sorella
“Ciao Marce, sei proprio bella stasera, ciao dottore presidente... Come stai?”
“Buona sera Maria Beatrice, molto bene! E vedo che anche lei sta bene, è molto bella! Dottor Valencia...”
Maria Beatrice lo prese per un braccio e lo fece entrare offrendogli un bicchiere di vino. Era una donna un po' fuori dalle righe ma era sempre allegra e gentile con tutti. Non stava pensando nulla di male vedendolo con la sorella e sicuramente per lei non sarebbe stato un problema sapere che erano insieme. Marcella e Daniele rimasero all'ingresso e Daniele, colto da un sospetto che per lui era terrificante disse
“No, Marcella, perché lo hai portato qui?”
“Non lo immagini?”
“No, ma ho paura che tu mi dica che Nicola Mora non è solo il presidente della nostra azienda...”
“Infatti fratellino! Lui è l'uomo che mi ha rapito il cuore...” Marcella rideva felice
“Non essere melodrammatica, per favore, questa è una tragedia...”
“No, non lo è! Ma se non cambi subito atteggiamento, io e Nicola ce ne andiamo e ci portiamo dietro tua sorella, che sicuramente non farà i tuoi stessi capricci e la prossima volta che mi vedrai sarà quando sui giornali pubblicheranno le foto del mio matrimonio con Nicola! Ti calmi adesso?”
“Ti sposi Marcella? Ti sposi con quel cretino rivestito? Lo stesso che si portava a letto Patrizia Fernadez?”
“No, non mi sposo, almeno non per ora, non me l'ha chiesto, ma spero che un giorno non troppo lontano me lo domandi! E vorrei tu fossi con me quel giorno! Ma se rovini tutto con il tuo sarcasmo e la tua cattiveria, Daniele, non te lo perdonerò mai! Sappi comunque che le cose tra me e il mio uomo, non cambieranno... Ci permetti di dimostrarti il nostro amore?”
“Mio Dio, Marcella, vai di là, io vado a versarmi del whisky!”
“Grazie fratellino, anche io ti voglio bene!”
La cena fu intervallata da silenzi e battute di Maria Beatrice che cercava di stemperare la tensione del fratello
“Marce, ho capito bene? Tu e il dottore presidente, siete insieme? Hai fatto bene sorellina! È proprio carino! Dottore anche tu hai fatto bene sai? La mia sorellina è una donna meravigliosa!”
“Lo so molto bene” disse Nicola sorridendo a Marcella
“So di essere fortunato, Marcella è una donna speciale... Dottor Valencia, non voglio che per colpa mia lei si risenta con sua sorella. Sappia che mi piacerebbe se accettasse la nostra storia ma che non intendo fare nessun passo indietro!”
“Che belle parole Nicola! Posso chiamarla Nicola? Ma come la mettiamo con le tresche che le sono state attribuite? Vuole comportarsi nello stesso modo di quell'idiota di Mendoza? Che le giurava amore e le aveva promesso il matrimonio e poi... Beh sappiamo tutti quanti com'è finita...”
Marcella guardò torva il fratello ma Nicola le strinse una mano e disse
“Da molto tempo non frequento donne, da quando sua sorella mi ha permesso di starle vicino. Non mi interessa quello che pensa di me! Voglio solo che sappia che far del male a Marcella sarebbe farne a me, e non sono masochista!”
“Daniele non vedi come sono affiatati? Oh Marcella, la vostra sembra una favola... Nicola, giusto? Ti chiamerò anche io così! Nicola, mio fratello imparerà a volerti bene, vero Danielino? Per quanto mi riguarda, voglio conoscere te e la vostra storia, sorellina! Sono tanto felice per te... Per voi”
Maria Beatrice si alzò e abbracciò i due. Daniele si limitò ad annuire ingoiando un boccone.
“Bene Marcella, ti ho invitato a cena anche per un altro motivo. E vista la sua presenza, Nicola, non dovrò comunicarlo due volte. Marcella, voglio cedere le mie quote dell'Ecomoda!”
“Perché Daniele? Le cose vanno bene! Gli utili non sono mai stati così alti...”
“Proprio per questo Marcella, voglio approfittarne adesso che siamo sulla cresta dell'onda! Sai molto bene da quanto non mi interessa più quella compagnia! Voglio sentirmi libero di fare le mie scelte! Non obbligherò né te, perché sarebbe inutile visto come stanno le cose, né Maria Beatrice, il cui capitale è in buone mani! Ma io voglio diversificare i miei investimenti! Ho un lavoro che mi soddisfa e ho pensato di accettare l'incarico di consulente del ministero dell'economia! Sarebbe un salto di qualità per me...”
“Mi dispiace ma non sono affatto d'accordo! Daniele, si tratta dell'azienda dei nostri genitori!”
“Non voglio più vivere nel passato, Marcella, dovresti capirlo meglio di chiunque altro... Facciamo un patto, non ostacolerò questo vostro strano e assurdo rapporto, tu non ostacolare me! Cercherò di farmene una ragione se davvero sei sicura del tuo... Del tuo amore, e ti giuro che quando finirà ti starò vicino...”
“Daniele! Non finirà!”
“Va bene, allora ti accompagnerò all'altare il giorno del vostro matrimonio! Tu sostienimi al consiglio! Voglio lasciare l'Ecomoda!”
Marcella si imbarazzò per le parole del fratello, ma non poteva far altro che accettare la decisione.
“Dottor Valencia, se nessuno degli azionisti vorrà acquistare le sue quote, so che hanno il diritto di prelazione, le comprerò io!”
“Lei, dottor Mora? E con quale capitale?”
“Non si preoccupi di questo!”
“La TerraModa... La sua compagnia è florida, lo so, ma tanto da sostenere un investimento tanto importante?”
“Sono un ottimo economista sa?”
“Questo mi è chiaro da molto tempo! Ma non le farò sconti perché è il fidanzato di mia sorella!”
“Non voglio sconti, acquisterò le sue quote al valore corrente! Deve solo lasciarmi qualche mese di tempo!”
“Va bene! Se gli altri azionisti non acquisteranno le miei quote, dovrei comunque cercare un secondo interlocutore, quindi va bene! Visto, Marcella? Rimarrà comunque tutto in famiglia!”
Daniele si alzò e strinse la mano a Nicola
“Allora siamo d'accordo, sottoporrò la mia richiesta al consiglio di settimana prossima!”
“Siamo d'accordo! E dottor Valencia, il giorno del nostro matrimonio, non si rimangi la parola, dovrà accompagnare la donna che sarà mia moglie all'altare!”
Sul viso di Marcella si dipinse un sorriso pieno di amore verso l'uomo che le faceva battere il cuore e che in pratica le aveva fatto capire che prima o poi le avrebbe chiesto di diventare sua moglie.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Capitolo 6
 
 
Il giorno del consiglio, i soci furono scossi dalla notizia data da Daniele, era chiaro che per loro era impensabile acquistare la sua quota.
Armando deteneva il 40% delle azioni e il suoi genitori il 5, la sorella di Armando, Camilla, aveva rinunciato all'Ecomoda da qualche tempo, dopo che il marito aveva fatto fortuna come ingegnere, e parte del capitale era stato impiegato per quell'operazione. Gli azionisti di minoranza non avevano le possibilità economiche per rilevare le quote e Marcella e Maria Beatrice non sembravano interessate. Fu quindi una sorpresa quando Daniele spiegò che aveva già trovato un acquirente con cui aveva stipulato un compromesso e a cui avrebbe ceduto le sue azioni entro qualche mese. Erano preoccupati di perdere l'azienda a cui tenevano quanto ad una famiglia
“Daniele, è tuo diritto, ma almeno dicci chi è l'acquirente, anche noi abbiamo il diritto di sapere con chi dovremo lavorare.”
“Roberto ha ragione, mi dispiace tantissimo perché sai che ti vogliamo bene come ad un figlio, ma se non vuoi più far parte dell'azienda dicci almeno a chi venderai!”
“Margherita, Roberto, state tranquilli! Le cose non cambieranno, rimarrà tutto in famiglia! Sarà il fidanzato di Marcella a rilevare le mie quote!”
“Tesoro hai un fidanzato? Perché non me l'hai detto? Chi è?”
“Mamma, non sono affari nostri! Se Marcella non ne ha parlato forse non è pronta a dirlo... Vero Marce?”
“No, Armando, ti sbagli! Ecco aspettavo di dirlo ai miei fratelli, ma ora che loro lo sanno e che l'hanno accettato non ci sono motivi per tener segreto qualcosa che mi fa felice...”
“Non immagini quanto sia contento di sentirtelo dire, Marcella!”
Armando si alzò e dopo aver dato un bacio all'amica si avvicinò a Nicola stringendogli la mano!
“Congratulazioni! Quindi saremo soci...”
“Armando... Come sei sempre plateale! Avresti dovuto fare l'attore!”
“E tu il becchino! Idiota!”
“Basta per favore! Perché non riuscite mai a parlare senza litigare? Scusami Marcella, non riesco a capire cosa stia succedendo...”
“Margherita, io sono la compagna di Nicola Mora...”
“Ma è una bellissima notizia! Congratulazioni Dottor Mora! Congratulazioni cara Marcella! Sono contento che sia il tuo fidanzato ad acquistare le quote di tuo fratello!”
“Roberto! Ho capito bene? Marcella e... La nostra Marcella con... Con il dottor Mora?”
“Sì mamma! Marcella e Nicola! Mi spiace solo che la notizia non abbia avuto conseguenze nefaste per questo stupido di Valencia!”
“Armando... Poteva andare peggio! Ho rischiato fossi tu mio cognato, direi che la decisione di mia sorella è molto meno terribile di quella di qualche anno fa!”
“Bastaaaaa adesso che abbiamo stabilito che siamo tutti felici per i novelli Romeo e Giulietta, che mi avete fatto annoiare per ore con conti e bilanci, strategie e altre sciocchezze! Parliamo di cose importanti! Parliamo della magia dei miei abiti! Che sono i più belli di sempre! Questa sfilata sarà una pietra miliare nel mondo della moda! Io e Caterina abbiamo avuto un'idea eccezionale per il lancio! E non ho alcuna intenzione di accettare un rifiuto!”
“Cosa ha in mente signor Ugo? Caterina, mi fido di lei...”
“Grazie presidente! Fidati anche di me! Ecco io ho disegnato una collezione ispirata al mare... Piena di colori sia per l'alta moda che per il prêt a porter! E poi dobbiamo lanciare anche la linea giovane... Quindi voglio che i miei modelli sfilino a Cartagena!”
Armando si irrigidì e Marcella lo guardò con empatia
“Signor Ugo, i costi sarebbero molto alti... Vogliamo investire sulla qualità e...”
“Nicola, in realtà si potrebbero contenere molto facilmente” intervenne Caterina
“Potremmo sfruttare le strutture in cui si svolge il concorso di Miss Colombia e visto che le ragazze saranno già presenti per il concorso, potremmo unirci a loro per la promozione. Sfilerebbero le Miss invece di modelle prezzolate e abbatteremmo il costo delle indossatrici. Poi gli sponsor farebbero a gara per intervenire ad un evento così importante. Sai che ho collaborato spesso per il concorso ed è stato proprio il promotore a contattarmi, mi ha inviato alcuni dati e ho provveduto a preparavi questo prospetto di massima sui costi. Il rientro pubblicitario sarebbe enorme!”
Nicola diede un'occhiata ai numeri esposti da Caterina e passò una copia a tutti i presenti.
“Beh sembra che sia una grossa opportunità...”
“Sembra? Scherzi presidente? Non te lo perdonerò mai se non farai sfilare i miei modelli a Cartagena! Me ne vado eh!”
“Ugo, per favore, non mi piacciono più le tue minacce! Si tratta di un impegno importante e dobbiamo valutare tutti i rischi!”
“Marcella, non sarà così gravoso. Potremmo andare io e Ugo un paio di settimane prima per organizzare il lavoro. Sarebbe necessaria la presenza di uno di voi dirigenti, magari tu, Marcella. La spedizione dei modelli potrebbe essere gestita da qui e... Beh, non voglio imporre la mia idea, ma sappiate che si tratta di una opportunità davvero unica...”
“Caterina, lo sarebbe sicuramente, ma in questo caso non voglio che la votazione sia a maggioranza! Deve essere unanime! Se anche solo uno degli aventi diritto darà un voto contrario, troveremo un altro modo per lanciare i modelli del signor Ugo!”
“Bene... Allora votiamo” disse Roberto, “io sono a favore di questa iniziativa, Margherita?”
“Prima di dare il mio voto, vorrei conoscere l'opinione di tutti...” Margherita sapeva bene perché Nicola avesse chiesto l'unanimità
“Per quanto mi riguarda il mio voto è positivo!”
“Anche Daniele ha approvato la mozione, Ugo e Caterina si sono già esposti... Tu Marcella? Marcella, non capisco i vostri dubbi! Sembra un'ottima iniziativa!”
“Lo è, papà! Non c'è nessuna ragione per non sfruttare questa opportunità! Sono a favore anche io! Rimarrò con Nicola a Bogotà per organizzare la produzione e le spedizioni, tu Marcella vai a Cartagena con Ugo e Caterina! Ora per favore, dovete scusarmi ma si è fatto tardi e ho un appuntamento con una mia amica! Signori arrivederci!” Armando si alzò e senza aggiungere altro uscì dalla sala.
“Perché si comporta così?”
“Lascia stare Roberto, avrà i suoi motivi... Per favore vorrei andare anche io! A dopo tesoro... Marcella, più tardi vorrei cenare con te... Se non hai altri impegni!”
“Sarà un piacere, Margherita!”
“Bene, a questo punto ratifichiamo l'ordine del giorno e torniamo tutti ai nostri impegni!”
 
“Armando... Pensi ancora a lei? Com'è possibile?”
“Mamma, non voglio parlarne!”
“Sono solo preoccupata, vorrei tu fossi felice ma sembra che nella tua vita non ci sia pace!”
“Non ci sarà mai pace! Mai! È questo che vuoi sapere? Mai! Lei era la mia occasione per avere pace! Lei! Lei era... Lei è la mia vita! Non sai quante volte avrei voluto andare in quel maledetto posto e portarla via! Ma non l'ho fatto! Non l'ho fatto perché ho deciso di impegnarmi nel lavoro, di chiudere con il passato e per non gettare l'Ecomoda in uno scandalo! Ho fatto tutto questo anche per te e per papà! Ma non smetterò mai di amarla! Mai!”
“Tesoro, mi spiace così tanto... Ma se lei non ti ama, devi cercare di...”
“Non dirlo mamma! Non provare a dire che non mi ama! Perché sopravvivo solo perché la speranza del suo amore è ancora viva!”
“Armando dimenticala...”
“Smettila mamma! Non parlarmi più di lei! Non voglio! Lasciami in pace ora!”
Margherita lo lasciò solo e raggiunse Marcella che si stava preparando per uscire e salutava Nicola
“Scusatemi, non volevo essere indiscreta!”
“Non si preoccupi signora Margherita, stavo andando via! Ci vediamo a casa mia...”
“Non farò tardi... Nicola...” Disse Marcella prima che il suo uomo uscisse dall'ufficio “ti amo!” Lui le sorrise e se ne andò!
Le due cenarono insieme e Margherita la sommerse di domande
“Margherita, è successo... Non saprei dirti quando ci siamo innamorati, ma posso dirti che per la prima volta in vita mia sono felice!”
“Non ho mai perso la speranza che tra te e Armando...”
“Margherita, tra me e tuo figlio le cose sono finite forse prima di cominciare! Ho un uomo speciale al mio fianco e, scusa se te lo dico, ma con Nicola sto vivendo delle emozioni che mi erano sconosciute... Le cose non vanno sempre come si era programmato!”
“Lo so, non fraintendermi, sono felice se tu lo sei, mi sembra strano ma ti vedo più bella che mai, hai una luce speciale... Vuol dire che il dottor Mora è l'uomo giusto... Ma sono preoccupata per Armando... Lui la ama ancora! Nonostante quella donna sia stata tanto crudele con lui!”
“Non credo tu sappia di cosa stai parlando! Ho avuto modo di conoscerla e mi ero sbagliata su di lei! È una donna molto dolce... Ho capito perché Armando non smetterà di amarla... Beatrice è una donna molto rara...”
“Anche tu? Anche tu hai subito il suo fascino? Prima mio figlio. Poi Ugo e ora anche tu?”
“Non hai avuto modo di conoscerla, tutti ci siamo fatti un'idea basandoci su come si vestiva, ma lei è molto più di questo!”
“Beh, resta il fatto che non ha permesso a mio figlio di spiegarsi. E non la perdonerò mai per questo...”
“Margherita forse aveva le sue ragioni. E se non sbaglio a Caracas tuo figlio si faceva fotografare con una bellissima donna in atteggiamenti piuttosto espliciti...”
“Non so cosa dirti Marcella, ma allora se l'ha tradita perché non riesce a dimenticarla?”
“Non lo so! Ma le cose non potranno cambiare. Spero solo non cambi idea decidendo di venire a Cartagena per il lancio...”
“Non preoccuparti, farò in modo non succeda, ma tu stagli vicino!”
“Io e Nicola ne stavamo parlando prima che tu entrassi nel mio ufficio, sono amici e se ne occuperà lui!”
“Nicola Mora amico di Armando... Le cose sono così cambiate...”
“Già, ma in meglio!”
Marcella non vedeva l'ora che la cena finisse per raggiungere il suo uomo e quando finalmente Margherita decise di salutarla, tirò un sospiro di sollievo.
Corse a casa di Nicola e non gli permise di aprire bocca, cominciò a baciarlo e gli chiese di fare l'amore subito. Poi Nicola, con un sorriso sornione le disse
“Bentornata, mio amore! Avevo ordinato la cena ma ammetto che fare l'amore sia stata un'idea molto migliore...”
“Ciao presidente, mi sei mancato e tutte le chiacchiere di Margherita mi hanno un po' esasperato... per non sentirla più ti ho immaginato nel nostro letto che mi aspettavi e così non ho potuto aspettare neanche un minuto!”
“Come sei dolce, amore mio... Adesso però fammi alzare perché sto morendo di fame... Perché non ho cenato come hai fatto tu!”
“Ah sì? E allora quando tornerai a letto non mi troverai! Messa in secondo piano da un piatto di pasta... Non lo sopporto!”
“No, amore, non da un piatto di pasta! Ma da un super piatto di pasta, arrosto, patate al forno e una torta al cioccolato... Scusami, ma lo capisci da sola che non hai speranze vero?”
“Non credo proprio!”
Lo attirò a sé e lo baciò con passione. Nicola la ricambiò dimenticando la cena e la fame.
 
Marcella lo guardava. Era spettinato, indossava gli occhiali ed era intendo a leggere qualcosa sul laptop. Indossava solo i pantaloni del pigiama ma aveva il torso nudo. Era bello il suo uomo, e nonostante la quantità di cibo che ingurgitava era sempre un po' troppo magro. Con una mano le accarezzava un fianco. 
“Ciao... Cosa stai facendo?”
“Scusami non volevo svegliarti, stavo studiando alcuni titoli su cui vorrei investire con la TerraModa... Ma se mi dai un momento ti porto un caffè. L'ho fatto da poco!”
“No, continua pure, ti trovo molto sexy quando indossi gli occhiali e sei immerso nei tuoi numeri...” Nicole le sorrise e le diede un piccolo bacio sulla punta del naso. Trascorsero il sabato tra il letto e il divano, impegnati nei loro giochi e il loro amore. La sera si accoccolarono sul divano. 
“Marcella, domani sera c'è il party per festeggiare la nomina di tuo fratello al ministero...” 
“Mmmmmm già, non ho molta voglia di uscire da questa casa, ma non possiamo fare altrimenti... Domattina dobbiamo andare a casa mia per scegliere un vestito...” Non ne parlarono più e si addormentarono come bambini guardando la TV
“Corto, lungo? Quale ti piace di più?”
“Stai benissimo con entrambi, ma mi piaci di più con quello beige!” 
“Ok... Allora prendo questo e le scarpe nere. Tu cosa indosserai?”
“In realtà non ho voglia di venire, guardarti fingendo indifferenza non mi piace!”
“Amore mio... In realtà credevo ci saremmo andati insieme, come coppia. Ho voglia di mostrare al mondo il mio attraente compagno, baciarlo sotto i flash dei fotografi e far schiattare di invidia tutte quelle sciacquette che vogliono portarti a letto!!”
“Allora accetto l'invito e ti giuro che domani i giornali parleranno della mia fidanzata bellissima e sexy! come vuoi che mi vesta?”
“Un semplice vestito nero andrà bene... Non i jeans per favore!”
“Ai tuoi ordini mia bellissima direttrice dei punti vendita.”
 
Si presentarono mano nella mano al club dove i fotografi scattavano foto agli ospiti. Quando li videro si precipitarono cercando di rubare qualche atteggiamento compromettente. I due però prima di varcare la soglia del club si fermarono sorridenti e si scambiarono un bacio che non lasciava dubbi. Dentro furono raggiunti da Maria Beatrice che abbracciò con sincero affetto anche Nicola. La serata trascorse allegra e spensierata, senza paure né timori. Erano insieme e non c'erano motivi per nascondersi.
Come previsto, il giorno successivo i giornali diedero ampio spazio alla coppia a cui però non importava perché troppo impegnata e vivere liberamente il proprio amore.
 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Capitolo 7
 
Mancavano solo pochi giorni alla partenza di Marcella, Ugo e Caterina per Cartagena. Nicola avrebbe voluto non lasciarla andare, ma il lavoro di Marcella era indispensabile. 
Quella sera l'aveva invitata a cena in un ristorante elegante. Parlarono di lavoro e discussero anche di dove alloggiare i dipendenti. La signora Caterina si era accollata quell'aspetto dell'organizzazione ma stavano decidendo se accettare l'invito di Betty come aveva fatto Ugo e soprattutto si promettevano di sentirsi ogni giorno e di pensarsi tutta la notte. 
“Allora le voci che circolano su voi due sono vere... Ma guarda! Chi l'avrebbe mai detto! Beh io in realtà non sono stupita... Ricordate?”
“Patrizia...”
“Ciao Nicola, ti trovo benissimo... Marcella amica mia! Tu invece mi sembri sempre uguale... Continui a indossare gli stessi tristi abiti... Ora che hai un fidanzato dovresti osare di più!”
Marcella non rispose. 
“Scusatemi, non vi ho presentato il mio fidanzato. Lui è Giancarlo Castillo. È il direttore generale di un'importante società!”
“Dottor Castillo, mi fa piacere rivederla! Come sta?”
“Dottor Mora! Molto bene, sono onorato di conoscerla signorina Valencia! Complimenti dottore, la sua fidanzata è bella da togliere il fiato! Patrizia, non mi avevi detto che conoscevi il caro dottor Mora...”
“Oh Gaincarlo, credevo non sapessi nemmeno chi fosse...”
“La scusi dottor Mora, la mia bella fidanzata non è avvezza al mondo della finanza. Vedi tesoro mio, il dottor Mora è il proprietario di una delle più importanti compagnie finanziarie del paese... Io stesso ho fatto dei proficui investimenti attraverso la sua azienda!”
“Davvero Nicola è così importante?” Patrizia si morse un labbro. Sapeva della TerraModa, ma non immaginava fosse un'azienda tanto grande. Sul suo volto si dipinse un'espressione di sconfitta e cercò di liberarsi dalla trappola che lei stessa si era scavata credendo di importunare i due amanti.
“Non essere scortese, Patrizia! Signorina, se siete amiche, o lo siete state, saprà benissimo che la mia dolce Patty ha un atteggiamento, diciamo così, un po' naïf... Ma sono un uomo di una certa età e la cara Patty allieta le mie giornate con la sua... con la sua vitalità!” Disse Giancarlo Castillo che poi rivolto verso Nicola aggiunse
“Non so se mi capisce, dottor Mora...” 
Era chiaro che il signor Castillo conosceva bene Patrizia, ma era evidente che non gli importava, lei era bella e giovane e lui, uomo di mondo, sapeva bene i motivi che la spingevano verso di lui. Era però anche un uomo intelligente e simpatico, degno di rispetto e che rispettava molto il lavoro di Nicola e avendo capito che le intenzione della fidanzata non erano affatto amichevoli aveva cercato di arginare la sua esuberanza in quel modo.
“Andiamo principessa, sai che la mia età non mi permette di fare le ore piccole e ho tanta voglia di bere la mia solita tisana... Cara signorina Valencia, la mia Patty sa preparare una tisana davvero deliziosa! È stato un vero piacere incontrarla dottore, e... Le garantisco che se fossi stato più giovane avrei corteggiato la sua meravigliosa compagna! Incantato, signorina!”
“Arrivederci signor Castillo!” Lo salutò Nicola
“Ciao Nicola... Marcella...”
“Ciao Patrizia!”
Marcella aveva cambiato umore. La sua ex migliore amica voleva umiliarla e sapeva bene che non si sarebbe fatta scrupoli se avesse deciso di riconquistare il suo uomo
“Dimmi, quel piccolo broncio sul tuo bel viso è dovuto alla bionda finta?”
“Non c'è niente che non va! Un po' chiacchierone il tuo amico...”
“È vero, ma è un uomo molto simpatico in realtà, non sapevo avesse una nuova fidanzata...”
“E ti interessa?”
“No, non mi interessa, ma mi ha fatto sorridere... Tutto qui!”
“Bene, Nicola, sono piuttosto stanca...”
“Se vuoi andiamo a casa...”
“Sì per favore, vorrei dormire, mi porti a casa mia?”
“Lo stai sottolineando perché non vuoi passare la notte con me?”
“Sono stanca... Penso di poter passare una notte da sola, no? O credi che non abbia il diritto di dormire da sola?”
“Ho capito, andiamo, ti accompagno!”
Non si scambiarono una parola nel viaggio verso casa di Marcella, lei guardò fuori dal finestrino per tutto il tempo.
“Vuoi davvero che vada via? Perché Marcella?”
“Non c'è un motivo in particolare, sono solo stanca!”
“Marcella per favore...”
“Senti, vorrei andare...”
“Non vuoi che ti accompagni? Ti giuro che andrò via subito!”
“Fai quello che vuoi!”
Scese dall'auto e salì nel suo appartamento. Poco dopo la raggiunse Nicola che le si avvicinò e la strinse dolcemente le spalle.
“Non era necessario salire, ti ho detto che voglio dormire!”
“Non è vero! Sei arrabbiata per quello che è successo al ristorante!”
“Non è successo niente! Oppure mi sono persa qualcosa?”
“Abbiamo visto Patrizia e da quel momento hai cambiato atteggiamento! So che ti ha turbata, ma non so perché e vorrei tu mi dicessi cosa provi!”
“Niente! Non provo niente ma sì, ho trovato sgradevole che ci abbiano interrotti! Non siamo riusciti a finire il discorso e c'è ancora da risolvere il problema del pensionamento di Ines!”
“Di queste cose possiamo parlarne domani in ufficio, adesso voglio tu sia sincera con me! Che mi parli, Marcella!”
“Parlami tu! Dimmelo quello che hai provato!”
“Niente Marcella, non ho provato niente!”
“Niente... Eppure non troppo tempo fa ti struggevi per lei! Ti sei ubriacato e ti sei rinchiuso in casa per dei giorni! Io c'ero! Te lo ricordi?”
“Certo che me lo ricordo! Me lo ricordo molto bene perché da quel momento ho ricominciato a vivere e tutto perché sei stata con me!”
“Tu l'amavi!”
“No, non l'amavo! Ma comunque è tutto passato! Marcella guardami!”
“Tutto passato... È stata la tua prima donna! La prima con cui tu abbia fatto l'amore...”
“Cosa c'entra, Marcella? Non significa nulla! Anche tu hai pianto per Armando, hai fatto di tutto per riconquistarlo! È stato lui il tuo primo uomo, no? Cosa dovrei fare io vedendovi ogni giorno parlare? Marcella, ascoltami! Perché fai così?”
“Avresti potuto andare a casa tua e ti saresti evitato questo momento! Sei ancora in tempo per andare!”
“Marcella, non voglio lasciarti qui da sola! Voglio stare con te! Voglio fare l'amore e svegliarmi con te domani mattina! Voglio che la mia donna mi parli e si confidi con me!”
“Vuoi fare l'amore! È questo quello che vuoi? Andiamo di là! Poi però, lasciami dormire!”
“Basta Marcella! Non capisco se la tua sia gelosia o rabbia perché ho sbagliato qualcosa, ma ti prego dimmelo! Cosa stai facendo?”
“Mi spoglio... Se per poter dormire, dobbiamo prima fare l'amore, meglio non perdere altro tempo!”
“Vattene a letto, Marcella! Vattene a letto!”
Nicola uscì sbattendo la porta lasciandola sola nel suo appartamento a chiedersi come poteva essere stata tanto irrazionale e stupida! Aspettò qualche minuto sperando di vederlo tornare ma non fu così, lo chiamò una volta, due... Non rispondeva, lo richiamò altre mille volte forse, ma lui aveva spento il telefono! 
 
"Amico mio, sei tu? Ehi Nicola!”
“Ciao Nicola... Siamo felici di vederti, ti va di unirti a noi? Promettiamo di non toccarti ma solo di guardarti!” Disse divertita una delle ragazze che accompagnavano Armando.
“Ragazze aspettatemi al tavolo, io e il presidente arriviamo subito! Nicola cosa fai qui? Credevo tu fossi a cena con Marcella...”
“Armando...”
“Hai bevuto Nicola?”
“Sì, ho bevuto, non sono ubriaco ma ho bevuto abbastanza per stordirmi un po'! Non sono di compagnia stasera, vai dalle tue amiche!”
“Sì, adesso vado, ma tu accompagnami!”
“Non posso e lo sai! È fatta così...”
“Vieni a sederti un po' con noi! Ti prometto che ti porto a casa sano e salvo!”
“E sia! Tanto non può andare peggio!”
 
“Betty, mi ha lasciato! L'ho perso!”
“Marcella calmati per favore! Cosa stai dicendo?”
“Se n'è andato Betty!”
“Marcella perché dici così? Io non posso crederci! Lui ti ama!”
“Ma io l'ho fatto andare via! Sono stata così stupida! Ho rovinato tutto!”
“Per favore, spiegami cos'è successo! Sono sicura che non sia una cosa grave è che tu la stia ingigantendo!”
“No, l'ho esasperato per colpa della mia gelosia! L'abbiamo vista e mi ha mortificato! E dovevi vedere come lo guardava!”
“Chi? Chi avete visto?”
“Patrizia! Era nello stesso locale dove eravamo noi! Con un uomo, il suo fidanzato! Lei è venuta al nostro tavolo e io... Io mi sono arrabbiata e poi abbiamo litigato!”
“Marcella, non preoccuparti, è normale! Vedrai che non c'è niente di cui preoccuparsi!”
“Ho provato a cercarlo, sul cellulare, ma non ha risposto! Ha spento il telefono, Betty! Non vuole parlarmi! E a casa non c'è!”
“Sarà in giro in macchina, e forse sta già tornando a casa tua...”
“Ne sei sicura?”
“Marcella, smettila di piangere... Passerà tutto! Ma perché ti sei arrabbiata? Ti è sembrato turbato?”
“No, cioè non lo so! Ma sicuramente lei era lì per farsi vedere... Era molto bella, con un vestito che non lasciava molto all'immaginazione!”
“Credi che lui voglia davvero una donna così? Lui ha te!”
“Scusami Betty, forse dormivi... Vorrei solo riuscire ad essere equilibrata come te... Scusa se ti ho disturbato!”
“Non mi hai disturbato, anche noi siamo appena rientrati... E sono felice tu abbia pensato a me! Anzi ti ringrazio!”
“Grazie a te Betty, hai ragione, starò calma e lo aspetterò... Tornerà vero?”
“Lo farà ma tu vai a dormire! Domani parlerete!”
Ma Marcella restò sul divano tutta la notte ad spettarlo.
 
“Ragazze, il nostro presidente stasera non è molto allegro, beviamo l'ultimo bicchiere e poi lo riportiamo a casa!”
“Nicola, invitaci a casa tua, come ai vecchi tempi! Una rimpatriata tra amici, prima che tu decida di mettere l'anello al dito alla tua fidanzata...”
“Fidanzata? Marina, credo che stasera, la mia fidanzata, mi abbia lasciato...”
“Meglio così Nicola, eri molto più divertente prima di metterti con lei, sai? Allora? Andiamo tutti a casa tua? O magari al club, a fare un bagno di mezzanotte in piscina?”
“Marina amore mio, mi ferisci! Tu e Giada mi avevate promesso una notte speciale solo noi tre! Il nostro Nicola non è più quello di una volta!”
“Beh Armando, io e Marina potremmo rendere la notte speciale a tutti e due, no? Dai Nicola, non deluderci!”
Marina aveva messo le braccia intorno al collo di Nicola e gli dava dei piccoli baci sul collo, Armando si alzò e andò a pagare il conto, poi disse
“Andiamo Nicola, ti riporto a casa!”
“Armando non fare il guastafeste!”
“Ragazze, fidatevi di me! Nicola adesso andrà a casa, voi potete rimanere qui ad aspettarmi o venire con me e dopo aver accompagnato Nicola andare da qualche parte, scegliete voi! Ma smettete subito di mettergli le mani addosso! Nicola alzati! Andiamo!”
Lo prese per un braccio e insieme alle ragazze uscirono dal locale. Armando le lasciò in un altro locale e poi portò l'amico a casa.
Nicola si buttò sul divano e Armando gli preparò un espresso.
“Fino a qualche tempo fa lo reggevi meglio l'alcol! Vuoi dirmi cosa diavolo è successo? Che significa che ti ha lasciato?”
“Non lo so che cosa sia successo, andava tutto bene, poi abbiamo visto Patrizia ed è come impazzita! Ha voluto che me ne andassi! L'ho pregata di ascoltarmi ma non ha voluto! Armando io non ho fatto nulla!”
“Gelosia! Il tallone di Achille di Marcellina! Eppure credevo che lo sapessi...”
“Sì, lo so che è gelosa, ma che motivo aveva di comportarsi così? Non lo so, Armando, forse ha solo preso una scusa per scaricarmi...”
“Sì, forse è così ma ne dubito! Probabilmente si è solo fatta prendere dalla gelosia! La Fernadez la conosce bene e sono certo che sia riuscita a toccare qualche nervo scoperto! Cose tra donne, Nicola! Ho smesso di cercare di capirle da molto tempo! È per questo che prendo tutto ciò che di bello hanno da dare senza dar loro il tempo di mostrare il loro lato negativo... Ma tu hai deciso ne valesse la pena, quindi ogni tanto ti troverai ad affrontare queste crisi di nervi, i silenzi, le sfuriate... Noi siamo più semplici, o è bianco o è nero! Loro no... Hanno una serie di colori infiniti! Sono indecifrabili!”
“Lo so, Armando, le conosco anche io le donne e conosco Marcella! Ma per la bionda finta? Sa bene che per me è una storia sepolta!”
“Dimmi, Nicola, chi è stata la prima donna con cui hai fatto l'amore?”
“Armando, lei lo sapeva fin dall'inizio! Io sono qui a parlare con te... Se ragionassi come lei avrei dovuto ammazzarti!”
“Touchè... Ma non venire a dirmi che la Fernadez non ti ha guardato in un certo modo, che non hai intuito le sue intenzioni. Sono sicuro che se tu le avessi dato un appiglio qualunque ti si sarebbe buttata addosso... Che non abbia mortificato in un modo o nell'altro la tua donna...”
“È questo il punto, io non le ho dato alcun appiglio!”
“Ne sono sicuro... Dimmi, amico mio, se domani cominciassi a flirtare con Marcella, e stai attento, non importa la sua reazione, cosa faresti?”
“Beh, ti prenderei a calci e ti riempirei di botte...”
“Ovviamente se ci provassi saresti tu ad essere riempito di botte, anche perché sei un idiota! Cosa faresti con lei?”
“Non lo so, forse mi arrabbierei!”
“Davvero? ti saluto amico mio! Vado a cercare le nostre amiche, sperando non si siano lasciate rimorchiare da qualche cretino!”
“Ciao Armando, grazie!”
Armando uscì dall'appartamento di Nicola salutandolo con un gesto della mano. 
Si fece una doccia e andò a letto, avrebbe parlato con lei il mattino dopo. Aveva il telefono scarico... 
 
“Marcellina! Come stai? Oh che brutte occhiaie! Un uccellino mi ha detto che hai litigato con il nostro presidente per colpa della bionda finta!”
“Vi siete visti? Come sta?”
“Sì l'ho trovato ieri sera mentre beveva tutto solo in un locale in centro!”
“Oh... Ho provato a chiamarlo, ma il telefono era spento...”
“Dimmi, come hai trovato la Fernadez?”
“Perché me lo chiedi?”
“Perché sono curioso, l'ho chiesto al tuo fidanzato e non ha saputo dirmelo...”
“Armando perché mi tormenti?”
“Non ti sto tormentando! Sto cercando di dirti che Nicola non l'ha nemmeno vista! Se gli chiedessi di quale colore fosse il suo vestito non saprebbe dirmelo! Marcella, perché non vai da lui a parlare?”
“Perché ho paura che non voglia più avere nulla a che fare con me! So che lui si è comportato bene, che sono io ad essere impazzita e aver combinato un guaio...”
“Ieri sera io non ero solo... Beh, immagino che tu sappia con chi stavo, una delle ragazze ha provato a sedurlo, ma lui era completamente assente, non era ubriaco, era disinteressato! Marcella, va da lui! Chiaritevi! Domani parti e avete solo stasera per parlare. Non devi partire con qualcosa di irrisolto tra voi due...”
Marcella corse in presidenza e entrò senza bussare. Era seduto alla sua scrivania, si alzò non appena la vide entrare e senza dirle una parola le si avvicinò e la baciò con passione!
“Scusami! So di essermi comportata da matta! Scusami amore mio!”
“Marcella, credevo ti fossi stancata di me! Mi sembrava di impazzire stanotte! Ho bevuto e volevo tornare da te, ma avevo paura non mi avresti aperto... Ti amo amore mio! Ti amo!”
“Andiamo via da qui, Nicola! Voglio passare tutto il giorno con te, noi due, soli! Andiamo via!”
Nicola le prese la mano e insieme uscirono dall'ufficio e dall'Ecomoda. Andarono a casa di Nicola e fecero l'amore. 
“Non voglio che tu parta! Possiamo mandare qualcuno degli impiegati...”
“Nicola, non parlare! Voglio solo che mi abbracci! Che mi baci e che mi perdoni!”
“Sono io a chiederti scusa, amore! Vieni qui!” 
La giornata e la notte passarono troppo in fretta per i due amanti. Ma tra di loro era tornato il sereno.
 
La mattina seguente Marcella, Ugo e Caterina partirono alla volta di Cartagena. 
Armando era nervoso, inquieto. Avrebbe voluto prendere lo stesso aereo dei colleghi e andare da lei. Ma a cosa sarebbe servito? Lei era sposata e aveva un figlio. Un figlio. Quando aveva saputo della gravidanza si era chiuso in casa e aveva bevuto tanto da non sentire più niente, ma il mattino seguente era stato peggio. Non ricordava quella notte, ma era stata terribile. Quella notte dentro di lui era morto qualcosa, ma era andato avanti, cercando di dimenticarla. Ma sembrava impossibile. Poi smise di provare quel desiderio! Lui voleva ricordarla! La cercava in ogni donna con cui andava a letto, gli bastava una lieve somiglianza, i capelli, il naso, un neo. Ogni donna per lui era Betty ma nessuna al risveglio gli bastava. La cercava nelle donne, nei giornali. La vedeva persino quando entrava in presidenza. Nicola e Marcella... Li invidiava, se solo lui avesse capito prima che l'amava... Nicola e Marcella non avevano fatto il suo errore quando si erano scoperti innamorati l'uno dell'altra, lo avevano protetto il loro amore. Lui invece no. Quel figlio che lei aveva avuto da Michelle aveva chiuso ogni possibilità di averla. Era inutile ormai pensarci! Sprofondò nel lavoro come tante altre volte gli era successo e poi si sarebbe chiuso in casa a bere come tutte le volte che qualcosa lo riportava al passato.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Capitolo 8
 
“Marcella!!”
“Betty! Come stai?”
“Come stai tu? Non ricordi la telefonata dell'altra notte?”
“Tutto bene amica mia! Qualcuno mi ha aiutata a capire e abbiamo chiarito tutto! E ora dimmi! Dove hai lasciato il tuo bambino?”
“È a casa, con Michelle e la tata! Signor Ugo! Signora Caterina, com'è bello rivedervi tutti!
Ed era vero, Betty era felice di avere tutti i suoi amici lì con lei, mancava Nicola, ma presto li avrebbe raggiunti. Si abbracciarono e insieme raggiunsero l'appartamento che Michelle aveva messo a loro disposizione. Li lasciò perché potessero disfare le valigie e riposare. Quella sera aveva organizzato una cena nel ristorante del marito. Voleva che conoscessero i suoi amici e la famiglia che aveva creato a Cartagena.
La cena fu informale. Avevano riservato l'intera terrazza che si affacciava sul mare e la vista era mozzafiato, aveva invitato le famiglie dei soci di Michelle e fu una serata molto serena e divertente.
Ugo chiese a Betty informazioni su uno degli ospiti e lei gliene parlò con entusiasmo. Alla fine al tavolo rimasero solo Betty, Marcella, Ugo e Valerio, il fratello di uno dei soci di Michelle. Valerio era un pittore con una galleria a Soho, New York, era una compagnia piacevole e stimolante e tra lui e lo stilista iniziò una sorta di gara tra artisti. Betty e Marcella li guardavano divertite e chiacchieravano felici. Marcella raccontò di come lei e Nicola avessero risolto il loro diverbio e di quanto gli mancasse. Era bello sentire Marcella parlare del suo amico. Le si leggeva negli occhi che lo amava e che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. 
“Sai Marcella, Valerio mi ha ritratta... Sì, ho fatto da modella a un artista!” Betty rideva confidando quel particolare a Marcella
“Perché mi ha dipinta nuda! Marcella, ho posato nuda! ancora mi sembra strano, ma è stato divertente sai? Ero molto a mio agio...”
“Davvero? E Michelle?”
“Beh, anche a lui è sembrato strano, però conosce Valerio da una vita, sono amici e devo dire che anche io gli sono affezionata. È una persona brillante, di grande cultura ed è facile volergli bene. È qui a Cartagena da qualche mese sai? Dice di essere in vacanza... Beato lui! Comunque ci vediamo spesso e parliamo molto... Qui ci sono tante persone a cui voglio bene, ma per me, lui è diverso... Non so come dirtelo, non riuscirei mai a parlare con Gerard o Luciano di... Lui. Nemmeno con Sara o Enrica, sono persone a cui tengo ma ho tenuto dentro di me per tanto tempo quello che provo. Con Valerio invece sono riuscita a confidarmi... Ha una sensibilità spiccata e aveva capito che nascondevo un grande segreto...”
“Betty, vorrei vederlo il tuo ritratto...”
“Marcella, che ne dici se andiamo a casa mia a bere un bicchiere di vino prima di dormire? Il ritratto è nel mio salotto. Ha deciso Valerio dove collocarlo e come illumirlo...”
“Molto volentieri amica mia!” Era la prima volta che si rivolgeva a Betty in quei termini e la abbracciò quando la vide emozionarsi per quelle parole.
“Betty, è bellissimo! Sono senza parole! Valerio ha saputo cogliere la tua essenza...”
“Quando lo guardo non riesco a vedermi... Trovo anche io sia un dipinto bellissimo, ma mi sembra di vedere un'altra donna!”
“Ti sbagli Betty, io credo che in questo ritratto sia espressa la tua bellezza, ogni lato della tua bellezza!”
“È molto bello quello che dici...” Le due continuarono per molto tempo a chiacchierare e a confidarsi, fino a quando Michelle le raggiunse.
“Perdonatemi, signore. Volevo solo prendere un bicchiere di acqua...”
“Michelle mi scusi, è colpa mia! Torno subito all'appartamento con gli altri! Domani sarà dura sorbirmi le bizze di Ugo! Buonanotte Michelle! A domani Betty!”
“Marcella, spero di vederti domani! Sarò impegnata al lavoro solo fino al primo pomeriggio...”
“Allora ti chiamo! Mi piacerebbe passare qualche ora al mare e dimenticare le urla del nostro amichetto!”
 
Il giorno seguente a causa di un imprevisto Betty non riuscì a mantenere il proposito di stare con Marcella che era esasperata dalle pretese e richieste dello stilista.
“Signorina Marcella...”
“Valerio, salve! Come sta?”
“Molto bene e devo dire che anche lei sta bene... Forse un po' stanca?”
“Stanca sì! Le assicuro che sopportare Ugo Lombardi è un'impresa ardua!”
“Davvero? Lo trovo molto carino in realtà, stimolante direi!”
“Forse perché lo conosce solo da ieri sera e non è obbligato a lavorarci come me!”
“Ne sono sicuro... Speravo di riuscire a parlare un po' con lui ma vedo che è ancora molto impegnato...”
“È vero! Abbiamo solo due settimane per l'allestimento della sfilata! Le ragazze sono bellissime ma non sono professioniste e Ugo invece è un perfezionista... Le giuro che sarà una vera lotta!” Marcella rise divertita
“Lo sai... Posso darti del tu vero? Sai, hai un sorriso molto bello!”
“Oh, molte grazie Valerio!”
“Mi sembra però che tu sia un po', come dire... Mi sembra tu ti senta un po' sola...”
“È vero, mi manca il mio compagno, forse Betty te ne ha parlato...”
“Sì Betty mi ha raccontato molte cose... So che nonostante il vostro affiatamento siete amiche da poco...”
“Solo da poco tempo ho scoperto il valore di Betty, lo ammetto e tornerei volentieri in dietro nel tempo se potessi...”
“Non dovresti pensare queste cose, ognuno di noi ha un percorso da fare... Vieni andiamo a bere qualcosa lì, a quel chiosco sulla spiaggia!”
“Qui si sta molto meglio, non trovi? Ti consiglio di prendere un mojito, qui lo fanno eccezionale!”
“Betty mi ha detto che siete molto amici, Nicola ne sarà sicuramente geloso... È sempre stato lui il suo migliore amico!”
“Beh, in realtà voglio molto bene a Betty, non è una cosa difficile invaghirsi di lei, ma glielo dico sempre, lei non è un'amica, è la mia musa... Quando sono arrivato, ero stanco e senza ispirazione. Mi è bastato conoscerla e mi è subito tornata la voglia di creare... Le ho fatto un ritratto...”
“Me l'ha fatto vedere ieri sera... È bellissimo... Credo che tu abbia letto dentro di lei! Ogni donna sarebbe orgogliosa di essere vista in quel modo!”
“È un lavoro che ho sentito molto... Mi ha completamente soddisfatto, non era molto convinta, ho faticato per convincerla. Mai poi il suo tormento interiore, la sua passione repressa sono venuti fuori...”
“In quel quadro però c'è anche una Betty serena...”
“Sì, è serena, ma è imprigionata in una gabbia che lei stessa si è costruita... Una gabbia di serenità!”
Marcella non rispose, ma comprendeva bene quello che Valerio le stava dicendo. Ma non riusciva a dar torto a Betty, avendo vissuto in prima persona il dolore che Armando aveva inflitto ad entrambe.
“Dimmi Marcella, cosa mi risponderesti se ti chiedessi di ritrarti?”
“Cosa? Oh no!”
“Perché no? Pensi non sarei i grado di renderti giustizia?”
“Sono sicura sarebbe così...”
“E allora perché? Anche tu sei piena di freni come la tua amica? Eppure siete donne con una vita di successo... Spogliarti per un artista dovrebbe lusingarti, non imbarazzarti, tanto meno inibirti.”
“Non so cosa dire...”
“Dimmi di sì! Sarebbe un onore per me! Sarebbe un dipinto completamente diverso da quello di Betty. Dipingerei un volto innamorato, felice...”
“Io non mi sono mai spogliata per un uomo... Non per qualcuno che non fosse il mio uomo!”
“Marcella, come puoi essere tanto inibita? Ti guarderei nello stesso modo in cui ti guardo ora... Vorrei tu sapessi che non lo chiedo a chiunque! Eppure qui a Cartagena ci sono donne e uomini bellissimi! Io dipingo solo ciò che mi piace, ciò che mi trasmette emozioni... E tu mi hai trasmesso una cosa rara! Il completo appagamento! Sei una donna felice! Con i tuoi dubbi e le tue paure hai trovato la tua strada...”
“Mi conosci da poche ore, eppure hai capito molto di me... Ne sono davvero lusingata! Ma ecco io, credo che non sarei una buona modella...”
“Non devi sfilare, devi solo essere te stessa! Posare per un artista non significa mostrare il proprio corpo, significa mostrare se stessi... Non insisterò, ma mi piacerebbe che ci pensassi...” 
Furono raggiunti da Ugo e Caterina e insieme continuarono a chiacchierare fino a sera.
 
“Buonasera mio presidente, ti manco?”
“Un po' ma non preoccuparti, stasera uscirò con il vicepresidente...”
“Nicola, non fa ridere!”
“Hai ragione! Sì, mi manchi e vorrei solo poterti stringere a me! Ed vero che stasera uscirò con Armando ma solo perché dobbiamo cenare con il direttore della banca Monréal...”
“Direi che così va molto meglio... Lo sai che oggi un uomo mi ha chiesto di posare per lui?”
“Cosa vuoi dire?”
“Un pittore, un artista Nicola! Mi ha chiesto di posare per lui per un ritratto!”
“Non credo sia il caso...”
“Per quale ragione?”
“Beh innanzitutto non capisco perché tu invece di lavorare faccia amicizia con un uomo!”
“Ah, capisco... Sei un pochino geloso? E lo sai che sono contenta? Non sono l'unica allora...”
“Non dovrei essere geloso? La mia donna è lontana da me, e mi dice che un cretino le ha proposto di fare la modella per un quadro... Direi che ho tutto il diritto di esserlo!”
“Amore mio, come mi fa piacere saperti geloso di me... Ma stai tranquillo, quest'uomo è interessato ad Ugo e poi non ho ancora accettato... Potresti essere geloso sì, ma non di me! Di Betty! I due hanno legato tanto!”
“Dimmi, perché fai di tutto per farmi stare in ansia? Sappi che Betty può avere tutti gli amici del mondo, ma solo io sono e sarò sempre il suo migliore amico, suo fratello! Non è lei però che sento lontana e che vorrei abbracciare e baciare! Prenderei un aereo in questo momento per raggiungerti! Amore, dimmi che per te è la stessa cosa?”
La conversazione tra i due continuò, con le parole sembravano voler colmare la distanza che li separava. Prima di salutarsi Nicola le disse che se voleva farsi ritrarre sarebbe stato orgoglioso! Che si fidava di lei perché sapeva che era la donna della sua vita.
Così Marcella si decise e accettò l'invito di Valerio e quando il ritratto fu finito Marcella rimase incantata a guardarlo.
“Davvero sono io?”
“Ti sembra di no?”
“È così luminoso... immaginavo mi sarebbe piaciuto ma non credevo che sarebbe stato tanto bello!”
“Regalalo al tuo Nicola! Io credo che lui ti veda esattamente così! Non ti conosco abbastanza e forse avrei potuto cogliere mille altre sfumature col tempo, ma ho voluto mostrarti la luce dei tuoi occhi... Tu non hai aperto bocca, ma mentre ti spogliavi pensavi a lui, a volte sorridevi e arrossivi ed era chiaro che pensavi di avere lui di fronte a te. Ecco, io ho dipinto questo, il tuo cuore! Non importa il resto, non importano le tue paure, le tue fragilità, il dolore che hai sofferto. Ho dipinto una donna che pensa al suo uomo e che lo desidera, che si eccita solo immaginando di essere sfiorata da lui... Questo quadro è per lui... Marcella, piangi?”
“Sì, le tue parole mi hanno emozionato...”
 “Mi sembra manchi poco al suo arrivo...”
“Tre giorni... Mancano ancora tre lunghissimi giorni!”
Valerio la abbracciò
“È stato molto bello conoscerti! Ti ringrazio! Il tuo quadro mi rimarrà nel cuore e non escludo di realizzare una copia da esporre nella mia galleria... Questo però non dirlo al tuo uomo!”
 
Marcella era appoggiata al bordo del terrazzo della sua camera a guardare il mare. Si era svegliata tardi perché non aveva dormito molto. Si sentiva sola. Il lavoro prima della sfilata era quasi terminato e comunque lei non era più di nessun aiuto perché i dettagli artistici non erano di sua competenza. Non aveva voglia di vestirsi, di fare colazione, pettinarsi. Indossava ancora la canottiera e i pantaloncini del pigiama. Lui la raggiunse e la abbracciò sussurrandole all'orecchio che non aveva mai visto nulla di tanto bello. Si girò e stentò a credere che fosse davvero lui.
“Amore mio! Ti aspettavo dopodomani...”
“A Bogotà c'è Armando e praticamente mi ha cacciato! Non ce la facevo più a star lontano da te! Avevo voglia di toccarti e di sentire il tuo profumo!”
“Nicola grazie! Grazie per avermi fatto questa sorpresa! Ti amo! Ti amo tanto!”
“Ho tanto bisogno di te... Non immagini quanto ti desideri...”
La prese in braccio e la portò sul letto e si spogliarono in fretta, quasi come se per loro fosse impossibile aspettare, come se quel desiderio fosse vitale. Ed era vero, avrebbero avuto tempo per parlare, in quel momento il bisogno di amarsi era più importante.
“Ti prego resta qui, non alzarti!”
“Non vuoi mangiare qualcosa?”
“Non non ho fame!”
“Nicola, sei serio?”
“Serissimo! Mangeremo stasera, adesso voglio abbracciarti e non provare a rivestirti perché mi faresti molto, molto male!”
“Vuoi passare tutto il giorno qui?”
“Sì, hai in mente un posto più bello di questo letto?”
“No... Ma vorrei tanto che mi dessi un altro bacio...” Disse Marcella maliziosa e implorante guardando il suo uomo sorriderle felice.
Passarono la giornata in quella stanza, facendo l'amore, ridendo, scherzando e parlando dei loro sentimenti. Solo verso sera decisero di alzarsi.
“Cosa stai facendo?”
“Ti guardo... Voglio vedere il mio uomo bellissimo mentre si fa la doccia...”
“Fai attenzione amore mio, potrei trascinarti nella doccia con me! Non sarebbe la prima volta...” Disse Nicola ridendo
“Lo sai una cosa? Quella notte... La notte in cui venni a casa tua, dopo la rottura con Patrizia... Io ti ho visto!”
“Sì, lo so!”
“No, non lo sai, tu non mi hai visto, ma io ti ho guardato mentre ti facevi la doccia, dopo avermi baciato! Ero tornata per vedere come stavi e tu ti eri spogliato nel frattempo!”
“Marcella Valencia, hai violato la mia privacy! Trovo solo strano che tu non mi abbia raggiunto... Non posso credere tu non sia caduta ai miei piedi vedendomi nudo!”
“Non sei nulla di speciale! Così magrolino...”
“Non sono magrolino! Sono definito!”
I due continuarono la schermaglia fino a quando Nicola non la caricò sulla sua spalla e la buttò sul letto facendola di nuovo sua.
“Nicola, voglio farti vedere una cosa...”
“Ma io non voglio muovermi...”
“Dai, è un regalo per te. Ti piacerà!”
“Va bene, di cosa si tratta?”
“E tu? Tu non me lo hai fatto un regalo?”
“Sì, è nella valigia... Te lo prendo, poi mi farai vedere il tuo!” Nicola frugò per qualche secondo nel suo trolley fino a trovare una scatola blu. La porse alla sua donna che la scartò come i bambini rimanendo incantata di fronte ad un braccialetto di brillanti.
“È bellissimo, amore...”
“Ti ho immaginata mentre lo indossi senza avere altro addosso. Ti ho immaginato in molti modi amore mio!”
“Vieni con me... E chiudi gli occhi!”
Marcella condusse Nicola di fronte al ritratto che le aveva fatto Valerio, coperto da un telo. Controllò che Nicola tenesse gli occhi chiusi e poi gli prese la mano dopo aver scoperto il quadro.
“Puoi aprire gli occhi...”
Nicola guardò l'immagine della donna che amava e rimase immobile, smise di stringerle le mani e non disse nulla.
“Ti piace? Io lo trovo meraviglioso!”
“È bello...”
“Bello? Solo bello? Credevo che saresti impazzito, come me...”
“Beh, è bello, molto personale!”
“Sì, è per te! Quando Valerio mi ritraeva ho pensato a te per tutto il tempo! È tuo!”
“Non mi avevi detto di aver accettato la proposta di quel pittore!”
“Beh, era un po' un gioco, ma dopo averlo visto ho pensato di farti una sorpresa! Nicola, sei arrabbiato?”
“Sì, Marcella! Eri nuda! Non sono felice che un altro uomo ti abbia nuda! E...”
“Nicola... Valerio è un professionista! Non mi ha ritratto pensando a me come ad una donna da portare a letto! Non riesco a credere ti dia così fastidio!”
“No? Sono io a non credere che tu non capisca!”
Marcella lo guardò negli occhi obbligandolo a ricambiare il suo sguardo
“Amore mio, questo ritratto è tuo perché io sono la tua donna! Perché mentre posavo, pensavo a te, pensavo a quando facciamo l'amore! Pensavo ad accarezzarti il petto... Tu sei con me, sei ritratto con me!”
“E lui?”
“Valerio? Stasera lo conoscerai... Ti renderai conto che è solo un meraviglioso artista e una persona sensibile e stimolante. Lo vedrai flirtare con Ugo e ti prego, non fare pazzie! Non irrigidirti, non chiuderti! Ho posato di fronte a lui ma nel mio cuore ci sei tu! Vorrei che tu fossi felice di questo quadro! Vorrei che lo sentissi per quello che è! Tuo!”
“Amore, scusa ma non sei l'unica ad avere insicurezze... Sei così bella” Nicola la abbracciò promettendole di cercare di essere razionale e contenuto. Si prepararono e si diressero verso il ristorante di Michelle che era il punto di ritrovo per i dipendenti dell'Ecomoda e della famiglia di Betty.
“Guarda! Non ci posso credere il signor presidente... Guardate è arrivato! Ecco perché la nostra March non si è fatta vedere per tutto il giorno! Dovevate recuperare il tempo perduto? Eh?? Ciao signor presidente, ti siedi vicino a me?”
“Ciao Ugo, salve a tutti!”
“Nicola ciao!! Com'è bello vederti!” Betty corse tra le braccia dell'amico e lui la abbracciò!
“Anche per me è bello vederti!”
“Marcella mi aveva detto che saresti arrivato solo dopodomani!”
“Era previsto così, ma visto che a Bogotà va tutto per il meglio, dopo essermi occupato delle spedizioni, ho voluto raggiungervi per verificare di persona come stanno andando le cose... Avevo avvertito Michelle del mio arrivo...”
“Certo come no! Sei venuto prima per il lavoro... E dimmi se è così, perché non ti sei fatto vedere per tutto il giorno?”
“Ugo smettila adesso! Vieni amore, sediamoci accanto a Betty.”
“March come sei antipatica... Eppure dovresti essere rilassata e serena dopo aver folleggiato per tutto il giorno. Non vuoi proprio condividere le tue esperienze con noi?”
“No Ugo! E ti pregherei di pensare agli affari tuoi!”
“Marcella ha ragione! Molto piacere, dottor Mora, sono Valerio, un amico. Un amico anche della sua bellissima fidanzata.”
Nicola lo guardò torvo, ma si alzò e strinse la mano a quello che vedeva solo come colui che l'aveva guardata nuda. Valerio si accorse dei pensieri di Nicola e gli sorrise “Immagino che il ritratto che ho dipinto l'abbia confuso, quantomeno... Come artista ne sono felice, come amico di Marcella spero riuscirà a vederlo per quello che è! Un omaggio a lei, all'amore che la sua donna prova per lei!”
Nicola ricambiò il sorriso senza convinzione.
La serata proseguì allegramente e Nicola si rilassò quando si rese conto che Valerio era davvero più interessato al suo stilista piuttosto che alla sua donna.
“Nicola, è andato tutto bene? Le mie indicazioni ti sono state utili?”
“Erano perfette, ti ringrazio Michelle!”
“Non sapevo che Valerio avesse ritratto Marcella. E quel quadro ti ha sconvolto...”
“Marcella mi aveva accennato che un pittore le aveva chiesto di ritrarla, ma non pensavo avesse accettato di posare per lui... Soprattutto senza vestiti. Quel quadro mi ha tolto il fiato, sembra davvero di vederla mentre mi guarda prima di fare l'amore.”
“Valerio è molto bravo! Sa rubare aspetti molto intimi e mettere su una tela l'anima delle persone! Ha ritratto anche Betty...”
“Sì, Marcella me l'ha detto!”
“Quando ho visto il suo quadro ho scoperto lati di Betty che non conoscevo. Ho provato dei sentimenti molto diversi dai tuoi! La donna appesa nel mio salotto è una donna completamente diversa da quella che conosco...” Michelle parlava senza guardare Nicola, in quelle parole c'era una tristezza e un dolore profondi
“La donna in quel quadro è la donna che ha sposato un uomo senza amarlo... Che lotta ogni giorno per nascondere i propri sentimenti! Quando ho saputo della vostra sfilata ho pregato che non si vedessero, che lui stesse lontano da qui! Perché lei lo ama e io vivo sospeso su un filo. Le ho detto molte volte di andare da lui, di dirgli di Riccardo! L'ho lasciata libera ma è rimasta! Mi ha giurato che per quell'uomo non prova nulla, ma io so che lo sogna ogni notte e quando guarda nostro figlio, vede lui.”
“Io... Io non so cosa dirti...”
“Non devi dirmi nulla! Sapevo molto bene quali erano le ragioni che l'hanno spinta a sposarmi... Era persa, distrutta e io ero lì, ero una spalla a cui aggrapparsi. Sono stato egoista, ma la amavo più di ogni altra cosa, e ho pensato solo a me stesso! Ho sperato che prima o poi mi avrebbe ricambiato!”
“Per lei sei molto di più che un appoggio Michelle, ti vuole molto bene...”
“Sì, lo so! Quando hai guardato Marcella impressa in quel quadro mi hai detto di aver visto lei mentre ti guarda, prima di fare l'amore... Quando io guardo quel quadro vedo una donna piena di passione, una passione che non conosco... Valerio ha visto in Betty qualcosa che io non ho mai visto, a lui, ha mostrato se stessa, ciò che non ha mai fatto con me...”
“Mi dispiace Michelle! Mi dispiace tanto! Lei è qui però! Non se n'è andata nemmeno quando l'hai lasciata libera... Forse il suo modo di amarti è diverso...”
“Esiste un solo modo per amare, Nicola, e tu lo conosci molto bene... Amarsi significa piombare senza preavviso dalla propria donna, come hai fatto tu e amarla per tutto il giorno, guardarla e desiderarla e sapere che basta un tocco per farle sentire i brividi sulla schiena... Io provo questo per Betty! Scusa Nicola! Sono stato inopportuno!”
“No, non lo sei stato! Comunque Betty ti sarà grata per tutta la vita per ciò che le hai dato! Aveva bisogno di tranquillità, di serenità e ora ha tutto ciò che voleva!”
“Che voleva... Hai ragione! Mia moglie è una donna meravigliosa e non mi fa mancare nulla! È affettuosa, dolce e anche se a volte, come stasera, vorrei mi regalasse anche la sua passione, sono felice... Sono io ad averlo voluto e mi faccio bastare ciò che sa darmi! Nicola, non parlargli mai di quello che ti ho detto. Saperlo la farebbe soffrire, sentire in colpa, e io non voglio!”
“Sei un uomo straordinario Michelle!”
“No, sono egoista! Tutto qui!”
 
Nicola era seduto scompostamente su una sedia del chiosco in riva al mare e guardava Marcella e Betty che giocavano sulla spiaggia con il piccolo Riccardo. Marcella sapeva essere sexy anche giocando...
“Dottor Mora, mi ricordi di proporle di posare insieme alla sua Marcella per un altro dipinto...”
“Valerio...”
“È ancora arrabbiato? Mi creda, non deve esserlo!”
“Lei non sarebbe geloso della persona che ama? Di una donna come Marcella?”
“Lo sarei, ha ragione. Può aiutarla il fatto che prima di ritrarla ho cercato informazioni su di lei? Ho letto dei giornali, anche vecchi, sue foto su internet... Anche foto di prima di fidanzarsi. Mentre la dipingevo lei pensava all'uomo che ama e io ho immaginato foste insieme... Non mi dispiacerebbe davvero se un giorno decideste di posare per me insieme. Ma nel caso sappia che il quadro verrebbe esposto nella mia galleria!”
“La ringrazio ma non credo proprio accetterò. Preferisco essere solo con lei quando non indosso vestiti.”
“La capisco ma mi dispiace. Un quadro con voi due sarebbe molto intimo, sensuale. Anche quello che sta guardando ora ha qualcosa di artistico vero?”
“Come?”
“Marcella e Betty che giocano con il bambino... È molto grazioso il piccolo Riccardo...”
“È vero. È un bambino delizioso!”
“Già... Devo confessarle però che non sono qui per parlare né di loro” disse Valerio indicando le due donne e il bambino “né di arte! vorrei chiederle di lasciare che il suo stilista si prenda una pausa!”
“Mi scusi, ma non la capisco...”
“Avrà sicuramente notato che mi piace molto Ugo, e credo di essere ricambiato. Devo tornare a New York tra qualche giorno e vorrei che mi accompagnasse! Ma per farlo è lei a dovergli concedere qualche giorno di vacanza...”
“Credo non ci siano problemi. Dopo il lancio il lavoro più impegnativo sarà di nostra competenza.”
“Vede che le è tornato il sorriso? Sapere che per me le donne sono solo fonte di ispirazione l'ha tranquillizzata! chiederò anche a Betty di venire! Ha bisogno di evadere un po'...”
“Forse ha ragione. Per quanto mi riguarda non ci saranno problemi ma mi raccomando, Ugo è molto importante per la mia azienda! Non permetterò che se ne vada da Bogotà!”
“Non succederà!”
 
La sfilata, come previsto, fu un successo. I modelli di Ugo erano meravigliosi e anche quelli dei collaboratori della linea giovane furono apprezzati. I giornalisti del settore descrissero l'evento come uno dei più importanti dell'America Latina.
Prima di tornare a Bogotà, Marcella lasciò che Nicola parlasse da solo con Betty, sapeva infatti che era importante per entrambi.
 
“Non abbiamo passato molto tempo insieme...”
“Direi che sei stato molto impegnato con il lavoro e con Marcella. Ammetto di aver sbagliato tutto quando al telefono ti parlai in quel modo.”
“Eri preoccupata per me! E ora io lo sono per te, Betty!”
“Sto molto bene, Nicola!”
“Davvero? Mi sembri così distante!”
“Non ho voluto disturbarti, Nicola! Non pensare che non ti consideri più il mio più caro amico...”
“Non lo penso! Sto dicendo che sembri distaccata, distante da tutto e da tutti... Solo con il bambino sei la Betty di sempre!”
“Sono solo un po' stanca... Il lavoro, la morte dei miei genitori, ancora forse non mi sono ripresa!”
“Forse, ma mi chiedo se si tratti solo di questo. Betty, non sorridi quasi mai. Mi sembri spenta e infelice!”
“Non è così! È solo che... Beh quando posavo per Valerio, mi ha chiesto di essere me stessa, di mettermi a nudo completamente e non solo di togliermi i vestiti. E io ho pensato a lui! Per tutto il tempo pensavo a lui e all'ultima volta che l'ho visto... Ai suoi baci, alle sue carezze! Lo sentivo come se fosse dentro di me... Credevo di averlo dimenticato ma non è così! Valerio se n'è accorto! Michelle se n'è accorto! Mi ha detto di correre da lui... Ma io non posso fare una cosa del genere a mio marito! Non posso farlo a mio figlio! Mi sento in trappola!”
“Amica mia...”
“Lo sai, ti invidio Nicola! Invidio Marcella che può stare vicino all'uomo che ama!”
“Vai via per qualche tempo con Ugo e Valerio! Vai via per un po', non potrà che farti bene!”
“Lo farò! Andrò con loro e spero di tornare cambiata, so che le cose non cambieranno ma spero di poterle vedere in modo diverso e di rassegnarmi del tutto...”
“Non posso starti vicina e ti giuro che mi si spezza il cuore vedendoti così...”
“Ti prometto che starò bene! Tu promettimi di essere felice...”
“C'è lei, è lei la mia felicità!”
“Allora non farle mai del male! Amala e basta!”
“Ti voglio bene amica mia!”
“Ora va da lei, ti aspetta! Avete un aereo da prendere fra qualche ora!”

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Capitolo 9
*** 9 ***


Capitolo 9
 
A Bogotà, Armando stava vivendo momenti terribili. La sognava ogni notte, ma erano incubi. La vedeva felice e un dolore quasi fisico lo assaliva. Era stato sul punto di partire. Sarebbe stato normale e comprensibile. Quella che presentava una collezione importante era la sua azienda e nessuno si sarebbe stupito di vederlo a Cartagena. Avrebbe potuto vederla. Sapeva che i suoi amici le erano accanto e li invidiava. Si sentiva come un animale in gabbia. Aveva provato a concentrarsi solo sul lavoro ma la sera, quando tornava a casa, la desiderava. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché fosse lì con lui. Se avesse capito prima che lei era la donna della sua vita... Doveva calmarsi. Presto tutti sarebbero tornati in città e le cose avrebbero ricominciato a girare come sempre. Tutto era andato bene, benissimo. La collezione era stata un successo, i compratori erano entusiasti e gli ordini avevano cominciato ad arrivare prima ancora che la sfilata finisse. 
Chiamò una delle sue amiche e andò a casa di lei. Da molto tempo nessuna donna entrava nel suo appartamento. Negli hotel, nei club, a casa loro, ma nessuna aveva più varcato la soglia di casa sua. Quel posto era loro. Suo e di Betty. Betty, la sua Betty era felice con un altro uomo e lui quella sera voleva stordirsi e non pensare a lei!
Mara era bellissima e non gli chiedeva nulla! Era sposata e non aveva alcun interesse che il suo matrimonio finisse. Era affezionata ad Armando e con lui si divertiva molto. Il marito era fuori città e aveva tutta l'intenzione di non perdere l'occasione per dilettarsi con un uomo che sapeva l'avrebbe soddisfatta a pieno.
“Credevo fossi anche tu a Cartagena... Ma ammetto di essere felice tu sia qui adesso!”
“Qualcuno doveva rimanere e come ben sai Nicola è il presidente e la sua bella non poteva non partire. Il caro Nicola non avrebbe potuto lasciarla sola per troppo tempo!”
“Che peccato... Sabrina ancora mi chiede di lui! Ci siamo divertiti insieme ricordi? La notte passata all'Admiral è uno dei ricordi che conservo con maggiore piacere...”
“Cosa vuoi che ti dica? Marcella lo ha accalappiato e lo tiene legato con un guinzaglio molto corto...”
“Poverino... Per fortuna tu non hai ancora trovato nessuna che ti abbia fatto perdere la testa, sarebbe terribile rinunciare alle tue attenzioni!”
Armando non le rispose, le parole di Mara lo avevano disgustato ma si versò un altro whisky e le impedì di continuare facendola sdraiare sul divano. Fecero sesso. Ma Armando non provò nulla. Non pensò a lei né a farla star bene, aveva solo bisogno di dimenticarla per qualche istante. La donna andò in bagno lasciandolo sul divano ancora mezzo vestito. Tornò indossando una vestaglia sexy che però lui non notò nemmeno.
“Mi sei sembrato molto strano...”
“Ho bevuto... Volevo festeggiare il successo della collezione e ho bevuto qualche whisky più del solito...”
“Dimmi Armando, con chi eri mentre facevamo sesso?”
“Mara, non mi aspetto certe domande da te! Non mi sembra di averti deluso...”
“Non ho detto questo, anzi, direi che stasera mi ha sorpreso che tu sia stato tanto risoluto, diciamo così, quasi arrabbiato direi... Ma anche se come al solito mi hai completamente soddisfatta, mi domando chi sia la donna a cui pensi!”
“È gelosia la tua?”
“No, se quando sei con me e pensi a lei mi fai stare bene come stasera pensaci pure... Spero solo tu non l'abbia mai, perché ti ridurresti come il tuo amico Nicola, noioso e indisponibile!”
“Non preoccuparti, non succederà mai! La donna di cui parli non esiste!”
 
“Presidente... Bentornato!”
“Ciao Armando come stai?”
“Bene direi! Tu e la tua signora mi sembrate molto soddisfatti. Ciao Marcella!”
“Ciao Armando!”
“Caterina ti vedo in forma! Il vostro viaggio vi ha giovato! Molto bene perché gli ordini sono molto più ingenti del previsto!”
“Ho letto le ordinazioni mentre eravamo in aereo. Direi che questo lancio abbia ottenuto i risultati sperati. Oggi pomeriggio ci riuniremo per organizzare la produzione e le consegne.”
“Come vuoi... Adesso scusatemi torno nel mio ufficio!”
I tre si guardarono e capirono che per Armando dovevano essere stati giorni difficili.
“Armando posso entrare?”
“Vieni Nicola!”
“Ugo si è preso qualche giorno di vacanza!”
“Meglio così perché non sono dell'umore per sentire le sue sciocchezze!”
“Come stai?”
“Sono stanco visto che negli ultimi giorni voi eravate a divertirvi e ho dovuto sostenere io l'onere di portare avanti la baracca!”
“Armando...”
“Nicola?”
“Non essere sarcastico! Immagino non sia stato semplice per te...”
“Certo che non lo è stato, metà delle ragazze erano a Cartagena e l'altra metà non vuole più avere nulla a che fare con me per ragioni che mi sono sconosciute!”
“Sconosciute dici?”
“Comunque per fortuna il marito di Mara era fuori città... Ti manda i suoi saluti e quelli di Sabrina!”
“Vedo che non ti è servito passare la notte con una donna...”
“Vedi Nicola, ci sono cose che non dovrebbero riguardarti. Siamo amici ma non ho nessuna intenzione di giustificarmi con te o con chiunque altro! Non sono affari tuoi se andare a letto con qualcuno mi soddisfi o meno! Pensa ad altri amici! Sicuramente da qualcuno di loro troverai maggiori attenzioni.”
“Ci vediamo più tardi! Mi dispiace per come sono andate le cose! Non immagini quanto...”
Nicola tornò in presidenza dove lo aspettava Marcella 
“Gli hai parlato? Come sta?”
“Non bene, direi!”
“Non pensi sia sbagliato tacergli che anche lei sta male?”
“Prima ci ho pensato, ma non si tratta solo di loro due. Ci sono altre persone coinvolte...”
“Il bambino è suo figlio però! E per quanto capisca la decisione di Betty, non riesco a fare a meno di pensare che prima o poi sarà inevitabile per loro affrontare questo disastro!”
“Marcella, come lo sai?”
“Lo so da un po'... Riccardo ha gli stessi occhi di Armando! E Betty me ne ha parlato raccontandomi tutto quello che è successo...”
“Pensi che anche Caterina ed Ugo se ne siano accorti?”
“Mi stupirei del contrario, ma vogliono bene a Betty e non diranno una parola...”
“Marcella, lei non crede che lui la ami ancora. È convinta che non l'abbia mai amata...”
“E lui crede che lei se ne sia andata per amore di Michelle! Nicola se sapesse che lei lo ama ancora forse potrebbero avere un'occasione per essere felici. So che lui correrebbe da lei!”
“Marcella, io non posso farlo! Noi non possiamo! Rischieremmo di scatenare delle reazioni difficilmente controllabili!”
“Nicola, promettimi che non mi mentirai mai! Che se un problema ci sembrasse troppo grande da affrontare non ci lasceremo! Promettimi che se per una ragione o per l'altra dovessi allontanarmi da te mi cercheresti fino a trovarmi! Che non mi lascerai andare...”
“Te lo giuro, amore mio! A noi non succederà quello che è successo a loro! Non permetterò che nulla ci separi!” Nicola abbracciò la donna che amava più di ogni altra cosa, cercando di rassicurarla, ma soprattutto di rassicurare se stesso, non riuscendo ad immaginare un futuro senza di lei.
 
Il lavoro li aveva assorbiti completamente. Nicola cercava di non trascurare Marcella. Era infatti impegnato anche sul fronte della TerraModa. Aveva investito gran parte del suo capitale in titoli redditizi ma instabili che richiedevano una costante attenzione. Ma ce l'aveva fatta. Aveva a disposizione il denaro necessario per acquistare le quote dell'Ecomoda che Daniele voleva vendere. 
“Marcella, ce l'ho fatta! Ho contattato tuo fratello e gli ho detto che sono pronto per la transazione. Domani ci vedremo dal dottor Santamaria per perfezionare l'accordo!”
“Nicola, sei sicuro di voler investire in questa compagnia?”
“Marcella, l'Ecomoda è l'azienda che hanno fondato i tuoi genitori! Deve rimanere tua! Ami l'Ecomoda, e io amo te! La quota di tuo fratello non poteva essere ceduta a degli estranei! Continuerà ad appartenere ai Valencia, ai tuoi figli! Ai nostri figli...”
“Nicola...”
“Marcella, io voglio sposarti! Voglio farlo presto! E voglio dei figli da te. Voglio passare la mia vita con te! Dimmi che lo vuoi anche tu!”
“È la cosa che più desidero! Ti amo!”
“Aspetta amore mio!” Nicola le si inginocchiò davanti dandole una scatolina che aveva in tasca. Marcella si abbassò fino a guardarlo negli occhi e prese in mano la scatola. La aprì e vide un bigliettino “Leggilo!” Le disse Nicola, Marcella con la voce incrinata dalle lacrime gli ubbidì “forse non da sempre, sicuramente per sempre!” 
La scatolina conteneva un anello, Nicola lo estrasse e glielo mise al dito. Marcella si guardò la mano. L'anello era un semplice solitario elegante e senza eccessi, proprio come lei. La donna piangeva e Nicola la prese tra le braccia
“Sei tutto per me! Mi hai cambiato la vita! Se sono l'uomo che sono lo devo a te!”
“No, tu sei ciò che sei perché hai lottato per esserlo! Hai ottenuto tutto con il tuo lavoro, con la tua forza e io ti amo per questo... Perché sei unico! E sei così bello...” Marcella rise
“Allora mi trovi bello? Credevo di essere un po' tropo magrolino... Non è così che mi dici sempre?”
“Magrolino, ma definito...” Scoppiarono a ridere tutti e due e poi lui la aiutò ad alzarsi e la condusse sul letto. Fecero l'amore con calma, cercando di godere di ogni tocco, ogni bacio, ogni carezza.
 
“Dottor Mora, dottor Valencia, ho preparato il contratto, ho seguito le vostre indicazioni. Dottor Valencia, vuole sottoporlo ad un altro legale?”
“No, dottor Santamaria. Sa bene che mi fido di lei! Ha sempre seguito i nostri interessi in modo esemplare e non dubito lo abbia fatto anche oggi.”
“La ringrazio, dottor Valencia. Lei, dottor Mora?”
“La ritengo un professionista serio. Per quanto mi riguarda possiamo procedere.”
“Molto bene, come da accordi il documento verrà registrato presso la camera di commercio e come sapete oggi pomeriggio provvederò perché il notaio ratifichi il contratto. Domani pomeriggio il dottor Mora sarà il proprietario del 15% dell'Ecomoda! Il pagamento dovrà essere versato attraverso un bonifico.”
“Ho già provveduto a dare incarico al direttore della banca Monréal. Oggi pomeriggio la somma verrà versata sul conto del dottor Valencia che potrà disporne da domani.”
“Molto bene! Allora vi prego di firmare in questi punti... Direi che abbiamo finito! Congratulazioni dottor Mora, ha fatto molta strada da quando ci siamo visti la prima volta! Dottor Valencia, se mi permette le consiglio di affidare il capitale a questo signore! Ha dimostrato di saper usare molto bene il cervello! Io stesso mi sono affidato a lui! Signori! Arrivederci! A presto dottor Mora!”
Daniele e Nicola uscirono dallo studio dell'avvocato 
“Devo ammettere che non credevo sarebbe stato capace di mantenere fede al nostro accordo! E ne sono contento. L'Ecomoda continuerà ad appartenere alla mia famiglia”
“Le dissi che ero un ottimo economista...”
“Sì, lo è ed è anche un eccellente dirigente! Mi auguro sia anche il migliore dei mariti per mia sorella!”
“Lo sarò.”
“Lo spero! Quando ha intenzione di chiedere a Marcella di sposarla?”
“Credo che di questo debba parlarne con lei. Le auguro una buona giornata!”
“Nicola... Domani, dopo aver ricevuto il bonifico, darò seguito al consiglio di Santamaria! Intendo investire il mio capitale attraverso la sua compagnia!”
“Daniele, la chiamerò così! Sappia che non intendo farle sconti sulle commissioni!”
“Già! E un'ultima cosa... Mia sorella è felice, non l'ho mai vista così ed è merito suo! Vi auguro ogni bene ma si ricordi che se Marcella dovesse soffrire, lei la pagherà molto cara!”
“Arrivederci Daniele!” Nicola lo lasciò solo e sorridendo lo salutò con un cenno della mano. 
 
“Ciao Nicola... Come stai?”
“Betty! Bene! Sono felice di sentirti!”
“Anche per me è un piacere...”
“Betty, cosa c'è? Credevo che le cose andassero meglio...”
“Sì meglio, mi sono fatta una ragione per tutto quello che è successo. È stato solo un momento difficile che è passato...”
“Allora perché ti sento così strana? Riccardo non sta bene?”
“Il mio bambino sta benissimo. Ha iniziato l'asilo e ne è entusiasta...”
“Betty per favore dimmi cosa non va! Lo sento dal tono della tua voce che sei turbata!”
“Si tratta di Michelle... Ecco lui... Lui non sta bene!” Nicola non rispose per qualche secondo sapeva che quanto Betty stava per dirgli era qualcosa di terribile.
 
“Marcella non puoi! Devi rimanere qui! Io starò via solo qualche giorno!”
“Vorrei essere utile a Betty... Magari potrei stare con Riccardo, sollevarla da questi piccoli problemi, portarlo a cena e distrarlo...”
“Per quello c'è la tata...”
“Non sarebbe la stessa cosa!”
“Amore non sto sminuendo le tue intenzioni. E so molto bene che vuoi starle vicino, ma è necessario che tu rimanga qui! Il lancio della collezione non può essere rimandato! E ti garantisco che in questo momento è l'ultimo dei miei pensieri, ma non possiamo certo dimenticarci dell'azienda! Ora che Sofia è andata in pensione e che Berta ha deciso di non rientrare al lavoro è necessario che qualcuno coordini i nuovi impiegati. Non possiamo pretendere che Armando si sobbarchi questi problemi. E poi lo conosci, non è diplomatico e non ci sa fare con i dipendenti.”
“Amore tu hai ragione, ma ti prego di dire a Betty che avrei voluto esserci e starle vicino...”
“Lei lo sa!”
 
Armando era nervoso. Nicola era partito per Cartagena senza dare spiegazioni. Aveva detto che sarebbe tornato entro pochi giorni ma sembrava agitato. E anche Marcella era distratta e preoccupata.
“Armando...”
“Ugo, devi dirmi qualcosa di importante o vuoi tormentarmi con le tue assurde e assolutamente odiose battute?”
“No, volevo solo dirti che il presidente è andato da Betty perché è successa una cosa molto grave...”
“Ugo, cosa...? Cos'è successo a Beatrice?”
“Lei sta bene, almeno fisicamente... Suo marito invece no! Qualche tempo fa, durante un semplice controllo, gli hanno diagnosticato una grave malattia...”
“Michelle... Michelle sta male?”
“I medici credono che non gli resti molto da vivere! Sta morendo!”
Armando si accasciò sulla poltrona del suo ufficio, si allentò la cravatta e si tolse gli occhiali. Odiava Michelle! Lo aveva odiato da quando aveva scoperto che era un amico di Betty, e detestato quando gliel'aveva portata via. E sulla spiaggia, il giorno in cui l'aveva sposata, avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani... E ora lui stava morendo. 
Lei avrebbe sofferto... Avrebbe avuto bisogno di qualcuno che le restasse accanto. Doveva andare da lei! Lei aveva bisogno di lui, ne era certo! 
“Armando, se stai pensando di raggiungerla, ragiona... Questo non è il momento giusto per dimostrarle il tuo amore...”
“Che diavolo ne sai?”
“Io lo so! Ma sta lontano da Cartagena!”
Armando fu riportato alla realtà. Un uomo stava morendo e lui aveva pensato solo a lei. Era un mostro privo di scrupoli? 
“Grazie per il consiglio! Non ho alcuna intenzione di andare da nessuna parte. Mi dispiace molto per lui, davvero e per quanto riguarda Beatrice, sono certo che non sarà sola.”
“Bene, Armando, era doveroso dirti come stanno le cose e sono lieto tu abbia deciso di non far alcun colpo di testa... Tanto più ora che dobbiamo realizzare il lancio...”
Il lancio... Armando chiuse gli occhi per qualche momento. Il lancio. Doveva pensare al lancio della collezione. Si era promesso tante volte di pensare al lavoro. Non riusciva a togliersela dalla testa, ma il lavoro era stato la sua salvezza. Il lancio lo avrebbe impegnato e lui avrebbe accantonato quel terribile pensiero.
 
“I dottori dubitano che riuscirà a superare questa crisi, ma Betty è intenzionata a riportarlo a casa ad ogni costo...”
“Mio Dio, Nicola! È terribile...”
“Amore mi manchi... Ora torno da Betty. Ti farò sapere qualcosa in serata.”
“A più tardi. Stai tranquillo però. Qui va tutto bene e non ti devi preoccupare di nulla! Ti amo”
 
Nicola tornò a sedersi accanto a Betty.
“Era Marcella, ti saluta...”
“Siete molto carini con me...”
“Betty è normale, ti vogliamo bene e sai che consideriamo Michelle un amico...”
“Nicola sono d'accordo con i medici e domani riporterò mio marito a casa. Un infermiere gli resterà accanto per la somministrazione dei medicinali e un medico verrà un paio di volte al giorno e sarà disponibile per qualsiasi cosa! Voglio che tu torni a Bogotà!”
“Betty, io voglio stare con te!”
“Ma io non voglio. So che state preparando il lancio, Ugo me l'ha detto! E poi a Bogotà ti aspetta la tua donna.”
“È tutto sotto controllo! L'Ecomoda è in ottime mani e riesco a gestire la TerraModa attraverso internet. Mi fido dei collaboratori! Sono ottimi agenti finanziari...”
“Preferirei tu tornassi a casa...”
“Vorrei aiutarti... E se non posso farlo, cercare almeno di sostenerti!”
“Non puoi aiutarmi e so bene che mi sosterrai! Ma voglio dedicarmi a mio marito e a mio figlio. Voglio cercare di preparare il bambino per quello che succederà e riuscire a comprendere perché sta succedendo! Voglio poter dare a mio marito tutto quello di cui ha bisogno ma per poterlo fare non devo avere distrazioni. E parlare con te sarebbe una distrazione. Lascia che mio marito viva i suoi ultimi mesi... O settimane, solo con la sua famiglia! Non sarò sola, ci sarà il fratello di Michelle e la moglie, mi aiuteranno loro... Ora non posso proprio pensare a me stessa.”
“Rimarrò in disparte, non disturberò!”
“Nicola, torna da Marcella! Non te lo sto chiedendo. Lo sto pretendendo! Se tu restassi non riuscirei a dedicarmi a lui come merita! Non voglio che tu stia qui! Voglio che te ne vada!”
“Betty...”
“Nicola, fai quello che vuoi allora! Ma non venire più qui, non venire a casa! Non voglio vederti! Perché quando sei con me penso a me stessa e io non posso permettermelo! Con Michelle ho fatto tanti errori! Ma ora non succederà! Farò di tutto perché possa vivere almeno ora con una donna completamente sua! Va via...”
Betty si alzò dalla poltrona in sala d'aspetto del reparto e si diresse verso la camera del marito. Lasciò Nicola solo e confuso. 
“Dottor Mora...”
“Gerard... Mi chiami Nicola, per favore...”
“Nicola, ci siamo noi! Torni a Bogotà. Quando mio fratello... Quando non ci sarà più, Betty avrà bisogno di lei, ma ora Michelle è la priorità! Betty lo sa! Ora lui ha bisogno della sua famiglia. Torni a casa sua, con la sua fidanzata. Le farò sapere ogni giorno come vanno le cose...”
“Arrivederci, Gerard! Sappia che ho sempre considerato suo fratello un uomo di valore! Anche Betty l'ha sempre saputo...”
“Grazie!”
 
Nicola, tornato a Bogotà, spiegò a Marcella le ragioni del suo ritorno imprevisto. La donna abbracciò il suo compagno consapevole che lasciare Betty sola, per lui era stato difficile. Si impegnarono per il lancio della collezione di Ugo che era stranamente silenzioso. Anche lui pensava a quanto stava accadendo a Cartagena. Era convinto che la scelta di Betty fosse stata giusta. Lui l'aveva vista soffrire e quando Michelle l'aveva portata via, aveva visto sul volto di quella donna, che prima aveva odiato ed osteggiato, poi rispettato, a cui si era affezionato e a cui voleva molto bene, nascere la speranza di una vita più serena. Ed era stato grato a quell'uomo. L'aveva conosciuto col tempo ed era cresciuta la sua convinzione. Michelle era un uomo buono che amava sua moglie e il figlio di lei. Caterina invece era partita per Cartagena. Era forse l'unica persona che Betty tollerava. Lei era amica dì Michelle da molto prima che lei lo conoscesse. Glielo aveva presentato lei ed era stata la persona che più aveva caldeggiato il loro rapporto. Caterina era a Cartagena per Michelle non per lei.
 
Non era stato semplice organizzare il lancio. L'assenza di Caterina si sentiva e si erano affidati a consulenti esterni, ma tutti in azienda sentivano un peso enorme. Nonostante tutto la collezione ebbe un successo enorme.
Nicola e Marcella avevano accantonato il loro matrimonio, almeno fino a quando l'atmosfera non fosse cambiata. Erano però andati a vivere insieme in un grazioso appartamento luminoso e con un terrazzo molto grande. Vivevano la loro storia sospesi nel loro mondo, senza ostentare quella che per loro era comunque felicità, per poi ribiombare in una realtà piena di pensieri e problemi.
 
Nel frattempo a Cartagena, Michelle peggiorava di giorno in giorno. Betty passava il tempo tra il lavoro e la sua casa. 
“Betty, mi dispiace...”
“Michelle, di cosa? Non devi preoccuparti e pensa solo a guarire!”
“Sai bene che non guarirò!”
“Non voglio sentirle queste cose! Ogni giorno la medicina fa passi da gigante. Vedrai che l'ospedale di Boston che abbiamo contatto ci farà presto sapere qualcosa!”
Betty era dimagrita ed era stanca. Il piccolo Riccardo esauriva le poche energie che le rimanevano la sera, quando Michelle si addormentava. Poi dopo aver dato la buonanotte anche a lui, si metteva al computer a cercare istituti che trattavano situazioni critiche come quella di Michelle, cercava informazioni su terapie innovative, ma ogni medico ed ospedale le avevano confermato quanto già diagnosticato dai medici di Cartagena. 
“Betty, anche questo ospedale ci risponderà la stessa cosa che ci hanno risposto gli altri mille che hai contattato!”
“Per favore, non parlare così!”
“Betty... Dobbiamo parlare... E dobbiamo farlo ora!”
“Abbiamo tempo!”
“No, grazie a quello che stai facendo per me, sono ancora qui, contro ogni previsione, ma presto me ne andrò!”
“Michelle...”
“Ascoltami! Voglio dirti ora quello che ho nel cuore da tanto... Ti ringrazio per essere qui con me! Rendi tutto più semplice! Grazie per avermi regalato i tuoi sorrisi e di essermi rimasta accanto anche quando ti lasciai libera di andare! Ora ti chiederò una cosa e voglio che tu mi prometta di farla! “
“Io non voglio sentire nulla...” Betty piangeva senza guardare il marito
“Sono stato egoista... Sono passati quasi cinque anni... E so di esserlo stato. Non avrei mai dovuto convincerti a seguirmi! Sapevo che eri fragile e confusa! Che il tuo dolore era enorme e ne ho approfittato! Non l'ho fatto consapevolmente! Credevo fosse giusto, ma ora mi rendo conto di averti rubato cinque anni!”
“Cosa dici? Sono tutte sciocchezze! Per favore, smettila di parlare in questo modo!”
“Dobbiamo farlo ora, prima che torni Riccardo! Ho sperato che tu potessi ricambiare il mio amore, ma non hai mai dimenticato Armando. Ho sbagliato tutto! Ho cresciuto un figlio che amo più di qualsiasi cosa al mondo ma gli ho tolto il suo vero padre e spero solo che un giorno possa perdonarmi! E anche tu dovrai farlo!”
“Parli come se io non avessi deciso nulla...”
“Betty, quando ti ho chiesto di sposarmi tu hai accettato perché la tua famiglia non avrebbe capito quello che era successo tra te e lui! Avevi paura di quello che avrebbe pensato tuo padre! Avevi paura che non ti avrebbero perdonato e io ero l'unica soluzione! Avrei dovuto invece obbligarti a confrontarti con lui...”
“Non è così, so di non essere stata la migliore delle mogli... Che hai sofferto tante volte per colpa mia, ma tu mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno...”
“Tutto tranne la felicità!”
“La felicità non è tutto! Con te sono serena! Mi hai dato quell'equilibrio che mi serviva per crescere Riccardo e lui ti ama perché sei un padre speciale!”
“Betty, ascoltami bene! Devi ricostruirti una vita! E devi dire ad Armando di Riccardo! Non sarà facile ma sono certo che per quanto potrà essere sconvolto, saprà amare suo figlio quanto è giusto che sia! E perdonerà anche te, perché ti ama! È sempre stato il mio incubo più grande! Vederlo venire qui e portarti via, come quella sera! Non so perché non l'abbia mai fatto...”
“Forse non mi ama come dici... E comunque non mi ha mai amato quanto te!”
“Forse... Ma devi parlargli! Promettimelo!”
“Michelle...”
“Guardami Betty, guardami e promettimi che racconterai la verità a quell'uomo e a Riccardo! Lo devo a mio figlio!”
“Lo farò ma ora smettila!”
“Giurami che lo farai! Lascia che me ne vada sereno!”
“Te lo giuro! Dirò tutto ad Armando e a Riccardo... Michelle! Ora perdonami per non averti mai detto ti amo!”
“Non avresti potuto farlo! Sei troppo sincera! Ma ti ringrazio di non avermi mai ingannato e di avermi comunque dedicato la vita per tanti anni...”
 
Le condizioni di Michelle precipitarono nei giorni successivi. Betty era accanto a lui e lo teneva tra le braccia e prima che se ne andasse gli sussurrò che lo amava, in maniera diversa da come avrebbe meritato. Ma lo amava. 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** 10 ***


La prima parte di questa storia, si conclude con questo capitolo. I prossimi saranno completamente diversi. Ci sarà un salto di qualche anno ma i protagonisti saranno gli stessi. 
 
Capitolo 10
 
“Betty, andiamo... È ora!”
Sara prese dolcemente la mano della cognata.
“Betty, ascolta, se non te la senti, capiranno tutti! Non sei obbligata a venire!”
“No... No, ora vengo!”
Betty si alzò a fatica dal divano. Da quando se n'era andato non aveva chiuso occhio. Aveva spiegato a Riccardo quello che era successo, l'aveva consolato, aveva voluto occuparsi da sola di tutte le pratiche riguardanti il funerale. E ora, era arrivato il momento.
Entrò Nicola che le sorrise, Sara li lasciò soli.
“Sono qui! E questa volta ti rimarrò accanto! Vieni...”
Nicola le porse una mano e la condusse fuori dove molta gente la attendeva per accompagnare Michelle nel suo ultimo viaggio. Fu infastidita dal sole che le sembrava più caldo e luminoso del solito, si appoggiò al braccio dell'amico e salì sull'auto con lui per raggiungere il luogo dove si sarebbe tenuta la funzione.
“Dov'è Riccardo?”
“È con Marcella e la signora Lucia. Sono già la e ci stanno aspettando.”
Riccardo corse da sua madre che lo abbracciò e poi insieme si sedettero accanto a Michelle per l'ultima volta. Betty stringeva la manina del figlio che frastornato e confuso, si guardava in giro senza capire bene quello che stava succedendo. Poi, quando in quel luogo rimasero solo gli amici più intimi, Betty si sedette con lo sguardo perso nel vuoto. Sara prese per mano il piccolo Riccardo e, con la scusa di un gelato e di un gioco, lo portò via. Gerard le accarezzò una guancia e poi raggiunse la moglie mentre le lacrime gli rigavano il volto. Ugo, Caterina e Marcella baciarono Betty e Nicola si sedette accanto a lei.
“Non vuoi tornare a casa a riposare un po'?”
“Rimango ancora qualche minuto. Non trovi sia un posto pieno di pace?”
“Sì, lo è..”
“Puoi anche lasciarmi sola...”
“No, rimango con te!”
Non disse una parola ma lo guardò e poi cominciò a piangere. Non aveva ancora versato nemmeno una lacrima per il marito. Nicola la abbracciò e la lasciò sfogare.
 
“Riccardo sta dormendo. Mi è sembrato calmo. Betty, vuoi una tisana?”
“Grazie Marcella, non ho bisogno di nulla...”
“Tesoro, però devi mangiare qualcosa e poi dormire!”
“Sì, lo so! Lo farò più tardi!”
“Ma...”
“Marcella, tu Ugo e Caterina tornate in albergo, mi occuperò io di lei!”
Marcella salutò Betty e insieme agli altri uscì da quella casa.
Nicola preparò qualcosa da mangiare e obbligò l'amica a mandare giù qualche boccone, poi la fece sdraiare sul letto e si accomodò accanto a lei. Le fece appoggiare la testa sulla sua spalla e la abbracciò. Betty si addormentò subito. Lui non si mosse per non disturbarla.
“Come sta?”
“Sta ancora riposando...”
“E tu?”
“Bene, a parte un po' di dolore al collo...”
“Scusami...” Disse Betty, entrando in cucina.
“Betty... Stai tranquilla è solo un po' di tensione...”
“Oppure la posizione che ti sei imposto questa notte... Marcella, scusami anche tu se ti ho portato via il tuo uomo questa notte!”
“Betty, non dire così! Sai che Nicola non avrebbe voluto stare da nessun'altra parte...”
“Betty, vuoi fare colazione? Riccardo è con Lucia, le ho detto di portarlo un po' al parcogiochi!” 
“Grazie, bevo solo un po' di caffè... Io credo che voi dobbiate tornare a Bogotà...”
“Betty, non parliamo di queste cose... Nicola è in contatto con l'Ecomoda e con la TerraModa e va tutto bene. Oggi passerà un po' di tempo al telefono e al computer. È sufficiente! Pensavo che magari noi potremmo andare al mare con Riccardo, prendere un po' di sole e rilassarci... Ne hai bisogno!”
“Va bene, Marcella...”
“Davvero? È fantastico!”
 
Passarono il pomeriggio al mare, giocando con il piccolo Riccardo, poi la sera mentre la tata si occupava del bambino, le due si sedettero in giardino.
“Ti senti meglio?”
“No, sono completamente distrutta! Mi sento persa, sola! Ho tante cose da fare e non so da dove iniziare!”
“Siamo qui per aiutarti, pensa solo a tuo figlio!”
“Non rimarrete qui per sempre. Domani tornerò al lavoro, voglio comunicare a Gerard e a Luciano la mia intenzione di lasciare il mio ruolo di direttore. Troverò un sostituto all'altezza. Devo partire da lì!”
“Vuoi lasciare il lavoro?”
“Sì, la mia decisione di lavorare per la società era legata a Michelle e ora lui non c'è più!”
“Lo capisco...”
“Voglio vendere anche l'appartamento dei miei genitori...”
“Oh, come mai?”
“Perché sono stanca e ho bisogno di riposare! Voglio dedicarmi a mio figlio in maniera esclusiva... Almeno per ora! Voglio che lui sia sereno e felice e voglio che tutto torni alla normalità il prima possibile!”
“Per queste cose possiamo aiutarti noi...”
“Marcella io ti ringrazio ma preferirei che voi tornaste alla vostra vita. Come stai?”
“Come? Beh sto bene...”
“Sì, lo vedo, quando vi guardate tu e Nicola mi riempite il cuore di gioia!”
“Betty...”
“Marcella, so bene che in questi giorni avete mantenuto le distanze e lo avete fatto per me, ma non è necessario nascondere quello che provate. Non per colpa mia!”
“Non è così! Davvero...”
“No Betty, siamo solo provati per quello che è successo!”
Marcella si alzò e fece per andare in contro al suo uomo ma si trattenne 
“Marcella, abbraccialo, bacialo! Non perdere alcuna occasione...”
“Scusami Betty...”
“In questi giorni le uniche parole che sento sono: mi dispiace, come stai, hai bisogno di qualcosa, scusa... Vorrei foste sinceri con me, che non vi limitiate per non farmi del male! Perché le cose stanno così! Sto male, non so cosa fare e non posso scappare, né appoggiarmi a nessuno! Ma so che il mondo non si è fermato! Io ho bisogno di tempo per rimettere insieme i pezzi, e devo trovare la forza per riuscirci da sola! Voi due siete le persone che amo di più, so che tutto ciò che fate lo fate per me ma io vorrei solo che le cose tornassero presto alla normalità!”
“Marcella ed io torneremo a Bogotà dopodomani. Ma non sarai sola. Gerard e Sara ti staranno accanto, per quanto ci riguarda, se lo vorrai, basterà un telefonata e torneremo qui...”
“Grazie! Lo so!”
Marcella abbracciò l'amica e poi andò dal piccolo Riccardo.
“Grazie Nicola, non dimenticherò mai quello che avete fatto per me!”
“Betty se hai bisogno di un aiuto per le pratiche da sbrigare... Per gestire le proprietà di Michelle, posso chiedere a Santamaria di venire qui...”
“No, mi appoggerò sui legali della società, lui si fidava di loro e si sono sempre dimostrati dei professionisti integerrimi. Venderò la casa dei miei genitori e troverò qualcuno che mi sostituisca alla direzione della società. Poi cederò le quote che appartenevano a Michelle, a Luciano e a Gerard. Ci vorrà un po' di tempo, ma ne ho bisogno. Non so nemmeno quali siano le proprietà di Michelle. Non mi sono mai interessata a queste cose...”
“Betty, se vuoi posso provvedere ad investire il tuo capitale in fondi protetti per garantire il futuro di tuo figlio.”
“Te lo avrei chiesto io!”
“Cosa vuoi fare ora?”
“Dopo aver sistemato tutto? Parlerò a suo padre! Ho promesso a mio marito di dire tutta la verità a lui e al bambino. Ma non ora!”
“Glielo dirai?”
“Sì, tra qualche tempo troverò il modo perché lui e il bambino si conoscano...”
“Betty...”
“Non farmi altre domande per favore... Non chiedermi cosa provo... Perché in questo momento non provo più niente! Voglio solo tenere fede a quanto promesso a mio marito!”
“Va bene. Non ti chiederò nulla! Betty, ho chiesto a Marcella di sposarmi...”
“Nicola... Quando?”
“Quando ho acquistato le quote dell'Ecomoda.”
“Perché ancora non l'hai portata all'altare?”
“Non chiedermelo, amica mia...”
“Ti ha risposto di no? No, non è per questo! Avete aspettato per me! No, Nicola, non è giusto!”
“Sposerò Marcella, ma voglio che quel giorno sia il più bello della sua vita, della nostra vita, e voglio che tu sia accanto a me. Tra qualche tempo ne riparleremo...”
“Nicola, io sarò lì con te, ma promettimi che quando tornerete a Bogotà comincerete a organizzare il vostro matrimonio... Non immagini quanto questa notizia mi renda felice... È un po' come se l'amore vincesse su tutto il resto. Il vostro matrimonio significa vita...”
“Betty... Ti voglio bene!”
“Anche io! Sei il mio migliore amico!”
 
Ugo le aveva mostrato alcuni modelli meravigliosi. Le disse che il suo abito sarebbe stato favoloso ma doveva dargli carta bianca.
“Ugo! Sono incinta! Quando varcherò la navata avrò superato il quarto mese... Voglio qualcosa di semplice! Non voglio sembrare un cartone animato!”
“March! Perché? Perché non avete aspettato? Il presidente ti ha obbligato? Scappa da lui!
“Ugo smettila di dire stupidate! Vorrei che il mio abito fosse bellissimo ma non lo voglio bianco! Qualunque colore andrà bene! Non bianco!”
“Cosa pretendi da me? Eh? Non puoi dirmi queste cose... Jenny! Jenny sei sorda? Portami una valeriana!!”
“Perché la tratti in questo modo? Comunque vuoi disegnarmi il vestito sì o no? Mi sposo tra due mesi! Abbiamo organizzato tutto! Hai anche già confezionato l'abito di Nicola ma non il mio! Devo pregarti? Vuoi che mi rivolga a qualcun altro?”
“Certo che no! Ma avrei voluto che il tuo vestito fosse unico, meraviglioso! Invece sei gravida e dovrò ripiegare su un sacco...”
“Sei davvero un idiota, Ugo Lombardi! Marcella, perché non chiedi a qualcuno che sappia disegnarti un abito senza mortificarti?”
“Armando Mendoza! Fuori di qui!”
“Ugo, questa è la mia azienda!”
“Ma questo è il mio atelier! Qui tu non c'entri nulla! Non ci sono modelle adesso! Non hai nessun motivo per venire qui!”
“Devo parlare con Marcella, idiota!”
“Ti raggiungo in ufficio... Ugo, ti prego! So che il mio abito sarà bellissimo! Ma aiutami!”
“Va bene March! Ti prometto che sarai bella da togliere il fiato, nonostante sarai un po' in sovrappeso...” Disse Ugo sconsolato facendola sorridere. Poi si diresse nell'ufficio del suo socio.
“Armando grazie per avermi difeso... Come stai?”
“Bene Marcella. Volevo parlarti di alcuni punti relativi all'ultima assemblea...”
“Perché prima non mi dici come mai non vuoi fare da testimone a Nicola?”
“Perché l'ha chiesto anche a Ugo e preferisco non confondermi con lui!” Disse Armando ridendo.
“Mi vuoi dire la vera ragione?”
“Perché tu l'hai chiesto a lei...”
“Non volevo farti del male...”
“Lo so! Siete diventate amiche ed è normale, ma io non voglio e non posso starle accanto di fronte ad un altare...”
“Credevo te ne fossi fatto una ragione...”
“È così! So che tra noi non ci sarà mai più nulla! E sto bene! Davvero. Mi sembrerebbe solo strano...”
“Solo questo?”
“Si, Marcellina! Solo questo! Verrò con qualcuna... Non so chi, ma non sarò solo...”
“Ma certo...”
Marcella sapeva che non l'aveva dimenticata. Era passato tanto tempo ma lui l'amava ancora. Non sarebbe passato molto tempo perché si vedessero. Era preoccupata per quello che sarebbe successo. Il segreto che l'amica nascondeva avrebbe cambiato la vita di Armando, tutto sarebbe cambiato. Forse era la gioia che provava in quel momento ma sperò che quei cambiamenti portassero a qualcosa di bello. Perché loro due lo meritavano di poter essere felici. Armando era cambiato. Continuava ad essere un don Giovanni incallito, ma era un uomo maturo e forse quello che entrambi provavano l'uno per l'altra, li avrebbe uniti nonostante le bugie e il dolore. 
"A cosa stai pensando mia meravigliosa direttrice dei punti vendita?"
"Ad Armando..."
La voltò verso di lui e la guardò 
"Scherzi?"
"No! Pensavo che presto lei sarà qui e non sarà semplice..."
"Sei così speciale... Ti preoccupi per loro ed è bellissimo, ma io sono egoista e adesso pretendo che la mia socia e direttrice pensi al suo presidente. Che lo baci e che si lasci portare via di qui. Andiamo a casa?"
"Ti amo, amore mio!"
"Dimostramelo!"
"Sciocco fidanzato!"
Si baciarono e corsero via dall'azienda. Passarono la serata e la notte ad amarsi. Marcella non era mai stata tanto felice ed eccitata, presto avrebbe sposato l'uomo che amava più di chiunque altro, più di se stessa e sarebbe diventata madre del suo bambino... Sperava gli somigliasse. Sarebbe stato così bello! 
I giorni passavano e il matrimonio si avvicinava. Lei e Nicola vivevano il loro sogno e non solo Armando li trovava quasi insopportabili, anche Ugo e Caterina dovevano ammettere che i due erano fin troppo sdolcinati. Ma era divertente vederli insieme, era protettivo e non le permetteva nemmeno di alzarsi da una sedia da sola, lei lo guardava tanto innamorata, da dimenticarsi di chiunque li circondasse. Sembrava che nulla potesse intromettersi tra loro. E quando finalmente il giorno del matrimonio arrivò, Nicola la vide entrare accompagnata dal fratello. Era bella da togliere il fiato. L'abito che Ugo le aveva confezionato era color avorio, di pizzo. Era certamente un capolavoro, ma Nicola riusciva solo a vedere una donna meravigliosa che gli aveva cambiato la vita. Le strinse la mano e quando l'officiante li dichiarò marito e moglie, prima di darle un bacio, le sussurrò: “sicuramente per sempre...”
 
...sicuramente per sempre!

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Capitolo 11
*** 11 ***


SECONDA PARTE
 
Capitolo 11
 
“Tieni... Ti fa male?”
Disse l'uomo porgendo un sacchetto di ghiaccio all'amico 
“No, non molto!”
“No? Strano mi sembra che il tuo naso tanto carino, sia rotto...”
“Credi?”
“Credo, sì! Ma non è proprio nulla rispetto a quello che ti succederà quando suo fratello lo saprà! Amico, non vorrei proprio essere nei tuoi panni quando accadrà!”
“È lei che mi ha lasciato!”
“Ti stupisce l'abbia fatto?”
“No... Ma credevo mi avrebbe dato una possibilità per spiegarmi! Comunque non mi interessa molto di quello che pensa quell'idiota di mio cognato! E lei mi ha chiesto di fingere che la colpa sia sua... La conosci! L'orgoglio, la dignità... Tutte quelle stupide convenzioni che tanto ritenete importanti!”
“Quindi fammi capire, la tradisci, le menti e quando lei ti dà l'opportunità di uscirne pulito, senza conseguenze, hai anche il coraggio di parlare in questo modo? Ascoltami bene, sono l'unico in questo momento a non volerti vedere sparire dalla faccia della terra, ma ti prego! Smetti di dire sciocchezze!”
“Cosa dovrei fare? Vuoi dirmelo tu?”
“Non lo so cosa devi fare, perché non riesco nemmeno a capire se quello che è successo ti interessa! Se la ami ancora, se vuoi salvare il tuo matrimonio! In realtà non ci sto capendo nulla! Vuoi provare a spiegarmi quello che è successo con quella donna?”
“C'è poco da dire... Siamo andati a letto insieme e abbiamo fatto sesso...”
“Quando? Perché?”
“Quando? Perché? Non riesci a farmi domande più costruttive?”
“No! Spiegami come sono andate le cose, poi potremo cercare di capire cosa fare!”
“E va bene... La prima volta...”
“Quindi non è successo una volta sola... Mio Dio, amico! Ma che hai fatto?”
“Prima mi fai delle domande e poi non vuoi farmi parlare? Spiegami allora che diavolo vuoi!”
“Me lo chiedo anche io... Sono deluso... Pensavo fosse stato un errore isolato, non che tu avessi una relazione con un'altra donna!”
“Cambia qualcosa?”
“Sì, cambia tutto! Raccontami come stanno le cose e sii molto chiaro!”
“La tua è la morbosità di un uomo sposato e solo apparentemente soddisfatto?”
“Mia moglie ti ha appena rotto il naso! Fai attenzione, perché non mi limiterei a questo! Smettila di fare l'idiota!”
“Scusami... Sono solo completamente... Sono arrabbiato!”
“Tu?”
“Sì, io! Sono arrabbiato con lei! Con tua moglie e anche con te! Mi state giudicando! Anzi mi avete già processato e volete solo infliggermi una pena! La più dura possibile!”
“Non fare la vittima! Io sono qui e stiamo parlando! Non voglio giudicarti! Ma sei il mio migliore amico eppure non mi hai detto nulla! Non ti sei confidato con me! Hai tradito la donna che giuravi di amare! Quella che hai sposato e che ti ha dato dei figli! Se permetti mi sembra di non avere di fronte l'uomo che sei... O che credevo tu fossi!”
“Abbiamo fatto tutti degli errori, ma solo io sono deplorevole! Il bastardo! Se ho fatto un errore non è solo colpa mia! Lei mi guardava appena, non mi permetteva nemmeno di toccarla...”
“Va bene, scusa... Ora ricominciamo da capo!”
“È cominciato tutto qualche mese fa. Una sera ho fatto tardi in ufficio e mentre salivo sull'ascensore lei mi ha raggiunto. Si è avvicinata, e poi... E abbiamo fatto sesso!”
“In ascensore?”
“Sì, lei lo ha fermato e l'abbiamo fatto lì, in piedi...”
“Perché?”
“Ero stanco, avevo lavorato tutto il giorno e non volevo tornare a casa e trovarla triste e apatica. Vederla spostarsi per non doversi far sfiorare da me...”
“Stava male! Tua moglie stava male!”
“Beh anche io stavo male! Credi che sia stata l'unica a soffrire per quello che è successo? Ma avremmo dovuto stare uniti! Abbiamo due figli e doveva permettermi di aiutarla... E anche io avevo bisogno di lei! Invece dopo l'aborto si è chiusa in se stessa! Le ho proposto mille volte di riprovarci, che ciò che era accaduto era terribile, ma che avremmo potuto avere un altro figlio! Ma lei no! Lei non voleva che gliene parlassi! Un'infinità di coppie perdono un figlio a pochi mesi dal concepimento... Ma lei sembrava impazzita!”
“Non puoi credere che questo ti giustifichi...”
“Non facevamo più l'amore! Mi evitava al lavoro! Non voleva nemmeno dormire con me!”
“Ok, ok... Continua!”
“C'è poco altro da dire! Da quella volta ci siamo visti in un albergo, poco distante dall'ufficio... Elisabetta è bellissima, dolce, comprensiva. Mi ha fatto sentire uomo! Mi ha fatto girare la testa e non sono riuscito a chiudere una relazione che mi rendeva felice!”
“Felice? Sei felice con lei?”
“Ero felice, sì! Mi dava tutto quello che mia moglie non mi dava più! Non mi sentivo nemmeno in colpa all'inizio! Poi le cose sono cambiate!”
“Quando tua moglie ha cominciato a stare meglio, immagino...”
“Sì, ma anche a quel punto non sono riuscito a chiudere con Elisabetta..”
“Ti sei innamorato di lei? Non posso crederci!”
“No, non la amo! Non l'ho mai amata! Ma fare sesso con lei era una magia... È giovane, è bella... Mi faceva impazzire...”
“Stai rischiando di mandare a quel paese il tuo matrimonio e l'unica cosa che sai dire è che quella donna ti faceva impazzire a letto? Ti stai sentendo? Hai una famiglia! Due figli! Non si butta tutto alle ortiche per il sesso!”
“Non è per il sesso! Anche, ma non è solo questo! Mi faceva sentire desiderato! Mi cercava! Le mie attenzioni erano apprezzate e sapeva come ringraziarmi per ogni gesto...”
“La vedi ancora?”
“No! Già da un po' abbiamo troncato...”
“Perché?”
“Sei stupido? Che importanza ha?”
“Ne ha! Chi ha deciso di chiudere? Tu o lei?”
“Lei! Mi ha chiesto di lasciare mia moglie ma io non ho voluto farlo!”
“Quindi lei di te si è innamorata! È sempre peggio!”
“Sì, era innamorata! Credeva che avrei lasciato mia moglie anche se con lei ero stato molto chiaro! Quando ha cominciato a pretendere qualcosa in più l'ho subito fermata... Piangeva, gridava mi ha implorato di non lasciarla...”
“Ma non era lei ad aver chiuso la vostra relazione?”
“Sì, ma quel giorno sono caduto ancora tra le sue braccia! Abbiamo fatto sesso ancora una volta. Poi ha ottenuto un contratto a New York... A quel punto mi ha messo di fronte ad una scelta. O lasciavo mia moglie o se ne sarebbe andata... L'ho lasciata andare... La sentivo implorarmi ma non mi sono nemmeno girato. Lei è partita e io sono tornato a casa! Quella sera credevo che tutto sarebbe tornato a posto... Lei mi aspettava... Era bellissima, sexy, era in camera da letto ed era coperta solo con un lenzuolo di seta, abbiamo fatto l'amore come se fosse la prima volta... Era tutto perfetto! Mi ha chiesto un altro figlio...”
“Spero tu non le abbia detto di sì!”
“Certo che l'ho fatto! Ma le ho chiesto del tempo... Solo per ricostruire quello che avevamo! Poi oggi ha trovato la chiave della camera dell'albergo dove andavo con Elisabetta! Le ho detto tutto e l'ho pregata di ascoltarmi! Di capirmi ma mi ha solo detto che tra noi è tutto finito! Mi ha chiesto di comunicare a tutti che lo ha voluto lei! Che vuole far sapere che la decisione è dovuta ad una sua scelta! Come se fosse importante!”
“Lo è! Non vuole compassione da nessuno! Non vuole apparire come la moglie tradita... Glielo devi!”
“Ma io non voglio che tra noi finisca! Voleva un altro figlio e lo voglio anche io! Sono sicuro che riusciremo a ricucire lo strappo!”
“Strappo? Vedo che sei ottimista!”
“Mi ha buttato fuori di casa... Non so nemmeno cosa ha detto ai bambini...”
“Beh, li proteggerà! Ne sono sicuro!”
“Però non me li ha fatti nemmeno vedere oggi! Per questo motivo sono venuto da voi!”
“Cosa credevi avrebbe fatto mia moglie?”
“Non lo so, ma pensavo fosse mia amica!”
“La tua migliore amica! Ma lo è anche di tua moglie...”
“Cosa devo fare?”
“Non lo so, ma ti dirò quello che penso! Sei in un guaio enorme! Puoi solo sperare che lei ti perdoni! Ma se vuoi che lo faccia, devi essere convinto di quello che fai... La ami ancora? Almeno un po'?”
“Ma sì, certo! È mia moglie. Abbiamo una famiglia, una famiglia che non voglio perdere...”
“Allora prega che ti perdoni...”
 
“Come ti senti?”
“Delusa, frastornata, triste, vuota, tradita...”
“Tesoro... Non so cosa dirti! Vorrei aiutarti ma non ho idea di cosa fare... Io... Non credevo che potesse farti questo!”
“Nemmeno io! Lo odio! Con tutto il cuore! Voglio che sparisca per sempre dalla mia vita! Ha distrutto il nostro matrimonio! La famiglia che voleva... Tutte le promesse! È un bugiardo! Un bastardo!”
“Vorrei dirti che lui non è così, ma in questo momento non so nemmeno più chi sia...”
“Cosa dirò ai bambini?”
“Non lo so...”
“Gli avevo chiesto di avere un altro figlio, sai? Ma lui mi ha chiesto tempo... Pensavo fosse solo troppo occupato con il lavoro, invece era perché ha un'amante! Una donna che non sono io! Perché? Perché mi ha fatto questo?”
“Deve essere impazzito! Non posso spiegarmi quello che è successo altrimenti!”
“L'ho amato con tutto il cuore... Ma ora vorrei solo vederlo soffrire come sto soffrendo io... Sarà da quella disgraziata! Si starà facendo consolare da lei!”
“No, era a casa mia prima che ti raggiungessi! Gli ho dato un pugno e... Sono corsa da te... È rimasto con mio marito... Forse saprà farlo ragionare!”
“Lui davvero non sapeva nulla? Non ha detto niente nemmeno a lui?”
“No! Ha tenuto tutto nascosto...”
“Quell'uomo per me non esiste più!”
"Non dire così... Potete trovare il modo per sistemare le cose! Non chiudere tutte le porte!"
"Domani farò preparare un comunicato stampa, tutti sapranno che sono stata io a lasciarlo! Mi farò vedere sorridente e serena! Nessuno penserà che sono io quella infelice e tradita..."
"Perché ti interessa quello che penserà la gente?"
"Voglio che i bambini non sappiamo quello che è successo! Voglio che non sappiano quanto sia meschino il loro padre! A loro dirò che tra noi non c'è più quello che ci univa, spiegherò che sono cose che capitano tra gli adulti e anche se non sarà facile, preferisco che i pettegolezzi non li sfiorino. Se sarò io a divulgare la notizia nessuno scaverà per capire le reali ragioni! E poi... E non voglio apparire come una donna fragile e disperata... Voglio mantenere la mia dignità almeno in pubblico visto che il mio maritino ha distrutto tutto nel privato..."
"Sono d'accordo, ma perché domani? Perché non vi date un po' di tempo?"
"Perché voglio chiudere con lui e farlo in fretta! Voglio che esca dalla mia vita! Non cambierebbe darsi del tempo! Non lo perdonerò mai! Io lo odio!"
Quando l'amica uscì dalla sua casa, le lacrime cominciarono a rigarle il volto senza che lei riuscisse a fermarle. Suo marito aveva fatto l'amore con un'altra donna. I suoi ritardi, le sue assenze non erano dovute ad impegni di lavoro, come lui diceva, erano per lei. Per una modella. Una modella che era bellissima e giovane. Si sentiva morire, mortificata, umiliata. I bambini le avevano chiesto del loro padre e lei aveva inventato una scusa. Ma doveva trovare il modo per parlare con loro. Erano così piccoli i suoi bambini. Li guardò dormire sereni nelle loro camerette. Sarebbero stati giorni, settimane, mesi difficili. Ma lei avrebbe fatto in modo che per loro fosse tutto il meno traumatico possibile. Mille pensieri le giravano per la testa. Era prostrata dal dolore e dalla delusione e aveva paura di non farcela, lei non sapeva vivere senza di lui. Da quando si era scoperta innamorata di quell'uomo aveva dedicato ogni giorno della sua vita a lui, a loro. Perché loro erano una cosa sola. Non chiuse occhio quella notte e il mattino seguente fu costretta a dare altre spiegazioni ai suoi bambini. Disse loro che le cose sarebbero cambiate e che il padre non avrebbe vissuto con loro ma che li avrebbe sempre amati e che pensava a loro anche in quel momento. I piccoli piansero e implorarono la madre di far tornare le cose come prima, ma lei non poteva mentire. Li abbracciò e giurò loro che presto le cose sarebbero state più semplici.

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Capitolo 12
*** 12 ***


Capitolo 12
 
Marcella entrò in presidenza senza bussare. Nicola si alzò e fece per raggiungerla
“Non azzardati a fare un altro passo! Leggi!”
“Per favore, Marcella...”
“Leggi e firma quel foglio!”
“Non voglio che la stampa sappia che mi hai cacciato di casa perché voglio tornare da te stasera! Voglio risolvere i nostri problemi! Voglio te!”
“Ora ti dirò come andranno le cose! Tu firmerai quel foglio e poi lo invieremo alle testate dei quotidiani. Ho fissato un appuntamento con l'avvocato per oggi pomeriggio. Sarà un incontro formale e sottoscriveremo una separazione consensuale! Vedrai i bambini quando vorrai! Non ti chiedo nulla! Solo la casa per non creare problemi ai tuoi figli! Voglio solo che tu te ne vada dall'Ecomoda! Presenterai le tue dimissioni oggi stesso. Entro qualche giorno l'assemblea nominerà il tuo sostituito. Propendo per Armando. Non mi dirà di no!”
“Questa compagnia è anche mia...”
“Di tutto quello che ti ho detto ti preoccupi solo del tuo lavoro? Ma vedi, non mi importa! Te ne andrai comunque che tu lo voglia o no! Ho la delega di mia sorella e Armando sarà dalla mia parte! Non hai i numeri per mantenere il tuo ruolo! Quindi ti lascio la possibilità di andartene senza subire l'umiliazione che hai riservato a me! Ora, firma quel foglio!”
“Dammi la possibilità di spiegarti...”
“L'hai già fatto! E non ti ricoprirò di fango! Di alla tua amante di stare tranquilla ma di non mettere più piedi nella mia azienda!”
“Lei è andata via da molto tempo! Non c'è più nulla tra me e lei...”
“Bene, almeno non dovrò chiederti discrezione nella gestione della tua storia!”
Marcella fece per aprire la porta ma lui la fermò 
“Ti prego, io ti amo! Ho fatto un errore enorme! So che è stato il più grande della mia vita! Ma ti amo! Tu sei tutta la mia vita! Non lasciarmi, amore mio!” Nicola cercò di abbracciarla ma lei non ricambiò, restò ferma, impassibile fino a quando lui la lasciò!
“Finiscila! Mi fai schifo! Non sai nemmeno recitare! Conosco tutto di te! Anche le sfumature, il tuo tono di voce! Quando mi amavi davvero... Quando mi amavi lo dicevi in modo diverso! Ti odio per quello che hai fatto alla nostra famiglia! Hai fatto l'amore con me dopo essere stato con lei... Il solo pensiero mi disgusta!”
“Non è così! Quando abbiamo ricominciato a fare l'amore lei era già andata via! Marcella mi aveva chiesto di lasciarti ma io non potevo...”
“Hai anche il coraggio di parlarmi di queste cose? Non cercarmi più! Ti ripeto che mi fai schifo!”
Lui non la trattenne oltre e lei uscì dalla porta e tornò nel suo ufficio. Si chiuse dentro e pianse tutte le lacrime che aveva.
Nicola scrisse la sua lettera di dimissioni e la inviò a tutti i dirigenti. Armando lo raggiunse dopo averla letta
“Come stai?”
“Mi vuole fuori dalla sua vita...”
“Nicola, ti giuro che non capisco se la cosa ti interessi o no... Sembra ti interessi solo l'apparenza, sembra che tu ci abbia già rinunciato... Cosa provi, Nicola? Per lei? Per voi? Cosa diavolo stai provando?”
“Io... Io non lo so!”
“Vuoi chiudere con lei? Vuoi che il vostro matrimonio finisca oggi? Vuoi ricominciare a vivere senza di lei?”
“Armando...”
“Tu non la ami più! Quello che mi hai detto ieri è falso!”
“Io la odio, Armando! L'ho tradita perché volevo farlo! Elisabetta non mi ha trovato in un momento difficile! Da giorni flirtavamo, da giorni la corteggiavo! La odio!”
“Perché? Perché allora non l'hai lasciata prima per stare con quella donna?”
“Perché lei non è niente! Non conta niente! Non la amo e non l'ho mai amata!”
“Perché la odi? Cosa ti ha fatto Marcella?” 
“Non la sopporto! Dopo aver perso il bambino è cambiata! Sono sicuro mi ritenga responsabile e nonostante tutto, nonostante mi abbia rivoluto nel suo letto non mi ha mai perdonato! È inflessibile! Mi ha punito negandosi a me! Dio solo sa quanto mi sia odiato per quello che è successo! Ho temuto di perderla e avrei dato la mia vita! Quando l'ho vista in quel letto all'ospedale mi sono sentito morire... Avevo perso il bambino che portava dentro di lei e quando il medico mi ha detto che almeno lei era fuori pericolo ho sperato che tutto tornasse come prima! Ma lei no! Lei mi guardava disprezzandomi! L'ho persa quel giorno! Ora si tratta solo di formalizzare tutto!”
Armando non replicò, il suo amico non aveva bisogno di sentire accuse o consigli! Gli posò una mano sulla spalla ed uscì.
 
“No Daniele, non è colpa sua! Da quando ho perso il bambino qualcosa si è rotto! Non lo amo più... Davvero credi che sia la vittima di ogni uomo con cui sto?... No, le cose stanno così! Ti prego Daniele, so cavarmela da sola!...”
“Perché non hai detto a tuo fratello come stanno le cose?”
“Perché non voglio scandali! Betty, preferisco che tutti credano che le cose tra noi sono semplicemente finite... Non potrei sopportare di dover subire i flash dei fotografi.”
“Amica mia, tu lo ami ancora?”
“Vorrei cancellare questi ultimi mesi! Vorrei tornare al giorno dell'incidente per evitarlo... Tutto è partito da lì! Mi chiedi se lo amo? Con tutto il cuore! Per tanto tempo mi ha incolpata per quello che è successo... L'ho allontanato perché non sopportavo il suo sguardo! Credevo di averlo riconquistato... Credevo di essere in tempo... Ma lui non mi ha aspettato!”
“Non è colpa tua!”
Betty abbracciò l'amica che era scoppiata a piangere convulsamente! Era terribile vederla in quelle condizioni. Marcella era sempre stata una donna forte ma in quel momento non sembrava nemmeno più la donna che aveva conosciuto tanti anni prima... Era distrutta da un dolore enorme. L'unica cosa che le ricorda la Marcella di un tempo era la sua dignità, la sua intenzione di proteggere i suoi figli dallo scandalo e dai pettegolezzi!
“Sono qui! Piangi quanto vuoi!”
 
Nicola aveva lasciato l'Ecomoda il giorno successivo. Si sentiva libero! Gli sembrava di respirare aria fresca dopo mesi di prigionia. Marcella aveva parlato coi bambini e nonostante le loro domande e le loro suppliche presto avrebbero capito! Lui li avrebbe amati sempre! Loro erano la priorità e avrebbe fatto di tutto perché quella situazione li segnasse il meno possibile. Aveva trovato un piccolo appartamento in una zona molto elegante. Aveva pensato di affittarlo ma poi lo aveva comprato. Non sarebbe tornato da lei, tanto valeva avere un posto che fosse suo. Aveva pensato anche ai figli. L'appartamento si trovava in un complesso con un giardino grande, con giochi e un campo da basket e persino una piscina. L'Ecomoda non gli mancava. Armando avrebbe fatto un ottimo lavoro e sapeva che il suo capitale era tutelato. La TerraModa era gestita da Betty, che era la migliore delle economiste, e si fidava di lei. Col tempo avrebbe ricominciato a parlargli. Non gli aveva nemmeno chiesto come stava, si era schierata con Marcella senza nemmeno una spiegazione. Solo Armando sembrava non averlo abbandonato. Ma a lui non importava! Voleva ricominciare a vivere! Voleva divertirsi! Non gli mancavano le occasioni. Ma per qualche tempo avrebbe dovuto limitarsi e mantenere un comportamento adeguato. Questo però non gli impedì di invitare un paio di ragazze giovani e belle nel suo appartamento, gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, quando insieme ad Armando appariva sui giornali ogni giorno con una donna diversa. E gli piaceva essere al centro delle loro attenzioni! Senza chiedere nulla, senza che gli chiedessero nulla. Solo divertimento, solo sesso, niente coinvolgimento, nessuna responsabilità. Eppure fino a qualche mese prima era felice e amava sua moglie. Marcella era la sua vita. Era la sua amante, la sua complice, la madre dei suoi figli. Era la donna che aveva amato da quando l'aveva baciata sotto la doccia. Durante una notte in cui era completamente ubriaco. Le doveva tutto. Era per lei che aveva rischiato tutto il suo capitale per acquistare le quote dell'Ecomoda, eppure non ricordava perché. Perché l'aveva amata tanto? Provò a pensare al giorno in cui l'aveva sposata. Era bella, bellissima, aspettava Giulio. Lei le aveva regalato due figli stupendi. Giulio e Francesca erano la sua gioia... Eppure nonostante sapesse che allora era felice, non riusciva davvero a comprendere perché. I bambini. Sì, erano loro la sua gioia. E poi ricordava bene il giorno in cui lei gli disse che era di nuovo incinta. Era tutto perfetto? Lo credeva ma non riusciva a capire perché!
Non gli importava! Era tutto finito. E lui era libero! Non doveva più sentirsi in colpa se una donna lo guardava o gli sorrideva. Avrebbe potuto fare ogni cosa che voleva! Era ricco, affascinante, sapeva di piacere alle donne. Poteva andare ovunque avesse voluto. Aveva il mondo nelle sue mani. Eppure qualcosa non sembrava girare come doveva. Aveva dei figli che amava e non poteva abbandonare. Forse era quello!
 
“Dimmi Betty, continuerai ad ignorarmi? Vorrei ricordarti che dirigi la mia azienda!”
“La tua azienda? Basta una parola e sono disposta a lasciarla! Potrei trovare facilmente un altro lavoro o potrei dedicarmi ai miei figli e alla mia famiglia!”
“Non sto dicendo questo! Non voglio che tu lasci il tuo impiego! Con te alla guida sono più che soddisfatto! Vorrei solo la smettessi di trattarmi come fossi trasparente!”
“Oh, non sei trasparente! Sei assolutamente visibile! Basta aprire un giornale...”
“Non l'ho lasciata io! Ha scelto lei le sorti del nostro matrimonio!”
“Non posso crederci! Tu non sei Nicola Mora! Sei un uomo diverso da lui!”
“Ti sbagli! Non sono cambiato. Forse fino a qualche tempo fa vivevo una vita che non era la mia...”
“No, non è così! Tu eri felice!”
“No! Non ero felice! Ero in trappola! Sono rimasto con lei per i bambini! E li amo tanto da aver sacrificato me stesso per loro! Se lei non mi avesse cacciato sarei ancora con loro!”
“Io non voglio discutere con te...”
“No? E perché? Sono io che sono stato cacciato!”
“L'hai tradita! Per mesi sei andato a letto con un'altra donna! E l'hai fatto nel periodo più difficile! Quando era devastata da quello che era successo...”
“Beh, anche io stavo male! O forse credi che non abbia sofferto? Comunque è inutile discuterne! Le cose stanno in questo modo! Entrambi abbiamo ricominciato a vivere e l'unica cosa importante sono i bambini e loro stanno abituandosi a questa situazione!”
“Lei non ha ricominciato a vivere! Marcella ti ama! Tu sei la sua vita!”
“Avrebbe dovuto pensarci prima!”
“Cosa ti è successo? Quello che dici è terribile!” 
“Da che pulpito! Hai nascosto ad Armando un figlio per cinque anni! E lui? Lui non è migliore di te o di me! Hai dimenticato cosa ti ha fatto? E Marcella? Santa Marcella ti ha reso la vita impossibile! Ti ha mortificato e umiliato! Siamo uguali! E il fatto che ora tu sia felice, che tuo marito ti sia fedele non cancella nulla di ciò che avete fatto! Tutti noi abbiamo fatto degli errori!”
“Hai ragione tutti noi li abbiamo fatti! Ma noi li abbiamo riconosciuti! Li abbiamo pagati!”
“Anche io sto pagando! Vedo i miei figli troppo poco e non posso nemmeno tenerli la notte!”
“No! Tu non stai pagando proprio niente! Non ti rendi conto di ciò che hai fatto! Trovi giustificazioni assurde! Accusi gli altri per dimostrare a te stesso che non sei poi così male... Ma ti sbagli! Sei solo l'ombra di ciò che eri! Hai chiuso con me! Ti comunico che intendo dimettermi! Ti farò avere ogni resoconto e bilancio entro una settimana. Fino ad allora ti prego di lasciarmi lavorare senza disturbarmi! Forse ricominciando a lavorare ricomincerai a ragionare... Forse è l'inerzia ad averti reso un piccolo uomo!”
“Betty! Betty non dire sciocchezze! Betty torna qui!”
Betty non si voltò. Lui diede un pugno alla porta e il vetro andò in frantumi. 
 
Quella sera si fece consolare da una delle tante amiche che pendevano dalle sue labbra. La mano era tagliata e gonfia. Mentre quella donna si spogliava e lo raggiungeva sul letto, lasciò che fosse lei a condurre i giochi, non la baciò, non la accarezzò, si limitò a fare sesso che non gli lasciò nulla!
 
La sera del lancio della collezione di Ugo, il primo dopo molto tempo presentato da Armando, fu seguito da un party presso un nuovo locale molto elegante. I giornalisti del settore erano entusiasti dei modelli e come sempre fu un successo. Marcella, seduta in disparte guardava Ugo che posava per le foto di rito con Armando e con le modelle. 
“Come ti senti?”
“Normale... Pensavo che non ero presente all'ultima sfilata...”
“Eravamo insieme, ricordi? Con i bambini sul divano di casa tua...”
“È vero! Anche allora mi sentivo infelice...”
“Avevi perso tuo figlio ed eri uscita da poco dall'ospedale!”
“Già... Non sei obbligata a rimanere con me! Vai pure da Armando!”
“No, grazie! Preferisco stargli lontana in queste occasioni, è teso, nervoso! Da il meglio di se solo con i clienti in questi momenti... Se non ti do fastidio vorrei rimanere qui!”
“Non mi dai fastidio...”
 
Nicola era in un locale in compagnia di un'attrice Argentina, quando fu distratto da una persona che cenava insieme ad un uomo, poco distante.
“Letizia, ti prego scusami, ho visto un'amica di tanto tempo fa...”
“Mi devo preoccupare? La nostra serata finisce qui?”
“Non scherzare! Voglio solo salutarla, ti prego aspettami solo un momento!” Nicola raggiunse il tavolo dove cenava Tiziana Cruiz.
“Nicola... Io... Io non posso crederci!”
“Tiziana! Perché  non mi hai avvertito che eri in città?”
“Sono arrivata solo oggi. Come stai Nicola?” Disse la donna abbracciandolo con affetto
“Beh, direi bene, e tu? Sei sempre bellissima! La tua carriera è decollata, proprio come avevo previsto tanto tempo fa!”
“Sì... Ora lavoro a Parigi, Londra e Milano... Torno raramente a casa! Ma... Oh scusa ti presento il mio fidanzato, Sebastian Newman, tesoro, lui è Nicola Mora, il presidente dell'Ecomoda...”
“Ex presidente, ora mi occupo a tempo pieno dell'altra mia compagnia! È un piacere conoscerla, signor Newman!”
“Il piacere è mio! Tiziana mi ha parlato molto bene di lei!”
“Davvero? Ne sono lusingato...”
“Nicola, ti andrebbe di bere qualcosa con noi?”
“In realtà sono in compagnia di un'amica, devo declinare l'invito, ma mi piacerebbe parlare un po' con te...”
“Molto volentieri... Che ne dici domani verso le 16? Ci beviamo un caffè?”
“Se il tuo fidanzato non ha nulla in contrario...”
“Assolutamente! Domani ho degli appuntamenti e se Tiziana passa un po' di tempo con gli amici ne sono felice!”
“Non è meraviglioso il mio fidanzato?”
“Lo è! Allora domani alle 16... Alla solita caffetteria di quando vivevi qui? Ora vi lascio soli, torno al mio tavolo!”
 
“Stavo per andarmene, Nicola! Non mi piace passare in secondo piano!”
“Cosa dici bambina? Ho occhi solo per te... Ti va di andare a casa mia? Ti prometto che non ti parlerò d'amore, né di impegni... Solo un po' di coccole...”
La donna si mise a ridere! E gli accarezzò con un dito la bocca.
 
“Nicola! Come stai? Non sei cambiato molto sai? Sei sempre lo stesso ragazzo carino e affascinante!”
“Mi lusinghi Tiziana! Tu invece sei ancora più bella di quanto ricordassi...”
“Ho deciso di smettere di fare la modella... Voglio sposarmi e avere almeno cinque bambini!” Il sorriso di Tiziana era sincero e sempre spontaneo, era la stessa ragazza di un tempo, allegra, dolce.
“Mi spezzi il cuore... Ora che sono tornato libero, ti vuoi sposare?”
“Mi è spiaciuto molto aver saputo della tua separazione... Tu e la signora Marcella sembravate così affiatati.”
“Beh a volte succede... Piccole cose, che diventano enormi o problemi enormi che si trasformano in dolore... Capita... Ma sto bene! L'ho superata sai? E tu?”
“Io ho conosciuto Sebastian ad una sfilata, la sua impresa si occupava delle luci e così...”
“Un elettricista...”
Tiziana rise sinceramente divertita.
“È vero, anche se lui è un famoso light designer di Londra, la realtà è che fa l'elettricista!”
“Se solo volessi potresti stare con il socio di una delle più grandi aziende dell'America Latina e proprietario della più importante compagnia di investimenti del paese...”
“Beh, se tu non mi avessi fatto andare via quel giorno, chi lo sa... Ma le cose sono andate diversamente! Di te, porto un ricordo meraviglioso!”
“Per me è lo stesso... Perché non andiamo a casa mia per ricordare i tempi passati?”
“Nicola...”
“Sono sincero Tiziana, sei così bella...”
“Hai dimenticato quello che ti ho detto? Sono fidanzata e ho tutta l'intenzione di sposare l'uomo che amo!”
“Scherzavo! Hai perso il senso dell'umorismo?”
“No! Non scherzavi e non è divertente... Ti ricordavo diverso... Eri dolce, non avresti mai parlato in questo modo ad una donna...”
“Beh le cose cambiano! Non ti offendere... Immagino che sia pieno di uomini che ti fanno inviti di questo tipo! E scommetto che hai accettato molti di questi inviti... Se non ricordo male siamo andati a letto insieme diverse volte e ti piaceva... Ho pensato volessi divertiti un po' prima di mettere la testa a posto!”
“Sì è vero, ma erano tutti degli sciocchi sconosciuti che credono di poter usare le donne a proprio piacimento! Non persone che mi conoscono... Che sanno come sono fatta... O forse non lo hai mai saputo! Come ti permetti di parlarmi in questo modo?”
“Scusami!”
“Che ti succede?”
“Nulla, ma mi piaci ancora tanto e ho pensato che per te fosse la stessa cosa...”
“Non so se il tuo matrimonio sia finito per quello che sei diventato o sei diventato l'uomo che ho davanti per colpa della fine del tuo matrimonio, ma non mi piace ciò che vedo...”
“Mi stai facendo la morale?”
“No, ti esprimo la mia delusione per ciò che sei... Un uomo vuoto e meschino, che ha rovinato completamente l'immagine del primo uomo di cui mi sia mai innamorata... Ti auguro di tornare ad essere ciò che eri perché eri gentile, affascinante, sensibile... E mi dispiace vederti così. Mi sbagliavo prima! No sei più tu! Hai solo l'aspetto di Nicola Mora!” Tiziana buttò una banconota sul tavolo e se ne andò lasciandolo con un sorriso amaro sulla bocca.
“Stupida!”
 
“Questi sono i rapporti dell'ultima collezione, qui il bilancio, le previsioni e il verbale dell'ultima assemblea...”
“Le vendite vanno bene... Ma avreste potuto diversificare la distribuzione... Gli utili ne avrebbero giovato!”
“Mi stai forse criticando? Sì, forse avremmo potuto fare come dici e mille altre cose, ma tu non sei più il presidente! Le decisioni le abbiamo prese di comune accordo in assemblea e non mi pare tu ti possa lamentare!”
“No, lungi da me farlo! Era solo un suggerimento...”
“Bene... Non sono qui solo per L'Ecomoda, ma anche per sapere come vanno le cose...”
“Non li leggi i giornali? E se ti riferisci alla TerraModa, l'ho gestita per anni senza l'aiuto di tua moglie e contemporaneamente dirigevo l'Ecomoda...”
“Non parlavo di lavoro... So bene di cosa sei capace! Mi riferivo a te. Come va con i bambini?”
“Bene anche se li vedo sempre poco! La mia ex moglie non mi da la possibilità di tenerli per più di due giorni...”
“Credevo vi foste accordati...”
“Sì... Ma se Betty ti impedisse di vedere Riccardo e Camilla quando vuoi la penseresti come me!”
“Da quanto non parli con Marcella?”
“Non saprei... Non la vedo nemmeno quando vado a prendere i bambini o li riporto. C'è sempre la tata... Evidentemente mi evita! Perché me lo chiedi?”
“Beh, perché forse se vi parlaste, potreste almeno trovare una soluzione migliore per i bambini...”
“Ne dubito. E poi preferisco non vederla! Non voglio sentirla!”
“Temi possa chiederti di tornare insieme?”
“No! È stata molto chiara, ha dimostrato che anche lei non mi ama più da molto tempo... Forse scoprire della mia relazione è stata solo una scusa...”
“Ne sei convinto davvero?”
“Non lo so... Se avesse voluto avrebbe almeno potuto provarci...”
“Glielo avresti permesso? Non hai forse detto che non la sopporti più?”
“Parlo di lei! Parlo della sua di decisione! Io l'avrei comunque accettata!”
“Tradendola ogni tanto giusto per evadere un po'?”
“Non l'avrei più tradita! Te l'avevo già detto!”
“Comunque stiamo parlando del nulla...”
“Già... E Betty mi odia ancora?”
“Non è la tua più grande sostenitrice...”
“Ha deciso se trovare un altro lavoro o farà la mamma a tempo pieno?”
“Per ora sta collaborando con l'Ecomoda, non è un impegno fisso. Ma avevamo bisogno di un aiuto... Quindi...”
“Oh certo... Siete tutti una grande famiglia! Avete solamente deciso di escludere me! Il mostro che non merita perdono...”
“Io sono qui!”
“Sì, tu sei qui... Ma Betty, Ugo, Caterina? Nemmeno tua sorella si è fatta più sentire. Ha un lavoro perché io gliel'ho dato, non ha mai sofferto Marcella, ma nemmeno lei mi ha fatto una telefonata!”
“Mia sorella non chiama nemmeno me... E gli altri... Beh! Non puoi dar loro torto! E non è solo per quello che è successo! Ti stai comportando come un ragazzino...”
“Oh ecco... Non sto facendo nulla di male! Mi limito a vivere come voglio!”
“Io credo che tu stia facendo del male a te stesso”
“Armando, non scherzare...”
“Sai una cosa? Io credo che tu non stia poi così bene! Sei sui giornali quasi ogni giorno, con donne diverse. Amici che non sono amici. Vedi i bambini meno di quanto vorresti e hai chiuso con le persone che ti vogliono bene. Ti sei riempito la vita di cose superficiali ed inutili e hai dimenticato tutto il resto. Non ti ho mai rimproverato niente! Nemmeno la relazione con l'altra donna! Ho cercato di capire le tue ragioni e ho sperato che saresti tornato quello di una volta. Ma mi hai stancato! Fai quello che vuoi! Pensa ciò che vuoi! Ricorda che sono tuo amico e che quando vorrai parlare, ci sarò. Ma parlare davvero! Non di sciocchezze! Forse ha ragione mia moglie! Quando raggiungerai il fondo capirai quello che hai perso! Perché mi sembra che tu sia troppo concentrato su te stesso per capire il male che hai fatto a tutti...”
“Bene! Hai finito? Ti saluto!”
Nicola se ne andò senza aggiungere altro. Una cosa giusta però Armando l'aveva detta, non era completamente soddisfatto della sua vita. Credeva sarebbe bastato buttarsi tutto alle spalle per essere felice. Tornò nel suo ufficio e passò il resto della giornata a lavorare senza pensare a tutto quello che era successo.
 

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Capitolo 13
*** 13 ***


Capitolo 13
 
Marcella, era stanca. Il lavoro la impegnava tutto il giorno e non vedeva l'ora di tornare a casa la sera per coccolare i figli, parlare con loro e giocare. Era il momento più bello. Preparavano la cena tutti insieme e lei si divertiva ad insegnare loro qualche piccolo lavoretto. Giulio faceva dei disegni o scriveva qualcosa, mentre lei e Francesca apparecchiavano la tavola. Ridevano ed erano sereni. Era stata dura per loro non vivere più con il padre, ma lei era stata brava a spiegare le ragioni. Non aveva mai parlato male di Nicola, anche quando i due piccoli erano arrabbiati con lui perché li aveva lasciati, li aveva convinti a dargli un'opportunità. Ed era felice che ora i suoi bambini fossero più tranquilli, le chiedevano ancora del loro padre ma riuscivano ad accettare quello che era successo. Del resto Nicola si era dimostrato un ottimo padre. Era presente nella loro vita e non faceva mancare l'affetto di cui avevano bisogno. Da quando si erano separati si erano visti solo durante gli incontri con l'avvocato e a volte si erano intravisti quando lui andava dai bambini. Marcella si sdraiò sul letto e allungò un braccio come aveva fatto molte volte. Nicola se n'era andato e aveva lasciato vuoto quel lato del letto. Si rialzò e aprì un cassetto. Ne tirò fuori una maglietta verde con una scritta quasi sbiadita se la portò sul viso e la annusò. In realtà non aveva alcun profumo particolare, solo quello di pulito dopo il lavaggio. Si tolse quello che aveva addosso e la indossò e si rannicchiò sul letto. Era l'ultima cosa che le rimaneva del suo matrimonio. L'aveva regalata a Nicola una mattina durante il loro viaggio di nozze a Cartagena. Cominciò a pensare a quei momenti... Anzi a come tutto era cominciato. Quando si era innamorata di lui? Era tutto confuso, ma ricordava il bacio rubato sotto la doccia e quella notte passata a parlare... Ricordava tutto di quella notte. E poi la sua gelosia per le donne che frequentava. E le loro cene! Ricordava come lui la guardava e come la faceva ridere. La magia di quei momenti si confusero con la paura di quel maledetto giorno. Come aveva potuto permettere che succedesse? Erano felici. Anche lui lo era. Era eccitato per la notizia di diventare ancora padre. Non l'avevano previsto ma quando si era accorta di essere di nuovo incinta era corsa da lui. L'aveva abbracciata, baciata, avevano fatto l'amore chiusi in ufficio senza pensare a chi potesse entrare. Fare l'amore... Fare l'amore con il suo uomo era la cosa più coinvolgente che avesse mai provato. Ogni volta era come scoprirsi, come imparare a conoscersi più a fondo. Per loro amarsi non era solo un momento di intimità ma un completamento di quello che erano insieme. Non riusciva ad immaginare di fare l'amore con un altro uomo, invece suo marito era stato a letto con un'altra donna. Si morse un labbro chiudendo gli occhi. Lui aveva donato se stesso ad un'altra donna. L'aveva stretta, baciata e l'aveva fatta sua. Un'altra donna aveva provato le stesse emozioni che aveva provato lei. "Sicuramente per sempre..."
Era questo che Nicola le aveva sussurrato il giorno del loro matrimonio, era la frase che aveva usato quando le aveva chiesto di sposarla. E ora invece si trovava in un letto vuoto, era sola. Lo odiava per ciò che le aveva fatto, ma non riusciva a smettere di amarlo. E per tanto tempo aveva sperato che la pregasse di tornare con lui... Forse era solo voglia di farlo soffrire rifiutandolo, o forse lei aveva bisogno di lui! Dei suoi baci, delle sue carezze, del suo corpo nudo accanto al suo. Si strinse alla maglietta verde sbiadita e pianse. Sapeva che in quel momento l'uomo che nonostante tutto amava, era in un letto con un'altra donna.
 
Nicola guardava il soffitto. Era sdraiato su un letto e sul suo petto dormiva una donna bionda. Erika, gli sembrava si chiamasse così, o era Elena? L'aveva incontrata alla festa di alcuni amici, era una delle tante ragazze che riempivano le trasmissioni televisive e che sculettavano accanto al presentatore di turno. Era giovane. Le aveva ricordato Patrizia, frivola, superficiale e piuttosto stupida. Ma disponibile. Aveva bevuto più del solito e ora non stava bene. Si spostò per liberarsi da quell'abbraccio che cominciava ad infastidirlo. Erika o Elena, non si svegliò, si girò solo un po' stizzita. Lui si mise a sedere sul letto e la guardò per qualche istante. Aveva un corpo mozzafiato. La bocca era rossa e carnosa, i capelli biondi le cadevano sul viso. Era bella. Si alzò e si rivestì. 
“Vai già via? Non vuoi restare ancora un po'?” Disse la ragazza ammiccante e con fare provocante.
“È stata una notte indimenticabile, ma domattina devo andare al lavoro...”
“Posso chiamarti?”
“Mi offenderei in caso contrario!”
“Non mi dai nemmeno un bacio?”
Nicola le si avvicinò e le diede un lieve bacio distratto, poi uscì e tornò verso casa.
Non si accorse di essere arrivato sotto l'appartamento in cui aveva vissuto con la moglie. Alzò gli occhi e vide che le luci erano spente. Perché era lì? La forza dell'abitudine, girò l'auto e se ne tornò a casa. Era stanco e voleva dormire. 
Si fece una doccia. Senza sapere perché ripensò al primo bacio dato a Marcella.
Istintivamente si toccò le labbra con le mani. Aveva bevuto... Sì, aveva bevuto ed era per quello che certi ricordi riaffioravano nella sua mente. Non riusciva a dormire. Marcella... Pensava a lei e alle sue dita affusolate, che una volta gli facevano venire i brividi. Alla sua bocca, alla sua pelle... Non avrebbe più bevuto. Non voleva pensare ad una donna che lo odiava e che lui non sopportava da molto tempo! Lei aveva ciò che voleva! E lui era un uomo libero e aveva tutto! Tutto!
Fu una notte lunga e agitata. Si alzò presto ed uscì di casa. Raggiunse l'appartamento dove era stato la sera prima. Parcheggiò e aspettò. Poco dopo vide i suoi figli correre verso l'auto della madre. Sorrise, erano così belli e felici. Poco più indietro li seguiva Marcella che stava parlando al cellulare. Indossava un abito semplice, marrone, che le sfiorava le ginocchia, delle scarpe alte e i capelli erano un po' più lunghi di come li ricordava. La sentì richiamare i bambini che approfittando del fatto che la madre fosse impegnata in una conversazione, si rincorrevano e non volevano salire in auto.
“Adesso salite! Siamo in ritardo! Giulio! Francesca, salite subito in auto!”
I bambini le corsero incontro e la abbracciarono quasi per farsi perdonare e le ubbidirono salendo sui propri seggiolini. Marcella era dimagrita, forse un po' troppo, ma era sempre bella, bellissima. Per un momento fu tentato di raggiungerli ma poi cambiò idea. Non sapeva nemmeno perché si trovasse lì... Marcella. Sembrava che il tempo non l'avesse cambiata. Era bella come una volta. Eppure ricordava bene che per un certo periodo, quando guardava le altre donne le vedeva tutte più belle di lei. Era strano. Mise in moto l'auto e aspettò che lei fosse andata via per raggiungere l'ufficio.
 
“Marcella hai ricevuto l'invito di Valerio?”
“Sì... Ma non credo di venire alla sua mostra!”
“Perché?”
“Per molte ragioni. Non ho voglia di uscire, non mi va di lasciare soli i piccoli!”
“Marcella! Non è per questo...”
“No, è vero, non voglio vederlo!”
“Ma lui di te ha un ricordo molto profondo...”
“Lui di me ricorda la donna innamorata, piena di sogni, la donna che dipinse mille anni fa... Oggi vedrebbe una donna brutta, vecchia e senza speranza!”
“Brutta e vecchia? Amica mia, sei meravigliosa! Sei sempre bellissima. Valerio vedrà questo!”
“Non lo so... Non esco la sera da talmente tanto tempo che credo che i miei vestiti siamo fuori moda...”
“Marcella, passa in atelier e trova qualcosa da indossare! Anzi, andiamo insieme! Ci divertiremo un mondo!”
“Va bene! Ti prego, non mi lasciare sola. Non voglio parlare con nessuno!”
“Non preoccuparti! Ora andiamo da Ugo!”
Le due donne passarono il pomeriggio a scegliere l'abito più adatto per la serata a cui avrebbero partecipato. Si divertirono e per un momento Marcella dimenticò il dolore al petto che non la lasciava da troppo tempo.
Armando non era entusiasta di vedere la moglie prepararsi e farsi bella per incontrare un uomo che l'aveva vista nuda.
“Se non la smetti di fare quella faccia, giuro che stanotte non torno!”
“Amore mio, scusa, ma a me il tuo amico non è simpatico!”
“Ma se nemmeno lo conosci!”
“Beh però sai che non mi è mai andata giù la storia del ritratto!”
“Amore mio, tu sei l'unico uomo che abbia mai amato in vita mia! La tua gelosia da ragazzino mi lusinga ma è estenuante doverla tenere a bada!”
“Sei una donna crudele!”
“Forse, ma stasera voglio uscire solo con la mia amica, vedere una persona a cui tengo, godermi un po' di arte e divertirmi! E voglio che tu stia a casa con i bambini, ti diverta con loro e che vada a letto presto!”
“Mi lasci da solo... Triste e solo!”
“Vuoi farmi far tardi? Devo passare a prendere Marcella... Ora spostati da quella porta e fammi uscire!”
“No, se prima non mi baci!”
Betty stampò un bacio sulle labbra del marito che però non si spostò dalla sua posizione. 
“Dottor Mendoza, mantenga la sua promessa! Mi lasci passare...”
“Ti avevo chiesto un bacio vero...”
“No! Primo perché dovrei rifarmi il trucco e secondo, ma più importante, non mi lasceresti più andare... Ti prego, sono in ritardo!”
“E va bene, quando torni?”
“Non lo so... Vorrei poter parlare un po' con Valerio dopo l'esposizione!” Armando la fece passare e le sorrise mentre usciva di casa. La sua Betty era meravigliosa, ed era fiero di essere il suo compagno, suo marito. Eppure nonostante tutto, era nervoso all'idea che senza di lui ogni uomo presente l'avrebbe guardata con malizia...
“Marcella... Sei favolosa!”
“Anche tu, Betty... Andiamo?”
“Scusa per il ritardo! Conosci bene Armando e sai quanto possa essere pesante...”
“È una cosa molto bella...”
“Ora andiamo!”
 
Entrarono nella galleria dove Valerio aveva allestito la mostra e molti dei presenti si voltarono ad osservarle. Erano molto belle ed eleganti e i timori di Armando non erano poi così campati in aria. Betty sorrise pensando al marito e all'espressione che sicuramente avrebbe assunto. Ma era la loro serata e guardando Marcella, che invece si sentiva in imbarazzo, la invitò a seguirla. Betty indossava un abito blu, senza spalline, attillato, che le scopriva le gambe fin poco sopra il ginocchio, aveva raccolto i capelli e aveva scelto dei sandali alti dello stesso colore dell'abito. Marcella invece aveva lasciato i capelli sciolti sulle spalle, e aveva scelto un abito verde scuro con delle spalline fini. L'abito era più lungo di quello di Betty e scendeva fino a sotto al ginocchio. Indossava delle semplici scarpe nere con un tacco molto alto. Prima di arrivare ad ammirare la prima opera esposta, Valerio le raggiunse e le abbracciò. Le guardò e diede un bacio affettuoso a Betty, poi si rivolse verso Marcella e le accarezzò una guancia con le dita. Gli occhi di Marcella, si riempirono di lacrime ma si trattenne.
“Siete voi le mie opere d'arte... Venite!”
Le accompagnò in uno dei locali della galleria dove si era raggruppata una piccola folla evidentemente intenta ad ammirare i quadri esposti.
“Siete voi...”
Marcella e Betty alzarono lo sguardo e videro un quadro dove due donne girate di spalle si guardavano. Erano i loro volti e i loro corpi, non c'erano dubbi. Si guardarono e si sorrisero.
“Proprio come nel quadro. Siete proprio come vi ho sognato, immaginato. Bellissime!”
“Valerio... Questo quadro è meraviglioso! Ci hai fatto un regalo speciale!”
“Betty, sono felice che ti piaccia. Quest'opera non è in vendita. Me l'hanno chiesta in molti offrendomi delle cifre molto alte, ma è mia! Avrei voluto foste presenti, ma credo che sia in assoluto il più bel quadro che abbia mai dipinto... Marcella, cosa ne pensi?”
“Credo sia... Credo che Betty sia perfetta e la donna accanto a lei sia un fantasma, un desiderio... Non esiste!”
Betty la guardò e le toccò una mano, come nel quadro e Valerio le disse
“Non è così! La donna che ho di fronte è la stessa che ho dipinto. È solo un po' più triste. Vorrei tanto vedere il sorriso di Cartagena... Ti va di farlo per me?”
Marcella gli sorrise sincera, ma i suoi occhi non mentivano. Il suo dolore era evidente e sembrava incolmabile.
La serata proseguì tranquilla poi i tre si chiusero nell'appartamento di Valerio a chiacchierare. Fu lui sopratutto a raccontarsi con la solita allegria. 
“Marcella, dopodomani torno a New York, vieni con me!”
“E il lavoro? E i bambini?”
“Penso che per qualche giorno i tuoi colleghi possano fare a meno di te, e i tuoi figli hanno un padre!”
Marcella non rispose.
“Per il lavoro posso sostituirti io! E lui potrebbe tenere i bambini... Ma se preferisci possono stare con noi! Riccardo e Camilla ne sarebbero entusiasti! Armando li porterà da Nicola secondo gli accordi...”
“Marcella, ti farebbe bene. Ma sai che non insisterò! Io ne sarei felice!”
“Ti prometto che ci penserò...”
 
“Nicola sono io!”
“Marcella... Ti ricordi il mio numero... A cosa devo il piacere?”
“Per favore, non ho intenzione di subire il tuo sarcasmo. Ti ho chiamato perché devo partire per qualche giorno e forse vuoi tenere tu i bambini...”
“Certamente! E dove vai?”
“Non sono affari tuoi, comunque parto per lavoro!”
“Naturalmente, te l'ho chiesto solo per curiosità... Quando?”
Domani mattina ho il volo. La tata li accompagnerà all'asilo. Poi potrai andare tu a prenderli...”
Domani sera ho un impegno! Non avresti potuto avvertirmi prima?”
“Mi dispiace rovinare i tuoi piani, ma ho preso solo oggi la decisione di partire. Se credi sia un problema occuparti di loro, Betty si è offerta di ospitare i tuoi figli!”
“No, ci penso io.”
“Buana serata Nicola...”
“Marcella... Come stai?”
“Ripeto che certe cose non ti riguardano!”
Marcella riattaccò il telefono lasciando Nicola con una serie di domande che non avrebbero avuto risposta.
 
Marcella partì con Valerio e Nicola passò dei giorni bellissimi con i figli. Si divertirono tanto che lui sperò che quei giorni non finissero mai. Era felice di guardare la TV con loro, di portarli al cinema, allo zoo, di mangiare il gelato insieme. Passava le serate giocando con le costruzioni e poter raccontare loro una favola prima di dormire lo faceva sentire vivo. Molto più di quanto non si sentisse con le donne che frequentava.
Marcella invece sembrava rifiorita. A New York si divertiva. Valerio la portava ad eventi culturali diversi, a teatro e a delle mostre di amici artisti. Lei sembrava a suo agio a discutere con loro di arte. Gli amici di Valerio stuzzicavano i suoi interessi. Molti riconobbero in lei la donna ritratta in alcuni quadri di Valerio. 
“Ti senti meglio?”
“Sì, ti ringrazio per questa vacanza! Ne avevo bisogno! Mi spiace solo che stia per finire, non vorrei lasciare questa città!”
“Puoi tornare quando vuoi... Marcella, da domani tornerai alla tua realtà e spero che qualcosa in te sia cambiato!”
“Cercherò di pensare più a me stessa, e di sorridere a quello che di bello c'è nella mia vita.”
“Questo è un primo passo e se parte di questa conquista è dovuta al tuo soggiorno qui, ne sono felice! Però devi affrontarlo!”
“Lo affronto ogni giorno quello che è successo!”
“Devi affrontare lui! So bene che convivi con il dolore, ma se vuoi stare meglio, meglio davvero, devi affrontare la fonte del tuo dolore!”
“Non saprei nemmeno come fare! Lui vive la sua vita e non si è mai voltato indietro una volta! E comunque non sono in grado di perdonare quello che mi ha fatto!”
“Cos'è successo?”
“Mi ha tradito! Non solo una volta! So che la sua relazione è finita perché lei è andata da qualche parte... L'ho scoperto e l'ho lasciato!”
“Immaginavo che la vostra separazione non fosse stata tranquilla come quella descritta dai giornali. Sei stata molto brava ad evitare lo scandalo!”
“Ho pensato ai bambini! Al disastro che avrebbe fatto mio fratello e...”
“E al fatto che non avresti sopportato la commiserazione della gente...”
“Sì, anche... Mi rimaneva solo la dignità!”
“Però prima, cos'è successo tra di voi? Cosa vi ha diviso fino a quel punto?”
“Qualche tempo prima che Nicola iniziasse la sua relazione con un'altra donna, avevo abortito e non è stato facile superare il trauma. E poi sono stata in ospedale per qualche tempo...”
“Non immaginavo... Com'è successo?”
“È stato un incidente stupido...”
“Ma ha avuto delle conseguenze devastanti...”
“...già! Avrei potuto evitarlo, invece il mio bambino non ce l'ha fatta e io ho rischiato di morire... Ed è stata colpa mia!”
“Non credo che sia così...”
“Invece sì, lui mi aveva detto di riposarmi, ma quella sera c'era una festa per un premio vinto da Nicola... Volevo esserci a tutti i costi perché sapevo che nonostante tutto, ne sarebbe stato felice! Ero in ritardo perché i bambini avevano qualche linea di febbre. Non l'ho proprio vista l'auto che mi veniva addosso... Era verde, ma se non avessi accelerato per non tardare... È colpa della velocità se la macchina si è capovolta... Io ricordo di essermi svegliata non so quanto tempo dopo in ospedale. Avevo le gambe ingessate e un tutore alla schiena... E il mio bambino non c'era più!”
“Tesoro, mi dispiace così tanto... Non è colpa di nessuno!”
“Io sono sicura che lui invece mi abbia sempre ritenuta responsabile! Mi aveva detto di stare a casa e io invece non l'ho ascoltato. Quando sono tornata a casa sentivo il suo giudizio su di me! Non riuscivo a sopportare che mi guardasse! Che si avvicinasse a me! L'ho allontanato... Quando mi sono accorta che lo stavo perdendo ho provato a riconquistarlo, ma era tardi...”
“Hai mai parlato di questo con lui?”
“No... Ma so che sarebbe stato inutile. Mi ha odiato per quello che è successo. Non me lo ha perdonato. Ma non giustifico il suo tradimento! Avrebbe dovuto dirmelo! Gridarmi il suo odio, avrebbe potuto lasciarmi! Non igannarmi! Quello che non gli perdonerò mai è il fatto di aver fatto l'amore con me dopo averlo fatto con lei... Mi fa schifo pensarci! Mi ha toccato con le stesse mani con cui ha toccato lei...”
“Posso solo immaginare quello che provi... Ma devi dirgli tutto quello che hai dentro! Il tuo dolore non finirà mai! La tua vita rimarrà in bilico e non riuscirai a risolverla! Hai tenuto dentro i tuoi sentimenti per troppo tempo! Ora devi sfogare la rabbia che provi per quello che è successo...”
Marcella piangeva e lui la abbracciò. Non le disse più nulla fino a quando non la salutò all'aeroporto.
“Marcella, la prossima volta che ci vedremo, il sorriso sarà tornato nella tua vita... Non smettere di crederci!”
“Ciao Valerio! Grazie!”
 
I bambini corsero ad abbracciare la madre. La riempirono di baci e abbracci. Lei li ricambiò felice prima di chiedere loro di salire sull'auto. Nicola la guardava e non poteva fare a meno di chiedersi perché vedesse Marcella tanto bella. Era una madre stupenda, lo sapeva, lo era sempre stata, era quello che lo colpiva di lei, solo quello!
“Spero sia andato tutto bene...”
“Benissimo! Ci siamo divertiti e spero mi darai ancora la possibilità di stare con loro per più di due giorni!”
“Va bene... Ora ti saluto... Nicola, vorrei parlarti...”
“Dimmi pure!”
“Vorrei farlo in privato, non voglio che i bambini ci sentano!”
“Cosa vuoi?” Disse duramente Nicola.
“Vorrei solo parlare! Non sei obbligato, ma per me è importante!”
“Come vuoi! Quando e dove? Detta così sembra una sfida, un duello!”
“Non lo sarà, non dovrai dire nulla... Solo ascoltarmi qualche minuto. Domani sera va bene. Nel tuo ufficio?”
“Per me va bene... A domani!”
Il giorno seguente Marcella si dedicò ai figli che erano felici di vederla e che le raccontarono tutte le avventure che avevano vissuto. Marcella li ascoltava serena. Era decisa a chiudere con il passato e di farlo quella sera stessa.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Capitolo 14
 
Prima di entrare nel suo ufficio, si fermò per qualche istante, la signora Enrica le chiese se stesse bene, probabilmente era pallida... 
“Dottore, la signora Marcella è qui!”
“La faccia entrare per favore! Enrica, può portarci qualcosa da bere? Ciao Marcella, cosa preferisci?”
“Nulla grazie! Mi fermerò solo pochi minuti!”
“Enrica mi porti un caffè! Grazie!”
Marcella si accomodò su una delle poltrone poste difronte alla scrivania, lui la guardò mentre accavallava le gambe. Trovò quel gesto tanto naturale molto sensuale, ma fu un attimo. Si sedette e aspettò che fosse lei a parlare per prima
“I bambini erano molto felici... Si sono divertiti! Grazie!”
“Avevi qualche dubbio? Non mi sono separato da loro, ma dalla loro madre, se non sbaglio!” Nicola era infastidito. Quella donna riusciva ad innervosirlo senza nemmeno una ragione. La segretaria portò il caffè e poi li lasciò soli.
“No, non avevo dubbi! Era una frase che non voleva assolutamente innescare polemiche. Sono qui per parlare con te, ma non di loro... Durante il mio viaggio a New York ho...”
“New York? L'Ecomoda non ha nessun interesse in quella città! Avevi detto che il tuo sarebbe stato un viaggio di lavoro!”
“È importante? Sono andata a trovare degli amici, tutto qui!”
“Quali amici? Non ricordavo di avere amici nella grande mela...”
“Per favore, non è molto importante. Non è la città in cui sono stata ad avermi convinto a parlare con te. Ho solo avuto modo di riflettere lontano da qui!”
“Non mi piace tu abbia mentito! E perché l'hai fatto?”
“Non ritenevo il caso di darti spiegazioni e comunque non vedo perché tu debba arrabbiarti per una cosa del genere!”
“Odio quando mi menti!”
Marcella scosse la testa e sorrise amaramente, lei non gli aveva mai mentito su nulla, era sempre stata sincera con lui! Gli aveva raccontato tutto di lei e poi era stata sempre un libro aperto, fino al giorno dell'incidente.
“Bene, ho sbagliato ma per favore, non è facile per me essere qui. Devo parlare con te poi, ti giuro, uscirò definitivamente dalla tua vita.
“Credevo già fosse così!”
A quelle parole Marcella sentì una fitta nello stomaco ma cercò di non reagire.
“Hai ragione, allora diciamo che tu uscirai dalla mia vita!”
“Anche questo lo davo per scontato, ma ti prego, continua!”
“Vorrei chiederti scusa per ciò che è successo! No, ti prego, lasciami continuare... Per l'incidente, è stata tutta colpa mia! E non me lo perdonerò mai! So che non lo farai nemmeno tu e credo che tu mi abbia tradito per questo motivo...”
“Marcella... Quindi per te sono andato a letto con un'altra donna per punirti?”
“No, non credo fosse per punirmi! Credo tu l'abbia fatto per il disgusto che provavi per me! E io lo sapevo! Sapevo che guardandomi vedevi la donna che ti aveva tolto un figlio...”
“Marcella, non continuare!”
“Non sopportavo mi guardassi in quel modo! Ricordo bene quando mi sono svegliata all'ospedale il modo in cui mi hai guardata. Eri devastato per quello che era successo... Ne avevi tutte le ragioni. Ho provato a dimenticarlo. Ma ogni volta che mi toccavi, mi parlavi, sentivo il tuo disprezzo! Ho sempre saputo che mi ritenevi responsabile, e avevi ragione! Poi col tempo ti sei allontanato... Ma almeno mi evitavi i tuoi occhi pieni di odio...”
“Ora basta! Smettila di dire queste cose!”
“Avevi smesso di guardarmi ed eri lontano. Però in un certo senso ne ero felice. Perché avevi messo da parte l'odio per l'indifferenza! Mi sono accorta troppo tardi che la ragione era l'altra donna... Pensavo fossi solo stanco di avermi tra i piedi... Ma ho provato a farmi perdonare. In ogni modo, ho cercato di darti ciò di cui avevi bisogno... Ci ho sperato! Forse se mi avessi chiesto del tempo, se mi avessi confessato il tuo odio, saremmo riusciti a superare quel momento. Ma mentre io sprofondavo nella disperazione per paura di perderti, tu hai deciso di... Di andare a letto con un'altra donna. Era l'ultima cosa che mi aspettavo tu facessi. È stato umiliante! Hai fatto l'amore con lei... Quando penso che poi lo hai fatto anche con me mi sento sporca... Ancora oggi. Mi sembra di sentire un odore che non mi appartiene sulla pelle... Hai dato ad un'altra donna qualcosa di mio. Hai sempre saputo quanto la nostra intimità fosse importante per me... Avresti potuto lasciarmi. Ti giuro che non avrei sofferto tanto. Oggi però, ho deciso di chiudere con il passato. Proverò a dimenticare anche l'incidente. È stata tutta colpa mia, ma se non voglio essere sopraffatta dal senso di colpa, devo perdonare me stessa.”
Nicola non la guardava più aveva appoggiato il gomito su un bracciolo della poltrona e vi aveva appoggiato la testa. Le parole di Marcella erano assurde! Non avevano alcun senso!
“Ti chiedo scusa per ciò che ho fatto. Ora ti lascio solo!” Marcella si alzò e raggiunse l'uscita. Salì in auto e cominciò a singhiozzare, stava male, il dolore non si era affievolito, anzi, sembrava che volesse soffocarla. Cercò di respirare piano, inspirò a pieni polmoni. Lasciò il parcheggio senza guardarsi indietro.
Nicola non aveva cambiato posizione. Non si era accorto che lei aveva lasciato l'ufficio. Marcella non lo riteneva responsabile dell'incidente, aveva frainteso tutto. Credeva che i suoi rifiuti fossero dovuti a quello. Invece lei era sopraffatta dai sensi di colpa. Quando lei aveva aperto gli occhi in ospedale aveva confuso la sua ansia di perderla, con rabbia? Era tutto un malinteso? Un malinteso? Lei stava male, lo sapeva ma non le aveva mai chiesto perché. Era convinto di saperlo... Marcella...
Sollevò lo sguardo e solo in quel momento realizzò che se n'era andata.
Marcella...
 
“Armando...”
“Ti sei svegliato? Vuoi un caffè?”
Nicola cercò di alzarsi ma una fitta alla testa glielo impedì.
“Il medico ha detto di restare sdraiato, almeno per qualche giorno... Se dovessi vomitare ti dovrò portare in ospedale. Ma finora non lo hai fatto...”
Nicola si portò una mano nel punto in cui la testa gli faceva male. C'era una fasciatura, tolse subito la mano perché il solo tocco lo fece star peggio
“Ma cosa...?”
“Non ti ricordi nulla? Alvaro mi ha chiamato questa notte perché avevi bevuto un po' troppo e farneticavi. Sono arrivato appena prima che cercassi di uscire dal locale e quando mi hai visto mi sei corso in contro. Peccato che non riuscissi molto bene a correre, forse per l'emozione di vedermi, o, molto più probabilmente, per l'abuso di alcol e sei caduto come un sacco... Nonostante la musica hai fatto un rumore strano... Forse era il rumore della tua testaccia che si è quasi rotta. Quindi ho chiamato un medico, ti ho portato nel suo studio, ti ha visitato e appurato che la ferita era abbastanza superficiale mi ha permesso di riportarti a casa... Facendomi promettere che avrei badato a te... Ed eccoci qui! Vuoi un caffè? È pronto...”
“Non ricordo niente...”
“Amnesia o postumi della sbornia?”
“So di essere uscito dall'ufficio e di essere andato nel locale di Alvaro. Non ricordo altro...”
“Compatibile con la sbornia allora. Lo dico perché potrebbe servire al medico naturalmente!”
“Betty sa che sei qui?”
“Ovviamente! Non ne è felice, ma non ti lascerebbe morire per essere inciampato sul tuo piede... Non sarebbe dignitoso, dottor Mora.”
“Armando...”
“Amico mio, ora che ti sei ripreso ti lascio nelle mani della tua governate. Anche lei è stata istruita dal medico su come intervenire in caso di necessità! Riposati! E magari vista la tua momentanea inattività, rifletti sulla tua vita tanto meravigliosa!”
Armando uscì dall'appartamento lasciandolo solo.
Nicola chiuse gli occhi. Gli tornarono in mente le parole di Marcella. Marcella e i suoi silenzi... Sapeva bene dei suoi silenzi. La conosceva. Marcella si chiudeva nei suoi silenzi da sempre. Era stato così quando soffriva per le donne con cui usciva, all'inizio, quando ancora non stavano insieme, e dopo la loro prima notte. Era silenziosa anche dopo aver fatto l'amore. E i primi malintesi, le sue gelosie. Lei reagiva così, con il silenzio, ma bastava stringerla e parlarle, lei si apriva come un fiore. Ricordava tutto di quei silenzi. Erano il suo modo per comunicargli il suo disagio, le sue paure. E lui li aveva sempre rotti quei silenzi. Sorrise pensando a quando era incinta di Giulio e si sforzava di non esagerare con il cibo. Lui si era preparato un panino e lei lo guardava sognando di divorarlo. Lui glielo aveva sventolato davanti per prenderla in giro e si era offesa... Anche quella volta lo aveva capito perché non gli rivolgeva la parola. Lui lo sapeva. E gli aveva promesso che non avrebbe mai più mangiato un panino, almeno in sua presenza. Erano scoppiati a ridere! Come aveva fatto a non capire che anche dopo l'incidente quelli in cui si rifugiava, non erano altro che i suoi silenzi? Si girò di scatto sentendo una fitta che gli tolse il fiato. Ma non era solo la testa a fargli male. Perché non l'aveva obbligata a parlargli come tutte le altre volte? Perché l'aveva lasciata da sola proprio quando sua moglie ne aveva più bisogno? Sua moglie... 
 
Prima di tornare a casa Marcella aveva girato un po' in macchina. Poi si era fermata vicino ad un parco ed aveva passeggiato un po' nel verde. Era buio ma sembrava non essersene resa conto. Ora che gli aveva parlato avrebbe dovuto ricostruire la sua vita. Aveva deciso di chiudere con il passato. L'avrebbe lasciato andare. Era quello che lui voleva, vivere una vita senza di lei e ora anche lei era decisa a vivere la sua! Non sapeva da che parte cominciare. Ma era certa di una cosa, i suoi figli erano la sua priorità, e qualsiasi decisione avrebbe preso, sarebbe stata in funzione loro. Tornò a casa in tempo per dar loro la buona notte. Poi si fece un lungo bagno. Cercò di liberare la mente da ogni pensiero, senza riuscirci del tutto in realtà. Quando uscì dal bagno però si sentiva meglio, come se l'acqua avesse un po' curato il suo cuore.
 
“Marcella...”
“Vieni Armando, volevo proprio prendere una pausa per un caffè... Ti va?”
“Sì, volentieri...”
“Mariana, può portarci due caffè? Grazie! Dimmi Armando ci sono problemi?”
“Hai sentito Betty questa mattina?”
“Non ho avuto un momento libero, avete fatto accumulare un bel po' di lavoro sulla mia scrivania...” Disse Marcella ridendo
“Questa notte sono andato a prendere Nicola in un locale... Era ubriaco e il proprietario, che conosciamo, era preoccupato... Sembrava piuttosto sconvolto da quanto mi ha detto...”
“Non mi interessa. Ieri sera abbiamo parlato. Gli ho parlato io, in realtà... Per l'ultima volta mi sono messa a nudo davanti a lui. Adesso basta! Sono stanca anche solo di discutere.”
“Beh, forse per questo era sconvolto, non mi ha detto nulla...ecco prima di riuscire a dire una parola è caduto e... Insomma te la faccio breve, ha praticamente dormito fino a stamattina...” Sul volto di Marcella si dipinse un'ombra di preoccupazione
“Sta bene?”
“Sì, il medico ha detto che non si trattava di nulla di preoccupante...”
“Meglio così! Perché me lo dici?”
“Volevo che sapessi quello che è successo da me... Dubito ci fossero fotografi, ma non lo posso escludere!”
“Grazie Armando! Ora se non ti dispiace vorrei ricominciare a lavorare...”
“Non vuoi più bere il caffè con me? Magari potresti raccontarmi del vostro amico Valerio...”
Marcella ringraziò Armando con un sorriso eloquente e trascorsero qualche istante leggero e divertente.
Per Nicola invece non ci furono momenti sereni. Si addormentava e si risvegliava in preda a incubi terribili. Sapeva che non avrebbe più potuto guardarla come prima. La sua Marcella si era addossata la colpa di quello che era successo e lui non l'aveva capita! Era lui a sentirsi in colpa perché sapeva che quella sera lei voleva solo raggiungerlo! E dava per scontato che lei provasse la stessa cosa! si sentiva rifiutato. Credeva che lei lo odiasse. Era successo tutto così in fretta che non se ne erano nemmeno resi conto. Ora però ricordava perfettamente le ragioni per cui si era innamorato di lei. Lei era speciale, sapeva essere dolce, e forte, comprensiva. Sapeva dargli la forza per superare le difficoltà, lo incoraggiava, si fidava di lui e lo sosteneva. Gli stava accanto anche quando era così impegnato con il lavoro da trascurarla. Con lei si sentiva a casa, sicuro e protetto! Tra le sue braccia poteva completamente lasciarsi andare. Una sensazione lo coinvolse completamente. Gli sembrò di sentire le sue dita sul suo petto, che lo accarezzavano. Le sue labbra che sfioravano la sua bocca. Era un sogno o stava impazzendo? Come aveva potuto tradirla con una donna che non valeva nulla per lui. Che non era nemmeno l'ombra di sua moglie? Cosa trovava nelle altre donne? Aveva tradito l'unica donna che lo faceva impazzire solo sfiorandolo con le dita... Quelle dita lunghe e bellissime! Le altre erano un divertimento? Una vendetta? E lui era caduto così in basso? Sapeva che Marcella non l'avrebbe perdonato. Quel pensiero sfiorato lo fece trasalire, le lacrime gli rigarono il viso e si lasciò andare ad un pianto senza respiro.
 
“Betty...”
“Non ho tempo da perdere, Nicola! Cosa vuoi?”
“Vorrei parlare con te...”
“Mi dispiace ma come ti ho detto non ho tempo... Ora scusami!”
“Betty, per favore, aiutami!” 
La voce di Nicola era strana
“Hai bevuto anche oggi? Forse dovresti chiamare mio marito che nonostante tutto, nutre ancora un briciolo di fiducia nei tuoi confronti!”
“Non ho bevuto... Betty, sei la mia migliore amica...”
“Te lo ricordi adesso? Dopo mesi di silenzio?”
“Betty, ti prego...” Nicola la implorò e Betty percepì che la sua voce non era strana, ma disperata. Dopo qualche secondo gli disse
“Dove sei?”
Si incontrarono poco dopo, nell'appartamento di Nicola. 
“Ti fa ancora male la testa? Armando mi ha raccontato quanto è successo, ma non credevo che fosse tanto grave...”
“Non è grave, la ferita è quasi rimarginata e la testa non mi fa più male!”
“Non mi sembra tu stia bene...”
Nicola non si radeva da almeno tre giorni, indossava solo dei bermuda e una camicia con solo qualche bottone chiuso. Era spettinato, con i capelli bagnati dopo la doccia e sembrava non avesse dormito da parecchio.
“Ci sono problemi al lavoro? È successo qualcosa?”
“No! La TerraModa va a gonfie vele... Almeno fino a quattro giorni fa. Non vado in ufficio da allora! Ma conosci i miei collaboratori...”
“Vuoi dirmi che diavolo sta succedendo? Da quanto non esci da qui?”
“Da quando tuo marito mi ci ha portato... Sono rimasto qui e ho pensato!”
“Nicola, mi stai seriamente facendo preoccupare!”
“L'hai vista?”
“Marcella? Sì, ieri sera... Cos'hai fatto, Nicola?”
“Niente, non in questi giorni almeno!”
“So che avete discusso la sera in cui ti sei ubriacato... È stato per quello che ti ha detto?”
“Betty con chi era a New York?”
“Cosa? Cosa c'entra New York?”
“Nulla... Non mi sono ubriacato per ciò che mi ha detto... Ma per le conseguenze di quelle parole...”
“Io so solo che per lei era necessario parlarti! Che per andare avanti doveva aprirti il suo cuore un'ultima volta! Non so cosa ti abbia detto, ma sono certa che fossero tutte cose che già sapevi!”
“No... Io non ne sapevo nulla! Betty, ho lasciato mia moglie e la mia famiglia e solo ora scopro di aver sbagliato tutto...”
“Nicola, sono mesi che vi siete separati! Stai dicendo che ad un tratto sei rinsavito e hai capito che razza di idiota sei stato? Me ne compiaccio, ma lo sai che è un po' tardi?”
“Non può essere tardi!”
“È tardi invece! Hai vissuto la tua vita fino ad adesso, continua a farlo! Se davvero hai capito di aver fatto degli errori, cerca di rimediare, cerca di condurre una vita che ti soddisfi. Pensa ai tuoi figli e al tuo lavoro! Prova a recuperare i rapporti con le persone a cui hai fatto del male. Ma non puoi cancellare ciò che hai fatto! È finita! Nicola, è finita!”
Nicola cominciò a piangere, Betty non lo aveva mai visto piangere. Forse il giorno in cui nacquero i suoi bambini, ma era un pianto diverso, pieno di gioia.
“Betty, l'ho persa? Credi che non mi possa perdonare?”
“No! Non lo farà! Non puoi pretenderlo! E non mi riferisco solo al tradimento, né a come l'hai umiliata con la tua vita dissoluta. Non parlo nemmeno di come tu l'abbia lasciata sola quando aveva più bisogno di te! Lei non ti perdonerà mai perché l'hai dimenticata! Per come l'hai cancellata dalla tua vita! Erano mesi che non le parlavi, le hai mai chiesto come stava? Dimmi Nicola, da quando non la vedevi?”
“Non da molto... A volte il mattino aspettavo che lei e i bambini uscissero da casa...
“Lei lo sapeva?”
“No, li guardavo dall'auto...”
“E allora perché lo facevi?”
“Non lo so, avevo bisogno di farlo... Ma ora credo di averlo capito. Io non l'ho mai dimenticata! Betty lo capisci?”
“No! Stai dicendo un mucchio di sciocchezze Nicola! Non provare a farlo! Non provare a dirle quello che hai detto a me! Le faresti del male e basta! Lei merita di essere felice! E comunque sai anche tu che le cose non cambierebbero!”
“Allora cosa devo fare? Devo lasciarla andare?”
“Lo hai già fatto! E lo hai fatto consapevolmente! Avresti potuto lottare per il tuo matrimonio! Ora è finito!”
“Io non posso!”
“Ma lo devi fare...”
“Betty aiutami! Parla con lei! Dille che sono pentito, che ho bisogno di lei! Dille che l'amo!”
“Sei pazzo, Nicola! Pazzo!”
“No, ma sto impazzendo...”
“Almeno dimmi cosa ti ha fatto cambiare idea!”
Nicola le racconto ciò che Marcella gli aveva detto, di come invece lui aveva vissuto quel periodo, che tutto era solo un malinteso causato dal dolore che entrambi provavano! Nicola non riusciva a smettere di piangere
“Qualche tempo fa, saresti stata dalla mia parte, mi avresti abbracciato...”
“Non lo farò ora! Perché in questi mesi sei stato tutto tranne che un amico! Non smetterò mai di volerti bene! Sei e sarai sempre mio fratello! E sono felice che tu abbia capito di aver rovinato tutto, di aver commesso degli errori! Hai toccato il fondo! Ho sperato succedesse prima, ma va bene! Ora sai che per colpa tua nulla è più come prima! E dalle ceneri dell'uomo che eri diventato, forse potrà rinascere il ragazzo che eri! Ma la devi lasciare stare! Non cercarla! Quando fra qualche tempo, avrete trovato il vostro equilibrio le dirai ciò che hai detto a me! Non sperare però che tutto si risolva! Non sarà così! Io spero davvero tu possa tornare a sorridere! Lo spero con tutto il cuore!”
“Le voglio parlare ora! Oggi stesso! Quando saprà quello che è successo, perché l'ho tradita, so che mi perdonerà! Non può avere smesso di amarmi! Non ci crederò mai!”
“Fa quello che vuoi allora, quando oltre al fondo avrai trovato il baratro, ti abbraccerò e raccoglierò i pezzi!”
Betty lo salutò dicendogli che lei ci sarebbe stata.
 
 

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Capitolo 15
*** 15 ***


Capitolo 15
 
L'aveva chiamata, quello che Betty gli aveva consigliato non aveva senso! Non poteva aspettare. Era stato stupido, crudele e cieco, aveva sbagliato. Doveva dirglielo subito. Era convinto che sarebbe bastato parlarle come aveva fatto lei. Lui aveva capito e per lei sarebbe stata la stessa cosa! Sapeva che non aveva smesso di amarlo. E lui l'amava, più di prima! Avrebbe passato la sua vita rendendo quella di sua moglie meravigliosa! Si sarebbe dedicato a lei e alla sua famiglia. E sarebbero tornati ad essere felici. Doveva solo vederla. Ma lei non gli rispondeva al telefono, né ai messaggi. Non poteva fare altro che andare da lei. Quella mattina si presentò all'ora in cui erano soliti uscire lei e i bambini
“Papà!”
Giulio e Francesca gli corsero incontro felici
“Nicola... Bambini per favore, vedrete vostro padre dopo la scuola, ora è tardi!” I bambini salutarono il padre con un bacio ed ubbidirono alla madre
“Perché non mi rispondi? Dobbiamo parlare!”
“Non è il momento giusto, ti prego... Non ora” lo supplicò Marcella indicandogli con lo sguardo il sedile dove erano seduti i figli.
“Lo so! Ma ti giuro che se non parliamo, mi troverai qui ogni mattina!”
“E va bene! Ci vediamo a pranzo!”
“No, dobbiamo parlare da soli!”
“È tardi, devo andare...”
“Ti raggiungo in ufficio!”
“No, possiamo vederci a casa... A casa mia, per pranzo! I bambini saranno a scuola e potremo parlare soli...”
“Grazie! A più tardi!”
Era felice Nicola, era riuscito a trovare il modo per parlare con lei! Ora gli sembrava tutto semplice.
 
“Cosa credi che voglia dirmi...”
“Vuoi che venga con te?”
“No, figurati! Betty, tu sai perché voglia parlarmi?”
“Sì, qualche giorno fa abbiamo parlato! L'ho pregato di lasciarti in pace, ma non riconosco più l'uomo che era...”
“Cosa deve dirmi?”
“Non sono io a dovertene parlare! Sarebbe un errore da aggiungere a tutto il resto! Ascoltalo perché non si fermerà fino a quando non ti avrà detto tutto. Poi rifletti sui tuoi sentimenti, sui suoi! Prenditi tempo... Ascoltare ciò che ha da dirti non sarà facile. Ma servirà a tutti e due. Almeno credo!”
“Non voglio continuare ad odiarlo...”
“Forse non sarà così...”
 
“Entra!”
Nicola varcò la soglia di quella che un tempo era la sua casa. Sentì l'odore del caffè della colazione e del profumo di Marcella. Si guardò in giro e gli sembrò che quella casa non fosse cambiata, c'erano i giochi dei bambini sul tavolino del soggiorno, i libri, i dischi. Ma non vide le loro foto
“Siamo qui, ti ascolto!”
Nicola si girò verso di lei e la guardò. Era bellissima, la sua donna. Le si avvicinò e le accarezzò il collo. Marcella si spostò di scatto 
“Non toccarmi! Non farlo!”
“Io ti amo!”
Marcella lo guardò e gli sorrise
“Davvero?”
“Non ho mai smesso di amarti! Ero confuso! Ma ora mi devi ascoltare...”
Nicola gli disse quello che aveva provato la sera dell'incidente, della paura di perderla, di come si sentisse in colpa nei sui confronti. Le chiese scusa per non averla ascoltata. Tra loro c'era stato un equivoco. Il dolore li aveva allontanati, e lui aveva commesso tanti errori! Le chiese di perdonarlo perché sapeva che anche lei lo amava ancora. Le si era avvicinato e le accarezzava i capelli.
Marcella non si mosse, era sconvolta da quello che le era appena stato rivelato. Era vero il suo matrimonio era finito perché non erano riusciti a superare il dolore. Li aveva divisi, era grande quel dolore e non erano riusciti a condividerlo. Forse sarebbe bastato poco, una parola magari. 
“Amore mio, dimmi qualcosa! Dimmi che comprendi...”
Lei lo guardò negli occhi e le parve di rivedere gli stessi occhi di cui si era innamorata, una lacrima le scese sulla guancia e lui con il pollice gliela asciugò. Senza muoversi gli disse
“Hai ragione. Il dolore ci ha reso ciechi l'una nei confronti dell'altro! Ti perdono per tutto! Come spero tu abbia perdonato me per averti escluso, per i silenzi e per ciò che non ti ho detto.”
“Amore mio! Grazie! Giuro che ti renderò felice!”
Nicola le prese il viso tra le mani e le diede un bacio sfiorandole le labbra, ma lei si spostò e si alzò. Non si girò a guardarlo mentre gli diceva
“Ti perdono, ma non posso dimenticare! Non dimenticherò mai il dolore, fa parte di me!”
“Lo so! Anche io non potrò dimenticare quello che è successo, ma possiamo ricostruire tutto, Marcella! Io voglio te! Sei l'unica donna che io abbia mai amato! Sei tutto!”
“Nicola, va via! Ora!”
“Non posso! Non lascerò inascoltato il tuo silenzio oggi!”
“Ti sbagli! Non è un silenzio! Ti dirò molto sinceramente e chiaramente quello che provo. Io non ti voglio qui! Non voglio che mi tocchi! Non voglio che tu creda che basti chiedere scusa per cancellare tutte le umiliazioni che mi hai inflitto! La tua indifferenza... Anzi il sollievo che hai provato quando ho scoperto di te e quella donna! Hai smesso di amarmi! Hai smesso di rispettarmi! Tra noi è finito tutto perché sei cambiato, e io posso perdonare i nostri errori dopo l'incidente, non quello che sei diventato! Io non conosco l'uomo che sei oggi. L'uomo che amavo non avrebbe mai condotto una vita come quella che hai vissuto tu.”
“Ho sbagliato! Credevo di non amarti più! Che tra noi fosse finito tutto! Ma non è così!”
“Stai sbagliando ora! Perché tra noi è finito tutto! Non mi interessa quello che credevi! Non mi interessa se ora credi di amarmi! E non importa nemmeno quello che provo. Perché il disgusto che mi susciti è più grande di qualsiasi cosa! Non ti permetterò mai più di toccarmi! Non dopo aver messo le mani su metà delle donne di Bogotà! Vai via! Io devo tornare al lavoro!” 
Nicola era distrutto da quelle parole. Credeva che sarebbe bastato parlarle, ma Betty aveva ragione... No, non era così!
“Non smetterò mai di sperare! Non smetterò di cercarti! Sei mia moglie! E torneremo insieme! Te lo giuro, Marcella! Tu sei la mia donna e questo non cambierà mai! Io ti amo e tu ami me”
“No! Non è così! Ora ti prego vattene via!”
Nicola uscì dall'appartamento e rimase fermò dietro la parta qualche istante. Lei sarebbe tornata la sua donna, sapeva che il suo amore non era finito. Doveva solo dimostrargli che era ancora l'uomo che aveva sposato.
 
“Signora Marcella, sono arrivati questi fiori per lei...”
“Chi li manda? C'è un biglietto?”
“Sì, ma ovviamente non l'ho letto! Signora Marcella, sono bellissimi!”
Erano bellissimi e Marcella sapeva che li aveva mandati lui, prese il biglietto e lo lesse. Non sbagliava era stato Nicola a mandarglieli. Strappò il biglietto
“Mariana, se le piacciono li tenga pure lei!”
Ogni mattina i fiori arrivavano puntuali. Come i messaggi.
“Mariana, la prego di rimandarli indietro! Non voglio più vederli! Quando il fattorino domattina verrà a consegnarli la prego di non accettarli! Che li butti o li regali alla sua fidanzata.”
“Come vuole, signora!”
Marcella aveva risolto il problema dei fiori. Nicola però era sempre presente e non solo con fiori e messaggi. Riportava i bambini sempre la sera quando sapeva di trovarla! Per fortuna però non li usava per avvicinarsi a lei. Era un padre premuroso e amava i suoi figli, era una cosa che non aveva mai messo in dubbio. 
“Betty, non so davvero cosa fare per evitare di vederlo... Mi ha sommersa di fiori, di messaggi...”
“Cosa provi per lui?”
“Perché me lo chiedi? Sai ciò che mi ha fatto!”
“Sì, lo so bene. Ma ti ho chiesto se lo ami.”
“L'amore non basta! La fiducia che avevo in lui, non esiste più! Rimangono solo delusione e disgusto... Pensare di farmi toccare da lui mi fa schifo! È andato a letto con ogni donna che gliene abbia dato occasione! In questi mesi era sui giornali ubriaco, senza alcun ritegno si faceva fotografare mentre le toccava, le baciava! Non ha pensato ai bambini che avrebbero potuto vedere i giornali, né ha pensato alle chiacchiere che la gente ha fatto anche su di me!”
“So bene quello che provi...”
“No! No puoi saperlo! Non del tutto! Nessuno ha mai fatto pettegolezzi su di te! Quando Armando appariva sui giornali, tu eri lontana, sposata. So che soffrivi! Che ogni foto era dolorosa, ma nessuno ha mai associato quelle foto a te! Io ho letto quello che scrivevano... Per i giornalisti io ero la donna fredda che evidentemente non dava al proprio marito emozioni e che quel pover uomo era rinato dopo la nostra separazione! Qualcuno ha anche insinuato che lui mi abbia lasciato perché ero più occupata con il lavoro che con lui... Che lo trascuravo, che non dovevo poi essere granché come amante! Tu hai mai letto qualcosa del genere sul tuo conto?”
“Scusami! Hai ragione! La gente è cattiva!”
“Lui lo è stato! Perché avrebbe potuto essere più discreto o smentire quelle voci! Non l'ha fatto perché non gli importava nulla di me!”
“Marcella, lo ami?”
“No! Non lo amo! Lo odio! E lo odierò per sempre! Mi toglie il fiato l'odio che nutro nei suoi confronti! A volte mi sembra di annegare nell'odio! Vorrei trovare la pace!”
“Forse se ne farà una ragione. Ti lascerà in pace...”
“Non lo farà mai! È convinto che tutto tornerà come prima!”
“E non è così?”
“Betty, pensi davvero che mi meriti un uomo del genere?”
“Io so che vi siete amati tanto. So che tra voi c'era una magia e so che avete sofferto! So che a volte l'odio nasconde amore...”
“Betty! Nicola è... Nicola era l'uomo che amavo...”
“Va bene amica mia! Non posso non comprendere le tue ragioni! Ma non potete restare fermi. Dovete andare avanti tutti e due!”
 
“Dottor Santamaria, buongiorno! Come mai mi ha convocato nel suo ufficio?”
“Signora Mora, che piacere vederla...”
“Valencia!”
“Ha ragione, mi scusi! Credevo che il dottor Mora l'avesse avvertita...”
“Io e il dottor Mora non parliamo molto...”
“Oh, beh ecco l'ho convocata per sottoporle la documentazione del nuovo assetto societario dell'Ecomoda!”
“Non capisco di cosa stia parlando...”
“Ecco suo ma... Il suo ex marito le ha intestato le sue quote della compagnia, credevo si trattasse di un accordo aggiuntivo a quelli concordati durante il divorzio...”
“Io non ne sapevo niente! Non voglio nulla che non fosse entro i nostri accordi...”
“Vede, signora Marcella, io ho solo eseguito le indicazioni del dottor Mora. Lei ora è la proprietaria del suo 15%...”
“Perché l'ha fatto?”
“Come le dicevo pensavo ne fosse a conoscenza! Ma forse il dottore non voleva più occuparsi della vostra compagnia. So che la TerraModa ha iniziato da poco una collaborazione con alcune società estere e...”
Marcella era confusa. Forse Nicola si era liberato delle sue quote perché deciso a buttarsi il passato alle spalle. Nelle ultime settimane era stato stranamente silenzioso... Aveva deciso di farsene una ragione!
“Molto bene... Dove devo firmare?”
“Aspetti solo un momento per favore...”
L'avvocato chiamò uno dei collaboratori che poco dopo entrò con i documenti necessari
“Signora Valencia, le presento il mio socio, il dottor Molina”
“Molto piac...”
“Marcella! Sei tu? Ci avevo sperato sai?”
“Luca? Luca Molina?”
Marcella era sinceramente felice di vedere quell'uomo. Erano stati amici da ragazzini e avevano frequentato l'università insieme. Ai tempi lui era molto amico di Armando e di Mario Calderon ma era molto diverso. Era sempre gentile e disponibile. Armando lo prendeva in giro perché era convinto che avesse una cotta per lei.
“Sono davvero contento di vederti! Sei sempre bellissima!”
“E tu sempre gentile! Sapevo ti fossi trasferito a Città del Messico...”
“Infatti ho passato gli ultimi dieci anni lì, ma sono tornato qualche mese fa...”
“Mi ha fatto piacere rivederti...”
“Marcella, perché non ci vediamo per un caffè?”
“Come? Ecco... Io sono molto impegnata con il lavoro e con i bambini... Mi scusi, dottor Santamaria, dove devo firmare?”
 
“Nicola cosa significa?”
“Le cose non cambieranno. L'Ecomoda appartiene alle vostre famiglie e quando ho acquistato le quote di Daniele l'ho fatto per lei!”
“Perché l'hai fatto? Non sei più interessato a questa compagnia?”
“Io sono interessato a Marcella! Le ho ceduto le mie quote perché spero che capisca che tutto ciò che è mio è suo! Se volesse gli regalerei anche la TerraModa!”
“Cosa ti ha detto? Intendo quando ha saputo delle tue intenzioni?”
“Beh ho voluto fosse una sorpresa!”
“Una sorpresa? Non sarebbe stato meglio un fiore?”
“Gliene ho mandati tanti ma non hanno avuto l'effetto sperato... Ho pensato che se le avessi dato qualcosa a cui tiene da sempre forse avrebbe accettato il mio cambiamento! Spero capisca che lei è tutto per me!”
“Scusa, ma questo gesto non mi sembra dimostri il tuo cambiamento! Le hai semplicemente dato qualcosa di materiale!”
“Le ho dato l'azienda della sua famiglia! Vale milioni di dollari!”
“Sì, infatti, sembra tu voglia quasi comprarla!”
“Non è così... Lei lo capirà...”
“Lo spero!”
“Stasera voglio portarla fuori a cena...”
“Lei lo sa?”
“Non ancora! Ma sarà come il giorno in cui le ho chiesto di sposarmi. Fu la sera in cui le dissi che avevo il capitale per acquistare le quote del fratello. Oggi sono sue! Avrei dovuto darle a lei quel giorno...”
“Non capisco se tu sia stupido o romantico...”
“Da quando abbiamo parlato non sono più uscito con nessuna donna! Mi interessa solo lei! Voglio riconquistarla! E se stasera non riuscissi a convincerla, sarà domani o fra una settimana, ma lei tornerà da me!”
“Da te o con te?”
“Io ho bisogno di lei!”
“E lei? Ti sei chiesto lei di cosa abbia bisogno?”
“Crede di odiarmi, crede che tra noi sia finita, ma non è così!”
“Ne parli come se fosse una tua proprietà!”
“Lei è mia! Smettila di insinuare dei dubbi!”
“Scusa... Forse sarebbe la cosa migliore se tornaste insieme!”
“Sarà così!”

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Capitolo 16
*** 16 ***


Capitolo 16
 
Quella sera però Marcella non accettò l'invito di Nicola, gli disse di non capire la ragione per cui le aveva regalato le sue quote, ma che non aveva nessuna importanza. L'Ecomoda sarebbe comunque stata dei loro figli e se aveva deciso di non rinunciare, era solo per loro. Era però confusa, credeva che quel regalo fosse una sorta di addio, un modo di chiudere, e in un certo senso lo aveva sperato. Ma lui era lì e le chiedeva di uscire a cena... Si limitò a chiedergli tempo sperando che non fraintendesse le sue intenzioni. Lei voleva superare l'avversione che provava per quell'uomo. Sapeva che nel momento in cui fosse riuscita a guardarlo senza soffrire avrebbe potuto ricominciare a vivere serenamente. E sperava di poter discutere con lui senza provare dolore molto presto. Nicola invece aveva interpretato la sua richiesta di tempo come se lei volesse semplicemente rimandare l'inevitabile e che ormai mancasse poco alla loro riconciliazione. 
Lui la ricopriva di attenzioni, era disponibile, le dimostrava ogni giorno il suo interesse, era tornato a condurre una vita lontana dai flash dei fotografi. Si impegnava con il lavoro e con i bambini. Lei non poteva non vedere quello che stava facendo.
 
“Cosa devo fare?”
“Perché non accetti?”
“Sarebbe strano...”
“Strano? Bere un caffè con un amico che non vedi da tempo, ti sembra strano?”
“Non pensavo mi avrebbe cercato qui in ufficio... Temo possa farsi idee sbagliate!”
“Ti ha invitato per un caffè! Non ti ha chiesto in moglie! Mi hai detto che ti era simpatico, che ti piaceva parlare con lui...”
“Beh, diciamo che l'alternativa oltre a Patrizia Fernandez e Monica Agudelo era Mario Calderon... Lui sembrava un santo e uno scienziato se paragonato agli amici che frequentavo qualche anno fa... Io non avevo la tua for... Io non ho mai avuto amici come... Beh, hai capito!”
“Quindi credo che sarebbe carino rivederlo!”
“Armando era convinto provasse qualcosa per me... E non so gestire una situazione del genere!”
“Marcella! Sono passati secoli, purtroppo per noi - Betty rise - anche se fosse, mi hai detto che è sposato...”
“Hai ragione, ma non esco con un uomo che non sia mio figlio da... Lo sai!”
“Ti farà bene! Passare un po' di tempo con gente diversa sarà solo un piacere...”
“Lui cosa ne penserà?”
“Che ti ha perso! Oppure non penserà a nulla! In questo momento non mi interessa!”
“Non devi rinunciare a lui per colpa mia! Hai dimostrato di essere la migliore delle amiche, ma non sei obbligata a continuare ad evitarlo...”
“Non lo faccio per te! Io credo che Nicola non sia cambiato... È vero, non sta più combinando sciocchezze, sembra tornato quello di una volta... Ma in fondo non mi convince... Temo che il suo, sia solo un modo per riconquistare te! Non mi sembra sincero... È solo un uomo di successo, compiaciuto di se stesso e convinto che tutti debbano sottostare ai suoi capricci, o bisogni!”
“Non mi interessa...”
“Non credo sia così! Anzi credo che tu abbia avuto la stessa sensazione! Posso dirti che se fosse tornato il mio fratellino, il ragazzo di una volta, ti spingerei a perdonarlo! O almeno proverei a essere dalla sua parte...”
“Non lo perdonerei comunque!”
“Se fosse sincero lo perdoneresti! E ne varrebbe la pena!”
“Non è così... Quindi devo uscire con Luca?”
“Direi che se tu non lo facessi, mi offenderei! Amica mia, ti divertirai!"
 
E in effetti fu così. Qualche giorno dopo, Marcella aveva incontrato Luca in una caffetteria poco distante dall'Ecomoda. Era sinceramente indecisa se vederlo, un po' intimorita da una situazione tutto sommato nuova. Era strano, da sempre aveva interagito con uomini di ogni tipo, era abituata a trattarli come pari e loro la rispettavano e alcuni la temevano. Molti dei suoi dipendenti erano uomini. Ma le sembrava diverso. Era abituata a lavorare con gli uomini, ma sapeva che in quel caso si trattava di un incontro amichevole. Comunque si era sforzata di essere come ogni donna al mondo e non se ne era pentita. Luca si era dimostrato un'ottima compagnia. Non era cambiato, era gentile e affabile. Con modi eleganti ed educati. Era piacevole conversare con lui e si era divertita . Tanto da non rendersi conto che i caffè erano diventati due a cui si erano aggiunti dei succhi di frutta. Mariana la chiamò preoccupata non vedendola tornare. Marcella guardò l'orologio e si accorse che erano passate più di due ore. Salutò Luca che si fece promettere di rivederla, magari per una cena, senza fretta. Lei accettò sorridendogli. Una volta tornata in ufficio si rese conto che in quelle due ore aveva completamente dimenticato il dolore che non la abbandonava da troppo tempo. Si scoprì a sorridere da sola. Era stata solo una breve uscita con una persona che non la guardava con commiserazione o giudicando la sua vita, i suoi errori. Una persona che le aveva fatto riscoprire un po' di spensieratezza e non vedeva l'ora di poter ripetere l'esperienza. 
“Marcella!! Ero in pensiero... Ti ho mandato dei messaggi ma non hai risposto e quando ho chiamato in ufficio Mariana mi ha detto che non eri ancora rientrata...”
“Scusami cara, non mi sono accorta che erano passate due ore... So che ti avevo promesso di farti sapere qualcosa...”
“E quindi? È andata bene?”
“Beh, non so cosa tu intenda, ma mi sono divertita. Luca non è molto diverso da come lo ricordavo! Abbiamo parlato di un sacco di cose ed è stato molto piacevole!”
“Lo sapevo! Sapevo che ti avrebbe fatto bene!”
“Prima che tu me lo chieda, sì, mi ha invitata a cena... Ho accettato. Credo mi farà conoscere sua moglie!”
“Peccato sia sposato!”
“Betty, per favore! Perché dovrebbe essere un peccato?”
“Perché penso tu abbia bisogno di una persona che ti faccia dimenticare le amarezze...”
“Credi non sia in grado di stare sola?”
“No! Al contrario! Io penso che tu sia bravissima a stare da sola! Ma credo anche che staresti meglio se riuscissi a condividere qualcosa con una persona...”
“Mi spiace, ma Luca ha una moglie e non sarà lui quella persona!”
“È un passo! È comunque un passo!”
Betty salutò l'amica felice di averla sentita serena e dopo tanto tempo un po' meno triste.
 
Contro ogni aspettativa Luca non presentò nessuna moglie a Marcella. Si erano incontrati in un piccolo ristorante non troppo frequentato e Marcella fu stupita di trovarselo davanti solo. Si sentì come se stesse tradendo la fiducia di una donna che nemmeno conosceva e si chiuse nei confronti dell'amico. Luca si rese conto che la donna che aveva davanti sembrava molto più distaccata e scostante rispetto a quella che aveva riscoperto pochi pomeriggi prima. Cercò di farla sorridere ma nonostante tutto sembrasse andare per il meglio, Marcella sembrava lontana. 
“Marcella, c'è qualcosa che non va? Mi sembra non ti stia divertendo... Forse il ristorante non è di tuo gradimento? Oppure molto più probabilmente ho sbagliato qualcosa?”
“Ecco, nulla di tutto questo! Il locale è molto carino e tu sembri davvero una persona perbene! Però mi chiedo per quale motivo tu mi abbia invitato a cena. Pensavo fosse un modo per presentarmi tua moglie, invece non solo tu non l'hai portata, ma soprattutto non parli di lei in nessuna occasione... Non voglio che tu creda che io sia qui per qualcosa di diverso da quello che è...”
“Io pensavo tu fossi qui per chiacchierare, per ridere delle nostre avventure da ragazzini e per raccontare qualcosa su di noi... Tutto qui!”
“Perché allora non c'è tua moglie?”
“Perché mia moglie, la mia ex moglie, vive a Città del Messico insieme al suo compagno, mio ex amico, per il quale mi ha lasciato lo scorso anno! È per questo motivo che sono tornato a Bogotà. E te ne avrei parlato se non mi fossi preoccupato per tutta la sera del tuo strano umore...”
“Scusa... Non lo immaginavo...”
“Non importa... Marcella, mi dispiace molto che abbia pensato queste cose... E mi dispiace molto di più che il tuo matrimonio ti abbia portato a pensare che tutti gli uomini siano indegni della tua fiducia...”
“Non hai alcun diritto di giudicarmi!”
“Non lo sto facendo! Io non ti ho chiesto nulla! Non mi interessa per quale motivo il tuo matrimonio sia finito! Ma eri una ragazza piena di vita e la vivevi con gioia e spensieratezza! Questa sera invece sei dura e inflessibile... Il dolore cambia le persone! Lo so bene perché anche per me non è stato facile accettare quello che mi ha fatto la mia ex, ma quando incontro una persona non mi pongo sulla difensiva...”
“Tu conosci solo la ragazza che ero! Non la donna che sono diventata... Ho passato un periodo difficile tutto qui...”
“Allora voglio essere del tutto sincero! Ti ho invitata perché mi piaci! Mi sei sempre piaciuta! Ho sempre adorato il tuo sorriso e quando l'altro giorno me lo hai regalato, ho capito che non volevo né potevo farmi sfuggire l'occasione di rivederti! Mi piaci! Non lo nego e spero che questa sia solo la prima di una serie di cene... Ora puoi alzarti e andare via! Ma spero rimarrai, finiremo la cena e parleremo... Di quello che vuoi!”
“Luca, io non mi sento pronta per una cosa del genere... Scusami!”
Marcella lo lasciò solo, tornò a casa e pianse. Pianse per il modo in cui si era comportata e per aver giudicato un uomo a causa dei suoi pregiudizi! E pianse per il suo matrimonio e per Nicola che amava con tutta se stessa, che non riusciva a dimenticare e che gli aveva rovinato la vita! Che la confondeva con il suo comportamento ambiguo. Lo odiò con tutta la forza che le rimaneva.
Il mattino seguente, Mariana la avvertì che era arrivato un mazzo di fiori e che si era permessa di accettarlo, le chiedeva scusa ma non sapeva cosa fare e aveva preferito ritirarlo per non sbagliare. Marcella entrò in ufficio e notò che i fiori non erano gli stessi che le inviava Nicola qualche tempo prima. Lesse il biglietto e i suoi dubbi trovarono conferma. Luca le chiedeva scusa per essere stato inopportuno. Le chiedeva di dimenticare quella disastrosa serata e che sperava di rivederla. Ma non l'avrebbe disturbata se non fosse stata lei a cercarlo. Sorrise...
“Signora Marcella, vuole che li butti via?”
“No, no Mariana, grazie!”
Rimase qualche minuto a riflettere poi chiamò l'unica che sapeva poteva aiutarla infondendole un po' di fiducia. Le raccontò quello che era successo la sera prima e tutte le sue paure. Betty le disse solo che aveva il diritto di rifarsi una vita, era uscita con una persona che era stata sincera e che forse quella persona, meritava almeno una possibilità con lei! Quando chiusero la telefonata Marcella inviò un breve messaggio a Luca in cui gli faceva sapere di lasciarle solo un po' di tempo, lei avrebbe avuto piacere a rivederlo.
 
Betty era entusiasta della possibilità che Marcella ricominciasse a credere negli altri e sopratutto a se stessa. Non credeva che Nicola fosse davvero cambiato. Gli sembrava solo avesse messo da parte i colpi di testa per riconquistare la fiducia della moglie e quella degli amici. Non dubitava fosse pentito di quello che aveva fatto! Ma era convinta che ancora non avesse davvero capito il male che aveva provocato e che ancora sottovalutasse i suoi errori. Non credeva fosse sincero. Eppure lui era sempre stato il suo migliore amico. La spalla su cui appoggiarsi nei momenti difficili. Nicola c'era sempre stato! Sempre! Non l'aveva mai abbandonata e l'aveva sempre sostenuta. Si chiedeva se lei fosse una buona amica, se davvero il modo in cui lo trattava fosse giusto. Eppure aveva provato a parlargli. Ma senza cavare un ragno dal buco. Lui era troppo convinto delle sue possibilità, troppo convinto che il successo ottenuto fosse sufficiente per meritare rispetto... Nicola era un ragazzo dolce, rispettoso e credeva nell'amore! Lo era sempre stato! Anche quando Ugo Lombardi lo aveva trasformato in un uomo di classe, facendolo diventare sicuro di se e delle sue possibilità, non era cambiato. Aveva diretto una grande azienda e l'aveva trasformata in una multinazionale con un fatturato da capogiro. Era riuscito, con il suo lavoro, a rendere grande una piccola compagnia che gli aveva permesso di comprare parte dell'Ecomoda. Ma era rimasto fedele a se stesso! Si dedicava al lavoro e alla donna che amava. Per lui non era importante il giudizio della gente. Non era interessato al clamore che spesso lui e sua moglie suscitavano quando partecipavano ad eventi mondani. Per lui l'unica cosa importante era la sua famiglia. Il lavoro gli permetteva di dare alla moglie e ai figli tutto quello che lui non aveva mai avuto. E poi amava il lavoro che svolgeva, si trovava bene a giocare con i numeri, con azioni o fondi. Era quello che sapeva fare. Ma aveva sempre svolto il suo lavoro rispettando gli altri, i dipendenti, le loro esigenze. Non aveva mai lucrato sugli altri ed era riuscito a vincere la sua scommessa. Era un uomo ricco e importante, rispettato. La piccola TerraModa, nata solo per non far fallire l'Ecomoda, produceva una grande ricchezza e impiegava decine di dipendenti. L'aveva resa un'eccellenza e lei lo aveva aiutato. Avevano lavorato insieme per anni, senza un problema, uno screzio. Poi lei se n'era andata. Lui aveva ripreso la dirigenza e continuava a gestirla con incredibili profitti. Ma anche in quel caso era cambiato. Era diventato più spregiudicato, non pensava più a rispettare tutti, ma solo a tutelare gli interessi dei suoi clienti e i suoi. Non era sbagliato, era un lavoro, ma lui era stato capace di avere successo senza violare i suoi valori. Ora invece era solo uno dei tanti ricchi interessati solo a se stessi. Quando era successo? Sicuramente tutto era iniziato con la crisi del suo matrimonio. Sapeva che il suo amico soffriva per quello che era successo e per la situazione che ne era derivata, aveva smesso di credere che la sua famiglia fosse tutto? No, non era quello. Ma aveva sicuramente perso la fiducia in ciò in cui credeva. Aveva lottato per rendere felice sua moglie. Si era impegnato, felice di quello che faceva ed era bastato così poco perché tutto andasse in pezzi! Pochi secondi. Se quella macchina avesse accellerato o rallentato qualche secondo prima... Era quello il momento in cui Nicola era cambiato. Avevano cercato di stare vicino a lui e a Marcella, ma era evidente che non erano riusciti ad aiutarli. Cosa aveva sbagliato? Cosa avrebbe potuto fare lei per i suoi amici? Per Nicola? Avevano parlato tanto, poi ad un certo punto si era allontanato anche da lei! Forse quando aveva iniziato la relazione con un'altra donna... Poi era stato impossibile discutere con lui. 
“Nicola...”
“Ciao Betty! Come stai?”
“Ecco io sono preoccupata per te... Come stai?”
“Se ti riferisci al fatto che io e Marcella non siamo ancora tornati insieme, stai tranquilla! Sono certo che le cose stiano cambiando.”
“Perché non ci vediamo? Mi piacerebbe parlare un po' con te!”
“Ti va di passare per un caffè qui in ufficio? Sono un po' impegnato con un affare che sembra ostico e non riesco a muovermi...”
“Volentieri!”
Nicola non badò al tono dell'amica, e anche quando si incontrarono non diede molto peso agli avvertimenti di Betty. Per lui era chiaro che Marcella lo amava e non considerava nessuna possibile alternativa.
“Nicola, perché non ti prendi tempo per pensare?”
“Betty, io non devo pensare a nulla! Con Marcella ho sbagliato tutto, lo so! Sto cercando di rimediare! Mi impegno nel lavoro e non ho più combinato alcun casino... Lei lo sa e sono certo che sappia anche che lo faccio per lei...”
“Dovresti farlo per te stesso! Perché hai capito che andare a letto con ogni donna che capita è sbagliato, che non ti rende migliore o più interessante! Dovresti farlo per rispetto di tutte le donne, non solo per la tua ex moglie!”
“Nessuna donna si è lamentata Betty! Nessuna! Ero libero, non ho fatto nulla di male... Forse avrei potuto essere più discreto per lei... Ma mi spieghi perché continui a giudicarmi?”
“Non ti sto giudicando... Io vorrei solo ritrovare il mio amico Nicola, quella meravigliosa persona sempre pronta a capire me e gli altri! Disponibile e gentile! Anche nel lavoro... Mi sembra che in questi uffici ci sia invece un clima molto teso...”
“Solo per l'affare di cui ti parlavo, sì, sono sotto pressione ma quando lo avrò portato a termine anche i dipendenti avranno il loro tornaconto!”
“Sono sicura che sarà il solito successo, ma non parlo dei guadagni, sto parlando delle persone che perderanno tutto per colpa del tuo affare!”
“Non posso accollarmi i problemi degli altri!”
“No, hai ragione ma abbiamo sempre gestito la TerraModa con un occhio anche agli altri...”
“Si tratta di una banca! Una banca e basta! Hanno fatto degli investimenti sbagliati e ora sono sull'orlo del fallimento. Io interverrò con un aiuto che salverà molti dei soci, dei dipendenti e degli investitori! Chi ha sbagliato pagherà! Ma si tratta dei dirigenti incompetenti!”
“Alcune delle persone di cui parli hanno una famiglia! Se hanno commesso degli errori è stato perché si sono fidati di speculatori senza scrupoli...”
“Dovrei perdere milioni di dollari per persone che non hanno saputo fare il proprio lavoro?”
“Qualche tempo fa forse lo avresti fatto... O forse avresti gestito tutto con meno spregiudicatezza...”
“Beh, forse... Ma sai bene che si tratta solo di lavoro!”
“Solo lavoro? Hai ragione, ti prometto che non mi intrometterò più! Voglio solo dirti che nemmeno a Marcella piace il tuo modo di agire...”
“Hai parlato con lei di queste cose?”
“No, quando parliamo non sono queste le cose di cui discutiamo, ma sai che disprezza l'avidità, la superbia...”
“Non le è mai importato come gestivo la TerraModa...”
“Perché sapeva come lo facevi! Voglio darti un consiglio e spero tu capisca che se lo faccio è perché ti voglio bene! Se davvero vuoi provare a riconquistarla torna ciò che eri! Falle riscoprire il ragazzo di cui si era innamorata. Dimostrale di non essere solo un uomo senza scrupoli che considera le donne come oggetti, che hai smesso di cercarle perché il sesso non è quello che vuoi! Non solo per farle un piacere! Che nel tuo lavoro sei bravo e non hai bisogno di rovinare gli altri per avere successo! Torna ad essere dolce, sincero! Gentile! Non arrogante e convinto di te stesso! Mettiti in discussione e non pretendere nulla dagli altri! Non pensare solo a te stesso e a quello che vuoi tu! Ti sei chiesto cosa voglia lei? Cosa davvero vuole?”
“Lei mi ama, vuole essere felice e lo sarà solo con me!”
“No! Lei vuole la pace e vuole un uomo con cui ridere! Con cui parlare, con cui condividere le cose belle e anche quelle brutte! Non con un uomo ricco e soddisfatto, che pensa a se stesso come ad un dio!”
“Io non sono come mi descrivi...”
“Forse, ma ti assicuro che è difficile vedere qualcosa di diverso!”
“Allora cosa devo fare?”
“Io non so! Non lo so quello che devi fare! Ma sono certa che quando avrai capito che non sono le parole ad essere importanti, che non è quello che appare ma quello che davvero è a qualificarti, sono certa che con lei avrai una possibilità...”
Nicola non le rispose. Lei lo salutò.

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Capitolo 17
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Capitolo 17
 
Dopo la visita di Betty, Nicola rimase a rimuginare sulle sue parole. Era davvero così cambiato? E che male c'era? Nessuno lo biasimava per il modo in cui trattava gli affari. Non aveva mai commesso un illecito, mai ritardato pagamenti, non si era mai immischiato in affari poco chiari. Forse qualche tempo prima avrebbe avuto qualche scrupolo a lasciare sul lastrico chiunque. Ma non c'era nulla di illegale. Riprese a lavorare. Mancavano solo pochi giorni alla chiusura dell'affare. Era troppo coinvolto per poter fare retromarcia e comunque anche se le parole di Betty lo avevano colpito, non si sarebbe mai tirato indietro. 
 
Marcella invece aveva deciso di concedersi un'altra possibilità. Aveva chiesto tempo a Luca ed erano ormai passati alcuni giorni. Lo chiamò e lui fu felice di sentirla. Senza insistere né pretendere una risposta affermativa lui la invitò a passare una serata insieme. Quando Marcella accettò l'invito le disse di non vestirsi elegante, la serata che aveva in mente, prevedeva scarpe comode e abiti sportivi. Marcella fu incuriosita da una proposta tanto strana, e attese quella sera con impazienza e curiosità. Lui la passò a prendere puntuale e non rispose alle sue richieste di delucidazioni. Una volta arrivati a destinazione Marcella vide che si trovavano davanti ad una palestra. 
“Luca, mi hai invitato per correre su un tapis roulant?”
“Questa palestra è un po' particolare, vieni!”
Marcella lo seguì e si trovò di fronte a delle pareti verticali
“Ecco, forse sarai costretta a cambiare le scarpe, non sono adatte, e ti dovrai fidare di me...” Luca le sorrise
“E cosa dovrei fare?”
“Scalare questa parete!”
“Luca, ma io non ho mai fatto nulla del genere... Non so nemmeno da che parte cominciare.”
“Potresti prima di tutto cambiare le scarpe, guarda, puoi chiedere qualcosa della tua misura. E poi dovrai concentrarti e pensare solo a dove metti i piedi e le mani... Questa parete è utilizzata dai principianti, anche dai bambini. Sei abbastanza allenata mi sembra...”
Marcella, scettica, non si mosse e continuò a guardare quella parete che le sembrava un palazzo di cento piani. Lui la prese per mano e la condusse di fronte ad una ragazza allegra e gentile che le chiese che numero di scarpe indossasse. Lei rispose senza convinzione e la ragazze le porse degli scarpini leggeri e consegnò a Luca un'imbracatura. 
“Indossa le scarpe e questi guanti. Poi ti aiuterò a legarti per essere in sicurezza!”
“Luca...”
“Sarò io sotto di te, farò in modo che se dovessi cadere, non ti faccia male! Ti divertirai! E scaricherai anche un bel po' di adrenalina!”
Una volta pronta Luca le indicò il primo appiglio sul quale appoggiarsi per iniziare la scalata. Marcella, un po' scocciata e piena di dubbi mise il piede sul primo appiglio, poi sul secondo... Guardò in alto e allungò un braccio. Luca le dava indicazioni, ma dopo pochi passi scivolò. Chiuse gli occhi pronta a toccare terra ma si trovò sollevata e legata a qualche cemtimetro dal tappeto. Lui la calò senza fretta e la invitò a riprovare. Marcella sentì un moto di rabbia nei confronti di quell'uomo che l'aveva portata in quel luogo. 
“Rinunci senza provare? Mi stupisci...”
Senza dire una parola Marcella rimise il piede sul primo appiglio e ricominciò a salire, sempre più concentrata. Riuscì a salire più del precedente tentativo ma poi riscivolò. Anche in quel caso, nonostante avesse sentito il cuore perdere un colpo, non cadde sul pavimento. Guardò in alto e ricominciò. Smise di pensare a Luca e alla sua stupida idea, a quel posto dove inizialmente credeva che tutti la guardassero, smise di pensare a se stessa, al lavoro, a Nicola. Cadeva, si fermava e ricominciava.
“Per oggi hai scalato abbastanza...”
“Ma che ore sono?”
“Sono passate due ore. Direi che è ora di una bella doccia e di tornare a casa tua!”
Marcella alzò la testa e vide un grande orologio posto appena sopra la postazione della ragazza che le aveva dato le scarpe. Due ore? Davvero aveva cercato di arrampicarsi su quella maledetta parete per due ore? Si guardò le mani. Erano sporche e lei era fradicia di sudore. Ma si sentiva bene. Benissimo!
“Ho dimenticato di dirti di portare qualcosa per cambiarti... Ma Nadia ti presterà qualcosa che tengono di scorta per i clienti speciali...”
“È la prima volta che vengo!”
“Tu sì, ma io sono un socio di questa palestra. Nadia, hai qualcosa da prestare alla signora? Magari anche un asciugamano?”
“Certo Luca, ehi! Amica di Luca, tieni! Ho una maglia e dei leggins della tua taglia! Ho anche dei calzini... E questo è un asciugamano che puoi anche tenere. Lo regaliamo ai nuovi soci, o agli amici dei nostri soci più simpatici. Nelle docce trovi sapone e shampoo!”
Marcella ringraziò la ragazzina e seguì le sue indicazioni per raggiungere lo spogliatoio.
C'erano alcune ragazze che chiacchieravano tra di loro e la salutarono senza formalità. Lei si spogliò e andò sotto la doccia. Si accorse che le mani le facevano male. Aveva rotto qualche unghia... L'acqua calda le rivelò anche qualche altro acciacco. Il giorno dopo non sarebbe stato facile alzarsi. Ma si sentiva bene. Come non le succedeva da tanto tempo! Si asciugò e indossò gli abiti che le aveva gentilmente dato la ragazzina. Lei non si vestiva così nemmeno in casa... Una maglia rosa con qualche scritta e qualche cuore stilizzato, dei leggins blu e dei calzini bianchi... Si infilò le sue scarpe da ginnastica, praticamente nuove e tornò da Luca che chiacchierava con alcuni ragazzi. Quando si fermò ad alcuni passi da loro, uno di quelli si girò e le fece i complimenti per l'ottimo risultato che era riuscita ad ottenere e per la costanza che aveva avuto. Lei lo ringraziò, poi guardò Luca, che salutati gli amici, si congedò da loro. 
“Allora? Ti sei divertita, mi sembra!”
“Mi spieghi cosa abbiamo fatto?”
“Hai fatto una piccola arrampicata per principianti e sei stata bravina... C'è margine di miglioramento, direi!”
“Luca, credevo fosse un appuntamento!”
“Sei delusa?”
“Non mi aspettavo certo di passare la serata in una palestra...”
“Non hai passato la serata in palestra, hai passato del tempo con me! E ti sei fidata di me!”
“Cosa?”
“Non mi sembra che la nostra cena sia stata un successo. Ma volevo rivederti! Sapevo che sarebbe stato imbarazzante chiudersi in un locale e parlare per forza! Non voglio obbligarti a raccontarmi tutto quello che ti è successo e sinceramente non ho voglia di raccontarti quello che è successo a me! Se fossimo usciti a cena ci sarebbero stati silenzi imbarazzanti, o parole imposte e impostate. In due ore abbiamo instaurato un rapporto di completa fiducia senza dover aprire bocca... Per me è un bel risultato! Non credi?”
“Sei strano...”
“Forse! Ma puoi negare di esserti affidata e fidata di me?”
“Diciamo che alla prima caduta credevo di ritrovarmi con il sedere per terra!”
“Ma non è successo! Sei risalita perché sapevi che non ti avrei fatto cadere!”
“Mi sono divertita!”
“Lo so!”
Luca la riaccompagnò a casa senza aggiungere altro. Si salutarono con un sorriso. Marcella gli era grata.
 
“Ehi... Allora? Com'è andata?”
“Se te lo dicessi non crederesti alle tue orecchie...”
Betty non dovette instere troppo per farsi raccontare da Marcella com'era andata la serata.
“Non ho capito, ti sei arrampicata su cosa?”
“Una parete! Una parete che si usa per allenarsi o imparare a scalare la parete di una montagna...”
“Tu ti sei arrampicata su una parete?”
“Scusa, mi sembra tu non abbia fiducia nelle mie capacità...”
“No... E ce l'hai fatta?”
“Non sono proprio arrivata in cima, ma uno dei ragazzi mi ha fatto i complimenti.”
“Ah ecco...”
“Mmmm mi sembri ironica...”
“Diciamo che mi sembra una cosa molto strana...”
“Strana, sì, ma penso che sia stata la più bella serata da troppo tempo a questa parte! Betty, quando ero su quella stupida parete ho pensato solo a raggiungere la cima! A niente altro! Pensavo a dove mettere le mani e i piedi, a non sbilanciarmi! Ero concentrata solo su me stessa... E mi sono fidata completamente di lui...”
“Oh... Beh, se è così ne sono felice... Tornerai a scalare?”
“Sì! Spero di farlo presto e insieme a lui... Magari non proprio stasera... Mi fa male dappertutto!”
Betty scoppiò a ridere sincera, la sua amica non aveva solo cercato di scalare una parete, aveva fatto un passo importante per ritrovare se stessa. Quell'uomo l'aveva aiutata e lei, anche senza conoscerlo, già lo trovava simpatico. Non le disse di aver parlato con Nicola, non sarebbe servito a nulla se non ad agitarla. Marcella meritava serenità e se per raggiungerla doveva scalare una parete, per lei andava bene.
 
Nicola aveva portato a termine il suo affare. Aveva guadagnato milioni di dollari per lui e per i suoi clienti facoltosi. Ma era stanco. L'affare era stato molto più complicato del previsto ed era riuscito a sbloccarlo solo dopo alcune settimane. Sì, era stanco. Per la prima volta da molto tempo. Si sentiva svuotato. Chiamò i suoi figli che da qualche giorno non vedeva perché troppo impegnato, ma la bambinaia gli disse che erano già a letto. Chiese di Marcella. La signora era fuori, le disse la donna... Marcella era fuori? Probabilmente era da Betty. Aveva lavorato tanto, ma non era felice. Le sue grandi conquiste le aveva sempre festeggiate con Marcella. La sua donna. Ma quella sera era solo. In ufficio erano rimasti solo pochi dipendenti. Festeggiavano anche loro la riuscita dell'affare. Gli chiesero di unirsi a loro che stavano organizzando una festa improvvisata in un locale del centro. Declinò l'invito e tornò a casa.
Marcella. Ricordò un locale carino e un po' fuori mano, semplice ma elegante, dove la musica era bella e piacevole. Ci era stato tanti anni prima per festeggiare l'acquisto della TerraModa. E non era solo. Come aveva potuto essere tanto stupido? In quel momento gli sembrò di averla persa... Le sicurezze degli ultimi tempi, sembravano svanite. Risalì in auto e parcheggiò sotto casa della donna che amava. Rimase lì, senza una ragione particolare. Poi notò che da una macchina che aveva accostato, stava scendendo una donna. Una donna bella, alta, vestita con una semplice tuta da ginnastica e una borsa da palestra a tracolla. Salutò la persona al volante ed entrò nel palazzo. Era lei? Ricordava che l'unica volta che l'aveva vista in tuta era stata la sera del bacio che le aveva rubato. Eppure era lei. Aprì la portiera ma era già sparita dietro la porta. Era bellissima. Come aveva potuto sostituirla con altre che di lei non avevano nulla? Marcella era perfetta... Lui l'aveva dimenticato. Era certo di poterla riconquistare... Almeno fino a pochi giorni prima. Ora invece, dopo aver rovinato qualche decina di persone si sentiva perso. Senza uno scopo nel lavoro e sicuro che lei gli era sfuggita per sempre. Era scesa da quell'auto sorridendo, da quanto tempo non le vedeva quel sorriso? A chi lo aveva riservato? Compose il suo numero di cellulare, squillò una, due, tre volte poi subentrò la segreteria.
“Marcella... Marcella volevo dirti che... Che domani mi sono preso un giorno libero e che vorrei andare io a prendere i bambini... Vorrei cenare con loro... Fammi sapere... Marcella... Ciao!”
Si sentiva in imbarazzo ad averla chiamata. Eppure non si era fatto scrupoli a corteggiarla con fiori, messaggi, telefonate, bigliettini e persino regalandole le quote dell'Ecomoda. Ma lo aveva fatto prima, prima di sentirsi tanto solo e vinto, vuoto... Era stanco. Solo e stanco.
Il mattino seguente ricevette un messaggio di Marcella con cui gli confermava la possibilità di vedere i bambini e di riportarli entro un certo orario. Lei era impegnata ma ci sarebbe stata la tata. Lei era impegnata. Nicola trascorse la giornata con i figli e si sentì un po' meno triste. Triste... Non era solo stanco? Sperava di vederla una volta riportati i bambini, ma lei non c'era. Decise di aspettarla in macchina. Poco dopo arrivò la stessa auto della sera prima. Marcella si attardò qualche secondo in più, poi sorridente, scese. Si girò e salutò la persona al volante che si stava allontanando. Era sempre vestita in modo sportivo con i capelli legati e un borsone. Nicola scese rapido e la raggiunse prima che entrasse nella porta del palazzo
“Marcella...”
Lei si fermò quasi impietrita, era chiaro che non si aspettava di vederlo, si girò piano
“Marcella... Vai in palestra?”
“Nicola... Sì, da qualche settimana... I bambini...”
“Sono già a letto. Li ho riportati quasi un paio d'ore fa...”
“Cosa fai qui?”
“Volevo vederti...”
“È un po' tardi, vorrei solo andare a dormire...”
“Come stai?”
Marcella era scocciata ma anche perplessa, Nicola le sembrava meno arrogante, meno sicuro di se
“Nicola, hai bevuto? Hai bevuto la sera in cui sei stato con i bambini?”
Nicola scosse la testa, un sorriso amaro si formò sul viso
“Tu non hai nessuna intenzione di tornare con me!”
“Nicola sei impazzito?”
“Sì, sono impazzito e sto cercando di rimettermi insieme... Sono impazzito mesi fa, quando ti ho tradito e quando mi hai lasciato e non ho lottato per te, e anche quando mi hai detto quello che avevi nel cuore. Ero pazzo quando ti ho parlato di quello che avevo provato e quando fino a ieri credevo fosse solo una questione di poco tempo. Ora ne ho la certezza, tu non vuoi tornare con me...”
Marcella sentì un brivido lungo la schiena. Si avvicinò e lo guardò negli occhi 
“Non ti ho mai fatto credere il contrario!”
“No, non l'hai fatto... Non mi ami più?”
Marcella deglutì poi distolse lo sguardo. Lui non si mosse.
“No, ma non ti odio nemmeno più! Io credo che se ci impegnassimo tutti e due potremmo costruire un rapporto basato sul rispetto...”
“Tu non mi ami più?”
Cercando di essere più convincente confermò quanto detto.
Lui la guardava, dentro qualcosa si era spezzato. Le si avvicinò e senza darle l'opportunità di reagire le prese il viso tra le mani e la baciò. Lei non si mosse, non gli restituì il bacio. 
“Marcella, non mi ami più...” Lei impassibile, si girò ed entrò nella porta del palazzo lasciandolo solo.
Nicola cadde in ginocchio senza forze, non pianse, non gridò. Non riusciva a muoversi, lei non lo amava più. Lui ora non esisteva più, non esisteva più per lei, né per se stesso. 

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Capitolo 18
*** 18 ***


Capitolo 18 
 
Quando era successo? Quando aveva capito che lei era persa? Cos'era successo in quei giorni? Le parole di Betty? No, o almeno non solo! Era importante? Sapeva solo che si era reso conto che con Marcella aveva sbagliato anche semplicemente considerandola sua... Perché lo capiva solo in quel momento? Il suo appartamento era al buio, rientrando non aveva acceso nemmeno la luce. Si buttò sul divano. Invece di festeggiare il proprio successo si trovava solo e consapevole di non avere più nulla. Nulla che davvero importasse. Avrebbe voluto essere con la sua famiglia, a guardare i figli dormire nelle loro camerette, a bere un bicchiere di vino con l'unica donna che avesse mai amato. Cosa era successo? Gli errori dopo l'incidente, i suoi dopo la separazione, le parole di Marcella e l'illusione che quelle parole nascondessero la voglia di tornare con lui, ma lei era cambiata. Dopo il viaggio e dopo quello che gli aveva confessato era cambiata. Ma lui aveva sottovalutato sua moglie, convinto di essere un uomo a cui nessuna, nemmeno lei, poteva resistere. Si rendeva conto che sua moglie non era come le atre donne. Lo aveva sempre saputo, per questo l'aveva amata e l'amava, ma l'aveva dimenticato, troppo preso da se stesso e dal suo ego. 
“Betty, ti ho chiesto di venire qui perché devo parlarti...”
“Oh... E di cosa? Non voglio parlare di quello che è successo ieri sera tra voi...”
“Te l'ha detto? Perché mi stupisco? Ora siete voi ad essere amiche... No, non si tratta di questo comunque. Voglio proporti di tornare alla TerraModa!”
“Preferirei non lavorare con te... I nostri rapporti sono già abbastanza tesi...”
“Vorrei riportare la mia azienda a quella che era prima! E tu sei la persona di cui ho più fiducia! Io mi prenderò una pausa...”
“Una pausa?”
“Sì, voglio prendermi una vacanza...”
“Una vacanza?”
“Sì!”
“Cos'è successo?”
“Nulla! Forse ho semplicemente capito di aver sbagliato tutto e ho bisogno di lasciarla in pace!”
“È per quello che ti ha detto?”
“Quello che mi ha detto è solo la conseguenza di ciò che sono diventato. Non me l'hai detto tu? Ora sarai felice di sapere che avevi ragione! Non consideravo quello che ho fatto un errore, non nel profondo e se avevo smesso di uscire con qualunque donna che mi corteggiava, è stato solo per convenienza e per convincerla! Ora invece ho capito che usavo le donne per soddisfare il mio ego. Nel frattempo davo per scontato che anche lei non avrebbe potuto resistermi per molto. Ho fatto un errore dopo l'altro e ora che non posso tornare indietro, mi sono reso conto di aver bisogno di andare via per un po'...”
Betty lo guardava. Era sincero. Finalmente aveva capito, e non era tardi! Sapeva che Marcella gli aveva mentito, lei non aveva smesso di amarlo, ma aveva solo deciso di ricostruirsi una vita. 
“Nicola e se non tutto fosse perduto?”
“Betty, da oggi puoi tornare a dirigere la mia compagnia!”
“Non puoi andare via ora! Non adesso che hai capito i tuoi sbagli! Hai ricordato chi eri! Chi sei! Tu sei un uomo speciale!”
“Speciale? Scherzi vero? Se non volevi nemmeno parlare con me!”
“Prima di sentirti dire ciò che mi hai detto... Non volevo parlare con un uomo egocentrico e arrogante! L'uomo che ho di fronte è invece un uomo che ha capito davvero i propri errori... Sei tu, il mio amico, quello leale e buono! Lo vedo e lo sento!”
“Voglio solo andare via per un po'! Ho bisogno di tempo! Andrò a Miami solo per un po'!”
“Non puoi Nicola! La perderai!”
“L'ho già persa!”
“No, Nicola! Non è così! So che non ha smesso di amarti!”
“E pensi davvero che riuscirei a riconquistare la sua fiducia? Che riuscirà a perdonare quello che ho fatto?”
“Non lo so! Ma posso parlare con lei, farle capire che sei cambiato, le chiederò di darti un'opportunità!”
“No! Non farlo! Promettimi che non le dirai nulla! Voglio sia felice! Voglio solo che sia serena per i bambini e per lei!”
“Ti prometto che non le dirò nulla! Ma tu non andare via! Ci sono anche i bambini a cui pensare!”
“Betty... Non ho intenzione di abbandonare i miei figli! Li amo con tutto me stesso! Domani parlerò con loro e gli spiegherò che dovrò allontanarmi per qualche settimana. Loro capiranno. Li chiamerò ogni giorno... Ma devo andare via per lei! Lo capisci? Ha detto di non amarmi più!”
“Ha mentito per proteggersi...”
“Per proteggersi? Ti rendi conto che ho spinto la mia donna a mentire perché non le facessi altro male?”
“Nicola... Non andare via!”
“Betty è da tanto che non riuscivamo a parlare così! Ora ti chiedo di prendere le redini della mia compagnia e farla tornare una società con i valori di una volta! Ti chiedo di starle vicino e di non dirle le ragione della mia partenza! Ora ho bisogno di te...”
“Nicola...”
“Betty! Ti prego aiutami! Tornerò e tornerò cambiato! Sarò l'uomo di cui ti sei sempre fidata, a cui volevi bene e che fece innamorare la donna più meravigliosa che esista... Ma se non mi aiuti io...”
“Oggi pomeriggio andrò in ufficio. Mi organizzerò e tornerò a dirigere la TerraModa! Ti prometto che sarà in buone mani e ti aiuterò! Non le dirò nulla... Ma promettimi di tornare presto!”
Nicola la abbracciò e lei lo strinse forte! Era triste nel vederlo partire, ma felice di aver ritrovato la persona che credeva persa.
Betty si mise subito al lavoro, ad Armando spiegò tutto pregandolo di tacere e di non intromettersi mentre con Marcella fu vaga. La donna si era stupita della decisione dell'ex marito. Era convinta che la sua fosse solo l'ennesima fuga dalla realtà ma non era intenzionata a chiedere spiegazioni. Le bastavano quelle che lui aveva dato ai bambini e quello che le aveva detto Betty. Nicola era un capitolo chiuso. Ora aveva imparato a scalare una parete senza fermarsi. Era riuscita a superare i limiti che credeva invalicabili e poi c'era Luca, un uomo di cui si fidava. Che non l'aveva mai giudicata. Stava bene con lui e si divertiva. Voleva che la sua vita fosse equilibrata. Non voleva più piangere né soffrire. Aveva dato abbastanza a quell'uomo. Ora meritava la pace! E se lui era lontano, lei avrebbe potuto concentrarsi su se stessa e su quello che era più giusto. I figli, il lavoro e perché no, anche un po' di felicità accanto a Luca. 
 
Luca le stava vicino e non le aveva mai fatto pressioni, erano riusciti a parlare e aveva trovato in lui una persona con cui confidarsi, a cui raccontare se stessa. Luca non aveva pregiudizi perché non conosceva Nicola, né la loro storia. Non sapeva quanto fosse stato importante per lei ma sapeva che il dolore che lui le aveva inflitto era grande. E aveva cercato di curare le sue ferite con il sorriso e la spensieratezza. Le aveva regalato un po' di sicurezza in se stessa e nelle sue capacità. Lei con Luca, non era una donna con un passato tanto ingombrante, era solo una donna che voleva un presente sereno e un futuro da scoprire. Per questo non voleva rinunciare a lui. Aveva anche lasciato che lui la baciasse. Una sera, mentre la riaccompagnava a casa. Le si era avvicinato e le aveva dato un bacio a cui non si era sottratta. Il primo bacio tra di loro... Così diverso da quel primo bacio rubato! Era stato dolce, gli aveva sorriso. A casa, dopo aver passato la serata con i figli, nel suo letto, ripensò al bacio che le aveva fatto scoprire la passione. Quel bacio lo ricordava bene. Quello che aveva provato quella notte lo ricordava bene. Le sue labbra... Ricordava bene la dolcezza confusa alla voglia di lasciarsi andare trattenuta. E ricordava anche quando tra lei e il suo uomo erano scoppiati la passione e l'amore. Il suo uomo? No, non poteva pensare a lui come il suo uomo! Nicola era stato di troppe donne. E allora perché pensava al lui invece che al bacio che un uomo perbene le aveva appena doto? Era stato un bacio dolce! Il resto non aveva alcuna importanza! 
Dopo quel bacio la loro storia era cambiata, era chiaro che Luca fosse molto preso da lei e lei non si sottraeva ai suoi slanci di affetto. Era decisa a portare avanti quella che considerava una relazione vera e propria anche se tra lei e Luca non c'era nulla di più intimo di qualche bacio. Quando era con lui stava bene, ma poi non appena rimaneva sola, era a Nicola che pensava e a quante emozioni provava ogni volta che uscivano insieme, che si baciavano e facevano l'amore. Fare l'amore con lui... Ogni volta era un'esperienza totalizzante. Non riusciva ad immaginarsi con nessuno che non fosse lui... Eppure sapeva che Luca, prima o poi, glielo avrebbe chiesto. Forse erano le sue paure, le sue insicurezze. Ma con Nicola si era lasciata andare completamente. Senza dubbi. Ricordava bene la prima volta che avevano fatto l'amore. Aveva paura di deluderlo ma non dei suoi sentimenti. Era stato così facile con lui? No, l'ombra delle altre donne le toglieva il fiato! Con Luca sarebbe stato diverso. Tutto molto diverso.
“Marcella... Sei arrabbiata come me? Da quando ho ricominciato a lavorare ci sentiamo così poco...”
“Ciao Betty, non sono arrabbiata, ho solo immaginato tu fossi impegnata...”
“Ti andrebbe di uscire a cena? Solo noi due?”
“Mi piacerebbe! Mi sei mancata...”
“Anche tu!”
Si incontrarono la sera dopo al Le Noir, Betty le raccontò che stava apportando una serie di cambiamenti alla TerraModa senza ridurre i margini di guadagno, di Riccardo che era stato scelto per partecipare ad un piccolo torneo dal suo insegnante di equitazione e che era in competizione con il cugino Lorenzo, della piccola Camilla che proprio come la sua Francesca adorava nuotare. Le disse che era tanto che non vedeva Ugo, troppo impegnato con il nuovo fidanzato e altre cose della sua vita quotidiana. Marcella la ascoltava e anche lei le raccontò di Giulio che aveva dimostrato di avere un'attitudine per la matematica al contrario di Francesca che invece prediligeva le bambole. Le parlò del fratello, che ormai viveva da parecchio tempo in Venezuela come diplomatico e stava pensando al matrimonio e della sorella, Maria Beatrice, che invece continuava a vivere volando di fiore in fiore. Betty però voleva che Marcella si confidasse con lei in merito alla sua relazione con Luca e visto che l'amica non accennava a parlarne, fu lei a chiederle come stavano andando le cose
“Direi bene... Tra noi c'è fiducia, rispetto! Stiamo bene insieme e parliamo di tutto”
“Anche tra di noi...”
“Sì, ma lui non mi fa domande su di te!”
“Scusa, non volevo essere indiscreta, ma non abbiamo più avuto modo di parlare... Mi chiedevo solo se tra di voi ci fosse qualcosa più di un'amicizia. E non te lo chiedo per curiosità, dovresti saperlo!”
“So che non è curiosità. So che sei spinta dall'amicizia, ma non riesco a dirti più di quanto non ti abbia detto...”
“Quindi tra voi non c'è niente?”
“Non lo so... Mi ha baciata...”
“Oh... E ti è piaciuto o lo hai respinto?”
“Non l'ho respinto ed è successo più di una volta... Vuoi altri dettagli?”
“Marcella? Perché sei così sulla difensiva? Non voglio obbligarti a parlarmi...”
“Betty... Scusa...”
Marcella le strinse la mano e ricominciò 
“Hai ragione, non ti ho più raccontato come vanno le cose. Il fatto è che nemmeno io so come vadano... Parliamo, ridiamo e scherziamo! Passiamo delle belle serate e mi diverto, stiamo bene, sento di poter essere me stessa, senza dovermi giustificare per una cosa o per l'altra. Mi ricopre di attenzioni e mi fa piacere sentirmi speciale per qualcuno. Mi ha baciata una volta e ho pensato che fosse stato carino, sperato che poi diventasse bello e poi speciale, ma non è stato così. Eppure non voglio rinunciare a ciò che sa darmi! Sa darmi serenità che è l'unica cosa di cui sento di aver bisogno...”
“E l'amore?”
“Potrebbe nascere...”
“No... Non è così! Io lo so meglio di chiunque altro...”
“Ma hai preferito la pace all'amore! Per cinque anni hai preferito la serenità alla passione...”
“E ho chiesto scusa ogni giorno a Michelle per quello che gli ho tolto, ho rischiato che mio figlio non conoscesse mai suo padre... Marcella! Ho rischiato di rovinare la sua vita per un compromesso! Non ho mai reso felice Michelle...”
“Betty... Io non ho mai detto di voler sposare Luca!”
“Lo stai usando come io ho usato Michelle... Con la differenza che Michelle sapeva ogni cosa!”
“Gli sono affezionata...”
“Ma tra voi non c'è nulla se non un'amicizia!”
“Io credo che lui per me provi qualcosa e sto provando a ricambiarlo!”
Betty la capiva e sapeva di essere l'ultima persona a poterle dire quello che era giusto fare.
“So cosa provi... Ma se lo ami ancora...”
“Io non amo più Nicola!”
“... Se lo ami ancora non devi per forza dimenticarlo... Lui è tornato il nostro Nicola!”
“Non lo amo! L'ho dimenticato e il tuo Nicola mi ha distrutto la vita!”
“Lo so, ma...”
“Ma cosa? Non intendo discuterne! Nicola è un capitolo chiuso! Per me lui non esiste più!”
“Lui ti ama...”
“Davvero? Davvero? Fino a quando non troverà qualcuna più giovane e bella di me?”
“Sa di aver sbagliato...”
“Sì, ha sbagliato! Non gli permetterò di farmi altro male!”
“Calmati ti prego! Non voglio farti arrabbiare...”
“E allora ti prego! Lascia che le cose vadano nella direzione che ritengo giusta!”
“Va bene... Ma so che lo ami ancora e lui ama te! Non lo ripeterò più, te lo giuro, ma lui ora sa di aver sbagliato ed è andato via per ritrovare se stesso e per lasciarti libera di pensare...”
“Ora scusa ma si è fatto tardi! Me l'hai giurato! Ricordalo! Non voglio più parlare di lui!”
E fu così, Betty non le parlò più di Nicola.
 
L'uomo era tornato a Bogotà da qualche giorno quando incontrò Betty alla TerraModa
“Vedo che le cose vanno molto bene...”
“Ho fatto in modo che gli investimenti siano gestiti in maniera oculata e sicura per almeno cinque anni. Ho predisposto un piano per ampliarli senza cambiare la politica iniziata...”
“Allora hai semplificato di molto il tuo lavoro... Avrai più tempo per gestire tutto...”
“Non capisco, non intendi riprendere le redini della compagnia?”
“No, ho un nuovo lavoro, tu sei la persona più indicata per gestire la TerraModa!”
“Nicola, di che stai parlando?”
“A Miami ho pensato a quello che voglio fare! Del lavoro, della mia vita... Ero confuso, poi ho incontrato qualcuno che mi ha aiutato a dare una svolta...”
“Non sopporto quando non vieni al dunque!”
“Ho incontrato il professor Andrea Sanchez...”
“Il rettore dell'Università?”
“Sì, rettore e docente della facoltà di economia... Mi ha proposto di insegnare!”
“Insegnare cosa?”
“Francese... Cosa credi possa insegnare io? Economia e finanza! Mi ha chiesto di entrare a far parte della sua squadra di docenti! Ci ho pensato e penso sarebbe molto interessante!”
“Tu insegnare?”
“Credi non ne sarei capace?”
“Credo che l'aula si riempirebbe di ragazzine più interessate a fare dei provini come modelle che di studenti...”
“Betty...”
“Non è una cattiva idea, devo ammetterlo, mi sembra solo strano, ecco tutto!”
“Vedrai! Ti stupirò! Avrò anche modo di passare più tempo con i miei figli! Li ho trascurati e non voglio più farlo! Inizierò la prossima settimana...”
“Allora ti faccio i miei auguri... Stai meglio, non è vero?”
“Sì, sto meglio. Voglio davvero buttarmi tutto alle spalle! Tutto! Giornali, donne, pettegolezzi, flash! Non mi interessa essere sotto i riflettori e voglio che tutti si dimentichino di me!”
“Anche lei?”
“Come sta?”
“Frequenta un uomo...”
Nicola sentì il cuore fermarsi.
“Frequenta qualcuno?”
“È un uomo con cui esce da qualche tempo, è un uomo perbene.”
“Ne sono sicuro!”
“Mi dispiace!”
“Non è colpa tua! Sappiamo tutti e due chi è il colpevole!”
“La lascerai andare?”
“L'ho lasciata andare il giorno in cui sono partito per Miami! La amo tanto che se lei è felice, io lo sono per lei! Non mi perdonerò mai per ciò che ho fatto e non posso pretendere lo faccia lei! Merita un uomo che non le faccia del male e sono certo abbia scelto qualcuno che non gliene farà!”
“Potresti parlare con lei!”
“Non lo farò! Voglio solo sia felice, lo ripeto, e io voglio provare a farmi perdonare e dimenticare!”
Betty lo strinse in un abbraccio affettuoso. Era orgogliosa di lui!
 
“Marcella Valencia!”
Quella voce... L'avrebbe riconosciuta tra mille. Aveva il potere di irritarla e indispettirla. Patrizia Fernandez era stata una sua amica e poi la donna della quale aveva avuto più paura. Si girò sfoggiando il suo sorriso più ampio e sì, era lei. Sempre bellissima, con i capelli biondi e lunghi sempre ordinati, con un abito meno vistoso di quelli che era abituata a vederle addosso.
“Ci incontriamo sempre così... Un po' per sbaglio! Ma sono molto felice di vederti! Ti trovo davvero bene!”
“Patrizia... Anche tu stai molto bene devo dire...”
“Marce, ti presento mia figlia...”
Marcella notò solo allora che accanto a Patrizia c'era una graziosa ragazzina di circa 10 anni, un po' timida e impacciata, Marcella guardò quella che era stata una sua cara amica, senza capire che cosa avesse detto
“Figliastra, ma la signorina mi ha decisamente cambiato la vita, più del suo papà! Lei è Carolina Serna, figlia di mio marito Ernesto, tesoro, lei è stata la mia più cara amica...Marcella!”
I modi di Patrizia nei confronti di quella ragazzina erano sinceramente affettuosi, tanto che Marcella non riconobbe quasi la donna che aveva di fronte!
“Molto piacere, Carolina!”
“Molto piacere, signora!”
“Marce, non trovi sia una bambina meravigliosa?”
“Patty!!! Non sono una bambina!”
“Sì, che lo sei! Sei la mia dolce bambina! Corri dai nonni, io arrivo subito... Marcella, ora devo andare...”
“Oh... Ecco, lui è Luca... Un mio amico, il mio compagno!”
Luca le sorrise e strinse la mano di Patrizia che ricambiò il sorriso senza convinzione e poi guardò Marcella in modo interrogativo.
“Capisco... Ora scusatemi...”
“Patrizia... Qualcosa non va?”
“No... Ecco, scusa...” Patrizia, imbarazzata, quasi corse verso la ragazzina e quelli che dovevano essere i nonni di lei. Marcella senza spiegazioni si alzò e le corse dietro.
“Possiamo parlare un momento?”
“Come? Certo, usciamo. Signori Sierna, scusatemi... Carolina, per favore, ordina anche per me...”
Patrizia seguì Marcella fuori dal locale
“Patrizia cosa significa il modo in cui ti sei comportata?”
“Non capisco, se ti ho disturbato scusa, ma non era mia intenzione farlo...”
“Non parlo di questo! Intendo il modo in cui hai reagito quando ti ho presentato Luca!”
“È solo un po' strano...”
“Cosa sarebbe strano?”
“Viviamo in Cile ma sapevo che tu e Nicola vi eravate separati... Ma non credevo fosse una cosa seria... Pensavo ad una crisi... Se sei felice va bene!”
“Eccola qui la vecchia Patty! Il modo in cui tratti quella ragazzina mi aveva quasi fatto pensare tu fossi cambiata... Sì, tra me e Nicola è tutto finito e se vuoi non c'è nulla che ti impedisca di cercarlo! Visto con quante sgualdrine è andato a letto, non saresti tu a fare la differenza!”
Patrizia le tirò uno schiaffo che la prese alla sprovvista, lasciandola completamente esterrefatta
“Ascoltami bene, Marcella! L'unica cosa che direi a Nicola è scusa! Gli chiederei di perdonare il modo in cui l'ho trattato! Perché vedi, le persone cambiano! E io sono cambiata! Ho conosciuto mio marito e prima di innamorarmi di lui mi sono innamorata di sua figlia! Non siamo ricchi! Ma siamo molto felici! Lui è un medico e io lavoro in un negozio di vestiti! Sì, cara! Faccio la commessa e ne sono fiera! Felice! Ho reagito in quel modo perché credevo che tu e Nicola aveste qualcosa di speciale. Credevo che il vostro amore fosse come quello delle favole! Fosse per sempre! E a giudicare dalla scenata di gelosia che mi hai appena fatto forse non avevo tutti i torti! Non so se sia vero che Nicola ti abbia tradito e non mi importa nulla! Ma guardati, Marcella! Hai mollato il tuo compagno da solo per darmi della sgualdrina e solo perché temi possa pensare ancora a lui... Lasciami in pace e scusa il disturbo!”
Marcella non replicò. Interdetta, non si mosse quando Patrizia la spinse leggermente per rientrare nel ristorante.
“Marcella, stai bene?”
“No! Andiamo via per favore!”
Luca le prese la mano e la condusse in macchina
“Non voglio andare a casa. Andiamo da te...”
Forse Patrizia era cambiata, ma le aveva detto un sacco di sciocchezze! Gelosia? Lei stava con Luca, e di Nicola non le importava nulla! Voleva solo dirle che se avesse voluto, poteva prenderselo! Era gelosia questa? Forse la bionda finta doveva cercare la definizione di quella parola sul vocabolario! Quella sera le avrebbe dimostrato che era rimasta la stupida di una volta! Avrebbe fatto l'amore con il suo compagno! Lo voleva e sarebbe stata sua!
Luca le aveva offerto un bicchiere di vino e lei si era accomodata sul divano. 
“Voglio fare l'amore con te...”
Lui appoggiò il suo bicchiere sul tavolo e le si avvicinò cominciando a baciarla
“Ne sei sicura?”
Lei non rispose ma cominciò a sbottonargli la camicia. Continuando a baciarla la portò in camera da letto. Lui le sussurrava parole dolci, le disse di essere innamorato di lei. Marcella si tolse il vestito e chiuse gli occhi.
Sdraiata su un fianco fissava un quadro che le sembrava assolutamente fuori luogo in una camera da letto. Luca la abbracciava. Si era addormentato e lei non vedeva l'ora si svegliasse per alzarsi e andare a casa. Voleva buttarsi nella sua vasca da bagno. Il quadro sembrava uno di quelli comprati in un negozio senza pretese, e la cornice non era niente di speciale. Lui non sembrava volerla lasciare. Sentiva che l'insofferenza per quella crosta dozzinale cresceva, ma non riusciva a distogliere lo sguardo. Perché non si svegliava?
Non riusciva più a sopportare la vista di quell'orrore
“Devo andare...”
“Amore mio... Mi sono addormentato!”
“Mi spiace averti svegliato, ma devo tornare dai miei figli...”
“Lo so... Ma vorrei passare il resto della notte tenendoti tra le braccia!”
E subire ancora la vista di quello scarabocchio?
“Devo andare a casa... E domani lavoriamo entrambi...”
“Già, ma vorrei che mi dessi un altro bacio prima di andare...”
Marcella si girò e gli diede un breve e lieve bacio, lui le afferrò il viso e lei non poté non ricambiare il suo bacio.
“È stato meraviglioso!”
“Sì... Vorrei rimanere ma non posso...” Mentì Marcella. Quel quadro le faceva venire la nausea.
“Mi vesto e ti accompagno!”
Si ricordò di essere senza macchina... Sarebbe stata disposta a chiamare un taxi o ad andare a casa a piedi piuttosto di continuare a stare in quella stanza con quel coso rettangolare, ma sarebbe stato poco carino.
Luca si vestì in fretta e la accompagnò a casa e le tenne una mano per tutto il percorso.
“Buonanotte amore! mi mancherai...”
“Anche tu!” Marcella gli sorrise ma si ripromise di chiedergli di togliere quel quadro dalla parete.
Si fece un bagno. L'odore che si sentiva addosso non le apparteneva. Era un profumo nel complesso piacevole ma preferiva indossare la sua canottiera sentendo solo il profumo che conosceva. Si asciugò e respirò profondamente l'odore della sua pelle. Sì, il suo bagnoschiuma era un profumo che conosceva bene. Entrò in camera e senza rendersene conto indossò una maglietta verde con le scritte sbiadite. Aveva fatto l'amore con il suo compagno ed era stata una cosa giusta. Luca era stato dolce. Ma era stanca e voleva solo dormire. Sperando di non sognare un quadro orribile!
 
Marcella e Luca continuarono a vedersi. Le cose andavano bene. Luca era sempre più innamorato, era felice. Si sentiva appagato e aspettava solo di passare con lei ogni istante possibile. Le regalava fiori, la corteggiava con messaggi e cercava di farla sentire proprio come si sentiva lui, appagata. Per lei l'unica cosa importante era l'equilibrio che aveva costruito.
Nel frattempo Nicola aveva iniziato ad insegnare presso l'Università che l'aveva visto studente anni prima. All'inizio le sue lezioni erano frequentate da curiosi che si chiedevano chi fosse davvero quell'uomo che fino a poco tempo prima appariva sui giornali soprattutto per le avventure sentimentali più che per meriti imprenditoriali. Col tempo però tutti gli studenti avevano cominciato ad apprezzare quel docente che sapeva rendere le lezioni semplici ed interessanti. 
“Dottor Mora, vorrei farle i complimenti! Gli studenti sono entusiasti delle sue lezioni. Come vede non sbagliavo a volerla con me!”
“Professore, ammetto che i dubbi erano solo sciocchezze. Non mi sentivo così realizzato da anni!”
“Fatico a credere che i suoi successi lavorativi non la soddisfacevano, ma spero che voglia confermare la sua presenza per questi semestri...”
“Posso solo ringraziarla! Per me sarebbe un piacere ed un vero onore continuare a lavorare con lei!”
Era vero, Nicola si sentiva soddisfatto e sentiva che l'insegnamento era davvero una strada inaspettata ma che lo realizzava davvero. Gli piaceva insegnare a dei ragazzi giovani e pieni di sogni come lo erano lui e Betty. Ragazzi intelligenti che volevano solo fare strada nella vita. Pensare di poter contribuire alla loro educazione era qualcosa di elettrizzante.
“Nicola, come stai? Ti ho portato il bilancio e la relazione del periodo...”
“Non dovevi disturbarti! Sono certo che vada tutto bene! Sbaglio?”
“No, non sbagli! Va tutto molto bene... E ammetto di trovarti in gran forma!”
“Sto benissimo! Non mi sentivo tanto bene da non so quanto! Insegnare è davvero incredibile...”
Nicola le raccontò degli studenti e di come si erano affidati a lui. Stava facendo un buon lavoro, ne era certo. Le sue lezioni erano molto frequentate e gli studenti lo consideravano un ottimo docente
“Non avevo dubbi...”
“Che bugiarda! Non ricordi cosa mi dicesti quando ti confidai la mia decisione?”
“Sì, forse hai ragione! Ma ammetto che il mio Nicola, quando decide di mettere impegno in qualcosa, non può che avere successo! Sbaglio?”
“Sbagli... Non tutto quello che ho fatto è andato bene... Lei come sta?”
“Bene... Credo! Negli ultimi tempi parliamo poco... So che continua a frequentare quell'uomo...”
“Forse sapendo del nostro riavvicinamento non vuole metterti in una situazione imbarazzante...”
“Non credo sia per questo! Comunque sembra tranquilla. Luca è un uomo perbene e forse ha trovato quello che cercava...”
“Ne sono felice!”
“Davvero? Davvero sei felice che la donna che ami, stia con un altro uomo?”
“Marcella merita un uomo che le dia tutto e che la faccia sentire bene! Merita il meglio e io sono stato il peggior uomo che le potesse trovare... Se sta con lui deve per forza essere un uomo buono! Non permetterebbe che i bambini si affezionassero a qualcuno che non ritiene all'altezza!”
“I bambini non lo conoscono... Non ancora almeno!”
“La conosci. Lo farà!”
Ed era vero. Luca le aveva chiesto di conoscere i suoi figli. Voleva imparare a voler loro bene perché la loro madre era la donna che amava. Per Marcella fu una richiesta imprevista. Non aveva mai pensato di far entrare nella sua vita qualcuno in modo così completo. Gli rispose che prima avrebbe dovuto parlare di lui e si rese conto che ci era rimasto male
“Luca, non ho ancora parlato di noi solo perché per loro sarebbe impossibile immaginarmi con qualcuno di diverso dal loro padre. Anche se sanno bene che non tornerà, loro lo adorano! Nicola è sempre stato un padre presente e attento! Ama i suoi figli e per loro è stata molto dura la nostra separazione! Ma ti prometto che racconterò questa sera chi sei... Luca, so che Nicola non fa più parte della mia vita, ma devo dirlo anche a lui.”
“Se non te la senti possiamo aspettare! Non voglio metterti fretta!”
“No, siamo una coppia e questo è un passo da fare... Stasera parlerò con Giulio e Francesca, poi con lui... Organizzeremo una cena a casa mia e te li presenterò!”
“Sei meravigliosa Marcella, ti amo!” Luca la baciò e lei ricambiò. Marcella non vedeva l'ora di tornare a casa. Viveva i loro momenti di intimità quasi come un pegno da pagare per avere al suo fianco qualcuno a cui voleva bene e che le stava accanto dandole la sicurezza di cui aveva bisogno. Si era chiesta se anche per le altre donne fosse la stessa cosa. Se quello che aveva provato in passato fosse solo un'eccezione, una magia impossibile da ripetere. Ma preferiva la sicurezza alla passione, la serenità al piacere, la pace al dolore. Luca era un compagno che non l'avrebbe fatta soffrire.
Così spiegò ai figli che nella sua vita era entrato un amico a cui teneva e che le voleva bene e che avrebbe voluto che loro lo conoscessero. I bambini la ascoltavano incuriositi, ma nessuno dei due parve particolarmente interessato. Lei ne parlava come di zia Betty, o zio Armando, come di Ugo. Per loro quel Luca, era solo un amico e a lei andava bene. Col tempo avrebbero accettato che quell'uomo era qualcosa di diverso.
 
“Nicola...”
“Marcella, ciao! Come stai?”
“Molto bene grazie. So che dovresti vedere i bambini oggi pomeriggio, mi chiedevo se potremmo rimandare... Magari domani potresti stare con loro anche la sera...”
“Va bene! Li porterò a cena fuori...”
“Come vuoi! Nicola, questa sera presenterò la persona che frequento a Giulio e Francesca...”
“Va bene!”
“Va bene? Non ti importa?”
“Molto più di quanto tu immagini, ma sono certo che proteggerai i nostri figli... Sei sempre stata una madre meravigliosa!”
“Oh... Allora ciao!”
Marcella era delusa! Era convinta di dover lottare per quella sua decisione! Credeva che avrebbe cercato di impedirglielo invece non aveva battuto ciglio! Perché si stupiva? Forse frequentava anche lui una donna e il suo atteggiamento era dettato da quello. Se lei presentava qualcuno ai bambini anche lui ne avrebbe avuto il diritto... Ma Luca non era come quelle ragazzine facili e senza pudore che frequentava Nicola. Se davvero voleva che i suoi figli la conoscessero, prima era lei a doverla valutare! Nicola non era cambiato! Si teneva in disparte e la lasciava tranquilla forse per evitare inutili sceneggiate. Ma era certa che lui non avesse smesso di vedere quelle... Quelle donne! Provò una rabbia che la fece vacillare. Quel dolore allo stomaco che credeva di non sentire più, si fece sentire, più forte di prima.
 
Così la cena si tenne e Luca imbarazzato e pieno di paure apparve ai bambini come un semplice amico. Del resto era così diverso dal padre. Marcella lo teneva a distanza ma per Luca era normale, era una madre con dei bambini piccoli, che idolatravano il padre e che avevano sofferto. Col tempo però Luca si rilassò e cominciò a trovarsi a suo agio con lei e i figli. E poi lui adorava il modo in cui li amava. Era una donna bellissima, di successo, e anche una madre attenta ed affettuosa. Per lui Marcella era un sogno tanto grande che non si rendeva conto che la donna che amava, tollerava appena di fare l'amore con lui.
 
“Marcella... Io e Betty vorremmo organizzare una cena a casa nostra... Ci farebbe piacere se veniste tu e i bambini e le presentassi il tuo compagno...”
“Vuole sia presente anche Luca?”
“Fa parte della tua vita... Ti sei allontanata da noi e Betty ne soffre. Perché non la cerchi più?”
“Sai bene che sono impegnata con il lavoro. Sto cercando di impegnarmi nel lavoro, con i bambini e poi c'è Luca... Non voglio allontanare nessuno!”
“Allora vuoi cenare con noi?”
 
Giulio e Francesca corsero da Riccardo e Camilla. Era un po' che non si vedevano e soprattutto Giulio sentiva la mancanza del bambino con cui era cresciuto e che considerava un vero fratello, e della sua sorellina, Camilla, con la quale sembrava avere molto in comune. Francesca lo seguì e cominciò a litigare con l'altra bambina per i vestiti delle bambole. Marcella presentò a Betty, Luca, che si dimostrò simpatico e gentile. Armando gli strinse la mano e si disse felice di rivederlo dopo tanto tempo. La serata fu serena e divertente e Armando coinvolse Luca in mille discorsi dando per scontato che fosse interessato a quanto Riccardo fosse bravo a cavalcare, quanto Camilla fosse portata per il nuoto e altri racconti da padre innamorato dei figli.
“È bello siate qui... Era tanto che non passavamo una serata come questa! Mi spiace solo che il tuo Luca sia costretto a sopportare mio marito e le sue farneticazioni da padre orgoglioso!”
“Luca è molto bravo ad ascoltare...”
“Quindi tra voi le cose vanno bene? Giulio e Francesca lo hanno accettato!”
“È così. Sanno che non prenderà il posto del loro padre. E lui è molto carino nei loro confronti!”
“Anche Nicola è contento che per i piccoli non sia stato un problema...”
“Non sarebbe comunque un suo problema!”
“Capisco che nonostante tutto, questo sia un argomento da non toccare. Per entrambi comunque il bene dei vostri figli è la cosa più importante e se tu sei felice con Luca non posso che essere d'accordo con te...”
Marcella non capiva perché l'amica dovesse sempre parlare di lui! In ogni discorso che intraprendevano doveva per forza inserire il suo nome. Approfittò quindi di un sorriso che le fece Luca, per allontanarsi da Betty e raggiungerlo. Ecco, Luca la salvava anche da queste situazioni imbarazzanti. Eppure, nonostante il disagio che provava quando pensava a lui, non riusciva a non farlo. Era un tormento che si infliggeva. Da quanto tempo non la cercava? Non la contestava? Non pretendeva nulla da lei? L'aveva dimenticata davvero? C'era una donna tanto importante nella sua vita? A volte le capitava di sperare di vederlo, di parlare con lui. E in quei momenti, Luca spariva. Non esisteva più per lei. Perché non riusciva a dimenticarlo? 
 

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Capitolo 19
*** 19 ***


Capitolo 19
 
L'annuale festa del club si sarebbe svolta proprio la sera in cui Luca era fuori città. Avrebbe volentieri declinato l'invito ma era stato lo stesso presidente ad invitarla. Era stato un caro amico dei suoi genitori e non era riuscita a trovare una scusa plausibile. Era costretta ad andare sola sapendo bene che tutta l'alta società della città sarebbe stata presente. E anche Betty. Le voleva bene. Tanto. Era la sua più cara amica ma il suo modo di sorriderle le dava sui nervi. Sembrava sempre pronta a elargire consigli saggi e intelligenti... Si ripromise di andare alla festa, salutare un po' di persone e poi scappare a casa. Sperando di non incontrarlo.
Quella sera si vestì con un abito che le aveva confezionato Ugo e che le calzava a pennello. Era bianco, con una cintura blu sotto il seno, indossò delle scarpe dello stesso colore della cintura e si limitò a pettinare i capelli senza raccoglierli.
Entrò e molti dei presenti le rivolsero i saluti e le fecero i complimenti. Scorse Betty e Armando che chiacchieravano con un uomo di spalle. Non aveva certo bisogno di vederlo in faccia per riconoscerlo. La sua figura era la stessa di sempre, alto, magro. Indossava una delle sue giacche con i jeans e le scarpe da ginnastica. Sempre uguale. Nicola era osservato anche da alcune donne sedute poco distante dai tre. Quanto erano stupide e senza vergogna! Betty la notò e la salutò con la mano. Lui si girò e la vide, diede un bacio a Betty e una pacca sulla spalla ad Armando e si allontanò voltandosi e accennando un saluto con un piccolo gesto della mano. Osservò quelle sciocche che si alzarono di corsa per raggiungerlo.
“Marcella sei bellissima! Ugo ha fatto un capolavoro!”
“Stai molto bene anche tu, Betty...”
“Marcella...”
“Dimmi Betty! Anche stasera hai qualcosa da consigliarmi?”
“Perché mi tratti in questo modo?” 
“Scusami hai ragione, non mi intratterrò molto...”
“Vedo che non sei di buonumore... Torno da mio marito. Resta quanto vuoi! Lui se ne stava andando!” Betty la lasciò sola. Era chiaro che l'amica si fosse offesa per come si era rivolta a lei. Non l'aveva trattata bene, era stata sarcastica e scortese. Aveva sbagliato, ma non ce l'aveva con lei, era solo scocciata per averlo visto.
La serata si stava animando e Marcella annoiata e sola, si spostò in giardino accanto alla piscina. Seduta su una delle poltroncine in vimini non si accorse del temporale che sopraggiungeva. La pioggia la colse alla sprovvista. L'acquazzone fu improvviso e violento e lei corse a ripararsi nella serra poco lontana dalla piscina. 
Era fradicia. Proprio quella sera doveva indossare un abito bianco? Si appoggiò ad uno dei sostegni guardando fuori dalle vetrate sperando che smettesse di diluviare presto. 
“Marcella!”
Deglutì, lui era lì? Non si girò, era certa non fosse solo, che fosse in compagnia di una donna.
“Marcella... Cosa fai qui?”
Era accanto a lei, poteva sentire il suo profumo, ma non lo guardò. Era solo...
“Marcella, stai bene? Stai tremando!”
Se ne accorse solo in quel momento, era fradicia e aveva freddo.
“Marcella...”
Si tolse la giacca e gliela appoggiò sulle spalle. Lei non protestò, quel profumo le riempiva le narici.
“Questa serra è molto bella... L'ho scoperta da poco e quando vengo al club mi rilasso qui con un bicchiere di vino. Ne vuoi?”
“No! Voglio solo tornare di la...”
“Aspetta qualche istante, presto smetterà... Credo! Oh, non vuoi restare con me! Hai ragione... Ora me ne vado!”
“Non sei così importante! Puoi fare ciò che preferisci! Resta! Tanto sta per spiovere...”
“Non voglio importunarti...”
La pioggia non sembrava voler smettere di scendere violenta e dal club arrivava una luce fioca. Tra i due era sceso il silenzio. Il rumore dell'acqua però non riusciva a coprire il loro respiri. Li percepivano distintamente. 
“Ai bambini è simpatico!”
“Di chi stai parlando?”
“Del tuo compagno! Ai bambini piace!”
“Non avrei mai fatto conoscere ai miei figli qualcuno che non fosse una brava persona... Hai fatto domande su di lui?”
“No! Me ne hanno parlato loro! Stai tranquilla, non voglio usarli...”
“Non volevo dire questo! So bene che non faresti del male a Giulio e Francesca!”
“Non avrei dovuto farne nemmeno a te!”
“Non essere teatrale! Non ti importa nulla di me!”
“Come mai sei sola stasera?”
“Non sono affari tuoi! Comunque il mio fidanzato è fuori città per lavoro!”
“Il tuo fidanzato...”
“Proprio così!”
Nicola percepì in lei una piccola insicurezza che gli fece battere il cuore. Si era avvicinato a lei e la guardava, le accarezzò il collo con le dita e lei si spostò scocciata
“Non toccarmi!”
Non la ascoltò, lei era lì, di fronte a lui e non riusciva a staccarle gli occhi dalla bocca. La sua bocca... Con il pollice le sfiorò le labbra. Marcella sentì un brivido che la congelò completamente. 
“Dimmi di andare via!” Lei non rispose. Le mise una mano sotto la giacca che le aveva appoggiato sulle spalle e la trasse a sé. La giacca cadde per terra lasciandole scoperte le braccia. Marcella non lo guardava, vinta da un mare di sensazioni che credeva non avrebbe mai più provato. Lui le scostò una ciocca dal viso e poi la baciò. Piano, assaporando il sapore delle sue labbra. 
“Dimmi di smettere...” Lei non rispose, con la mano le slacciò la cerniera sulla schiena e le accarezzò la pelle. 
“Dimmi che non vuoi! Dimmelo ora e ti giuro che me ne andrò subito!”
Marcella sapeva che avrebbe dovuto dirglielo, che sarebbe stato giusto chiedergli di smettere, ma il suo profumo la stregava, le sue mani la conoscevano così bene e quei baci le toglievano il fiato. 
Nicola fece scivolare le sue mani sul corpo di Marcella che non poneva alcuna resistenza. 
“Fermami, perché io non lo farò!”
Ma lei si abbandonò tra le sue braccia. Fecero l'amore appoggiati al sostegno di una serra, mentre fuori la pioggia sembrava aumentare di intensità.
 
Era tornata di corsa al club fradicia, era scappata all'auto e confusa tornò a casa. Lui era rimasto a guardarla dalla serra. Si era giurata che mai più lui l'avrebbe toccata, ma era bastato così poco per perdersi completamente. 
Le aveva chiesto di rimanere, di non smettere di accarezzarlo. Di baciarlo ancora. Le aveva detto di amarla mentre facevano l'amore. Si strinse nel letto. Era infreddolita ma non aveva voluto scaldarsi nella doccia. Voleva che l'odore che sentiva sulla pelle non andasse via. Era sempre stato così intenso? Era sempre stato così fare l'amore? Con Nicola sì. Tra loro era ogni volta come la prima. Sembrava che i loro corpi fossero complementari. La magia che si creava tra loro l'aveva sempre lasciata completamente soddisfatta e felice. E anche quella notte era stato così. I suoi baci e il modo in cui l'aveva accarezzata le avevano fatto perdere la testa e dimenticare tutto senza che se ne rendesse conto. Ma lei non era così! Non era una donna che tradiva. Eppure aveva tradito Luca. Luca, che di lei si fidava e che le dava tutto quello che aveva. Ma fare l'amore con Nicola le aveva ricordato cosa fosse la passione. Luca non era che un pallido riflesso di Nicola... Con Nicola la sua vita era a colori. Colori vivi e accesi. Era tutto amplificato. La musica, i sapori, i profumi. Tutto era più forte, più intenso. Ma valeva la pena vivere tutto con passione se faceva tanto male? Nicola l'aveva tradita, umiliata! L'aveva lasciata sola e l'aveva completamente distrutta. Quello che era successo era stato un errore. Un terribile errore che non si sarebbe mai ripetuto. Un errore che si sentiva ancora sulla pelle e che non voleva smettere di sentire. Non fu semplice addormentarsi e ancora meno alzarsi. Entrò in bagno dove erano ancora sparsi gli abiti della sera prima. Li ripose nel cesto del bucato e aprì il rubinetto della doccia. L'acqua che scorreva faceva lo stesso rumore del temporale che li aveva visti amarsi. Lasciò che l'acqua le scorresse sul corpo, immersa nei suoi pensieri. Poi finalmente si ricompose, si asciugò e si preparò con cura. Non avrebbe più pensato a quello che era successo. 
Quando il cellulare squillò, sperò non fosse Luca. Cosa gli avrebbe detto? Rispose e lasciò che fosse lui a parlare, limitandosi a rispondere alle domande. Le diceva quanto si sentisse solo senza di lei e che non vedeva l'ora di tornare per passare una serata con lei. Le disse che aveva voglia di fare l'amore, lei si sentì in colpa ma cercò di essere affettuosa e di non farsi prendere dalla tristezza. L'aveva tradito, aveva tradito un uomo innamorato che aveva fatto di tutto per renderla felice. E lo era! Era felice, o almeno serena. Senza troppe illusioni, o emozioni, Luca le dava sicurezza e quell'equilibrio che Nicola le aveva strappato. Lo salutò con dolcezza. I bambini stavano facendo colazione. Li coccolò e poi come ogni giorno uscì di casa per accompagnarli a scuola e andare al lavoro. 
Lui era fuori, appoggiato all'auto, dalla parte opposta della strada. I bambini non lo videro, ma lei sì. Era lì per tormentarla. Per ricordargli l'errore commesso. Lo fissò per qualche istante e lui le sorrise. 
Per Nicola era stata una notte di rimpianti. Aveva lasciato la festa per non crearle disagi, ma non aveva voluto andarsene. La serra era un luogo che gli piaceva, era tranquillo e spesso negli ultimi tempi ci si era rintanato a pensare. Non si era subito reso conto fosse lei ad essere entrata di corsa. Era bagnata e infreddolita, ma tanto bella da togliergli il fiato. Non aveva pensato alle conseguenze toccandole il viso. Ma appena l'aveva sfiorata tutto era cambiato. L'aveva desiderata e non era riuscito a fermarsi. Aveva sentito la sua pelle ricoprirsi di brividi. Le aveva chiesto di fermarlo ma lei era sua, nonostante tutto, lei non aveva smesso di amarlo. Fare l'amore era stata la cosa più naturale. E averla tra le sue braccia, completamente abbandonata, lo aveva portato a superare il limite. Le aveva giurato di amarla e poi le aveva chiesto di restare accanto a lui tutta la notte. Ma lei si era rivestita ed era scappata. L'aveva vista sparire dietro la porta del club. Era rimasto ancora per qualche momento nella stessa posizione, sognando di vederla tornare, poi era uscito dal retro ed era tornato a casa. Era stata sua ancora una volta. Non aveva chiuso occhio, poi era corso sotto la sua casa per vederla, anche solo da lontano. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché lei vedendolo corresse da lui. Era stupido e lo sapeva, ma ci aveva sperato.
Marcella, la donna che sapeva farlo impazzire solo con un tocco, però, era andata via, ancora una volta. Ora le cose erano cambiate. Quella notte non poteva essere stato solo un episodio, per lui significava che tra loro c'era ancora tutto l'amore che li aveva uniti.
Quell'uomo per lei non contava molto, la conosceva e sapeva che non l'avrebbe mai tradito se l'avesse amato. Il sangue gli si gelò nelle vene. Un uomo che per lei non contava nulla, metteva le sue mani sul corpo della donna che amava. Strizzò gli occhi cercando di togliersi dalla mente l'immagine di Marcella nelle braccia di quello che lei aveva definito fidanzato. 
Doveva andare o avrebbe tardato per la sua lezione. Le avrebbe parlato più tardi.
 
Marcella scarabocchiava con una matita il foglio che aveva sulla scrivania. Nonostante si fosse ripromessa di non pensarci, non riusciva a fare altro. 
“Posso entrare?”
“Armando, cosa ti serve?”
“Possiamo parlare?”
“Solo se si tratta della compagnia!”
“Si tratta di quello che è successo ieri sera!” 
Armando non poteva sapere che lei e Nicola erano stati insieme
“Non è successo nulla ieri sera!”
“Hai trattato Betty come un'estranea, anzi, molto peggio!”
Marcella si rilassò, Armando si riferiva solo alla battuta cattiva che aveva fatto all'amica. Betty, ci era rimasta male, se n'era accorta.
“Chiedi scusa a tua moglie! Sono stata sgarbata!”
“Fallo tu! Chiamala e chiedile scusa!”
“Armando, non lo farò, non la chiamerò perché non ho voglia di sentirla e a dire il vero, non ho voglia di parlare nemmeno con te! Sono stanca dei vostri consigli! Delle vostre preoccupazioni inutili! Le cose sono cambiate! Non sono più la donna disperata di qualche tempo fa! Imparate a farvi i fatti vostri! Ho chiesto a tua moglie mille volte di non intromettersi nella mia vita! Se lei continuerà a importunarmi con le sue sciocchezze, la risposta di ieri sarà solo la prima di una lunga serie! E ora scusa! Ho un forte mal di testa e voglio andare a casa! Presidente, posso prendermi il pomeriggio libero?”
“Vai, Marcella! Vai a riposare! Solo una cosa! Mia moglie ti vuole bene! Se si intromette nella tua vita, come dici tu, è solo perché vuole starti vicina! Ma stai tranquilla! Farò in modo che non ti cerchi più!”
“Ti ringrazio! Ora me ne vado!”
Marcella prese le sue cose ed uscì furiosa dall'ufficio. Era arrabbiata ma non con i suoi amici. Con se stessa. Doveva solo riposare poi avrebbe chiarito con loro!
Vide che era lì ancor prima di parcheggiare.
“Che diavolo vuoi?”
“Parlare!”
“Non c'è nulla da dire!”
Perché sei già a casa?”
“Perché ho mal di testa!”
“Non è vero!”
“Vattene!”
“Mi conosci, non lo farò! Vuoi parlare qui?”
“Cinque minuti! Solo cinque minuti e poi te ne andrai!”
Marcella avrebbe voluto sparire. Non voleva rimanere sola con lui e sperò che la governante fosse in casa. Ma non era così.
“Ora dimmi quello che vuoi!”
“Voglio che mi guardi!”
Marcella si sforzò di guardarlo senza vederlo davvero.
“Non puoi fingere che non sia successo! L'hai voluto quanto me!”
“È stato uno sbaglio enorme! Ma non si ripeterà! Vorrei cancellarlo! Ma l'ho già dimenticato! Fallo anche tu!”
“Non posso e nemmeno tu!”
Marcella si girò verso la finestra cercando di distrarsi con il panorama. Lui le si avvicinò fino a sfiorarla
“Cosa hai provato? Quando abbiamo fatto l'amore, quando mi baciavi... Cosa hai provato?”
“Smettila per favore!”
“Io so quello che hai provato! Ti conosco, ho sentito quello che hai sentito tu!”
Nicola era sempre più vicino, le spostò i capelli dal collo. Marcella sentiva il suo alito sulla pelle. Aveva smesso di parlare, le sussurrava parole che non avrebbe mai voluto sentire.
“Era amore, passione! Non è cambiato nulla tra noi due! Dimmi se provi le stesse cose con lui... Dimmi che ti perdi in lui come con me! Dimmi che il tuo cuore batte con il suo! È così? Marcella, quando fai l'amore con lui, sei completamente sua? Lo desideri come desideri me? Con tutta te stessa? Quando fai l'amore con lui, provi ciò che hai provato ieri sera?”
“Basta, per favore lasciami stare!”
Nicola le baciava il collo e le accarezzava il fianco. Sentiva che le difese della sua donna stavano cadendo.
“Io ti amo! Sei la mia vita! Lasciati andare... Facciamo l'amore adesso!”
Marcella era vinta ancora una volta. Lasciò che la tirasse a se e ricambiò con passione i suoi baci. 
“Ti amo! Dimmi che anche tu mi ami! Ho bisogno di te!”
“Ti amo! Non ho mai smesso un istante di amarti! Ma se mi ami davvero lasciami andare!”
Marcella gli parlava mentre lo baciava e mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Lui la guardò accarezzandole i capelli. Gli sembrò di rivederla dopo aver fatto l'amore con lei la prima volta, fragile, indifesa e insicura. Era la stessa donna che lo faceva impazzire da sempre. Con tutte le sue sfumature, la sua bellezza, la sua dolcezza. Sentiva il suo dolore, quello che lui le aveva inflitto, poteva toccarlo quel dolore. Lei gli chiedeva di lasciarla andare, nonostante lo amasse, il male che lui le aveva fatto, non sarebbe sparito. Le lacrime di Marcella che singhiozzava completamente appoggiata a lui, non si fermavano. Nicola le diede un lieve bacio sulle labbra salate e bagnate. Avrebbe ricordato per sempre il sapore di quelle labbra. Quelle labbra che erano sempre state dolci e che ora sapevano solo di dolore! Si staccò da lei, prendendole il viso tra le mani e appoggiando la sua fronte su quella della sua donna, chiuse gli occhi per qualche secondo, poi la lasciò andare. Marcella vacillò per un momento e prima che lui uscisse da quella casa e dalla sua vita gli disse grazie.
Era tornata alla realtà. Si chiese perché l'avesse respinto. Lui la amava, lei lo amava... Ma bastava? Ciò che li aveva divisi non era cancellato. Il tradimento, l'umiliazione, le chiacchiere. Aveva conosciuto il lato buio di Nicola e non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo! Era una parte che gli apparteneva e lei lo sapeva. Non si fidava più di lui, non poteva. L'amore di Nicola era stato tutto per lei. Nicola era tutto. Ma lui si era stancato ad un certo punto. Le ragioni non era più importanti, come non erano importanti gli errori che ne erano derivati. Era ciò in cui si era trasformato ad averla distrutta. La sua voce crudele nel parlarle, la sua indifferenza di fronte al dolore. Sì, poteva vivere senza di lui! Poteva riuscire a vivere accanto a qualcuno che con la sincerità e con il calore le avrebbe scaldato il cuore. Non era importante la passione. Non voleva più vivere di passione, di amore e di emozioni. Voleva vivere di pace e tranquillità. 
 
Quando Luca era tornato lo aveva abbracciato perché lui le desse la forza di stargli vicino. Lui credeva solo di esserle mancato. Non aveva alcuna ragione per sospettare che nei giorni di assenza fosse successo qualcosa tra lei e l'ex marito. Non gli disse nulla. Aveva deciso di cancellare tutto e non voleva far soffrire Luca per una sua debolezza. Ma per Marcella fare l'amore con Luca era diventato quasi insopportabile. Si impegnava a dimostrare un trasporto che non provava. Chiudeva gli occhi sperando di potersi rivestire in fretta. Ma era solo in quei momenti, quando uscivano, cenavano insieme o passavano il tempo con i bambini, si sentiva bene. Era un ottimo amico, Luca.
Con Armando e Betty non aveva più parlato, ma si impegnava nel lavoro sopratutto perché il lancio della collezione di Ugo era prossima. Armando stava gestendo l'Ecomoda in modo oculato, senza gli azzardi vincenti di Nicola. I loro eventi erano sempre un grande successo ma il clamore che suscitavano, quando alla direzione della compagnia c'era Nicola, erano solo un ricordo. Gli affari andavano bene. I clienti erano soddisfatti. L'Ecomoda era una realtà consolidata.
“Tesoro mio, credi che al lancio parteciperà anche il tuo ex marito?”
Marcella non capì la domanda che l'aveva destabilizzata
“No! Lui non ha più nulla a che fare con l'Ecomoda! Perché me lo chiedi?”
“Vedi, io credo che sia giunto il momento di conoscerlo. Se decideremo di vivere insieme...”
“Ne hai parlato tu! Io non sono certa che sia una buona decisione!”
“Perché non vuoi nemmeno prendere in considerazione la possibilità? Stiamo bene insieme e i tuoi figli mi hanno accettato!”
“Credi che traferirti a casa mia sia la stessa cosa? Io devo proteggerli! Sono la loro madre e sono certa che il loro padre non sarebbe d'accordo!”
“È la tua vita! I bambini capiranno! E lui non dovrebbe essere un elemento per decidere qualcosa che riguarda solo noi due!”
“Riguarda soprattutto i bambini. Lui è il loro padre!”
“Quindi continueremo a fare i fidanzati per sempre?”
“Per ora! Col tempo forse le cose cambieranno. Ma solo quando i miei figli saranno pronti!”
“Va bene! Hai ragione! Scusa, non essere arrabbiata per favore! Però vorrei conoscerlo ugualmente...”
“Perché? Sai chi è! Lo conoscono tutti!”
“Conosco il personaggio pubblico, l'economista, non l'uomo!”
“Conosci abbastanza! Non è una persona come te!”
“Come me? Cosa intendi?”
“Perché mi stai facendo tutte queste domande? Nicola mi ha spezzato il cuore e non voglio che tu lo conosca! E poi non lo vedo mai nemmeno io! Lui passa a prendere i bambini nel pomeriggio, quando sono ancora al lavoro!”
“Marcella, nonostante tutto pensi ancora a lui?”
“No! Assolutamente! Perché me lo chiedi?”
“Perché sembra che tu voglia evitarlo per non doverti confrontare con lui!”
“Sì! Ma tu non lo conosci! Non voglio avere nulla a che fare con lui! E non dovresti nemmeno tu!”
“Mi spiace, ma non sono d'accordo. Se come dici è un padre che ama i propri figli prima o poi dovremo conoscerci! Hai paura di lui?”
“No! Non ho paura! Vuoi conoscerlo? Bene... Dimmi in quale occasione? Ti sembra sia così semplice?”
“Per questo ti ho chiesto della sfilata...”
“Con i giornalisti a fotografarci mentre chiacchieriamo amabilmente? Scordalo! Lo chiamerò e lo inviterò a salire con i bambini! Stasera? Ti va? Ne sei sicuro?”
“Io credo sia giusto...”
“E allora facciamolo!”
Marcella prese il telefono e compose il numero di Nicola, sperava non rispondesse ma come sempre le sue furono speranze vane
“Nicola... Sì, va tutto bene... Ti ho chiamato per chiederti di salire stasera, quando riporti i bambini... No, non si tratta di nulla di grave! Voglio solo presentarti il mio compagno... Nicola... Ci sei?... Perché è giusto tu sappia con chi sta la madre dei tuoi figli! Allora?... A questa sera allora!”
Luca era soddisfatto. Riteneva importante quel passo. Lo considerava un modo per entrare completamente nella vita della donna che amava e come sempre non si rese conto che Marcella era tesa, nervosa. Non avrebbe voluto imporglielo, ma sembrava che la loro storia fosse ferma. Sperava che conoscere il padre dei suoi figli potesse sbloccare quel momento di stasi. Qualcosa in lei era cambiato da qualche tempo ed era certo che il suo ex marito centrasse. Non sapeva come e perché, ma credeva che conoscendolo avrebbe potuto capire qualcosa.
Marcella invece si sentiva inquieta, sapeva che per Nicola sarebbe stata una sofferenza e lei non voleva farlo soffrire come lui aveva fatto con lei! Era a disagio. E se Nicola avesse detto qualcosa di quella notte? No, lo conosceva e sapeva che non l'avrebbe messa in imbarazzo. Al telefono gli era sembrato triste... Era davvero necessario quel supplizio? Se lei avesse davvero amato Luca, se davvero lo avesse voluto nella sua vita, sarebbe stato un passo da fare anche prima. Ma era Nicola l'uomo che amava. L'amore! Un sentimento di cui non voleva più sentire parlare! Lei ora stava con Luca! Gli voleva bene e gli era riconoscente per averla aiutata a rialzarsi. Punto! Nicola se ne sarebbe fatto una ragione e lei anche.
I bambini entrarono correndo in casa! Abbracciarono la mamma e poi salutarono Luca che li salutò allegramente. Nicola dietro di loro, osservava i bambini. Quell'uomo sembrava gentile. Marcella lo vide fermo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere sola con lui per un momento, per spiegargli che non era stata lei a volerlo. 
“Ciao Marcella...”
“Entra!”
“Papà, vieni a giocare con noi? Abbiamo delle nuove costruzioni bellissime!”
“Giulio, la mamma ti ha spiegato che avreste dovuto andare nelle vostre camere e lasciarci soli per un po'!”
“Mamma! Solo un momento!”
“Andate in camera e poi preparatevi per la cena, starete con papà domani!”
Giulio e Francesca li lasciarono soli senza capire troppo bene perché fossero esclusi dai grandi.
“Nicola, voglio presentarti il mio compagno, Luca, lui è il mio ex marito!”
“Molto piacere dottor Mora!” Luca porse la mano a Nicola che gliela strinse
“Mi chiami Nicola! Il piacere è mio!”  
“Si accomodi! Possiamo offrirle qualcosa da bere?”
Quell'uomo lo invitava ad accomodarsi, gli offriva da bere come se quella fosse stata casa sua... Nicola si trattenne e accettò educatamente. Sentiva la tensione di Marcella, era evidente che anche per lei era tutto sbagliato. Ma quell'uomo non sembrava accorgersene.
“Sono molto felice che abbia accettato di conoscermi. Tengo molto ai piccoli e volevo sapesse che non intendo in alcun modo sostituirmi a lei!”
“Come?”
“Luca sta solo cercando di essere gentile!” Intervenne Marcella
“Chiedo scusa! Luca, sono felice che voglia bene ai miei figli. Se per Marcella lei è tanto importante dovrà necessariamente far parte della loro vita.”
“Sapevo che avrebbe capito... Sarà tutto più semplice perché io e Marcella stiamo pensando di vivere insieme, non ora, quando i bambini saranno pronti...”
Nicola abbozzò un sorriso
“Congratulazioni! Marcella merita di essere felice e lei sembra davvero l'uomo giusto! Ora perdonatemi ma devo andare! Luca, la ringrazio per la considerazione! Davvero! Marcella, sai che sono molto sincero quando dico che voglio tu sia felice! Saluta i piccoli!” Nicola si alzò e raggiunse la porta, senza voltarsi e mantenendo un atteggiamento tranquillo. Dentro invece era devastato. La sua donna avrebbe condiviso il loro letto con un altro uomo. 
“Perché l'hai fatto?”
“Non capisco di cosa parli?”
“Perché gli hai detto che vogliamo vivere insieme?”
“Perché è vero! E non capisco perché tu sia così arrabbiata!”
“Forse perché è solo un'idea lontana? Forse perché sarebbe stato compito mio dirlo e solo dopo essere sicura di questa decisione!”
“Sei preoccupata per lui o per quello che penserà di noi?”
“Non mi importa nulla di quello che pensa lui! Mi hai escluso! Di proposito! Non mi hai coinvolto e non sopporto questo atteggiamento!”
Luca la guardò con qualche dubbio. Qualcosa non lo faceva stare tranquillo, Ma era talmente accecato dai suoi sentimenti, che diede per scontato che le ragioni della rabbia di Marcella fossero quelle! La abbracciò e le chiese scusa! Le promise che da quel momento non si sarebbe mai più permesso di prendere decisioni senza interpellarla. Ma si disse felice di aver già anticipato quello che per lui era inevitabile. 
Cenarono serenamente e Marcella finse di esser allegra e tranquilla. In realtà non faceva altro che pensare a lui...

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Capitolo 20
*** 20 ***


Capitolo 20
 
Si era fatto buio ma non aveva acceso le luci, sdraiato scomposto sul divano guardava il bicchiere di whisky che aveva in mano e che era quasi finito. Lo avrebbe voluto riempire ma non aveva voglia di alzarsi. Non riusciva a capire se quell'uomo fosse un completo idiota o al contrario un furbo bastardo. Forse non era né l'una né l'altra cosa. Era semplicemente innamorato e convinto che tra loro le cose fossero davvero serie. Non era possibile che sapesse la verità. Ma non era importante perché la realtà era diversa. Lei stava con un idiota e la colpa era solo sua! Come diavolo faceva a stare con uno così? Era una brava persona, non lo metteva in dubbio, era disponibile, sensibile... Forse era stato capace di consolarla e di darle la pace che la sua donna tanto desiderava. Ma Marcella era una donna piena di passione e di desiderio e lui non avrebbe mai potuto darle le emozioni che le servivano per essere felice! Marcella aveva bisogno di ridere, di volare! Essere libera di esprimere se stessa e i suoi sentimenti. Di confrontarsi alla pari con il proprio uomo, non di sovrastarlo e superarlo in ogni cosa! Marcella viveva di contrasti e reprimere i suoi istinti era impossibile. L'ultimo sorso di whisky era finito. Si alzò scocciato e prima di buttarsi di nuovo sul divano prese la bottiglia e l'appoggiò in una posizione comoda. Era quasi ubriaco quando sentì suonare alla sua porta. Era tardi, chi diavolo era?
Quasi barcollando aprì la porta.
“Hai bevuto?”
“Sì, sono ubriaco, quasi!”
“Io non sapevo che te lo avrebbe detto...”
Nicola le sorrise e le accarezzò una guancia
“Cosa cambia? Ho giurato di non intromettermi più nella tua vita!”
“Lo so, ma non volevo che lo sapessi in questo modo!”
“Marcella, vai a casa! Ho bevuto!”
“Non voglio andare a casa! Voglio spiegarti come stanno le cose!”
“Non devi spiegarmi niente!”
“Fammi entrare!”
Nicola si spostò dalla porta e la fece passare, l'appartamento era illuminato solo dalle luci della città
“Volevo dirti che non abbiamo deciso di vivere insieme, ne abbiamo parlato, ma io non sono sicura!”
“Va bene, io non te lo impedirò! Per quanto il tuo amico sia convinto di essere adorato dai miei figli, non temo che loro smettano di considerarmi il loro padre per lui!”
Nicola rise pensando a quanto la frase detta da quell'uomo, fosse divertente
“Nicola...”
“Non accendere le luci!”
“Ma cosa... Cosa hai fatto?”
“La mia mano ha sbattuto su un muro... Mi capita spesso negli ultimi tempi di cadere o di vedere pareti venirmi addosso!”
“Nicola... Sapevi che lo vedevo e che tra noi c'era una relazione!”
“Lo so e non sono io ad averti chiesto spiegazioni... Sbaglio?”
“Volevo solo chiarire che non volevo metterti in questa situazione!”
“Marcella... Va bene così davvero! Ora vai via! Sono ubriaco e sento il profumo della tua pelle da qui! Per favore, lasciami solo!”
Invece di uscire da quella casa Marcella gli si avvicinò e gli prese la mano. Era gonfia e piena di lividi. Una lacrima gli scivolò sulla guancia e si portò la mano alle labbra e la baciò. 
“No, Marcella! Non puoi tormentarmi così! Non farlo!”
“Nicola...”
Si avvicinò a lei, la sua bocca era a soli pochi centimetri dalla sua fronte
“Non farlo! Esci di qui. Te lo chiedo per favore! Se non lo fai, penserò che tu voglia fare l'amore con me! E non ti chiederò di fermarmi! Quando ti bacerò, non ti chiederò più di andare via! Fai attenzione amore mio! Non giocare!” 
Marcella sollevò gli occhi su di lui. Sapeva che avrebbe dovuto cogliere l'ultimo invito ad andarsene ma era come ipnotizzata da lui. Le sue dita gli accarezzarono la guancia e sentì che quel tocco gli aveva fatto venire i brividi. Lui la guardava senza muoversi, e lei gli sfiorò le labbra. 
“Marcella, ti ho promesso di lasciarti in pace! Io ti amo e non voglio farti del male! Non voglio più vederti piangere, scappare da me! Marcella...”
“Fai l'amore con me! Questa sera ho bisogno di te!”
La baciò lievemente, guardandola negli occhi, le sbottonò la camicia e gliela sfilò, sfiorò il suo collo e le sue spalle con le labbra. Marcella si sentiva sempre più viva ad ogni bacio, ad ogni carezza. Fecero l'amore assaporando ogni istante, ogni tocco era un sussulto. Era come se fossero tornati indietro nel tempo, in quel momento tra loro erano spariti gli errori, il dolore, le delusioni. Erano solo loro due e il loro amore. Erano una cosa sola.
“Sei sveglio?”
“Non dormirò mai più!”
“Io non voglio vivere con lui!”
“Non farlo! Tu sei mia!”
“Cosa devo fare?”
“Devi stare ferma perché mi stai facendo male alla mano!”
“Nicola!”
“Cosa vuoi da me? Io lo so! So che ti amo, che farei qualsiasi cosa per te! Darei la vita per cancellare ciò che ti ho fatto e affronterei il mondo per averti ogni notte tra le mie braccia! Voglio vedere il tuo sorriso ogni mattina e voglio renderti felice! Ma tu? Tu perché sei venuta qui? Perché hai voluto fare l'amore? Io so che non lo lascerai! Sei convinta sia l'uomo giusto per non soffrire! Per avere la pace! Non ti accorgi che non vale la metà di te! Sei qui per punirmi? Per ricordarmi ciò che ho perso? Dimmi Marcella, ma sii sincera! Perché sei qui?”
“Io ti amo!”
“Ma non riesci a perdonarmi! Lo capisco! Ti avevo giurato di lasciarti vivere la tua vita!”
“Non sono venuta per fare l'amore. Avevo bisogno che tu sapessi che non è vero che voglio vivere con lui... Ma poi tu... Tu riesci a confondermi, mi fai perdere la testa!”
Gli strinse la mano e Nicola si scosse dal dolore
“Scusa, scusami, ti ho fatto male?”
“No, stai tranquilla!”
Nicola la strinse a se. Era colpa sua se lei non riusciva a perdonarlo, se nonostante l'amore che provava era confusa e spaventata! La coccolò tenendola abbracciata
“Amore mio, io ti aspetterò! Quando e se deciderai di tornare qui, io ci sarò. Ti giuro che ci sarò. Ma solo tu puoi ricominciare a fidarti di me! Solo tu sai quello che è giusto per te! Ma ti chiedo di non andare via, Voglio stringerti e baciarti. Rimani qui, regalami tutta la notte!”
“Non andrei via nemmeno se tu lo volessi...”
 
“Marcella, il tuo invito mi ha lasciata perplessa!” Disse Betty, asciutta
“Vorrei parlare con te... È tanto che non lo facciamo!”
“Già... Non posso rimanere molto, devo tornare in ufficio!”
“Scusa se ti ho esclusa!”
“Non importa, avrai avuto le tue ragioni...” Betty non riusciva a fingere indifferenza, era offesa dal comportamento dell'amica, l'aveva trattata male e poi non l'aveva più cercata.
“Betty, quando credevi che Armando ti avesse abbandonata per Alessandra Sing... Voglio dire, quando eri sposata con Michelle... Se lui fosse venuto a cercarti, cosa avresti fatto?”
“Perché mi fai questa domanda?”
“Ho bisogno di sapere se avresti tradito Michelle...”
“Non è successo. Armando non mi ha cercata!”
“Ma se l'avesse fatto?”
“Marcella, Nicola ti ha cercato ancora?”
“L'avresti tradito?”
“No! Sono rimasta con lui nonostante sapessi che mi avrebbe lasciata andare!”
“Betty... Io lo amo!”
“Nicola o Luca? Scusa, non volevo essere antipatica! Lo ami? E sei disposta a dimenticarti tutto? A lasciare un uomo che ha fatto tanto per te e che ti ama?”
“Abbiamo fatto l'amore!”
“Con Luca o Nicola? E non è sarcasmo. Mi hai detto poco o nulla della tua relazione con Luca e per quanto ne so, potreste anche non essere mai andati a letto insieme, d'altra parte l'altra ipotesi mi sembra completamente assurda...”
“Con lui, con Nicola! È successo la sera del party al club. Volevo dimenticare tutto! E credevo di esserci riuscita...”
“Pensi a lui? Pensi ancora a lui? Hai tradito il tuo compagno con Nicola... Non so cosa dire... Ne hai parlato a Luca?”
“No, non l'ho fatto! Non volevo tradirlo! Quella sera è stato tutto un imprevisto, lui era la ed ero arrabbiata per quelle stupide donne che gli correvano dietro! Poi ha cominciato a piovere!”
“Scusa, ma non capisco nulla!”
“Sono stata sorpresa dal temporale, sono corsa a ripararmi nella serra e lui era lì... È successo tutto in fretta...”
“Nella serra del club?”
“È importante?”
“Sì e no... Sì, perché avete fatto l'amore rischiando che qualcuno vi scoprisse. Lo avete fatto nonostante tutto, senza pensare alle conseguenze. No, perché la sostanza non cambia...”
“Comunque avevo giurato a me stessa che non sarebbe più successo! Luca era tornato e sembrava che le cose andassero bene! Poi ieri sera si sono conosciuti e Luca gli ha detto che andremo a vivere insieme...”
“Aspetta, viene a vivere con te e i bambini?”
“No! Lui lo vorrebbe ma io gli ho chiesto tempo...”
“Pensi a quello che è successo con Nicola...”
“Sì, non riuscivo a togliermelo dalla testa, ma non è per quello che ho chiesto tempo... Comunque lui lo ha detto Nicola... Io sono andata la, solo per spiegargli come stavano le cose...”
"La dove? Marcella, per favore, non riesco proprio a capire cosa tu stia dicendo!"
"Da lui, da Nicola. Lo sai quanto soffriva per quello che Luca gli aveva detto? Stava bevendo, aveva dato un pugno ad un muro... Una parete, non lo so! Era così gonfia la sua mano, e io... E..."
“E... Avete fatto l'amore di nuovo? Marcella! Sei pazza! Nicola ti ama, lo sai! Perché l'hai fatto?”
“Anche io lo amo!”
“Ma tu sei fidanzata, hai chiesto del tempo al tuo uomo che vuole vivere con te!”
“Ho passato la notte intera con lui...”
“E quindi?”
“Non lo so...” Betty non aveva toccato nulla del suo pranzo. Ma ordinò del vino e se ne versò un bicchiere colmo. Ne bevve un grande sorso. Era confusa e non sapeva proprio cosa dire. L'ultima cosa a cui aveva pensato dopo l'invito di Marcella era quella. Credeva che l'amica volesse semplicemente chiederle scusa e ricomporre il loro rapporto. Si era preparata un discorso duro per poi abbracciarla e tornare ad essere quelle di un tempo. Ma Marcella aveva bisogno di un consiglio e lei non sapeva cosa dire. Cercò di essere sincera e di non nasconderle le sue perplessità 
“Io credo che tu non possa continuare a vedere Luca. E non per quello che è successo! Tu non lo ami! Ami Nicola e non puoi pensare di sostituirlo con un uomo completamente diverso per proteggerti dai tuoi sentimenti. E ti giuro che vorrei che tu e Nicola tornaste ad essere ciò che eravate prima. Tra voi però ci sono stati così tanti problemi che non potete semplicemente ricominciare. Ma forse col tempo...”
“Non posso chiudere con Luca. Tra noi non ci sono mai stati problemi, né incomprensioni... Cosa dovrei dirgli dopo tutto quello che ha fatto per me?”
“Marcella sei seria? Sei andata a letto due volte con il tuo ex marito! Non è un problema questo?”
“Le cose sono complicate... È colpa di Nicola! Se quella sera non fosse stato lì! Se non si fosse avvicinato! Avevo freddo, ero fradicia per colpa della pioggia...”
“Stai dicendo di aver fatto l'amore con lui perché eri infreddolita? E non potevi semplicemente farti dare la sua giacca? Marcella ti senti? Conosco Nicola e sono certa non ti abbia obbligata...”
“Non l'ha fatto ma si trattava di una situazione imprevista e lui eri lì, vicino...”
“Era lì vicino? Ok, e ieri notte? Anche ieri? Era a casa tua?”
“No, te l'ho detto ero andata da lui solo per parlare...”
“Per parlare non per fare l'amore!! Perché ci sei andata a letto?”
“Perché è stato inevitabile! Tu non puoi capire. Nicola è... Con lui è tutto diverso...non immagini come mi faccia sentire! Luca è... Così normale...”
“Per favore, risparmiati i dettagli! Il fatto che tra voi sia, diciamo così, speciale, non giustifica quello che avete fatto! Hai tradito il tuo fidanzato! Sarò sincera. Lascia Luca! Non credo meriti quello che gli stai facendo anche se lui è solo 'normale'... Prenditi tempo per pensare e stai lontana dal tuo ex marito! Il fatto che lo trovi irresistibile non significa che dobbiate andare a letto insieme se non intendete ricostruire il vostro matrimonio!”
“Ho bisogno di lui...”
“E allora ricominciate! O vuoi davvero iniziare una relazione segreta con Nicola?”
“Tu e Armando avete nascosto la vostra storia per molto tempo!”
“Sì, ma noi stavamo insieme e ci nascondevamo solo per i giornalisti! Lo ricordi, vero?”
“Sì, hai ragione. Ma non rinuncerò a lui! Penserò a quello che devo fare con Luca!”
“Lascialo ora! Subito!”
“Non posso!”
“Devi farlo!”
“Lui mi rende felice!”
“Sei completamente impazzita!”
“Grazie per avermi ascoltata... Devo tornare in ufficio... Non ti dirò di non parlare con lui, so che non appena rimarrai sola lo chiamerai... Digli che lo amo! Che mi manca!”
“Oh mio Dio Marcella...”
“Ciao!”
Betty però non lo chiamò. Avvertì l'ufficio che sarebbe stata fuori tutto il giorno e corse all'università ad aspettare che finisse le sue lezioni
“Come sta Marcella? Immagino tu sia qui perché avete parlato...”
“Nicola cosa diavolo state combinando? È tutto sbagliato! Lei non è libera! E non ti ha perdonato! Tra voi è un disastro!”
“No! Non tutto!”
“Nicola, il sesso non è abbastanza! Lo sai meglio di chiunque altro!”
“Sesso? Ti sbagli! Non immagini quanto tu sia distante dalla realtà!”
“Parlate come dei ragazzini al loro primo amore! Ma siete degli adulti! Siete stati insieme per anni e poi? Poi vi siete odiati, fatti del male! Pensi davvero sia sufficiente andare a letto insieme per risolvere i vostri problemi!”
“È molto più di questo! Tu non puoi capire!”
“Oh, hai ragione! Io non so quanto possa essere magico tra di voi... Come se foste gli unici al mondo... No, Nicola, questo è l'ennesimo errore!”
“Betty, le avevo giurato di non cercarla più... L'ho fatto! È stata lei a cercarmi! Gliel'ho chiesto di andare via! Ma non possiamo stare lontani! Non dopo...”
“Dopo la serra? Sì, me l'ha detto! Siete degli sciocchi! E tu ti stai illudendo! Non lascerà quel poveraccio! Gli state mentendo! Prendendolo in giro! Ed è terribile!”
“Quell'idiota non avrebbe dovuto intromettersi!”
“Ma forse la colpa è anche di Marcella... Non trovi?”
“Aveva bisogno di un amico! Non di un compagno! Ha approfittato della sua debolezza, del suo dolore!”
“Nicola parlare con voi è quasi surreale! Vivete in un mondo parallelo! Da una parte ci siete voi! Egoisti e irresponsabili, dall'altra parte il resto del mondo, i vostri impegni, le persone a cui dovete delle spiegazioni!”
“Lei lo lascerà! Tornerà tutto come prima, anzi meglio! La nostra famiglia si ricomporrà!”
“Ma nel frattempo lei e i tuoi figli passeranno la serata con un altra persona! E forse staranno insieme anche dopo!”
“Ne dubito! Forse non lo lascerà stasera, non lo farà magari nemmeno domani! Ma non si lascerà più toccare da lui! Lo so!”
“Già... Perché tu sei migliore? Sei forse convinto di essere così irresistibile?”
“Betty... Non credo questo! Ma... Senti, tra me e lei fare l'amore è qualcosa di assoluto... Siamo perfetti insieme, siamo una cosa sola! Pensi che mi tradirebbe?”
“Tradirebbe? Tradirebbe te? Non sei tu il suo uomo! Sei l'amante! Sei l'altro! Lei ha tradito Luca!”
“Mettila come vuoi! Non andrà più a letto con lui! Non si farà più toccare! Tra loro è finita! Ha solo bisogno di tempo per tornare a fidarsi di me! Io l'aspetterò!”
“Nel frattempo ingannerà una persona buona che la ama. Mi dispiace ma non approvo quello che fate!”
“Non lo approvi? Stai serena Betty! Non ho intenzione di importunarla. Sarò lì quando avrà bisogno di me! Non la cercherò! Lascerò che sia lei a farlo!”
“Niente, non lo capisci... Mi dispiace sai? Credevo davvero fossi cambiato!”
“Io sono ciò che lei desidera. Non posso tornare ad essere quello che ero, perché prima lei non c'era! Sono un uomo che non è nulla senza di lei! Vivo per lei! Non mi perdonerò mai quello che le ho fatto, mi tormenterò per tutta la vita, ma se lei mi darà una possibilità, se lei riuscirà a fidarsi ancora di me, ti giuro che mai più, mai più la lascerò sola, la amerò e passerò ogni istante a ricordarle che sono solo suo!”
“Romantico! Romantico e stupido!”
“Forse... Betty... Dimmi, il lancio sarà la prossima settimana?”
“Perché lo vuoi sapere?”
“Vorrei avere l'invito! Lo voglio avere avere da voi! Sai che non sarebbe difficile ottenerlo, ma vorrei fosse Armando ad invitarmi! Comunque io ci sarò...”
“No! Non puoi venire e sai anche perché! Nicola, non fare sciocchezze di cui potresti pentirti! Non giocare a fare il superiore magari con qualche ragazzetta...”
“Sarò solo e mi comporterò come un signore, prometto!”
“Perché vuoi partecipare?”
“Voglio vedere i modelli di Ugo!”
“Certo, come no! Dimmi la verità e forse parlerò con mio marito!”
“Voglio vederla, ma mi limiterò a guardarla da lontano! Voglio vedere quell'idiota come si comporta con lei!”
“Vuoi prenderti gioco di lui?”
“No, solo guardarli mentre sono insieme! Ti giuro che se sospettassi che le cose tra loro vanno bene me ne andrei! Lascerei lei e ogni illusione! Ho bisogno di capire...”
“Oh Nicola, sarà un disastro...”
“Non lo sarà, mi comporterò da vero signore, in un caso o nell'altro...”
“Mi spaventate voi due! Sembrate davvero avulsi dalla realtà!”
“È un sì, mi inviterete?”
“Posso forse dire di no?”
“Chiaramente no...”
“Ecco...”
 
Nicola aveva ragione. Marcella con una scusa o l'altra aveva sempre rifiutato di rimanere sola con Luca. Apparentemente era tutto come prima. Passavano il tempo insieme e sembrava fosse serena. Sorrideva, ma lo faceva pensando alle carezze del suo amante più che per le battute del compagno. A volte chiudeva gli occhi per meglio assaporare il ricordo di un bacio o di un una frase, di un semplice tocco. Era confusa. Ma non su quello che provava, per quello che doveva fare, delle decisioni da prendere. Era chiaro che non poteva continuare per molto con quella pantomima, ma non era ancora pronta a liberarsi di Luca. Lui la faceva davvero sentire sicura... E dopo quello che aveva passato, era convinta di meritarlo!
 
“Marcella, ci sarà anche lui! Lo sai vero?”
“Lui chi?”
“Nicola! Betty mi ha chiesto di invitarlo... Credevo lo sapessi”
Un sorriso comparve sulle labbra della donna. Sapeva che lui sarebbe stato la per lei.
“Non ne sapevo nulla invece! Comunque per me non è un problema!”
“Tra voi è successo qualcosa?”
“Nulla... Comunque se temi che farò una scenata davanti a tutti ti sbagli! Sarò con Luca...”
“Io non lo mettevo in dubbio in realtà...”
Armando era perplesso, quando Betty gli aveva chiesto di invitare Nicola non gli aveva dato spiegazioni.. Gli era sembrato strano ma lei era stata vaga parlando di un rientro di consensi che, secondo lei, l'Ecomoda avrebbe avuto con la presenza dell'ex presidente. Aveva capito che si trattava d'altro e ora il comportamento di Marcella rafforzava i suoi dubbi. Era però occupato e nervoso come sempre ad ogni lancio e dimenticò molto presto le stranezze della moglie e della sua socia.
 
La sera del lancio il club era stato invaso da modelle, giornalisti e imprenditori del settore della moda. Le luci erano state studiate in base alle indicazioni dello stilista che voleva creare un'atmosfera molto romantica. Ugo infatti viveva già da tempo una storia d'amore che lo rendeva felice e aveva voluto omaggiare quei sentimenti con una collezione romantica. 
L'entrata di Nicola fu accolta dai giornalisti come un evento. Speravano di vederlo in compagnia di una donna ma i loro desideri si infransero. Lo sommersero comunque di foto e domande a cui lui rispose semplicemente con professionalità senza lasciarsi cogliere alla sprovvista dalle allusioni e curiosità. 
Restò in disparte mentre alcune donne cercavano di attrarre la sua attenzione. Si appoggiò ad una parete osservando il movimento delle persone e poi la vide. L'idiota la teneva per mano, vestito come un perfetto cavaliere. Lei era distratta, sorrideva senza convinzione a chi la salutava. Indossava un abito lungo, grigio, attillato ed elegantissimo, i capelli erano raccolti e mostravano il suo collo sensuale. Sul polso c'era un braccialetto di brillanti, luminoso e bellissimo. Nicola sorrise e distolse lo sguardo da lei. Non si era vestita così per l'idiota. Quel vestito era per lui! Il braccialetto gli ricordava una giornata di tanti anni prima, chiusi in una camera a fare l'amore, ad accarezzarsi, mentre il rumore del mare giungeva lontano. Ed era distratta perché lo stava cercando. Aveva ragione, tra loro era finito tutto. Non si era più fatta toccare nemmeno con un dito. Lei era sua... 
“Ciao Nicola, sei soddisfatto?”
“Amica mia... Da cosa lo deduci?”
“Dal tuo sorriso ebete! Sembra tu abbia appeno rubato la cioccolata facendola franca...”
“Guardala! Lei è mia!”
“Mmmmm mi sembra che sia mano nella mano con lui però...”
“È lui a stringerle la mano, ma lei è così bella per me!”
“Se lo dici tu...”
“Grazie comunque! Dell'invito intendo! Sembra tutto fantastico... Dove mi siederò?”
“Lontano da lei naturalmente!”
“Gentile da parte tua Betty. Ma lo sai che se volessi potrei portarla via subito vero?”
“Sei disgustoso! Lo siete tutti e due” disse Betty vedendo Marcella sorridere al suo amico senza pensare alle conseguenze! 
Durante la sfilata, nonostante la distanza non avevano smesso di guardarsi, tra loro c'era una forte attrazione non troppo celata.
“Nicola....”
“Tiziana? Cosa? Cosa fai qui?”
“Mio marito si è occupato dell'allestimento delle luci... Ricordi? È un elettricista...”
“Tiziana, scusa. Quel giorno sono stato disprezzabile...”
“Sì, lo sei stato... Ti ho osservato stasera... Mi sembri diverso...”
“Non mi ero accorto della tua presenza, mi dispiace! Dove è tuo marito?”
“Di là... Sta sistemando l'attrezzatura... Mi sono accorta che non mi avevi visto, avevi occhi solo per una persona...”
“Come dici? Sono qui solo...”
“Già... Di una cosa sono felice, mi sembri tornato il ragazzo di cui mi ero innamorata. Lo si vede dai tuoi occhi. Anche allora i tuoi occhi la guardavano nello stesso modo... Sai eri terribile qualche tempo fa! Mi aveva fatto male vederti tanto arrogante, egocentrico e anche piuttosto crudele...”
“Sono stato terribile, è vero! Non meritavi che ti trattassi in quel modo! Sai bene che occupi un posto importante nel mio cuore!”
“È stato davvero bello vederti, davvero! Ti darei un bacio ma la tua ex moglie, che ci sta guardando, non apprezzerebbe. Non fare troppi casini...”
Nicola le sorrise. Tiziana era una ragazza meravigliosa, intelligente e sensibile. Era riuscita a vedere nel suo cuore e senza pensarci le accarezzò una guancia e le diede un bacio sulla fronte prima di lasciarla tornare dal marito. Quando si girò verso Marcella, la vide che lo guardava, arrabbiata. Cercò di fare un passo verso di lei, ma fu raggiunta dall'idiota e lui si fermò. 
 

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Capitolo 21
*** 21 ***


Ho pensato molto se pubblicare la continuazione di questa storia, nel modo in cui l'ho pensata, non perché non sia convinta di quanto abbia scritto, ma perché il modo in cui l'ho sviluppata, tratta argomenti delicati e difficili, ma soprattutto, molto attuali. Avevo addirittura pensato di cambiarla completamente, ma alla fine ho deciso di pubblicarla senza modifiche. Mi auguro che nessuno si senta offesa per quanto ho scritto. So bene che trattare certi argomenti non sia un gioco da ragazzi, ma se ho deciso di affrontarli è anche per le tante donne che subiscono le conseguenze di rapporti con persone sbagliate e cattive. Ho pensato anche a loro mentre scrivevo e dedico a loro questo capitolo e i successivi. Alle ragazze che mi stanno seguendo, dico solo che spero che non smettano di leggere la mia storia, anche se non condividono la linea che ho scelto di seguire. 
 
 
Capitolo 21
 
Tiziana Cruiz. Quella donna era Tiziana Cruiz! Non era stata una delle tante donne di Nicola, lei era stata speciale. Le voleva davvero bene. Cosa faceva alla sfilata? Non era più una modella, sapeva che si era ritirata da qualche tempo... Era sempre bellissima e lui era lì con lei. Parlavano allegri e lui l'aveva baciata... Cosa le aveva detto? Come poteva comportarsi così? Non poteva davvero credere di essere ricaduta in quell'incubo! La stava corteggiando? Non sarebbe mai cambiato! E lei era solo una stupida illusa! Fidarsi di lui... Gli aveva chiesto di fidarsi, ma appena si distraeva, lo trovava a flirtare con una donna qualunque! Quante altre erano state nel suo letto dopo di lei? Erano passate meno di due settimane... Il suo silenzio dipendeva da quello! Non dalla promessa di non cercarla! Avrebbe voluto andare da lui e gridargli tutto il suo odio! Ma fu raggiunta da Luca. Diede un'ultima occhiata ai due e poi, proprio mentre lui si girava verso di lei, abbracciò Luca e gli diede un bacio poi si allontanò in sua compagnia! Sperava con tutta se stessa che lui li avesse visti! Non le importava se per lui era diverso e non soffriva. Almeno gli aveva dimostrato di non essere sola e di non aspettarsi nulla da lui.
 
L'aveva baciato... Marcella aveva baciato e abbracciato quell'idiota. Lo aveva fatto davanti a lui! Era rimasto fermo, senza muoversi. Perché lo aveva fatto? Fu tentato di lasciarsi corteggiare da una delle ragazze di Ugo ma voleva solo parlare con lei e subito. 
“Nicola...”
“Congratulazioni Armando, la sfilata è stata un successo!”
“Vieni a bere qualcosa con me e Betty? Ci sono alcuni clienti a cui farebbe piacere salutarti...”
“Come? Perché no...” Forse lei era con Betty...
Ma non c'era. Cercò di essere il più affabile possibile anche se fremeva per vederla. Si distraeva e dava poco retta a quelle persone che in quel momento ostacolavano il suo obiettivo. Con una scusa si allontanò e fu raggiunto da Betty
“Cosa c'è? Ti vedo strano, impaziente...”
“Dove diavolo è finita?”
“Non lo so, poco fa era con Luca... Ora vedo che lui è in compagnia del dottor Santamaria e qualcuno che non conosco... Forse è alla toilette... Dove stai andando? Nicola!!” Ma lui si era già allontanato. Cercò di seguirlo ma fu trattenuta da alcuni giornalisti che le facevano domande su Armando e sulla collezione.
 
“Perché l'hai fatto? So che sei qui. Sei qui per me? Sei venuta qui per aspettare me? O solo per non vedere quell'idiota?”
“Per non vedere te! Vattene!”
“Che diavolo significava la sceneggiata di prima?”
“Quale?”
“Sai di cosa sto parlando! Tu con quel cretino!”
“Parli del bacio al mio compagno?”
Nicola le si avvicinò appoggiando una mano sulla parete
“Non parlarmi in questo modo! L'hai fatto per provocarmi!”
“Provocarti? Ti sbagli! Non tutto quello che faccio ti riguarda!”
“Marcella! Dimmi solo quello che vuoi! Dimmi se devo aspettarti, se vuoi che sparisca... Dimmi che diavolo significava quel bacio!”
“Di cosa hai parlato con Tiziana Cruiz? Ricordavate i vecchi tempi?”
“Ah, si tratta di questo... È gelosia!”
“No! Delusione! Non sei cambiato!”
“Ti sbagli. Non l'avevo nemmeno vista, mi ha solo salutato! Marcella, guardami! Mi ha solo salutato! Te lo giuro!”
“Forse... Ma non puoi biasimarmi...”
“No, non posso farlo! Marcella, guardami per favore... Hai ragione, sono stato un bastardo con te e hai tutte le ragioni per non fidarti di me! Ma ti giuro che tu sei l'unica donna che abbia guardato, l'unica di cui sia innamorato, l'unica che desidero!” Le sfiorò un fianco. Si accorse subito che le sue difese erano abbassate.
“Marcella, ora esci da qui... Lo sai che se non lo fai, faremo l'amore... Ma io voglio aspettarti questa notte a casa mia! Voglio farlo senza fretta e senza paura di essere visti... Voglio toglierti questo vestito e lasciarti solo quel braccialetto e guardare il tuo corpo... Torna alla festa!” 
Marcella era completamente soggiogata da lui, dal suo profumo, dal modo in cui le sussurrava quelle parole. Avrebbe dato qualsiasi cosa per restare con lui, per amarlo in quel posto e in quel momento. Lo amava e lo desiderava. Sapeva che non mentiva riguardo a Tiziana, sentiva che era sincero. Lo guardava negli occhi. Sul volto di Nicola si formò un sorriso malizioso, ma non la baciò, si spostò e si allontanò uscendo dalla serra.
“Per evitare pettegolezzi, aspetta qualche minuto prima di rientrare... A più tardi!”
Lo vide rientrare con tranquillità al club, lei aspettò che il suo cuore smettesse di palpitare tanto velocemente.
“Dove sei andato? Dov'è lei?”
“Betty, ti ho promesso che sarei stato un signore! Non l'ho toccata, dovevo solo chiederle una cosa. La vedi? È fuori, su quella poltroncina! Guardala, Betty, lei è la più bella delle donne e per colpa mia sta con un cretino che nemmeno si accorge che ha indossato qualcosa di mio. Qualcosa di nostro! Ha indossato un abito bellissimo per un altro uomo... E lui nemmeno lo sa.”
“Sei crudele! Siete crudeli! E comunque guarda... È lui che sta con lei! Che la sta raggiungendo! I giornali parleranno di loro, non di voi!”
“Basterebbe tanto così perché domani i giornali parlino di noi... Tanto così, Betty! Lui ora sta parlando con lei, andranno via insieme, ma passerà la notte con me!”
“Non voglio più sentirti! Vai a casa adesso! Spero davvero che abbiate il buongusto di essere almeno discreti visto quanto siete idioti!”
Betty si allontanò
“Ti voglio bene Betty!”
“Sì anche io! Ma vai al diavolo!”
Nicola le sorrise.
 
Non aveva dovuto aspettarla molto. L'aveva accolta con un bacio e poi come le aveva detto, l'aveva spogliata e guardata solo con il suo regalo addosso, poi avevano fatto l'amore con calma, assaporando ogni istante, ogni carezza, ogni bacio. 
“Amore mio... Sei così bella!”
“Stasera avrei voluto vederti sparire, lo sai?”
“Non è vero! Ma io avrei voluto che fosse lui a sparire...”
“Lo sai vero, che mi sento in colpa? Luca è una persona meravigliosa...”
“Non voglio parlare di lui... Voglio te! Voglio averti qui con me anche domani!”
“Non posso continuare ad inventare delle scuse per non stare con lui...”
“Non andare a letto con lui! Non farlo!”
“Non parlavo di questo. Io... Non mi ha più toccata!"
“Lo so... Mi ami! Devi lasciarlo! Questa farsa deve finire subito! Perché non lo fai?”
“Non voglio fargli del male!”
“E cosa farai allora? Per evitarlo lo sposerai? Gli darai dei figli? Non capisco davvero! Lascialo! Adesso!”
“Lo farò! Ti giuro che lo farò, ma devo pensare a come fare...” 
“Allora fino a quel momento non voglio vederti!”
“Non fare il bambino...”
“Non sopporto nemmeno che ti stia vicino! Che possa anche solo credere che tu sia sua...”
“Lo so! Dammi un po' di tempo!”
Domani sera passerò a prendere il mio quadro!”
“Quale?”
“Il mio quadro, il tuo ritratto! Non voglio che ti veda senza vestiti nemmeno dipinta...”
“Penso che non l'abbia nemmeno visto... Comunque non credo mi abbia riconosciuta...”
“Ti conosce bene!”
“Non è proprio colpa sua! Lui non conosce la nostra storia!”
“In quel quadro sei tu! Non è necessario conoscere la nostra storia...”
“Non voglio parlare di queste cose... Prima di andare via, voglio che mi abbracci e mi baci!”
Lui ubbidì, smise di parlare e la baciò con passione.
 
La sera successiva Nicola si presentò a casa di Marcella. I bambini furono felici di vederlo e lo obbligarono a fermarsi con loro a giocare per qualche momento. Marcella li guardava, sognando che quella non fosse solo una parentesi. Dipendeva tutto da lei? Era lei ad impedire che la loro famiglia si ricomponesse? Fu distratta dal suono della porta. Era Luca che come ogni sera raggiungeva lei e i bambini per cenare insieme
“Non sapevo fosse qui...”
“Mi ha chiesto un quadro che gli appartiene. Ovviamente i suoi figli non hanno perso l'occasione per coinvolgerlo nei loro giochi” disse Marcella, quasi infastidita, ponendo l'accento sul fatto che quelli erano figli di Nicola.
“Credevo che avesse portato via tutte le sue cosa da molto tempo...”
“Quel quadro era rimasto qui...”
“Forse, se si tratta di un quadro di valore, potremmo verificare se rientra nei suoi diritti averlo...”
“Non dire sciocchezze! Il quadro è suo! Non importa quale sia il valore dell'opera.”
“Come vuoi... Era solo perché hai dei quadri molto belli... Di quale quadro si tratta?”
“Quello in camera da letto!”
“La donna di spalle? È un'opera pregevole...”
“Beh abbastanza!” Marcella quasi si mise a ridere. 
“Luca, chiedo scusa per l'invasione... Non volevo disturbarvi. Se ora Marcella vuoi darmi ciò che mi appartiene...” Il tono era quasi di sfida, un gioco tra i due amanti tra lo scherzo e il conflitto che c'era tra i due.
“Sono certo che per Marcella non sia un problema! Sembra che invece lei tenga molto a quel quadro!”
“Non immagina quanto! Fu dipinto per me, lo sa?”
“Nicola, prendi quel dannato quadro e va via per favore!”
“Non ti irritare, tesoro, abbiamo tutta la serata... Vuole qualcosa da bere?”
“La ringrazio, ma non voglio disturbare oltre! Questa sera non sarò solo! Una donna bellissima verrà a casa con me...” Marcella capì l'allusione, mentre Luca, gli sorrise contento, forse convinto che l'ex marito della sua compagna, volesse solo dimostrare loro, di essere felice e sereno. Non lo sopportava, era certo che Marcella provasse ancora qualcosa per lui, che tra loro ci fosse qualcosa di irrisolto. Ma era chiaro che quell'uomo non aveva alcun rispetto per lei. Che uomo era quello che sbandierava le sue conquiste di fronte all'ex moglie? Meglio, pensò, il fatto che la umiliasse, giocava a suo favore.
Nicola gli strinse la mano con un sorriso sarcastico e sfiorò il braccio di Marcella, facendole sentire un brivido che a lui non sfuggì
“Ciao Marcella! Arrivederci Luca! È sempre un piacere vedervi!”
Uscì dall'appartamento dando un ultima occhiata alla sua amante.
 
Quando rimasero soli, Luca si avvicinò cercando di darle un bacio ma lei si spostò fingendo di non essersene accorta.
“Amore mio, cosa c'è? Sei strana già da qualche settimana... Puoi dirmi se qualcosa ti preoccupa?”
“Luca, quando i bambini saranno a nanna, vorrei parlare di una cosa molto importante...”
Luca non ebbe il tempo di replicare perché la governante li avvisò che la cena era pronta e che i bambini erano già a tavola. Marcella si sforzò di essere tranquilla ma sperava che tutto finisse in fretta. Quella sera non riuscì a parlargli. Non voleva che i bambini venissero coinvolti in nessun modo nei suoi problemi. Doveva proteggerli! Gli avrebbe parlato il giorno dopo, quando sarebbero stati con il padre.
Fu una notte lunga, pensava a Nicola e alle cose che avrebbe detto a Luca. I suoi sentimenti erano chiari, ma era difficile ferire un uomo a cui voleva bene. Poi avrebbe parlato anche con Nicola. Lei lo amava ma non sarebbero tornati insieme. Non subito. Aveva bisogno di tempo per dimenticare e riflettere. Betty aveva ragione. Non era abbastanza impazzire tra le sue braccia per far tornare tutto come prima. Si sarebbe presa qualche giorno di vacanza. Valerio... Sarebbe andata qualche giorno a New York. Lontana da tutto e tutti. 
La giornata era stata pesante, faticava a concentrarsi sul lavoro anche se aveva la scrivania piena di documenti. Era stanca, molto stanca, quando uscì dall'ufficio. Ma era risoluta a chiudere con Luca, il loro non era un rapporto che poteva continuare. Era convinta che avrebbe capito. Lui era un uomo buono. Forse l'avrebbe odiata ma poi sapeva che avrebbe potuto contare sul suo sostegno.
“Marcella, ho forse fatto qualcosa di sbagliato?”
“Come? No! Non hai fatto nulla di sbagliato... Ecco io... In questo periodo mi sento inquieta... Mi sto chiedendo se la mia vita stia andando nella direzione giusta...”
“Marcella, di cosa parli? Credevo tu fossi felice!”
“Non lo sono! Non lo sono da molto tempo e tu lo sapevi bene! Mi hai dato serenità e sicurezza, ma non ho mai mentito dicendoti di essere felice!”
“Dimmi solo quello che posso fare! Dimmi cosa vuoi per essere felice e io farò di tutto per assecondarti!”
“Luca, mi dispiace!”
“Mi stai lasciando?”
“Ho bisogno di tempo per pensare... Devo restare sola per capire cosa voglia fare della mia vita!”
“È per lui? È per quel bastardo del tuo ex marito? Hai dimenticato quello che ti ha fatto?”
“Lascia stare Nicola! Lui non c'entra nulla tra di noi!”
“No? Mi credi davvero uno stupido? Pensi che l'altra sera alla festa non abbia notato che non ti toglieva gli occhi di dosso? E credi non abbia visto come lo guardavi mentre parlava con quella ragazza? Lui non ti vuole! Ha passato la notte scorsa con un'altra donna! Lo hai sentito no? È talmente arrogante da non accorgersi di essere inopportuno e meschino! Credi che possa cambiare?”
“Non credo che tu abbia capito a cosa si riferisse!”
“Lo difendi? E sentiamo! Tu che invece lo capisci... A cosa si riferiva?”
“Al quadro, Luca, parlava di tornare a casa con il quadro!”
“Il quadro? Sei pazza?”
“Ho regalato io quel quadro a Nicola... Sono io la donna ritratta!”
“Tu? Ma cosa... Cosa c'è tra di voi?”
“Lo conosco perché siamo stati sposati per anni! Non c'è nulla tra noi due!”
“Nulla... Non c'è nulla! Eppure le cose sono cambiate da quando l'ho conosciuto. Voglio sapere cos'è successo! Me lo devi Marcella!”
“Io non voglio farti del male! Per favore! Io ho bisogno di restare sola! Non è colpa tua! Non è colpa di... Di nessuno! Mi sei stato vicino, mi hai aiutata a rialzarmi e mi hai dato la sicurezza di cui avevo bisogno! Te ne sarò sempre grata, ma non ti amo! Credevo davvero che le cose potessero andare diversamente!”
“Non mi ami? Le cose che mi avevi detto erano tutte bugie? Lo ricordi? Mi avevi detto che non eri mai andata a letto con nessuno di cui non fossi innamorata! Mi hai preso in giro?”
“No! Sono affezionata a te e credevo che mi sarei innamorata anche io! Ma non è successo!”
“Quindi non era timidezza, insicurezza... Eri restia e fredda perché fare l'amore con me ti disgustava?”
“Non è così! Davvero non pensarlo nemmeno!”
“E cosa dovrei pensare? Cosa? Dimmelo tu! Mi hai usato per rimetterti in piedi! Mi hai fatto credere ad un futuro insieme! È bastato che il tuo ex marito smettesse i panni del manager senza scrupoli e indossasse quelli del professore, per voltarmi le spalle?”
“Smettila di parlare di lui! Si tratta di me! Del fatto che non sono felice! Del fatto che nonostante tutto non ti amo! L'avresti meritato! Lo so! Ma non posso impormi di amarti! Io non posso!”
“Perché lo ami ancora!!”
“Non continuare adesso! Per favore! Accetta che non è andata bene! Mi dispiace! Te lo giuro!”
“Sei andata a letto con lui? Dimmelo!”
“Luca...”
“Quando? Perché l'hai fatto? Perché?”
“Non voglio parlarne!” 
Luca le diede uno schiaffo facendola cadere a terra. Lei non riconobbe l'uomo che aveva davanti. Doveva capirlo? No! Doveva uscire e in fretta dalla sua casa e dalla sua vita!
“Vai via! Esci di qui e non permetterti mai più di toccarmi! Vattene!”
“Scusa! Sono arrabbiato io non volevo!”
“Vai via! Ti ho detto tutto! Ora vattene!”
Marcella aveva il viso rigato dalle lacrime che scendevano senza che lei capisse se erano per lo schiaffo o per la rabbia.
“Non vado da nessuna parte! Voglio sapere se sei andata a letto con lui!”
“Sì! Abbiamo fatto l'amore! Anche la notte della sfilata! Perché non posso fare a meno di lui e di quello che mi fa provare! Vai via!" 
Marcella gridava ma lui non intendeva andare via. La strattonò e la strinse a se con violenza. Marcella si divincolava ma non era abbastanza forte per allontanarlo. Cominciò a tremare e ad avere paura. Gridò ma in casa non c'era nessuno... I bambini erano da Nicola... Nicola... 
“Sei solo una sgualdrina! Sei falsa e ipocrita! Me ne andrò ma solo dopo essermi preso quello che hai dato a lui! Sono stato gentile con te! Sono stato un signore! Ma tu meriti quel bastardo del tuo ex marito! Due degenerati! Senza morale!” 
Gli diede uno schiaffo con tutta la sua forza e gli morse una mano ma lui le diede un altro schiaffo e la ributtò a terra.
“Non farmi del male!” Lo pregò Marcella con un filo di voce. Ma lui non l'ascoltò, le strinse un braccio tanto forte da smorzare ogni sua difesa. Le  strappò la maglia e dopo averle sollevato la gonna la prese con la forza. Marcella smise di lottare piegata dal dolore, dalla paura e dalla rabbia. Prima di sentire la porta chiudersi le sembrò di sentire Luca che le diceva qualcosa.
“Adesso me ne posso andare! E stai tranquilla! Non mi vedrai più! Ha fatto più schifo a me che a te!”

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Capitolo 22
*** 22 ***


Capitolo 22
 
Fissava il soffitto senza riuscire a muovere un muscolo. Non sapeva da quanto tempo fosse in quella posizione ma doveva essere tanto. Dalla finestra cominciavano ad arrivare i suoni del giorno e la luce colorava il salotto. Era molto stanca. Si trovava in una sorta di torpore, confusa tra il sogno e la realtà. Chiuse gli occhi che le bruciavano. 
“Signora, mio Dio, signora Marcella...”
“Non gridare per favore...”
“Non si muova, chiamo subito l'ambulanza...”
“No... Marta, sono stanca... Per favore, lasciami dormire...” Tutto tornò ad essere buio.
 
“Ma chi diavolo è a quest'ora?”
“È Marcella... Pronto...”
“Signora Mendoza... Sono Marta...” Betty si sollevò su un braccio sentendo un presentimento terribile
“Marta... È successo qualcosa?”
“Signora Mendoza, deve venire qui! La prego! La signora non sta bene... Non vuole che chiami l'ambulanza...”
“Marcella? Cosa ha?”
“Non lo so! Venga qui...”
“Arrivo subito!”
“Betty... È successo qualcosa?”
“Sì, ma non ho capito nulla... Quella donna balbettava! Marcella non sta bene...”
“Ti accompagno io!”
Dopo pochi minuti erano pronti e corsero a casa di Marcella. Marta li fece entrare piangendo
“Non si muove... Ho paura di toccarla...”
Betty non dovette chiederle spiegazioni.
“Armando, chiama il medico... Non avvicinarti”
Le si avvicinò, Marcella era sdraiata a terra in una posizione innaturale, la governante l'aveva coperta con un lenzuolo, forse per pudore. Il volto era tumefatto, c'era del sangue raggrumato sulle labbra
“Marta per favore, mi porti dell'acqua e un fazzoletto... Marcella, tesoro...”
Betty le si inginocchiò accanto e accarezzandole i capelli, la svegliò 
“Betty...”
“Tesoro, cosa ti hanno fatto...”
Betty piangeva vedendo l'amica ridotta in quelle condizioni, alzò il lenzuolo cercando di aiutarla ad alzarsi, ma quando vide i graffi e i lividi e il braccio gonfio, la ricoprì con cura.
“Marcella, sta arrivando il medico, andrà tutto bene...”
“Non voglio vedere nessuno, Betty...”
“Non stai bene... Ti giuro che non ti lascerò sola! Dimmi chi è stato...”
“Nessuno!” Marcella aveva iniziato a piangere convulsamente e il solo tremare la faceva star male.
“Stai calma... Sono qui!”
“Signora, suo marito ha detto che il medico sta salendo!”
“Lo faccia entrare, dica ad Armando di rimanere fuori...”
“Certamente...”
“Tesoro, presto starai meglio... Chi è stato?”
“Ti prego Betty, non chiedermi nulla!”
“Va bene... Riesci ad alzarti? Mettiamoci sul divano... Ti va?”
“Non riesco... Mi fa male!”
“Va bene... Ecco, è arrivato il dottore...”
“Non lasciarmi sola!”
“Sono qui!”
Il medico si precipitò da Marcella e constatò che era stata sicuramente picchiata. Marcella però non si fece toccare, cercando di fuggire da lui e rifugiandosi tra le braccia di Betty. In quel momento la donna notò anche i lividi sulle gambe. La teneva stretta cercando di consolarla.
“Signora Valencia, dobbiamo andare subito all'ospedale, ha quasi sicuramente un braccio rotto, dobbiamo fare degli esami!” 
Marcella però implorava Betty di non portarla da nessuna parte! Voleva solo andare a letto a dormire.
“Signora Mendoza, dobbiamo andare in ospedale, mi creda. È sotto shock, non è in grado di prendere delle decisioni. Dobbiamo andare ora!”
“Che cosa le hanno fatto?”
“Quello che pensa! Ma in ospedale ci saranno delle persone che la aiuteranno. Dobbiamo medicare le ferite, fare delle lastre, le daremo dei sedativi, se necessario e... Dobbiamo anche pensare al resto... Non possiamo lasciarla qui!”
“Mi dia solo cinque minuti!”
Il medico si allontanò e fece alcune telefonate, mentre Betty stringeva l'amica che non smetteva di piangere.
“Tesoro, dobbiamo andare all'ospedale! Ascoltami, io sono qui e andremo insieme. Ora ti aiuterò ad alzarti, ti sosterrò io! Va bene?”
“Ti prego, non voglio!”
“Dobbiamo andare! Alzati ora!”
Marcella cercò di ubbidire all'amica ma non appena in piedi non riuscì a mantenere l'equilibrio. Il medico le si avvicinò e lei gli gridò di starle lontano. Betty si fece aiutare da Marta. Le appoggiarono un cappotto sulle spalle e la trascinarono fuori da casa seguiti dal medico.
Armando era sconvolto. Non riusciva a capire cosa fosse successo e si avvicinò alla moglie che gli disse di seguirla con l'auto di Marcella e di non chiamare nessuno. Avrebbero deciso cosa fare solo quando la donna sarebbe stata al sicuro.
Betty rimase accanto a Marcella come le aveva promesso, le stringeva la mano e quando tutti gli accertamenti furono completati esaudì il desiderio dell'amica di lavarsi. Betty si mise sotto la doccia con lei, sorreggendola e piangendo in silenzio per non farsi sentire. Il corpo dell'amica era completamente ricoperto di lividi, il viso era gonfio e tumefatto. Aveva escoriazioni ovunque, ma quello che la sconvolgeva di più era sentirla singhiozzare e piangere, senza tregua. La medicarono, le ingessarono il braccio e gli somministrarono dei medicinali e dei sedativi per farla calmare, solo quando si addormentò, Betty si buttò tra le braccia del marito scaricando tutta la tensione.
“Signori Mendoza, devo parlare con un familiare...”
“Ci siamo noi! I fratelli di Marcella sono in viaggio e i bambini sono troppo piccoli. Siamo noi la sua famiglia”
“Bene... Forse è meglio parlarne prima a voi... La signora ha subito un'aggressione molto violenta. Ha subito uno stupro, le lesioni sono inequivocabili. Come da prassi abbiamo provveduto a raccogliere tutti gli elementi che lo provano. La signora rimarrà qualche giorno in ospedale ma è necessario chiamare le autorità competenti!”
“Mio Dio... Vado da lei!”
“Vengo anche io... Signora Mendoza le dica solo che è necessario denunciare la violenza, non le faccia altre domande!”
Betty entrò nella camera dell'amica e cercò di svegliarla. Le parlò dolcemente spiegandole quello che le aveva detto il medico ma lei non volle ascoltarla! Era stato un incidente, diceva. La supplicò di smetterla e le giurò che se avesse fatto intervenire la polizia l'avrebbe esclusa dalla sua vita. 
“Betty, lui non lo deve sapere! Promettimi di non dirglielo! Lo ucciderebbe! Nicola non lo dovrà mai sapere... I bambini Betty...” A quelle parole un pensiero terribile sfiorò la mente di Betty. Era stato Luca? Se fosse stato così, Nicola lo avrebbe ucciso davvero! Ma com'era possibile?
“Marcella, chi è stato?”
“Non dirlo a lui! Non dirlo a Nicola!”
“È stato Luca? È stato lui a farti tanto male?” Marcella sembrava impazzita, le gridava di smetterla, che non voleva più sentire quel nome! La implorava di tacere! La minacciava di farla buttare fuori. Lei guardò il medico che, forse consapevole che molte vittime si chiudevano in loro stesse, disse a Betty di non insistere. Poi provvide a somministrare altri sedativi e Marcella si riaddormentò.
 
Si fece coraggio, chiese al medico del tempo. Avrebbe convito l'amica a denunciare la violenza, ma gli chiese di aspettare, di permettere a Marcella di riposare e magari di parlare con dei professionisti. Il medico la rassicurò e le chiese di lasciarla un po' sola
“Rimarrò qui! Quando si sveglierà le sarò vicino. Ora la prego di scusarmi. Devo organizzare alcune cose!”
Betty tornò da Armando, gli disse di chiamare sua sorella e di farla andare a prendere i figli di Marcella e i loro e di portarli a casa sua, di inventare una scusa, una festa a sorpresa, qualsiasi cosa per distrarli, gli chiese di rimanere in ospedale e di avvertirla se Marcella si fosse svegliata. Lei sarebbe andata ad avvertire Nicola. 
“Armando, chiedi a tua sorella di non fare domande! Poi le spiegheremo tutto. Io tornerò con lui in meno di un'ora ma sappi che per lui, Marcella ha fatto un incidente! Sarà lei a parlargli e a spiegargli tutto, noi non ci intrometteremo!”
“Betty... Cos'è successo?”
“Amore mio! Parleremo più tardi! Ti prego, aiutami!”
La abbracciò e le disse di essere fiero di lei.
 
“Ciao amica mia! Cosa ti porta qui?”
“Devi venire con me...”
“Ho ancora una lezione e poi devo andare a prendere i bambini a scuola... Possiamo vederci dopo se vuoi!”
“No, Nicola, dobbiamo andare in ospedale! Ho provveduto ad avvertire Camilla, andrà a prendere lei i bambini! Marcella...”
Nicola senti le gambe cedere
“Cos'è successo? Lei sta bene?”
“No! Non sta bene! Ecco... Ha avuto un incidente...”
“Betty...” Nicola iniziò a piangere. Quell'incubo era tornato. Un incidente aveva dato inizio al loro tormento e ora che stavano ricominciando a pensare al loro futuro, un altro incidente rischiava di portargliela via di nuovo.
“Betty...”
Nicola si lasciò cadere sulle ginocchia, Betty si inginocchiò guardandolo in viso
“Nicola, non è in pericolo! Ha un braccio rotto e tanti lividi, tante escoriazioni, ma non la perderai! Andiamo, sono venuta in taxi, dammi le chiavi della tua auto e ti accompagno da lei!” 
Nicola non aveva aperto bocca, non si calmava e Betty prima di entrare in ospedale lo fermò 
“Nicola, ascoltami, lei è sotto shock, non chiederle nulla adesso! Dille solo che l'ami!”
“Dimmi cosa diavolo è successo...”
“Non lo so... Davvero Nicola, non mi ha detto nulla... Ma stalle accanto questa volta!”
“Mi prenderò cura di lei! Te lo giuro!”
Betty lo prese per mano e arrivarono di fronte alla stanza di Marcella. Armando andò loro incontro.
“Dorme ancora... Il medico ha detto che a parte il braccio non ha nulla di rotto.”
“Voglio vederla...”
“Ricorda, non farle domande!”
Si avvicinò a lei piano, cercando di non svegliarla, era piena di lividi, le labbra gonfie, dormiva. Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e stringerla ma si sedette accanto a lei e le sfiorò la mano. Dopo qualche minuto, aprì gli occhi e cercò di capire dove fosse, lo vide accanto a lei e gli occhi si riempirono di lacrime. Si agitò e gli disse piangendo:
“Cosa ci fai qui... Non voglio che tu mi veda! Sono un mostro!”
“Amore mio, sono qui per te e sei bella come sempre!”
Le sfiorò una guancia ma lei si spostò.
“Non volevo farti male! Scusami amore mio!”
“I bambini...”
“Cerca di stare tranquilla, sono con Camilla. Se n'è occupata Betty... Amore cosa ti è successo?”
Marcella non gli rispose e si girò sottraendosi al suo sguardo.
“Per favore, va via! Vai dai bambini...”
“Non vado da nessuna parte, amore, dimmi solo cos'è successo!”
“Nulla...”
Nicola capì che non doveva insistere. Si limitò a baciarle la mano. Ma sembrava che a lei desse fastidio anche solo essere sfiorata. A causa dei calmanti si riaddormentò poco dopo. Cercando di sistemare le coperte la scoprì leggermente, scorgendo che non erano solo il braccio e il volto ad essere gonfi. Marcella era completamente ricoperta da lividi e ferite. 
“Amore mio, cos'è successo?”
Le sussurrò all'orecchio.
Un'infermiera entrò nella stanza di Marcella per controllare che la somministrazione dei farmaci continuasse regolarmente ed lo invitò ad uscire. L'orario di visita era ormai terminato e non poteva restare lì.
Diede un piccolo bacio alla donna che amava e le promise di tornare il mattino dopo, poi uscì trovando Betty ad aspettarlo.
“Armando è andato via?”
“Già. Era sveglia?”
“Lo è stata per poco, poi per fortuna si è riaddormentata. Era agitata... Che diavolo è successo? Betty, che cosa le è successo? È ricoperta di lividi, ferite! Ha un braccio rotto e il viso è completamente tumefatto!"
"Io non so cosa sia successo... Ma tu devi solo pensare a starle vicino! Qualsiasi cosa sia successa tu dovrai esserle accanto..."
"Ma certo... Betty ho avuto paura di perderla... Ancora! Non farò lo stesso errore una seconda volta! Lei è tutta la mia vita..."
"Andiamo a casa!"
"No, rimango qui... Se avesse bisogno di me e non mi trovasse?"
"Non puoi comunque stare con lei! Vai a casa e riposati! Domattina vai a prendere i bambini da Camilla e portali a scuola! Loro non sanno nulla, ma devi pensare anche a loro! Poi potrai starle vicino! Andiamo a casa!"
Nicola le ubbidì ma non riuscì a chiudere occhio. Continuava a chiedersi cosa fosse successo alla sua donna, pensava a quanto dolore provasse e si ripromise che le avrebbe fatto dimenticare tutto. Il mattino, come discusso con Betty, andò dai bambini per rassicurarli prima di tornare da lei.
 
“Tesoro... Sei riuscita a riposare?”
“Betty, ciao! Grazie!”
“Non dirlo nemmeno... Marcella, se non vuoi parlare lo capisco! Ma ho bisogno di sapere se è stato lui!”
Marcella non le rispose, gli occhi le si riempirono di lacrime ma non aprì bocca
“È stato lui, tesoro? Come ha potuto?”
“Non dirlo a Nicola!”
Furono le uniche cose che seppe dire.
“Non lo farò, ma lui sarà qui tra poco e ti chiederà quello che è successo! Non puoi non dirgli niente...”
“Non farlo venire, Betty! Non voglio vederlo! Non voglio che mi veda... Che sappia cosa mi ha fatto!”
“Non smetterebbe di amarti...”
“Io non posso... Betty, io voglio dimenticare tutto! Ma se lui lo sapesse, questa cosa... Non finirebbe mai! Se lo sapesse, lo ucciderebbe! Lo conosci!”
“Ma non puoi nemmeno fingere che non sia successo! Non può passarla liscia... Devi denunciare tutto alla polizia!”
“Voglio solo dimenticare tutto!”
“Marcella... Non puoi lasciare che non paghi per ciò che ti ha fatto!”
“Invece posso! E non voglio più parlarne! Hai capito?”
Marcella cercò di muoversi ma il dolore era troppo forte e ricadde sul letto con una smorfia. In quel momento nella camera, entrò Nicola
“Amore mio, stai calma... Betty, cosa succede?”
“Voleva solo prendere l'acqua... Io vi lascio soli... Marcella, tornerò più tardi! Ciao Nicola!”
“Amore, come stai?”
“Non guardarmi...”
“Perché? Marcella, amore, non farò lo stesso errore una seconda volta! Resterò con te! Se hai paura che vada via, sbagli!”
“Mi hanno aggredita, Nicola! Mi hanno...”
Gli occhi di Nicola si riempirono di lacrime, si avvicinò a lei e la abbracciò.
“Chi è stato? Amore mio, ti giuro che la pagherà! Ma tu lascia che mi prenda cura di te...”
“Non ti importa se... Se mi hanno stuprata?”
Marcella alzò la voce, cercando di liberarsi da quell'abbraccio che le faceva male
“Non cambia ciò che provo! Io ti amo! Ti giuro che nessuno ti farà più del male!”
Marcella piangeva convulsamente, avrebbe voluto restare sola.
“Per favore, lasci che la signora stia tranquilla... Sono il dottor Rodriguez! Lei invece...”
“Sono suo marito...”
“Allora sono certo sia d'accordo col fatto che la signora in questo momento debba stare tranquilla e riposare. La prego...”
“Io... Io non volevo farla agitare!”
“Ne sono certo... Senta, dovrebbe venire con me per sistemare alcuni documenti!”
“Vorrei rimanere con lei!”
“Venga con me! Le garantisco che sua moglie è in buone mani, si tratta di pochi minuti!”
“Amore mio, torno subito, va bene?” Marcella non gli rispose e lui afflitto, uscì con il medico.
“Volevo solo chiederle di non mettere sotto pressione sua moglie, signor?
“Mora... Sono Nicola Mora. Io voglio solo farle capire che le sono vicino...”
“Lo sa, è qui! Sua moglie ha subito un'aggressione molto violenta! Oltre ai traumi fisici, che supererà senza conseguenze, ciò che in questi casi è più difficile da sopportare sono quelli psicologici...”
“Cosa diavolo le hanno fatto?”
“È stata stuprata, si è difesa, ma il risultato è stato quello che ha visto! L'hanno picchiata, tanto forte da romperle un braccio. Sua moglie è però ferita soprattutto nell'anima. Sia paziente... Molto paziente!”
Nicola era sconvolto, non riusciva quasi a capire le parole del medico. Era un incubo, un terribile incubo! Marcella, aveva subito una violenza terribile... Avrebbe dovuto proteggerla, esserle vicino. Avrebbe trovato chi le aveva fatto del male! Ma il medico aveva ragione. Non doveva insistere per sapere com'era andata! Voleva solo tenerla stretta, rassicurarla e aiutarla a riprendersi. Ringraziò il medico e poi tornò da lei.
Marcella fingeva di dormire, non voleva parlare con lui, non voleva parlare con nessuno. Lui si sedette accanto a lei e le strinse la mano. Alla fine Marcella si addormentò davvero.
“Nicola... Perché non vieni a mangiare qualcosa?”
“Bevo solo un caffè, non ho fame, qui fuori c'è un distributore... Solo cinque minuti però!”
“Sta dormendo, ma va bene!”
Betty lo accompagnò fino al distributore
“Come sta?”
“Hai visto cosa le hanno fatto? Male! Ha dolori ovunque! Il medico ha detto che non si tratta di nulla di grave, almeno dal punto di vista fisico. Ma quando si sveglia sembra sia assente, apatica...”
“Beh, forse sono i farmaci... Ma Nicola, quello che ha passato è stato terribile!”
“Non riesco a capire che cosa sia successo! Chi ha potuto farlo? Era a casa, com'è possibile che il portiere non abbia visto nulla?”
“Nicola, ha importanza?”
“Sì, Betty! È colpa mia! Avrei dovuto starle accanto. Se in casa ci fossi stato io forse...”
“Nicola! Non iniziare il gioco delle colpe! Quello che è successo non ti ha insegnato nulla? quello che è successo non è colpa tua, né sua! Solo di quell'essere rivoltante che le ha fatto del male...”
“Se sapessi chi è stato lo ucciderei!”
“Invece tu non farai nulla! Nemmeno quando saprai il nome del colpevole! Tu devi solo pensare a lei! Adesso ha davvero bisogno di te! Non sono stata una buona amica quella volta! Lo sarò ora! Devi promettermi di lasciare che sia chi di competenza ad occuparsi di tutto! Lo troveranno e pagherà ma tu non interverrai! Chiunque sia! Chiunque, Nicola! Promettimelo! Ma cosa ancora più importante, devi starle vicino! Avere pazienza, perché quello che sta passando non si risolverà tanto presto! Sii l'uomo di cui lei ha bisogno! Sii l'uomo che la ama, la rispetta, che anche se non capisce il modo per aiutarla ne troverà mille diversi e poi altri! Sii forte, per lei e per i bambini! Oggi devi dimostrare di essere un uomo! Riuscirai ad esserlo?”
“Non so come! Ma tornerà a sorridere! Oggi la amo più di prima!”
Betty gli sorrise e lo abbracciò. 
“Conto su di te! E non lascerò che ti dimentichi quanto mi hai promesso! Nicola, torna da lei! Quando si sveglierà, dille che tornerò più tardi... Ti voglio bene!”
Nicola era tornato da lei, senza farle domande, senza aspettarsi una parola. Lei doveva solo guarire, fuori e dentro.
 
Betty l'aveva cercato. Era andata nel suo ufficio e aveva riversato su di lui la sua rabbia. L'aveva schiaffeggiato intimandogli di andarsene! Ma si era trovata di fronte ad un muro, una persona completamente fredda. L'aveva mandata al diavolo, senza rimorsi, senza alcuna vergogna. Betty non riusciva a credere che quell'uomo fosse stato in casa sua, in compagnia della sua famiglia, avrebbe voluto farlo sparire dalla faccia della terra. Era incapace di ammettere le sue colpe, sembrava anzi compiaciuto per quello che aveva fatto. Betty lo avvertì di non farsi più vedere. Avrebbe fatto qualsiasi cosa se lui si fosse avvicinato ancora a lei o a chiunque facesse parte della sua vita. La colpì il suo sarcasmo, il suo distacco. Era un mostro! Un uomo che in un modo o nell'altro avrebbe pagato per ciò che aveva fatto. Glielo gridò, tanto che intervennero alcuni dipendenti dello studio, allarmati dal trambusto. Ma non era riuscita nel suo intento. Lui sarebbe rimasto dov'era.
 
Quella casa che lei aveva tanto amato, la casa che era stata il loro rifugio, dove erano nati e cresciuti i loro figli, era diventata un luogo di paura e di dolore. L'aveva lasciata quella mattina, tra le braccia di Betty, non ricordava nemmeno come fosse riuscita a camminare. Solo pensare di rientrarci la metteva in una condizione di agitazione e di terrore. Nicola la capiva. Anche lui provava orrore per quel posto. Si erano amati in quella casa ed erano stati felici. Ma quando era entrato dopo quello che era successo, aveva provato un morso allo stomaco. Era lì che lei era stata aggredita! Era lì che qualcuno le aveva fatto tanto male. L'avrebbero venduta, regalata, non era importante, non sarebbero più entrati lì! Quando Marcella era stata dimessa dall'ospedale erano andati nell'appartamento di lui. Non era grande, ma era un punto di partenza. Marcella era dimagrita, si era chiusa in se stessa. Non usciva dalla camera da letto nemmeno per salutare i bambini. Quando Nicola la sfiorava si irrigidiva, quasi tremava, come se quello che le era successo avesse reso insopportabile anche il solo tocco di chiunque.
“Sono preoccupato...”
“Si rifiuta ancora di mangiare?”
“Si rifiuta di fare qualunque cosa... I bambini ne soffrono...”
“Stai vacillando? Nicola, stai dicendo che non manterrai la tua promessa?”
“No! Ho bisogno di lei! E ho bisogno che stia meglio... Forse se l'avessi convinta a denunciare, se avessero trovato quel bastardo... Ha paura! Di ogni cosa, un rumore, una voce... Se i bambini fanno cadere un gioco, se una porta si chiude...”
“Camilla partirà per Cartagena tra qualche giorno, con i genitori di Armando. Riccardo e la piccola Camilla vorrebbero andare con loro, non ero molto convinta ma forse non sarebbe una cattiva idea! Lascia che anche Giulio e Francesca partano. Si divertirebbero e si distrarrebbero. Tu potresti pensare solo a lei, a voi!”
“Proverò a chiederlo ai bambini. Ma non so se lei accetterà. È apprensiva, li controlla continuamente anche se da lontano...”
“Ci parlerò io e la convincerò!”
Non fu semplice, Marcella era contraria, non voleva separarsi dai figli, ma Betty la convinse che anche per loro sarebbe stata una cosa positiva. 
 
“Amore mio, perché non facciamo due passi... Marcella?”
“Come? No, sono un po' stanca... Magari domani!”
“Posso sedermi accanto a te?”
Lei non rispose, Nicola si avvicinò e con dolcezza le si inginocchiò di fronte.
“Non ti toccherò, non voglio darti fastidio, ma voglio starti vicino!”
“Siediti...” Lei non lo guardava, forse temeva che lui potesse leggere nei suoi occhi la verità. Le si sedette accanto, senza fretta.
“Ho messo in vendita la casa... Per ora possiamo rimanere qui, ma mi piacerebbe trovare qualcosa di più bello, in una zona tranquilla, come quella dove vivono Armando e Betty... Ti piacerebbe?”
“Se vuoi tu, a me va bene...”
“Abbiamo tutto il tempo per decidere. Se preferisci possiamo aspettare!”
“Non sei obbligato a fare tutto questo per me...”
“Io voglio solo starti vicino!”
“Grazie!”
Nicola la guardava e soffriva vedendola così infelice. Non riusciva a trovare il modo per avvicinarsi a lei ed alleviare il suo dolore. Anche lui stava male. Avrebbe voluto stringerla tra le braccia, ma Marcella non si faceva toccare. Ma non era come quando a causa dell'incidente aveva perso il loro bambino, era qualcosa di più profondo. La sua era paura. Paura di una semplice carezza
“Amore mio...” Senza rendersene conto, le toccò il braccio che aveva rotto e lei era trasalita.
“Scusa, ti fa ancora male?”
“No...” Ed era vero, non le faceva più male il braccio, i lividi erano spariti e le ferite rimarginate, il suo dolore era dentro di lei. Non si era più sentita come prima, qualcosa in lei si era spezzato. E soffriva vedendo quello che era il suo uomo, dormire sul divano, lontano da lei. Sapeva che per lui era terribile non poterla baciare e abbracciare. Si sentiva in colpa, ma come poteva lei, violata e svuotata, priva di autostima, lasciarsi anche solo toccare? Lui le strinse una mano e appoggiando un braccio sul divano, le spostò i capelli dietro l'orecchio. Cercò di non irrigidirsi, di non rifiutarlo. La abbracciò e dolcemente la fece appoggiare sulla sua spalla. Sentiva il suo profumo, così familiare, così dolce e rassicurante. Per la prima volta dopo settimane le sembrava di essere protetta, si lasciò scivolare su di lui e cominciò a piangere in silenzio.
“Perdonami amore mio! Perdonami se non riesco ad essere ciò di cui hai bisogno"
Lui la strinse ancora più forte, era la prima volta che si lasciava abbracciare e che piangeva con lui! La sua donna, sempre così forte, combattiva, sembrava una bambina. Provò un amore mai provato. Le baciò i capelli e la coccolò fino a quando si addormentò. Era un sonno sereno, forse il primo da tanto. Lui la sentiva piangere di notte, si agitava. Quante volte avrebbe voluto entrare per svegliarla dai suoi incubi? Ma in quel momento dormiva serena. Le sembrava quasi di vedere un piccolo sorriso sulle sue labbra. Era così bella, nonostante fosse troppo magra, struccata e vestita solo con un pigiama e una larga vestaglia di spugna. Anche per lui fu il primo momento di pace. Non avrebbe voluto finisse, l'avrebbe tenuta stretta tutta la vita. Continuò a baciarle i capelli ad accarezzarle la schiena e la guancia. Quando lei si svegliò, rimase ferma, senza muovere un muscolo. La pace che provava era totale. 
“Ti sei svegliata, amore mio?”
“Ti ho infradiciato la camicia con le mie lacrime...”
“Resta ancora tra le mie braccia...”
“Nicola... Io ti amo!” Non le rispose, ma lei sentì il suo cuore battere più velocemente e le sembrò che una sua lacrima le avesse bagnato la guancia.
“Vorrei che questa notte la passassi con me...”
“Mi basta questo momento! Ti giuro amore mio che tutto tornerà come prima! A me va bene dormire qui...”
“Vorrei mi abbracciassi questa notte, come stai facendo ora”
E lui la abbracciò, senza chiederle nulla, si addormentò solo dopo averla guardata riposare, dopo averla accarezzata. Le sfiorò le labbra e poi, con lei che si era completamente rilassata si mise a dormire. Fu una notte molto intensa, come imparare a conoscerla di nuovo. Lei aveva ricominciato a fidarsi di lui, dopo tutto quello che era successo. Il suo amore era riuscito a farla sentire protetta. Si sentiva felice. Marcella lo amava e si fidava di lui. Il resto, con il tempo, si sarebbe sistemato. Le avrebbe fatto dimenticare il male che aveva sofferto a causa sua e quello che le avevano inflitto quegli esseri mostruosi. Lui non l'avrebbe mai più lasciata sola.
“Quando mi guardi così, mi fai credere di non essere orribile...”
“Forse perché sei la più bella delle donne? Come ti senti?”
“Sicura! È stato bello dormire tra le tue braccia...”
“Solo bello? Per me è stata la più bella notte della vita!”
“Davvero?” Marcella gli sorrise.
“Sì, e vedere il tuo sorriso, il tuo bellissimo sorriso, mi ha reso ancora più felice! Hai fame? Io sì!”
“No! Ma tu puoi fare colazione...”
“Preparo qualcosa anche per te, che tu lo voglia o meno stamattina faremo colazione insieme. Tu aspettami!” Lei annuì, era bello sapere che lui si occupava di lei. Era il suo Nicola, quello che aveva di fronte, il ragazzo dolce e gentile che l'aveva fatta innamorare. E sapeva che lui non l'avrebbe mai più lasciata. Era tornato. 
Nicola andò in cucina. Preparò del caffè, del pane tostato con marmellata, succhi di frutta e... In casa non c'era altro. Era Marta ad occuparsi di tutto e ora che i bambini erano in vacanza, le aveva dato qualche giorno libero. Trovò alcune merendine e mise tutto su un vassoio e tornò in camera da letto.
Lei non si accorse di lui, era nuda di fronte allo specchio. Si guardava e piangeva. Lui richiuse la porta. Era magrissima, il suo corpo era sofferente come la sua anima. Anche solo averla guardata, era come averle imposto qualcosa a cui non era pronta. La sua Marcella... Chiuse gli occhi che si erano riempiti di lacrime. Poi una volta ripresosi, bussò chiedendo se poteva entrare. 
“Vieni pure...”
“Ecco qui... Credo che oggi dovremo accontentarci, oppure posso uscire a comprare qualcosa...”
“No! Resta qui oggi... Con me... Io bevo solo il caffè!”
“Non credo! Le merendine dei bambini le mangio io! Tu prendi il pane con la marmellata... E non puoi dire di no! L'ho preparato per te!” Nicola pensava all'ombra delle ossa sul corpo bellissimo di Marcella e si morse un labbro per la preoccupazione.
“Va bene... Se le hai preparate per me, non posso deluderti... Stai facendo così tanto per me!”
“Nulla più di quello che non avrei mai dovuto smettere di fare!”
Lo guardò intensamente, capendo che si sentiva in colpa, e gli accarezzò il viso.
“Non è colpa tua! Quello che... Quello che mi hanno fatto, non è colpa tua!”
Lui le fermò la mano, la prese tra le sue e gliela baciò.
“Io ti amo...”
“Lo so! Anche io ti amo! Non lasciarmi... Abbi ancora un po' di pazienza!”
“Non ti lascerei nemmeno se me lo chiedessi!” Lei lo abbracciò, poi lo guardò negli occhi e appoggiò le labbra sulle sue. Fu un bacio lieve, il primo bacio dopo tutto il male. Nicola sentì che i loro cuori battevano insieme. Quel bacio solo accennato era il più bello che si fossero mai dati. Più intenso del primo sotto la doccia, di quello della loro prima notte. Più importante di ogni altro bacio si fossero scambiati. Le accarezzò la guancia, con gli occhi pieni d'amore.
“Finiamo la colazione... Non puoi non apprezzare la mia arte culinaria!”
E lei rise! Era una piccola cosa, ma aveva dimenticato cosa significasse ridere. Ed era grazie a lui che l'aveva riscoperto. Era bastata una carezza, la sua gentilezza a farle aprire un po' il cuore...
Passarono la giornata davanti alla televisione, come dei ragazzini, a guardare film stupidi e a sgranocchiare patatine e caramelle. Erano abbracciati, scherzavano. Quel giorno entrambi si sentivano sereni, pieni di vita. E Marcella di sentiva bene. Per un momento aveva dimenticato tutto. Era con l'uomo che amava, i suoi figli si stavano divertendo un mondo, tutto sembrava cancellato.
Ma era solo un illusione.
Quando lui la strinse come la sera prima lei lo baciò prima dolcemente e poi con più passione. Voleva darsi a lui con amore e prendere il suo amore. Le serviva, ne aveva bisogno per sentirsi nuovamente una donna. Lui le chiese se davvero lo voleva e lei non smise di baciarlo. Si lasciò togliere la vestaglia ma quando le sue carezze si fecero più intime, quando le sue mani le sfiorarono la pelle, lei si ritrasse, cominciò a piangere, chiedendo scusa all'uomo che le era accanto.
“Amore! Va bene così! È colpa mia! Non sei pronta! Ma io voglio solo abbracciarti, posso farlo?”
“Non ti disgusto? Non provi orrore a toccarmi sapendo quello che mi hanno fatto?”
“Tu sei meravigliosa! Come potrei provare orrore? Disgusto? Tu sei la mia vita! Amore, guardami! Tu sei tutto! E sono qui con te perché sono io ad averne bisogno! Voglio passare la notte con te come abbiamo fatto ieri! Voglio sentire il tuo respiro, il tuo cuore battere! E se vorrai ti bacerò fino a quando non ti addormenterai! Non ti sto chiedendo altro! Lascia che ti abbracci!”
Lei, senza smettere di piangere, si raggomitolò accanto a lui. Aveva bisogno del suo amore, ma quanto ancora lui avrebbe sopportato una donna che non aveva nulla da dargli?
“Marcella, io ti amo! Amo tutto di te! E ti giuro che se la tua è paura... Se stasera volevi fare l'amore per me, per farmi felice, sappi che io sono felice se lo sei tu! Ti toccherò solo quando lo vorrai tu! Fino a quel momento, ti chiedo solo di starmi vicino! Tu credi di aver bisogno di me, ma non è così! Sono io che non posso vivere senza di te!” Passarono la notte stretti l'uno all'altra. 
    
 

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Capitolo 23
*** 23 ***


Capitolo 23
 
In qualche modo, l'equilibrio tra loro si era ricreato, a piccoli passi erano riusciti a costruire un loro rapporto forte, basato sui loro sentimenti, ma soprattutto su quello che era successo. Sul dolore che entrambi provavano, sulle paure di Marcella, sui dubbi di Nicola. Era un equilibrio instabile, precario. Un equilibrio però, che permetteva loro di vivere l'uno per l'altra. Marcella non era riuscita a confidarsi con lui. Non gli aveva raccontato com'erano andate le cose quella sera. Gli aveva chiesto di non parlarne e lui l'aveva accontentata. Era terrorizzata che potesse scoprire la verità, temeva che il suo uomo potesse fare una pazzia e lei non poteva perderlo. Sentiva di amarlo più di quanto non lo avesse mai amato. Per questo motivo vivevano in una sorta di campana di vetro, erano solo loro, nella loro vita non c'era spazio per nessun altro. Marcella non aveva ancora messo un piede fuori da quella casa, e lui assecondava il suo desiderio di averlo sempre accanto. 
“Nicola... Le cose non possono continuare in questo modo! Non state vivendo una vita reale. Tra un paio di settimane i bambini saranno a casa! Pensavo che sarebbe stata una buona idea lasciarvi soli, ma vi siete isolati dal resto del mondo!”
“Lei ha bisogno di tranquillità! Sta meglio ora, presto troveremo una nuova casa, tornerà tutto come prima!”
“Sta meglio? Non parla con nessuno, solo con te e al telefono con i bambini. Non risponde alle mie chiamate, né a quelle di Ugo. Da quanto non parla con i suoi fratelli?”
“Lei ha bisogno di tempo!”
“Avrebbe dovuto iniziare una terapia con un professionista! I medici all'ospedale si erano raccomandati... Perché non le parli e non la convinci a farsi aiutare?”
“Perché la sto aiutando io! Ha bisogno di me!”
“Ma non basta, Nicola! Come fai a non capirlo? Ha subito un trauma! Non ne parla, non può fingere che non sia successo! Deve assolutamente riuscire a esteriorizzare il dolore, le paure!”
“Betty... Non sapevo saresti passata!”
“Amore, come stai?” Nicola corse dalla donna che amava, che sembrava quasi arrabbiata.
Betty notò il fastidio di Marcella nel vederla.
“Scusami, forse avrei dovuto avvertire... Dovevo parlare con Nicola della compagnia...”
“Sei la benvenuta...”
“Amica mia, come stai?”
“Bene! Sto bene. Amore mio, c'è del caffè?”
“Te lo preparo... Betty, tu vuoi bere qualcosa?”
Betty declinò l'invito.
“Cosa fai davvero qui?”
“Volevo sapere come stai... Davvero Marcella!”
“Cosa gli hai detto?”
“Che sono preoccupata! Per te tesoro! Perché non usciamo insieme? Perché non vuoi più parlare con me?”
“Non devi preoccuparti di nulla! Io e Nicola stiamo bene!”
“Sembrate dei reclusi! Da quanto tempo non uscite?”
“Non sono affari tuoi!”
“Io ti voglio bene! Sei la mia amica! E sai che per me lui è come un fratello... Vorrei aiutarti!”
“Allora fallo! Lasciaci soli! Io non ho bisogno di altri che lui!”
“Marcella, non va bene! Ascoltami! Gli hai detto tutto?”
“Tutto quello che deve sapere! O vuoi che lo uccida? Smettila per favore!”
“Ok... Hai ragione! Ma devi pensare a curarti! Perché non hai cominciato una terapia con un professionista?”
“Lo sai, in questi giorni, io e lui, soli, abbiamo riscoperto il nostro amore! Ci bastiamo! Tutti i miei dubbi sono spariti...”
“È una reazione a ciò che ti hanno fatto! Sono felice tu abbia ricominciato a fidarti di lui... Ma non abbastanza per dirgli la verità!”
“Non è come dici! Ho solo paura possa succedere qualcosa di grave!”
“Marcella! Usciamo di qui! Ora! Io e te! Da sole!”
“Voglio stare con lui “
“Verrà anche lui! Usciamo!”
“Pensi non ne sia capace? Vuoi sfidarmi?”
“Non voglio sfidarti! Voglio aiutarti!” Marcella aveva reagito con rabbia, era agitata, le lacrime le riempivano gli occhi.
“Betty smettila! Non farla agitare! Amore calmati! Non devi fare nulla che tu non voglia!”
Nicola la abbracciava, e lei si lasciò andare in un pianto isterico. Era un chiaro segno dell'instabilità di Marcella.
“Scusami Marcella! Me ne vado! Ti prego, pensa a ciò che ti ho detto... Nicola... Guardala! Pensaci anche tu!”
Betty aveva ragione! Marcella stava meglio solo apparentemente! Quando si fu calmata la guardò negli occhi e con dolcezza le disse che lui voleva solo la sua felicità. E se per aiutarla era obbligato a portarla da un medico, lo avrebbe fatto. Se necessario ce l'avrebbe portata di peso. Marcella protestò, dicendogli che ora stava bene ma lui non si lasciò convincere. L'amava e le aveva giurato di starle vicino e di aiutarla. Lo avrebbe fatto!
 
Marcella a fatica aveva iniziato una terapia con un professionista. I bambini erano tornati e lei appariva davvero più tranquilla. Insieme, tutti e quattro, avevano visitato alcune case e i bambini erano felici di poter partecipare a quella che per loro era un'avventura. La scelta era caduta su una villa nello stesso quartiere dove vivevano Betty e Armando. Era una casa elegante ma semplice, con un giardino molto grande. I bambini erano entusiasti. Avevano delle camere grandi, tutte per loro. E si erano impegnati per renderle bellissime! Nella loro avventura avevano coinvolto anche i figli di Betty e Armando, che per loro erano quasi dei fratelli e quelli di Camilla e Mattia, con cui durante le vacanze avevano legato molto. Sembrava davvero che le cose fossero tornate alla normalità. Nicola continuava a tenere lezioni all'università. Era soddisfatto di quello che faceva. Era un ottimo insegnante e poteva gestire i suoi impegni e passare molto tempo con i figli, ma soprattutto non lasciare sola per troppo tempo la sua donna. Lei, ancora, nel profondo, non era affatto guarita. A volte si estraniava dal resto del mondo, gli occhi le si velavano di lacrime e bastava un leggero rumore per vederla chiudersi in una posizione di difesa. Lui la guardava e gli si spezzava il cuore. Quando succedeva la stringeva dolcemente sussurrandole parole dolci e lei tornava se stessa. Aveva deciso di aspettare a tornare al lavoro, voleva dedicarsi a se stessa e a quello che per lei era davvero importante, il suo uomo e la sua famiglia. Le sedute dall'analista la stancavano, la distruggevano, ma alcuni problemi erano già venuti a galla, la paura e come conviverci, il modo in cui contrastarla. Erano i sensi di colpa che faticavano ad emergere. Non era completamente sincera nemmeno con il medico. Temeva che anche solo pronunciando quel nome, il mostro si sarebbe rimaterializzato. Sapeva che avrebbe dovuto affrontare la questione. Prima di tutto con se stessa, poi con il resto del mondo. 
“Mamma, possiamo andare a casa di Lorenzo e Laura? Papà dice che dobbiamo chiederlo a te!”
“Cosa c'è di diverso dalle altre volte?”
“Facciamo un pigiama party! Dormiremo soli, noi! Laura è la nostra babysitter!”
“Oh ecco, volete passare la notte fuori casa, con altri bambini, con una bambina come babysitter! Direi che non vedo dove sia il problema!” Marcella rideva guardandoli correre felici, Nicola la raggiunse e le sorrise.
“Hai dato il tuo consenso? Naturalmente i bambini saranno a casa dei signori Mendoza...”
“L'avevo immaginato...” Gli accarezzò una guancia.
“So che Betty e Armando faranno una cena a cui parteciperanno anche Ugo e il compagno, Caterina, e Camilla e Mattia... Una serata solo per loro... Potremmo andare anche noi...”
“Mi dispiace così tanto...”
“Non è un problema! Se non ti va possiamo fare qualcosa d'altro!”
“Mi dispiace sapere che la tua vita sia ferma per colpa mia! Non solo per questa cena, per tutto...”
“La mia vita sei tu! E non ho bisogno di altro per essere felice! Sicuramente non di una cena tra colleghi o ex colleghi di lavoro...”
“Sono tuoi amici... Nostri amici! E a te piacerebbe... Non mentirmi! Dimmi la verità!”
“Non mi dispiacerebbe, è vero! Ma non mento quando ti dico che mi basti tu per essere felice!”
“Va bene, andiamoci!”
“Sei sicura?”
“Sono sicura! Promettimi solo di non lasciarmi mai la mano, che se dovessi avere una crisi, mi porterai via subito!”
“Marcella, sai che sarebbe così, ma non voglio forzarti...”
“Lo so! Non mi imponi nulla, sono io che ti chiedo di andare a quella cena...”
 
Marcella si guardava allo specchio, era pronta già da un po' ma non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo volto riflesso. Era la prima volta che uscivano a cena. Era spaventata, ma non sapeva perché. Era una cena tra amici, amici veri, Betty era davvero l'amica più cara che aveva! Le era stata accanto e non l'aveva tradita, lui sarebbe stato con lei. Erano le persone a cui teneva di più. Perché era tanto in ansia? Nicola la abbracciò da dietro e la strinse dandole un bacio sul collo.
“Se hai cambiato idea possiamo guardare un film...”
“No... Sono solo in ansia, ho quasi paura ma voglio andare! Ci sei tu e mi basta!”
“Allora se vuoi possiamo andare!”
Lei gli strinse la mano e uscirono. Arrivati a casa di Betty furono accolti con allegria! Erano tutti felici di vederla! Ugo, lasciandosi andare come raramente aveva fatto, la abbracciò e le disse che era bellissima, da togliere il fiato. Fu grata anche a Camilla che, nonostante la gentilezza, non finse di essere la sua migliore amica, mantenendo un certo distacco e dimostrandole che per lei era la stessa donna di prima. Fu piacevole essere considerata come sempre! 
La serata fu gradevole, Nicola, come promesso, non smise di tenerle la mano nemmeno mentre cenavano. Fu lei che, accarezzandolo, lo lasciò libero. Nessuno le chiese nulla, solo Armando le disse che in ufficio sarebbe stato più facile se fosse tornata. Gli promise di pensarci ma che trovava piacevole passare le giornate a pensare ai bambini e a farsi coccolare da suo marito. Betty era sinceramente felice di vederla, ogni suo gesto, ogni parola le dimostravano quanto fossero unite. Non c'era nulla di forzato tra loro e prima di andare via, abbracciandola, le aveva sussurrato delle parole che per Betty furono il più bello dei regali.
“Ho bisogno di te! Della mia amica! Ti prego, vieni presto a trovarmi!”
Betty le accarezzò la guancia e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Per la prima volta, dopo tanto tempo, la sua amica le aveva parlato con affetto.
 
“Amore mio, sei stata meravigliosa... Come stai?”
“Bene, ero tesa, ma poi mi sono calmata... Te l'ho detto, per me l'unica cosa importante sei tu!” 
“Non vedo l'ora di coccolarti... Vuoi andare in bagno prima tu?”
“Andiamo insieme...”
“Marcella, questa serata è stata bellissima e tu meravigliosa! Non devi dimostrare altro!”
“Lo so, ma vorrei fare il bagno con te... Non occupo molto spazio...”
Le si avvicinò dandole un bacio a fior di labbra e le sorrise intenerito dai suoi occhi dolci.
“Nemmeno io... Sono sempre un po' magrolino!”
Marcella si spogliò piano, e lui distolse lo sguardo.
“Per favore, guardami!”
Lui la guardò, era da tempo che non la guardava, da troppo. Era ancora magra, ma sembrava che il suo corpo reagisse insieme a lei. Avrebbe voluto stringerla ma non si mosse, era assurdo essere imbarazzato di fronte alla donna che gli aveva dato due figli, che conosceva fino all'anima, eppure gli sembrava di vederla per la prima volta, quasi come stesse spiandola. 
“Non puoi rimanere vestito se dobbiamo entrare nella vasca... Nicola, perché mi guardi in questo modo? Mi trovi tanto orribile?” L'imbarazzo scomparve per fare posto alla tenerezza, alla dolcezza
“Sei sempre bellissima! Più di prima! Ti sto ammirando Marcella, sto ammirando la mia donna...”
“E allora togliti i vestiti e abbracciami!”
Lui lo fece, senza toglierle gli occhi dai suoi. Poi la strinse, sentendo il profumo dei suoi capelli, della sua pelle, accarezzando la sua schiena e riconoscendo ogni centimetro del suo corpo. Lei si aggrappò a lui come se fosse l'unico modo per non cadere. Restarono abbracciati a lungo, poi lui le alzò il viso e sorridendo la invitò nella vasca. Fu un momento molto intimo, molto delicato. Dopo mesi, lei si lasciava toccare senza tremare, senza spostarsi per il fastidio ma soprattutto lo accarezzava senza paura, con dolcezza. Era un amore che rifioriva con timidezza ma anche bisogno.
La avvolse nell'accappatoio e si infilò il suo. Le asciugò i capelli con un asciugamano e poi si lavarono i denti. Erano piccole cose, banali, ma che avevano assunto un importanza enorme. Gesti quotidiani per tutti, ma che per loro non erano più scontati.
Quando tornarono in camera da letto, lei lo invitò a raggiungerla sul letto chiedendogli di restare così, solo con una vestaglia...
“Nicola, dimostrami che mi trovi davvero bella, fammi sentire speciale...”
Lui la guardò negli occhi, occhi pieni di amore, e la baciò. Fu un bacio pieno di passione che lo spinse ad avvicinarsi a lei e ad accarezzare il suo corpo, e lei non lo rifiutò, al contrario, lo strinse e gli slacciò l'accappatoio. Poteva sentire la sua pelle sfiorare la sua. Si tolse il suo, rimanendo completamente nuda, mentre lui si allontanò, mettendosi a sedere. Lei, appoggiandosi alla sua schiena, lo abbracciò e gli baciò il collo.
“Nicola Mora, voglio fare l'amore con te! Voglio sentirmi ancora la tua donna... Guardami, amore mio! Ho bisogno di te!”
“Marcella... Ascoltami, non voglio farti del male... Non voglio che una mia carezza possa farti soffrire!”
“Nicola, io ti amo! E ho davvero bisogno di te! Ho bisogno di quello che sai darmi... Ora mi faresti del male se non facessimo l'amore!”
Lui la baciò, le accarezzò una guancia e le sussurrò di amarla. Lei si abbandonò a lui, si fidava del suo uomo, lo amava e per un momento dimenticò davvero quello che le era stato fatto. Fu come fare l'amore per la prima volta, per entrambi. Le loro paure e i loro dubbi scomparvero. Tra loro era sempre stato così, si persero l'una nell'altro, come ogni volta.
“Marcella...”
“Ti amo! Sei stato meraviglioso! Nicola... Dimmi che è stato bello anche per te!”
“Amore mio... Io... Io non so nemmeno esprimerti quello che ho provato... È stato... È stato magico... Marcella, io voglio risposarti! Voglio che tu torni ad essere mia moglie! Ti prego non dirmi di no!”
“È per sempre? Voglio dire, sarà davvero per sempre?”
“Lo è sempre stato! Mi sento così idiota ad aver rovinato tutto! Ma ti giuro che sarà tutto diverso! Hai pagato tu per i miei errori e forse non merito la donna che sei!”
“Taci, ti prego basta! Non voglio più parlare del passato, né degli errori che abbiamo commesso! Voglio te! Io lo so di non aver ancora superato tutto... Ma posso farcela... Se tu sei con me!”
“Sono qui, per te, per noi!”
 
“Marcella, il suo percorso sta procendo molto bene... Nelle ultime settimane mi sembra si sia aperta e abbia messo in discussione molte delle sue paure, dei suoi dubbi. Come si sente?”
“Bene... Direi che mi sembra di essere rinata!”
“Mi ha raccontato che tra lei e suo marito le cose vanno meglio...”
“Già, e le cose vanno bene perché io sto bene... Non il contrario!”
“È una cosa molto bella, importante! È una donna molto forte! Ho solo una domanda, ha parlato con lui di quello che è successo?”
“Beh, io sono stata aggredita... Sa quello che è successo!”
“Marcella, se davvero vuole che le sue ferite guariscano completamente, è necessario sia completamente sincera, sopratutto con se stessa. L'uomo che le ha fatto del male, lo conosce, non è vero?”
“Ha importanza?”
“Ne ha molta! Ciò che le hanno fatto è terribile, ma lo sarebbe ancora di più se fosse un uomo che conosce, di cui magari si fidava... Lei ha davvero fatto tanti progressi, ma se riuscisse a parlare con me di quella notte, le assicuro che le cose andrebbero ancora meglio...”
“Non sono pronta a parlarne! Non voglio rivivere quella notte...”
“Non la obbligherò a farlo! Quando sarà pronta... Abbiamo tempo!”
Marcella sapeva bene che l'analista aveva ragione, ma per lei in quel momento non era davvero possibile parlarne. 
 
“Armando! Mio Dio! Cosa diavolo ci fa qui?”
“Cosa? Luca? Mi ha chiamato l'altro giorno, dicendo che gli sarebbe piaciuto assistere alla sfilata... Alla sua compagna piacciono le creazioni di Ugo! Perché me lo chiedi?”
“Ci sarà anche Marcella! Armando perché?”
“Non capisco! Lei è tornata con Nicola, non credo sarà un problema... Dubito sia mai stata innamorata di lui!”
“No, no! No Armando!”
“Amore... Perché sei così preoccupata?”
“Non importa! Prima che arrivino loro, sistemerò io la situazione!”
Armando era confuso, non capiva il motivo di quel comportamento. Per lui Luca era un socio dello studio legale a cui da sempre l'Ecomoda faceva riferimento, un uomo con cui aveva condiviso parte del suo tempo all'università e un semplice ex della sua socia. Era una persona che avevano ospitato in casa loro. Sapeva che Marcella era tornata con Nicola e che tra loro era tutto perfetto. Forse sua moglie credeva che non fosse opportuno che loro si incontrassero... Magari non si erano lasciati con una stretta di mano. Non immaginava quello che aveva fatto quell'uomo.
“Dottoressa Mendoza, Betty, la trovo come sempre bellissima!”
“Lei non è il benvenuto! Vada via! Subito!”
“Un tempo eravamo amici...”
“No! Non lo siamo mai stati! Signora, la prego porti via il suo compagno! Non c'è posto per voi!”
“Betty, ho un invito di suo marito! Andremo via solo quando la sfilata sarà conclusa! Ora mi lasci in pace! Vieni tesoro! Lasciamo questa signora poco cortese alle sue sciocchezze!”
“Vada via! O giuro che la farò cacciare dalla sicurezza!”
Betty non finì la frase, Nicola e Marcella avevano fatto il loro ingresso nella sala dove si sarebbe svolta la sfilata. Nicola sembrava felice, mentre Marcella vedendola accanto all'uomo che le aveva fatto del male, sbiancò in volto. Impietrita non riuscì a muovere un passo. Era la prima volta che lo rivedeva... Betty le corse in contro ma non fece in tempo a raggiungerla. La vide svenire, sorretta da Nicola! 
“Lasciatela respirare! Andate via! Nicola! Armando!! Portiamola sul retro!” Nicola la prese in braccio e seguì Betty che si faceva strada tra la gente. Lo vide sorridere maligno! Non sbagliava, era lì per tormentare la sua amica! 
“Amore mio...”
“Nicola... Io...”
“Tesoro, va tutto bene! È stata solo un po di ansia! Stai tranquilla, andiamo subito a casa!”
“Nicola vai a prendere dell'acqua, rimango io con lei! Vai!”
“Betty, no!! Cosa ci fa qui?”
“È stato Armando! Io l'ho saputo solo adesso! Ho provato a cacciarlo! Ma è meschino! Mi dispiace, Armando non sa nulla... Avverto la sicurezza e lo faccio buttare fuori a calci!”
“No, Betty, dovrei spiegare troppe cose... Vuole intimidirmi! Vuole farmi altro male! Non glielo permetterò!”
“Marcella, amore, bevi un po' di acqua! Vado subito a riprendere l'auto e andiamo a casa!”
“No, amore! Lo hai detto tu! È stato solo un po' di stress! Sto bene! Non voglio andare a casa! L'ho promesso ad Ugo!”
“Marcella, sei sicura? Lui lo capirebbe!”
“Sì, Betty, ne sono sicura! Questa azienda è mia! Ugo è un mio amico! E ci sei tu, non è vero Betty?”
“Sì! Sono qui!”
“E io? Mi hai già dimenticato?”
“Non potrei, tu sei tutto!” Disse al suo uomo, accarezzandogli dolcemente una guancia e sorridendogli.
“Preferisci rimanere qui?”
“No! Voglio sedermi in prima fila! Voglio godermi questa sfilata e voglio che tutti vedano che io e mio marito siamo ancora una coppia!”
“Allora andiamo a sederci! Avverto Armando che è tutto a posto!”
Marcella si rialzò e si sistemò il bellissimo abito che indossava, Nicola le disse che era bellissima e le porse il braccio che lei afferrò con dolcezza. Furono subito raggiunti da Betty e insieme si accomodarono nei posti a loro assegnati.
Armando fece un discorso breve, ma molto sentito. Senza nominarla fece riferimento alla sua amica, che capì che quella sfilata era un omaggio per lei! Anche Ugo presentò i suoi abiti, affermando che erano ispirati ad una persona speciale, forte e a cui voleva bene! E la sfilata fu un successo! Ugo corse da Marcella per abbracciarla e ringraziarla della sua presenza e poi si lasciò coinvolgere dai giornalisti che volevano informazioni sugli abiti. Anche Armando e Caterina erano impegnati con i clienti e la stampa. Camilla e il marito si avvicinarono ai tre che in disparte chiacchieravano allegramente. 
“Marcella, non ti manca tutto questo? Non dirmi che non vorresti tornare... Guarda quello che facciamo!”
“Camilla, non ho mai detto di non voler tornare. Ma ora ho altre cose a cui pensare” disse sorridendo a Nicola
“E a te Nicola? A te basta insegnare a quattro studentelli? Tu che sei stato per anni il presidente di una delle più grandi aziende del sud America e possiedi una società da milioni di dollari?”
“Sai Camilla, non è male... E non escludo nemmeno io di tornare ad occuparmi di affari, ma anche io, come la mia bellissima donna, al momento ho altre priorità!”
“Mia moglie è molto più simile a sua madre di quanto voglia far credere... Perdonatela, non ha mai avuto il dono della diplomazia!” 
Il piccolo gruppo rideva quando lui si avvicinò a loro.
“Ho appena fatto i complimenti ad Armando! Questa serata è stata davvero molto, molto interessante. Ora vorrei farli anche a lei signora Mendoza!”
“Oh la ringrazio... Si riferisce a me vero? Visto che mia cognata, che sta guardando, non fa parte dell'Ecomoda!”
Camilla gli rispose piccata, per quell'uomo provava una certa antipatia da sempre, che non sapeva celare.
“Ma certamente... Marcella, sei sempre bellissima! Spero che ora tu stia bene... Era da molto tempo che non ci vedevamo! Nicola... Che piacere rivederla! Lei è la mia compagna, Olga!”
Marcella non si mosse, distolse lo sguardo e Betty le si pose davanti quasi a difenderla dallo sguardo di quell'uomo. Nicola invece, scocciato per quell'interruzione inopportuna lo salutò scostante.
“Nicola, sembra infastidito... Non dovrebbe, sono stato solo una piacevole parentesi nella vita di Marcella!”
“Sa una cosa? Lei è molto maleducato! Ha interrotto un nostro discorso senza nemmeno scusarsi! La prego se ne vada”
Intervenne Camilla che trovava sgradevole la confidenza e l'arroganza di quell'uomo.
"Camilla... Non preoccuparti... E non si preoccupi nemmeno lei, non sono infastidito. Come potrei?"
"Ne sono felice allora... Ora vi saluto, io e la mia signora vorremmo concludere questa bella serata degnamente! Marcella, spero di vederti presto... Magari per un caffè!"
Prima che raggiungesse l'auto, Betty lo fermò 
"Forse non sono stata chiara! Lei deve restare fuori dalla sua vita! E dalla nostra! Non glielo ripeterò!"
"È una minaccia? Mi sta davvero minacciando? Betty, la facevo più intelligente! La sua amica non deve poi essersi pentita più di tanto della mia compagnia! Visto che è chiaro che quello stupido del marito non sa nulla! È lei a rischiare più di me! E adesso mi lasci andare! Ah Betty, non si permetta mai più di parlarmi in questo modo!"
La donna rimase esterrefatta da quell'atteggiamento. Arrogante e supponente! Senza un briciolo né di vergogna né di pentimento. Bene, avrebbe fatto in modo di non doverlo mai più vedere! Avrebbe fatto in modo che lo studio dell'avvocato Santamaria non rappresentasse più l'Ecomoda.

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Capitolo 24
*** 24 ***


Capitolo 24
 
Marcella, quella sera, era stata forte. Non aveva ceduto e aveva affrontato il suo mostro. Non era scappata di fronte a lui. Sapeva bene che era la, per provocare una sua reazione e forse anche per capire se lei ne avesse fatto parola con qualcuno che non fosse Betty. Ma non le importava. Era riuscita a trattenere la paura e la rabbia. E lo aveva fatto perché non era sola. Ne aveva parlato con l'analista e poi gli aveva spiegato come erano andate le cose. Non si sentiva più in colpa per averlo fatto entrare nella sua vita. Ma si sentiva una stupida per aver creduto in un uomo che si era rivelato uno squilibrato sadico. Era quello che le faceva male. Come aveva potuto non capire che dietro l'apparenza di un uomo gentile si nascondesse un uomo crudele e meschino? Durante le sedute aveva confidato le ragioni che l'avevano portata ad avvicinarsi a lui, ai motivi che l'avevano spinta a concedersi ad un uomo che non amava. Era fragile, confusa. Il suo matrimonio era fallito e non aveva trovato altri modi per continuare a sopravvivere. E poi voleva dimostrare a Nicola che lei poteva vivere serena anche senza il suo amore. E voleva soprattutto dimostrarlo a se stessa. Aveva creduto che la banalità di una vita senza particolari emozioni l'avrebbe preservata dalle delusioni. Era stato quello il suo errore. Non riconoscere di non aver mai smesso di amare Nicola, nonostante tutto. E ora gli avrebbe detto tutto. L'analista le disse di non aver fretta, di prendersi tutto il tempo necessario per affrontare qualcosa di tanto sconvolgente. E lei lo rassicurò, sapeva bene che non sarebbe stato facile. Lui non l'avrebbe mai perdonato. Era quella ora la sua paura, che lui facesse qualche pazzia e non poteva permetterlo. 
 
Lei e Betty si erano viste e avevano parlato tanto. La sintonia tra loro due era tornata quella di una volta. Marcella era felice perché Betty era una persona di cui si era sempre fidata. L'amica le aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per liberarla dalla presenza di quel mostro. Presto Marcella sarebbe tornata al lavoro e non doveva rischiare di rivederlo.
“Ti ringrazio... Sei l'amica più cara che io abbia mai avuto!”
“Anche tu lo sei! E poi sai bene quanto sia importante Nicola per me!”
“Betty... Io credo di aspettare un bambino...”
“Oh mio Dio, ma è una cosa meravigliosa! Nicola lo sa?”
“No, il mio è solo un sospetto... Potrebbe darsi si tratti di un semplice ritardo e prima di parlargli vorrei averne la certezza!”
“Impazzirà di gioia! E tu? Tu ne sei felice?”
“Ho paura...”
“Per il piccolo?”
“Per tutto! Io so che lui ne sarà felice, ma se qualcosa andasse storto? E poi volevo dirgli quello che è successo, tutta la verità intendo... Gli ho mentito per tanto tempo e se non mi perdonasse?”
“Non deve perdonarti nulla! Non è colpa tua quello che è successo e capirà che non ti sei confidata con lui solo per paura della sua reazione... E per quanto riguarda il piccolino, andrà tutto bene! E io ti starò vicina!”
“Ho il test... Vorrei scoprirlo insieme a te...”
“Mi renderesti felice! Lo facciamo?”
Marcella corse in bagno e poco dopo tornò dell'amica.
“Guardalo tu!”
“Davvero? E dimmi, se fosse positivo?”
“Se lo fosse spero di non fare errori questa volta!”
“Marcella... Sarai mamma per la terza volta! Oh tesoro! Ne sono davvero felice!”
Marcella sbiancò, era incinta. Sprofondò nei suoi pensieri fatti di paure e gioie, insicurezze e felicità 
“Betty, sono incinta...”
“Sì! Lo sei! Aspetti un bambino! Ed è la cosa più bella che potesse succedere! Ora che tra voi è tutto perfetto! Un altro nipotino! Spero sia una bambina! Ma forse preferisci un maschietto? Oh, non ha importanza!”
Betty era euforica! La abbracciava, le accarezzava la pancia e non smetteva di ridere, si alzava, girava da una parte all'altra del soggiorno, poi tornava ad abbracciarla! Marcella la guardava incredula, sembrava fosse incinta lei! Ma capiva bene le ragioni di quella gioia. Quello che stava succedendo era davvero meraviglioso. E non vedeva l'ora di dirlo a Nicola. Tre figli e due concepiti fuori dal matrimonio! Dovevano sposarsi subito! Non per convenzione! Ma lei non voleva più essere la compagna di quello che vedeva come un marito! Voleva tornare ad essere sua moglie! A tutti gli effetti. Mentre l'amica continuava a parlare a ruota libera, lei pensava a Nicola e ai suoi figli. A come si sarebbe fatta aiutare dai bambini ad arredare la cameretta, agli abitini da comprare e a tutte quelle cose forse un po' banali ma che le sembravano le uniche importanti.
“Betty ti prego calmati! Mi stai facendo girare la testa! E mantieni il segreto! Voglio fare una sorpresa a Nicola! Voglio che sia una serata speciale! Voglio che tutto sia perfetto! Ma prima devo parlargli di una cosa terribile e non voglio farlo oggi! Oggi voglio che sia solo un giorno felice! Il giorno in cui ho scoperto di avere una piccola vita dentro di me, deve essere speciale!”
“Stai tranquilla! Prenditi tutto il tempo che ti serve! Io ora vado! E tranquilla, non dirò una parola! Ma stasera ti chiamerò!”
“Ti voglio bene, sai?”
“Sì, anche io!”
Marcella era davvero felice. Non si aspettava una gravidanza, non pensava davvero che sarebbe potuto succedere. Ma voleva credere che tutto sarebbe andato bene.
La serata con Nicola e i bambini fu particolarmente serena. La notte, dopo aver fatto l'amore con il suo uomo, si accoccolò accanto a lui e si sforzò di non dormire. Sentiva il suo respiro sui capelli e il suo cuore battere, lo strinse quasi come non volesse più staccarsi da lui
“Amore, c'è qualcosa che non va?”
“No, sono solo felice, e ho voglia di stringerti...” Lui si girò e ricambiò l'abbraccio e lei poté lasciarsi andare tra le sue braccia, addormentandosi serena.
 
“Betty... Spiegami perché? Davvero io non lo capisco! È chiaro che da quando Marcella e Nicola sono tornati insieme, Luca non ti piace, e anche se in fondo posso capirlo, penso sia assurdo rinunciare ad un legale del calibro di Santamaria! Ti sembra normale?”
“Beh sì! In fondo ci sono numerosi avvocati altrettanto competenti!”
“Forse, ma non ci sono mai stati problemi. E siccome non si tratta di Santamaria ma di Luca, vorrei mi spiegassi da cosa nasce la tua avversione!”
“Beh presto Marcella tornerà al lavoro... Trovo sconveniente sia obbligata a vederlo! E visto che è socio del quello studio legale potrebbe capitare, no?”
“Potrebbe, è vero! Ma non è stato lui a lasciarla! È lei ad essere tornata da Nicola! E se non sbaglio mi raccontasti che fu lei a tradirlo!”
“Marcella non avrebbe mai dovuto nemmeno guardarlo quel...”
“Betty!”
“Armando, ascoltami! Se l'unico modo per tenerlo lontano da Marcella è rinunciare a Santamaria, devi farlo! Punto! Quell'uomo è meschino! Maschera la sua natura! Ma è disprezzabile, io lo odio!”
“Ti ha fatto qualcosa? Ti ha offesa?”
“No, ma ti devi fidare di me!”
“Devo comunque sottoporlo al consiglio!”
“Detieni il 45% delle quote e Marcella e sua sorella l'altro 45%... Direi che si tratta solo di una formalità!”
“Convocherò il consiglio domani e farò ratificare la decisione! Ma quando tutta questa storia sarà finita, pretendo che tu mi dia delle spiegazioni e non mi accontenterò di queste sciocchezze!”
“Lo farò! Ti giuro che presto ti dirò tutto! Ti amo lo sai?”
“Sì, ma in questo momento, io no!”
“No? Davvero? Oh, peccato... I bambini sono dai nonni e pensavo sarebbe stato carino giocare un po' con te in giro per casa...”
“Sei una strega, Betty! Una strega che mi farà impazzire!”
Armando, buttò la giacca per terra e cominciò a rincorrerla per la casa! Lei era talmente felice di essere riuscita nel suo intento, che non riusciva a smettere di ridere e di prenderlo in giro!
 
“Ce l'ho fatta! Marcella! Ho convinto Armando e non ho dovuto nemmeno dirgli la verità! Non è stato facile!”
“Lo so! Ma tu hai proprio eliminato lo studio legale...”
“Beh in qualche modo dovevo fare! Mi sono arrovellata per un bel po' a pensare a come togliercelo dai piedi, poi per convincere Armando! E poi l'altro giorno ho scritto di mio pugno la lettera per comunicare a Santamaria la decisione della società. Lo so che io non c'entro nulla, ma è stato così liberatorio scriverla...”
“Betty, sei pazza!” Marcella era grata all'amica ed era anche divertita di vedere la Betty stratega.
“E quindi da domani l'Ecomoda non avrà più nulla a che fare con lui?”
“Esatto. Certo, Santamaria ha chiesto un incontro privato con Armando, forse per delle spiegazioni, ma non è uno stupido, la sua buona uscita è generosa!”
“Sarà presente anche lui?”
“Credo di sì, so che alla riunione parteciperanno alcuni dei soci oltre a Santamaria, quindi quasi sicuramente anche lui. Saranno presenti anche Caterina come dirigente e direttrice delle p.r. e Camilla! Ma conosci Camilla, quando non trova simpatica una persona sa essere insopportabile...”
“E se lui dicesse qualcosa? Se per vendicarsi, dicesse qualcosa durante la riunione? Devo essere io a dirlo a Nicola, non deve saperlo da dei pettegolezzi o peggio dalle parole di quel pazzo! Volevo parlargliene tra qualche giorno...”
“E cosa dovrebbe dire? È lui che perderebbe tutto! Verrebbe sbattuto fuori a calci anche dal paese se Santamaria venisse a sapere quello che ti ha fatto!”
“Ma potrebbe vendicarsi... Non so come!”
“Marcella, lui ha tutta la convenienza a tacere! Non può semplicemente dire “ho aggredito e stuprato la mia ex fidanzata perché mi ha lasciato! Ho violentato Marcella Valencia”! Non lo farebbe mai! Sa bene che si rovinerebbe la carriera e forse anche la vita! No Marcella! Sono riuscita a buttarlo fuori dalla tua vita! Vedrai che le cose andranno per il meglio...”
“Forse hai ragione, ma stasera ne parlerò... Marta, cos'è successo?” Betty e Marcella si girarono all'improvviso, la porta di ingresso si era chiusa sbattendo contro lo stipite facendo un rumore forte.
 
Erano talmente immerse nei loro discorsi che nemmeno si erano accorte del suo ingresso. Era divertito, Betty sembrava felice mentre raccontava qualcosa alla sua donna. Lei sembrava un po' spaesata e fu incuriosito da quello che si stavano raccontando. Non voleva origliare, semplicemente era stato attratto da quel discorso. Riguardava una decisione presa da Armando e relativa allo studio di Santamaria... Era un discorso strano, ma poi aveva sentito quello che Betty diceva. Come aveva fatto a non capire? Come aveva potuto non rendersi conto che quella notte non era stato un estraneo ad aggredirla? Non gli era nemmeno passato per la testa che potesse essere stato lui! Quel bastardo aveva picchiato la sua donna, l'aveva stuprata! La sua meravigliosa Marcella! Sapeva che non glielo aveva detto per paura! Forse si vergognava! Era colpa sua davvero, quindi! Quello che era successo era tutta colpa sua! Se lui non l'avesse tradita, se non l'avesse lasciata andare senza lottare! Se solo avesse impedito alla sua Marcella di frequentare una altro uomo! Uomo? Un mostro! Un bastardo che presto avrebbe finito di vivere! Ora capiva perché la sera della sfilata lei era svenuta, perché lui era andato a parlare con loro con quell'aria arrogante! Stava provocando lei e mettendo alla prova lui! Era stata meravigliosa la sua Marcella, quella sera! Forte, senza paura! Mentre lui era passato per l'idiota incapace di difenderla, di proteggerla! Ma l'avrebbe pagata molto cara! Lui gli avrebbe fatto molto male! Molto più di quello che lui aveva inflitto alla sua donna! 
 
“Forse era il signor Nicola, vedo che è uscito di nuovo proprio ora con l'auto!”
“Marta, Nicola era in casa?”
“Io non l'ho visto, ma sicuramente era rientrato da poco, aveva parcheggiato poco fa, prima di uscire di nuovo...”
“Betty, ha sentito tutto!”
"Lo chiamo sul cellulare! Intanto andiamo a cercarlo!”
Marcella piangeva, mentre Betty continuava a chiamarlo senza successo. Aveva sicuramente sentito tutto. E non c'era alcun dubbio. Stava andando in Ecomoda!
 
Era entrato in Ecomoda senza nemmeno guardare Wilson, aveva preso le scale mentre la ricezionista cercava di capire cosa stesse succedendo. Sandra e Mariana rimasero interdette vedendolo correre verso la sala riunioni. Aveva aperto la porta, senza vedere nessuno se non lui! Lo aveva aggredito senza dargli la possibilità di reagire, lo fece cadere per terra, colpendolo violentemente. Armando cercava di tenerlo per le spalle ma lui era incontrollabile, lo aveva spinto, fecendolo cadere. Quasi non si era accorto che l'amico continuava a gridare di fermarsi.
“Ti ammazzo! Hai capito bastardo? Io ti ammazzo!”
“Nicola! Che diavolo fai? Smettila!” Armando lo chiamava ma lui non lo sentiva, completamente impazzito di rabbia. Santamaria chiedeva alle segretarie di chiamare la sicurezza. Luca invece non riusciva a reagire, si trovava completamente sopraffatto e lo implorava di fermarsi.
“Nicola... No!” Fu un attimo, lui si bloccò, quella voce era l'unica che poteva scuoterlo.
“Per favore basta!” Lo guardò ancora per un secondo poi si rialzò. Santamaria e Armando corsero a soccorre quello che consideravano una vittima, aiutandolo ad alzarsi.
“Nicola, andiamo via!”
Si avvicinò a lei e la abbracciò cominciando a piangere come un bambino.
“Scusami! Scusami! Perché non me l'hai detto?”
“Dottor Mora, credo che debba delle spiegazioni al mio socio! Non meritava quello che gli ha fatto! non pensi che questo non avrà delle conseguenze!”
“Nicola sei impazzito? Cosa diavolo ti è saltato in mente! Sandra chiami il medico!”
“No! Sandra non chiamare proprio nessuno! Il signore si farà aiutare fuori di qui!”
“Betty, sei impazzita anche tu?”
“Chiediamolo a lui, allora! Luca, vuole davvero restare qui?”
“Dottoressa Beatrice, mi scusi, ma il dottor Mora lo ha aggredito senza nessun motivo! Mio Dio, guardi quello che gli ha fatto!”
“Mi scusi avvocato Santamaria, ma le garantisco che se fossi stata un uomo lo avrei ridotto molto peggio! Il suo socio è fortunato! Io però l'avevo avvertito di stare lontano!”
“Betty, vuoi spiegarmi cosa vi prende?”
“Luca, lo dica lei...”
Marcella non aveva smesso di accarezzare i capelli di Nicola che continuava a ripeterle di perdonarlo per essere stata tanto cieco.
“Marcella! Andate via di qui! Andate a casa, in presidenza, da Ugo! Non ha alcuna importanza dove! Ma portalo via!” Betty era risoluta e l'amica annuì.
“Parla con lui, Marcella! Nicola, ti sei sporcato le mani ma non ne valeva la pena! Andate via! Ci penso io!”
Nicola non aveva smesso di tenerla stretta, sopraffatto da quella verità che trovava assurda e terribile.
Lei lo guardò e gli sorrise.
“Andiamo via, andiamo via di qui!”
“Dottor Mora, aspetti notizie dal mio studio!”
Ma i due, senza rispondere, uscirono senza ascoltarlo.
“Lei, avvocato, non farà proprio nulla, anzi, le consiglio di scegliere i suoi collaboratori in maniera più oculata! Il suo caro socio non è altro che un vigliacco sadico e crudele! Vuoi aggiungere qualcosa? Eh? Dai, dillo a tutti perché Nicola ti ha picchiato!”
“Betty, basta!”
“Betty, quello che ha fatto Nicola non può essere giustificato!”
“Beh Camilla, forse, ma sicuramente se questo... Questo bastardo si decidesse a parlare, sicuramente lo potreste capire! Allora... Lo dici tu?”
“Luca, spiegami che cosa sta succedendo!”
“No! Non devo dare nessuna spiegazione! Sono stato aggredito e picchiato! Non ti basta?”
“Io credo proprio tu debba dirglielo! È il tuo capo no? Ed è un avvocato! Potrebbe servirti!”
“Va al diavolo! La tua amica ha solo avuto ciò che meritava!”
Betty gli diede un pugno in faccia, facendolo cadere di nuovo. Un pugno talmente forte che credette di essersi rotta la mano, ma quel gesto la fece sorridere e sentire bene, leggera, e senza pensare al fatto che tutti i presenti la guardassero come fosse una pazza, lo prese per un braccio cercando di trascinarlo fuori dalla sala riunioni. 
“Betty!!”
“Smettila di chiamarmi! Aiutami a buttarlo fuori!”
“Luca, torna in ufficio! Finisco con i signori e arrivo! Comincia a redigere una querela per questi signori! Si pentiranno di questa sceneggiata!”
“Andiamo via insieme!”
“Eh no! No! Santamaria rimane qui! Tu vai, corri! Vai a redigere la querela!”
Santamaria lo convinse ad andarsene. Camilla e Armando guardavano Betty trionfante e soddisfatta. Fu lei a far accomodare Santamaria e a farli uscire tutti.
“Avvocato, le chiedo scusa, ma da molto tempo sognavo di dare quel pugno! L'ha sentito prima? Se fossi stata un uomo o magari solo un po' più forte, il suo caro socio sarebbe conciato molto peggio... Ringrazi la signora Mora! Se non fosse la meravigliosa donna che è, lui sarebbe ancora su questo pavimento!”
“Non è divertente! Avete liquidato il mio studio dopo anni senza una ragione, il suo amico ha aggredito il mio socio e lei stessa si è permessa di picchiarlo! È una cosa molto grave!”
“Ha ragione! Non c'è nulla di divertente in quello che è successo! Anzi, è terribile! Quello che è successo non sarebbe mai dovuto accadere! Ed è vero, è molto grave! Ma non mi riferisco ad oggi! Ma a mesi fa! Ho giurato di mantenere il segreto! E l'ho fatto, ma oggi non ha più senso! Ora le dirò tutto e sarà lei a decidere chi è il mostro, chi merita di pagare per quello che ha fatto! Le parlerò di quando è iniziato tutto! Quando il suo socio, quel bastardo sadico, ha picchiato una donna, l'ha stuprata lasciandola ferita e senza sensi nella sua casa!”
“Faccia attenzione! Quello che dice non ha alcun senso!”
“No, non ne ha! Ma è la verità! Il suo socio, quello che ha portato in questa azienda, ha aggredito Marcella Valencia, l'ha violentata! Avvocato, lei non ha voluto sporgere denuncia, era spaventata, terrorizzata da quel mostro! Ma oggi le cose sono cambiate! Non sono più la sola a sapere come stanno le cose! Io l'avevo avvertito di andarsene! Di uscire dalla vita di Marcella! Ma lui è un arrogante crudele!”
"Non posso credere a quello che sta dicendo..."
"Non mi importa quello che crede! Non mi interessa! Lei non è più il benvenuto qui! Non abbiamo più bisogno dei suoi servizi! Non se dobbiamo sopportare la presenza di un pazzo! Le ho detto quello che dovevo dirle! La saluto!" Betty uscì dalla sala riunioni! Si chiese dove fossero Marcella e Nicola, ma sapeva che erano insieme e andava bene così! 
Sospirò, doveva dare delle spiegazioni anche ad Armando. Ma doveva trovare le parole adatte. Anche suo marito avrebbe reagito senza criterio, ma a quel punto l'unica cosa sensata era ragionare e riflettere!
 
Guardava fuori dal finestrino dell'auto senza dire una parola. Era sconvolto. Lo avrebbe ucciso con le sue mani, lo sapeva. Se lei non lo avesse fermato, lo avrebbe ucciso. Quando l'auto si fermò scese ed entrò in casa, senza aspettarla. Lei, con calma, chiese alla governante di prendersi qualche ora libera e di portare i figli al parco prima di rincasare. Poi lo raggiunse. Era in camera da letto, seduto scomposto su una poltrona e si era versato del whisky. 
“Non volevo mentirti...”
Non le rispose, e lei gli si avvicinò e si inginocchiò accanto, cercando i suoi occhi.
“Mi dispiace, ti ho mentito ma l'ho fatto per proteggerti!”
“Lo avrei ucciso...”
“Lo so! Ma io ho bisogno di te!”
“Mi dispiace!”
“È tutto finito!”
“No! Non è tutto finito! Quello che ti ha fatto è stata colpa mia! Tu lo sai! Sai che quel bastardo è entrato nella tua vita per colpa mia!”
“Nicola no! No! Ascoltami per favore! Guardami!”
Lui alzò gli occhi e la vide, era la sua Marcella, la donna forte, coraggiosa e piena di risorse che aveva davanti. La donna che, nonostante tutto, lo amava, che si fidava di lui. Era la sua vita. 
“Quando mi guardi, cosa vedi?”
“Vedo l'amore!”
“Allora ti prego, non devi mai più pensare che sia stata colpa tua! Recriminare su quello che è successo tra noi in passato non ha senso. Abbiamo fatto tanti errori, tutti e due! Se mi ami, non puoi sentirti in colpa!”
“Marcella...”
“Fammi finire! Ti ho mentito per tante ragioni... Per paura della tua reazione, ma anche perché ricordare mi spezzava il cuore. Ma ora sono tornata alla vita! E lo devo a te! Puoi guardare la donna che sono senza pensare a quello che mi ha fatto? Puoi vedermi per quello che sono? Puoi vedere quello che abbiamo? E quello che rischiavamo di perdere? Perché io ho bisogno di questo! Non di un uomo che si senta in colpa guardandomi! Non di un uomo che provi pena per me! Io voglio che mi ami! Non come prima! Di più! Puoi farlo?”
“Io non provo pena per te! Ma rabbia nei miei confronti e odio! Odio per lui!”
“Anche io lo odio! Ma mi devi promettere che questa è stata l'ultima volta che rischi tutto per me! Promettimi che non lo toccherai mai più! Mai, Nicola, nemmeno se ti provocasse! Nemmeno se si avvicinasse a me per un motivo qualunque!”
“Io non posso promettertelo! Non posso, perché non potrei mantenere questa promessa... Ho giurato di proteggerti!”
“Non in questo modo! Non devi proteggere me! Ma il nostro amore...”
“Marcella, io...”
“Io ti amo! Non posso vivere pensando che per colpa mia, tu possa commettere qualcosa di cui pentirti tutta la vita... Tu sei buono, sei la persona migliore che abbia mai incontrato! Giuramelo! Giurami che proteggerai il nostro amore! Che proteggerai la nostra famiglia!” 
Nicola la abbracciò, la strinse a se alzandola e sussurrandole che lo avrebbe fatto.  
“Andiamo via... Solo noi due! Solo pochi giorni... Io e te!”
“Ti porterei dall'altra parte del mondo...”
 
“E questo è tutto! Ora, lo ricordi quello che mi hai promesso prima di iniziare a parlare?”
“Sì, ma ti giuro che se non mi avessi ingannato non lo avrei promesso! Vorrei solo poterlo sbattere contro un muro per ore...”
“Il mio dolce e protettivo amore... Armando, lo sai vero che non hai più l'età per dire e pensare queste sciocchezze?”
“Lo sai Betty, a volte penso che tu mi sottovaluti...”
“No! Io so che sei un cavaliere senza macchia e che faresti davvero quello che dici per difendere ciò a cui tieni... E io ti amo così tanto per questo!”
“La mia dolce mogliettina...” Armando abbracciò Betty, poi tornò serio
“Perché solo ora? Perché non l'ha denunciato, non ha fatto qualcosa?”
“Per paura, per dolore, per dimenticare! Marcella ha passato l'inferno, non possiamo giudicare quello che ha fatto!”
“Ma a Nicola lo doveva dire... Perché l'ha fatto solo ora?”
“Per gli stessi motivi! E comunque non l'ha fatto... Ecco, stavamo parlando e ci ha sentito... Comunque lo avrebbe fatto a breve! Amore, mi fa male la mano!”
“Non ne dubito. Quel cazzotto avrebbe steso un cavallo. Quante cose sai fare amore mio! Avevo dimenticato che hai un destro niente male! Ho sposato un pugile!”
“Già... Scusa se non te ne ho parlato prima, se non ti ho spiegato come stavano le cose...”
“Betty, io non mi sarei fermato! Nemmeno se mi avessi implorato di farlo!”
“Lo so!”
 
L'avvocato Santamaria, era tornato nel suo studio incredulo e shockato. Non poteva credere a quello che quella maledetta donna gli aveva detto. Luca. Luca era un avvocato preparato, corretto. Si era rivelato un uomo serio e su cui poteva contare. Nessuno dei clienti si era mai lamentato, anzi. Eppure il comportamento di quella gente era chiaro. La dottoressa Pinzon era sempre stata una persona seria, non aveva mai avuto nessun problema con lei. La conosceva da molti anni, da quando... Quando lei e il dottor Mendoza avevano commesso un'azione al limite del lecito. Quindi forse, anche in quel caso aveva superato il limite. Doveva essere così. Eppure qualcosa non lo convinceva. Sua moglie era andata all'ospedale per visitare la signora Valencia. Era tornata sconvolta. L'aveva descritta come l'ombra della donna che conoscevano. Nonostante l'avesse vista dopo diversi giorni dall'aggressione, la moglie gli aveva detto che aveva ancora lividi ovunque, il viso quasi irriconoscibile per via della violenza. Si era chiesto perché non avesse voluto sporgere denuncia. Aveva imputato quel comportamento al timore, allo scalpore che avrebbe suscitato una cosa del genere. Ma forse si sbagliava... Era confuso e il dubbio lo divorava. Si fidava del suo socio. Doveva fidarsi o si sarebbe reso conto di aver sbagliato completamente tutto! 
“Sei tornato? Ho dato un'occhiata al codice commerciale e ci sono gli estremi per poter far causa alla società per averci scaricato!”
“Tu come stai?”
“Malconcio, forse ho il naso rotto. Quel cretino mi ha preso alla sprovvista, tutto qui!”
“Già... Non mi interessa far causa all'Ecomoda! Piuttosto dovresti preparare la denuncia per la tua aggressione...”
“Non è importante!”
“Non è importante? Davvero? Guardati! Sembri una maschera! Ti ha rotto il naso e da come cammini forse anche qualche costola! Non ti fa male?”
“Sì, ma per fargliela pagare, basterà rovinarli no?”
“Quindi vuoi farla pagare ad una società che non c'entra nulla con l'uomo che ti stava ammazzando?”
“Quella compagnia è di Marcella!”
“Sì, ma non di Mora! Fai quella dannata denuncia!”
“Non credo ci porterà a nulla... Ecco!”
“Perché non vuoi denunciare Mora? Perché ti ha picchiato?”
“È un pazzo!”
“Strano... Da quando lo conosco non ha mai fatto nulla del genere! C'è stato un periodo in cui ha condotto una vita libertina... Ha condotto i suoi affari come uno squalo, ma non è mai stato violento!”
“Non so cosa dirti!”
“Anche la dottoressa Pinzon ti odia...”
“È amica di quel pazzo! Credevi non l'avrebbe difeso? Sono dei ricchi egocentrici! Lui sarà offeso perché per un po' io e la sua donna siamo andati a letto insieme!”
“Mi pare però sia molto tempo che avete smesso di frequentarvi! C'è altro?”
“Perché me lo stai chiedendo! Cosa ti hanno detto?”
“Sei preoccupato per le chiacchiere?”
“Le chiacchiere sono pericolose!”
“La Pinzon mi ha detto quello che hai fatto!”
“Io non ho fatto nulla!”
“Allora spiegami perché Mora ti ha aggredito! Perché la Pinzon ti ha dato un pugno e perché non vuoi sporgere denuncia!”
“Credi a loro?”
“Io non so cosa a credere! Voglio che sia tu a dirmi quello che è successo!”
“Nulla! Non le ho fatto nulla! Nulla che non avessimo già fatto, comunque!”
“Mio Dio! Allora è vero!”
“Le ho dato uno schiaffo, forse due! Tutto qui! Lo meritava! Mi ha tradito con quel cretino del suo ex! Dopo tutto quello che avevo fatto per lei! Capisci? È andata a letto con lui! Nonostante fossimo una coppia, nonostante quello che lui le aveva fatto!”
“Fammi capire! Stai dicendo che l'hai picchiata, le hai rotto un braccio e l'hai stuprata perché ti ha tradito?”
“Abbiamo solo fatto sesso per l'ultima volta! Non mi ha denunciato! E perché secondo te? Non abbiamo fatto nulla che non avessimo già fatto!”
“Io non posso crederci! Non posso credere che tu sia così! Luca! L'hai stuprata! L'hai picchiata tanto forte da romperle un braccio! È stata in ospedale per giorni! Mia moglie l'ha vista... Era sconvolta da come era ridotta!”
“Forse ho esagerato, mi sono lasciato prendere la mano! Ma ero arrabbiato!”
“Eri arrabbiato? Tu sei pazzo! Ora vattene! Devo capire cosa fare! Sappi che non la passerai liscia!”
“Non puoi voltarmi le spalle! Non sono solo un tuo associato! Siamo amici!”
“Luca, esci dal mio ufficio. Va a casa! Vattene dove vuoi! Ti farò sapere cosa farò di te!”
“Lascia che ti spieghi!”
“Cosa vuoi spiegarmi? Che hai stuprato una donna? Io non voglio nemmeno sentirti! Io non so perché non ti abbia denunciato! Non so nemmeno come Mora si sia fermato! Io non l'avrei fatto! Sappilo! Quello che hai fatto mi fa schifo... Non posso nemmeno più guardarti! Non aggiungere una parola o ti giuro che finirò quello che ha iniziato Mora!”
L'uomo uscì dall'ufficio. Nonostante stesse perdendo ogni cosa, non se ne rendeva conto! Era ancora sicuro di se stesso, arrogante e convinto di non aver fatto nulla di male! Sarebbe andato in ospedale a farsi medicare. Era la prima cosa. Quello stupido gli aveva fatto male, molto male! Sorrise tra sé! Era sicuro che nessuno di loro avrebbe potuto dimenticarlo, che sarebbe stato un fantasma ogni volta che avrebbero fatto l'amore.
 
“Avvocato... Non penso che ci sia altro da aggiungere...”
“Dottor Mendoza, io invece credo di sì, non sono qui per discutere di affari... Voglio solo chiedervi scusa! A lei, a sua moglie ma soprattutto alla signora Valelecia e al dottor Mora...”
“Loro non sono qui!”
“No, lo immaginavo, ma le giuro che io non saprei cosa dir loro! Intanto vorrei che sapesse che capisco le vostre motivazioni. Sappia però che lui non solo non lavorerà più nel mio studio, farò in modo che non lavori più in questo paese! La signora Valencia dovrà denunciarlo. Deve passare molto tempo in carcere!"
“Quindi mia moglie gliel'ha detto?”
“Sì, le garantisco che non sapevo nulla! Non immaginavo di trovarmi di fronte ad un mostro!”
“L'ho saputo solo oggi anche io... Mia moglie era stata vaga! Ma le garantisco che se lo avessi saputo avrei aiutato Nicola! Ammiro quell'uomo per essersi fermato! Io non l'avrei fatto!”
“Nemmeno io! Senta, dottor Mendoza, io non lo sapevo! Non voglio giustificarmi! Sappia però che non avrei mai permesso di imporre la presenza di quell'uomo! Avrei agito diversamente. E lo avrei denunciato personalmente!”
“Non ne dubito... Se mi garantisce che...”
“Glielo garantisco, ma non sono qui a pretendere nulla! Vorrei solo parlare con sua moglie!”
“È alla TerraModa ora!”
“Andrò a porgere le mie scuse a lei, soprattutto! Penso di doverglielo!”
“Ne sarà felice, ha sempre nutrito un profondo rispetto nei suoi confronti!”
“Anche per me è la stessa cosa! Per questo motivo non vorrei mi confondesse con lui!”
“Mia moglie è una donna intelligente...”
“Intelligente e con un destro mica male!”
Armando gli sorrise e gli strinse la mano! Sapeva che Santamaria era sincero e che poteva fidarsi di lui. 
 
“Perché hai accettato di occuparti dei bambini? Quattro bambini... Sono tanti!”
“Eh, lo so! Ma dovevano andare via da soli per qualche giorno! Dopo la denuncia, le dichiarazioni... Ha dovuto rivivere quella terribile sera troppe volte. Avevano bisogno di lasciarsi tutto alle spalle, almeno per un po'! Cosa avrei dovuto fare? E poi guarda come si divertono!” Betty rideva, guardando i bambini correre da una parte all'altra del giardino senza tregua.
“Sono scalmanati, quando sono insieme diventano ingestibili. Amore mio, promettimi che quando torneranno, andremo noi in vacanza...”
“Forse. Ma magari potremmo lasciare i bambini dai nonni!”
“No! Quando sono con i miei genitori tornano pieni di grilli per la testa! No grazie! Nicola a Marcella ce lo devono! E poi guarda Riccardo con Francesca... Prima o poi la farà cadere! Se la trascina dietro come una bambola! Ehi!! Riccardo, fai attenzione! Quando tornano, Betty?”
“Tra qualche giorno! Hanno tante cose di cui parlare! Tantissime!”
“Non sopporto quando fai la misteriosa...”
“A me piace tenerti un po' sulle spine!” Gli stampò un dolce bacio sulle labbra e lui, intenerito la strinse a se.
 

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Capitolo 25
*** 25 ***


Capitolo 25
 
Il sole stava tramontando e una lieve brezza aveva rinfrescato la sera. Sentiva un po' di freddo, vestita con un abito leggero, ma la vista era così bella che non aveva alcuna voglia di rientrare. I pochi giorni che si erano concessi stavano per finire eppure, nonostante la serenità e la pace, sentiva che qualcosa ancora non era completamente chiarito. Era incinta e avrebbe voluto che fosse tutto perfetto. Nicola però le sembrava distante, solo apparentemente dolce e innamorato. Le aveva giurato che nulla era cambiato, ma da quando aveva saputo che a farle del male era stato lui, da quando aveva presentato la denuncia e l'aveva ascoltata raccontare della violenza, sembrava guardarla in modo diverso. Eppure nulla era cambiato. Era sempre la stessa donna. Non era stata la sua bugia, non era così scostante perché lei gli aveva mentito. Era qualcosa di più profondo. Glielo aveva chiesto tante volte da quando erano partiti e glielo avrebbe chiesto ancora ma non quella sera. La evitava la notte. Il giorno, tutto sembrava bello, divertente, ma la notte, con una scusa o l'altra tutto cambiava. Una volta la stanchezza, l'altra per l'organizzazione di qualcosa all'università, oppure per delle telefonate. La notte, lui non c'era. Evitava la loro intimità, evitava i suoi baci, evitava le sue carezze. E quella sera non voleva rientrare per sentire altre scuse. Quella sera non voleva essere rifiutata per l'ennesima volta! Quella sera gli avrebbe lasciato lo spazio che gli serviva, senza obbligarlo a raccontare bugie.
Le montagne erano solo delle ombre scure, il sole ormai era scomparso e le stelle brillavano. La guardava stringersi le spalle, forse per il freddo, seduta su una poltroncina, assorta nei suoi pensieri. Era così bella con quel vestito rosa, leggero e sbarazzino. La guardava cercando di indovinare quello a cui pensava. Non era così difficile, pensava sicuramente a loro. A lui. O forse semplicemente cercava di distrarsi completamente, di svuotare la sua mente da ogni cosa, soprattutto da lui. Lui che si negava a lei. Che inventava sciocchezze per non toccarla. Che la notte la abbandonava a se stessa. Eppure la desiderava. Anche in quel momento. Solamente guardandola provava la voglia di amarla, di sentirla completamente sua. Ma ogni volta che la sfiorava non riusciva a distogliere la testa da quello che quel bastardo le aveva fatto. Non sapeva perché, prima di sapere chi fosse stato, avevano fatto l'amore, quando lei gli aveva concesso se stessa dopo tutto quello che aveva subito, per lui era stato un dono, la conferma che il loro amore era più forte di qualsiasi altra cosa. 
Il telefono squillò e la vide sorridere prima di rispondere. Erano i loro figli. Lei parlò loro con amore, si commosse mentre rispondeva alle loro domande e lui le si avvicinò istintivamente. Le si sedette accanto e quando gli porse il telefono fu felice di sentire che tutto andava bene.
“Presto saremo a casa...”
“Come stai ora?”
“Bene, mi spiace per oggi, ma non me la sentivo di fare un'escursione tanto impegnativa!”
“Mi sei mancata!”
“Davvero?” Gli disse con un sorriso triste.
“Davvero!”
“Se vuoi puoi rientrare...”
“È buio e comincia a fare freddo, perché non rientriamo insieme?”
“È bello qui... Tu vai pure!”
La guardò mentre lei distoglieva lo sguardo, stava soffrendo e la colpa era solo sua. Glielo aveva chiesto tante volte in quei giorni perché fosse così distaccato, ma era evidente che le sue rassicurazioni non fossero state sufficienti. Si alzò e rientrò nello chalet, lasciandola con gli occhi pieni di lacrime e persi nel vuoto.
“È bello, ma prenderai un'influenza se non ti copri!” Era tornato con una coperta e gliela aveva appoggiata sulle spalle. Era tornato da lei. Non poteva lasciarla sola anche quella notte.
“Grazie...”
“Marcella... Vuoi una tisana?”
“Non sei obbligato a restare qui, sai? Non devi cercare di importi la mia presenza e poi trovare una scusa qualsiasi per allontanarti!”
“No, Marcella, no! Sbagli!”
“Non siamo obbligati a restare qui! Possiamo tornare domani! Non siamo obbligati a fare nulla insieme! possiamo tornare a casa e... E puoi vivere la tua vita!”
“Ma cosa stai dicendo?”
“Quello che non riesci a dire tu!”
“Io non posso nemmeno pensare di vivere senza di te! Non di nuovo!”
“Sei felice?”
“Se lo sei tu!”
“Eppure non sembrerebbe... Ma davvero, non ho voglia di elemosinare il tuo amore, non stasera! Sto bene, stai tranquillo! Ti ringrazio per la coperta. Rientra e fai ciò che fai ogni sera!”
“Mi dispiace!”
“Anche a me... Domani mattina preparerò le valige per tornare! È inutile prolungare questo calvario.”
“Io non voglio tornare a casa! Non ora!”
“Allora cosa vuoi? Non me! Non più almeno! Starmi vicino sembra ti infastidisca. E non so perché! Ma mi fa male sentirmi così!”
“E come ti senti?”
“Come mi fai sentire! Mi fai sentire sporca! Mi fai sentire una donna rifiutata... Mi sono sentita così per molto tempo, ma non eri tu! Era per lo stupro, ma avevo te! Tu mi facevi sentire una donna... Bella, speciale e desiderata. Ma non è più così! E io non lo sopporto! Non te ne faccio una colpa, ma ti prego, lasciami sola ora... Stanotte non ti cercherò!”
Avrebbe voluto dirle che si sbagliava, abbracciarla e portarla in casa e fare l'amore con lei, ma non disse nulla e dopo qualche istante la lasciò li, sola.
Dalla camera da letto sentiva i suoi singhiozzi, era rientrata in casa ma non l'aveva raggiunto in camera da letto. Erano singhiozzi soffocati, ma lui li sentiva distintamente. Ed erano come coltellate al suo cuore. Era un uomo spezzato. Erano dei singhiozzi che lo mettevano di fronte alla realtà, alla sua incapacità di affrontare il dolore della donna che amava, all'incapacità di comprendere il male che aveva subito. La stava perdendo di nuovo, ma sebbene avrebbe dato la vita perché non succedesse, non sapeva cosa fare per riaverla. Non sapeva nemmeno perché, nonostante il loro amore, non riuscisse a superare quella terribile verità. Si alzò dal letto e aprì la porta della camera. L'unica luce che illuminava il locale, filtrava dalla vetrata ed era quella della luna. Lei era in piedi e guardava all'esterno cercando di non fare rumore. Era avvolta dalla stessa coperta che lui le aveva portato fuori qualche ora prima. Rimase fermo per non farsi notare. Lei raggiunse il divano e si sdraiò. Non riusciva più a vederla. Sentiva quasi il suo respiro, i singhiozzi erano finiti. Forse si era addormentata. Aspettò qualche istante, poi decise di avvicinarsi. Spinto dalla voglia di vederla, di guardarla dormire, come aveva fatto tante volte.
Quando le fu di fronte, notò che era rivolta verso il divano. Indovinava le curve del suo corpo sotto la coperta leggera. Si sedette sul tavolino accanto e rimase ad osservarla in silenzio. Nemmeno si accorse del tempo che passava. Poi senza pensarci, quasi spinto dall'istinto, le accarezzò il fianco, sentendola trasalire.
Si girò verso di lui, gli occhi pieni di lacrime e le guance bagnate.
“Vieni a letto...”
“È comodo questo divano. Sto bene qui!”
“Ma io voglio stare accanto a te...”
“Non mentirmi! Non è vero!”
“Allora rimango qui”
“Perché mi fai del male? Mi illudi e poi? Se venissi di la, mi terresti lontana, mi rifiuteresti e io non voglio più sentirmi rifiutata dall'uomo che amo e che desidero con tutta me stessa!”
La guardava come se fosse la prima volta. Così bella, così sincera, così forte, nonostante tutto. Sapeva che tratteneva a stento le lacrime che aveva negli occhi. Le accarezzò il viso con un dito facendolo scorrere fino al collo e poi alla spalla. La sua pelle era bianca e morbida. Sentì che il suo tocco le provocava un brivido, lo stesso che sentiva lui. 
“Marcella, io ti amo!”
Lei non rispose, si limitò ad aggiustarsi la coperta che con il suo tocco si era spostata e tornò nella medesima posizione di prima. Bastava toccarla ancora, era certo che sarebbe bastato sfiorarla ancora. Ma non lo fece. Tornò in camera da letto. Lei, rassegnata, chiuse gli occhi sperando che quella notte finisse in fretta. Era incinta, e avrebbe voluto solo fosse tutto perfetto.
 
“Cosa stai facendo?”
“Te l'ho detto ieri sera. Faccio le valigie. Oggi pomeriggio torniamo in città!”
“E io ti ho detto che non voglio tornare!”
“Non sei obbligato a farlo, ma io partirò nel pomeriggio. Ho già prenotato il taxi per l'aeroporto...”
“Marcella, per favore! Cosa significa tutto questo? Mi vuoi lasciare? Vuoi davvero che finisca tutto?”
“No! Io vorrei solo... Vorrei solo che tu mi amassi!”
“Ma io ti amo! Come devo dirtelo?”
“Non dirmelo! Dimostralo! Baciami, spogliami e facciamo l'amore! Io ti chiedo solo questo! Solo di amarmi!”
“Dammi tempo!”
“Tempo? Tempo per cosa? Dimmi? Cosa cambierebbe? Smetteresti di guardarmi in quel modo se avessi tempo?”
“È stata dura...”
“È stata dura? Cosa? Sei tu ad essere stato aggredito? Sei tu ad essere stato stuprato? Ti hanno picchiato e sei finito all'ospedale? Cosa è stato così duro? So bene che hai sofferto con me! Ma non come me! Non sei tu ad aver scelto di stare con una persona che ti ha fatto del male! Non sei tu ad averlo fatto entrare nella vita dei nostri figli... Ripetilo di nuovo! Te l'avevo detto di lasciarmi! Ti avevo chiesto di andare via! Non l'hai fatto, e te ne sono grata! Ma non puoi rinfacciarmi quello che mi ha fatto quel pazzo! Dimmi! Cosa è cambiato? Perché da quando hai saputo il nome del mio aggressore tutto è cambiato? Perché? Credi che me la sia cercata? Credi che sia io ad aver sbagliato? Cosa è cambiato?” Marcella, gridava e piangeva. 
“Rispondi! Dimmi, per te se a stuprarmi fosse stato chiunque altro, sarebbe stato meglio? Che sono io ad aver sbagliato? Per un po' l'ho pensato anche io! E forse è così... Ma... Io non posso cambiare il passato! Vorrei solo vivere una vita serena e viverla con te!”
“Marcella, allora non andiamo via! Restiamo ancora per qualche giorno, come previsto!”
“Ma non mi dai nessuna risposta, non mi dai soluzioni! So che anche per te è difficile, ma se mi dicessi almeno cosa fare per aiutarti...”
“Voglio solo passare qui qualche altro giorno!”
“E sia! Restiamo... Chiamo per disdire il taxi!”
Nemmeno lui sapeva perché, né come, ma sapeva che se fossero tornati in città quel giorno, si sarebbero persi. 
 
“Sei stata male anche oggi? È per colpa della discussione che abbiamo avuto?”
“No, ho solo avuto un capogiro...”
“Questa notte dovresti dormire in camera da letto...”
Non gli rispose. Sapeva di dovergli dire di aspettare un bambino, ma quando lo aveva scoperto aveva sognato di dirglielo durante una cena romantica o in un qualunque modo per rendere tutto speciale e indimenticabile. Come quando aveva scoperto di essere incinta di Giulio. Dopo aver fatto l'amore, lei gli aveva chiesto di mantenere la sua promessa e di sposarla, perché voleva che il loro bambino nascesse in una vera famiglia, lui non aveva capito subito ma era bastato fargli appoggiare una mano sul suo ventre perché scoppiasse a piangere felice. E anche con la piccola Francesca era stato un momento speciale. Glielo aveva detto una sera, dopo che avevano messo a letto Giulio. L'aveva sollevata e presa in braccio stringendola, dicendole quanto l'amava. Persino quando era rimasta incinta quasi per sbaglio di un bambino che non avrebbero mai conosciuto, era stato tutto speciale. 
Marcella ricordava quei momenti sorridendo, quasi dimenticando di averlo di fronte.
“Stai sorridendo...”
“Davvero? Non me ne sono accorta...”
“Sei così bella quando sorridi!”
Lei distolse lo sguardo. Le sue parole, nonostante fossero bellissime, la ferivano, la illudevano perché non erano più seguite dai fatti da troppo tempo. Uscì dalla porta e raggiunse il giardino. Era una bella giornata e il panorama toglieva il fiato. Ma lei sperava che quel tormento finisse in fretta. Voleva tornare a casa sua, vedere i suoi figli, ricominciare a lavorare. Voleva davvero ricostruire la sua vita. Era decisa a dirgli del bambino una volta deciso cosa fare del loro rapporto. Quel bambino non avrebbe cambiato le cose tra di loro, non doveva essere così. Non doveva essere la ragione per restare insieme. Pensava però, anche agli altri figli che avrebbero sofferto ancora! Ma cosa avrebbe dovuto fare? Fingere che tutto andasse bene? Vivere una vita a metà? Dopo l'incidente era stato così, entrambi incapaci di parlare, erano sopravvissuti, ma poi la realtà li aveva messi di fronte al loro fallimento. E lei sapeva che sarebbe stato così anche quella volta se non fossero riusciti a trovare una soluzione per i loro problemi. Ma come? Parlare non serviva, ci avevano provato, ma lui non era in grado di dirle quale fosse il problema, o forse non lo sapeva nemmeno lui. Si voltò verso il salotto e lo vide mentre lavorava con il pc. Era cambiato con il tempo. Non era più il ragazzo impacciato e insicuro che aveva conosciuto. Non era nemmeno più l'uomo di cui si era innamorata, dolce e pieno di sogni. La persona che aveva davanti, era un uomo che non riusciva ad inquadrare. Lui si accorse che lei lo stava osservando e le sorrise, spense il pc e la raggiunse.
“Mi piace quando mi guardi mentre lavoro... Mi è sempre piaciuto!” Le disse sinceramente.
“E a me è sempre piaciuto guardarti!”
“Oggi mi piacerebbe fare una passeggiata in uno dei piccoli paesi a valle, te la senti?”
“Sì, sto bene, ma non ne capisco il senso! Voglio dire, perché fingere che tutto vada bene?”
“Perché ci sto provando, Marcella! Sto provando a far funzionare le cose!”
“Già... Io rimango qui! Farò un bagno in piscina, prenderò un po' di sole... Mi farà bene rilassarmi!”
“Questa sera però potremmo andare al concerto che daranno nella piazzetta del paese... Non sarà la filarmonica di una grande città, ma potrebbe essere carino!”
“No! No! Vacci da solo! Ti garantisco che per me è molto più difficile fingere piuttosto che restare sola!”
“Fai quello che vuoi, allora!”
La giornata fu lunga e l'atmosfera pesante, non si erano più detti una parola. Poi la sera lui si preparò per uscire. Era evidente che la tensione lo stava logorando e aveva preferito uscire per respirare aria più fresca
“Non farò tardi. Ascolterò un po' di musica, berrò qualcosa... Tu dormi in camera! Dormirò io sul divano!”
Non gli rispose. Restò ferma sulla poltrona piangendo e aspettando di non sentire più il rumore dell'auto che si allontanava. Passò la serata a pensare. Poi stanca e priva di forze si buttò sul letto accarezzandosi la pancia. Si addormentò in fretta quella sera.
 
Ascoltava il concerto seduto sul un tavolino di un grazioso locale, proprio di fronte alla piazza. Assorto nei suoi pensieri, beveva del vino di buona qualità. La serata era fresca ma le persone attorno a lui non sembravano accorgersene, forse scaldate dalla musica e dell'alcol. Un gruppo di ragazze attratte da quell'uomo che sembrava distante ma piuttosto interessante, ridevano e si scambiavano opinioni su di lui. Non le aveva notate fino al momento in cui una di loro, la più carina e sicura, non si avvicinò chiedendogli cosa ci facesse tutto solo.
“Non è un approccio molto originale... Non trovi?”
“Da qualcosa dovevo pur cominciare! Abbiamo fatto di tutto per farci notare, ma sembri più interessato a questa musica che a tutto il resto...”
“È una bella musica, suonata discretamente, ne sono piacevolmente colpito!”
“Ma non mi hai risposto... Sei qui solo, ma magari hai voglia di un po' di compagnia...”
La guardò meglio. Era una ragazza intorno ai venticinque anni, molto carina anche se vestiva in maniera un po' trasandata, aveva i capelli raccolti di fretta e anche il trucco era forse un po' troppo pesante. Era giovane e bella e gli ricordava una delle ragazze del quartiere in cui aveva vissuto prima di diventare presidente dell'Ecomoda. Le sorrise e le disse che forse era un po' troppo giovane per perdere tempo con un uomo della sua età.
“E quanti anni avresti? Sei più maturo, ma non penso proprio tu sia così vecchio...”
Nicola sapeva di piacere alle donne. E ne aveva sedotte molte. Molto belle e con molta più classe di quella che aveva di fronte. Ma gli piaceva quell'aria da ribelle. Era convinta che fosse lei a condurre i giochi e lui glielo fece credere. Cominciò a flirtare con lei, offrendole da bere e facendole dei complimenti. Si vedeva che non aveva una grande esperienza, nonostante ostentasse sicurezza, era stato facile per lui affascinarla con qualche parola sdolcinata. Si stava divertendo, lei non sapeva chi fosse, era solo interessata a fare nuove esperienze, si lasciava lusingare fingendosi imbarazzato. Quando lui fece per pagare il conto, lei gli propose di continuare la serata in un altro locale, più carino e lui accettò. Ma quando si furono allontanati lei cercò di dargli un bacio ma lui si scostò, poi, guardandola sorridendo, le si avvicinò e le sussurrò qualcosa all'orecchio. 
“Torna dalle tue amiche!”
“Perché non andiamo nella mia stanza?”
Le sorrise, l'audacia di quella ragazza nascondeva tutta l'insicurezza di chi per ingenuità, perdeva la testa per qualcuno di affascinante e completamente diverso da chiunque si fosse mai frequentato. Le sorrise di nuovo.
“Torna dalle tue amiche!” La lasciò sola e incantata a guardarlo mentre si allontanava. Avrebbe potuto andarci a letto, ma non gli importava nulla né di lei, né di nessuna che non fosse Marcella. Lo sguardo di quella ragazza carina ma sgraziata gli aveva ricordato gli occhi della sua donna dopo la loro prima notte insieme. Erano occhi sinceri e pieni di desiderio, ma anche di paura di fronte ad una situazione inaspettata e dalle conseguenze incerte. Marcella. Era sola, in quello chalet, e lui aveva bisogno di lei. Ogni cosa lo portava a lei. Persino le altre donne lo portavano a lei.
 
Le luci erano spente, entrò prima nel salotto, poi in bagno dove si fece una doccia. Si avvicinò alla porta della camera da letto e la aprì senza far rumore. Era rimasta accesa solo una piccola lampada poco lontana dal letto. Marcella dormiva, i capelli un po' arruffati le coprivano parte del viso. Era prona, un braccio sfiorava il bordo del letto e la mano penzolava. Era bellissima, sensuale. L'avrebbe guardata per tutta la notte e sperava non si svegliasse per non rovinare quel momento, perché voleva ricordare le emozioni che provava ogni volta che le era accanto. Aveva bisogno di lei. Non voleva più pensare a nulla se non a quel bisogno che provava. Sapeva bene che anche lei lo desiderava e quella notte avrebbero fatto l'amore. Non poteva aspettare. Non sapeva se fosse stato il vino, la solitudine, quella ragazza dagli occhi sognanti e impauriti, ma la voleva. Voleva la sua donna. Tolse l'accappatoio e lo buttò su di una poltroncina accanto all'armadio e si sdraiò accanto a lei cercando, sotto il lenzuolo che la copriva, la sua pelle. Le baciò la schiena e lei si svegliò. Si girò quasi spaventata, poi lo guardò incredula, ma non riuscì a dire una parola perché lui le diede un bacio intenso. Le tolse la canottiera che indossava e la guardò per un momento prima di ricominciare a baciarla. La sua pelle a contatto con quella di lei, fu percorsa da brividi di piacere, mentre lei si lasciava andare completamente a lui.
“Marcella, ti amo!”
Lei non rispose, lasciò che fossero le sue mani a parlare. 
Rimasero abbracciati tutta la notte, stringendosi e baciandosi, come se tra loro non fosse mai cambiato nulla. 
La mattina arrivò troppo in fretta. Lei si alzò piano, senza far rumore, indossò la vestaglia e dopo averlo guardato un momento, uscì dalla camera da letto. La giornata era nuvolosa e una leggera pioggia nascondeva il bel panorama del giorno prima. Preparò un caffè ma non riuscì a berlo. Fu colta da una forte nausea e fu costretta a sedersi sul divano perché sentiva che le gambe le cedevano.
“Amore mio...”
“Ciao!”
“Buongiorno a te!” Le diede un bacio sulle labbra abbassandosi su di lei.
“Sei un po' pallida... Cosa c'è?”
“Nulla... Ho preparato il caffè!”
“Questa notte è stata meravigliosa...”
Lei si alzò dal divano e raggiunse il frigorifero dal quale prese del succo di frutta.
“Ne vuoi anche tu?”
“No... Torniamo di la? Ho voglia di stringerti ancora un po'!”
“Non hai fame?”
“No! Ho solo bisogno di tenerti tra le mie braccia. Ho voglia di baciarti e basta...”
Le sorrise e le prese la mano, accompagnandola in camera da letto.
La fece sdraiare e le si avvicinò infilando le mani sotto la vestaglia e accarezzandola con dolcezza
“Puoi perdonarmi?”
“Sì, ma vorrei sapere perché ti sei allontanato da me e cosa è cambiato...”
“Ne vuoi parlare ora?”
“Vorrei fossi sincero...”
La guardò per un istante, poi la abbracciò, appoggiando la guancia sul suo seno.
“Non so cosa mi sia successo. L'ho quasi ucciso... Se tu non fossi entrata quel giorno non sarebbe vivo! Non mi pento di quello che ho fatto. Ho sempre saputo che avrei fatto qualsiasi per te! Non sono riuscito a dimenticare l'odio che ho provato in quel momento. Lo provo ancora. Quello che ti ha fatto non potrò mai dimenticarlo. Non posso dimenticare il tuo corpo quel giorno in ospedale. E sapere che a farti del male è stato una persona di cui ti fidavi... Non so spiegarti quello che provavo, mi sembrava di vederlo mentre ti metteva le sue mani addosso... So bene che non posso nemmeno immaginare quello che hai provato, la paura, l'orrore, ma ti giuro che quando raccontavi al giudice quello che ti ha fatto... L'ho vissuto con te! Ero lì con te! È come se fossi stato lì, amore mio, senza riuscire ad impedirlo, senza riuscire a proteggerti!"
“E ora? Ora non è più così? Mentre facevamo l'amore la scorsa notte, cosa hai provato?”
“Pensavo a te! A quanto ti amo. Ma soprattutto che ho bisogno di te, di ogni cosa che fa parte di te! Anche del tuo dolore, di quello che ti ha fatto! Mentre facevamo l'amore eravamo solo noi! Non c'era nulla se non quello che provo per te!”
“E non cambierà? Non tornerai a vedermi solo per la vittima di un pazzo?”
“No!”
“Tu sai che prima di quella notte siamo andati a letto insieme e che non mi aveva mai obbligata...”
“Solo fino a quando non hai capito che siamo una cosa sola...”
“Siamo una cosa sola?”
“Sei sempre stata solo mia! Dal nostro primo bacio non c'è mai stata nessun'altra. E per te è stata la stessa cosa! Sono stati solo errori. Errori che hanno rischiato di dividerci, ma io sono qui!”
“Ma non puoi cancellare ciò che è successo!”
“No, ma posso fare in modo che da oggi le cose siano perfette! Te l'ho promesso che sarebbe stato per sempre!”
“Io ti amo!” 
Nicola si sollevò girandosi verso di lei e guardandola negli occhi e la baciò.
“Ho bisogno anche io di te...”
Le sfiorò le labbra con il pollice e lei lo baciò sfiorandogli le labbra, poi tornò ad appoggiare la testa sul suo seno. Poteva sentire il suo cuore battere.
“Batte per me il tuo cuore?"
"Ho paura in questo momento! Sono successe tante cose e ho paura che quando torneremo alla realtà tutto si ripresenti. I problemi, i rancori... Solo fino a ieri ci scambiavamo appena la parola...”
“Anche io ho paura! Ma di quello che provo! Perché ti giuro che la sola idea di perderti di nuovo mi toglie il fiato! Ho bisogno di te come dell'aria che respiro!”
“È abbastanza?”
“No! Non lo è! Non è sufficiente il mio amore! Serve il tuo! Devi fidarti di me! E di quello che proviamo!”
“Io non so vivere senza di te...”
Si alzò e la baciò con passione. Le tolse dalle spalle la vestaglia e poi le sfiorò la pelle.
“Giurami che non finirà!”
“Te lo giuro, Marcella! Ti giuro che ti amerò ogni giorno! Ma tu perdonami per tutto quello che ho fatto!" 
Fecero l'amore prendendosi tutto il tempo che serviva loro per dimostrarsi che erano fatti l'una per l'altro, scoprendosi uguali e diversi ad ogni carezza e ad ogni tocco.
“Perché non usciamo?”
“Perché? Vuoi dire di essere già stanca di me?”
“No, voglio dire che potremmo passare una serata insieme, io e te, ascoltando un po' di musica, bevendo un bicchiere di vino e magari mangiando qualcosa, come se fossimo in vacanza! Questa è una vacanza, no? E poi... Non posso credere che tu non abbia fame!”
“Ne ho! Ma pensavo avremmo ordinato qualcosa... Ma se la mia meravigliosa donna ha voglia di uscire, potremmo cenare in un locale carino, proprio nel centro del paese.”
“Allora prepariamoci!” Marcella era felice, corse in bagno e si preparò con cura, mentre lui la guardava innamorato. Era sempre bella, il tempo non sembrava averla cambiata molto. Nemmeno tutto quello che aveva passato aveva scalfito la sua bellezza. Aveva indossato dei jeans e un maglioncino leggero, con degli stivali. 
“Ehi, hai cambiato idea?”
“No, perché?”
“Perché io sono pronta, mentre tu sei ancora nudo...”
“E non ti piaccio?”
“Ci devo pensare... Sei sempre magrolino...” Marcella rideva mentre guardandosi allo specchio, si pettinava. Lui approfittò della sua distrazione e la prese buttandola sul letto e dopo averla guardata negli occhi le baciò le labbra.
“Ti amo!”
“Quindi ora ti toglierai di nuovo i vestiti e faremo ancora l'amore?”
“No, ora ti preparerai e porterai la tua donna a cena!”
“E va bene...” Nicola si alzò fingendosi offeso e le porse una mano aiutandola a rialzarsi, poi si vestì in fretta.
“Dovresti portarti una giacca, non fa freddo, ma la pioggia di oggi ha rinfrescato, non si sa mai...”
“Come sei premuroso! E ora muoviti!”
 
La piazza era gremita di gente che passeggiava e che ascoltava la musica proveniente dal piccolo palco allestito nel centro. Il locale dove Nicola aveva passato la sera precedente, era pieno e lui entrò per chiedere un tavolo. Marcella rimase poco distante osservandolo sorridente. La sua aria sicura lo rendevano attraente e lei lo guardava con gli stessi occhi di quando la loro storia era iniziata. Mentre lo vedeva camminare notò che alcune ragazze lo osservavano e si scambiavano occhiate e qualche parola. Già, il suo uomo continuava ad essere attraente, a piacere alle donne e un misto di gelosia e orgoglio attraversarono i suoi pensieri. La raggiunse e la invitò a seguirlo, il loro tavolo sarebbe stato subito preparato. Una volta seduti il cameriere portò loro i menù e Nicola ordinò una marea di piatti, come suo solito. Marcella però, era distratta dalle ragazze di prima. Le sembrò che li stessero osservando.
“Dimmi amore, conoscevi questo posto?”
“Sono stato qui ieri sera... L'ho trovato carino...”
“Capisco! E le ragazzine che ci stanno osservando da quando siamo arrivati? Conosci anche loro?”
Nicola si girò, sorrise e alzò la mano salutandole.
“Quindi le conosci?”
“Non proprio! Ieri sera una di loro si è avvicinata e abbiamo scambiato due chiacchiere!”
“Due chiacchiere? Non dirmi quale delle cinque è! Lo immagino! E cosa vi siete detti?”
“Vuoi saperlo?”
“Fai come vuoi!” Marcella si risentì per quell'atteggiamento scanzonato, sembrava che la stesse prendendo in giro.
“Non ci siamo detti nulla di particolare...”
“Da come ci guarda, si direbbe il contrario!”
“Forse non si aspettava di rivedermi stasera, accompagnato dalla donna più bella del mondo!”
“Non fare l'idiota! Ci sei andato a letto?”
“Marcella, ti prego..."
"Ci sei andato a letto? Sì o no?"
"No! E non dovresti nemmeno pensare ad una cosa simile!”
“Ma l'avresti voluto? Avresti voluto andare a letto con quella ragazzina?”
“No! Avrei potuto farlo! Ma nella mia vita ci sei solo tu!”
“Hai cercato di sedurla però!”
“Non ce n'era bisogno... È una ragazza giovane, è stata lei ad avvicinarsi a me. Lei era disponibile ma le ho detto di no!”
“Perché mi fai questo? Perché?”
“Marcella, non è successo nulla!”
“Voglio tornare a casa! Non mi piace essere guardata in quel modo da una ragazzina che nemmeno conosco!”
Lui, sorridendole, si spostò appoggiandosi completamente allo schienale della sedia.
“Lo sai che la tua gelosia mi ha sempre lusingato... Ti trovo irresistibile quando metti quel broncio!”
“Io invece non sopporto il tuo atteggiamento! Sembra tu abbia bisogno di circondarti degli sguardi di qualsiasi donna ti capiti davanti!”
“Non è così! E lo sai molto bene!”
“Andiamo via! Odio il modo in cui ci osservano!”
“Marcella, sei tu la donna che amo, che desidero! Sei tu la mia donna, quella che mi fa impazzire da sempre!”
“Questo non ti impedisce di umiliarmi ogni volta che ne hai la possibilità!”
“Ieri sera ero arrabbiato, confuso! Ma sono qui! Ieri sera ho cercato te, perché sei l'unica che voglio!”
Marcella non lo fece finire, si alzò e senza guardarlo, si voltò dirigendosi verso l'auto parcheggiata. Lo lasciò solo. La ragazza sorridente, gli corse incontro prima che lui potesse seguirla.
“Vuoi raggiungermi al nostro tavolo?”
“Cosa? No grazie! non sono solo!”
“Ma lei se n'è andata!”
“Lei mi sta aspettando!”
“Dammi le chiavi dell'auto, puoi rimanere quanto vuoi!” 
Nicola tolse le mani della ragazza dal suo braccio e senza nemmeno guardarla, si diresse verso Marcella, lasciando l'altra mortificata.
“Andiamocene da qui!”
Le prese la mano e non gliela lasciò nemmeno quando lei cercò di liberarsi.
La fece salire in macchina e nessuno dei due aprì bocca durante il viaggio verso lo chalet.
Lei scese subito dall'auto senza aspettarlo, entrò in casa e si precipitò in camera da letto chiudendosi la porta alle spalle. Lui la raggiunse poco dopo. Cercò di entrare ma la porta era chiusa a chiave. Era arrabbiata. Si sentiva messa alla prova. 
“Aprimi Marcella! Non fare la bambina!”
“Dormi sul divano! È comodo!”
“Apri questa maledetta porta!”
“No!”
“Stai giocando? Fammi entrare! O giuro che la butto giù!”
“Non sto giocando! Lasciami in pace!”
“Spostati perché in un modo o nell'altro entrerò in quella camera!”
Lei non gli rispose! Si tolse i vestiti, andò in bagno e si mise sotto le coperte, tenendo le orecchie aperte e cercando di sentire cosa stesse combinando. Lo sentiva armeggiare con qualcosa nell'altra stanza, poi sentì i suoi passi avvicinarsi di nuovo alla porta. Non le parlò ma cominciò a svitare la serratura della porta.
“Sei impazzito? Cosa diavolo stai facendo? Vuoi romperla?”
“Se necessario!”
“Smettila! Sono stanca!”
“E allora mettiti a dormire!”
“Lo farei se tu non facessi tutto questo baccano!”
“Tranquilla, ancora pochi minuti!”
Continuava a lavorare su quella serratura mentre Marcella, compiaciuta, si rendeva conto che come fabbro non era un granché. Ad un certo punto smise di sentire rumori e sentì i suoi passi che si allontanavano. Che stava facendo? Aveva rinunciato? Meglio! Non aveva davvero nessuna voglia di sentire le sue giustificazioni.
Incuriosita dal silenzio si alzò e appoggiò l'orecchio alla porta. Nulla, non sentiva nulla. Poi, ad un tratto, un forte colpo proveniente dal bagno, la fece sobbalzare. Poi sentì cadere a terra qualcosa con un tonfo sordo, seguito da altri più acuti come i vetri che cadono a terra o piccoli contenitori.
“Ma cosa...”
“Adesso parliamo! O facciamo l'amore! Per me è lo stesso!”
Era entrato dalla finestra del bagno. E aveva fatto cadere tutto quello che c'era sul davanzale. La guardava mentre si toglieva la giacca piena di rametti e foglie che si erano impigliati mentre raggiungeva quella finestra. Era comico così conciato, spettinato, mentre si scuoteva per ripulirsi.
“Guarda cosa hai fatto...”
“Colpa tua! Ora! Parliamo o facciamo l'amore!”
“Nulla di tutto questo! Ripulisci tutto questo disastro e poi lasciami in pace!”
Per nulla convinto, le si avvicinò senza darle il tempo di reagire, la baciò vincendo le sue proteste e poi la fece scivolare sul letto e fecero l'amore.
“Sei più tranquilla?”
“Davvero? Davvero mi stai facendo questa domanda?”
“Te lo chiedo perché adesso dobbiamo sistemare il bagno e ho rotto un vetro, o uno specchio, e temo tu possa usare qualche grossa scheggia per farmi del male...”
“Mi prendi in giro? Sarai tu a ripulire tutto! Spostati!”
“No! Non mi sposto! Sei bellissima quando ti arrabbi...”
“Davvero?... Smettila! Tu sei un idiota invece!”
“Sì, ma sono l'idiota che ami!”
Lei scoppiò a ridere. Era vero. Lo amava con tutta se stessa. Amava davvero tutto di lui. Anche quelle pazzie! E sopratutto perché nessuno la faceva ridere come lui! Ed era sempre stato così.
La strinse tutta la notte, quasi volesse impedirle di allontanarsi da lui anche solo di un centimetro. 
 
“Questa sera abbiamo l'aereo...”
“Già... Scusa se per colpa mia questa vacanza non è stata perfetta!”
“Ma siamo riusciti a parlare, a chiarirci... E a me basta questo! Anche se ancora non abbiamo chiarito quello che è successo...”
“Ti riferisci al mio comportamento dopo aver quasi ucciso un... Verme?”
“No... So che eri sconvolto, che quella notizia è stata devastante e soprattutto so di aver sbagliato a non dirti nulla! Averlo saputo per sbaglio deve essere stato orribile... Volevo rivelarti tutto tenendoti stretto tra le mie braccia...”
“Parli di quella ragazza allora? Amore, ti giuro che non ricordo nemmeno se mi abbia detto il suo nome!”
“Ho sempre temuto ogni donna che ti stava vicino...”
Le accarezzò i capelli sparsi sul suo petto. Lei era sempre stata gelosa, per quelle sue insicurezze che lui tanto amava, ed era riuscito a trasformare le sue paure in realtà.
“Anni fa ti avevo giurato che nessuna donna si sarebbe messa tra di noi... Ma ho infranto quel giuramento. Adesso spero solo che tu possa credermi ancora una volta...”
“Non voglio pensarci! In questo momento non voglio pensare a nulla... Continua a stringermi!”
Marcella si lasciò coccolare fino al momento della partenza, restando silenziosa. 

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Capitolo 26
*** 26 ***


Capitolo 26
 
“Ma perché non glielo hai ancora detto?”
“Non c'è stata occasione...”
“Marcella, cosa ti preoccupa?”
“Tutto... Betty, perché credi che abbia scelto me? Perché?"
“Perché ti ama!”
“Perché? Cosa ho di diverso? Io non sono bella come una modella, non sono intelligente come lui, nessuno mi ha mai definito simpatica... Bisbetica, gelosa, insicura... Ecco cosa sono!”
“Beh, io so solo che per lui eri e sei speciale. Eri e sei la donna che ha saputo cambiargli la vita... E lo sei davvero, speciale intendo! Sei una donna forte, bella, intelligente... Ma perché ti fai queste domande proprio ora?”
“Quando eravamo allo chalet, ha conosciuto una donna... Lei lo ha corteggiato... Giovane, carina...”
“Non penserai ci sia andato a letto? Ha fatto tesoro degli sbagli del passato!”
“Sì, lo so... Per un attimo ho dubitato di lui, ma so che era sincero quando mi ha detto di non avermi tradito... Ma avrebbe potuto... Come faccio a vivere continuando a temere per ogni suo ritardo? Per una parola o un gesto che fraintendo o che colgo?”
“Come facevi prima?”
“Ad un certo punto avevo smesso di guardare gli sguardi che gli rivolgevano le modelle o le attrici, o chiunque lo guardasse. Ma a cosa è servito? Alla fine il mio più grande incubo è diventato realtà! E ora come posso fingere indifferenza?”
“Credevo l'avessi perdonato...”
“Ed è così! Non mi riferisco a quello che è stato... Ma ad adesso!”
Betty le si sedette accanto.
“Tesoro, non puoi vivere in questo modo! Devi stare tranquilla! Devi fidarti e soprattutto parla con lui! So che ti capirà!”
“Scusa se riesco solo a lamentarmi...”
“Io ti voglio bene! Sei la mia amica e sono felice che tu mi parli in questo modo... Significa che tra noi tutto è tornato come una volta... Io credo che tu debba fidarti di lui. Io so che non farà mai più gli stessi errori. Anche lui ha sofferto!”
“Grazie...”
 
Le nausee da qualche giorno non le davano tregua. Nicola era preoccupato per la moglie e non capiva come mai fosse sempre pallida e inappetente. Era spesso stanca e imputava quei malesseri allo stress che aveva subito, alle tensioni che c'erano state tra di loro. 
“Non stai bene nemmeno questa mattina... Vuoi che rimanga a casa?”
“No, sto benissimo! Non preoccuparti...”
“Cosa c'è amore mio? Non stai bene già da qualche giorno!”
Era preoccupato per lei, doveva dirglielo! 
“Io... Io ti amo e...”
Il cellulare di Nicola squillò. Era il rettore dell'Università.
Le chiese scusa e si allontanò un momento per rispondere. Glielo avrebbe detto quella sera! Forse non sarebbe stato speciale come la prima volta né come la seconda... Ma era certa che anche per lui sarebbe stata una gioia e non lo avrebbero dimenticato!
“Amore, devo andare... Per favore ora riposa e promettimi che chiamerai il medico... Forse sei un po' anemica, magari ti prescriverà qualche vitamina... Ci vediamo più tardi! Ah, oggi pomeriggio sarò impegnato con delle riunioni e la pianificazione delle lezioni, tornerò solo per cena... Ma se hai bisogno di qualcosa, ti prego di chiamarmi!”
Gli diede un bacio e lo salutò sorridendogli.
 
“Signora Marcella, suo marito mi ha chiesto di dirle che stasera ha organizzato una cena al club con alcuni suoi colleghi... Dovrebbe raggiungerli...”
“Oh... Una cena... Ho provato a chiamarlo prima ma aveva il telefono spento. Va bene! Marta i bambini non devono fare tardi! Anche se domani è sabato devono svegliarsi presto!”
“Non si preoccupi! Ci penso io! Ah, dimenticavo, il signor Mora ha detto di indossare qualcosa di elegante...”
Elegante? Cosa avrebbe potuto indossare? Aspettava un bambino. Era incinta di due mesi. Andò in camera. Non aveva voglia di uscire, si era preparata un discorso da fargli, ma quella cena avrebbe messo in discussione tutto. Certo poteva aspettare di tornare a casa, ma sapeva che durante quella maledetta cena sarebbe stata nervosa e impaziente. 
Indossò un abito non troppo attillato, sapeva che la gravidanza non era ancora visibile, ma non voleva costringersi in abiti stretti o scomodi. Era comunque molto elegante, con delle scarpe alte, ben truccata e pettinata. 
 
“Signora Mora, buona sera! Prego mi segua!”
Si guardò in giro, non vide Nicola su nessuno dei tavoli. Il cameriere le aprì la porta che portava alla piscina. Nessun tavolo era stato allestito. 
“Franco, ma dove...”
Dalla serra proveniva una luce calda. Il cameriere la precedeva e la fece accomodare all'interno.
“Buona serata... Per qualsiasi cosa, chiamatemi...”
Il cameriere le sorrise e poi uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
Si guardò in torno, un tavolo era stato apparecchiato con cura, le candele erano accese e il profumo dei fiori della serra riempivano l'aria.
“Ti piace?” Le chiese abbracciandola da dietro.
Non si girò verso di lui, si limitò ad appoggiarsi al suo petto. Lui la strinse e le baciò i capelli
“Cosa hai combinato?”
“Una piccola sorpresa! Per te...”
Una lacrima scese sulla sua guancia. 
“Io... Io non so cosa dire...!”
“Non dire nulla... Siediti e mangiamo! Ti va? Non puoi proprio dirmi di no! Ho fatto preparare tutti i tuoi piatti preferiti! C'è lo champagne...”
La aiutò a sedersi e le versò da bere. I piatti erano tutti pronti. Nicola aveva fatto le cose per bene, era tutto in ordine, tutto bellissimo, tutto perfetto. La cena fu meravigliosa.
“Nicola, sono senza parole...”
“Era la mia intenzione! Ma spero che... Almeno una parola saprai dirla!”
Nicola si alzò dalla sedia e le tese la mano facendola alzare a sua volta.
Le diede un bacio a fior di labbra e le sorrise.
“Voglio che tu mi renda felice! Voglio che mi risposi, voglio che tu sia di nuovo mia moglie! E... E vorrei un altro figlio da te! Vorrei che tu ci pensassi! Ma voglio che mi sposi e che sia il prima possibile!”
“Vuoi sposarmi? Di nuovo?”
“Non avremmo mai dovuto lasciarci...”
Le prese la mano e le infilò al dito una fede di brillanti.
“Dimmi di sì!”
“È la cosa che voglio più al mondo...”
La strinse e lei si abbandonò al bacio pieno di passione che lui le diede.
“Nicola...”
“Non ci disturberà nessuno! Ho fatto in modo che nessuno si avvicini! Facciamo l'amore qui! Dove tutto è ricominciato!”
Vinse le sue resistenze baciandola e accarezzandole la pelle. Fecero l'amore nella serra, giurandosi di amarsi per sempre.
“Nicola... Vorrei che questa notte non finisse mai!”
“Io ti amo così tanto... È solo l'inizio!”
“Vuoi un figlio? Un altro figlio?”
“Se tu lo vuoi quanto me!”
“Sarai di nuovo padre, amore mio!”
“Sei sicura? Sei sicura di volerlo anche tu?”
“Sono sicura che avremo un altro bambino... E lo voglio! Oggi più di ogni altra cosa al mondo! Sono incinta...”
Nicola la guardò, stava sorridendogli. Aveva davvero capito bene quello che gli aveva detto? Era incinta? 
“Aspettiamo un bambino... Sono incinta di due mesi! Era tanto che volevo dirtelo! Avevo un po' di paura... Non ero sicura che tu fossi d'accordo! È per questa ragione che ti sono sembrata stanca, se ho qualche malessere... Ti darò il figlio che vuoi...”
Sul volto di Nicola apparvero due lacrime che lei asciugò prendendogli il viso tra le mani.
“O mio Dio, Nicola dimmi che non mi hai mentito, dimmi che lo vuoi anche tu!”
“Amore mio! Sei incinta... Aspettiamo un figlio! Io... Io... Amore mio...”
“Nicola! Ho paura!”
“No! No! Non dirlo! Andrà tutto bene! Grazie! Grazie per ciò che mi hai dato e mi darai! Grazie! Ti amo! Ti amo così tanto!”
La strinse come non aveva mai fatto! Era incinta, la sua donna aspettava un bambino! Sarebbe stato padre per la terza volta! Le giurò che nulla avrebbe rovinato la loro vita! Pianse chiedendole scusa per tutto quello che le aveva fatto, per il dolore che per colpa sua aveva subito e sopportato! Le chiese di andare a casa subito, di svegliare i bambini e raccontar loro la bella notizia. Insieme avrebbero arredato la cameretta. I bambini sarebbero stati felici di avere una sorellina, o un fratellino... Il nome l'avrebbero scelto loro, ma dovevano sposarsi! 
“Nicola, calmati! È tardi! I piccoli dormano! Glielo diremo domani... Sono felice!”
“Io invece sto impazzendo. Impazzendo dalla gioia!”
Lasciarono la serra mano nella mano e corsero a casa. Lui non dormì quella notte, accoccolato accanto alla donna che amava, appoggiava la testa sul suo seno e mentre lei lo abbracciava e gli accarezzava i capelli, non smise di stringerle la mano e di sussurrarle parole d'amore. Sì, doveva sposarla subito! E sarebbe stato un momento che avrebbero vissuto soli! Sarebbe stato un momento speciale solo per loro due e i loro figli!
 
“Ho parlato con il giudice Herrera...”
“Tesoro, è sabato mattina e sono le nove e un quarto... Quando l'hai chiamato?”
“Poco fa... Oggi pomeriggio ti sposo!”
“Cosa?”
“Non voglio aspettare nemmeno un giorno! Oggi ci aspetta in municipio, ci sposeremo tra poche ore!”
“Ma...”
“Non vuoi sposarmi?”
“Certo... Credevo che avremmo fatto una cerimonia, i miei fratelli... I nostri amici...”
“Li avvertiremo, festeggeremo con loro... Ma dopo! Andremo in municipio, senza nessuno oggi! Ci sposeremo oggi è voglio essere solo con te!”
“E i testimoni? I bambini?”
“I bambini verranno con noi! Marta si occuperà di tenerli tranquilli! I testimoni saranno i due segretari del giudice! Ho bisogno di essere tuo marito e ne ho bisogno ora! Non dirmi di no!”
“Non te lo dirò! Ti sposerò oggi! E saremo soli! Noi quattro... E Marta!” Marcella rise mentre lui si buttò sul letto rischiando di rovesciare il vassoio con la colazione che aveva servito alla sua donna. 
“Mamma sta male?”
“Un pochino... Ma non devi preoccuparti Giulio!”
“Stai tranquillo amore, non sono malata... Ecco io...”
“Francesca, vieni qui! Io e la mamma dobbiamo dirvi una cosa molto importante!”
Francesca cominciò a piangere.
“Papà vai via ancora? Non voglio che vai via! Mamma per favore digli di non andare via!”
Nicola la prese in braccio e cercò di consolarla, anche Giulio sembrò preoccupato e si sedette tra i due genitori afferrando la camicia del padre e guardando la madre.
“Va via? Va via di nuovo?”
“No! State tranquilli! Io e la mamma ci vogliamo bene e non ci lasceremo mai più! Voi siete la nostra vita! Quello che vi dobbiamo dire è una cosa molto bella!”
“Piccolini, presto avrete un altro fratellino, o una sorellina... Giulio, ne sei felice? Francesca e tu?”
I bambini si tranquillizzarono. Per loro erano stai anni difficili, soprattutto per Francesca, che essendo più piccola, non era riuscita a capire perché entrambi i genitori avevano sofferto tanto.
“Ma io non voglio dargli i miei giochi! Se no io non posso più giocare!”
“Non dovrai darglieli! Ma tu, Giulio e il fratellino o la sorellina giocherete insieme!”
“Io sono contento!”
“Davvero?”
“Sì...”
“Io e la mamma ci siamo allontanati per un po', ma ora abbiamo capito che non possiamo stare lontani! Così oggi pomeriggio, andremo in un posto e giureremo che staremo insieme per sempre! Voi verrete con noi?”
“Ma oggi devo andare in piscina!”
“Io voglio venire!”
“In piscina ci andrai dopo! Oggi noi quattro staremo insieme! Giulio, tu vuoi tenermi la mano mentre io e il papà ci scambieremo le nostre promesse?”
“Allora io sto in braccio al papà!”
“Sì, mamma!” Il bambino abbracciò il padre felice.
"Viene anche Chicco?"
"No, principessa! Saremo solo noi, solo la nostra famiglia!"
"E Chicco non è la nostra famiglia?"
"Sì, ma oggi, io e la mamma, vogliamo stare solo con voi! Puoi aspettare domani per stare con il tuo amichetto?"
"Forse sì..."
Marcella e Nicola risero e si baciarono, Quel pomeriggio la loro famiglia si ricompose anche formalmente. Fu tutto perfetto, e quando uscirono dal municipio lo fecero come marito e moglie.
 
“Come avete potuto escluderci in questo modo?”
“Abbassa la voce, tesoro!”
“Betty... Non c'era il tempo per avvisare nessuno!”
“Avreste potuto aspettare! Potevamo organizzare una piccola cerimonia! Solo per noi!”
“Betty! Era il loro matrimonio!”
“Grazie, Armando!”
“Betty, amica mia...”
“Sono molto offesa!”
“Non è offesa...”
“Armando! Smettila di fare così! Dovresti essere arrabbiato anche tu! Loro! I nostri amici! Ci hanno completamente esclusi!”
“Betty...”
“No, Nicola non provare a giustificarti!”
“Per favore... Non puoi essere felice per noi?”
“Io sono felice! Felicissima! Ma... Ma avrei voluto esserci...”
“Betty, non è colpa di Marcella... Ma io dovevo sposarla subito! Non potevo più aspettare! E volevo stare solo con lei... Lei è... Lei è tutto!”
Marcella guardò il marito e gli sorrise commossa, poi tornò a guardare Betty i cui occhi si erano riempiti di lacrime.
Nicola si alzò e si sedette accanto a lei che lo abbracciò. 
“Scusa, non volevo essere egoista... Io sono solo un po' emotiva...”
“Congratulazioni Marcella! Amico mio, sono felice che siate riusciti a chiarire ogni dubbio!”
Armando abbracciò l'amica e poi strinse la mano a Nicola tenendogliela stretta e guardandolo con amicizia e rispetto!
“Adesso però non potete escludermi anche nel momento in cui lo direte ad Ugo... Proprio non posso mancare!”
I quattro scoppiarono a ridere. In effetti non sarebbe stato semplice dirlo allo stilista. Continuava a vivere sulla sua nuvoletta rosa, felice e appagato con il suo compagno, ma già immaginavano le urla e i rimproveri che si sarebbero sorbiti.
 
“Le nausee sono molto forti?”
“Un po', ma solo il mattino... E poi tra qualche settimana dovrebbero passare!”
“Io penso che non dovresti mangiare in questo modo...”
“Quando eri incinta di Francesca mangiavi quanto me in questi mesi!”
“Non mi sembra proprio!”
“Beh, ogni donna ha le proprie necessità!”
“Ma se mangi così tanto, è normale che tu stia male...”
“Non è così! Quando mangio le nausee finiscono!”
Betty addentò con gusto un muffin al cioccolato con una soddisfazione tale che Marcella, guardandola, non poté fare a meno di ridere.
“Marcella... Non voltarti! Credo che sia entrata la bionda finta con un passeggino... Oh, sì! È lei!”
“Patrizia?”
“È in compagnia di una ragazzina e... Sì! È proprio lei!”
Marcella si voltò leggermente. Patrizia non le notò, troppo impegnata a prendere in braccio un bambino di pochi mesi, biondo e paffuto. Rideva e scherzava con la ragazzina che Marcella aveva conosciuto parecchi mesi prima.
“Erano anni che non la vedevo...”
“Io la vidi in un ristorante qualche tempo fa!”
“Non me ne avevi parlato!”
“No... Quella sera mi diede uno schiaffo!”
“Lei? Lei ti diede uno schiaffo?”
“Già e credo di essermelo meritato!”
“Ne dubito!”
“È vero! Quella sera sono stata pessima! E fu proprio quella sera a spingermi a fare il più grande e terribile errore della mia vita...”
Marcella le raccontò quello che era successo, di come era stata scortese e arrogante! Di come Parrizia avesse colto nel segno e di quanto lei fosse stata colpita dalle sue parole! Ma soprattutto di come per dimostrare a se stessa che Patrizia si stava sbagliando, aveva deciso di concedersi a quello che si era rivelato un mostro. La voce di Marcella si era incrinata e gli occhi le si erano riempiti di lacrime amare e piene di dolore. Betty le accarezzò la guancia e lei si appoggiò lasciandosi consolare.
“È tutto passato, tesoro! Passerà molto tempo prima che possa uscire da quella cella!”
“Sì, lo so...” Le rispose Marcella portandosi istintivamente una mano sulla pancia.
“Se non te la senti di vederla, possiamo chiedere a Giovanni di uscire dal retro!”
“No, amica mia! Non voglio più scappare di fronte a nessuno! Quella sera sono stata io a sbagliare! Ti assicuro che lei è stata molto gentile!”
“Sarà... Ma se fosse vero voglio che tu mi prometta che non mi sostiuirai con la tua ex migliore amica!”
“Mmmmmm... Ci devo pensare!”
“Marcella!!!”
“Non fare la sciocca! Sei semplicemente insostituibile per me!”
Le due risero e si alzarono. Passarono di fronte a Patrizia che, proprio seduta in un tavolo poco distante dall'uscita, non poté non vederle. Parve scossa, vedendole insieme. Era chiaro che, nonostante il tempo, per lei non era facile vedere quella che era stata la sua amica, la sua complice contro la racchia, chiacchierare e passeggiare proprio con la loro nemica di un tempo. I giornali le fotografavano spesso insieme agli eventi o quando insieme facevano shopping, ma vederle con i suoi occhi era un'altra cosa.
Nonostante il disagio, sorrise loro e le salutò con il cenno di una mano.
“Ciao Patrizia!”
“Marcella... Betty...”
“Come sta, Patrizia?”
“Bene, grazie... Congratulazioni a tutte e due! Marcella...”
“Come? Oh... Grazie! Congratulazioni anche a te...”
“Perdonami Marcella, io esco... Armando mi sta chiamando sul cellulare! È stato un piacere, Patrizia! La sua bambina è deliziosa! Ti aspetto fuori!”
“Betty ha ragione! È una bambina molto bella!”
“Patty, posso prendere un gelato?”
“Sì, certo! Ti aspettiamo qui...” La ragazzina si alzò e, salutata cortesemente Marcella, corse alla gelateria accanto alla caffetteria.
“Lei è Elena... E tu? È un maschietto o una femminuccia?”
“Non lo sappiamo ancora... Cioè non abbiamo voluto saperlo...”
“Oh... Sarà una bella sorpresa!”
“Già! Patrizia, ecco, io vorrei scusarmi per quella sera!”
“Non ha importanza! Sono sicuramente stata inopportuna!”
“No, non lo sei stata! Ero nervosa... Tutto qui! E non posso dire che le tue parole non fossero giuste!”
“Beh le cose mi pare si siano sistemate... Sono contenta per tutti e due!”
“Grazie! Ora devo andare, Betty mi sta aspettando... Patrizia, quella sera avevi ragione! Ero gelosa di te!”
“Io ho sempre saputo che tra voi c'era qualcosa... Ricordo che ad un certo punto lui aveva cominciato a guardarti come non mi aveva mai guardata... E anche tu! Anche tu lo guardavi come se fosse l'unico uomo al mondo! Io lo sapevo!” Patrizia le sorrise e Marcella ricambiò salutandola con la mano e raggiunse Betty che la stava aspettando.
“Ehi? Va tutto bene? Stai piangendo?”
“Un po'! Ma solo perché sono contenta di aver chiarito tutto! È cambiata...”
“Ammetto che è stata gentile... Ma cosa ti ha detto?”
“Che io e lui ci amiamo da molto prima che lo sapessimo...”
“Sei strana... Andiamo o faremo tardi!”
 
Entrò in camera senza che lei se ne accorgesse e rimase ad ammirarla per qualche istante. Si stava guardando allo specchio, con indosso solo una canottiera e dei pantaloncini. Si accarezzava la pancia e Nicola trovò quel gesto intimo e privato, meraviglioso. Sua moglie era meravigliosa. Mancavano solo poche settimane alla nascita del loro bambino. Durante la gravidanza Marcella aveva alternato momenti sereni e difficili. Lui sapeva che l'angoscia che a volte vedeva sul volto della sua donna, non era solo una questione ormonale. Gli era capitato di vederla piangere senza motivo, di essere preda di mille paure. Marcella aveva subito la perdita di un bambino, si era sentita colpevole per quello che era successo e lui aveva fatto gli errori più grandi che un uomo potesse fare. Tutto quello che avevano passato aveva rischiato di dividerli per sempre e sapeva di essere fortunato per essere riuscito a riconquistarla. Ma il prezzo più alto lo aveva pagato lei. Lui lo sapeva. Lui sapeva che quella donna, la sua donna, si sentiva in quel modo anche per colpa sua. Non smise di guardarla anche quando lei si accorse di lui. Sul suo volte si dipinse un sorriso innamorato, dolce. Le si avvicinò senza parlare e le diede un bacio a fior di labbra e le accarezzò la pancia.
“Sei così bella...”
“Lo dici solo perché sai che sono particolarmente suscettibile in queste settimane?”
“No, perché è la verità! Non immagini quello che provo quando ti guardo!”
“Ti amo, lo sai?”
Non le rispose. Ma la strinse come se volesse trasmetterle i suoi sentimenti con un abbraccio.
“Non mi sento molto bene oggi... Devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male...”
“È il bambino?”
“No! Mancano ancora due settimane al termine della gravidanza...”
“Preferirei andare dal medico!”
“Non essere apprensivo!”
Lo rassicurò. Marcella sapeva bene che il marito aveva temuto che succedesse qualcosa a lei o al bambino. Per qualche tempo anche lei era stata terrorizzata, ma poi aveva cercato di calmarsi. Lui invece no! Infondo però le attenzione che aveva nei suoi confronti le piacevano. E soprattutto l'aiutavano a tenere sotto controllo le sue paure. Irrazionali, ma vive. C'erano stati momenti in cui credeva che tutto sarebbe finito. Aveva spesso degli incubi terribili, che non ricordava una volta sveglia, ma che sapeva collegati alla violenza subita. Ma lui era sempre lì a consolarla, a rassicurarla. Lo amava. Non lo aveva mai amato tanto. Ogni giorno sentiva che il suo amore cresceva. E non vedeva l'ora di potergli dare quel bambino arrivato all'improvviso, inaspettatamente, ma che fin da subito aveva amato.
Una fitta la fece piegare in due. Una contrazione? Impossibile. Eppure sembrava davvero una contrazione.
Nicola si allarmò 
“Cosa c'è? Marcella!”
“Una piccola fitta...”
“Per favore, amore mio! Andiamo in ospedale!”
“Vorrei dirti di no... Ma ho paura!” Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Sì, aveva paura. Lungo le gambe le corse del liquido rosso.
 
“Nicola...”
“Armando, non avresti dovuto venire!”
“Non dire sciocchezze! Cosa è successo?”
“Sto aspettando che qualcuno mi dica qualcosa...”
L'amico lo guardava. Era terrorizzato, il volto tirato, pallido, era seduto su una seggiola e si dondolava nervosamente. 
“io... Io ho paura!”
“Andrà tutto bene. Che cosa è successo?”
“Non lo so... Stavamo parlando poi ha cominciato a sentire un forte dolore... C'era del sangue sul pavimento!”
Qualsiasi parola Armando avesse detto sarebbe stata inutile. Ciò che Nicola gli aveva appena detto lo aveva preoccupato. Si sedette accanto all'amico e si mise ad aspettare in silenzio.
Dopo un tempo che parve interminabile il medico di Marcella uscì dallo studio.
“Signor Mora, il bambino nascerà oggi! Sua moglie ha rotto le acque ma dovremo intervenire chirurgicamente. Il piccolo non si è ancora girato come avevamo previsto nell'ultima visita... Se vuole potrà assistere al parto. Per sua moglie sarebbe sicuramente un aiuto!”
“Cosa? Non capisco di cosa parla? Oggi? Ma non è troppo presto? Chirurgicamente?”
“Si tranquillizzi. Il bambino è perfettamente sano! Vedrà che tutto andrà per il meglio. Molti bambini nascono con un taglio cesareo!”
“Segui il dottore, Nicola! Non lasciarla da sola!”
L'uomo ubbidì e corse dietro al medico fino a scomparire con lui dietro ad una porta.
Armando immerso nei suoi pensieri, fu destato dalla vibrazione del suo cellulare. Era sua moglie, evidentemente molto preoccupata per quanto stava accadendo. Anche lui lo era e non l'aveva chiamata per non allarmarla più di quanto non fosse necessario. Sperava di poterle dare buone notizie ma era passata già un'ora da quando Nicola aveva seguito il medico. Le disse che tutto andava bene, mendendole.
 
“Armando... Lei è...”
“Nicola! Dimmi! Come sta Marcella? E il bambino?”
“Lui è... È bellissimo... È un maschio!”
“Congratulazioni amico mio! Come sta la mamma?”
“Non lo so... Loro mi hanno fatto uscire... Armando... Mi hanno solo fatto uscire!”
“Il piccolo sta bene?”
“Sì, ora lo stanno lavando...”
“Nicola...”
“Lei... Lei starà bene?”
Armando si rendeva conto di non essere la migliore delle compagnie in quel momento. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma non riusciva davvero a trovare le parole. Il bambino stava bene, ma era evidente che qualcosa in quella sala, stava succedendo. Lo vedeva dal volto sconvolto dell'amico. Pensò a sua moglie, alla sua meravigliosa Betty e pregò che a lei non succedesse nulla! Forse era egoista! Il suo amico si aspettava che lui lo rassicurasse, la sua amica, Marcella, era in una sala operatoria e non aveva nessuna idea di quello che stava succedendo, ma lui non riusciva a fare altro che pensare all'amore della sua vita. 
Il suo telefono vibrò una, due, tre volte, ma non rispose. Non aveva il coraggio di rispondere. Cosa poteva dire? Da almeno un'altra ora dalla sala operatoria non c'erano notizie. Nicola era stato chiamato dalle infermiere per il piccolo appena nato, ma nessuna di loro sapeva dirgli nulla. Nicola si sedeva e si alzava continuamente, camminava fino alla porta della sala operatoria per poi tornare a sedersi. Poi si rialzava e andava al nido per vedere il piccolo.
“Signor Mora...”
Il medico distolse i due dalle loro posizioni.
“Signor Mora, sua moglie ha perso molto sangue. Ha avuto un'emorragia e abbiamo avuto qualche difficoltà a fermarla... Ci sono state delle complicazioni...”
Nicola lo guardava intontito, senza emettere alcuna parola. Guardandolo sembrava quasi si potesse udire il battito del suo cuore che accelerava ad ogni sillaba uscita dalla bocca del medico.
“Ora sta riposando... Ci vorrà almeno qualche ora prima che si svegli...”
Solo a quelle parole l'uomo sembrò riprendersi.
“Sta bene?”
“Sì, lei sta meglio. La cosa più importante ora è che riposi e che il piccolo stia bene... Poi parleremo di tutto il resto! Nicola, ora la prego, vada dal piccolo! Non ha nemmeno un nome!”
“Sarà mia moglie a dargliene uno!”
“E allora vada dal suo bambino. Non appena possibile lo porteremo dalla mamma...”
“Nicola! Il bambino e Marcella stanno bene! Ora cerca di star tranquillo!”
“Sì... Vado dal piccolo!”
Il cellulare vibrò nuovamente. Armando prima di rispondere si assicurò che il medico e Nicola avessero varcato la porta del reparto
“Tesoro...”
“Perché non mi hai più risposto?”
“Ti amo!”
“È successo qualcosa?”
“No! Ora va tutto bene!”
Armando lo disse senza troppa convinzione, le parole del medico gli risuonavano nella testa... “Ci sono state delle complicazioni”. Riuscì a convincere Betty a rimanere a casa con i bambini. Presto anche lui sarebbe tornato. Ma prima doveva sapere che quelle parole non fossero nefaste quanto credeva.
Nicola tornò da Armando dopo poco più di un'ora. Era affaticato e sul suo volto erano ancora evidenti i segni della paura e della tensione. Ma sorrise e Armando si quietò.
“Stanno dormendo... Marcella è in camera, ma non si è ancora svegliata... È attaccata a fili e tubicini... Il piccolino invece è al nido. L'ho tenuto in braccio... È un bambolotto...”
“Hai parlato col medico?”
“Sì! Ha avuto un'emorragia, ha perso sangue, molto sangue, ma sono riusciti a fermarla...”
“L'ha detto il dottore... Ma...”
“Ma la conseguenza è che non potrà più avere bambini...”
“Oh...”
“Già, ma a me non importa... A me importa solo che lei si riprenda e che il piccolo stia bene! Il resto non conta! Marcella starà bene!”
“Amico mio! Vuoi che vada a prenderti qualcosa da mangiare?”
“No! Torna da Betty e dai bambini... Io rimarrò con lei! Quando si sveglierà, voglio esserle accanto e voglio che le portino subito il piccolo... Lei non l'ha visto!”
“Sei sicuro di stare bene?”
“No! Non sto bene... Sono successe così tante cose... Ora voglio solo portare a casa mia moglie e mio figlio e passare la vita a dedicarmi a loro e a Giulio e Francesca...”
Armando gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise. Capiva molto bene cosa intendesse dire il suo amico. Lo salutò promettendogli di badare ai bambini.
“Più tardi li chiamerò! Domani potresti accompagnarli qui?”
“Ma certo! Dai un bacio al tuo piccolo e uno a tua moglie!”
 
Nicola passò gran parte della notte tra la camera di Marcella e il nido. Le infermiere avevano provato a convincerlo a riposare, ma lui non aveva sentito ragioni. 
Era quasi l'alba quando lei si svegliò. Era agitata e spaventata.
“Dove... Dove sono?”
“Amore mio, sei in ospedale...”
“Cosa... Cos'è successo? Nicola...”
“Amore stai tranquilla!”
“No! No! Io...”
“Tesoro hai partorito... Lo ricordi? Ero con te!”
“Sì... Ma poi non ricordo più nulla!”
“Ci sono state delle complicazioni, hai perso conoscenza, ma ora va tutto bene!” Le si riempirono gli occhi di lacrime, dov'era il bambino?
Nella camera entrarono un'infermiera e uno dei medici che avevano assistito al parto.
“Signora Mora, le fa molto male? Vuole un altro antidolorifico? No, non cerchi di alzarsi! Ha perso molto sangue e deve stare ferma e tranquilla...”
“Nicola, ti prego dov'è il bambino?”
“Signorina Valeria, veda se il piccolo dorme e lo faccia portare qui!”
Marcella non sentì le parole del medico, guardava il marito terrorizzata.
“È un maschio! È un maschietto meraviglioso! Amore, tu, sei stata meravigliosa!”
“Un maschietto? Sta bene?”
“Sì, state bene entrambi! Eccolo...”
Nicola corse verso l'infermiera e al lettino che stava portando, la guardò e quando con un sorriso la donna gli fece un cenno di assenso, lo prese in braccio mentre il piccolo dormiva sereno.
“Guardalo! È un capolavoro! Sei stata tu! Tu hai fatto questa meraviglia!”
Il medico controllava i valori e i medicinali somministrati e assentì che lei lo prendesse in braccio
“Signora Mora, solo per qualche minuto. Il piccolo ha appena fatto la poppata e sta dormendo e anche lei deve riposare! Domani starà meglio e potrà godersi il bambino e suo marito, ma ora solo per qualche minuto...”
Nicola glielo mise tra le braccia che lei aveva teso. Lo guardò con dolcezza e le lacrime le rigarono il volto
“Ti somiglia così tanto... È bellissimo!”
“Sì, è bellissimo... Davvero mi somiglia?”
“Guarda il nasino... E sta bene... Nicola, grazie!”
“Grazie a te per avermi dato questo tesoro...”
“Claudio...”
“È il suo nome?”
“Ti piace?”
“È il nome più bello che esista, insieme a Giulio e Francesca...”
Un sorriso felice si dipinse sulle labbra di Marcella ma fu un momento. Perse i sensi sopraffatta e lui spaventato cercò di svegliarla.
“Valeria riporti il piccolo al nido... Signor Mora, è normale! Stia tranquillo e la lasci dormire! E vada con la signorina... Sui documenti di suo figlio manca ancora il nome e mi sembra che ora ne abbia uno...”
Nicola ubbidì e completò tutti i documenti del bambino poi tornò dalla moglie che cominciava a riprendersi lentamente ma costantemente. 
“Papà! È nato il fratellino?”
“Amore mio! Sì, è un maschietto! Sei felice?”
"Così giocheremo insieme!”
“Io anche papà! Sono tanto contenta!”
“Anche io tesoro! Sarà bellissimo giocare tutti insieme! È tanto bello!”
“E la mamma?”
“La mamma è di là! Ma mi dovete promettere che farete i bravi e che non la farete stancare!”
I bambini promisero e corsero dalla madre accompagnati dal padre. Quando la videro le corsero in contro e lei, senza badare ai tanti tubicini che aveva ancora addosso, li volle sul suo letto per abbracciarli e dir loro quando li amava.
“Ma dov'è il fratellino?”
“È lì... Sta facendo la nanna...”
I bambini scesero dal letto e si avvicinarono al lettino dove il bimbo stava dormendo. Nicola prese in braccio Francesca ancora troppo piccola per riuscire a vederlo e aiutò Giulio ad alzarsi su un piccolo sgabello.
“Lui è Claudio!”
I bambini parvero un po' spiazzati nel vederlo tanto piccolo, ma erano felici di vedere la loro mamma e tornarono presto a farsi coccolare da lei.
“Grazie Armando per averli portati!”
“Non dirlo nemmeno! Ho faticato a convincere Betty ad aspettare...”
“Immagino... Si sta riprendendo sai? È la donna più forte che ci sia, la mia Marcella!”
Armando gli diede una pacca sulla schiena e lasciò che tornasse dalla sua famiglia.
 
Per Marcella i giorni in ospedale furono difficili. Aveva voglia di tornare a casa con i suoi bambini e suo marito ma la ferita faticava a rimarginarsi, era debole e, nonostante non ci fossero state ulteriori complicazioni, aveva dovuto restare ricoverata più del piccolo Claudio. Nicola glielo portava ogni giorno ma il distacco e la lontananza la facevano soffrire. Si sentiva sola, nonostante le visite della famiglia e degli amici. 
Quando finalmente i medici le comunicarono l'intenzione di dimetterla il giorno dopo, pianse abbracciata al marito per la gioia. 
Nicola non le aveva permesso di alzarsi dal letto prima che tutto fosse pronto per uscire. Aveva chiesto aiuto ad una delle cameriere per sistemare la borsa della moglie e poi l'aveva aiutata a vestirsi e prepararsi.
“Lo sai vero che ora sono guarita? Che sto bene e che posso fare da sola?”
Lui la guardò con tenerezza e le prese il viso tra le mani.
“Lo so! Ma lascia che ti dia una mano lo stesso! Tu non ne hai bisogno, ma io sì”
“Sei molto dolce... Allora ti prego, dammi la felpa!” Gli rispose sorridendo.
“Andiamo a casa amore mio! Senza di te è troppo vuota!”
 
“Sorpresaaaaaa!”
A casa tutti i suoi amici e i bambini la aspettavano e avevano organizzato una piccola festa per il suo ritorno. C'era anche Maria Beatrice che fu la prima ad abbracciarla.
“Tu lo sapevi?” Disse, quasi sussurrando, rivolta al marito.
“Ovviamente!”
“Sorellina, non ti arrabbiare! Lo sappiamo che non ami certe cose! Ma noi ti vogliamo bene e siamo felici che tu sia a casa!”
“Marcella... Maria Beatrice ha ragione! Lascia che sia per tutti noi una festa il tuo rientro! Ciao tesoro!”
Marcella abbracciò anche Caterina, e poi Ugo, Mattia. Camilla invece si limitò come suo solito a stringerle la mano. Armando la strinse e lei ricambiò con sincero affetto il suo gesto. I bambini correvano felici mentre in un angolo, seduta su una poltrona, Betty guardava la sua amica tenendo in braccio il piccolo Claudio
“E tu non vieni a salutarmi?”
Gli occhi di Betty si riempirono le lacrime. Era stata l'unica a non andare a trovarla, che si era limitata a qualche sporadico messaggio. Marcella, che la conosceva, non l'aveva biasimata. Sapeva bene che le ragioni di quel distacco non erano dovute a mancanza di affetto, sapeva che Betty le era stata lontana perché era spaventata da quello che era successo. Perché lei era incinta e la notizia della sua impossibilità ad avere altri figli l'aveva colpita più di chiunque altro. Sapeva che l'amica non avrebbe saputo cosa dirle. Betty rimase seduta, quasi senza guardarla, imbarazzata.
“Allora? Non vuoi darmi il mio bambino?”
Betty si alzò, facendo attenzione a non svegliare il neonato e lo pose tra le braccia della madre che gli diede un piccolo bacio sulla fronte.
“Amica mia, sarebbe carino se mi aiutassi a metterlo nella culla... Ti va?”
Betty, sempre evitando il suo sguardo, non si sottrasse alla sua richiesta.
Insieme andarono nella cameretta che era stata sistemata per il bambino e quando Marcella lo mise nella culla la guardò sorridendo.
“Io sto bene...”
“Scusa se non sono venuta in ospedale... Ma con i bambini, il lavoro...”
“Non sono arrabbiata, e so che non erano i tuoi impegni ad tenerti lontana... Ma io sto bene davvero!”
“Sì?”
“Sì! Come potrei non stare bene?” Disse indicandole la culla.
“Scusami!”
“Non devi scusarti! Ma vorrei che mi salutassi anche tu, come hanno fatto tutti gli altri!”
“Io... Io non ti sono stata vicino...”
“Ti sei presa cura dei bambini... In questi giorni sapevo che avresti voluto bene a Claudio come se fosse tuo figlio! So che hai avuto paura per me, che non hai saputo affrontare quello che è successo... Ma dopo tanti anni di amicizia e dopo tutto quello che mi hai dato, un momento di sconforto ci può stare! E lo capisco! Perché anche io mi sarei comportata nello stesso modo! Ma ora ti prego, vieni ad abbracciarmi anche tu!”
Betty non riuscì più a contenere le lacrime e corse ad abbracciare l'amica che ricambiò con affetto.
“Quando Nicola me l'ha detto mi sono sentita strana... Ma io non sono diversa da prima!”
“Il tuo bambino è dolcissimo! Ma te lo devo dire! Al contrario di Francesca e Giulio, lui non ti somiglia per nulla!”
“Che fregatura! Tre figli e l'unico parto difficile e sofferto mi ha dato un bimbo che somiglia a suo padre... Non lo trovi adorabile?”
“Beh, Riccardo e Camilla sono la copia di Armando... Io spero che almeno l'ultimo somigli un pochino a me!”
“Quindi sarà un maschietto?”
“Non lo sappiamo... È timido...”
Le due risero serene. La loro amicizia era cresciuta nel tempo e Marcella aveva ragione, c'erano sempre stata l'una per l'altra! 
Armando si era fermato sulla soglia della cameretta del piccolo Claudio e le guadava. Nonostante fossero passati tanti anni, ancora gli sembrava strano vederle tanto affiatate. Ricordava bene come erano stai i loro rapporti all'inizio, quando Betty aveva iniziato a lavorare all'Ecomoda, Marcella non la sopportava. 
“Anche a te sembra impossibile, vero?”
“Sì, a volte torno indietro con i ricordi... Anche se non mi piace ricordare quel periodo...”
“C'è stato un tempo in cui avevo dimenticato perché mi fossi innamorato di lei... Oggi quando la guardo, mi rendo conto che non potrei vivere senza! Lei è tutto!”
“Io invece non ho mai scordato per un secondo perché la amo! Da quando, una notte, ho confessato a me stesso di amarla, non ho mai messo in dubbio il mio amore... Guardala, non la trovi bellissima?”
“Marcella lo è di più!”
Armando lo guardò, come aveva fatto ad essere geloso di un uomo che vedeva la sua donna, la sua meravigliosa donna, come una sorella? 
“Lasciamo stare, Nicola! Lasciamo stare!”
Nicola rise e poi si rivolse alle due donne che, chiacchierando fitte, non li avevano nemmeno notati.
“Signore, la festa è di là... Marcella, amore mio, vuoi davvero che tua sorella monopolizzi i tuoi ospiti con i suoi discorsi?”
I quattro tornarono nel salotto e la festa continuò per tutto il giorno. I bambini si divertivano e per tutti fu una giornata speciale.
 
Guardava il bambino che dormiva tranquillo nella sua culla. Era tornato a casa dal lavoro da qualche minuto. Riccardo era al maneggio. Ormai passava più tempo insieme al suo cavallo che con loro. Camilla era con Francesca e Giulio, in piscina, la sua piccola sirenetta... La casa era silenziosa, in penombra. Uscì dalla cameretta e raggiunse la moglie. Si era assopita sul divano, una mano sotto una guancia, i capelli un po' arruffati. Era stanca, sua moglie. Il bambino aveva scambiato la notte per il giorno così lei passava ore a cullarlo, a canticchiare canzoncine e cercando di non far troppo rumore per non svegliare lui e gli altri figli. Senza quasi accorgersene cominciò ad accarezzarle i capelli. Quanto era bella sua moglie, dolce, intelligente, forte, comprensiva. Era una madre attenta e premurosa e la moglie perfetta. Era fortunato. Fortunato che lei lo amasse. A volte pensava a quanto fosse stata terribile la sua vita prima di poterla riavere. Quanto aveva sofferto per gli errori terribili che aveva commesso. Si era quasi fatto scivolare dalle dita la felicità. Lei si svegliò e lo guardò sorridendogli.
"Ciao... C'è qualcosa che non va?"
"No, no, amore mio! Ora va tutto benissimo!"
 
 
 

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