La torre

di 94Lovegood94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sogno ***
Capitolo 2: *** Il viaggio ***



Capitolo 1
*** Il sogno ***


Si trovava in un  bosco. Quel posto non lo aveva mai visto prima, in vita sua. Era da solo, non aveva nulla con cui potesse fare luce, dato che era notte fonda. Senza pensarci dus volte andò avanti lungo un piccolo sentiero che si apriva tra gli alberi. Sembrava che ci fosse stato già qualcuno, perché l'erba era stata calpestata. E non era un animale. Qualcun altro era stato in quel bosco, prima di lui.
Camminò per venti minuti senza trovare sorprese particolari. Fino a quel momento.
Mentre scavalcava un ramo caduto che occupava il tragitto sentì un rumore provenire dalla sua destra e non fece in tempo di capire cosa fosse che la causa di quel rumore si mise davanti a lui. Un lupo davvero molto grande, quasi quanto un cavallo, lo fissava con un'aria non molto amichevole. Gli occhi rossi del Lupo gigante fissavano quelli suoi. Non aveva paura del lupo. Alzò la mano destra aperta verso di lui e dal palmo uscì un raggio di luce accecante che fece spaventare il lupo facendolo scappare con la coda tra le gambe.
Quindi riprese a camminare, senza altri ostacoli, fino ad un'unica piccola torre di pietra nera. Apparentemente era disabitata, una lanterna era appesa sul muro accanto ad una porticina, evidentemente l'unico ingresso della torre. Era una porta grande abbastanza da fare entrare una sola persona la quale era costretta a chinare il capo, con un battente in ferro a forma di testa di lupo. Bussò tre volte e la porta si aprì da sola. Entrò.
La stanza in cui era entrato era grande quanto tutta la torre, constatò. Perché aveva la stessa forma rotonda, non c'erano altre stanze, in quel piano. C'era un camino alla sua sinistra col fuoco acceso e alcune poltroncine di fronte. Una grande tavola rotonda con una ventina di sedie occupava il centro della stanza. Era strano. nonostante il fuoco fosse acceso, le poltroncine e le sedie erano pulite ed era come se fossero nuove di zecca. Chiuse la porta e si addentrò per vedere meglio la stanza. il pavimento era della stessa pietra con cui era costruita la torre, senza un filo di polvere. Sembrava che fosse solo. Non c'erano armadi, o vetrine, in questa stanza. Non c'erano quadri. Niente. Solo il camino, le poltrone e il tavolo con le sedie. Una scala a chiocciola, in ferro battuto portava al piano di sopra. Lui salì e subito si trovò in un posto completamente diverso e molto più strano del piano di sotto. La stanza era quadrata, ma non c'erano porte che avrebbero potuto portare ad altre camere. Era vuota e illuminata da centinaia di candele  appese ai muri. Un tappeto solamente copriva il pavimento. Lui lo osservò e vide disegnato lo stesso lupo che aveva incontrato lungo il sentiero. Aveva capito che fosse lui dagli occhi rossi che lo fissavano. Si girò e Fece per tornare di sotto quando sentì un rumore come se si fosse mossa una grossa roccia. Si voltò di nuovo e di fronte a lui il muro si era aperto, lasciando vedere un'altra camera quadrata della stessa grandezza, con un tappeto uguale ma stavolta con un piedistallo di marmo bianchissimo che sosteneva una sorta di bacinella dello stesso marmo. Quando si avvicinò, la bacinella cominciò a levitare, mentre una luce bianca illuminava il centro della stanza. Non si capiva da dove proveniva quella luce, ma non sembrava preoccuparlo. Sembrava abituato a quella luce. Alzò di nuovo la mano destra e un raggio di luce di colore Rosso uscì dal palmo, colpendo la bacinella bianca. In quello stesso istante, attraverso quella bacinella, il fascio di luce si moltiplicò, creando altri 7 raggi che andavano a colpire 7 punti precisi del soffitto su cui era disegnato una mappa del mondo. Ogni raggio indicava una città del mondo. Londra, Parigi, Torino, New York, Mosca, Tokio e Sidney.
Un battito di mani e la luce si spense, la bacinella tornò al suo posto e Calò il buio. Non era solo. Si girò di scatto e un uomo lo guardava. Non sorrideva e non era nemmeno amichevole. Abbassò lo sguardo e il lupo era accanto a lui. Provò a alzare la mano di nuovo verso il lupo ma stavolta non successe nulla. Il lupo cominciò a ringhiare, mostrando le zanne affilate. Guardò l'uomo che rimaneva immobile e zitto. Poi alzò la mano verso di lui...
"Rowan! Svegliati, buono a nulla!"
Il sogno venne interrotto dalla voce di Mary, la madre di Andor. Lui dormiva sul suo letto sempre pieno di vestiti. Non consentiva mai a sua madre di ordinargli la camera. Andor aprì gli occhi e si mise a sedere. Era completamente sudato e respirava a fatica. Guardò l'orologio, erano le otto e mezza del mattino.
"Rowan! Svegliati, devi andare a lavorare!" Urlò di nuovo sua madre dalla cucina.
"Sono già sveglio mamma!" Disse esasperato "Anche se sicuramente mi sarei svegliato a momenti..." Sbuffò grattandosi la testa e si alzò.
"Ricordati che stasera viene Zio Frank con sua figlia Annie"
"Magnifico..." Disse Rowan a denti stretti. Odiava Zio Frank, il fratello di sua madre. E sua cugina, per quanto fosse carina era troppo appiccicosa e Rompiscatole. Era due anni più piccola ed era perdutamente cotta di lui. 
Accese lo stereo, inserì la cassetta del suo gruppo preferito e cominciò a cambiarsi. 
Nel frattempo non poteva fare a meno di pensare a quel sogno davvero strano.
Non aveva mai visto quel posto in vita sua ed era come se  fosse stato realmente lì. Si ricordava ogni minimo dettaglio. La porta col battente  a forma di lupo, Il fuoco acceso, le poltrone e il grande tavolo, la scala a chiocciola...
Scosse la testa "è solo un sogno... niente di più."
Finì di vestirsi e spense lo stereo. Solo in quel momento notó la chitarra elettrica poggiata contro la scrivania. Era lì da ieri. La prese e la posó dentro l'armadio in mezzo a varie cianfrusaglie, ben nascosta.
Alla fine, lasciò il letto disfatto e uscì dalla sua camera per dirigersi in cucina.
Sua madre gli aveva già preparato la colazione.
"Buongiorno, dormiglione. Sbrigati, Mr. Johnson ti aspetta al ristorante"
La sua risposta fu un pigro grugnito. Cominciò a mangiare, mentre sua madre stava già lavando i piatti.
"Zio Frank mi ha detto che Annie vuole fare una passeggiata con te per le vie del centro."
Rowan alzò lo sguardo verso di lei con uno sguardo stupido. Ancora non si era svegliato del tutto.
"E quindi?" mormorò.
"Eh...e quindi vuole uscire con te, ecco..."
Solo ora, Rowan capì ciò che gli aveva detto. Posò il suo pancake sul piatto e la guardò come per dire "stai scherzando, vero?".
"Ma è ovvio che non esco con lei, Mamma. Quella è troppo appiccicosa...e...e...è innamorata di me!" Lo disse come se fosse la cosa più disgustosa del mondo.
"È mia cugina, per la miseria..."
Sua madre non ribatté. Si limitò ad un sospiro e riprese a lavare.
Rowan diede un altro morso al pancake e lo riposò sul piatto.
"Non ho fame. Vado a lavorare"
Si alzò e si avviò  verso l'uscita.
"Compra il vino per stasera!"
le urlò dietro sua madre e Rowan scosse la testa.
"Si, e comprerò una damigiana solo per Zio Frank"
Fu la sua risposta prima di uscire e richiudere la porta.
Per andare al lavoro, lui non prendeva mai l'auto o la bicicletta. Anche perché il ristorante si trovava a pochi passi da casa sua. Come sempre, mise le mani nelle tasche dei Jeans e si incamminò. La gente lo salutava sempre, ogni volta che passava. Ormai lo conoscevano tutti, in quella via. Ma quel giorno, Rowan era più distratto del solito, non si accorse nemmeno che una decina di persone lo avevano già salutato. Il suo unico pensiero, quel giorno, era quel sogno. Quella torre nera, quel lupo...cosa significavano?! E poi quei raggi di luce che scaturivano dalle sue mani, cosa erano? Ne faceva di sogni strani. Ma mai ne aveva fatto uno così realistico. Stupidamente, si guardò i palmi delle mani e con sconcertante sorpresa notò uno strano disegno al centro di essi. Si fermò di scatto e guardò meglio: Era un Ettagono, un poligono con sette lati e sette angoli, e dentro di essa una stella, con le sette punte che toccano gli angoli.
Era proprio al centro dei palmi di entrambe le mani disegnato di rosso.
Senza pensarci due volte alzò la mano destra davanti a se e la tese. Dalla sua mano non uscì nulla. Provò anche con la sinistra e non successe nulla nemmeno così.
"La giornata è cominciata male...che cosa mi è preso oggi?"
Con una sensazione di caos nella sua testa riprese a camminare e raggiunse il ristorante. La torre, il lupo, la luce, la mappa, l'ettagono...che cosa stava succedendo a Rowan? Cos'erano tutte quelle cose? E cosa significava quell'ettagono con la stella che era spuntata sulle sue mani? Doveva capirlo, e doveva farlo subito.

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Capitolo 2
*** Il viaggio ***


Fu un istante. Rowan aveva già messo la mano sulla maniglia della porta quando si sentì come se fosse da un'altra parte. Vedeva un bosco e un viale, come quello del sogno. Poi, come se avesse portato avanti un film, si ritrovò dentro la torre. Vide la camera con il tavolo, salì e si ritrovò nella camera col grande tappeto. Questa volta sembrava sapere cosa fare. Si avvicinò al muro e vi Poggiò la mano. Quello sparì subito dopo. Entrò nella camera con la bacinella e tese la mano. Ma questa volta non ci fu nessuna luce. Qualcosa di invisibile lo alzò da terra e lo scaraventò dritto verso la scala, e poi fuori, lontano dalla torre. Sentiva rabbia, dentro di lui...
Poi tornò dov'era. Si trovava per terra, sudato e respirava profondamente. Un mucchio di gente si era avvicinata e lo guardava con apprensione.
"Ragazzo! Rowan, cosa ti è successo?" riconobbe subito la voce del suo datore di lavoro, Mr. Jonhson.
Aprì gli occhi e vide il suo grosso faccione pelato e pieno di barba sopra di lui. 
Rowan si mise a sedere e si massaggiò le tempie. D'un tratto gli venne un mal di testa atroce. Chiuse di nuovo gli occhi e si alzò, la gente lo aiutava sorreggendolo dalle  braccia.
"Un...un giramento di testa, Mr. Johnson..." Rispose, massaggiandosi ancora le tempie. Il mal di testa sembrava diminuire velocemente.
"Forse è meglio che torni a casa eh? Non sei in condizioni di lavorare, ragazzo..."
"Sì... credo che tornerò a casa..." Il mal di testa era già passato. E adesso ripensava a ciò che aveva visto. Era strano...era come se avesse avuto una visione. Mr. Johnson lo osservava preoccupato, qualcuno, nel frattempo gli aveva portato un bicchiere di acqua. Lui lo prese e lo bevve tutto d'un fiato.
"Chiamo tua madre?" Disse Mr. Johnson, con una strana gentilezza nella sua voce.
"No. Non...non c'è bisogno, posso andare da solo a casa... è qui vicino, tanto..." e senza dire altro, tenendosi una mano sulla fronte e l'altra sul fianco, si avviò verso casa sua. Quando arrivò, le porte del balcone erano chiuse e le avvolgibili abbassate, quindi Sua madre doveva essere già andata a lavorare. Prese le chiavi dalla tasca e aprì la porta. Di corsa si avviò in camera sua e prese lo zaino. Ci mise dentro due quaderni, un mucchio di penne, alcuni vestiti e qualche libro. Dalla scrivania prese un foglio di carta, dallo zaino una penna e cominciò a scrivere:
 Mamma,
ho deciso di prendermi qualche giorno di vacanza.
Ti chiamerò io quando arriverò.
Non avvisare nessuno, non preoccuparti, non è nulla di pericoloso.
A presto
Rowan

Aveva deciso che non le avrebbe detto tutta la verità e nemmeno il luogo dove sarebbe andato, Anche perché non lo sapeva nemmeno lui.
Andò in cucina e lasciò la lettera sul tavolo, in modo che lo potesse  vedere.
Poi tornò in camera sua e riempì lo zaino di altre cose. Aveva preso la sua tenda da campeggio e il sacco a pelo, il pentolino e il fornello che erano posati nel suo armadio, e lì vide la sua chitarra. 
Era indeciso se portarsela o lasciarla lì. "ci penserò mentre sistemo le cose..."
Sempre dentro l'armadio teneva una cassaforte con dentro un po' di soldi che metteva sempre da parte per le urgenze. Aprì la cassaforte e prese tutti i soldi.
"Dovrebbero bastare per un po'..." Mormorò tra sé. Finalmente era tutto pronto. Aveva indossato il giubbotto e infine decise cosa fare della chitarra. Prese la custodia e ci mise dentro la chitarra. La chiuse e la posó sul letto, accanto allo zaino da campeggio. Cercò di pensare a cosa potrebbe servire e a cosa mancava.
"Una torcia!" Non ci aveva proprio pensato. Aprì il cassetto della scrivania e prese la torcia. Adesso era davvero pronto. Mise lo zaino davanti e la chitarra sulle spalle e uscì di casa. Richiuse la porta e si incamminò. Non aveva pensato a dove andare. Non aveva pensato ad avvisare qualcuno dei suoi amici...
"Amici..." mormorò con un sorriso amaro mentre camminava per la via, quella che faceva quando voleva andare al parco della città, la strada opposta del suo luogo di lavoro.
Non era mai stato un ragazzo molto socievole, Rowan. Era un po' imbranato, a scuola  veniva preso sempre in giro per questo. E, nonostante fosse un ragazzo piuttosto carino con i suoi capelli riccioluti e neri, gli occhi azzurri e un fisico piuttosto esile, era sempre stato molto sfortunato con le ragazze. Aveva avuto tante cotte. E tra tutte queste cotte, solo una era stata ricambiata. Si chiamava Victoria, una ragazza che aveva conosciuto al college. La loro storia però, durò solamente due mesi. Lei si era stancata e lo aveva lasciato. Non gli aveva mai dato una spiegazione valida e da quel giorno non l'aveva più rivista. Per il resto, non c'era molto da raccontare. Non aveva nemmeno amici che potevano chiamarsi proprio in questo modo.
Aveva qualcuno con cui faceva quattro chiacchiere quando non lavorava e quando non era a casa. Si chiamava Alex. Ma non aveva mai avuto il suo numero di telefono e non aveva mai saputo dove abitava. Lo incontrava al parco e parlava per qualche ora, una sorta di sfogo, ecco. Si incontravano, si sedevano sulla panchina e si raccontavano la loro settimana. Solo questo, nient'altro.
Rowan, con lo zaino davanti a se e la chitarra in spalla, superò il parco con cui si incontrava con Alex per dirigersi alla stazione. Diede un'occhiata per vedere se l'amico si trovava lì ma non c'era, quindi decise di proseguire. Dove sarebbe andato? Non sapeva dove fosse quella torre. Non sapeva se si trovava nel regno unito o in un'altra parte del mondo. Raggiunse l'ingresso della stazione posò la chitarra e  lo zaino per terra e si sedette su un sedile, cercando qualche idea. Si mise la mano sulla fronte, cercando di ricordare il sogno che aveva fatto. C'era qualcosa che poteva dare un indizio di dove fosse la Torre. Nel sogno aveva visto una mappa. E la luce indicava sette città. Ma quali erano, queste città? Non le ricordava più. Perché doveva essere così imbranato anche in queste cose? Perché dimenticava sempre le cose più importanti?
"Quella strana bacinella..." cominciò "quando l'ho... l'ho colpita con...un raggio di luce... questa si è divisa in sette...e sul tetto c'era un atlante... sì esatto un atlante. Quindi...aah...ricorda, Rowan, ricorda!" Si diede alcuni colpi sulla fronte, come se volesse far ripartire un vecchio televisore rotto. Cercò di ricordare qualche altro dettaglio, ma era inutile. Aveva come cancellato una parte del sogno. Si alzò di scatto e diede un calcio allo zaino. Poi gli venne un'idea. Si guardò intorno, stranamente la stazione era completamente vuota, guardò lo strano simbolo che gli era apparso Sulle mano e notò una strana cosa: Il simbolo stava cominciando a brillare. Era come un lampeggiante di un'auto, più o meno. Un momento la luce era più forte e un momento diminuiva di intensità. Era una luce rossa, come quella del sogno. Senza pensarci due volte si avvicinò ad una mappa del mondo appesa al muro della sala. C'erano tutte le città del mondo: Poteva vedere Londra, New York, Pechino, Roma... insomma lì c'era disegnato tutto il mondo. Rowan tese semplicemente la mano verso la mappa e chiuse gli occhi.
Nella sua mente si ripeteva 'Voglio trovare la torre nera che ho visto in sogno. Voglio scoprire cosa sono. Voglio sapere che cosa nasconde quel posto.'
Quando finí aprì gli occhi. Dalla sua mano non usciva nessun raggio di luce. Rimase deluso da questo. Fissò ancora la mappa scoraggiato.
"Niente..." mormorò guardando l'America settentrionale  con rabbia "perché non ci riesco?! Nel sogno ci riuscivo...cosa sbaglio...ci sono strane formule da pronunciare...tipo...bibbidi bobbidi bu?! O che so...apriti sesamo! Cosa diavolo devo..."
Stava cominciando ad alterarsi, aveva il pugno alzato pronto a scagliarsi contro il muro, quando notò una cosa che prima non aveva visto. 
Tutte le città, disegnate in quella mappa, avevano un puntino rosso accanto al nome, più o meno grandi in base alla popolazione. Tutte tranne sette di esse, che invece erano contrassegnate con delle torri in miniatura con sopra il simbolo che aveva sulla mano:Londra, Parigi, Torino, New York, Mosca, Tokio e Sidney. Sei di queste torri erano di colore rosso, mentre una, quella di Tokio, era di colore Nero e più grande e su di esso, oltre all'ettagono, c'era disegnata una testa di lupo dagli occhi rossi. Era sorpreso e felice nello stesso momento. Aveva scoperto dove si trovava la Torre nera e anche quali erano le città che aveva visto nel sogno. 
"Ok...ok ci sono...a Londra c'è una torre...adesso, mi basta scoprire il luogo preciso di questa torre...mi serve la mappa di Londra..."
Si guardò di nuovo intorno, cercando qualche mappa turistica di Londra o anche una mappa appesa al muro. Cercò ovunque e ci mise un po' prima di trovarne una buttata nel cestino della spazzatura.
"Magnifico..." mormorò con un sorriso, prendendola e poggiandola per terra, aperta. La mappa era precisa ed indicava ogni parte della città, anche i piccoli paesi limitrofi.
"Adesso basta fare la stessa cosa che ho fatto lì, no...?"
Chiuse gli occhi e tese la mano sulla mappa. 'Voglio sapere dove si trova precisamente la torre a Londra. Voglio scoprire cosa c'è lì dentro.'
Dopo un po' aprì gli occhi e guardò la mappa. Controllò ogni centimetro quadrato di quella mappa, ma non c'era nessun segnale che indicasse il liogo della torre.
"perché non funziona adesso..?!" Guardò sconsolato la mappa e alla fine la ripiegò e la prese. Si alzò da terra e tornò a sedersi accanto alle sue cose. Si guardò intorno e solo ora capì che in quella stazione era completamente solo.
"Ma cosa...?
Si alzò di nuovo. Mise lo zaino sulla spalla sinistra e la chitarra sulla destra e raggiunse i binari. Anche lì era vuoto. Non c'erano nemmeno i treni che arrivavano. 
"cosa diavolo sta succedendo?"
Dopo alcuni minuti, dal binario numero 7, vide un uomo vestito molto elegante camminare sulle rotaie. Non riusciva a vederlo meglio perché era ancora lontano.
"Non può essere... questo deve essere un sogno..." Si grattò la testa mentre osservava l'uomo che si avvicinava sempre di più. Diede un'altra occhiata per tutta la stazione, constatando un'altra volta di essere solo, a parte l'uomo di cui ormai riusciva a vedere il viso. Era un uomo di bell'aspetto. Capelli neri e mossi, lunghi fino alle spalle, un lungo pizzetto  nero con una strisciolina di peli bianci al centro di essa e degli occhi neri come il carboni che restavano fissi su Rowan.
"Maledizione..." Qualcosa gli impediva di scappare a gambe levate, il più lontano possibile da quella Stazione. Rimase a guardare l'uomo, fino a quando non si fermò, sempre sulle rotaie, di fronte a lui.
Si fissarono in silenzio per un lunghissimo minuto ed infine l'uomo parlò.
"Sono Ronan. E sono venuto a prenderti. Sono il Maestro luminoso del collegio Arcano della luce di Londra. Primo ordine del lupo e conoscitore dei segreti più importanti della magia della luce. Hai il diritto di entrare a far parte degli allievi del collegio, come la legge della luce del 1157 consente ai giovani che hanno compiuto 20 anni e che hanno scoperto di avere poteri luminosi." Sembrava che avesse imparato tutto a memoria.
Rowan lo osservò, senza dire una parola con un sopracciglio alzato. Aveva sentito bene?
"Io...io...puoi ripetere?"
L'uomo senza nemmeno un leggero segno di fastidio ripeté:
"Sono Ronan. E sono venuto a prenderti. Sono il Maestro luminoso del collegio Arcano della luce di Londra. Primo ordine del lupo e conoscitore dei segreti più importanti della magia della luce. Hai il diritto di entrare a far parte degli allievi del collegio, come la legge della luce del 1157 consente ai giovani che hanno compiuto 20 anni e che hanno scoperto di avere poteri luminosi."
Rowan ascoltò di nuovo quelle parole e rise di gusto.
"Fantastico. Ho capito, è uno scherzo"
Disse guardando l'uomo che non si mosse di un centimetro che parlò di nuovo subito dopo.
"Stanotte, alle tre, trentadue minuti e  venti secondi, hai sognato di essere in un sentiero in mezzo al bosco che portava alla torre nera del Maestro supremo della luce. Hai visto un lupo che hai allontanato con la magia della luce e sei arrivato alla torre del maestro supremo della luce. Hai  varcato la porta e sei entrato nella stanza principale. Hai osservato il camino e il tavolo delle riun..."
"OK ok ok! Ho capito, ho capito...non è affatto uno scherzo, per la miseria mi spiate?!"
L'uomo non rispose ma continuò a guardare Rowan che lo guardava a sua volta, molto confuso. Aveva altre possibilità? Certo che no! Lui lo avrebbe portato dritto in quella torre di Londra ed era ciò che Rowan voleva. Così non avrebbe perso tempo a cercarla.
Dopo due minuti di sguardi in assoluto silenzio, Rowan decise di parlare.
"Va bene...Ronan. Portami in questa benedetta Torre."
Lui, senza parlare cominciò a camminare verso dov'era venuto, sempre sopra le rotaie. Rowan, dopo un po', posò le cose a terra per poter scendere e, dopo averle riprese seguì l'uomo. 
Non parlarono per un po' di strada, lui camminava dritto senza mai guardarlo, mentre Rowan non poteva fare a meno di osservarlo. Aveva davvero tante domande da fare, ma non era sicuro se a lui sarebbe piaciuto. Forse preferiva il silenzio. Alla fine però, non resistette. Si avvicinò di più e lo guardò.
"Senti...quanti sono questi...maestri della luce o mestri luminosi, in tutto il mondo?"
L'uomo rimase in silenzio per qualche secondo ma alla fine parlò, sempre senza fare nemmeno una piccola espressione. Sembrava di cera.
"Nel mondo esistono 6 maestri luminosi e 1 maestro supremo della luce. In tutto 7 maestri della magia luminosa. Le città nel mondo dove sono collocate le torri della luce sono Londra, Parigi, Torino, New York, Mosca, Tokio e Sidney. A Tokio si trova la torre suprema della luce o 'Torre Nera' per via della pietra con cui è stata costruita. Sono le sedi dove ogni allievo può imparare a governare, a controllare il suo potere, tramite duri allenamenti e studi teorici sulla magia luminosa."
Rowan lo ascoltava con attenzione mentre lo seguiva lungo il binario. Non si era accorto che erano già passate delle ore e non si era reso conto, fino a quel momento, che non era passato nessun treno.
"Tutto questo è molto strano..." mormorò Rowan guardandosi le spalle.
"Non credi ancora alla magia della luce?" chiese l'uomo senza guardarlo, gli occhi sempre fissi davanti a lui.
"no...beh...ho ancora un sacco di dubbi...ad esempio...camminiamo in mezzo alle rotaie da ore ormai...e ancora un treno non ci ha messo sotto...ne sarebbero dovuti passare una decina, già..."
L'uomo, per la prima volta da quando lo conobbe, sbuffò e scosse la testa. Sembrava divertito.
"Per tutti i lumi... mi era stato detto che fossi un po' imbranato...ma non mi hanno detto che sei anche idiota..."
Si girò per guardarlo e sorrise beffardo.
"Da quando hai varcato le porte di quella stazione, dato che sei uno stregone della luce, sei passato nel mondo alternativo."
Rowan lo osservava confuso, una faccia stupidamente accigliata. 
"Nel mondo alternativo...? Che diavolo è?" era abituato alle solite storie in cui, attraversando qualcosa ti trovavi nel mondo fantastico. Pensava che avesse attraversato un muro o un armadio, che avesse dovuto seguire una specie di coniglio. Ronan parve leggergli nel pensiero perché scoppiò a ridere. Una strana risata maligna, inquietante.
"Pensavi avessi seguito il bianconiglio o avessi attraversato il muro della stazione, ragazzo? Mio Dio...non sei mica Alice o... Harry Potter! Quelle sono solo storie ragazzo! Fantasia! Tu qui sei nella realtà, per tutti i santi lumi"
Scosse di nuovo la testa e tornò a guardare davanti a se.
"Ora, ragazzo, attraverseremo questa Galleria e ci troveremo direttamente sulla collina dove è situata la torre della luce Inglese."
Indicò davanti a se, con un gesto della testa e Rowan, che fino a quel momento fissava silenzioso lo stregone, si voltò e guardò davanti a se. Una grande galleria si parava davanti a lui più grande di una galleria normale che si poteva trovare in un'autostrada. Non c'era nemmeno un faro ad illuminare l'interno della galleria e parve che il sole non riusciva a entrare. Nemmeno un'ombra era disegnata sul terreno, a parte quella dei due uomini.
"Siete Stregoni della luce...ma una galleria così buia  non l'ho mai vista..." "è solo una specie di portale." Disse l'uomo avvicinandosi ad essa "Non dovrai attraversare tutta la galleria. Appena entrerai, tornerà la luce e ti troverai davanti alla torre."
Si girò verso Rowan, che era ancora fermo a guardare la galleria con la bocca spalancata e gli fece segno con la mano di avvicinarsi. Lui ubbidì subito e si ci mise accanto.
"Adesso che devo fare?" Chiese Rowan
"Semplicemente camminare verso di essa." Rispose Ronan. Lo stregone, subito dopo attraversò la galleria e sparì nell'oscurità.
Rowan, fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e lo seguì.

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