A un passo da te

di MM_White
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La posta in gioco ***
Capitolo 2: *** Lezione di pozioni ***
Capitolo 3: *** Icaro ***
Capitolo 4: *** Marmellata ai mirtilli ***
Capitolo 5: *** Winter Wonderland ***
Capitolo 6: *** Mai e poi mai ***
Capitolo 7: *** Benjamin ***
Capitolo 8: *** Hansel e la strega ***
Capitolo 9: *** Non sono di nessuno... o forse no ***
Capitolo 10: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 11: *** La decisione di Silente ***
Capitolo 12: *** Questo Serpeverde ***
Capitolo 13: *** Oltre il muro ***
Capitolo 14: *** Svelato il tranello ***



Capitolo 1
*** La posta in gioco ***


 


A un passo da te



 

Capitolo uno: la posta in gioco

 

Draco

 

Le lezioni sono inizate da quanto, tre mesi? Ebbene, solo tre mesi e io ne ho già abbastanza di tutto.

Non parlo solo dello studio e delle pseudo-lezioni di quel babbione di Hagrid, mi riferisco anche a scocciature come gli allenamenti di Quidditch all'aperto (ormai fa così freddo che le dita delle mani mi si congelano intorno al manico di scopa) o alle ragazzine che mi ronzano intorno (costringendomi a stare attento a qualsiasi dono o dolcetto «fatto in casa»).

Ormai perfino trascorrere il tempo libero nella sala comune di Serpeverde è diventato uno strazio, da quando Tiger e Goyle hanno deciso di non staccarsi da me neanche per un secondo.

Okei, i primi anni poteva anche essere divertente andare in giro con delle guardie del corpo e avere due scagnozzi disposti a fare i compiti più scomodi al posto tuo. Diciamo che la cosa mi faceva sentire un personaggio importante, l'equivalente di una celebrità o, ancora meglio, di un potente criminale del mondo babbano.

Ma da qualche tempo incomincio a trovare la cosa snervante, incomincio a capire che ho bisogno dei miei spazi, di un po' di solitudine.

Come questo pomeriggio, ad esempio. Durante la lezione di divinazione decido che sarebbe stato meglio sgattaiolare via che rischiare di morire annoiato, così, senza avvertire nessuno dei miei compagni, me ne sono andato. Arrivato nei sotterranei mi sono poi reso conto con molto piacere che avevo l'intera sala comune tutta per me. Il silenzio era tale che avrei potuto perfino udire una piuma toccare terra.

Che goduria!

Con un salto, mi sono tuffato sull'enorme divano nero posto di fronte al camino e poi, con un rapido incantesimo, ho acceso il fuoco. Questo è il momento perfetto: quando ci sono io e nessun altro.

Ma è durato ben poco, perchè subito dopo eccole che arrivano, le mie spine nel fianco.

«Tiger, Goyle,» biascico con un'evidente smorfia di disgusto dipinta in volto. «Che piacere scoprire che non siete ancora morti.»

«Già, siamo sani come pesci, io e Goyle.» Tiger si getta sul divano, facendomi sobbalzare. «Vero Goyle?»

Goyle risponde con un grugnito, il verso che gli riesce meglio, e si siede dall'altro lato del divano. In questo modo mi ritrovo tra due rimbambiti, in equilibrio per non cadere in uno dei due solchi formati dal peso dei loro mastodontici corpi, e posso dire addio all'agoniato momento di solitudine.

Non sarà che sto diventando un po' depresso?

Ma no, è solo che essere circondato da questi due è davvero uno strazio e quindi mi ritrovo a preferire una vita da eremita, piuttosto.

Tiger e Goyle parlano sempre a gran voce fra di loro, discutono di cose inutili, si pongono domande da veri deficienti.

«Ehy Tiger, secondo te la Pansy le porta le mutandine?»

«Stanotte non volevo alzarmi per andare a pisciare e così ho bagnato il letto.»

«Hai visto, Goyle, come mi guardava oggi? A questo punto credo che la McGranitt si sia innamorata di me.»

E altre oscenità del genere. Ma dai, chi potrebbe mai anche solo pensare che la McGranitt stia facendo gli occhi dolci a Tiger? Ah sì, giusto, solo Tiger stesso.

Sono così esausto che mi viene da urlare e correre intorno al divano come un pazzo appena uscito da Azkaban.

Anzi no, mi viene da piangere.

Racchiudo la testa fra le mani, mentre ascolto le voci di Tiger e Goyle sovrapporsi a quelle di altri studenti che si stanno apprestando ad entrare nella sala comune.

Con la vista sbarrata dalle mie dita scorgo un viso familiare avvicinarsi con un sorriso smagliante.

«Theo.» Lo saluto ricambiando il sorriso.

«Draco...» Theodore Nott prende posto sulla sua poltrona preferita, mettendosi comodo.

Con le lunghe gambe divaricate e la postura scomposta, sembra un dio antico e potente, uno di quelli belli e sfrontati che venivano rappresentati nella storica Grecia.

No, non mi sono infatuato.

Il fatto è che Theo è forse l'unico compagno di scuola che considero mio pari. Innanzitutto perchè è purosangue tanto quanto me e poi perchè è abbastanza intelligente da sapermi stimolare intellettualmente.

È con lui che preparo gli esami più difficili e sempre con lui che mi diverto a discutere su varie tematiche come ad esempio la questione dell'ammissione dei sanguemarcio ad Hogwarts.

«Perchè te ne sei andato prima?» Mi chiede con un certo divertimento. «Avevi paura di scoprire che fra dieci giorni arriverà la tua ora?»

«Ti ha detto questo, quella pazza di Sybill?»

«Proprio così. Quando sono scoppiato a riderle in faccia mi ha cacciato fuori dalla classe. Peccato che un paio di secondi dopo sarebbe finita la lezione.»

Tiger e Goyle incominciano a sganasciarsi dalle risate, alternando le risa con vari «davvero?» e «non ci posso credere».

Io e Theo ci scambiamo uno sguardo complice. Della serie: compatiamoli.

La smettono solo quando dico loro di farlo, dato che era diventato impossibile continuare a conversare con Theo.

«Ma che hai?» Mi chiede dopo un po'. «Mi sembri depresso.»

«Forse lo sono davvero, se te ne sei accorto anche tu.»

«Ci sono dei problemi? Rogne con Potter?»

«No, no, Potter non c'entra. Non questa volta, almeno.»
«Allora cos'è?»

Se fino ad allora avevo evitato il suo sguardo, all'improvviso mi ritrovo a fissargli gli occhi cervoni. Perchè mi sento così? Non lo so neanche io.

«Mi sto annoiando.» Biascico.

Forse è la verità, forse no.

«Uhmm, capisco.» Theo si picchietta l'indice contro le labbra, pensieroso. Dopo mi chiede: «e se dessimo inizio al Torneo delle Coppe? Sai, per puro caso ci stavo pensando proprio in questi giorni...»

«Il Torneo delle Coppe?» I miei due scagnozzi guardano Nott con la bocca e gli occhi spalancati per lo stupore.

Li zittisco schiaffeggiando l'aria con una mano, infastidito.

«Non è una cosa al vostro livello,» poi, rivolgendomi nuovamente a Theo: «Non so se ne ho voglia. Sai, dopo la schiacciante vittoria dell'anno scorso ho perso tutto lo spirito di competizione.»

«Ma se mi hai superato per appena tre stelle.» Rilancia il ragazzo, divertito.

«Erano quattro. E comunque, un ménage à trois in realtà vale centomila volte più di una decina di pomiciate.»

«E va bene, allora prima di iniziare rivdremo il valore dei punteggi.»

«Non inizieremo proprio nulla, Theo, perchè non mi va.»

Momento di silenzio. Theo si riporta l'indice sulle labbra, deciso a non demordere. Quando riapre bocca per parlare, lo fermo subito.

«E poi tu non sai quello che è successo durante l'estate: gufi postino nel cuore della notte, pretese di passare le vacanze insieme... il giorno del mio Compleanno si è autoinvitata a casa mia con una torta cantando tanti auguri a squarciagola!»

Theo sorride ma io ritengo il mio problema una cosa seria, così continuo: «sembrava un'invasata. Una volta per togliermela dai piedi sono stato costretto a lanciarle uno schiantesimo.»

Ed è a questo punto che perdo Theo definitivamente. Lo osservo ridere di gusto mantenendosi la pancia con entrambe le braccia, impossibilitato a pronunciare qualunque parola gli passi per la testa.

Tiger e Goyle sorridono di rimando, come farebbero due scimmie ammaestrate. Sono curiosi di sapere, mi chiedono di cosa stiamo parlando. Diciamo pure che di tutta la discussione hanno colto solo le parole ménage à trois e pomiciate.

Ma va?

Non appena si riprende, asciugandosi le lacrime con la manica nera dell'uniforme, Theo li difende.

«Bhè vorrei sapere anch'io, a questo punto, se fossi in loro.»

«Meglio di no.» Ribatto. «La loro vita è già complicata così. E non hanno problemi.»

«Io credo invece che dovrebbero partecipare. Un attimo fa non stavi parlando di spirito di competizione?»

Sbuffo, divertito.

«Competizione? Con Goyle e Tiger? Senti, non è che per caso Sybill oggi si è confusa, e per creare il fumo al posto dell'incenso ha acceso qualcos altro?»

«No ascoltami, sono serio.» Nott si sporge verso di me, i gomiti appoggiati sulle ginocchia. «Una seconda edizione del Torneo delle Coppe. Quattro partecipanti. Un solo vincitore. Suona da Dio.»

«Cosa si vince?» domanda Goyle.

«Che domande,» rispondo con uno sbuffo. «La soddisfazione di aver vinto.»

Poi rivolgo uno sguardo di ghiaccio a Theo. Solo lui riesce a farmi innervosire e divertire allo stesso tempo. E a riaccendere il mio spirito competitivo.

«Ci sto.» Affermo. «Però dovrai spiegare tu le regole ai nuovi arrivati perchè io, credimi, non sono proprio dell'umore adatto per farcerla.»

Theo mi rivolge un sorriso a trentadue denti, tutti perfetti e bianchissimi.

«Sarà fatto.»

Ed è così che inizia la spiegazione.

Il Torneo delle Coppe è stato inventato da noi due in un momento di pura noia. Parlare del destino dei purosangue e delle politiche adottate da Silente o dal ministero della magia, a lungo andare scoccia. E così, in parte perchè sembrava divertente, in parte per passare il tempo, incominciammo a definire le regole di questo gioco fra amici.

All'inizio si trattava solo di dare delle valutazioni. Ogni ragazza di Hogwarts del nostro anno fu sondata con occhi esperti e competenti, ricevendo in segreto una valutazione che andava da una a cinque stelle su ciascuna delle categorie concordate: aspetto fisico, simpatia, disponibilità.

Su molte ci trovavamo d'accordo, per alcune invece è stato parecchio difficile inserire l'eventuale pessima, modesta oppure ottima valutazione.

Alla lista manca solo una ragazza...

 

«Lavanda Brown», disse Theo indicando con la penna una ragazza che usciva dal cortile a passo lento, ancheggiando vistosamente.

Ci scambiammo uno sguardo d'intesa dopodichè scribacchiammo sulle pergamene per appunti.

«Ci sei?» Chiesi con calma. Di solito ero sempre il primo a finire, perchè sono più deciso e impulsivo. Nott invece è più riflessivo.

«Okei, iniziamo.» Disse Theo. «AF, aspetto fisico.»

«Io ho messo un bel quattro.»

«Io tre.»

«Ma come?!»

«Capelli troppo crespi.»

«Hai ragione, vada per tre.»

Scrissi la valutazione definitiva sull'agendina, accanto al nome della ragazza.

Theo riprese con la S, simpatia.

«Assolutamente uno!» Esclamai ridendo.

«Puoi dirlo forte, io la trovo insopportabile.» Dopodichè abbassò il tono della voce. «Questa è difficile Draco, siamo alla D.»

La voce disponibilità stava per molte cose. Poteva essere disponibilità intesa in generale, quindi gentilezza, buone maniere la possibilità di ricevere dei favori. Come poteva essere intesa nel senso più perverso del termine, vale a dire facilità con la quale la suddetta ragazza era disposta ad essere portata a letto.

Esternammo la valutazione nello stesso momento. Theo disse «cinque» io «uno». Ci scambiammo uno sguardo di sfida.

«Lavanda Brown è una facile.» Affermò il mio amico. «Lo sa tutta la scuola.»

«Concordo. Ma dimentichi per un attimo chi siamo noi e chi è lei. Una Grifondoro non sarà mai ben disposta nei confronti di qualsiasi Serpeverde.»

«Sicuro?»

«Scommettiamo?»

«Cosa si vince?»

«Che domande, la soddisfazione di aver vinto.»

Questo fu l'esatto momento in cui il Torneo delle Coppe prese un inizio di forma nelle nostre menti. Ma nessuno dei due aggiunse altro, quindi lasciammo cadere la questione così come era iniziata.

«Io direi che dovremmo fare una sorta di media.» Disse d'un tratto Theo.

«Allora vada per il tre.»

Di solito trovavamo sempre un accordo, sempre.

Finchè fece la sua comparsa nel cortile l'insopportabile, odiosa, so-tutto-io Hermione Granger.

«Una stella alla D?» Chiese Theo sollevando un sopracciglio nella sua direzione.

«E me lo chiedi pure?»

Confermammo subito il voto sull'agendina, poi disegnammo in silenzio le stelline delle restanti categorie. Nel frattempo la Granger ci passò accanto, senza degnarci di uno sguardo. Trasportava un'alta pila di libri, come al solito, ed io mi ritrovai a pensare che doveva avere nelle braccia più forza di quello che immaginavo.

Senza che me ne fossi reso davvero conto, finii tuttavia per osservarla un tantino più del dovuto, con la conclusione che Theo aveva già terminato di scrivere, mentre a me toccava ancora completare la voce con la S. Niente di più rapido comunque, dato che bastava disegnare una sola stella, così come avevo fatto per la voce AF. Quando espressi a voce i voti, Nott mi guardò strabuzzando gli occhi.

«La Granger non è da una stella in nessuna delle due categorie, Draco.» Disse pacato, come se stesse spiegando una ovvietà a un poppante.

«Perchè, da quante stelle sarebbe?»

«Sicuramente più di quattro.»

«Ma scherzi?» Ero costernato. «Tu la reputi bella? Adirittura simpatica? Hermione Granger?»

«Fammi capire una cosa: ci hai già provato ma non te l'ha voluta dare, vero?» Nott scosse il capo. «Perchè è l'unica spiegazione a tutta questa ostilità nel suoi confronti.»

A questo punto ero infuriato. Afferrai l'agendina e la scagliai dall'altra parte del cortile, sotto lo sguardo serio dell'altro Serpeverde.

«Io provarci con quella sanguemarcio?» Ringhiai. «Neanche se fosse l'ultima strega rimasta sulla faccia della terra.»

 

Okei, l'unica ragazza sulla quale non abbiamo trovato un accordo è stata la Granger. E okei, può sembrare un gioco un po' infantile.

Ma ripeto, ci stavamo annoiando e poi questa è un'età particolare, in cui gli ormoni sono a festa un giorno sì e l'altro pure. In fondo non stavamo facendo niente di male.

Terminate le ragazze a cui poter assegnare stelle, ci ritrovammo così solo con un'agendina piena di nomi e valutazioni. Perciò pensammo che si poteva fare qualcosa di più, per superare la noia. Ovvero rendere un gioco innocente in una competizione senza scrupoli.

L'agendina fu rivisitata: alle ragazze che si erano aggiudicate più stelle (soprattutto nelle categorie simpatia e disponibilità) furono assegnate come punteggio unico da una a tre stelle. Le ragazze con quattro o, peggio ancora, cinque stelle erano invece le compagne che a nostro avviso erano (vuoi la bruttezza, la poca disponibilità o l'antipatia) davvero poco rimorchiabili.

Era proprio con queste ultime che il gioco si faceva più divertente.

Anche se, alla fin fine, non ho trovato così divertente conquistare per gioco Pansy Parkinson, la quale aveva scambiato un invito al ballo in una proposta di matrimonio.

«Come si accumulano i punteggi?» Chiede Tiger, eccitatissimo dalla prospettiva di gareggiare in questo nuovo torneo.

«Bella domanda,» fa Nott, sorridendo. «Nascosta proprio qui, nella sala comune, c'è una lavagna. A seconda della ragazza che sceglierai, ogni qualvolta riuscirai ad aggiudicarti qualcosa, compariranno in automatico le stelle che ti sei guadagnato in un'apposita tabella.»

Tiger e Goyle lo guardano con aria assente. Goyle sta perfino producendo una bolla di saliva con la bocca spalancata.

Che schifo.

«Devi spiegarlo in maniera più semplice, Nott, altrimenti non capiscono.»

Theo tira un lungo sospiro. Poi, pazientemente, ricomincia: «facciamo un esempio. Tu, Goyle, scegli una tipa da quattro stelle, okei? Da quel momento in poi, fino alla fine del torneo, ogni interzione con lei comparirà sulla lavagna sotto forma di punteggio. Riesci a baciarla? Quattro stelle sotto la colonna BACIO. Ma, sia chiaro, se dovesse accadere altre volte, ogni volta ti sarà assegnata solo una stella.»

«Le quattro stelle compaiono solo la prima volta, per intenderci.» Cerco di essere più chiaro.

Tiger e Goyle mi guardano e annuiscono piano.

Non hanno capito, penso esasperato portandomi una mano sulla fronte. Ma forse potrebbero capire qualcosa passando dalla teoria alla pratica, no? Chi sono io per non concedere una possibilità a questi due?

«Fagli vedere la lavagna,» comando a Theo.

Il mio migliore amico solleva la bacchetta puntandola in alto e leggermente alle sue spalle e poi sussurra: «revelio».

La cappa del camino diventa all'improvviso nera e separata da linee bianche a formare righe e colonne vuote. Poi, lentamente compaiono quattro nomi, i nostri ovviamente.

«Pronti?» Chiede Theo estraendo con fare reverenziale un'agendina di pelle scura dalla tasca dei pantaloni. «Puoi iniziare tu, Goyle.»

«No, comincio io!» Strilla Tiger.

«Shhh.» Lo zittisco. «Questa cosa non la sa nessun altro.»

Mi guardo intorno con circospezione.

Ci sono altri Serpeverdi nella sala ma per fortuna di solito preferiscono starmi a debita distanza.

Theo consegna l'agenda a Tiger, suggerendogli di sceglierne una alla sua portata. Quando alla fine, dopo parecchi minuti di consultazione, Tiger fa il nome della Abbott, mi sfugge un sorriso.

«Che c'è,» sbotta lui, apparentemente offeso. «Mi piacciono bionde.»

«Ma è una quattro stelle.» Ribatto. «Goyle, tocca a te.»

Con Goyle la scelta risulta più rapida. Tiene aperte le pagine dove sono raggruppate le ragazze da tre stelle, si mette una manona davanti agli occhi e con l'indice dell'altra fa dei cerchi sui nomi, fino a puntarne uno: Millicent Bulstrode.

«Ottimo affare la Bulstrode.» Dico ridendo come un matto.

Theo ride con me, poi aggiunge: «Saremo costretti ad aggiungere una nuova colonna per i pugni e le sberle ricevute!»

«Ad ogni occhio nero di Goyle sono pronto a concedergli una mia stella.» Rincaro. «Ne vedremo delle belle!»

Goyle sorride imbarazzato, fingendo di essere d'accordo con noi. Ma sono convinto che lo abbia fatto apposta. Credo infatti che abbia una cotta per la gorillesca Serpeverde dal primo anno. Che avesse avuto bisogno di un motivo che lo spronasse, per farsi avanti?

L'agendina scivola nelle mie mani. La sfoglio per qualche secondo. Sono indeciso.

Vorrei farmi vedere in giro con una ragazza della mia Casa, naturalmente, ma sarebbe sublime anche infastidire Harry Potter facendo la corte al suo amore platonico: Cho Chang.

Lui pensa di non aver insospettito nessuno? Forse può farla in barba ai suoi amichetti ma non a me e per due motivi: il primo è che, per quanto sia duro ammetterlo, la verità è che lo osservo ogni volta che posso. Il secondo è che sono troppo intelligente per non cogliere simili sottigliezze. Sguardo fuggente, rossore, perfino qualche episodio di perdita della parola.

È cotto a puntino, lo dico io.

Ma poi mi si riempie la mente di un ricordo delizioso, ancora troppo vivido per non apparire quasi reale. Lei che perde l'equilibrio sulle scale, io che la sorreggo appena, sfiorandole la schiena. Immagino la sua pelle candida sotto tutto quel tessuto scuro, avverto il suo profumo inebriante e fresco. Sorride con un lieve imbarazzo, sussurra un grazie, poi, quando si volta verso di me e si rende conto di chi è il suo «salvatore», la consapevolezza le indurisce lo sguardo.

Così si scosta senza aggiungere altro, assumendo un'aria superba e continuando a salire i gradini.

Se lo stesso gesto lo avesse fatto Harry Potter sarebbe andata diversamente? Sì, di sicuro.

Sarebbe stato tutto un «oh, grazie» e «mio salvatore» e altre scenate varie. L'episodio sarebbe diventato di dominio pubblico, in giro sarebbero girate voci di come Harry Potter l'abbia salvata «dall'imbarazzo di cadere» fino a diventare un «le ha salvato la vita!». Silente si sarebbe complimentato con lui per il suo coraggio e poi, tò, dieci milioni di punti a Grifondoro, Grifondoro vince la Coppa delle Case, il Torneo di Quidditch e Potter salva tutti noi!

Alleluia e ip-ip-urrà.

Ma torniamo al ricordo. Io voglio la mia vendetta. Voglio che cambi atteggiamento quando mi vede. Voglio trasformare il suo sguardo schifato in un'espressione di goduria, la sua maschera altezzosa in una posa di adorazione.

La voglio.

Sollevo lo sguardo dall'agendina, con un ghigno sul viso.

Ho deciso che sarò il primo ad eseguire la Dichiarazione, così faccio comparire sul tavolino basso una coppa di legno. Scrivo il nome della ragazza su una pagina libera, la strappo, la poso nella coppa. Punto la bacchetta e Dichiaro: «Keira Blackheart, Corvonero, Cinque stelle.»

Il foglietto prende fuoco. Un fuoco verdastro, sinitro.

Sulla lavagna, il nome appena annunciato compare sotto il mio. Theo mi guarda assorto. Fischia piano.

«Alla faccia del non mi va.» Afferma. «La tua sarà una sudata, amico mio.»

«Ti sfido a scegliere di meglio.»

«Oh, ma io ho già in mente qualcuno.»

Si sporge per prendere l'agenda, cerca la pagina con le ragazze da cinque stelle e poi, con un sorriso di sfida e lo sguardo infuocato nella mia direzione, volta anche quella pagina.

«Non ci credo» sussurro piano.

Non so cosa dovrei provare in questo momento. Dovrei sentirmi offeso? Sorpreso? In colpa?

Il foglio ricade lentamente, svelando un'altra categoria.

Sotto al disegno di sei stelle in fila, un solo nome.

 

«Hermione Granger.»

«Ti ho già detto che non ci proverei mai, neanche se...»

«Sì, sì, lo so, neanche se fosse l'ultima strega in vita sulla faccia della terra.»

«Quindi non serve neanche inserirla.»

«Io invece la farei diventare la sfida delle sfide. Pensaci, l'unica a sei stelle. La ragazza più inavvicinabile...»

«Tediosa.»

«Intelligente...»

«Saccente.»

«Divina...»

«Fastidiosa.»

«...di tutta Hogwarts!»

«Tu sei pazzo.»

«E tu sei cieco, amico mio.» Theodore Nott scosse appena il capo, mestamente. «Sei cieco.»

 

Hermione

 

«Dai Keira, faremo tardi a lezione!»

«Ancora un minuto, ho finito.»

«L'avevi detto dieci minuti fa.»

«Questa volta è vero.»

Appoggio la schiena contro la pesante porta.

Qualche attimo dopo arriva un ragazzino del primo anno in divisa nera e blu. Bussa alla porta, il batacchio a forma di aquila pone la sua domanda, il ragazzo non riesce a trovare la risposta. Gliela suggerisco io, ormai esasperata dall'attesa.

Per un momento ho pensato seriamente di introdurmi nella sala comune di Corvonero, ma non mi sembra giusto.

Se un'appartenente a un'altra Casa se ne andasse a zonzo nella nostra sala comune come mi sentirei?

Infastidita, è chiaro.

La porta si apre di nuovo, questa volta dall'interno, e finalmente vedo il volto della mia migliore amica farvi capolino.

«Quanto diavolo ci metti a prepararti, ogni mattina?!»

«Ho avuto un contrattempo con il nuovo lucidalabbra, a proposito come mi sta?»

Mi volto a guardarle le labbra, già perfette di suo senza dover ricorrere all'uso di cosmetici.

Sono infatti a forma di cuore e di una bella tonalità di rosa.

Ciò che incornicia le labbra è ancora più perfetto, per quanto possibile.

Occhi grandi e color ambra, carnagione chiara, capelli neri tenuti sempre in ordine.

Forse l'unico elemento che stona un tantino è il naso, il quale, nonostante sia dritto, risulta leggermente ad aquilino. E la cosa molto probabilmente avrebbe potuto sminuire la bellezza di chiunque altra ad eccezione di Keira Blackheart.

Su di lei, un naso del genere non fa altro che alimentare la sua aurea di fascino, facendola sembrare ancora più intelligente di quello che è.

«Bel colore.» Commento cercando di sembrare gentile.

A dir la verità a me non interessa sprecare del tempo parlando di argomenti tanto leziosi.

E all'inizio ammetto che mi stupiva sentire Keira enunciare un complicatissimo incantesimo per poi, subito dopo, parlare degli ultimi gossip del mondo magico come se nulla fosse.

A volte non lasciava neanche che si creasse una pausa silenziosa, passando dall'una all'altra cosa. Sembrava quasi che per lei fossero sullo stesso piano: pesanti tomi di pozioni, o astronomia o erbologia e uno di quei giornaletti pieni di spettegolezzi e articoli ciarlatani.

Ma è una delle ragazze più brillanti con il quale ho avuto modo di confrontarmi dall'inizio dell'anno scolastico e, in poco tempo, siamo diventate molto amiche.

A volte la adoro, a volte non la sopporto proprio.

Ma l'amicizia è così, no? Prendere tutto o lasciare.

In questo momento ad esempio sto cercando di dissuaderla a farmi provare il suo lucidalabbra.

«Dai, così saremo uguali!» Cerca di convincermi tenendomi ferma con una mano e tentando di colorarmi le labbra con l'altra.

«Non mi piace, sembra appiccicaticcio.»

«Va bene, va bene, come vuoi.» Solleva i palmi verso di me, sorreggendo il tubettino rosa solo con il pollice. «Andiamo a lezione o per colpa tua faremo tardi.»

«Ti hanno mai fatto uno schiantesimo?»

«Sì, ci hanno provato,» mi rivolge un sorriso civettuolo «ma non sono mai riusciti a prendermi!»

Inizia a camminare più veloce, io sto al passo, ridiamo.

Lei incomincia a correre per non essere raggiunta dai miei incantesimi, io invece corro per il timore di arrivare davvero in ritardo a lezione di pozioni.

Arrivate nei sotteranei vedo Keira rallentare, la bacchetta puntata verso di me mentre riprende fiato chinandosi con le mani sulle ginocchia.

Sussurra qualcosa tra un ansito e un altro.

«Che hai detto?» Chiedo raggiungendola.

«Niente, sbrighiamoci.» Lancia un'occhiata verso la porta dell'aula. «Oggi a quanto pare c'è una lezione condivisa con tutte e quattro le Case.»

In effetti nel corridoio scorgo i colori più emblematici di Hogwarts.

Le cravatte blu in perfetta fila indiana, quelle gialle raccolte in un gruppetto rumoroso, quelle rosse e quelle verdi, guarda caso, schierate una di fronte all'altra.

Keira si infila nel suo gruppo mentre io, per poter raggiungere Harry e Ron, sono costretta a passare davanti alla folla dei Serpeverde.

Nel mentre sento sussurrare il mio nome, perciò mi volto con con aria di sfida.

Dal gruppo nero e verde si stacca un ragazzo.

In altezza, supera di una spanna perfino quei due armadi di Tiger e Goyle, elevandosi su tutti i suoi compagni di Casa. Ha un viso mascolino, equilibrato, i capelli color miele un po' spettinati. E il sorriso luminoso riesce a dar luce perfino agli occhi corvini, che in questo ambiente scarsamente illuminato appaiono scuri quando di solito, al sole per esempio, sono di un verde brillante.

«Theodore Nott,» dico fingendo un sorriso. «Per caso volevi dirmi qualcosa?»

«Bhè, in effetti sì.» Ammette, sfacciato. «Stai bene con questo nuovo colore di rossetto.»

Mi porto subito una mano alla bocca, imbarazzata, e mi volto di scatto.

Avverto lo sguardo di tutti i Serpeverde e i Grifondoro su di me e le dita che sono state a contatto con le labbra piuttosto appiccicaticce.

Keira.

Deve avermi fatto un incantesimo quando fingeva di riprendere fiato, ne sono certa. Infatti, a riprova della sua colpevolezza, scorgo la sua bella testolina fare capolino dalla altrimenti perfetta fila di Corvonero.

Giuro che dopo questa le farò molto male.

Mi fa l'occhiolino.

No ancora meglio, io la ammazzo.




Nel prossimo capitolo:
 

Non posso crederci che l'abbia fatto, non posso crederci che si sia imbarazzata per me.
Mi assale nel petto una strana sensazione di calore, mentre le orecchie mi fischiano senza farmi udire altro.
Lancio un'occhiata furtiva verso il professor Piton.
Fingo di sbirciare alcune carte, fingo di non pensare ad altro, fingo che le sue labbra non attirino il mio sguardo come una potente calamita.

Ma che mi prende?

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Capitolo 2
*** Lezione di pozioni ***


Capitolo due: lezione di pozioni

 

Hermione

 

«Il nuntiusierum Dice Piton con tono piatto, agitando davanti a sè una boccettina contenente un liquido dorato. «Si tratta del sistema di comunicazione più adoperato dalle streghe durante l'inquisizione, qualcuno sa dirmi perchè?»

Faccio scattare la mano in alto, cercando di attirare l'attenzione del professore.

Non mi piace essere etichettata come una «secchiona» ma farei di tutto per permettere che la mia Casa guadagni punti, che siano cinquanta o anche solo cinque.

Piton fa finta di non vedermi in maniera fin in troppo evidente. Alla fine sceglie di far rispondere a un Corvonero, gruppo dal quale si erano elevate molte mani, a differenza delle altre Case.

«Si tratta di un mezzo facile ma soprattutto sicuro da utilizzare, in quanto potrebbe essere confuso dai babbani con un comunissimo infuso alla menta.»

«Facile da utilizzare, non tanto semplice da preparare.» Afferma Piton, con aria grave. «Risposta soddisfacente, cinque punti a Corvonero.»

«Accidenti.» Borbotto.

In effetti io avrei saputo rispondere anche meglio.

«Confido che oggi lavoriate nel migliore dei modi,» continua Piton dopo un breve silenzio. «Non solo perchè sarete disposti in coppie ma anche perchè sarà assegnato un unico voto alla squadra che terminerà per prima la preparazione.»

Così il professore inizia a chiamare alcuni nomi, associandoli ad altri.

Man mano che le coppie vengono formate, ogni studente si avvicina al rispettivo compagno e io noto con piacere che, quando la coppia è formata da ragazzi del sesso opposto, è il ragazzo a spostarsi. Un piccolo gesto galante, che toglie noi ragazze dall'imbarazzo iniziale.

Sono quindi curiosa di sapere chi sarà il mio compagno o compagna durante questa lezione, incrociando le dita affinchè si tratti di Keira. Ma esattemente nell'istante in cui mi volto verso di lei, Piton fa il suo nome, seguito subito da quello di Ron.

Buon per lui, penso. Almeno sono sicura che lavorerà sotto lo sguardo competente della mia amica.

Ma quindi con chi farò coppia? La curiosità mi sta uccidendo. Sono talmente eccitata che quando Piton fa il mio nome sussulto appena.

«Granger, tu starai con Malfoy.» Afferma con un ghigno sadico. «Nott invece con...»

Vista dall'esterno sono sicura di apparire rigida e fredda, ma al mio interno il cuore sta battendo talmente forte da farmi quasi male. Rimango immobile alla mia postazione, con lo sguardo fisso davanti a me.

Draco Malfoy è sicuramente l'ultimo mago con il quale mi sarebbe piaciuto trascorrere un'intera ora di lezione.

Attendo in questa posizione ancora un po', ma di Draco neanche l'ombra. Quando sbircio con la coda dell'occchio dalla sua parte, lo vedo ridere e scherzare con un gruppetto di Serpeverde raccolto intorno a lui.

Ma che fa?

Sento la rabbia crescermi dentro. Evidentemente era troppo pretendere che Malfoy prendesse la cosa seriamente. Ancora più da folli era sperare nella sua galanteria.

Mi avvicino al suo banco a passi pesanti.

Se fossi un toro, in queste occasioni sbufferei fumo dalle narici.

«Noto che non hai neanche aperto il libro.» Esordisco. «Pagina 62. Incomincia a sminuzzare le foglie di malva. Ah, e fa in fretta, voglio essere la prima a finire.»

Il gruppetto si volta verso di me, a bocca spalancata.

Cos'è? Nessuno prima d'ora aveva mai dato ordini al loro adorato capo?

Abbasso lo sguardo verso Malfoy, seduto in maniera scomposta sullo sgabello. Non sembra più tanto divertito, ora, ma mi fissa con occhi di ghiaccio.

Brrr.

Peccato che non mi faccia paura.

«Sai cosa sia la malva, vero?» Chiedo sollevando un sopracciglio.

Draco sostiene lo sguardo un altro paio di secondi, dopodichè congeda gli amici.

Si volta quindi verso «Pozioni avanzate», aprendo la copertina con dita lunghe e diafane.

«Pagina 62 hai detto?» Dice tranquillo. «Ecco. Questa sarà l'unica cosa che farò oggi a lezione.»

«Hai sentito Piton,» ribatto seccamente. «Dobbiamo lavorare in coppia.»

«E rischiare così di sfiorarti durante la preparazione del siero?» Il viso di Draco si trasforma in una espressione disgustata. «A dir la verità non so neanche perchè Piton ha preso la decisione di mettermi con una sanguemarcio.»

Il termine mi colpisce, e forte anche.

Ma fingo che non mi tocchi.

«Oh andiamo, Malfoy.» Dico incominciando a preparare gli ingredienti. «Sappiamo benissimo entrambi il perchè di questa scelta. Tu sei il suo prediletto ed io la più brava. Voleva solo assicurarsi che prendessi un bel voto.»

«Ma di sicuro non che ti facessi da elfo domestico.»

«Che c'entrano ora gli elfi domestici?!» Ma soprattutto, quanto mi irrita? «Oh e va bene, resta pure lì a guardare. Farò tutto da sola.»

In silenzio, mi concentro per tagliare e pesare attentamente gli elementi principali della pozione. Dopodichè incomincio a calarli delicatamente nel paiolo, seguendo l'ordine indicato nel libro.

È a questo punto che, con la coda dell'occhio, noto che Draco era rimasto a fissarmi per tutto il tempo.

Ma che vuole?

Decido di non prestargli attenzione. Qualunque parola potrebbe uscire da quella boccaccia di sicuro non sarebbe niente di gentile o educato. Anzi, forse non parla proprio per evitare di sparare cattiverie o insultarmi in maniera troppo evidente davanti al professor Piton.

Lecchino.

Ma quando dopo un lungo silenzio si rivolge a me, ciò che dice mi spiazza.

«Sei amica della Blackheart, non è così?»

«E con questo?»

«Quando inserirò il mio messaggio nel nuntiusierum vorrei che lo consegnassi a lei.»

Per la prima volta da quando ho iniziato a lavorare sulla pozione, mi volto a guardarlo.

È ancora seduto in quella maniera sfacciata, la posa morbida e comoda di qualcuno che non ha mai avuto seri problemi nella vita. Figlio di papà, ricchissimo, proveniente da una famiglia che nel mondo magico potrebbe quasi essere definita nobile.

E... sì, ancora una volta è dura ammetterlo quando si tratta di ragazzi Serpeverde, ma Draco è anche dotato di una bellezza antica e disarmante.

Pelle e capelli chiarissimi, occhi grigi, fisico asciutto. Il sorriso di scherno tipico di chi ha avuto sempre tutto a portata di mano, solo perchè si trattava di lui e non dovuto a chissà quali virtù.

Malfoy ricambia lo sguardo.

Chissà se celatamente mi sta analizzando anche lui.

Cosa potrebbe pensare di me?

Che invece io appaio sempre così rigida e composta perchè sono altezzosa? Arrogante? Che non sono affatto bella e che anzi ho un viso così ordinario da sembrare sciatta e insulsa?

No, niente di tutto ciò. Quando Draco Malfoy posa gli occhi su di me, ha in mente un solo pensiero, così chiaro da trasparire sul volto deformato in una smorfia: sanguemarcio.

È talmente avvelenato dalla convinzione di essermi superiore, che è perfino disgustato dall'idea di sfiorarmi.

Questo come mi fa sentire?

Irritata. No, non irritata, di più. Furiosa.

Tiro un lungo sospiro, cercando di sbollire la rabbia.

«Malfoy, il professor Piton ha chiaramente detto che per verificare la buona riuscita del compito il messaggio va letto dal rispettivo compagno.»

«Digli che l'hai fatto, poi...» indirizza un'occhiata dalle parti di Keira. «Potrai consegnare il nuntiusierum a lei.»

Riprendo nuovamente fiato, spazientita, dopo cerco di spiegare la questione a Draco nello stesso modo in cui mi rivolgerei a un bambino in età da nido.

«Come avresti saputo se avessi anche solo fatto finta di leggere la ricetta, il messaggio contenuto nella pozione, una volta ingerita, viene esternato attraverso le corde vocali del destinatario con la voce del mittente.»

«Allora trova una soluzione.» Il ragazzo mi rivolge un sorriso di scherno. «Non sei forse la grandissima Hermione Granger? Di sicuro la studentessa più brillante del nostro anno conosce qualche trucchetto per farla in barba a Piton.»

Ricambio il sorriso, cercando di sembrare più odiosa possibile.

«Tutto giusto. Peccato però...» Calo nel paiolo un mestolo, ne assaggio il contenuto. «Che io non ho nessuna intenzione di farti un favore, Malfoy.»

Porgo al ragazzo il mestolo.

«Su, leccati l'indice, pensa al messaggio e poi mescola.» Ordino. «Ricordati che verrà sentito in tutta l'aula.»

Draco fa come gli dico, sfidandomi con lo sguardo.

«E tu ricorda che il voto sarà condiviso.» Dice mentre verso il nuntiusierum in una fiala. «Sicura di voler rischiare?»

Punto gli occhi nei suoi e sporgo appena la lingua per bagnarmi l'indice.

«Sto vagliando le varie possibilità.» Ammetto mescolando con il dito il liquido dorato raccolto nuovamente nel mestolo. «E mi chiedo perchè nutri tanto interesse nei confronti della mia amica.»

«Voglio mandarle un messaggio, non una bomba.»

«Con te non c'è mai da fidarsi.»

«Mh.»

Anche il mio messaggio contenuto nella pozione, adesso è in una fiala.

«Curioso?» Chiedo agitandola davanti agli occhi.

«No, e sai perchè, Granger?» Draco abbassa lo sguardo sul pugno con il quale ha afferrato la sua fiala. «Perchè tu sei banale. Posso già immaginare che tipo di stupido insulto nei miei confronti vi hai inserito. Sei tu, invece, quella curiosa.»

Osservo il pugno aprirsi per mostrarne il contenuto. Il liquido dorato oscilla piano nella boccettina di vetro. È vero, sembra proprio infuso alla menta. Ma al suo interno è stato imbottigliato un messaggio.

E se Draco volesse umiliare pubblicamente Keira, o me, o qualcun altro?

Qualcun altro tipo Piton.

No, no, no, non posso permettermi di ricevere un brutto voto o, peggio, una punizione.

In effetti, valutando i rischi su una bilancia, il piattino con le conseguenze sfavorevoli è decisamente più pesante, se io decidessi di presentargli questa pozione alquanto ambigua.

Guardo la fiala con apprensione.

Forse dovrei lasciar perdere il voto, questa volta. Far finta che la pozione non sia pronta, aspettare che la termini un altro studente.

Che rabbia però, sapere che io ce l'avevo pronta già da un pezzo.

È proprio qui, nelle mie mani. Eseguita in maniera perfetta.

Se non fosse per il messaggio di Draco...

Con uno scatto, sollevo la mano verso l'alto.

«Granger?» Dice Piton.

«Ho finito.»

E così sono prima, penso con soddisfazione.

«Hai finito?»

«Volevo dire abbiamo professore.» Controvoglia, indico con il capo Malfoy. «Abbiamo finito.»

«Bene, allora vorrete deliziare la classe con le vostre voci, suppongo.»

Dai compagni delle varie Case si solleva un brusio divertito.

«Certo,» afferma Draco sollevandosi.

Quanto tempo è passato dall'ultima volta che io e lui siamo stati a meno di un metro di distanza, entrambi in piedi? Perchè non ricordavo fosse così alto. Per guardarlo dritto negli occhi, adesso, dovrei mettermi sulle punte.

Ci scambiamo le fiale, poi lui beve il nuntiusierum, nell'assoluto silenzio.

Avverto la tensione nell'aria, quasi palpabile, come se stessero tutti con il fiato sospeso.

Mi accorgo che sto trattenendo il fiato anche io.

Quando Draco apre bocca, sentirlo parlare con il mio tono saccente e provocatorio è la scena più comica alla quale abbia mai assistito.

«Seppur breve,» dice infatti, tra l'ilarità generale, «spero che l'esperienza di parlare con la mia voce infonda in te più sapienza di quella che potresti assumere studiando per altri dieci anni.»

«Lei, signorina Gringer,» Esordisce il professore di pozioni, dopo che le risa sono cessate, «conferma ancora una volta di essere la strega più modesta che conosca. Ma sono curioso di scoprire cosa ha preparato invece Draco Malfoy. Prego, beva la sua pozione.»

Che fosse questo l'intento di Piton, mettendomi in squadra con Draco? Sapeva che lui avrebbe cercato di umiliarmi davanti a mezza scuola? Possibile che si diverta con così poco?

Stringo piano la boccetta. Poi, con finta calma la scambio con una vuota posta sul tavolo, afferrandola in maniera tale da coprirla interamente con le dita. Fingo di bere.

Adesso, il silenzio si è fatto ancora più grave di prima.

Spinge sul mio torace come un mostro pesantissimo.

Apro la bocca mentre eseguo un gesto rapido con la bacchetta nascosta dietro la schiena. Poi recito una formula in mente, o almeno ci provo.

Quando inizio a parlare, sono compiaciuta e sollevata, sentendo la mia voce farsi più profonda, più cupa. Non è esattamente la voce di Malfoy, ma ci si avvicina tantissimo.

Speravo dunque di convincere Piton. E forse ci sarei anche riuscita, se solo avessi resistito alla tentazione di riprendermi la mia piccola, dolce e calda vendetta dopo anni di insulti e sguardi schifati.

Come avrei mai potuto sprecare un'occasione tanto ghiotta?

«Ciao Hermione,» esordisco con la mia nuova voce gutturale, cercando di non ridere. «Non sapevo cosa dirti quindi ti dico solo questo: sei la migliore.»

I compagni scoppiano in una risata isterica, tutti insieme, provocando un boato improvviso ed assordante simile ad una bomba.

Sul viso mi compare un ghigno soddisfatto, mentre con la coda dell'occhio sbircio Draco avvampare, incollerito ed imbarazzato al tempo stesso.

Ma la soddisfazione dura ben poco, perchè l'infantile voglia di ottenere quella semplice rivincita non aveva fatto altro che distogliermi dall'obiettivo principale: ricevere un buon voto.

Quando infatti me ne rendo conto, mi assale un senso di panico.

E va bene, perfino io, a volte, posso commettere una stupidata.

Così sono quasi rassegnata quando, calato nuovamente il silenzio, Piton annuncia: «Malfoy, Granger, siete in punizione.»

 

Draco

 

E questa sarebbe la studentessa più brillante del nostro anno?

Okei, quando Piton mi ha affiancato a lei, per questa lezione, devo ammettere di aver pensato: «perfetto, un ottimo voto assicurato e per giunta senza dover alzare un dito».

Solo un istante dopo mi è venuto in mente che avrei condiviso un'ora della mia vita con la ragazza più odiosa e presuntuosa dell'intero pianeta.

Strega, certo, ma pur sempre una sporca sanguemarcio.

Non vorrei risultare pedante, mettendo sempre in mezzo la questione del sangue, ma proprio non riesco a non pensarci ogni volta che ho di fronte qualcuno.

Sin da quando ho emesso le prime parole mi è stato insegnato che io ero un essere speciale. E per ben tre motivi: essendo innanzitutto un mago, poi un purosangue e per finire un appartenente alla famiglia Malfoy.

Una come la Granger? Ai miei occhi vale meno del niente assoluto.

Tuttavia, durante la preparazione della pozione, non sono riuscito proprio a distaccare lo sguardo da lei. Non perchè provassi attrazione o altre stronzate simili, ma solo perchè non riuscivo a credere come una strega nata e cresciuta da babbani potesse essere così... potente.

Dalla sua pelle traspare infatti non solo un odore gradevole ma anche tutta l'energia potenziale della quale è capace. Magia, della più semplice e pura.

Ma che mi prende? Pensare a lei con termini quali «gradevole» o provare perfino un senso di stima.

Sto decisamente perdendo il senno.

E poi mi infastidisce il fatto che se ne sia accorta, per questo, quando ho notato che mi stava tenendo d'occhio, le ho detto la prima cosa sensata che mi era venuta in mente.

 

«Sei amica della Blackheart, non è così?»

 

Se proprio dovevo passare del tempo con lei, almeno potevo approffitarne per fare dei progressi con il Torneo delle Coppe.

Due cose in una. Portarsi avanti il lavoro. Essere efficienti.

In solo un'ora di tempo potevo: far lavorare Hermione Granger al posto mio, interrogarla sulla Blackheart, ottenere un modo per inviarle un messaggio e infine ricevere adirittura un buon voto in Pozioni.

Per cui ho pensato, perchè no?

E invece mi sbagliavo.

La stupida Grifondoro decide infatti di farmi da complice, certo, però si è persa verso la fine.

Io dichiarare davanti a tutti, davanti a Piton, che per me è la migliore?

Ma chi ci avrebbe mai creduto? Piton non di certo e infatti eccoci qua, in punizione.

Tutti gli altri studenti sono appena usciti e nei sotterranei è calato nuovamente il silenzio.

Piton invece è scomparso dietro una pesante porta ordinandoci di non muovere neanche un muscolo.

«Sai, sembrava proprio la mia voce.» Sussurro nella direzione di Hermione. «Peccato per il contenuto del messaggio.»

La Granger ha lo sguardo fisso davanti a sè, immobile. Scorgo le sue labbra muoversi in un sorriso, per poi ritornare seria. Nel frattempo ritorna il professore, con in braccio una pila di carte.

«Ho bisogno che ordiniate queste pergamene,» dice con una scintilla maligna negli occhi. «Ovviamente mi aspetto che il lavoro sia fatto nel silenzio più assoluto. Bene, cominciate.»

Passo le prossime ore tra pile e pile di scartoffie, sbuffando e lanciando di quando in quando occhiatacce alla Granger. Rimugino sul fatto che per colpa sua sto sprecando il mio tempo libero pomeridiano, tempo che, ovviamente, avrei potuto trascorrere in maniera più fruttuosa.

Penso anche che non ho fatto nessun progresso con la Blackheart, consolandomi alla considerazione che lo stesso vale per Nott, dato che la sua candidata è qui con me.

Per un istante mi passa per la testa l'assurda idea che potrei fare qualcosa per attirare a me Hermione, solo per indispettire Theodore. Era così sicuro di sè scegliendo l'unica ragazza a sei stelle, che vederlo vacillare sarebbe davvero molto divertente.

Ma poi mi viene in mente che si tratta della spocchiosa, acida, odiosa Granger e così lascio perdere.

Tanto Theo non vincerà comunque, che io gli metta i bastoni fra le ruote o meno.

Dirle che le stava bene un rossetto? Ma è impazzito?

Certo, Hermione Granger sarà anche la ragazza più presuntuosa che io conosca, ma di sicuro non è vanitosa. Non come lo sono le altre, almeno.

Quindi credo proprio che non la conquisterà mai in questo modo.

Mi scappa una risata sommessa.

Hermione punta gli occhi nei miei, incuriosita.

Ricambio lo sguardo.

No, non la conquisterà mai con frivoli complimenti sul suo aspetto fisico.

Hermione ha un bel cervello, prima di avere delle belle labbra.

La presa di coscienza di aver pensato a lei in questi termini mi colpisce come un fulmine a ciel sereno.

Okei Draco, adesso basta.

Non devi farlo, non devi guardarla come stai facendo ora, non devi permettere che lei...

Le faccio la linguaccia cercando di non farmi scoprire da Piton.

Perfetto, mi sono rimbambito.

Hermione rimane interdetta per un breve istante, poi abbassa lo sguardo con un sorriso timido sulle labbra tinte di un rosa fragola.

Non posso crederci che l'abbia fatto, non posso crederci che si sia imbarazzata per me.

Mi assale nel petto una strana sensazione di calore, mentre le orecchie mi fischiano senza farmi udire altro.

Lancio un'occhiata furtiva verso il professor Piton.

Fingo di sbirciare alcune carte, fingo di non pensare ad altro, fingo che le sue labbra non attirino il mio sguardo come una potente calamita.

Ma che mi prende?

Voglio solo vedere se ha davvero il rossetto, tutto qui.

No, non è tutto qui, perchè quando i miei occhi si posano sulla sua bocca, non posso far a meno di pensare che Theo aveva ragione, dopo tutto.

Le sta bene questo nuovo colore.

Mi piacerebbe tanto sbavarglielo.

E macchiarmi la pelle della sua stessa tinta.

 

Hermione

 

Quando esco dai sotterranei, l'aria fresca mi travolge e sorprende come un tornado estivo, facendomi girare un po' la testa.

Mi allontano il più velocemente possibile da quell'aula, da Piton, da Draco Malfoy.

Ecco, a proposito di Malfoy, mi stavo giusto chiedendo quale problema lo affligge, poverino.

Insicurezza cronica, personalità multipla? No, forse è cretino proprio di suo.

Ma che aveva tanto da fissare poco fa?

Non faceva altro che guardarmi di sfuggita, come se io non me ne fossi già accorta.

Scrollo il capo e riprendo fiato.

Salire in fretta centinaia di gradini ha solo permesso al mio mal di testa di farsi più insistente.

Chiudo gli occhi e appoggio la fronte sul muro fresco.

Un'ultima rampa di scale e mi ritroverò nell'ingresso. Poi di lì nella Sala Grande, dove potrò ricongiungermi a Keira, dato che avevamo programmato di studiare insieme.

E con Keira invece come mi dovrei comportare?

Infilo una mano nella tasca della divisa e stringo il nuntiusierum che contiene il messaggio di Draco per la mia migliore amica. Sempre se si tratta davvero di un messaggio per Keira.

Quindi cosa fare, consegnarlo? Versarlo in un lavandino? E se lo bevessi io?

Oddio, sono curiosa di sapere di cosa si tratta ma al tempo stesso ho il timore che possa danneggiare me o Keira o entrambe in qualche modo. In fondo stiamo parlando di Draco Malfoy, giusto?

Quale razza di persona (sana di mente) si fiderebbe mai di lui?

Sono esattamente questi i miei pensieri quando all'improvviso avverto una mano sfiorarmi la spalla.

Sussulto, voltandomi di scatto.

«Tutto okei?»

«E a te cosa importa?»

Ci scambiamo un lungo gioco di sguardi.

Il mio preannuncia sfida.

Il suo lascia trapelare un certo divertimento.

Il suo lascia sempre trapelare un certo divertimento.

Lo sguardo beffardo, disarmante e irrispettoso del Serpeverde Theodore Nott.




Nel prossimo capitolo:

«Ma ci pensi?» Riattacca Keira, facendo finta di non aver sentito. «Non solo bello ma anche intelligente. Gli allenamenti di Scacchi magici! C'è qualcosa di più sexy, dico io?»

«Sì,» affermo con decisione. «Un ragazzo che legge.»

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Capitolo 3
*** Icaro ***


Capitolo tre: Icaro

 

Hermione

 

«Sai, è proprio una coincidenza trovarti qui perchè volevo chiederti un favore.»

«Quale genere di favore?» Chiedo con un sorriso volutamente falso.

Alla storia dell'incontro casuale mica ci credo.

Chi si fida di Nott? Chi si fida di un Serpeverde in generale?

In pochi minuti sono passata da Draco a Theodore. Praticamente dalla padella alla brace.

«Sì, vedi, a lezione di pozioni Piton mi ha affiancato ad una Grifondoro e parlando di te...»

«Avete parlato di me.» Affermo sollevando un sopracciglio.

«Solo il tempo necessario per apprendere che ti piace leggere.»

«Oh ma dai Nott! Tutta la scuola sa che mi piace leggere.»

«Mi ha detto anche che sei un'arrivista.»

«Che bel complimento.» Sollevo nuovamente gli angoli della bocca. La stessa bocca sulla quale lo sguardo di Nott si ostina a tornare. «Saresti così gentile da dirmi anche quale Grifondoro ha una così bella considerazione di me?»

«Ma arrivista inteso come persona molto ambiziosa!» Cerca di correggersi lui, arrampicandosi sugli specchi. «Non c'è niente di male se ti piace arrivare per prima.»

Alzo gli occhi al cielo, tirando un lungo sospiro. In certe occasioni la miglior cosa da fare è sembrare una persona calma.

«Theodore ma che cosa stai blaterando?»

Lo scanso, salgo un gradino. Il Serpeverde ne sale due con una sola falcata, superandomi ancora e parandosi davanti.

Lo fulmino con gli occhi, seccata.

«Gradirei che mi facessi passare.»

«E io che tu mi ascoltassi.»

«L'ho già fatto e non mi è sembrato per niente interessante.»

Nott non aggiunge altro, guardandomi invece con un ghigno fastidiosissimo sul volto.

Possibile che non ci sia un Serpeverde simpatico? Si danno sempre tante aria di importanza.

«Sai chi è mio padre?»

Ecco appunto.

«Certo che lo so.» Sbuffo. «È Willow Nott, direttore di una delle più grandi case editrici di libri sulla magia.»

«Esatto. Ieri mi ha mandato uno scatolone stracolmo di libri inediti...»

Nott lascia la frase sospesa, permettendomi di rielaborarla. In effetti le parole girano e rigirano nella mia testa.

Libri. Scatolone. Stracolmo. Libri. Inediti.

Libri. Libri. Libri.

Come in una slot machine, la combinazione si somma rivelando la vincita, tra lampi di luci e il tintinnio di una campanella.

«E allora?» Chiedo con la voce leggermente tremula.

«Allora mi chiedevo: chissà se alla Granger farebbe piacere darci un'occhiata?»

«Piacere? Ne sarei estasiata!» Okei, forse ci ho messo troppa enfasi. Ma subito dopo l'entusiasmo si spegne tutto d'un colpo. «Ma devo rifiutare, grazie tante.»

«Aspetta, aspetta, aspetta.» Supplica il ragazzo parandosi nuovamente davanti a me. «Perchè?»

«Ti rigiro la domanda, Nott. Perchè?»

«E va bene mi hai scoperto.»

Sollevo un sopracciglio, più diffidente che mai.

«Oltre ai libri mi ha inviato anche una strillelettera.» Continua. «In cui si lamentava della mia scarsa predisposizione alla lettura. Sai, sono costretto a scrivere delle recensioni per provare di aver letto i pesantissimi tomi di magia che mi invia, ma l'ultima volta ha scoperto che le copiavo da un vecchio diario di riassunti che teniamo giù, nella biblioteca della nostra sala comune...» Ride. «Lo ha capito perchè lo usava anche lui.»

«Quindi questa volta ti ha mandato dei libri non ancora pubblicati.»

«Già, ma ho trovato lo stesso una soluzione.»

«Scusa, non faresti prima a leggerli, questi benedetti libri?»

«E così fare per davvero la persona responsabile anzichè solo sembrarlo

«Hai una mente contorta Nott.» Lo spingo sul petto per farlo spostare. «No dico sul serio, fai quasi paura.»

Theodore non si sposta di un millimetro ma anzi, mi stringe la mano appoggiata sul suo petto con le sue. Alzo gli occhi sul suo viso, più imbarazzata che mai.

Ma che diavolo sta facendo?

«Che ne diresti se delegassi il lavoro a te?»

«Smettila.» Lo caccio. «E lasciami passare prima che decida di lanciarti uno schiantesimo.»

«Bella e fatale.» Ribatte lui con aria trasognata. «Per la barba di Merlino se mi piace.»

«Ti piace...» e a questo punto tiro fuori la bacchetta. «Cosa? Hai tre secondi per farti da parte Nott.»

«Come vuoi topolina.»

Topolina? Adesso gli lancio la maledizione cruciatus, altro che schiantesimo.

Punto la bacchetta nello spazio tra i suoi occhi cervone.

«Uno...»

Sul suo viso compare un ghigno sadico.

«Ma se dovessi cambiare idea mi trovi agli allenamenti di Scacchi magici.»

«Due...»

«Tutti i lunedì e venerdì pomeriggio, in Sala Grande.»

«Tre.» Dico con un filo di voce.

Dopodichè avviene tutto nell'arco di una manciata di secondi.

Theodore Nott afferra la mano con la quale impugno la bacchetta, l'incantesimo parte ma va a finire contro una porta chiusa, il ragazzo si sporge verso di me, vicino sempre più vicino, finchè le sue labbra non raggiungono un mio orecchio, facendomi il solletico.

«Allora... ti aspetto.» Lo sento sussurrare.

E il mio cuore comincia a battere all'impazzata.

 

«Ti aspetto?» Strilla Keira, eccitata.

«Shhh.» L'ammonisco guardandomi intorno. «Fa piano, non voglio che si sappia in giro.»

La Corvonero lancia sguardi a destra e a sinistra, accellerando il passo.

Stiamo attraverso il corridoio affollato che porta all'uscita della Sala Grande. La folla è rumorosa, chiacchera e si compiace dell'ottima cena appena trangugiata.

«Bhè, non è che lui sia stato tanto discreto.» Fa chinandosi il più possibile verso di me. «Insomma, poteva vedervi chiunque.»

«Ma non è successo, quindi per il momento lo sappiamo solo io e te.»

«E Nott.»

«Vuoi parlare più piano?» Mi lamento. «E poi non chiamarlo così, usa un nome in codice.»

«Grandissimostrafigo andrebbe bene?»

«Keira...»

«Manzodeimanzi? Gnoccoincredibile?» Ridacchia, avvertendo il mio disagio. «Che ne dici di Complimentiallamamma?»

«Chiamalo come ti pare...» Ribatto seccata. Poi mi fermo e mi volto a guardarla, turbata. «Ma è davvero così bello?»

«Dimmi che stai scherzando, ti prego.»

«Ha una bella dentatura, questo è vero, ma...»

«Una bella dentatura?»

Ci appartiamo in un angolino isolato. Un posto dove di solito io e Keira ci fermiamo a chiaccherare prima di salire nelle nostre rispettive camere.

«Vuoi dire che con tutto quello che c'era da guardare tu gli hai visto i denti? I dentiii?» Riprende lei, imperterrita. «Cielo Herm, sei un caso perso.»

E va bene, lo ammetto: sto facendo la finta tonta. Ma come faccio a dirle che sono d'accordo con lei? A confessarle che anche io considero Nott un bel ragazzo e che stargli così vicino mi ha fatto sentire più di una volta inquieta?

Se lo dicessi a Keira lei mi tormenterebbe fino alla fine dei miei giorni.

No, grazie, meglio evitare.

«Comunque, volevo farti le mie scuse.» Dico per cercare di cambiare discorso. «È per colpa sua se ho fatto tardi, oggi.»

«Le avrei accettate se vi foste dati almeno un bacio...»

«Keira!»

«Ma fa niente dai, basta anche solo un appuntamento.»

«Io non ho nessun appuntamento.»

«Certo che sì, invece.»

«Io direi di no.»

«Venerdì è domani.»

«Peccato che avevamo deciso di passare il pomeriggio a ripetere Astronomia.»

«Ne sei davvero certa?» Keira spalanca gli occhioni. «Temo proprio che dovremo rimandare allora perchè ho un altro impegno.»

L'innocenza è forse l'unica qualità che su Keira stona da morire.

E infatti non lo è quasi mai.

La vedo concludere la pietosa scenetta con un sorrisino falso.

«Mi dispiace tanto, Herm.»

«Ti odio. Ma anche così, non ci vado lo stesso, domani.»

«Ma ci pensi?» Riattacca Keira, facendo finta di non aver sentito. «Non solo bello ma anche intelligente. Gli allenamenti di Scacchi magici! C'è qualcosa di più sexy, dico io?»

«Sì,» affermo con decisione. «Un ragazzo che legge.»

«Oh allora dovresti fare un giro nella mia sala comune.»

«Non mi tentare.»

«Guarda che non ti perdi niente. Okei, ci sarà anche qualche Corvonero carino, ma sono tutti così maledettamente seri! Sempre con il naso infilato in qualche libro...»

«Che schifo vero?» Ci scherzo su. «I Serpeverde invece!?»

«Virili e politicamente scorretti. Inoltre il loro sarcasmo innato denota una certa intelligenza.»

«Sai, la tua passione per quella Casa è inquietante.»

«E la tua per la mia, invece, noiosa.»

«A proposito di Serpeverde, c'è una faccenda che dovremmo risolvere.» Il mio tono di voce si abbassa di una ottava. «Ma ho paura che possa nuocerti, in qualche modo.»

«Spara.»

Io e Keira ci guardiamo a lungo, mentre nel castello cala lentamente il silenzio. Niente vociare di studenti o passi pesanti. Niente risa o lamenti. Solo il crepitio del fuoco nelle lanterne.

Fra poco, farsi trovare in giro da Gazza sarebbe pericoloso.

«No magari te lo dico domani,» riconsidero. «A quest'ora dovremmo essere già nei nostri letti. Buonanotte Keira.»

«No, no,» mi ferma lei. «Adesso mi dici che altro succede. Perchè se aspetto fino a domani tu magari ci ripensi e non me lo dici più.»
Ha ragione, è esattamente quello che al novantonve per cento avrei fatto.

«E va bene.» Mi arrendo dopo un lungo sospiro. «Ecco.»

Infilo una mano nella tasca e le porgo la fiala.

«Il nuntiusierum che avresti dovuto preparare oggi.» Rimugina Keira assottigliando lo sguardo. «È quello che avresti dovuto bere tu, quello che contiene il messaggio di Malfoy.»

«Mh-Mh.»

«Ma non l'hai bevuto e ti sei beccata la punizione. In effetti mi è sembrato molto strano...»

«Non volevo rischiare che fosse ascoltato da tutti.»

Mi lancia un'occhiata furba.

«Perchè?»

«Perchè...» Valuto fino all'ultimo l'opzione di non dirle nulla, in maniera tale da far cadere la questione.

In questo modo non avrei dato a Draco Malfoy la soddisfazione di sapere che ho eseguito un suo ordine. Perchè è quello che sto facendo. Ma devo anche considerare il fatto che in fondo aveva ragione. Io sono stata banale con il mio messaggio, no?

Proprio come aveva previsto lui.

 

«Curioso?»

«No, e sai perchè, Granger? Perchè tu sei banale. Posso già immaginare che tipo di stupido insulto nei miei confronti vi hai inserito. Sei tu, invece, quella curiosa.»

 

Oh, sì che lo sono.

È per questo, e anche perchè ormai non posso più tirarmi indietro, che glielo dico.

«Keira, il messaggio di Malfoy è per te.»

Lei china leggermente il capo. Lo sguardo assorto e lontano.

«Okei, questo non me lo aspettavo proprio.»

«Neanch'io, credimi.»

«Dici che dovrei ascoltarlo?»

Keira punta gli occhioni color ambra nei miei, ma io distolgo lo sguardo, rivolgendolo per terra.

«La scelta è tua.» Sospiro. «Considera che stiamo parlando di Draco Malfoy.»

«Dammela.» Dice quindi lei ad un tratto, con decisione. «Strappiamo questo cerotto.»

Le porgo la fiala in silenzio e osservo il suo capo scivolare all'indietro mentre ingerisce il liquido dorato. I capelli corvini non si spostano di una virgola dalla complicata acconciatura che li legano sulla nuca. Che si tratti infatti di una coda, di due trecce o uno chignon, Keira li porta sempre legati.

In effetti, adesso che ci penso, non l'ho mai vista con i capelli sciolti.

Quando finalmente schiude le labbra, mi preparo a sentire la voce di quell'odioso Serpeverde attraversare le corde vocali della mia migliore amica.

«Sabato alle dieci sarò davanti ai Tre Manici di Scopa. Se ci dovessimo scontrare per caso, spero sia come quella volta sulle scale, un momento a cui la mia mente torna sempre con un certo... appagamento.»

Per un paio di secondi cala il silenzio poi, dalla bocca di una Keira disorientata, torna a farsi sentire la voce di Malfoy.

«Ah, Granger... per una volta nella vita fa un favore al mondo: fatti gli affaracci tuoi.»

Strabuzzo gli occhi, incredula.

Lo ammetto: Sono. Letteralmente. Scioccata.

Io e Keira rimaniamo a guardarci per quanto, una decina di secondi? Dopodichè iniziamo a parlare all'unisono, sovrapponendo inevitabilmente le voci.

Io le rivolgo mille domande al secondo, lei sembra cercare delle scuse.

E perchè mai dovrebbe scusarsi?

In effetti mi accorgo che è diventata rossa come un pomodoro.

Mentre ci rifletto silenziosamente sopra, Keira ne approfitta per avere la parola.

«Hai ragione, sai?» Dice scostando lo sguardo, imbarazzata. «Si è fatto davvero tardi, ne parliamo meglio domani...»

«E no,» protesto con un ghigno. «Non eri tu quella del: se aspetto fino a domani ci ripensi

«Non è tanto semplice discuterne in pochi minuti.»

«Mi dirai tutto mentre torniamo alle torri.»

«E va bene,» sospira «ma giura che non riderai di me.»

Sollevo l'indice e fingo di disegnare una croce sul petto, in corrispondenza del cuore.

«E quello cos'era?» Domanda Keira.

«Una cosa da babbani. Oh, ma lascia perdere...» Furtivamente, faccio capolino nel corridoio per raggiungere la rampa di scale. «Via libera, facciamo presto.»

«Quindi...» Keira mi raggiunge e iniziamo a camminare. «Cosa vuoi sapere?»

«Ehmm, vediamo... diciamo tutto?»

«Herm, non credi che sia stato sgarbato dicendoti di farti gli affari tuoi?»

«Certo, ma tutto ciò che esce dalla bocca di Malfoy mi scivola addosso.» Le punzecchio la spalla con un dito. «Ehii, non cercare di cambiare discorso. Cos'è questa storia che Draco si sente appagato ripensando a quella volta sulle scale? Che diavolo avete combinato?»

Il volto di Keira torna a colorarsi di un rosso paonazzo.

«Niente, Hermione! Assolutamente niente!»

«Allora perchè tutta questa agitazione?»

«Ci siamo solo... scontrati, come dice lui.»

«E poi, alla faccia del per caso. In pratica ti ha dato luogo, data e ora dell'appuntamento.»

«Appuntamento?» Dice strabuzzando gli occhi.

«Non lo è?»

«Sì, forse...»

Strano come Keira riesca ad apparire maliziosa e frivola quando si tratta di altri che non sia lei stessa.

Dov'è finita la ragazza super eccitata per il mio scambio di battute con Theodore? La ragazza che questo pomeriggio si era truccata per andare a lezione di pozioni, maestra di inganno e furbizia? La ragazza sempre così sicura di sè, sempre ordinata e con la risposta pronta?

Adesso mi ritrovo di fronte la sua copia esatta, ma allo stesso tempo il suo opposto.

Timida, impacciata, esitante.

Struccata.

 

«Giura che non riderai di me.»

 

Mi domando se non ho esagerato, estorcendole questa storia come una prepotente.

Alla fine, se vogliamo essere del tutto sinceri, non mi interessa affatto cosa potrebbe aver combinato con Malfoy. Certo, le consiglierei caldamente di stargli alla larga, ma immagino che Keira sia una ragazza coscienziosa a tal punto da capirlo da sola.

La verità è che l'ho fatto per ripicca. Per farle capire come ci si sente.

E va bene, forse sono stata un tantino cattiva.

«Non fa niente Keira,» cerco di dire con comprensione. «Non me ne devi parlare se non ti va. Prima io... scherzavo.»

«No, anzi,» fa lei, adesso meno imbarazzata. «Forse avrei dovuto dirtelo prima. In fondo non c'è stato niente e tu, oddio, chissà cosa stai immaginando.»

«Credimi, mi riesce difficile immaginare te e Malfoy nello stesso momento.»

«Ci siamo abbracciati.» Dice allora lei all'improvviso, e io ripenso a quando pochissimo tempo prima aveva affermato, con risolutezza, strappiamo questo cerotto.

La vedo prendere un lungo sospiro, poi, tutto d'un fiato: «Cioè... non proprio abbracciati. Diciamo stretti. Io (che figura!) stavo cadendo. Sì, ecco, non so come sia potuto succedere ma ho perso l'equilibrio. Mentre salivo le scale. E lui... cioè, io non sapevo si trattasse di Draco. Mi sento trattenere. Mi...»

«Keira, mia cara, non ci sto capendo niente.»

«Oh, sì scusa, hai ragione.» Ridacchia. «Allora, tu sei me, no? E io sono Draco, ecco...»

Si posiziona dietro di me, un gradino più sotto. Mi fa girare di schiena e mi afferra una spalla con una mano, un fianco con l'altra, delicatamente.

«Oh...» Sussurro.

«Ecco...» continua lei, di nuovo paonazza. «È durato un secondo, o forse due. Io ho pensato di civettare giusto un po', così ho sbattuto le ciglia e con voce sensuale l'ho ringraziato. Ma poi mi sono voltata.»

«E hai scoperto l'identità del tuo galante salvatore.»

«Mi sono detta: perchè lui?»

«Non poteva trattarsi di Theodore Nott?» Scherzo.

«Esatto! Dai, ci sono centinaia di studenti che preferirei a Draco Malfoy. E così l'ho trattato male.»

«Male?»

«Sì, l'ho guardato in maniera sprezzante e me ne sono andata.»

«Mh, mh... okei ma ci sono due cose che ancora non mi quadrano, in tutta questa storia.»

«So cosa stai per dire.»

«Ovvero?»

«Se ho questo atteggiamento nei suoi confronti, come mai sembro una ragazzina alle prime armi parlando di lui?»

«Esatto.»

«È perchè... uff te lo dico un'altra volta, ora proprio non mi va.»

«Come vuoi.»

«Grazie. E qual'è la seconda cosa che non ti quadra?»

«Non capisco come da un banale contatto sia nata l'idea di un appuntamento.»

«Francamente non è chiaro neanche a me.»

Nel frattempo siamo arrivate al pianerottolo che divide le due ali del castello.

«Cosa farai, dunque?» Chiedo prima di inziare a salire la scala che mi porterà alla torre di Grifondoro. «Sabato ci andrai?»

«Non lo so ancora, ci dormirò su.» È la risposta di Keira, già a metà della sua, di scala. «E tu? Tu cosa farai domani?»

Mi arresto qualche secondo solo per pensarci bene.

Leggere libri di magia inediti sarebbe un sogno, ma doverlo fare per Nott? Diciamo solo che non mi fiderei molto.

Quindi la verità è che non lo so ancora neanch'io.

«Ripeterò astronomia da sola, tanto per cominciare.»

Ci scambiamo un sorriso nel silenzio più assoluto.

L'omone di un quadro sbadiglia.

Due «buonanotte» vengono sussurrati all'unisono.

E poi... bhè, poi la notte si impadronisce definitivamente del castello.

 

Draco

 

«Oh, eccoti qua.»

Nott fa capolino nella sala comune, con un sorriso sornione stampato in faccia.

«Provaci soltanto,» lo avverto con evidente fastidio «a parlare di quello che è successo a lezione di pozioni e...»

«E se fossi così coraggioso da farlo?»

«Ti lancio una maledizione nel sonno, Nott, giuro che lo faccio.»

«Il solito esagerato» Theo si siede alla sua poltrona preferita «dai, non è mica la fine del mondo.»

«Theo, mi ha ridicolizzato davanti a tutti!» Sbuffo.

Mi sento nervoso e umiliato. Per fortuna che c'è il vino. Afferro un calice con fare distratto, portandomelo alle labbra.

Intanto Theo mi guarda perplesso.

«Non era mio, il messaggio nel nuntiusierum.» Spiego. «Lo ha inventato quella vipera sul momento.»

Sento un grugnito e, quando alzo lo sguardo sul mio amico, lo vedo trattenere a stento una risata.

«Immaginavo fosse opera sua.» Considera, versandosi del vino in un calice pulito. «Ma devi ammettere che sa tenerti testa, Draco.»

«Sarà...»

«E senti...» Lo vedo esitare. «Poi durante la punizione è successo qualcos'altro degno di nota?»

«Non ci ho provato con lei, se è quello che vuoi sapere.» Ribatto seccato per il fatto che lo abbia solo pensato. «Quello dovrebbe essere interesse tuo.»

«E lo è, te l'assicuro.»

«Progressi?»

«Un appuntamento.» Risponde con un moto di orgoglio nella voce. «E tu?»

«Diciamo solo che sono stato a un passo dal baciarla.»

«Cavolate!» Ride Nott.

Lo lascio cuocere nel suo brodo con un ghigno sulle labbra.

Lui non ha nessun appuntamento tra le mani e il mio «quasi bacio» in pratica non esiste.

Lo so io, lo sa lui, e lo sanno soprattutto le interessate.

«Credo che la lavagna rimarrà vuota per un altro po', comunque.» Lo sento rimuginare a un certo punto.

Scuoto il capo, divertito.

«È il destino di chi si avvicina troppo al sole, rimanere delusi.» Commento versandomi ancora da bere.

«Ma non è da me volare basso.»

«Le tue belle ali si scioglieranno e cadrai, amico mio.»

«Quanto sei melodrammatico.»

Nott mi lancia un'occhiata stizzita.

Io termino il vino, un po' brillo.

E mi addormento non appena mi infilo sotto le coperte.




Nel prossimo capitolo:

«Ti chiedo solo un giorno, Granger.» Ribatto con calma. «E poi come fai a sapere che non potremmo diventare amici anche noi?»

«Il fatto che non saremo mai amici, noi due, è forse l'unica certezza della mia vita.»

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Capitolo 4
*** Marmellata ai mirtilli ***


Capitolo quattro: marmellata ai mirtilli

 

Hermione

 

Biascico un 'giorno in risposta al buongiorno allegro e strillante di Keira.

Ma dove le trova tutte queste energie di prima mattina?

Io non ho chiuso occhio per l'intera notte dato che non facevo altro che rivedere la faccia di Theodore Nott davanti agli occhi.

Affondo i denti in un toast imburrato, mentre guardo in tralice la Corvonero.

Neanche a dirlo, mentre i miei capelli sembrano un covone di paglia ramato, i suoi sono lucidi e pettinati alla perfezione. Oggi porta una treccia che le accarezza la schiena in quasi tutta la sua lunghezza.

«Perchè ho l'impressione che tu mi stia accoltellando con lo sguardo?» Chiede con un accenno di sorriso.

«Non è un'impressione, Keira,» biascico. «Se ne fossi capace lo farei.»

«Comunque ci ho pensato tutta la notte.»

«E riesci ad essere lo stesso così arzilla?»

«Oh, ma io dormo pochissimo, non lo sapevi?» Si siede accanto a me per poi abbassare la voce. «Ho deciso di accettare l'invito di Draco.»

Strabuzzo gli occhi, incredula.

Okei, non posso fingere di non aver ponderato anch'io tutte le varie possibilità, rimuginandoci sopra per ore. Ma alle prime luci dell'alba, quando ormai il sonno stava finalmente riuscendo ad impadronirsi della mia mente, sono giunta alla conclusione che no, non avrei neanche dovuto considerarlo.

Parlo di un eventuale appuntamento mio con Nott nonchè di uno tra Draco e Keira.

Ma siamo impazziti?

«Chiudi la bocca,» mi rimprovera Keira. «Ti si vede il cibo masticato, che schifo.»

Rialzo la mascella ma continuo a fissarla, in silenzio.

«Che c'è?» Fa lei, a disagio.

«Credo che indirò una nuova petizione, questa volta contro Sybill Trelawney.» Dico seria. «Respirare troppo incenso ci sta causando brutti effetti. Che poi, sarà davvero incenso, dico io?»

«Ma smettila.»

«Allora dimmi un solo valido motivo per cui dovresti uscire con quella serpe.»

«Perchè, anche se si tratta di Draco, è comunque il primo ragazzo in assoluto ad avermi chiesto un appuntamento.»

Rivolgo lo sguardo verso il piatto che ho davanti, pensierosa. Poi rialzo il capo.

La guardo, notando che un raggio di sole le illumina parte del viso.

La guardo e mi sembra bellissima, praticamente perfetta.

«Mi piacerebbe sapere a cosa stai pensando.» Dice Keira, dolcemente.

«Che mi sembra assurda una cosa del genere. Insomma, non ci credo che nessuno ti abbia mai fatto delle avances.»

«Dovrai incominciare a crederci allora, in fondo ci conosciamo da poco e ignori ancora tanto di me.» Tira fuori dai polmoni un lungo sospiro. «La verità è che è sempre stato difficile, per me, trovare un ragazzo che non si sentisse intimorito dalla mia presenza. Credono tutti sia troppo intelligente o altezzosa o chessò io, per loro.»

Non so cosa dire, mentre Keira rivolge gli occhi lucidi verso l'enorme porta della Sala Grande.

«Al Ballo del Ceppo rimasi nel dormitorio, da sola, perchè a nessuno è venuto in mente di invitarmi.»

«Sono sicura che a decine di ragazzi sarà venuto in mente di invitarti, Keira.»

«Ma nessuno l'ha fatto. E quella sera ho pianto, Hermione.

«Se ci fossimo conosciute prima...»

«No, no, no, niente «se» con una Blackheart. Ormai è andata.» Le sue labbra si arricciano in un sorriso triste, mentre lo sguardo appare ancora assorto, nonostante abbia gli occhi puntati nei miei. «Il punto è che so che si tratta di Malfoy, so che è un Serpeverde e so che non c'è da fidarsi ma... so anche che, per una volta, un ragazzo con me è stato tanto audace da chiedermi un appuntamento e tremendamente romantico da farlo con un messaggio.»

All'ascoltarla pronunciare il termine romantico e il nome di Draco nello stesso periodo, un brivido freddo mi attraversa la schiena.

«Tuttavia, come ho detto,» continua lei, assottigliando lo sguardo «ci ho pensato tutta la notte.»

«E?»

«E sentimentalismi apparte, ho un quoziente intelletivo abbastanza elevato da capire che c'è qualcosa sotto.»

Finalmente, penso con entusiasmo, è appena tornata la mia migliore amica.

Quasi strillo un: «mi sei mancata» gettandomi tra le sue braccia.

Ma le confermo solo che ho i miei sospetti anch'io.

«Pensaci bene.» Dice afferrando un toast per spalmarci sopra della marmellata ai mirtilli. «Sono migliori amici e si sono fatti avanti nello stesso momento, non è una coincidenza troppo strana?»

«E non è strano che lo siamo anche noi, migliore amiche?»

Keira ci riflette qualche secondo, poi scuote il capo.

«No, non credo centri qualcosa la nostra amicizia.»

«Quindi cosa suggerisci di fare?»

La Corvonero mi lancia un'occhiata maliziosa.

Sorride.

«Bhè, non so tu, ma io sono curiosa di sapere dove vogliono andare a parare quei due, quindi...» Dice un attimo prima di addentare il toast. «Direi di stare al loro gioco.»

 

«Posso parlarti?»

Theodore Nott alza lo sguardo dalla scacchiera, sorpreso.

«Prego.» Dice con un sorriso, riprendendo sicurezza di sè.

«Sarebbe meglio...» Faccio scivolare lo sguardo sui suoi compagni. «In privato.»

Parte un coro di oooh-ooh che mi fa pentire subito del mio approccio troppo sfrontato.

«Ma va bene anche qui...» Biascico sperando di non essere arrossita.

Intanto Nott mi guarda con uno strano luccichio negli occhi e un'espressione che rimanda davvero all'immagine di una serpe pronta ad attaccare.

Poi si volta di scatto e punta gli occhi sul compagno che gli è seduto di fronte.

«Và.» Ordina freddamente, e il ragazzo si alza e si allontana.

«Prego.» Ripete quindi, indicando con la mano la sedia che si è liberata.

Mi accomodo ringraziandolo appena.

«Quindi, dicevo...»

«Aspetta, è il mio turno.» Mi ferma. «Sai, se li lasci troppo da soli ti ritrovi ad assistere ad una guerra magica.»

Vorrei rispondergli a tono ma non trovo nulla di intelligente da dire. Così rimango in silenzio, soffermandomi sul viso di Nott.

Ho notato che quando si concentra picchietta ritmicamente l'indice contro le labbra.

«Dunque ci hai ripensato.» Considera dopo aver comandato a una torre di muoversi. «Tocca a te.»

«Sì ecco...»

Ad un tratto, non ricordo più cosa avevo da dire. Fisso solo la scacchiera con aria assorta.

Mi rendo conto che se non lo avessi interrotto, Nott non solo avrebbe vinto, ma lo avrebbe fatto stracciando letteralmente il suo avversario.

Anche se...

«Donna in B6.» Affermo con un brivido.

Il pezzo allunga il collo sinuoso e diafano, apprestandosi a camminare con passo fiero.

«Attenta, bella signora.» Mormora Nott, rivolto alla Donna.

Dopodichè solleva gli occhi sbarazzini su di me, con un sorriso.

Non un ghigno, e neanche una smorfia, solo un sorriso, luminoso e genuino.

Eccolo che riabbassa lo sguardo sulla scacchiera.

«Vuoi pensarci tu, mio prode destriero?»

Il cavallo dalla pelle d'ebano trotta impaurito verso la casella indicata dal giocatore, il quale lo esorta a non essere vigliacco.

Chino il capo di lato, divertita.

«Quanti libri sono?» La butto là.

«Puoi contarli tu stessa,» risponde valutando la prossima mossa. «Sono tutti nella mia stanza.»

«Ah-ah.» Lo ammonisco. «La conosco la storia della collezione di farfalle.»

«Farfalle? Io non colleziono farfalle...»

«Era solo per dire che non verrò nella tua stanza, Nott.»

«Quindi dovrei anche portarteli io?»

«Chiariamo una cosa: sono io che sto facendo un favore a te, non il contrario.»

Un altro paio di mosse, poi il ringhio del mio avversario.

«Maledizione!»

«Qualcosa non va?» Chiedo con un tono tranquillo.

«Certo, mia cara.» Dice Nott lanciandomi uno sguardo di fuoco. «Dato che a un tuo semplice comando il mio Re verrà polverizzato.»

«Oh, non me n'ero accorta, hai ragione.» Sorrido, soddisfatta. «Scacco matto.»

«E va bene, piccola strega, ti porterò i libri.» Afferma con aria sconfitta. «Dove e quando?»

«Domani mattina ai Tre Manici di Scopa?»

«Perfetto.»

«Perfetto.»

Mi alzo con uno scatto.

«Ah, Theo?»

Il ragazzo solleva lo sguardo su di me, tornando a mostrarmi il suo solito sorriso di scherno.

«Sai niente di un appuntamento tra Malfoy e la mia amica Keira?»

«Niente.» Dice con un'aria sorpresa che a me sembra sincera. «Perchè?»

Faccio spallucce.

«A domani, allora.»

«A domani, mia regina.»

Mia regina? Bhè, sempre meglio di topolina.

E poi, come mi ha chiamata mi fa sentire lusingata, anche se non voglio darlo a vedere. Così mi volto a metà strada dalla porta d'ingresso solo per lanciargli un'occhiataccia.

Sbruffone, penso con un sorriso.

 

Draco

 

Il grande giorno è arrivato. Sono le dieci di un sabato soleggiato, nonostante in lontananza ci siano scuri nuvoloni che minacciano pioggia, e io sono davanti ai Tre Manici di Scopa, Hogsmeade.

Mi sono svegliato qualche minuto dopo l'alba per prepararmi al meglio: doccia, profumo e vigorose spazzolate per rendere ancora più luminosi i capelli. E avevo deciso cosa mettermi già dalla sera prima: camicia nera, pantaloni in tinta, cinta e scarpe di pelle.

No, non sono una femminuccia vanitosa, sono solo uno a cui non piace perdere. E con Theodore Nott come avversario, la vittoria non è scontata.

Lo vedo incamminarsi verso di me proprio in questo momento, con il suo atteggiamento altezzoso e un sorriso talmente luminoso da far impallidire il sole.

Si è messo in ghingheri anche lui, solo che la camicia è bianca e i pantaloni sono verdoni, della stessa sfumatura della cravatta e dei suoi occhi.

«Draco...»

Mi saluta, per poi entrare nel locale.

«Nott...»

Strofino le mani tra loro, alitandoci sopra una nuvola di condensa calda.

Ma per quale stramaledetto motivo le donne si devono sempre far aspettare?

Attendo pazientemente qualche altro minuto, sempre più infreddolito e infastidito, finchè decido che ne ho abbastanza e mi rifugio al caldo anch'io.

Dentro l'aria odora di burrobirra e i tavoli sono circondati da avventori rumorosi.

Sento gridare il mio nome da un angolo della locanda, ma con una smorfia decido di passare avanti: sono Tiger e Goyle.

Così mi siedo a uno sgabello del bancone per ordinare un whisky incendiario, che Madama Rosmerta prepara con un sopracciglio sollevato.

«Il primo della giornata.» Commenta scettica. «Ecco a te.»

Mugugno un 'grazie e afferro il boccale tiepido con mani tremanti.

Nel frattempo sento la porta d'ingresso aprirsi ed io mi volto per scoprire chi vi sta entrando, insieme a una fredda folata di vento.

No, non si tratta della Blackheart e... la posso dire una cosa? Più che rattristarmi, la sua assenza non fa che infastidirmi ulteriormente.

Come osa infatti darmi buca?

Piccola, sfrontata, arrogante Corvonero.

Altre ragazze avrebbero fatto cartefalse per ricevere un simile invito dal sottoscritto.

Bhè, mi ritrovo a pensare, non per niente è una cinque stelle.

«Aspetti qualcuno?»

Una voce calda mi solletica all'improvviso le orecchie.

Mi giro verso il bancone per ritrovarmi di fronte due occhioni da gatta, le ciglia lunghe e scure a creare un'ombra sul viso chiaro.

«Non proprio,» rispondo con lo stesso atteggiamento complice. «Diciamo che avevo previsto un incontro casuale.»

«Ma se prevedi sempre tutto rinunci all'effetto sorpresa.» Commenta Keira, accennando un sorriso. «Non credi?»

«Prendi qualcosa da bere?»

«Ti dispiace se assaggio da te?»

Tiro un sospiro profondo, ipnotizzato, e con un rumore gutturale le passo il boccale.

«Prima non vuoi sapere cos'è?» Chiedo, inutilmente, perchè Keira aveva già buttato giù qualche sorsata.

Con un ghigno, aspetto la sua reazione, che però non arriva.

«Qualcosa non va?» Mi porge il boccale, noncurante.

Diciamo solo che non mi aspettavo lo bevessi davvero senza sputarlo alla prima sorsata?

«Non mi aspettavo accettassi il mio invito.» Dico invece, sporgendomi verso il suo viso.

«Quale invito?» Keira sssottiglia lo sguardo. «Io sono venuta con lei.»

E con un dito indica un punto alle mie spalle.

Ad un tavolo, con la testa dietro ad un enorme libro, scorgo i capelli castani di Hermione Granger. E al suo fianco, con mia grande sorpresa, c'è Theodore Nott.

La storia si fa ancora più assurda.

«Cosa... cosa ci fanno insieme?»

«Leggono dei libri.»

«Leggono.»

«Dei libri.»

«Bhè, questo lo vedo.» Commento con aria scettica. «La questione è perchè.»

«Ah, tu non lo sai?»

«Certo che no.»

«Strano...»

Mi volto di scatto verso Keira.

«Perchè sarebbe strano?»

«Oh, niente, niente.» Dice sfiorandomi un braccio. «Allora, li raggiungiamo? Mi dispiace un po' averla lasciata da sola ma avevo sete.»

Certo come no, penso.

Credo sia stato uno sbaglio scegliere lei per il Torneo.

È uno schianto, certo, ma anche troppo furba.

Sbircio un'altra volta verso il tavolo dov'è seduta la Granger, che il mio amico guarda di sottecchi, facendo finta di sfogliare interessato alcuni libri.

Lei, invece, ha lo sguardo assorto sulle pagine di un grosso tomo dal titolo: «La storia magica dal punto di vista elfico».

E quanto sembra buffa, penso, quando afferra una tazza e se la porta alle labbra senza distogliere l'attenzione dalla lettura per poi, dopo un paio di sorsate di caffè, riappoggiarla sulla copertina di un altro libro.

Ma la mia attenzione viene distolta quando Keira Blackheart mi passa davanti sculettando, facendomi segno di seguirla.

In questo modo, leggermente eccitato, mi ritrovo a prendere posto di fronte a Theo e la Granger.

«Sei venuto a darmi una mano anche tu?» Chiede Nott affabile. Poi, dopo un calcio al mio piede, abbassando la voce: «Portati subito via Keira con una scusa.»

Lo fulmino con gli occhi, della serie: farò il possibile, questa situazione non conviene neanche a me.

Nel frattempo mi accorgo di uno scambio di sguardi complici fra le ragazze.

Okei, fermi tutti. Che sta succedendo?

«Allora, Keira...» Inizio a dire, per poi essere interrotto dalla Granger.

«Chiariamo una cosa, Malfoy.» Dice abbassando il libro sul tavolo. «Noi non siamo qui per conversare. Quindi se vuoi rimanere a questo tavolo, scegli un libro e inizia a leggere. Abbiamo in previsione di recensirli tutti entro pranzo.»

«Tu non decidi mica cosa dovrei fare io.» Sbotto, seccato.

«Allora sei pregato di andartene perchè al momento stai procurando solo fastidio.»

«Ma sentila, io mi siedo dove mi pare e piace!»

«Draco...» Keira mi afferra un braccio con le sue mani minute. «No.»

Guardo Nott, impotente.

Ci sarà pure un modo per stare da solo con la Corvonero senza avere la sua snervante amica di intralcio. Un modo qualunque che non sia scodinzolarle intorno come sta facendo Theo con Hermione.

Le lancio un ultimo sguardo infastidito, per poi ringhiare a denti stretti: «A questo tavolo sei tu l'intrusa, Sanguemarcio.»

Lei rivolge di scatto la sua attenzione verso di me.

E adesso cosa c'è che non va nei suoi occhi? All'improvviso appaiono più... acquosi.

«Adesso basta.» Esplode Nott, tirando indietro la panca e sollevandosi. «Draco, siamo tra amici qui. Chiedile scusa.»

Strabuzzo gli occhi, incredulo.

Devo dire che sta prendendo proprio sul serio questo Torneo, tra l'altro recitando in maniera sublime.

La cosa mi diverte per cui sollevo i palmi con un ghigno.

Dimostrerò a Theo che sono un bravo attore anch'io.

E che se è il gioco sporco, quello che vuole, allora non mi farò scrupoli a raggiungere la vittoria con ogni mezzo necessario.

«Le mie scuse, Granger.» Affermo scaturendo sorpresa nei presenti. «Dimenticavo che ora tu sei per Nott un'amica... speciale

«Scuse... accettate.» Biascica Hermione, titubante, per poi rialzare il volume di storia davanti ai suoi occhi.

«Anzi, per dimostrarvi che sono davvero dispiaciuto, che ne direste di consolidare questa nuova amicizia passando insieme, a Londra, la vigilia di Natale? Saremo tutti nei paraggi, in quel periodo, no?»

«La vigilia è fra...» Inizia Keira.

«Una settimana.» Conclude Theo.

Hermione fa cadere il libro con un tonfo.

«Grazie ma vorrei passare le vacanze di Natale con i miei genitori e i miei amici,» replica con tono sprezzante. «Quelli veri.»

«Ti chiedo solo un giorno, Granger.» Ribatto con calma. «E poi come fai a sapere che non potremmo diventare amici anche noi?»

«Il fatto che non saremo mai amici, noi due, è forse l'unica certezza della mia vita.»

«E io mi sto facendo un'idea di che cosa potremmo essere, se non vuoi essermi amica.»

Lo scambio di battute prosegue come una frenetica partita a tennis, dove la palla vola da una parte all'altra del tavolo sottoforma di insulti, e Keira e Theo fanno da spettatori voltando il capo ora verso di me e ora verso la Granger.

Finchè il mio compagno di Casa si mette nuovamente in piedi, frapponendosi tra noi con le braccia e parte del corpo.

«Okei, va bene, abbiamo capito che non vi state simpatici.»

«Stai minimizzando secondo me,» commenta Keira. «Litigano come cane e gatto, questi due.»

«È colpa sua!» Strilliamo contemporaneamente io ed Hermione, indicandoci. Per poi sbottare all'unisono un verso a metà tra l'infastidito e l'intimidatorio.

Ci scambiamo un'occhiata di sfida, del tipo: provaci, ad aprire di nuovo bocca.

Ma non lo fa nessuno dei due.

Sento gli altri due tirare un lungo sospiro di sollievo, rassicurati dall'apparente calma.

«Toast con marmellata ai mirtilli?»

Volto lentamente lo sguardo verso Keira, che mi sta porgendo un toast ricoperto da una sostanza viola gelatinosa.

Mi guarda, incerta sul da farsi.

Penso che questo appuntamento è stato un completo disastro.

E al diavolo il Torneo, se per parteciparvi devo compromettere il mio orgoglio.

«No, ti ringrazio.» Sospiro alzandomi da tavola. «Buona lettura.»

 

Ritorno in strada con una strana sensazione a premermi sul petto, quasi palpabile e consistente, come questo freddo che sta diventando ghiaccio.

Non credo di averla mai provata prima.

Non è la solita rabbia che mi spinge a ferire gli altri, o la tristezza che mi attanaglia la notte, quando sono davvero solo.

È... rimorso?

Mi stringo il cappotto all'altezza della gola, socchiudendo gli occhi, e mi incammino verso il castello.

No, io non sono capace di provare rimorso.




Nel prossimo capitolo:
 

Ma che diavolo è successo, poco fa?
Sento una mano piccola e calda sfiorare la mia.

L'afferro e la stringo piano.
Lo sguardo di entrambi puntato sulla parete di fronte, in silenzio.

«Grazie.»

È solo un sussurro, ma lo sento benissimo, e il cuore incomincia a battere un po' più forte.
Non riesco a dire nulla, frastornato, e lei non aggiunge altro.

Ma rimaniamo così, immobili, stringendoci la mano.

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Capitolo 5
*** Winter Wonderland ***


Capitolo cinque: Winter Wonderland

 

Hermione

 

Mezzogiorno. Appuntamento davanti ad House of Fraser, sulla Oxford Street, Londra. 24 Dicembre.

Sono qui, alzo lo sguardo sulle illuminazioni che ricoprono ogni centimetro del palazzo, e ancora non mi capacito di quello che sta per accadere.

Io e Keira, lei agghindata di tutto punto ed io... bhè non devo mica trovarmi il marito (no?) stiamo aspettando l'arrivo di due ragazzi.

E non due amici di vecchia data o due ragazzi qualsiasi, ma Draco Malfoy e Theodore Nott.

Chi lo doveva mai immaginare che sarebbe andata a finire così?

Strofino energicamente la schiena della mia amica, cercando di calmarla, visto che è in stato di iperventilazione da tipo un'ora.

Più si avvicinava l'orario dell'incontro, infatti, e più non faceva altro che agitarsi e buttare un grido ogni volta che avvistava due ragazzi camminare uno di fianco all'altro.

«Come sto?» Mi chiede per la millesima volta.

«Te l'ho già detto un paio di secondi fa,» sbuffo. «Sei splendita.»

Ma Keira non mi sta neanche ascoltando, guardando invece la folla di passanti con occhi allucinati.

La osservo per qualche secondo di sottecchi, con un sorriso.

Il fatto che si agiti tanto per dei ragazzi mi diverte un mondo, e forse è anche per assisterla in questo stato che ho accettato di venire con lei all'appuntamento.

Dopo quel sabato ai Tre Manici di Scopa, infatti, Malfoy glielo aveva riproposto in privato. E lei aveva accettato a una sola condizione: che ci fossi anch'io.

E così eccomi qui, una settimana di preghiere insistenti dopo, a rassicurarla sul suo aspetto fisico.

Non mento quando affermo che è splendita.

Come potrebbe essere altrimenti?

In affinità con il suo carattere e con la sua mania di controllo, Keira risulta sempre impeccabile sia nei modi che nell'abbigliamento. Ha infatti un'eleganza innata che le permetterebbe di risultare chic anche con un sacco di patate in testa.

Oggi però si è superata, e lo si nota dalle molte teste che si girano instintivamente verso di lei quando ci passano davanti.

Bhè credo che lo farei anch'io, se fossi un maschio.

Partirei a scrutarla dalle gambe, lunghe e avvolte in calze scure, per poi passare al corpo da urlo fasciato in un vestitino grigio di lana e infine al viso armonioso e dai bei colori: dorato per gli occhi truccati, nero per i capelli tenuti stretti in una lunga coda di cavallo e rosa pesca per le labbra a forma di cuoricino.

Inutile dire che in questo momento, al suo fianco, mi sento l'imbranata assistente di una top model.

Tutti gli sforzi di Keira per farmi seguire le sue orme, infatti, sono stati inutili.

Devo dire che ci ho provato, a indossare qualcosa di provocante e a farmi bella, ma alla fine ho pensato: per chi lo sto facendo?

Di certo non per me, e neanche per mettermi in mostra davanti ai ragazzi, ma solo per Keira.

E così, la voglia di farla sembrare ancora più bella stando vicino a me, mi ha portato alla conclusione che dovevo apparire il più ordinaria possibile.

E no, dalle occhiatacce che mi lancia Keira di tanto in tanto, deduco che lei non abbia apprezzato.

«Comunque potevi almeno metterti un filo di trucco.» Commenta con un certo nervosismo.

«Ci risiamo.» Sbuffo.

«E quei pantaloni...»

«Che hanno di male i miei pantaloni?»

Altra occhiataccia.

«Mi mantengono calda...» Cerco di giustificarmi con un filo di voce. «Thò, eccoli.»

«Davvero? Dove?»

«Scherzavo.» Rido, beccandomi una borsata su un fianco.

«Ahi,» mi lamento. «Sei una tipa violenta.»

«E tu una demente.»

«E tu l'imbecille amica di una demente.»

Ridiamo insieme, stanche per via del freddo e dell'attesa.

«Sai, è strano vederti così in ansia.» Incomincio, tornando a guardare i passanti che affollano i marciapiedi. «Sei sempre così sicura di te, e di quello che devi fare o dire...»

«Forse è perchè sta incominciando a piacermi...» Ammette lei, arrossendo.

Mi schiarisco la gola.

«E da quando?»

«Ancora non ne sono sicura.» Keira si volta verso di me, con un sorriso furbo. «Ma non dimentichiamoci che lui e Nott stanno sicuramente tramando qualcosa, quindi...»

«Guardia alta.» Concludo per lei.

«Giusto.» Mi appoggia.

Due secondi dopo, la calca di gente sembra aprirsi per lasciar spazio a due ragazzi.

Indossano entrambi un pesante dolcevita di lana, anche se di colori differenti, e vengono verso di noi. Ma lo fanno con un'andatura spavalda, rivolgendoci due espressioni discordanti.

Il primo infatti lancia sguardi infuocati, con un sorriso sornione sulle labbra, il secondo invece ha un cipiglio sprezzante e occhi di ghiaccio.

Ora più che mai, osservandoli insieme in un contesto differente da quello scolastico, mi accorgo di quanto i due siano l'uno l'opposto dell'altro.

Il giorno e la notte, bianco e nero, fuoco e ghiaccio.

Eppure, allo stesso tempo sembrano così simili e affiatati.

Che sia questa la chiave di una relazione ideale?

Trovare i punti di congiunzione tra le varie diversità?

Mi sfugge un risolino, al pensiero di aver tratto queste conclusioni dopo aver osservato due amici dello stesso sesso.

«Non potevi scegliere accessorio migliore, per oggi.» Afferma Nott, che intanto si era avvicinato a me.

Mi rivolge uno sguardo dolce, riferendosi al mio sorriso con una breve occhiata alla mia bocca.

«Grazie.» Sussurro, imbarazzata.

Ci scambiamo un breve saluto, e lo stesso avviene tra Draco e Keira, più emozionata che mai.

Quando lo sguardo di Malfoy si posa su di me, mi preparo a ricevere uno dei suoi soliti insulti, ma mi soprende facendo un breve cenno con il capo.

Della serie: sto imparando a sopportarti.

«Allora,» dice Theo dopo essersi sfregato le mani. «Facciamo un giro?»

«Non vediamo l'ora,» si intromette Keira con un tono civettuolo. «Vero Herm?»

«Sì, come no.» Confermo, ironica.

Nott mi lancia una breve occhiata divertita poi si incammina per Oxford Street, raccontandoci brevi aneddoti su Malfoy per rompere il ghiaccio tra di noi.

Io e Keira ridiamo sotto i baffi, scambiandoci sguardi complici tra le vetrine e le luci della via, addobbata a festa.

E ridiamo non perchè le storie siano particolarmente spiritose, ma perchè Draco rivolge al narratore facce così buffe da risultare irresistibili.

Credo che Nott sia l'unica persona sulla faccia della terra a poterlo trattare così senza temere la sua ira.

«Nott.» Il suo nome mi esce senza neanche pensarci.

Con un certo imbarazzo, mi rendo conto che l'ha sentito anche lui, perchè si volta verso di me, con aria interrogativa.

«Vuoi dirmi qualcosa, topolina?»

Al sentirmi chiamare di nuovo con quel nomignolo sento il viso avvampare.

«La smetti di usare quel nome?»

«Quale nome?» Chiede Keira, curiosa.

«Nessuno.»

«Guarda che non chiamo così mica tutte.» Ribatte Theo fingendosi offeso.

«Sai quanto mi interessi.»

«Così come?» Rincara l'altra.

«Smettila.» Sibilo dalla parte di Keira.

«Topolina.»

«Ooooh, la chiami davvero così? Che dolce.»

«Ma lei non gradisce, a quanto pare.»

«No, Hermione preferisce gli insulti.»

«Ah, davvero?» Si intromette alla fine Draco. «Non credevo ti piacessero questo tipo di cose, Granger.»

«Ma la smettiamo?»

Giuro, la mia sopportazione sta arrivando al limite.

Lancio a Keira uno sguardo infuocato.

Ecco cosa si riceve in cambio a far del bene agli amici, penso.

Continuiamo a camminare in silenzio per un po', finchè l'attenzione della mia amica viene attratta da un volantino attaccato all'entrata di una metro.

«Ragazzi, che ne dite?»

Sbircio il volantino indicato. Uno dei tanti che pubblicizza un evento in Hyde Park: Winter Wonderland.

Nott interroga Draco con lo sguardo, poi quest'ultimo solleva le spalle.

«Perchè no?»

 

Draco

 

Sono stato incastrato.

E prego ogni secondo che nessuno mi riconosca e mi veda passeggiare a fianco di una insulsa sanguemarcio.

Il mio migliore amico invece sembra a suo agio, camminando tra le due ragazze.

Lo vedo rivolgere un complimento ad una, voltarsi per sorridere all'altra.

È nel suo elemento naturale, insomma.

Conquistare, flirtare, corteggiare non è mai sembrato tanto complicato, per lui.

Per me invece è tutta un'altra storia.

La maggior parte delle ragazze, infatti, prima di concedersi alle mie lusinghe ci vanno con i piedi di piombo. Sono convinte che io abbia un secondo fine, che stia macchinando qualcosa a loro insaputa.

Bhè, fino ad ora è stato così, infatti.

Che sia per portarle a letto, ricevere qualcosa che mi serve o vincere un Torneo, il mio approccio con loro è sempre condizionato da un secondo fine.

Quindi con la Granger, dalla quale non voglio assolutamente nulla, mi comporto di conseguenza. E non ci provo neanche, come mi ha chiesto di fare Theo, a comportarmi con lei in maniera amichevole.

Ma scherziamo?

Quando arriviamo ad Hyde Park sento un gridolino fastidioso. È l'effetto che mi provoca la voce di Keira quando è accitata per qualcosa. Non oso immaginare che sensazioni mi darà durante il sesso. Spero proprio che, quando arriverà il momento, sarò talmente preso da non sentire nulla, rovinando tutto.

Ecco, in questo momento è in fibrillazione alla sola vista del cartello luminoso all'entrata, con il disegno di Babbo Natale sopra.

Mi chiedo dunque cosa combinerà quando saremo davvero a Winter Wonderland e sarà circondata da giostre, pupazzi e bancarelle di dolci.

Dovrò essere forte, e raccogliere ogni briciolo di pazienza per non scappare a gambe levate.

«Qualcosa non va?» Chiede Nott, allegro.

«Diciamo un po' tutto.» Sibilo a denti stretti.

«Vieni, stiamo vicini» lo sento dire in direzione della Granger. «Con tutta questa gente non vorrei perderti.»

Patetico!

Con la coda dell'occhio scopro che gli ha perfino offerto il braccio e mi sfugge un ghigno divertito quando vedo Hermione non accettare la gentilezza, obiettando di non essere una bambina.

Dieci punti a Grifondoro! E questa volta sarebbero stati del tutto meritati.

«Che hai da ridere tu?» Ringhia Nott senza farsi sentire dalle altre.

«Niente, guarda e impara.» Dico scavalcandolo. «Keira, rimani dove ti posso vedere.»

«Sarà un piacere.» Risponde lei, ammiccando.

Rivolgo a Theo un'occhiata da sopra la spalla, allargando il ghigno.

Trascorriamo la mattinata tra le attrazioni del parco, fermandoci ad ogni singola bancarella perchè la Blackheart non ha intenzione di perdersi nulla.

Sarcastico, a un certo punto le ho chiesto perchè non facevamo tappa anche a tutti i cestini dei rifiuti, ma lei mi ha risposto con uno sguardo vacuo. Hermione invece mi ha rivolto un sorriso sghembo, comprensiva.

Evidentemente è annoiata quanto me, e devo dire che avere un'intesa con lei mi fa sentre strano.

All'ennesimo grido di Keira sono arrivato al limite.

«Che altro c'è, per la barba di Merlino?» Chiedo, cercando di non far trasparire tutto il nervosismo che mi permane. «Hai avvistato un altro carretto di arachidi caramellate?»

«No, stupido, c'è la ruota panoramica!» Dice con voce stridula, aggrappandosi al mio braccio. «Dai Draco, proviamola!»

«Non se ne parla.» Mi oppongo.

«Daiii.»

«Devi sapere, mia dolce ragazza,» si intromette Theo «che Draco non si fida di nessun marchingegno babbano, dalle auto agli ascensori.»

«Non ci credo.» La sento lamentarsi.

«È la pura verità, vero, uomo coraggioso?»

«Non si tratta di avere o meno coraggio, Nott, te l'avrò spiegato un miliardo di volte...»

«Sì, sì, fatto sta che non salirai mai su quel trabiccolo.»

«Puoi scommeterci.»

«E non è questa fifa?»

«È buonsenso.»

«Ma io voglio andarci!» Piagnucola la Corvonero.

Sono questi i momenti in cui vorrei che un Disennatore venisse e mi portasse via.

«E va bene! Vuoi fare un giro sulla ruota?»

«Sì.» Riponde con una vocina infantile che secondo lei avrebbe dovuto intenerirmi.

«Allora ti porterà Theo.»

«Non funziona così,» lo sento obiettare. «Dovresti portarcela tu

«Ho già detto che non se ne parla. Ecco, pagherò io il suo biglietto.»

«Lascia stare, sarò lieto di provvedere io a lei. Allora Keira, sei pronta per il giro?»

«Sììì.»

Con mia grande soddisfazione, li vedo allontanarsi entrambi, perdendosi nella folla.

E, per quanto paradossale sia in un evento del genere, sembra che sia calato il benedetto silenzio.

«Non posso crederci. Mi sono liberato di entrambi in un colpo solo.» Mormoro.

«Ti dimentichi di me.»

Improvvisamente le mie orecchie tornano ad essere tempestate da una valanga di suoni e rumori. Sento il vociare delle centinaia di persone che mi circondano, il pianto di un neonato, i colpi sparati da un fucile al gioco dei bersagli.

E in tutta questa confusione, scorgo la figura immobile e silenziosa di Hermione.

La prima volta che ho posato gli occhi su di lei eravamo entrambi bambini.

Lei aveva i capelli così in disordine e crespi da sembrare un nido di uccelli, e denti così lunghi da farmela figurare come uno stramaledetto coniglio.

Ora che la osservo meglio, però, ho come l'impressione che non mi sia mai accorto dei suoi cambiamenti tanto da modificare l'immagine che avevo di lei.

Non dico che ora mi appaia bella, con quei capelli ancora indomabili e di un rosso scialbo, ma di certo mi rendo conto che dovrei incominciare a considerarla come una donna.

In fondo, le curve al punto giusto e il viso armonioso suggeriscono proprio quello.

Che Nott, con la scusa del Torneo delle Coppe, abbia visto in lei molto di più?

«Ah, mi ero scordato ci fossi anche tu.» Dico per scacciare quei pensieri.

«Sono così insignificante?» Chiede, con fare impertinente.

«Diciamo che preferisco far finta che tu non esista.»

«Molto gentile da parte tua.»

Le rivolgo un ghigno. «È la cosa migliore per entrambi, credimi.»

«Bhè, sono contenta che tu abbia nei miei confronti questo atteggiamento.»

«Allora è vero che sei un'aspirante masochista.»

«No, è solo che così sono sicura che con me tu non stia fingendo, come invece fai con Keira.»

«Io non fingo con Keira.»

«A no? Allora perchè invitarla ad uscire per poi trattarla male tutto il tempo?»

Mi volto di scatto verso la rossa, infastidito.

«Senti, carina, io con te non ci dovrei neanche parlare, figurati darti spiegazioni.»

«Bella questa, sei ancora convinto di essermi superiore, non è così?»

«Non ne sono convinto, è la semplice realtà.»

«Sei fortunato Malfoy, e sai perchè?» Hermione mi rivolge uno sguardo di sfida. «Perchè se solo volessi potrei ridurti a pregare il mio nome.»

L'affermazione mi colpisce nelle parti basse, facendomi sussultare piacevolmente.

«Che cosa intendi?» Mormoro con un filo di voce.

Voglio provare se ha il coraggio di ripeterlo ancora, ma Hermione arrosisce e si allontana di corsa da me.

E no, penso affascinato, non ti lascerò scappare dopo una cosa del genere.

La sola allusione al sesso, ha infatti reso Hermione improvvisamente interessante ai miei occhi, costringendomi a dover approfondire la questione.

Chi lo doveva dire che la Granger fosse tanto impetuosa?

La raggiungo con due ampie falcate e l'afferro per un polso, strattonandola leggermente.

Strano, mi ritrovo a pensare, perchè sento un inspiegabile ondata di calore partire dal punto in cui la mia pelle è a contatto con la sua.

«Nessuno mi volta le spalle lasciandomi da solo.» Ringhio allentando la presa, lievemente turbato.

«Bhè,» sibila lei, con occhi infuocati. «Incomincia a farci l'abitudine.»

«Come dovrei abituarmi a implorare il tuo nome, Granger?»

«Non volevo dire quello.»

«E allora cosa volevi dirmi?»

«Che sei solo uno stronzo, Malfoy, e che faresti meglio a lasciare in pace la mia amica.»

«Oh, ma a lei non sembrano dispiacere le mie attenzioni.» Affermo con un tono malizioso.

Rimaniamo a fissarci per qualche secondo, poi mi ridesto sentendo una voce squillante che ormai mi è familiare.

«Draco, Hermione, è stato fantastico!»

«Immagino...» Mormora Hermione, lanciando uno sguardo a Theodore.

«Che, vuoi andarci anche tu?» Gli fa lui.

«Dai, Herm, provala! Io e Draco ti aspettiamo qui.»

«Hemm...»

Seguo lo scambio di battute in disparte, analizzando la scena.

Mi sembra che il mio amico, alla Granger, non dispiaccia affatto. E, di questo passo, Nott farà molti più progressi di me nel conquistare la sua candidata.

Certo, con Keira potrei provare ad andare subito al sodo, e sono sicuro che ci riuscirei con una probabilità che sfiora il cento per cento, ma... ho la sensazione che mi divertirei molto di più con Hermione. E lo farei solo per rallentare la scalata di Theo verso il podio, ovvio.

«Andrò io con Hermione.» Mi impongo con tono fermo, tra lo sbigottimento generale. «In fondo siamo gli unici a non aver fatto il giro.»

«Che diavolo hai in mente?» Chiede apertamente Theo.

Faccio spallucce. Poi mi rivolgo ad Hermione.

«Allora?»

«Perchè non ci vai con Keira?» Mi sfida.

«Non sei stata tu a chiedermi di lasciarla in pace?»

«E tu non eri quello che non sarebbe mai salito sulla ruota panoramica?»

Nel frattempo Keira Blackheart spalanca gli occhi, inviperita.

«Cooosa? Herm, ma che sta succedendo?»

«Draco,» sibila Nott, ugualmente agitato. «Credo proprio che sarebbe meglio ripristinare le coppie stabilite inizialmente. E subito

Ma io non lo ascolto, nè ascolto gli schiamazzi di Keira, perchè tutta la mia attenzione è concentrata su Hermione che mi sta lanciando sguardi di fuoco.

È offesa perchè ho ferito la sua amica oppure perchè ho scoperto le carte o per entrambe le motivazioni.

Ed io, lo ammetto, di tutta questa collera nei miei confronti ne godo come un pazzo.

Così senza pensarci due volte, afferro di scatto il polso di Hermione e la tiro verso la folla, lasciandoci dietro le lamentele di Nott e Keira.

«Lasciami!» Strilla Hermione, «mi fai male!»

E poi: «non ci voglio salire sulla ruota!»

Ma io continuo a trascinarla tra la gente, per poi scavalcare la folla accalcata davanti al botteghino della ruota.

I babbani in fila cominciano a fischiare, stizziti.

«Signore,» afferma il bigliettaio con aria pomposa. «Deve fare la fila come tutti gli altri, altrimenti chiamerò...»

«Scommetto che questi le faranno cambiare idea.» Allungo delle banconote babbane che avevo in tasca. Due o tre hanno il numero 50 stampato sopra, credo quindi che bastino per corrompere un giostraio del cazzo.

Così, come per magia (anche se qui la magia centra ben poco) il tipo biascica qualcosa, si intasca furtivamente i soldi, e poi alza la sbarra che ci divide dal primo vagone disponibile.

Ci entro con un salto, sempre trascinandomi dietro Hermione che in tutto questo è rimasta testardamente in silenzio, chiaramente offesa per come la sto trattando.

«Visto? Quando ci sono di mezzo i babbani basta che tiri fuori quei pezzi di carta straccia e si risolve tutto.»

Mi getto di peso sulla poltroncina, rivolgendole un ghigno, ed Hermione si siede di fronte a me, sollevando il mento e imponendosi di guardare qualsiasi cosa ci sia fuori dal finestrino.

«Ma penso che tu questo lo sai già, in fondo sei una babbana anche tu, no?»

La provoco, ottenendo solo altro silenzio.

«Hai deciso di non parlarmi per tutto il giro?» Chiedo in tono gelido.

Improvvisamente, la Granger punta gli occhi castani nei miei, trasmettendomi tutto il suo odio nei miei confronti.

«Perchè?» Ringhia con disprezzo. «Perchè trascinarmi come un animale? Non avevi nessun diritto di farmi salire su questa ruota senza prima aver avuto il mio consenso!»

«Granger, calmati...»

«Come diavolo osi trattarmi così? Ti senti in dovere di fare il prepotente, fai il grande davanti ai babbani con i soldi di papà, tratti gli altri con l'arroganza di chi si crede superiore.»

«Granger...»

«Ti svelo un segreto, mago dei miei stivali, tu per me non sei nessuno!»

A questo punto mi sollevo quel tanto che basta per sedermi dalla sua parte, afferrarle la testa con entrambe le mani, e lasciare che i nostri occhi comunichino silenziosamente a pochi centimetri di distanza, i nasi quasi a sfiorarsi.

«Ti ho detto di calmarti.» Dico cercando di trasmetterle, con il mio tono deciso, un po' di sicurezza.

Lei mi guarda così intensamente che sento il viso avvampare.

L'odio che scorgo nei suoi occhi, tutto il disprezzo e l'ostilità che mi trasmettono... io ne sono ammaliato, anzi no, ne sono dipendendente. Mi nutro di questo.

Rivolgo a me stesso l'esatta domanda di Hermione.

Perchè?

E, forse per la prima volta nella vita, potrò mettere un punto alla fine di una delle miliardi di frasi che mi ossessionano e che terminano con un punto interrogativo.

Perchè nessuno mi ama?

Perchè io non voglio essere amato, ecco perchè. Non voglio essere amato ma voglio quello che mi sta dando la signorina altezzosa che mi è di fronte, Hermione Granger.

Voglio esattamente questo rancore.

Voglio sentirmi un verme, voglio sentirmi in colpa, voglio provare una qualche emozione...

«So-soffro di vertigini.» ammette la ragazza, con voce tremante. «Per questo non volevo salirci.»

«L'avevo capito...» sospiro.

Siamo ancora nella stessa posizione. I nostri corpi così vicini che posso sentire il battito del suo cuore impazzito.

È per via dell'altezza? O è anche per qualcos'altro?

«Come hai fatto?» Chiede, e le sue pupille tremano. «A capirlo, intendo.»

«Perchè quando sei agitata tendi a straparlarle, spesso insultando gli altri.»

«Non è vero...» cerca di ribattere, sulla difensiva.

«E invece è proprio così. Adesso però sta tranquilla e concentrati solo su di me, finirà presto.»

«Draco?»

«Sì?»

Non continua, e quando mi sembra che si sia leggermente calmata, interrompo sia il contatto visivo che quello fisico.

Appoggio la schiena sulla parete bianca del vagone, tirando un lungo sospiro.

Non so come sia successo, ma credo di aver assorbito un po' dell'ansia di Hermione, e adesso mi sento leggermente agitato anch'io.

E poi bisogna aggiungere che io sono davvero agitato, dato che mi trovo su un dannato trabiccolo babbano che non mi trasmette di certo sicurezza.

Ma che diavolo è successo, poco fa?

Sento una mano piccola e calda sfiorare la mia.

L'afferro e la stringo piano.

Lo sguardo di entrambi puntato sulla parete di fronte, in silenzio.

«Grazie.»

È solo un sussurro, ma lo sento benissimo, e il cuore incomincia a battere un po' più forte.

Non riesco a dire nulla, frastornato, e lei non aggiunge altro.

Ma rimaniamo così, immobili, stringendoci la mano.

Quando il vagone arriva al punto più alto, cigolante, sento Hermione irrigidirsi, impaurita.

«Non è nulla.» Cerco di rassicurarla. Poi, per smorzare la tensione: «cielo, come diamine fai a cavalcare sulla scopa?»

«È... diverso. Sulla scopa io ho il controllo.»

Ma certo, penso con un sorriso, in fondo la Granger altro non è che una maniaca del controllo.

E di solito, le tipe così, lo sono anche fra le lenzuola...

Lo spazio che si restringe nella patta dei pantaloni mi ridesta, ricordandomi che non dovrei avere dei pensieri del genere. Non in riferimento alla Granger, perlomeno.

Perciò, quando il giro termina e noi scendiamo dalla ruota, mi sforzo di far finta che lei non esista, come faccio sempre.

E che tutto quello che è successo pochi minuti prima, sia stato solo frutto della mia immaginazione.



Nel prossimo capitolo:

 

No, non era successo un bel niente, dovevo togliermelo dalla testa. E dimenticarmi tutto.

Io, e Draco, è solo uno sbaglio.

E le brave ragazze non sbagliano mai.

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Capitolo 6
*** Mai e poi mai ***


Capitolo sei: mai e poi mai

 

Hermione

 

«Come sarebbe a dire che non potete più venire?»

Lancio un'occhiata allarmata verso Keira.

«Che succede?» Sussurra.

Metto una mano sul microfono del cellulare.

«Sono bloccati all'aeroporto di Oslo. Allarme neve.» Spiego brevemente. Poi torno a rispondere a mia madre. «Sì, sì, ho capito. No, non le ho le chiavi di casa!»

Con la coda dell'occhio vedo Nott tirare la manica di Keira.

«Cos'è quel coso?» Chiede con aria curiosa.

Lei alza gli occhi al cielo, spazientita.

«Mai studiata Babbanologia? È un telefono, ignorante.»

«E quell'antenna è una specie di bacchetta?»

Scuoto il capo e mi allontano dal gruppo quel tanto che basta da sentire più basse le loro voci.

Non che la stazione della metro sia un luogo ideale, per una telefonata, infatti mi tocca scansare un altro gruppetto di londinesi in fila alla biglietteria.

«Mamma, sai vero che domani è il giorno di Natale?» Riprendo. «Non troverei una camera libera neanche a Buckingham Palace!»

«Hai bisogno di un posto per la notte?» Domanda Theo, che si è avvicinato di nuovo.

Dopo il mio ''rapimento'' perpetrato da Draco, ha deciso di non staccarsi da me neanche di un metro.

«Aspetta un attimo, mamma.» Ricopro il microfono con la mano. «A dir la verità abbiamo bisogno. Keira doveva trascorrere le vacanze con me e la mia famiglia.»

«Potete stare da me.»

«Grazie per la generosità ma...»

«Dico sul serio, Hermione, non ci sarebbe nessun problema. Casa mia è abbastanza grande da poter ospitare un paio di persone in più.» Mi sorride, poi afferra il cellulare. «Dà qua, ci penso io.»

«Theo aspetta...»

«Signora Granger? Salve, sono Theodore Nott, un compagno di scuola di Hermione.»

Non ci posso credere, Theo sta parlando al telefono con mia madre. E lo fa con tanta cordialità e raffinatezza che sono sicura la conquisterà nel giro di un minuto.

«Certo, non si preoccupi di nulla.» Lo sento dire a un certo punto della conversazione. «Le lascio il mio indirizzo, così potrete venire a prenderle quando riuscirete ad arrivare a Londra.»

Ma sentilo, il damerino.

«Hermione? Vuole parlare con te.»

Mi passa l'apparecchio facendomi l'occhiolino.

«Mà?»

«È fidanzato questo Theo?»

«Cosa? No... ma per...»

«Allora non comportarti come tuo solito e cerca di essere gentile.» Il solito tono autoritario di mia madre. Qualche anno fa mi faceva infuriare, ma adesso lo accolgo con nostalgia. «Non voglio ritrovarmi con una figlia zitella.»

«Mamma!»

«Ah, ti saluta tuo padre. Dice che è d'accordo con me.»

«Ovviamente, solo un ingenuo non lo sarebbe.»

Dopo le ultime raccomandazioni, ci salutiamo e io termino la chiamata.

Adesso che non sento più la sua voce, mi rendo pienamente conto che quest'anno non passerò il Natale a casa mia, con la mia famiglia. E la cosa mi rattrista un po'.

Nott se ne accorge e mi posa un braccio sulle spalle.

«Ehi, topolina, sarà solo per una notte, massimo due.»

«Ti ho già chiesto di non chiamarmi così.» Mi lamento.

Ma la mia obiezione è fiacca, spenta, senza rabbia.

La verità è che mi piace essere coccolata e consolata così.

Ci avviciniamo all'altra coppia e senza volerlo rivolgo lo sguardo a Draco, che dall'espressione del viso a quanto pare non apprezza il contatto tra me e Theo.

Per un singolo, assurdo secondo, penso che sia geloso.

Poi però mi ricordo che per lui niente provoca più ribrezzo che toccare una sanguemarcio e di certo non approva la decisione del suo migliore amico purosangue di starmi tanto attaccato.

E quello che era successo sulla ruota panoramica?

Le mani calde di Draco intorno al mio viso, la voce sensuale, le nostre dita intrecciate per quasi tutta la durata del giro...

No, non era successo un bel niente, dovevo togliermelo dalla testa. E dimenticarmi tutto.

Io, e Draco, è solo uno sbaglio.

E le brave ragazze non sbagliano mai.

E poi, non devo dimenticare che si tratta del ragazzo che piace a Keira.

Non posso farle questo...

 

Per arrivare alla casa abbastanza grande di proprietà Nott, abbiamo preso la metro, il treno e infine un'auto con guidatore privato in divisa. Vicino al risvolto della giacca e sui guanti bianchi, ricamato con fili dorati, lo stemma di questa ricca famiglia: un drago marino.

Ho chiesto a Theo dove ci troviamo e lui nel rispondermi è stato un tantino vago, ma ho capito che dovremmo essere dalle parti dell'isola di Sheppey.

Inspiro una profonda boccata di aria salmastra, frizzante, e alzo lo sguardo sul castello che mi si para di fronte.

Appare antico e moderno allo stesso tempo, un luogo talmente bello da sembrare l'illustrazione di una fiaba. Ai fianchi delle alte torri di pietra bianca si stagliano i boschi e, attraverso alcuni archi, si intravede il mare, immenso e color cobalto.

Se fossimo nel Medioevo, sui punti più alti della costruzione avrei visto anche lunghe bandiere blu e dorate. Rifletto sul fatto che, quasi sicuramente, in passato era proprio così.

Adesso dove sono quelle bandiere?

Addobbano la sala d'ingresso o sono conservate nelle segrete?

Perchè una costruzione così grande e vecchia avrà sicuramente delle segrete.

Percorriamo a piedi il viale che porta all'enorme portone, con Keira che non smette un secondo di esternare la sua ammirazione.

«In realtà,» ci spiega Theo, «non tutto il castello è adibito ad uso residenziale. Una parte, la maggior parte ad essere sinceri, è la sede della Ascendentes Edizioni, la casa editrice di mio padre.»

«Anche modesto...» mormora Keira, nella mia direzione.

Quando mi volto verso di lei, mi indirizza un'occhiolino complice.

Questa storia che vuole per forza farmi piacere Nott mi imbarazza, e non poco.

«Keira...» La rimprovero pazientemente.

«Che c'è?» Chiede con fare innocente.

Con la coda dell'occhio scorgo Draco dare una gomitata a Nott.

«Allora, Theo, da dove vuoi iniziare la visita guidata? Facciamo vedere prima la camera con le manette o quella con le fruste?»

«Lasciamo il fiore all'occhiello per ultimo,» scherza l'amico, «io comincerei con qualcosa di più soft...»

«Il giardino dei sensi?»

«Bingo!»

«Ma smettetela,» si intromette Keira. «Come minimo nelle vostre camerette avete ancora i poster dei giocatori di Quidditch attaccati alle pareti e le stelline fasforescenti sul soffitto, così la notte non rimanete al buio.»

«Ci hai quasi azzeccato,» dice Draco con un ghigno, «immagina però uno specchio al posto delle stelle.»

«E le streghette sexy invece dei giocatori.» Rincara Nott, divertito dalle nostre facce sgomente.

«Siete disgustosi.» Commenta Keira in risposta alle risate dei ragazzi.

Nel frattempo un altro uomo in divisa ci accoglie all'ingresso.

Da dentro, la casa sembra ancora più grande di quanto immaginavo.

Gli elementi moderni si sposano alla perfezione con le pareti di pietra e le travi a vista.

In fondo alla sala, un massiccio camino acceso rende l'ambiente caldo e accogliente.

«Dov'è mia madre?» Chiede Theo a quello che ormai credo sia il maggiordomo, consegnandogli il cappotto.

«In nessun luogo preciso della casa e al contempo in ogni luogo, signorino Nott.»

«Capisco.» Commenta lui con un sorriso, poi si rivolge a noi. «Starà organizzando i preparativi per la festa di domani. Affidate pure le giacche e le borse a Cristoph, le ritroverete nelle vostre camere.»

«Non avete elfi domestici, qui?» Chiedo, sbalordita e rincuorata al tempo stesso.

«No, i miei genitori li ritengono superati. E poi, come glieli spieghi gli elfi agli ospiti babbani?»

«Ospitate babbani?»

«Qualche volta. Mia madre gestisce diverse imprese nel mondo non magico.» Scorgo una figura alta e snella passare velocemente nel mio campo visivo. «Thò, eccola.»

La figura si ferma di colpo, in modo tale da farsi vedere chiaramente.

La prima cosa che colpisce della signora Nott è la sua bellezza d'altri tempi. La seconda, la sua impressionante somiglianza con il figlio. E poi, solo dopo un'attenta osservazione, si scorgono le rughe, le imperfezioni della pelle, gli occhi stanchi.

Sapevo che i genitori di Theo fossero molto grandi di età, come sapevo che fossero molto ricchi.

Quello che ignoravo però, e che avrei scoperto a breve, è che fossero anche tanto cordiali e affettuosi.

Un elemento da non sottovalutare, in un mondo nel quale il carattere di una persona si riassume nella casata di appartenenza. In questo caso: Serpeverde.

«Mamma, ti presento Hermione e Keira, due compagne di scuola.»

«Benvenute ragazze,» la donna ci rivolge un sorriso caloroso. «Non siete serpeverde, vero? Lo chiedo solo perchè i compagni di casa di mio figlio credo di conoscerli tutti.»

«Non sbaglia, signora.» Conferma Keira.

«Vedi mamma, avrebbero bisogno di una camera per una notte o due.»

«Oh, capisco. Bhè dovrebbe esserci una stanza degli ospiti libera, da qualche parte, se ne occuperà Christoph.» Sposta lo sguardo su Draco. «Draco invece...»

«Può benissimo dormire nella mia, mamma.»

Gli angoli della bocca della signora Nott si abbassano fino a diventare una linea perfetta.

«Chiaro.» Mormora, per poi riacquistare il sorriso rivolgendosi a me e Keira. «Allora a quale casa appartenete, ragazze?»

Dopo averle risposto, la padrona di casa batte le mani, entusiasta.
«Una Corvonero e una Grifondoro al mio ballo di Natale!» Esclama. «Oh, ma immagino che con voi non abbiate degli abiti da cerimonia...»

«Ehmm, no...» Biascico, un po' imbarazzata.

A parte Keira, che si era preparata una valigia perchè doveva dormire da me, io non ho neanche gli indumenti intimi di ricambio.

La signora Nott comprende al volo e mi rassicura: nelle camere degli ospiti ci sarà tutto quello di cui avremo bisogno.

Una specie di Stanza delle necessità, in pratica.

«Ma aspettatevi ugualmente una visita del sarto nel pomeriggio,» dice. «Per voi, che sarete mie ospiti speciali, ho in mente abiti altrettanto speciali.»

Detto questo si allontana, veloce e agile come una gazzella.

«Tua madre è per caso una stilista?» Chiede Keira.

Abbiamo ancora lo sguardo rivolto verso il punto vuoto lasciato dalla carismatica donna.

«Tra le altre cose,» risponde Nott, per poi ridestarsi di colpo. «Allora, volete fare un giro della casa?»

Fare un giro del castello Nott è proprio come fare una visita guidata a un museo.

Poso lo sguardo su ogni angolo, su ogni oggetto, e Theo cerca di descrivere gli elementi più interessanti della casa, ma è davvero impossibile soffermarsi su tutto.

Ci sono decine di vasi risalenti alla dinastia Ming, un gigantesco specchio proveniente dalla raggia di Versailles e poi spade, scudi, orologi elaboratissimi.

L'arredamento è curato della madre, ci spiega Theo, ma tutti i dipinti fanno invece parte della collezione privata del padre.

I soggetti raffigurati sono perfettamente immobili, e qualche anno fa la cosa mi sarebbe sembrata completamente sensata, ma in una casa di maghi mi provoca una strana sensazione.

Come se il tempo si fosse fermato o come se fossimo tutti vittime di un incantesimo.

E questo mi crea un certo disagio.

Credo che Theo se ne sia accorto (sorprendente come sia sempre attento a tutto ciò che mi riguarda, riuscendo spesso a capire quello che penso) e così, quando entriamo in quella che sembra un enorme sala, interrompe la gita privata per rivolgersi ai quadri.

«Tranquilli signori, le mie amiche sono streghe.» Esclama facendo un giro su se stesso. «Prendete per mano le vostre signore senza nessun timore e continuate il vostro eterno ballo, coraggio!»

Detto questo mi stringe delicatamente per la vita e inizia a muovere qualche passo di danza, portandomi al centro della sala.

Presa alla sprovvista, lo afferro per le spalle e inizio a ballare anch'io, assecondando i suoi movimenti.

All'improvviso, dalle pareti si diffonde un suono di violino, seguito da quello di cento altri strumenti, accordandosi su una melodia dolce e lenta.

Si tratta dell'orchestra dipinta con la tecnica dell'affresco sulla parete più grande della sala, e l'effetto è stupendo, se contiamo che anche tutti gli altri dipinti adesso si stanno animando intorno a noi.

Come suggerito da Theo, i signori sono usciti dalle proprie cornici per invitare le signore a danzare, creando così un vortice di stoffa svolazzante lungo le pareti.

«È... meraviglioso.» Sussurro, incantata.

Theo mi rivolge uno dei suoi tanti sorrisi, ma questo non lo riesco proprio a decifrare.

È un sorriso di scherno? Felice? Compiaciuto?

Proprio non lo so.

E non lo voglio neanche sapere.

A dir la verità non so neanche perchè sto ballando con lui.

Con la coda dell'occhio scopro che Draco e Keira sono rimasti perfettamente immobili, osservandoci con aria assente.

Così mi fermo lentamente, costringendo Theo a fermarsi a sua volta.

«Allora... riprendiamo il giro?» Chiede il ragazzo dopo essersi schiarito la gola.

«Sarebbe bello farlo senza interruzioni inutili.» Afferma Draco con un tono monocorde.

Nel frattempo io guardo per terra, imbarazzata per l'attimo di euforia.

La tappa successiva si rivela essere il laboratorio di pozioni della signora Nott.

Da quello che ho capito è una donna dai mille talenti che non riesce a star ferma neanche quando dorme. La torre astronomica visitata poco prima ne è un altro chiaro esempio.

Alla vista dei lunghi banconi strapieni di ingredienti, imbuti e provette, Keira sgrana gli occhi estasiata.

Pozioni è la sua materia preferita.

E così si sofferma più del dovuto ad ogni tavolo per sbirciare nei calderoni fumanti, annusare il vapore rosso proveniente da un bicchiere di vetro o ammirare i raffinati mestoli d'argento.

«Keira,» chiamo la sua figura di spalle, «andiamo, dobbiamo proseguire.»

«Arrivo subito!» E poi, quando mi ha raggiunta: «Caspita! Questo laboratorio è più grande e fornito di quello di Piton.»

Dopodichè Theo ci porta nella sala più interessante e meravigliosa di tutte: la biblioteca.

«Ti piace, topolina?»

Mi chiede Nott, abbassandosi di parecchi centimetri per avere la bocca in corrispondenza del mio orecchio.

«Ah, ora forse capisco perchè mi chiami così...» Mormoro, pensierosa.

«Dovevo portarti in un posto pieno di libri per fartelo capire? Ti facevo più intelligente.»

«La mia mancata comprensione non è dovuta a scarso intelletto, Nott.» Lo pungolo assumendo un tono saccente. «Ma alla mia limitata fiducia nelle tue buone intenzioni.»

Diciamo solo che quando mi chiama topolina, non penso affatto a un topo da biblioteca ma a una donna che non gode di buona reputazione, ecco tutto.

Nott mi rivolge un ghigno, provocatorio, e a me scappa un sorriso.

Mi concentro dunque su quella che, a mio avviso, è la stanza più bella di tutta la dimora.

Scaffali alti fino al soffitto pieni zeppi di libri, poltrone coperte con un plaid e lumi in ogni angolo buio. Al centro, su un tavolino basso, c'è qualche libro aperto. Ne raccolgo uno, stando attenta a non voltare pagina o a chiuderlo involontariamente, e leggo la riga descrittiva di una runa filigranata in oro.

«Comunque, giusto per rispondere alla domanda di prima...» Dico rivolgendomi a Theo. «Sì, mi piace. E molto, anche.»

«Sono contento, topolina, dato che tutto quello che vedi sarà tuo.»

«Mio?»

«Bhè sì, mi sembra ovvio che sarà così, dopo il matrimonio.» I suoi occhi verdi brillano appena, tanto belli quanto spietati. «La mia futura moglie sa che non ho una passione per la lettura.»

«Ma io non ti sposerò, Nott.» Affermo cercando di sembrare impassibile.

«Oddio, che dolore al cuore.» Mugugna lui, toccandosi il petto con fare teatrale. «La prima ragazza che non accetta una mia proposta di matrimonio.»

«E le altre che fine hanno fatto?» Chiedo con un sorriso malizioso.

«Le ho lasciate dopo che sono venute a letto con me, chiaro.»

«Chiaro.» Faccio eco io, roteando gli occhi al cielo.

«Theo, hai fratelli o sorelle?» Chiede d'un tratto Keira, accostandosi a noi.

«Sì, una sorellina più piccola e un fratello più grande.»

«E il fratello è bello come te?»

«Keira!» La rimprovero, mentre Nott si gratta la nuca, a disagio.

«Bhè, c'è chi dice che sia più bello lui.»

«Non ci credo che esista qualcuno più bello di te.» afferma lei, civettuola.

«Bhè, ci sarei io.» Si intromette Draco con un ghigno.

Keira lascia cadere l'argomento con un lieve imbarazzo.

Forse tentava di far ingelosire Draco ma il suo infantile corteggiamento nei confronti di Theo mi ha infastidita un po'.

E se invece il suo intento era far ingelosire me, facendomi capire che mi piace Theo?

No, è assurdo.

Tutto questo è assurdo.

Malfoy con Keira, io con Nott... se eravamo convinte che stessero tramando qualcosa che senso ha infatuarsi di loro?

Per fortuna, in biblioteca irrompe una persona talmente tanto energica da capovolgere letteralmente l'atmosfera tesa che si era venuta a creare.

«Teddy!» Strilla balzando con un salto tra le braccia di Theo, il quale l'accoglie con un sorriso che non gli avevo mai visto fare prima.

«Teddy?» Mormoriamo all'unisono io e Keira.

«Vi presento Dafne,» dice posandola con delicatezza per terra. «E il suo famoso tempismo. La leggenda narra che, al solo pensare il suo nome, lei compare in tutta la sua magnificenza.»

E con il solito fare teatrale, Theo completa un inchino fin troppo esagerato.

«Ma smettila!» Si lamenta la sorellina che, ridendo, coglie l'occasione per salirgli sulla schiena.

«Ora basta, scimmietta, e presentati ai miei amici come si deve.»

«Ma Draco lo conosco già.»

«E le altre due?»

La bambina, che non dovrebbe avere più di sei anni, ci lancia un'occhiata veloce.

«Piacere, io sono Dafne. Ecco, contento? Adesso giochiamo.»

«Non è così che...» Sbuffa Theo.

«Non importa,» dico con un sorriso. «Non vi vedete da mesi, è normale che voglia passare più tempo possibile con te.»

«E va bene, scimmietta, hai avuto il consenso di tua cognata, sei contenta?»

«Cognata?»

Questa volta sono Draco e Keira a parlare all'unisono.

«Lasciatelo sognare, poverino.» Commento io, trattenendo a stento un sorriso.

 

Draco

 

Quando Theo entra in camera, ho quasi finito di abbottonarmi la camicia bianca.

Dal riflesso nello specchio, lo vedo in piedi dietro di me. Un sorriso sornione stampato in faccia.

«Mi sono perso qualcosa?» Chiedo passando alla cravatta.

«Del tipo?»

«Tu e Hermione.»

«Ah, ti riferisci a quello...» Theo posa lo sguardo sulla poltrona di pelle bordò e il sorriso si fa ancora più grande, per quanto possibile.

«Quindi? State insieme?»

«Cosa? No, no, certo che no.» Sbuffando, si appoggia sul bracciolo della poltrona. «O almeno, non ancora.»

«Bhè, saprai benissimo che per il Torneo si possono raggiungere tutti gli obiettivi evitando di farsi mettere una catena al collo.»

«Certo, ma ti dirò, farmi mettere una catena al collo da Hermione non mi dispiacerebbe...»

Non ho chiaro il motivo, ma la cosa mi innervosisce.

Sciolgo il nodo alla cravatta e lo rifaccio.

«Non te ne sarai già innamorato?»

«Sarebbe troppo presto?»

«Sarebbe assurdo.»

«E va bene, forse un poco.» Con uno scatto, Theo si posiziona dietro di me. «Ma incomincia a piacermi, Draco. A piacermi sul serio.»

«L'ho notato.» Sbotto. «Ma perchè oggi non riesco ad annodarla, maledizione!?»

«E io ho notato... dà qua.» Dice afferrando la cravatta. «Che inizia a piacere anche a te.»

Sento il volto avvampare.

«Forse è un po' troppo stretta...» Mi lamento.

«No, è giusta così. Sei tu che vedi la situazione un po' troppo stretta

«Vaneggi.»

Theo si ferma a guardarmi, le mani intorno alla cravatta nera.

Prende tempo per pensare a cosa dirmi, ma perchè darsi tanta pena?

Che mi piaccia la Granger è un'assurdità, presto lo capirà anche lui.

Ricambio lo sguardo con la stessa intensità e quando schiudo la bocca per parlare, la porta si apre ed entra la signora Nott.

Theo si scosta velocemente da me, rosso in viso.

«Cercavi me, mamma?»

«Io... io...» Balbetta la donna, imbarazzata. «Volevo avvisarvi che la cena è pronta.»

«Grazie, signora Nott.»

«Scusate se, bhè sì, se vi ho disturbato.»

Per qualche secondo regna il silenzio, poi la vedo allontarsi chiudendo la porta dietro di sè.

Mi volto di scatto verso Theo, infuriato.

«Crede ancora che stiamo insieme?»

«Ma che ne so...»

«Se non hai smentito nulla allora lo pensa ancora!»

«Che lo pensi pure, tanto mica lo sono per davvero, gay.»

«Non capisci, ne va della tua reputazione.» Ringhio. «Della mia

«Non lo ha detto a nessuno, lo sai, altrimenti lo saprebbe tutta Hogwarts.»

«E tutto questo solo perchè te ne vai in giro nudo per la camera quando ci sono anch'io.»

«Non indosserò una vestaglia quando dormi da me,» obietta Theo. «Quello sì che è da gay.»

«Esigo una stanza tutta per me, allora.»

«Non te lo permetterò, Draco.» Mi cinge le spalle con un braccio. La mia testa che arriva appena a sfiorargli il mento. «Tu sei il mio amico speciale, quello che deve ascoltarmi mentre canto sotto la doccia e che gioca a basket con me con il cestino degli indumenti sporchi.»

«Peccato che mezza famiglia Nott pensa che facciamo altri tipi di giochi...»

«Forse qualche volta dovremmo provare...» Mi provoca lui, con una voce sensuale. «Ho sempre avuto un debole per le bionde.»

«Contaci che dormo con te, stanotte.» Sbuffo spingendolo lontano da me.

Scendiamo dalle scale continuando a punzecchiarci, finchè arriviamo nella sala da pranzo dove l'atmosfera è allegra e informale.

Seduti ai vertici della tavola già imbandita, i sognori Nott, mentre vicino al camino, vestite elegantemente, ci sono Hermione e Keira.

Con un balzo, Dafne lascia il suo posto per andare incontro a Theo.

«Vieni, Teddy, tu sei seduto vicino a me.»

«Dafne.» La richiama pazientemente sua madre. «Ti ho già spiegato che questa sera Theodore è seduto vicino alle sue amiche e a Draco. Non farmelo ripetere un'altra volta.»

«Sììì mamma.» Acconsente la bambina, roteando gli occhi. Poi si rivolge al fratello, sottovoce: «io ci ho provato.»

Theo le scompiglia i capelli con una mano.

«Và vicino alla mamma, scimmietta, e mangia tutto.»

Prendiamo posto e io mi ritrovo con Hermione proprio a fianco. Theo e Keira di fronte.

Lancio un'occhiata dubbiosa in direzione della signora Nott.

Come mai ha scelto questa disposizione?

Forse spera che il figlio torni a camminare sull'altra sponda e crede che una bellezza come la Blackheart sia in grado di farlo redimere.

Peccato che non si sia accorta che Theo ha invece un debole per l'altra ragazza, quella che apparentemente sembra un gradino sotto Keira, quasi insignificante, in sua presenza.

Ma, signora Nott, secondo me doveva osservare meglio, cogliere i particolari.

Soffermarsi sul taglio degli occhi di Hermione, per esempio, così particolare da conferirle un aspetto esotico. O sull'ombra che creano le folte ciglia brune sugli zigomi.

Scommetto che fanno il solletico, se avvicini il viso abbastanza da sfiorarle le palpebre.

E poi le labbra... ecco, sono queste che rivelano ogni suo pensiero.

Corrucciate quando si trattiene dal dire la sua, distese quando è dispiaciuta per qualcosa, socchiuse quando è assorta nella lettura di un libro.

Mentre ci penso, avverto la sua presenza vicinissimo a me, facendomi sudare le mani.

Con la coda dell'occhio la vedo stringere il tovagliolo sulle gambe.

Anche Hermione sta pensando a me, lo so.

Ripensa al giro sulla ruota panoramica, quando eravamo seduti vicino proprio come ora.

Sono sicuro che, se dovessi allungare la mano per stringere la sua, farebbe un balzo dalla sedia.

Non sarebbe divertente?

Così mi asciugo la mano sul pantalone e lo faccio, ma non appena le nostre dita si sfiorano, lei sussulta appena.

Deludente.

I nostri occhi si incrociano per meno di un secondo, poi Hermione scaccia la mia mano con fare altezzoso.

Io invece sbuffo, cercando di trattenere una risata.

Un attimo dopo i camerieri entrano nella sala con le prime portate ed io, forse per la prima volta da quando frequento questa casa, mi rendo conto che la servitù è composta da soli uomini.

Neanche una donna in cucina o che provveda alle faccende domestiche.

Divertito, penso che più di una volta la signora Nott avrà incolpato se stessa, per la presunta omosessualità del figlio.

Magari con una cameriera carina nei paraggi...

Terminiamo di cenare chiaccherando del più e del meno.

La signora Nott è curiosa di sapere quali rapporti abbiamo con le ragazze, come ci siamo conosciuti e altre frivolezze del genere. In effetti è la prima volta che suo figlio porta a casa una compagnia femminile.

Il signor Nott invece, assente durante quasi tutta la durata della conversazione, si ridesta solo quando Hermione accenna alla sua passione per i libri.

Inizia così un lungo dibattito tra i due su quale autore sia migliore di un altro, su quale sia il miglior libro di magia pubblicato durante lo scorso anno e su quale sia il migliore di sempre.

Scommetto trenta galeoni che avrebbero potuto benissimo continuare allo stesso ritmo per tutta la notte ma, per fortuna, l'arrivo del mega dessert al cioccolato decreta la fine dell'incontro.

Dopodichè ci congendiamo, seguiti dalla raccomandazione della signora Nott ad essere impeccabili per la festa del giorno dopo: l'ormai celebre Ballo delle luci di Natale.

«Allora... a domani.» Mi saluta Keira, in cima alle scale.

Una parte di me vorrebbe raggiungerla, spingerla in un angolino buio e toccarla ovunque.

L'altra, quella che so avrà la meglio, mi frena con un semplice pensiero: non è lei che vuoi.

Nella mente risento la voce di Theo che mi ripete senza sosta: inizia a piacere anche a te.

E io so che non è vero, non può essere vero.

Al mio silenzio come risposta, Keira mi rivolge uno sguardo titubante poi, con un cenno del capo, saluta anche Theo e si dirige verso la sua camera, seguita da Hermione.

«Buonanotte, topolina.»

La saluta Theo, sghignazzante.

Lei si volta di scatto, gli fa la linguaccia e scappa lungo il corridoio.

Peccato però, che prima della smorfia ho visto gli angoli della sua bellissima bocca sollevarsi in un sorriso.

Al solo ripensarci sento lo stomaco bruciare.

«Dunque è vero?» Mormora Theo, ai piedi della scalinata. «Inizia a piacere anche a te.»

«Io punto alla Blackheart.»

«Lascia perdere per un momento quella stronzata di Torneo e rispondi seriamente: inizia a piacere anche a te?»

«E se così fosse?»

Gli occhi color cervone di Theodore Nott si scuriscono, diventando neri come la pece, adesso.

Tiene a lei, è chiaro. Tiene a lei più di quello che dovrebbe.

Lo osservo mandare giù la saliva, salire qualche gradino per poi fermarsi.

Rimanere immobile un paio di scondi, scendere di nuovo e tornare a fronteggiarmi.

«Se così fosse dovrai essere chiaro.» Afferma. «Che nessuno interferisca nella nostra amicizia, ricordi? Nessuno, neanche una ragazza.»

«Io mantengo sempre la parola data.»

«Quindi?»

«Non mi piace, Theo, nè mi piacerà mai.»

«Sicuro?»

«Mai e poi mai.»

«Bene.» Dice tornando a salire i gradini.

«Bene.» Borbotto, seguendolo.

 

Al buio della camera di Theo, illuminato solo dal riflesso della luna piena, non riesco a prendere sonno. E a non pensare che, forse per la prima volta da quando ci conosciamo, ho dovuto mentire al mio migliore amico.




Nel prossimo capitolo:

«Ho sempre avuto il sospetto che il cappello parlante fosse ormai vecchio e che perciò si fosse rimbambito. Ma oggi ne ho avuto la certezza.» Dice con un ghigno, per poi assottigliare lo sguardo. «Come si fa a smistare una vipera come te nella casata Grifondoro?»

«Sono certa che l'avrebbe considerata una opzione, se soltanto fossi stata purosangue.» Lo provoco.

«Sarebbero andate diversamente molte cose, se fossi stata purosangue.»

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Capitolo 7
*** Benjamin ***


Capitolo sette: Benjamin

 

Hermione

 

Mi sveglio alle prime luci dell'alba, come sempre.

E mi ripeto che potrei sonnecchiare un altro po', tra l'altro Keira sta ancora dormendo, ma mi risulta davvero difficile sradicare certe abitudini, perfino in vacanza.

Così, sognando di trovare delle pantofole morbide e calde, scosto le coperte e appoggio i piedi sul tappeto di lana.

Ai bordi del tappeto, leggermente sorpresa, trovo proprio le pantofole che desideravo.

Poi mi ricordo che le camere degli ospiti del castello sono magiche come la Stanza delle necessità e così esprimo il desiderio di trovare sul comodino un'abbondante colazione.

Mi volto e niente. Neanche l'ombra di un thè fumante o del caffellatte. O di un misero biscottino.

Forse funziona solo con l'abbigliamento e la cura della persona.

In effetti, cercando nei cassetti, trovo indumenti intimi e capi esattamente della mia taglia.

Nel box doccia, lo stesso balsamo per capelli che uso di solito.

Dopo aver indossato i jeans e un maglioncino pulito, tento di svegliare Keira. Ma la mia amica ha un sonno davvero pesante, tanto da non scomporsi neanche di un centimetro in seguito alle mie insistenze.

Perciò decido di lasciar perdere e di andare a fare colazione da sola.

Incontro i signori Nott nella sala da pranzo proprio nel momento in cui si apprestavano ad allontanarsi da tavola.

«Scusa se non rimaniamo a farti compagnia, cara, ma Willow deve lavorare.» La donna rivolge uno sguardo truce al marito. «Sì, anche il giorno di Natale, mentre io devo sbrigare gli ultimi preparativi per questa sera. Accomodati e mangia tutto quello che desideri e anche di più, perchè il prossimo pasto sarà direttamente la cena.»

Ringrazio educatamente la padrona di casa e prendo posto a tavola, sentendomi davvero piccola qui, da sola, di fronte a decine e decine di pietanze dolci e salate servite con estrema cura: bevande calde, frullati, succhi di frutta di ogni tipo. E poi crostate, cheescake, muffin e strudel di mele.

Dopo la colazione faccio un giro per i corridoi del castello, fino ad arrivare alla porta che conduce alla biblioteca.

Quale posto migliore per passare il tempo aspettando che Keira si svegli?

Ma quando vi entro, sbalordita, scopro che non sono l'unica ad averla pensata così.

Seduto su un divanetto, in una postura rigida e composta, c'è Malfoy.

Sta... leggendo un libro.

La voce di Keira mi rimbomba improvvisamente nella testa.

 

«Gli allenamenti di Scacchi magici! C'è qualcosa di più sexy, dico io?»

 

Per poi ascoltare la mia, di voce, lontana e ovattata come lo può essere solo nei ricordi.

 

«Sì, un ragazzo che legge.»

 

E il mio primo pensiero è quello di fare dietro front, uscendo furtivamente dalla biblioteca, per non essere vista. Ma penso anche che in effetti no, non c'è niente di più affascinante, a mio parere, di un ragazzo che legge. E questo mi fa vedere Draco sotto una luce nuova, diversa e non necessariamente negativa.

Il tempo sembra fermarsi per qualche secondo. Perfino le particelle di polvere che danzano nel raggio di luce di un sole pallido, sembrano rallentare.

E questo mi dà modo di osservare il ragazzo come mai ho potuto prima.

Il colore diafano della pelle, liscia e perfetta, ad esempio. O come qualche ciuffo chiarissimo gli ricade sulla fronte, facendolo sembrare un po' ribelle. Di come muove lentamente le labbra seguendo il filo della storia, sussurrando qualche parola di tanto in tanto.

Chissà cosa mai potrebbe leggere un tipo come Draco Malfoy...

Su due piedi, decido che non mi deve assolutamente interessare e che sarebbe meglio andare, ma lui interrompe improvvisamente la lettura e solleva lo sguardo su di me.

Rimaniamo in silenzio alcuni secondi, immobili.

Io a disagio e lui...

Bhè, come mi guarda lui è un mistero. Non mi rivolge nessun ghigno, come suo solito, nè accenna a insultarmi o cacciarmi. Lui... mi guarda e basta, senza alcuna espressione, attonito.

Mi guarda e io avverto che qualcosa è cambiato. Che qualcuno è cambiato.

E che in futuro potranno posare lo sguardo su di me altri cento, mille ragazzi, ma nessuno mi guarderà mai più in questo modo.

Come se fossi una strana creatura in un mondo selvaggio, o il mondo stesso da esplorare, scoprire, contemplare. Come se fossi una dea scesa dai cieli, o un diavolo ammaliatore. Come se fossi Hermione Granger in tutta la sua completezza, logorrea e superbia compresa, e allo stesso tempo come se fossi una persona nuova, con altri difetti e qualità.

«Pensavo non avrei trovato nessuno qui, a quest'ora...» Mormoro appena, perchè il silenzio era diventato insostenibile.

«Se preferivi così posso andarmene.» Ribatte lui, sollevandosi.

«No, no, stai pure.» Dico muovendo qualche passo. «Le lettura è un'attività così solitaria che non mi dispiacerebbe, un po' di compagnia.»

«Sicura?»

Accenno di sì con il capo, di colpo incapace di dire altro.

Mi assale un'altra ondata di imbarazzo, al pensiero che un ragazzo è riuscito ad ammutolirmi e che si tratta di Malfoy. E poi perchè diavolo continua a fissarmi in questo modo?

Continuo a sentire il suo sguardo perforarmi la schiena mentre sono di spalle per scegliere qualcosa da leggere.

Devo ammettere che sono tutti libri interessanti, la mia attenzione però viene catturata da uno piuttosto in alto, con una copertina scarlatta sulla quale è stato inciso un titolo argentato. Qualcosa che deve avere a che fare con l'aritmanzia, a quanto pare.

Mi sollevo sulle punte per raggiungerlo, allungando il braccio, ma non riesco proprio ad avvicinarmi.

Così sono sul punto di lasciar perdere, optando per un libro alla mia portata, quando un braccio si solleva dietro il mio, afferrando il volume scarlatto a pochi centimetri di distanza dalle mie dita.

Avverto la presenza di Draco alle mie spalle, anzi no, di più. Per qualche secondo la mia schiena e il suo torace sono stati a contatto, le nostre mani si sono sfiorate e io ho sentito il suo respiro dietro la nuca. E il suo profumo...

«Era questo il volume che volevi?» Mi chiede con un tono glaciale.

«Sì, ti ringrazio.» Sussurro cercando di sostenere il suo sguardo impassibile.

«Non voleva essere una gentilezza.» Commenta lui porgendomi il libro con aria infastidita. «L'ho fatto solo perchè così poi te ne starai buona buona a leggere, invece di distrarmi.»

E detto questo lo vedo accomodarsi di nuovo sul divano, riassumendo la solita postura rigida.

In silenzio, scelgo una poltrona sulla quale accomodarmi anch'io e poi apro l'enorme volume sulle ginocchia, alla prima pagina. Volto pagina, ancora e ancora. Mi fermo a pagina sei, ne leggo qualche riga e infine richiudo il libro sbattendo pesantemente la copertina.

«Mi chiedevo: cosa legge di solito un Malfoy?»

Draco alza appena lo sguardo dal suo libro, solleva un sopracciglio e poi torna ad immergersi nella lettura, ignorandomi completamente.

«O meglio, riformulo la domanda, come fa un Malfoy a leggere un libro che non contiene neanche un'illustrazione? Un misero disegnino... di tanto in tanto... giusto per far comprendere meglio la trama. Sai, di quelli che si trovano nei libri di favole o nei...»

Con un tonfo, Draco fa cadere il suo libro sul tavolino di legno e punta gli occhi nei miei, infuriato.

«Ho sempre avuto il sospetto che il cappello parlante fosse ormai vecchio e che perciò si fosse rimbambito. Ma oggi ne ho avuto la certezza.» Asserisce con un ghigno, per poi assottigliare lo sguardo. «Come si fa a smistare una vipera come te nella casata Grifondoro?»

«Sono certa che l'avrebbe considerata una opzione, se soltanto fossi stata purosangue.» Lo provoco.

Ma Draco, con mia grande sorpresa, non coglie la palla al balzo per insultarmi o discuterne. Avrei accettato tutto fuorchè questo, ovvero il suo silenzio e un insolito sguardo smarrito.

Che succede?

È chiaro che oggi non è in sè. Sarà per caso malato?

«Sarebbero andate diversamente molte cose,» afferma alzandosi dal divano, per poi dirigersi verso l'uscita. «Se fossi stata purosangue.»

«Come prego?» Chiedo con la voce leggermente stridula, incredula. «E con questo cosa intendi dire?»

Cerco di raggiungerlo, ma quando varco la porta dalla quale è appena passato e sbuco in corridoio, Draco è già scomparso.

 

Io e Keira passiamo il pomeriggio nella nostra camera, a farci prendere le misure da un sarto.

Come gli altri uomini del personale, indossa una divisa con lo stemma di famiglia, ed è calmo e silenzioso.

È vero, qui non ci sono elfi domestici, ma farmi servire da questi signori mi inquieta ancora di più.

Sembrano senza personalità, senza sentimenti nè pensieri. Ombre prive di anima il cui unico scopo nella vita è servire la famiglia Nott.

In questo, penso, non sembrano tanto diversi dagli altri purosangue.

Sto per chiedere se vengono serviti loro regolarmente i pasti (sono tutti piuttosto magrolini) quando Keira interrompe il filo dei miei pensieri, con un tono di voce stranamente malinconico.

«Dove sei stata questa mattina, mentre dormivo?»

«In biblioteca.» Rispondo vagamente.

Di certo non mi va di raccontarle l'episodio con Draco.

«E perchè non mi hai svegliata?»

Le lancio un'occhiata in tralice, sollevando leggermente i gomiti per permettere al sarto di appuntare degli spilli sul corpetto.

«Ci ho provato.»

Keira lascia cadere il discorso, l'aria assorta.

Che sappia già qualcosa? Draco le avrà spiattellato tutto facendolo passare per uno scherzo? Un altro modo per deridermi?

«Che hai?»

«L'ho notato, sai? Come ti guarda.»

«Come mi guarda... chi?»

«Non fare la finta tonta, Hermione.»

«Parli di...»

Sto per fare il nome di Draco, quando Keira mi interrmpe.

«Di Theo, sì.»

Tiro un lungo, lento respiro. A pochi centimetri di distanza dal mio viso, il sarto solleva fugacemente lo sguardo, mi scruta bene, poi torna ad appuntare spilli.

«E allora?» Chiedo.

«E allora lo dovrei dire io, amica.» Keira scende dal piedistallo di cartone, facendo finta di non sentire le proteste dell'uomo di non modificare le misure appena prese. «Vi siete messi insieme?»

La domanda mi coglie di sorpresa.

«Cosa? No!» Rispondo forse con troppa enfasi.

Dopodichè prego il sarto di lasciarci sole per qualche minuto.

«Come ti salta in mente?» Sibilo quando l'uomo si allontana, rimanendo comunque a vista. «Perchè mai dovrebbe passarmi per la testa di fidanzarmi con un serpeverde?»

«Bhè, non sarebbe mica come fidanzarsi con Tiger o con Goyle...»

«Non è questo il punto. Ho più di una ragione per non farlo. Primo,» dico sollevando il pollice. «è un serpeverde.»

«Lo vedi come, per l'agitazione, ti ripeti?»

«Secondo è il migliore amico di Draco Malfoy e terzo...»

Rimango immobile, incapace di trovare una terza motivazione su due piedi, ma con indice e medio ancora sollevati.

«Sì, sì, e io posso farti la conta delle ragioni per farlo. Ma non mi basterebbero le dita neanche se dovessi aggiungerci quelle dei piedi.» Ribatte lei, sbirciando furtivamente dalle parti del sarto. Quindi, abbassando il tono della voce: «Ascolta un po', finalmente ho trovato il modo per scoprire quali intenzioni hanno quei due. Dopo averlo scoperto, con estrema prudenza, decideremo se possiamo fidarci di loro oppure no.»

Potrei risponderle che non mi interessa niente di quei due e delle loro intenzioni, che tornati a Hogwarts ho intenzione di proseguire la mia vita come se nulla fosse.

Perchè sarebbe più facile, perchè sarebbe una strada sicura, una strada in cui so di non imbattermi in rischi che non sarei in gradi di gestire.

Ma non lo faccio e per ben due motivi.

Innanzitutto per lelatà nei confronti di Keira, dato che sembra provare davvero qualcosa per Malfoy e voglio scoprire se è corrisposta.

E poi, perchè voglio capirci anch'io qualcosa.

Di quello che vuole Nott da me, di quello che Draco vuole da me e, soprattutto, di quello che potrei voler io da loro.

Punto gli occhi in quelli di Keira, ora più decisa che mai ad assecondarla.

«Cosa hai in mente?»

La mia amica mi rivolge un’occhiata furba, poi si avvicina al suo letto e afferra una boccettina di vetro da sotto il cuscino.

L’intruglio al suo interno mi è vagamente familiare…

«Pozione polisucco.» Mormoro. «E quando avresti avuto il tempo di prepararlo?»

«Oh, mi ci è voluto giusto qualche secondo.»

«L’hai rubata.» Affermo sgranando gli occhi, poi abbasso la voce nel timore che il sarto possa sentirmi. «Ieri, quando eravamo nel laboratorio di pozioni.»

«Esatto.» Conferma lei con aria orgogliosa.

«Devi riportarlo subito indietro.»

«Ma no, vedrai che non se ne accorgerà. Ce n’erano a decine sul bancone.»

«Ma non è corretto nei confronti della signora Nott.»

«Neanche suo figlio lo è se con il suo amico tenta di fregarci.»

«Lei però con noi è stata gentile.»

Keira fa spallucce, incurante.

«Stammi a sentire Hermione, io non ho nessuna intenzione di iniziare a provare qualcosa per un ragazzo di cui non posso fidarmi.» Dice abbassando lo sguardo sulla boccetta. «Quindi se per scoprire quali sono le sue reali intenzioni devo ricorrere all’inganno, lo farò. Lo faremo. Perché tu sarai con me, vero?»

«Non sarebbe più semplice parlargli apertamente?»

«Non funzionerebbe e tu lo sai. Adesso ascoltami, berremo la pozione entrambe. Questa sera.»

«Non potremmo rimandare? Stasera c’è il ballo.»

«E invece no perché la confusione sarà solo un vantaggio. Nessuno si accorgerà della nostra assenza, inoltre potremo sgattaiolare nella camera di Theo per impossessarci dei loro vestiti.»

«Assumeremo le loro sembianze? E degli originali che ne facciamo?»

«Non ci ho ancora pensato, in effetti, ma troveremo di sicuro una soluzione. In quanto ai capelli indispensabili per il completamento della pozione sono già nel mio cassetto.»

«Come…»

«Non me lo chiedere. Ho dovuto promettere un ballo al tipo delle pulizie, per quelle spazzole.»

«Pensi che funzionerà?» Chiedo rapidamente. Il sarto che guarda nella nostra direzione, in attesa di un cenno. «Voglio dire, potrebbero sospettare qualcosa.»

Se c’è una cosa che ho imparato su quei due è che, se li sottovaluti, commenti un grave errore.

«Andrà tutto bene.» Mi rassicura Keira, richiamando l’uomo in divisa. «Fidati di me.»

È una pazzia, penso, ma necessaria.



 

«Non ci credo, c’è anche Benjamin, il fratello di Theo.»

«Sì, ho sentito dire che è arrivato durante la notte.»

«Quanto è bello! Ma non ricordo mai quanti anni ha.»

«Non so di preciso ma si è diplomato l’anno scorso quindi dovrebbe…»

«Uff, non poteva rimanere a scuola un altro anno? E adesso che fa?»

«Lavora nella Corte Giuridica di Washington. Schh, fa finta di niente, sta guardando in questa direzione.»

«No, sembra guardare più in alto. Lì, a quella rossa sulla scale.»

«Ma non è…»

«Per la barba di Merlino, sì è proprio lei! Ma che ci fa qui…»

«Hermione Granger!»



 

Guardo la folla di gente dalla cima delle scale, un po’ in ansia. Rivolgo uno sguardo carico di apprensione a Keira e lei allunga una mano per stringere la mia, leggermente sudata.

«Andrà tutto a meraviglia.»

Facile dirlo per lei che qui è nel suo elemento naturale.

Lampadari di cristallo, tovaglie di cotone egiziano, calici di champagne. Per non parlare degli invitati, raffinatissimi e impeccabili nei loro abiti costosi.

So che in casa Blackheart si respira più o meno la stessa aria.

Ma per me, semplice figlia di dentisti nata babbana, un’atmosfera del genere mi attanaglia lo stomaco.

E poi c’è la storia della pozione polisucco, che fra qualche ora ci trasformerà in due persone diverse, esponendoci ai guai.

«Andrà tutto a meraviglia.» Ripete Keira. «Andrà tutto benissimo.»

Così capisco che è agitata quanto me, anche se non vuole darlo a vedere.

La presa sulla mano si fa più forte e io l’afferro anche con l’altra, cercando un contatto visivo.

Quando i suoi grandi occhi color ambra si fissano nei miei, cerco di trasmetterle tutto il coraggio di cui dispongo.

Non posso darti molto, amica mia, il cervello tra le due sei tu, ma posso darti il cuore.

Iniziamo a percorrere la scalinata, aprendo un varco nella folla, fino ad arrivare ai signori Nott.

Alla nostra vista, la padrona di casa lancia un gridolino, eccitata.

Esalta i nostri abiti, complimenta le indossatrici, ci presenta ad alcuni invitati. Poi improvvisamente si ricorda che doveva fare qualcosa, ovvero convincere suo figlio e Draco a farci da cavalieri per la serata.

È così che, nonostante le nostre insistenze a desistere, veniamo portate al cospetto dei due ragazzi.

Okei, quando qualche minuto fa mi sono specchiata sono stata la prima a pensare che forse la scollatura era un po’ esagerata e le curve troppo accentuate dal tessuto morbido, ma non credevo che mi sarei sentita talmente in imbarazzo.

Non come in questo momento, scrutata da Malfoy e Nott nello stesso momento e con la stessa intensità.

Eppure, la maggior parte degli sguardi provenienti dalla folla sono tutti puntati su Keira. Solo uno sciocco presterebbe attenzione a me, con lei al mio fianco.

Il mio abito è dorato e luccicante, aderente fin quasi alle caviglie e con un piccolo strascico. Ho permesso che mi truccassero e che mi acconciassero i capelli (l’addetto era ancora un uomo, ora che ci penso).

Ma Keira… bhè lei è semplicemente stupenda.

Con il trucco e la coda alta, sono stati ripresi i colori e le linee del suo abito, un sensuale tubino cosparso di piume nere. Per dare luce alla figura, sono poi stati pensati ad arte gli accessori, ovvero collier, orecchini e bracciali brillantinati.

Se disegnando l’abito, la signora Nott ha pensato di prendere spunto dalla casa di appartenenza di Keira, più che un corvo, a me fa venire in mente un incantevole cigno nero.

Le rivolgo un'occhiata complice quando, accomodandoci a tavola, ci accorgiamo di essere in mezzo a una folla di serpeverde.

Riconosco Lucius e Narcissa Malfoy, Blaise Zabini e Pansy Parkinson con i loro genitori, la mia insegnante di Aritmanzia. E poi praticamente un'altra ventina di alunni di Hogwarts, anche se di anni differenti dal mio.

Tra tutti questi volti, ne spicca maggiormente uno. È il viso di un ragazzo che per tutta la durata della cena non ha smesso un attimo di lanciarmi occhiate sfrontate.

Dall'accenno di barba e i lineamenti marcati è evidente quanto sia più grande di me di almeno tre anni e, dopo avermi rivolto un rapido sorriso, è evidente anche chi sia: il fratello maggiore di Theo.

In effetti hanno la stessa forma della bocca e lo stesso modo di ridere, ma per il resto non si assomigliano poi tanto.

Mentre Theo è castano con gli occhi verdi, questo ha i capelli più scuri e gli occhi di un celeste così limpido da sembrare il colore del mare al mattino.

Potrei dire di non aver mai visto occhi di una sfumatura più bella, se non conoscessi quelli color ghiaccio di Draco. Che okei, tralasciando il soggetto, devo ammettere che sono davvero stupendi.

Do con circospezione una gomitata alla mia compagna.

«Non voltarti,» sussurro. «Credo che seduto in fondo, alla tua destra, ci sia il famigerato fratello di Theo.»

Keira si volta lentamente con un sorriso, lanciando un'occhiata disinteressata dove le avevo indicato. Poi indirizza lo sguardo verso il branzino che ha nel piatto, lo tagliuzza con la forchetta da pesce e ne porta un boccone alle labbra.

«Sì sembra proprio lui o quantomeno la somiglianza c'è.» Commenta. «E pare anche che per una volta le dicerie siao esatte. Il tizio è davvero più bello del fratellino minore, per quanto sia possibile.»

Incuriosita da questo nuovo punto di vista, lancio al ragazzo un'ultima occhiata, giusto per essere sicura.

È bello, vero. Perfino raffinato, se vogliamo dirla tutta. Ma no, a mio parere rimane comunque una spanna sotto Theodore Nott, che questa sera è anche più attraente del solito, con i capelli pettinati ordinatamente, lo smoking blu notte e il papillon.

É seduto dopo il fratello maggiore, seguito da Draco, che invece è affiancato dai genitori (posti d'onore, quelli esattamente dopo i padroni di casa).

Lo vedo abbracciare con lo sguardo l'intera tavolata e, quando si accorge che io lo stavo fissando, si sofferma su di me e mi fa l'occhiolino.

Io abbasso il capo, imbarazzata, anche se mi sarebbe piaciuto osservare meglio anche Malfoy. Ma mi impongo di non voltarmi più in quella direzione per paura che qualcuno di loro scambi la mia (innocente e sana) curiosità per altro.

«Allora... per quella cosa?» Chiedo costringendomi a pensare ad altro.

«Ah sì giusto.» Risponde lei, dopo aver mandato giù una sorsata di vino bianco. «Sono riuscita ad ottenere degli abiti, certo non sono quelli che indossano ora, ma i costumi da uomo si assomigliano un po' tutti, dico io, come si fa a vivere senza il tormento di non sapere mai cosa mettersi? Non credo che loro passino tanto tempo davanti all'armadio aperto, crucciandosi se indossare una determinata giacca tra dieci altre giacche della stessa tonalità...»

«Keira, il piano.»

«Sì, quindi li portiamo di sopra e con uno schiantesimo li mettiamo fuori gioco, ovviamente in camere diverse e in momenti diversi. Parleremo prima con Malfoy e poi con Nott, se per te va bene.»

«Sì, sì, ma come li attiriamo nelle camere?»

Keira porta di lato il capo, sollevando entrambe le sopracciglie.

«Tesoro, credo che sei arrivata ad una età tale da non dovertelo spiegare io, come attirare dei ragazzi in delle camere da letto. Oppure tua madre non ti ha mai raccontato la storia dell'ape e del fiore?»

«Non lo farò mai.»

«Ma non ci devi fare sesso stupida, è solo per farli cadere nella trappola.»

«E ci cadranno così facilmente?»

«Se ti fingi brilla e ti avvicini quanto basta sì, abbi fede.»

Tiro un lungo sospiro e bevo dal suo bicchiere, dato che nel mio c'è un semplice analcolico.

«Per distendere i nervi.» Mi giustifico.

«Ottimo, lo farò anch'io.» Dice versandosi dell'altro vino. «Sai, fingi in maniera più realistica, se sei brilla per davvero.»

Prima di bere mi lancia uno sguardo carico di significati.

«Qualcosa non va?» Le chiedo. «Scommetto che ci stai ripensando.»

Keira rimane in silenzio qualche secondo, continuando a guardarmi così intensamente da fare quasi male.

«No...» Sussurra dopo un po', abbassando finalmente lo sguardo. «O magari sì.»

«Ehi, andrà tutto liscio. Non lo dicevi forse tu che andrà tutto a meraviglia?» La incoraggio, stringendole una spalla.

«Ne sei tanto sicura?»

«L'hai ripetuto così tante volte che hai finito per convincere anche me.» Rido. «E poi, se dovessero scoprirci, non devi sentirti in colpa per me. Voglio aiutarti sul serio, con Draco.»

Lei sorride di rimando, un sorriso triste.

«Pensi che potremmo essere una bella coppia?»

«La più bella di tutto il mondo magico, se è quello che vuoi.» Sollevo il calice di vino. «Ma una volta mi hai detto che con i Blackheart non si inizia mai una frase con «se», allora un brindisi ai «magari», alle buone probabilità e al futuro. Perchè te lo meriti, amica mia.»

«Me lo merito.» Mormora Keira con aria assorta, accostando i bicchieri fino a farli tintinnare.

E quindi beviamo, ancora e ancora, fino a perdere il conto dei calici portati alle labbra, fino quasi a perdere coscienza.

Le risate, le parole biascicate, la testa pesante e la stanza che vortica intorno quando ci alziamo da tavola.

La voce della signora Nott, cupa e lontana, che invita i presenti a dirigersi nel salone per dare il via alle danze.

Ed io e Keira ci uniamo alla corrente di persone che ci rivolge occhiatacce e che ci spinge oltre la sala da pranzo, tenendoci a braccetto per non inciampare nei nostri stessi piedi. Ridendo e barcollando fino ai corridoi, dove si respira un'aria meno viziata.

Ed è forse l'ambiente fresco, o quel breve tempo passato dall'ultimo bicchiere di vino, a farci risanire quel tanto che basta da ricordarci che avevamo una missione.

Guardandoci dritte negli occhi, ritorniamo in noi stesse.

O almeno ci proviamo.

«Dovremmo cercare Draco e separarlo da Theo.» Dico, allisciandomi pieghe inesistenti sul vestito.

Keira scuote lentamente il capo.

«No, innanzitutto dobbiamo recuperare i costumi.»

Mi conduce così verso l'ingresso, si avvicina ad una porta che non avevo mai notato prima e mi spinge in quello che sembra uno stanzino per le scope da viaggio.

«Ho notato che Theo guardava nella nostra direzione.» La sento ansimare in questo spazio angusto e poco illuminato. «Per fortuna non ci ha seguite.»

«Allora? Questi abiti?» Chiedo guardandomi attorno.

«Per il momento bevi questa, agli abiti ci penseremo dopo.»

Con un'espressione chiaramente disgustata, afferro la boccetta contenente la mia dose di pozione polisucco. Definire il suo sapore e la sua consistenza orribile è dire poco.

«Dai, non fare la schizzinosa.»

«Questa contiene i capelli di Theo o di Draco?»

«Non le ho segnate.» Sbuffa la mia amica. «Ma fa lo stesso, quindi lo sapremo dopo che l'avrai bevuta.»

Senza fare altre storie, porto la boccettina alle labbra, ma c'è qualcosa nello sguardo di Keira che non mi convince. Scorgo nei suoi occhi una traccia di... malvagità.

Ma poi scuoto il capo scacciando questi assurdi pensieri e mando giù tutto fino all'ultima goccia.

Keira è la mia migliore amica, mi fido di lei!

Mi fido ciecamente e me lo ripeto decine e decine di volte nella testa, mentre la pozione inizia lentamente a fare effetto.

E me lo ripeto anche quando la mia statura rimane più o meno la stessa e i seni, anzichè scomparire, aumentano di taglia.

Non mi sto trasformando nè in Draco nè in Theo. E di sicur non in un maschio.

La mia esperienza con questa pozione, avuta durante il secondo anno, mi spinge a pensare che ci si può sbagliare, dopo tutto, e che quindi sia andato storto qualcosa.

Ma allora perchè continuo ad avvertire questa strana sensazione?

Che in questo piano, sin dall'inizio, ci sia stata della perfidia?

Quando ha deciso che non avrei partecipato alla sua organizzazione, rifiutandosi perfino di rispondere ad ogni mia domanda. Silenzi che adesso vedo per quello che in realtà sono: bugie non dette e pura slealtà.

«Credo che adesso tu mi debba delle spiegazioni.» Dico con un tono di voce così basso da essere appena udibile. Ma se dovessi parlare leggermente più forte sono sicura che scoppierei in lacrime.

«Ormai è fatta.» Inspira ed espira lentamente aria dai polmoni. «Spogliati Hermione e indossa questi.»

E io lo faccio, con il cuore a pezzi per il tradimento. Lo faccio senza opporre resistenza, stordita dall'alcol e dal dolore. Lo faccio e nella mente la frase che si ripete cambia.

Non posso più fidarmi di Keira, mi dico, non posso e non lo farò mai più.

Alzo questi occhi di un colore tanto differente dal mio e le lancio uno sguardo di sfida.

Lei guarda a bocca aperta il mio nuovo viso... poi beve la sua parte di pozione.


Nel prossimo capitolo:

 

Mi stacco appena da lei, giusto il tempo di riprendere fiato e permettere al mio cuore di calmarsi.
«Voglio essere chiaro.» Dico appoggiando la fronte alla sua. «Non voglio nessun coinvolgimento sentimentale.»

«Io e te non saremo mai più che semplici conoscenti, puoi starne certo.»

Averla tra le braccia è, ora, il mio vero obiettivo.
L'unico modo per sentirmi migliore di quello che sono...

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Capitolo 8
*** Hansel e la strega ***


Capitolo otto: Hansel e la strega

 

Draco

 

Dopo questa sera è confermato: odio i balli.

Tutta questa euforia nel vorticare su se stessi proprio non la capisco. Cosa c'è di diverso dal camminare, se non per la musica in sottofondo? E poi i sorrisi imbarazzati quando si sbagliano i passi, il senso di vertigine, gli occhi di tutti puntati addosso.

Se dovessi espormi tanto non lo farei così.

Io sono un tipo più composto, più riservato. Mi piace la sensazione che ti dà il sapere che ho il pieno controllo dei miei movimenti.

E poi, oddio che strazio, ai balli ci sono sempre le ragazzine che smaniano per un tuo invito.

Le serpeverdi del primo anno strillano ogni volta che, accidentalmente, poso lo sguardo sul loro gruppo.

L'unica ad essere degna della mia attenzione, per eleganza e lignaggio, è la Parkinson. Ma se per non apparire sociopatico dovessi invitarla a danzare, o anche solo avvicinarla per chiaccherare, tornerebbe a tormentarmi con la storia del nostro presunto fidanzamento.

Ormai non so più come spiegarglielo che non provo assolutamente nulla per lei.

Eppure, non le avevo mai promesso niente...

Sbuffo, cercando Theo tra la folla, e mi viene una gran voglia di bere qualcosa di forte.

Io sono quel ragazzo che troverai sempre ad un angolo della festa, volutamente in disparte, ad annoiarsi così tanto da sperare che accada qualcosa di davvero epico.

Che venga giù il soffitto, riducendo la sala in macerie, o una più fattibile orgia di gruppo, con mani e lingue da tutte le parti.

Sono quel ragazzo che puoi considerare carino, addirittura bello, ma che non avrai mai il coraggio di avvicinare perchè senza neanche avermi mai rivolto la parola, ma solo dallo sconforto che leggi nel mio sguardo, capisci che non c'è niente di buono in me.

Che potrei farti del male, autodistruggermi e distruggerti con me.

E sono anche il ragazzo che si scola litri di alcol senza sembrare minimamente brillo, ma solo ancora più stanco e annoiato. Distrutto.

Vorresti ballare con me, se te lo chiedessi?

Alcune mi risponderebbero ugualmente di sì, altre invece mi riderebbero in faccia e se ne andrebbero. C'è poi una ragazza che, mi tiro indietro i capelli per lo sconforto, non ho la più pallida idea di cosa farebbe.

Tra i fiumi dell'alcol, che mi annebbiano leggermente i sensi, immagino il suo viso.

Sempre serioso quando si rivolge a me, sorridente quando è con altri.

E penso che mi piacerebbe scoprirlo, perchè tra tutta questa gente noiosa e banale, lei è l'unica che, con il suo atteggiamento schietto e diffidente, potrebbe rendere diverso questo Natale.

Potrebbe rendere diverso me...

Ammetto di non averla mai pensata in questo modo.

Forse, se lo avessi fatto, per il Torneo dell Coppe non avrei scelto la Blackheart.

Ma Keira mi sembrava così poco disponibile da invogliarmi a trasformare il suo ribrezzo in qualcosa di più eccitante. Che ne potevo sapere che ci sarebbe voluto così poco tempo?

Adesso mi guarda con quei occhi così adoranti e servizievoli da avermi fatto consumare l'euforia della caccia.

Annoiato, abbraccio con lo sguardo i numerosi presenti nel tentativo di localizzare un viso in particolare.

Donne con lunghi abiti colorati, cavalieri sorridenti, camerieri con vassoi stracolmi di calici di champagne.

Ne fermo uno, afferro un calice, lo mando giù in una lunga sorsata.

In lontananza scorgo i miei genitori conversare con Willow Nott, formando il gruppo più pomposo della serata.

Mi scappa una risata, una ragazza del terzo anno si avvicina e mi propone di allontanarci da tutto questo chiasso per cercare un posticino più appartato.

Le rispondo che ci avrei pensato, con un occhiolino, e lei ritorna dalle sue amiche, chiaramente delusa.

Perchè non mi crede?

Ci avrei pensato sul serio, ma non con lei.

Alzo di nuovo lo sguardo sulla folla e finalmente la vedo.

Sta camminando proprio in questa direzione, peccato non sia da sola. L'affianca infatti Nott, che dagli sguardi che le lancia si capisce quanto sia eccitato. È chiaro come il sole che ha avuto la mia stessa idea su come trascorrere il tempo con lei.

«Granger.» La saluto quando mi si para davanti. Per poi rivolgere un'occhiata in tralice al mio amico. «Nott...»

«Stavamo cercando il ragazzo più allegro del castello,» scherza Theo. «Quindi eccoci qua. Perchè non inviti qualcuna a danzare?»

«Perchè non vedo nessuna dama degna a tale scopo.»

«Eppure mi era sembrato di vedere la Regina d'Inghilterra, qui, da qualche parte.»

Hermione trattiene una risata.

E io mi sforzo di non scagliarmi su di lei, mettermela su una spalla e gettarla sul primo letto disponibile.

Come diavolo le è saltato in mente di mettersi quel rossetto rosso fuoco? E di indossare un vestito che lascia davvero poco all'immaginazione?

La vedo scuotere lentamente il capo, agitando i capelli da una parte all'altra, ritrovandomi ad immaginarmi mentre quei capelli glieli accarezzo, glieli tiro. Anche se in questo momento mi accontenterei anche solo di tuffarci dentro il viso, perdendomi nel suo profumo.

Ma Nott riprende a parlare, facendomi tornare con i piedi per terra.

Mi guarda con aria interrogativa. Forse mi ha rivolto una domanda e sta attendendo una risposta, ma io non stavo ascoltando, perso com'ero negli occhi scuri di Hermione.

«Eh?» Biascico, stranito.

La ragazza assottiglia lo sguardo, assumendo un'espressione che ho visto spesso, ma non sul suo viso.

«Credo sia ubriaco.» Afferma con calma, rivolgendosi a Theo.

«Forse, ma non temere. Draco è quel tipo di ubriacone che quando viaggia nelle terre dell'alcol non molesterebbe neanche una strega a ore.»

«Theo!» Lo rimprovera la rossa, dandogli una pacca sul petto e ammiccando maliziosamente nella mia direzione.

«Quindi» riprende lui, «se ne starà qui tranquillo come un agnellino, continuando a bere finchè non sarà neanche più in grado di reggersi in piedi e io verrò a prenderlo per trascinarlo a letto.»

«E nel frattempo tu che hai intenzione di fare?» Chiedo con un tono gelido.

«Bhè...» Nott fa spallucce, con un ghigno.

Sta alludendo alla Granger, ovvio.

E il solo pensiero che lui possa starle tanto vicino da baciarla, toccarla e dio solo sa fin dove si spingeranno stasera, mi fa ribollire il sangue nelle vene.

Devono essersene accorti anche loro, perchè mi guardano con un'aria preoccupata.

«Allora io vado, Draco.» Dice Theo, cingendole la vita con un braccio. «Non combinare guai fino al mio ritorno.»

Ed io li lascio andare, sentendomi più stanco e sconfitto che mai.

Perchè, in fondo, che diritto ho io di fermarli?

Hermione non ha mai mostrato interesse nei miei confronti e Theo è il mio migliore amico.

È andata così. Pace.

Ma questo non vuol dire che me ne starò qui, buono buono ad aspettarli.

Già vederli allontanarsi, abbracciati, è stato doloroso. Ma vederli tornare con un senso di appagamento sui loro volti sarebbe davvero troppo per il mio piccolo cuore di pietra.

Barcollando appena, mi faccio largo tra la folla, cercando di resistere alla tentazione di afferrare qualche calice al volo tra quelli in bilico sui vassoi che i camerieri trasportano in giro.

Trovo un varco nella parete e mi ci infilo a spallate, finchè non sbuco in un corridoio ancora troppo affollato per i miei gusti. Così continuo a camminare, il pavimento che oscilla sempre più sotto i miei piedi, e attraverso varie porte fino a ritrovarmi in un corridoio fresco e isolato.

Perfetto, penso mentre appoggio la schiena sulla parete e chiudo gli occhi, godendomi il silenzio.

Ma un attimo dopo avverto uno strano suono.

Quello che inizialmente sembrava il verso di un animale, alla fine si rivela essere un pianto di ragazza.

Mi stacco dalla parete.

«Chi c'è?»

Il pianto cessa all'istante, poi una voce tremolante.

«Vai via!»

Mi scappa un sorriso.

Non so perchè, ma sono sempre stato attratto dal dolore. E considero il pianto la sua esternazione più raffinata.

«Di quale tragedia sei stata vittima?» Chiedo inoltrandomi lentamente nel corridoio poco illuminato e dirigendomi verso la fonte della voce. «Il ragazzo che ti piace sta ballando con un'altra?»

Cala di nuovo il silenzio. Rimango in allerta.

Poi la ragazza tira su con il naso e io con uno scatto dirigo lo sguardo a destra, verso una deviazione del corridoio.

«Ti si è strappata la gonna di quello che tanto quasi sicuramente era un vestito orribile?»

La mia voce vibra nell'aria, formando un'eco.

Un altro passo.

«Un'altra ragazza ti ha dato della poco di buono?»

«Ma perchè non te ne vai e mi lasci stare?»

Sento la ragazza singhiozzare, ormai fuori controllo.

Credo che il pianto sia una delle poche cose davvero impossibili da arrestare, non quando ti senti l'anima squarciata in mille pezzi.

Ed è così che, seguendo quei singhiozzi come fossero briciole verso la casetta di marzapane, raggiungo la strega in lacrime.

È rannicchiata in un punto cieco, all'ombra di una colonna che sorregge un busto di pietra.

Alla mia vista, il busto si anima.

«Oh, giovane amico, per favore portala via di qui,» si lamenta con la sua voce profonda. «Non fa altro che piangere, non la sopporto più.»

Lancio alla statua uno sguardo di rimprovero. Poi gli rivolgo un ghigno.

«Lei ha davvero poco tatto...» Sbircio l'etichetta dorata sulla colonna. «Valerius.»

«Signor Nott, se non le dispiace. Primo in linea di successione del fondatore della dinastia Nott. Colui che ha comandato la realizzazione di questo castello e...»

«Sì, sì, molto interessante. Mi creda, Valerius, starei qui a sentirla per ore...» Allungo una mano verso la figura singhiozzante ai miei piedi, accorgendomi appena dei suoi lunghi capelli corvini. «Vogliamo andarcene via di qui, per favore? Prima che comincino a sanguinarmi i timpani.»

Il busto continua a parlare, imperterrito, ma il pianto cessa.

Al suo posto, un risolino che mi arriva alle orecchie come il trillare di un migliaio di campanellini.

Godo nel vedere la gente piangere, questo si è capito, ma al suono della risata di questa ragazza sento lo stomaco infuocarsi, caricandomi di un altro tipo di soddisfazione.

Quella di averla fatta ridere.

Quando scosta le dita dal viso, con mia immensa sorpresa, scopro che si tratta di Keira.

Di una Keira diversa da quella che ho sempre avuto modo di vedere, ovvero priva della sua solita aria altezzosa, ma sempre e comunque lei.

Gli occhi di un bellissimo color ambra, ora resi ancora più luminosi e vivaci dalle lacrime, la bocca sensuale e la fronte alta.

Mi ero quasi dimenticato di quanto cazzo fosse bella, dopotutto.

E vederla qui, ai miei piedi, la rende ancora più bella.

Se ne accorge anche tutto ciò che è compreso nelle parti basse, spingendo dolorosamente nel cavallo dei pantaloni e implorandomi di uscire per trovare una sistemazione migliore.

Parcheggiarlo qualche minuto nella Blackheart non sarebbe una cattiva idea, in effetti.

Sarebbe un ottimo modo per combattere la noia.

E per non pensare alla Granger che se la spassa con il mio migliore amico.

Così tiro un lungo sospiro e vibro la mano destra, riproponendo la mia offerta di allontanarci da qui.

Dopo un attimo di esitazione, Keira l'afferra, facendo leva per mettersi in piedi.

Diciamo che averla di fronte in tutta la sua bellezza non migliora la situazione all'interno dei miei slip.

In questo vestito, che rivela ogni generosa curva, sembra un angelo nero sceso dal cielo.

«Non credevo fossi tu, prima, quando ho detto tutte quelle cose orribili.»

Mi giustifico.

Per portarmela a letto devo apparire un minimo gentile, o no?

«Non cercare di sembrare una persona civile, Malfoy.» Dice lei tirando su con il naso e accennando un sorriso. «Sappiamo entrambi come sei in realtà.»

«E come sarei, sentiamo.»

«Egoista...» Solleva lentamente il mento, acquisendo l'ordinaria risolutezza. «Prepotente, doppiogiochista, sadico... ah, e anche un pizzico depravato.»

«Depravato.» Dico inclinando il capo da un lato. «Quindi la mia recita non è stata un successo.»

«Decisamente no.» Conferma lei. «Potresti tentare con qualche tua compagna di casa, però. Per quanto sono oche scommetto che saranno pronte a credere a qualunque tua recita, pur di venire a letto con te.»

Mi scappa una risata.

«Hai pensato che il mio intento fosse quello, quando ho soltanto cercato di fare qualcosa di gentile?»

Adesso è la volta di Keira, di inclinare il capo.

«Okei, okei, la faccio finita.»

«Ecco bravo.»

«Perchè piangevi poco fa?»

«Ah, quello...» Mormora la ragazza, distogliendo lo sguardo. «Solo un momento di sconforto.»

«Sai, sei davvero una persona imprevedibile.» Sorrido. «Di solito quando uno si ubriaca non fa altro che ridere, tu invece piangi.»

«Non sono ubriaca.»

Non posso fare a meno di sollevare un sopracciglio.

«Okei, okei, la faccio finita.» Sdrammatizza lei, usando le mie stesse parole. «Hai ragione, lo sono.»

«Quanto hai bevuto?»

«Quanto basta da farmi sentire su una giostra.»

«Una giostra eh?» Dico cingendole le spalle con un braccio per incamminarci lungo il corridoio. «Tipo le montagne russe?»

«Tipo un'altissima ruota panoramica.»

Lo dice con leggerezza, Keira, ma io ci penso intensamente su.

Ormai, quando si parla di ruote panoramiche, non posso non pensare a quella dannata Grifondoro.

«Qualcosa non va?» Chiede Keira, strabuzzando gli occhi. «Dove andiamo?»

«Il più lontano possibile da quel ballo delle lanterne di Babbo Natale.»

«Si chiama Ballo delle luci di Natale, Malfoy.»

Lo dice sforzandosi di rimanere seria, ma poi scoppia in una risata cristallina.

Ed io mi emoziono un'altra volta.

Tutta colpa dell'alcol, è ovvio.

In silenzio, raggiungiamo l'esterno passando per il porticato. L'aria è frizzante, forse fin troppo da come Keira si strofina le braccia nude.

«Ecco.» Dico porgendole il mio blazer nero, con fare distratto.

Lei si lascia coprire guardandomi con sospetto.

«Troppe gentilezze, oggi, Malfoy.»

«Non farti strane idee per qualche parolina di conforto e una giacca.»

Lei continua a guardarmi con un sorriso furbo sulle labbra, poi rivolge lo sguardo verso il giardino.

«Perchè siamo qui?»

«Perchè è il posto migliore per smaltire una sbornia.»

«Ah sì? Per via dell'aria fresca?»

«E del silenzio.»

«E tutto questo solo per me? Mi lusinghi, Malfoy.»

«Scendi dal piedistallo principessa.» Le rivolgo un ghigno. «Ho bevuto parecchio anch'io.»

«Per quale motivo?»

«Tu perchè ti ubriachi?»

«Frena, frena. Questa è la prima volta che mi capita.»

«Allora sei fortunata ad avere accanto un vero esperto.»

Ci rido su, ma Keira mi rivolge uno sguardo serio.

«Non dovresti farlo.» Mi rimprovera con un tono da maestrina. «Bere così tanto non fa bene. Danneggia i neuroni e rischi di diventare ancora più scemo.»

«Ah-ah. Parla la Corvonero che domani avrà un dopo sbronza con i fiocchi.»

«Allora, si può sapere il motivo?»

Ci fissiamo a lungo alla luce delle lanterne disseminate per il giardino.

Faccio spallucce.

«Per pura noia.»

«Non ti credo.»

E fai bene, vorrei dirle, perchè non è la verità.

Perchè bevo? Perchè quando bevo il mio cervello scende di giri e produce meno pensieri.

Perchè stare da schifo il giorno dopo mi fa star bene. L'unico modo attraverso il quale riesco ad entrare in sintonia con tutto il resto. Con il mondo, la società e anche con la mia vita, che fa schifo più di ogni altra cosa.

E bevo perchè al vedere tutto in maniera nitida, preferisco farlo con la testa leggera.

I contorni sfuocati.

 

Ma a Keira mi ritrovo a ripetere soltanto: «per pura noia», chiudendo definitivamente l'argomento.

«Comunque avevi ragione. Mi sento meglio.»

«Vuoi rientrare?»

«Non serve. E poi ho trovato un modo per sentire meno freddo.»

Detto questo si slaccia l'acconciatura, permettendo ai capelli di scendere lungo le spalle e la schiena. Deglutendo, mi rendo conto di non averla mai vista così.

«Sei... bellissima.» Mi ritrovo ad ammettere, pentendomene subito dopo.

Ma Keira non reagisce come farebbe qualunque ragazza dopo un complimento. Nessun sorriso o «grazie», neanche un'occhiataccia che in realtà nasconde un certo compiacimento.

Mi guarda solo con gli occhi lucidi e l'aria triste.

Ed io non ho nessuna intenzione, stasera, di ricoprire il ruolo di un cazzo di psicoterapeuta. Credo di aver fatto già abbastanza, comportandomi come un vero gentiluomo che si offre addirittura di cedere la giacca quando ci sono zero fottutissimi gradi.

Così al diavolo le buone maniere, al diavolo l'alcol e al diavolo anche Hermione, che con il suo ricordo mi tormenta anche adesso.

Prendo il viso della ragazza tra le mani e l'attiro verso le mie labbra.

Il contatto è strano, quasi alieno.

Ma non appena Keira socchiude la bocca e le nostre lingue si toccano, ritorno con i piedi per terra.

Mi stacco appena da lei, giusto il tempo di riprendere fiato e permettere al mio cuore di calmarsi.

«Voglio essere chiaro.» Dico appoggiando la fronte alla sua. «Non voglio nessun coinvolgimento sentimentale.»

Keira punta i suoi grandi occhi luminosi nei miei.

«Io e te non saremo mai più che semplici conoscenti, puoi starne certo.»

Forse è il suo tono calmo e deciso, forse il sollievo di non vederla più come la tipica ragazza che prima fa la difficile e poi non ti si stacca di dosso un attimo o forse è davvero colpa dell'alcol... non capisco il vero senso di quello che sta accadendo, ma succede.

La bacio come non ho mai fatto in vita mia, con trasporto e passione.

Come se stare sulle sue labbra fosse l'unica cosa che conta sul serio.

E lei, dopo un secondo di esitazione, ricambia con lo stesso trasporto.

Capisco solo ora che andarci a letto sarebbe stupendo, ma non l'obiettivo ultimo.

Averla tra le braccia è, ora, il mio vero scopo.

L'unico modo per sentirmi migliore di quello che sono...

 

Un'ora prima...

 

Hermione

 

Indossato il mio vestito, i miei capelli, il mio viso, Keira apre la porta dello stanzino.

«Perchè, tra tutti i modi possibili per farlo, hai scelto questo?» Chiedo con voce tremante.

Lei si volta appena.

«Perchè questo è quello con la più alta probabilità di riuscita.»

«Non vedo come...»

«Nott ti vuole, Hermione, è palese. Ed è risaputo che, quando gli uomini sono eccitati, nel cervello c'è meno afflusso di sangue.»

Il mio cuore perde un battito.

«Keira io... io mi fidavo di te.»

«Non agitarti. Non credo dovrò spingermi tanto lontano per ricevere da lui tutte le informazioni che mi servono.»

«Ma si tratta del mio corpo, maledizione!»

Keira finalmente trova il coraggio per guardarmi negli occhi, ma non dice nulla.

«Nott penserà di stare con me.» Continuo.

«Quando svanirà l'effetto della pozione potrai dirgli la verità.»

«È la prima cosa che farò. Ma non aspetterò che la magia svanisca, perchè lo farò immediatamente.»

«Non sai quanto ti sbagli...» Mormora Keira, con aria assorta.

Con un rapido gesto, la vedo estrarre la bacchetta dalla manica del vestito e puntarmela contro.

«E così siamo arrivate a questo punto.» Cerco di apparire calma nonostante il tremolio al labbro inferiore. «Al punto di tradire la propria migliore amica per un ragazzo.»

«Non sarebbe finita bene in ogni caso.»

«E da quando hai la facoltà di conoscere il futuro?» Aggrotto la fronte, indignata. «Per quanto possano farti credere i maghi e le streghe che sostengono di saper usare una sfera di cristallo o di saper leggere i significati nascosti sul fondo di merdose tazzine da caffè, noi non possiamo sapere per certo cosa ci riserva il futuro! Tutto ciò che conosciamo è già accaduto o sta accadendo adesso. E io so che eravamo una bella coppia, Keira. Che insieme potevamo sfidare il mondo, che la nostra amicizia valeva più di qualsiasi storia d'amore.»

«Smettila...»

«Sei ancora in tempo per fermare tutto questo. Smaltiremo la pozione insieme, e poi tornerà tutto come prima, promesso.»

«Non funziona così, Hermione. Ormai ho preso la mia decisione.»

Mando giù la saliva, affranta.

«Almeno spiegami sulla base di cosa hai deciso di rovinare tutto. Spiegamelo perchè io non lo capisco...»

«Perchè ho visto come ti guarda.»

Rimango con la bocca spalancata, incapace di riprendere fiato.

«Di cosa diavolo stai parlando, Keira?»

«Credo... credo che quello che provo sia amore.» Il suo capo oscilla, lentamente, mentre gli occhi si fanno lucidi. «So che è passato troppo poco tempo per dirlo e che sembra assurdo, ma non mi sono mai sentita così sicura dei miei sentimenti.»

«Quindi ritieni che il tuo amore per lui giustifichi un tradimento simile?»

«No, ma non me ne faccio nulla della nostra amicizia se non posso avere Draco.» La mano con la quale impugna la bacchetta trema appena. «All'inizio non era così, ma poi ho capito che una cosa esclude l'altra. Dovevo fare una scelta.»

«Ma non puoi saperlo!» Mi ritrovo a gridare, esasperata. «Keira, questa storia ti ha annebbiato il cervello, prova a ragionarci...»

«Adesso basta, stiamo solo perdendo tempo.» Mi ferma lei. «Vuoi sentirti dire che mi dispiace? Mi dispiace, Hermione, di aver preferito lui a te. Ma questo non cambia le cose.»

«Non voglio le tue scuse, voglio solo...»

«Perfetto, così risparmierò il tempo di chiederti scusa dopo questo.»

Avverto una scossa percorrermi l'intera spina dorsale, facendomi rabbrividire.

È la causa di un potente incantesimo, così potente da provocare effetti ancor prima di essere eseguito del tutto con la sua pronuncia: confundo.

In un primo momento mi sento angosciata, poi esausta, poi divertita e poi ancora triste, sola, sperduta.

Confusa.

Ho giusto il tempo di scorgere Keira allontanarsi con il mio corpo, domandandomi se ne valeva la pena, distruggere un'amicizia come la nostra per uno come Malfoy, prima di sentire le ginocchia farsi fragili e cedere al pianto.

Per terra, nella semioscurità, sento di non avere nè le forze nè le capacità mentali per reagire.

Ma poi mi vergogno di me stessa.

So che se non cercherò di rimettermi in piedi non avrò più il coraggio di indossare il colore dei Grifondoro. Così mi sforzo con tutta me stessa per riprendere in mano la situazione.

Non so come potrei farcela, non sono sicura di niente al momento, non sotto l'effetto di un subdolo incantesimo quale è il Confundus.

Ma una cosa la so, o almeno credo di saperla, ed è che si può arrivare ovunque si voglia, un passo alla volta.

L'importante è fare il primo.

 

 

 

Gli occhi chiusi, il cuore che pulsa in ogni parte del corpo, la testa altrove.

La lingua di Draco su un angolo della mia bocca, poi di nuovo a contatto con la mia.

E poi il fruscio della sua camicia bianca contro il davanti del vestito nero, le sue mani fra i miei capelli sciolti, il profumo del dopobarba che si confonde con quello più selvatico e crudo del giardino avvolto nel silenzio.

I nostri fiati si tramutano in nuvolette bianche e io tremo appena, quando con due dita scende ad accarezzarmi il collo, poi lungo la schiena e ancora più giù...

«Stiamo correndo troppo, Malfoy.»

Biascico contro le sue labbra, allontanandogli le mani.

Ma queste ritornano sul mio viso.

«Sei così bella che mi manca il fiato.» Dice appoggiando nuovamente la fronte sulla mia, come pochi minuti prima.

Ed io trovo il gesto così dolce da farmi rendere conto che non è da lui.

Da farmi ritornare in me per qualche secondo.

Sollevo lo sguardo su Draco, con aria afflitta.

È Keira, che crede di baciare. È lei che reputa bella, non me.

Ma poi la confusione torna ad impadronirsi della mia mente, facendomi dimenticare perfino chi sono.

«Voglio... stare.... con te.»

Alle mie parole il suo corpo si irrigidisce.

«Non sai quanto mi costi dirlo, ma non faremo niente di più stasera.»

«Perchè?» Chiedo con la testa meno leggera e con uno sguardo un po' più presente.

«Perchè sei ubriaca da far schifo, bella mia.»

E sotto incantesimo Confundus, aggiungerei. Anche se credo stia svanendo, dato che riacquisto lucidità a sprazzi e con durata sempre maggiore.

«Quindi la leggenda che fai ubriacare le ragazze per portartele a letto non è vera, dopo tutto.»

«Il protagonista di quella leggenda è Nott.»

«Theo non ha bisogno di ricorrere a simili sotterfugi per conquistare una ragazza.» Affermo con aria maliziosa.

«Io sì, invece?»

«Bhè...»

«Quindi con Nott ci andresti a letto.»

«A quale ragazza sana di mente dispiacerebbe?

Draco assume un'espressione ferita.

«Credo che sia meglio rientrare,» dice dandomi le spalle. «Prima che gente stupida trovi un modo per dare una base di verità ad assurde leggende.»

«Aspetta, non volevo dire questo...» Cerco di giustificarmi.

Nel farlo lo trattengo per un braccio.

Draco si ferma e mi rivolge finalmente lo sguardo.

«Si può sapere cosa c'è che non va in te?» Domanda con un'espressione disgustata in volto. «La prima volta che ci siamo visti quasi ti trattenevi dallo sputarmi in faccia, poi ti sei presa una sbandata per me, nonostante ormai avessi perso ogni interesse nei tuoi confronti. E adesso che mi sono fatto avanti ti comporti da stronza alludendo che ti piace di più il mio migliore amico. Sei pazza, Keira Blackheart.»

Con uno slancio che non avevo assolutamente previsto, mi metto sulle punte e raggiungo la bocca di Draco.

Lui rimane perfettamente immobile per qualche secondo, poi si muove per assecondare i miei gesti.

«Sei pazza...» Ripete con un mugolio. «E stai facendo uscire di senno anche me, malefica strega che non sei altro.»

Poi mi bacia con lo stesso trasporto della prima volta, ingabbiandomi fra le sue braccia.

Stare così mi fa sentire bene, al sicuro.

Premo le dita contro la sua schiena, per far sì che i nostri corpi si avvicinino ancora di più.

Ma l'incantesimo che mi è stato scagliato un'ora fa è come una coltre di nuvole che vortica nella mente. E adesso, che sta quasi svanendo, le nuvole sono sempre di meno, lasciando che ci siano momenti di lucidità.

Come questo.

Quando mi rendo conto di essere avvinghiata a Malfoy, cerco di divincolarmi, ma lui mi tiene così stretta da non riuscirci.

Muovo un passo all'indietro, poi ancora un altro, fino a ritrovarmi con la schiena contro un freddo muro di pietre, più in trappola di prima.

Ecco che arriva un altro ammasso di nuvole.

Mi assale una strana sensazione di smarrimento...

Dove sono?

Nel posto più bello del mondo.

Torno a baciarlo con passione, fregandomene di tutto il resto, e lui sembra accogliere con entusiasmo questo nuovo sviluppo.

«Forse... è meglio...» Mormora afferrando i miei polsi e spingendomi contro il muro con tutto il suo corpo, senza per questo smettere di baciarmi. «...tornare in un posto pieno di gente...»

«...non... dobbiamo... per forza.»

«Invece sì... non so fino a quando potrò resistere...»

all'improvviso Draco si ferma, affannato, e punta gli occhi dritto nei miei.

«Smettila, davvero.»

«Di fare cosa?»

«Di essere così bella.»

Mi scappa una risata, ma poi tutto il mio entusiasmo di smorza di colpo quando Draco continua: «dico sul serio, Keira

E con questo shock, l'incantesimo perde ogni effetto su di me, allontando una volta per tutte le nubi nella mia mente.

Annullata, persa, delusa, avverto un buco perforarmi lo stomaco e farsi sempre più profondo.

Osservo questo ragazzo a pochi centimetri dal mio volto e lo vedo per quello che è.

Non più Draco Malfoy, l'arrogante Serpeverde che si è sempre vantato e ha sempre ostentato il suo cognome e la sua ricchezza.

Non più il Malfoy che mi ha insultata, che ha ferito i miei amici e che ha sempre cercato di metterci in cattiva luce, sabotando ogni nostro piano sin dal primo anno a Hogwarts.

Ma solo il ragazzo che mi è di fronte adesso, con lo sguardo perso perchè non sta capendo nulla. Il ragazzo che mi ha chiamata pazza perchè si è sentito ferito e che adesso mi stringe così forte da farmi credere che perdermi sia il suo timore più grande.

E nel vortice appena formato nel mio stomaco si intromette qualcosa di nuovo: un vento caldo e impetuoso. Chiamato Gelosia.

Questa nuova emozione è così estranea al mio carattere che non so come reagire. Ma so che essere gelosa a causa di Draco è una pazzia. E che desiderare di essere la mia migliore amica per piacergli è un'altra pazzia, perchè presto ritornerò ad essere solo me stessa.

La scialba, impacciata e ordinaria Hermione Granger.

Quella con il sangue marcio e che fino a pochi anni prima non sapeva neanche di essere una strega.

Quella che a scuola, se non fosse per la propria intelligenza e un amico famoso, passerebbe tranquillamente inosservata.

Perchè qualcuno come Draco Malfoy avrebbe dovuto interessarsi a me?

Il pensiero mi trapassa il petto come una lama affilata, provocando dolore vero.

E quando una lacrima mi bagna il viso, me ne accorgo solo perchè la sento scivolare calda sulla pelle gelida.

Il serpeverde continua a fissarmi con espressione smarrita. Mi asciuga la lacrima con un dito.

Ma quando tenta di dire qualcosa io non glielo permetto.

Non voglio sentire più nulla di romantico con la sua voce, non voglio più sentirmi dire da lui che sono bella e soprattutto non voglio più sentirmi chiamare con un nome che non sia il mio.

«È stato un errore.» Lo allontano con una spinta. «Devo andare.»

Alle mie spalle, avverto Draco muovere qualche passo verso di me, per poi fermarsi.

Mi sta lasciando andare e così vado.

Cammino in fretta lungo i corridoi per poi incominciare a correre.

Corro e corro finchè mi risulta difficile perchè le scarpe sono diventate leggermente grandi. Così me le sfilo e continuo a muovermi sorreggendole lungo i fianchi e mantenendo come meglio posso il corpetto diventato troppo largo.

Con la coda dell'occhio scopro che i capelli che oscillano sulle spalle sono tornati crespi e del mio colore ramato.

Non posso più andare in giro così, penso con un leggero turbamento, per cui apro la prima porta che riconosco e mi ci infilo dentro.

«La biblioteca...» Sospiro.

Il solo fatto di essere circondata dai libri basta a farmi sentire più tranquilla.

Ma la serenità dura ben poco perchè mi accorgo di non essere sola.

Seduto di spalle sul divano, una figura si volta lentamente e posa lo sguardo su di me, con un ghigno.

Sto parlando di Benjamin Nott.





Nel prossimo capitolo:

«Va bene.» Mi arrendo. «Cosa vuoi?»
Hermione fa finta di pensarci su, ma si capisce benissimo che sta solo fingendo.
«Un ballo.» Dichara alla fine.

«Da quanto tempo covavi questa passione nei miei confronti? Ed io non me ne sono mai accorto, poverina.» Dico con un ghigno. «Comunque non sono uno spergiuro, perciò avrai il tuo ballo, anche se a malincuore.»
«Guarda che anch'io non ho tutta questa voglia di farmi vedere in pubblico con te.»
«Stare con un Malfoy dovrebbe essere la massima aspirazione di ogni ragazza, invece.»

«Sì, certo come no.» Commenta sorpassandomi. «Dai, seguimi.»

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Capitolo 9
*** Non sono di nessuno... o forse no ***


Capitolo nove: non sono di nessuno... o forse no

 

Hermione

 

«Ciao.»

Il più grande dei figli Nott punta gli occhi color mare su di me, facendomi vergognare più che mai.

Il vestito di Keira infatti è troppo grande, costringendomi ad afferrarne le estremità per coprire più lembi di pelle possibile.

«Sei amica di Teddy, giusto?» Il ragazzo si mette in piedi e muove qualche passo verso di me. «Piacere, io sono suo fratello, Benjamin.»

Mi porge la mano, ma dopo qualche attimo di esitazione la ritrae, imbarazzato.

E in tutto questo io non sono stata in grado di spiccicare una parola, se non qualche «ehmm..» e «uhm..» di tanto in tanto.

«Hermione Granger.» Mi decido alla fine. «Scusa se non mi presento come si deve, ma credo che mi si sia allargato l'abito.»

Non posso averlo detto veramente.

Spero che il pavimento si apri all'improvviso seppellendomi nelle viscere del castello, quando il ragazzo, dopo l'evidente stupore, incomincia a ridere senza un minimo di controllo.

Perfetto, penso, ricorderò questo giorno come il più bella della mia vita.

Sono stata tradita dalla mia migliore amica, ho pomiciato con Draco Malfoy e adesso vengo derisa da un attraente ragazzo. Tra l'altro a sua volta fratello di uno dei ragazzi più belli della scuola.

Tornare ad Hogwarts sarà l'esperienza più antipatica di sempre.

E, per carità, la risata di Benjamin non è neanche così sgradevole, ma per oggi ne ho avuto abbastanza di essere presa in giro. Così, nonostante sia in condizione a dir poco indecente, raccolgo ogni briciolo di dignità che mi è rimasta e sollevo il mento.

«È stato un vero piacere.» Dico con asprezza, per poi voltarmi verso la porta.

«No, aspetta, mi dispiace.» Si scusa lui, ricomponendosi. «Dico sul serio. È solo che... sì cioè, cosa ti è capitato?»

Mi giro di nuovo, adesso diffidente.

«Non sono sicura di volertelo dire. Comunque avevo solo bisogno di un posto isolato e credevo che non ci avrei trovato nessuno qui, nel bel mezzo di una festa.»

«E ora scommetto che mi stai maledicendo in silenzio per non essere un festaiolo.» Sorride. «Però vedila così: adesso hai qualcuno che può darti una mano a risolvere il tuo...»

«Problema?»

«Lo è?»

«Direi proprio di sì.»

Rimaniamo in silenzio qualche secondo. Tempo durante il quale i nostri occhi non fanno altro che fissarsi intensamente.

Da lontano, ovattati, provengono i rumori e le voci della gente che affolla la sala da ballo.

Poi una risata acuta che mi fa venire in mente quella di Keira.

Devo trovarla, penso con una certa apprensione. Devo trovarla e fermarla prima che con Theo faccia qualcosa di irriparabile.

«Allora... mi servirebbero degli abiti della mia misura.» Mormoro.

Benjamin scrolla il capo come se fosse appena uscito da un sogno ad occhi aperti. Digrigna i denti, annuendo più volte.

«Certo. Abiti, abiti, abiti...»

«Potresti cercarli in una camera degli ospiti?» Ipotizzo. «Dato che funzionano come una sorta di camera delle necessità, se dovessi desiderare dei capi di una taglia diversa dalla tua dovresti trovarne, giusto?

«Giusto.» Conferma lui. «Hai qualche preferenza?»

«Francamente, in questo momento indosserei anche una tuta da ginnastica rosa fluo, se solo fosse della mia misura.»

«Allora aspettami qui, torno subito.»

Lo vedo indugiare un attimo sulla soglia, posare di nuovo lo sguardo su di me e poi scomparire.

Finalmente sola, tiro un lungo sospiro e mi stendo sul divano di pelle.

Per un po' saremo solo io e miei pensieri, ma non so fino a che punto la cosa possa risultare un bene.

Se chiudo gli occhi, infatti, mi compare davanti il viso di Malfoy.

Un viso con le palpebre chiuse, le labbra a filo con le mie, i capelli scompigliati.

E avverto di nuovo le sue mani su di me, le dita che tremano appena a contatto con la mia pelle per il freddo. E l'eccitazione...

Spalanco gli occhi, accaldata.

No, non è un bene rimanere da sola con i miei pensieri.

Ma le palpebre si abbassano nuovamente, pesanti e stanche.

Rivedo il corpo perfetto di Malfoy avvolto da un completo nero, i muscoli delle braccia e del petto che si intravedono nei punti in cui la camicia bianca si tende.

E le mani che appaiono ancora più bianche sotto la luce della luna...

Un ricordo ancora così vivido e intenso che mi sembra di sentire ancora il suo tocco.

Nella mia fantasia, però, Draco mi accarezza il piede con un dito, per poi risalire lungo la gamba, raggiungendo la coscia. Lo sento risalire ancora quando mi rendo conto che non è frutto della mia immaginazione ma sta accadendo davvero!

Terrorizzata, ritiro le gambe verso il corpo e trovo rifugio in un angolo del divano.

«Ti ho spaventata?»

Seguo con lo sguardo Benjamin Nott che fa il giro del divano per poi sedersi vicino a me, come se niente fosse.

«Questi sono per te. Scuserai di certo la mia scarsa conoscienza in ambito di moda femminile...»

Ancora con il cuore a mille, il mio «grazie» risulta appena più forte di un soffio.

Raccolgo il paio di sneakers e gli abiti che ha scelto per me, un jeans e una felpa bianca, per poi sollevarmi e raggiungere la parte opposta della biblioteca.

«Non ti guardo, promesso.» Dice con un sorriso furbo, scomparendo dietro lo schienale del divano.

Io indosso in fretta i jeans, poi mi sfilo l'abito di piume e passo alla felpa.

Non l'ho ancora abbassata sui fianchi quando avverto il fiato di Benjamin scostarmi i capelli sulla nuca.

«Avevi promesso...»

«Era una bugia ancora prima di essere pronunciata.» Sussurra. «È da quando sei comparsa sulla scalinata che non faccio altro che guardarti, Hermione.»

«Okei ma adesso sarà meglio che vada.» Dico cercando di raggiungere l'uscita.

Ma Benjamin mi afferra un polso.

«Non ho smesso un secondo di immaginarti nel mio letto, cercando un modo per avvicinarmi, e invece sei stata tu a presentarti da me, già mezza nuda.»

Senza neanche pensarci, la mano libera parte in direzione del suo volto, fermandosi in un sonoro schiaffo.

«Lasciami andare.» Sibilo.

Ma lui non allenta la presa. Si massaggia invece il mento, con un ghigno.

«Anche a me piace farlo in modo selvaggio.» Commenta. «Visto? Siamo perfetti insieme.»

Si lancia su di me con tutto il suo corpo, scaraventandomi contro il muro. La testa sbatte violentemente, stordendomi, quando ascolto una nuova voce a me più familiare.

«Io non credo proprio.» Dichiara Draco. E per far capire quanto ne sia convinto, accompagna le sue parole con una serie di pugni in direzione della faccia del mio aggressore.

Benjamin reagisce con altrettanta violenza, rivolgendo al suo avversario un potente gancio.

Attraverso la vista ancora appannata, vedo Draco perdere l'equilibrio e cadere sulla schiena.

«Fermi!» Grido muovendo qualche passo incerto. «Smettetela!»

Barcollo fino ad arrivare a Benjamin che nel frattempo si era scagliato sul corpo di Malfoy e nell'arco di un secondo valuto tutte le possibilità che ho per mettere fine alla rissa.

Sono tutte opzioni sensate e che non prevedono che mi faccia del male io stessa, cercando di dividerli, ma alla fine le mando tutte al diavolo e faccio l'unica cosa che mi era da subito venuta in mente: spingo metà del mio corpo tra i due.

Nel farlo mi becco un pugno di Benjamin sulla spalla e una manata di Draco sul collo.

Ne esco dolorante, certo, ma almeno ho ottenuto quello che volevo.

I due ragazzi, accorgendosi di avermi colpita involontariamente, si fermano all'istante.

Vedo Benjamin ritrarsi di colpo, mettendosi in piedi.

«Non dovevi metterti in mezzo, Malfoy.»

Adesso che si è rivelato essere una persona aggressiva, ne ho una paura viscerale. Inconsciamente, mi ritrovo a stringere un lembo della camicia di Draco.

Sono ancora su di lui, talmente attaccati che il mio busto si solleva al ritmo dei suoi respiri affannati.

«Sei tu quello che deve farsi da parte, Ben.» Lo sento ansimare.

«Non ci credo.» Gli occhi di Benjamin scintillano, maligni. «Tra tutte le troie presenti oggi ho scelto proprio la tua.»

Sento ogni suo muscolo irrigidirsi sotto le mie dita, pronto a scattare.

«Draco, no!» Mi volto verso di lui, per poter abbassare il tono di voce. «Lasciamolo perdere, andiamo via di qui...»

I suoi occhi di ghiaccio si fissano nei miei, decisi.

Per un attimo, penso che stia immaginando quando, poche ore fa, eravamo vicini proprio come ora. Poi mi rendo conto che quei ricordi appartengono solo e soltanto a me.

Ma ne stiamo creando di nuovi...

Si è azzuffato o no con uno il doppio della sua stazza solo per salvarmi? E se non lo avessi fermato sarebbe stato pronto a farlo di nuovo. E poi ha rivendicato il suo «territorio», intimando a Benjamin di farsi da parte.

«Andiamo via, ti prego.»

Lui abbassa lo sguardo sul mio collo bruciante.

«Sì, andiamo.» Acconsente, forse troppo facilmente.

Ci solleviamo in piedi.

Nel farlo avverto una fitta alla spalla colpita, ma faccio finta di nulla e mi dirigo verso la porta. Tutto pur di andar via da qui.

Prima di uscire, però, Draco si volta a fissare il suo avversario, che nel frattempo era rimasto a guardarci sghignazzante.

«Stanotte ti ho fatto un favore, Ben.» Afferma, con il suo solito tono di voce monocorde.

«Non eri tu quello che le stava prendendo di brutto?»

«Niente al confronto di quello che ti avrebbe fatto Theo.»

«Cosa c'entra adesso mio fratello.»

«C'entra perchè questa ragazza non è la mia troia...» Le labbra sanguinanti di Draco si curvano in un ghigno. «È la sua.»

 

Draco

 

Sento bruciare ogni muscolo del corpo. La cosa peggiore è la faccia. Il dolore mi trapassa tutto un lato come lame di fuoco.

Scorgo uno specchio appeso al muro e mi fermo, ma il ragazzo malridotto che vi è riflesso non posso essere io.

L'occhio destro scintilla ancora più chiaro del solito, in contrasto con la pelle tumefatta che lo circonda. Per non parlare del labbro inferiore, che sembra abbia intenzione di gonfiarsi fino a scoppiare. Dai vari raschi, inoltre, cola del sangue così scuro da sembrare quasi nero.

«Ma guarda, il tuo sangue ha lo stesso colore di noi comuni mortali, Malfoy.»

Commenta la Granger, sarcastica.

«Mh.» Mugugno osservandomi meglio il volto prima da un lato, poi dall'altro. «Non è il colore del sangue a definire i maghi, ma la purezza. Ormai dovresti averlo capito, sapientona.»

Con la coda dell'occhio, la vedo tentennare in direzione della porta che conduce alla biblioteca. Ha ancora paura che Ben ci raggiunga, anche se ci dividono decine di stanze e corridoi e sono passati parecchi minuti.

Anzi, mi chiedo cosa ci faccia ancora attaccata a me.

«Comunque... per prima... grazie.» La sento mormorare, imbarazzata. «Anche se preferirei non essere più definita la troia di nessuno.»

Guardo la sua espressione decisa dal riflesso dello specchio per poi voltarmi verso di lei, lentamente.

«L'ho fatto per Theo.» Affermo.

Hermione solleva un sopracciglio, scettica.

«Diciamo solo che conosco molto bene i maschi della famiglia Nott, va bene?» Continuo, seccato dal dover dare delle spiegazioni a una sanguemarcio. «E se non l'avessi posta in quei termini, Ben non avrebbe rinunciato a te finchè non ti avesse avuta. Theo è forse l'unica persona contro la quale non si metterebbe mai.»

«Quindi da quello che mi è parso di capire, non hai affatto cercato di sventare un tentativo di stupro ma solo di impedire che il fratello di un tuo amico gli fregasse la ragazza?»

La voce di Hermione mi raggiunge come un boato dopo un'esplosione, provocando il medesimo effetto. Nella mia testa, infatti, adesso c'è solo il vuoto e il silenzio.

Allora è vero, Theo ed Hermione stanno insieme.

Ma se così fosse, perchè mi fa così male?

Perchè per il mio migliore amico speravo di meglio, che un'insulsa e insolente Grifondoro, è chiaro.

Al solo pensiero che ho lasciato che mi stringesse, quando ero per terra, mi assale un senso di ripugnanza.

«Naturalmente.» Dico con un'espressione disgustata. «Credevi che mi sarei fatto picchiare per salvare te

La risolutezza di Hermione vacilla.

«Credevo avessi sentito qualcosa...» Mormora, pensierosa. «Altrimenti perchè saresti entrato in biblioteca?»

Perchè mi era sembrato di averci visto entrare Keira. E adesso mi chiedo cosa diavolo ho visto, a questo punto. Eppure si trattava di una ragazza, anche se non poteva trattarsi comunque di Hermione, dato che indossava un vestito nero con la gonna cosparsa di piume...

«Per la barba di Merlino, è in corso una festa, siamo tutti brilli... sei tu quella strana ad andare in una biblioteca, non io!» Sbuffo. «E adesso lasciami in pace mentre cerco un medimago. Non posso mica ripresentarmi agli altri conciato così.»

«Non lo troverai di certo in quest'ala del castello, che a quanto pare è deserta.»

«Hai un'idea migliore?»

«Ovvio.» Sentenzia con la sua solita aria saccente, puntando gli occhi al cielo.

Quanto è stramaledettamente odiosa, penso.

«Allora? Vuoi dirmi di cosa si tratta o rimaniamo qua fino a domani?»

«Non mi avevi chiesto di lasciarti in pace? Me ne stavo giusto andando...»

«Sai, se il punto debole di Benjamin è Theo, forse sarebbe meglio farti presente che io non ne ho...» Sibilo, muovendo un passo verso di lei. «Ed io sì che potrei farti del male, Granger. Me ne frego se sei una ragazza.»

«Ed io minacce come le tue le inzuppo nel thè a colazione.» Mi rivolge uno sguardo di sfida.

«Va bene.» Mi arrendo. «Cosa vuoi?»

Hermione fa finta di pensarci su, ma si capisce benissimo che sta solo fingendo.

«Un ballo.» Dichara alla fine.

«Un ballo? Sei pazza.» Non posso fare a meno di sghignazzare. «Non mi farò mai vedere con te, sanguemarcio.»

«Come vuoi...» Dice lei, allontanandosi.

Ma io la fermo. Devo farlo, se non voglio farmi vedere conciato così e diventare lo zimbello di mezzo mondo magico. E dopo questa assurda e interminabile notte, comincerò a contare i giorni che mi separano alla maggiore età, al giorno in cui compirò incantesimi perfino per pulirmi la bocca dopo aver mangiato, al giorno in cui nessuno sarà più in potere di dettarmi condizioni.

«E va bene, va bene, avrai il tuo ballo con me.» Acconsento trattenendola per un braccio. «Che poi, sul serio, quel giorno cosa diavolo si era fumato quel vecchio cappellaccio?»

«Ancora con la storia che avrebbe dovuto smistarmi in Serpeverde?»

«No hai ragione, meglio di no. Saresti stata la mia spina nel fianco.»

Hermione mi rivolge un sorriso soddisfatto.

«Posso contare sulla tua parola per il ballo?»

«Da quanto tempo covavi questa passione nei miei confronti? Ed io non me ne sono mai accorto, poverina.» Dico con un ghigno. «Comunque non sono uno spergiuro, perciò avrai il tuo ballo, anche se a malincuore.»

«Guarda che anch'io non ho tutta questa voglia di farmi vedere in pubblico con te.»

«Stare con un Malfoy dovrebbe essere la massima aspirazione di ogni ragazza, invece.»

«Sì, certo come no.» Commenta sorpassandomi. «Dai, seguimi.»

«Dove andiamo?»

«Al laboratorio di pozioni della signora Nott.»

«Allora stai andando dal lato opposto.»

Hermione si ferma, mi rivolge uno sguardo carico di imbarazzo e poi mi sorpassa nuovamente, camminando a passi pesanti.

Devo dire che è davvero carina, quando perde la sua solita aria arrogante. E adesso che mi è di spalle, posso guardarla quanto voglio senza il timore di essere frainteso.

Specialmente il fondoschiena fasciato da un attilatissimo jeans.

Davvero ipnotico.

Poi vengo travolto da una rivelazione.

«Un momento. Perchè sei vestita così?»

La rossa sembra non curarsi della mia domanda, congedandomi con un semplice: «non sono affari tuoi», ma un dubbio continua a ronzarmi nel cervello.

C'è qualcosa che mi sfugge...

E tutto l'alcol che ho in corpo non aiuta di certo i miei neuroni a sforzarsi per capirne di più.

Raggiungiamo il laboratorio senza mai rivolgerci la parola, e sempre nel silenzio Hermione scruta con attenzione ogni tavolo e mensola, stracolmi di boccette e fiale.

«Se mi dici cosa ti serve potremmo cercarlo insieme.»

Lei mi rivolge uno sguardo diffidente da sopra una spalla, poi dice: «Pozione cura ferite.»

«Non c'è.»

«E tu come fai a saperlo?»

«Perchè avevo immaginato che cercassi quello, a questo punto. Così ho controllato sullo scaffale dove di solito la signora Nott conserva le pozioni a scopi curativi e non c'è. O meglio, puoi trovare la boccetta con l'apposita etichetta, ma è vuota. Quindi a quanto pare è terminata.» Hermione rimane a fissarmi qualche secondo, ammutolita. «Ma possiamo prepararne in fretta un'altra. Servono chiodi di Garofano, polvere di Bardana, appendici di Purvincolo e foglie di thè verde.»

Così, senza attendere oltre, mi avvicino ad uno dei tanti banchi da lavoro..

«Hai dimenticato...» Mormora lei, sbalordita. «Ah no, la Bardana l'hai menzionata.»

«Lei non è l'unica brava a lezione di pozioni, signorina Granger.» La punzecchio, facendole l'occhiolino. Ma evidentemente scelgo di strizzare l'occhio sbagliato, perchè all'improvviso mi colpisce un dolore lancinante.

«Ahi.» Mi lamento appena, cercando di non manifestare quanto male faccia in realtà.

«In due saremo più veloci.» Afferma allora Hermione, affiancandomi. «Prima sarà pronta e prima sparirà il dolore.»

Al pensiero che sia venuta in mio soccorso, mi scappa un sorriso. E mi assale una strana sensazione di beatitudine che mi accompagna per tutto il corso della preparazione, durante la quale, senza neanche darci indicazioni, i nostri movimenti sono perfettamente coordinati.

Terminata la pozione, la vedo rivolgere alla boccettina uno sguardo soddisfatto.

Si tira indietro una ciocca di capelli.

«Tutta tua.» Dice porgendomela.

E mi ritrovo a pensare, non senza sconcerto, che a quel tutta tua mi sarebbe piaciuto attribuire un altro significato. Ma alla fine afferro la pozione, ricambiando un sorrisetto nervoso.

La butto giù quasi tutta, avvertendone da subito i primi effetti.

Sento Hermione mormorare qualcosa, forse «stupefacente» ma non ne sono sicuro, perchè nel frattempo ha sollevato una mano verso il mio viso e io non ci ho capito più niente.

«Fa ancora male?» Chiede sfiorandomi la tempia con un dito.

«No...» Dico in un soffio.

«Qui però è ancora gonfio.»

Le blocco la mano in tempo, prima che potesse toccarmi le labbra, facendo crollare ogni mia difesa.

Mando giù la saliva e richiamo a me tutta la mia forza di volontà per allontanarla.

«Adesso tocca te...»

Lei strabuzza gli occhi.

«Il collo.» Le spiego. «Forse non te ne sei neanche accorta ma è...»

Assolutamente fuori dal mio controllo, la mano sinistra si posa sulla clavicola di Hermione. Ormai troppo tardi per ritrarla, mi ritrovo dunque a sfiorarle il collo con il pollice, stando attento a non toccare i raschi.

Il suo respiro accellera ed io, con uno scatto, mi allontano.

«Brucia appena. Il vero dolore è alla spalla. Credo...» la sento ridere. «Bhè sì credo di essermi beccata un pugno.»

«Ne siamo usciti tutti un po' malridotti.»

Hermione ride ancora, una risata serena e di cuore.

Ed io, che credevo che ridere di lei fosse appagante, non sapevo quanto fosse ancora più gratificante farla ridere.

Io che ultimamente mi divertivo a beffeggiarla, alludendo che in realtà fosse una vipera degna di allargare le file dei serpeverde, non sapevo quanto invece il cappello parlante ci avesse visto giusto, quella lontana notte dello smistamento.

Perchè non sapevo quanto fosse forte e coraggiosa e leale.

Non sapevo un bel po' di cose, a quanto pare...

E devo dire che mi dispiace che abbia bevuto la pozione cura ferite perchè, seppur senza volerlo, quei segni sul collo glieli avevo provocati io.

Quei raschi erano un marchio, un chiaro e limpido avvertimento: questa ragazza è mia.

Ma adesso non ci sono più. Scomparsi. E nella mente torna a ronzarmi quel dubbio e una voce, quella profonda e saggia di Silente, che in un ricordo non fa altro che ripetere: «io è il pronome dell'egoista, Draco. Per non parlare dell'aggettivo mio...»

 

Hermione

 

Nell'aria si avverte una certa tensione, mentre ripercorriamo i corridoi che portano all'ala est.

Prima di raggiungere di nuovo la sala da ballo, però, sono costretta a fare una breve deviazione verso una camera degli ospiti.

Così Malfoy me ne indica prontamente una, confermando la sua profonda conoscenza del castello.

Gli dico che può andare avanti senza di me, dato che ormai sarei stata in grado di orientarmi, ma lui sostiene che mi deve un ballo, quindi preferisce aspettarmi per assolvere al più presto questo noioso impegno.

Dalla camera esco una decina di minuti dopo.

Il vestito che ho desiderato è più sobrio di quello dorato, facendomi sentire di sicuro più a mio agio. Ma per non offendere la signora Nott, ho lasciato che colore e tessuto rimanessero invariati.

Ci dirigiamo dunque alla meta finale, entrambi evidentemente nervosi per quello che sarebbe accaduto di lì a una manciata di secondi.

Chiedergli un ballo! Cosa diavolo mi è saltanto in mente?

Mi vergogno un po' quando trovo la risposta: per vendetta.

Non so cosa Keira abbia combinato con Theo indossando le mie sembianze, e a questo punto non sono del tutto sicura di volerlo sapere, ma se ha fatto tutto questo per Draco, allora voglio prendermi una piccola rivincita.

Ma non appena scorgo il primo accenno di folla, sento le ginocchia farsi molli.

Solo ora mi rendo pienamente conto di quello che significherà ballare con Malfoy.

La ripicca contro quella che fino a ieri avrei definito la mia migliore amica assume infatti un valore marginale, se penso a cosa accadrà invece dopo, dato che balleremo praticamente davanti alla maggior parte degli studenti serpeverde di Hogwarts. Per non parlare del fatto che saranno presenti anche dei professori, i Malfoy, tutta la famiglia Nott e altre decine di famiglie altolocate del mondo magico...

Oh mio dio, cosa ho fatto?

E cosa ha fatto quella serpe di Draco, accettando?

Gli rivolgo un'occhiata carica di apprensione. Lui se ne accorge e mi fa l'occhiolino.

Così ora ne ho la conferma: sta tramando qualcosa.

Ha forse intenzione di umiliarmi davanti a tutti? Perchè come lui stesso ha confermato, Malfoy non si farà mai vedere in pubblico con me, non in atteggiamenti confidenziali, ed io avrei dovuto pensarci prima.

Maledizione!

E più ci avviciniamo alla calca di maghi e streghe in festa, più sento che le gambe non mi reggeranno ancora per molto. E sento il mio cuore battere a mille, così forte da sovrastare ogni altro rumore, così forte che all'improvviso non sento più neanche la musica, il chiacchericcio, le risa...

«Cosa diavolo succede?» Mormora Draco, allungando il collo per guardare oltre le teste che ci si parano davanti.

Inizialmente lo guardo frastornata, poi capisco che non sentivo più alcun rumore perchè semplicemente... non c'era.

La sala da ballo infatti, nonostante sia gremita di gente, è piombata in un silenzio tombale.

Poi una voce: «Scusate l'interruzione, cari ospiti, ma l'annuncio non poteva aspettare oltre!»

«Ma è...» incomincio a dire, sbalordita.

«Ben.» Conferma Draco con aria grave.

E dalla sua espressione cupa intuisco che non si preannuncia nulla di buono.

Benjamin riprende a urlare con il suo tono da imbonitore, mentre io cerco di farmi largo tra la folla, seguita da Malfoy. Quando finalmente riesco ad aprirmi un varco nel cerchio che lo circonda, vedo che ha afferrato per un braccio suo fratello minore, decisamente contrariato.

«Ma guardate!» Riprende Benjamin. «Quando si dice avere tempismo...»

La folla ridacchia e io mi rendo conto che tutti i loro sguardi sono puntati su di me.

Sento il viso avvampare mentre Benjamin, trascinandosi dietro un Theo riluttante, si avvicina a me.

«Adesso basta, Ben.» Sibila minacciosamente il ragazzo. «Sei ubriaco e il gioco è durato anche troppo. Se non la fai immediatamente finita io...»

«Cosa, ti vendicherai?» Lo rimbecca il fratello, con un un ghigno. «Nel frattempo però mi divertirò un po'.»

E detto questo si rivolge di nuovo alla folla: «Questi due qui mi hanno incaricato di un arduo compito signori e signore, perchè avverto tutto il peso di doverlo fare come si deve...»

«Ma di che cosa sta parlando?» Sussurro in direzione di Theo.

Lui mi rivolge uno sguardo carico di vergogna.

«Non lo so, ma qualunque cosa sia, ti prego, prendila come uno scherzo.»

«Perchè vedete,» continua Benjamin. «il mio fratellino e questa dolce signorina hanno deciso di annunciare il loro...»

«Theo?» Io, con apprensione.

«Negheremo tutto, sta tranquilla.» Cerca di rassicurarmi Theo.

Ma nessuna parola potrebbe riuscirci dopo quella di Benjamin che conclude la frase con un: «fidanzamento» urlato a squarciagola.

La calca di persone intorno a noi riprende a far fumore in un fragore di bisbigli ed esclamazioni. Risultando quasi impossibile sovrastarli con la mia voce che cerca di smentire tutto.

Scorgo Theo indirizzare al fratello un'occhiata carica di rancore.

Direi proprio che tra i due non esista nulla del proverbiale amore fraterno.

Mi volto verso Malfoy, ma la sua faccia inespressiva è indecifrabile. Un secondo dopo viene affiancato da Keira, radiosa. Indossa di nuovo l'abito nero con le piume da corvo.

«Sei stata tu?» mormoro, ma abbastanza forte da farmi udire da lei.

«Io?» La bruna strabuzza gli occhi con fare innocente. «Guarda che quando è venuto a chiedermi di voi due, gli serviva solo una conferma. A quanto pare sei stata tu, Hermione, a dargli modo di pensarlo...»

Il cerchio di persone intorno a noi si rompe ancora e questa volta fa la sua comparsa una signoa Nott così commossa da non riuscire neanche a parlare.

Ma Benjamin non ha ancora esaurito la sua dose di cattiveria perchè continua: «La famiglia Nott è al settimo cielo per la notizia visto che, bhè sì, noi tutti credevamo che il nostro caro Teddy fosse gay!»

Qualcuno ride, certi hanno almeno la decenza di coprirsi la bocca.

«Adesso è davvero troppo.» Ringhia Theo, alimentando con la sua rabbia il compiacimento di Benjamin. «Ascoltate, ascoltate!»

Il chiacchericcio si consuma e la sala torna nel completo silenzio.

Vedo gli occhi lucidi della signora Nott, al settimo cielo per quello che, in tutt'altra situazione, sarebbe stato un lieto annuncio.

Vedo il volto imperscrutabile di Draco e dei signori Malfoy, che di sicuro non approvano un'unione tra uno dei rampolli più bramati dell'alta società dei maghi e una sempliciotta nata in una famiglia di babbani. Ma dove diavolo andremo a finire?

E vedo il ghigno sadico che deturpa l'altrimenti bel faccino di Benjamin.

Ormai è chiaro che il suo divertimento più grande è umiliare pubblicamente il fratello.

Richiamo l'attenzione di Theo, tirandolo per una manica.

«Lascia fare a me.» Bisbiglio.

«Ti avverto, non sarà semplice sbrogliare questo casino.» Dice lui stringendomi entrambe le spalle.

Punto gli occhi nei suoi, ormai determinata.

«Fidati.»

Theo con me è sempre stato corretto. Non ha esitato un secondo quando avevo bisogno di aiuto. Si è rivelato un amico. Inaspettato, divertente, gentile.

E così lo faccio sul serio. Prendo la parola e con la coda dell'occhio vedo finalmente il ghigno di Benjamin vacillare.

«Tesoro mio.» Dico prendendo Theo sottobraccio e cercando di sembrare più innamorata possibile. «Non sarebbe meglio se lo annunciassimo noi, questo fidanzamento?»

A questo punto la folla esplode in un altro applauso entusiasta.

Benjamin invece si allontana a passi pesanti, furioso.

Nel frastuono sento qualche commento scettico, del tipo: «fidanzarsi a questa giovane età, che pazzia!» ma la maggior parte desidera avvicinarsi a noi per complimentarsi.

Tra questi la signora Nott, prossima alle lacrime.

«Hermione, bambina mia, fatti abbracciare. E tu, sciocco che non sei altro.» Rivolgendosi al figlio. «Perchè non me l'hai detto subito? Santo cielo, che bella notizia proprio il giorno di Natale!»

«Mamma, ecco... io ed Hermione ci conosciamo da poco...»

«Oh ma avrete tutta la vita per conoscervi!»

«Il punto è che non volevamo che la cosa diventasse ufficiale.»

«Ormai è fatta. Sai che Ben non è capace di mantenere un segreto...»

«Mi domando come abbia fatto ad ottenere un lavoro a Washington.»

«Ma l'anello? Non vedo nulla brillare su quelle belle dita.»

«Diciamo solo che non ne ho avuto il tempo, mamma.»

«Non serve un anello...» Mi intrometto. «Sul serio, signora Nott.»

«È ingiustificabile, Theodore! Ecco cara, per il momento prendine uno dei miei. Questo che porto al mignolo dovrebbe andarti bene.» Dice porgendo al figlio un anellino argentato. «Theodore! Fai una cosa come si deve per una volta.»

«Dovrei anche inginocchiarmi?»

«Se non lo fai ti spezzo le gambe e rimarrai in ginocchio per il resto dei tuoi giorni.»

L'improvviso cambiamento della donna mi spaventa, ma non tanto da non vedere il lato comico della situazione. Per una volta mi è sembrata una serpeverde degna di questo nome.

E non riesco a non ridere, osservando come lo sfrontato Theodore Nott perda ogni spavalderia quando è con sua madre, apparendo goffo e impacciato.

Rido anche mentre si inginocchia per davvero, afferrandomi la mano sinistra.

«Ti stai divertendo, non è vero?» Mi ammonisce, con una smorfia.

«Rido per non piangere, tesoro mio

«Guarda che se non la smetti ti sposo sul serio, topolina

«Non stavamo già facendo sul serio?» Dico con una finta espressione allibita.

Ma poi finisco per esserlo davvero mentre Theo mi infila l'anello al dito.

Sarà anche tutto iniziato come un gioco di cattivo gusto ma adesso tutto questo è vero.

Nott in ginocchio ai miei piedi, il coinvolgimento della gente che ci è attorno, perfino un anello di fidanzamento.

È della misura giusta per il mio anulare ed è d'argento, come avevo già notato prima. Quello che non avevo notato però era la forma: un serpente che si morde la coda. Nell'unico occhio visibile, invece, è incastonato uno smeraldo.

Sollevo lo sguardo proprio mentre Theo si rimette in piedi. È bellissimo come sempre, ma mi rivolge un sorriso che non gli avevo mai visto fare prima.

«Che hai?» Chiedo, un po' emozionata.

«Niente.» Taglia corto lui, come se ormai non lo conoscessi quel tanto che basta per captarne i sentimenti.

Ansia, paura, speranza.

Nel frattempo vedo avvicinarsi Draco.

«Quindi devo farti i miei auguri?» Chiede rivolto a Nott, inespressivo.

Aspetto che Theo si avvicini al suo migliore amico per sussurrargli, con circospezione, qualcosa come: «è tutta una recita, ti spiegherò meglio non appena saremo soli».

E poi chissà che ridere, dopo, inventandosi insulti e sbeffeggi nei miei confronti.

Come se Nott avesse mai potuto anche solo pensare di sposare una come me.

Ma tutto ciò che avevo immaginato non avviene, anzi.

Perchè Theo dice: «credo proprio di sì, amico mio.»

Draco allora indurisce leggermente lo sguardo per poi fare spallucce.

«Chi lo avrebbe mai detto. Io no di certo.»

«Eppure qualche segnale c'era stato, mi sembra...»

Segnale? Quali segnali?

«Sì, forse, ora che ci penso. Allora congratulazioni ad entrambi.» Draco fissa qualche altro istante il suo migliore amico, poi si rivolge a me. «Soprattutto a te, Granger, che a quanto pare sei solo una frivola scalatrice sociale. Ed io che credevo volessi fare carriera con le tue sole forze.»

Il commento aspro di Draco mi colpisce dritto nell'orgoglio, ma non ho il tempo di ribattere perchè Keira si accosta a noi.

«I miei più sinceri auguri, ragazzi.» Dice avvinghiandosi al braccio di Malfoy. «Ah, Hermione, non aspettarmi stanotte.»

«Deduco non dovrò aspettarti neanche io, Draco.» Si intromette Theo, divertito.

Ma il biondo non sembra dell'umore giusto (e quando mai lo è) per dargli corda, perciò si limita a fare un lieve cenno con il capo, impassibile.

«Oh, so già che mi sentirò tanto solo. Topolina...»

«Non ci pensare assolutamente.» Lo stempero subito. «Se domani mattina tua madre mi vedesse uscire dalla tua camera sarà la volta buona che le viene un infarto. Troppe belle notizie di fila.»

«Quindi non dormiresti con con me solo per via di mia madre...» Scherza lui, malizioso.

Inclino leggermente il capo, indirizzandogli uno sguardo eloquente.

«Siete da diabete fulminante.» Commenta allora Malfoy, sprezzante. «Andiamo via Keira, prima che ci contagino.»

Io strabuzzo gli occhi, incredula.

«Non so come ci sia riuscito. Ma in sole due frasi ha polverizzato il lavoro di anni e anni di divulgazione scientifica.»

«Strabiliante vero? Ma basta pensare a lui.» Theo mi cinge i fianchi, con un sorriso. «Ti ricordi la prima volta che abbiamo danzato insieme?»

«Theo è accaduto solo ieri, certo che lo ricordo...»

«A me sembra passato un secolo.»

E concludendo con questa enigmatica frase, il ragazzo muove il primo passo, a ritmo con l'orchestra che ha ripreso a suonare.

Iniziamo a volteggiare tra altre cento persone che volteggiano intorno a noi. Anche le dame e i gentiluomini dipinti nei quadri ballano su tutte e quattro le pareti dell'immensa sala, creando incredibili sfumature di colori a olio.

Presa da leggere vertigini, sollevo quindi lo sguardo sul mio cavaliere.

Tra i capelli castani scintilla qualche ciocca color oro e il sorriso bianchissimo lo fa apparire radioso. Riflette tutte le luci dei lampadari di cristallo e delle candele, rendendo la sua vista quasi accecante. Fissarlo troppo a lungo sarebbe come voler puntare gli occhi al sole.

E io mi chiedo, ora più che mai, che cosa ci faccia stretta a uno come lui.

O meglio, perchè sia Theodore Nott così contento di avermi tra le sue braccia.




Nel prossimo capitolo:

 

«A proposito...» Blaise Zabini riprende la parola abbassando il tono della voce, chiaramente turbato. «Mentre tornavo qui ho anche sentito parecchi studenti bisbigliare qualcosa su di te, Nott. Strane voci che tu ti sia fidanzato con Hermione Granger, che assurdità!»


«Finitela subito!» Strepito lanciandomi in avanti. «Siete tutti impazziti?»
Estraggo la bacchetta e lancio un incantesimo dopo l'altro.
Perchè fare a botte quando si può usare la magia?
Uomini.
All'improvviso sento delle braccia attirarmi a sè, ritrovandomi con la schiena contro un corpo alto e muscoloso.

«Cosa diamine credi di fare? È pericoloso stare qui.»

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Capitolo 10
*** Ritorno a Hogwarts ***


Capitolo dieci: ritorno a Hogwarts

 

Draco

 

Keira è sotto di me, sdraiata sul materasso soffice di una delle tante camere degli ospiti della dimora Nott. È l'ultima volta che dormirà qui.

A notte inoltrata, quando ormai la festa giungeva al termine, i genitori di Hermione hanno infatti chiamato per avvisare che sarebbero finalmente riusciti a salire su uno di quei diabolici aggeggi che i babbani chiamano «aerei», passando quindi a prenderle l'indomani mattina.

Mentre mi sbottono la camicia, ripenso con un sorriso alla scena.

Metà degli invitati ancora presenti si era accalcato intorno al tavolino dove i Nott sfoggiano in bella mostra il famigerato «telefono». Per loro il suo utilizzo è la quotidianità, dato che intrattengono rapporti di lavoro con il mondo non-magico, ma per la maggior parte dei maghi e delle streghe è inconcepibile qualsiasi mezzo di comunicazione che non comprenda l'utilizzo di volatili o camini.

Keira solleva tremante le mani e slaccia gli ultimi bottoni.

Le sue dita delicate mi fanno il solletico sull'addome.

Mi chiedo perchè non abbia passato le festività di Natale con i suoi genitori.

Che tipi sono i Blackheart?

Sul loro conto so solo che discendono da una dinastia di purosangue. Antica e ricca quasi quanto la mia. E che Keira ha una sorella più piccola, anch'essa corvonero da un paio d'anni.

Ma nonostante la loro affermazione nell'alta società, sembra che non siano interessati a farsi vedere in pubblico.

Lo conferma la loro assenza al prestigioso ballo annuale dei Nott.

«Sembri pensieroso...» mormora la brunetta incastrata fra le mie gambe.

Ed io vorrei dirle che ai miei occhi rimarrà sempre l'affascinante ragazza che un giorno salvai sulle scale. Che adesso, però, mi appare così diversa da quella che ho baciato poche ore prima...

Che quando è successo, ricordo di aver avuto una sorta di black-out.

Come se il cervello, dopo tanto tempo che non accadeva, si fosse spento ed io finalmente avevo smesso di pensare.

Che mi sono abbandonato completamente a lei, mente e corpo.

Al suo sguardo, alle sue carezze, ai suoi baci...

Cosa è cambiato?

Adesso mi sembra quasi di essere con un'estranea.

Quindi rimango semplicemente in silenzio, tornando come sempre.

Io e i miei pensieri. Io e me stesso...

«Draco...» Keira mi guarda con apprensione. «Che succede?»

«I capelli. Slegali.»

«Io non li...»

«Come prima.» La interrompo. «Così non hai freddo.»

Scorgo un lampo attraversare gli occhi color ambra di Keira.

«Come...» incomincia, per poi arrestarsi.

«Cosa?»

«Niente.»

«Cosa stavi per dire?»

«Niente.» Ripete, e con le mani che tremano ancora si appresta a sciogliere l'intricata acconciatura.

Le afferro una ciocca di capelli corvini e la adagio sul petto candido, ancora avvolto dal corpetto del vestito.

«Dimmi, è la tua prima volta?»

Lei annuisce appena, emozionata.

Sento il rumore del suo cuore che batte a mille.

E ricordo come batteva forte il mio quando la stringevo contro il muro, in giardino. Ricordo di come mi sentissi eccitato.

Tutto quello che volevo in quel momento era averne di più, farla mia.

È stato davvero difficile trattenermi.

Ma ora che la sbronza è passata ad entrambi, non so, mi sembra che sia passata anche tutta quella euforia.

Mi è rimasto solo il silenzio. E il freddo.

«È forse un problema per te?» Domanda Keira.

Scuoto lentamente il capo.

«Sembri... distaccato.»

No, non lo sembro. Lo sono.

Per una volta mi ero illuso di aver trovato quella persona che sarebbe riuscito a farmi ardere dentro, sciogliendo il ghiaccio che mi attanaglia il cuore.

Ma era solo un inganno dettato dall'alcol e dal momento.

Come accade con gli effetti ottici creati dai giochi di luce.

Se modifichi anche solo una delle condizioni, allora ecco che viene svelata la realtà e tu capisci quanto la mente umana sia fallibile.

Perchè a volte ci speriamo così tanto che finiamo per immaginarci cose che non esistono.

E cosa possiamo fare noi, se non accontentarci di quello che ci rimane?

Un effetto ottico di cui ormai ne conosciamo la finzione. E che anche quando non la vediamo, sappiamo che è lì, che c'è comunque.

«Schss...» La zittisco abbassandomi sulla sua fronte.

Le lascio un leggero bacio, mentre con una mano le slaccio il corpetto. Dopodichè le sollevo la gonna sui fianchi, lentamente, e io la sento tremare da capo a piedi.

Alla luce di tremolanti candele, il suo corpo mi appare perfetto proprio come lo era nella mia immaginazione.

E finalmente riesco a provare un qualche tipo di trasporto, così mi libero dei pantaloni e degli slip.

Lei mi guarda con un'espressione incomprensibile, a metà tra la bramosia e l'imbarazzo.

Niente a che vedere con gli sguardi carichi di malizia e intelligenza che mi sapeva rivolgere quando eravamo in giardino.

Poso lo sguardo sulla sua bocca e niente, anche se sembra assurdo, ho la sensazione di non averla mai baciata.

Giuro, sto impazzendo!

Mi porto indietro i capelli con una mano, sospirando, poi appoggio il capo sui suoi seni caldi e morbidi. Dopo un paio di spinte sono dentro di lei.

La prima volta faccio l'amore per pensare ad altro.

La seconda sono così calmo che riesco perfino a godere.

La terza è Keira a reclamarla, avendo ormai capito quali sono le semplici regole di questo gioco.

E così ci ritroviamo a farlo per tutta la notte.

Notte durante la quale mai, neanche una volta, ho osato avvicinarmi alle sue labbra aliene.

 

Hermione

 

Sono tipo dieci minuti che i signori Nott e i miei genitori si scambiano sorrisi smaglianti e ringraziamenti. E più di una volta, ho notato come la madre di Theo si sforzasse per non accennare a un certo fidanzamento tra me e suo figlio.

A colazione, infatti, l'ho pregata di non rendere la cosa ancora più ufficiale di quanto non lo fosse già. Nel mondo magico perlomeno, perchè tra i babbani spero di rimanere nubile ancora per qualche anno.

«Allora ci si rivede a Hogwarts.» Bisbiglia Theo, avvicinandosi di soppiatto. «Fino ad allora ti mancherò?»

«Mi mancherai come mi è mancato qualsiasi altro compagno di scuola, Nott.» Affermo, impassibile.

«Dopo tesoro mio siamo ritornati a chiamarci per cognome. Sei proprio una strega dal cuore di pietra.»

«Sai benissimo che era tutta finzione.»

«Però la cosa mi diverte, topolina, e sai perchè?»

Nel frattempo la signora Nott mi indirizza uno sguardo carico di adorazione.

Sollevo una mano in un saluto, sperando di risultare serena vicino a suo figlio.

«No, Nott, perchè?» Domando con i denti ancora serrati in un sorriso.

«Perchè mi era sembrato di sentire certe parole uscire dalla tua bocca. Qualcosa come lascia fare a me e fidati. Ma ora non ti sembra tutto più incasinato di prima?»

«Sempre meglio di quello che voleva combinare il tuo amabile fratellino.»

«E sarebbe?»

«Non hai visto quello che stava cercando di fare? Voleva umiliarti davanti a tutti. Se non avessimo recitato la parte dei fidanzatini innamorati, metà di quelle persone avrebbe pensato che ti avessi rifiutato, l'altra metà invece che sei gay!»

«Non vedo quale sarebbe stato il problema.» Commenta Theo, perplesso. «Ascolta, questa storia tra me e Ben va avanti da così tanto tempo che nessuno dei due ricorda chi ha cominciato per primo. È stato lui a insinuare che fossi omosessuale solo perchè Draco è l'unica persona che abbia mai invitato qui, a casa mia. E ammetto che fu un atto di vendetta per quella volta in cui feci un incantesimo sul suo atto di nascita per fargli credere che era stato adottato. O era per via delle bugie sul suo conto che propinai a quella che poi divenne la sua ex? Ecco vedi, il nostro rapporto va avanti così, con vendette causate da altre vendette. Che poi Benjamin sia proprio stronzo di natura è un'altra questione...»

«Eppure Malfoy sostiene che tu sei l'unica persona contro la quale Ben non si metterebbe mai contro...»

Rifletto ad alta voce, pentendomene subito dopo.

Magari, la cosa funziona solo con le ragazze.

«Perchè Draco ti avrebbe detto una cosa simile?» Chiede Theo, sospettoso.

«Lascia stare. Spiegami piuttosto perchè l'hai fatto. Intendo stare alla recita.»

«Per lei.» Il ragazzo indica sua madre con un cenno del capo. Sta parlando con i miei genitori a qualche metro di distanza da noi. Ogni tanto accarezza la spalla del signor Nott e sorride, radiosa.

«Ci ha creduto sul serio, alla storia del fidanzamento.» Commento, affranta.

«Sì, e non l'ho mai vista più felice di così.»

«Lasceremo passare qualche mese. Non dico che se ne dimenticherà, ma...»

«Tu non la conosci.» Il ragazzo mi guarda e sorride, un sorriso amaro. «Il tempo di rientrare in casa e chiamerà una wedding planner, ci scommetto la scopa da Quidditch.»

«Ma perchè è così contenta? Cioè, voglio dire, non credo abbia mai immaginato per suo figlio un matrimonio più svantaggioso.»

«Perchè non sei purosangue? Merlino! Non siamo mica i Malfoy!» Esclama oscillando il capo, divertito. «A mia madre basta vedermi felice.»

«E lo sei?»

Theo punta gli occhi color cervone nei miei.

«Tu che pensi?»

«Theo...» Mando giù la saliva. E adesso come glielo dico? «Sei il ragazzo più...»

«Affascinante?»

«Gentile. Il ragazzo più gentile che io conosca. Ma non siamo fidanzati per davvero, quindi tra noi non c'è assolutamente niente.»

«Lo so. E sarò paziente. Quantomeno sei tornata a chiamarmi con il mio nome di battesimo, è già un buon inizio.»

«Paziente?»

«Hermione Granger, tu invece sei la ragazza più intelligente del nostro anno e non l'hai ancora capito?» Le labbra gli si increspano in un sorriso imbarazzato. «Mi piaci.»

Lo stomaco mi si contorce in una morsa.

«Okei, forse non al punto da chiederti già in moglie.» Continua. «Ma ti dirò, il fatto che adesso agli occhi degli altri sei la mia fidanzata non mi dispiace affatto.»

Come può dire questo? Abbiamo iniziato a parlarci da così poco tempo che posso a malapena considerarlo un conoscente. A meno che...

«Theo è arrivato il momento di chiedertelo.»

L'argomento che sto per aprire è quello che nelle ultime ore mi ha fatto vivere in un perenne stato d'ansia. Avrei preferito evitarlo, ma so che se non dovessi affrontarlo ora non ne avrei più il coraggio.

«Ieri alla festa...» continuo. «Bhè sì credo di aver bevuto più vino di quanto farei di solito e prima che tuo fratello facesse quella scenata.. tu ed io... ecco, esattamente cosa abbiamo fatto?»

«Non ricordi nulla.»

Secco. Diretto. Come un pugno in pieno petto.

«Dooo...vrei?»

«Dovresti eccome. Quando si concepisce un bambino è sempre un momento da ricordare.»

«Dimmi che stai scherzando.»

«Allora perchè, seconde te, avrei acconsentito a questa follia del fidanzamento?»

Theo mi guarda con la coda dell'occhio, serio. Poi però le labbra si allargano in un ghigno.

Nel giro di un secondo registro dunque centinaia di informazioni, ma ne emergono solo due, davvero importanti: Theo mi sta prendendo in giro; se fosse andata realmente così, quella che avrebbe dovuto preoccuparsi di essere rimasta incinta sarebbe stata Keira, non io.

Quindi basta agitarsi per la storia dello scambio d'identità. Qualsiasi cosa sia accaduto, posso sempre raccontare tutta la verità.

«Sei uno stronzo, Nott.» Dico ritrovando la calma.

«E ci risiamo con il cognome.»

«Se tu la finissi di...»

«Ecco che fa ritorno l'emicrania.» La voce di Draco, alle mie spalle.

Mi giro con aria contrariata, per ribattere, ma lascio subito perdere.

Malfoy ha un braccio intorno alla vita di Keira, dall'aria un po' stanca ma comunque felice.

Ci hanno raggiunti in cortile, dove io e quella-che-non-so-più-come-definire saluteremo e ringrazieremo per l'ennesima volta i signori Nott, per poi partire con la vecchia Ford di mio padre.

Destinazione: stazione di King's Cross.

È arrivato infatti il momento di rientrare a Hogwarts ed è per questo che, prima di raggiungerci, i miei genitori sono passati da casa per prepararmi la valigia.

«I babbani hanno trovato molti validi rimedi per il tuo disturbo, Malfoy.» Affermo con un sorriso palesemente falso. «Il mio consiglio è una bella passeggiata in una cosa chiamata farmacia

«Consiglio che ovviamente non seguirò, Granger.» Risponde lui, seccato. «Quello che invece farò sarà starti il più lontano possibile, una volta tornati a scuola. Perchè ho notato che la mia emicrania è correlata all'udire della tua fastidiosissima voce.»

«Non potete far finta di andare d'accordo tipo, chessò, una volta all'anno?» Si intromette Theo. «Anche perchè, Draco, se per caso te lo fossi dimenticato io e Hermione adesso siamo fidanzati. Quindi la vedrai più spesso di quanto speri.»

Malfoy indirizza all'amico un'occhiata carica d'odio, ma non aggiunge altro.

In effetti una cosa positiva c'è, in tutta questa farsa: l'evidente fastidio che provoca in Draco Malfoy.

Nott propone di raggiungere gli altri così percorriamo la stradina fino ad arrivare all'auto di mio padre, parcheggiata di fronte all'ingresso.

Poco dopo ci congediamo tra abbracci e sorrisi. E un invito a ritornare in occasione delle prossime vacanze.

«Sei sicura di aver preso tutto, mà?» Chiedo una volta salita sui sedili posteriori della macchina.

«Ti riferisci al baule della scuola?»

«Sì, ti ho mandato una mail con la lista. L'hai aperta vero?»

«Ah-ah.» Assicura mia madre, sbirciando dallo specchietto retrovisore. «Senti un po', esistono anche delle borse come il tuo baule? Caspita quanta roba ci entra lì dentro!»

«Sì mà, e credo che siano illegali...»

«Che peccato.»

«Già.»

Volto lo sguardo oltre il finestrino, con l'aria assorta.

Un po' mi mancherà stare in un castello come quello dei Nott, ammetto a me stessa mentre attraversiamo il possente cancello. I corridoi infiniti, il laboratorio di pozioni, la perenne aria di festa che si respira.

Poi mi assale un'improvvisa ondata di tristezza al pensiero che tra quelle mura ho anche perso per sempre la mia migliore amica, la ragazza che adesso mi siede accanto in assoluto silenzio.

Cerco il suo profilo con la coda dell'occhio.

Sembra pensierosa.

Chissà se alla fine ha ottenuto quello che tanto bramava: l'attenzione di Draco Malfoy.

E chissà se ne valeva davvero la pena...

 

Qualcuno una volta mi disse che per cominciare bene la giornata bisogna scendere dal letto poggiando per terra prima il piede destro. Ecco, adesso io non ricordo quale piede ha avuto questo compito stamattina, ma ho deciso di provarci lo stesso, anche se in ritardo.

Afferro il corrimano di un vagone e appoggio il piede destro sul gradino per accedervi.

Con una spinta, salgo su.

Passo in rassegna il corridoio dell'Hogwarts Express, alla ricerca di due facce in particolare.

Quando le trovo, apro di scatto la porta e mi fiondo sul primo sedile libero.

«Harry... Ron...»

«Hermione!» Mi salutano loro in coro.

Finalmente delle persone davvero contente di vedermi. Finalmente dei sorrisi sinceri. E non quei ghigni che a volte mi indirizzano Nott e Malfoy.

Mai, più come ora, realizzo che ho passato troppo tempo lontano da dei Grifondoro.

«E l'altra dov'è?» Farfuglia Ron con la bocca piena di quelle che sembrano cioccorane.

«L'altra chi?» Chiedo, acida.

«La Corvonero dalla quale ultimamente non ti stacchi un attimo.» Continua il rosso. «Sheila. Keila.»

«Keira.» Lo correggo, chiaramente infastidita. «Non lo so. Quindi come vedi non è vero che stiamo sempre insieme.»

«Peccato, io ed Harry speravamo fosse l'occasione per presentarcela... ahi!»

Il ragazzo interrompe il discorso per massaggiarsi un fianco con aria sofferente, dopo che Harry li ha appena mollato un'energica gomitata.

«Che c'è, io da sola non sono abbastanza per voi?»

«Non è questo, è che...» Inizia Harry.

«Keira è degna di danzare tra le veela.» Conclude in maniera pratica Ron, mandando giù il boccone.

«Perfetto, adesso so che i miei migliori amici sono due imbecilli che perdono la testa per ogni essere umano con le ghiandole mammarie sviluppate.»

«Chiamale tette, fai prima.» Sempre quel cretino di Ron. «E poi non esagerare. Tu non ci hai mica fatto perdere la testa.»

«Oh, grazie mille Ron.»

«Di niente Herm.»

«Ron, guarda che l'hai fatta arrabbiare.» Commenta il bruno, il più delicatamente possibile.

«Non è vero...» Comincia a piagnucolare l'amico, per poi fermarsi dopo avermi rivolto lo sguardo.

Non so cosa stanno vedendo loro, ma di sicuro devo sembrare furiosa perchè sento il viso avvampare.

«Ci ho litigato, va bene?» Sbotto infine, reprimendo alle lacrime di salire. «Quindi gradirei che non mi parlaste più di lei. Se tanto vi piace allora sbrigatevela da soli.»

No, il trucco del piede destro non funziona. Decisamente.

«Parliamo d'altro?» Propone Harry.

«Okei.» Accorda il rosso. «Come hai passato le vacanze, Herm?»

«Aaaargh!» Ringhio, più infuriata che mai. «Ma che problema hai, Ronald? Non ce la posso fare!»

Quindi, incapace di star ferma, mi alzo per dirigermi all'uscita del vagone.

«A dopo!»

Ma prima di sbattere la porta dietro di me, ho il tempo di sentire Ron lamentarsi.

«Che ho detto di male 'sta volta?»

 

Draco

 

Nott è seduto di fronte a me, immerso nella lettura della Gazzetta del Profeta.

In prima pagina, un omone vestito di rosso sorvola con una slitta le strade di Londra sotto un titolone in grassetto: «Delirio nel mondo non magico per l'avvistamento di Babbo Natale. È subito caccia al mago.»

Volto gli occhi verso il paesaggio che scorre veloce oltre il finestrino, annoiato.

Da quando abbiamo salutato Keira e la Granger a casa Nott, io e Theo ci siamo rivolti a malapena la parola. E non mi spiego il perchè.

«Ma quanto diamine ci mette Zabini?» Sbotto.

«Avrà trovato la fila.» Commenta Theo, in tono pratico.

«Ma se ci saranno almeno dieci bagni, su questo treno...»

Lo sento voltare pagina.

In questa posizione morbida, con l'atteggiamento di uno sicuro di sè, sembra un affermato uomo d'affari. Ha le gambe accavallate, così lunghe che le nostre ginocchia quasi si sfiorano.

Mi sposto dunque sul sedile più vicino al finestrino.

«Secondo me è in corridoio a limonarsi una tipa.» Commento, pensieroso.

Lo sguardo che attraversa il vetro, oltre le colline che creano un contrasto netto con l'azzurro del cielo.

Sto riflettendo su quello che è accaduto questa notte.

Devo dire che la serata non era iniziata nei migliori dei modi, con la noia che minacciava di uccidermi e lo strano senso di rabbia che mi aveva pervaso al pensiero del mio migliore amico con una insulsa Grifondoro.

Ma poi si è ripresa. La noia completamente passata mentre stringevo il corpo perfetto di Keira.

C'è stato solo un breve intervallo, momento in cui non sapevo quali sentimenti mi stessero accompagnando.

Parlo della scazzottata con Benjamin, a cui poi è seguita la preparazione della pozione cura ferite.

In entrambi i casi centrava Hermione Granger.

Sempre e solo lei, la fonte della mia pulsante emicrania.

Mi ridesto al rumore della porta che si apre, facendo comparire Blaise Zabini sulla soglia.

«Mamma mia, ragazzi!» Esordisce, gettandosi di peso sul sedile vicino al mio.

«Non lo vogliamo sapere, grazie.»

Il moro rivolge a Theo un'occhiata alla: che ha? Alla quale segue un'alzata di spalle dell'altro, che torna a leggere il giornale.

«Comunque volevo solo dirvi che ho incontrato Goyle.» Ricomincia Zabini, esaltato. «Gli ho chiesto dove fosse l'altra sua metà, sapete, per la battuta dei fratelli siamesi e lui, con l'aria triste indica qualcuno alle sue spalle. Non crederete mai a quello che sto per dire. Per tutti i maghi e le streghe, quasi non ci credevo neanch'io che li stavo vedendo con questi occhi.»

«Arriva al dunque, Blaise.» Dico con un tono irritato.

«D'accordo, sarò schematico. Immaginate che il mio pugno sia Tiger, okei?»

«E tu immagina contro cosa si scaglierà il mio se non ti sbrighi.»

«Tiger e Hannah Abbott si baciavano in corridoio.» Dice allora Zabini tutto d'un fiato.

Theo abbassa il giornale.

Lo guardiamo con aria scettica per qualche secondo, finchè il moro si porta una mano sul petto ed esclama: «L'ho fatta finita con i Pallini Acidi scaduti, giuro!»

«È che mi sembra davvero strano...» Mormoro.

«Se non mi credete potete constatarlo voi stessi, immagino siano ancora là fuori.»

«No, grazie tante.» Rifiuto sollevando i palmi con aria disgustata. «Se vedo Tiger darci dentro con una ragazza carina come la Abbott avrò incubi per tutta la vita. Per non parlare dei problemi di autostima.»

Sento Theo ridere alla mia battuta.

«Forse Tiger ha più talento di quello che pensavamo?» Chiedo rivolgendomi a lui.

Ma no, non devo preoccuparmi di perdere il Torneo.

È vero, Nott ha dalla sua un fidanzamento e Tiger qualche bacio.

Ma io, tra i baci e un'intera nottata passata a far sesso, avrò accumulato così tanti punti da dovermi sforzare ben poco per poter stare tranquillo fino alla fine dell'anno.

Scorgo il mio migliore amico fare spallucce, nel suo solito fare indolente.

«O forse abbiamo solo valutato male la Abbott.» Commenta prima di sparire dietro la Gazzetta del Profeta. «Una quattro stelle che si fa limonare da quell'orco, cose da pazzi!»

«A proposito...» Blaise Zabini riprende la parola abbassando il tono della voce, chiaramente turbato. «Mentre tornavo qui ho anche sentito parecchi studenti bisbigliare qualcosa su di te, Nott. Strane voci che tu ti sia fidanzato con Hermione Granger. Tzè! Che assurdità...»

Nel vagone cala il silenzio.

Nonostante siamo rimasti tutti nella stessa posizione (io con lo sguardo rivolto oltre il finestrino e Theo immerso nella lettura del giornale) si avverte chiaramente una certa tensione nell'aria.

«Non è... una... assurdità?» Farfuglia Zabini.

Ma non ha modo di aggiungere altro, perchè io e Nott gli rivolgiamo contemporaneamente uno sguardo gelido.

«Come corrono veloci i pettegolezzi, vero Draco?» Chiede Theo senza perdere di vista il nostro compagno di casa.

«Più veloci dell'Hogwarts Express.» Confermo, facendo lo stesso.

«Ehi amici calma, io ho solo origliato.»

«E chi, se ci è dato saperlo, avresti origliato?»

«Un gruppetto di Tassorosso, tutte ragazze. Dal tono sembravano anche parecchio incazzate. Dicevano che uno come te o è di tutte o è di nessuna. A questo punto, due Grifondoro che passavano di lì e che avevano sentito nominare la Granger, hanno voluto farsi raccontare quello che sapevano nei minimi dettagli. E più le ragazze andavano avanti nel racconto, più sembrava crescere la rabbia dei due Grifondoro.»

«Cosa avrebbero raccontato, esattamente?» Chiede Theo, mettendo da parte la Gazzetta.

«Bhè, non è semplice da riportare. Qualcuna diceva che la Granger ti avesse incastrato con un filtro d'amore, qualcun'altra invece che eri stato tu a tenerla in ostaggio per due giorni. Ma tutte convenivano con il fatto che, al termine di questi due giorni, siete stati costretti ad annunciare il fidanzamento per salvare le apparenze.»

«Salvare le apparenze!» Sbotta Theo.

«E i Grifondoro?» Domando io, che a quanto pare dovrò essere lucido per entrambi.

«Inveivano contro noi Serpeverde, come sempre.»

«Quindi dobbiamo aspettarci uno scontro.» Sbuffo, tirando indietro una ciocca di capelli scivolata sulla fronte. «Theo, mi hai sentito?»

«Tenuta in ostaggio!» Lo sento borbottare. «Sono tutte stronzate, Blaise.»

«Quindi la notizia è vera? Ti sei fidanzato con lei?»

Theo abbassa lo sguardo e con quello anche il tono di voce.

«Non lo so più ormai.» Sussurra. «In questi giorni è stato davvero difficile distinguere la realtà dalla finzione.»

«Ma non hai fatto niente di male.» Mi sento di aggiungere. «È questo l'importante.»

«Se è così hai il mio sostegno, Nott.» Conclude allora Zabini. «Io, te e Draco come i tre moschettieri. Tutti per uno e uno per tutti. Vero Draco?»

Fisso intensamente il mio migliore amico.

«Sempre.»

Le labbra di Theo si increspano quindi in un sorriso mentre gli occhi scintillano più verdi del solito.

«Grazie amici... fratelli.»

 

Hermione

 

Quando arriviamo nel cortile di Hogwarts è ormai scesa la sera.

Alzo gli occhi sui torrioni a me così familiare, per poi riabassarli giù, seguendo le varie finestre, le scalinate, la massiccia porta con le ante spalancate contro il muro, per permettere alla folla di studenti di entrare.

Mi sento finalmente al sicuro, serena, in pace con me stessa. E pronta ad affrontare tutto quello che verrà.

Sono a casa.

Mentre percorro l'enorme giardino esterno, noto che alcune ragazze si voltano a guardami, lanciandomi occhiate sfuggenti. Alcune sorridono con fare malizioso, per poi bisbigliare all'orecchio della compagna. Altre invece increspano il viso, apparentemente adirate.

Che succede?

Scrollo il capo, cercando di non pensarci troppo, e continuo a camminare affiancata dai miei due migliori amici.

Finchè un numeroso gruppo di alunni ammassati in cortile ci blocca il cammino.

Si muovono con fare agitato, esclamando e strillando nomi in una cacofonia di suoni.

Lancio uno sguardo ansioso ad Harry e Ron, sperando che non si incuriosiscano troppo da fermarsi a guardare.

Qualsiasi cosa stia accadendo, infatti, mi puzza di espulsione.

Ma è troppo tardi perchè Ron, mettendosi sulle punte, sgrana gli occhi esclamando: «Rissa!»

«Chi sono?» Chiede Harry, eccitato.

E io nella mente ripeto: fa che non siano Grifondoro, fa che non siano Grifondoro...

Perchè se lo fossero chissà quanti punti ci toglierebbero una volta scoperti dai professori.

E poi non vorrei che altri coraggiosi compagni di casa (tipo Harry e Ron) si aggiungessero per difendere il nostro onore.

Ron si solleva nuovamente sulle punte, allungando il collo fino al limite per poter vedere meglio.

«Sembrano...»

Fa che non siano Grifondoro, fa che non siano Grifondoro...

«Hei! Ma quello non è Cormac McLaggen? E c'è anche Nigel Wolpert.»

Perfetto, penso, davvero perfetto.

Due Grifondoro.

«Cosa credono di fare?» Strillo, per sovrastare il baccano. «Potrebbero farsi male, o peggio, farci perdere una montagna di punti!»

Detto questo mi faccio strada tra la folla a gomitate, ricevendone altrettante, e ascoltando a tratti alcuni commenti e nomi.

Scommetto che...

...e chi lo batte quell'orso di McLagg...

Hai visto come lo ha messo giù? Hai visto?...

«Basta guardare, dannazione, bisogna farli smettere subito!» Urlo con tutta l'autorità che mi riesce. «Smettetela! Smettetela!»

Ma non riesco nè a raffreddare gli animi nè a farmi strada tra la folla.

Sono quindi lì lì per tornarmene indietro, quando sento un ragazzino fare il nome di Malfoy.

È a questo punto che, spinta da una forza che non sapevo di avere, mi fiondo tra gli alunni fino ad arrivare a pochi metri dalla rissa.

Dopo me ne sarei pentita lo so. Non solo perchè mi trovavo in una zona pericolosa, ma anche perchè rischiavo di essere coinvolta nella inevitabile punizione che sarebbe seguita.

Ma quando decisi di avvicinarmi, riuscivo solo a pensare che dovevo vedere, che dovevo essere lì.

Anche se sarebbe stato a dir poco angosciante.

Ci sono altri Grifondoro, a menare pugni a destra a manca, ma sono presenti anche un paio di Corvonero. Inizialmente sembrava che fossero coinvolti perfino una decina di Tassorosso, ma ad un'occhiata più attenta si capisce chiaramente che questi stanno solo cercando di calmare gli altri.

Fra i tanti riconosco Zach Smith, intento a sedare una scazzottata tra il Corvonero Stewart Ackerley e il Serpeverde Blaise Zabini.

In pratica, un putiferio.

Scorgere il volto di Malfoy in una mischia del genere sembra impossibile.

E mi sento così impotente che mi viene da piangere.

Che poi, cosa mi interessa di Malfoy?

Io voglio solo non far perdere punti alla mia Casa per colpa di qualche imbecille che ha deciso di trasmettere in diretta una puntata di Wrestling.

«Finitela subito!» Strepito lanciandomi in avanti. «Siete tutti impazziti?»

Estraggo la bacchetta e lancio un incantesimo dopo l'altro.

Un wingardium leviosa per sollevare a due metri da terra un Tassorosso che stava per ricevere accidentalmente un poderoso schiaffo. Un flipendo per allontanare due ragazzi così avvinghiati tra loro da non riuscire a scorgere il colore degli orli delle divise.

Perchè fare a botte quando si può usare la magia?

Uomini.

All'improvviso sento delle braccia attirarmi a sè, ritrovandomi con la schiena contro un corpo alto e muscoloso.

«Cosa diamine credi di fare?» La voce calda e sensuale di Theodore Nott. «È pericoloso stare qui.»

Al solo pensiero di averlo così vicino mi si avvampa il viso.

«Questo dovreste dirmelo voi!»

Con una spinta lo allontano da me, schivando un calcio in arrivo dalla mia destra.

E quando mi volto a guardarlo sento il cuore stringersi in una morsa.

Il bellissimo viso di Theo sembra ora un'orribile maschera di Halloween.

Una parte del volto è completamente tumefatta e inizia già a colorarsi di viola, circondando un vivacissimo occhio verde. Per non parlare del taglio al labbro, dal quale scorga così tanto sangue da avergli sporcato gran parte del mento e il colletto della camicia.

Ma nonostante sia tremendamente dispiaciuta per lui, nella testa adesso c'è solo un nome.

«Malfoy...» Mormoro. «Theo, ho sentito che era coinvolto anche Malfoy, dov'è?»

Nott scatta verso di me per stringermi in un abbraccio, racchiudendo così parte del mio corpo in una gabbia sicura dalla confusione che ci circonda.

«Vai via di qui, Granger!» Dice spingendomi fuori dalla mischia. «È già abbastanza difficile così, senza dover stare a preoccuparsi anche di te.»

«Ma dobbiamo andare ad aiutarlo, Theo, dobbiamo stare con lui!»

Il ragazzo si ferma di colpo e mi afferra le spalle, puntando gli occhi dritti nei miei.

Posso ancora vedere di sfuggita la stoffa nera delle divise svolazzare ovunque, facce doloranti e gocce di sangue.

«Io devo stare con lui, Granger.» Afferma deciso Theo. «È compito mio, non tuo.»

«Se le cose stanno così allora fallo.»

La voce esce più severa di quello che volevo, e anche lo sguardo, credo di averlo indurito un po' troppo.

Vedo gli occhi di Theo indugiare sul mio volto.

«Solo se mi prometti che te ne starai fuori da questa faccenda.»

Sto per ponunciare la promessa, quando nel mio campo visivo compare una chioma bionda.

E allora nella mia testa c'è solo il vuoto.

Non sento più nessun suono, sostituiti tutti da un incessante fischio.

Davanti agli occhi solo il viso di Draco Malfoy.

Una tempia sanguinante, raschi ovunque e le nocche delle dita sbucciate.

Colpisce gli altri con una ferocia che non gli avevo mai visto prima.

La faccia contorta in una smorfia di rabbia.

Violento. Spietato. Ingovernabile.

Ma poi qualcuno lo tira da dietro, facendogli perdere l'equilibrio. Lo vedo barcollare, poi cadere di schiena. Un mio compagno di Casa gli si scaglia sopra, ricoprendolo di pugni. Malfoy cerca di rialzarsi, ma alla lotta si aggiunge un Corvonero dall'aria minacciosa che incomincia a pestarlo senza pietà.

«No!» Urlo, scansando Theo e dirigendomi verso la scena.

Sento dietro di me i passi di Nott, ma non aspetterò che siano gli altri a intervenire al posto mio.

Non so cosa mi spinge a farlo. Non so cosa governa adesso il cervello o il mio cuore. So solo che stanno facendo del male al ragazzo che ho baciato la notte di Natale, al ragazzo che ha lasciato un po' di pozione cura ferite per me, al ragazzo che non saprà mai cosa forse provo per lui, perchè non glielo dirò mai.

Perchè lui rimarrà sempre e solo Draco Malfoy. Arrogante, cattivo, presuntuoso.

E io rimarrò Hermione Granger. Altezzosa e maniaca della perfezione.

Non siamo uguali, per niente.

Ma in un ingranaggio sono proprio i pezzi opposti a combaciare perfettamente.

Inizio a camminare sempre più rapidamente, tremante, e quando sono a un passo da Draco Malfoy, un corpo pesante cade su di me, facendo rovinare entrambi per terra.

Strizzo gli occhi dal dolore e all'improvviso sento un fischio levarsi acuto.

Man mano che il fischio continua a martellare i timpani, nel cortile cala il silenzio.

«Immediatamente dal vostro direttore di Casa!» Sento così tuonare la possente voce di Madam Hooch. «Tutti!»

Adesso strizzo gli occhi ancora più forte e non per il dolore fisico.

Si tratta di un altro tipo di dolore dato dall'idea che, di lì a poco, avrei dovuto subirmi una leggendaria strigliata della McGranitt.

Molto probabilmente anche una punizione. Punti persi. O anche peggio.

Per tutti i maghi e le streghe, non ci voglio neanche pensare!



Nel prossimo capitolo:


 

Da oggi, per tre interi giorni, non apparterrete più alla vostra Casa.
Ogni volta verrete ospitati da una Casa diversa.
Vi verrà prestata la divisa, condividerete la sala comune e seguirete le lezioni insieme.
Verrete chiamati con il nome della nuova Casa e identificati sotto lo stesso colore.
Infine dormirete nello stesso dormitorio.
Il giorno dopo comincerete con un'altra Casa, fino ad averle visitate tutte.

 

«Questa è peggio di quella volta che ho dovuto pulire la guferia.»

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Capitolo 11
*** La decisione di Silente ***


Capitolo undici: la decisione di Silente

 

Hermione

 

Imbarazzante. No, di più: umiliante.

Minerva McGranitt cammina avanti e indietro da più di cinque minuti, in assoluto silenzio, passando in rassegna i nostri volti.

A quanto pare sono l'unica ragazza tra una decina di Grifondoro ricoperti di lividi e raschi.

Ma non mi preoccupo più del dovuto perchè quello che sto vivendo è solo un incubo. Ma certo, non può che essere così. Un orribile sogno che sembra talmente vero da farmi credere che sono in piedi nell'ufficio della McGranitt quando in realtà sono stesa nel mio letto. E sto dormendo.

Un incubo, continuo a ripetermi senza sosta.

«Un incubo, un incubo, un incubo...»

«Come dice, signorina Granger?»

Sussulto visibilmente all'udire la voce severa della nostra direttrice di Casa.

No, penso sull'orlo di una crisi di nervi, non può essere.

Maledizione, Hermione, ti vuoi svegliare?

«Svegliati, svegliati, svegliati...» mormoro con gli occhi ancora chiusi.

Quando li riapro la McGranitt è proprio davanti a me, la bocca a formare una linea perfetta.

«Sono delusa.» Afferma per poi abbracciare con lo sguardo l'intero gruppo. «Da tutti voi.»

Ci rivolge le spalle per andarsi a sedere alla scrivania.

Quando lo fa, abbassa lo sguardo su una pila di pergamene, pensierosa, dopodichè riprende: «Cinquanta punti in meno a Grifondoro.»

Sento i miei compagni tirare un lungo sospiro e io con loro.

In effetti, avevamo previsto di peggio.

Ma la strega solleva di colpo la testa e ci fulmina con gli occhi.

«A testa. Quindi la Casa perde un totale di seicento punti.»

«Ma non è giusto...» Si lamenta un coraggiosissimo ragazzo.

«Ve lo dico io cosa non è giusto.» Ribatte lei, impassibile. «Che quest'anno Grifondoro rischi di non vincere la Coppa delle Case per colpa di una manciata di stupidi e indisciplinati alunni. Ma non crediate di cavarvela con così poco. Mi sono consultata con gli altri direttori e insieme abbiamo ritenuto che la faccenda venga posta all'attenzione di Silente in persona.»

Un mormorio agitato si diffonde nella stanza.

Qualcuno sussurra la parola «espulsione» ed io crollo.

Trattenendo le lacrime con tutte le mie forze, trovo il modo per controllare il panico e parlare.

«Non ho idea di chi abbia cominciato, professoressa, ma non potevamo restare a guardare! I Serpeverde e i Corvonero ci stavano attaccando.»

«E avete preferito controcambiare con la stessa moneta piuttosto che fermarvi a ragionare? Mi stupisco di lei, signorina Granger. Eppure dovrebbe sapere che l'intelligenza batte sempre la forza bruta. Vi toglierei altri cinquanta punti solo per punirvi della vostra stupidità.»

«Cosa avremmo dovuto fare?»

«Lei è una strega!» Per la prima volta, Minerva McGranitt sembra perdere la pazienza. «Siete maghi, per la miseria! Centinaia e centinaia di babbani e maghinò darebbero un braccio per poter possedere quello che avete voi. Imbattervi in una sanguinosa lite quando potevate sfidarvi a duello...»

«Ma i duelli tra maghi sono illegali

Dico calcando la voce sull'ultima parola, quasi fosse una parolaccia.

«Certo, ma avrebbero mantenuto alta la vostra dignità e quella della Casa. Da regolamento sareste stati quasi certamente espulsi ma con una rissa cosa bisogna fare? Solo Silente può deciderlo.»

Mi volto per guardare i volti dei miei compagni.

Alcuni appaiono stanchi, altri con ancora molta adrenalina in corpo. Ma su tutti sembra pendere una condanna.

Mentre usciamo dall'ufficio, uno di loro mi spinge di lato con una spallata.

Si tratta di McLaggen.

«L'unica cosa positiva di questa storia e che hanno beccato anche te.» Ringhia.

«Come scusa?»

«Cos'è Hermione, ultimamente non sai fare altro che la finta tonta?»

«Si può sapere invece perchè sembra che ce l'abbiate tutti con me?»

«La rissa. È iniziato tutto a causa tua.»

Gli rivolgo un'occhiata interrogativa, confusa.

«Ci hanno avvicinati un gruppetto di Corvonero e hanno incominciato a fare battutine sul presunto fidanzamento di una Grifondoro con un Serpeverde. Hanno alluso che, se le nostre compagne si trovavano i ragazzi altrove, allora non dovevamo essere un granchè.»

«Bhè, in effetti non c'è niente di attraente in ragazzi che danno inizio a una lite solo sulla base di uno stupido pettegolezzo.»

«Pettegolezzo?» Sbotta lui, irritato. «E quell'anello che ti brilla all'anulare, allora?»

La mia mano destra scatta verso le dita della sinistra, in un sussulto.

Sento i polpastrelli raffreddarsi a contatto con l'argento, seguendo la superficie irregolare e rugosa di un anello a forma di serpente. Abbasso lo sguardo sullo smeraldo incastonato lì dove avrebbe dovuto esserci un occhio.

Il colore dei Serpeverde, penso forse per la prima volta da quando lo indosso.

E mi rendo conto di essermi completamente dimenticata di sfilarmelo dal dito alla prima occasione per consegnarlo a Theo. Mi rendo conto che, se mi è passato dalla mente, è solo perchè in fondo non mi turbava affatto.

Ma sarebbe sbagliato anche tenerlo.

Questo anello appartiene alla famiglia Nott, non a me.

Lo accarezzo un'ultima volta, prima di puntare gli occhi in quelli di McLaggen.

«Questo non spiega il coinvolgimento dei Serpeverde.»

«Non ne erano mica tanti, solo tre. E ce l'avevano anche loro con i Corvonero. Poi vabbè, la cosa ha preso una brutta piega ed eravamo praticamente tutti contro tutti.»

Solo tre. Quindi gli unici Serpeverde coinvolti erano quelli che avevo già individuato: Malfoy, Nott e Zabini.

«Ma come siete arrivati ai pugni?»

«Francamente non ne ho idea, ma ricordo per certo che hanno iniziato le serpi in reazione a una parola detta da un corvo o da uno di noi...» Risponde McLaggen, con aria vaga.

Evidentemente non vuole ricevere ulteriori accuse, a maggior ragione da parte della sottoscritta, dato che ritiene che sia stata tutta colpa mia.

Con la McGranitt in testa al gruppo, veniamo scortati in presidenza.

Qui, al cospetto di Albus Silente, mi rendo conto che l'umiliazione avvertita pochi minuti prima non era stata niente al confronto di quella che mi sta consumando adesso.

Sotto lo sguardo imperscrutabile del nostro potentissimo preside, infatti, sento il mio cuore farsi piccolo piccolo.

Tutti noi studenti ci ammassiamo in un angolo, sentendoci colpevoli e innocenti al tempo stesso, mentre dalla porta entrano altri alunni.

Sono gli appartenenti alle restanti case coinvolte nella zuffa.

E una morsa sembra stringermi il petto quando i miei occhi incrociano quelli di ghiaccio di Draco Malfoy.

Scintillano freddi e maligni, mentre un ghigno gli deforma il viso tumefatto e macchiato del sangue dei ragazzi che ha pestato senza pietà.

E tutto questo per me?

Sì, se dovessi dare per buono le parole di Cormac McLaggen, anche se non ho ancora ben capito come si può arrivare a tanto.

Sollevo il mento e sposto lo sguardo altrove.

È solo colpa sua se adesso mi trovo qui.

 

Draco

 

È solo colpa sua se adesso mi trovo qui.

E osa perfino fare l'altezzosa.

È infatti per difendere il suo nome se io, Nott e Zabini siamo intervenuti. Okei, io l'ho fatto solo per appoggiare Theo, ma alla fine che cambia?

Quel Corvonero l'ha chiamata puttana e McLaggen ha definito il mio migliore amico il peggiore dei bastardi e poi, bhè, la cosa è degenerata.

Indirizzo a Nott una gomitata.

«Che ci fa qui la Granger?» Bisbiglio.

«Ha cercato di sedare la rissa.»

«Stupida.»

«Solo perchè ha avuto il coraggio di fare qualcosa mentre tutti gli altri stavano a guardare?»

Schiudo le labbra per rispondere, quando Silente prende la parola.

«Ci sono tutti Minerva? Filius? Professoressa Sprite? Non vedo i tuoi, Severus.»

«Sono qui.»

La profonda voce di Piton proviene dalle nostre spalle. Con la coda dell'occhio lo vedo fare un passo avanti, mantenendo lo sguardo impassibile.

«Bene, bene.» Comincia il preside, pacatamente. «Ma che dico bene, è stato un episodio gravissimo quello che mi è stato riportato. Fare a botte a scuola, cosa vi è saltato in mente ragazzi?»

Il rimprovero arriva più come una tirata di orecchi che come una sgridata in piena regola.

Anzi, sembra più dispiaciuto lui di molti di noi.

Io perlomeno non lo sono affatto. Suonarle a Grifondoro e Corvonero è stato divertente, dovremmo rifarlo.

«Non sono a conoscienza della causa scatenante e sono certo che, di qualunque cosa si tratti, nessun motivo al mondo giustifichi tanto odio e tanta violenza. Inoltre, è chiaro come alcuni di voi non c'entrino nulla ma si siano trovati solo coinvolti. Pertanto, punire tutti con l'espulsione sarebbe ingiusto, nonchè mortificante da parte mia.»

Scorgo i professori fare dei brevi cenni con il capo, sollevati.

«So che ognuno di voi ha fatto perdere alla propria Casa cinquanta punti, ma per quanto questo possa essere già demoralizzante di suo, sono costretto a prendere un ulteriore provvedimento. Ci ho pensato a lungo e credo che sia il modo migliore per farvi imparare qualcosa punendovi al tempo stesso...»

Nella presidenza la tensione è così forte che sembra diventare consistente, palpabile. Quasi, quasi mi sembra di respirarla.

Cosa avrà in mente Silente?

«Da oggi, per tre interi giorni, non apparterrete più alla vostra Casa.»

Un mormorio spaventato si eleva dai vari gruppetti.

Inconsciamente, infatti, invece di creare una folla disordinata, ci eravamo disposti con i nostri compagni di casata, creando in questo modo quattro gruppi ben distinti.

«Ogni volta verrete ospitati da una Casa diversa. Vi verrà prestata la divisa, condividerete la sala comune e seguirete le lezioni insieme. Verrete chiamati con il nome della nuova Casa e identificati sotto lo stesso colore. Infine dormirete nello stesso dormitorio. Il giorno dopo comincerete con un'altra Casa, fino ad averle visitate tutte.»

Dal gruppo dei Corvonero si eleva una voce: «ma non ha alcun senso!»

«Taci imbecille.» Mormoro. «Meglio questo che tre notti nella foresta proibita.»

Piton si volta di scatto e mi rivolge uno sguardo di rimprovero.

«Forse non hai colto la vera natura della punizione, Draco.» Sussurra con fare sprezzante. «Quando tornerete tra noi non sarà più lo stesso.»

«Cosa intende...»

«Quando tornerete nella vostra casa di appartenenza,» riprende il preside «confido lo facciate con la mente più aperta e il cuore libero da pregiudizi. Le Case non sono state create per dividervi, ma per scoprire e coltivare le qualità migliori che vi rappresentano. Siete Corvonero, Tassorosso, Serpeverde e Grifondoro, vero, ma prima di tutto siete studenti di Hogwarts. Siate orgogliosi di questo e cercate di non rischiare più di perdere tale privilegio.»

Poi si rivolge ai professori: «La disposizione ha effetto immediato. Confido in voi per organizzare gli spostamenti nel più breve tempo possibile. Fino ad allora, ragazzi, potete attendere fuori.»

 

«Indossare una divisa con i richiami blu, phuà!» Sbotta Zabini, lanciando occhiatacce a destra e a manca. «Per non parlare del giallo...»

«Questa è peggio di quella volta che ho dovuto pulire la guferia.» Commenta Nott, affranto.

«Io non indosso mai il giallo!» Strilla il moro. «Mi fa sembrare grasso!»

«Sì okei però adesso calmati. Sembri isterico.»

«Ma lo sono sul serio!»

Sollevo gli occhi al cielo, assistendo alla pietosa scena dei due che si abbracciano fingendo di piangere disperatamente.

E quando Zabini solleva una mano per includermi nell'abbraccio, faccio un enorme passo indietro.

Lontano da loro.

«Io credo invece che ce la siamo cavata.» La butto là.

Cerco di sembrare insofferente, ma in realtà non faccio altro che tormentarmi con le parole di Piton.

Quando tornerete tra noi non sarà più lo stesso.

Ma no, mi dico subito dopo, io sono Draco Malfoy! Sono ricco, influente e purosangue. In pratica un principe venerato e rispettato anche dai compagni di Casa più grandi.

Niente potrà mai cambiare questo.

Nel frattempo scorgo Piton uscire dalla presidenza con una pergamena in mano.

Sto per avvisare i due piccioncini, ma ci ripenso subito.

Sono così carini mentre si strofinano le schiene.

«Le Case in cui vivrete nei prossimi giorni.» Dice Piton raggiungendoci. «Ovviamente, Silente ha voluto che veniste divisi il più possibile.»

Poi, con un'espressione disgustata aggiunge: «Grazie al cielo.»

«Grazie a lei, professore.» Dice allarmato Zabini, allontanandosi dall'amico e strappando la pergamena dalle mani di Piton. «Per la miseria no, domani mi tocca proprio la divisa gialla. Tu Draco stai con i Grifondoro e Nott...»

«Con i Corvonero, sì sì dà qua.» Sbotta Theo, tirandone un lato con il rischio di strapparlo.

L'insegnante di pozioni rotea gli occhi al cielo, poi solleva entrambe le mani e cala i pugni sulla testa dei due.

«Anche se so già che è impossibile, cercate di non farmi fare brutta figura con gli altri direttori, specialmente con quell'arrogante della McGranitt.»

Pur continuando a massaggiarsi il capo, Blaise solleva le labbra in un ghigno.

«Non l'ha presa bene che noi siamo solo tre mentre il gruppo più numeroso è proprio il suo, eh?»

«Povera, vuota clessidra.» Aggiungo io, con voce lagnosa.

Piton ci fissa alcuni secondi con l'aria severa. Un attimo prima di allontanarsi, però, lo vedo rivolgerci un sorriso compiaciuto.

 

Vengo scortato per le scale quasi fossi un detenuto pericoloso.

Due Grifondoro avanti e due dietro, in assoluto silenzio.

Non credo che ai Corvonero e ai Tassorosso stanno riservando lo stesso trattamento.

Eccoli, infatti, già davanti al Dipinto della signora grassa ad attendere il nostro arrivo.

«Aspettate pure in fondo alle scale.» Dice una ragazza dalla divisa nera e rossa. «Dobbiamo pronunciare la parola d'ordine.»

«Motivi di sicurezza.» Aggiunge un altro, così basso che arriva a malapena a sfiorarmi le spalle.

Attendo con aria scettica, sbirciando con la coda dell'occhio i ragazzi delle altre Case.

Due Corvonero dall'aria impaurita e un Tassorosso apparentemente tranquillo.

Anzi sembra quasi che si stia divertendo.

Io invece, nonostante voglia ostentare calma, non ho toccato cibo e ho passato la notte in bianco.

Odio ammetterlo, ma sono terrorizzato al pensiero di quello che sta per accadere.

Io, Draco Malfoy, dovrò dormire sotto lo stesso tetto di Harry Potter.

Io, Serpeverde, dovrò indossare una schifosa divisa da Grifondoro.

E condividere i loro spazi, mangiare e studiare con loro.

Un incubo dal quale purtroppo non c'è modo di svegliarsi.

Alzo lo sguardo sulla cicciona nella cornice, che prima di liberare il varco nel muro indirizza a tutti un'occhiata in tralice.

È furiosa, si capisce.

Non sono un esperto di «Storia di Hogwarts» ma credo proprio che una cosa del genere non abbia precedenti: degli estranei invitati nei quartieri generali delle varie Case.

Quando oltrepasso il varco sento un brivido freddo percorrermi la schiena.

Nella sala comune si è accalcata una folla di studenti che ci guarda con gli occhi spalancati.

Prima di entrare si sentiva un vociare incessante, risa e grida, ma adesso è calato un silenzio tombale.

A malincuore, noto i colori predominanti: nero, rosso e oro.

La ragazza che ci ha accompagnati dentro si schiarisce la voce, chiaramente tesa.

«Immagino che tutti sappiate, ormai, quale punizione ha deciso di impartire Silente in seguito alle vicende di ieri. Loro sono dunque gli studenti che ospiteremo oggi.»

Di nuovo il silenzio.

Mi rendo conto che la maggior parte degli occhi sono puntati su di me.

Nonostante ci siano studenti appartenenti ad altre Case sono io il vero intruso, qui.

La conoscono tutti l'eterna rivalità tra grifi e serpi.

E poi, bhè, io sono io. Il nemico giurato del loro osannato beniamino.

Qualcuno, dalla folla, prende la parola.

Quando mi giro verso la fonte lo riconosco subito: capelli color carota, dinoccolato, divisa di seconda mano.

Weasley.

Quale sia di preciso tra i due gemelli o tra i centinaia di fratelli in generale poco importa, ai miei occhi.

«Tutto il rispetto per Silente, ma questo è inaccettabile.» Dice con tono fermo, quasi con rabbia.

Nella stanza si solleva un mormorio inquieto. «Vero» e «ha ragione» è ciò che sento ripetere con più insistenza.

«Non possiamo permettere a degli estranei di accedere così facilmente a dei luoghi...» riprende il rosso, poi si ferma, in cerca del termine giusto.

«Intimi.» Completa il gemello. «In effetti tutta questa storia mi dà di violazione della privacy, George. Mi sento violato

Alcuni ragazzi ridacchiano, le ragazze invece appaiono terrorizzate.

«Non c'è molto da scherzarci su, Fred.» Afferma una di loro. Bei capelli, lisci e curati come piacciono a me, ma dagli occhi di un colore così scialbo e comune da renderla appena passabile. «Almeno per quanto riguarda l'ala femminile vogliamo un incantesimo di protezione.»

Osservo le ragazze fare dei cenni con il capo, impaurite. Molte di loro stanno guardando me.

Mi scappa un sorriso sghembo.

Per quanto la cosa possa apparirmi divertente, sto incominciando a trovare tutta questa storia una vera sofferenza.

«Potete stare tranquille.» Dico allargando il sorriso in un ghigno. «Vi posso assicurare che, almeno per quanto mi riguarda, non ho nessun interesse a sedurre una Grifondoro nel cuore della notte.»

«Non si tratta di questo...»

«E invece si tratta proprio di questo. Avete paura che verrete spiati. Ammettetelo pure, che state alzando tutto questo polverone solo perchè sono coinvolto anch'io.»

Ma loro non lo fanno, asserendo che da lì a tre giorni avrebbero trattato tutti gli «ospiti» nello stesso modo.

«La proverbiale accoglienza dei Grifondoro.» Mi ritrovo a borbottare.

In fondo alla sala scorgo un movimento, poi la folla si apre per lasciar passare due miei vecchi amici.

«Harry Potter e un altro Weasley.» Li saluto, sfidandoli con lo sguardo. «Mi stavo giusto chiedendo perchè ci mettevate tanto.»

«Bando alle ciance, Malfoy.» Parte subito Potter, poi rivolge lo sguardo ai studenti Corvonero e all'unico Tassorosso. «Di sopra vi abbiamo preparato delle camere. Sul letto troverete una divisa, delle muffole e una sciarpa.»

«Io...» Inizio, con l'intenzione di concludere «non indosserò mai qualcosa del vostro colore», ma Potter mi ferma subito.

«Vi consiglio di indossare ogni indumento perchè la prima lezione si terrà da Hagrid e tira un vento pungente. Bene, credo sia tutto per ora, ci si vede in Sala Grande. Se avete qualche dubbio i miei compagni hanno scelto me come referente. E se invece di qualche dubbio avete qualche problema, con me si intende...» mi indirizza una breve occhiata. «un Grifondoro qualsiasi dell'ultimo anno sarà lieto di rendere il vostro soggiorno...»

Un sorriso. Gli altri possono pure vederlo come una persona buona e gentile ma io lo vedo per quello che è: un cretino che vive sull'onda della gloria solo grazie alla fortuna e ad altri cretini che ogni 3x4 gli salvano il culo.

Un sorriso, sì come no, quello è un ghigno malefico.

«Meno traumatico possibile.» Conclude infatti, prima di sparire dietro il quadro.

 

Mi guardo allo specchio e penso che non ce la posso fare.

Mi convinco che non posso essere io, il tizio riflesso che mi sta scrutando con occhi vacui.

Con uno sforzo di immaginazione forse potrei riuscire a farmi sembrare verde il rosso e argentato il dorato.

Ma poi mi rendo conto che sono colori troppo diversi, troppo opposti per convincere il cervello a sostenere una fatica del genere.

Mai, mai nella vita mi è passata in mente un'idea del genere.

Indossare colori diversi da quelli che porto nel cuore.

Scendo dal dormitorio con le gambe molli e il petto appesantito.

Mi costa ogni singolo respiro in questa divisa.

«Hai dimenticato i guanti e la sciarpa.» Mi schernisce un Grifondoro, passandomi davanti.

«Alle vostre amabili premure preferisco morire di freddo.» Dico a denti stretti. «A proposito, usufruite del servizio lavanderia da queste parti? No perchè sento l'irrefrenabile impulso di grattarmi da quando...»

Un tipo dell'ultimo anno mi si para davanti.

Posa lo sguardo sui miei compagni di disavventure.

I Corvonero si guardano tra loro, impacciati, vestiti di tutto punto come dei veri Grifondoro.

Il tizio dei Tassorosso invece abbraccia la Sala Grande con lo sguardo, meravigliato. La parte inferiore del viso nascosta dietro metri di lana rossa e dorata.

Poi si avvicina a me con aria minacciosa.

«Forse non ci siamo capiti, Malfoy.» Sibila. «Quello di indossare per intero la divisa non era nè un consiglio nè tantomeno una gentilezza.»

«Quindi mi state obbligando
«Non crederai mica che ti renderemo il soggiorno una passeggiata, vero?»

«Confermato. Mi state obbligando.» Sollevo un sopracciglio. «E sentiamo, questo trattamento di favore lo riservate solo ai tipi belli come me o è come reagite di solito alle minacce?»

«Credi che ci sentiamo minimamente minacciati da un verme come te?»

«Non chiudereste le vostre donne in una torre, altrimenti.»

«Ma sentitelo.» Mi deride. Non ha un viso sconosciuto. Devo averlo intravisto in Sala Grande, forse nella cerchia di amici dei gemelli Weasley. «Le nostre ragazze non hanno la tendenza a ricercare attenzioni altrove. Qui trovano già tutto ciò che le soddisfa.»

«Strano, non l'avrei mai detto.» Ribatto alzando il mento. «Eppure mi pareva che la ragione per cui mi trovo qui fosse proprio la vostra incapacità sotto quel punto di vista.»

«Brutto...» Il ragazzo cerca di avventarsi contro di me, subito frenato da alcuni compagni. «Ma lo avete sentito?»

«Sapete, sono il primo ad odiare tutta questa faccenda, ma sono uno che in casi estremi si adatta. In fondo si tratta solo di fingersi un coraggioso babbeo per ventiquattr'ore.»

Mi dirigo verso l'uscita.

Prima di attraversare il varco nel muro, però, non riesco a resistere alla tentazione di voltarmi un'ultima volta per indirizzare un occhiolino all'amico dei Weasley, ora più furioso che mai.

 

Attraversando il corridoio avverto le prime spire di freddo attannagliarmi il corpo.

So già che in giardino sarà ancora peggio ma, ripeto, all'indossare quelle stupide muffole preferisco morire di freddo.

 

Hermione

 

Quante volte ho fantasticato di varcare la porta che adesso mi si para davanti?

Decine e decine di volte, per noia più che per curiosità, mentre aspettavo che ne uscisse la mia migliore amica.

Ex migliore amica, mi costringo a pensare.

E non posso far a meno di pensare anche che ci deve essere un'altra spiegazione, una spiegazione valida e nobile, a quello che ha fatto.

In fondo, ho perdonato Harry e Ron dopo tradimenti peggiori e l'ho fatto per amicizia.

La stessa che lega profondamente me e Keira.

É da quando siamo partite dal castello dei Nott che mi sforzo di capirla.

Non posso dire di averla perdonata, non ancora, ma se non avesse visto altra soluzione?

No, non c'è nessun perdono per chi tradisce un'amica, un porto sicuro, per salpare verso acque ignote. Un ragazzo che non conosce assolutamente.

E tutto questo per due attenzioni e qualche appuntamento.

Ma che cosa le suggeriva il cervello?

Mi avvicino alla porta con un sospiro, il batacchio di bronzo a forma di aquila pone il suo quesito.

Io rispondo.



Nel prossimo capitolo:


 

«Hermione...»
Harry sussurra appena il mio nome, indugiando con lo sguardo sull'anello che brilla alla mano sinistra.
«Allora non era solo un pettegolezzo. È tutto vero.»
So cosa sta cercando di dirmi: «lascia perdere questo Serpeverde, Herm. Torna da noi.»

Ma io non ci riesco.
Non so cosa mi stia accadendo, ma sento che l'unica persona in grado di proteggermi dai sentimenti che sto inziando a provare per Draco è proprio
- questo Serpeverde -

 

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Capitolo 12
*** Questo Serpeverde ***


Capitolo dodici: questo Serpeverde

 

Hermione

 

Mi ci vedrei bene tra i Corvonero.

Nel giro di un paio d'ore ho fatto amicizia con molti di loro, trovando somiglianze e stimolanti spunti di conversazione, potendo parlare praticamente di qualsiasi argomento.

La loro Sala Comune? Un sogno ad occhi aperti!

Uno spazio ampio e luminoso circondato da libri e tomi.

Quando sono entrata senza l'aiuto di un Corvonero, chi sostava nella sala mi ha guardato con aria sbalordita. Ammetto di aver provato un po' di sano orgoglio, alimentato dal fatto che gli altri ragazzi coinvolti nel provvedimento di Silente hanno dovuto attendere parecchi minuti, prima che un gruppetto di corvi venisse in loro soccorso rispondendo in maniera corretta alla domanda del batacchio.

Di quel gruppetto faceva parte anche Keira, nominata dai suoi compagni come una delle referenti alle quali noi «puniti» possiamo rivolgerci in caso di problemi.

Da voci di corridoio so che nella mia Casa hanno adottato il termine «ospiti» e lo stesso vale tra i Tassorosso. Ma i corvi, dopo un acceso dibattito, hanno optato per «puniti».

È questo il modo con il quale si riferiscono a noi, insistendo nel chiamare «punizione» il motivo per cui siamo qui.

All'inizio ho pensato che stessero prendendo la cosa troppo seriamente e che fossero troppo rigidi, ma poi ho capito cosa si cela dietro questa facciata dura.

Vergogna.

Si vergognano profondamente di ciò che è stato commesso dai loro stessi compagni.

Come ribadito più volte dalla McGranitt, infatti, una rissa interviene nel momento in cui le parole, la furbizia, il trovare una soluzione al problema, semplicemente non sono abbastanza.

Noi avremmo dovuto risolverla diversamente in quanto maghi.

Loro in quanto intelligenti.

Per questo motivo indossare una divisa con colori diversi da quelli dei Grifondoro fa un po' strano, ma posso accettarlo, se si tratta del blu dei Corvonero.

Entro nella Sala Grande con loro, chiacchero con loro, faccio colazione con loro.

Ogni tanto mi capita di guardare al tavolo dove di solito siedo con Harry, Ron e tutti gli altri, ma questa mattina ci sono degli studenti del primo anno.

Dove potrebbero essere a quest'ora?

Forse stanno ancora dormendo o forse stanno avendo problemi con i nuovi arrivati.

Mi chiedo come avrei gestito la situazione se non fossi stata punita anch'io.

E sì, il pensiero che io, Hermione Granger, sia stata punita mi brucia dentro come non mai.

Indirizzo lo sguardo verso Keira, dall'altra parte del tavolo imbandito, ma non appena i nostri occhi si incrociano, distolgo lo sguardo.

Hermione sei una codarda, mi rimprovero con amarezza.

 

Il gruppo che i Corvonero sono stati costretti ad accogliere è abbastanza numeroso. Ci sono una decina di grifi, quattro tassi e una serpe.

La serpe è Theodore Nott.

Mi accorgo di lui solo quando mi si affianca all'uscita dalla Sala Grande, terminata la colazione.

«Topolina.» Mi saluta senza neanche l'ombra di un sorriso. Lo sguardo fisso davanti a sè mentre camminiamo in corridoio.

Con il suo atteggiamento altezzoso e il libro di Incantesimi sotto il braccio sembra un perfetto Corvonero.

E avrebbe potuto esserlo benissimo dato che è arguto e intelligente. Peccato però che abbia un astìo viscerale nei confronti della lettura e geni al cento per cento da Serpeverde.

Questo pensiero mi spinge ad accarezzare l'anello dei Nott, in quello che ormai mi risulta essere un gesto involontario.

«Theo, ascolta...» incomincio a dire, imbarazzata.

«E va bene, strappiamo questo cerotto.» Mi interrompe lui, sempre evitando di guardarmi.

«Cosa?»

«Mi dispiace, e non puoi immaginare quanto.»

Delle scuse? Nott mi sta rivolgendo delle scuse? E per cosa, per non aver smesso un attimo di tormentarmi dall'inizio dell'anno scolastico? Per aver fatto credere a tutti che sono la sua fidanzata? O per...

«Sapevo che ci sarebbe stata una punizione esemplare ma non avrei mai voluto che venissi coinvolta anche tu.»

Ah, ecco.

Alzo lo sguardo sul suo viso. Dal lato in cui mi ha affiancata non si scorge nessun raschio o livido, ma dopo un attento esame mi accorgo che sull'altra parte ha ancora la pelle tumefatta e macchiata di sangue coagulato.

Me lo immagino mentre, in infermeria, trova qualsiasi scusa per non farsi toccare da Madam Pomfrey.

A quanto pare non voleva farsi medicare.

Voleva che fosse il tempo e non la magia, a rendere meno visibili le ferite. E voleva guardare allo specchio il risultato delle sue azioni.

Ecco perchè non osa abbassare lo sguardo su di me, perchè prova rimorso.

Così, all'improvviso, realizzo che è tutto vero.

La rissa, il coinvolgimento di così tante persone, la punizione... in qualche modo è stato tutto a causa mia.

Vorrei essergli di conforto, per quanto possibile. Spiegargli che non deve sentirsi così.

E all'improvviso quello che volevo fare fino ad ora, ovvero riconsegnargli l'anello, mi sembra così di cattivo gusto da indurmi a ripensarci.

Ma se è questa farsa la ragione di tanti guai, che senso ha continuare?

«Non devi sentirti in colpa. Per nessun motivo.» Gli dico con una serenità incredibile.

All'improvviso, mi appare tutto così chiaro.

Theo mi rivolge uno sguardo incerto.

«È solo colpa mia se...» Incomincia.

«E invece no.» Lo interrompo io.

Ci fermiamo di colpo. Siamo sotto un arco dei portici di Hogwarts, gli studenti che ci scansano per proseguire sulla loro strada.

C'è tanta gente, intorno a noi, ma io e Nott ci troviamo in una bolla che ci isola dal resto del mondo.

Non ci sono rumori, in questa bolla, apparte quello dei nostri respiri.

E i suoi occhi cervoni, fissi nei miei.

Poi un'improvvisa folata di vento gelido mi scuote i capelli.

«Avrei potuto chiederti di starmi lontano in qualsiasi momento, Nott.»

«L'hai fatto. E più di una volta, anche.»

«Ma accadeva sempre che, per un motivo o per un altro, ci ritrovassimo vicini.» Proseguo, imbarazzata, per poi sollevare la mano sinistra. «E questo anello. Avrei potuto sfilarmelo in qualsiasi momento.»

«Ma non l'hai fatto.»

Lo dice con voce tremante, dopo aver mandato giù la saliva.

«No, non l'ho fatto. E se solo un'estate fa una chiromante avesse predetto il mio futuro con una sfera di cristallo e ci avesse visto dentro che avrei portato al dito un anello a forma di serpente... io, bhè, le avrei consigliato di cambiare mestiere perchè sarebbe stato impossibile.»

Sento le lacrime fare capolino, così mi sforzo di rimandarle giù, con una risata malriuscita.

Theo si avvicina di un passo, lentamente, con lo sguardo che tentenna sul mio viso.

«Cosa stai cercando di dirmi, topolina?»

«Che potremmo provarci.»

«Provarci sul serio?»

«Provarci sul serio.» Confermo. «Che ne dici?»

«Che ne dico di diventare davvero il tuo ragazzo?» Un altro e ultimo passo. Adesso siamo così vicini che posso osservare il colore ipnotico delle sue iridi in ogni più piccolo particolare. «Dico che sei malefica, topolina, perchè la risposta la sai già.»

«E sarebbe?»

«Vuoi proprio sentirtelo dire, eh?»

Faccio spallucce, accennando un sorriso.

No, se una strega avesse predetto questo per il mio futuro non le avrei mai creduto.

Io che mi prendo una cotta bella grossa per un Serpeverde.

E sempre io che, nel tentativo di dimenticarlo, mi fidanzo con il suo migliore amico.

Non sarà da me e di certo non sarà la cosa più saggia da fare ma... sento che non ci sia niente di sbagliato.

Nott mi piace sul serio, e tanto anche. È intelligente, affascinante e premuroso. La sua famiglia è una normale famiglia di maghi (non come i nazzi-malfoy) e già tutta la scuola crede che siamo una coppia.

Si tratterebbe solo di confermare la cosa, no?

Theo solleva una mano e mi accarezza la guancia, sfiorandomi l'orecchio con la punta delle dita.

«Hai la pelle arrossata.» Biascica.

«Sarà per via del freddo.»

«Se così fosse saresti gelida quando in realtà scotti.»

«Allora, per il discorso di prima... che ne dici?»

«Dico che sono già pazzo di te, Hermione Granger.»

Scorgo le sue labbra avvicinarsi lentamente alle mie, sempre di più, finchè tra di noi potrebbe passare solo un filo di spago.

Ma non riescono neanche a sfiorarsi perchè un colpo di tosse ci interrompe.

«Vivevo tra i babbani e adesso appartengo a una delle famiglie di maghi purosangue più importanti di Londra. Storia di una scalatrice sociale.» Dice Malfoy fermandosi al fianco di Theo. Mi guarda sollevando un sopracciglio. «Ho sempre creduto che un giorno avresti scritto anche tu un libro, Granger. Ma non avrei mai immaginato un titolo così poco educativo.»

Strabuzzo gli occhi, incredula, scrollandomi di dosso l'incanto di poco prima.

«Mi hai ispirata, Malfoy.» Ribatto a denti stretti. «Il titolo però non mi convince. Troppo lungo.»

«Io penso invece che sia d'impatto.» Sgrana gli occhi. «Una bella foto del tuo faccione peldicarota in copertina e il best-seller è pronto.»

«Draco, smettila.» Theo, spazientito.

«Che c'è, non sei contento di diventare famoso anche tu, Theo? Verrai per sempre ricordato come il babbione che si è fatto incastrare.»

«Hermione non mi ha affatto incastrato.»

«Tipico ragionamento di chi è sotto schiaffo.»

I due amici si fissano in cagnesco alcuni secondi, quanto basta per farmi notare che Draco indossa una divisa da Grifondoro.

Una visione da brividi!

Il silenzio viene poi nuovamente interrotto, questa volta dalla comparsa dei miei migliori amici.

«Hermione...» Harry sussurra appena il mio nome, indugiando con lo sguardo sull'anello che brilla alla mano sinistra. «Allora non era solo un pettegolezzo. È tutto vero.»

«Andiamo Harry.» Lo incoraggia Ron, con aria offesa. «Ormai non ha più senso stare qui.»

«Per una volta, Potter, siamo d'accordo su qualcosa.» Si intromette il biondo.

«Sarà che adesso portate la stessa divisa.» Lo provoca Nott.

«O sarà che tutta questa storia è davvero una merda.»

Osservo la scena dall'esterno, come se non ne facessi parte.

Il mio cuore pulsa velocemente.

Le labbra strette, anche se vorrei gridare.

Ma so che se solo aprissi bocca scoppierei in un pianto inarrestabile.

Harry mi indirizza un'altra occhiata, questa volta carica di speranza.

So cosa sta cercando di dirmi: «lascia perdere questo Serpeverde, Herm. Torna da noi.»

Ma io non ci riesco.

Non so cosa mi stia accadendo, ma sento che l'unica persona in grado di proteggermi dai sentimenti che sto inziando a provare per Draco è proprio questo Serpeverde.

Quasi senza volerlo, mi nascondo dietro un braccio di Theodore Nott, per poi stringerglielo forte con entrambe le mani.

È dallo sguardo di Malfoy che cerco di ripararmi ma Harry e Ron fraintendono il gesto, interpretandolo come un modo per allontanarmi da loro.

Lo capisco dal modo in cui Ron sgrana gli occhi incredulo.

E dallo sguardo di Harry, vitreo, come quello di una persona alla quale è stato appena spezzato il cuore.

«Harry, no...» Biascico. Il mio fiato che si condensa nell'aria per il freddo.

Ma lui non mi sta guardando più, osservando invece Theo.

Lo vedo muovere un passo deciso, per poi proseguire sulla via che lo porterà alla capanna di Hagrid.

«Andiamo Ron. Anche tu, Malfoy.» Comanda agli altri due, sorpassandoci a testa alta.

Draco ci rivolge un ghigno, mentre negli occhi di ghiaccio scintilla una strana luce.

È chiaro che nella nostra Casa sarebbe stato sotto stretto controllo, ma mi stupisco come lui si stia invece divertendo, anzichè lamentarsi e opporsi di continuo.

Prima di raggiungere Harry e Ron – Harry non si volta neanche una volta, Ron invece lo vedo cercare il mio sguardo finchè non diventa una lontana figura indistinta – si sporge verso il suo compagno di Casa.

Il gesto è quello di sussurrargli all'orecchio, ma mentre lo fa mi punta con la coda dell'occhio.

«Allora, te la sei già fatta?»

Ancora abbracciata a lui, sento i muscoli di Theo irrigidirsi sotto le mie dita.

Rimane immobile come una statua di pietra, compiendo solo il gesto di voltare il mento nella direzione di Malfoy mentre questi si allontana da noi.

Non si rilassa neanche quando gli afferro una mano.

«Alle volte mi domando come tu faccia ad essere amico di quel mostro.» Commento.

Lui abbassa lo sguardo su di me.

«I tuoi, di amici, non sono certo migliori di Draco Malfoy.»

«Come puoi dire una cosa simile?»

«Vuoi dirmi che non sono anche loro carichi di odio e pregiudizi? Apri gli occhi Hermione! Neanche mi conoscono e già non approvano che stiamo insieme. E solo perchè sono un Serpeverde.»

«E il migliore amico di un mostro.» Aggiungo, contrariata. «Lo fanno solo perchè non sanno come sei davvero.»

«Ma conoscono te.» Dice addolcendo il tono della voce. «Possibile che non si fidino del tuo giudizio?»

«Magari credono che sia impazzita.»

Lo sono davvero, a quanto pare.

Mi sollevo sulle punte per raggiungere la guancia di Theo con un bacio delicato, visto che sulla pelle livida qualsiasi contatto gli provocherebbe dolore.

Non voglio più litigare. Non con lui, non adesso.

Ma Theo si abbassa su di me e volta appena il capo, in modo tale da rubare un bacio a fior di labbra.

Porco. Penso. Ma anche tremendamente dolce.

Raggiungiamo il gruppo di Corvonero mano nella mano, sorridendo come stupidi.

Tutto questo mi è nuovo, come mi sono nuovi gli sguardi di tutti puntati su di me.

Infastiditi, invidiosi, risentiti e sì, alcuni anche sognanti.

Io e Theodore Nott stiamo insieme.

Io e Theodore Nott stiamo bene insieme.

Poi mi attraversa il cervello una frase schiva, fulminea come un lampo a ciel sereno, serrandomi lo stomaco in una morsa d'acciaio.

 

«Allora, te la sei già fatta?»

 

Ore dopo...

 

Il sole cala senza fretta, portandosi via questa giornata e tutto ciò che ne comporta.

Un giorno in meno di punizione, certo, ma non devo dimenticarmi che manca ancora un'intera notte.

Abbraccio l'idea con una certa apprensione.

Per tutto il tempo, infatti, sono riuscita ad evitare Keira. Perfino a lezione.

Ma sto per entrare nel dormitorio e lì, che lo voglia o no, sarò costretta ad affrontarla.

E questo perchè i letti sono a castello e, indovinate un po', a me è stato assegnato quello sotto il suo.

«Non l'ho deciso io.» Afferma sistemando la coperta, forse per evitare di guardarmi.

«Posso immaginarlo.» Commento con voce flebile. «Keira...»

«No, Hermione, il fatto che dormiremo sotto lo stesso tetto non ti obbliga a parlarmi.»

«Non mi sento obbligata.»

«Allora non farlo.»

«Ma si può sapere perchè diavolo ce l'hai con me?»

La bruna si ferma un attimo con le mani sulla coperta blu, per poi sollevarsi e puntare gli occhi nei miei.

Okei, che lo scontro abbia inizio. Sono pronta.




Nel prossimo capitolo:


 

Hermione Granger e Draco Malfoy che si odiano è una delle leggi che regolano
il mondo,  insieme alla forza di gravità e alla magia.

✽✽✽

«Posso accettare di aver distrutto la nostra amicizia, Herm.
Posso accettare il mio carattere, i miei errori.
E posso accettare anche di non essere mai ricambiata quando amo.
Ma non potrò mai accettare di essere trattata come una stupida, perchè non lo sono.»

«Cosa sai...»

«So che ti sei sciolta i capelli davanti a lui.»

«E ora cosa vuoi sapere.»

«Perchè l'hai baciato.»

 

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Capitolo 13
*** Oltre il muro ***


Capitolo tredici: oltre il muro

 

Hermione

 

«Dovrei essere io.» Dico in tono fermo. «Io, ad avercela con te, mi sembra.»

Keira Blackheart mi fissa a lungo, poi scuote il capo con un sorriso sghembo.

«Sai Hermione, sono tornata a pensarci più volte, su come si sono susseguite le cose.»

«L'ho fatto anch'io. E alcune di queste cose proprio non me le spiego.»

«Già, parecchio strano.»

«Vuoi saperne una?» Mi avvicino a lei di un passo, per poter abbassare il tono di voce. «Hai assunto la mia identità per cercare di smascherare Nott e Malfoy ma non mi sembra che tu ci sia riuscita. Cosa hai fatto in realtà fingendoti me?»

«Oh, invece ho fatto delle sorprendenti scoperte.»

«Sono tutta orecchi.»

Con la sua solita compostezza, la Corvonero si mette a sedere sul materasso appena preparato per la notte.

Le gambe e le braccia incrociate, lo sguardo vispo e affilato, le labbra increspate.

Tutto nel suo atteggiamento suggerisce chiusura nei miei confronti.

La consapevolezza che niente di quello che io possa dire o fare potrebbe indurla a cambiare l'idea che le frulla in testa.

E il color ambra dei suoi occhi si infuoca, quando ritorna a parlare.

«Sei la più grande manipolatrice della storia, Hermione Granger.»

«Senti chi parla.» Sbuffo.

«Allora perchè non hai rivelato a Nott che non eri tu, la sera del ballo?»

«Ti prego, dimmi che stai scherzando.»

«Eppure mi sembravi più che decisa a correre da lui per spiegargli tutto. Non è così?»

 

«Quando svanirà l'effetto della pozione potrai dirgli la verità.»

«È la prima cosa che farò. Ma non aspetterò che la magia svanisca, perchè lo farò immediatamente.»

 

Ma come avrei potuto farlo sul serio?

Se Theo avesse saputo che in quelle ore di follia Keira era me ed io ero Keira, anche Draco ne sarebbe venuto a conoscenza.

Avrebbe saputo... Draco avrebbe saputo che in verità è me che ha baciato.

Che in verità non è a Keira, ma a me che ha sussurrato quelle parole, che si è mostrato vulnerabile.

Che in verità la realtà è solo una menzogna.

E quello che mai avrebbe immaginato di fare l'ha fatto.

La persona dalla quale meno avrebbe voluto sentirsi attratto, l'ha stregato.

Io lo so che è così perchè pur guardando Keira, era me che vedeva.

Era me che voleva.

Ma una volta capito questo, come potrei mai andare avanti? Come si fa a convivere con un fardello simile?

Non solo l'esistenza di Draco, ma anche la mia, crollerebbe con un presupposto del genere.

Hermione Granger e Draco Malfoy che si odiano è una delle leggi che regolano il mondo, insieme alla forza di gravità e alla magia.

Sto ancora cercando una risposta valida da dare a Keira, quando lei interrompe il flusso dei miei pensieri, sempre più minacciosa.

«A questo punto mi sembra logico rigirare la domanda, Hermione. Cosa hai fatto tu, in realtà, fingendoti me.»

«Dopo il colpo basso che mi hai tirato, non meriti nessuna spiegazione.» Sibilo. «Tra l'altro non ricordo molto di quelle ore, dato che ero sotto incantesimo Confundus.»

«Dovresti ringraziare Merlino per questo, mia cara.»

«Ah sì, bhè allora ti faccio provare un po' come ci sente.» Affermo sfoderando la bacchetta. «Magari dopo mi ringrazierai anche tu.»

Ma la bacchetta di Keira era già puntata su di me ancor prima che io finissi di estrare la mia dalla tasca della divisa.

Legno di alloro, undici pollici, nucleo di pelo di Volpe a nove code.

Caratteristica più importante: era nascosta sotto al cuscino.

Alla vista delle bacchette sfoderate, le compagne presenti nel dormitorio si animano improvvisamente, eccitate dall'imminente scontro.

Ma Keira le scaccia subito: «lasciateci sole.»

L'ultima ragazza ad uscire le lancia un'occhiata contrariata, prima di sparire.

«Da queste parti ti rispettano.» Commento con aria assorta.

«Al contrario,» ribatte lei. «Più che altro mi temono. Sono abbastanza intelligenti da capire che posso batterle ad occhi bendati in qualsiasi campo.»

«Ed io invece sono abbastanza stupida da sfidarti.»

Per un breve istante, sul viso di Keira compare un sorriso. Ma le labbra ritornano così velocemente al loro stato iniziale da farmi credere che sia stata solo una contrazione nervosa.

Quindi, anche se cerca di nasconderlo, è agitata.

Immagino perchè, a livello di astuzia e di forza, mi considera sua pari e magari sono l'unica studentessa in tutta la scuola di cui ha una considerazione del genere.

Niente di sorprendente, comunque, dato che a ben pensarci io, effettivamente, sono anche l'unica amica che ha.

Che aveva.

Anche a me trema leggermente la mano, ma faccio di tutto per rimanere calma.

Una strega che non sa impugnare in maniera decisa la propria bacchetta non è degna di questo nome.

«Abbassa la bacchetta Granger. Non c'è storia contro di me.»

«Se non mi reputi alla tua altezza allora perchè non lo fai prima tu?»

Ma nessuna ha intenzione di farlo e così ci ritroviamo in una situazione di stallo.

«Davvero ammirevole, Keira.» Cerco di smuovere le acque. «Prima mi inganni, poi lasci che venga umiliata davanti ad una folla di gente e adesso mi punti la bacchetta contro. Adesso cosa hai intenzione di fare, togliermi di mezzo una volta per tutte?»

«Sei stata tu a impugnare per prima la bacchetta.»

«Reazione instintiva.» Fingo un sorriso. «Ormai mi succede questo quando ti sento anche solo pronunciare la parola Confundus.»

Il viso di Keira si contrae in una smorfia, trasformandosi in una maschera compassionevole.

«Deve essere stato davvero traumatico per te, poverina.» Commenta con una vocina triste.

«Te lo ripeto: vuoi provare tu stessa?»

Ma la mano inizia a tremare di nuovo.

C'è qualcosa che non ho ancora ben chiaro. Un aspetto del suo atteggiamento che non ho ancora afferrato del tutto. E adesso le mie parole appaiono meno decise, meno sicure.

«Keira,» dico assottigliando lo sguardo. «Che cosa è accaduto quella notte?»

La Corvonero non distoglie gli occhi freddi dai miei, impassibile.

Ma non appena abbasso la bacchetta, la vedo sussultare appena.

Paradossalmente, anche se sono io quella ad essersi disarmata, è lei ad apparire vulnerabile.

Mi tornano in mente stralci della conversazione avvenuta solo una manciata di minuti fa.

 

«Non ricordo molto di quelle ore, dato che ero sotto incantesimo Confundus.»

«Dovresti ringraziare Merlino per questo, mia cara.»

 

E subito mi figuro il peggio.

«Che cosa è successo?» Ripeto, disperata. «Qualcuno ti ha fatto del male? È stato Benjamin Nott?»

Keira ruota il capo di lato, dubbiosa, senza il minimo accenno a voler abbassare la bacchetta.

«Cosa centra adesso il fratello di Theo?»

A questo punto non so proprio come uscirne.

Dalle labbra mi sfuggono diversi suoni inarticolati mentre, allarmata, penso a cosa dire per sviare il discorso.

È stata la paura a portarmi su questa strada. Il terrore che Benjamin avesse potuto fare del male a Keira, incollerito dal fatto che con me non ci era riuscito.

Che Keira avesse sofferto al punto tale da aver preferito essere sotto incantesimo Confundus piuttosto che ricordare.

Ma così non è stato, per fortuna, e ora come ora ho solo una gran voglia di sfogarmi con lei.

Di tornare a parlare di tutto come facevamo quando eravamo migliori amiche.

Magari sullo stesso letto con le gambe incrociate contro il petto.

Magari davanti ad una cioccolata calda, al solito tavolo del Tre Manici di Scopa.

Ma i tempi in cui ridevamo spensierate e in cui i nostri unici problemi riguardavano i compiti di scuola non esistono più.

Al loro posto una rabbia e un rancore che non ci appartiene.

Non del tutto.

Mi chiedo se un giorno riusciremo a ricordare di noi solo i momenti felici, e con questi ricordi porre le basi per ristabilire un rapporto pacifico.

Se riusciremo a tornare amiche e, soprattutto, se lo desidero davvero.

E la risposta è sì, cazzo, sì.

Perchè se c'è una cosa che Harry e Ron mi hanno insegnato è che quando si è amici non bisogna mai fermarsi davanti ai muri.

Gli amici, quelli veri, i muri li polverizzano.

Tiro un lungo sospiro e, incoraggiata dal fatto che anche Keira ha abbassato la bacchetta, riprendo a parlare.

Le racconto di quella lunga notte in casa Nott.

Di cosa mi accadde mentre tutti gli altri si ubriacavano e festeggiavano al Ballo delle Luci di Natale.

Ovviamente, tralascio le parti più sconvenienti, ma il succo è questo: mentre la pozione polisucco perdeva lentamente il suo effetto, ho trovato rifugio nell'unico luogo che credevo deserto nel bel mezzo di una festa. Ma la biblioteca aveva già un ospite, il maggiore dei figli Nott.

All'inizio era sembrato gentile, proponendomi di portarmi dei vestiti della mia misura, ma mentre mi cambiavo mi è saltato addosso. Per fortuna, e non ho idea del perchè fosse lì, ci ha pensato Malfoy a soccorrermi. È poi bastato alludere al fatto che fossi fidanzata con Theo, per scoraggiarlo definitivamente, ma se avesse continuato a fare del male? Se avesse puntato a Keira?

Terminato il racconto, la Corvonero si mostra stupita.

«Non lo sapevo Herm.» Sussurra. Forse perchè si è sentita in dovere di dire qualcosa, forse per mascherare la voce tremante.

«Adesso lo sai.» Commento. «Quindi poi Ben...»

«No, non mi ha neanche sfiorata.»

«Bene.»

«Ma sei stata tu, Herm, a vedertela brutta.»

«Acqua passata.»

«E invece no, non avresti dovuto fargliela passare liscia, e poi... poi...» Abbassa le palpebre, mordendosi le labbra. «Non dovresti andarci leggero neanche con me. È colpa mia se hai rischiato di essere stuprata.»

«Colpa tua per cosa, per avere due taglie di seno in più di me? Più curve? Pensi davvero che un maniaco del genere abbia abbracciato l'idea di violentarmi solo perchè mi ha vista mezza nuda?» La mia voce si fa isterica, ma non mi interessa. «I tipi come Benjamin non hanno bisogno di essere incoraggiati per fare quello che fanno. Sono sicura che Theo, ad esempio, non mi salterebbe addosso neanche se mi vedesse sotto la doccia.»

Keira riapre gli occhi ed io vedo il suo viso rilassarsi di nuovo, forse alleggerita dal peso che le premeva il cuore.

Sensi di colpa, parole urlate, bacchette puntate contro.

Siamo davvero diventate questo?

«Per fortuna ci ha pensato Draco, a proteggerti.» La sento mormorare infine.

Ed io so qual'è il sentimento che più ci ha allontanate, ma non posso farci nulla.

Gelosia.

«Sì,» confermo. «Come ti ho già detto non ho idea del perchè fosse entrato anche lui in quella biblioteca. Avrei capito accompagnato da una ragazza, ma da solo... e sì, per fortuna, perchè altrimenti molto probabilmente mi sarei risvegliata qualche ora più tardi. Infreddolita, frastornata e... ferita.»

«Quindi è per questo che siete tornati in sala insieme?»

«Certo, che altro motivo poteva esserci?»

Lei abbassa il capo, nascondendo la parte alta del viso dietro una frangia sbarazzina.

È ora di andare a letto, ora di sciogliere la complicata e austera acconciatura che ingabbia i suoi lunghi capelli corvini.

Quando si ritrova con tutti i ferrettini nel pugno di una mano, solleva finalmente lo sguardo.

«So per certo che c'è stato qualcosa tra voi, mentre avevi ancora le mie sembianze.»

«Keira, per l'ennesima volta: Draco ed io ci odiamo!»

Il pugno si apre di scatto e i ferrettini cadono per terra uno ad uno, tintinnando quando vengono a contatto con il pavimento di pietra.

«Posso accettare di aver distrutto la nostra amicizia, Herm. Posso accettare il mio carattere, i miei errori. E posso accettare anche di non essere mai ricambiata quando amo.» Dice, assumendo un tono apparentemente calmo. «Ma non potrò mai accettare di essere trattata come una stupida, perchè non lo sono.»

E va bene, penso, non è ora di andare a letto.

È ora di scoprire le carte sul tavolo da gioco. Tutte le carte.

«Cosa sai...» Mi esce in un sussurro appena percettibile.

«So che ti sei sciolta i capelli davanti a lui.»

Istintivamente, apro bocca per negare.

Ma poi mi assale un ricordo. Draco che mi chiede se voglio rientrare. Io che con la voce di Keira gli rispondo che non serve, perchè conosco un modo per sentire meno freddo.

I nostri fiati che si condensano in nuvole bianche.

Dove ci troviamo? Sul portico, per riprenderci dalla sbronza respirando aria fresca.

Ed io mi sciolgo i capelli.

Lunghi, lucidi, scuri come quella che mi sembra una notte lontanissima.

«E ora cosa vuoi sapere.»

«Perchè l'hai baciato.»

Il mondo mi crolla sotto i piedi.

Okei, avevo programmato di scoprire le carte ma non potevo di certo prevedere una sconfitta così schiacciante.

Come diamine potrei contrattaccare?

«Mi era appena stato scagliato un Confundus...?» La butto là, per poi pensare subito dopo: brava Hermione, ottima risposta. Perchè non la salvi mentalmente e non la usi ogni volta che devi toglierti da qualche impiccio?

Perchè l'hai fatto? Ero sotto gli effetti del Confundus.

E ora Keira mi guarda in cangnesco.

Non mi stupirei se, da un momento all'altro, la sentissi perfino ringhiare.

«E va bene, va bene, l'incantesimo non centra niente.» Ammetto prima che la Corvonero torni a dare di matto. «Ma non potrei risponderti ugualmente perchè non lo so neanche io. È successo, tutto qui.»

«Quindi mi stai dicendo che a due persone, nemiche giurate, potrebbe accadere di baciarsi... così? Senza un motivo valido?»

«Bhè, sì! Certo che potrebbe accadere se queste due persone erano entrambi ubriachi da far schifo.»

«E non dimentichiamoci che una di queste era sotto incantesimo Confundus.» Ribatte sarcastica Keira, scimmiottando la mia voce.

Allargo le braccia, tentando un sorriso.

Lei cerca di rimanere seria due, tre, quattro secondi. Alla fine però scoppia in una rumorosa risata.

Una risata che mi prende alla sprovvista, ma che alla fine mi trascina con sè.

Si possono ricordare solo i momenti felici?

No, ma c'è una cosa che possiamo fare ed è abbattere i muri.

E se non ci sentiamo molto in forze per farlo, se il nostro spirito è ancora ferito e se il muro che ci si para davanti non è tanto alto, possiamo almeno tentare di scavalcarlo.

Sentendoci ridere, le ragazze rimaste fuori iniziano a rientrare.

Ci lanciano occhiate di sottecchi, come se fossimo matte, cercando di rimanere sempre ad una certa distanza da noi.

E al diavolo se non vogliono starci vicine, a noi non serve.

Perchè ora siamo dalla stessa parte del muro.

Finiamo di ridere nello stesso momento, accorciamo la distanza tra di noi di un passo, ci guardiamo a lungo negli occhi.

Occhi velati dalle lacrime, scintillanti di emozioni.

Poi arriva, l'abbraccio che ho atteso a lungo.

Quello che mi è mancato da morire.

E per tutta la notte, non facciamo altro che parlare. Io dal letto di sopra e lei da quello di sotto.

Assistiamo allo spegnersi dell'ultima candela, ascoltiamo le minacce di schiantesimi se non la finiamo di conversare mentre le altre vorrebbero dormire, ci stringiamo anche la mano, ad un certo punto.

Quasi fossimo state sincronizzate, senza un perchè, io calo la mia e lei solleva la sua.

Le mani si sfiorano, poi si afferrano.

«Hermione.» Mi chiama con voce assonnata.

«Dimmi Keira.»

«Sono felice, Hermione.»

«Anch'io.»

«Serviva una punizione di Silente, per farci riavvicinare.»

«Per favore, non tocchiamo questo tasto.»

Ridiamo.

«Hermione?»

«Mh?»

«Quel giorno, alla festa ho bevuto molto anch'io, te lo ricordi?»

«Certo.»

«Secondo te perchè l'ho fatto?»

Ci rifletto qualche secondo.

«Perchè eri in ansia sulla buona riuscita del tuo piano.»

La butto là, senza nascondere un tono rancoroso.

L'essere stata raggirata e tratta in inganno mi bruciava ancora.

«No, Herm. Bevevo perchè sapevo che di lì a poche ore ti avrei tradita.» Keira stringe un po' di più le dita intorno alla mia mano. «Dovevo trovare il coraggio per farlo.»

«Keira.»

«Sì Hermione?»

«Promettimelo. Promettimi che non ci separeremo più.»

Nel dormitorio cala il silenzio e la risposta che tanto stavo aspettando non arriva.

Poi Keira riprende la parola, qualche attimo prima che mi addormentassi.

«Solo se prima mi prometti che tra te e Draco non ci sarà più niente.»

E allora i miei occhi si spalancano di scatto, aprendosi nel buio della notte.

Per quanto ancora fingerò di non capire, mentendo a me stessa?

Mi ritrovo a pensarci su a lungo.

«Non posso.» Sussurro infine mandando giù un misto di saliva e lacrime. «Perdonami, ma non posso.»

Lei non mi risponde ma, lentamente, scioglie le nostre mani intrecciate.

 

Draco

 

E così, finalmente, questa che mi è sembrata una giornata interminabile, alla fine è giunta al termine.

Prima di oggi, non avevo mai ammirato con tale speranza il sole che tramonta, benedicendolo per non aver tradito neanche oggi l'eterna promessa di lasciare il posto alla luna.

E benedicendo il mio temperamento e la mia capacità di avvolgere il cuore in una nicchia di pietra durante i momenti più difficili.

Mi fa male un po' la testa, forse a causa dello sforzo a cui ho sottoposto costantemente il cervello nel tentativo di far sembrare serpeverdesco tutto ciò che mi circondava.

Senza nessun risultato, tra l'altro, dato che non esiste una Casa più diversa dalla mia di questa.

Ma un elemento in comune l'ho trovato, anche se a poche ore dall'agognata fine.

Il freddo.

Nella torre di Grifondoro infatti, si avverte lo stesso pungente freddo dei miei amati e lontani sotterranei.

È per questo motivo che, per sentirmi un po' più a casa e cercare di affrontare anche questa notte, non indosso i calzini.

Me ne sto qui, con i polpastrelli nudi sulla gelida pietra del davanzale, a guardare fuori dalla finestra il cortile di Hogwarts.

La foresta proibita che si perde all'orizzonte, le serre di erbologia ed il campo di Quidditch.

Da qui si vede perfino il fumo che fuoriesce dal camino della capanna di Hagrid.

E poi, se alzo appena lo sguardo e lo rivolgo verso destra, ecco che si stagliano contro il cielo gli altri imperiosi torrioni del castello.

Uno in particolare attira la mia attenzione, e sono così assorto nel voler captare ogni minimo spostamento d'ombra al suo interno, che quando sento la voce di Potter sussulto appena.

«Insonnia da nostalgia di casa? Povero Malfoy.»

«A quanto vedo è lo stesso anche per te.» Faccio presente in tono gelido. «So che non vedi l'ora che arrivino le vacanze estive per poter tornare alla tua insulsa ma certamente più appropriata vita da babbano.»

«Quanto veleno.» Commenta accostandosi al davanzale. «Se non mi facesse ribrezzo il solo pensiero, potrei convincermi che tutto questo odio nei miei confronti serva in realtà a celare un sentimento d'amore molto più profondo.»

Mi scappa un ghigno.

Avrei preferito rimanere da solo e in silenzio ma scontrarmi con Potter è sempre stata una delle mie attività preferite.

Ritorno a guardare oltre i vetri, per poi fare un cenno con la testa a indicare l'esterno.

«Allora, è così che vi trastullate da queste parti? Sbirciando le finestre senza tende del dormitorio femminile dei Corvonero?» Lo punzecchio.

«C'è chi lo fa.» Ammette.

«Tu no?»

«Con a due passi quello femminile dei Grifondoro?»

«Wow Potter, questa volta sì che mi hai spiazzato. Ed io che credevo fossi ancora un verginello.»

Lui solleva le spalle, ma io conosco la verità.

E cioè che lui appartiene al gruppo che si accontenta di guardare e immaginare.

Altrimenti come si spiega la sua ossessione per la tenerissima Cho Chang?

Per la barba di Merlino quant'è patetico.

Io al suo posto mi sarei intrufolato lì nel cuore della notte.

Già, ci rifletto su mentre indirizzo un'altra occhiata alla torre.

Mi sarei intrufolato lì nel cuore della notte, e non una notte qualsiasi, ma questa. Perchè in quella torre, e solo per poche altre ore, dorme Harmione Granger.

Una fastidiosissima fitta allo stomaco mi ricorda che non dovrei pensare alla Granger in questi termini.

Un'altra, ancora più dolorosa, mi ricorda che allo stesso modo la pensa anche Nott. E lui sì che sarebbe avvantaggiato.

Non parlo solo del fatto che in questo momento si trova a pochi metri di distanza da lei. E neanche del suo vantaggio a livello relazionale, dato che sono praticamente fidanzati.

Parlo proprio del suo modo di essere, del suo fascino e dell'effetto che ha su di lei, come su ogni altra ragazza.

Se ci prova lui è un romantico spavaldo. Se ci provo io sono solo un bastardo approfittatore.

Le ragazze che vengono a letto con me sono di quel tipo che perdono subito interesse, di quelle che non si aspettano mai niente.

E tutto questo perchè sono apatico, lo so, e nelle relazioni non ci metto mai il cuore.

Ma solo perchè nessuna ha mai mai avuto il coraggio di chiedermelo, neanche quelle che si sono esposte a tal punto da avermi offerto il loro.

Ma la Granger è diversa da tutte le altre.

Lei è sfrontata, indisponente e anche un filino arrogante.

Cosa più importante, a volte sembra voler dimenticare chi sono io.

Come accadde durante lo scontro con Benjamin, quando si parò fra di noi, rischiando di essere colpita a sua volta o nel laboratorio di pozioni della signora Nott, quando si rivelò inaspettatamente gentile mentre curava le mie ferite.

Ma nonostante tutto ciò, lei non è quella giusta per me.

Ed io non sono quello giusto per lei.

Rivolgendo a Potter uno sguardo con la coda dell'occhio, tiro un lungo sospiro e mi schiarisco la voce.

«A dispetto di tutto quello in cui credi, è in buone mani.»

Lui continua a guardare fisso la finestra, apparentemente calmo, ma le contrazioni involontarie dei muscoli della mascella tradiscono tutto il suo nervosismo.

Sa benissimo di chi sto parlando, ed io so benissimo che era proprio per questo che si è avvicinato a me nel cuore della notte.

«Theo è...» continuo, ma lui mi interrompe.

«È cosa?» Sbraita, rivolgendomi finalmente lo sguardo. «Un serpeverde? Un tuo amico? Come potrei mai fidarmi lui? E come fa a fidarsi lei? Proprio Herm...»

«Theo è...» ripeto, imperterrito.

«La persona più sbagliata al mondo di cui poteva infatuarsi.»

Mi scappa un ghigno, pensando che sono io, la persona più sbagliata di cui ci si potrebbe innamorare.

Fisso a lungo il ragazzo che mi è di fronte.

Senza gli occhiali, i suoi occhi verdi appaiono ancora più grandi. E dietro di essi si combatte una dura lotta per non dare di matto.

Di sicuro, l'idea che la sua migliore amica si fidanzi con il mio, di migliore amico, deve sembrargli impensabile. Assurda.

Eppure è accaduto, e io mi domando se magari, anche solo per una volta, non si sia immaginato anche lui al posto dell'affascinante, magnifico e imprevedibile Theodore Nott.

«Theo è sincero.» Dico alla fine, tutto d'un fiato. «Comprendo che non vuoi neanche sentirtelo dire ma è la verità.»

«Non è possibile. Io so che c'è qualcosa sotto. Deve esserci. Non so ancora di che cosa si tratta, se di minacce o altro, ma lo scoprirò Malfoy. E dopodichè la libererò.»

«Credimi, la Granger non ha bisogno di un cavaliere dall'armatura scintillante, nè tantomeno di essere salvata dalle grinfie di un orribile mostro a due teste.»

«Quel Nott la trattiene contro la sua volontà.» Afferma scuotendo energicamente il capo. «Non c'è altra spiegazione.»

E io mi rendo conto che nulla di quello che potrei dire lo convincerebbe diversamente.

Non lo penserei io stesso, se non avessi avuto delle prove tangibili?

«Capisco la tua presa di posizione, Potter.» Ribadisco, con calma. «Ma dimmi, hai provato a parlarle?»

Lo Sfregiato sgrana gli occhi, senza proferire parola.

«Hai paura di quello che potrebbe dirti, non è così?» Cerco di risultare odioso, colorando la voce con un tono canzonatorio. «Che possa confermare che non è stata costretta da nessuno, che è tutto vero.»

Allora Potter mi rivolge nuovamente lo sguardo, caricandolo di sfida.

«No, Malfoy, ti sbagli.»

«Io non credo.»

«E invece ti dico di sì, perchè vedi, per quanto folle possa sembrare ai miei occhi, se fosse tutto vero e se Hermione fosse davvero felice, io non farei niente, niente, per separarli.»

Poi, la sua voce si abbassa a un flebile sussurro: «è questo il motivo per cui non voglio crederci.»

Sento le parole traffiggermi come lame, cariche di tutto il loro impatto emotivo.

Sono solo parole, cerco di convincermi, ma non riesco a smettere di pensarci.

Perchè neanche l'affetto che mi lega a Theo mi ha impedito di pensare a Hermione come una possibile conquista.

Ma il punto di vista che mi ha proposto Potter cambia tutto, confermando i miei timori.

Se mi dovessi fare avanti, infatti, le farei solo del male.

 

Okei.

 

Chi se ne frega.



Nel prossimo capitolo:


 

«Ti voglio Herm. Non puoi immaginare quanto mi stia trattenendo dal prendermi tutto di te.»
«Tutto... di me?»
«Prendermi solo il tuo corpo sarebbe un tale spreco. Io voglio entrarti nella mente. Voglio entrarti nel cuore.»

 



Il tempo di chiuderci dietro la porta della lavanderia, ed eravamo già avvinghiati l'uno all'altro. Lei mi era saltata addosso, incrociando le gambe intorno alla mia vita, incastrandomi la testa fra le braccia e baciandomi con passione.
Quella ragazza dentro aveva un fuoco che chiedeva solo di essere alimentato.
Ed io non potevo tirarmi indietro.
Abbiamo fatto cadere per terra le lenzuola ripiegate sugli scaffali, scacciando malamente un elfo domestico che ci inveiva contro. Lo abbiamo fatto lì, tra i panni sgualciti che profumavano di lavanda. E lo abbiamo fatto di nuovo appoggiati alla parete in fondo, dopo esserci rincorsi tra le lenzuola bianche stese ad asciugare.
Tra un gemito e l'altro, ad un certo punto, mi è parso di sentirla sussurrare.

 

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Capitolo 14
*** Svelato il tranello ***


Capitolo quattordici: svelato il tranello

 

Hermione

 

Salgo i gradini della scala a chiocciola con lo sguardo rivolto verso l'alto, verso lo squarcio di cielo stellato che si può scrutare dalla porta aperta in cima alla torre.

Posso decidere di scendere in qualunque momento, penso, con la testa che mi gira appena.

Sarà l'aria fresca della notte che sto respirando a pieni polmoni, sarà il cuore che mi sta battendo a mille per l'emozione. O il fatto che non indosso altro se non il mio pigiama e le pantofole, e incomincio ad avvertire dei brividi di freddo.

Mi fermo all'improvviso quando appoggio un piede sull'ultimo scalino.

Sono ancora in tempo per scendere.

Se lo facessi, però, non avrei molte altre occasioni come questa.

Io e lui nello stesso dormitorio.

Sento un pugno nello stomaco, ma non mi tiro indietro. Raggiungo la porta aperta sulla terrazza, per poi rimanere sulla soglia con aria affascinata.

Sopra la mia testa c'è solo il cielo. Immenso, brillante e magico come non ne ho mai visti prima. Mentre la luna accarezza con la sua luce azzurrognola i contorni perfetti di uno dei ragazzi più belli di tutta Hogwarts.

Mi stupisco ancora se ripenso a come riesce a incantarmi o a farmi sentire in imbarazzo con un solo sorriso sghembo. Di come mi facciano tremare le gambe quegli occhi caldi e luminosi quando si posano su di me. E il suo profumo. Qualcosa di unico. Legno, libri e cannella. Sa di pomeriggi passati a leggere davanti al camino scoppiettante, Theodore Nott.

Quando mi avvicino a lui, sdraiato su una coperta dalla trama scozzese, sussulta appena.

Non cambia posizione, però. Rimane fermo con le braccia muscolose dietro la testa e i piedi scalzi incrociati.

«Sembri sorpreso di vedermi.» Commento, prendendo posto al suo fianco.

Mi siedo a gambe incrociate, poi estraggo la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e gli punzecchio un piede.

«Dì un po', non hai freddo?»

Theo sembra risvegliarsi all'improvviso dal torpore e dallo stupore e mi rivolge un largo sorriso, con tanto di fossette, mentre si alza a sedere.

«Vorresti riscaldarmi tu?»

«Placa i bollenti spiriti, cowboy.»

Dalla bocca mi esce una nuvoletta di fumo.

«Sono abituato a temperature più gelide, giù nei sotterranei.» Spiega lui mentre raccoglie qualcosa alle sue spalle. O non avevo notato che ci fossero o le aveva appena fatte comparire lui. «Ecco, una coperta da appoggiare sulle spalle e un thermos pieno di cioccolata calda.»

Lo ringrazio, poi ci ritroviamo sotto la stessa coperta a sorseggiare cioccolato. Il terrazzo che si riempie del profumo della bevanda, di chiacchere e risatine.

Non riesco a reprimere un grido di meraviglia quando una stella cadente passa proprio sopra le nostre teste, lasciando una scia di brillantini nel cielo, o a stringermi di più al corpo di Nott sentendo un ululato provenire dal cuore della Foresta Proibita.

Lui che finalmente ha una scusa per stringermi un braccio intorno alle spalle.

I nostri sguardi si incrociano e rimaniamo così alcuni secondi.

«Perchè?» Riesco a dire senza far tremare la voce. «Perchè io?»

Lo vedo increspare leggermente la fronte, intento a scegliere le parole giuste da dire.

«Perchè sei coraggiosa, intelligente, impertinente e tremendamente carina quando ti arrabbi. E perchè, dalla tua prima impresa a Hogwarts dove hai affrontato orchi, cani a tre teste e piante velenose, ho pensato che chiunque tu avessi scelto per combattere al tuo fianco sarebbe stato fortunato. Harry e Ron, sono fortunati. I tuoi compagni di casa, sono fortunati. E se tu scegliessi di avere anche me, al tuo fianco, per combattere o per fare qualunque cosa tu voglia,» e a questo punto mi rivolge un sorriso impertinente, «ne sarei onorato.»

«Stai esagerando.»

«Tu non ti rendi neanche conto di quanto sei incredibile, ai miei occhi.»

Oddio, come si risponde a un commento del genere?

Poi fa una cosa che manda ogni mia difesa personale in allarme.

Si avvicina alle mie labbra con le sue. Mi sfiora un angolo della bocca ed io sento la sua pelle un po' ruvida per via della barba in crescita. Un brivido mi percorre interamente, e quando mi decido a voltare il capo quel tanto che basta per dare inizio ad un bacio, Theo parla, solleticandomi la pelle.

«Ti voglio Herm. Non puoi immaginare quanto mi stia trattenendo dal prendermi tutto di te.»

«Tutto... di me?»

«Prendermi solo il tuo corpo sarebbe un tale spreco. Io voglio entrarti nella mente. Voglio entrarti nel cuore.»

La sua voce si fa accalorata. Sì, cerca in tutti i modi di trattenersi dal rubarmi un bacio senza il mio consenso. Ma poi qualcosa dentro di lui spezza i freni inibitori e con uno scatto raggiunge il mio collo. Lo bacia, si ferma, lo lecca.

Adesso sento non uno, ma centinaia di brividi partire e spegnersi contemporaneamente in parti diverse del mio corpo. Gli appoggio le mani sulle spalle, sospirando piano.

Incoraggiato dalla mia reazione, Nott si fa più impetuoso. La lingua si sostituisce ai denti e io lo sento ringhiare, sento gemere entrambi, mentre morde la pelle delicata.

«Hai un sapore delizioso.» Mormora, ritrovando il controllo.

Ma quando ritorna a guardarmi qualcosa nel mio aspetto lo spinge nuovamente ad essere impetuoso, forse le guance arrossate o le labbra socchiuse, forse semplicemente il pensiero che ha il mio corpo tra le sue braccia ed io gli sto suggerendo che è a sua disposizione.

Mi fa sdraiare sulla schiena, posizionandosi tra le mie gambe, ma senza farmi sentire troppo il suo peso.

Le mie mani esplorano le sue spalle larghe, il petto muscoloso, per poi fermarsi tra i capelli castani.

Theo non riesce a staccare la lingua dalla mia pelle, esplorando con baci appassionati ora la base del mio collo, ora un lembo di pancia scoperta.

Eccolo che torna a guardarmi con quell'aria trasognata.

«Avevi ragione.» Mormora. «Quando sei arrivata ero sorpreso di vederti.»

«Mi avevi invitata.»

«Ma non eri obbligata ad accettare l'invito.»

«Infatti per tutto il tempo non ero sicura se farlo o meno.»

«Perchè sapevi che sarebbe andata a finire così.»

«Ma sapevo anche che non mi avresti mai costretta a fare qualcosa che non volessi.» E poi, anche se mi costa molto dirlo, aggiungo. «Io mi fido di te, Nott.»

Il suo sguardo vacilla, visibilmente scosso.

Si mette a sedere ed io mi sollevo per riportare le nostre teste alla stessa altezza.

«Che c'è, ho detto qualcosa di sbagliato?»

«No, no...» Tira un lungo sospiro, adesso incapace di sostenere il mio sguardo. «Avrai notato che non ho voluto baciarti, prima.»

Mi ritrovo ad ammettere di sì con voce strozzata.

«E non mi sarei spinto oltre, giuro, prima di dirti la verità.»

Mi prende una mano, ma il capo è ancora chino.

«Che... sta succedendo? Quale verità?»

Finalmente torna a guardarmi negli occhi, ma nel suo sguardo non c'è più traccia del desiderio che lo aveva travolto qualche minuto prima. Adesso c'è solo... angoscia.

«Non ti ho mentito quando ti ho detto che ti ammiro dal primo anno di scuola. Per la barba di Merlino, che stupido, credo di essermi davvero...» Ride. Una risata nervosa, di quelle che il corpo ti costringe a buttar fuori per alleviare la tensione. «Hermione, avevo bisogno solo di una scusa, una qualunque, per trovare il coraggio di parlarti.»

«I riassunti dei libri che ti aveva spedito tuo padre...» Mormoro, accigliandomi. «E allora?»

«Sì, i libri, come no.» Sbotta, grattandosi la nuca. «I libri non c'entrano niente. O meglio, sì, ma non era quella la scusa di cui parlavo.»

«Theo...»

«Ho deciso di dirti la verità, Hermione. E per quanto dura e agghiacciante sia, ti prego, apprezza almeno il fatto che ho voluto dirtela prima di rendere il nostro rapporto ancora più... serio.»

«Theo, smettila di girarci attorno e sputa il rospo.»

«Mi odierai, dopo.»

«Mettimi alla prova. L'hai appena detto anche tu, no? Pensi che dopo aver affrontato mostri di ogni razza mi spaventi quello che hai da dire?»

Un lungo, lento sospiro. Come quello di un condannato a morte in procinto di pronunciare le sue ultime parole.

«Hermione, ho iniziato a corteggiarti perchè...»

Un rumore proveniente dalla rampa di scale.

Poi una voce.

«Prefetto! Prefetto in arrivo!»

«Cazzo Herm!» Sbotta Nott, allarmandosi. «Dobbiamo sparire di qua!»

«E come?» Chiedo cercando di non gridare. «Il prefetto sta arrivando dall'unica via di uscita!»

«Streghetta ingenua. Perchè pensi ci stia avvertendo del suo arrivo?»

Rimango stupefatta.

Ero davvero ingenua, se credevo che bastavano le ali separate dei dormitori a dividere due amanti. I prefetti lo sapevano ma preferivano chiudere un occhio, mantenendo un rapporto di complicità con i propri compagni. E di sicuro esistevano nascondigli e posti simili in tutta la scuola.

Che Theo ne conosca uno, e chissà quanti altri, non mi sorprende.

Scendiamo in fretta e furia, mantenendoci per mano, scambiandoci sorrisi.

Scansiamo per un pelo un prefetto Corvonero intento a svoltare un angolo.

Arrivati alla porta del dormitorio femminile mi spinge contro la parete, ingabbiandomi fra le sue braccia.

«Peccato, davvero un peccato, che ci abbiano interrotti.» Mormora a un filo dalle mie labbra.

Io sono troppo ansimante dalla corsa e dalla sua vicinanza, per riuscire a rispondergli.

Lo guardo strabuzzando gli occhi, cercando di intravedere qualcosa di più tra i giochi di luce e ombre che si formano sul suo viso.

Perchè non vuole baciarmi?

Di quale verità stava parlando?

Theo si scosta appena da me, quel tanto che basta a permettergli di posare lo sguardo sulla mia bocca socchiusa.

Mi convinco che stia quasi arrivando, questo bacio tanto bramato, quando con uno scatto me ne posa uno sulla fronte.

Mi accarezza la tempia con una nocca.

«Buonanotte topolina.»

«'Notte.»

Dico prima di entrare in stanza.

Sarà davvero dura, adesso, riuscire a prendere sonno.

 

Draco

 

Mi sveglio con il cervello su di giri.

Fa ancora freddo e sono ancora fra i Grifondoro, ma è una buona giornata. Un'ottima giornata.

Oggi mi tocca stare nella Casa dei Corvonero, e per questo posso segnalare mentalmente il primo compito: lasciare definitivamente Keira Blackheart.

Sì okei una bellezza stratosferica, un corpo da urlo eccetera eccetera.

Ma ormai me la sono portata a letto, vendetta è stata fatta e sul cartellone segnapunti non bastano le stelle per quantificare la mia vittoria schiacciante.

Caso chiuso, morto e sepolto.

E questo mi porta dritto al compito numero due: trovare Nott e annunciargli che non c'è partita, che farebbe meglio ad ammettere la sua umiliante sconfitta e ponesse fine al Torneo delle Coppe.

La sua storia con Hermione Granger? Pura follia. Gli farò vedere in maniera più lucida come stanno realmente le cose.

Infine compito numero tre della giornata: sedurre la rossa Grifondoro.

Solo così, infatti, potrò togliermela definitivamente dalla testa.

Ovviamente, tutto questo senza farmi scoprire da Theo, perchè altrimenti non me lo perdonerebbe mai.

Quindi su, Draco, alzati da questo letto e inizia un'altra giornata.

Ammira questo sole pallido sorto solo per te.

 

Keira punta gli occhi ambrati nei miei, ferita.

«Sei un egocentrico bastardo egoista.» Dice senza neanche una pausa.

«Ma tu questo lo sapevi ancor prima che ti lasciassi.» Commento, apatico.

«Già, è vero. Infatti me lo aspettavo, sai?»

«Amici come prima?»

Lei fa una smorfia disgustata. La stessa che mi rivolse il giorno in cui la sorressi sulle scale per non farla cadere. Siamo tornati al punto di partenza, penso con un ghigno amaro.

«Ma neanche per sogno!» Sbraita. «Tecnicamente, io e te non siamo mai stati amici. E dopo quello che è sucesso tra di noi, credimi, non lo saremo mai.»

Sollevo le spalle, indifferente.

Era esattamente ciò che volevo.

«Perfetto, allora.»

«Perfetto.» Ripete lei, con una vocina stridula.

Per la barba di Merlino, sento che sta per tornarmi l'emicrania.

Mi massaggio le tempie pulsanti.

Al mio fianco, Keira si trascina fuori dalle lenzuola.

Il mio sguardo si sofferma a lungo sulle sue curve nude, sulle gambe perfette, sul sedere alto e sodo. Di profilo, osservo i seni generosi muoversi lentamente seguendo i movimenti del suo corpo mentre afferra gli slip di pizzo e se li infila.

Dalle tempie, una mano si sposta a tirare indietro i capelli che mi ricadono sulla fronte.

Forse, prima di lasciarla del tutto, dovrei riaffondarmi in quel corpo che mi fa impazzire.

La mia erezione è pienamente daccordo.

Ma dopo essersi infilata una canotta, Keira getta ai miei piedi una divisa da uomo con i risvolti blu.

«So a cosa stai pensando, porco di un serpeverde.» Sbotta mentre, davanti alla specchiera, incomincia ad acconciare i lunghi capelli neri in una treccia alla francese. «Ed è no.»

Emetto un lungo ringhio di frustrazione. E va bene, penso scalciando via le lenzuola, niente sesso d'addio.

Avevo raggiunto il dormitorio femminile dei Corvonero all'alba, dopo una notte insonne in cui mi sono tormentato a chiedermi se andare oppure no, dalla Granger.

Ma quando sono arrivato, lei non c'era più, per recarsi diligentemente alla Casa in cui avrebbe dovuto trascorrere il secondo giorno di punizione. Atteggiamento tipico della sanguemarcio, doveva essere sempre la prima in tutto. Era il lato del suo carattere che più mi snervava.

Chissà dove si trovava ora, se tra i Tassorosso o... per la miseria, al solo pensiero di vederla con la divisa da Serpeverde sudavo freddo. Era un'immagine inquietante ed eccitante al tempo stesso.

E immaginarla gironzolare nei sotterranei, posare lo sguardo curioso sulle pareti di cui amavo tanto circondarmi. Sedersi sul mio divano di pelle...

Se fosse stata davvero una Serpeverde, sanguemarcio o no, l'avrei fatta sdraiare mille volte su quel divano.

Ma nella sala comune dei corvi, ad aspettarmi per darmi un freddo benvenuto, ho trovato solo i Prefetti. Dopo una lunga e noiosa spiegazione al gruppo in punizione su come si sarebbe dovuto comportare in quella giornata, Keira aveva richiesto la mia attenzione. In privato.

Il tempo di chiuderci dietro la porta della lavanderia, ed eravamo già avvinghiati l'uno all'altro. Lei mi era saltata addosso, incrociando le gambe intorno alla mia vita, incastrandomi la testa fra le braccia e baciandomi con passione.

Quella ragazza dentro aveva un fuoco che chiedeva solo di essere alimentato.

Ed io non potevo tirarmi indietro.

Abbiamo fatto cadere per terra le lenzuola ripiegate sugli scaffali, scacciando malamente un elfo domestico che ci inveiva contro. Lo abbiamo fatto lì, tra i panni sgualciti che profumavano di lavanda. E lo abbiamo fatto di nuovo appoggiati alla parete in fondo, dopo esserci rincorsi tra le lenzuola bianche stese ad asciugare.

Tra un gemito e l'altro, ad un certo punto, mi è parso di sentirla sussurrare.

Le parole uscivano così piano che non riuscivo a decifrarne il senso. Solo quando mi sono concentrato meglio, ho capito cosa Keira continuava a ripetere senza sosta.

Era quasi ora di andare alla prima lezione, quella di pozioni con i Grifondoro e i Serpeverde.

Raccolgo la divisa, mi vesto in fretta e mi sistemo come posso.

Lei ha quasi finito di acconciare i capelli.

«Ti dona il blu.» Mi canzona, sbirciando dallo specchio la mia espressione schifata.

«Stronza.»

«Cerca di non farci fare troppe brutte figure.»

«Dovreste essere onorati della mia presenza.»

«Figuriamoci.» Ribatte, reprimendo un sorriso.

Mi sistemo il mantello sulle spalle, poi, senza neanche pensarci, corro da lei per un ultimo bacio sulla guancia.

«L'amico che ho tra le gambe voleva dirti che è stato un piacere, Keira Blackheart.»

Lei si volta di scatto ed io faccio in tempo a schivare un pugno.

«Faresti meglio a scappare, bastardo schifoso...»

Uscendo dalla lavanderia, rido come un bambino.

Non avrei potuto vedere Keira voltarsi nuovamente per rilfettersi allo specchio. Non l'avrei potuta vedere appoggiare due dita lì dove le avevo posato un ultimo bacio. E non avrei potuto vedere il suo sorriso spento mentre terminava la treccia.

Ma c'è una cosa che non avrei mai dimenticato.

La sua voce mentre facevamo l'amore, che in un sussurro implorava senza sosta: «scegli me».

 

Hermione

 

Non ho chiuso occhio per tutta la notte, e le occhiaie non mi donano affatto.

Niente mi dona in questo momento, a partire dalla divisa.

Sento un pugno nello stomaco da quando mi è stata infilata con un ghigno sadico da uno dei prefetti. Non hanno voluto che lo facessimo da soli, come se non fosse già abbastanza umiliante indossare i loro colori.

Verde e argentato.

Mi viene da piangere.

Dall'alto della sua bontà e saggezza, Silente non poteva ideare una punizione peggiore.

Torno nella sala comune trascinando i piedi per terra e quando lo sguardo divertito di alcuni Serpeverde si posa su di me e gli altri membri del gruppo in punizione, penso solo che vorrei tornare indietro, barricarmi in una stanza qualsiasi e rimanerci per tutto il giorno.

Poi però mi rendo conto che sono solo colori, solo etichette.

Non è una divisa a definire ciò che sono.

E loro potranno farmi indossare anche un costume da orso polare, non cambierà il fatto che io sono e mi sento, profondamente, Grifondoro.

Coraggio, onore, determinazione.

Ripeto i nostri valori mentalmente, all'infinito, finchè riesco a calmarmi.

Sollevando il mento, e con un verso di stizza, tiro indietro i capelli e attraverso la sala con lunghe falcate.

In un angolo, Tiger e Goyle, attirano la mia attenzione.

«Ti ho detto che non funziona!»

«Non può essersi rotto, maledizione!»

«Adesso ci riprovo.»

«No, ci riprovo io, buono a nulla.»

«Ragazzi!» Mi avvicino a loro. «Avete bisogno di aiuto?»

Dare una mano a Tiger e Goyle mi sembra un'idea aberrante, a prescindere. Ma ho bisogno di fare qualcosa che mi scarichi la tensione, che mi faccia sentire me stessa perfino indossando questa divisa.

Cosa c'è di meglio, quindi, che impartire una lezione di magia a due testoni serpeverde?

Loro posano lo sguardo su di me, scioccati.

Goyle ancora intento a dare colpi alla sua bacchetta che a quanto pare non è in grado di eseguire l'incantesimo. Figuriamoci se doveva dare la colpa a se stesso per la propria incapacità.

«Cos'è che non funziona?» Incalzo, con un tono condiscendente.

I due si guardano, poi tornano a fissare me.

«Forse...» Inizia Tiger. «Se subito dopo se ne va...»

«Draco si incazzerà.»

Draco? La cosa si fa ancora più interessante.

«A maggior ragione va riparata.» Propongo. «Avete detto che si è rotto, no?»

«Ma...» Sempre Tiger, il più diffidente tra i due.

«Se ci aiuta e poi se ne va, non scoprirà nulla, no?»

Sollevo un sopracciglio. Bene, la cosa si fa davvero molto, molto interessante. Più di quanto avrei potuto immaginare.

Alla proposta di Goyle, Tiger gli molla un pugno sulla spalla mastodontica.

«Sei scemo?»

«Sei più scemo tu!»

Bhè, in effetti...

Tiro un lungo sospiro, poi sbotto: «Sentite, non ho tutta la giornata. Volete ripararlo o no? Vi ricordo che se Draco dovesse scoprirlo si incazzerebbe davvero, davvero molto

«Ha ragione lei.» Goyle.

Tiger serra le labbra, dubbioso, ma non aggiunge altro.

«Allora?»

«Si tratta della lavagna.»

Goyle annuisce con enfasi, mentre Tiger indica con un pollice ciccione la cappa del camino alle sue spalle.

«Quale lavagna?»

Ma capisco di cosa stanno parlando subito dopo aver concluso la domanda.

Mantenendo la calma, ascolto Goyle biascicare l'incantesimo di rivelazione muovendo la bacchetta in direzione della cappa.

«È Rèvelio.» Stupidi ignoranti. «Non Revèelio

Li scanso, tirando fuori la bacchetta.

Mi accorgo della loro esitazione, di come cercano di fermarmi mentre recito, con voce pacata e sicura: «Rèvelio

E quando la famosa lavagna compare davanti ai miei occhi, sento un tuffo al cuore.

Ci sono dei nomi e dei... punteggi.

Il primo nome è quello dell'indomabile, schivo e malefico Principe Serpeverde. Draco Malfoy. Sotto di esso, il nome di Keira. Su quella riga, sotto varie diciture, ci sono segni e numeri.

Quando leggo a quali categorie appartengono, mi viene quasi da vomitare.

Bacio, preliminari di ogni genere, appuntamenti e poi la dicitura finale: «palla in buca.»

Che raffinatezza, che uomini!

Quando leggo i nomi successivi, mi tremano le ginocchia.

Sento il pavimento tremare, aprirsi sotto di me per risucchiarmi nelle viscere della terra.

Devo appoggiarmi con un fianco al divano di pelle nera, quando leggo, sotto il nome di Theodore Nott, il mio.

Una competizione, mi ripeto senza sosta, e ogni volta fa più male della precedente.

Una competizione.

Non riesco a non fissare quell'ultima colonna, che a livello del mio nome risulta vuota, dove c'è scritto «palla in buca».

E non riesco a non risentire la voce malvagia di Malfoy che in un ricordo chiede a Theo: «Allora, te la sei già fatta?»

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