Sui Binari del treno: Alice

di giu95x
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1 ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cammino, lentamente, mi fermo al centro, i giornalisti richiamano ad uno ad uno la mia attenzione. Cento flash, cento movimenti, cento microespressioni, proprio come piace a loro. Divento quello che piace a loro.

Giro le ultime due volte su me stessa dopo di che esco dai riflettori lasciando spazio alla modella dopo di me. Mi immetto nella sala adibita a questo grande evento, ci sono modelli, attori, registi, scenografi. Sono tutti qua per festeggiare la casa di produzione che è la mia culla da tre anni.

Non smetto di sentire la gente che mi dice che sono importante, che un po' di queste attenzione girano anche intorno a me, il mio agente è costretto più volte a scortarmi fuori dalle calche di gente che si formano intorno. Mi diranno che sono importante ma io non mi ci sento, mi sento imprigionata in una fantastica tela d'oro.

Più saliamo di livello in questo locale che assomiglia al teatro dell'opera, più le situazioni scomode e le domande diminuiscono. Siamo arrivati all'ultimo piano, a chi sta qui è concesso tutto, mi cullo che sia così anche per me. Mi muovo come loro, parlo come loro, con loro, ma in fondo lo so di essere solo una piccola pedina in una grande scacchiera.

«Kara, vieni qui!» una voce maschile richiama la mia attenzione, ubbidisco impossibilitata a fare altro. Mi avvicino salutando gentilmente i due uomini di fronte a me. «Sei splendida!» l'uomo pelato mi fa fare un giro su me stessa facendo alzare la gonna di tulle, mi porge un bicchiere di champagne che accetto senza fare troppi complimenti arrossendo leggermente per le sue parole.

Sono abituata a sentirmelo dire ma sentirlo dal padrone di casa fa un effetto diverso. Mister Ford, fondatore della Ford Productions, ha costruito un impero iniziando da zero, porta i segni della sua carriera ovunque nel suo corpo. È elegante, posato, tanto quanto è scorbutico e pieno di se.

«Permettimi di presentarti Mister Connor.» stringo la mano dell'altro uomo brizzolato «Piacere mio!» dico, gentile, mi rivolge un sorriso sfoggiando la dentatura perfettamente ricostruita. «Il piacere è tutto mio Kara. Ho chiesto personalmente di poter parlare con te» posa le sue labbra ruvide e la barba ben curata sul dorso della mia mano in un gesto di cavalleria. Gli sorrido guardandolo, due pozzi neri come la pece, lascio andare la mano lungo il corpo solo quando è lui stesso a lasciarla. «Posso sapere il perché?» mi rigiro il bicchiere tra le mani posando quella libera sotto il gomito per reggerlo.

Il tono di Connor è professionale, caldo, profondo. «Ho un progetto e voglio che tu ne faccia parte. Parlerò col tuo agente ovviamente ma non credo ci siano problemi» «Abbiamo iniziato una collaborazione molto importante. Sei in buone mani!» Si completano a vicenda, i due non mi stanno chiedendo il permesso, mi stanno solo informando del mio prossimo futuro. Lascio che un po' di liquido bianco mi scivoli lungo l'esofago.

Mi distacco, i due uomini d'affari continuano a parlare di quello che sarà di me, sicuramente chiameranno Marcus per mettersi d'accordo e avere la mia firma, un accumulo di lettere, arriverà il punto in cui il mio agente farà pure quello.

Mi trovo al primo livello del mio lavoro, sono un burattino nelle mani di altri. Alcuni dei miei colleghi ci rimangono per sempre, io spero di scattare al livello successivo, quello in cui posso decidere cosa fare o no.

Esco nel terrazzo, l'aria è calda ma è ora della mia sigaretta. Una al giorno, preferibilmente la sera, non posso neanche decidere di ammazzarmi come voglio.

Accendo e inspiro, il primo tiro è sempre più lungo degli altri, per convincermi che posso farlo, che è una mia scelta. Ma io fumo Vogue che sono lunghe e strette, che sono come quelle che fumano tutte le modelle, che sono come quelle che gli altri credono che io debba fumare.

Butto giù la cenere oltre il balcone in un movimento distratto, ci guardo oltre, da qui riesco a vedere il red carpet da cui sono entrata senza che lui veda me. Poi però io vedo te.

Non sei una modella o un'attrice, lo si capisce dal modo in cui non ti muovi davanti ai fotografi, dal modo in cui passi veloce senza mai fermarti. Sei famosa, quello lo capisco dal tono in cui i giornalisti ti chiamano ma tu fai finta di non sentirli. Entri all'interno di un auto e vai via, ti invidio perché tu hai la facoltà di decidere cosa fare. Sei al livello successivo.

Tiro un altro sorso della mia sigaretta prima dell'arrivo di Marcus.

«Ho parlato con Ford e Connor.»

«Lo so!» altro tiro.

«Hanno dei grandi progetti per te!» un'occhiata, mi dice di stare calma.

«Lo so!» altro tiro, sono quasi al mozzicone.

«Protagonista di un film, è il salto di qualità che aspettavamo.»

«Accetterò?» ultimo tiro.

«Certamente!» butto a terra la fine della sigaretta che muore sotto il mio tacco, Marcus va via con faccia seria. Accendo in fretta un'altra sigaretta e quando mando via il fumo in eccesso dalla mia bocca ricordo un piccolo motivo nascosto per cui sto disubbidendo. Sorrido sarcastica, la sensazione di essere in trappola mi fa scordare parti di me. «Auguri di buon compleanno Kara» inspiro tre volte in una, l'unico regalo che mi sono potuta concedere è stata questa mini ribellione.

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Capitolo 2
*** Cap. 1 ***


Sono passate due settimane dal party e oggi è il giorno della riunione. Mi dirigo all'auto che mi è venuta a prendere, Il mio agente mi sorride appena apro al portiera per sedermi.

Gli devo molto, se sono dove sono ora è grazie a lui. Sono passata dall'essere un'anonima modella a cavalcare le più grandi passerelle e a conquistarmi alcune copertine. Poi gli ho detto il mio desiderio di invadere pure il grande schermo e adesso sono qui, davanti agli Studios Ford, e presto firmerò un contratto che dovrebbe rendermi felice ma non riesco ad esserlo del tutto visto il modo in cui me lo sono procurata. Avevo fatto dei casting ma non mi aveva mai detto per cosa fossero.

Marcus mi vuole bene, lo so, ma a volte vorrei solo che mi interpellasse per qualche decisione, lui però sostiene che 25 anni sono troppo pochi per capire cosa è meglio per me. Entriamo all'interno del vortice della porta girevole, la segretaria all'ingresso non appena ci vede si affretta ad alzarsi per raggiungerci. «Prego seguitemi!» Sono entrata mille volte almeno in questi studi ma mi sono sempre è solo diretta al piano dedicato ai servizi fotografici, quello per le riunioni importanti sta all'ultimo piano dove metto piede per la prima volta proprio in questo istante.

La ragazza cammina ancheggiando di fronte a noi scortandoci sino all'ultima porta del corridoio «Da questa parte!» apre, Ford e Connor sono già li che discutono amichevolmente, ci sono altre figure ma non gli do molta attenzione. Saluto tutti cordialmente e poi mi abbandono in una delle sedie libere. Io sono in ritardo, lo sono sempre, è una cosa a cui Marcus tiene particolarmente, che arrivi minimo 15 minuti dopo così che poi iniziamo subito. Eravamo partiti dai 5 minuti, poi piano piano sono aumentati e a me la cosa non dispiaceva, era il suo modo per farmi capire che, in fondo, non ero un qualsiasi pezzo di carne, ma uno un po' più pregiato.

Marcus si posiziona vicino alla finestra a guardare insistentemente l'orologio al polso, non gli è mai piaciuto aspettare soprattutto quando non capisce il perché...poi il perché si presenta circa dieci minuti dopo e ha la tua forma.

Entri a testa bassa, con un grosso paio di occhiali da sole neri a coprirti il volto, il biondo cenere dei tuoi capelli raccolti in uno chignon disordinato che a stento si vede sotto il cappuccio della felpa due taglie più grande, un uomo alto di colore che ti segue come un'ombra.

Ti siedi senza dire una parola, facendo solo un piccolo gesto con la mano a Ford che invece ti saluta col tono più rispettoso del mondo. «Bene, siamo tutti, possiamo iniziare!»

Connor si schiarisce la voce posizionandosi meglio sulla sedia che a stento lo contiene, apre un plico ed esce ad uno ad uno i contratti che prontamente ci passa. «Ho poco da dire, i vostri agenti sanno già tutto. È un progetto importante, con questo film vogliamo arrivare a superare il record di incassi della Ford Productions e sia io che Mister Ford siamo convinti che ci riusciremo.»

Guardo i fogli davanti a me, c'è una crocetta per ogni firma che devo mettere e inizio a farlo in un movimento meccanico. Kara Baker. Kara Baker. Kara Baker. Lo devo scrivere almeno otto volte prima di arrivare all'ultimo foglio. Connor ha già finito il suo monologo.

«Non c'è molto altro da dire riguardo il progetto, adesso voglio solo presentarvi Daxer, il regista che vi guiderà e che so per certo che farà un ottimo lavoro» dalla sedia si alza un uomo di mezza età, sorriso a denti stretti, saluta tutti con un cenno di mano e a me sembra un bambino alle prime armi, perché mai hanno assegnato questo “grande progetto” a lui?

«E, soprattutto, volevo presentarvi chi già un grande lavoro lo ha fatto scrivendo la fantastica sceneggiatura che fra poco vi consegneremo» ti indica con la mano e i tutti gli occhi in sala adesso sono per te. «Alice Rogers. Fattelo dire è un onore averti qui!» «L'onore è tutto mio» rispondi piatta senza emozioni in una convenevole frase di circostanza.

Ti guardo mentre tutti gli altri hanno già riportato i loro sguardi al produttore, adesso ho capito chi sei. Alice, era questo che gridavano i giornalisti due settimane fa. Scrittrice, sceneggiatrice, regista, sei un po' di tutto in modi anche eccellenti . Si dice che i tuoi scritti siano intrisi di mistero, desiderio, dolore, di tutto e di niente e adesso che sei qui seduta scomodamente sulla poltrona la curiosità di leggerli mi pervade.

Ho visto milioni di volte la tua faccia sulle riviste ma adesso è irriconoscibile con quegli occhiali e quel pallore che li circonda, degno di un nobile. Porti una mano delicata davanti alla bocca e dici qualcosa al tuo agente che è seduto di fianco, capisco dal suo labiale che ti dice di attendere altri dieci minuti. Acconsenti silenziosa ma stiri le labbra in disaccordo, si vede quanto stai soffrendo dentro questa stanza.

Ci alziamo tutti venti minuti dopo, il tuo agente ti ha mentito e quando hai l'ok definitivo schizzi fuori dalla stanza con passo leggero e veloce senza salutare nessuno. Marcus mi porge il copione «Te lo avevo detto che avresti fatto il salto di qualità!» mi dice felice e io non posso che dargli ragione. In effetti, questa volta, non c'era molto da chiedere il mio permesso, avrei accettato ad occhi chiusi questo incarico.

Usciamo dalla stanza, tu sei già sparita chissà dove e io mi sorprendo a cercarti con lo sguardo ma l'unica cosa che trovo sono due occhi marroni che mi guardano ad un palmo dal mio naso. «Kara, fattelo dire, sarà un onore lavorare con te!» è Angela, una delle coprotagoniste, al suo fianco Bob, l'altro protagonista assoluto del film, almeno per quello che c'è stato spiegato oggi.

«Anche per me!» dico sorridendo cercando di sembrare garbata. «Non siete eccitate? È un enorme responsabilità quella che ci stanno dando.»

«Un enorme pressione vorrai dire.» I due ragazzi rimangono un po spiazzati dalle mie parole. Sono più grandi di me mi sembra di ricordare, anzi si vede delle piccole rughe di espressione sui loro volti.

«Sarà, ma a me eccitano le sfide!» Angela si lascia scappare una strizzata di occhio e io mi ritrovo a ridere leggermente.

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Capitolo 3
*** Cap. 2 ***


Sto leggendo il copione almeno da due ore ma non riesco a smettere. È poesia, anzi la parola sminuisce di molto quello che è in realtà. È qualcosa che non so descrivere, è realtà. È scritto cosi bene che mi sembra di esserci dentro letteralmente. Ho partecipato ad altri film, piccole parti si intende, e ho avuto l'opportunità di leggere altri copioni ma nessuno di loro ha a che vedere con questo, nessuno dei precedenti sceneggiatori ha a che vedere con te.

C'è questa mezza-donna di cui devo fare le veci che è piena di un potenziale ancora inesplorato, che vive alla ricerca di se stessa e della sua indipendenza, che cade ma si rialza come una fenice che risorge dalle sue ceneri. Non è perfetta, ha mille difetti e non so come riesco a percepirli, forse dal modo in cui la lasci cadere in mille vizi, o dal modo in cui si lascia trattare dai suoi superiori. Forse capisco che ha mille difetti perché so di averli pure io e mi sembra di leggermi dentro questi fogli.

Chiudo il copione, sono passate quattro ore e l'ho già letto tutto, forse già lo so a memoria pronta per recitarlo. Ripenso per un attimo alla riunione, alle parole del produttore. Ero troppo impegnata a non farmi vedere mentre ti guardavo ma le mie orecchie hanno percepito che sarai parte integrante della troupe, sarai l'aiuto regista di Daxer. La cosa mi fa ridere ma adesso capisco un po' di più perché hanno messo lui al comando, ci sei tu che lo guiderai da dietro le quinte come un burattino e non potrà in nessun modo rovinare il tuo lavoro. Anche un bambino potrebbe gestire un film con una delle tue sceneggiature, in pratica hai già scritto tutto quello che si deve fare lasciando poco spazio di decisione ad altri.

Decido di farmi una doccia calda. Ripenso a quello che ho letto, lascio che ogni parola che ricordi entri dentro di me e ne diventi parte. È come essere in contatto con te in questo momento, quando leggo cerco sempre di capire cosa voglia davvero lo scrittore, in che modo si è messo all'interno dei suoi personaggi. Chi sei tu? Di quale piccolo spazio fai parte? Oppure sei ovunque, a questo non ci avevo mai pensato, ma ora che lo provo lo sento, lo percepisco che hai riempito questa casa vuota perché adesso mi sento dentro quei fogli. Posso capire solo adesso perché sei così famosa, la gente che ti ha letto non è più riuscita a dimenticarti e a sentirsi parte dei tuoi lavori.

 

Primo giorno di lavoro, gli Studios sembrano in fermento. Ci hanno detto che gireremo una parte del film qui e un'altra parte a Vancouver, vogliono la magia del moderno dicono, della neve. Mi addentro negli studi e, anche se questo è il mio primo giorno, sono sicura che qui gli operai lavorano da parecchio tempo. Mi portano alla zona trucco, oggi saranno solo prove su prove, niente riprese.

Devo essere questa mezza-donna, Eleni, non troppo forte, non troppo remissiva, non troppo nulla. Devo essere accomodante quanto basta, il mio modo di vestire deve dirlo. Devo essere decisa, il trucco ne deve risentire.

Angela è vicino a me assorta nella musica del suo i-pod, legge una rivista. Il suo è un personaggio un po' più libertino, che cerca nei piaceri della carne quello che non è riuscito ad ottenere nella vita, cerca in uomini e donne ciò che vorrebbe in se stessa. Non so perché ma mi sembra che gli calzi a pennello questa descrizione e non evito di pensare che ci abbiano scelte di proposito perché la mia propensione di accontentare gli altri mi sembra di emanarla ovunque. Bob è il tipico uomo d'affari riuscito, si prenderà una bella sbandata per me ma io non cerco questo, o almeno non come può darmelo lui.

Il ragazzo ricciolino gira la sua sedia per farsi ammirare in tutto il suo splendore, gli hanno sistemato il taglio rendendolo meno stravagante, tolto la barba e truccato leggermente per coprire qualche ruga non richiesta. Ride perché, probabilmente, non si era mai visto così serio. «Ho fatto altri film, di solito sempre la parte del bello dannato mai di quello serio e risoluto» fa finta di sistemarsi una cravatta che non c'è lasciandosi scappare un sorriso.

«Dovevo aspettare un film per vederti senza barba!» Angela e Bob sembrano conoscersi da molto tempo, mi sento quasi un'intrusa essendo posizionata proprio in mezzo a loro. «Non ti ci abituare troppo dolcezza» «Tutti pronti per la prova costume tra 10 minuti!» grida il costumista più ai truccatori che a noi.

Ho questo leggero ombretto che fa risaltare il verde dei miei occhi, un filo di mascara, un po' di fard. Poi non so spiegare tutti i vari trucchetti che hanno fatto per far risaltare i mie zigomi e rendere le mie labbra ancora più carnose. Sono abituata ed essere truccata a regola d'arte ma non ci ho mai fatto tanta attenzione, più che altro perché di mio preferisco mettere poco sul viso.

La costumeria non è grande quanto me la immaginavo, o semplicemente sono troppo abituata alle sfilate e quindi a milioni di vestiti su vestiti. Mi trascinano in quello che è il mio camerino, sfioro con le dita uno ad uno tutti i tessuti che sono dedicati a me. «Metti quello che vuoi, Daxer vuole vedervi a vostro agio.» Ubbidisco alla ragazza e inizio a passare meglio in rassegna tutti i vestiti che sono stati cuciti e comprati per me. Sono molto vaghi, passano da una donna che fa la spesa con un semplice paio di Jeans e una maglia color senape, ad una donna più audace in abito da sera con un grande spacco sulla coscia. Poi ritorno a tastare vestiti di una mezza-donna che non vuole perdere il suo lato adolescenziale indossando converse e calze colorate, sino a tornare ribelle con giubbotti di pelle neri e anfibi. Io dovrò essere tutto questo, dovrò essere una quasi donna che tenta di diventare donna completamente nel miglior modo possibile.

Scelgo infine l'indipendenza, o almeno è quello che voglio mostrare. Metto un paio di jeans, il mio personaggio ha la mia stessa età quindi un tailleur sarebbe troppo azzardato, una camicetta bianca aperta ai primi due bottoni con sopra un leggero cardigan di cotone grigio che arriva alle ginocchia. Guardo le scarpe a mia disposizione e opto per una paio di ballerine giallo canarino, mi piace la vivacità nei vestiti.

Quando usciamo ognuno dai rispettivi camerini vedo Bob vestito in un completo Blu mentre il sarto prende le misure per sistemarlo in seguito, gli sta decisamente troppo grande. Angela, invece, ha optato per un vestitino fin troppo corto e troppo stretto, anche troppo colorato direi, ma calza a pennello col suo personaggio quindi credo non abbia avuto molta scelta. La sarta prende le misure pure a lei però, va sicuramente allargata quella trappola mortale.

Daxer guarda corrucciato tutti e tre mentre parla col costumista che agita le mani e fa qualche cenno di “no” e di “si” con la testa, poi il loro sguardo si posa su di me. Mi rendo conto solo ora che sono l'unica libera dal metro e dagli spilli, i miei vestiti sono proprio della mia taglia o comunque di una che si possa mascherare per mia. Mi avvicino ai due per sentire cosa hanno da dire sulla scelta dell'abito, il regista già mi accoglie con un sorriso. «Assomiglio vagamente a Eleni?» «Tu non ci assomigli, sei lei!» Sono lusingata da queste parole, penso sia la frase su cui un'attrice costruisce la sua carriera.

Giro il mio sguardo quasi richiamata dalla tua presenza. Sei appena entrata, non indossi più quell'enorme felpa che ti risucchiava completamente, adesso sei avvolta da un semplice pantalone nero e una camicia bianca, i tuoi capelli sono lasciati mezzi sciolti sulle spalle mentre l'altra metà è raccolta in un mezzo chignon ordinato. Il pallore del tuo viso però è rimasto identico, penso che non sei tipa da trucco e che lo fai solo per interviste e eventi vari, lo capisco perché sarebbe facile toglierti quelle leggere occhiaie viola. Chissà per quale motivo le preferisci lì.

Ti avvicini a noi richiamando l'attenzione di Daxer che prontamente fa due passi nella tua direzione, non mi guardi neanche per un secondo mentre io seguo ogni movimento del tuo corpo. Sei magrissima, le spalle piccole, il petto se è possibile ancora di più, la vita stretta, mentre i pantaloni cingono due gambe lunghe e snelle.

Sposti il tuo sguardo su tutti gli attori che stanno facendo la prova, hai un commento per ognuno di loro e Daxer china il capo ad ogni tua parola, non che abbia altra scelta ma io credo sia il suo modo di auto-convincersi che la suo opinione conti, non capendo poi che la plasma per essere conforme alla tua. I tuoi occhi cerulei adesso sono su di me, mi squadri dalla testa ai piedi non lasciando scoperto neanche un centimetro dalla tua attenzione. Io mi irrigidisco, so che ho avuto l'ok dal regista per la mia scelta ma so anche che è il tuo parere quello che conta, quello di cui mi importa. Sei incredibilmente seria quando incroci i miei occhi con i tuoi e lo sei anche quando ti vedo dire a Daxer che io vado bene. Il mio battito torna normale accorgendomi solo ora che era aumentato impercettibilmente.

Vai via col regista e il costumista che praticamente ti inseguono, e col mio sguardo addosso che non sembra minimamente pesarti. «Gli Dei sono scesi tra di noi!» dice Angela mezza nuda di fronte a me. La guardo incredula per il suo abbigliamento ma lei apre le braccia in modo plateale «Che c'è? Quel vestito mi stava torturando!» «Lo hai scelto tu però!» gli dice Bob e io mi ritrovo a dargli ragione col capo. «Non è che avessi molta scelta lì dentro. Comunque avete visto? Daxer è il suo cagnolino!» Angela ti indica con la testa e io finisco per tornare a guardarti. «No, lui è pur sempre il regista e avrà la parola finale in tutto» Bob ne sembra convinto ma la ragazza lo guarda incredula. «Dico ma sei cieco? Si vede lontano un miglio che è lei a comandare e dall'altro lato non può essere che così. Si deve riconoscere a quella ragazza che sa il fatto suo!» Mi ritrovo a ridere di quella battuta ma forse Angela ha ragione quando parla di te come se fossi una divinità.

«Comunque mette soggezione quella ragazza questo è certo» conclude.

«Dicono che non sappia parlare bene, nessuno l'ha mai sentita» Bob ne è preoccupantemente convinto.

«Forse ha qualche problema alle corde vocali e ha una voce orribile!» lo incalza Angela

«Forse!»

Mi sposto da questo circo che è diventata la loro discussione. Mi cambio e torno a vestire i miei abiti, uscendo dal camerino trovo Marcus a porgermi un foglio di carta, sono tutti i miei impegni. «Mettili impressi a fuoco sulla testa perché non ne possiamo saltare neanche uno chiaro!? Sei la star e sei molto richiesta quindi preparati a molte più pressioni».

NA: Salve a chiunque sia arrivato fin qui, spero vivametne che la storia vi piaccia e sarei molto curiosa di avere le vostre opinioni in merito! 

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