MOTHER AND SON

di kibachan
(/viewuser.php?uid=13649)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** cap 1 ***
Capitolo 3: *** cap 2 ***
Capitolo 4: *** cap 3 ***
Capitolo 5: *** cap 4 ***
Capitolo 6: *** cap 5 ***
Capitolo 7: *** cap 6 ***
Capitolo 8: *** cap 7 ***
Capitolo 9: *** cap 8 ***
Capitolo 10: *** cap 9 ***
Capitolo 11: *** cap 10 - epilogo ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Salve a tutti! due piccole avvertenze prima di leggere questa fanfic:

1- nel mio headcanon Loki è più grande di Thor (secondo me senza questo dettaglio non si capisce per quale motivo lui pretenda il trono ^^'')
2- so benissimo che la vita degli abitanti di Asgard è pressocchè eterna ma in questa fic i primi anni di vita (quelli dell'infanzia) scorrono come anni terrestri. Raggiunta l'età adulta la loro crescita si stabilizza e cominciano a rimanere immutabili per secoli.
Grazie mille dell'attenzione e buona lettura!!


MOTHER AND SON
 
PROLOGO
 
Frigga guardò con aria confusa suo marito.
Le aveva appena adagiato tra le braccia un fagottino di pelliccia. Dal suo interno faceva capolino una piccola mano grassoccia, dall’insolito colorito blu, livida come quello di un morto.
 
-Odino… mio signore… ma cosa…- balbettò
 
-È il figlio di Laufey- la interruppe lui, guardandola intensamente – lui è morto-
 
Un lampo di disapprovazione attraversò gli occhi della ragazza, senza che riuscisse a nasconderlo all’uomo.
 
-Non sapevo che avesse un figlio- si sentì in dovere di giustificarsi lui, davanti allo sguardo della sua giovane sposa.
 
-oh caro… vuoi farmi credere che saperlo avrebbe fermato la mano del mio focoso re?- disse Frigga sorreggendo il bambino con un solo braccio, per accarezzare la barba fulva del marito.
Lui smorzò un lieve sorriso e lo sguardo dell’unico occhio rimastogli dopo la battaglia si addolcì appena.
 
-ma perché lo hai portato qui?- la domanda della moglie lo riportò alla realtà e il suo volto si indurì di nuovo
 
-la rivolta dei giganti del ghiaccio è stata repressa nel sangue. Laufey, il loro re, è morto. Ora è il momento di ricostruire un rapporto civile con quel popolo, e far morire di stenti questo bambino non era una scelta saggia.-
 
-quindi vuoi affidare il bambino alle nostre nutrici?-
 
-No. Lo crescerai tu, come se fosse tuo-
 
Frigga spalancò gli occhi e Odino proseguì –nessuno qui dovrà conoscere la sua identità. Userai la tua magia per farlo sembrare… come noi- aggiunse dopo una breve pausa.
 
Era dunque quello il modo in cui Odino intendeva espiare il suo peccato di guerra? Lavare la propria coscienza? La ragazza guardò il bambino con il cuore in gola: la pelle blu, traslucida, lasciava intravedere le vene pulsanti su tutto il cranio, gli occhi erano grandi e rossi con la sclera nera.
 
-vorresti che tutti pensassero… che sono stata io a partorirlo?.- chiese sconcertata, vedendolo poi annuire con la coda dell’occhio.
 
Era fattibile dal punto di vista pratico. La guerra con i giganti del ghiaccio era stata lunga e sanguinosa. Frigga non compariva in pubblico da diversi mesi ormai, quindi il popolo non si sarebbe sorpreso di non averla vista incinta. Solo le sue dame da compagnia avrebbero saputo la verità, e loro avrebbero senz’altro mantenuto il segreto.
Ma lei… era così giovane… desiderava dei bambini suoi, e per di più quello che aveva tra le braccia era così…
In quel momento il piccolo incrociò il suo sguardo e spalancò per lei un meraviglioso sorriso sdentato, con tanto di fossetta sulla guancia. Frigga sentì il suo cuore compiere una doppia capriola, un’emozione che non aveva mai provato, e il suo viso si sciolse in un sorriso.
Quel bambino era bellissimo. Era il SUO  bambino, non c’era dubbio, non importava che non fosse uscito dal suo grembo.
 
Continuando a sorridergli mosse lievemente una mano intorno al suo capo, sussurrando alcune parole.
Lentamente il blu della pelle lasciò spazio a un vivido e florido colore roseo. Il rosso degli occhi assorbì il nero della sclera divenendo a sua volta nero come l’erebo… ma del tutto normale.
Odino grugnì d’approvazione.
 
-sei sicura che questo incantesimo non si scioglierà?-
-non lo farà… a meno che lui non scopra la verità su sé stesso- rispose Frigga sforzandosi di tornare a guardare il marito
 
-e questo non succederà- tagliò corto lui. Poi fece per andarsene, ma Frigga lo fermò
 
-aspetta mio re! Come lo chiamerai?-
 
Odino rimase un istante in silenzio, come a soppesare se davvero spettasse a lui quella decisione. Poi parlò
 
Loki-
 
-Loki…- ripeté Frigga tornando a sorridere al bambino. Lasciò che quel nome le scivolasse più e più volte sulla lingua –Loki… e sia mio signore… so che sarà un bravo figlio-
 
-ho detto che lo alleveremo noi- la interruppe bruscamente Odino
–questo non fa di lui mio figlio-
 
Lo sguardo atterrito di Frigga rimase incollato alla schiena del marito che si allontanava. Era certa che il gelo che sentiva nella stanza non provenisse dal bambino.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** cap 1 ***


CAP 1 – 4 ANNI DOPO
 
Loki osservava con espressione incacchiata il piccolo putto roseo che sgambettava senza sosta nella culla accanto a sua madre.
Bhè, piccolo per modo di dire. A sei mesi quel concentrato di urla, saliva e deiezioni di ogni tipo sarebbe stato quasi alto quanto lui, se fosse riuscito a tenersi in piedi.
Il demonietto emise un acuto talmente forte che il piccolo Loki non riuscì ad impedirsi di coprire le orecchie.
 
-Thor!- ridacchiò allegramente Frigga premendogli un dito sulle labbra
–comportati bene!-
 
Loki guardò sua madre. Gli piaceva vederla sorridere e da quando era nato il demonietto biondo era sempre felice. Sembrava non notare quanto quel coso facesse prettamente cose disgustose.
Si accovacciò accanto alla culla di vimini (i cui bordi, a causa della dirompente energia del piccolo, avevano visto giorni migliori). Si domandava cosa ci vedessero i suoi genitori di così meraviglioso in quel cosetto sbavante. Thor si voltò su un fianco verso di lui, ridendo e tendendo le braccine grassocce per farsi prendere. Il labbro di Loki tremò per tentare di trattenere un sorriso.
Si ok… forse ogni tanto era adorabile… ma solo ogni tanto.
Poi il suo sguardo si fece di nuovo pensieroso. In quei pochi mesi quel bambino era riuscito a mettere in discussione molte delle sue certezze, soprattutto su suo padre!
Aveva sempre ritenuto normale che, a differenza di sua madre, Odino non gli avesse mai rivolto gesti d’affetto. Certo parlava con lui, gli insegnava molte cose e recentemente, dato che (parole sue!) sapeva essere molto bravo e silenzioso, gli aveva permesso di sedersi nella stanza del consiglio ad ascoltare quando si riuniva con i suoi generali. Gli diceva spesso che sarebbe diventato un ottimo stratega di guerra (anche se lui si era vergognato di dirgli che non sapeva cosa volesse dire).
Ma non c’erano abbracci, né risate insieme o momenti di gioco puro. Fino a quel momento tutto ciò gli era parso normale, che era così che un padre si comportava.
Ma da quando era arrivato Thor… aveva visto qualcosa di completamente diverso. Odino lo teneva spesso in braccio, gli baciava persino le guance. L’aveva visto ridere con lo stesso amore di sua madre negli occhi mentre il piccolo menava calci all’aria e una volta l’aveva persino sorpreso a fargli pernacchie sulla pancia!
Non l’aveva detto a nessuno però.
Aveva pensato che forse quando era in fasce anche lui aveva ricevuto quel trattamento e che non appena il demonietto fosse riuscito a mettersi in piedi sul padre avrebbe preso le distanze anche da lui. Ma non ne era molto convinto.
Osservò ancora il fratello. Aveva gli occhi azzurro brillante come suo padre e i capelli biondi come il grano maturo… come sua madre. Parve accorgersi in quell’istante che invece lui… era molto diverso dai suoi genitori. Era esile come un giunco, con il viso spigoloso. Guardò Frigga. Aveva gli occhi scuri ma non come i suoi, ricordavano il caramello bollente.
 
-Loki…- lo chiamò dolcemente lei –che cosa c’è?-
 
-mi domandavo madre- chiese continuando a guardare Thor –mio padre… aveva i capelli neri? Intendo prima che il tempo glieli tingesse di bianco-
 
Frigga parve sorpresa da quella improvvisa domanda, poi un lampo di comprensione attraversò il suo sguardo e gli sorrise dolcemente
 
-no mio tesoro, questo colore stupendo è solo tuo- risponde accarezzandogli i capelli. Loki arrossì per essere stato scoperto
 
-ma no! Che c’entra questo! Ero solo curioso!- si difese.
 
Frigga sentì il cuore dolore al pensiero di un bambino così piccolo in cerca di un legame che non avrebbe trovato.
 
-sai figlio, non tutte le somiglianze si vedono- gli disse. Vedendo il suo sguardo dubbioso allungò le braccia per invitarlo ad andarle in grembo. Il bambino aggirò la culla e andò a sistemarsi sulle gambe della madre che iniziò ad agitare lievemente le mani. Davanti agli occhi sbalorditi di Loki apparvero delle figurette di uccellini che andarono a cantare vorticando intorno alla testa del piccolo Thor che gridò di gioia. Un altro movimento e il viso di Thor si riempì di una barba lunga e folta. L’espressione del piccolo demonietto tutto sgambettante con una barba più lunga di quella di Odino fece scoppiare a ridere Loki.
 
-ma… ma come hai fatto!?- balbettò in presa a una vera crisi di risate
 
-prova a toccarla, la barba intendo- lo esortò Frigga sorridendo a sua volta.
 
Le risa di Loki si tramutarono in sorpresa quando la sua mano attraversò la barba senza toccarla davvero e le sue dita toccarono invece il mento liscio e soffice del neonato
 
-ma!- esclamò muovendo la mano senza riuscire a toccare davvero la barba. La sua immagine tremolò sotto il tocco.
 
-è un’illusione Loki- spiegò dolcemente Frigga
 
-una cosa?-
 
-un’illusione. Un inganno per gli occhi. Ti faccio vedere qualcosa che non c’è realmente-
 
L’espressione di puro stupore di Loki venne distratta dal piccolo Thor che iniziò a succhiare le dita che il fratello aveva dimenticato poggiate sul suo viso. Il bambino ritrasse la mano di scatto con un’esclamazione di disgusto.
 
-ti piacerebbe imparare?- lo richiamò Frigga
 
-posso!? Cioè… dici che sono capace?- esclamò il piccolo entusiasta
 
-certo! Tu somigli a me Loki, so che la magia è dentro di te- sorrise nel vedere l’orgoglio impadronirsi del viso di suo figlio. Voleva dargli a tutti i costi qualcosa che lo legasse concretamente a lei.
 
-bene ti insegnerò dunque- aggiunse –ma dovrai essere estremamente disciplinato, non sarà facile-
 
-lo sarò madre- promise il piccolo, e Frigga gli sorrise di nuovo. Lo sapeva. Lo sapeva bene quanta intelligenza e sensibilità si celasse in quel bambino. Dentro di sé pensava che sarebbe stato un buon sovrano un giorno… se solo Odino gliene avesse dato la possibilità.
 
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** cap 2 ***


CAP 2- 5 ANNI DOPO
 
Frigga si torceva le mani in apprensione, come ogni volta che suo marito decideva di istruire personalmente i figli al combattimento. Non sapeva se detestasse di più il suo approccio violento all’allenamento, o il fatto che la costringesse ad assistere.
 
-bene le regole sono queste!- tuonò severamente Odino squadrando i due bambini, che si fronteggiavano dai due estremi di una piccola arena di sabbia nel cortile -combattimento corpo a corpo, è valida qualsiasi tipo di tecnica i vostri maestri vi stiano insegnando, ma niente armi- e ignorando il sospiro della moglie aggiunse –il primo che perderà sangue avrà perso e l’incontro sarà finito-
 
-bene!!- esclamò forte Thor cominciando a circondurre velocemente il braccio destro, mentre il fratello si limitava ad annuire.
 
-iniziate!- esclamò Odino facendo poi due passi indietro per accostarsi alla moglie
 
-mio signore, era proprio necessario spingerli a combattere fino al sangue?- sussurrò Frigga, che non aveva fatto obiezioni ad alta voce ma si era sentita male a quella frase –Thor ha solo 5 anni- aggiunse in spiegazione.
 
-non preoccuparti- rispose lui allo stesso volume di voce –mi accontento del primo ginocchio sbucciato- aggiunse senza modificare il atteggiamento severo ma strizzando l’occhio alla moglie, che soppresse un piccolo sorriso.
 
I due bambini intanto avevano iniziato a muoversi, ma mentre Loki faceva qualche passo lateralmente come a studiare l’avversario, il piccolo Thor urlando lo caricò a testa bassa.
Il moro lo schivò evitando all’ultimo istante un pugno poi, senza necessità di muovere le mani, sparì alla sua vista per riapparire poco lontano. Thor si girò ma invece di un solo Loki se ne trovò davanti due: aveva cominciato ad usare le sue illusioni. Ciò non scoraggiò il bambino che si ributtò di nuovo alla carica urlando, ma non appena si avvicinò i Loki da due divennero una decina e gli si disposero intorno circondandolo
 
-e ora che fai??- lo canzonò Loki davanti al suo smarrimento.
 
-guarda che non mi fai paura! Anche se mi attaccate tutti insieme!- il piccolo non sapeva che le copie non potevano né parlare né muoversi e ne attaccò una a caso. L’illusione tremolò al contatto con il corpo di Thor, che l’attraversò di faccia rovinando a terra. Subito si rialzò e ripartì alla carica attaccando di volta in volta la copia che parlava, ma non appena ci si avventava sopra Loki trasferiva il vero sé altrove e Thor andava ad impattare sempre contro un illusione e si schiantava a terra sollevando un gran polverone. –ahia!- borbottò esaminandosi le mani piene di terra, ma per fortuna non di sangue, mentre Loki rideva
 
-di questo passo fratellino ti farò sanguinare senza neanche toccarti!- lo prese in giro.
 
Thor digrignò i denti e ci si scagliò di nuovo contro, ma anche questa volta il suo pugno andò a vuoto e lui si ritrovò la bocca piena di sabbia.
 
-papà!- sputacchio Thor –così non vale!!-
 
-suvvia Loki smetti di combattere come una femminuccia e fai sul serio!- concesse Odino.
 
-qualsiasi tecnica avevi detto, marito mio- commentò serafica Frigga mentre Thor andava a finire di nuovo faccia nella sabbia.
 
Il piccolo si rialzò subito ma stavolta Loki notò i suoi occhi farsi umidi dalla frustrazione. Spalle ai genitori tirò su con il naso e tentò di far smettere il labbro inferiore di tremare.
Il maggiore sospirò tra sé e quando Thor si voltò a caricò di nuovo una delle illusioni sorridenti, stavolta senza neanche aspettare di sentire la voce del fratello, decise di mettere fine a quell’incontro.
Frigga sussultò appena quando notò i contorni dell’immagine che Thor stava attaccando divenne più definiti anziché tremolanti. Loki si era volontariamente trasportato al posto dell’illusione sotto attacco?
Un istante dopo Thor si diede lo slancio e caricò Loki con una testa in piena faccia. L’impatto sorprese anche lui, l’aveva preso! Il ragazzino cadde all’indietro portandosi le mani al naso, da cui era zampillato un fiotto di sangue non indifferente.
 
Maledizione a quella testa di pietra! Che diavolo di male!!
 
La voce di suo padre lo raggiunse mentre si rimetteva seduto tamponando l’emorragia con il dorso della mano
 
-basta!- e poi avvicinandosi a Thor per tirarlo su di peso per un braccio aggiunse –il vincitore è Thor!-
 
Frigga lasciò andare un sospiro avvicinandosi mentre il suo secondogenito urlava di gioia. Loki l’aveva fatto apposta, l’aveva lasciato vincere.
 
-ho vinto! Ho vinto!- esultava il biondino
 
-si bravo, non sei male come caprone di montagna- lo prese in giro Loki esaminandosi la mano. Il naso aveva smesso di sanguinare.
 
Di slancio il piccolo gli gettò le braccia intorno alla vita raggiungendolo per terra
 
-grazie!!- esclamò non capendo che quelle di Loki erano parole di scherno.
 
Frigga notò distintamente lo sguardo di Loki intenerirsi nell’abbraccio del fratellino e non appena Thor tornò a correre in giro gli si accostò
 
-sei stato bravo- gli disse sinceramente orgogliosa
 
-Frigga!- l’apostrofò Odino facendo morire il sorriso che stava nascendo sul viso di Loki –non lodarlo inutilmente- Continuò –ha perso in combattimento da un bambino di 5 anni, stiamo allevando guerrieri non dame da compagnia.- Disprezzo nella voce
 
-ti sbagli- replicò la moglie con voce dura un attimo prima che Loki si incupisse. Il bambino la guardò sorpreso, non era solita rispondere al marito. –Stiamo allevando i futuri reggenti di Asgard, e un buon sovrano deve essere compassionevole prima ancora che forte- sentenziò un attino prima di girarsi e andarsene.
 
Odino le rivolse uno sguardo rassegnato nel totale smarrimento di Thor e nella consapevolezza di Loki. Sua madre l’aveva capito che aveva finto di perdere. Suo padre no. O l’aveva capito ma l’aveva comunque ritenuto sbagliato.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** cap 3 ***


CAP 3 – 1 ANNO DOPO
 
Negli immensi giardini reali Frigga sedeva in terra ai piedi di un albero. Loki era steso sulla pancia al suo fianco, con aperto davanti un colossale libro dall’aria piuttosto antica.
 
-sicura che padre non si arrabbierà che abbiamo portato fuori questo libro?- le chiese distogliendo un attimo lo sguardo dalle pagine
 
-non preoccuparti- sorrise sula madre –Odino è un uomo saggio ma… diciamo pratico… non si interessa della sorte dei libri, e poi- aggiunse spolverando leggermente il bordo a lei più vicino del tomo –questo vecchio raggrinzito aveva proprio bisogno di un po’ di aria fresca-
 
Il bambino rise tornando a dedicarsi alla lettura.
La donna sorrise al suo piglio concentrato. Non le era mai capitato di conoscere qualcuno con altrettanta sete di conoscenza, e in un bambino per giunta! Un fruscio sul loro capo attirò la sua attenzione. Le fronde dell’albero stavano crescendo con una velocità apprezzabile ad occhio nudo.
Si girò di nuovo verso il figlio che, senza neanche bisogno di guardare, aveva poggiato una mano sul tronco e stimolato la crescita del fogliame con la magia
 
-stavi prendendo troppo sole, madre- spiegò lui senza staccare gli occhi dalle pagine.
 
Frigga sorrise ancora. Quello che era iniziato come un modo per stabilire un legame era diventato presto il motivo di maggior orgoglio per Loki. La magia gli scorreva talmente forte nelle vene da averlo reso già un mago migliore di lei. Sapeva bene (e sospettava lo sapesse anche lui) che non aveva più nulla da insegnargli, eppure lo trovava ancora sempre alla sua porta a chiederle di spiegargli qualcosa, per il puro piacere di stare assieme.
L’idilliaco quadretto venne disturbato da un urlo di battaglia ormai famoso. Il piccolo Thor, brandendo una spada di legno, stava rincorrendo dei colombi che avevano avuto l’ardire di poggiarsi al suo cospetto.
 
-mi ero quasi scordato che c’era anche lui- sbuffò il moro
 
-suvvia Loki- lo rimproverò dolcemente la madre –Thor ha il merito di portare un po’ di vivacità in questo austero giardino, altrimenti alquanto noioso-
 
Il bambino le rivolse uno sguardo scettico indicando il biondino che con un fendente aveva appena fracassato una statuetta che per 3000 anni aveva riposato indisturbata su un piedistallo.
 
-bhè… a suo modo- concesse Frigga.
 
Loki lo guardò tremando per non ridere dello sguardo furtivo che si lanciava intorno, mentre riappoggiava malamente sul piedistallo i cocci. Thor era intelligente ma aveva la soglia di concentrazione di un criceto sazio. In più era sempre sovraeccitato, i libri li evitava accuratamente lontano dalle lezioni con il maestro.
 
-madre- la chiamò col tono serio che usava quando la domanda gli premeva molto –se somigliassi a Thor… piacerei di più a mio padre?-
 
-Loki non farmi sentire queste sciocchezze!- lo rimproverò di nuovo Frigga, questa volta severamente –vostro padre vi ama allo stesso modo- aggiunse, rendendosi però conto di quanto lei stessa considerasse quella frase una bugia
 
-ma, madre… lui passa con Thor molto tempo e non fa che lodare la sua forza e la sua intraprendenza… a me sembra palese che…-
 
-vedi Loki- lo interruppe Frigga decidendo che era meglio non affondare in quel discorso –sono i figli che richiedono più lavoro ad avere più attenzioni dai genitori, è normale- gli accarezzò la testa –Thor ha un energia non commisurata alla sua maturità, Odino si dedica di più a lui perché sa che tu puoi farcela da solo, si fida di te-
 
Il bambino aveva di nuovo quello sguardo penetrante, di chi non è per niente convinto ma è troppo educato per rispondere. Fu il sopraggiungere di Thor a togliere d’impaccio Frigga. Il biondino si catapultò con la delicatezza di un panzer tra di loro brandendo nel pugno un mazzolino di violette con tanto di zolla e radici ancora attaccate
 
-sono per te mamma!- esclamò al solito esagerato tono di voce
 
-sono bellissimi tesoro- lo ringrazio Frigga
 
Loki sogghignò per la zolla che gocciolava terriccio e vermetti dappertutto e mosse le mani facendo apparire un vaso dal nulla.
La su abilità aveva trasceso le illusioni rendendolo capace di creare materia solida. Thor strabuzzò gli occhi mentre Frigga sistemava le violette nel vaso
 
-come hai fatto??- tuonò –anche io voglio saperlo fare!-
 
-mio caro tu hai una forza miracolosa- rispose Frigga –ma non credo tu possieda abbastanza concentrazione per imparare la magia-
 
-magari quando sarai più grande- aggiunse mentendo Loki, non appena vide la delusione sul volto di suo fratello.
Il biondo si illuminò di nuovo
 
-ok! Allora imparerò più avanti!- esclamò, e poi aggiunse un attimo prima di ripartire alla carica –da grande voglio essere proprio come te fratello!-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** cap 4 ***


CAP 4 – 3 ANNI DOPO
 
Loki guardava stranito suo padre che lo teneva per mano mentre percorrevano i corridoi del palazzo. Non lo faceva mai. Ma stava tenendo per mano anche Thor dall’altra parte, perciò pensò che fosse per quello.
Gli aveva raccontato la storia del tesseract mentre raggiungevano la sala dei trofei, di come l’aveva portato via ai giganti del ghiaccio perché non potessero più servirsene, e lui aveva pensato che fosse davvero potente per aver sottomesso un intero popolo… ma anche… e non era riuscito a impedirsi di pensarlo… davvero crudele.
Guardò Thor che al contrario di lui saltellava al fianco del padre, sembrando incapace di tenere a freno la sua energia traboccante. Aveva 8 anni e, come Loki aveva previsto, già da un anno era alto quanto lui e parecchio più grosso.
 
-padre! Padre! Raccontaci ancora delle tue battaglie!- esclamò il biondo
 
-il momento più importante è quello in cui si ristabilisce la pace Thor, più che la battaglia stessa- rispose Odino sorridendogli.
 
-padre, non pensi che la pace non sia sincera se una delle due parti è stata talmente stremata da non avere scelta?- intervenne Loki. Odino gli rivolse uno sguardo in tralice, ma fu Thor a rispondergli
 
-ti riferisci a quando fai la pace con me perché hai paura che ti picchi troppo fratello??- esclamò ridendo, alleggerendo involontariamente la tensione –padre quando sarò grande diventerò così forte che sbaraglierò chiunque si parerà sulla mia strada! Sarò il guerriero più feroce che si sia mai visto ad Asgard!- urlò con il pugno in alto un attimo prima di scappare in giro, correndo per la sala dei trofei appena raggiunta.
 
Odino sospirò sorridendo, ma domandandosi se tanto ardore sarebbe riuscito ad indirizzarlo nella direzione giusta. Poi si voltò verso Loki, che invece gli era rimasto accanto. Lo guardò per un momento negli occhi, quegli occhi neri come pozzi che quel bambino non abbassava mai davanti a lui. Cercò di scorgere qualche segnale del mostro che si celava dietro l’illusione di sua moglie, ma vide solo un ragazzino minuto.
Teoricamente era il suo primogenito, e riconosceva la sua intelligenza e la sua scaltrezza, atipica per i suoi 13 anni, eppure non gli piaceva il cipiglio del suo sguardo. Gli sembrava non avesse alcun rispetto per lui, che lo guardasse sentendosi superiore. Nei momenti più lucidi si domandava fino a che punto il suo giudizio su quel bambino fosse influenzato dal sapere chi fosse in realtà.
 
-non mi piace che mi manchi di rispetto di fronte a tuo fratello, Loki- lo apostrofò duramente
 
-non intendevo mancarti di rispetto padre- rispose sinceramente il ragazzino
 
-le insinuazioni che hai fatto prima mi hanno mancato di rispetto- replicò Odino.
 
Loki lo guardò per un lungo momento. Come figlio sapeva fosse sbagliato pensare male di suo padre, eppure non poteva fare a meno di credere che fosse sbagliato che Odino non ammettesse che ci fosse della crudeltà nell’aver decimato il popolo dei giganti del ghiaccio, nell’avergli sottratto la fonte del loro potere affinché non tornassero mai più ai fasti di un tempo.
L’ipocrisia di suo padre, che nascondeva la sua ferocia dietro alla necessità di fare la cosa giusta, lo infastidiva. Pensò che fosse uguale a Thor in questo.
Lui non era così.
 
-perdonami. Non era mia intenzione- disse in tono neutro.
 
Odino notò di come non ci fosse alcun rammarico nella sua voce e nei suoi occhi e si inginocchiò di fronte a lui tenendogli le mani sulle spalle
 
-ricordati Loki, la cosa più importante è la pace. Un re deve perseguire qualsiasi strada per raggiungerla- gli disse.
 
Loki annuì. Lui sarebbe stato il re di Asgard un giorno. Suo padre stava tentando solo di insegnargli ciò che voleva dire secondo lui essere…
 
-padre!!- l’urlo di Thor oltre le spalle di Odino interruppe il flusso dei suoi pensieri – cos’è questo!?- urlò ancora facendo girare i due
 
-per tutti gli dei- sussurrò Odino scattando in piedi stupefatto. Loki saettò lo sguardo dal padre al fratello: Thor brandiva tra le mani un colossale martello tutto decorato da intarsi. –il Mijolnir… Thor… riesci a reggerlo?- quasi balbettava dall’eccitazione il padre degli dei
 
-è leggero padre…- rispose il biondino, accortosi persino lui di tanto sgomento.
 
Il sorriso di puro orgoglio che attraversò il volto del padre fece stringere il cuore di Loki
 
-non è un martello qualsiasi, figlio. Solo chi è degno di salire sul trono di Asgard, di governare i nove regni, riesce a brandirlo!- spiegò Odino non riuscendo a frenare l’eccitazione nella sua voce.
 
Thor, suo figlio, il suo unico figlio, riusciva a sollevare Mijolnir, a soli 8 anni! Era degno, non c’era dubbio, il Mijolnir non poteva sbagliare. Tutto sarebbe andato a posto, il furore e la ferocia del suo ragazzo sarebbero stati indirizzati solo al bene dei nove regni, non doveva più preoccuparsi.
Loki osservò il fratello che sorrideva, anche lui gonfio d’orgoglio come un tacchino.
Lui sarebbe stato in grado di sollevare Mijolnir? Desiderò provare con tutte le sue forze. Ma il terrore di fallire sotto gli occhi di suo padre lo fermò.
 
-bene- stava dicendo Odino –questo è un grande giorno! Da oggi quello sarà definito da tutti “il martello di Thor” degno erede del trono di Asgard!- aggiunse non rendendosi conto della pugnalata invisibile che stava sferrando a Loki in quel momento. Suo padre non considerava nemmeno l’ipotesi che anche lui potesse sollevarlo? Il moro aprì la bocca per parlare ma non ne uscì alcun suono. Rimase fermo a guardare il martello che Odino aveva chiesto a Thor di poggiare di nuovo, prima di rincamminarsi. Degno erede del trono, aveva detto. Ma lui era il primogenito di Odino, non era forse lui l’erede del trono di Asgard?
 
-Loki! Vieni figliolo, non restare indietro- la voce di suo padre fermò la sua mano un attimo prima che sfiorasse il martello. La ritrasse.
Non volle scoprire in quel momento se fosse in grado si sollevarlo.
Lui era degno. Si ripeté. Era il primogenito di Odino, era già vicino a diventare il mago più potente che i nove regni avessero visto, lo era per forza.
 
Fu mentre tornavano indietro che, un po’ defilato in un corridoio laterale, quasi nascosto, scorse un oggetto che attirò la sua attenzione. Prima, preso dai racconti di suo padre, non lo aveva notato. Ma ora esercitava su di lui un fascino particolare. Era un grosso cubo luminescente, di un ammaliante tono di azzurro. Dalla descrizione che il padre aveva fatto Loki capì che si trattava del tesseract. Quell’oggetto lo chiamava. Di più, sembrava chiamarlo a sé proprio per nome. Sentì i polpastrelli fremere mentre li avvicinava a quel cubo incantatore
 
-non toccare il tesseract Loki!- la voce di Odino era gelida. Come non era mai stata –non toccatelo nessuno dei due- si corresse un istante dopo davanti agli occhi sgranati e smarriti del ragazzino –è un potere che non siamo in grado di comprendere- spiegò mentre il moro ritraeva le mani e Thor si affacciava curioso da dietro di lui –non toccarlo mai, Loki- aggiunse, Loki notò, tornando a riferirsi solo a lui –sei in grado di mantenere questa promessa?-
 
-si padre- annuì arrendevole –lo giuro- aggiunse mentre dentro di lui il desiderio di conoscerne il potere si gonfiava come non mai.
 
Odino aveva detto a lui in particolare. Ne era certo. Questo genere di cose non gli sfuggivano. Era perché era un mago? Quali poteri celava quell’oggetto?
Lanciò un ultimo sguardo al tesseract prima di seguire suo padre e suo fratello. Si chiese quanto a lungo la forza del suo giuramento sarebbe stata in grado di arginare la sua travolgente sete di conoscenza e di potere.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** cap 5 ***


CAP 5 – 4 ANNI DOPO
 
-marito mio… -
 
-zitta Frigga. Non iniziare nemmeno. Lo so perché sei qui- la bloccò Odino senza neanche voltarsi a guardarla –so che sei qui per intercedere per lui. È inutile, risparmia la tua apologia- aggiunse.
 
La donna lasciò andare un debole sospiro. Quando suo marito era arrabbiato tornava a somigliare al focoso ragazzo che aveva sposato, e a quello che suo figlio minore stava diventando.
 
-non ho intenzione di prendere le sue parti- soffiò con il tono più calmo di cui fu capace –sono convinta quanto te che Loki abbia sbagliato. Ma…-
 
E a quel “Ma” Odino chiuse gli occhi dalla frustrazione
 
-non ti sembra di aver esagerato? Bandirlo da palazzo per un intero anno. È solo un ragazzo-
 
-non mi interessa- la gelò il marito voltandosi –quello che ha fatto non è scusabile per la sua giovane età! Ma non ti rendi conto Frigga?- La donna distolse lo sguardo -un affronto simile alla figlia di uno dei nostri più potenti alleati, uno dei miei migliori generali! Loki non è uno stupido, non può non aver considerato le implicazioni del suo gesto, eppure lo ha fatto lo stesso!- il volume della sua voce si era alzato via via col montare della rabbia.
 
Frigga non poteva obiettare che non fosse stato un gesto grave privare la giovane lady Sif, rampolla del generale Bergqvist, della sua meravigliosa chioma bionda e farla andare in giro pelata e in lacrime.
Sinceramente non si spiegava bene neanche lei il perché di quella pazzia. Loki era diventato piuttosto molesto negli ultimi anni, guadagnandosi nel regno la nomina di dio delle malefatte. Era convinta che tentasse di attirare l’attenzione di suo padre in quel modo, ma una cosa del genere doveva nascondere qualcos’altro dietro. Era troppo intelligente per non aver pensate che un atto simile avrebbe messo in grave imbarazzo il re. Non poteva credere fosse stato un piano calcolato, doveva essere stato un gesto impulsivo.
 
-non ho avuto scelta- le stava dicendo Odino intrufolandosi tra i suoi ragionamenti –per il bene dei rapporti politici con Bergqvist doveva ricevere una punizione esemplare-
 
-potevi almeno evitare di picchiarlo- obiettò ancora Frigga, sapendo che quello non c’entrasse niente con la politica –sai che questi mezzi non sono mai serviti con lui, non è un cavallo selvaggio che puoi domare con una verga-
 
-Frigga- ringhiò quasi il marito –lui mi ha mancato di rispetto davanti a tutta la corte. Si è rifiutato categoricamente di porre rimedio all’incantesimo su lady Sif- tuonò –ha rifiutato di eseguire un mio preciso ordine, davanti a tutti!- incalzò furioso –un ordine del suo re!-
 
-tu non sei il re sei suo padre!- lo interruppe la donna, alzando la voce per la prima volta –per lui sei suo padre…- aggiunse in tono più sommesso ma ancor più duro, interpretando bene lo sguardo di rifiuto di Odino.
–rispetterò il tuo volere, come sempre marito mio- parlò ancora quando si rese conto che lui non aveva strumenti per controbattere –ma volevo palesarti il mio totale disaccordo.-
 
Fece per andarsene ma si fermò sulla porta
 
-parlerò con lui- aggiunse –tenterò di convincerlo a porre rimedio al suo gesto-
 
Se c’è qualcuno che può far ragionare quella testa dura, sei tu- concesse Odino con un sospiro e un accenno di sorriso verso l’amata moglie
 
-amor mio… in questo somiglia tutto a te-
 
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
 
Quando Frigga si materializzò nella dependance poco fuori le mura del castello dove era stato confinato Loki, lo trovò amabilmente seduto su di un triclinio immerso nella lettura di un libro.
Non sembrava minimamente sconvolto per quanto accaduto, ma il gelo nella sua voce quando la salutò tradiva il suo vero umore
 
-che sei venuta a fare madre?- sputò fuori senza guardarla –volevi constatare con i tuoi occhi il saggio operato di tuo marito?- chiese in tono ironico, muovendo una mano intorno al suo viso visibilmente tumefatto in più punti.
 
Frigga sospirò adocchiando il labbro spaccato di suo figlio
 
-lo sai, tuo padre è un uomo focoso, ma- si affrettò ad aggiungere davanti alla saetta che dardeggiò dagli occhi di Loki –avrebbe dovuto pensare per un attimo, prima di agire.-
 
Frigga si avvicinò e si sedette accanto al figlio quando lo vide rilassare le spalle
 
-e forse- continuò cautamente –anche tu avresti potuto pensare un attimo di più- Il ragazzo roteò gli occhi, capendo al volo dove la madre volesse andare a parare –cosa ti è preso Loki?- chiese Frigga assumendo ora un tono di dolce rimprovero –non è da te non calcolare le conseguenze di uno scherzo come quello-
 
Loki fece spallucce, chiudendo il libro ma mantenendo il segno con l’indice. Aveva sempre amato come sua madre sottolineasse qualche suo pregio anche mentre lo rimproverava
 
-non so cosa mi sia preso…- borbottò con un filo di voce –convengo che non sia da me, ma ho perso il controllo-
 
-cosa è successo?- chiese Frigga sinceramente incuriosita
 
Di nuovo Loki sollevò le spalle e si mosse sul triclinio a disagio accavallando le caviglie
 
-Thor e io stavamo in arena e lady Sif è arrivata pretendendo di allenarsi con noi, sai che non si comporta mai come si confà a una lady- aggiunse con un tono forzatamente sdegnato che fece sorridere Frigga –all’inizio è andato tutto bene, lei…- si fermò un istante per cambiare di nuovo posizione –si insomma, lei non è male a combattere per essere femmina, ma poi…- aggiunse –mentre io e lei riprendevamo fiato Thor continuava a correre e saltare come fa sempre, come se ci fossero delle api rubinie di Amarad a inseguirlo e lei- si infervorava man mano che parlava –continuava a toccarsi i capelli, a pettinarli con le dita, in una maniera insopportabile, da smorfiosa e… e… a guardare Thor- la voce si era alzata un po’ –a dire quanto fosse forte e instancabile, un vero guerriero, e di come lei fosse fiera di assomigliargli perché i loro capelli erano uguali, color oro come il grano, capisci!?- chiese senza aspettare risposta
–continuava a parlarmi dei suoi capelli e di quelli di Thor, ancora e ancora era insopportabile! Sono un uomo paziente ma la sua voce stridula nelle orecchie che farneticava di capelli mi stava uccidendo!-
 
Frigga aveva preso a sorridere dolcemente mentre il suo figlio prediletto parlava a macchinetta come forse non aveva mai fatto. Cominciava a capire, oh se cominciava a capire.
Fermò il suo farneticare poggiandogli una mano sulla guancia offesa
 
-comprendo figlio- disse piano –credimi. Ma credo si arrivato il tempo di perdonare la sua sfacciataggine nell’averti fatto ingelosire così tanto, non credi?- scherzò la donna con un sorriso ironico.
 
Loki arrossì violentemente balzando in piedi
 
-macché gelosia!! Madre non hai capito nulla!!- esclamò
 
Frigga ridacchiò coprendosi la bocca con la manica della lunga veste
 
-probabilmente è come dici figlio, sono troppo vecchia per queste cose-
 
-io non intendevo offenderti- si affrettò a borbottare il ragazzo, scostandosi i lunghi capelli neri dalla fronte, dove erano andati a sbattere nel fervore di prima
 
-lo so caro, per questo confido che, per quanto tu non mi ritenga ferrata in materia di innamoramenti, accetterai il mio consiglio in merito a trattare con le signore-
 
-pongo sempre la massima attenzione alle lezioni di galateo, a differenza di Thor, che pare non averci mai messo piede- protestò in maniera pacata. Aveva recuperato la sua naturale calma –ma lady Sif non è una signora- aggiunse –somiglia di più a una grossolana imitazione di lupa selvaggia, magari-
 
-oh sì che lo è invece- lo interruppe sua madre –e credimi, non esiste niente di più sconfinato del livore di una donna offesa figlio- aggiunse con tono malizioso.
 
Questa volta il volto del giovane apparve un filino preoccupato, cosa che fece sorridere Frigga
 
-suggerisco di comportarti da galantuomo e restituire a lady Sif quello che lei hai preso- concluse alzandosi in piedi, come a stabilire che la conversazione era terminata. Loki non rispose, mai lei sapeva che avrebbe obbedito.
 
-credi…- la sua voce la fermò quando ormai aveva raggiunto la porta
–credi che… mi perdonerà se lo farò?-
 
Frigga sorrise del rossore che di nuovo coloriva le guance normalmente esangui del figlio
 
-se farai un buon lavoro…- buttò lì.
 
 
IL GIORNO DOPO
 
Il generale Bergqvist sollevò gli occhi al cielo quando, per la quinta volta di quello che si stava rivelando il corridoio più lungo della sua vita, la sua cocciutissima figlia puntava i piedi a terra per smettere di avanzare
 
-Sif…- ringhiò quasi
 
-proprio non riesco a comprendere il motivo per cui devo ringraziarlo padre- insistette come le 15 volte precedenti, da quando le aveva comunicato che sarebbero andati alla dependance di modo che potesse ringraziare Loki per averle restituito i capelli
 
-figlia- esordì l’irsuto uomo con le mani puntate sui fianchi come una massaia- convengo con te che Loki sia un maledetto stronzetto- Sif si frenò dallo spalancare la bocca, suo padre non aveva mai utilizzato un simile linguaggio in sua presenza –ma quel maledetto stronzetto è il figlio del nostro Re- aggiunse –e io non ho nessuna intenzione di compromettere i buoni rapporti tra le nostre casate per la vostra cocciutaggine, se lui non ha avuto il buonsenso di non iniziare questa faida, beh ti assicuro che tu ne avrai a sufficienza da farla finire, te lo garantisco!- abbaiò.
 
Sif ingoiò a vuoto. Comprendeva la situazione già di suo, e le parole più che chiare che suo padre aveva usato rendevano ancor più palese la cosa. La ragazzina drizzò la schiena e dispose il suo miglior sguardo fiero
 
-ebbene-
 
Il generale grugnì e la afferrò di nuovo per il polso tornando a strattonarla prima che cambiasse idea.
Davanti alla porta il generale bussò ed entrò scortato dalla ragazza. Loki, che era di spalle, si voltò nel sentirli entrare.
 
-grazie per averci ricevuti così all’improvviso, Loki- iniziò l’uomo nel tono più ossequioso di cui fu capace
 
-generale Bergqvist- lo salutò il ragazzo con un leggero inchino che non raggiunse le spalle –mi permetta di iniziare rinnovandole le mie scuse per il mio irragionevole comportamento- snocciolò con un sorriso affettato
–confido che la mia giovane età possa convincerla del fatto che non sono un folle, ma solo uno sciocco che deve ancora crescere-
 
Il generale si impettì leggermente, contento delle parole del ragazzo
 
-naturalmente- bofonchiò prima di lanciare uno sguardo in tralice alla figlia, intimandole con il solo potere delle sue pupille di farsi avanti.
 
Sif strinse i denti dietro le labbra, davanti al sorrisino da schiaffi compiaciuto sul viso di Loki, e non si mosse. Il generale la afferrò di peso per una spalla e la sospinse in avanti
 
-anche mia figlia Sif desidera dirti qualcosa- ringhiò
 
La ragazza roteò gli occhi e con aria disgustata si produsse in un inchino da cerimonia, afferrando controvoglia i lembi dell’abito lungo che l’avevano costretta ad indossare
 
-Loki, mio signore- sputò
 
Anche il ragazzo si era irrigidito di tanta ostilità, aveva segretamente sperato che lei ci avesse già messo una pietra sopra
 
-lady Sif- la salutò con un forzatissimo inchino.
 
La ragazza gettò un’occhiata ai lividi che ancora adornavano il viso del giovane
 
-beh, il blu ti dona- commentò un istante prima di trattenere a stento un’esclamazione di dolore per il pizzico che suo padre le aveva assestato sul braccio –voglio dire- si corresse –grazie per avermi restituito il simbolo della mia femminilità con così attenta cura-
 
Aveva ripetuto a memoria la frase che sua madre le aveva insegnato, ma lo aveva fatto con un tono talmente schifato da infastidire Loki, anziché gratificarlo
 
-sono qui per servirti lady Sif, scusami ancora per averti creato disagio- ringhiò quasi, senza nemmeno guardarla.
 
Nonostante tutto il generale Bergqvist grugnì d’approvazione
 
-bene, confido che ora non ci saranno più tensioni. Sif, io vado ad omaggiare il re, quando sei pronta raggiungimi- sentenziò uscendo.
 
Tra i due giovani calò un imbarazzante silenzio per un attimo. Loki notò che Sif aveva ricominciato a pettinarsi con le dita le estremità dei capelli, quei capelli nuovi che lui le aveva donato, che erano lucidi, morbidi e leggermente ondulati come quelli di prima; avevano una sola differenza: non erano biondi come il grano, ma neri come la notte più scura. Incorniciati da quel nero quasi blu gli occhi azzurri di Sif sembravano brillare come zaffiri.
 
-beh- fu lei a rompere il silenzio –io vado-
 
-si… ci si vede in giro Sif- concordò lui voltandole le spalle. Avevano entrambe abbandonato le formalità.
 
Sif fece per andarsene, ma una domanda la bloccò con la mano sulla maniglia. Si morse il labbro vinta dalla curiosità
 
-Loki…- lo chiamò girandosi. Lui le offrì solo il profilo del suo viso da dietro la spalla, come risposta –volevo chiederti… perché neri?- e aggiunse          -perché proprio uguali ai tuoi?-
 
Questa seconda domanda fece rimbalzare il cuore nel petto di Loki più di quanto avesse immaginato possibile, si passò una mano sulla nuca in imbarazzo
 
-beh perché..- iniziò schiarendosi subito dopo la voce, che gli era diventata roca –perché così…sei molto più bella… secondo me- spiegò a voce bassa. Quasi un sussurro.
 
Sif avvampò all’istante, non tanto per le sue parole, ma per l’inedito rossore sul viso corrucciato di lui, che le fecero capire che non la stava prendendo in giro. Presa alla sprovvista scappò via di corsa.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** cap 6 ***


CAP 6 – UN ANNO DOPO
 
Frigga fu svegliata da un leggero brivido che fece correre la sua mano alla ricerca delle lenzuola. Si voltò supina, progettando di rannicchiarsi accanto a suo marito in cerca di un po’ di calore e si stupì di trovarlo sveglio, con lo sguardo dell’unico occhio azzurro apparentemente rivolto al soffitto, ma in realtà assai più distante.
Con un sorriso scivolò in un fruscio della sua veste di seta al suo fianco, fece leva su un gomito per protendersi e poggiare le labbra sulla sua ruvida guancia, per un lungo momento. Odino sussultò appena dalla sorpresa
 
-mia cara- sorrise –sei sveglia-
 
-potrei dire lo stesso di te, marito mio- replicò lei con un luccichio furbo negli occhi, prima di coricarsi con la testa sulla sua spalla –cosa impedisce al re di Asgard di riposare?- gli chiese.
 
L’uomo trattenne un piccolo sbuffo
 
-i figli! Cos’altro?- esclamò stizzito –i miei antenati mi sono testimoni, quei due mi causeranno una morte prematura!-
 
La moglie trattenne una risatina
 
-non è forse questo il mestiere dei figli?- scherzò. Ma lui non sembrava in vena di ridere
 
-Thor ha soltanto 15 anni, eppure la sua sete di battaglia è inesauribile! È attaccabrighe e borioso- spiegò –mi domando ogni giorno come sia possibile che manchi totalmente di autocontrollo, passa dell’euforia alla collera nel giro di un’ora!-
 
Frigga si contorse nel suo abbraccio, che nel frattempo l’aveva avvolta. Odino non esagerava, era proprio così il suo figlio minore, ma d’altronde somigliava al padre
 
-se ricordo bene i racconti di tua madre, eri mosso dalla stessa furia da ragazzo- commentò
 
-Loki, dal canto suo, ha indubbiamente più sale in zucca- cambiò argomento l’uomo facendola sorridere di nuovo –ma il suo animo non è limpido, si percepisce a pelle, non dice mai quello che pensa davvero. C’è qualcosa di perfido nel suo intimo, io lo so-
 
-come sempre sei troppo severo nel giudicarlo-
 
Ora la voce di Frigga si era fatta fredda, anche se il tono si manteneva calmo e rispettoso
 
-lo sai come lo chiamano nel regno?- la incalzò Odino –il dio degli inganni-
 
Frigga si sollevò dalla sua spalla
 
-fanno riferimento all’inganno dell’occhio, alle illusioni di cui è capace- replicò, ma lui non demorse
 
-e che mi dici dell’altro suo nome allora..- il suo tono si era fatto più calmo, ma anche gelido –dio delle malefatte-
 
Frigga non rispose stavolta. Quel ragazzo ne faceva una al giorno ormai, non dalle gravi implicazioni come era stato l’affronto a lady Sif, ma sembrava godesse nel ordire piani in cui non era mai previsto dire la verità, né comportarsi lealmente. Odino sospirò davanti al suo prolungato silenzio, testimoniando come avesse compreso il significato di quel silenzio: nonostante la sua ostinazione Frigga condivideva le sue preoccupazioni.
 
-che ne sarà dei nove regni dopo di me, se non si decidono a crescere?- chiese Odino al buio della stanza.
 
A questa frase la donna tornò a sorridere dolcemente
 
-mio caro, pare tu non possa permetterti il lusso di una prematura dipartita- gli disse baciandolo di nuovo.
 
Stavolta anche Odino si concesse di sorriderle
 
-con te al mio fianco, mia colonna, posso riuscirci- sussurrò, prima di poggiarle una mano accanto al viso per baciarla sulla bocca.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** cap 7 ***


CAP 7 – INNUMEREVOLI ANNI DOPO
 
La lunga vita che caratterizza gli abitanti di Asgard aveva portato lentamente consiglio ai due selvaggi principi. Mentre nell’aspetto essi sembrassero ancora due ragazzi, le loro spalle si erano forgiate con il fuoco e il fumo delle numerose battaglie che erano stati portati a combattere negli anni, fianco a fianco insieme ai fidati membri della squadra di guerrieri d’élite che Thor aveva radunato: lady Sif, naturalmente, la più talentuosa e temibile tra le amazzoni, Volstagg, Hogun, Fandral e Loki.
Loki ne faceva parte per preciso volere di Thor. Nonostante i suoi compagni uomini non lo ritenessero né idoneo alla guerra né tantomeno degno di fiducia, lui aveva insistito per averlo al suo fianco. Thor si riteneva superiore a lui e non mancava di farglielo notare, eppure al contempo non celava l’affetto prorompente che provava nei suoi confronti, né l’incrollabile fiducia che nutriva in lui.
Thor era ancora borioso, eccessivamente pieno di sé e sicuro dei suoi mezzi, ma il tempo era riuscito ad inculcargli in testa quel tanto di etichetta che bastava da convincere Odino che si stesse trasformando nel degno erede al trono.
Loki invece era cambiato molto rispetto all’adolescenza. Le sue ambizioni sul trono erano cresciute in maniera spasmodica di pari passo con la sua età, così come il suo cinismo. Nonostante ciò aveva gradualmente celato sempre di più dentro di sé questi sentimenti, e aveva assunto davanti a Thor e a Odino un calcolato e misurato atteggiamento remissivo. Mentre il suo disprezzo per il re non aveva fatto che alimentarsi, sostituendosi totalmente al desiderio di entrare nelle sue grazie, egli, con suo disappunto, non era riuscito a fare altrettanto con i suoi sentimenti nei confronti del fratello. Anche se il suo carattere lo infastidiva, e di base lo ritenesse uno sciocco, quell’affetto infantile era rimasto attaccato al suo cuore peggio della gramigna.
 
Quel giorno Hogun, Fandral e Volstagg combattevano come furie nella desolata steppa di Múspellsheimr. Il lontano e primitivo regno del fuoco aveva scatenato una rivolta che Odino non aveva potuto evitare di reprimere, per la sicurezza dei villaggi di semplici contadini che in maggior parte lo popolavano. La squadra dei guerrieri d’élite, capitanata da Thor, era stata inviata lì proprio per quello.
Loki si guardò attorno da dietro lo sperone di roccia dietro cui si riparava mentre scatenava le sue illusioni per confondere l’avversario.
Ma dove era finito quell’imbecille??? Quanto ancora intendeva far massacrare loro per amore della sua entrata in scena teatrale?
In quel momento notò lady Sif a pochi passi da lui. Una leonessa splendida e letale sul campo di battaglia. Faceva roteare la spada con maestria abbattendo un avversario dietro l’altro.
Fu mentre lei si apprestava a scontrarsi contro uno particolarmente grosso che Loki notò l’arciere che incoccava alle sue spalle.
Non ragionò nemmeno sulla perdita delle sua posizione vantaggio.
 
Sif assestò un fendente all’avversario e poi si voltò di scatto, al rumore della freccia che veniva deviata pochi centimetri prima del suo orecchio. Vide Loki affondare nella schiena dell’arciere un pugnale identico a quello che giaceva accanto alla freccia.
Lui le scoccò un breve sguardo ammiccante prima di estrarre il coltello dalla sua vittima e gettarsi nella mischia, per uno dei suoi rarissimi scontri corpo a corpo.
Sif si guardò attorno mentre tentava di regolarizzare l’affanno del suo respiro. Nessuno a parte lei aveva notato che Loki le aveva salvato la vita.
 
 
 
 
QUELLA SERA
 
Il castello di Asgard era un tripudio di canti e urla di festa, schiocco di bicchieri e risate.
Tutta la corte celebrava l’ultima grande vittoria riportata da Thor e i suoi seguaci nel lontano regno di Múspellsheimr.
Loki se ne stava in disparte, spalla poggiata a una delle immani colonne rosse della coorte del salone delle feste. Osservava con un mezzo sorriso quasi malinconico il suo giovane fratello ridere sguaiatamente e rompere bicchieri di birra a terra tra gli applausi dei presenti, mentre un cantore narrava di come un sol colpo del sacro Mijolnir aveva battuto il campione dei rivali, mettendo immediatamente fine alla rivolta.
Gli altri membri della squadra, ormai quasi totalmente ubriachi, alternavano tra loro grosse pacche sulle spalle a volgari insulti goliardici
 
-inutile che vi faccio di nuovo l’imitazione di Fandral miei cari, che più che combattere sembra sia sulla scena madre di un balletto!- gridò Volstagg
 
-io sarò anche un ballerino caro amico, eppure com’è che ti ritrovo sempre a riparare il tuo grosso culo alle mie spalle??- replico Fandral facendo scoppiare tutti in sguaiate risate.
Sif rise e si portò il boccale alle labbra, era forse l’unica ancora sobria. Fu in quel momento che Thor, seduto accanto a lei, intervenne nello scambio
 
-ah tacete sciocchi!- tuonò ridendo –non siete uomini la metà della nostra lady Sif- aggiunse assestandole una pacca sulla schiena così forte da farle quasi incastrare la bocca nel boccale di birra –qui è l’unica che non ha mai bisogno di nessuno che pari il culo!-
 
Tutti esplosero in urla festanti. Solo Sif dardeggiò lo sguardo al punto in cui sapeva che Loki li stava guardando. Loki le lanciò a sua volta un’ammiccata, facendo scattare le sopracciglia verso l’alto ma senza dire una parola.
 
-hei!- gridò Volstagg a quel punto –io propongo un brindisi anche al nostro dio degli inganni- sbrodolò con finto tono ossequioso alzando il boccale verso di lui –che oggi ha deciso di onorarci della sua presenza sul campo di battaglia- biascicò barcollando appena –complimenti… Loki- recitò in finto tono solenne –continua così e un giorno anche a te scenderanno i coglioni, ti crescerà la barba e comincerai a somigliare a un vero uomo!- concluse scoppiano a ridere, seguito da tutti gli altri. Thor sbatteva la mano sul tavolo così forte da farlo tremare. Loki rivolse a Volstagg un sorriso sardonico sollevando appena il calice del suo primo bicchiere ancora pieno, mentre Sif, l’unica a non ridere, gli scoccava uno sguardo a disagio.
 
La tavolata principale tornò ad ignorarlo, e lui si girò di spalle rivolgendosi al buio dei portici, trovandosi davanti suo padre Odino.
L’uomo gli sorrise per un attimo, evidenziando tutti i solchi che ormai segnavano il suo viso, e lui gli rivolse un debole cenno di saluto con il bicchiere.
 
-è l’alcool a parlare per loro ragazzo- esordì il vecchio –non dar peso alle parole di Volstagg-
 
-sei gentile a preoccuparti per me padre, ma niente potrebbe aver meno peso delle parole di Volstagg per me- rispose lui sardonico. L’uomo trattenne un sogghigno divertito e gli si affiancò
 
-perché non festeggi anche tu con gli altri?- gli chiese. Lo infastidiva non vederlo mai fare niente di ciò che lui considerava normale
 
-ubriacarmi, vomitare e palpare le cameriere non combacia con la mia idea di festeggiamento- rispose lui freddamente ma mantenendo ossequio nella voce, poggiando tuttavia anche l’unico bicchiere che aveva in mano. Odino sospirò
 
-sai, mio padre diceva che chi non beve ha qualcosa da nascondere- tentò
 
-presumo sia prerogativa delle forme di vita intelligenti non dire proprio tutto quello che gli passa per la testa- ribattè Loki, che ora iniziava a infastidirsi.
 
Odino assunse un atteggiamento più freddo, come tutte le volte che discuteva con quel suo figlio a lui incomprensibile, tuttavia tentò di mantenere un tono gentile, data la natura di quello che voleva dirgli
 
-Loki, sai bene quanto apprezzi la tua intelligenza- iniziò –è una dote fondamentale per chi è chiamato al compito di assistere il re di Asgard-
 
Assistere già. Negli anni ormai Loki aveva digerito la cosa. Sapeva che Thor, seppur più giovane, gli era stato preferito come erede al trono. In realtà si era reso conto di aver sempre sospettato che questa cosa sarebbe accaduta. Forse l’unica cosa che ancora lo infastidiva era la tracotanza con cui Thor si comportava in merito, cioè come se fosse un suo diritto ancestrale e inalienabile, e lui non avesse neanche mai potuto sperare di competere a questo titolo
 
-ma ricordati Loki- il tono ora severo di Odino lo strappò in maniera irritante ai suoi pensieri, detestava quando gli parlava così –l’intelligenza da sola non basta, ti occorrerà anche l’elasticità e l’umiltà. Tuo fratello è un uomo forte e valoroso- aggiunse Odino scoccando un’occhiata al suo giovane orgoglio –ma è indubbio che avrà bisogno del tuo raziocinio per elaborare delle strategie di battaglia-  Loki lo interruppe con uno sbuffo di risata irritata, quel discorso gli aveva fatto perdere la calma
 
-mio fratello non riconoscerebbe una strategia neanche se ci cascasse sopra, figuriamoci elaborarne una!- esclamò tagliente voltando le spalle al padre degli dei.
 
Odino sentì esplodere la rabbia e lo afferrò per un braccio voltandolo verso di sé con forza
 
-non osare parlare così del tuo re!- gli sibilò feroce. Ma lui si divincolò con altrettanta violenza e gli soffiò a un centimetro dal viso
 
-egli non è ancora il mio re-
 
Poi si allontanò di un passo e se ne andò dopo avergli rivolto uno sguardo rabbioso.
 
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
 
-te ne vai di già?- la voce cristallina di Sif riecheggiò nel corridoio deserto in cui lo aveva seguito, fermando il suo incedere. Loki si volse a mostrarle solo il profilo del viso, non voleva scorgesse la sua rabbia
 
-il livello della conversazione si era fatto troppo elevato e stavo iniziando a sentirmi a disagio- ringhiò, riuscendo comunque a strapparle un sorriso per la battuta al vetriolo
 
-non prendertela per quello che hanno detto, sono dei bambini troppo cresciuti- gli disse con tono ineditamente dolce.
 
Loki si voltò di scatto, esibendo il suo miglior sorrisetto da schiaffi per nascondere la sorpresa, quando se la ritrovò a un solo passo. Quando era successo che si era avvicinata così tanto???
 
-meno male che ci sei tu Sif! Stavo giusto per mettermi a piangere per le loro parole!- esclamò in tono di scherno. Ma lei non diede adito di essersela presa, abituata ormai al suo carattere spigoloso
 
-lo sai cosa volevo dire- replicò mantenendo la dolcezza della voce, cosa che fece passare anche a lui la voglia di scherzare
 
-si lo so… cosa volevi dire- disse piano, facendo sparire ogni traccia di strafottenza dal suo viso.
 
Sif gli sorrise provocandogli, con suo disappunto, una stretta allo stomaco
 
-perché non hai risposto, comunque?- gli chiese poggiando la schiena alla parete e incrociando le braccia –potevi rimbalzare la palla su di me, raccontando di come mi hai salvata da quella freccia- aggiunse.
 
L’espressione di Loki si fece seria mentre constatava con stupore, ora che le stava così vicino, di quanto la sovrastasse in altezza. Sul campo di battaglia il suo furore non faceva percepire quanto in realtà fosse minuta.
Gli piaceva sotto ogni punto di vista, nonostante la strenua resistenza che aveva posto verso tali sentimenti… gli piaceva da sempre.
 
-beh… so che non ami che vengano sbandierate le tue debolezze- disse con semplicità –ho le spalle abbastanza larghe da sopportare qualche presa per i fondelli per te… stai tranquilla-
 
Sif si sentì avvampare in faccia, non tanto per le sue parole, ma per il sorriso appena accennato con cui le aveva dette, che ne testimoniava la sincerità.
Era davvero Loki, il dio delle malefatte che le aveva detto quelle cose? Niente prese in giro? Frecciatine? Scherzi?
 
Non era facile essere una donna in un mondo di uomini come quello delle forze d’élite. Sif aveva sempre la sensazione di dover dimostrare più degli altri, di doversi impegnare il doppio per essere considerata la metà. Possibile che Loki si fosse accorto di questo?
Il rapporto tra loro si era evoluto in maniera strana da quando avevano avuto quello screzio da ragazzini: lui amava punzecchiarla nelle maniere più disparate e lei si era spesso ritrovata a minacciarlo più o meno sinceramente di morte, ma di base si era affezionata a lui.
Si era unita alle truppe d’élite ancora mossa dalla sua infatuazione giovanile per Thor, ma ora quel sentimento era scemato, col sopraggiungere della consapevolezza che lui, per quanto le dimostrasse affetto, la considerava e la trattava come un compagno d’armi e nulla più. Loki invece, con i suoi dispetti e i suoi sorrisetti bastardi, seppur riconoscesse la sua abilità in battaglia, l’aveva sempre trattata da donna, guardata come una donna. Sotto il suo sguardo lei stessa si riscopriva più donna di quanto volesse sembrare.
Loki ghignò beandosi del rossore del suo viso, in contrasto con il nero lucente dei capelli che lui le aveva donato
 
-dovresti tornare di sotto- le disse con un tono completamente diverso da poco prima, quasi di scherno –Thor si starà domandando che fine abbia fatto il suo coppiere preferito, se ancora non è svenuto sotto il tavolo-
 
Il voltò di Sif si indurì, arrabbiata che lui avesse spezzato quel momento, e forse ancor più stizzita con sé stessa di questo suo rammarico. Lo congedò con un pugno ben assestato su un braccio e si voltò
 
-scema io a preoccuparmi per te!- esclamò marciando via.
 
Loki attese di vederla svoltare l’angolo per massaggiarsi il braccio, poi sorrise. Amava vedere il suo viso arrabbiato, ancor di più di quanto amava vederla sorridere.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** cap 8 ***


CAP 8 – 6 MESI DOPO
 
Ennesima battaglia, ennesima vittoria. Loki cominciava a pensare che non esistesse avversario in grado di impensierire Thor, almeno fino a quando avessero continuato a sfidarlo apertamente.
L’ennesima vittoria portava all’ennesima festa.
I giorni scorrevano tutti uguali.
Il giovane si trovava spesso a domandarsi se la sua vita sarebbe stata per sempre così, una battaglia e un banchetto dopo l’altro, vissuta eternamente nell’immotivato astio di suo padre e nell’immensa ombra scusa del suo invincibile fratello.
 
La sala del trono era gremita anche quel giorno. Il banchetto si sarebbe svolto di lì a poco.
Loki entrò alle spalle di Thor accanto a Sif e gli altri. Si domandava se avrebbe assistito per sempre allo spettacolo del mantello rosso di suo fratello davanti a lui, sempre davanti.
Percorsero la navata principale, sua madre gli rivolse un radioso sorriso che lui ricambiò in maniera discreta ma chiara. Era l’unica in grado di scaldare il gelo che sentiva tutte le volte che vedeva suo padre, e percepiva che non lo stava neanche guardando.
Odino si alzò in piedi mentre Thor si inginocchiava baldanzoso, seguito dagli altri. Loki si chiese come riuscisse a sembrare così strafottente anche mentre stava in ginocchio. Thor fece l’occhiolino a suo padre e Loki roteò gli occhi al cielo esasperato.
 
-signori!- esordì il re, raggiante in volto. Tutti tacquero qualsiasi sussurro all’istante –non era facile stavolta, la minaccia veniva direttamente dalle viscere della terra!- celebrò
 
Loki ne convenne dentro di lui. Se non avesse preso le sembianze del principe del sottosuolo, imitandone alla perfezione parlata e movenze, non sarebbero mai riusciti a penetrare nella fortezza di fuoco, sgominare le guardie e recuperare il talismano che permetteva di controllare gli smottamenti del terreno. Erano mesi che il re di sotto li teneva in scacco con quel manufatto terroristico.
 
-ma fortunatamente ancora una volta la minaccia è stata allontanata!- continuava Odino –celebrate, signori, mio figlio! Thor, dio del tuono e del fulmine, che ha sconfitto l’esercito nemico e ha riportato con sé questa preziosa reliquia!- esclamò.
 
Uno scroscio festante esplose nel salone mentre Thor si alzava in piedi ad accogliere quel riconoscimento.
 
-ora è il momento- concluse Odino –di mettere da parte le parole e lasciar esprimere i bicchieri, miei diletti, festeggiamo adeguatamente!-
 
L’ultima parola dello stesso Odino venne inghiottita dal boato delle trombe a festa e dallo scalpiccio di tutti i piedi che iniziavano a disporsi per la festa.
Solo due paia di occhi identicamente sbigottiti guardavano il re: Loki e Frigga. Possibile che non avesse nemmeno nominato il suo importante ruolo nella riuscita della missione? Senza contare che lo stesso piano era stato interamente elaborato da lui!
 
-mio re…- tentò la donna avvicinandosi allo sposo nel trambusto generale –non ti sembra che l’ego di nostro figlio sia abbastanza grande senza che tu lasci intendere all’intera corte che la vittoria sia stata tutto merito suo?- disse in tono di rimprovero
 
-suvvia Frigga. So dove vuoi arrivare- rispose Odino sospirando -l’essenziale è che il popolo si senta protetto da un eroe, non è necessario conosca nel dettaglio gli avvenimenti. Loki è un uomo fatto e finito, non ha certo bisogno di nutrirsi di elogi come un fanciullo-
 
Frigga si morse il labbro, cercando di riportare alla memoria se almeno quando era fanciullo Odino gli avesse riservato qualche elogio. Poi rivolse un’occhiata apprensiva al figlio, che aveva appena lasciato la sala con uno sguardo carico di odio.
 
 
TERRAZZA
 
Loki era immerso nei suoi pensieri, che oscillavano tra il tentativo di fregarsene e il progettare piani di morte molto dolorosi ai danni di suo padre. Per questo sussultò quando una mano poderosa sulla spalla lo fece voltare di scatto
 
-fratello- lo apostrofò Thor corrucciando il viso preoccupato, alla vista della sua espressione –va tutto bene? Sei scappato via-
 
Loki si rassettò la veste a disagio. Se persino Thor, che come sensibilità rasentava una pietra, si era accorto del suo umore, doveva star decisamente dando troppo spettacolo di sé stesso
 
-l’odore di maschio sudato cominciava a darmi allo stomaco- borbottò tra sé e sé. Thor sorrise e gli poggiò una mano dietro al collo in una grossolana carezza
 
-sei stato fondamentale nella missione di oggi fratello, senza di te non saremo mai penetrati lì sotto-
 
Loki gli rivolse uno sguardo stranito. Aveva colto in nocciolo della questione persino Thor, che aveva l’acume di un lavandino, e non suo padre? Non sapeva se essere ammirato dai progressi del fratello o ancor più arrabbiato.
Sganciò un mezzo sorriso nel dubbio.
 
-nostro padre è vecchio, e ormai non più lucido come un tempo- continuò il biondo –ma presto- aggiunse sfoderando ora un sorriso da canaglia –prenderò il suo posto, e dovrai rispondere solo a me fratellino- esclamò assestandogli una pacca sul collo, prima di lasciarlo andare e voltarsi per tornare al banchetto. Loki si rassettò velocemente i capelli scompigliati, con stizza, poi rivolse uno sguardo intenso alla schiena di suo fratello. Era chiaro che le sue volessero essere delle parole di conforto, e per il tentativo gli era grato, eppure al contempo la prospettiva così candidamente palesata di passare l’eternità alle dipendenze di Thor gli procurava un senso di angoscia tale da fargli dolere lo stomaco.
Si sentiva in trappola.
Si rese conto, suo malgrado, che amava Thor… ma allo stesso tempo lo detestava.
 
 
AL BANCHETTO
 
Nel vederlo rientrare sua madre Frigga lo aveva accolto con un sorriso di sollievo e un abbraccio, che lui aveva ricambiato con meno calore di quanto aveva sperato.
La festa per la vittoria era proceduta come da copione: birra a fiumi, risate, aneddoti improbabili suo dieci nemici sgominati con un sol colpo e sonore pacche sulla schiena.
Loki aveva come al solito osservato tutto da una posizione defilata. Come al solito non aveva perso di vista Sif neanche per un secondo.
Fu per questo che notò subito quando Thor le si accostò per parlarle all’orecchio, e notò anche l’ espressione oltraggiata che gli rivolse lei dopo quelle poche parole.
 
Sif si stava abbastanza godendo la serata, tra una pinta e una barzelletta atroce di Hogun.
Fu Thor a spegnere il suo entusiasmo a un certo punto, avvicinandosi a lei barcollando appena, e stringendo la mano di una giovane ancella, dai capelli color della luna, decisamente alticcia
 
-hei Sif- esclamò l’uomo chinandosi su di lei per poggiarle la mano sulla spalle e parlarle in un orecchio –pensa te a tener banco ora- le disse biascicando leggermente –io ho da fare, mi capisci no? Un uomo non può vivere di sola guerra- aggiunse tirando la mano della ragazzetta come per mostrarla a Sif. Quella scoppiò a ridere in modo irritante, schermendo un finto imbarazzo. Come se non bastasse Thor le avvolse un braccio intorno poggiandole una mano su didietro, e prima di defilarsi ammiccò alla giovane amazzone, come ad intendere che aveva fatto una bella presa.
 
Sif boccheggiò di disgusto e rimase immobile per un attimo, come a sincerarsi che era appena successo davvero quello che aveva visto. Poi si guardò attorno percependo repulsione per tutto ciò che accadeva in quella stanza e, come in preda ad un attacco d’ansia, si alzò in fretta e lasciò la sala.
 
Perché Thor aveva dovuto metterla a parte di una cosa così!? Pensava mentre faceva risuonare i tacchi dei suoi stivali a passo di carica nei corridoi. Detestava la sua indifferenza nel trattarla senza un briciolo del riguardo che si dovrebbe avere per una donna, ancora di più detestava quanto tutto questo fosse in grado ancora di sconvolgerla.
Non era più innamorata di Thor, ma sarebbe morta per lui, e apprendere di nuovo come lui non la considerasse degna neanche del più semplice rispetto le faceva male.
 
Persa in questi rabbiosi pensieri la mano che le afferrò il polso, bloccando il suo marciare, la colse del tutto alla sprovvista, e sussultò quando si trovò davanti gli occhi neri pece di Loki
 
-cosa è successo?- le chiese con urgenza mentre lei si strofinava una mano sul viso, per tentare di cancellare le tracce del suo dolore.
Non ebbe la forza per rispondere. Ma tanto Loki lo sapeva già cosa c’era. A lui era impossibile nascondere qualcosa.
Loki la lasciò andare, furioso di qualsiasi cosa la riducesse in quello stato, ancor più se quel qualcosa era suo fratello
 
-la verità è che io non dovrei prendermela, non sono più una bambina- gli stava dicendo lei con poca voce
 
-sai qual è la verità?- la interruppe lui bruscamente –la verità è che mio fratello è un completo idiota- Sif lo fissò sorpresa, Loki non aveva mai esposto un giudizio negativo su Thor ad alta voce –è solo un idiota che non riesce a vedere tutte le cose che ha senza fare il benché minimo sforzo- continuò lui infervorandosi –l’amore di nostro padre, il trono di Asgard…. Te…- aggiunse facendola arrossire di imbarazzo –lui non riesce a vedere che donna straordinaria sei- calcò volutamente sulla parola donna e lei voltò il viso di lato per non mostrargli che aveva centrato il nocciolo della questione.
 
Loki la guardò per un attimo, stufo di continuare a tacere. Così, con delicatezza, prese tra due dita una delle lunghe ciocche di capelli neri che le incorniciavano il viso. Il tocco la spinse a guardarlo di nuovo
 
-invece- disse a bassa voce accarezzando la ciocca tra le dita –io ti vedo, Sif-
 
La ragazza trasalì spalancando gli occhi, al realizzare quanto quelle poche parole celassero dietro. Sulle prime ebbe paura della potenza dei sentimenti che quella rivelazione le aveva suscitato, e d’istinto si sottrasse al suo tocco e scappò via.
 
Loki non ebbe modo di trarre alcuna conclusione dal suo comportamento, perché dopo pochi passi la vide tornare indietro e praticamente volargli tra le braccia e coinvolgerlo in un bacio capace di togliergli il respiro. Sorresse il suo peso per qualche istante mentre la baciava e poi si voltò per farle poggiare la schiena alla parete, per poter approfondire il bacio e lasciare che le mani esplorassero il suo corpo con tutta l’urgenza che l’attesa di quel momento aveva maturato.
Nessuno ebbe più traccia di loro quella notte.
 
Ciò che era iniziato con quel bacio si trasformò con naturalezza in una relazione. Non una relazione ufficiale, nessuno dei due era tipo da sbandierare i propri sentimenti in pubblico, ma qualcosa di intenso e sentito in ogni caso. Anzi quella clandestinità aggiungeva un pizzico di eccitante in più che non dispiaceva ad entrambi.
In privato i due cercavano di passare insieme più tempo possibile, mentre in pubblico si divertivano a lanciarsi sguardi provocatori quando nessuno li vedeva, spesso da una parte all’altra della sala. Loki adorava il modo in cui lei gli sorrideva da lontano, viveva per quei momenti in cui riuscivano ad appartarsi per fare l’amore. Sif da canto suo, sebbene all’inizio aveva pensato di essergli saltata addosso solo per ripicca verso Thor, si era man mano accorta di quanto ciò che provava per lui fosse autentico. Tra loro non c’erano parole sdolcinate, ma lei ne era contenta, e quando lui la faceva accomodare contro la sua spalla, in un angolo appartato del giardino, e le leggeva qualcosa, qualsiasi cosa, la sua voce che si dedicava a lei le sembrava quanto di più romantico potesse desiderare.
Per Loki il periodo passato con Sif fu probabilmente il più felice della sua vita. Quando la guardava, quando le passava le dita sulla pelle, insinuandosi sotto il tessuto sottile delle sue vesti, e la baciava, riusciva a dimenticare il suo livore, persino il trono perdeva importanza davanti alla serenità che gli trasmetteva il suo sorriso.
Non avrebbe mai potuto immaginare che di lì a poco tutto ciò che credeva di sapere gli si sarebbe sgretolato davanti.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** cap 9 ***


CAP 9 – 1 ANNO DOPO
 
Loki si guardò le palme delle mani tremando. Erano blu. La sua pelle era blu! Traslucida e cosparsa di sottilissime vene di una tonalità più scura.
Con riluttanza incrociò lo sguardo con il suo riflesso nella parete lucidata a specchio della galleria della stanza dei trofei. Gli occhi che lo riguardarono sgomenti erano rossi, la sclera nera.
Erano i suoi occhi, i suoi veri occhi.
Tutto quello che al dunque Odino gli aveva confessato era vero: lui era un gigante del ghiaccio. Odino. Non suo padre.
Quell’uomo che l’aveva sempre respinto non era suo padre.
Sentì una rabbia talmente violenta montar su che si spaventò quasi. Non per la bugia, non perché fosse stato adottato e nessuno si fosse preso la briga di dirglielo, ma per le domande che finalmente avevano una risposta, ora che la bugia era stata svelata.
Era il figlio del suo nemico.
Per questo non lo aveva mai amato davvero, per questo lo aveva sempre trattato in maniera diversa da Thor.
Non era suo figlio, per questo non sarebbe mai diventato re, la scelta di Mijolnir non aveva mai cambiato nulla.
Era un gigante del ghiaccio, per questo solo lui non avrebbe mai potuto toccare il Tesseract, o sarebbe diventato troppo potente per essere controllato.
Non poteva neanche dare un nome ai sentimenti che provava tanto erano violenti.
Si voltò verso quell’uomo, quel vecchio, che ora lo guardava impaurito, senza un briciolo dell’arroganza e della sicurezza con cui l’aveva sempre apostrofato
 
-Loki…- tentò lui con un filo di voce
 
-sta zitto- lo gelò, tremando di rabbia –tutti questi anni, l’eternità, a cercare di compiacerti, ma come avrebbe mai potuto essere degno della tua stima un…- si fermò per cercare la parola adatta –cosa sono io per te? Un animale da compagnia? Una reliquia? Adatta a questo luogo forse?- sputò.
 
Odino non si era mai sentito così schiacciato, così debole in tutta la sua vita
 
-no!- tentò di protestare –tu sei mio figlio! Il mio primo figlio! E ti amo come tale…- forse lo pensava davvero per la prima volta, ma la sua epifania venne interrotta dalla forzata e amara risata di Loki
 
-NON RACCONTARMI ALTRE PALLE!!- gli urlò –mi ami? Si come no! Mi ami a tale punto, a tal punto sono tuo figlio, che avresti preferito MORIRE!  Piuttosto che vedere un gigante del ghiaccio sul trono di Asgard!- gridò.
 
Odino reagì come se le parole di Loki l’avessero colpito in pieno petto e dopo un rantolo si accasciò a terra.
Il ragazzo ansimò sorpreso, lo vide tentare di rialzarsi e poi abbandonarsi lì sui gradini dov’era. Istintivamente gli si avvicinò.
Che il vecchio avesse avuto un infarto?
Non lo sapeva, ma sembrava morto.
Loki provò un misto di sensazioni a cui non seppe dare un nome in quel momento, e confuso lo scavalcò e lasciò di fretta la sala dei trofei.
 
Nel panico si guardò intorno nel corridoio, improvvisamente tutto gli sembrava estraneo. Udì delle voci e di scatto si nascose dietro un’armatura che ornava l’anticamera della sala. Una coppia di guardie che, ancora in allarme per l’intrusione di qualche giorno prima pattugliava quella zona, lo superò senza per fortuna entrare nella sala dei trofei.
Loki aveva l’affanno dall’ansia, incrociò di nuovo il suo sguardo nel riflesso dell’armatura dietro cui si riparava, era ancora blu.
Si raddrizzò e chiuse gli occhi, facendo appello ad ogni grammo di concentrazione che riuscì a reperire, per rinnovare l’illusione che l’aveva reso simile a tutti gli altri abitanti di Asgard fino a quel momento.
Ci riuscì.
Ora nel riflesso vedeva di nuovo la pelle diafana e gli occhi scuri che conosceva.
Gli fece male più di tutto realizzare che non poteva essere stato nessun altro se non Frigga a creare per prima quell’illusione così ben fatta.
Anche lei era complice di quelle bugia orrenda?
 
In quel momento così sconvolgente Loki non ebbe la lucidità di capire che la madre l’aveva sempre amato incondizionatamente, era accecato dall’odio.
 
Pensò a Sif, e per un istante fu tentato di rifugiarsi tra le sue braccia sicure. Ma poi gli venne in mente il disprezzo con cui lei aveva guardato quei giganti del ghiaccio che si erano messi contro di loro a Jotunheim, e ancora una volta fu travolto dalla rabbia.
Non avrebbe mai capito, non lo avrebbe mai accettato.
Ripensò a Jotunheim, al ghiaccio che copriva ogni cosa che a lui, ora ci faceva caso, non aveva fatto provare freddo.
Era lì che doveva andare se voleva delle risposte, se voleva la verità.
 
JOTUNHEIM
 
Quel luogo era desolato e buio. Loki si guardò intorno provando ora sensazioni nuove rispetto alla prima volta.
Ora riusciva a vedere il significato profondo di quel paesaggio triste, di quelle strade deserte.
Il mondo da cui proveniva, il popolo da cui proveniva, era stato annientato, non fisicamente, ma moralmente. Privato della fonte del loro potere, privato del loro re (e del loro principe), annichilito di modo che non potesse più osare ribellarsi ad Asgard.
Per questo quei tre giganti si erano imbarcati nella folle impresa di recuperare il Tesseract, perché senza di esso Jotunheim non era più niente.
Ancora come da bambino ciò gli sembrò mostruoso, sbagliato.
Per un atto sconsiderato di un sovrano folle non doveva rimetterci un’intera razza.
Era lo stesso errore che Thor aveva commesso e per il quale era stato punito, ma per la sua follia non era stata affondata l’intera Asgard.
D’altra parte la storia la scrivono i vincitori, e raramente i vincitori sono giusti.
Loki avanzò nella neve perenne ingoiato dal silenzio di quei luoghi, non percepiva freddo, né disagio a stare lì, lui era nato lì, provava solo rabbia, e odio.
Nessuno degli occhi rossi che si posarono su di lui lungo la traversata osò diventare più di una presenza alle spalle.
 
Raggiunse il castello di Laufey, deserto dalla sua morte.
Loki aveva studiato da ragazzo come ai giganti del ghiaccio, dopo di lui, fosse stato proibito di eleggere un nuovo sovrano unico.
Il rumore dei suoi passi riecheggiava all’infinito sul pavimento di pietra e ghiaccio. Era spoglio  di tutto e desolato, ma l’architettura era imponente e raffinata, Loki immaginò che ai suoi antichi fasti doveva essere stato un palazzo di tutto rispetto. Immaginò corti di giganti che festeggiavano, riunioni di soldati e consigli di guerra, e poi immaginò il ferro e il fuoco di Asgard radere al suolo tutto questo.
Arrivato davanti al trono salì i pochi gradini che lo rialzavano dal resto e lo fissò torvo. Era dunque quello il trono che gli spettava di diritto? Non era certo il trono di Asgard, e nonostante tutto Odino aveva ritenuto giusto privarlo anche di quello. Aveva ritenuto giusto renderlo un figlio bastardo senza alcun diritto, senza amore. Una mera pedina politica per i suoi piani.
La rabbia cresceva sempre di più. Ma non fu quello a fargli perdere il controllo sull’illusione che camuffava il suo aspetto, fu quando sollevò gli occhi dal trono e notò che la parete alle sue spalle era in realtà un gigantesco ritratto. Era realizzato con una sopraffina tecnica di incisione direttamente sul ghiaccio. Era incredibile l’accuratezza dei dettagli. L’opera ritraeva la famiglia reale al completo, Loki lo capì nel riconoscere nell’austera figura al centro il viso di Laufey, che tante volte aveva visto ritratto nei libri di storia.
 
-quello sono io…- sussurrò al vuoto della stanza, quando i suoi occhi si incontrarono con quelli di un grassoccio neonato blu, che Laufey sorreggeva su di un braccio, mostrandolo in avanti, quasi come un trofeo. Il suo primogenito.
 
Loki si sentì male ad osservare i lineamenti delle altre due figure del ritratto, a scorgere per la prima volte delle somiglianze con sé stesso: Laufey aveva il suo stesso profilo deciso, con il naso lungo e appuntito, la sua stessa fronte alta e le labbra sottili come le sue. Indubbiamente era suo padre.
La figura femminile invece, benché fosse indubbiamente un gigante del ghiaccio, era aggraziata e incredibilmente giovane, un’espressione quasi timorosa sul suo viso da bambina. Loki notò il mento sottile e affilato, come il suo, gli zigomi alti e pronunciati erano identici ai suoi, anche se indubbiamente a lei donavano di più, e soprattutto la folta chioma di capelli mossi e neri come la notte senza luna. Capelli neri come i suoi, come quelli che aveva invano immaginato su Odino da piccolo, come quelli che aveva donato a Sif.
Quella era sua….
La sua mente volò a Frigga e una stretta di dolore al petto gli impedì anche solo di formulare quella parola nella mente.
Distolse lo sguardo dal ritratto e strinse i pugni con rabbia fino a farli sanguinare.
Fu allora che maturò la sua vendetta.
Non per la sua famiglia di origine, né per il popolo che comunque non gli apparteneva e a cui lui non apparteneva.
Si guardò attorno e improvvisamente disprezzò tutto quello che vide, e la gente che ancora abitava quel mondo.
Oh no.
Troppo comodo per Odino che lui semplicemente andasse a ricoprire la carica per cui era nato e gli facesse una guerra impari da una terra straniera. No. Lui era il trono di Asgard che voleva, che aveva sempre voluto, che sapeva di essersi sempre meritato con ogni goccia di sudore che aveva stillato e ogni lacrima che aveva versato per non essere mai abbastanza.
Lui lo era.
E si sarebbe preso tutto quanto o lo avrebbe distrutto.
Non c’erano altre opzioni.
Il suo cervello architettò un piano in pochi istanti, Thor avrebbe pagato la sua arroganza con l’esilio a vita, Odino gli aveva fatto il favore di spedircelo al posto suo. Odino avrebbe assistito a tutto dal suo sonno forzato impotente, e se non fosse morto di livore così, lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani al risveglio. E Frigga… Frigga avrebbe potuto scegliere. Stare al suo fianco, come nuovo re di Asgard, o seguire la sorte di Thor.
Sorrise di un sorriso folle e maligno per la prima volta da quando aveva scoperto la verità.
Il mondo avrebbe conosciuto Loki, il vero Loki, avrebbe fatto onore al nome dio degli inganni.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** cap 10 - epilogo ***


CAP 10 – EPILOGO
 
I polsi stretti insieme da manette d’acciaio, i passi limitati da pesanti catene legate alle caviglie, persino un morso a chiudere la bocca, per impedirgli di pronunciare anche solo una parola non richiesta. Eppure, nonostante il modo in cui stava venendo condotto al cospetto del re, non c’era traccia di sottomissione nello sguardo di Loki, né di pentimento, né di contrizione. Anzi, mentre percorreva la navata della sala del trono, nonostante i piccoli passi concessi dalla catena, il suo sguardo era fiero, tronfio, il mento alto.
 
Avanzò tra le fila di guardie reali come un guerriero tornato vincitore da una battaglia. Ostentava un atteggiamento soddisfatto, ma in realtà non provava alcuna emozione. Il suo cuore era gelido come i ghiacciai da cui proveniva. Non provava niente per Odino, che lo guardava furioso, respirando pesantemente, dal fondo della sala. Non provava niente per il disprezzo che i soldati gli rivolgevano al suo passaggio.
Solo una cosa fu in grado di ferirlo, anche se non lo diede a vedere: Sif tra le guardie allineate al suo passaggio. Aveva tagliato i suoi capelli con la spada, così corti da essere irriconoscibili. Era il simbolo di quanto avesse voluto troncare ogni cosa che la legasse a lui.
Non poteva biasimarla. Sapeva cosa pensava.
Credeva che lui l’avesse usata, che avesse intrapreso una relazione con lei solo per farle abbassare la guardia e raggiungere i suoi scopi. Probabilmente si detestava e si vergognava per esserci cascata.
 
Distolse lo sguardo da lei, che comunque si era ostinata a non guardarlo in faccia per tutto il tempo. Andava bene così. Era sicuro ormai di non poter provare più nulla che odio e risentimento. E lui preferiva essere odiato da lei adesso, piuttosto che rischiare di subire anche il SUO rifiuto in passato.
Rivolse la sua attenzione ad Odino, al cui cospetto era appena giunto. Un sorriso sornione si dipinse sul suo viso, non appena il morso venne fatto sparire.
 
-Loki- ringhiò il vecchio, tentando di contenere il livore che provava in quel momento nel trovarselo davanti con quella faccia –ti sei macchiato di indicibili crimini. Hai attentato alla vita del re e del principe, tentato di usurpare il trono, rubato e fatto sparire un artefatto magico di incontrollabile potere e incalcolabile pericolo.-
 
Loki sorrise pensando al tesseract. Il vecchiaccio non lo avrebbe mai più riavuto indietro. Questo era poco ma sicuro.
 
-poi, fallito nei tuoi malvagi intenti su Asgard, non contento, hai messo in pericolo l’intera Midgard, scatenandogli contro forze che non eri in grado di controllare, con il solo scopo di recare dolore a Thor, che si era sollevato a protettore di quel regno- continuò Odino –spero ti renderai conto, che se non sei già stato immediatamente giustiziato è solo per l’intercessione di Frigga- sputò fuori guardandolo con astio.
 
-e quindi avrò solo il carcere a vita- lo interruppe Loki alzando le spalle con insolenza –quale magnanimità… sono commosso- aggiunse in tono di scherno.
 
Fu allora che per la prima volta si voltò verso Frigga, rivolgendole uno sguardo insolente e carico di una tracotanza immotivata
 
-sei fiera di me… madre?- le chiese sarcastico
 
La donna sorrise appena, di un sorriso malinconico e triste, senza dir nulla. Loki ghignò sardonico.
 
-basta- sentenziò il re disgustato –portatelo via. Non voglio più vedere la sua faccia-
 
Due guardie si avvicinarono a Loki e lo afferrarono con mala grazia per le braccia, sospingendolo per indicargli da che parte camminare.
Fu allora che lui udì una voce nella testa. La voce di Frigga, che telepaticamente gli parlava con la magia
 
-lo sarò sempre. Figlio mio- poche parole. Ma in grado di scuoterlo dalla sua bolla di apatia. La guardò per un attimo stranito, trattenendo le guardie.
 
Figlio.
 
Si voltò lasciandosi guidare via.
 
Per quanto avesse voluto seppellire ogni sentimento. Per quanto volesse disperatamente rifiutarla, in quel momento seppe che non ci sarebbe riuscito.
 
Lui era suo figlio… e lei era sua madre.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3756659