L'incredibile ritorno della Ragazza dai capelli rossi

di Mel_deluxe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un inizio non proprio eccellente ***
Capitolo 2: *** I nuovi vicini ***
Capitolo 3: *** Appunti su questa storia ***



Capitolo 1
*** Un inizio non proprio eccellente ***


NOTA: Questa è il seguito della mia vecchia storia "La Ragazza dai capelli rossi".
Se non l'avete letta, ecco qui il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2521530&i=1
Ma in effetti anche se non l'avete letta non penso avrete troppi problemi, dato che questa storia va un po' per conto suo.
Per gli aggiornamenti saranno una volta al mese, come al solito. Non odiatemi, lo sapete che sono lenta e ho fin troppe idee per dedicarmi a un progetto alla volta :)
Beh... Buona lettura!
Mel.




Non ci posso credere.
Non ci posso assolutamente credere.
«Anna, ma che diamine hai per la testa?!»
Sono immobile davanti al mio armadio, con un’impressione sconvolta sul viso.
Anna, la mia adorabile quanto diavolesca sorella tredicenne, ha deciso, proprio nella sera di capodanno, di prendere l’unico vestito elegante che avevo.
E dato che è appena uscita per recarsi a una di quelle feste delle medie in cui i ragazzi si ubriacano di gassosa, io non ho nulla da mettermi per stasera.
«Beh, che ti prende?» mi chiede Julia, guardandomi sorpresa.
«Quella dallòg di mia sorella si è messa il mio vestito azzurro!» dico infuriata. «Quindi ora non ho nulla da mettermi!»
Julia e Veronica sono sedute sul mio letto, mentre io mi lascio cadere sulla sedia della mia scrivania, sconfortata, davanti a loro.
«Dai, troveremo qualcosa d’altro.» cerca di confortarmi Veronica, addentando una caramella a forma di verme.
È la sera del 31 dicembre, e io, Veronica e Julia, le mie migliori amiche, ci siamo ritrovate a casa mia, poco prima di dirigerci alla festa di Clark Pattern. Dovremmo uscire da casa tra venti minuti.
Tutto è pronto.
Tutto, tranne il mio stramaledettissimo vestito.
«Lee, calmati. Ma davvero non hai altri vestiti in questa casa?» domanda Julia.
Ci penso su un secondo. Direi di no, dato che l’unica scelta che avrei a disposizione sarebbero i vestiti cinquecenteschi di mia madre o le taglie cinque delle mie sorelle.
Mi lascio cadere sulla sedia sconfortata.
«E adesso? Proprio oggi che devo rivedere Marc!»
Marc, il mio ragazzo, è tornato stamattina da Bristol, il che significa che oggi è il primo giorno in cui lo rivedo dall’inizio delle vacanze di Natale.
Insomma sarebbe tutto perfetto… Se solo avessi il mio vestito.
«Potresti prendere un vestito di tua madre.» suggerisce Julia.
Sbuffo rumorosamente.
«Il prossimo?»
«Potresti fare come in Tutti insieme appassionatamente e farti un vestito con le tende.»
Alzo lo sguardo su Veronica, che ha appena parlato.
«Perfetto!» urlo di gioia. «Viv, sei un genio!»
«Cosa?» protesta Julia. «È un’idea terribile!»
La guardo male. Possibile che debba sempre rovinare tutto?
«E perché,  scusa? Sentiamo.» la esorto, mettendomi a braccia conserte.
«Beh.» incomincia. «Tanto per cominciare, tu non hai una tenda.»
«Pf… Dettagli.»
«Seconda cosa, tu non sei in grado di fare un vestito. E terzo, non sei in grado di fare un vestito in dieci minuti. »
La osservo in silenzio.
Se c’è una cosa che ho sempre odiato di Julia è che è fin troppo più intelligente di me.
«Va bene.» dico alzandomi. «Vada per il vestito di mia madre.»
 
Mi sento così stupida.
Faccio un giro su me stessa e poi mi posiziono di lato, sempre guardandomi allo specchio.
«Dai, Lea. Non è così male.» dice Julia per rassicurarmi.
Vorrei crederle, in effetti. Ma il vestito grigio di mia madre è una delle cose più atroci che abbia mai indossato. Non so definire se assomiglio più a una suora o a una pornostar cinquantenne.
«No, ragazze.» dico infine. «Questo vestito è...»
«Lea, è arrivato Marc!»
«...assolutamente perfetto per stasera!»
Fantastico, ora che è arrivato Marc non c’è più tempo per cambiarsi. Temo che dovrò tenere il vestito grigio per tutta la durata della festa.
Tuttavia in questo momento sono troppo felice per preoccuparmene.
Al diavolo il vestito, Marc è finalmente qui.
Mi precipito sulle scale, entusiasta.
Ed eccolo lì, Marc Richardson, il sedicenne inglese più bello di questo pianeta e mio attuale ragazzo, che entra dalla porta e saluta mia madre.
«Bentornato in Irlanda, Biondo!» gli urlo dalla cima delle scale, per poi scenderle in fretta.
Marc mi nota e mi sorride raggiante. Finalmente lo raggiungo e con entusiasmo lo abbraccio di getto. Non ci vediamo da quasi tre settimane. E so che, dato che ci vediamo praticamente tutti i giorni a scuola, tre settimane sembrano poche, ma sono felicissima che sia tornato.
«Mi sei mancata.» dice, staccandosi dall’abbraccio.
«Anche tu, Markie.»
Marc si blocca un secondo a guardarmi. Non capisco cos’abbia.
Oh, no. Sta guardando il vestito. Lo sapevo, sono ridicola, non avrei mai dovuto indossarlo...
«Ehi, Lea.» dice Marc. «Ti sta davvero bene questo vestito! È nuovo?»
Io rimango senza parole. Nel frattempo Julia e Veronica ci hanno raggiunti e, a sentire quel commento, fanno fatica a trattenere le risate.
Io intanto penso a una risposta improvvisata.
«Ehm... sì.» rispondo, cercando di sembrare convincente. «L’ho comprato ieri da Pennyes, sapevo che ti sarebbe piaciuto.»
Incrocio lo sguardo di mia madre, che mi osserva arrabbiata. Suvvia, una piccola bugia non fa mai male a nessuno.
Ora devo solo convincere mia madre a regalarmi questo vestito.
«A parte questo.» riprende Marc, allontanandosi. «Che hai fatto di bello?»
«Oh, niente di che.» ammetto. «Solo robe noiose di famiglia...»
«Oh mio dio, è arrivato Marc!»
Parli del diavolo...
Mi giro a malavoglia e, proprio come temevo, ecco Laura, la mia sorellina di sette anni, che corre giù per le scale, trascinandosi dietro la piccola Hayden, anche lei entusiasta per l’arrivo del suo più grande idolo. Poco dopo, attratti dalle urla di Laura, sbucano dalla loro stanza anche i gemelli Ricky e Mike, che in un attimo le raggiungono. Un secondo dopo anche Irene, che da quando ha compiuto due anni è finalmente in grado di reggersi in piedi da sola e di sbiascicare qualche frase, si unisce al gruppo, anche se probabilmente non sta capendo nulla di quello che sta succedendo.
Ed eccoli tutti qui, Laura, Ricky, Mike, Hayden e Irene McEwitch, la famiglia di pesti dai capelli rossi pronti tutti come al solito per idolatrare e assalire di affetto il ragazzo della loro meravigliosa e perfetta sorella maggiore, la qui presente Lea McEwitch.
Solo Andy e Anna mancano all’appello, entrambi usciti per andare a casa di amici.
Mi volto finalmente verso Marc.
«Scommetto che anche loro ti mancavano.» gli dico a bassa voce.
Marc mi sorride e poi mi risponde:
«Ovviamente.»
 
Sono alla festa di Clark, finalmente, e tutto sembra proseguire in modo tranquillo. È la prima volta che rivedo tutti i miei amici dall’inizio delle vacanze di Natale. Grazie a dio Clark conosce tutta la scuola, quindi ci sono praticamente tutti quelli che conosco. Dopo aver salutato i miei compagni di classe, vado alla ricerca di Clark, dato che non l’ho ancora salutato da quando sono arrivata qui.
Mi guardo intorno. Sono appena le undici e già la gente inizia a ubriacarsi e a impazzire.
Ho lasciato Marc completamente a sé stesso, tanto avremmo tutto l’anno ancora per stare insieme. In più in questo modo lo lascio libero per tutte le ragazze innamorate perse di lui che sono convinte che sia venuto a questa festa da solo.
Julia e Veronica mi hanno abbandonato qualche minuto fa, quindi io sono rimasta da sola a osservare i ragazzi ubriachi come passatempo.
C’è un tale che continua a buttarsi giù dalla finestra, e una ragazza avvolta nella carta igienica che corre in giro convinta di essere una mummia.
Ah, quanto adoro le feste del liceo.
Mi volto, per andare in cucina a prendermi una birra, quando una ragazza bionda che non penso di avere mai visto si posiziona davanti a me senza lasciarmi passare.
«Ciao, ti va di limonare?» chiede con disinvoltura.
Cerco di declinare l’invito con gentilezza:
«Guarda, sei molto carina, e sono onorata che tu mi abbia considerato, ma sono etero. E poi il mio ragazzo è qui alla festa, non penso gli farebbe piacere.»
«Lo so, idiota. So che sei la ragazza di Richardson, cazzo! E mi sarei anche fatta lui, in effetti, se non fosse che è impegnato a parlare con altre duecento ragazze dall’altro lato.»
Guardo dalla parte in cui indica la ragazza. Marc è in piedi che cerca di parlare con Julia, mentre nel frattempo altre tre ragazze continuando a stargli appiccicate. Metto meglio a fuoco. Le tre ragazze sono solo Blair Murphy, Ellen Doramon e Kaylee Pollock, ovvero gli esseri più stupidi e inutili di questa terra. Marc continua a ignorarle, ma non se le stacca di dosso anzi, continua a ridere per nessun motivo. Credo che sia ubriaco anche lui, e la cosa non mi sorprenderebbe. Sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
«Scusa, ma non sei gelosa?» mi chiede la ragazza davanti a me, di cui mi ero completamente dimenticata.
«Perché dovrei?» dico, cercando di sorridere.
«Beh, guardalo. È uno dei ragazzi più carini di tutta la scuola. Insomma non deve essere facile mantenere il distacco che c’è tra voi due.»
La guardo in silenzio.
«Mi hai appena detto implicitamente che sono brutta?» chiedo, incredula.
«Oh, guarda! Tequila!»
La ragazza mi supera senza dire altro e va velocemente verso un gruppo di ragazzi, abbracciandoli.
Io nel frattempo rimango a pensare a quella conversazione. Davvero la gente qui a scuola mi conosce solo perché sto con Marc? E davvero mi considera troppo brutta per stare con lui?
«Oh, al diavolo!» dico, facendo spallucce, e mi continuo a dirigere verso la cucina.
Finalmente dopo aver conquistato una disgustosa e calda birra comprata da chissà quale discount illegale, ritorno alla mia posizione iniziale, in mezzo alla sala, per avere una buona visuale su tutta la festa.
Guardo l’orologio. Le undici e venti.
Alzo lo sguardo dall’orologio e vedo con gioia che Marc si sta avvicinando a me.
«Lea!» urla, vedendomi. «Mo dearest, dove ti eri cacciata?»
Appena mi raggiunge mi abbraccia, stringendomi fin troppo.
«Quante birre hai bevuto, Marc?»
«Perché, fanno male?»
«A te fin troppo.»
Si stacca dall’abbraccio. Io rimango a guardarlo sorridendo.
«Ti adoro.» se ne esce dopo qualche secondo. «Adoro quando hai tutti i capelli spettinati, quando ti arrabbi perché sono carino con i tuoi fratelli e quando mi guardi male con quella tua espressione da “sei un completo idiota” come adesso.»
«Anche io ti adoro, lo sai.» gli dico con calma. «Ora però smettila di bere.»
«Agli ordini, principessina. Mi chiedo com’è che tu non ti sia ancora ubriacata.»
«Sono metà irlandese e metà tedesca.» affermo ridendo. «Sono geneticamente immune alla birra.»
«Ora ti dispiace se vado via da te ancora per un po’?» chiede Marc subito dopo.
«Sì, ma torna qui per mezzanotte.» gli dico con un sorriso.
Tuttavia Marc se n’è già andato, senza ascoltarmi, lasciandomi nuovamente sola. Lo osservo mentre se ne va ridendo verso un gruppo di ragazzi e lo loro lo salutano urlando di gioia.
Rido tra me e me. Non deve mancare molto alla mezzanotte del nuovo anno. Ho ancora tempo per parlare con qualcuno.
Improvvisamente dall’altro lato della sala scorgo qualcuno di familiare. È Clark, finalmente l’ho trovato mentre sta parlando con un suo amico, ignorando che la sua casa sta praticamente per essere devastata.
Con gioia per averlo finalmente scovato, mi faccio strada tra la calca di gente, per poterci parlare.
Finalmente raggiungo Clark che, appena mi nota, smette di parlare con il suo amico e si rivolge a me con entusiasmo:
«Ma guarda!» esclama, vedendomi. «Lea McEwitch, la mia ragazza preferita! Da quanto tempo!»
Clark Pattern ha diciannove anni e, sebbene sia stato bocciato qualcosa come una quindicina di volte, l’anno scorso è riuscito a finire la scuola. Io e lui siamo sempre stati amici. Dato che entrambi abbiamo i capelli rossi, abbiamo una sorta di telepatia. È sempre stato un po’ il mio idolo.
Tuttavia da quest’anno l’ho visto nettamente di meno, dato che non ci vediamo più a scuola.
Clark mi abbraccia, dopodiché mi presenta il suo amico.
«Lea, questo è Joe Donovan, viene da Dublino, si è trasferito qui da due settimane.» dice Clark, indicandolo. «Joe, lei è Lea McEwitch, la ragazza più in gamba che tu possa mai incontrare.»
Joe è un ragazzo abbastanza carino, con i capelli neri e lisci e un sorriso smagliante che esprime subito fiducia. Mi stringe la mano e si presenta gentilmente.
Me ne sarei anche andata subito da quel posto se non fosse che, letteralmente due secondi dopo, Clark nota finalmente che la sua festa si sta trasformando nell’uragano Katrina e ci abbandona per cercare di calmare un gruppo di ragazzi che gli stanno per distruggere il divano.
Rimaniamo solo io e Joe, a guardarci imbarazzati.
«Allora!» inizio io, cercando di farci conversazione. «Come mai sei venuto a Galway, Joe?»
«Solo lavori di famiglia.» risponde lui cordialmente. «I miei sono entrambi scrittori, e siamo venuti qui perché avevano bisogno di ispirazione.»
«Oh, okay.»
Mio dio, in che diavolo di situazione mi sono cacciata?
Cerco di guardarmi intorno, sperando in qualche aiuto divino.
«Tu sei al quarto anno, giusto?» mi domanda Joe, notando il mio temporaneo disinteresse.
«Sì!» dico, facendo il sorriso più gentile che riesco a fare. «Anche tu?»
«Sì. Certo, è un po’ strano cambiare scuola a metà anno, ma i miei voti sono sempre abbastanza buoni, perciò spero non sia un grande problema. Dovrei andare alla Brendan, se tutto va bene.»
«Davvero?» chiedo incredula. «Anche io vado alla Brendan! Ci rivedremo spesso quindi.»
Lui accenna un sorrise.
«Lo spero proprio.» mi dice infine.
 
 
Dopo essermi fortunatamente congedata da Joe a tredici minuti dalla mezzanotte, fuggo alla ricerca di Marc. Dove si sarà cacciato?
Julia è insieme a Sam, il suo ragazzo, mentre Veronica è già con una birra in mano, pronta per festeggiare.
You are the best thing that’s ever been miiiineeee!
Taylor Swift?
No, sono sempre io.
Ah, grazie a dio! Temevo di essere impazzita di nuovo. Da quando la zia Josie mi ha regalato quel suo disco a Natale le sue odiose canzoncine continuano a tornarmi in testa.
Era carino quel Joe, non trovi?
Sì, ma che c’entra?
Oh niente. Solo, potresti farci un pensierino.
Cosa? No!
Oh, dai, a Marc non importerebbe comunque.
Smettila, stupida coscienza. Cos’è? Adesso ti piace Joe?
Non a me. A te.
Ma sta zitta!
Dai, Lea. Che cosa farebbe Taylor Swift?
Non lo so! Io odio Taylor Swift.
Nah, nessuno odia Taylor Swift. Va bene, te lo dirò io che cosa farebbe: mollerebbe il suo ragazzo e si metterebbe con un tipo appena conosciuto, che si è dimostrato pienamente carino con te.
Ripeto: odio Taylor Swift.
Oh, guarda, è iniziato il conto alla rovescia!
E infatti poco dopo mi arrivano nelle orecchie le insopportabili voci dei ragazzi che urlano:
«Dieci!»
Diamine, nemmeno me n’ero accorta! È già ora? Oh, meglio trovare Marc al più presto. Insomma, dobbiamo assolutamente baciarci allo scoccare della mezzanotte, come fanno in quei film romantici sbarazzini.
«Nove!»
Cerco di trovarlo, ma in questa casa è un incubo. Si sono raggrumati tutti, non riesco quasi più a respirare.
«Otto!»
Ormai è impossibile muoversi in questa sala. Avrò fatto cadere ormai tre quarti della mia birra addosso a qualcuno per quanto ne so, ma poco importa.
«Sette!»
Sembrano quasi tutti impazziti ormai. Tutti si preparano a lanciarsi in aria, a bersi il primo bicchiere di birra dell’anno, ad augurarsi buoni propositi.
Il capodanno è un po’ come quando la nazionale di calcio vince i mondiali: si vogliono tutti bene, finché non arriva il giorno dopo.
«Sei!»
Ho trovato finalmente Marc. È a qualche metro di distanza, che non si preoccupa minimamente della mia presenza a quanto pare, dato che si è unito allo sfogo generale.
Poco importa, quando arriverò da lui si ricorderà di me.
Sempre che riesca ad arrivare da lui.
«Cinque!»
Riesco a farmi strada tra un gruppo di ragazzi che mi tagliava la strada. Finalmente posso raggiungere Marc.
Ah, caro Marc, eccoti lì davanti a me che ti sorseggi la tua ennesima birra della serata, malgrado ti avessi raccomandato di non bere e ti volti ammaliato verso quella ragazza dai capelli rossi che ti dà le spalle e che da dietro mi somiglia perfettamente... Aspetta, cosa?
«Quattro!»
Noto solo ora che c’è una ragazza dietro di lui, una ragazza dai capelli rossi e ricci identici ai miei, che se ne sta per i fatti suoi.
Marc è completamente fuori di sé in questo momento, quindi c’è una buona probabilità che abbia scambiato quella ragazza per me.
Oh, no. Non oserà...
«Tre!»
Nonononono, ti prego!
«Due!»
Marc!
«Uno!»
Troppo tardi ormai.
Quando il conto alla rovescia finisce e la stanza scoppia in urla generali, Marc afferra per le spalle quella ragazza, la fa voltare verso di lui e le stampa un lungo bacio sulle labbra.
Dura tutto pochi secondi, ma è come se lo vedessi a rallentatore.
Io nel frattempo rimango immobile a guardarli e lascio cadere la birra per terra.
Comunque non se ne accorge nessuno: il rumore della lattina che tocca il pavimento è coperto dai terribili boati di “Buon anno!” che squarciano il cielo.
 
 
«Ehm, ehm.»
Nessuna risposta, c’è ancora troppo rumore.
Mi schiarisco la gola. Riprovo:
«EHM, EHM!»
Marc finalmente si stacca dal bacio della ragazza e si volta verso di me. La ragazza che ha appena baciato sembra imbarazzata, ma totalmente euforica.
Marc mi guarda e sorride spensierato.
Poi capisce che qualcosa non va. Mi guarda di nuovo, poi guarda la ragazza che ha appena baciato. Ripete, due o tre volte, finché non capisce di aver baciato la persona sbagliata.
«Ah, cazzo.» esclama semplicemente.
«Marc, ti posso parlare un secondo?»
La ragazza che Marc ha appena baciato sembra notare solo ora la mia presenza. Capisce che c’è stato un alquanto problematico sbaglio e subito si rivolge a me.
«Oh, scusa! C’è qualche problema?» mi domanda gentilmente. Ha uno strano accento che non riesco a decifrare, di certo non è di qui.
Io mi volto verso di lei e le concedo uno smagliante sorriso.
«A parte che hai appena infilato la tua lingua nella bocca del mio ragazzo, direi di no.» le dico, con un sorriso tirato.
Lei subito si zittisce, imbarazzata. Io la ignoro e continuo a rivolgermi a Marc.
«Tu ed io dobbiamo parlare.» gli dico, incredibilmente seria. «Fuori. Adesso.»
Non attendo nemmeno che Marc mi risponda che gli afferro la mano e lo trascino con me in giardino.
Mentre ci stiamo allontanando, la ragazza dai capelli rossi cerca ancora di scusarsi:
«Non è successo niente, vero?»
La ignoro nuovamente.
Porto Marc fuori in giardino, mentre lui non protesta minimamente. Probabilmente non sa nemmeno che cosa sta succedendo. Per fortuna il giardino di Clark è quasi totalmente vuoto, quindi io e lui possiamo parlare in santa pace.
Prima ancora che mi fermi, Marc mi rivolge la parola:
«Senti, prima che inizi a urlarmi contro insulti terribili, ti voglio dire che mi dispiace.»
Mi blocco improvvisamente e mi volto verso di lui.
«Ah, ti dispiace?» gli dico, palesemente in modo ironico.
«Ah, dai Lea!» continua lui, spostando lo sguardo. «Non l’avrei mai baciata se non avessi creduto che quella eri tu. Eravate praticamente identiche da dietro!»
«Oh, sì. A parte il fatto che le nostre facce sono totalmente diverse.» ribadisco, sempre più arrabbiata.
«Ti ho già chiesto scusa! È solo uno stupido bacio, dannazione!»
«Non è solo quello! Se mi avessi ascoltato e non avessi bevuto così tanto, magari ti saresti accorto della differenza. Una ragazza prima mi ha fatto capire che la gente in questa scuola mi considera troppo di basso livello per stare con te. Adesso tu ti metti pure a baciare un’altra ragazza la notte di capodanno! Che figura dovrei farci io?»
«Tutto qui?» dice Marc, quasi sconvolto. «E da quando ti importa di cosa pensa la gente di te?»
Sospiro e mi volto dall’altra parte.
«Marc, è solo che...» decido di parlargli sinceramente. «Non me n’è mai importato di ciò che pensano gli altri, è vero, ma con te è diverso. Insomma, ho sempre paura di essere d’intralcio, o cose così.»
Passa qualche secondo di silenzio.
«Non sei d’intralcio.» sento poi rispondere Marc. «Non devi mai pensare di esserlo. Insomma dai, tu ed io siamo fantastici insieme. Siamo un po’ i Fred e Ginger di Galway!»
Mi rigiro per riguardarlo in viso.
Fred e Ginger di Galway. Sta iniziando a delirare.
Beh, a questo non ci avevo pensato, ma Marc in questo momento è talmente ubriaco che, con ogni probabilità, non si ricorderà nulla di questa serata, anzi, sarà convinto di aver baciato me e che tutto si sia svolto alla grande.
Oh, ma certo! Nessuno si ricorderà di questa serata! Sono tutti troppo ubriachi per farlo!
Nessuno di certo si ricorderà che Marc ha baciato un’altra persona al posto mio. E quella ragazza non era nemmeno di qui, probabilmente non la rivedremo mai più.
Quindi, in poche parole, posso far finta che questo avvenimento non sia mai esistito...
Azzardo un sorriso, nascondendo il mio malefico entusiasmo.
«Dai, Fred.» dico a Marc, riprendendogli la mano. «Torniamo dentro a prenderti un’altra birra.»

 

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Capitolo 2
*** I nuovi vicini ***


 
Il giorno dopo alzo la testa dal cuscino solo dopo le dodici e mezza.
Tasto il mio comodino, in cerca del cellulare. Quando finalmente lo trovo, inizio a scrollare tutti i messaggi che mi sono arrivati durante la mattinata.
Quello che mi colpisce di più è uno che ha mandato Marc circa due ore fa.
Messaggio da: Biondo.
“Oh mio dio, ho appena visto un anatroccolo giocare con un cucciolo di labrador! È stato fantastico.”
Sbuffo, rimettendo il cellulare giù.
Come sospettavo, non si ricorda assolutamente nulla di ciò che è successo ieri sera.
Bene, almeno il piccolo incidente della mezzanotte è acqua passata ormai.
Decido con calma di alzarmi da letto e di raggiungere il resto della famiglia giù in cucina.
In salotto trovo la mia intera comitiva di fratelli in pigiama che si guarda le repliche di Dawson’s Creek in tv.
«Andiamo, Joey!» sento urlare Anna, rivolta alla tv. «Lo sai che Dawson non ti merita. Devi tornare subito da Pacey!»
Subito i miei fratelli iniziano a discutere e a litigare su chi dovrebbe stare insieme a Joey Potter, mentre io ne faccio rigorosamente a meno.
All’improvviso sbuca mia madre, dalla porta della cucina.
«Oh, ma buongiorno!» esclama, contenta di vedermi finalmente alzata. «Vuoi qualcosa per colazione o preferisci direttamente saltare?»
«No, prendo solo uno yogurt.»
Mi dirigo in cucina, dopo di lei e, arrivata lì, prendo uno yogurt alla frutta dal frigorifero. Mi siedo di fianco a mio padre, che intanto legge il giornale del giorno. Mia madre intanto sta già preparando il pranzo.
«Ho sentito che una nuova famiglia si è trasferita qui.» dice mio padre, rivolgendosi a me.
«Ah sì? Dove?» domando incuriosita.
«Qua davanti, nella vecchia casa dei Richardson.»
«Fico.»
«Sì, ho sentito anche io.» interviene mia madre, senza voltarsi. «Si chiamano Miller, mi sembra. Forse dovremmo dare loro il benvenuto. Portare dei biscotti o qualche altro regalo.»
«Direi di no.» conclude in fretta mio padre, ritornando a leggere il giornale. «Ho sentito che sono americani. E a noi gli americani non piacciono.»
«Allan!» lo ammonisce mia madre, questa volta distogliendo la sua attenzione dal cibo.
«Oh, dai Heidi!» ribatte lui sbuffando. «Lo sai benissimo che è così.»
«Come mai a noi non piacciono gli americani?» chiedo a mio padre, leggermente confusa.
Lui si avvicina al mio orecchio e mi risponde a bassa voce, per non farmi sentire dalla mamma.
«Perché a nessuno piacciono gli americani. Non hanno una cultura, però si ostinano ancora a credere di essere meglio di noi europei.»
Io rido, totalmente sbalordita.
« È una cosa così stupida e razzista, papà!» affermo ad alta voce. Poi mi rivolgo a mia madre. «Ci vado io a dargli il benvenuto, non preoccuparti, mamma.»
E infatti, tre ore dopo mi ritrovo a bussare alla casa di fronte, con una teglia di biscotti in mano.
Suono al campanello una, due volte, attendendo che qualcuno mi venga ad aprire.
Finalmente al terzo tentativo una donna dal sorriso cordiale mi apre la porta.
«Buongiorno!» dico allegra. «Sono Lea McEwitch, abito nella casa di fronte. Io e la mia famiglia vorremmo darvi il benvenuto a Réimse Wonders.»
La donna apre ancora di più le labbra in un sorriso e poi esclama, con un forte accento americano:
«Oh, che carina! Io sono Nora Miller, piacere.» dice stringendomi la mano. «Entra pure cara.»
Mi apre la porta per lasciarmi entrare e io varco il vano della porta, ritrovandomi in quella casa che in realtà conosco già a memoria, essendo stata casa dei Richardson per quasi un anno. Appoggio la teglia sul tavolo facendo finta di non ricordarmi tutte le cose assurde che mi sono successe l’anno scorso all’interno di queste quattro mura.
Sulla poltrona del salotto è seduto un signore esageratamente grasso, con una camicia sudata e pochissimi capelli in testa.
«Gerald, questa è la nostra vicina Lea.» mi presenta Nora al marito, il quale mi stringe la mano per poi risedersi sulla poltrona.
«Piacere di conoscerti. Quanti anni hai, Lea?» mi chiede Gerald Miller.
«Sedici.»
«Oh!» esclama subito. «Proprio come la nostra Emily!»
«Già, e le somigli pure!» dice invece Nora.
Subito dopo sento la signora Miller che alza la voce e chiama la figlia che, deduco sia al piano di sopra.
«Emily! Vieni a salutare la tua nuova vicina!»
Mentre aspetto che la figlia dei Miller si presenti, noi tre iniziamo ad addentare i miei biscotti. Fanno anche in tempo a raccontarmi un po’ di loro: sono entrambi chirurgi e vengono da Boston, in più adorano gli gnocchi fritti, esattamente come me.
Beh, mio padre dopotutto si sbagliava, gli americani non sono poi così male.
«Eccomi!» sento una voce provenire dal piano di sotto, e subito dopo dei passi sulle scale.
Mi alzo dalla sedia per andare incontro alla ragazza.
Mi chiedo proprio che tipo sia. Insomma, ha la mia età e abita di fronte a me, è molto probabile che diventeremo amiche. Sono estremamente curiosa di incontrarla.
Finalmente dalle scale sbuca fuori una ragazza, dal viso molto grazioso, che indossa un maglione rosso molto elegante.
Non appena la vedo in faccia, il mio sorriso scompare improvvisamente, come per magia. Tutta la mia allegria si riduce.
Emily Miller viene verso di me, con un gran sorriso spensierato.
«Scusami tanto per il ritardo. Piacere, sono...»
Non appena Emily alza lo sguardo su di me, si immobilizza. Anche io la osservo, ad occhi più che spalancati, senza più fiato in bocca.
Non ci posso credere.
È...è lei. È proprio lei.
È la ragazza che Marc ha baciato la notte di capodanno.
 
 
«Tu!» urlo in preda allo shock.
Emily si fa subito irrequieta, senza sapere come gestire la situazione.
«Ehm... ciao...»
I suoi genitori intanto notano che il nostro incontro non è andato proprio come si erano aspettati.
«C’è qualche problema, Lea?» domanda la signora Miller, preoccupata.
«Io...» Mi volto verso di lei un secondo, poi mi rivolgo di nuovo a Emily, che resta in silenzio tremante.
Mi guardano tutti impazienti.
«Io non...»
Oh, che razza di situazione!
«Potete scusarmi un secondo?»
In un lampo attraverso il salotto, raggiungendo la porta principale. Senza nemmeno aver dato ai Miller il tempo per realizzarlo, sono fuori nel loro giardino.
Perchéééé?!
Perché tutte le disgrazie di questo mondo devono capitare sempre a me?! Sette fratelli, una casa nel peggior paese europeo, un ragazzo incontrollabile e ora questo!
Ok, devo pensare ora, devo pensare, devo pensare.
Ragioniamo:
Opzione 1: ritorno dentro e mi lancio in una rissa all’ultimo sangue con Emily; sono sicura che avrà un successo strepitoso su youtube.
 
EPICO: Ragazza dai capelli rossi super sexy rompe la faccia a stronza sempre dai capelli rossi che ha limonato con il suo ragazzo la notte di capodanno! Da vedere!!1!1
 
Opzione 2: spiego gentilmente tutta la situazione ai suoi genitori e poi la picchio, contando però anche sul loro consenso.
Opzione 3: scappo urlando e poi do fuoco alla loro casa. Questa funziona sempre in caso di insetti fastidiosi.
Lea, Lea, stai calma. Perché tutta questa violenza?
Beh, cosa dovrei fare, scusa? Sono sicura che non è mai capitata a nessuno una situazione del genere.
No, in effetti no... Ma perché tutta questa agitazione?
Perché... Lei ha baciato il mio ragazzo!
No, no, lui ha baciato lei. Se devi prendertela con qualcuno prenditela con Marc, lei non ha fatto nulla.
Da che parte stai, stupida coscienza?!
Trovo solo che dovresti provare ad essere gentile con lei. Potreste diventare amiche. Dimentica quella storia, suvvia!
No e ancora no! Non c’è nulla che mi possa far mantenere la calma!
Penso che dovresti ragionare...
Non lo voglio fare invece! Io giuro qui, in presenza di... me stessa, che non sarò mai amica di Emily Miller, mai e poi mai!
Lea, tesoro, ti ricordo Emily non ha fatto nulla di male, è solo capitata al momento sbagliato nel posto sbagliato. E poi, va bene, ti concedo la promessa. Non saremo mai sue amiche. Però ora devi comportarti bene, pensa che figura ci farai con i suoi genitori. La gentilezza prima di tutto. Quando poi la rivedrai potrai farle quello che vuoi.
Ma lei ha...!
Daiiiiii!
Oh, odio quando hai ragione e non posso fare a meno di ascoltarti!
Con rabbia mi volto e ritorno dentro alla casa dai Miller. Sono ancora nella stessa posizione in cui li ho lasciati, solo un po’ più sconvolti.
«Oh, eccoti!» urla Nora Miller rivedendomi comparire. «C’è qualcosa che non va, cara?»
Io sospiro. Emily mi sta guardando allarmata.
Ricorda: contieniti.
«No.» mi sforzo al massimo per riuscire a dire quelle parole. «Assolutamente nessun problema.»
 
 
Sono seduta al mio banco, con un sorriso smagliante sulla faccia. Finalmente la scuola è ricominciata, eppure non credo che le cose non potrebbero andare meglio di così.
Emily Miller è a Galway, certo, ma non è un problema più di tanto. Io evito di parlarle e dubito che lei muoia dalla voglia di diventare mia amica. Non la saluterò mai per strada, perciò la mia reputazione è al sicuro, almeno per il momento. Ora devo solo fare in modo che Marc non scopra mai che la ragazza di capodanno si è trasferita esattamente di fronte a noi.
Non mi preoccupo affatto tuttavia. Basta fare in modo che lui e Emily non si vedano mai fuori di casa, e anche se lo facessero, probabilmente non si parlerebbero per l’imbarazzo.
Sorrido tra me e me, mentre tutti in classe si apprestano a sedersi, essendo appena entrata la professoressa Terrin in classe.
La scuola è riniziata da una settimana ormai, ma non ne sento minimamente il peso. Anzi, penso di non essere mai stata così spensierata come in questi ultimi giorni.
«Ti vedo allegra oggi.»
Marc è seduto nel banco di fianco a me, che mi osserva mentre sorrido nel vuoto, in modo totalmente ridicolo.
«Oh, è solo che...» cerco di rispondere in fretta, ma abbasso di colpo la voce non appena vedo che la Terrin si è già seduta alla cattedra. «Trovo che stia andando tutto perfettamente nell’ultimo periodo. Insomma vado d’accordo con la mia famiglia, ho un sacco di amici, e non vado nemmeno male a scuola. E poi ci sei tu, ovviamente, forse la parte migliore.»
Marc mi concede un veloce sorriso, ma poi continua a ignorarmi. Mi piego verso di lui, per continuare a parlargli a bassa voce.
«Sai cosa ho pensato? È da tanto che non andiamo alle Isole Aran.» gli dico. «Che ne dici di farci un salto questo sabato?»
È precisamente da giugno che non andiamo alle Isole, dal giorno del mio compleanno. È un po’ strano considerando che è il posto preferito di entrambi, ma tra la scuola, le vacanze e i vari impegni, non abbiamo mai avuto un momento libero per andarci insieme.
Vedo che Marc sta per rispondermi, quando sento improvvisamente la stridula voce della Terrin richiamarmi.
«McEwitch, è un peccato che tu non sia capace di parlare così tanto durante le interrogazioni.»
Mi rimetto composta sulla sedia, cercando di accettare il rimprovero. Per fortuna due secondi dopo la Terrin riprende a parlare alla classe, questa volta riuscendo a conquistare anche la mia attenzione.
«Come vi stavo dicendo, tra poco accoglieremo in classe un nuovo compagno dall’estero. O compagna. Sì, in realtà non lo so perché non mi interessa minimamente, fate un po’ voi.»
Per nessun apparente motivo mi sento subito allarmata.
Nuovo compagno? Nessuno mi aveva mai parlato di un nuovo compagno. Non sarà un altro di queei ragazzini stranieri a cui piace cambiare stato per sei mesi perché sono dei ricchi annoiati come in Downton Abbey, spero.
Mi ritorna il viso di quel Joe in mente.
Oh, diamine.
Improvvisamente tutti in classe sentiamo un timido bussare alla porta.
Il mio cuore sta battendo più forte del dovuto.
Devo stare calma, devo stare calma. Non c’è nulla per cui allarmarsi per il momento.
Tutti ci sporgiamo per vedere il nuovo acquisto, non essendo stati minimamente informati fino a quel momento. La Terrin sbuffa e va ad aprire.
Nel preciso istante in cui entra dalla porta il nostro nuovo compagno, il fiato lascia immediatamente la mia bocca.
Tutti i miei incubi si avverano in un istante.
Non ci posso credere. Non è possibile. Ti prego, tutto ma non questo.
Tutti quanti improvvisamente si girano verso di me, stupiti e anche divertiti. Le mie guance diventano color rosso sangue. Anche Marc si volta verso di me, completamente stupefatto, chiedendo spiegazioni con lo sguardo.
Ormai non so più cosa dire.
Non si tratta affatto di Joe Donovan.
Oh, no, questo è qualcosa di molto peggio...
La Terrin presenta la nostra nuova compagna alla classe, con un’indifferenza degna di nota:
«Dunque, questa è la vostra nuova compagna, direttamente da Boston, Elena...»
«Emily.» la corregge lei, imbarazzata.
«Sì, quello.»
La Terrin non mi è mai piaciuta, ma in questo momento è la persona che adoro di più al mondo.
Stringo le mani ai braccioli della mia sedia, quasi stessi per crollare da un momento all’altro.
Tutti i miei piani andati in fumo. Non solo Emily Miller, la ragazza che ha baciato Marc la notte di capodanno e che tutti ricordano come “la finta Lea”  è la mia nuova vicina di casa, ma è anche la mia nuova compagna di classe.
Emily mi nota, in fondo all’aula e mi concede un piccolo gesto di saluto con la mano, pensando di essere gentile. Io la continuo a guardare in modo cagnesco.
«Vedo che conosci McEwitch...» fa la Terrin all’improvviso, avendo notato quel piccolo gesto. La guardo stupefatta.
A quel punto vorrei alzarmi da banco e urlare “Non è vero! Non l’ho mai vista in vita mia!” ma so che ci farei soltanto una brutta figura.
Così cerco di resistere, anche se il dolore è forte.
Sfortunatamente il dolore diventa ancora più lacerante nel preciso istante in cui la Terrin ha all’improvviso l’idea creata apposta per rovinarmi la vita.
«Emily, perché non metti un banco tra McEwitch e Richardson e non ti siedi lì? Almeno quei due finiranno di parlare una volta per tutte.»
VOGLIO MORIRE.
Marc mi lancia uno sguardo dispiaciuto, mentre Emily, imbarazzata per la situazione, ci divide improvvisamente. Pone un’ostacolo a noi due, in qualsiasi senso.
Tutta la classe ci guarda e ride, sia per l’assurdità della situazione in cui ci troviamo, sia perché d’ora in poi sapranno chi prendere in giro per i prossimi mesi, mentre la Terrin, ignara di tutto, continua a spiegare, senza sapere che, con ogni probabilità, mi ha appena condannata a un’eterna vita di pubblica umiliazione.





ANGOLO AUTRICE
I'm back, anche se in ritardo e con un capitolo più corto che non è nemmeno così bello.
Lo so, sono una persona orribile, mi spiace.

Mel.

 

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Capitolo 3
*** Appunti su questa storia ***


Cari lettori e lettrici,
ormai sembrerà ovvio anche a voi che questo non è un capitolo, ma più che altro una breve conclusione su ciò che accadrà a questa storia.
È passato più di un anno dall’ultimo aggiornamento, e ormai è arrivato il momento di informarvi che non penso continuerà mai.
Insomma, La Ragazza dai Capelli Rossi era solo una storia che ideai quando avevo dodici anni, la cui prima forma era completamente diversa da quella che ho pubblicato nel 2014 (nella primissima versione Lea si chiamava Camilla e abitava a Venezia, inoltre non aveva nulla che c’entrasse con i famigerati capelli rossi).
Poi, quando incontrai una ragazza di nome Lea a Galway che aveva degli splendidi capelli rossi e tre fratelli pestiferi e rossastri come lei, decisi che avrei basato il mio personaggio su di lei, nonostante molte delle particolarità caratteriali del personaggio sono più ispirate a me e a persone che conosco, così come molte delle situazioni in cui si ritrova.
Insomma, la stesura di quel testo andò avanti fino al 2016 e poi iniziai a pensare dei seguiti. Tuttavia, il mio errore fu iniziare a pubblicare questo seguito, pur sapendo che non sono una persona abbastanza costante e volenterosa di portare avanti un progetto quando voglio in realtà dedicarmi ad altro. Non fraintendetemi, durante quest’anno ho provato a scrivere ulteriormente questo seguito, per poi rendermi conto che, ora che ho quasi diciannove anni, la mia comicità spensierata e naive di allora ormai non mi riusciva più, e che quindi non aveva senso cambiare totalmente il mio stile di scrittura a metà. So che è triste lasciare le cose così come sono, dopo solo due capitoli, e mi dispiace nel profondo del mio cuore se qualcuno ci fosse rimasto male. Vi chiedo umilmente scusa.
Sento ancora un forte attaccamento a questi personaggi e sicuramente non li dimenticherò, però penso sia giunto il momento di abbandonarli.
MA c’è sempre un ma!
Ovvero, non voglio di certo lasciarvi così con questo messaggio amaro, senza prima ringraziarvi doverosamente, per tutti quelli che mi hanno seguito e mi hanno recensito negli anni. La trama di questa storia ce l’avevo in realtà già pronta, così come molte delle scene clou che avrei inserito più avanti e, condividerle con voi mi sembra davvero il minimo. Almeno non vi lascerò a bocca asciutta xD
Inoltre, come ultimo saluto e ringraziamento, ho pubblicato una one-shot dedicata a Marc e Lea, raccontata questa volta dal nostro caro ragazzo inglese, sul giorno in cui si rende conto di essere innamorato di Lea, che viene raccontato da Marc nel capitolo 21 della storia principale e che trovate a questo link: 
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3756716
Grazie ancora di tutto e ora vi lascio ai miei ultimi appunti!
Un calorosissimo abbraccio a tutti <3
 
 
 
 
 
 
Cosa sarebbe successo in questa storia, dopo il capitolo 2:
 
Lea continua a vivere la sua vita normalmente, cercando di sopportare il fatto che Emily esista e che sarà una parte presente nella sua vita. Più tardi però Emily Miller difende Lea da un attacco di bullismo di Liza, la sua storica acerrima nemica, e questo la convince che Emily in realtà non è poi così tanto male. Lei ed Emily iniziano a fare amicizia, ma quando Lea si accorge che Marc sta diventando sempre più vicino a Emily e che molti dei suoi compagni a scuola stanno iniziando a shipparli insieme, inizia ad avere forti attacchi di gelosia. Questo la porta a passare, per vendetta, un intero pomeriggio con Joe, il ragazzo che aveva conosciuto alla festa e che ha poi ritrovato nella sua stessa scuola. Lea scopre che Joe vive in un mondo molto bizzarro, insieme ai suoi strambi genitori e che è appassionato di musica, infatti suona la chitarra.  Dopo che Marc scopre del suo pomeriggio con Joe, lui e Lea finiscono per litigare, entrambi pieni di gelosia per l’un l’altro, e finiscono per accordarsi a lasciarsi.
Pochi giorni dopo Lea scopre che Marc sta iniziando a uscire con Katie Donald, una ragazza della sua classe e, dopo un ulteriore attacco di gelosia, capisce di essere innamorata ancora di lui. Così Lea ritorna da Marc, chiedendogli di rimettersi insieme e lui acconsente immediatamente, dicendo che in realtà stava solo usando Katie per farla ingelosire.
Lea scopre che il padre di Emily è in realtà il nuovo preside della sua scuola e che la ragazza americana, poiché temeva che nessuno l’apprezzasse veramente a scuola, ha fatto approvare dal padre l’idea di istituire un ballo scolastico alla fine dell’anno, in pieno stile film americano, con tanto di elezione della reginetta eccetera.
Tutti sono entusiasti ma Lea non lo è affatto, poiché crede che la sua cultura irlandese venga denigrata in questo modo.
Lea viene convinta dalla sua stupida coscienza (che nel frattempo sta diventando sempre più ossessionata da Taylor Swift) a istituire un gruppo di opposizione al ballo di fine anno, detto “la Nuova IRA” al quale partecipano più che altro ragazzi e ragazze senza cavaliere. Anche Joe, le amiche di Lea e Marc aderiscono, più che altro per far piacere a lei. Lea riesce inoltre ad allearsi con Liza (usando la metafora della “Russia e l’America che si allearono contro la Germania”) e a far entrare la maggior parte dei suoi amici popolari nel gruppo, oltre a coinvolgere anche i suoi sette fratelli.
Il piano della Nuova IRA è quello di sabotare il ballo la sera stessa. Lea dovrà salire sul palco e fare un discorso sull’importanza della cultura irlandese nelle loro vite, e di non prendere in prestito da quella americana, poi con Joe dovrà canterà l’inno irlandese e servire Guinness per tutto il resto della serata.
Marc capisce che la situazione sta degenerando, quando capisce che Lea sta facendo tutto questo solo perché gelosa che Emily possa prendere il suo posto nella vita dei suoi amici e non perché le importa davvero della cultura irlandese. Marc cerca di farla ragionare, ma Lea inizia a prenderlo di mira, insultandolo perché inglese e viene convinta, sempre dalla stupida coscienza, a lasciarlo nuovamente. Marc perciò se ne va dalla Nuova IRA senza dire altro. Poco dopo Joe parla apertamente con Lea, confessandole di essere innamorato di lei, dedicandole una canzone. Lea non è convinta, perché sente di essere ancora attaccata a Marc, ma la stupida coscienza, rammentandole una canzone di Taylor Swift, la convince a ricambiarlo e a fidanzarsi con lui.
Nel frattempo i fratelli di Lea, vedendola turbata dopo la sua rottura con Marc, decidono di attuare il loro piano, mettendo una trappola per la futura reginetta, pensando che Emily verrà eletta: mettono un secchio con del succo di pomodoro da farle cadere in testa al momento dell’elezione (come in “Carrie”).
La sera del ballo è finalmente arrivata e Lea e la Nuova Ira arrivano al ballo vestiti da soldati repubblicani, pronti per sabotare il ballo. Ma, al suo arrivo, Lea vede che Marc è andato al ballo insieme ad Emily e, resasi conto dello sbaglio, cerca di annullare l’intero sabotaggio. Scopre tuttavia che Taylor Swift è la vera antagonista di questa storia, che aveva “ucciso” la stupida coscienza e preso possesso della testa di Lea dopo che la ragazza aveva ascoltato un suo intero album mesi prima. Lea si ribella alla voce di Taylor Swift nella sua testa e decide di non ascoltarla più, ma, in attesa che la stupida coscienza ritorni, decide di affidarsi ad un'altra voce di un suo idolo nella sua testa, quella di Billy Joel.
Proprio nel momento in cui Lea e Joe salgono sul palco per cantare l’inno irlandese, Lea decide invece di improvvisare un discorso, in cui rivela e chiede di annullare il suo sabotaggio segreto, dicendo che l’essere fieri della propria cultura è una bella cosa, ma per questo non bisogna considerarla migliore delle altre. Inoltre chiede pubblicamente scusa a Marc e, accompagnata da Joe, che la segue confuso, canta su suggerimento di Billy Joel For The Longest Time, dedicandola a Marc.
Marc decide dunque di perdonare Lea e i due ritornano finalmente insieme, mentre Joe capisce e lui e Lea rimangono amici.
Marc e Lea sono infine eletti re e reginetta del ballo, ma, arrivati sul palco, i fratelli di Lea le urlano da lontano di aver inserito la trappola con il succo. Proprio mentre il succo sta per cadere addosso a Marc, Lea decide di sacrificarsi per lui, venendo ricoperta di succo di pomodoro. Tuttavia, dopo una battuta per sdrammatizzare, da parte di Lea, il ballo riprende normalmente. Marc e Lea condividono un ballo e la stupida coscienza finalmente ritorna nella testa di Lea.
 
I TITOLI DEI CAPITOLI sarebbero stati questi:
 
1. Un inizio non proprio eccellente
2. I nuovi vicini 
3. Stupide promesse d’amore
4. Blue lagoon 
5. Everybody wants to do my man 
6. Io & Joe Rutherford 
7. Odio Katie Donald 
8. Nuovi problemi 
9. Quando la Russia e l'America si allearono 
10. Voltare pagina 
11. Il cavaliere di Emily
12. Gelosia
13. Cliché 
14. Il ballo
15. Che cosa farebbe Taylor? 
16. Viva la resistance!
17. No English allowed 
18. La notte prima 
19. Plot twist
20. La voce dell'irlandese - parte 1
21. La voce dell'irlandese - parte 2
 
 
A seguire, la scena in cui Lea si rende conto che Taylor Swift ha preso possesso della sua testa (PS: mi sono divertita un sacco a scrivere questo pezzo):
 
Non allarmarti! Lo sai, Lea, ce lo siamo detti più volte: Haters gonna hate hate hate hate....
Lo sai, stupida coscienza, la tua passione per Taylor Swift sta diventando un tantino allarmante negli ultimi tempi...
Ma no, sciocchina! Ti è sempre piaciuta Taylor, ricordi?
No... A me non è mai piaciuta Taylor Swift, ho solo ascoltato le sue canzoni perché la zia Josie mi aveva regalato un suo disco per Natale, pensando di farmi un bel regalo. Da allora sono iniziate i ritornelli in testa e gli strani pensieri su Marc... E se...
Mh, mh?
Aspetta un attimo! No, non è possibile! Tu...
Sentiamo...
Tu!
Finalmente ci sei arrivata da sola!
Gasp! Taylor Swift!
Esatto! Sono proprio io! Ah, ah!
Avrei dovuto immaginarlo! Ti sei infiltrata nella mia testa con quelle stupide canzoncine e le tue morali sbagliate sull’amore! Cosa ne hai fatto della stupida coscienza?
Oh, andiamo Lea. A che cosa ti serviva una voce della ragione? Adesso hai me, guardati, stai molto meglio ora! È solo grazie a me che ora hai un fantastico ragazzo nuovo di zecca, mentre quell’altro può solo accontentarsi della tua sosia mal riuscita.
Tu... sei stata tu...
E nemmeno le ho scritte io quelle canzoni! Ohohohoho!
Tu mi hai convinta a lasciare Marc, a mettermi con Joe! E a odiare Emily!
Beh, sì. È così che funziona, Lea! L’amore non nasce con qualcuno che conosci da una vita. Deve arrivare all’improvviso ed essere l’unico e più grande della tua vita. Ti ricordi di Love Story, no? Uno dei miei più grandi successi in effetti. Mentre le altre ragazze che fanno da comparsa nella storia, beh sono tutte troie, ovvio.
No, Taylor! L’amore è molto più di questo! È fatto di compromessi, di riuscire a superare i tempi difficili! È molto più di trovare l’unico grande amore o di dedicare una canzone al tuo ex ragazzo in cui gli ripeti quanto lo detesti e stai bene senza di lui.
Oh, è vero! Non abbiamo dedicato una canzone a Marc! Oh, rimediamo subito: Weee are never ever ever! Getting back togetheeeer!
Sta zitta! Per colpa tua adesso Marc è al ballo con un'altra e probabilmente mi odia a morte!
 Lea! Smettila di fare la vittima, dai! So che stai molto meglio così. Tu e Marc litigavate sempre, non c’era futuro, lo sai anche tu. Ora è solo grazie a me che puoi vivere al meglio.
No. Dovrei smettere di ascoltare le voci nella mia testa...
Aspetta, cosa stai facendo?
Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa.
Stai buttando il mio disco? NO! Aspetta! COSA VORRESTI FARE?
Sapete una cosa? Sono stanca delle vostre voci che mi frullano in testa! “Lea fai questo, Lea fai quello”, non lasciate mai decidere me! Beh, sono io che decido questa volta!
No, dai, stai calma! Possiamo ragionarci su, non affrettare le cose...
È finita, Taylor. Smetterò di ascoltare le tue canzoni una volta per tutte. Attenderò il ritorno della stupida coscienza, mentre tu cadrai per sempre nell’oblio del dimenticatoio di Lea McEwitch.
Ah! Credi davvero di potermi uccidere in questo modo? Le mie canzoni non si tolgono così in fretta dalla mente. Finché quei ritornelli ti continueranno a risuonare nella testa, io avrò il controllo di te, sappilo!
È vero, forse non riuscirò a dimenticarmi in fretta delle tue canzoni. Ma saprò che non devo più ascoltarti, o fidarmi di te. Kaputt, Taylor. Ho vinto io.
Cosa? NO, NO! Lea! Ragioniamoci, ti prego! Dai, siamo sempre state amiche noi due! Ti ricordi 22, no? Oh, I don’t know abou... No! Aspetta! Nuoooooooooo....
 
 
 
...
 
 
 
 
Silenzio tombale. Non un ritornello fastidioso, nessuna voce che mi dia ordini.
Sono libera!
Sono stata stupida ad ascoltare Taylor Swift fidandomi così di lei. E ora anche la mia povera coscienza, si trova chissà dove.
Oh, povera stupida coscienza! Ci vorrà del tempo prima che io continui a sentirti di nuovo in testa?
Ormai ero stata così impegnata ad assomigliare sempre di più a una cantante ricca con il culo rifatto, che non riuscivo a ragionare più con la mia testa.
È così, adesso non mi rimangono altro che le voci delle celebrità nella mia testa.
E se...
Oh, è impossibile!
Però devo tentarci, almeno...
Su, coraggio, Lea, concentrati! Dai, come faceva quella canzone?
Come faceva, sì, come faceva?
Hoooooneeeeestyyyy! Is such a lovely wooooord!
Billy Joel! Sei davvero tu?
Puoi contarci, pupa.
Oh, Billy! Mi dispiace di aver preferito alle tue canzoni una barbie che non raggiunge nemmeno il sol alto. Potrai mai perdonarmi? Non sai quanto mi sei mancato! Ora ho un disperato bisogno del tuo aiuto.
Dimmi pure.
Taylor Swift ha appena mandato a quel paese la mia intera vita. Ora: sono a capo di un’organizzazione clandestina pronta per sabotare il ballo scolastico organizzato da quella che credevo essere una mia nemica e il ragazzo di cui sono innamorata è lì con lei.
Oh, è semplice: you gotta teeeeell hiiiim about it!
Va bene, va bene, ho capito! Non sarai certo la stupida coscienza, ma per il momento mi devo accontentare di te.
 



 
E infine il pezzo in cui Lea canta For The Longest Time per Marc:
 
“Marc... Ecco, lui è Marc Richardson, probabilmente lo conoscete, è uno dei ragazzi più carini della scuola... E sono stata così stupida da lasciarmelo scappare per ben due volte quest'anno. Io ti devo delle scuse più di tutti, non solo mi sono comportata male con te, ma mi sono anche rifiutata di ascoltarti, nonostante avessi ragione. Mi dispiace per tutto. Mi dispiace di averti trattato male, di averti spezzato il cuore, di averti lasciato andare, di aver fatto tutto questo. Io..."
Mi zittisco per qualche secondo.
Tutti sono fermi che attendono in silenzio. Marc continua a fissarmi senza capire.
Dannazione! Che cosa faccio adesso?
Io un'idea ce l'avrei...
Billy Joel! Ah, le tue idee non sono mai buone! In questi momenti mi rendo conto di quanto mi manchi la stupida coscienza!
Dai, non vorrai sprecare l'unica occasione che hai per scusarti con Marc. Le coriste la conoscono, fidati, le mie canzoni sono famose.
Va bene... Spero soltanto che funzioni.
Così mi avvicino al microfono e, con voce bassa e leggermente timorosa, iniziò a cantare:
"If you said goodbye to me tonight..."
Tutti mi guardano sbigottiti. Sopratutto Joe, che, di fianco a me cerca spiegazioni con lo sguardo.
Lo ignoro e continuo a cantare:
There will be no music left to write. What else could I do? I’m so inspired by you. That hasn’t happened for the longest time!”
Nella sala cala un silenzio imbarazzante. Mi giro verso Joe e lo supplico, con lo sguardo, di stare al gioco. Lui mi guarda, fa un cenno con la testa e sposta lo sguardo verso il pubblico. Poi, inizia a suonare la chitarra e a cantare insieme a me. Io lo seguo felice.
Oooooh, for the longest time!”
 
 
 
 
Slàn, miei piccoli irlandesi.
Mel.
 
 
Le gean ar Ghaeil chun báis nó saoil

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