Shadows & Rain

di Nightingale_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO ZERO: dancing on the wire of fate ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO ZERO: dancing on the wire of fate ***



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Trent si puntellò  sul materasso con un grugnito. E lui che si vantava sempre di non lanciare incantesimi da ubriaco. Invece ora non solo aveva mal di testa per via della sbornia ma era anche a corto di magia. Quale sortilegio aveva lanciato, poi? Qualunque fosse doveva essere attivo da ore per farlo sentire così da schifo. Non riuscendo a ricordare, il giovane fae scostò le coperte con un calcio e si guardò il braccio destro.

Il tatuaggio sulla sua mano stava brillando di un’intensa sfumatura scarlatta, la stessa per cui il suo clan fin dai tempi antichi era stata soprannominato ly erg, in gaelico scozzese “ mano rossa”.

Quando Trent lesse la parola per individuare/cacciare scritta in simboli Ogham appena sotto le nocche, gemette di nuovo. Quello che aveva attivato era un incantesimo di localizzazione. Un Incantesimo di localizzazione era molto semplice, si pensava ad una persona che si era già incontrato in passato e si lanciava la formula. Se la persona cercata si trovava in un raggio di cinquecento metri, il mezzo usato per l'incanto, nel caso di Trent il suo tatuaggio magico, si sarebbe illuminato. Peccato solo che il ragazzo non si ricordasse minimamente chi avesse cercato di individuare. 

E' un individuo con un'aura molto potente, pensò Trent, flettendo le dita per affinare la percezione. L'aura corrispondeva energia magica insita una persona, la capacità potenziale di lanciare sortilegi. E’ anche strana, proseguì, è Forte ma allo stesso tempo instabile, un minuto cresce e quello dopo diminuisce come una fiammella scossa dal vento.

Lui.

Appena il Ly erg lo realizzò, saltò in piedi e uscì dall’appartamento senza neanche chiudere la porta a chiave. A passi rapidi scese le scale e dal secondo piano si ritrovò dritto nella sala principale del NOX.

L'ampia pista da ballo lo accolse con il consueto assalto di luci, suoni e corpi in movimento. Quella notte il night club era stracolmo di persone. 

Ovunque Trent spostasse lo sguardo figure umane e altre meno umane -ma solo per chi sapeva vedere- ballavano e bevevano insieme, ombre evanescenti nella foschia artificiale creata dal ghiaccio secco.

Lui però non si vedeva da nessuna parte.

Sarebbe stato troppo facile, vero?

Ma Trent sapeva di non dover perdere la calma.

Era certo l'altro che si trovasse ancora lì da qualche parte, riusciva sentire l'eco residuo della sua aura pizzicargli la pelle, come calore che si levava dall'asfalto in una calda giornata d'estate.

Si trattava di sbrogliare il bandolo della matassa.

Il ly erg si appellò di nuovo il tatuaggio e -usando questa volta un incantesimo di pedinamento-, scagliò la propria aura ad ondate nell'aria circostante. 

Fu come dare fuoco a della polvere di magnesio. 

I frammenti dell'aura dell'altro divamparono e ritornarono visibili, formando un'esile scia scarlatta che si librava tra i corpi degli avventori. 

Ma Trent non aveva tempo di gioire, la scia magica sarebbe svanita in poco tempo.

Così il Ly erg cominciò a camminare velocemente, anche spintonando i presenti. Ignorò le loro esclamazioni di protesta, la musica assordante, le luci stroboscopiche e qualsiasi cosa altra che non fosse quell'onda di energia rossa, il suo personale canto di sirena. 

Lui era ancora all'interno del NOX, ne era certo. Era il suo stesso istinto a dirglielo.

Sempre seguendo il suo incantesimo, Trent si fece largo fino a giungere ai piedi di una delle due scala, che conduceva al primo piano.

Praticamente era tornato al punto di partenza, anche se lui aveva usato l'altra scala per scendere.

Che fosse tutto uno scherzo ai suoi danni? non potè fare a meno di chiederselo.

Ma all'improvviso il tatuaggio sopra il suo braccio aumentò di calore tanto da diventare spiacevole. 

No, lui era di sopra, senza alcun dubbio.

 con il cuore che accelerava di un battito, il Ly erg salì rapido gli scalini.

Il ballatoio si estendeva lungo tutto il primo piano, un'elegante ringhiera di legno bianco da un lato e una lunga fila di stanze chiuse dall'altro.

Trent cominciò a percorrere il corridoio sempre seguendo il filo rosso davanti a sé. 

All'improvviso una delle porte alla sua destra si spalancò di schianto, facendolo trasalire.

***

La porta della stanza si spalancò e da essa fuoriuscì una coppia di figure strettamente avvinghiate, un satiro e una ragazza con le orecchie di lince che cercavano di baciarsi senza smettere di ridacchiare. 

Sparirono dalla vista del ly erg prima che lui potesse rendersi conto di cosa fosse successo.

Tutto poteva essere all'interno del NOX.

Trent sospirò. Falso allarme comunque.

Più in là, solo un poco più in là, cantò la scia scarlatta. 

Trent riprese concentrazione e proseguì.

Alla fine lo individuò. 

Si trovava nella sezione centrale del ballatoio, appoggiato con le mani alla ringhiera, seminascosto dietro alle luci dei fari azzurrini che da lì illuminavano la pista da ballo sottostante.

Nel chiarore Trent riuscì a distinguere solo il profilo scuro di un ragazzo, i corti capelli ricci, il corpo snello e le gambe lunghe.  

Lui invece non si accorse del ly erg, lo sguardo intento a scandagliare la folla danzante al piano di sotto. 

In silenzio, Trent si avvicinò finché non fu ad una decina di metri di distanza. 

Adesso riusciva a percepire non solo l'aura, ma anche l'odore. Un misto di  sudore, deodorante al pino silvestre e umanità. 

Sorrise.

"È da un po' che non ci vediamo...." esordì in tono basso, affabile.

Finalmente anche il ragazzo fu consapevole della sua presenza e si voltò di scatto. 

Occhi come cocci di bottiglia, altrettanto verdi, altrettanto taglienti, si piantarono in quelli di Trent.

In quello stesso momento dal piano di sotto, al posto della solita musica elettronica, giunsero le note dolci e lente di Lost dei Within temptation.

 

My hope is on fire

My dreams are for sale

I dance on a wire

 

"...Tu! " esclamò il ragazzo sorpreso, guardando il ly erg.

 l'umano si irrigidì ma non tentò di fuggire. 

Trent sentì le proprie labbra arricciarsi in un sorriso. Gli erano sempre piaciuti i tipi che avevano del fegato, era nella sua natura. 

"Sì, io" confermò. "E tu sei Lucas, giusto?" E prima che l'altro potesse rispondere, aggiunse:

"Certo che tu mi stupisci, lo sai Lucas?".

L'altro lo guardò con fare interrogativo. 

"Voglio dire, devi essere davvero molto coraggioso oppure pazzo, per farti vedere di nuovo qui".

Per un attimo il ragazzo parve farsi prendere dal panico, poi si riprese e fissò l'altro con occhi simili a fiamme verdi.

 

I walk against the stream

Far from what I believe in

I run towards  the end

Trying not to give in

 

"Anche tu devi essere davvero coraggioso o pazzo, per venirmi a cercare dopo quello che ti ho fatto l'ultima volta, Trent" ribatté con calma.

Trent inclinò leggermente la testa di lato, tutto sommato divertito da quell'insolenza. 

"Però..." fischiò. " Ricordavo quanto fossero morbide le tue labbra, ma non che la tua lingua fosse così tagliente".

A quel commento il ragazzo sussultò, le guance gli si tinsero di un lieve sfumatura porpora.  Reggeva bene gli insulti ma non altrettanto bene le insinuazioni. 

Trent lo trovò carino, a modo suo. 

Ma di nuovo l'umano si riprese in fretta e lanciò al ly erg un'occhiataccia che, almeno nelle intenzioni, voleva essere minacciosa. 

"E’ stato solo un bacio. Uno stupido bacio. E parlando in generale, tutto quello che è successo quella sera è accaduto solo perché tu mi hai ingannato" dichiarò in tono gelido.

"Se è per questo, anche tu hai ingannato me" scrollò le spalle Trent.  

"Altrimenti non saresti di nuovo qui, no?"  insinuò, elargendo al ragazzo un  sorriso sottile.

Istintivamente Fece un passo in avanti e l'altro se ne accorse.

"Non ti avvicinare" minacciò subito Lucas, ritornando ad uno stato di completo allarme. 

Trent indietreggiò e con lentezza studiata sollevò in aria entrambe le braccia, il gesto universale di “non ho cattive intenzioni.

"Calmati, non ho intenzione di farti del male..." disse, esasperato dalla continua mancanza di fiducia che l’essere umano dimostrava  nei suoi confronti. cominciava a essere difficile mostrarsi sempre affabili. " anzi forse sono io che dovrei temere per la mia incolumità, visto quello che mi hai fatto l’ultima volta?" fece il ly erg con ironia, mostrando il vecchio taglio che gli percorreva parte del dorso sinistro, ormai in via di guarigione ma ancora ben vivo nella sua memoria. “Ti ricordi del regalino che mi hai lasciato?”.

***

Lucas smise di mostrare i denti, metaforicamente parlando, e guardò la ferita di Trent a bocca aperta. “Non è possibile…”.

 Trent era contento che l’altro si sentisse almeno un po’ in colpa. In fondo farsi pugnalare, seppure da una chiave, non è mai una cosa piacevole.

 “Mi fa piacere vedere un po’ di pentimento..”  Ma l’altro lo interruppe scuotendo la testa.

“No, è che … come ha fatto la ferita a guarire così in fretta” chiese l’umano, totalmente incredulo. 

“ah!” esclamò Trent, preso in contropiedi. E tanti saluti al senso di colpa. UN crescente senso di irritazione si fece strada in lui, che si ritrasse un poco quando vide che l’altro era genuinamente spaventato dalla faccenda. Evidentemente aver lasciato un segno su Trent costituiva per lui una sorta di rassicurazione. Per assurdo che fosse. Povero ingenuo, era palese che non sapesse dell’esistenza della magia e soprattutto degli incantesimi curativi. 

“Noi Fae guariamo più in fretta degli esseri umani” spiegò, un po’ seccato.  Poi siccome non voleva che la conversazione si arenasse su quel punto, cercò di buttarla sul ridere. “Un buon motivo per non pugnalarmi di nuovo, no? Cioè, visto che sarebbe completamente inutile?”.

Lucas lo guardò interdetto per un attimo. Dopo di chè scoppiò in quello che pareva un colpo di tosse ma che poteva anche essere una risata. In ogni caso l’atmosfera tra i due parve distendersi un poco.

“Amico, tu sei completamente pazzo…” commentò l’umano

Trent ignorò diplomaticamente l’insulto. Era sollevato che la situazione si era disinnescata da sola prima che lui fosse costretto ad usare le mani.

Avevano entrambi rischiato grosso. Un patto di non violenza assoluta vigeva all'interno del NOX e Caridad, la proprietaria del locale non era una che perdonava. Nemmeno con gli amici come Trent. Se quelli del servizio di sicurezza li avessero beccati mentre venivano alle mani...

Il giovane fae si accorse che l’umano aveva continuato a parlargli, anche se lui aveva smesso di prestargli attenzione. 

 "Ehi, mi ascolti o no? che diavolo vuoi da me? Perché mi sei venuto a cercare?" concluse il ragazzo, incrociando le braccia al petto. 

Il ly erg non rispose. Già, perché era andato a cercare l’umano? Quando aveva lanciato l’incantesimo di localizzazione era stato completamente ubriaco, quindi poteva dare la colpa ai fumi dell'alcool, ma ora il fae era completamente lucido. Già, perché? Perché quando la sua mente si era schiarita e aveva capito di chi si trattasse, era sceso immediatamente al NOX? Trent sentì le guance farsi bollenti. Lucas aveva ragione, in fondo era stato solo un bacio... 

“tu piuttosto, perché sei tornato? Sai che questo è un locale frequentato da non umani…” chiese lui a Lucas, cercando di nascondere l’imbarazzo 

Lo scozzese ripensò all'inizio della loro conversazione di quella sera.

Coraggioso... pazzo.... oppure disperato.

"È per quella tua amica, vero?” realizzò. “Quella che l’altra sera insistevi che stavi cercando?" È per questo che sei venuto qui?" domandò .

I'm burning the bridges

And there's no return

I'm trying to reach her

Il ragazzo non rispose ma, per  la prima volta da quando si erano rincontrati quella sera, evitò il sguardo di Trent.

Una risposta più che eloquente per il Ly erg.

"Come immaginavo".

Il giovane umano continuò a tenere gli occhi bassi, ostinato.

 

She's lost in the darkness

Fading away

I'm still around here screaming her name

 

"E anche se fosse?" sbottò ad un tratto, in tono così basso che Trent quasi temette di esserselo solo immaginato. 

Si voltò finalmente verso il ly erg, le iridi di un verde improvvisamente più chiaro, più morbido, anche se non meno fiero. Il ragazzo aveva gli occhi lucidi di lacrime.

"Anche se fosse così, a te cosa ne importerebbe?" ripeté con voce arrochita.

Il ly erg non aveva mai visto il ragazzo così: fragile e vulnerabile, in una parola scoperto. Gli ricordò di un altro ragazzo, tanti anni prima, un ragazzo a cui voleva bene e che una volta era venuto da lui con le lacrime agli occhi e una richiesta d’aiuto. Quella volta non aveva ascoltato

E questa consapevolezza mosse qualcosa in Trent, qualcosa che nemmeno lui sapeva identificare.

E da prendere una decisione istintiva, ma della quale non si pentiva assolutamente. 

"Le risposte alla tua domanda sono più di una" sussurrò. "La prima, la più pragmatica, è che le cose sono cambiate dall'ultima volta che ci siamo incontrati e per motivi di lavoro, adesso anch'io ho un certo interesse per la tua ricerca. La seconda, più personale..." fece una pausa."...È che noi due abbiamo un appuntamento in sospeso e a me di solito non piace lasciare le cose a metà. Specialmente con certe persone".

Allungò lentamente la mano e la posò sulla spalla dell'altro. 

E questa volta il ragazzo lo lasciò fare. 

"Mi aiuteresti quindi?" chiese il giovane umano in tono basso, guardando Trent con una nuova luce, un misto di diffidenza e speranza "Mi aiuteresti sul serio?" 

"Ovviamente" rispose lui.

 

I tried to revive what's already drowned

They think I'm a fool

Can't realise,

Hope plays a wicked game with the mind...




 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti :) 

Se il capitolo risulta un po' troppo misterioso non preoccupatevi, si tratta di un flash forward, un salto temporale che si colloca circa nel mezzo della storia. 

Dal prossimo capitolo le lancette torneranno indietro e personaggi e storia saranno introdotti con calma e più chiaramente.

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


SHADOWS & RAIN

1

see no Evil


"Am I to blame? When the guilty and the shame hang over me.

Like a dark cloud, that chases you down in the pouring rain..."

Three days grace - someone who cares.

 

 



 

"Ha appena cominciato a piovere." notò Norah, guardando fuori dalla serie di finestre che incorniciavano il diner.

"Siamo a Seattle"  disse Lucas, facendo spallucce e continuando a pulire i tavoli.

"Già " concordò la ragazza, ma in tono assai più mogio.  “terzo tavolo sulla sinistra, è appena entrato un nuovo cliente, ci pensi tu?"

Il nuovo cliente era molto diverso dai frequentatori abituali del Jim's diner, per lo più operai della vicina fabbrica di scarpe e qualche camionista di passaggio.

Il ragazzo, che sembrava avere all'incirca l'età di Lucas -diciannove anni- o poco più, sedeva da solo e nonostante fossero appena in febbraio, indossava solo una camicia grigia leggermente sbottonata.

Mentre si avvicinava Lucas non potè fare a meno di continuare ad osservarlo e non soltanto per il suo abbigliamento troppo spartano. 

lo sconosciuto era davvero avvenente, con quel viso squadrato che gli metteva in risalto la fossetta sul mento, i capelli biondo paglierino e le labbra carnose. 

Inoltre, almeno a giudicare da come la camicia si tendeva sul suo petto, era anche piuttosto muscoloso.

Cerca di non sembrare un maniaco Lucas, disse a sè stesso, distogliendo gli occhi dagli addominali dell’altro. Anche se il tipo portava una catenina d'oro che sembrava voler convogliare lo sguardo proprio in quel punto.  

A proposito della collana, Lucas rimase colpito dalla foggia; si trattava l'ankh, la croce egizia simbolo di vita eterna. Ne era sicuro perché era la stessa che Morte portava in Sandman, uno dei suoi fumetti preferiti.

Un po’ strano addosso al giovane biondo, che aveva più l’aspetto ricercato dei modelli delle riviste patinate che del goth sfegatato.

"Buon pomeriggio, che cosa le porto?" chiese Lucas, quando finalmente arrivò di fronte al suo cliente.

"Uhm... non saprei… Tu cosa mi consiglieresti?" domandò quello in tono affabile, dandogli immediatamente del tu.

"Di uscire da qui e cambiare tavola calda?" rispose Lucas  prima di riuscire a tapparsi la bocca. Scherzava, ma solo fino ad un certo punto. Il Jim's diner non era esattamente famoso per la sua cucina.

 Il giovane biondo, dopo un primo momento di sconcerto, scoppiò in una sonora risata.

"Beh dai, questo posto non mi sembra tanto male" disse poi in tono conciliante. "Il servizio, ad esempio, è piuttosto piacevole" aggiunse e gli lanciò un sorriso smagliante. 

E, che Lucas fosse dannato, oltre a rendere il tizio ancora più attraente, sembrava proprio quel tipo di sorriso. 

Lucas sentì le proprie guance avvampare leggermente, non credeva che stesse succedendo proprio a lui. Che un bel ragazzo misterioso ci stesse provando con lui. Al Diner, poi.

"E... la mia ordinazione? Tu cosa mi consigli?" lo riportò coi piedi per terra il biondo.

"Uh... sì" disse Lucas, cercando di riprendere il controllo di sé stesso. "Io ti consiglio la torta al cioccolato, è una delle poche cose decenti qui".

"Ma non l'unica" disse il biondo, guardandolo intensamente.

Il ragazzo arrossì di nuovo.

"A te piace? La torta al cioccolato, intendo" continuò inaspettatamente, il ragazzo misterioso.

"Molto" confessò Lucas ed era la prima volta che faceva delle simili confidenze ad uno dei suoi clienti.

Una guancia del biondo si piegò in un affascinante fossetta. 

"Allora che una fetta di torta al cioccolato sia" disse con allegria.  "E da bere? Che cosa ti piace?" lo incalzò.

"Eh? Ma guarda che non sei obbligato... voglio dire, un cameriere non dovrebbe decidere per i propri clienti" obiettò timidamente Lucas, preso in contropiede. 

"Un cameriere non dovrebbe neanche consigliare ai propri clienti di andarsene dal locale" obiettò l'altro con un ghigno.

"Touchè" ammise il ragazzo, sorridendo a sua volta.

"Allora, cosa ti piace?"

"Caffè d'orzo macchiato con latte.".

"Allora quello sia!" 

Lucas annotò tutto sul suo block notes.

"Ok, ma ripeto non sei obbligato..."

"Obbligato? Ma se è tutto di mio gusto...".

E dal luccichio negli occhi azzurri, pareva riferirsi più al cameriere che al menù.

Il ragazzo abbassò lo sguardo sul suo blocchetto per evitare di arrossire ancora. 

Era la prima volta che si comportava così con un cliente, ma l'altro aveva un modo di fare così affabile, così magnetico... si schiarì la gola e cercò di riprendere una parvenza di controllo 

"Va bene, la torta te la porto subito dal carrello dei dolci" disse. "Per il caffè invece, il tempo di prepararlo e te lo servo"

"Non c'è problema, aspetterò " disse il ragazzo misterioso accomodante.

Poi gli lanciò un altro dei suoi sorrisi smaglianti.

Il ragazzo biondo sembrava gentile oltre che tremendamente bello, ma fu proprio mentre sorrideva che accadde

All'improvviso i lineamenti del giovane biondo si fecero fumosi, semi-trasparenti ed un volto completamente diverso apparve sotto di essi. 

Ora gli occhi dell'altro non  erano più azzurri ma di un colore rosso intenso, la sua fronte era gonfia e prominente, tanto da incassare le iridi bizzarre.  Persino il naso e suoi denti erano diversi, il primo più schiacciato e ferale e con le nari più dilatate, i secondi con i canini grossi e triangolari come punte di coltello.

E con le immagini arrivarono le sensazioni.

La fame, oscura e bruciante, come artigli neri piantati saldamente nello stomaco.

Il desiderio, quello di avere in bocca un liquido caldo e dal sapore metallico, il sapore del sangue 

"Allora io attendo qui, caro Lucas " disse la creatura,  leggendo il suo nome scritto sulla targhetta appuntata alla sua divisa.

Il ragazzo si limitò ad annuire, la gola preda della stessa disgustosa sensazione e rapido si diresse  verso la cucina.

Solo quando si trovò dietro il bancone, al sicuro, quasi ebbe un conato di vomito.

Un vampiro. 

C'era un vampiro all'interno il Jim's Diner, non era neppure tramontato il sole. E ci aveva persino provato con lui!

Quello non era certo l'essere soprannaturale che il ragazzo avesse mai incontrato in vita sua, anzi ormai aveva perso il conto delle volte in cui aveva guardato le persone e le anche aveva viste trasformarsi in qualcos'altro. Li vedeva tutti i giorni, quando andava al lavoro o tornava a casa, oppure quando usciva con gli amici. Alcuni li incontrava anche al Jim's Diner. 

Ma questa era la prima volta, che aveva ricevuto anche delle percezioni da uno di loro.

Lucas guardò di nuovo il giovane biondo e represse un altro conato, l'impressione di avere la bocca piena di sangue vivida quanto prima.

Ed era anche la primissima volta che condivideva quel genere di sensazione, che la provava sulla propria pelle come se fosse sua.

Quando stava con la sua seconda famiglia affidataria, Francis sherman lo aveva sfidato a leccare un centesimo di rame e lui lo aveva fatto.

L'impressione era più meno quella, solo moltiplicata per cento.

Sforzandosi, il ragazzo guardò in faccia il vampiro e cercò di capire se l'altro avesse intuito ciò che lui aveva visto, ma quello sembrava tranquillo e in quel momento aveva preso a giocare con il suo cellulare con fare annoiato.

Mi è andata bene, pensò. Certo però, che tutto questo è assurdo.... .

Lucas ripensò a sua madre, Shannon, che condivideva il suo stesso potere. Era morta quando lui aveva soltanto nove anni, troppo pochi per spiegargli tutto quello che c'era da sapere sui poteri e il mondo soprannaturale che entrambi dovevano ignorare. "Oddio, Lucas. Va tutto bene?".

Ancora una volta, la voce di Norah lo distolse dalle sue riflessioni.

"Sei pallido come un lenzuolo e sembri sul punto di vomitare..." disse lei con aria preoccupata.

Incontrando il suo sguardo, per un attimo il ragazzo si chiese come sarebbe stato se, per una volta, avesse provato a spiegare le cose come stavano. 

Sarebbe stato liberatorio. Certo, prima di finire in manicomio.

"Sto bene" mentì. 

Doveva comportarsi come aveva sempre fatto finora. 

Ignorare quello che aveva visto e andare avanti. 

Parlare con il ragazzo biondo e forse, persino continuare a flirtare, in modo da non sembrare sospetto. Ma, si chiese, come poteva riuscirci se ogni volta che lo guardava, gli veniva da vomitare?

"Tu non stai affatto bene" disse Norah in un tono che non ammetteva repliche. "Ci penso io ai tuoi tavoli, tu va un attimo a riposare nel retro". E Si avviò decisa verso i tavoli. Lucas fu sul punto di parlare e fermarla, quando qualcosa dentro di lui lo bloccò.

In fondo era pieno giorno e certamente non sarebbe successo niente di male in un locale pieno di altre persone. E poi il vampiro aveva già detto di non essere interessato a Norah ma a lui. Così il ragazzo non disse nulla e seppure sentendosi in colpa, si avviò verso la cucina del diner.

 Non fece più di qualche passo lungo il corridoio, quando si imbattè in Louis, il cuoco.

"Giusto te cercavo" disse l'uomo. "E' appena arrivato il fornitore della carne con il furgone e Jim vuole che tu l'aiuti a scaricare la merce".

Lucas fece una smorfia all'idea trasportare faticosamente diverse casse di bistecche congelate sotto la pioggia battente.

Il ragazzo sospirò, quel giorno aveva davvero un pessimo karma.




 

*  *  *

 

 Lucas si svegliò e per prima cosa emise un forte e sonoro starnuto. 

Come aveva previsto, scaricare merce da un camion sotto la pioggia non era stato affatto una passeggiata e gli aveva anche causato quel forte raffreddore che lo affliggeva da ben tre giorni. Per fortuna erano stati tre giorni in cui aveva lavorato al suo secondo lavoro, al reparto scatolame del supermercato, altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi Jim che si lamentava del fatto che i clienti non gradivano un cameriere che tossiva sui loro piatti. 

Questo era stato il lato positivo della faccenda.

 C'era stato però anche quello negativo che non aveva più visto Norah. 

I due  erano sentiti telefonicamente un paio di volte ma la ragazza era parsa distante, come distratta.

Il suo cellulare si mise a squillare.

"Pronto?" borbottò Lucas, ancora così assonato da accettare la chiamata senza nemmeno guardare il numero sul display.

"....Lucas?" dall'altra parte rispose una voce che il ragazzo non riconobbe. "Lucas sei tu? Sono Caroline". 

Caroline, si ricordava di lei.

Era la migliore amica di Norah fin dai tempi della scuola, un paio di volte avevano anche fatto un'uscita a tre  e si erano scambiati i numeri.

"Ah, ciao Caroline. Sono contento di sentirti" disse cortese, mentre una parte di lui si stava chiedendo perché l'altra lo stesse chiamando alle sei di mattina. 

"Scusa se ti sembro scortese, ma... come mai questa telefonata? "

La ragazza esitò qualche secondo prima di rispondere.

"Ecco.... Si tratta di Norah. " disse alla fine "Tu l'hai vista negli ultimi giorni? O Ieri sera?".

Lucas aggrottò la fronte, perplesso. 

"No" rispose "I nostri turni al diner non coincidevano e non la vedo da tre giorn-" La sua risposta fu interrotta da un pianto improvviso. 

"Caroline? Caroline, ci sei?" ripeté più volte il ragazzo. 

Nessuna risposta.

"Caroline mi senti? E' forse successo qualcosa a Norah?". 

"Io... Io non lo so... " rispose finalmente la ragazza, con voce arrochita dal pianto. 

 Lucas si allarmò ancora di più. 

"Cosa significa che non lo sai?"

"Che non so dove sia, nessuno lo sa..."  spiegò Caroline e subito dopo riprese a singhiozzare con forza. "Norah è scomparsa!".

 

§ * § * § * §

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