Orphanage

di micchan91
(/viewuser.php?uid=194336)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Derek e Stiles ***
Capitolo 2: *** Beacon Hills ***
Capitolo 3: *** Partita ***
Capitolo 4: *** Ospedale ***
Capitolo 5: *** Happy Ending ***



Capitolo 1
*** Derek e Stiles ***


In qualche modo sapeva di doversi sentire rassicurato mentre osservava le luci scorrere veloci fuori dal finestrino, ma non riusciva a sentirsi protetto in quella macchina. Derek si avvolse meglio la coperta attorno al corpicino e socchiuse gli occhi, aveva sempre desiderato salire su una macchina della polizia, ma di certo non erano quelle le condizioni in cui avrebbe voluto trovarsi.

< Non preoccuparti piccolo, starai bene > gli sussurrò una poliziotta per la centesima volta e Derek sentì distrattamente la sua carezza sulla testa prima di chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dalla macchina, cadendo in un sonno senza sogni.

Quando si svegliò si sentì confuso, era ancora in quella fase in cui il cervello non gli permetteva di ricordare che i suoi genitori erano morti in un incendio e che lui aveva vagato nei boschi attorno alla sua grande villa per giorni prima di venire ritrovato. Sentì delle mani gentili prenderlo e alzarlo dal sedile e quando alzò lo sguardo vide una signora dall'aria gentile che gli sorrideva.

< Da oggi in poi starai qui Derek, ci prenderemo noi cura di te > aveva detto semplicemente prima di farlo entrare in quella che sarebbe stata la sua nuova casa, probabilmente per anni.

L'orfanotrofio della sua città non era altro che una grande villa piena di bambini di tutte le età, gestito dalla donna che aveva visto la sera in cui era arrivato e pieno di tante altre persone che ci lavoravano. Derek odiava già tutti.

I primi tempi fu più semplice, lui era quello nuovo e poteva permettersi di fare lo scontroso, di chiudersi nella sua stanza e fare i capricci da bravo bambino di cinque anni quale era, ma col passare del tempo le educatrici volevano che lui partecipasse e gli altri bambini volevano conoscerlo. Derek però non voleva conoscere nessuno, lui voleva stare solo. Aveva perso tutto, sua madre, suo padre, le sue sorelle e la sua casa, persino i suoi giocattoli. Niente aveva più senso e Derek aveva preso la ferma decisione di non affezionarsi più a niente e a nessuno per paura di poter perdere di nuovo tutto.

Fu il tempo a fargli trovare un suo equilibrio, Derek era riuscito a trovare un compromesso tra il suo voler stare da solo e la regola del partecipare alle attività collettive. Il trucco era semplice, partecipare con il minimo sforzo. Derek parlava di rado e non sorrideva mai nonostante tutti gli dicessero che se fosse stato più sorridente presto avrebbe trovato anche lui una famiglia, proprio ciò che Derek non voleva.

Adesso aveva sette anni, due anni passati all'orfanotrofio lo avevano fatto diventare un bambino solo e taciturno, ma in fondo molto buono. Fu pochi giorni dopo il suo compleanno che conobbe Stiles. Derek era nella sua stanza a leggere un libro, era l'unico che ancora aveva il privilegio di avere la stanza tutta per se dato che erano un numero dispari, ma quella mattina la direttrice aveva bussato alla sua porta ed era entrata con un sorriso.

< Da oggi avrai un compagno di stanza > aveva annunciato mentre poggiava delle lenzuola fresche di bucato sul letto vuoto. Derek l'aveva guardata stranito e aveva poggiato il libro sul letto, abbandonando la lettura per poter protestare. Aveva appena aperto bocca quando il suo nuovo fratellino era entrato nella stanza. Stiles Stilinski, uno scricciolo tutt'ossa e l'aria terrorizzata. Derek osservò il piccolo avvinghiarsi alla gonna dell'educatrice di turno e tirare su col naso, non doveva avere più di quattro anni e Derek lo trovò immediatamente odioso. Odioso il modo in cui lo guardava con quei grandi occhi color ambra, odioso il modo in cui tirava su col naso, odioso il modo in cui si ritraeva spaventato.

< Derek, lui è Stiles. Stiles, lui è Derek. Sono sicura che andrete molto d'accordo voi due > esclamò la donna una volta preparato il letto e, dopo aver dato un buffetto sulla testa di Derek, sparì al piano di sotto insieme a quello scricciolo.

Derek alla fine dovette ammettere che Stiles non fosse così male, era pressochè invisibile.

Il bambino era sempre rintanato da qualche parte, spesso dentro qualche armadio o sotto qualche tavolo e in molti lo prendevano in giro chiamandolo talpa o riccio perchè sembrava davvero cercare di nascondersi ad ogni costo e si chiudeva a riccio appena tentavi di parlargli. Una cosa che però proprio mandava Derek fuori di testa erano i suoi piagnucolii, soprattutto di notte. Lui cercava di dormire mentre il ragazzino si girava e rigirava nel letto piagnucolando qualcosa e singhiozzando, il maggiore notava che spesso affondava il viso nel cuscino per non dargli fastidio, ma a lui dava fastidio lo stesso...finchè un giorno non gli sentì singhiozzare la parola "mamma". Fu un attimo, Derek scattò seduto e fissò il corpicino di Stiles seminascosto dalle coperte e sospirò piano, risentendo per la prima volta dopo due anni la mancanza della buona notte di sua madre.

Il giorno seguente volle chiedere spiegazioni alla direttrice e si avvicinò a lei chiedendole la storia di Stiles. La donna ovviamente non volle dare spiegazioni, ma Derek non si lasciò scoraggiare e si intrufolò nell'ufficio della direttrice, rubando il fascicolo di Stiles. Si nascose sotto la grande scrivania e lo aprì, iniziando a leggere cosa fosse successo al piccolo per farlo arrivare lì. Stiles aveva perso entrambi i genitori nello stesso momento, suo padre era lo sceriffo di una piccola cittadina lì vicino ed era stato minacciato da alcuni criminali che aveva arrestato e che erano stati poi rilasciati sulla parola. Una sera quelli erano andati a casa loro e la madre aveva aperto la porta, finendo subito a terra per un colpo diretto alla testa. Noah Stilinski aveva afferrato il figlio e aveva cercato di correre alla porta sul retro per poterlo mettere in salvo dopo aver atterrato uno degli aggressori, ma era stato raggiunto da un proiettile che gli aveva perforato il petto. Stiles aveva visto tutto, ma era stato risparmiato solo perchè era un bambino e anche i criminali avevano delle regole e sparare ad un bambino era contro una di quelle. Derek chiuse il fascicolo con un gesto secco e lo rimise al suo posto per poi uscire. Si diresse in camera sua e si mise sul letto, tirando fuori l'unica foto che si era salvata dalla villa in fiamme e osservando i volti sorridenti dei suoi familiari. Ricordava chiaramente le urla dei suoi genitori che cercavano di aprire la porta per fuggire dalla camera da letto, il pianto delle sue sorelle e sua madre che gli urlava di correre fuori, lui che era l'unico che si trovava in salotto quando l'incendio era scoppiato. Non si sarebbe mai potuto dimenticare la sofferenza provata in quel momento, quando aveva preso la consapevolezza che i suoi sarebbero morti, che non avrebbe mai potuto fare nulla. Con le lacrime agli occhi strinse la foto e la rimise al sicuro nel cassetto, voltando lo sguardo quando la porta della stanza si aprì con un cigolio prima che Stiles sgattaiolasse dentro, richiudendosela alle spalle. I due si osservarono in silenzio, poi Stiles come al suo solito si andò a nascondere sotto il letto e il maggiore non disse niente, ma non se ne andò come faceva sempre, infastidito da quel comportamento, rimase lì nella stanza con lui. Aprì nuovamente il suo libro e si mise a leggere, poi lo sentì tirare su col naso e sospirò piano. Serrò un momento le labbra, poi iniziò a leggere ad alta voce. Il libro era semplice, una bella storia per bambini che Derek aveva letto e riletto mille volte dato che lì all'orfanotrofio non arrivavano libri nuovi da anni, ma era certo che Stiles non l'avesse mai nemmeno aperto. Il piccolo non uscì da sotto al letto, ma Derek non lo sentì più piangere e continuò a leggere ad alta voce per lui. La cosa si ripetè più volte, Stiles si nascondeva terrorizzato da demoni inesistenti e Derek si metteva sul letto a leggere per lui.

Alla fine il maggiore si stava affezionando.

Sapeva di non doverlo fare, che prima o poi Stiles se ne sarebbe andato via come tutti gli altri, ma non poteva farne a meno. Stiles gli scatenava un senso di protezione, forse perchè gli ricordava sua sorella, o non sapeva nemmeno lui cosa, sapeva solo di tenere al fatto che lui stesse bene. Prese l'abitudine di stargli sempre vicino, non parlavano quasi mai, si limitavano solo a non allontanarsi troppo l'uno dall'altro come se quel semplice gesto potesse proteggere entrambi.

Una notte la guardia che stava osservando gli schermi con la visione notturna per la sicurezza dei bambini non potè fare a meno di sorridere di fronte alla scena che stava vedendo. Stiles si stava come al solito girando e rigirando nel letto alla ricerca di una posizione comoda o di calore, abbracciandosi il cuscino per cercare un po' affetto e Derek si mise seduto per guardarlo, poi decise di agire per una volta e si alzò, camminando sul freddo pavimento a piedi scalzi fino al letto del più piccolo che alzò lo sguardo su di lui. Derek gli sorrise e si mise inizialmente seduto ai piedi del letto, poi si sdraiò, restando però sempre ai piedi, messo in orizzontale. Stiles lo fissò solo per qualche istante, poi velocemente gattonò fino a lui e si sdraiò, poggiando la testa sulla sua pancia e chiudendo gli occhi. Il maggiore gli accarezzò distrattamente i capelli mentre chiudeva gli occhi a sua volta e sorrise nel sentire il corpo di Stiles accoccolarsi meglio contro il suo. Alla fine Derek non resistette e gli diede anche un bacino sulla testa, circondandolo con un braccio per poterlo proteggere meglio. Fu così che la mattina seguente lì trovò l'educatrice, sorridendo felice per quell'inaspettata piega che stava prendendo quell'amicizia. Derek dormì benissimo per la prima volta in vita sua, Stiles non si era mosso e non aveva fiatato, sembrava che il contatto con il corpo del maggiore fosse soporifero per lui, tanto che Derek dovette scuoterlo più volte per fargli aprire gli occhi mentre solitamente li spalancava prima ancora che qualcuno lo sfiorasse.

Da quella notte cambiò tutto. Derek oramai era consapevole di provare affetto per Stiles e il ragazzino si era attaccato a lui come una cozza allo scoglio. Mangiavano insieme, giocavano insieme e dormivano insieme. "I gemelli diversi" li chiamavano ormai, ma a nessuno dei due dava fastidio. Le paure di Derek di perderlo comunque si affievolirono col tempo, ne lui ne Stiles venivano adottati, perchè insomma...nessuno voleva adottare un bambino problematico no? Quale genitore avrebbe voluto un ragazzino sempre serio o un'altro che soffriva di forti attacchi di panico e crisi di pianto?

< Sarò io la tua famiglia Stiles...per sempre > aveva sussurrato Derek una sera che Stiles aveva piagnucolato che nessuno lo avrebbe mai voluto e il minore si era stretto a lui, abbracciandolo forte come al suo solito.

< E io sarò tua moglie Derek > aveva ribattuto ingenuamente, facendo ridere il maggiore che gli aveva accarezzato i capelli e baciato la fronte, sorridendogli dolcemente. Gli anni si susseguirono tranquilli, Stiles faceva progressi per superare il trauma della morte dei genitori e più lo superava, più la sua parlantina aumentava, facendo uscire fuori di testa il maggiore che doveva sorbirsi le sue chiacchere anche di notte.

A dieci anni Stiles era una vera e propria tortura per le orecchie. L'iperattività aveva preso il posto della paura e solo Derek riusciva a stargli dietro sia fisicamente che per seguire il filo dei suoi pensieri e a volte aiutava le educatrici per trovarlo o per bloccarlo dato che solo lui ci riusciva, ma più spesso lo copriva o partecipava lui stesso alle tante marachelle che il ragazzino metteva in atto.

In quel momento erano in sala mensa e Stiles aveva appena sputato tutto il succo sulla tovaglia immacolata dopo essere scoppiato a ridere per una cosa che aveva detto Derek, beccandosi un'occhiata torva da parte della cuoca che l'aveva bacchettato, ottenendo solo risate più alte.

< Non te ne andrai mai di qui se fai così > stava borbottando e Stiles sorrise, voltandosi verso Derek.

< Ma io non voglio andarmene > disse tranquillo e il maggiore gli fece l'occhiolino.

< Quando Derek avrà diciotto anni prenderà un appartamento tutto suo e andremo a viverci io e lui > aggiunse e il moro annuì per conferma, facendo sospirare e scuotere la testa alla donna che si allontanò borbottando. Pochi minuti più tardi ai due si avvicinò la direttrice.

< Derek, devo parlare con te > disse seria e il ragazzo di tredici anni si alzò dalla sedia, sorridendo a Stiles.

< Ti aspetto in camera > gli disse il minore alzandosi a sua volta per poi avviarsi verso la loro stanza.

Quando Derek lo raggiunse però era furioso e Stiles capì subito che qualcosa non andava.

< Tutto bene? > chiese preoccupato e Derek afferrò un libro, scaraventandolo a terra.

< Me ne vado! > urlò con le lacrime agli occhi.

< Non...non capisco > disse il minore un po' spaventato dal suo comportamento, erano anni che Derek non aveva scatti di rabbia.

< Hanno trovato uno zio! E quello stronzo ha deciso di adottarmi! > urlò ancora e Stiles sbiancò, scuotendo la testa.

< Uno zio? ma...ma avevi detto che non avevi più nessuno > pigolò e Derek lanciò un altro libro.

< Lo so! Non so da dove sia sbucato! > gridò ancora lanciando ogni singolo ogetto che trovasse e Stiles si coprì le orecchie con le mani, rannicchiandosi sul letto. Il maggiore smise appena lo notò e lo raggiunse, abbracciandolo forte.

< Scusa > soffiò dolcemente.

< Io non ci vado con lui > aggiunse subito dopo, bloccando con le dita le lacrime che avevano iniziato a bagnare le guance di Stiles.

< Non voglio dirti addio > soffiò il minore e Derek lo strinse ancora più forte.

< Non ci vado > ripetè, ma erano parole di un bambino di tredici anni, quindi solo parole.

Una settimana più tardi le poche cose del moro erano chiuse in una piccola valigia nera che era stata posizionata vicino alla porta dell'orfanotrofio. Derek la fissò finchè una mano a lui sconosciuta non si posizionò sul manico. Il ragazzo fece scorrere lo sguardo sul braccio muscoloso fino a fermarsi sul volto di suo zio. Aveva gli stessi occhi di sua madre e quando lo guardava sentiva contorcersi le budella.

< Non voglio andare > piagnucolò guardando la direttrice che gli sorrise dolcemente.

< Starai bene Derek, meriti una famiglia > gli disse.

< Ma io una famiglia già ce l'ho! > ribattè il più giovane, voltandosi verso le scale dove era seduto Stiles. Il minore lo osservava con gli occhi rossi di pianto mentre tirava su col naso, sembrava più piccolo della sua età e Derek ricordò la prima volta che l'aveva visto.

< Potrai venirlo a trovare quando vorrai > gli disse la donna spingendolo verso lo zio e Derek si morse forte il labbro, voleva gettarsi a terra e fare una scenata, ma sapeva benissimo che niente avrebbe potuto impedire quell'addio. Sentì Stiles gridare mentre suo zio gli faceva un lieve sorriso e apriva la porta.

< No! Derek! No! > fu con queste urla che il maggiore uscì dall'orfanotrofio, salendo sulla costosa macchina dello zio verso quella che sarebbe stata la sua terza nuova casa.



Angolino dell'autrice
Questa fict è nata da un'idea di EdSheeran che ha pubblicato un video sulla sua pagina fb (la scena notturna in cui Stiles abbraccia Derek) e già da lì avevo voglia di scriverci su...poi ho visto un'immagine (che vi pubblicherò nel prossimo capitolo perchè devo passarla al pc) e niente, mi sono messa a scrivere ed è uscito ciò! Inizialmente doveva essere una cosa piccola, ma scrivendo si è allungata sempre di più XD saranno comunque pochi capitoli!
Spero che vi sia piaciuto il primo capitolo.
Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Beacon Hills ***


I mesi si susseguirono veloci. Derek faticava ad ambientarsi e gli mancava Stiles quasi come avrebbe sentito la mancanza di un braccio. La notte lo cercava, il giorno si ritrovava a parlare e voltarsi alla sua destra, pensando di trovarci due occhi color ambra e trovandoci il muro. Era frustrante e non faceva che ripetere a tutti che voleva tornare all'orfanotrofio.

< Almeno adotta anche Stiles > aveva sbottato un giorno che suo zio aveva sospirato pesantemente e gli aveva ripetuto per l'ennesima volta che non poteva tornare a vivere all'orfanotrofio.

< Non è così semplice Derek > aveva risposto Peter sistemando le carte sparse sulla scrivania.

< Vedrai che andrà meglio a Beacon Hills > gli disse poi e Derek si bloccò.

< Che significa? > chiese a mezza voce.

< Torniamo a casa mia. Sono venuto qui solo per poter prendere te e poter fare le sedute con gli assistenti sociali, ma adesso che sono finite e ti ho ufficialmente adottato devo tornare a casa > disse e Derek si sentì sul punto di scoppiare. Era già difficile stare lontano mezz'ora di macchina da Stiles, ma tutte quelle ore d'aereo...
Stavolta fece una scenata. Poco gli importava che aveva tredici anni e che sarebbe dovuto essere più maturo. Si mise ad urlare, a gettare le cose all'aria, si buttò a terra e urlò con tutto il fiato che aveva che lui a Beacon Hills ci sarebbe andato solo da morto. Ma lui era appunto un bambino di tredici anni e per Peter fu facile ignorare le sue proteste e prenderlo di peso pochi giorni più tardi, mettendolo sul primo aereo per Beacon Hills che aveva trovato disponibile.

Gli anni successivi per Derek furono un misto tra inferno e paradiso. Beacon Hills era una città fantastica, piccola, ma fornita di tutto ciò che poteva servire ad un ragazzo adolescente. C'erano persone tranquille e la scuola era favolosa, anche il club di basket in cui era entrato era stupendo e in molti lo ammiravano. Insomma, la sua vita era perfetta e per i suoi diciotto anni Peter gli aveva addirittura comprato una camaro nuova di zecca che tutti gli invidiavano. L'unica pecca era che mancava Stiles.

Derek tornò a casa e gettò lo zaino ai piedi del letto, sospirando e sedendosi sul morbido materasso, lasciando riposare un momento i muscoli stanchi per via dell'allenamento. Il suo sguardo vagò nella stanza fino a posarsi sulle foto che teneva sul comodino. La prima era la foto della sua famiglia, quella che stringeva a se quando la mancanza all'orfanotrofio era troppo forte, la seconda era l'ultima foto che avevano scattato a lui e a Stiles. Derek aveva un braccio attorno alle sue spalle e aveva elargito uno dei suoi rari sorrisoni mentre Stiles faceva una smorfia buffa che lo rendeva adorabile. Il moro prese la cornice tra le mani e sospirò, erano passati sei anni dall'ultima volta che lo aveva visto e l'ultimo ricordo che aveva del minore era lui in lacrime che lo pregava di non partire, di non abbandonarlo. Per un po' si erano sentiti al telefono, ma un giorno Derek aveva chiamato ed era stato informato che Stiles era stato adottato e che per la privacy non avrebbe potuto avere il suo numero così che aveva perso anche l'ultimo contatto che lo legava a lui. Derek riposò la foto sul comodino e si sdraiò, mettendosi a fissare il soffitto. Non c'era giorno in cui Stiles non gli mancasse, ma per fortuna il tempo lo aveva aiutato a superare il dolore o almeno a trovare il modo di conviverci. Chiuse gli occhi un momento e mugugnò quando sentì il citofono suonare.

< Derek! E' arrivato il ragazzo che devi aiutare a studiare! > gli urlò suo zio dal piano di sotto e il moro si rimise seduto per poi stiracchiarsi. Suo zio era ricco da far schifo, ma a Derek piaceva guadagnarsi i suoi soldi così dava ripetizioni a casa ai ragazzi più piccoli. Velocemente scese di sotto e osservò un ragazzino moro guardarsi attorno spaesato, l'enorme atrio della villa faceva quell'effetto la prima volta che lo vedevi. Derek osservò il tatuaggio che gli spiccava sul braccio per poi allungare la mano verso di lui.

< Sono Derek > disse.

< Scott > rispose quello con un sorriso che Derek non ricambiò, lui non sorrideva quasi mai.

< Iniziamo > disse subito accompagnandolo ad un grande tavolo in salotto per poi aprire i libri, iniziando le ripetizioni.

< Sei bravo, dovrei mandare da te anche mio fratello > ridacchiò alla fine Scott mentre gli passava i soldi.

< Hai un fratello? > chiese Derek e Scott annuì.

< E' stato adottato, ma lo adoro > disse allegro e Derek sospirò piano.

< Buon per voi > disse a mezza voce e diede appuntamento a Scott per la settimana seguente.

Le lezioni con Scott dovevano essere una cosa di qualche volta, ma divennero un appuntamento fisso quando il moro venne rimandato in matematica così che i due si ritrovarono spesso insieme nel suo salotto, finendo per fare amicizia. Derek ovviamente non si lasciava mai andare troppo, restava sempre sulle sue, ma con Scott era piacevole parlare ed era un buon modo per distrarsi dai suoi pensieri.

Come ogni mercoledì anche quel pomeriggio Derek e Scott erano in salotto e avevano finito da poco i compiti di quest'ultimo. La televisione era accesa e i due erano comodamente seduti sul divano quando il telefono di Scott inziò a suonare. Derek si voltò verso di lui e vide solo per un istante la foto che l'amico aveva messo per l'avviso di chiamata, ma bastò. Per tutto il tempo non fece che fissare Scott con gli occhi sgranati mentre parlava con il fratello, tanto che l'amico alzò un sopracciglio.

< Tutto ok? > chiese una volta attaccata la chiamata.

< Posso vedere la foto di tuo fratello? > chiese subito Derek con il cuore a mille e Scott lo fissò se possibile ancora più perplesso, poi aprì la galleria e voltò il telefono verso di lui.

Derek divorò l'immagine con gli occhi, continuava a ripetersi che non era possibile, ma ogni dettaglio ai suoi occhi lo riportava ad una sola persona.

< Stiles > soffiò.

< Si. Come fai a saperlo? Non ti ho mai detto il suo nome > disse Scott guardandolo sempre più perplesso.

< Dov'è adesso? > chiese Derek ignorando la domanda.

< A casa...Derek perchè me lo chiedi? > chiese Scott bloccando il telefono, ma il maggiore si stava già infilando la giacca.

< Portami a casa tua > quasi gli ordinò e per quanto il moro trovasse strana quella cosa lo accontentò, c'era qualcosa nello sguardo di Derek che gli faceva capire che era importante. I due salirono sulla camaro, Scott di solito andava a piedi, ma il maggiore voleva fare in fretta. Ci misero dieci minuti e Derek parcheggiò davanti ad una graziosa villetta, ci era passato davanti un'infinità di volte.

< Abitate qui da molto? > chiese a Scott mentre scendeva.

< Eh? No, da nemmeno un anno...da quando papà ha lasciato mamma > rispose Scott mentre seguiva il maggiore che nel frattempo si stava avviando verso la porta a grandi passi. Senza nemmeno aspettare l'amico suonò il campanello e poco dopo una donna aprì la porta.

< Si? > chiese, notando subito dopo il figlio e sorridendo ad entrambi.

< Mamma, lui è Derek > disse Scott e la donna allargò il suo sorriso.

< Ah, piacere. Grazie per stare aiutando mio figlio > gli disse, ma Derek quasi non la sentì, continuava a guardare dentro con aria febbrile.

< Mamma Derek sta cercando Stiles > disse Scott rispondendo alla muta domanda della donna.

< E' dentro > disse lei semplicemente, scansandosi per farli passare. Derek non attese nemmeno un secondo e si fiondò all'interno della casa. Sapeva di starsi comportando come un maleducato, ma non poteva farne a meno. Fece qualche passo nell'ingresso e appena sentì la sua risata si fiondò subito in salotto, bloccandosi sulla porta. Stiles era seduto sul divano e teneva un joystick in mano mentre pigiava i tasti con enfasi, esclamando qualche "muori bastardo" di tanto in tanto. Derek sentì il cuore battere fortissimo e l'aria quasi mancargli. Sentiva che quella scena gli era familiare e al contempo gli sembrava estranea mentre rivedeva il suo piccolo Stiles che rideva e commentava ad alta voce il libro che stavano leggendo. Il minore dovette sentirsi osservato perchè voltò lo sguardo senza che Derek avesse detto o fatto niente. I due si fissarono a lungo e Derek si chiese se lo avrebbe riconosciuto, in fondo lui era cambiato molto, si era addirittura lasciato crescere la barba. Sentì solo distrattamente Scott e sua madre parlare dietro di lui mentre Stiles posava il joystick sul divano e si alzava lentamente. Lo vide avvicinarsi timoroso, come se temesse che Derek potesse svanire da un momento all'altro. Presto si ritrovarono l'uno davanti all'altro e Stiles gli sfiorò la barba con le dita tremanti.

< Derek > soffiò semplicemente dopo diversi istanti e il moro non potè nemmeno rispondere che le braccia del più piccolo erano attorno al suo collo mentre lo stringeva forte a se.

< Derek, il mio Derek > lo sentì singhiozzare contro la sua spalla e finalmente riuscì a muovere le mani, accarezzandogli la schiena con delicatezza.

< Stiles > sussurrò dolcemente e il minore gli si strinse meglio addosso continuando a ripetere il suo nome. Rimasero abbracciati per quella che gli sembrò un'eternità, ma staccarsi sembrava quasi fare male e quando si separarono Stiles continuò a tenergli la mano.

< Sei diventato un figo! > esclamò sorridendogli e Derek per la prima volta da quando era lì fece un largo sorriso.

< E tu sei lo stesso scricciolo di sempre. Pensi di alzarti prima o poi o resti nano? > rise beccandosi un pugno sulla spalla.

< Mi sei mancato fottutamente tanto Derek > disse Stiles stringendogli la mano e Derek sospirò piano.

< Anche tu, ogni giorno della mia vita > disse dolcemente, venendo poi distratto da qualcuno che tossicchiava.

< Mamma! Lui è Derek! Quel Derek! > disse semplicemente Stiles con un largo sorriso e sia Melissa che Scott si fissarono.

< Il Derek dell'orfanotrofio? > chiese Scott e il fratello annuì felice, stringendosi nuovamente al maggiore e strofinando il naso sulla sua spalla.

< La mia famiglia > soffiò felice e Derek sentì il cuore riempirsi di gioia nel sentirglielo dire.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Partita ***


Restarono molto nel salotto dei Mccall, Stiles gli raccontò di quando era stato adottato da loro grazie a Scott che aveva fatto amicizia con lui dopo essere andato a trovare sua zia che lavorava lì all'orfanotrofio. I due erano diventati così amici che Melissa alla fine aveva scelto di farlo entrare a far parte della famiglia a tutti gli affetti. Stiles era tornato a sorridere solo grazie a loro che gli avevano fatto provare nuovamente il calore di una famiglia, anche se ovviamente gli mancava sempre Derek. Il minore aveva cercato a lungo un modo per contattarlo, ma non aveva mai trovato un qualsiasi collegamento a Derek e quando si era trasferito a Beacon Hills aveva perso ogni speranza.

< Non posso crederci che anche tu sei qui > mugolò quasi sedendoglisi in braccio per quanto erano vicini, sembrava che il bisogno di contatto fisico tra loro due non fosse mai svanito. Derek gli mise un braccio attorno alle spalle e sorrise.

< Nemmeno io > disse dolcemente e fu quasi doloroso doversi alzare e salutare tutti per poter tornare a casa.

Quella notte non riuscì a prendere sonno, non faceva che rigirarsi nel letto sentendo il bisogno di tornare da Stiles. Stava quasi per farlo quando sentì qualcosa colpire la sua finestra. Si alzò velocemente e si affacciò, sorridendo quando nel suo giardino vide Stiles che lo osservava con un largo sorriso. Derek gli fece cenno di arrampicarsi fino alla finestra, tanto era semplice, e il ragazzino arrivò agilmente da lui. Come si sedette sulla finestra Derek si scansò e lo lasciò entrare, non riusciva a smettere di sorridere e ridacchiò quando notò che Stiles sotto la giacca aveva il pigiama. Lo osservò andarsi a infilare sotto le coperte e battere la mano accanto a se per invitarlo a raggiungerlo. Ovviamente il maggiore non se lo fece ripetere due volte e lo raggiunse, infilandosi sotto le coperte calde e mettendosi comodo. Subito Stiles si accoccolò contro di lui e il suo corpo trovò immediatamente il modo di incastrarsi perfettamente a quello di Derek. Entrambi sospirarono rilassati, sia a Derek che a Stiles sembrò di non aver mai dormito come si doveva da quando si erano separati e che finalmente avessero ritrovato un posto in cui stare, l'uno tra le braccia dell' altro.

< Non hai perso il vizio vedo > ridacchiò Derek quando sentì Stiles affondare il naso sulla sua maglia e odorarlo. Il minore sorrise contro la stoffa e scosse la testa.

< Hai un odore così buono > sussurrò felice mentre si stringeva meglio a lui. Rimasero entrambi in silenzio, non c'era niente da dire, c'era solo da assaporare la vicinanza.

< Domani mi stordirai di parole vero? > soffiò Derek dopo un po'.

< Puoi contarci > sussurrò Stiles con gli occhi chiusi e Derek sorrise divertito prima di cadere tra le braccia di Morfeo, riuscendo per la prima volta dopo anni a non fare sogni che lo facessero svegliare con un groppo alla gola...

 

 

Stiles osservò la tovaglia piena di succo senza riuscire a smettere di ridere, contagiato dal maggiore che, al suo fianco, si era letteralmente piegato in due dalle risate.

< Mamma ti ammazza > si sentì dire da Scott, ma stava ridendo anche lui. Derek afferrò i tovaglioli e cercò di tamponare il danno come meglio poteva.

< E' colpa di Derek! Lo sa che sputo qualsiasi cosa ho in bocca quando mi fa ridere! > esclamò subito il minore tentando invano di aiutare Derek. Quando Melissa tornà da loro con la torta tra le mani si bloccò nel vedere quel disastro e guardò male i suoi due figli che cercarono di mettere su l'espressione più innocente del loro repertorio. La donna sospirò divertita e diede la torta in mano a Scott per poi togliere la tovaglia macchiata.

< Solo perchè sono felice di vederti così allegro > disse guardando Stiles.

< E che sia l'ultima volta > aggiunse subito dopo pizzicando la guancia del suo figlio adottivo che le fece un largo sorriso da schiaffi. Derek sorrise divertito e si alzò per poter aiutare Melissa a mettere i piatti e a tagliare la torta.

< Mi mancavano le cose fatte in casa, Peter ovviamente non le fa mai > disse alla fine dopo aver fatto il bis e Stiles si accoccolò contro di lui.

< Potrai mangiarne quante ne vorrai da oggi in poi, questa è anche casa tua > sussurrò dolcemente e Derek lo strinse ancora a se.

< Sembrate fatti con la colla > ridacchiò Scott osservandoli e Stiles gli fece la linguaccia.

< Lui è mio, è normale che voglia tenerlo sempre con me > ribattè e Derek gli stampò un bacio sulla fronte, poi ricordò una cosa e si mise a ridere da solo.

< Cosa c'è? > chiese Stiles guardandolo.

< Sai Scott...quando eravamo piccoli Stiles diceva sempre che sarebbe stato mia moglie! > esclamò il maggiore e il più piccolo divenne viola per l'imbarazzo.

< Non è vero! > strillò con la voce più alta di qualche ottava mentre Scott scoppiava a ridere, rischiando di sputare lui il succo quella volta.

< Derek! Non è vero! > ripetè Stiles mentre anche il maggiore rideva.

< Oh si che lo è! Lo ricordo benissimo! > ribattè guardandolo con un sorriso divertito e rise ancora più forte quando Stiles per cercare di tappargli la bocca cadde dalla sedia.

< E al massimo posso essere tuo marito! Capito?! Ma-ri-to! > sbottò da terra Stiles cercando di alzarsi e Derek ammutolì, mettendosi a fissarlo.

< Beh? Ti sei morso la lingua? > borbottò Stiles una volta in piedi, osservando con un sopracciglio alzato l'espressione ebete di Derek che scosse la testa e riprese a sorridere.

< Ora devo andare > disse semplicemente.

< Di già? > piagnucolò subito Stiles, ma Derek si stava già alzando.

< Ho lezione > rispose scompigliandogli i capelli, era bello andare all'università e a Derek piaceva molto, ma da quando aveva ritrovato Stiles saltava spesso le lezioni meno importanti, beccandosi ramanzine su ramanzine da parte di suo zio.

< Dai ci vediamo stasera > aggiunse, oramai Melissa si era rassegnata al fatto che il figlio non dormisse quasi più nella propria stanza dato che sgattaiolava sempre da Derek...e quando proprio non poteva era Derek a sgattaiolare da lui.

< Bene. A stasera > disse il minore stampandogli un bacio a schiocco sulla guancia e Derek uscì dalla casa dei Mccall per tornare nella sua, chiudendosi in camera. Si lasciò cadere sul letto e prese un lungo respiro, non capiva perchè il cuore gli avesse sfarfallato a quel modo nel sentire Stiles dire la parola marito. Mai come in quel momento avrebbe tanto desiderato che la sua famiglia fosse viva, avrebbe potuto chiedere consiglio a sua madre o alle sue sorelle...e invece se ne stava lì da solo a rimuginare, perchè di chiedere a Peter non se ne parlava. Rimase a lungo a pensare e quando Stiles lo raggiunse nella sua stanza lo trovò nella stessa posizione in cui si era messo quando era arrivato a casa.

< Com'è andata la lezione? > gli chiese il minore infilandosi nel letto con lui e Derek ci mise qualche secondo per realizzare che non ci era andato.

< Oh...mi sono addormentato una volta a casa e l'ho saltata > ridacchiò il maggiore e Stiles sospirò divertito.

< Potevi restare con me allora > borbottò poi poggiando la testa sul suo petto.

< Ti batte forte il cuore > soffiò poco dopo voltando il viso per poterlo guardare.

< Tutto bene? > chiese sinceramente preoccupato e Derek gli scansò i capelli dal viso e gli sorrise dolcemente.

< Solo pensieri > rispose e Stiles subito allungò la mano e si mise ad accarezzargli viso e collo, lo faceva sempre da piccolo per distrarlo dai "pensieri cattivi" che lo prendevano di tanto in tanto. Il maggiore si rilassò sotto al suo tocco, ma quella strana sensazione all'altezza del petto non passava.

< Ci sono io con te > gli disse Stiles con dolcezza.

< Sarò per sempre qui > soffiò mentre socchiudeva gli occhi con aria stanca e Derek gli accarezzò i capelli, lasciando che si addormentasse.

Quella notte non chiuse occhio, rimase sveglio a fissare il ragazzo che dormiva placidamente al suo fianco con la testa poggiata sulla sua spalla e la bocca socchiusa. Per la prima volta si soffermò a guardargli le labbra e degluttì a vuoto, impedendo alla sua testa di fare strani pensieri. Quando Stiles aprì gli occhi trovò Derek ancora sveglio e fece un sonoro sbadiglio.

< Buon giorno > soffiò sorridendo e Derek represse uno sbadiglio per non fargli vedere quanto fosse stanco e gli sorrise.

< Buon giorno > rispose alzandosi.

< Posso fare la doccia qui? Vado direttamente a scuola > chiese e Derek annuì mentre si stiracchiava, oggi lui aveva il giorno libero così poteva prendersela con calma e finire di ragionare sulle cose provate. Stiles si chiuse in bagno, uscendone poco dopo tutto vestito e profumato. Si avvicinò a Derek e gli diede un bacio sulla guancia.

< Ci vediamo dopo > disse allegro e Derek lo osservò calarsi giù dalla finestra. Represse un altro sbadiglio, poi decise di rimettersi a letto e appena la sua testa toccò il cuscino crollò. Dormì davvero parecchie ore, per sua fortuna quel giorno aveva solo gli allenamenti di basket che erano la sera e quando si svegliò nel tardo pomeriggio la strana sensazione che lo aveva accompagnato il giorno prima era svanita. Derek si disse che doveva essere stata la stanchezza e si stiracchiò felice, non poteva essere che i suoi sentimenti per Stiles stessero cambiando, per lui il minore sarebbe sempre rimasto il suo piccolo fratellino da proteggere.

Passarono diverse settimane da quell'episodio, il capodanno si avvicinava rapidamente e con lui le vacanze. Stiles era a casa in vacanza già da qualche giorno, aveva smesso di andarci prima ancora che finissero le lezioni, ma Derek non chiese spiegazioni dato che era risaputo che Stiles fosse un pigrone, quindi magari voleva solo riposare un po' di più.

In quel momento Derek era negli spogliatoi e aveva appena finito di indossare la divisa della sua squadra. Posò il borsone sotto la panca e si stiracchiò per distendere i muscoli, amava l'eccitazione che gli scorreva nelle vene prima di una partita, era principalmente per quello che si era iscritto alla squadra di basket anche all'univesità.

< Dai Hale che li stracciamo anche oggi! > esclamò un suo compagno dandogli una pacca sulla spalla e Derek sorrise.

< Ovviamente > rispose uscendo con lui sul campo, tutta la squadra era rimasta piacevolmente sorpresa dal cambiamento di Derek. Da quando Stiles era rientrato a far parte della sua vita Derek si era aperto con tutti, sorrideva e scherzava anche se era solo Stiles a conoscerlo davvero per come era veramente, sicuramente però non era più il lupo solitario e scontroso di prima. Derek fece srocchiare il collo e afferrò una palla per farci qualche palleggio e lanciarla ad un suo compagno di squadra. Quello la prese e gliela rilanciò, ma quando Derek sentì una voce fin troppo familiare urlare il suo nome si ritrovò il pallone in faccia dato che si era voltato per cercarlo. Soffiò solo un momento di dolore, poi i suoi occhi incontrarono quelli di Stiles. Il maledetto invece di preoccuparsi si stava sbellicando dalle risate per via della pallonata, poggiandosi a Scott per non cadere dalla sedia. Derek alzò il dito medio nella sua direzione, stando molto attento a non farsi vedere dal suo allenatore, e Stiles in risposta gli mandò un bacio da lontano.

< Tutto ok Hale? > gli chiese il suo compagno e Derek annuì.

< Tutto alla grande > disse recuperando la palla e rimettendosi in posizione. Gliel'avrebbe fatta vedere a Stiles, avrebbe fatto smettere quella risata in poco tempo. Lanciò la palla contro il suo compagno di squadra, poi irrigidì i muscoli delle gambe e fece una capriola all'indietro, da fermo! Si voltò verso il minore con un ghignetto soddisfatto e gongolò tra se e se nel vederlo con la bocca spalancata. Derek tra i due era sempre stato quello più atletico mentre Stiles riusciva ad inciampare anche sui suoi stessi piedi, ma il maggiore non aveva mai ostentato le sue capacità per non mettere il più piccolo in imbarazzo e farlo sentire a disagio...ma quel giorno...oh quel giorno gli avrebbe fatto vedere quant'era bravo! Per tutta la durata della partita l'allenatore lo tenne in campo, Derek sembrava una furia scatenata. Rubava la palla agli avversari con facilità e segnava a canestro con salti che nemmeno lui credeva di poter fare, gongolando sempre di più ogni volta che Stiles urlava il suo nome. Avere il minore che faceva il tifo per lui lo gasava in maniera strana e si sentiva stranamente orgoglioso di tutta quella situazione.

Mancavano ormai solo pochi minuti e le gambe di Derek erano ormai talmente tese da fare male, aveva saltato troppo e quella sera si sarebbero vendicate, ma il moro voleva chiudere in bellezza! Palleggiò un paio di volte da fermo valutando la situazione, poi iniziò a correre scartando un paio di avversari. Voltò solo un momento lo sguardo in direzione degli spalti e sorrise nel vedere Stiles in piedi, quasi poggiato sopra Scott per poterlo osservare meglio. A quel punto si bloccò di scatto, irrigidì ogni singolo muscolo del suo corpo e lanciò nonostante fosse solo a metà campo. Osservò trattenendo il fiato la palla fare una parabola in aria e rilasciò l'aria solo quando la vide centrare perfettamente il canestro. Sentì tutti esplodere in un boato e rise quando sentì Stiles urlare un bel "porca puttana si!". Subito si rivoltò verso di lui e gli fece l'occhiolino prima di venire letteralmente travolto da tutti i suoi compagni di squadra. Quando finalmente lo lasciarono notò che in molti spettatori erano già usciti. Stiles stava invece scendendo velocemente le gradinate per raggiungerlo e Derek sorrise felice. Quando Stiles arrivò alla seconda gradinata si lanciò letteralmente tra le sue braccia, attaccandosi a lui come una scimmietta e Derek gli avvolse le braccia attorno al corpo per non farlo cadere, indietreggiando lievemente per il contraccolpo.

< Sei stato grandioso! > esclamò subito il minore con gli occhi che gli brillavano e Derek gli fece un largo sorriso.

< Ti sono piaciuto? > ridacchiò mentre lo rimetteva a terra.

< Se mi sei piaciuto?! Sembravi uno di quei professionisti che mi facevi vedere in televisione quando eravamo piccoli! Eri tutto un woah, e swisssh > esclamò accompagnando ogni suono con una mossa ridicola che forse doveva assomigliare a qualche tiro del maggiore. Derek scoppiò a ridere e gli scompigliò i capelli.

< Te li ho dedicati tutti sai? > gli disse dolcemente e Stiles lo fissò con gli occhi luminosi.

< Grazie maritino mio > ridacchiò poi e Derek sbuffò divertito per poi dargli una pacca sulla spalla.

< Aspettatemi fuori, dato che abbiamo vinto sicuramente si farà un po' di casino e festeggeremo nel cortile > disse e Stiles e Scott annuirono.

< Ci vediamo fuori allora > gli disse Stiles avviandosi poi verso l'esterno con Scott, continuando a fare quelle mosse idiote e beccandosi una spallata divertita da parte del fratello. Derek scosse la testa divertito, poi si voltò e andò negli spogliatoi, fiondandosi sotto la doccia.

 

 

 

 

Angolino dell'autrice

Ed ecco qui anche il terzo capitolo! Spero che vi sia piaciuto e che non ci siano troppi errori dato che non ho potuto rileggerlo > <

Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ospedale ***


Nelle docce i suoi compagni continuarono a riempirlo di complimenti, prendendolo anche un po' in giro intuendo che volesse solo farsi bello davanti a qualcuno. Niente di ciò che fecero però gli fece ottenere risposta su chi fosse la fortunata che Derek voleva impressionare, anche perchè non era una lei, ma un lui...

Derek si soffermò solo un istante a pensare al perchè avesse fatto tutto quello per impressionare Stiles, ma alla fin fine non ci diede troppo peso e lasciò andare quei pensieri con una scrollata di spalle, Stiles era importantissimo per lui ed era normale che volesse renderlo fiero di se. Finì di lavarsi in fretta nonostante i muscoli di tutto il suo corpo lo pregassero di restare altri cinque minuti sotto il getto caldo e rilassante della doccia, ma Derek voleva uscire a festeggiare e soprattutto voleva tornare da Stiles. Si asciugò rapido e indossò un paio di jeans attillati, una maglia nera e la sua inseparabile giacca di pelle, poi uscì fuori. Quando mise piede nel giardino sentì dei botti, probabilmente qualcuno li aveva portati per festeggiare, era quasi capodanno e in molti compravano scoppietti e fuochi d'artificio per potercisi divertire. Ne sentì altri due abbastanza ravvicinati e si mise a cercare Stiles con lo sguardo, accigliandosi quando vide alcuni ragazzi raggruppati in cerchio, solitamente quando erano messi a quel modo qualcuno stava litigando. Subito si avviò verso il gruppo, sentendo mormorare diverse persone. Non poteva essere una lotta, se lo fosse stato tutti starebbero gridando, chi incitando e chi cercando di farli smettere, lì invece tutti sussurravano preoccupati. Derek scansò alcuni ragazzi e si pietrificò quando vide chi c'era in mezzo al cerchio. Subito spintonò chi gli trovava davanti e corse ad accucciarsi vicino a Scott.

< Stiles? > chiamò preoccupato il minore. Stiles era a terra, in ginocchio, e si stava premendo le mani sulle orecchie. Derek lo vedeva tremare convulsamente mentre stringeva gli occhi e si piegava su se stesso, singhiozzando cose che il maggiore non riusciva a capire.

< Derek, dobbiamo portarlo via di qui > disse Scott agitato mentre cercava di tranquillizzare il fratello e Derek annuì.

< Lo porto all'infermeria del campus > disse, ma Scott scosse la testa.

< No! Via, lontano dai botti > ribattè e Derek in un primo momento non capì, poi realizzò...il motivo per cui Stiles era finito in orfanotrofio...gli spari...il fatto che all'orfanotrofio fossero vietati i botti e il fatto che Stiles venisse portato via quando li facevano a capodanno...

< Merda > soffiò e prese il minore tra le braccia, stringendolo a se per bloccare l'attacco di panico.

< Permesso > disse poi facendosi strada tra la gente, iniziando a correre verso la sua macchina. Sentiva Stiles singhiozzare tra le sue braccia e annaspare alla ricerca di ossigeno e lo strinse meglio.

< Va tutto bene Stiles, ci sono io. Ci sono io > gli disse, ma il più piccolo non sembrava nemmeno sentirlo e quasi urlò quando qualcuno fece scoppiare un altro petardo. I tre arrivarono alla macchina e Derek la aprì rapidamente, poi mise Stiles sul sedile davanti e gli prese il viso con le mani.

< Stiles! Guardami! Stiles! > esclamò serio e preoccupato, ma Stiles era nel panico più totale e non sembrava presente a se stesso.

< Dobbiamo portarlo in ospedale Derek > gli disse Scott mettendogli una mano sulla spalla e il maggiore annuì di nuovo, mise la cintura a Stiles e chiuse lo sportello per poi fare i giro e salire al posto di guida. Gli si strinse il cuore nel sentire Stiles singhiozzare "mamma e papà" e pigiò il piede sull'acceleratore mentre Scott chiamava sua madre per avvertirla. La donna lavorava all'ospedale e in quel momento era di turno, li avrebbe aspettati all'ingresso. Ci sarebbero comunque voluti venti minuti andando al massimo della velocità e più passava il tempo e più Derek si preoccupava dalla violenza di quell'attacco di panico. Ricordava quando gli prendevano da piccolo, a volte smetteva quasi di respirare e le labbra gli diventavano viola finchè una delle collaboratrici non gli iniettava qualcosa. Derek si morse il labbro inferiore e gli prese la mano, stringendogliela forte quando lo sentì singhiozzare ancora, notando con la coda dell'occhio Scott che gli accarezzava i capelli, erano entrambi mortalmente preoccupati.

< Era un bel po' che non ce lo aveva così forte > disse Scott quando mancavano più di dieci minuti all'arrivo e Derek sospirò frustrato, non sapeva cosa fare per aiutarlo...

Alla fine ebbe un'illuminazione, non sapeva se avrebbe funzionato, ma decise ugualmente di provarci. Cercò di ripescare nella memoria le parole esatte, poi iniziò a parlare.

< C'era una volta, in un regno lontano lontano... > iniziò e vide Scott lanciargli un'occhiata perplessa mentre Stiles continuava a singhiozzare. Derek non si lasciò scoraggiare e iniziò a raccontare la vecchia favola del libro, la prima che aveva letto ad alta voce a Stiles, la sua preferita. Ricordava come lo calmava quando la notte iniziava ad agitarsi. Stiles inizialmente non sembrava nemmeno sentirlo, ma più Derek parlava e più il respiro di Stiles rallentava e i suoi singhiozzi si facevano meno sconnessi. Era ancora nel panico, bianco come un lenzuolo e sul punto di svenire, ma si stava calmando. Derek sorrise lievemente nel constatarlo, ma non smise di raccontare nemmeno un istante. Quando arrivarono davanti al pronto soccorso il maggiore era più o meno a metà storia e non smise di raccontarla nemmeno quando scese e fece il giro per poter aprire lo sportello di Stiles. Gli slacciò la cintura e gli prese le mani per aiutarlo a scendere. In quel momento i loro occhi si incontrarono e lo sguardo che gli lanciò Stiles per Derek fu...tutto. Quello sguardo...quello sguardo era un pozzo profondo in cui Derek era appena caduto senza avere alcun appiglio e in un brevissimo istante capì di non avere scampo. Si era innamorato. Senza ragionare gli prese il viso tra le mani e le loro labbra si scontrarono alla ricerca di un bacio. Non fu un bacio passionale, le loro labbra si toccarono semplicemente e Derek ne assaporò il sapore solo pochi istanti prima di staccarsi.

< Mi hai baciato > fu l'unica cosa che disse Stiles prima di svenirgli tra le braccia. Immediatamente la preoccupazione tornò a farsi largo, prendendo il posto di qualsiasi altro sentimento. Derek prese in braccio il minore e si voltò, trovando Melissa e Scott che lo fissavano. Il moro tossicchiò lievemente e per fortuna nessuno disse niente vista la situazione. Melissa gli fece strada e portarono Stiles fino ad una delle camere. Derek lo adagiò sul letto e gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte mentre Melissa lo controllava.

< Non gli dai niente? > chiese Derek vedendo che la donna lo copriva semplicemente.

< E' svenuto, l'attacco di panico è passato ed è inutile dargli un calmante. Vedremo come va quando si sveglia > rispose lei e Derek annuì continuando a fissare il più piccolo che dormiva.

< Vado a prendere qualcosa da bere > disse Scott sospirando per poi uscire, dovendo allontanarsi un momento dalla visione di suo fratello in un letto d'ospedale.

< Questo periodo è un incubo per lui > sospirò Melissa guardando il figlio.

< I primi anni doveva prendere un calmante anche se non era agitato perchè rischiavamo che gli prendesse un attacco di panico in mezzo alla strada e svenisse. Non poteva girare da solo perchè poteva prendergli in qualsiasi posto appena sentiva un botto > disse accarezzando il braccio di Stiles.

< Sai? Quando l'ho visto all'orfanotrofio non sorrideva quasi mai, aveva continue crisi e ogni volta che Scott doveva tornare a casa mi si stringeva il cuore per come Stiles si aggrappava a lui e mi pregava di non portarglielo via > raccontò e Derek si sentì stringere il cuore quando ricordò Stiles che lo stringeva e lo pregava di non partire e di non abbandonarlo. Melissa sorrise dolcemente e alzò lo sguardo su di lui.

< Ricordo che le uniche volte in cui lo vedevo sorridere era quando parlava di te, mi raccontava sempre di tutte le avventure che avevate passato, mi faceva vedere delle tue foto e mi diceva che il suo sogno era poterti ritrovare e vivere con te > Derek riabbassò lo sguardo su Stiles e sospirò piano.

< Anche io lo volevo tanto... > si ritrovò a sussurrare, per anni aveva progettato di scappare di casa per poter cercare Stiles, ma non sapeva da dove incominciare e il minore una volta adottato sarebbe potuto essere in qualsiasi posto.

< Da quando lo abbiamo adottato l'ho visto migliorare sempre di più, superare l'abbandono ed essere tranquillo, ma non l'ho mai visto così felice come adesso Derek > gli disse Melissa e Derek si costrinse a distogliere nuovamente lo sguardo da Stiles per guardare la donna.

< Lui ti ama Derek, probabilmente ti ha sempre amato > disse lei con un sorriso e il cuore del moro iniziò a fare le capriole mentre lui cercava di mantenere un'espressione neutra, non poteva permettersi di sorridere come un ebete!

< Non gli farò del male se è questo che temi > disse sincero, fare del male a Stiles era davvero l'ultimo dei suoi pensieri. Stiles lo aveva salvato in ogni modo possibile, a lui doveva tutto. Melissa però sorrise e scosse la testa.

< Oh lo so, non faresti del male a Stiles nemmeno sotto tortura > ridacchiò e gli prese la mano.

< Io voglio solo che tu sappia che per me la sua felicità conta più di ogni altra cosa > disse dolcemente e Derek capì che gli stava praticamente dando la sua benedizione. Le sorrise e annuì piano.

< Anche io voglio la sua felicità sopra ogni altra cosa > sussurrò e la donna gli strinse piano la mano.

< Ora devo tornare al lavoro, resti tu con lui? > gli chiese e Derek in risposta si mise seduto sulla poltrona.

< Probabilmente Scott non tornerà molto presto dato che ci sei tu, lui non sopporta vedere Stiles qui, ci sta malissimo > gli disse e Derek annuì ancora, lo capiva benissimo.

< Se quando si sveglia è ancora agitato chiamami > aggiunse Melissa e detto quello uscì dalla stanza. Derek sospirò pesantemente e si mise comodo sulla poltrona, chiudendo un momento gli occhi. Si leccò distrattamente le labbra e si morse il labbro inferiore quando ripensò al bacio. Ovviamente non era il suo primo bacio, nel corso dei sei anni non aveva mai avuto nessuna fidanzata o fidanzato fisso, ma era stato adolescente e a scuola si facevano molti giochi che avevano come premio o penitenza un bacio. C'erano state poi le ubriacature e le serate in discoteca e aveva dato baci anche parecchio spinti anche se non era mai andato oltre. Nessun bacio però lo aveva sconvolto così nel profondo come questo semplice sfiorarsi di labbra che aveva avuto con Stiles. Forse era stato lo sguardo, quello sguardo così profondo in cui Derek ci si sarebbe volentieri perso...

Derek non seppe quanto restò perso nei suoi pensieri, ma alla fine fu un mugolio sommesso da parte di Stiles a riportarlo alla realtà. Si alzò di scatto e si avvicinò al letto, accarezzando la fronte sudata del minore.

< Stiles? Eih? > sussurrò e il ragazzo socchiuse gli occhi. Derek cercò subito di capire se fosse ancora agitato o no e se fosse il caso di chiamare Melissa. Lo vedeva confuso e lo aiutò a tirarsi seduto.

< Stai bene? > gli chiese dolcemente e Stiles lo guarsò negli occhi in silenzio per qualche istante prima di arrossire.

< Sono svenuto vero? > mugolò e Derek sorrise divertito.

< Eh si > gli disse, ma sobbalzò quando si ritrovò nuovamente le labbra del minore attaccate alle proprie.

< Stronzo, non si bacia una persona poco prima che svenga, le rovini il momento > sentì sussurrargli sulle sue labbra e non potè fare a meno di sorridere, facendo diventare il bacio più passionale di prima.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Intanto buona pasqua per domani a tutti! Io sono sommersa dalle uova per mia figlia e mangerò cioccolato fino alla fine dei tempi! XD

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, il prossimo sarà l'ultimo <3

Baci

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Happy Ending ***


Derek non seppe dire quanto tempo passarono a baciarsi, poteva essere passato un minuto come un'eternità. Il maggiore sapeva solo che su quelle labbra aveva trovato casa e che non si sarebbe mai più staccato. Anche Stiles sembrava gradire parecchio e lo faceva capire con dei mugolii sommessi. Fu un lieve bussare sulla porta aperta che li fece staccare, entrambi erano a corto di ossigeno mentre Melissa sulla porta li guardava divertita.

< Noto che stavolta l'ossigeno manca per un motivo migliore > ridacchiò e Stiles arrossì fino alla punta dei capelli.

< Lascia che ti stacchi il monitor, lo stai facendo impazzire con i tuoi battiti accelerati, mi stavo preoccupando > aggiunse divertita mentre si avvicinava al figlio per staccargli gli elettrodi che monitoravano il suo battito cardiaco. Stiles e Derek fissarono la donna in totale silenzio, entrambi con le guance imporporate di rosso e solo quando Melissa uscì ridacchiando ripresero a respirare. Stiles si poggiò mollemente sui cuscini, si sentiva ancora un po' stordito sia per l'attacco di panico che per il bacio.

< Mi dispiace averti fatto preoccupare > sussurrò lievemente e Derek si affrettò ad accarezzargli i capelli con dolcezza.

< Non preoccuparti, sono stato stupido io. Avrei dovuto ricordarmi del tuo problema > ribattè subito, Derek era sempre stato molto attento a queste cose e si era arrabbiato molto con se stesso per aver esposto Stiles ad una situazione simile.

< Non potevi saperlo e comunque speravo che non sarebbe successo adesso che ti avevo ritrovato > sospirò il minore poggiando la testa contro il suo petto.

< Sei la mia ancora Derek > gli disse con amore e Derek gli diede un bacio sulla testa, sorridendo contro i suoi capelli.

< Lo stesso vale per me Stiles > ribattè Derek e capì che in un modo o nell'altro Melissa aveva ragione, loro due si erano sempre amati. Fin dal primo giorno in cui Derek aveva puntato i suoi occhi in quelli ambrati di Stiles tra di loro si era creato un legame profondo che poi nel tempo si era modificato, ma senza mai smettere di rafforzarsi. Derek amava Stiles e Stiles amava Derek fin dall'inizio dei tempi. Poco importava se prima si amassero più come fratelli e ora c'era qualcosa in più, era sempre amore.

Il maggiore strinse con più convinzione Stiles a se e sospirò felice nel sentire il naso del più piccolo strusciare contro il suo petto e annusare il suo profumo.

Stiles restò in ospedale solo qualche altra ora, giusto il tempo di fare dei controlli di routine e aspettare il rilascio.

< Stanotte dormo a casa > gli disse quando arrivarono davanti al portone di casa Mccall.

< Odio farli preoccupare, loro mi hanno dato così tanto Derek...gliela devo una serata in famiglia > ridacchiò davanti allo sguardo da cucciolo del maggiore che però subito sorrise e annuì.

< Passo a prenderti domani mattina, facciamo colazione insieme > gli disse prendendogli la mano e accarezzandogliela con delicatezza.

< A domani > sussurrò Stiles entrando in casa, per la prima volta senza paura di lasciare la mano di Derek col timore di non rivederlo più.

 

Tutti pensavano che una volta fidanzati il legame appiccicoso di Derek e Stiles sarebbe esploso, evolvendoli in una cozza e uno scoglio che non si sarebbero mai più staccati, ma i due stupirono tutti con il loro comportamento. Erano sì, sempre insieme, ma non erano sempre incollati come prima. Era come se la consapevolezza della presenza dell'altro si fosse ampliata, permettendogli di sentire la vicinanza del compagno anche a metri di distanza. Ai due bastavano pochi istanti per trovare il proprio fidanzato con lo sguardo anche in una sala strapiena di persone e appena i loro sguardi si incontravano entrambi sorridevano e si illuminavano. Come in quel momento. Stiles era ancora al centro della pista da ballo e Derek era andato a prendere da bere. Si era voltato solo una volta riempiti entrambi i bicchieri e dopo nemmeno due secondi gli occhi ambrati di Stiles erano nei suoi e i due si erano sorrisi con amore. Il minore lo raggiunse a bordo pista e afferrò uno dei due bicchieri, bevendone il contenuto, imitato subito dal maggiore che storse il naso.

< Avevo scordato quanto poteva essere pessimo l'alcool ai balli di fine anno > borbottò posando il bicchiere sul tavolino di plastica sotto lo sguardo severo di Finstock, il professore di educazione fisica del suo ragazzo che a quanto pare aveva un odio particolare per Stiles.

< Mi spiace, dall'anno prossimo prometto che berremo solo vino di qualità, invecchiato cent'anni > lo prese in giro Stiles mandando tutto giù e posando il bicchiere accanto al suo. Prese poi il pennarello indelebile che era poggiato sul tavolo e iniziò a scarabocchiare sui bicchieri vuoti.

< Quanto sei infantile > rise Derek prendendolo in giro a sua volta, ma Stiles sorrise siddisfatto mentre osservava la sua opera. Su ogni bicchiere c'era il loro nome e metà cuore. Stiles allungò le mani e li avvicinò in modo che le due metà formassero un cuore unico e sorrise radioso al suo ragazzo che scosse la testa divertito e lo baciò con foga.

< Niente baci! > urlò Finstock da lontano e i due si staccarono. Stiles si morse il labbro inferiore con aria felice e ignorando il coach prese Derek per mano e lo riportò sulla pista da ballo, incollandosi a lui.

All'improvviso qualcuno fece cadere qualcosa di pesante e il rumore riverberò nella sala come uno sparo. Derek sentì subito Stiles irrigidirsi nell'abbraccio e si allarmò immediatamente. Quando si abbassò un po' per guardarlo il minore aveva gli occhi lucidi e lievemente sgranati.

< Stiles è tutto ok, ci sono io > gli sussurrò dolcemente e Stiles puntò gli occhi nei suoi. Prese un lungo respiro e li chiuse, stringendo forte le mani di Derek.

< Baciami > soffiò semplicemente e subito le labbra del moro furono sulle sue.

< Niente baci! > sentirono l'urlo isterico del coach, ma lo ignorarono e continuarono a baciarsi finchè non fu Stiles a staccarsi.

< Grazie > sussurrò, stava piangendo e le lacrime gli bagnavano le guance, ma era calmo e gli stava sorridendo con amore. Derek gli sorrise, poi fece l'occhiolino a Scott che aveva letteralmente trascinato Allison per tutta la pista da ballo per trovare Stiles e assicurarsi che stesse bene. Il moro sospirò rilassato e mimò un "sei grande" con le labbra per poi tornare a ballare con la sua ragazza...anche se a giudicare da come si muoveva sarebbe stato meglio di no. Derek sbuffò divertito e tornò a concentrarsi sul suo fidanzato, aveva ripreso a ballare anche lui e sfortunatamente era stato Scott ad insegnargli quindi le sue mosse erano ugualmente ridicole, ma a Derek non importava, non gli importava di niente quando era con Stiles, perchè lui era la sua ancora, la sua vita. Lui lo amava e Stiles amava lui, niente al mondo contava di più, avrebbe potuto rinunciare a tutto per lui, consapevole che se lo avesse fatto, Stiles sarebbe immediatamente diventato il suo tutto. Lo baciò ancora, incurante del fatto che stessero facendo partire un embolo a Finstock e lo strinse forte a se, stofinando i loro nasi.

< Stanotte non mi scappi > soffiò malizioso e Stiles arrossì lievemente, ma subito si stampò in faccia un sorrisetto malizioso.

< Siamo fatti con la colla ricordi? Non potrei allontanarmi nemmeno volendo > ribattè mordendogli il lobo dell'orecchio. Derek ridacchiò e gli accarezzò il viso, consapevole che finalmente quella sera avrebbero reso completo il loro amore.

 

 

:....

 

 

 

 

< Sai Stiles, dieci anni fa quando te l'ho proposto non pensavo tu avessi tutte queste cose > sbuffò Derek divertito mentre il minore poggiava l'ultimo grande scatolone nell'ingresso di casa e Stiles gli fece una linguaccia.

< Dieci anni fa quando me l'hai proposto tutto quello che possedevo era un peluches di nome Teddy Bear e dei vestiti orribili > ribattè fissandolo.

< E comunque sei in ritardo sulla tua promessa, avevi detto a diciotto anni! Ne hai ventitre mio caro! > aggiunse lanciandogli una pallina quando Derek gli fece il verso, pallina che venne prontamente raccolta da una palla di pelo nera che balzò sul divano e si mise a masticarla.

< Il cane deve proprio stare sul divano? > sospirò Derek con aria fintamente esasperata.

< Il cane può fare quello che vuole > ribattè Stiles mettendosi le mani sui fianchi e osservando le pareti imbiancate di fresco. Sorrise soddisfatto e tornò a guardare Derek che ricambiò subito il sorriso. Il maggiore aspettò che Stiles varcasse del tutto l'ingresso, poi allargò le braccia.

< Benvenuto a casa, Stiles > disse con amore e Stiles si bloccò sul posto, fissando Derek con gli occhi spalancati che poco dopo si riempirono di lacrime di gioia. Singhiozzando corse ad abbracciarlo e si strinse a lui.

< Casa nostra Derek > disse tra le lacrime.

< Casa nostra > soffiò il maggiore assaporando quelle parole. Avevano desiderato a lungo una casa solo per loro, dove poter stare insieme e poter essere una famiglia ed ora il loro sogno si era avverato. Restarono stretti l'uno all'altro per qualche altro istante, poi Derek si staccò urlando quando vide che il cane aveva iniziato a mozzicare il suo cuscino preferito, mettendosi ad inseguirlo in lungo e in largo. Stiles scoppiò a ridere e scosse la testa.

< Proprio un grande inizio > disse tra se e se con aria divertita mentre iniziava a spostare gli scatoloni nelle varie stanze, ignorando le suppliche del suo compagno di aiutarlo a recuperare il suo preziosissimo cuscino.

 

 

 

:.....

 

 

 

< Mio dio Derek, sei troppo bello. Sposami > Derek si mise a ridere e scosse la testa.

< No grazie > disse mentre si sistemava la cravatta. A trentatre anni era finalmente riuscito a farsi crescere la barba come piaceva a lui e se l'era sistemata per l'occasione. Indossava un abito blu fatto a mano e se lo lisciò con meticolosità, guardandosi poi con aria critica allo specchio.

< Perchè non vuoi sposarmi? > sentì piagnucolare e si mise a ridere di nuovo, voltandosi verso il suo interlocutore.

< Non ti pare un po' troppo tardi per chiedermelo...Isaac? > chiese e il suo testimone di nozze sbuffò sonoramente, ma stava sorridendo divertito.

< Non è mai troppo tardi > ribattè mentre gli passava i foglietti su cui Derek aveva scritto le sue promesse.

< Non so chi sia più tremendo tra te ed Erika > sospirò divertito il maggiore infilandosi i foglietti nel taschino per poi voltarsi verso la porta quando Scott entrò di corsa, sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, il che voleva dire solo una cosa.

< Stiles è scappato > dissero in coro Scott e Derek. Il minore fissò Derek con gli occhi lievemente sgranati mentre quest'ultimo scuoteva la testa con un sorriso divertito ed esasperato.

< Ci penso io > disse tranquillo e diede una pacca sulla spalla di Isaac.

< Tu intrattieni gli ospiti ed evita che venga una crisi isterica a Scott > ridacchiò per poi uscire. Andò sicuro e spedito, senza nemmeno avere il minimo dubbio su dove avrebbe trovato il suo compagno.

< Ed eccoti qui > sospirò dolcemente quando raggiunse il piccolo cimitero dietro la chiesa. Stiles era accovacciato davanti ad una delle tombe e aveva lo sguardo perso. Derek gli si accovacciò vicino e gli accarezzò delicatamente la schiena.

< Sarebbero fieri di te, lo sai questo? > disse sincero e non si risentì del fatto che il suo ragazzo non lo guardasse, aveva lo sguardo fisso sulla foto dei suoi genitori.

< E se cadessi mentre percorro la navata? > Derek si mise a ridere e continuò ad accarezzargli la schiena con dei movimenti lenti.

< Probabilmente sarebbero un po' meno fieri, ma faresti sbellicare tutti dalle risate, quindi andrebbe bene. E' bello ridere ai matrimoni > disse e Stiles si voltò a guardarlo.

< E se cadessi tu? > borbottò cercando di non guardarlo con ammirazione dato che con quel completo gli stava divinamente.

< Mi sotterro e annulliamo il matrimonio. Ma io non inciampo sui miei stessi piedi Stiles > rispose il maggiore dandogli un buffetto sul mento e Stiles sospirò divertito.

< E' che...e se facessi la sua stessa fine? Non voglio condannarti a passare ciò che ho passato io > sussurrò il minore tornando a guardare la foto dei genitori e subito Derek gli strinse forte la mano.

< Tu non farai la fine di tuo padre ed io non sarò condannato a niente. Sei un poliziotto bravissimo e ciò che è successo ai tuoi genitori è terribile, ma non è la normalità > disse serio e lasciò che il silenzio cadesse tra loro per qualche istante.

< Io ti amo Stiles > disse alla fine e il minore sorrise dolcemente.

< Anche io Derek > sussurrò passando delicatamente le dita sulla foto dei suoi genitori per poi alzarsi.

< Sei sleale comunque, sei più bello tu > borbottò fissandolo.

< Scherzi? Il fascino della divisa dove lo metti? > rise Derek sistemando il colletto della divisa di Stiles che gli sorrise divertito.

< Me lo metto dove non batte il sole se devo confrontarmi con te > rispose, scoppiando a ridere quando Derek gli diede un pugnetto sul braccio.

< Cammina su, che Isaac mi ha già chiesto di sposarlo per venti volte da quando mi ha visto con questo addosso > disse mentre si avviavano.

< Oh e tu? Che gli hai risposto? > rise Stiles pendendogli la mano.

< Che sono già occupato con l'uomo più bello del mondo > rispose Derek felice, entrando nella chiesa mano per mano con Stiles, stringendogliela forte per evitare che potesse cadere. Prima di entrare dalla porta della chiesa alzò un momento lo sguardo al cielo e sorrise, salutando la sua famiglia e quella di Stiles.

< Spero davvero che siate fieri di noi > soffiò per poi guardare dritto davanti a se, andando incontro al suo futuro.

 

 

 

:....

 

 

 

< Stiles ne sei proprio sicuro? Non devi stare per forza > disse Derek per la milionesima volta e Stiles sospirò divertito.

< Derek è ok. A Theo piacciono e non voglio privarlo di questa esperienza > rispose e Derek lo oltrepassò con lo sguardo per osservare il loro figlio adottivo seduto sul dondolo nella veranda di casa.

< Ma Theo dorme > ribattè, ma quando tornò a guardare suo marito quello stava sorridendo. Stiles si strinse meglio a lui e gli afferò la mano, poggiando la guancia sulla sua spalla e chiudendo gli occhi per un momento.

< E' ok > sussurrò piano e riaprì gli occhi quando il primo fuoco d'artificio esplose in cielo, segnando la fine e l'inizio di un nuovo anno. Derek lo fissò preoccupato, ma Stiles era sereno e osservava quell'esplosione di colori con un sorriso serafico in viso, solamente due lacrime gli scesero lungo le guance, ma niente di più. Il passato era stato sotterrato da metri e metri di felicità e d'amore e per quanto facesse ancora male sia Derek che Stiles erano consapevoli di una cosa, ci sarebbero stati sempre l'uno per l'altro.

< Papà papà! I fuochi d'artificio! Guardate i fuochi d'artificio! >

 

 

 

 

 

Angolino dell'autrice

Ed ecco che è terminata <3 Avrei voluto scrivere di più su di loro, ma qualsiasi cosa scrivessi mi sembrava scontata e banale, insomma le solite cose, così ho deciso di concluderla qui ^^

Spero che vi sia ugualmente piaciuta e ringrazio ancora EdSheeran per avermi permesso di usare la sua idea (spero davvero che ti sia piaciuta ^^)
Baci <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3751117